Judith (la risposta che non torna)

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Judith (La risposta che non torna)

versi in dieci quadri per attori, musica e danza

di

VALERIA PATERA


Pubblicato da Borgia Editore in seguito al Premio di Scrittura 


Introduzione al testo. 
Judith così come Salomè (Shulamith), ritratte vittoriose accanto al capo spiccato delle rispettive vittime,Oloferne e il Battista, hanno attraversato l'iconografia dei secoli, accomunate nell'immagine di una femminilità ferina e vendicativa.
In realtà la loro azione si distingue fortemente nella natura e nelle intenzioni:
Salomè uccide per capriccio, per insipienza adolescenziale , istigata dalla rabbia uterina della madre Erodiade. 
Judith è adulta, già segnata dalla vedovanza e uccide su comando divino, per la salvezza del suo popolo.
L'arma comune, la seduzione, è indotta nella giovane Salomè, ma coscientemente maturata in Judith che la vive come gesto sacrificale per la libertà d'Israele.
Notevoli sono le valenze archetipiche di questo personaggio e la dimensione tragica che mette in gioco una catena di dualismi: metafisico/esistenziale, creativo/distruttivo, femminile/maschile, vuoto/pieno, divino/animale, eros/thanatos, purezza/contagio, hybris/saggezza.
La prospettiva poetica che laicamente ha condotto questa ricerca parte dal profilo di un personaggio che si racconta attraverso una ferita, un profilo concreto e umanissimo,una sfumatura diversa rispetto all'eroismo compatto del mythos biblico.
Judith rimasta vedova e "vuota di figli", vive uno scarto dell'esistenza che trascende attraverso un' ascetico esilio, separata dal mondo e protetta dalle mura che cingono le terre ereditate dal marito, alle quali è legata per norma e legge.
L'incapacità di dare un senso agli eventi (la solitudine, lancinante la mancata maternità) è riscattata da una fede risoluta e da un affidamento totale alla volontà del suo Dio.
Ma il suo Dio è quello che interviene nella Storia con l'azione, e ad un'azione 
la chiama, svelando la relazione tra il suo destino personale e un più alto disegno salvifico.
Questa chiamata passa attraverso la dolorosa offesa che Oloferne, luogotenente del tiranno Nabucodonosor , sferra alla città di Betulia, la cui disperazione si configge nella coscienza di Judith,attuando un primo passaggio dall'ascetico distacco al "contagio" con la terra, dalla dimensione personale a quella pubblica, da una fede monolitica all’esercizio del dubbio. 
Questo moto spirituale accade attraverso un transfert sull'immagine del toro che archetipicamente riunisce due antipodi: primordialità e conoscenza, il cui ideogramma è all'origine di un processo di stilizzazione dal quale deriva la lettera aleph (nelle lingue semitiche aleph significa in primo luogo bue/toro), la lettera aleph a sua volta, con la quale secondo la Qabbalah Dio avrebbe creato il mondo, rappresenta anche il termine intermedio tra due poli opposti e contrari: la stagione temperata tra estate e inverno, l'aria del mondo tra cielo e terra, il busto tra testa e basso ventre e all'inizio dell'alfabeto genera tutte le altre lettere, quindi la civiltà della parola scritta, della Legge, del Logos che collega (dal greco legein) gli opposti in armonia. 
L'arco drammaturgico del testo qui presentato, scritto in versi per affidare al ritmo e alla natura immaginifica del linguaggio poetico le tensioni dei protagonisti, si compie non nell'attuarsi dell'azione ma nella sua sospensione.
Giunta al punto in cui deve sferrare il colpo mortale in conformità con la volontà divina, agisce in Judith un’ inversione anziché una conversione: si ferma e con forza problematica , arringa il suo Dio, rigetta le barriere protettive del dogma e abbraccia il dubbio per con-prendere, prendere con sé l'umano, assumerne l'Ombra , e al Dio che ormai chiama con i tanti nomi del mondo(Dio Padre Uomo Fratello Natura) reclama una sapienza terrestre, una sapienza che salva, l’eroismo della coscienza. 
VALERIA PATERA


PERSONAGGI

Judith, ebrea di Betulia

Oloferne, condottiero assiro

Nabucodonosor, Re degli Assiri

Zeda, sua consorte

Garba, ancella prediletta di Judith

Anchior, capo dei Moabiti

Ozia, gran sacerdote d’Israele

Soldati, donne e uomini della corte e del popolo



I Quadro

Il silenzio


(La casa di Judith. Con lei c’è Garba, sua giovane ancella).
Judith I giorni del raccolto, un tempo
erano giorni di festa
Il raccolto, il terzo ormai
da quando Manasse è morto.

