John Burlatti sfida la storia

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JOHN BURLATTI SFIDA LA STORIA

manifattura drammaturgica di Tiziano Fratus

- Nello sforzo immane di cambiare il mondo,

qualcosa, ogni tanto, può sfuggire di mano -

Torino © 2001

PERSONAGGI

- John Burlatti, primo ministro di un paese occidentale, 44 anni

- Elsa Burlatti, moglie di John, 43 anni

- Marina Burlatti, figlia di John ed Elsa, 19 anni, al suo primo anno di università

TEMPO

I nostri giorni

In scena ci sono i tre personaggi: sulla sinistra, distesa per terra su di un telo c’è Marina, una bella ragazza ben vestita, dietro di lei un poster appeso di Brad Pitt. Accanto a lei si vedono alcune bambole di pezza, con le quali di tanto in tanto Marina gioca, e dei cuscini. Quando non parla o non agisce si cura le unghie, si pettina, legge delle lettere d’amore che tiene nascoste sotto i cuscini, ascolta musica con un walkman.

Al centro c’è una sedia sulla quale sta John. Uomo piacente, ottimamente elegante, quando non parla prende appunti sulla sua agenda, telefona, riflette.

Sulla destra c’è uno sgabello, uno specchio dietro in cui la donna di tanto in tanto si riflette.

I tre personaggi restano in scena per tutto il tempo, non si scambiano mai delle battute e delle occhiate. Si prosegue per monologhi.

John Burlatti si presenta in mezzo al palco, dritto, le mani lungo i fianchi, inflessibile.

MARINA B – ELSA B (insieme, come uno spot pubblicitario) Ecco a voi il modello numero 324, elegante, compatto, esteticamente ineccepibile, profilo eccellente, massimo coefficiente di penetrazione (sorrisone), contenuto certificato Massima Garanzia. Il prototipo ideale dell’uomo politico di pieno successo. Un modello incalzante. In pochi anni di duro lavoro si assicurano il raggiungimento dei ruoli più prestigiosi, uno stipendio appropriato, uno stile di vita consono alle responsabilità assunte pubblicamente.

John ritorna alla sua sedia, si siede con eleganza.

ELSA BURLATTI La mia vita è tutta fornellini e pranzetti, l’ho scelta IO, mica me l’hanno imposta come fanno a quelle donne talebane. E poi in famiglia basta mio marito, d’altro canto io sono sua moglie, mi devo occupare della casa, degli ospiti illustri che ci vengono a trovare, della crescita di nostra figlia. Marina quest’anno ha iniziato ad andare all’università, suo padre è proprio fiero di lei! Che brava che è nostra figlia, sempre la prima della classe, sempre la migliore! D’altronde è una Burlatti, e i Burlatti sono tutti gente in gamba, gente come si deve, una famiglia modello. L’unica famiglia che si poteva prendere la responsabilità di traghettare questo paese nel nuovo millennio, l’unica famiglia che poteva fare da esempio per tutte le famiglie del paese. Una moglie devota, un marito esemplare e intelligente, una figlia dolce e studiosa. Non come quelle famiglie di divorziati (schifata), dove il padre non c’è mai, la madre è alcolizzata, e il figlio se va bene frequenta i centri sociali, e quelle squallide stanze della scuola pubblica. Ah! Chissà che malattie uno si rischia di prendere! Se c’è una cosa che mi piace fare è cucinare, e sono proprio brava. Sì, bravissima. Il sottosegretario del tesoro, Villani, me lo dice sempre: una donna meravigliosa come lei che sappia cucinare così divinamente, mia cara Elsa, non la si trova in nessun’altra parte del mondo! (sospira) Eh già, è proprio gentile il dottor Villani… ogni tanto fa il furbetto, però… è un uomo, e si sa, l’uomo è un cacciatore… (ridacchia)

