Je morte sta bbone

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   Associazione Culturale Madonna del Passo

                              Gruppo teatrale

               “Je concentraménte”

                                      AVEZZANO

            Je mórte sta bbóne

                                due atti comici in dialetto avezzanese

                       liberamente tratti da “Il morto sta bene in salute”

                                             di Gaetano Di Maio

                

                               Regia Raffaele Donatelli

            Con la tecnica non si fa il teatro.

                    Si fa il teatro se si ha fantasia.

                        ( Eduardo De Filippo )

                                              PERSONAGGI

Ughetto         proprietario della “Pensione della Tranquillità”

Nannina        sua moglie

Rosetta          loro figlia (fidanzata di Gino)

Peppino        fratello di Ughetto (latin-lover)

Parmira        ospite della pensione

Silvestro       ospite della pensione (spasimante di Rosetta)

Amilcare      ospite occasionale

Gino Dorè    cantante-attore-macchiettista (Luigi Chiappettone)

Carmelo        mafioso siciliano

Melina           cameriera

Gaetanina      mamma di Teonesto e Catarina

Teonesto        figlio balbuziente

Catarina         figlia sorda

Ludovico       barbiere (marito di Parmira)

Rosalia          siciliana, madre di Agatina

Agatina          siciliana, sedotta e abbandonata

                              PERSONAGGI ed INTERPRETI

                                         in ordine alfabetico

           

personaggio                                                              interprete                                                        atto

AGATINA

Ilaria                                                                    2

AMILCARE

Orlando                                                               2

CARMELO

Carmelo                                                           1-2

CATARINA

Alessia                                                                1

GAETANINA

Gina                                                                    1

GINO DORE'

Massimo                                                          1-2

LUDOVICO

Piero                                                                    2

MELINA

Maria Lina                                                       1-2   

NANNINA

Lillina                                                              1-2

PARMIRA

Nice                                                                 1-2

PEPPINO

Maurizio                                                          1-2 

ROSALIA

Gisella                                                                2

ROSETTA

Giulia                                                              1-2   

SILVESTRO

Fabrizio                                                           1-2

TEONESTO

Piergiorgio                                                          1

UGHETTO

Raffaele                                                            1-2

Voglio ringraziare tutte le “ragazze” e i “ragazzi” che giocano insieme a me a fare gli attori in questo splendido gioco che è il Teatro. Siamo artisticamente cresciuti, ed il segreto di questa crescita è la modestia che ci ha sempre contraddistinto. Modestia, ma anche consapevolezza di essere in grado di far divertire il numeroso pubblico che ci ha sempre seguito e che ci aspetta ansioso per una nuova rappresentazione. Seguitiamo così:umiltà,  forza e sicurezza. Dai, facciamo in modo che anche quest'anno, queste parole scritte in bianco e nero diventino un arcobaleno scintillante. D'artronde :“Je mórte sta bbóne!”

                               

 

                                      PRIMO ATTO

Salone in casa Bottiglieri. Si tratta di una vasta casa che è stata adattata a pensione. Al centro del fondale c’è la comune (arco), dove si presuppone ci sia il portone d'ingresso della pensione, a fianco della comune una finestra. Due aperture al fondo dx( cucina) e sx (bagno). Due porte a dx e due a sx, sono le stanze affittate da Silvestro e Gino Dorè (dx) Parmira e Carmelo,(sx). Tavolinetto con telefono, divano con poltrone sono tutto l’arredamento necessario per l’azione. Ad una parete, il citofono. Al levarsi della tela, la scena è vuota, buia ed immersa nel silenzio. Dopo un poco si ode l’acuta “sirena” di un antifurto e, dalla sua camera, viene in scena Parmira.

PARMIRA   (entra tutta agitata, in vestaglia, corre alla finestra e guarda fuori. Torna rapidamente al centro della scena segnandosi con la croce) Gesù, Gesù! (chiamando) Gente, gente della casa currete!

SILVESTRO  (venendo alla propria camera) Che ha state, che ha succésse?

PARMIRA      J’antifurte! Se stanne a frecà la machina de Don Ughetto.

ROSETTA      (entra dalla comune ) La machina de papà?

MELINA         (entra seguendo Rosetta) Oddìe, quela bella seicénte color cacarella

PARMIRA      Pijéte ne sìcchje d’acqua.

ROSETTA   (Fa per uscire ma si imbatte in Peppino che entra dalla comune)

PEPPINO     (entra dalla comune trafelato vestendosi) Addò va?

ROSETTA   A pijà ne sìcchje d’acqua!

PEPPINO     Ma cómme….ma che te se 'mbazzita? Ne sìcchje d'acqua 'ncape ai telinguèndi?

ROSETTA   E che dovème fa?

PARMIRA   I carabbigneri, chiaméme i carabbigneri  (corre al telefono)

PEPPINO     (cercando di infilarsi i pantaloni)S’adà calà subbite, Silvè….ie nen trove più je pète….cala tu!

SILVESTRO                       (sconcertato dall' improvviso invito)  Ie? Ma chi ì conosce!

                         Ficéme calà Melina che è la servitòra

MELINA        E che ce vaje a portà ddù caffè? (chiamando)  Don Ughè, Don Ughè….

PARMIRA   (abbassando la cornetta)Ne respónne.

MELINA      Eh! Ne respónne! S’è ‘nsurdite don Ughetto!

PARMIRA   Nóne, diche je telefone: nen c’è sta la linea! (chiamando) Don Ughè…Don Ughè…

UGHETTO  (entra tutto stralunato,sbadigliando, non si è reso conto di quello che sta succedendo)  Ma ch’è succésse? Ch’è tutte ste casine? Che stéte a ffà alle scure? (accende le luce e tutti gli sono addosso)

TUTTI          Smorza sa luce che ce vedene!

UGHETTO  Ma ch’è state?

ROSETTA   Ma nen ce sinti?

PARMIRA   E’ j’antifurte!

UGHETTO  Embè?

PARMIRA   So i làtri, se stane arrubbà la machina tè!

MELINA        La seicénte cacarella, don Ughè!

UGHETTO  (portandosi la mano sul cuore) Matònna Pietraquale! Smorzete sa luce, nzerrete la finestra. Ficéme finta che nen ce stéme! (spengono la luce)

PARMIRA   Ma che stéte a ddì?

UGHETTO  Sinnò débbe calà e me fanne na bella tortorata!

PEPPINO     Ma quiji se stane a frecà la machina tè! Ce si misse pure l'aràtie!

UGHETTO  Zitti! Nen allucchete! Chiamete mójiema, cómm’è che nen se revéjia co tutte se casine?

ROSETTA   Quela se mette i tappi alle recchie pe nen te sentì de surchià!(l'antifurto cessa)

UGHETTO  Zitti! Zitti! Me pare che ha fenite!

ROSETTA   Pè forza, se so' arrubbate l'atomòbbile e se ne so' ìti!

UGHETTO  (Speranzoso) Se ne sò ìti?

SILVESTRO                     E se capisce!

UGHETTO  (accende le luci, poi andando verso la finestra e gridando) Telinguèndi, mascarzóni! Rengraziete Ddie che nen so' fatte 'ntémbe a calà, sinnò ve ficeva ne béjie paliatone, ve spartucce cómme ne pórche…..( l'antifurto riprende di colpo, Ughetto balza indietro sussulta e urla) Scusate, scusate tanto…(poi agli altri)  Oddìe....che dite, avranne sentute?

PEPPINO     Ughè, ma quiji stanne a rubbà, sentivane je pórche tì?

UGHETTO  Ma quante témbe ce mettene? Ma ve la dovete pijià? E sbrigheteve, armena ne pòr’òme esce da ste torménde!

PEPPINO     (a Rosetta)Ma chiama mammeta, svejiala!

ROSETTA   (indispettita) Quela nen vò parlà co mmì. (esce)

MELINA       Sò capite, mo la chiame ie. (esce)

PEPPINO     (gridandole dietro e indicando Ughetto) Quiste sta sotte sciockke, sta scioccate, nen rentesta!

UGHETTO  Uè, ie so' je cape de casa, si capite? Ie ténghe je dovere della vigliaccheria. Ie ténghe le responsabilità e débbe tenè je coragge de  metteme paura!

PEPPINO        Ma tu atà esse gnorànde

UGHETTO     E tu si n'asene anarfabbeta!

PEPPINO       Ma che si capite? Gnorànde de je pericole, che gnòra je pericole, e nen se mette paura

UGHETTO      Allora è méjie gnorànde cómme n'asene, che ignòra listésse, ma se mette paura (l'antifurto cessa)

SILVESTRO                       Ha fenite, ha fenite n’atra vòta!

PEPPINO     (guarda fuori dalla finestra poi torna sui passi) Addie seicénte, se l'òne  pijiata. Ughè, è ìta!

UGHETTO  (a mani giunte) Matònna mè, te rengrazie.

PARMIRA   (vacillando) Oddie, sténghe a svenì!

PEPPINO     (afferrandola con eccessivo trasporto) Signòra!

PARMIRA   (battendogli sulla mano e gridando) Uè, sciuscelló!

UGHETTO  (sussultando al grido di Parmira) Peppì …ma adà fa sembre je rattùse? Te pare quiste je mumente?

PEPPINO     Ma quasse rattùse? La signòra Parmira steva a ì co je cujie 'nterra!

NANNINA   (di dentro agitata) Ma che ha succésse? Quie dibbusciàte de patrete addò sta?

UGHETTO  Ma misse n’atra medaglia 'mbétte!

NANNINA   (entra seguita da Rosetta e investe subito Ughetto) Ma che è succésse?

UGHETTO    Ha sonate j'antifurte, che nen le si sentute?

NANNINA      (togliendosi i tappi dalle orecchie)Ah,già. Ténghe angóra si cosi alle recchie pe ne te sentì rufià. Ma cómm'è sona j'antifurte e tu nen cali?

UGHETTO    Nen so abbastanza gnorànde!

NANNINA      E che ce je si misse a ffà, allora?

UGHETTO  Ma tu varda che mójie scienziata che ténghe! Ma è pe ffà n'azione disturbatòra pe ji làtri! E che ffà? Une pijia e cala peddavére?

PARMIRA   Cérte, j’antifurte è psicologico, cómme i spaventapasseri!

UGHETTO  Ecche! Séte viste mai ne spaventapasseri che cala e corre apprésse a ji cellitti? Se se mettene paura ebbene e sinnó….

NANNINA   ….frecate je spaventapasseri co tutti i cellitti

PEPPINO     Nannì, ma sta a pazzià? I làtri so diventati sfacciati, si viste cómme fane avéntre le banche? Fane j'annunce: “Signore e signori buongiorno, questa è una rapina.”

NANNINA   E va bbóne, allora aspetteme che i telinguèndi ce chiamane pè telefone: “Pronto? Sieto in casa? Abbiato bontà, uscite perchè doveme venì a rubbà.”

PEPPINO     (ironico) E nù ce responneme: ”Se ve doveme da na mane nen ficéte combrimenti”

NANNINA   E vù cuscì raggionete!

UGHETTO  Nannì, mittetele ‘ncape, ècche nisciune se mette paura de gnènte.

SILVESTRO                     (gli mette una mano sulla spalla come per richiamare la sua attenzione)

UGHETTO  (sussultando) Chi ce sta ècche arrete?

SILVESTRO                     So ie. Steva a dice: mo che se ne so iti, voleme calà abbàlle a vedè?

NANNINA   Ma che jate a vedè, oramai la machina nen ce sta più!

PEPPINO     Che c'entra, ne sopralluoghe, na circospezione, sembre se fa. Pure  quesse è psicologico. Anzi, psicoillogico, perchè ècche de logica ce ne sta pòca.

SILVESTRO  E ppó, tante vòte, po’ esse n’amiche che ha pazziate. Su, caleme.

UGHETTO  (a Nannina sottovoce, come in disparte) Nannì, capisci, ie nen so calate perchè steva nervuse, ténghe quela valigia avéntre le cervella.

NANNINA   Zitte, nen te fa sentì!

UGHETTO  Sporca, infame, maledetta valigia! (poi a Peppino e a Silvestro) Prego…..

SILVESTRO                               No, prego….

PEPPINO     Prego….

UGHETTO  Pregheme la Matònna che se nne so iti. (escono tutti e tre)

NANNINA   (gridando a Ughetto) Prima de calà vatte a vestì, che te pijia la broncopormonite! E ppó a vojià a rufià! Va bbóne, sopportemece pure quesse! Signòra Parmira, che ora è?

PARMIRA   (soprappensiero, nascondendo subito il polso) Che bbó ne sacce!

NANNINA   Signò, nen è difficile, abbasta che vardi a j'arlógge!

PARMIRA   Ah, scìne scusete, è mezanotte. Sa, abbituata pe la via a dire sempre:

                      “ non lo so”.

ROSETTA   E perchè?

PARMIRA   Ma pe i làtri. Quiji t'addimannane l'ora pe vedè se j'arlógge è d’òre. Appena scruprite je pùze, ZAC, e te je frecane. Signòra mè,  don Ughetto tè raggione, ècche nen se capisce più gnènte.

NANNINA   Uh, e che nen le sacce? La telinguènza abbonda. Ma che une sente j’antifurte e nen s’affaccia, me pare esagerate!

PARMIRA   Signòra, ma che dite? Mo ve diche ne fatte: je cavaliere Maruzza, in circostanze simili, le sapete che ficette? S'affaccette e allucchette :”Mascarzóni, eliofanti, lassate sta quela machina!”

NANNINA   E ji “eliofanti” se ne scappettere?

PARMIRA   Manche pe gnènte! I telinguèndi da sótte: “Uè principà, fatte i fatti tì, e revattene avéntre a casta”

ROSETTA   E isse?

PARMIRA   Mascarzóni, ie me sténghe a ffà i fatti mì, sa milleccénte è la mè. E le sapete che ce responnettere? “Ah, scì? E buttace le chiavi e nen perdeme témbe sinnò salime 'ngima e te gonfieme cómme na zampogna!”

ROSETTA   Matònna Pietraquale!

PARMIRA   Séte capite, je pòre Maruzza ce dovette fionnà le chiavi abbàlle, e dovette pure ì a 'ppiccià la cannela a Sànd'Andònje!

ROSETTA   Séme capite signò, ma bisogna avè pure ne póche de coràgge!

PARMIRA   Eh! Je coragge de calà abbàlle, fasse ammazzà de botte e bònanotte?

NANNINA   (distratta) Bònanotte, Parmì, bònanotte.

PARMIRA   Cómme?

NANNINA   Parmì, ve so salutata. Vù séte ditte “bònanotte” e ie so rispóste.

PARMIRA   Ma je mì èva n'atre “bònanotte”.

NANNINA   Ah scì? E allora redeteme je bònanotte mì!

PARMIRA   Forse è méjie che me ne vaje a je létte che ténghe na tibbolézza! Mo chi sa se resce più a durmì co tutte ste nervatùre. E ddì che questa se chiama “ Pensione della tranquillità! (via nella propria  camera)

ROSETTA   Mamma……

NANNINA    Chi è mamma? Via, via. Addò stà mamma? Mamma nen ce sta più, è fenita, morta, deceduta, estinta, trapassata, (scandendo) e..sa..ni..me!

ROSETTA   Ma mamma……..

NANNINA   Angóra?

ROSETTA   Ma cómme te débbe chiamà, signòra Nannina?

NANNINA   Nen m'adà chiamà propria. Ie co tì nen ce parle più. Ie nen te parle de jórne, figuremece de notte.

ROSETTA   Ma cómme, tu e papà tenete je rattacape della valigia e sta penzà a ste fessarìe ? (arriva Silvestro)

SILVESTRO   Signòra Nannì, è sicure: la machina se l’òne pijiata.

NANNINA      Quelle so persone serie, nen se mettene a pazzià

ROSETTA      E papà addò stà?

SILVESTRO                                 Le dice a mammeta, perchè co tì nen ce parle.

ROSETTA     Ma che è? Co mmì nen vò parlà nisciune?

SILVESTRO                                (a Nannina) Vostro marito e je frateje so ìti a je commissariate pè fa la denuncia. Bònanotte, signòra Nannina. (via, nella propria camera)

NANNINA   Bònanotte. (guardando Silvestro) No! Questa è la pensione de jì scemi! ( a Rosetta) Dunque, addò èmme arrivati?

ROSETTA   (indisponente) Questa è la pensione de jì scemi..

NANNINA   Uè, nen fa l’indisponente, che ie cómme te so fatte, cuscì te sfasce!

ROSETTA   Mà, ma che dovéme fa sentì i fatti nostri a tutti quanti?

NANNINA   Perchè seconde tì nen le sanne? Quissi se mettene tutti co le recchie arrete alla porta pe sentì quele che diceme. (abbassando un poco la voce) e speciarménte se cajinàcce che se nne ite mò.

SILVESTRO                               (riapparendo sulla soglia della porta con aria indignata) Signòra Nannì, me dispiace pe vù, ma quesse nen le dovete dì. Ie me facce i fatti mì. (via per risortire)

NANNINA   Gesù, e cómme me si sentute? Addò la tenivi la recchia?

SILVESTRO                               (come sopra) Ma pe combinazione, perché m’èva cascate ne bottone propria vecine alla porta, e la recchia se nn'è calata.

NANNINA   Don Silvestro, abbiate pacienza, repijieteve sa recchia e jateve a durmì. Bònanotte!

SILVESTRO                               Bònanotte, signòra! (via)

NANNINA   Ma diche ie, armena l'avessi fatte co ste givinótte, ie le poterria pure capì. Questa è na pensione. So passati givinótti béji, aiutanti, simpatici. So na femmena pur’ie, capisce! So resistite ie che ténghe quie mammòcce de patrete! Na vajòla po' pure perde la coccia e pijià na sbandata. Ma tu te si messa co Gino Dorè, che innanzitutte te po’ esse patre, se no addirittura nonnò, ma pò è ne cantante-attore, che cómme attore fa schife, ma cómme cantante, fa più schife angóra!

ROSETTA   Mà, quie è un grande macchiettista!

NANNINA   Noo, quie è ne macchia ròssa, e basta!

ROSETTA   (con aria estatica) Mà, tu nen ji vidi co j'ócchi mì!

NANNINA   Me sa che tu si ne póche cecata!

ROSETTA   Mamma!

NANNINA   Ma cómme, tu le sa che Gino Dorè nen je pòzze vedè manche a je gire della pritissióne e me dici ste cose? Ma che tè quie mammocce, che tè?

ROSETTA   (allontanandosi) Fascino, stile, charman….

NANNINA   (inseguendola) Ma perchè me le dici da lontane ste cose? Ve più vecine che te pòzze  acchiappà.

ROSETTA   (allontanandosi) Mà, ma tu le si viste je Luk che tè Gino Dorè?

NANNINA   (cercando di avvicinarsi) Je luk? Ve ècche che te facce alluccà ie!

ROSETTA   Ma pensa sóle ai vestiti che se mette…

NANNINA   I vestiti? Quie me pare ne pajiaccióne

ROSETTA   Nen è mai banale. È sembre eccentrico, snobbe, fantasiuse.

NANNINA   Noo! Tu si scita pazza e nen me le vò dice. Quie disgrazziate m’ha ‘nguajate nà fijia. Maleditte je jórne che mettette je pète ècche 'ngima Gino Dorè!

GINO           (entra, vestito stravagante e in testa una paglietta) Me séte chiamate?

ROSETTA   Oh, Giggine mì si revenùte?

NANNINA   E’ arrivate Picche d'òre! (va a sedere voltando le spalle)

GINO           Eh, vita da cani bella mè! Je terze spettaquele, massera è finite più tardi. (a Nannina) Ma vù me séte chiamate?

NANNINA     Ma te pare che ie te chiameva?

ROSETTA   Parla co mì, Giggì, parla co mì. Mamma sta ne póche annervùsita. So venuti i làtri e se so arrubbata la machina de papà.

GINO           Peddavére? Oh…quante me dispiace! Ma diche ie, ma nen ce potevate mette j’antifurte?

NANNINA   Nen ne vójie parlà!

GINO           Don Ughetto sentiva, caleva abbàlle e i làtri se ne scappevane.

NANNINA   Te so ditte che nen ne vójie parlà!