Garba Tre raccolti abbondanti.

Judith L’abbondanza che Manasse mi ha lasciato è per me una carestia
Ogni ricchezza che non si divide è una carestia
da amministrare, da governare come la legge,
il dovere, per una donna prevede
comunque una carestia.

Garba Sei così giovane, bella, potresti...
Io penso che Joseph...

Judith (La fulmina con uno sguardo severo e prosegue)
Tu piuttosto, cosa aspetti?

Garba E’ tutto pronto ormai, a luna nuova sposerò.
Ho un po’ paura e la notte non dormo 
così conto quanti mazzi di fiori ci vorranno
quanti ceri, quante focacce,
quanti suonatori, verrai anche tu, vero?





Judith No, lo sai che non esco mai se non il sabato 
per andare al Tempio, apprezzo il tuo invito 
ma è davvero impossibile. 
Ti prego di credere che la tua gioia è anche la mia. 

Non fare quella faccia, va a prendere il baule verde. 
Aprilo. (Garba esegue))
L’involto di tela bianca. 
Prendilo. 
Con cura.

Garba E’ bellissimo!

Judith E’ l’abito delle mie nozze con Manasse...

Garba Magnifico, la seta è sottile come un respiro, dovevi 
essere bellissima... (avvicina l’abito al corpo di Judith che però si irrigidisce per tornare poi alla dolcezza di prima)

Judith Questo è il mio regalo di nozze, prendilo, è tuo. 
Ero snella come te allora 
Non sto scherzando, indossalo



(Garba timidamente indossa l’abito)


Sei così bella, la grazia ti è amica.
Forza sorridi, che ci vuole gioia nella vita,
coltivarla è un mestiere duro 
ma ci vuole gioia.



Garba La gioia certo, ma tu intanto digiuni
e dormi sul terrazzo

Judith Da quando Manasse è morto
la mia gioia ha preso altre strade.



(si abbracciano con delicatezza e sostenendo un intenso silenzio viene
riposto l’ abito.) 


(Garba comincia a sciogliere il grande turbante bianco che avvolge la testa di
Judith. 
La danzatrice entra gradatamente nel fuoco scenico - mentre una tonalità blu 
cobalto inonda la scena - si sente solo il rumore della clessidra ad acqua.)


Judith Ogni sera 
nell’ ora in cui la luce ancora
non cede alla morsa delle tenebre

Ogni sera
sotto questo cielo cobalto
l'azzurro indurito di tutto un giorno 
si trattiene in un graffio d'eternità

Ogni sera
sotto questa volta diamante
le mie mani tremano
sul confine vuoto dei fianchi
vuoti di figli vuoti di te mio sposo
che non vi hai lasciato tracce di carne
dolce generazioni di giochi

Sei rimasto nella terra, Manasse
l'oro imperterrito del sole ti ha ucciso
bruciato la tua fronte che a quest'ora
fresca offrivi alle mie labbra.
I campi d'orzo il raccolto d'aprile
hanno scolpito la palpebra di pietra

Mi hai lasciata sola con l'inutile
bellezza di questo corpo
Un corpo vuoto di corpi
e vuoto lo sostengo senza cibi
questo corpo senza danze
Il mio Dio è il solo ritmo
la voce assoluta che tesse la notte
in silenzio il telaio del destino

Tu solo conosci, mio Signore 
il senso dei nodi di quest' arazzo di dolore
di ogni filo l'inizio e la sua fine.

Tienimi nel tuo canto,Dio d'Israele 
dammi la forza di contenere il vuoto 
la forza di questa brocca che protegge
la purezza dell'acqua la sua freschezza

D'acqua non si è mai riempito questo mio ventre
nessun seme vi ha navigato la rotta della vita
ma tu solo sai dove sfocia il Tuo fiume
alle braccia del tuo torrente mi affido come un ciotolo.



II QUADRO

Babilonia



(La reggia di Nabucodonosor, re e padrone degli Assiri. 
E’ in corso una festa rutilante, banchetti e danze, 
onori al sovrano).