MARINA BURLATTI La mia vita è uno schifo. Dio che mi tocca subire perché sono la figlia del primo ministro! Che è l’ho scelto io di essere la figlia del Primo Ministro, forse, eh? Sempre dare il buon esempio, non so nemmeno cosa si prova a prendere un sei meno meno meno in matematica! Io non so se è giusto! Dovrei fare ricorso al Tribunale amministrativo! E poi non posso dire parolacce (ora sottovoce rapidamente) cazzo cazzo cazzo porca vacca… (ora normalmente) non posso mai uscire di casa se non sono perfettamente vestita e perfettamente pettinata (si scombussola i capelli), non posso parlare con quei poveri compagni che sono di origine operaia, slava o che sono più scuri del caffelatte. Ho fatto tutto il liceo più che come studentessa come rappresentante degli studenti, ero direttrice del giornale scolastico, dovevo scrivere il miglior tema dell’anno, avere le medie più alte, la più brava in ginnastica. Sempre uno, uno, UNO! Che noia! (ora sottovoce rapidamente) cazzo cazzo cazzo porca vacca… (ora normalmente) Ci sono giorni in cui mi vorrei svegliare povera, abitare in una di quelle piccole casette che ci sono giù in periferia, dove il sole non arriva mai perché i grattacieli del centro lo nascondono. Avere un criceto, lo chiamerei… (si gira, guarda svenevole il poster) Brad sì, Braddy… indosserei uno di quei vestitini tutti sfilacciati e bucati che si vedono nei film, uscirei senza fare colazione e con la musica dark nelle orecchie me ne andrei in giro con il cricetino sulle spalle. Chiacchiererei un po’ di vita e di sesso con un travestito, sparerei quattro (ora sottovoce rapidamente) cazzate (ora normalmente) con il venditore di hotdog e patatine fritte del quartiere, me la spasserei con quei ragazzacci tutti muscolosi e vestiti di cuoio della banda più dura che c’è. Sarebbe una vita strafichissima, tutta la vita così. Senza preoccupazioni, senza dover apparire in un modo piuttosto che in un altro, senza pensare alle mode, ai nuovi trend, alla messa in piega, allo smalto per le unghie, a rispettare il divieto di bere alcolici fino a trent’anni, fumando di tutto quando ti pare e con chi ti pare. E magari parlerei anche di politica con qualche sindacalista di sinistra. Chissà che marca di scarpe indossa un sindacalista…

JOHN BURLATTI La vita corre via senza aspettarti, eh no, caro mio, senza aspettarti! Non ci si può mai fermare, e già, troppo troppo comodo sarebbe se ci si potesse fermare! (ride) Ore dieci incontro con il sottosegretario agli esteri, ore dieci e trenta visita al presidente della Coldiretti, ore dodici incontro con il santo vescovo Bertinotti, ore dodici e trenta cena con gli amici del ministero di giustizia… fermarsi, ah! Figurarsi! Sarebbe come pretendere di vivere dignitosamente con il sussidio di disoccupazione! E pensare a tutto il casino che la sinistra popolana sta montando perché mi sono rifiutato di inserire nel bilancio del prossimo triennio questa maledetta riforma! Riforma poi, che diamine di riforma sarebbe non l’ho mai capito! Certo che la sinistra di cazzate ne dice! Non lavori? Non ti dai da fare? Bene, lo stato ti premia. Beccati ‘sto milione al mese di sussidio! Lo voglio vedere chi è che va a lavorare quaranta ore a settimana quando puoi campare senza alzare un dito! Ti alzi alle undici, ti prepari per il pranzo, pranzi, poi dormi ancora un po’, ehhh mangiare stanca! Poi ti alzi, una doccia, un giro in centro, due chiacchiere con altri fannulloni come te, poi la cena, la serata romantica con la fidanzatina, il cinema, il teatro, e poi via a dormire! E magari si conclude con una bella trombatina! Bella vita del cazzo! Ed io dovrei sostenere un modello di vita come questo? Ma siamo impazziti! Se la sinistra vuole continuare a fare quello che fa, cioè parole, che lo faccia! Che io debba essere corresponsabile delle loro follie ehh no! Altro che sussidio di disoccupazione, altro che quaranta ore a settimana per uno stipendio da miseria, per vivere in quegli squallidi casermoni della periferia dove ci stanno le puttane, i delinquenti e i comunisti! Mio padre diceva: Un giorno non ha ventiquattro ore, ma molte molte di più! Parole sante Dio, altro che quei dannati fannulloni che impestano questo paese!

ELSA BURLATTI Sono tanto fiera di mio marito, un uomo PERFETTO. Tutte le donne dovrebbero meritarsi un uomo come John. Un uomo esemplare, un modello da imitare per tutti noi. Ma prima di tutto è un essere umano, sì, è questo che lo rende così eccezionale: il suo essere umano. E poi è così romantico, cordiale, gentile. Premuroso. Tutti i martedì mi regala un mazzo di rose rosse. Tutti i martedì, da ventisei anni a questa parte. Ventisei anni di rose rosse. Arrivano sempre puntualmente alle nove e trenta, li porta un fattorino. Rose rosse per me. (commossa, si accarezza) E poi una carta di credito illimitata, quante sono le mogli che si possono permettere dei week-end in giro per le capitali d’Europa a fare shopping? O a Parigi e a Milano per la settimana della moda? E la casa alle Hawaii? La vasca idromassaggio, le lezioni di tennis, il massaggio shiatzu, le aste di beneficenza, i musei, i teatri. Sono una grande appassionata di musica da camera. Adoro Chopin. La mia vita è piena di cultura e di divertimento. Cosa potrei desiderare di più?