GINO             Quante po' costà n'anifurte?

NANNINA     (scandendo) Nen... ne... vó...jie... pa...rlà!

ROSETTA   Parla co mì, parla co mì. Je spettaquele è ìte bbóne?

GINO           (con aria di sufficienza) Eh, je spettaquele! Figurate  che so ste cose pe Luigi Chiappettone, in arte Gino Dorè.

NANNINA   (con tono sprezzante) Chiappettone! Gesù Gesù, fijiéma la signòra Chiappettòna!

GINO           Ie me sonneva atre cose! Voleva fa l’Aida, Je Trovatore…..

NANNINA   Je Barbiere..

GINO           Cómme je barbiere..

NANNINA   Je barbiere de Siviglia.

GINO           Prò le volete sapè propria quele che me piacerebbe fa de più?

NANNINA   Je  Pajiacce…

GINO           Cómme je pajiacce?

NANNINA   Ridi pagliaccio. Quela è bellissima.

GINO           Brava, brava. (a Rosetta) Ma che è, mammeta le sa tutte?

NANNINA   Scìne, ie so appassionata della lirica, ie magne pane e Caruse

GINO           (a Rosetta) Mammeta scì che è na intenditrice, lei le sa chi so ie…..

NANNINA   Ie le sacce chi si tu….è quela che nen le sa…

GINO           (mettendo fuori di tasca un foglietto) E invece vardete che avvilimente! Queste so le parole de na macchietta che débbe cantà addimà..

ROSETTA   Ah, scì? E cómme se chiama?

GINO           Addà schiattà mia suocera!

NANNINA   (risentita) Tu adà fionnà le sangue 'nterra!

GINO              Ma è je titole della macchietta!

NANNINA     E pure quela che so ditte ie è je titole de na macchietta!

ROSETTA   (a Gino) Uh! E famme sentì!

GINO           Parla prima de je sócere. (a Nannina) Vù permettete?

NANNINA   Prego!

GINO           ( fa strani versi per scaldare la voce, poi prende a canticchiare) Je sócere è ne strù…. Je sócere è ne strù..

NANNINA   Oh? Cómme te permitti?

GINO           (continuando) …E’ ne strumente e musica...e tè pure le cò…e tè pure le cò….

NANNINA   Mò dice le corna!

GINO           …Te pure le corde pè sonà. ‘Nfrà – ‘nfrà!

NANNINA   Quiste je débbe accide!

GINO           Mia suocera è na cre…mia suocera è na cre…

NANNINA   Se dicena cretina, je scanne.

GINO           ..E’ na crema de vaniglia…Ie me so fatte la fi… Ie me so fatte la fi…

NANNINA   La fijia?

GINO           La fiòrda pe caccià. ‘Nfrù – ‘nfrù.

NANNINA   Sinti, Gino Dorè…

GINO           Prego.

NANNINA   M’è venuta na strofetta pure a mmì:

GINO           Uh, e fatemi sentì...

NANNINA   (imita Gino nei versi per scaldare la voce, poi prende a canticchiare) Mio genero è ne scè….Mio genero è ne scè…

ROSETTA   Mamma!

NANNINA   ….E’ ne scienzate e musica. E pare ne pó…e pare ne pó…

GINO             Ne pórche?

NANNINA      Ne póche stralunate. 'Nfrì-'nfrì

ROSETTA   Mamma, quiste è ne jóche de parole volgarissimo.

GINO           Va bbó, ha volute pazzià! Se vede che mammeta tè l'arteria artistica

ROSETTA     Che tè mamma? L'arterie?

NANNINA     Mò so diventata pure arteriosclerotica

GINO              Ma no, l'arteria..o forse nen se chiama l'arteria artistica

ROSETTA      Ma tesoruccio, forse vuoi dire la vena artistica

GINO              La vena... l'arteria... è listésse, sembre le sangue porta! Mò ficeteme ì a remutà, perché débbe escì.

ROSETTA   De notte?

NANNINA   E quelle, le ciuciuette, de notte ìscene!

GINO           E che ce sta de strane? Gente di teatro, se va a cena dóppe je spettaquele. M'òne invitate cérti róssi impresari e ie so venute a remùtamme. Permettete? (con enfasi) Vaje, me rempippe e revénghe. Je sócere è ne strù... je sócere è ne strù... e quande me la 'mpare! (via)

NANNINA   Quisse è propria sceme!!

ROSETTA   Mà, nen l'annasconne: tu Gino l’odi propria.

NANNINA   No, e chi l' annasconde. Ie le dice propria: “Gino Dorè, ie te odie”. Ma tu si viste mai na persona seria che se mmaschera a sa manèra? Si viste mai a patrete o a ziete? Quele so perzone serie, se vestene da cristiani.

UGHETTO  (entra dalla comune con Peppino. Tutti e due sono in canottiera e mutandoni) Eccoci qua.

NANNINA   Ch’è succésse?

UGHETTO  Ndramìnde stémme a ì a fa la denuncia séme 'ncontate i làtri della machina e ce se so pijiate pure i vestiti.

PEPPINO     Siccome nen tenèmme i sórdi appresse...

UGHETTO  Ce volevane fa na rotta d'ossa

PEPPINO     (a Ughetto) Tu pó, nen te putivi portà quacche sórde appresse?

UGHETTO  Peppì, me porteva i sórdi pe ji làtri?

PEPPINO     Ma bisogna sembre penzà ai pòri làtri, quiji nen c'hanne troàte gnènte 'nsaccoccia e c'hanne spujiate.

UGHETTO  Pò so venute pure le guardie.

NANNINA   E j'hanne arrestati?

PEPPINO     Nóne, ce volevane arrestà a nù pe oltraggio al pudore.

UGHETTO  C'òne scagnate pè dù òmesessuali.

ROSETTA   Va bbó, nen ce fa gnènte se séte omosessuali, l’importante è che séte angóra vivi

UGHETTO  La famijia Bottiglieri al completo. (indicando successivamente Rosetta, Peppino, Nannina e se stesso) Na buttijetta, ne fiasche, na damiggiana e je buttijióne che so ie.

PEPPINO     Ma mo jamece a mette quacche cosa ‘ngójie, me sténghe a ntincà pe le fridde.

ROSETTA   Jamme in cucina che ve dénche ne póche de Vovve.(esce con Peppino)

UGHETTO  Jate, mo vénghe. (a Nannina) Avesse telefonate Carmele?

NANNINA   Non angóra.

UGHETTO  Quie vè addimà. Revò la valigia. Che ce dicéme?

NANNINA   Ughè, ficéme la faccia roscia, la faccia verde, la faccia bianca...  

UGHETTO  Viva l’Italia! Ficéme la bandiera Taliana.

NANNINA   Insomma, ce dicéme che la valigia ce la potéme redà subbite

UGHETTO   E i sórdi?

NANNINA     I sórdi che stevane avéntre la valigia, ce je ridéme póche a póche

UGHETTO  (ironico) Eh, cercheme ne mutue centennale!

NANNINA   Uhhhh! Ughè, tu l’adà fenì co sa valigia, tu adà capì…

UGHETTO   (avviandosi per uscire )  Ie débbe capì che séme frecati     

SILVESTRO                               (venendo dalla propria camera con valigia in mano) Signòra Nannina…..(adagiando la valigia) Se dovete crombà na casa, se ve serve ne mutue centennale, ie conosce je scérre della banca.

NANNINA   (fra se) Cómme sténghe a passà ne guajie co quisse!

SILVESTRO                               Ve le so ditte a st’ora perchè addimà è tróppe tardi. Ie me ne vajie. Lasse la cambera. Me so fatte pure la valigia.

NANNINA   Ma perché? Ve la séte pijiata a male pe je fatte della recchia arrete alla porta? Ma nisciune le penza, ie steva a pazzià. Na recchia se ne po' sembre calà!

SILVESTRO                                 E invece è le vére!

NANNINA     Ah, è le vére?

SILVESTRO                                 Ma no pe quele che pensete vù. Modestamente Silvestrino Scarpella, ‘nciuci e pettequelezzi, ne ji fa. Prò, fa je sceme co la recchia arrete     alla porta pe sentì na voce.

NANNINA     Ficiteme capì bbóne, perchè ficete je sceme arrete alla porta?

SILVESTRO                                 Signòra Nannina, papà tè nà Torrefazione, ie sténghe mmézze alle caramelle, mmézze ai cioccolatini, ma nen so mai viste na cosa dóce cómme vostra fijia Rosetta.

NANNINA   La buttijetta mè?

SILVESTRO                               Signòra Nannina, ma a che me serviva la cambera a mmì? Papà te na casa co sette stanze a via Corradini! Ie vénghe a fionnà i sórdi. Me sò affittate sta cambera pe sta vecine a Rosetta, matina e sera.

NANNINA   Ma tu varda che me doveva succede a mmì a st'ora de notte. Don Silvestrì ie ténghe cérti pensieri 'ncape che me fa male la coccia

SILVESTRO                               Signòra Nannina, essa prima me vardeva, me ficeva sperà. Pó è arrivate “il signor Chiappettone” e ie che so diventate? Zere più zere, uguale zere.

NANNINA   Don Silvestrì, sentite a mmì, jatevenne avéntre la cambera vostra e ficeteve ne béjie sónne. Pò addimà ve ne jate.

SILVESTRO                               E chi s'addorme? Signòra Nannina, ie campe mmézze ai biscotti, mmézze ai confétti, mmézze ai canditi , ma so pine de amare dalla coccia ai pèti. Signòra Nannina, aiuteteme vù….deteme ne cucchiaine de zucchere!

NANNINA   Don Silvestrì, ie nen ve desse ne cucchiaine de zucchere, ma ddù cucchiai, na zuccariera d'argénte! Ma purtróppe ve débbe da ne póche de fèle: Rosetta, fra ne mese, s’adà 'nzorà pe forza

SILVESTRO  (con un grido) Ah!

NANNINA      Co tutte se zucchere ce venuta la diabbeta!

SILVESTRO   Ma perchè, ma perchè s’adà sposà?

NANNINA   Pe je luk de Gino Dorè!

SILVESTRO                     Ma che me volete fa capì, ma cómme è pussibile? ….La buttijiétta?

NANNINA   E’ stappata, don Silvè, è stappata.

SILVESTRO                     (come sopra) Ah!

NANNINA   Mò ce vè n'attacche cardiospiratorio! Don Silvestrì, nen perdete témbe. Chiappettone tè na cosa che a essa ce piace na freca e che a vù ve manca. Cómme ve le pòzze dì? Quela svergonata c'ha trovate ne luk che forse vù nen tenete. Don Silvestrì, vù cómme stete a luk?

SILVESTRO                     (soprappensiero) A luk? Ie spende miliuni pe je luk.

NANNINA   Uh! E allora atà cagnà dottore.

SILVESTRO                     No, no, ie nen pòzze sta più a sta casa. (gridando) Ie me ne vaje!

NANNINA   Zitte, zitte. Che t'allucchi?

SILVESTRO                     Nóne, ie allucche pe famme sentì da Rosetta, capite? Pò esse che se me sente de piagne vè fori!

NANNINA   Ma è notte, la gente sta a durmì.

SILVESTRO                     Scì, scì, tenete ragione, scusete. (gridando di nuovo) Me so fatte la valigia. (cercando intorno) Addò la so messa? (gridando di nuovo) Addò sta, addò sta la valigia mè?

NANNINA   Zitte, Zitte! Nen alluccà! Sta lòche la valigia!

SILVESTRO                     (prende la valigia, tende l’orecchio per sentire se Rosetta venga. Poi piangendo) Gnènte, nen me penza propria, nen me penza propria! (via)

UGHETTO  (entra  bianco in volto, con una mano sul cuore) E’ venute Carmele? Va cerchenne la valigia?

NANNINA   Nóne, nóne. Carmate. Leva sa mane 'ngima a je còre.

ROSETTA   ( entra) Papà, pijiate la campomilla.

UGHETTO  Ma ie so sentute une c’alluccheva: “la valigia, la valigia mè!”

NANNINA   Eva don Silvestrino che se ne ìte. (a Rosetta) Pò co ttì ficéme i cunti!

UGHETTO  Gesù, me so pijate sta paura!

NANNINA   Apperciò gli amici je chiamevane Ughetto còre mmane. Gni tante se mette la mane 'ngima a je còre e se fa sótte. Ma alla fine mica ce la séme arrubbata la valigia!

UGHETTO  No, la valigia pe sta, ce sta. So i sórdi avéntre che nen ce stane più!

NANNINA   Ughè, quela, la valigia èva remasta abbandonata, sòla, senza padrone, senza nisciune….

UGHETTO …e nù la séme adottata. Sinti sa capisciòna! Parla della valigia cómme de n’orfanéjie!

GINO           (viene dalla sua camera canticchiando): Je sócere è ne strù...je sócere è ne strù...

UGHETTO  (inalberandosi) Ma che sta a ddì?

ROSETTA   (subito) E’ na macchietta che sta studiando!

NANNINA   E scì, quissi so testi difficili.

GINO           (a Rosetta mettendo in mostra il proprio abbigliamento) Che ne dici angiùlitte mì, cómme sténghe?

ROSETTA   (con entusiasmo) Bellissimo! Sì spumeggiante, effervescente…

UGHETTO  Me pare la Magnesia San Pellegrino!

GINO           Capirete, vaje a parlà pe ne contratte da cui dipende tutta la carriera mè.

ROSETTA   Ah, scì? Allora in mócca a je jùpe co tutte je còre.

UGHETTO  Si ppó se ne dovesse escì dalla vócca de je jùpe, adà ì  mmócca a ne cane rabbiùse

GINO           Micina, micina mè, “mócca a je jùpe” nen se usa più. Le sa cómme se dice tra de nù gente de teatro?

UGHETTO  Merda!

ROSETTA   (a redarguirlo) Papà!

GINO           Nóne, nóne, tè raggione. E’ propria cuscì che se dice! (a Ughetto) E vù cómme le sapete?

UGHETTO  Te so vardate, e me scite spontagno.

GINO           (a Nannina) Jamme, ficeteme je favore, diteme “Merda” pure vù, sinnò nen me ne vaje condénde!

NANNINA   Ma ie te le dice co tutte je còre, m’esce propria da avéntre l'arma: “Merda!!!”

GINO          (soddisfatto) Grazie, grazie. Mò ve débbe salutà.(a Rosetta) Micina, gattina, felina.

NANNINA   No, ie j’accide, ie j’accide!

ROSETTA   (con eccessive moine) Ciciotto, nasino, chioccolino, micione, felone

UGHETTO  Ma vidi che adanne vardà j'ócchi mì! Me pare ne pupazze co la molla!

NANNINA   Ughè, t'atà rassegnà t'atà. Quie tè ne luk eccezionale! (poi guardando con intenzione Ughetto fa la faccia schifata pensando al suo luk)

UGHETTO   Ma perchè che ce vò dì a je luk mì?

NANNINA     Lasséme perde, Ughè!

GINO           Bònanotte, bònanotte a tutti…..(a Ughetto) A prepósite: se facce je contratte ve regale ne béjie antifurte!…(via per la comune cantando la solita macchietta) Je sócere è ne strù...je sócere è ne strù...

NANNINA   No, a mmì quisse me fa murì de schiattacórpe!

UGHETTO  (a Rosetta) Aricordate na cosa: a quisse nen ce dovesse mai escì na  parola, na biastema, ne 'nzùrde…

ROSETTA   Ma quasse 'nzùrde ?

UGHETTO  Je 'nzùrde de chiamamme “Papà”. Statte attenta che facce venì la fine de je munne, l'apocalisse. E mò jamece a durmì. (citofono)

NANNINA   Je citofone?

UGHETTO  A quest’ora?

ROSETTA   (andando a rispondere) E’ Gino che s'è scórde quaccósa. Micio?

NANNINA   (a Ughetto) Preparate, che quessa nen fa i fiji, fa i micitti.

ROSETTA   Cómme? Carmelo?

UGHETTO  (con una mano sul cuore) Matònna Pietraquale!

NANNINA   Sta a vedè? Pijia e se mette la mane 'ngima a je còre! (va a togliere bruscamente il citofono dalle mani di Rosetta) Ma chi è? Carmelo? Uh, che piacere! Nù te stemme aspettà pe addimà. E sali, saliscendi che mò te rupro je portone.

UGHETTO  (facendo per uscire) Nannì, dicce che ie sténghe a durmì!

NANNINA   (fermandolo) Ma che durmì e durmì! Vè ècche. Me vulissi lassà sòla co quie? Ughè, levate sa mano 'ngima a je còre e fa j'òme!

CARMELO (Siciliano, vestito da mafioso,entra dalla comune) Permesso?

NANNINA   (con grande cordialità) Oh, Carmelucce nóstre!

CARMELO (abbracciandola) Nannuzza,  Donna Simpatia! Così ti devo chiamare. E Ughetto unn’è?

UGHETTO  (che si era nascosto) Sténghe ècche!

CARMELO (con entusiasmo) Uè! (l'abbraccia con vigore) Mórte de fame!

UGHETTO  (allo stesso modo) Scingiató!

CARMELO Ah, ti ricordi ancora il nostro antico saluto, ah? (a Nannina) Ce salutavamo sempre così: “Mórte de fame- Scingiató”!

NANNINA   Eh, e mò vè na bella scingecàta

CARMELO E questa signorina è Rosetta? Picciridda bedda, che splendore si fece sta figlia! Io l’aggiu canusciuta che ancora una puttanedda era!

UGHETTO  E quela cuscì è remasta…..

ROSETTA   Ma voi  siete siciliano?

CARMELO Ie? Siciliano puro sangue sono. Pure se ho abitato indegnamente in questa terra Marzicana, mi potete considerare Avezzanese come voi!

                       (allusivo)Anche se qualche tradizione siciliana la tengo ancora!

UGHETTO Ma cómm'è che si venute a quest’ora, chissà cómme te si straccate. Vatte a durmì, ppó addimà ficeme i convenevoli e i comprimenti

CARMELO Ughè, andiamo! Questa pensione è, voi  nottambuli siete. Io uora uora cù ‘o trenu arrivai e ho detto:” andiamo a fumare il calumet della pace con l’amico Ughetto” e tu a dormire mi vuoi mandare! (a Nannina) Allora, Nannina, ce lo facciamo o non ce lo facciamo questo “Calumet”?

NANNINA   (a Ughetto) Ughè, ma chi è ste calumette che ce doveme fa?

UGHETTO  E ie che ne sacce, ie nen ténghe la forza de famme nisciune massera, apperciò mittete l’arma ‘mpace.

CARMELO Il calumet  è la pipa della pace indiana.

NANNINA   (a Ughetto) Si capite, Ughè, je calumette è na pipa!

UGHETTO  Si capite che sòrta d'amicizia? Se vè a fumà la pippa alle ddù della notte!

NANNINA   Ma varda Carmè, quiste è ne brutte mumente pe’ fumà la pipa: c'hanno onorato i signori làtri.

CARMELO I làtri vennero? Mi dispiace! E l'antifurto non ce l'avevate?

NANNINA     Nen ne parléme!

CARMELO   Ma del resto, Nannina, il topo al formaggio va: se i ladri vennero, è segno che state bene!

NANNINA   In salute!

CARMELO No, dico a denari….(girando lo sguardo per l’ambiente) Vedo che qui avete rinnovato, avete abbellito.

UGHETTO  Tutte a cambiali, Carmè.

CARMELO Ah, tutto a cambiali?

NANNINA   E ppó, i làtri nen so venuti ècche 'ngima, se so arrubbata la machina che steva ècche sótte

CARMELO Ah, la macchina? E voi tenete la machina senza antifurto?  Ma non ci pensare più, Nannuzza, veleno vuoi farne? C’è a chi succede di peggio, ma uno poi si rassegna.

NANNINA   Brave! Sante parole, une s'adà rassegnà.

CARMELO Certo, pazienza bisogna avere. Uno alza gli occhi al cielo e dice al signore…(notando un quadro) Ah, che bel quadro che avete, maestoso, beddissimo! E questo roba di valore è e chissà quanti piccioli sarà costato!( guardando in terra) Mizzeca, che bel tappeto! Bello, bellissimo, splendido….

NANNINA   (imbarazzata) Je séme vinte alla lottrìa della parrocchia de don Vincénze….