Nabucodonosor Ogni torrente ogni fiume
sarà pieno dei loro cadaveri
cadaveri fino a straripare

Coro Cadaveri fino a straripare.



Nabucodonosor La vendetta contro tutta la terra è pronta.

Zeda Tu sei grande
il più grande
il solo grande
IL GRANDE SEI TU
LA GRANDEZZA sulla terra
Il SOVRANO IL DIO sei tu.

Nab. A tutti i popoli ordinate 
di preparare la terra e l’acqua
per il passaggio del vincitore
IO IL MIO ESERCITO

Zeda Nabucodonosor l’unico Dio 
(il coro ripete)
Babilonia l’unico regno
(idem)
Babilonia governerà il mondo!
Versate vino forte e tamburi come martelli
fino all’alba splendida di Babilonia!


Coro Fino all’alba splendida di Babilonia!

Zeda Mio sovrano, siamo qui oggi per celebrare 
La tua vittoria su Arpacsad ma anche per offrirti 
la grande statua d’oro che hai ordinato.

(Ovazioni- viene svelata la grande statua d’oro)

Come tu desideravi ha la testa d’oro puro
le braccia d’ argento, il ventre e le cosce di 
bronzo, le gambe di ferro e i piedi in parte 
di ferro e in parte di creta e sono venuti fin qui
ad onorarti i sàtrapi, i prefetti, i governatori, 
i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori 
e tutte le autorità delle province.
(Tutti si prostrano)


Nabucodonosor A tutti i popoli
a tutte le regioni gridate la mia potenza! 

A tutti gli abitanti di Persia , Cilicia, Damasco,
Libano e Antilibano, popolazioni del Carmelo 
e di Gàlaad, Galilea superiore e pianura di Esrelon,
abitanti della Samaria e delle sue città,
quelle oltre il Giordano fino a Gerusalemme, Batane,
Chelus, Tafni e Ramesse e tutto il paese di Gessen, 
tutti gli abitanti d’Egitto sino ai confini dell’Etiopia,
Ammoniti e Giudei!



(II coro dei sudditi ripete a cori alternati finché le parole 
diventano puro suono e si confondono 
con l’orgia di danze, musica, fuochi etc..)


Persia, Damasco, Cilicia
Libano e Antilibano
Monte Carmelo e Gàlaad
Esdrelon e Samaria
Batane, Chelus, Cades
Tafni e Ramesse
fino all’alba splendida di Babilonia!
Quando udirete il suono del corno,
del flauto e della cetra, dell’arpicordo 
della zampogna e d’ogni genere di strumenti musicali
vi prostrerete e adorerete la statua d’oro, 
che la mia bontà ha fatto innalzare. 

(Uno per uno si sentono i suoni degli strumenti, 
poi un crescendo di suoni diversi). 


Oloferne Centoventi giorni ci ha regalato il grande Nabucodonosor, 

centoventi banchetti come anelli di una sola catena...

di godimento…



Dal coro ... alla gola... (risate)

Oloferne Auguriamo ancora centoventi anni 
al nostro sovrano e dio e che il suono
del suo corno sia sempre nel nostro orecchio


(Nabucodonosor agguanta una danzatrice 
con un gesto volgare, poi guadagna la posizione centrale 
come per una rappresentazione)


Nabucodonosor E centoventi volte ho ricordato 
il piacere furioso di quel mattino:
Galoppavo, galoppavo sui fianchi 
del monte Ragu mentre le tende 
dell’accampamento rimpicciolivano lontano 
più grande mi cresceva il piacere nelle mani, 
nella gola l’odore del sangue di Arpacsad!
Lo volevo solo per me il piacere di 
Ucciderlo il grande capo SOLO contro di lui ! 
Nessun fante nessuno scudiero 
la mia sola forza e piegarlo! (sempre più eccitato come se la scena accadesse al presente)
Arpacsad, puoi contarli sulle dita 
di una mano i respiri che ti restano!
(applaudono)
L’ho sorpreso solo proprio sulla cima 
del monte Ragu credeva lui di essere al sicuro!
L’ho trafitto come un insetto, il grande 
capo Arpacsad l’ho guardato gli ho 
sputato negli occhi e infilzato un’altra volta.
(ovazioni)


Zeda Nabucodonosor è l’unico capo, il solo Signore, 
l’unico dio sulla terra!