MARINA BURLATTI Stavo tornando dall’università, quando d’un tratto uno mi viene addosso. Ci scontriamo, cavolo dico io, stia attento! Scusa scusa dice lui, scusa scusa, ripete, stavo pensando. Allora io faccio per dirgli che non si va no non si va in giro con la testa ficcata in qualche bella isola del pacifico e poi lo vedo, scuro, alto e magro come un chiodo. Vedo i suoi occhi tondi, neri, due pozzi senza fondo che mi fissano, mi squadrano, mi smontano e mi rimontano in un attimo. Mi sento come un quaderno a quadretti nuovo di zecca nelle mani di una bambina scatenata. Uno sguardo così non l’avevo mai incontrato. Continua a scusarsi, gli dico di smetterla, basta con le scuse, non è proprio il caso. Restiamo in silenzio per un po’. Ci fissiamo a lungo, senza dire una parola. Poi lui si scioglie in un sorriso. Allora inizio a guardarlo, e vedo che porta una maglia bucata. Che taglia porti? Lui da subito non capisce, poi l’afferro per un braccio e lo porto a fare shopping. Non ci voleva credere che gli compravo dei vestiti nuovi. Cosa vuoi? Perché? Guarda che non te lo pulisco il giardino, capito? (pausa, le scappa un sorriso, si stringe nelle braccia) Dimmi tutto di te. Ha riso per mezz’ora quando ha capito che non scherzavo. Siamo rimasti insieme tutto il pomeriggio, ho saltato anche la lezione di danza e la prova di violoncello. Pazienza. Oggi ho conosciuto una persona.

Una musica sontuosa si alza esageratamente, le due donne corrono a fianco di John, che sale in cima alla sedia. Con movimenti studiati, John Burlatti indossa un paio di occhiali da intellettuale. A braccia aperte inizia uno dei suoi celebri discorsi alla nazione, mentre le donne sorridono.

JOHN BURLATTI PRIMO MINISTRO Cari concittadini, cari colleghi del governo e del parlamento, le giovani generazioni vanno aiutate. Sì, aiutate. Sostenute. C’è il serio pericolo che nei cuori dei più giovani vinca il pessimismo, uno spirito di rinuncia e di negatività. E in cosa, cari colleghi, cari concittadini, in cosa mi chiedo, e vi chiedo, possiamo essere di utilità ai nostri figli? Cosa può fare il nostro paese per permettere alle generazioni più giovani di crescere robuste, forti, i cuori colmi di voglia di fare, e di speranza. (pausa) Infondere dei principi, fissare dei punti cardinali, regalare ai nostri figli una bussola. Le nubi in cielo sono tante, è nostro dovere soffiare via le nuvole e permettere all’Orsa Maggiore di splendere luminosamente. Dobbiamo sostenere con il massimo impegno le idee giuste, la moralità. Ecco il centro, la moralità. E’ soltanto la moralità che può aiutare veramente i nostri figli a pensare ad un mondo futuro, dove pace, democrazia e libertà possano essere le condizioni imprescindibili. E’ per questa ragione che il governo ha pensato ad un pacchetto di leggi destinate ai più giovani, ma non solo. Primo punto: proibire l’uso di qualsiasi forma di droga, anche la più leggera, e dell’alcool. Tutti i ragazzi al di sotto dei venticinque anni che verranno d’ora in poi sorpresi a fare uso di droghe e di bevande alcoliche verranno denunciati e processati. Secondo punto: i giovani devono imparare a gestire i propri sentimenti, relegandoli nella esclusiva sfera personale. Smancerie in pubblico, nei parchi così come alle fermate dei tram verranno perseguite civilmente, ed in caso di comportamento recidivo penalmente. Terzo punto: l’aborto. In questo paese, mediante la tendenziosità ideologica e le promesse di un mondo migliore si è ingannata l’opinione pubblica. Rinunciare alla vita è quanto di più abominevole l’uomo possa pensare. Peggio ancora, compiere. Ed è anche una scorciatoia che madre natura non ci ha dato per non rispondere delle proprie responsabilità. E’ questo il buon esempio che vogliamo dare ai nostri figli? Che è possibile non pagare gli errori? Che si può scansare la responsabilità del proprio insano comportamento? Per la nostra società, per il futuro dei nostri figli, dobbiamo riscoprire la forza della nostra moralità.