CARMELO Bedduzza, io cosa voglio? Il bene vostro voglio! Regina ti voglio vedere. (le prende la mano) Baciare umilmente questa mano ….(fa per baciare)…Mizzeca che bell’anello che hai e questo di valore è

NANNINA   (sempre piu’imbarazzata) E' ne ricorde, Carmè, ne ricorde che nonna…me je lassette mentre stireva le cosse...ce séme arrampate ie e sorema pe sfilacceje mentre spireva

CARMELO (scuote la testa)  Certo, certo un ricordo…(poi a Rosetta) Ma sta picciridda sonno non ne ha? Vai tu, vatti a coricare che il sonno ti si mangia gli occhi. Vai sciacquatunazza, vai!

NANNINA   Cómme l’ha chiamata?

UGHETTO  Sciacqua la tazza.

CARMELO   Una bella picciotta, questo significa.

ROSETTA   Scì. Se nen tenete più bisogne de mì!

UGHETTO  Và, và. Sciacquate e và!

ROSETTA   Allora bònanotte. Micioni. (esce)

NANNINA   (tra se) Quessa sa fissata co i micioni! (accennando ad uscire) Mo ce vò ne guccitte de caffè, sinnò la pipa calumette nen vè bbóna!

UGHETTO  (fermandola) No, no. Carmelo nen se je pijia je caffè, è astemio.

CARMELO Nannì, parliamo prima di quello che m’interessa e poi pensiamo al caffè. Io tengo una pietra qua, sul cuore.

UGHETTO  Ma allora vatte a durmì, reposate, po' esse n'infarte

CARMELO Amici, guardiamoci in faccia, ma voi lo sapete perché io sono qua?

UGHETTO  (imbarazzato rivolgendosi a Nannina) Eh….le sapeme?

NANNINA   E cómme, nen le sapeme?

UGHETTO  (scoppiando in lacrime) Scìne, le sapeme!

CARMELO Amici, fratelli miei, io vi vedo strani. Ma che è successo?

UGHETTO  ( cercando di essere affettuoso) Mórte de fame...scingiató...

CARMELO (perentorio) Ughetto Bottiglieri, in nome dell’antica amicizia, la valigia di Luciano Paternò da Vizzini, Unn’è, unn’è, unn’è?

NANNINA   Eh….Quella un’è!

UGHETTO  (a Nannina) Addò sta? (a Carmelo) Oh, le femmene quande se mettene a rezzelà nen se retroà mai gnènte!

NANNINA   (decisa) Carmè, nen perdéme témbe. E’ méjie che te le dice tutte 'nsemmia. Tu tè la pistola in saccoccia?

CARMELO No!

NANNINA   No?E allora sparace, perchè la valigia nen ce sta più!

CARMELO (trasecolando) Sant’Eufemia, Sant’Agata di Catania, Santa Rosalia di Palermo Santu Sciddi e Santu Cariddi   San…………..!

NANNINA   Uehhh! Ma nù teneme la Madonna de Pietraquale e San Bartolommè a quattre passi e jame a scomodà  tutti sti santi cuscì lontani?

UGHETTO  E quiji fane più imbressione. Une nen ji conosce!

CARMELO (mettendo la mano in tasca) Aspettate, aspettate!

UGHETTO  (arretrando impaurito con la mano sul cuore) Oh, ma che sta a caccià?

NANNINA   Si ditte che la pistola nen la tenivi!

CARMELO (mettendo fuori della tasca un fazzoletto) Nu fazzoletto sto piglianno, perché devo piangere lacrime amare, lacrime nere!

UGHETTO  Tè raggione, Carmè, ie da quande si arrivate che sténghe a piagne…Carmè, capisci?

CARMELO Ughetto, non voglio lacrime, spiegazioni voglio.

NANNINA   Aspetta, Carmè, aspetta, carmate. Mò te racconteme cómme è ìta.

CARMELO Avanti!

UGHETTO  Dunque: sto Luciano Paternò da Vizzini, affittette na cambera.

CARMELO Questo lo so. Proprio io lo mandai qua dalla Sicilia. Era un picciotto d’onore!

NANNINA   Infatti, onorevolmente, dóppe tre jórni j'arrestettere.

CARMELO Lo so!

UGHETTO  Quiste sa tutte!

CARMELO Quello che non so è sta benedetta valigia di Paternò unn’è!

NANNINA   Carmè, la matina arrivette ne givinótte tutte misteriuse e ce portette nà lettra de ste Paternostro.

CARMELO Paternò!

NANNINA   Insomma, de ste Pataterno. Ste nome nen me vo entrà 'ncoccia. “Nella mia stanza ce sta na valigia. Non l’aprite per nessuna ragione”

CARMELO Ecco!

NANNINA   Speciarmente se vè la polizia. Nascondetela bene e non la date a nessuno se non vengo io personalmente.

UGHETTO  Figuremece nù pòra gente!

NANNINA   “E che ce starà avéntre la valigia? L’eroina? Il tritolo?”

UGHETTO  La coccia de na cristiana fatta a pézzitti cichi, cichi?

NANNINA   Figureteve quande séme létte 'ngima a je giornale che ste Patanella…

CARMELO Paternò

NANNINA    Paternò, èva state condannato co la direttissima ed èva ìte ne mumente ‘ngalera. Insomma, ste Pataturcos'èva beccate vint'anni de carcere.

CARMELO E allora pensaste bene di aprire quella valigia.

NANNINA   E che ce la tenemme sott’acite? Quie torneva dóppe vint’anni!

CARMELO E con questo?

UGHETTO  La coccia della cristiana fatta a pézzi, quela dóppe vint'anni puzza

CARMELO Ma che donna fatta a pezzi, andiamo, non siate ridicoli.

UGHETTO  Appunte, ècche sta je guaie rósse. Quande aprimme la valigia, nen ce steva nisciuna coccia de femmena. Ce stevane tutte cocce belle, facce rispettabili.

CARMELO Ma come? Fotografie? Non c’erano cinquecento milioni nella valigia?

UGHETTO  Appunte: Alessandro Manzoni, Michelangelo…

NANNINA   E quie atre, cómme se chiama…Leonardo da Vinci…

UGHETTO  Tutti grandi uomini.

CARMELO Sapete che cosa ci dovrebbero stampare sui soldi? La testa di morte, quella dovrebbero stampare come sulle boccettine del veleno.

UGHETTO  Esatto, pe avvertì del pericolo che se corre.

CARMELO Insomma, amici miei, quanto avete preso da quella valigia?

NANNINA   No, aspetta, Carmè! Nù ce èmme subbito a 'nformà: se tante vòte se Patre...cómme se chiama isse, tenesse famijia, tenesse a quaccune. Gnènte, risulteva che ste Petterra nen teneva nisciune.

CARMELO Paternò!…Ma perché, io ero morto? Bastava farmi una telefonata.

NANNINA   Scì, ma nù èmme sicure che tu nen sapivi gnènte che ste siciliane      teneva tutte quele cocce. Quande ce si telefonate e ce si ditte che vulivi sti sórdi, èva tróppe tardi.

UGHETTO  La valigia èva stata violata.

CARMELO Disgraziati!

NANNINA   Carmè, ie ive a fa la spesa tutte le matine e troveva sempre na novità: so aumentate le patane, so aumentate le pummitòre, è aumentate je baccalà…

CARMELO Ma che centrano le patane, le pummatòre e il baccalà?

NANNINA   L’inflazione Carmè. Une penzeva: che diventane qui pòri sórdi dóppe vint’anni d’inflazione? Quie, Padrerocco, quande esce nen trova gnènte

CARMELO (fremendo) Amici, non perdiamo tempo, quanto avete preso da quella valigia?

UGHETTO  Carmè, ne jórne me scadeva na cambiale de cinquecéntomila lire della seicénte che me se so frecate, tu che avissi fatte?

CARMELO A  mare mi buttavo prima di rubare in quella valigia.

UGHETTO  Ah!…La stessa cosa che voleva fa pur'ie! Ma tu le sa, ie nen sacce natà, e allora me ji ficette prestà.

CARMELO (compiaciuto) Bravi, bravi. (poi colpito da un dubbio) Ma da chi?

UGHETTO  Dalla valigia.

CARMELO E a valigia te rispunnia?

NANNINA   Che centra, nù dicemme: “ Che diavolo, co vint’anni de témbe nen ce remetteme cinquecéntomila lire?

CARMELO E ce le avete rimesse?

UGHETTO  ( a Nannina) Ce le séme remesse?

NANNINA   No! Ma ce mancane n’atri diciannove anni e quattro mesi!

UGHETTO  (rassicurando Carmelo) Je témbe ce sta, ce sta!

CARMELO (mettendo mano al portafogli) Amici miei, ma se si tratta soltanto di cinquecéntomila lire….io modestamente…

NANNINA   Eh….e scì è arrivate co cinquecéntomila lire

CARMELO Ma quanto avete preso, ditelo!

UGHETTO  Carmè, te pòzze da ne cusijie fratérne?

CARMELO Avanti!

UGHETTO  Nen te pijià mai quele che nen t’appartiene.

CARMELO E ‘a mia ‘u dici?

UGHETTO  Nen se dorme la notte, s'insinua l'insonnia, cómme na serpa, te struscia, te sale da je piggiama, te s'abburita attórne a je cójie e te 'ncomènza a 'nzuffà..(facendo il verso del soffio) Fu..fu.. Fu...fu..., tu te vò addurmì, ma la serpa continua a 'nzuffà....Fu....fu...Fu...fu, te reotechi e te reotechi avéntre je létte, ma je suffiatùre nen te da pace..

                       Fu...fu...Fu...fu, m'atà crede.

CARMELO ( prendendo per il bavero Ughetto) Insomma, quanto avete preso da quella maledetta valigia?

NANNINA   Carmè….TUTTO!

CARMELO Tutto?

UGHETTO  Carmè, nù stèmme pini de debbiti, rate, cambiali, antifurti…

CARMELO Amici miei, l’avete fatta grossa.

UGHETTO  Si, ma varda…

CARMELO L’avete fatta grossa…

UGHETTO  Va bbóne, ma diche….       

CARMELO L’avete fatta grossa…..

NANNINA   Ughè, e statte zitte: la séme fatta ròssa.

CARMELO Il guaio è con la famiglia.( lascia il bavero della giacca di Ughetto)

NANNINA  Ma allora la teneva la famijia? (a Ughetto) Tu me si ditte che nen teneva  nisciune.

UGHETTO  Ma forse all’anagrafe nen risulta. Saranno fiji de secùnde létte….

NANNINA   Carmè, parlace tu co sta famijia. Nù ficéme delle cambialette e cuscì, ne póche alla vòta…

CARMELO (ridendo) Ah, Ah, Ah! Le cambialette alla famiglia! Amici, voi state ballando la tarantella sorrentina sopra un terreno minato. Voi avete baciato in bocca un lebbroso.

UGHETTO  Che schife!

CARMELO (risoluto) Due sono le cose che vi restano da fare: o espatriare subito o….morire!

UGHETTO  Me sa che nen sò capite bbóne.

CARMELO Pazzi, pazzi! Ma sapete di chi erano quei soldi?

NANNINA   De Paternò!

CARMELO Ma no, no! Paternò solo sicario era. I soldi....(solenne) erano della mamma!

NANNINA   (a Ughetto) Si capite? Paternò s’èva pijiate i sórdi della mamma!

UGHETTO  La pensione?

NANNINA   Eh, Ughè, cinquecénte miliuni de pensione?

UGHETTO  E forse ce steva quacche arretrate! Quela..l'Inps, i sórdi ì tè!

CARMELO La mamma di Paternò era anche la mia mamma.

NANNINA   Ah, mo so capite, tu e Paternò séte frateji.

UGHETTO  Apperciò se la sta a pijà tante!

CARMELO No, io sto parlando per antonomasia.

UGHETTO  Sò capite, je fratéje fa Paternò e isse fa Antonomasia. La mamma ha fatte ddù fiji co ddù padri diversi.

CARMELO Ughetto, qua padri non ce ne stanno.

UGHETTO  E allora sete fiji de N.N.

CARMELO (sempre piu’spazientito) Ughetto, capiscimi, la mamma di Paternò, oltre a essere anche la mia mamma, è anche la mamma di fratelli siculi sparsi per il mondo.

UGHETTO  (a Nannina, sottovoce) La mamma de quisse èva póche seria!

CARMELO Erano della MAFIA, LA MAMMA! (abbassando la voce) Li aveva avuti per ammazzare una persona.

NANNINA   Per ammazzare…? Mbè, Carmè e tu ce je sì mannate a nù?

CARMELO C’era una ragione precisa.

NANNINA   (infuriata) Ughè, riggéme.

UGHETTO  Cuscì ce cascheme tittìddù!

NANNINA   (poi implorante) Carmè, Carmè, tu nen c'adà abbandonà.

CARMELO Fratelli miei, io nell’organizzazione non sono un generale, sono un soldato. Vi posso piangere, non vi posso salvare. Voi siete già morti!

UGHETTO  Ma cómme, mórte de fame...scingiató….nù séme amici...

CARMELO Una sola cosa ci sarebbe da fare. Ma non è cosa per voi….è impossibile. No, no non ve lo dico nemmeno.

UGHETTO  No, Carmè, tu adà parlà.

NANNINA   Nù ficéme quarsiasi cosa.

CARMELO Ma vi dico che è impossibile!

UGHETTO  Allora, tu nen ce vò aiutà?

NANNINA   Parla Carmè, parla!

CARMELO (si passa una mano sulla fronte come a pensare a qualcosa. poi li chiama a raccolta attorno a se e sottovoce, lentamente bisbiglia qualcosa di incomprensibile) ?????????

NANNINA   Carmè, che si ditte?

CARMELO Nannina, queste sono cose che non si possono dire apertamente, a volo bisogna afferrarle.

UGHETTO  Eh, Carmè, ma se tu nen cacci gnènte,nu che acchiappéme a vóle?

CARMELO (avvicinando i due) Ughè, Nannì….Voi …..

NANNINA   Si!

UGHETTO  Nannì, je vò fa parlà?

CARMELO Ughè, Nannì….(guardandosi intorno per vedere che non ci sia nessuno in giro) Che…..l’ammazzereste voi una persona?

UGHETTO  Carmè, ma te pare quiste je mumente de pazzià?

NANNINA   Me sta a ffà 'ncartapecorì le cosse.

CARMELO Amici, se voi ammazzate la persona, la commissione di Paternò è fatta. I cinquecento milioni sono vostri di diritto e tanti saluti alla famiglia.

NANNINA   E abbracci e baci da tutti i parenti, vedove comprese!

CARMELO Nannuzza, non scherzare, ah! Quella è gente che i cadaveri nel cemento fa sparire e nemmeno i corpi si trovano più!

NANNINA   (con voce tremante) Che… che fa?

UGHETTO  (con una mano sul cuore) Fa sparì i cadaveri nel cemento.

CARMELO Oppure vi mandano una torta.

NANNINA   A mmì??

UGHETTO  Ah, ma so gentili, ma nen è je case, chi ji conosce!

CARMELO Si, ma appena tagliate la prima fetta…: “BOOM!” e saltate in aria. Oppure dei fiori. “che bei fiori, che bei fiori” (facendo l’atto di toccare dei fiori) “Ma chi li ha mandati?”….”BOOM!”

UGHETTO  E zompeme pe l' aria.

CARMELO Nà bella pianta….Immaginiamo che adesso vi arriva una bella pianta…(gag pianta)  Ma che bella pianta, ma che bella pianta, ma chi l’ha mandata…(finge di alzare la pianta che pesa)

NANNINA   (a Ughetto) E dacce nà mane.

UGHETTO  (sta al gioco di mimica e finge di alzare la pianta con Carmelo ma non ce la fa)

NANNINA   Ughè,  ma la vò arzà?

UGHETTO  Uè, è pesante! (gag a soggetto)

CARMELO Pensateci bene. Per voi la cosa sarebbe facile, perché la persona che deve morire è alloggiata qua, in questa pensione.

NANNINA   Avéntre a casa mè?

CARMELO E perciò vi mandai qui Paternò.

NANNINA   E chi è sta persona?

CARMELO Ve lo dico?

NANNINA   No, no nen ce le dì, è méjie che nen le sapeme!

CARMELO(fa per andare) Buonanotte!

UGHETTO  Aspetta.

CARMELO (tornando) E’ uno schifo di attore, un macchiettista da tre soldi.

NANNINA   (subito interessata) Cómme ha ditte?

CARMELO Un verme schifoso, una carogna che si chiama….

NANNINA   Luigi Chiappettone.

CARMELO Soprannominato Gino Dorè.

NANNINA   (tormentandosi le mani) Ah, Matònna Pietraquale! Ma perchè me manni ste tentazioni? Ie j’accide, ie je débbe accide!

CARMELO (cavando di tasca una fotografia) La vedete questa fotografia?

UGHETTO  Na femmena co ddù creature

CARMELO Sono le figlie di Chiappettone

UGHETTO  Ddù chiappettine!

CARMELO Diversi anni fa, Luigi Chiappettone, stava in America e sedusse questa donna italo-americana, giovanissima, siciliana purosangue di origine.

NANNINA   Je luk, quisse tè je luk imponente, ne béjie luk.

CARMELO Convisse con lei per alcuni anni, poi salì sopra un aereo e se ne scappò in Italia. Ma la poverina, ricorse ad un grande boss americano, un certo Santamaria, e questo ha scritto in Sicilia a Pippo Lo Santo e Pippo Lo Santo, dopo anni di ricerche lo ha trovato e ha mandato Paternò.

UGHETTO  Se luk è diventate propria ne conflitte Internazionale.

NANNINA   Carmè, se lo vò sapè, quiste co se luk cuscì rósse, ha sedotto pure nostra fijia.

CARMELO Carogna! Amici, voi pensateci sopra. Io non ci conto, voi non avete la faccia degli assassini.

UGHETTO  No, Carmè, nù j'accidessime volentieri, speciarmènte Nannina, ma….

CARMELO Ma se il diavolo vi dovesse tentare….basta che mi fate un cenno. Io telefono in Sicilia e tutto va a posto.

NANNINA   (intimorita) Carmè, ma quande pòne venì quissi che ce debbéne mette avéntre je cemente?

CARMELO Ma anche stanotte. Voi siete in pericolo. Lo volete capire o no? I picciotti potrebbero stare già in viaggio.

NANNINA   Madonna! I piccioni viaggiatori stanne a venì alla pensione nostra!

CARMELO Pensateci, ma badate che una volta impegnati non si torna più indietro. Se no è peggio. Nel sapone squagliati finite. Buonanotte.  (entra nella camera assegnatagli)

NANNINA   Madonna! E cómm’è brutta la morte avéntre je sapone, co le bolle nganna!

UGHETTO  Nannì….

NANNINA   Statte zitte, famme penzà!

UGHETTO  Nannì, ie tenesse pure je coragge.

NANNINA   Ughè, ma se nù a Natale, pe accite je capitone chiameme je pescivendole e ppó ce jame pure a confessà!

UGHETTO  Che centra, i capitoni nen m’òne fatte gnènte. Quiste, m’ha distrutte na  fijia….E quesse m’attacca le mani: chi se la sposa la fijia mè, stappata, se accide Gino Dorè?

NANNINA   Ughè, espatrieme, vidi a che ora parte la prima littorina pe j'estere.

UGHETTO  Ma pe quale estere?

NANNINA   Pe qualunque estere. La prima littorina che troveme ce 'mbroccheme.

UGHETTO  Eh? E se la littorina va in America, ce jame a mette 'mmócca a je jupe?

SILVESTRO                     (entrando dalla comune) Signora Nannina….

NANNINA   (sovrappensiero) Ah….!

SILVESTRO                        Se tenete bisogne de quacche trene, ie ténghe n'amiche ferroviere.

NANNINA      Don Silvestrì, ma nen te n'iri ìte?

SILVESTRO                       So’ revenùte pe divve na cosa e entrando so intise de parlà de littorine. Signòra Nannina, a mmì nen me ‘mborta che la buttijetta è stappata. Ie me la spose, me la spose listesse. (via rapidamente)

NANNINA   (a Ughetto) Ecche, t’ha levate pure la scusa. L’onore de Rosetta è sàrve. Mò je pò accide Chiappettone, và!