Nabucodonosor (che non ha mai interrotto la tensione del racconto) 
Guardami bene negli occhi Arpacsad 
prima di sprofondare tra i vermi 
Ecbatana è mia ormai le sue torri
sbricioleranno come torroni 
come castelli di sabbia le sue famose mura
si scioglieranno sarà cenere
Il suo splendore sarà cenere. 
da spargere ai piedi di Babilonia 
BABILONIA, l’unico regno sulla terra! (ripete i gesti violenti di prima)

Zeda Zeda è in preda ad un delirio di onnipotenza, 
ha occhi infuocati, dopo le parole di Nab. 
si alza e comincia a danzare )
Babilonia danzerà potente di notte danzerà!
(poi sussurra qualcosa all’orecchio di Nab.)

Nabucodonosor Oloferne! (cala il silenzio)

Oloferne Mio Signore...

Nabucodonosor Il piano di vendetta contro tutta la terra 
che da tempo abbiamo annunciato è pronto!
Oloferne, tu uscirai come mio luogotenente 
Prenderai con te centoventimila fanti e un 
con tingente di dodicimila cavalli con i loro cavalieri. 
Come una valanga travolgerai 
tutti i paesi d’Occidente e Medioriente 
che dovranno obbedire al mio comando!
Occuperai i loro territori e i prigionieri 
li schiaccerai come insetti agli angoli del mio regno. 
Per loro e per i ribelli non avere compassione, 
la morte sarà il loro castigo.
Negati alla compassione e fai 
quanto ti ho detto come fossi la mia stessa mano, 
la mia stessa mano.

Oloferne (Tenendo alzata e tesa la mano destra)... 
La tua stessa mano...
la sinistra non intralcerà la destra
e la destra non fermerà la sinistra, 
tu sarai il mio pensiero l’unico comando.
Sono fiero di essere tuo luogotente...

Nabucodonosor Non devi esserne fiero devi esserne degno!
Degno del nome di Nabucodonosor
Il nome che contiene quello di un grande dio: 
Abed Nebo
In nome di Nabucodonosor e Abed Nebo, 
Ecbatana è stata razziata e questi centoventi 
giorni di festa sono il premio per i grandi.
(con tono fagocitato, quasi senza respiro)
La prossima città che mi spetta è Gerusalemme
la città Santa e il suo santo Popolo di Israeliti.
Mi è già tutto destinato .
Quei furbastri con il loro dio 
senza volto e senza nome 
un dio senza volto può essere chiunque
se non può essere raffigurato non può essere vero 
se non può essere nominato
significa che non esiste .
E loro si sentono eletti da un dio che non può dirsi 
e che non può darsi e la sua grande verità 
la trasmette a dei poveri straccioni
allucinati dal digiuno e dal sole del deserto. (risa e reazioni )
Io sono un dio con un nome, un nome con scritto dentro
quello di un dio: Abed Nebo, Abed Nebo (tutti ripetono)
E ho un volto lo vedete lo guardate 
i pittori lo ritraggono i poeti lo cantano 
le donne guariscono nel contemplarmi 
esisto se chiamate rispondo 
se ricevete un comando sapete 
da dove e da chi viene se mi cercate 
trovate la mia statua d’oro a raccogliere le vostre preghiere
Quella città conterà giorni di gloria 
Gerusalemme mi ringrazierà e dimenticherà
Il suo ridicolo dio, il mio volto sarà 
impresso sulle loro monete 
scolpito sugli obelischi nelle piazze
celebrato in ogni momento.

(Dalla schiera avanza un giovane guerriero dall’aspetto nobile)

Achior Attento Nabucodonosor, 
perdona la mia audacia ma devo parlare:
stai attento al popolo Israele
le loro orecchie non sentiranno il suono del tuo corno
perché ascoltano un suono più alto.

Oloferne Un suono più alto del comando di Nabucodonosor? 
Come ti permetti?
Fatelo tacere!

Nabucodonosor Lasciatelo parlare
lasciatelo parlare non ho nulla 
da temere mi diverte sentiamo...

Achior Gli israeliti hanno una forza 
che noi non conosciamo (tutti ridono)
La loro forza non sta nel ferro ma 
nel cuore e nel pensiero le loro armi 
non fanno rumore ma possono spazzare il mare
non sfidiamo la loro sapienza
ascoltano una voce che noi 
non possiamo sentire è una voce
che viene dal tempo dei loro padri.

(Risate)

Oloferne La sapienza di un pugno di ebrei?