Le due donne applaudono. Ovazioni.

John si risiede con eleganza, Marina B ed Elsa B ritornano ai loro posti.

ELSA BURLATTI Il dottor Villani è un vero briccone! L’altra sera, al ricevimento al Quirinale per la visita del primo ministro svedese, mi ha raccontato di quelle barzellette! (ride a lungo) Certo è un simpaticone, il dottor Villani, ed è molto intelligente: a quarant’anni è già Sottosegretario al Tesoro. Si è laureato alla Bocconi, si è specializzato a New York e poi è direttamente entrato al ministero. Un’ascesa sensazionale pari a quella di John. (pensa) Ogni tanto però esagera. Io sono una donna sposata, non è che possa scherzare troppo con un uomo che non sia mio marito. E poi John, beh John è un uomo fedele, ne sono sicura, non mi tradirebbe mai. Mica come quel Blinton che si faceva maneggiare da tutte le ragazzine che passeggiavano ad un miglio di distanza dalla Casa Bianca! Per fortuna i tempi sono cambiati. Sono una moglie molto fortunata, questo non me lo devo dimenticare, mai. Mio padre mi diceva che ho bisogno di essere guidata, che se vado per conto mio mi perdo. Per questo sono la compagna ideale di un uomo come John, così preso da mille impegni. Lui è l’uomo che ci vuole per me, è come una goccia che tic tic tic cade giorno dopo giorno su una roccia durissima, e tic tic dopo tic tic ci scava dentro. Amo mio marito (ride).

MARINA BURLATTI (alterata, eccitata) Ho deciso di cambiare vita, vaffanculo lo studio le lezioni private l’orgoglio e il prestigioso prestigio. Non me ne frega più niente. Papà si è incazzato come una iena quando ha visto che il mio ragazzo è un africano. No, negri in casa mia non ne voglio! Sai che figura?! E poi ha un lavoro? Che lavoro ha? E’ questo il padre che vuoi per i tuoi figli?! Vuoi davvero che vengano presi in giro da tutti gli amichetti, per tutta la vita?! Come si fa a pensare di mettere al mondo degli infelici?! Sei un’egoista, ecco cosa mi ha detto papà. Un’egoista. E’ con questa parola che mi ha smossa. Egoista. Io non sono mai stata egoista, nemmeno quando ero bambina: davo la nutella alle mie amiche, io non ne prendevo mai. (si alza) Me ne vado, basta con la vita della bambolina, basta UNO nella vita. Muoio dalla voglia di essere una tra le tante, una di quelle che non si vedono arrivare e che non si vedono partire. Ho già trovato un lavoro: è in una lavanderia a gettoni, in via Mandela, nel quartiere nero. Sei ore al giorno, un milione e sette con tanto di libretti e marche pagate. Tutto in regola. Said poi, ciao pa’ questo è Said, il mio ragazzo, sai, mi ha detto che posso andare a vivere da lui. (da un calcio alle bambole e ai cuscini). Si cambia!

Esce di scena.

Elsa si avvicina al fianco di John, che sale in cima alla sedia.