UGHETTO  Nannì, e che so’ capace de accide ne cristiane, ie? Nannì, séme frecati!

NANNINA   Ughè, jamece a mette a je létte e ce metteme a piagne tittiddù sotte le linzióle. ( via Ughetto e Nannina. Campanello, Parmira esce e si incontra con Melina che stava andando ad aprire)

MELINA         Ce vajie ie signò

PARMIRA      Ma chi po' esse a st'ora de notte? Ie steva a ì a je bagne.

MELINA          E va, ce penze ie (va ad aprire)

PARMIRA       Nóne, me sa passate, famme vedè chi è ste pazze che va sonenne alle ddù de notte

MELINA         (entra con Gaetanina, Teonesto e Catarina) Preco, si acconcino

GAETANINA  Ma che è succésse? Stémme a rentrà a casa da je cinematocrafe e la signòra Middiuccia c'ha ditte che so venuti i làtri.

PARMIRA      Notte di terrore signòra mè! ( siedono)

GAETANINA  Ma che se so arrubate? Ecche me pare che nen manca gnènte

PARMIRA       La seicénte de don Ughette

GAETANINA  La seicénte?

PARMIRA       La machina

GAETANINA  Uh! E la teneva ècche 'ngima alla sala?

PARMIRA       Nóne, la teneva a je cèsse!

GAETANINA  E cómme ce l'òne fatte entrà?

PARMIRA       Ma te pare che teneva la machina avéntre je cèsse?

GAETANINA  E che ne sacce ie! Ie nen capisce

PARMIRA      E che ce sta da capì? S'òne arrubbate la machina che steva posteggiata    ècche sótte

TEONESTO   E jajà... e jajà... e j'antifurte, nen cecè...nen cecè...nen ce steva?

PARMIRA      Scì, ma pe paura dei làtri nen séme calati

TEONESTO   E chechè...e chechè...e chechè...

MELINA         Scì, addimà

GAETANINA  Ah, nen è succésse ógge?

MELINA        No, diche addimà fenisce de parlà

GAETANINA  Abbiate pacienza, Teonesto se 'ntruppeca ne póche co le parole, ma  è ne brave vajóle, Catarina 'mmece difetta ne póche a l'udito

PARMIRA        Ah, a quale dite?

GAETANINA  Cómme a quale dite?

PARMIRA       Scìne, a je pollice, je medie, j'anulare, je titijie...

GAETANINA   Signò, è sorda!

PARMIRA        Ah, l'udito con l'apostrofo

GAETANINA   Ma quasse apostrofo, quessa nen ce sente propria! (labiale verso Catarina) Saluta Catarì

CATARINA   Chi è che atà venì?

GAETANINA  Ma che si capite? Varda la ócca ( labiale) Saluta

CATARINA    Bònasera signò, statte bbòna ( fa per andare)

GAETANINA  Ma addò va? ( con gesti in modo che Catarina capisca)

CATARINA   A casa, tu si ditte de salutà!

TEONESTO   Ma quequè...ma quequè... ma quessa è pròprò...è pròprò...è pròpria sembrice

PARMIRA       Nen è che 'ntruppeca propria, alla terza botta se sbìa!

GAETANINA Cara signòra, pe fertùna so ddù vajuli svéji, sinnò le sa cómme i pijiessere 'ngire j'amici!

PARMIRA     Che cule!

GAETANINA  Quissi nen so pròpria fratejie e sorella, so fiji a ddù padri, Teonesto è je fijie de Teodolindo bonettàrma, grand'òme, prò teneva ne difette..

PARMIRA     'Ntartajieva?

GAETANINA  No, èva surde! Pe fertùna che Teonesto nen ha repijiate da je padre!

MELINA      Mene male!

GAETANINA Catarina nvece è je fijie de Gianfilippeminicandònie bonettàrma, n'aristocratiche, prò teneva ne difette

PARMIRA     Eva surde?

GAETANINA  Nóne 'ntartajieva! Ma pe fertùna Catarina nen ha repijiate da je padre

PARMIRA     Le so ditte che séte na famijia de sculati!!!!

GAETANINA  Teodolindo se murite de parte

MELINA         Ha partorite?

GAETANINA  Nóne, ie so partorite

PARMIRA       Finarmènde na cosa normale!

GAETANINA  Quande ce dicettere “ E' nato un bel bambino”, isse capitte “ E' entrate ne bandite”, c'entrette paura e se muritte

MELINA         Tutta gente coraggiosa! E j'aristocratiche cómme se muritte?

GAETANINA  De parte!

PARMIRA e MELINA     Pur'isse?

GAETANINA   Nóne de parte nel senso de partorì in quande parte de nascita, ma de parte nel senso che partitte e nen retornette più

PARMIRA       Oh, cò quissi e difficile, eh!

GAETANINA  Vajù, raccontetece la storia de Gianfilippeminicandònie

TEONESTO  Giagià...Giagià...Gianfilì...Gianfilì...

PARMIRA      Sème capite! Va 'nnanze, (raccomandandosi) tre 'ntruppechi nen une de più

TEONESTO   Partì...partì...partitte pe la sicì...sicì...sicilia e 'ndramè...ndramè... ndramende camminè...camminè...cammineva pe la spià...pe la spià...spiaggia, trovè...trovè....trovette (Entrano in scena senza essere visti Ughetto e Nannina e ascolteranno terrorizzati tutto il racconto) na valigia. L'apriprì...l'apriprì...l'apritte e trovè...trovè...

PARMIRA     (spazientita) Scìne, trovette, uguale a prima

TEONESTO  Cénte miliù... Catarì (labiale) contì...contì...continua tu, so arrìvà... so arrìvà...(Parmira conta gli 'ntruppechi) sò arrivate ai sosó...ai sosó...ai sórdi. Ie me sosò...me sosò...me so stancate

CATARINA   Chi sè affocate?

TEONESTO   (labiale) Zieta! So didì...so didì...so dìtte (scandendo) Ie..stastà..stastà...stanche, so arrivà...so arrivà... so arrivate ai sórdi ( fa il segno dei soldi con la mano)

CATARINA  Ah, e dille prima. Dunque i sórdi. Siccome papà teneva ne póchi de debbiti, pijiétte i cénte miliuni e fionnette la valigia a je mare. Se ne itte a durmì a na pensione, me pare che se chiameva cómme questa

TEONESTO  Nóne, ( labiale) quequè...quequè...questa se chiama pensiò...pensiò...pensione della tranquì...tranquì...tranquillità

CATARINA  Eredità? Ma quasse eredità, nen c'ha lassate manche ne sórde

TEONESTO  A quequè...a quequè...a quessa  na campà...na campà...na campana ce fa ne babà...ne babà...ne baffe.

GAETANINA Nen te nnervusì Teonè, le sa che soreta è audiolesa! Catarì, varda a mmì(scandendo) Pensione della tranquillità

CATARINA E' le vére, quela se chiameva pensione della pace.(riprendendo il racconto) Nasconnette i sórdi a je cèsse e s'addurmitte. Teonè continua tu che quissi nen me stane a sentì, me parene tutti assurditi.

TEONESTO  A ne cecé...a nè cecé...a ne cérte punte, bussè...bussè...bussettere alla porta, e entrè...entrè...entrettere ddù mafiusi, co lele...co lele...co le pistole

GAETANINA  (vedendo Teonesto visibilmente affaticato) Nen te stancà a mammà   (labiale) Catarì, tocca a ttì, stémme alle pistole (gesto con la mano)

PARMIRA      Matònna Pietraquale! Ma ie steva tante bbòna a durmì!

CATARINA  Ce puntettere le pistole 'ncoccia e ce dicettere “Recaccia i sórdi o te spareme”, papà ce dicette “ nen ji tè...nen ji tè...

PARMIRA     (sconsolata)Ah, già, m'èva scorda che 'ntuppecheva pure je padre

CATARINA  Nen ji ténghe”, ce responnette papà. “ Caccia i sórdi  o te spareme    ècche, subbite, 'mmidiatamente, seduta stante”

PARMIRA       Ah, nen stéva a je létte, stéva assettate?

GAETANINA  Cómme assettate?

PARMIRA       Seduta stante..

GAETANINA  Ma è ne mode pe introloquì! (labiale) Continua Catarì

CATARINA   Nonò...nonò...nen sparete

MELINA          Oh, armena tu nen 'ntruppecà!

GAETANINA Ma sta a refà je padre...

MELINA         Signò, mo me mette a 'ntartajà pur'ie e bònanotte!

CATARINA  Bònanotte (si alza per andare via)

TEONESTO   Ma addodò...ma addodò...addò va?

MELINA      Mo la férme ie, sinnò quande fenisci de parlà quessa già s'ha ficcate a   je létte,vè ecche assettate (la ferma e la fa risedere)

TEONESTO   Mo sesè...mo sesè...mo seguite ie (fa cenno che ha finito)

PARMIRA      Ie sta pe ie? Nen ce sta gnènte dóppe?

TEONESTO   Gnègnè..gnegnè...gnènte

PARMIRA      Che nottata! Che nottata!

TEONESTO   Mo ve ji...mo ve ji...ve ji redénche, dicè...dicè...dicette Giàgià...Giàgià...( si ferma sudatissimo e sconsolato) é trotrò...è trotrò..tróppe lunghe se nome!

PARMIRA    (consolamdolo)Nen te sta a preoccupà, e cómme se le fussi ditte!

TEONESTO  Co nunù...co nunù...co nù nen se scherza, nu sesè...nu sesè...nu séme la mafia (Ughetto e Nannina ascoltano terrorizzati)

MELINA        (a Gaetanina) Signò ma nen po' raccontà tu cuscì ce ne jame a durmì?

GAETANINA  Nóne, e chi le sa raccontà cuscì béjie (labiale) Catarì continua tu, fa reposà fratete. Adà repijà da paggina ddù “ Nu séme la mafia”

CATARINA  Paggina ddù “ Nu séme la mafia e nen perdoneme” e se ne vane

TEONESTO   (labiale) No, quela è papà...papà...paggina tre (fa tre con la mano)

CATARINA  Ah, me so 'mbrujiata, vù parlete piane, piane

PARMIRA     Signò, Catarina je legge bbóne je labbiale?

GAETANINA  Scìne, quije je legge bbóne!

PARMIRA     (labiale) Catarì, varda a mmì...Catarì vammorì....

CATARINA  (interrompendola) Tu e mammeta!

PARMIRA       Ha racquistate l'udito

GAETANINA E quessa, signò le mmale parole, le capisce bbóne

PARMIRA     E allora dicetecele, cuscì nen ve sprescete tante

GAETANINA (labiale) Continua a mammà. Paggina ddù (segno con la mano)

CATARINA    Paggina ddù: “Nu séme la mafia, se nen ce redà la valigia co i cénte miliuni, t'accideme. Papà dicette “ La valigia la sosò...la sosò...la so fionnà...fionnà... fionnata”

PARMIRA       Pur'isse tre 'ntruppechi?

GAETANINA  Pur'isse!

CATARINA    “Co tutti i sórdi?” dicettere i mafiusi. Teonè continua tu, che ie me   sténghe a mozionà, e quande me mozione me sse atturane le recchie

MELINA         Nóne pe carità!

PARMIRA      A quessa ce le dovessere sturà le recchie!

GAETANINA  Ma se moziona, d'artonde quie èva je padre

PARMIRA      Signò nen è che te si 'mbrujiata co i padri? No, perchè me parene strani si difétti a incrocio

GAETANINA  Nóne, a mmì me pare propria che Teodolindo èva je padre de Teonesto, infatti Teo...dolindo, Teo...nesto, e Gianfilippeminicandònie je padre de Catarina, infatti Gianfilì....Catarì...

PARMIRA    E che c'entra?

GAETANINA Ce sta j'accente a tittìddù. (scandendo) Gianfilì....Catarì...(a Teonesto) Teonè continua tu

TEONESTO  So fiónnà...so fiónnà... so fiónnate sóle la valigia, i sosó...i sosó...i sórdi ì tetè...ì tetè...ì ténghe ie. “ E addò sta...e addò sta...e addò stane?”

PARMIRA     'Ntartajieva pure je mafiuse?

TEONESTO  No, quie so ì...so ì...sò ie che stestè...che stestè...che sténghe a raccontà. “Cocò...cocò...”

PARMIRA      Ha fatte j'óve!

TEINESTO     Conte fine a quaquà...a quaquà...

PARMIRA       E' de papera

GAETANINA  Che?

PARMIRA      J'óve, quaquà quaquà

GAETANINA  Nen ce dà retta a mammà, sta a raccontà cuscì béjie

TEONESTO     Quattre, se nen me lelè...se nen me lelè... dice te spare. I sosó... i sosó... ( ai virgolettati fa la voce del mafioso) “ UUNE”  i sórdi...”DDUE” stastà...stastà....”TTRE” ( Parmira conta) stane... stane...stane...stane ”QQUATTRE” Bubù...bubù...bum! Mórte!

PARMIRA     Je quarte 'ndruppeche j'ha frecate!

TEONESTO  (labiale) Catarì totò...totò...

PARMIRA     Totò,Peppino e la malafemmena!

TEONESTO   Tocca a ttì. Papà...papà...paggina tre

CATARINA   Paggina tre “ Nu séme la mafia e nen perdoneme”. E se vanne

GAETANINA  E so remasta bivedeva

MELINA          Signò, nen te sposà più, che i fiji nen te rescene bbóne!

TEONESTO   Nóne, mo ce dovè...ce dovè...doveme sposà nù. ( a Melina) Tu sisì..tu sisì...  tu sì signurina?

MELINA          De prime pije

TEONESTO     Mà, quequè...quequè...questa è bbòbbò...bbòbbò..bbòna

CATARINA    Ah, sòna? E che sòna?

TEONESTO     La fefè...la fefè..

CATARINA    La fesarmonica?

TEONESTO     La fefè... la fefè... la fefèssa de zieta!

GAETANINA   Teonesto!

TEONESTO     E quequè...e quequè..e quessa nen capisce! (labiale, indicando Melina) Quequè...quequè...quequessa  la pipì...la pipì...

PARMIRA       (indicando il bagno) Uh, e vabéjie, je cèsse sta lòche

TEONESTO     Nóne, la pipì...la pipì...

PARMIRA        So capite, Melì accompagnaie tu

MELINA           Cuscì me zomba 'ncójie!

TEONESTO     Nóne.... la pijie ie

GAETANINA   Scìne béjie de mamma, è na bella vajòla, ce fa pure da serva

MELINA          Oh, ma pe chi me séte pijata?

GAETANINA   Ma varda che quisse è ne brave vajóle

MELINA            Ma ie ténghe tanti pretendenti e me vaje a pijà ne 'ntartajóne, allora me pijièva a Pierine je sciangate!

TEONESTO    E' memè...è memè....è méjie ne ntartajó... ne ntartajó...ne 'ntartajóne che ne sciangà...ne sciangà...ne sciangate!

CATARINA    Chi ha calate?

TEONESTO     Soreta!

CATARINA    Sorema? E ie nen le sapeva che teneva na sorella!

PARMIRA      Scì, addimà

CATARINA  Sorema arriva addimà?

TEONESTO   (labiale) Catarì arrerè...arrerè...arrecchia bbóne, dovè...dovè...doveme troà ddù bèbè...ddù bèbè...

CATARINA   Ddù criature?

TEONESTO     Nóne,...ddù bebè..ddù bebè...béji partiti...e ce 'nzó...ce 'nzó... ce 'nzóreme pure nù

CATARINA  Paggina ddù?  “Nu séme la mafia, se nen ce redà la valigia co i cénte miliuni te spareme.” Paggina tre “Nu seme la mafia e nen perdoneme”

TEONESTO   Quequè...quequè...(veloce senza intartagliare) quessa  è sorda cómme na campana

PARMIRA       Quande pija la rincorsa va méjie

TEONESTO   (labiale) Ce spopò...ce spopò...ce sposeme pure nù

CATARINA   Tra de nù?

TEONESTO    Mà, diccecè...diccecè...diccele tu!

GAETANINA  Lassa perde! Séte capite cómme s'ha mórte Gianfilippeminicandònie?Nen s'è più retroate manche je córpe. Cioè, ce j'anne remannate sótte forma de saponette, ddù scatuluni co la scritta “ Quiste èva Gianfilippeminicandònie conte Spacca, bonettàrma”

PARMIRA     Ddù scatuluni?

TEONESTO  Eva bebé...bebé...béjie rasse!

GAETANINA  Mo  è tardi, jame a casa e prima de addurmicce diceme le requie materne pe Teodolindo e Gianfilippeminicandònie (labiale a Catarina) Le preghiere

CATARINA  Le cammeriere? Addò stane?

MELINA         Scì, bònanotte

CATARINA  (si alza e fa per andare) Bònanotte

TEONESTO  Aspepè...aspepè...aspè (guarda Parmira che conta e aspetta che finisca di parlare)Finito volè...volè...voleva dice sóle aspè

CATARINA  Pregheme di più pe papà, quie j'accise la mafia, la mafia nen perdona, quji so capaci de venicce a cercà pure ècche, la mafia è terribbile ( Ughetto e Nannina terrorizzati) D'artronde “Pensione della pace” “Pensione della tranquillità” è facile trovacce

TEONESTO   Scì, jame addì l'etetè...l'etetè...l'eterne ripose

MELINA          Mo so capite perchè se chiama eterne!

GAETANINA   Jame vajù, salutete la signòra

CATARINA      Chi è che addòra?

TEONESTO     Je cacà...je cacà... je cane che nen po' pipì...pipì...piscià!

GAETANINA   Teonesto! Screanzato! Saluta

TEONASTO    Bòna...bòna...

PARMIRA      Oh, che è sa cunfidenzia?

TEONESTO   Nóne, bòna...bòna...

PARMIRA       Scostumate!

GAETANINA  Signò abbe pacienza, facce fa je terze 'ndruppéche

TEONESTO  Bòna...bòna...eh, è bbòna la signòra!

PARMIRA    Jatevenne, si mammalucchi! ( via tutti)

NANNINA     Si sentute Ughè, séme spacciati, se pe cénte miliuni c'òne fatte ddù scatuluni de saponette pe cinquecénte miliuni ce lavane ne reggiménte!

UGHETTO    Je dovéme accicì...je dovéme accicì...

NANNINA    Ma che je 'ntruppeche è contaggiuse?

UGHETTO  Nóne, e che me sténghe a cacà sótte. (deciso) Je dovéme accide!

GINO           (entra con una bottiglia ed è ubriaco) Schife, schife, schife!

NANNINA   Ma co chi la tè?

GINO           Questa è la vita amici mì: schife! Schife, delusioni e dolùri. Ma diteme na cosa: ma une che ce campa a ffà ‘ngima a sta terra? Ma nen è méjie che une s’accide. (Ughetto cenno d’intesa con Nannina)

                      Eccomi qua: Luigi Chiappettone, in arte Gino Dorè. Ne fallite, n'essere inutile che nen farà mai gnènte, e che beve pe dimenticà. Je mùnne è ffatte pe mmì e j'atri se je gòtene! M'òne scartate, capite? La parte che doveva fa ie l'òne data pe le solite raccomandazioni a ne cérte Amedeo Nazzari.

NANNINA   (quasi commossa a volerlo consolare) E và bbó, nen importa, se ste Amedeo Nazzari è raccomannate tu nen ce po' fa gnènte

GINO           No, ve prego, nen dite gnènte. (piange sulla spalla di Nannina) Ah, cómme è béjie piagne! La vita! Une se revéjia, s’addorme, se revéjia n’atra vòta, se raddòrme, se revéjia, se  raddòrme, se revéjia. Ma vu ce pensete?

NANNINA   E' ne dormiveglia! E’ na schifezza!

GINO           Eh, ma ie ténghe la medicina, la salvezza. (cavando di tasca una pistola) La vedete questa?

NANNINA   Matònna!

UGHETTO  Statte zitta!

GINO           Le sò decise fermamente: ie m'accide. Ne córpe ècche 'nfronta e fenisce tutte. Me leve da mézze!

NANNINA   (istintivamente) Bravo! (poi correggendosi) Cioè voleva dice….(a Ughetto) Che voleva dice?