(si avvicina e con la 
spada torce il braccio di Achior) 

Proteggersi col ferro o con la voce?

Achior Con la Voce.

Oloferne (Torcendolo più forte) 
Il ferro.

Achior La sapienza.

Oloferne Ferro sapiente.

Achior Luce del Divino.

Oloferne Divino ferro sapiente. 
(Torce ancora più forte, 
Achior oppone un coraggioso silenzio)
Mio sovrano...

Nabucodonosor No Oloferne, non ucciderlo, che noia! 
Trova un altro modo per dimostrarmi 
di essere degno di me.

Oloferne (Oloferne è stuzzicato) 
Betulia mio signore
incomincerò dalla città di Betulia
prima di procedere per Gerusalemme 
questo sfrontato mi ha fatto venire un’idea: 
prenderò la città senza sprecare 
una sola freccia non la metterò
a ferro e fuoco la lascerò all'asciutto
basterà deviare l’acqua alle fonti 
e poi aspettare che se ne accorgano 
(ride sguaiatamente)
Così vedremo quanto resisterà
Alla sete la loro sapienza
quanto risuonerà la voce del tempo 
nelle loro gole disseccate 
che la sete li strangoli a poco a poco...



Nabucodonosor Oloferne questa sì che è un’idea degna! 
Ah ah in un attimo sei diventato un fine stratega 
Bravo bravo! 
Zeda, portagli il calice d’oro! 
Che la festa continui!
Achior legatelo e abbandonatelo sulle montagne.
Datelo in pasto agli Israeliti! 
Ci penseranno i corvi a far sentire la voce!






Achior L’acqua che ora neghi ti trascinerà

La stessa che hai deviato affogherà la tua mente.




(Lo spazio si trasfigura - Achior sulle montagne)








Achior Sarò acqua 
sarò aria
sarò radice ferma
nella terra e nel cielo.

Mi resta un’ala di corvo e una
di gabbiano per incominciare il primo volo
un’ala di corvo e una di gabbiano.


III QUADRO
L'anima e il toro

(Mattino ,la casa di Judith, si sveglia, è turbata, suoi gesti sono legati, un senso d’imbarazzo,d'impaccio)



Judith Il sonno assediato dagli uccelli.
Ho sognato uno stormo bianco 
ne incrociava uno nero:
gli uccelli neri aggredivano quelli bianchi.
All’improvviso il cielo era come esploso
una lotta fitta, una pioggia: le ali e i corpi
a incastrarsi le une negli altri
una nuvola impazzita furore senza senso.

Preparami un bagno
Voglio lavar via quel sogno.
(Judith si spoglia e si stende nella vasca da bagno. Garba versa un po’ d’acqua.)


Judith Non vorrai che consideri un bagno 
questo sorso d’acqua? 
Non restare lì impalata, versane dell’altra.

Garba Sì, certo. (Si allontana di qualche passo) . 

Judith Garba, che c’è?

Garba ...L’acqua...

Judith Sì, appunto...

Garba E’ finita.

Judith Come finita?

Garba E’ rimasta solo quella della cisterna per la cucina.

Judith Garba, capisco che ti devi sposare e le cose da fare
sono molte, ma dimenticarti l’acqua
Garba Non l’ho dimenticata, è finita.

Judith Cosa vuol dire che l’acqua è finita?

Garba Vuol dire che a Betulia è finita già da tre giorni.
Molti stanno male.

Judith Da tre giorni non c’è acqua?

Garba E’ così.

Judith E tu non me ne hai parlato? Posso sapere perché?



Garba Perché speravo che la smettessero.

Judith Chi?

Garba Gli Assiri.

Judith Gli Assiri?

Garba Sì, guidati da Oloferne.
Ha comandato di chiudere 
le fonti sulla collina. 
Ha deviato il corso dell’acqua 
e la città è all’asciutto.
La gente non ce la fa più. 
Vuole prenderci per disperazione. 
Se non succede qualcosa 
Betulia sarà sottomessa a Nabucodonosor 
e lui brucerà il Tempio e i Rotoli Sacri.

“Ma la sapienza dove si prende? 
E il luogo dell’intelligenza dov’è?
L’uomo non ne conosce la via,
essa non si trova sulla terra dei viventi.
L’abisso dice “non è in me” e il mare
dice:”Neppure presso di me”.
(Libro di Giobbe)

Judith E tu tacevi? Io non dovevo sapere, perché?