JOHN BURLATTI PRIMO MINISTRO Cari concittadini, cari colleghi del governo e del parlamento, la libertà è il bene più prezioso di ogni paese civile, e democratico. Non è pensabile un paese civile senza una tutela assoluta della libertà del singolo cittadino. Un paese civile deve confidare fino in fondo nella responsabilità dei suoi membri, nella correttezza della giustizia, senza la più piccola riserva. Tre sono le questioni centrali di quella che abbiamo deciso di chiamare la legge sulle tre esse: scuola, sanità, sindacati. Tre istituzioni che per troppo tempo hanno obbligato l’amministrazione centrale a sostenere l’inadeguatezza, l’inefficienza, e una scarsa professionalità. Il governo non vuole più essere corresponsabile dei singoli fallimenti. Il governo vuole sostenere soltanto la massima efficienza, la massima professionalità, e tagliare i fondi a tutte quelle piccole realtà parassite che vivono del solo sostegno statale. Un aggettivo quest’ultimo, statale, che intendiamo sradicare dal vocabolario quotidiano. La scuola: offrire un servizio di scuola pubblica esclusivamente a quelle famiglie che si trovano in condizione di estremo disagio, e stimolare invece massicciamente l’efficienza della scuola privata, per ogni ordine e grado. Privatizzare corrisponde per noi a responsabilizzare. Privatizzare tutte le università e tutti gli istituti di formazione specialistica, obbligando alla riduzione di qualsiasi spreco, e della scarsa professionalità. Speriamo di garantire in questa maniera una formazione utile ad un inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. La sanità: completa conversione delle strutture sanitarie in aziende private, taglio drastico dei fondi regionali, e l’approvazione di un impegnativo piano di sviluppo alla ricerca, motore reale di un paese avanzato. Infine, quella che è stata abusivamente etichettata LIBERTA’ SINDACALE: i sindacati sono sempre stati nemici giurati della libertà d’impresa, hanno ingannato ed ostacolato con false promesse molti cittadini onesti. I sindacati hanno tolto la terra sotto ai piedi a uomini pieni di iniziative. Sono un cancro di questa società, un cancro che va combattuto, e distrutto. Aboliamo quindi tutte quelle leggi che impediscono la massima libertà agli imprenditori, e ai lavoratori. Faremo tutto quello che è in nostro potere per minimizzare l’azione dei sindacati all’interno delle imprese e delle amministrazioni pubbliche. E’ la libertà, cari concittadini e cari colleghi, la nostra risorsa vitale.

Elsa applaude, ma con poca convinzione.

John si risiede con eleganza, la moglie ritorna al suo posto.

ELSA BURLATTI (tutta spettinata) Ho ceduto… (lungo silenzio, pasticcia con le mani) Ma come facevo a non cedere? E’ venuto qua, a casa, io ero sola, mi sentivo sola, sù ci sono di quei momenti in cui una donna, una moglie si può sentire un po’ sola. Ed è stato così, una barzelletta dopo l’altra, che mi sono lasciata abbindolare. Ad un tratto si è avvicinato, mi ha preso la mano (alza la mano sinistra, la guarda, la poggia sulla guancia con delicatezza), mi ha accarezzata e… eppoi non ce l’ho fatta più eccheccavolo! Non sono mica di latta IO! Me ne sto qua tutto il giorno tutti i santissimi giorni a fare la moglie modella e poi John non c’è mai e se c’è esiste soltanto il Dio lavoro, che sia nuda o vestita oramai a chi gliene frega un fico secco?! (pausa) Il dottor Villani ed io, ci abbiamo dato come matti! (si alza, inizia a togliersi i vestiti), è stato animalesco! Sììììì!! Erano anni anzi no decenni che non provavo robe del genere!! Questa è vita!!

La donna esce di scena.

John è ormai solo. Nonostante questo, con rinnovato vigore e solennità sale sulla sua sedia.

JOHN BURLATTI PRIMO MINISTRO Cari concittadini, cari colleghi del governo e del parlamento, le nostre democrazie ci chiamano ad un impegno senza precedenti. Mai come in questi ultimi cinquant’anni, a memoria d’uomo, lo standard di vita dei cittadini delle potenze occidentali hanno avuto salute, benessere, sviluppo, e pace. La tecnologia ci ha permesso di raggiungere traguardi insperabili, la medicina ha guarito molte malattie, l’età di sopravvivenza di un essere umano, in un paese occidentale, ha raggiunto livelli altissimi. Ora tutto viene messo in discussione dalla follia di un piccolo gruppo di terroristi, un piccolo gruppo di pazzi omicidi. NOI DOBBIAMO REAGIRE! Dobbiamo reagire e dobbiamo dimostrare senza alcuna ombra di dubbio che siamo NOI il futuro di questo pianeta! Siamo noi le potenze più civilizzate, siamo noi che dobbiamo condurre il mondo verso lidi ancora più ideali, siamo noi che con il lavoro, la dedizione, la disciplina, e la moralità, possiamo salvare questo pianeta dalla distruzione e dalla povertà. Ecco perché le nostre nazioni, insieme, una accanto all’altra, hanno deciso di dichiarare guerra ai terroristi, una guerra per la democrazia, una guerra per la giustizia, una guerra per la civiltà. Non sarà una guerra breve, e non sarà una guerra senza perdite umane. Sarà una guerra difficile, ma è l’unica soluzione per poter riavere il nostro futuro, e per poter assicurare uno sviluppo dignitoso anche in quei paesi che oggi sono dominati dal comunismo, dalla tirannia, dalla pazzia.

Un grandissimo applauso. Il premier ringrazia.

SIPARIO