UGHETTO  E ie che ne sacce?

GINO           (puntandosi la pistola alla testa) Che ce vò? Propria gnènte!

UGHETTO  (interdetto aspettando che lo faccia) Eh!

GINO           Basta preme je grillitte e une fenisce de suffrì!

NANNINA   Ughè, fa quacche cosa, dicce quacche cosa.

UGHETTO  (a Gino) Me raccomanne, co ste dite!

NANNINA   Statte zitte. (a Gino) Giggì, ma finiscela co sta pazzia….è pericoluse!

GINO           M'òne telefonate che pure mamma s'ha morta. So’ remaste sóle, nen ténghe più nisciune!

UGHETTO  Tè raggione, cómme se po’ campà quande se perde la mamma? È méjie che s’accide!

GINO           (mostrando di nuovo la pistola) Qua sta la salvezza, la medicina. (baciando più volte la pistola) Tu, tu sòlamente tu me vò bene. Tu sòla me si amica. Tu si la medicina. Ve le giure sull’arma de mammà morta fresca, fresca: ie vaje avéntre, 'nzerre la porta a chiave e me tire ne córpe 'nfronta. Bonanotte. (via nella propria camera.)

UGHETTO  (gridandogli dietro) Nen te scordà de pijiatte la medicina!

NANNINA   Ughè, quie veramente s'è chiuse a chiave.

UGHETTO  Ma allora fa peddavére?

NANNINA   (imbarazzata) Che dovéme fa?

UGHETTO  Nannì…..

NANNINA   Statte zitte!

UGHETTO  (indeciso) No, ie….tu che dice?

NANNINA   (con un alzata di spalle e con tono vagamente affermativo) Eh….! (poi con tono interrogativo) Eh?

UGHETTO  (nello stesso stato d’animo) Mah!

NANNINA   (va con passo deciso verso la camera di Gino) No, ie sfonne la porta….(si ferma, torna sui suoi passi) O ce voleme fa i fatti nostri? (poi decisa) No, ie nen le pòzze permette. (va di nuovo verso la porta di Gino ma un colpo di pistola dall’interno la blocca a metà strada) MATONNA!

UGHETTO  (corre verso la porta di Gino e guarda dal buco della serratura)

NANNINA   Cómme sta?

UGHETTO  ( testa riversa e la lingua fuori) Accuscinda!

NANNINA   Allora è mórte.

CARMELO (entrando) Cu fu’?       

UGHETTO  L’ho fatto, Carmè, l’ho fatto. So’ n’assassine!

NANNINA   Séme ddù, ddù assassini, sò collaborate pur'ie.

CARMELO Uh facisti?

UGHETTO  Na cosa speciale. Sembra ne suicidie.

NANNINA   Scì, scì. Je séme suicidate!

CARMELO ( entrano Parmira, Peppino e Rosetta) Aspettate! (va al telefono e forma rapidamente un numero)

PARMIRA   Ma chi ha sparato?

ROSETTA   Chè state?

PEPPINO     (spaventato con un paio di mutandoni in mano) I làtri, i làtri! Pijieteve pure le mutande, che volete di più?

UGHETTO  Statte zitte!

PEPPINO     Sò revenuti i làtri?

NANNINA   Nossignore.

CARMELO Pronto? Don Pippo? La commissione è stata eseguita da due volontari. Tutto a posto. La luna è tramontata. Buonanotte.

PEPPINO     Ma 'nsomma, chi ha sparate? Che è state?

NANNINA   Signori, purtróppe una triste notizia: je pòre Gino Dorè sa mórte.

ROSETTA   (con un grido) No!

GINO           (di dentro canticchiando) Je sócere è ne strù...je sócere è ne strù...

NANNINA   Ma, ma chi sta a cantà Ughè?

GINO           (viene in scena) Scusate, perdonate.

ROSETTA   (correndo ad abbracciarlo) Micio!

GINO           Ie me steva a ripassà la parte che m'òne date, e involontariamente è partite ne spare. Capite, n'artista vero se immedesima. (a Ughetto e Nannina) dite la verità, cómme la facce bella la parte de je‘mbreache?

UGHETTO  Ma quela èva nà parte?

GINO           Ma se capisce!

CARMELO Ughetto, Nannuzza, ma il morto sta bene in salute?

PEPPINO     Uh, questa è bella. “Je mórte sta bbóne”. Iamece a durmì, iamme, che nen è succésse gnènte. (via con Rosetta)

GINO           Bonanotte, bonanotte e scuseteme angóra. (via)

PARMIRA   Atre che “Pensione della Tranquillità”, ie le so sembre ditte che questa è la “Pensione del Manicomio” (via)

CARMELO Amici miei, io capisco l’equivoco, ma ora impegnati siete. La telefonata è partita. Ughetto, Nannuzza….

UGHETTO  (con amara ironia) Vi dichiaro marito e moglie.

CARMELO Nella buona e nella cattiva sorte, (con intenzione) finchè morte non vi separi. Non c’è più nulla da fare. Ora lo dovete ammazzare per forza. Se no squagliati nel sapone finite. Buonanotte.

                                             FINE PRIMO ATTO

                                     SECONDO ATTO

La stessa scena del primo atto. Entra Peppino che avanza con circospezione verso la porta della camera di Parmira. Origlia, poi guarda dal buco della serratura.

PEPPINO     (bussa alla porta di Parmira con lievi tocchi) Gluglù, gluglù, so je picciuncine della matina. Sò Peppinuccio. Parmira, svejiate. Non fa la cattiva, respunni…. Parmira, abbada che chi dorme ne mbìjja pésce.

PARMIRA   (viene fuori, nota Peppino e sussulta) Chi è?

PEPPINO     Sò ie. Volevo esse je prime a fatte gli auguri perché óggi è je combreanne tì.

PARMIRA   E tu cómme le sa?

PEPPINO     Dalla carta d'indindirindà che me si date quande te sò registrata.

PARMIRA   Varda che ficcanase! Ma ce stesse quacchidùne ècche davéntre che se fa i fatti sì! Grazie degli auguri, prò me si fatte sparurì. Une esce e se trova ne cristiane annanzi alla porta!

PEPPINO     Ma nen si sentute :”Gluglù, so Peppinuccio je picciuncine della matina”?

PARMIRA   Piccióne? Tu si ne picciùse no ne piccióne. Comunque non ho sentuto, tenevo l'aràtie appicciata.

PEPPINO     Scusa, ma allora cómm'è che si scita?

PARMIRA   (imbarazzata, arrossendo) Ie? Eh…. Peppì, perché sò scita?…Ma…ma quante cose vò sapè?

PEPPINO     (geloso) Andavi alla cambera de Gino Dorè?

PARMIRA   (offesa) Ie? Ma cómme te permitti?

PEPPINO     E da chi allora, da Silvestro Scarpella?

PARMIRA   Ma tu si pazze?

PEPPINO     E allora addò? Addò stivi a ì?

PARMIRA   Ma varda ne póche!  Peppì..... a je bagne! Si conténte?

PEPPINO     E a mi me pare che pure la notte va ne póche tróppe spisse a je bagne.

PARMIRA   (imbarazzata) Ma che sta a ddì?

PEPPINO     Ie te sente quande ìsci e quande intri. È sicure che và a je bagne?

PARMIRA   Gesù Gesù, queste so cose da pazzi! Ecche te controllano pure quante vòte va a je cèsse. (via nel bagno per risortire fra poco)

PEPPINO     Bella, bella. Tu me resisti? Ma ie me chiame Peppino Cocciatosta.  ( va verso la camera di Parmira) E mo me facce trovà avéntre la càmbera sè. Ddù sò le tre cose: o cede o me 'nfùa!

UGHETTO  (entra con dei libri) Uè, addò và?

PEPPINO     Ughè, ma già sta svijie de matina cétte?

UGHETTO  Prostituto! Ma cómme te le débbe dì? Tu le signòre che vene ècche, l’adà lassa perde. Sò misse girelimone avéntre la pensione.

PEPPINO     Ughè, tu pinzi sembre a male. Seconde mì so sti romanzi gialli che te si misse a legge, t'òne fatte male.

UGHETTO  Vójie legge i romanzi gialli! Che te 'mborta a ttì? Ie la notte soffre d’insonnia.

PEPPINO     Scì, ma tre, quattre alla vòta! E po’ co na matita rossa 'mmane, ma che signi? Nen le sò capite.

UGHETTO  Te so ditte che so fatti mì. (andando verso la porta di Parmira) Dì la verità, la si svejiata?

PEPPINO     No, no. Sta angóra a durmì, mò vattenne!

UGHETTO  (si china e guarda dal buco della serratura)

PARMIRA   (rientra e resta stupita a guardare Ughetto)

UGHETTO  Ie nen vede gnènte, sta maledetta!

PARMIRA   (con tono di rimprovero) Don Ughetto!

UGHETTO  Chi è?

PARMIRA   La maledetta.

UGHETTO  No, signòra, no….(confuso) è st’imbecille….ie…ie voleva sapè sóle addò steste. Steste a je bagne è le vè?

PARMIRA   Sentite, che a sta pensione se controllane la luce e le telefonate, ie le pòzze pure capì. Ma je bagne è cómme je pronte soccorse. Ce se po' ì aggratisse a tutte le ore. Scusate. (e via nella priopria camera, offesa)

UGHETTO  Sì conténte? Mò quessa se crede che vójie mette je pipiometre avéntre a je cèsse!

PEPPINO     E che è je pipiometre? L’òne  inventate gli americani?

UGHETTO  Nóne, i giapponesi! Peppì, inventevane je pipiometre?

CARMELO (entra) Buongiorno!

UGHETTO  Uè, Carmè, bongiorne.

CARMELO Ci sono novità?

UGHETTO  (si mostra subito imbarazzato, guarda Peppino, tossisce per richiamare l’attenzione su di lui) Ehmm! Ehmm!

CARMELO Ho capito, ho capito. La luna non è tramontata ancora.

PEPPINO     (fra se, stupito) La luna?

CARMELO (scuotendo il capo) E le stelle stanno a guardare. (via in camera)

PEPPINO     (stupito) Ma che ore so?

UGHETTO  (distratto, dopo aver guardato l’orologio) Scìne, scìne: è venerdì!

PEPPINO     Ma che sta a succede a sta casa? Ughè, datte na carmata. Ma se a quisse che t'ha prestate i sórdi ce le si ditte, che ce fai le cambiali, perchè nen se ne và?

UGHETTO  E che te débbe dì? Ste cornutone, disgraziate….

PEPPINO     (vedendo Melina entrare dalla comune) Uè, bongiorne, Carmè!

UGHETTO  (sussultando, portando subito la mano sul cuore)  Carmelo? Oddie ma sentute?  (si volge e vede la ragazza) Ah, Carmela la cameriera?

PEPPINO     Eh! La cameriera

UGHETTO  Ma nù la séme chiamata sembre Melina!

PEPPINO     E mò me 'scite Carmela.

UGHETTO  Me si fatte crede che je teneva arrete!

PEPPINO     Chi Carmelo? (dando un pizzicotto sulla guancia di Melina)

                        E invece è sta simpaticòna, de genere femminile.

MELINA      (battendogli sulla mano) Recomenzéme!

PEPPINO     Recomenzéme a ì in cucina a fa nà bella tazza de caffè. Ie maddimane sténghe angóra senza manche nà goccia de benzina ‘ncórpe.

MELINA      E cómm'è? La signorina Rosetta je fa sembre!

PEPPINO     La signorina Rosetta è scita maddimane cétte, sta fòri Avezzane. Jame Melinuccia mia, jame a ffà ste caffettucce ( pizzicotto a Melina)

MELINA      Ma che venite a ffà appresse, steteve ècche.

PEPPINO     Melì, a Catania vai, e ie a Catania vénghe.

MELINA      Eh, Catania, Messina, Palermo!

PEPPINO     Scì, scì. Tutta la Sicilia me facce appresse a ttì.

UGHETTO   (terrorizzato) Chi vè dalla Sicilia?

PEPPINO       Ma chi adà venì! Jame Melì (escono)

NANNINA   (entra dalla comune a capo chino, tutta compunta. Ha un libro nero in mano. In testa uno scialle nero. Sta tornando dalla chiesa)

UGHETTO  Ah, te si ìta a sentì la prima messa?

NANNINA   Me volevo confessà.

UGHETTO  Nannì, nen fa cuscì. Me fa perde je coragge. Sta a legge la Bibbia?

NANNINA    Quasse Bibbia? (leggendo il titolo del libro) “Il delitto perfetto” Super giallo de ne scrittore forestiere che nen sacce legge je nome, ne cérte Alfredo Cicocche. Me voleva fa na cultura assassina

UGHETTO  Sinti a mmì, nen perdéme témbe. Ie me so létte ste libbre: ”Morte nella vasca da bagno”

NANNINA   Ma che débbe fa?

UGHETTO  Nannì, è sembrice. Nu séme mannate Rosetta a zì Cecchina, cuscì mo che Gino je Chiappettone, cómme tutte le matine s'arza e dice:”Micina, preparami il bagno”.

NANNINA   Micina nen ce sta…

UGHETTO  E je prepari tu.

NANNINA   Ughè, ma perchè nen je prepari tu?

UGHETTO  Nannì, so’ cose de femmene. Avéntre a je cèsse ce sta ne file della luce lettrica stroccate. Tu rimpi la vasca d’acqua, livi co molta prudenzia je nastre isolante da je file e je mitti avéntre la vasca.

NANNINA   Je nastre isolante?

UGHETTO  Nóne, je file. Quie è sbadate, nen se ne accorge, entra alla vasca e remane stecchite, furminate, cadaverico.

NANNINA   E ppó che ficéme?

UGHETTO  Pe dacce je témbe de murì, conteme fine a sessanta. Po tu curri a je bagne, livi je file dall’acqua e dai un allucco...due allucchi:” Sa mórte Chiappettone, sa mórte Chiappettone” La gente corre…e è béjie e fatte. Delitto perfetto. Sa mórte pe collasso cardiospiratorio.

NANNINA   Nóne, Ughè, je file dall’acqua je va a levà tu.

UGHETTO  Ma te le so ditte: so’ cose da femmene.

NANNINA   Ma cómme, co je mórte nùte avéntre l’acqua, sò cose da femmene? E ie che ce iva a ffà a je bagne, a vedè je luk de Gino Dorè?

UGHETTO  E và bbóne, vorrà ddì che je file je vaje a levà ie!

NANNINA   Matònna, me pare che sténghe a sònnà. Ma nu accidéme propria a n’òme vive?

UGHETTO  E s'èva mórte che j'accidèmme a ffa’? (mettendo fuori di tasca una boccetta) Nannì, pe sicuranza vaje girenne co je velene 'nsaccoccia.

NANNINA   (scoppiando in un pianto) No, no, nen le pòzze fa. Mò chiame  Carmele e ce le dice!

UGHETTO  E po’ fenime squajiati avéntre je sapone?

NANNINA   No, no, avéntre je sapone nóne. Che ste cule che ténghe vaje a finì avéntre na saponetta che ce se lava i pédi Gino Dorè.

UGHETTO  Nannì, pensa che i picciuni viaggiatori pòne arrivà da ne mumente a n’atre e ce fanne fòri.

MELINA      (entra con delle lenzuola in mano, cammina ancheggiando e via in una delle camere)

PEPPINO     (seguendola) Bedda, bedduzza, sciaquatunazza d’’o core miu!

UGHETTO  (sussultando) Ne siciliane!

NANNINA   Matònna! (girandosi e vedendo Peppino) Ma chi ha parlate?

PEPPINO     Ma che è, so’ state ie!

NANNINA   Tu? Si parlate siciliane?

PEPPINO     Ma scì, steva a pazzià co Melina.

NANNINA   No, ie avéntre la vasca ce fionne pure a fratete.

PEPPINO     (prende dei fiori e va verso la camera di Parmira e bussa) Signòra Parmira, signòra Parmira, pòzze entrà ne mumente? (entra canticchiando) Sciuri sciuri, sciuri de tuttu lannu….

CARMELO (entrando dalla sua camera) Sono venuti dei siciliani?

UGHETTO  No, Carmè, èva quie sciroccate de frateme che canteva.

MELINA      (che sara’ entrata in tempo per sentire la battuta di Carmelo) Ma perché, aspettete quacche siciliane?

CARMELO Si, certi amici miei!

MELINA      E allora so arrivati, perchèa je bar ècche sótte, mò che so calata so intise cérti cristiani, co certe brutte facce, che parlevane siciliane. (via)

CARMELO Avete sentito?

NANNINA   Saranne i picciuni viaggiatori?

CARMELO Il tempo stringe. Pensateci bene: o il cemento o il sapone (via nella propria camera)

UGHETTO  Fra le atre cose, je Chiappettone maddimane, nen se vò revéjià!

NANNINA   Mitti la recchia vecine alla porta.

UGHETTO  (va alla porta di Gino e origlia)

NANNINA   S’è svéjiate?

UGHETTO  Ie nen sente gnènte. (imprecando) Svéjiate, rajia asinò, famme sentì sta voce brutta che tieni!

GINO           (da dentro cantando) Je sócere è ne stru….je sócere è ne stru….

UGHETTO  S’è svéjiate!

NANNINA   Ughè, Ughè, ie sténghe a tremà cómme ne vinghie.

UGHETTO  Nannì, carma e sangue fridde!

GINO           (dalla camera, con accappatoio, e chiama ad alta voce) Micina….

UGHETTO  (sussulta)Te pozzene accite!

GINO           Ch’è state, ve séte sparupite?

UGHETTO  E tu strilli cómme na cornacchia, ie steva soprappensiero.

GINO           E si no cómme me sente? (chiamando di nuovo) Micinaaa…..

NANNINA   Dì béjie della sòcera tè, parla co mmì, la jatta nen ce sta.

GINO           La jatta?

NANNINA   Rosetta. E’ ìta alla zia ieri sera e angóra nen revè.

GINO           (rammaricato) E mò je bagne nen me je pòzze fa.

UGHETTO  No, no, nen te preoccupà. Je bagne te je prepara mójiema.

GINO           Ah scì? Me raccomanne: Non tróppe calle ne tróppe fridde, béjie tiepide cómme piace a mmì. (prende da qualche parte un giornale siede e si mette a leggere in disparte)

NANNINA   Ughè, Ughè nen le ficéme!

UGHETTO  Zitta, zitta!

NANNINA   Ughè, ie quisse je sò sembre schifate ma maddimane me fa tenerezza, me fa rebullì je stommache.

UGHETTO  Cérte, quie è ne farfallone, tè je luk, je vizie delle femmene ma se je vardi bbóne è ne pòre fessacchiotte!

GINO           (leggendo ad alta voce) “ Anch’io ho il diritto di vivere”

NANNINA     Ma che ha ditte?

GINO             “Voi non mi ucciderete”

NANNINA       Allora ha capite?

GINO              “Abbiate pietà di me”

NANNINA      (piange, si asciuga gli occhi con un fazzoletto)

GINO              (lasciando il giornale) Che schife!

NANNINA     Ma che?

GINO           I titoli de i firmi de massera. Ce ne stesse une allegre. A mmì me piacene le cose allegre, amene.

UGHETTO  (sottovoce a Nannina) Nannì, quisse me fa pena pure a mmì, nen le ficéme!

GINO           (avvicinandosi i due) Sentite soceri, nen è che maddimane me so’ revéjiate sentimentale, ma ormai ie nen ténghe più nisciune a je munne e apperciò ve vójie dice na cosa: la famijia mè séte vù.

NANNINA   (commossa) Nen 'ncomenzà  a dì ste cose commoventi!

UGHETTO  (commosso come Nannina) Ma varda che ie….

GINO           No, nen dite gnènte. Ie so capite che me volete bene e ve le diche pure ie: Ve vójie bene ….(pausa, poi commosso) Papà!

UGHETTO  (cambiando tono) Cómme me si chiamate?

GINO           Papà. Papà e Mammà!

UGHETTO  (a Nannina con tono deciso) Preparace je bagne!

NANNINA   Nen perdéme témbe, jamme! (e via con Ughetto nel bagno)

GINO           Ma che brava gente! Me vònne propria bene!                       