Garba Tu vivi tra le mura di cinta della tua terra 
da quando Manasse è morto ti sei consacrata al silenzio..
Non volevo rovinare la tua perfezione.

Judith Ma che valore può avere la “MIA perfezione”, 
se la gente là fuori muore?

Garba Io non so più niente 
ho solo tanta paura perdonami. 
Ma perché il nostro Dio permette tutto questo?

Judith Dio spesso si nasconde e non sappiamo 
dietro quale albero o quale nome 
ma sappiamo che di certo è nel giardino.

Garba Ma se Dio è nel giardino, perché 
non fa anche il giardiniere
Lui che è onnipotente
e fa tornare l’acqua? 

Judith Perché questo fa parte del nostro compito, 
della nostra fede.

Garba Ma non possiamo fare nulla
gli Assiri sono più forti di noi 
che cosa abbiamo fatto per meritare tutto questo?

Judith Non è nostro compito indagare le ragioni di Dio.
“Le tue vie non sono le mie vie e i tuoi pensieri
non sono i miei pensieri”
Dobbiamo soltanto affidarci a Lui credere
comprendere che cosa ci vuole dire
perfezionare il pensiero.

Garba E’ così difficile, sono stanca e mi viene da piangere
Posso ritirarmi?

(Judith fa un cenno d’assenso) 

Judith Ecco il sogno della notte scorsa:
Gli uccelli neri contro quelli bianchi
Gli Assiri sciagurati…
E io qui nel mio riparo

Con le mie illusioni di purezza.

Ma l’anima è un toro, terra e conoscenza
Il toro bruca sopra la tomba del mio sposo
Il bue ara la terra che ne mangia la carne.
Voglio conoscere il toro.
Voglio conoscere l’anima che fa sì che io conosca.

Ti sei nascosto Signore
Tu mi provochi
Il mio dubbio è una nebbia fra noi
Ma col dubbio voglio abbracciarti

Tu mi provochi
Devo cercarti fuori di qui.
Tu vuoi che mi contagi.
L’anima è un toro 
Devo cavalcare il toro.

(Mentre Judith consuma questi versi, il suo doppio danza e il movimento gradualmente la contagia. Si muovono insieme segnando una metamorfosi reciproca. Questa suggestione si incrocia con l’ immagine del toro dalla quale emerge il profilo della città di Betulia.)


IV QUADRO
Beulia e la sete

(Una strada di Betulia - l’atmosfera è desolante - 
la gente è stremata - pianto di bambini- lamenti - 
alcuni uomini si cospargono il turbante di cenere - 
tra loro è Ozia, il capo degli anziani -
da lontano giunge sconvolta Judith)





Ozia Judith, dove te ne vai 
Per queste strade disgraziate?

Judith Sono anche le mie queste strade di Betulia
e anche la mia brocca non ha più acqua
Gli ulivi che chiudono il mio giardino 
non mi hanno impedito di sapere.



Sono venuta fin qui per conoscere 
le intenzioni del Consiglio.

Una voce Facciamo qualcosa, la sete è insopportabile!

(Dalla strada le voci crescono in un lamento)

Il mio bambino piange da ieri
Accettiamo il comando di Oloferne, arrendiamoci!
Meglio un cane vivo che un leone morto!

Ozia Li senti? Comincio a non sopportare 
più questa pena le ragioni che trovo.

Judith Infame vigliacco!
Vuole la vittoria con poca spesa 
senza fatica nemmeno quella di 
guardare negli occhi la vittima
la sua arma non distingue un soldato da un bambino
la sete non ha occhi.


(Agitazione tra la folla. Giungono soldati)


Ozia Sulle montagne le guardie hanno trovato 
un uomo con le mani legate 
Achior, della tribù di Moab
asservita a Nabucodonosor
Guarda, lo stanno portando qui

Un soldato Achior ha raccontato tutto ai soldati
Oloferne ha scommesso con Nabucodonosor
Il prezzo del suo prestigio è la nostra disperazione
Ha deciso di non fermarsi, l'acqua non tornerà.

Una voce "Mangia con gioia il tuo pane" dice il Libro
'getta il tuo pane sulle acque e gioisci"
ma l'acqua dov'è?
E senza l'acqua il pane come si fa?