PEPPINO     (venendo fuori dalla camera di Parmira) Ah, l’amore è na cosa meravigliosa!

GINO           Ah, ma tu stivi avéntre la cambera de Parmira?

PEPPINO     Perchè, te débbe rende cunte a ttì? Steva avéntre la cambera de Parmira perché óggi è je combreanne sì e ce so ite a fa gli auguri.

GINO           Ah, scì? Allora ce vaje pur’ie a fa gli auguri alla bella signòra.

PEPPINO     E va. Prò nen te scordà che ie so je zie della fidanzata tè.

GINO           Embè, e che vò? Te débbe chiamà zì Peppe? Compromesso. (e via nella camera di Parmira)

PEPPINO     Ma pecchè fa je spirituse st’imbecille? (fa per andare verso la camera di Parmira)

AMILCARE                      (entra dalla comune, indossa vestito con manicotti da impiegato e un cappello Borsalino) Bongiorno.

PEPPINO     Dite.

AMILCARE                      Scusate, ce stesse na cambera, anzi ne buce, ciche, tranquille, oscure, isolato, magari senza né balcone né finestre?

PEPPINO     E cómme no, dovete ì a S.Nicola.

AMILCARE                      Avete ragione de pazzià.Magari potesse ì ne póche a S.Nicola, na bella celletta sóle, sóle, ma chi t'arresta? Pe fatte arrestà adà accide quacchidùne, ma a mì ce manca póche. Ie sténghe esasperate. Je dottore mì me dice: “Riposo assoluto, silenzio”. Ie ténghe j’uffice a via Corradini. Mò tutti co le machine, passane tutti in piazza pe fasse vedè, annanze e arrete, annanze e arrete, le radie appicciate a tutte volume, Claudio Villa, Jula De Palma,Trio Aurora: piccolo naviglio, corri cavallino, le ténghe stampate 'ncoccia. E ppó accelerate, sgasate, ma diche ie co la benzina a 120 lire je litre, te mitti a sgasà? Ma stéteve alle case! No, tutti i rumori sótte la finestra mè. Addò je pijie ste silenzie?

PEPPINO     A casta

AMILCARE                      (pizzicandogli confidenzialmente il mento) A casa? Brave, quante si béje! Mo vè je fatte. Ténghe nove fiji.

PEPPINO     Salute!

AMILCARE                      Je più rósse studia lirica. Còre de papà, 'gni tante fa i vocalizzi: “Ohohohohoh”, “Ohohohohoh”

PEPPINO     Uè, zitte, zitte!

AMILCARE                      No, ficetéme la carità, vù me dovete sentì. Ie me débbe sfocà co quacchidùne.

PEPPINO     E va bbóne, ma sfocheteve alla mutigna.

AMILCARE                      La seconda studia pianoforte, la quinta tè je giradischi co tutte musiche de qui ddù americani, cómme se chiamene?

PEPPINO      E che ne sacce ie? Ie de cantanti americani conosce sóle Poll'anca

AMILCARE Ma scì qui ddù famusi, che fane na musica strana, tutta incasinata. Aspetta che me le so appuntate (caccia un foglietto e legge) Ah, scì ecchiè: “Rocco e Rollo”

PEPPINO     E i suoi fratelli!

AMILCARE Nóne, a mmì me parene sóle issi, senza frateji. Comunque te steva a dice: a une a une, arriveme fine a j'urdimi che jocane a j’indiani. (portando il palmo della mano davanti alla bocca)  Uhuhuhuhhh! Uhuhuhuhhh!

PEPPINO     No, sentite, vù co sti allucchi la dovete fenì!

AMILCARE                      Séte viste? E vù le stete a sentì sóle mò. Figurateve na jórnata sana sana, fine a quande mójiema se saluta co la signurina della tilivisione, perchè ténghe pure quela, crombata co ne pacche de cambiali che pe firmalle tutte m'òne pijiate i crampi alle mani, e finarmènde cala la dórge silenziosa notte pina de stelle.

PEPPINO     E finarmènde v’addurmite!

AMILCARE                      Peddavére? E i nipotini addò i mettete?

PEPPINO     Ce stane pure i nipotini?

AMILCARE                      E cómme nen ce stane i nipotini? Te pare che me ficeva mancà i nipotini? Còre de je nonne sì! Fijiéma, me pare la quarta o la terza, no, no, è la quarta so sicure, la terza fa la puliscitòra a ji céssi de je cinema Margherita e fa i turni de notte, e quande rentrà se mette a cantà le colonne sonore de ji firmi che sé vista tra ne pisciature e j'atre. Ma che te steva a dice?

PEPPINO       I nipotini

AMILCARE   Ah, i nipotini. Te steva a dice che la quartaè sposata e sta a casa co mì, marite compreso, pacco regalo! Ficeteme gli auguri.

PEPPINO     Auguri!

AMILCARE                      Grazie. È partorita da cinque mesi.Centécinquanta jórni e centécinquanta notti, sabbati e domeniche comprese. Figureteve la voce della creatura che piagne tutta la notte. Accidesse mamma e fijie…tutt’ì e tre.

PEPPINO     Scusate, mamma e fijie sò ddù!

AMILCARE                      Ddù. Ddù gemelle ha sgravate. Perfettamente sincronizzate. Fenisce de piagne una e attacca n’atra.

PEPPINO     Sentite, ma vù da mì che volete?

AMILCARE                      Na stanza, ne buce. Nen so ite manche a laorà. A j'uffice so firmate e me ne so scappate dalla finestra, térze piane, me so calate dalla canala, so rischiate la vita, ma nen ce la facce più. Me ne voleva ì alla cappella che ténghe a je cambesante, acquande che m'allunghe vecine a nonnò, che quie nen diceva meza parola manche se ce tirivi na pascionata ai ténti, a vojia la mójie a allùccà, nen se moveva. Pó séme scoperte che èva surde e forse pure mute. Ie so pensate me ce mette vecine e frecate, quie nen parleva da vive figurate da mórte, e chi vò Criste che se je prèca. Pó so passate ècche sótte e so létte“ Pensione della Tranquillità”, e allora senza ì a je còlle je sàbbje guadambie na mezoretta. Acquande me facce sei, sette ore de sónne, saporite, piane piane. Nen me lève manche je Fu Lazzare

PEPPINO       Je che?

AMILCARE   Je Fu Lazzare!

PEPPINO        E che è?

AMILCARE   Ma de ddò si?

PEPPINO       D'Avezzane

AMILCARE    E nen sa che è je Fu Lazzare?

PEPPINO       Nóne, ie alla scòla ce so ìte póche, so state malate

AMILCARE   E che c'entra la scòla (si toglie il cappello e lo mostra a Peppino)Armena sa legge?

PEPPINO      Sótte sforze ce resce pure

AMILCARE  E sforzate, liggi!

PEPPINO     ( leggendo all'interno del cappello) G.B. Borsalino fu Lazzaro e C.

                        Embè?

AMILCARE  Pe accorcià fu Lazzare

PEPPINO       Se dicivi subbite je cappejie, già t'ìri fatte mez'òra de sónne

AMILCARE  Mez'òra? Ie débbe durmì tutte jórne!

PEPPINO     Tutte jórne?

AMILCARE                      Sissignore. Po m'arrizze e vaje a fa la nottata a casa mè. Ma vu séte je proprietare?

PEPPINO          Scìne, ténghe na sòccita co frateme. Isse laòra e ie abbusche

AMILCARE   (mettendo fuori del danaro) Trentamila lire abbastane?

PEPPINO     Trentamila lire? Mitti ècche.

AMILCARE                      Volete i documenti?

PEPPINO     Nen vale manche la pena, pe poche ore che ve reggistre a ffà. (aprendo la porta della stanza di Silvestro) Ve dénche la cambera de Silvestro. Ecche s'addurmiva ne cristiane che ppó è partite 'mbruvvisamente. Acquande che ve facce cagnà le linziòla.

AMILCARE  Nóne nen ce fa gnènte, a casa so tre anni che mójiema nen le cagna

PEPPINO       Pur'ècche nen è che le cagneme spesse, quelle nostre so bbòne, assorbene fine a tre litri de sudore! Preco accomodatevi

AMILCARE                      Dovete campà cént’anni. Ecche se sta bbóne? Nen è che se sentene machine, radio, antifurti? No, perchè, speciarmènde j'antifurti , me smovene la nervatura. Ma diche ie che j'òne 'nventati a ffà? Ma chi è quie sceme che mette se diavolerie moderne alle machine? Tante che sonane che ffà? Cali e te piji na bella tortorata? Allora è méjie che nen t'accurgi de gnènte, armena po' durmì, po cali, t'accurgi che la machina nen ce sta più, te mitti l'arma 'mpace e va a ji carabigneri.

PEPPINO     Ma che pazziate? Ecche nen sapeme manche che so j'antifurti. E ppó se dovessere sonà nu séme i tipi che calane abbàlle, acchiappeme i làtri, ce ficéme na bella rotta d'ossa e staccheme j'aggegge!

AMILCARE  Nen me parete tante curaggiusi da calà, nen la tenete la faccia da corridore! Comunque me raccomanne, che già ténghe la nervatura scossa, n'atre schiamazze e me fionne abbàlle

PEPPINO      Tranquillo questa è la tana de ne ghire. Questa se chiama “Pensione della tranquillità”. Jate, jate.

AMILCARE                      Bonanotte. (via nella camera di Silvestro)

PEPPINO     Mò nen diche gnènte a frateme, e le trantamila lire e me le pijie ie.

GINO           (di dentro cantando) Tanti auguri a te…

PEPPINO     A preposite, ma Gino Dorè sta angóra alla cambera de Parmira? (si avvicina alla porta di Parmira e dice ad alta voce in modo che possano sentirlo dall’interno) Na femmena adà tenè n'òme solamente. La donna adà esse fedele, la donna….(vede Melina che entra  cambia subito tono e va verso di lei canticchiando“la donna e’ mobile”) La donna è mobbile e ie so mobbiliere...

MELINA      Quasse mobbiliere? Cómme se nen le sapesse che tu quande si avute quaccósa da na femmena, si òccaperta, tieni la bocca di ciavatta e te va vantenne pe tutte je concentraménte.

PEPPINO     Ie? Ie so segrete, so chiuse cómme ne tombine! So ne tombone!

MELINA      No, tu si ne chiacchiarone: “Co quela cuscì…co quell'atra accuscinda…” va sparlenne de tutte le femmene. E nen t'approfittà che quacche vòta me scappata quacche piccola simbatia. Nen t'abbecinà che facce la sirena.

PEPPINO     E ie facce je merluzze!

MELINA      Facce la sirena de j'antifurte: dénche n'allucche che facce revotecà la casa.(fa per urlare)

PEPPINO     Nóne, pe carità che me se revejia je pazze. Addò va?

MELINA      Vaje a fa la cambera de Gino Dorè.

PEPPINO     E ie te vénghe a aiutà e a sorveglià. Gino Dorè tè l'insolenza alle mani. Di la verità, se pijia sembre cunfidenzia?

MELINA      Ma quasse cunfidenzia? 'Gni tante allunga le mani, ma gnènte de più (via nella camera di Gino)

PEPPINO     E fammele allungà ne póche pure a mmì le mani. Bella, bella! (via nella camera di Gino)

UGHETTO  (venendo in scena insieme a Nannina) E’ fatta?

NANNINA   E’ fatta!

UGHETTO  Addò è ìte Chiappettone?

NANNINA   Ughè, la tremaròla nen me vò lassà!

UGHETTO  Sangue e coràgge fridde….(correggendosi) Cioè coràgge e sangue fridde. Chiamaje!

NANNINA   (con voce stentata che si sforza di essere dolce) Gino…

GINO           (venendo dalla camera di Parmira) Eccomi qua.Steva a dà gli auguri alla signòra perché óggi è je combreanne si.

NANNINA   Va béjie, va. Vatte a 'nfonne. Je bagne è pronte.

GINO           (con tono scherzoso) Oh, laudata sie, mia signora, per nostro fratello bagno, lo quale est tiepido e profumato et distensivo.

NANNINA   (alludendo) Speciarmente distensivo!

GINO           (avviandosi verso il bagno) Ma che è, maddimane a sta casa c’è sta  n’aria lèttrica. E carmeteve ne póche, che la vita è bella. Je sócere è ne strù…je sócere è ne strù…è ne strumente e musica…(via nel bagno)

NANNINA   Ughè, strigneme la mane, famme coràgge.

UGHETTO  Nannì, ie débbe ì a je cèsse!

NANNINA   Addò va, ce sta je presunte mórte!

UGHETTO  Ah, scì. Me passate!

NANNINA   Ie me mette paura che me sonne je pandasime tutte le notti!

UGHETTO  (con le dita) Cinque, se…fane undici.

NANNINA   Ma che sta a ffà?

UGHETTO  Gnènte. Facce finta che sténghe a fa i cunti, tante vòte dovesse venì quacchidùne.

NANNINA   Ma nù doveme contà fine a sessanta!

UGHETTO  E conta, conta.

NANNINA   Une, ddù, trè….

UGHETTO  Matònna mo allucca e stira le còsse.

NANNINA   Arma de papà! Arma de mammà aiuteteme, detéce ne sìgne!

GINO           (di dentro) Je sócere è ne strù...je sócere è ne strù….

UGHETTO  Ma so sentute bbóne?

NANNINA   Ughè, ma ce stessime a 'mbazzì?

GINO           (dal bagno, con in testa un asciugamano) “E’ ne strumente e musica” Ah, che bella cosa! Che béjie bagne che me sò fatte.

NANNINA   Suscì subbite? Ma si sicure che te si fatte je bagne?

GINO           E cómme no? Ie facce léste pe lléste. Me so recreate!

NANNINA     Ughè, quisse è indistruttibile

UGHETTO  Quande fa cuscì l'ammazzerei!

GINO           (chiamando ad alta voce) Servitòra!

PEPPINO     (viene dalla camera di Gino tutto scompigliato, tentando di infilare la camicia nei pantaloni. Lo segue Melina rossa in volto)

MELINA      Avete chiamato?

GINO           Gesù, avéntre la cambera mè!

PEPPINO     Steva a da na mane a Melina.

GINO           Na mane? Me sa che ce le stivi a dà tittiddù!Va bbó, séme capite. Servitòra, pripara la colazione al tuo signore e padrone. Me la purti avéntre…je létte. (via nella propria camera)

NANNINA   (sottovoce a Ughetto) Ma cómme è pussibile?

UGHETTO  Ma che ne sacce, terrà la pelle isolante.

MELINA        Uffà! Débbe portà la colazione a quie, propria mò che poteva stirà ne póche

PEPPINO     Perchè, prima nen putivi stirà?

MELINA      No, ma perchè nen le sapete? E' zompata la corrente.

NANNINA   E’ zompata la corrente? E quande è revenuta?

MELINA      Propria mò. Gino a chiamamme e la corrente a revenì.

NANNINA   (a Ughetto) Ughè, quiste tè nà mane superiore che je protegge.

UGHETTO  Ma quasse mane?

NANNINA   Gesù, entra alla vasca da bagne e zompa la corrente, esce e revè la corrente!

UGHETTO  (ad alta voce) Nannì, ie vaje a je cèsse.

PEPPINO     Ha fatte j’annunce pubbricitarie.

UGHETTO  (sottovoce a Nannina) Vaje a levà je file alla vasca, sinnò va a fenì che accideme quaccùn'atre!  (via)

MELINA      E famme ì a preparà la colazione a ste scocciatore. (esce)  

PEPPINO     (ad alta voce verso la porta di Gino per farsi sentire) E scì, mò ce servime la colazione a létte al signor Gino Dorè. Cuscì sporcheme le linziòla e ppó le doveme cagnà. La colazione se magna in cucina.

GINO           (mettendo solo la testa fuori dalla camera) Zì Pè, nen te 'ngazzà. Mo vaje a magnà in cucina.Carmate che la vita è bella, Zì Pè. (rientra)

PEPPINO     No, ie a quiste ce débbe fa na bella mazziatura. Nannì, ma cómm'è che sta cuscì pensosa? A che sta a penzà?

NANNINA   (distratta) A je velene.

PEPPINO     Pe i surgi?

NANNINA   (realizzando) Ah? Scì, scì, pe i surgi, i scarrafuni, séme appestati.

CARMELO (entrando) Donna Nannina.

NANNINA   Si?

CARMELO E’ passata un'altra mezz’ora della nostra vita.

PEPPINO     (fra se) Ma quisse che vò?

CARMELO Ci sono delle novità?

NANNINA   No, no. La luna nen è tramontata angóra.

PEPPINO     Che significa?

NANNINA   Eva venuta n'eclissi. Ma pó è zompata la corrente.

PEPPINO      Ma perchè, la luna va a corrente?

CARMELO Va bene, va bene. Avvertimi ad ogni cambiamento atmosferico. (via)

PEPPINO     Perchè, tè i càlli?  (poi a Nannina) Ma che sta a succede a sta casa?

NANNINA   Gnènte, Peppì. Che adà succede? So cose dell’astrologia che nù  studieme pe ammazzà….no, no, che ammazzà? Pe passatémbe.

PEPPINO     Va bbóne, va bbóne. (scherzoso) Se esce la luna avvertiteme. Me vójie pijià la tintarella. (esce cantando “Tintarella di luna”) Tintarella di luna, tutta notte 'ngima a i titti, 'ngima a i titti stritti stritti....

UGHETTO  (venendo dal bagno) Nannì, stéme sóli? Ecche ce remane na cosa sola.

NANNINA   (precedendolo) Je velene!

UGHETTO  (mostrando la boccettina) La coccia morta!

NANNINA   Ce je déme a colazione o a pranze?

UGHETTO  (ironico) A dessert! Nannì, ma tu sta a ddì peddavére? Cómme ce capita l’occasione j'avveleneme. (Melina entra con il vassoio con la colazione e fa per andare nella camera di Gino Dorè) Addò va?

MELINA      Porte la colazione a je rre de je luk!

NANNINA   Posala lòche 'ngima, ha ditte che se la magna in cucina.

MELINA      E mmò la reporte in cucina.

NANNINA   No, no, te so ditte de posala lòche 'ngima, pò èsse che se la magna ècche.

MELINA      E va bbóne, ma fate pace co la coccia! Ie già sténghe 'mbazzita da tutti si marpiuni che me currene apprésse. (compiaciuta) Va bbóne che so bella, ma a tutte ce sta ne limite, me sembre n'acquasantiera! (adagia il vassoio sul tavolinetto, poi via canticchiando): E damme ste velene…nen aspettà addimà…ca indifferentemente se tu m'accidi ie nen te diche gnènte.

NANNINA   Ma che è, me pare cómme se le sapessero tutti quanti.

UGHETTO  Nannì, nen te fissà. Nen le sa nisciune. So tutte combinazioni.  Mitti je velene, quiste è frangese (leggendo) Attenzion puason (traducendo) pijia sónne, composant, quiste è sicure! Mitti, mitti...

NANNINA   Ma perchè, tu sì cionche? Mitteje tu!

UGHETTO  (avvicinandosi alla colazione) Nannì…

NANNINA   Eh?

UGHETTO  Quante gocce hanna esse?

NANNINA   Ughè, ma che tè paura che ce fa male? Quante ne mitti mitti! Quie s'adà murì! ( esosrtandolo) Mitti, mitti!

UGHETTO  (di nuovo fa per versare e di nuovo si ferma) No, diche. Dovesse sentì ne sapore cattive se ce ne mette tante?

NANNINA   Ughè, je caffè che ficéme nù fa sembre schife. Sta sicure che nen se ne accorge.

UGHETTO  Allora mette?

NANNINA   E mitti!

UGHETTO  Vidi se vè quacchidùne

NANNINA   Scìne, scìne. Nen te preoccupà. ( ma si copre gli occhi per non vedere)

PARMIRA   (entra dalla comune senza che nessuno la vede)

UGHETTO  Ie nen le sacce fa. Ie me mette paura.

NANNINA   Rèquia tèrna, dona a isse, Domina, la luce perpètua, “sembre a isse.”
 Faje murì in pace, senza strampetellà, “sembre a isse”, ammèn.

PARMIRA   Ma è mórte quacchidùne?