Ozia Aspettate aspettate ancora.
lo manda a dire Joakim, il Gran Sacerdote
aspettate, che non siamo stati mai abbandonati
aspettate resistete.



Una voce Joakim non ha figli, non sa il dolore
la rabbia dell'impotenza
negarsi la salvezza del proprio figlio
è come morire due volte


Ozia Fiducia nell'Essere Infinito 
dobbiamo avere fiducia in Lui
E nella sua infinita bontà.

Una voce Infinito Lui ma finiti noi
fragili finiti tra poco davvero


Ozia Siamo finiti nella materia ma
possiamo pensare l' infinito
pensare l' eternità
Dagli animali questo ci distingue.

Una voce Il pensiero viene dopo aver mangiato
La filosofia ha la pancia piena.

Un'altra voce Giusto ben detto giustissimo
allora macelliamoli gli animali sacri
Sacri li abbiamo fatti noi
ma se la loro carne ci nutrirà
se irrobustirà il nostro spirito il pensiero
attraverso il ristoro del corpo allora
sarà sacra nuovamente



Judith (Facendosi largo tra la folla e imponendosi con la voce)

Così avete deciso di cedere 
di gettare la ragione nella polvere
la ragione, la fede, il cuore?
E questo perché una masnada 
di blasfemi violenti ha digrignato i denti?
E il privilegio dell' Alleanza concessa al nostro popolo?
Il privilegio di poter superare l' orbita
di una freccia senza sfiorare l' arco
di spalancare una voragine senza
sprecare una sola pietra.
Le nostre armi non sono quelle di Oloferne
le nostre armi sono conservate nel silenzio
Dobbiamo riconquistarlo.



Una voce
Anche gli Assiri hanno affinato le armi!
ci stanno forse lanciando pietre
o frecce infuocate?

Forse il nostro Dio ha preferito
consigliare i loro capi… 

Judith E' questa la saggezza del Popolo Eletto?
Ma se non siete in grado di leggere 
nei pensieri degli uomini di vedere
la radice delle parole del pensiero
come potete pretendere di indagare i disegni di Dio?
Aprite gli occhi dentro di voi rovesciate
lo sguardo verso il profondo e capirete
che Dio è là dove gli uomini non comprendono.
E' la verità che abbiamo ereditato da Isaia. 
"Le mie vie non saranno le tue vie 
e i miei pensieri non saranno i tuoi pensieri"

Una voce Il mio piccolo piange con gli occhi secchi.
Non ce la faccio più non so le vie né i pensieri
So soltanto la mia disperazione.
Arrendiamoci, Dio ci comprenderà!

Judith Piegati alla servitù della paura?
Morti davvero allora
senza speranza allora.
E con noi sarà presa tutta la Giudea 
i santuari profanati e i Rotoli Sacri bruciati.
Costretti ad adorare una statua d'oro.



Una voce Speranza è una questione di forza
e noi siamo indeboliti dalla sete
il nostro Dio ci ha abbandonati
ma perché non ci aiuta?

Judith Dio è in Cielo e noi sulla terra
per mezzo di Dio
la nostra vita dipende da noi.
Dio è in cielo e io sulla terra
per mezzo di Dio la nostra vita dipende da noi
da noi da voi da me dalla fiducia dall'attesa
e quello che dipende da me
tra tre giorni sarà fatto
entro tre giorni, tre giorni le cisterne
saranno di nuovo gravide
La nostra forza non sta nel numero ma
in un numero vi chiedo di credere: tre
tre giorni.

Una voce Cosa vuoi fare?

Judith Non chiedetemelo, non dovete chiedermelo
Dovete soltanto avere fiducia.
L'anima è un toro.


Ozia Judith, la tua saggezza è grande come il mare
e ci trascina.
(Tra il popolo è sceso il silenzio, come se qualcosa li avesse mutati)





Ozia Benedetto sia il Signore e ti accompagni 
Noi aspetteremo


Judith (Scambia col popolo un'occhiata d'intesa)
A casa mia è rimasta una cisterna d'acqua
andate a prenderla e cucinate un grande pane.
Mangiatelo e pregate.
Io devo andare.
(Se ne va)


V QUADRO
Il viaggio


(La casa di Judith: lei e Garba stanno pregando in ginocchio su pavimento)


Garba Hai avuto parole dure con il popolo
Li hai rimproverati.

Judith Le labbra secche dei bambini mi sono rimaste
sugli occhi come palpebre malate
Volevo aiutarli.