NANNINA   (distratta togliendo le mani dagli occhi) Nóne, Carmè, la luna nen è tramontata angóra. (poi realizzando) Ma chi è?

PARMIRA   Carma, carma!

UGHETTO  Ce dovete scusà, quela steva a pregà pe l’arma dei mórti sì e ie….ie che steva a ffà?

PARMIRA   Stavate mettendo delle gocce a je caffè!

NANNINA   Scì, scì. Undici gocce pe je fecate. Quele fanne benissimo, so frangesi

PARMIRA   (prendendo la boccetta dalle mani di Ughetto) Date qua, bambinoni. Ve so sentute che dicevate:”nen le sacce fa” e ie so infermiera diplomata.(versa il veleno nel caffe’) Ecche fatte, undici gocce. Le so ditte che so 'nfermiera?

NANNINA-UGHETTO (insieme) Scìne

PARMIRA    (gli rida’ la boccetta) Bravi: pe chi so le gocce?

NANNINA   Pe isse.

UGHETTO  (insieme a Nannina) Pe essa.

PARMIRA   Ah, pe tittìddù?

NANNINA   (dandosi contegno) Ughetto, ma ti sei scordo che ie me le sono già prendute? Ie facce subbite subbite. E' isse che fa ne sacche de storie quande s’adà pijià ste gocce!

PARMIRA   (rassicurandola) Ce penze ie. (avvicinando la tazza alle labbra di Ughetto, che è terrorizzato) Su, su a mammina sè, bivi che è frangese.

UGHETTO  Ie?

PARMIRA   (insistendo) Su, nen fa i capricci.

UGHETTO  (chiamando in aiuto) Nannina!

NANNINA   Su, su, nen te vergugni che si n'òme grande e rósse? Innanze alla signorina pó!

UGHETTO  (terrorizzato) Nannina!

NANNINA   (realizzando il pericolo che sta per correre Ughetto) No, Parmì, no! A stòmmache dijiune nen se pijiane. Deve magnà prima le tartine co je burre e la marmellata e ppó je velene….cioè... je caffè.

PARMIRA   (ridendo) Ah, ah, séte spiritosa. Prò è le vére, je caffè che se fa a sta casa, sembra velene. (cantando in camera) Ma cosa hai messo nel....

UGHETTO  (traendo un sospiro) Ah!

NANNINA   E mò!

UGHETTO  Portaceje in cambera.

NANNINA   (prende il vassoio poi lo ripone con uno scoppio di pianto) Me vójie ì a confessà,  me vójie ì a fa la communione.

GINO            (dalla propria camera) Ah, finarménde è pronta sta colazione?

NANNINA   Scì, scì è pronta. Fa subbite, subbite, sinnò je caffe se refredda e pija ne sapore cattive.

GINO           (prende il vassoio e si avvia in cucina) La vaje a consumà in cucina. Ne je séte sentute zì Peppine? Cómme se pò fa? Une se revéjia allegre e subbite te danno ne póche de velene.Je sócere è ne strù...je sócere è ne strù...(via)

NANNINA   Ughè, scappeme.

UGHETTO  Scappeme?

NANNINA   Scìne!

UGHETTO  E addò?

NANNINA   Nen le sacce!

UGHETTO  Nannì!

NANNINA   Carma e sangue refridde!

UGHETTO  Scì, scì Nannì. Nu dovéme sta ècche!

NANNINA   Zitte, che mò quie se more in cucina e ce chiamane!

UGHETTO  E nù cómme ddù statue: fermi, indifferenti, cómme se gnènte fusse.

MELINA      (di dentro gridando a squarciagola) AAAAHHH!!!!

NANNINA   E’ mórte!

UGHETTO  Scappa, scappa! (via con Nannina nel bagno)

PARMIRA   (venendo fuori dalla sua camera) Ma chi sta alluccà?

SILVESTRO                        (entra dalla comune come una furia, con valigia) Addò stane?!

PARMIRA   Tu?

SILVESTRO                        (con voce di pianto) Scì, scì. Nen pòzze resiste lontane. Ie débbe sta ècche, débbe murì avéntre sta cambera! (cio’ dicendo apre la porta della propia camera, butta dentro nervosamente la valigia come per mandarla a finire sul letto, richiude la porta e si avvia rapidamente per uscire)  Vójie parlà co i genitori!

PARMIRA   (seguendolo) Carmate!

SILVESTRO                        (chiamando con forza) Don Ughè, signòra Nannì, addò stete? Venite a vedè ste cadavere. Ecche ce sta n'òme mórte. Nen ve annasconnete! (via in cucina seguito da Parmira)

NANNINA   (dal bagno insieme a Ughetto, vacillando sulle gambe) Ughè, Ughè, c'hanne chiamate, doveme escì. Òne ditte che ce sta n'òme mórte!

UGHETTO Carma, Nannì, indifferenza, no scialanza! (con voce di chi si sforza di essere calmo) Chi c'ha chiamate?(insieme a Nannina)

AMILCARE                        (appare con una mano alla fronte) Assassini, marvagi.

NANNINA   (al colmo dello stupore) Ma chi è?

AMILCARE                          La valigia, la valigia.

UGHETTO  Va trovenne la valigia!

AMILCARE                        Me séte avvelenate….me séte avvelenate je mumente più béjie. Me steva a sonnà nonnò zitte, zitte. Séte na coppia diabolica. Assassini, telinguèndi. (rienta)

NANNINA   Ma quisse chi è?

UGHETTO  (stordito, confuso) Carma, indifferenza, freddura. Canta quaccósa!

NANNINA   “Je sócere è ne strù…” “Je sócere è nu strù…”

UGHETTO  E propria sta canzona t'atà mette a cantà?

NANNINA   E me scita!

SILVESTRO                        (entra seguito da Parmira e Melina) Ah, mò campe cént’anni de più!

PARMIRA   Vù sète brutale, séte ne maleducate.

SILVESTRO                          Eh, ie campe mmézze alle caramelle, ma quande ce vò sò esse amare.

NANNINA   Ma che ha fatte?

PARMIRA   Ha pijiate a schiaffi Gino Dorè.

NANNINA   (sottovoce a Ughetto) Ha pijiate a schiaffi je mórte?

GINO           (entrando) Tutte je caffè ‘nterra m’ha fatte cascà! Manche ne surze ce so rescite a pijiamme!

NANNINA   (sottovoce a Ughetto) Ughè, la mane superiore!

SILVESTRO                        Je caffè ‘nterra? (facendo per scagliarsi contro Gino mentre Melina e Parmira lo fermano) Ie t’accide, si capite? Ie te spare!

NANNINA   Ma ne je reggete! Lassatejie fa!

UGHETTO  (scambiando uno sguardo d’intesa con Nannina) Fatejie sfocà!

GINO           Imbecille!

UGHETTO  A chi?

GINO           A je carammellare! Ie nen te mene perchè ce stane le femmene  'mméze! (Nascondendosi dietro le donne)

SILVESTRO                        (facendo di nuovo per scagliarsi contro di lui) A chi?

GINO           ( sempre nascondendosi) Uè! Reggete je pazze. (via in camera)

PARMIRA   Silvestrì, è méjie che te ne va sinnò ècche fenisce male!

SILVESTRO                        Me ne vaje? (con tono deciso) Signòra Nannina…vi riconfermo la cambera. (via nella propria camera per risortire tra poco)

MELINA      Ecche ficeme je cirche!

NANNINA   Ma tu perchè si alluccàte?

MELINA      Perchè don Peppine me 'mportùna, ma scagnàte pe l'acquasantiera.

SILVESTRO                        (di dentro gridando) Aahhhh!

NANNINA   E quiste chi je sta a 'mportùnà?

SILVESTRO                        (ritornando in scena con una mano alla fronte) Ma chi ce sta lòche      avéntre? M’ha date ne cazzòtte 'ncape!

UGHETTO  Nannì, sò arrivati i picciuni viaggiatori!

AMILCARE                        (viene fuori vestito per andare via) Eh, je scherze è béjie quande dura póche. Je steva aspettà arrete alla porta. (a Peppino che entra) Vù!     

PEPPINO     Che sò refatte?

AMILCARE                        (pazzo) Me séte misse avéntre sta cambera pe sfottéme? Ie ténghe nove fiji. Je più rósse studia lirica. Còre de papà, 'gni tante fa i vocalizzi.(esegue)Ohhh ohhh. La seconda studia pianoforte, la quinta tè je giradischi co tutte musiche de Rocco e de Rollo. La terza fa la puliscitòra a je cèssi de je cinema Margherita e quande rentra fa le colonne sonore, la quarta te ddù gemelle che fane i turni a piagne,(imita il pianto) Uè,Uè. Mójiema co la tilivisione fine a notte, se vede pure je tralicce della rai. Vénghe ècche pe riposamme, cómme se chiama? “ Pensione della tranquillità” e frecate, e se chiameva pensione dell'agitazione che ce scìvane i mórti ammazzati? Ie m'èva appena appennecate dóppe centécinquanta jórni e centécinquanta notti e t'arriva ste pazze che allùcca a tutte spiane! Ie me ne voleva ì alla cappella de nonnò che èva surde e mute, a quest'ora steva angóra a sonnà! E nen sò méjie j’indiani de casa mè?(imitando il grido dei ragazzini) Uhhhh!Uhhhh! Armene sò allucchi de famijia! (via)

NANNINA   (a Peppino) Tu, sembre tu! Ma cómme, affitti le cambere e nen dici gnènte?

PEPPINO     E m’èva distratte!

MELINA      E poteva entrà pur'ie e troveva quie mammòcce avéntre je létte!   (via nella camera di Parmira)

NANNINA   Silvestrì, mittete ne póche de ghiacce ‘ncape sinnò t’esce je cocorne!

PARMIRA   (prendendo per una mano Silvestro) Vé,vé in cucina. Facce ie! So infermiera diplomata. L'èva ditte che so infermiera?

SILVESTRO                     Parmì, lassame sta che me débbe ì a pijià ne carmante  (via dalla comune) (Parmira via nella propria camera)

CARMELO (entrando)  Ughetto…Nannina…

PEPPINO     (fra se) E’ passata n’atra mezz’ora della vostra vita! Uhhhh! (esce)

CARMELO La luna non ‘e tramontata ancora?

NANNINA   Gnènte, Carmè je sòle è angóra avéte!

CARMELO Ricordate: Squagliati nel sapone finite! (rientra)

UGHETTO  (a Nannina) A preposite de sapone, Nannì ricordate che s'adà ì a crombà sinnò manche quist'anne se pònne lavà le linziòla.

NANNINA   Ughè sparagneme, tra póche le linziòla le lavane co nu! (via tutti e 2)

LUDOVICO (entrando vestito da barbiere con Silvestro) Silvè, in nome della nostra vecchia amicizia, ma tu sì sicure che ste fetentone sta ècche?

SILVESTRO                     Ma cérte, quie è je fratéjie de je padrone della pensione e finende a mò stéva ècche

LUDOVICO Ah, se je potesse còlle co mójiema! Sti maledetti m’òne misse a cavajie a ne pórche. Ténghe le corna rentorcinate

SILVESTRO                     (con aria malvagia) Scì, ma statte atténte, che quie verme de Peppine Bottiglieri se fa chiamà Gino Dorè pe nen fasse reconosce, dice che tè ne béjie luk, e insidia tutte le femmene della pensione. Vòle mantenè l’anonimato je schifuse! Ie te so portate ècche perchè a quest’ora se fa fa sempre la barba e aspetta je vajóle de je barbiere.Ie so ìte a je salone e so ditte a je barbiere de nen venì, po sta tranquille. Sta avéntre a quela cambera (indicando la camera di Gino Dore’) Mo ie me ne vaje pe nen fa capì che so fatte la spia. Tu bussa e pijiate tutte le sosfazioni che vò (via dalla comune strofinandosi le mani con soddisfazione)

LUDOVICO(bussa alla porta di Gino) Signor Gino Dorè, la barba.

GINO           (uscendo) E tu chi sì?

LUDOVICO Sò je givinótte gnóve de don Raffaele.

GINO           (squadrandolo) Ah, je givinótte, gnóve? La si 'ncomenzata subbite la carriera.(fa per sedersi, Ludovico gli toglie da sotto la sedia per portarla nella sua camera) Ma che fai, me vò fa assettà ‘nterra?

LUDOVICO Ma scusate, ma che la dovéme fa ècche fòri, la barba?

GINO           Ecche fòri!

LUDOVICO Ma è méjie avéntre, ve débbe fa ne lavuritte speciale, lòche stéme più tranquilli, nen se sentene j'allucchi

GINO             Ma quassi allucchi? Chi adà alluccà?

LUDOVICO  (riprendendosi)Tante vòte po' succede che quacchidùne se mette alluccà, e une po' se sbajia

GINO           No! La ficéme ècche!

LUDOVICO E va bbóne.

GINO           Me raccomanne, io sò dilicate: je rasoie 'mbaccia adà esse ne petale de rosa. (siede)

LUDOVICO (mettendogli la tovaglia al collo) Nen ve preoccupete, je sacce je mestiere. Atre che petale de rosa, na cascata de crisantemi!  (stringe sgarbatamente)

GINO           (tossisce) Eh, eh.

LUDOVICO Ch’è state?

GINO           E tu n’atre póche me struzzivi.

LUDOVICO(bagna e insapona il pennello) E’ stata nà mossa scasuale, ma nen ve preoccupete, state tranquille, rilasseteve, ferme cómme na statua, cómme se fussi mórte (comincia ad insaponargli il viso) Ie le sacce cómme se tratta na faccia cómme la vostra! Na faccia co tutte se luk! Na faccia de...(brusco colpo di pennello)

GINO           'Ncomenzème bbóne!

LUDOVICO (occhi da pazzo) Le sacce cómme se tratta, nen te percocà (ride sguaiatamente)Ah,ah,ah, le sacce

GINO           Ma che ténghe la barba avéntre j'ócchi?

LUDOVICO (incalzando) Adà esse affascinante Gino Dorè! Adà tenè je luk Gino Dorè.Adà esse lisce Gino Dorè! Je facce béjie béjie Gino Dorè

GINO           ( pennello dentro le orecchie) Ma che me débbe lavà le recchie? (fa per alzarsi) Sinti….

LUDOVICO (inchiodandolo con una mano sulla sedia e brandendo con l’altra il rasoio, perentorio) Nen te move che te strocche le recchie!

GINO           (comincia a tremare) Cómme?

LUDOVICO Appena allùcchi sì mórte!

GINO           Ma….ma….ma tu chi sì?

LUDOVICO (occhi da pazzo) Ne pazze!

GINO           Matònna Pietraquale!

LUDOVICO Ah, mò chiami la Matònna? La Matònna mo cala da je Sarviane, vè ècche e ajuta je luk de Gino Dorè.

GINO           Ma vardete, signor pazzo…..

LUDOVICO (di scatto) Statte zitte!

GINO           No, no, nen parle più, me sténghe zitte.

LUDOVICO (lascia il rasoio e riprende il pennello) BRAVO! (con un sorriso sadico gli passa il pennello sulle labbra) E magnate ne póche de sapone, Gino Dorè!

GINO           NO!

LUDOVICO E sinti cómme è saporite.

GINO           (sputa) Pùh, pùh….

LUDOVICO Nen ne vò più, Gino Dorè?

GINO           Grazie, non gradisco.

LUDOVICO Te si saziate, Peppino Bottiglieri?

GINO           Ma ie nen capisce…..

LUDOVICO (minaccioso) Zitte!

GINO           Scìne,scìne, tè raggione….

LUDOVICO (posa il pennello e prende il rasoio) Passeme all’esecuzione!

GINO           Ma varda…..ie me sténghe a cacà sótte

LUDOVICO (sempre come un pazzo) Tranquillo, nen te preoccupà, ie nen sbajie. La mane me è ferma! La mane me nen trema, varda. (stende la mano armata che invece trema tutta e ride)

GINO           Mamma mè, aiutatame!

LUDOVICO La vidi che nen trema?

GINO           La vede, la vede!

LUDOVICO E fra póche nen la vidi più!

GINO           Ah, Matònna Pietraquale, ma che te so fatte?

LUDOVICO Me si fatte che te chiami Peppino Bottiglieri

GINO           Ma ie nen me chiame Peppino Bottiglieri

LUDOVICO E devi morire!

GINO           Ie me chiame Gino Dorè.

LUDOVICO E te débbe accite!

GINO           Ma allora vò accite tutti quanti?

LUDOVICO A tì, a tì sortante. Finarménde te sò trovate. Peppino Bottiglieri.

GINO           Ma varda che tu si scagnate na barba pe n'atra, ie…

LUDOVICO (brandendo alto il rasoio) Statte zitte, Peppino Bottiglieri!

GINO           Ma che vò da mì, te sta a sbajià, varda (cacciando una locandina del suo spettacolo) Ie me chiame Luigi Chiappettone in arte Gino Dorè e sono macchiettista a je teatre Margherita, nen me chiame Peppino Bottiglieri.

LUDOVICO (guardando la locandina) Ma…allora tu nen si Bottiglieri? Mannaggia a Silvestrino! Signore, ie ve chiede scusa, perdonatemi se ve steva pe accite….è sóle pe pudore che nen m’inginocchie davanti a vù, ma diteme che débbe fa pe famme perdonà!

GINO           Te ne adà ì!

LUDOVICO Tè ragione, ma ie so state ingannate. Tu nen le po' sapè…Gesù, ie pè póche, pe na 'ndecchia nen te so accise!

GINO           E grazie tante. Ma tu circhi Peppino Bottiglieri?

LUDOVICO Scìne, ma tu je conusci bbóne? Sì amiche de famijia?

GINO           No, ie so criente. Ma tu vò sapè la verità? Ie sténghe ècche pe na signòra!

LUDOVICO Peddavére?

GINO           Vò la prova? Aspetta che te facce vedè. (va     a mettere l’orecchio alla porta di Parmira poi chiama) PARMIRA…Parmiruccia…

LUDOVICO Oh!

GINO           Tesorucce, bocconcino. (Origlia, poi si allontana dalla porta) Beh, forse starà riposando….ma te giure che quela è l'amante mè.

LUDOVICO Ah, scì?

GINO           Uh, e ie ténghe je luk 'mbortante. Te pòzze dà quarsiasi prova. Dóppe te la presento pure. (va a sedere sulla sedia) E’ na donna meravijiosa, ie….(notando che Ludovico sta affilando il rasoio nel palmo della mano) Ma che è?

LUDOVICO Te débbe fa la barba.

GINO           Ma lassa perde, già me la si fatta

LUDOVICO No, no, te débbe refà la barba, te ne prego, (comincia a radere) Parlame, parlame angóra della tua amante.

GINO           Eh, ie te la volesse fa vedè in camicia da notte bella, tutta velata…

LUDOVICO Velata?

GINO           (sospirando) Ahhh…

LUDOVICO E dimme na cosa, nen è sposata questa grande signòra?

GINO           Scìne, ma je marite adà esse ne cretine….quie cornutone!

LUDOVICO E’ le vere?

GINO           Fa piane….ma propria une de quiji cornutoni, che se tu ne vò troà une eguale nen ce risci, atre che tu... AH! (fa per alzarsi) Ma insomma!

LUDOVICO (respingendolo sulla sedia) ASSETTATE!

GINO           Ma ie….

LUDOVICO Tu si ne verme!

GINO           Cómme?

LUDOVICO Ne pidocchie!

GINO           Mo’ te sta 'ngazzà n’atra vòta?

LUDOVICO Tu nen pò campà, tu t'atà murì.

GINO           Matònna

LUDOVICO Devi morire!Disgraziate, telinguènde, ma tu le sa chi so ie?

GINO           Ne Pazze!

LUDOVICO So je marite!

GINO           De chi?

LUDOVICO De PARMIRA!

GINO           (tremante) Ehhhhhh!

LUDOVICO Zitte, nen allùccà!

GINO           E chi ce la fa? (cercando di scappare)

LUDOVICO Fermo!

GINO           Aiuto!

PARMIRA    (uscendo dalla propria stanza) Ludovico!

LUDOVICO PARMIRA!

GINO           (approfitta per scappare in camera sua continuando a gridare aiuto)

LUDOVICO (prendendo Parmira per il polso) Vè ècche, vè!

PARMIRA   (terrorizzata) Ludovico, non è cómme pensi…ti assicuro….me fai male, lassame….

LUDOVICO Disgraziata, devi vedere, devi vedere quelle che succede pe ttì, vieni (via nella camera di Gino trascinando Parmira e tirando dalla tasca una pistola)

PARMIRA   (entrando trascinata da Ludovico) No, te preghe…nen le fa...ne j'accide…aiute….

MELINA      (entrando concitata) Ma che sta a succede? Chi chiama aiuto?(chiama) Don Ughetto, Don Ughetto (mentre arrivano in scena Ughetto e Nannina si ode dalla camera di Gino uno sparo. Ludovico esce di corsa con la pistola in pugno seguito da Parmira )

PARMIRA   Pazzo, pazzo, j'accise… (via dalla comune insieme a Ludovico)

UGHETTO  (rendendosi conto di quello che e’ successo a Nannina) E’ fatta, la luna è tramontata.

NANNINA   (entra nella camera di Gino Dorè per rendersi conto dell’accaduto poi esce) Ughè, je mórte sta bbóne in salute (esce Gino)

GINO           Quie pazze de je marite della signòra Parmira….prima me voleva stroccà le recchie, po me voleva sparà….la mójie se messa 'nnanze alla pistola e allora se voleva sparà isse ‘ncape…. Parmira c’ha acchiappate je racce ed è partite ne córpe che me credeva che m'èva cóte e so svenute, po’ so rinvenute e nen ce stevane più….ficiteme mette ne póche ‘ngima a je létte che sténghe a tremà cómme ne vinghie pe la paura.  (via verso la sua camera poi dalla soglia) Don Ughè, se nen me sò mórte mò, nen me more più! (via)

UGHETTO (cerca di aggredirlo ma Nannina lo trattiene) No, ie a quisse j'accite co le mani mè, me je magne a muccichi, quisse è indistruttibile, Nannì lassame fa prima che quisse c'accide a nù.

NANNINA   (trattenendolo) Ma lassa sta, Ughè nen te compromette (invertendo i ruoli e trattenuta da Ughetto) Mò me je magne ie!

CARMELO (esce lentamente dalla sua camera, i due si fermano)

NANNINA   Ah, sta a calà da je purpite!

UGHETTO  E cómme sta ‘ncazzate!

CARMELO Amici, fratelli miei, non c’è più tempo.

UGHETTO  Carmè, non abbiamo talento.

NANNINA   Ma une cuscì, senza ne póche de tirocinie, s’improvvisa assassine?

CARMELO (a correggerla) Giustiziere!

NANNINA   Giustiziere.

CARMELO(tendendo la mano a Ughetto) Ughetto Bottiglieri, dammi la mano.

UGHETTO  (stringendogliela) Si!

CARMELO Ora, per voi, faccio una pazzia.

UGHETTO  Dici che i sórdi te ji si pijiati tu?

CARMELO E questa nunn’è nà pazzia, questa è na cazzata!

NANNINA   E allora che fai?

CARMELO Lo faccio fuori io a sta carogna, l’ammazzo io!

NANNINA   Bravo!

CARMELO Io nun s’ò bravo, io s’ò cattivo!

NANNINA   No, no , ma quanno maje! Sei…cómme te débbe dì...un assassino di buon cuore.

UGHETTO  Il nostro benefattore.

CARMELO Ughetto, stammi a sentire: io l’ammazzo e uno di voi si accolla il delitto.

NANNINA   E po’ jame ‘ngalera?

CARMELO Nannina, io sono già macchiato. Se vado in galera io non esco più. Voi invece siete incensurati, avete l’attenuante di Rosetta. Fate come un padre, come una fiera madre siciliana.

UGHETTO  E che farebbe una fiera madre siciliana?

CARMELO Direbbe: Io! Sono stata io! Delitto d’onore fu. M’aveva sedotto la figlia!

UGHETTO  (a Nannina) Si capite bbóne?

NANNINA   Aspetta, po parleme.

CARMELO Io vado a mettermi di vedetta. Voi andate dentro e aspettate il botto, che io, appena l’ho a taglio, gli sparo proprio qua, in mezzo alla fronte. Voi correte fuori, io vi do la pistola in mano e tutto è fatto. (via nella propria camera)

UGHETTO  Nannì, a che sta a penzà?

NANNINA   Che tu devi fa cómme un fiero padre siciliano.

UGHETTO  Nannì, ma ie so marzicane e ppó quesse so cose da femmena!

NANNINA   No, Ughè! Queste so cose da omini!

UGHETTO  Nannì, l’atà fa tu!

NANNINA   Nóne, tu, tu!

UGHETTO  (sentendo delle voci venire dalla comune) Sta a venì gente. Jame lòche  davéntre e ce metteme d’accórde…che le fa tu! (esce con Nannina)

ROSALIA    (entrando dalla comune con Agatina,sono mamma e figlia, siciliane) Entra, entra (poi ad alta voce) C’è nessuno?

AGATINA    Mamma, io mi vergogno, io mi vergogno!

ROSALIA    Statte zitta! Entra e ricordati perchè venimmo qua ad Avezzano.

AGATINA      Perchè venimmo qua?

ROSALIA       A chi cercammo?

AGATINA    Luigino Chiappettone detto Gino Dorè

ROSALIA    Riparare deve, ti ha disonorata e deve riparare o pagare con la vita

AGATINA     Ma perchè?

ROSALIA      Sedotta e abbandonata ti ha, deve morire

AGATINA     Ma no, ci siamo lasciati di comune accordo, nen teneva più il luk valido, non alluccava più

ROSALIA      Ma che stai dicendo? Quindici anni tenevi quando ti violentò

AGATINA      Non fu violenza, consenziente ero

ROSALIA      Stai zitta, due bambine ti fece fare, la tieni la fotografia delle piccereddu?

AGATINA     (caccia una foto) Eccola

ROSALIA     Ci sono tutte e due le piccereddu di Gino Dorè?

AGATINA      Tutte e due c'entrarono

ROSALIA      Bene, in faccia ce la devi sbattere.....la foto!

AGATINA     Mamma, non lo facciamo, io mi vergogno

ROSALIA    Nun ce stà niente da fa. Vergognati quanto vuoi, ma Gino Dorè tiene il 

                       dovere di sposarti             

AGATINA    Ma io co na baby tanta e n’atra tanta (indicando la foto) doppo tantu tempo vengo a chiedere il dovere e l’onore? E magari anche il cognome: Chiappettone

ROSALIA    Chiappettone o non Chiappettone, sposare ti deve!

AGATINA      No, non voglio essere la signora Chiappettone!

ROSALIA      Tu donna d'onore sei, tu un padre ci devi riportare alle piccereddu

AGATINA    Mammà, quando Gino se ne scappò in Italy, questa teneva due anni e quest'altra nata non era.  Mò, tutto insieme dico…. (mentre Peppino e Silvestro entrano, Agatina sbatte la foto sotto gli occhi di Peppino) Bambine, questo è vostro padre?

PEPPINO     Ma che sta a ddì?

AGATINA    (rivolta alla foto) No, no! Bambine, questo non è vostro padre, dicevo piglia e ci dico bambine questo è vostro padre (così dicendo sbatte la foto sotto gli occhi di Silvestro).

SILVESTRO                     Ma che è succéssse?

ROSALIA    Scusate, signò, scusate.  Equivoco ci fu. (rivolta alla foto) Piccerelle, questi  i vostri padri non sono.

PEPPINO     I vostri padri? Ma vù chi séte, a chi cercate?

ROSALIA    Non vi arrabbiate. Un certo Gino Dorè cerchiamo.Un bell'uomo che veste un po' stravagante. Dice che alloggia qua sopra.

PEPPINO     Béjie campione! Quela è la cambera. Assetteteve e aspettate che esce.

ROSALIA    Grazie. Assettammoce. (siedono)

PEPPINO     (in disparte a Silvestro) Dunque, nen di de no. Te so sentute propria ie allùccà 'mbaccia a Gino Dorè: ”ie te spare, ie te spare”

SILVESTRO                     Ma sò cose che se dicene. Ma te pare che spare peddavére a ne cristiane?

PEPPINO     Scì, scì. Ecche sta je béjie de je scherze. Tu c'atà spara peddavére. (accorgendosi che le donne stanno ascoltando si allontana di un passo e piu’ sottovoce) Ténghe la pistola 'nsaccoccia. Ah, ie co ji scherzi sò maligne, sò maligne. Je ficéme diventà gialle pe la paura, ce ficéme venì l'itterizia, je ficeme cacà sótte.

SILVESTRO                     Ma ie cuscì facce la figura de je sceme?

PEPPINO     Nossignore, stamme a sentì. E’ nà punizione che se merita. Jame alla cambera tè. So maligne, so maligne! (guarda Agatina)  Prò, è bbóna quessa! (via con Silvestro nella camera di Silvestro)

ROSALIA    Qua il tempo passa. Bussiamo alla porta.

AGATINA    No, mammà, no!

ROSALIA    Agatì, a questo c’è mortu nu zio in America e ci lassari dui pozzi di petrolio. Pirciò venimmo a reclamare l’onore. E’ pè sti picciutteddu. ‘O patri, l’adda riconoscere prima ca vene acciso.

AGATINA    Ma io me sposo a uno c’adda essere acciso?

GINO           (viene fuori dalla propria camera fischiettando)

ROSALIA    (scattando in piedi) Chiappettone!

GINO           Chi è? Donna Rosalia? Agatina?

AGATINA    No, Agatina è morta. Io sono l’ombra.

GINO           Ma cómm'è che stéte ècche?

ROSALIA    Abbiamo fatto a ritroso la strada di Cristoforo Colombo: dall’America fino a qua!

GINO           (fra se) Già, perchè quie partitte da Fucine. (facendo per andare da Agatina con le braccia aperte) Agatina!

AGATINA    (fermandolo con un gesto della mano) Luntanu, luntanu. Gino, il vino si fa aceto e l’amore si fa odio.

ROSALIA    Patri senza cori. Lo sai che abbiamo dovuto dire per tanti anni alle  picciutteddu  quanno dumannavano de li patri?

AGATINA      Papà è mortu, papà è mortu!

GINO              (facendo le corna) Papà è vivu, papà è vivu

AGATINA    Ma io non venii pe questo. Io nun voglio la compassione. Pè salvare la tua vita ho volato fino a qua.

GINO           La vita?

AGATINA    Tu in pericolo stai. Nasconditi, scappa, fuj. Mio zio, un Killer assassino ha fatto mandare pè t’ammazzà.

ROSALIA    Sta rifacendo la strada di Garibaldi, dalla Sicilia ad Avezzano.

GINO           Nen le sapeva che Garibardi passette pe décqueta.

AGATINA    Scappatenne!

GINO           E addò scappe? Quiji, se òne scoperte che me chiame Gino Dorè me trovane dappertutte. Agatina, Agatina ie te so sembre amata, apposta ti violentai con il mio irresistibbile luk, ie me te spose.

AGATINA    Ma allora ho parlato frangese? Il vino si fa aceto e l’amore si fa odio.

ROSALIA    E bevemece stu vino prima che addiventa aceto. E’ per le piccirelle, (a parte) ricordate i pozzi!

AGATINA    No, no. Non lo voglio.

ROSALIA    (a Gino) E’ l’amore, è l’amore. Pirciò dice questo. Ma sapete quanto abbiamo girato pè trovatte?

AGATINA    Per compassione l’ho fatto, ma io non ti sposo.

ROSALIA    Gino Dorè, non ti preoccupare, ti sposo io!

GINO           Vù?

ROSALIA    Voglio dire: m’impegno io che lei vi sposa. Si no le faccio ascì l’aceto dal naso.

CARMELO ( entra) Uè! Donna Rosalia, Agatina!

AGATINA    Si, si. Siamo noi.

CARMELO   Hai visto, finalmente hai ritrovato Gino Dorè

AGATINA      Pe me è mortu

CARMELO Bocca profetica sei. (caccia la pistola) Si, l’infame è morto.

GINO           Je killer, je killer! (e via di corsa nella propria camera)

AGATINA    (sbarrando il passo a Carmelo che fa per inseguire Gino) Carmelo!

CARMELO Agatina, assolvo io il mandato.

AGATINA    Carmelo, non c’è più mandato. (mentre Rosetta appare sulla soglia della comune) Gino Dorè mi sposa.

ROSETTA   (restando in osservazione) Oh Dio!

CARMELO Ma….allora sono confetti?

ROSALIA    Si, si l’ha promesso.

CARMELO Non c’è tempo da perdere. (va al telefono) Niente, maledetto, non c’è linea. Bisogna telefonare subito a don Pippo. Deve sentirlo dalla vostra voce:”Annullare la commissione, Gino Dorè sposa Agatina”.(prende la foto da Agatina) Vostro padre sposa mammà! (lascia la foto sul tavolo) Andiamo. (via dalla comune con Rosalia e Agatina)

ROSETTA   Agatina? Je padre? (gridando con forza) Mamma, papà addò stéte?

NANNINA   (entrando con Ughetto) Ch’è succésse?

ROSETTA   (scoppiando in lacrime) Potete esse felici, Gino me lassa, se sposa co Agatina. (prendendo la foto) Queste so le fijie

NANNINA   Le fijie?

UGHETTO  Ah! Ste creature so le fijie de Gino Dorè?

NANNINA   Ah, dilinquente, ha sparze je luk pe tutte je munne

ROSETTA     Pe mmì Gino è mórte! (posa la foto sulls base, vicino al telefono)

UGHETTO  (fraintendendo) E’ mórte? Ma cómm'è che se sposeva Agatina?

ROSETTA    Te le repete è mórte, è mórte

NANNINA   Ma ie nen so sentute nisciuna botta!

UGHETTO  Je padreterne c'avrà mannate ne coccolone, (a Rosetta) Ma si sicura?

ROSETTA   E' mórte,è mórte!

NANNINA   (va verso la camera di Gino e fa per entrare)

GINO           (mettendo fuori solo la testa) Se ne sò ìte?

NANNINA   (sussultando e retrocedendo) Ughè, è vive!

UGHETTO  Ormai gnènte me stupisce. Se esce vive dalla cascia da mórte dóppe i funerali, ie nen diche gnènte.

NANNINA   Ma che fai? Compari e scompari! Tu nen po' fa cuscì!

GINO           Aiuteteme, aiuteteme. Sono pericolante. Me vójiene accide!

NANNINA   (confusa) Le sacce!

GINO           Lo sapete?

NANNINA   Cioè no….voleva dice…Ughè, che voleva dice? Spiegacele tu. Ie…ie…ie ténghe je fóche ‘ngima alla pasta. (esce)

UGHETTO  Scì, perchè ..je fóche ‘ngima alla pasta…capite ..nen se scoce mai.. insomma,ie ne me sente più la coccia ‘ncoccia. Scusa, vaje a vedè se je fóche ha rammórte l’acqua. (esce)

GINO           Ma nen se sentene bbóne?

ROSETTA   Luigì, io te débbe parlà!

GINO           Micina….

ROSETTA   No, aspetta. Le sacce che te dénche ne dolore rósse, ma nu femmene séme cuscì, nu femmene séme cattive. Luigì, ho scoperto che non ti amo. Tu po' esse patreme, sì curiuse, te visti stravagante. E ppó, diceme la verità, tutte se grande luk ie nen je so viste! Ma perchè me dovesse ‘nguajà co tì? (scoppiando in singhiozzi) Ie vójie bene a Silvestro….ie vójie bene a Silvestro.(esce)

GINO           (gridandole dietro) Ma ie sténghe in pericolo di vita, ma nen ce ne freca gnènte a nisciune?

SILVESTRO                     (viene fuori dalla propria camera tutto felice in volto) Ma pijiate la diabbeta! Ne quintale de zucchere ‘ngima a mì. Rosetta me vò bene, le so sentute, co la recchia arrete alla porta!

GINO           Uè, caramella, nen cantà vittoria perché ie sò angóra vive.

SILVESTRO                     (mettendo fuori la pistola) Pè póche angóra.

GINO           Che?…ma…ma allora si tu je killer?

SILVESTRO                     Che sò?

GINO           (facendo per scappare) Aiute, quiste me spara!

SILVESTRO                     (spara e via di corsa nella propria camera)

GINO           M’accise, m’accise! (cade svenuto al centro della scena)

NANNINA   (entra e vede Gino steso) E’ fatta, je cadavere sta ècche. Je vede co 

                          j'ócchi mì. Nen me fa scema sta vòta. Staòta si propria mórte.

                          ( A  Gino) Ma Carmelo addò è ìte? Ah, già, quiste nen me po'  

                          responne, è cadavere!        

PARMIRA   (viene dalla propria camera insieme a Melina) Ma che è succésse?

NANNINA   Ie, so stata ie. Delitto d’onore fu. M'aveva sedotto la fijia.

UGHETTO  (entrando) Nannì….

NANNINA   (indicando Gino) E’ mórte Ughè, vardaje bbóne, stavòta è mórte peddavére!

UGHETTO  ( in ginocchio su Gino) Ie, so state ie. Delitto d’onore fu, m' aveva sedotto la fijia.

NANNINA   (imbarazzata) Ma quesse le so ditte ie!

UGHETTO  (insistendo) Ie, ie so state ie….

NANNINA   Ah, si state tu? Ie me credeva ch’èva stata ie.

PARMIRA   Ma che dicono?

CARMELO (entra dalla comune con Rosalia Agatina e Rosetta) Ughetto Bottiglieri, questa è una giornata di festa.

UGHETTO  Ie, so state ie. Delitto d’onore fu, m'aveva sedotto la fijia.

CARMELO Ughetto, in nome di Dio che hai fatto? L’hai ammazzato davvero? Quello era il promesso sposo di donna Agatina Barbato.

UGHETTO  Delitto d’onore fu, m'aveva sedotto la fijia.

CARMELO E tu sei morto, questi ti ammazzano.

NANNINA   Cómme si ditte?

CARMELO Siete morti. Questi vi uccidono.

NANNINA   Carmè, ma tu tenissi la menopausa? Ma tu ce vò mannà a je manicomie?

AGATINA    No! Al cimitero vi mandiamo. Chi ha sparato a quest’uomo?

ROSALIA      (rivolta alla foto sul tavolo) Non guardate piccereddu, non guardate!

                        Hanno acciso a papà!

AGATINA      Chi ha ucciso quest'uomo?

UGHETTO  Ie, so state ie. Delitto d’onore fu. ( mette una mano sul petto di Gino)

GINO           (rinvenendo e tentando di rialzarsi) Don Ughè!

NANNINA   Matònna!

UGHETTO  (senza scomporsi) Giù, stai giù, nen t'arzà, tu sì mórte. So state ie che te so accise. Delitto d’onore fu….

TUTTI          Ma è vive, è vive!

AGATINA     Chiappettone mio!

ROSALIA      (alla foto) Il luk vivo è!

NANNINA   Ma chi ha sparato allora!

PEPPINO      È rescite je scherze, è rescite!

NANNINA   Ma che scherzo?

PEPPINO     Ridete, ridete: so fatte sparà a don Silvestro co ne córpe a sarve.

UGHETTO  (inebetito) Nen è le vere. Ie, so state ie. Delitto d’onore fu. Mi aveva sedotto la fijia.(rimette ripetutamente giù Gino che tenta di alzarsi)

SILVESTRO                     Ma nen le stéte a ddì a tutti quanti, che ie me la débbe sposà!

NANNINA   (preoccupata a Ughetto) Ughè, Ughè, ma che t'ha pijiate? Ma nen si capite? Je mórte nen è mórte, vardaje. Je mórte sta bbóne in salute.

UGHETTO  Nóne! Ie, so state ie, delitto d’onore fu. M'aveva sedotto la fijia. (come sopra) Giù, stai giù. Tu si mórte ...Ie so state ie...

NANNINA   (pazza anche lei) Matònna Pietraquale, s'ha 'mbazzite mariteme...s'ha 'mbazzite mariteme....s'ha 'mbazzite mariteme!

                                      FINE

inizio lionello 0-53. Fine primo, inizio secondo fiorello 23-58. fine fiorello da 23 fino a Riapertura          sipario solo musica, uscite finali  fiorello da 0 ad libitum