Garba Li hai accusati di non sapere, di non…

Judith Di non sapere ascoltare la Sua voce
attendere il comando ma in quegli occhi
si è aperta la mia domanda
Nelle loro mani si è fermata la mia risposta.

Sento che in quella disperazione è segnato il mio cammino.
Per le mani di tutti i figli che non ho avuto
per quel vuoto che ho imparato a contenere
sento che mi chiedi di offrirti un dono più grande

Trasformare il mio dolore in forza
accudire la Tua voce fino al suo disvelamento
Percorrere una strada segnata nel deserto
quel deserto che scaverò
fino a trovare un'acqua nuova.
Devo trasformarmi.
L'anima è un toro.
(Si alza all'improvviso con un movimento asciutto e deciso - la tunica le scivola ai piedi- è completamente nuda)


Judith Garba, l' abito da sposa te l' ho donato
come si può donare il ricordo di una gioia
Donato alla tua freschezza al tuo amore
perché la vita impressa nel tessuto rigeneri
sulla tua pelle su quella del tuo sposo.

Per me è venuto il momento che io
attraversi la grande acqua
Il mio orecchio si è aperto
La mente spalancata sul punto cardinale
che la lega al cuore e accoglie
la verità di una Voce di una Luce.

(Garba è attonita )

Garba dal fondo dei tuoi occhi salgono
domande come secchi da un pozzo
Accetta la mia bocca senza risposte
aiutami a compiere il disegno di Javeh
per la salvezza di Betulia




Garba Accetto la tua bocca senza risposte
e la mia non avrà domande
Non so dove la Voce ti condurrà
che cosa ti aspetta ma so
che la tua forza è grande.
Risponderti con un gesto
questo voglio
se mi indichi il primo.

(Judith la fissa in silenzio poi le allunga un pettine e si siede sciogliendosi i capelli - Garba incomincia a pettinarla con attenzione rituale poi allo stesso modo procede con le cure del corpo)




Judith I capelli spartisci come il bene e il male
che hanno radici nella stessa pelle

Poi ungimi il corpo
olio sopraffino perché sia più dolce
la bugia perché le ossa non gridino
sotto il peso del viaggio

Poi una tunica di lino
bianco come il lutto d'Oriente
e sandali eleganti per un sentiero di rovi

Non trascurare i gioielli
scintillanti per trattenere la luce
quando il buio sarà pietra.

E le collane i gioielli le perle
che tutto torni al mare da cui generarono

Infine in una sacca il cibo puro:
pane azimo, vino leggero
olio limpido e fichi dolci.

(Tutta questa scena è intrecciata con la presenza impalpabile della danzatrice che resta sulla scena dopo che Judith abbraccia Garba, prende il suo piccolo bagaglio e sene va)


VI Quadro

Il sogno di Nabucodonosor






(Nab. Nel suo palazzo. Turbato e inquieto parla con Oloferne 
che è stato chiamato dal campo di Betulia)




Nabucodonosor Guardavo altissimo 
In mezzo alla terra un albero

Grande robusto riempiva il cielo
rami e frutti abbondanti
c’era da mangiare per tutti.
Bestie uccelli nidi fra i suoi rami
tutti si nutrivano di lui.

Poi dalla visione si stacca un angelo vigilante e grida 
“Tagliate l’albero stroncate i suoi rami 
scuotete foglie e frutti
fuggano bestie e uccelli
Il ceppo con le radici lasciatelo però nella terra
legato con catene di ferro e di bronzo
fra l’erba della campagna.
Bagnato dalla rugiada del cielo
la sua sorte sia quella delle bestie.
Muti il suo cuore
gli sia dato un cuore di bestia
sette tempi passeranno su di lui”.
Mai ho fatto un sogno così lucido e terribile.
Mai il mio risveglio è stato così angoscioso.
Oloferne, non ho osato ancora parlarne con Zeda o altri 
Per questo ti ho fatto chiamare dal campo.

Oloferne E’ un onore per me poterti ascoltare 
ma sono sorpreso
il turbamento non ti si addice
Consulta il tuo medico, sarà di certo cattiva digestione ...
Ti rallegrerà sapere che quegli israeliti 
stanno arrostendo sotto il sole
senza una goccia d’acqua.
Questione di ore o un giorno
non di più.

Nabucodonosor Voglio consultare i saggi di Babilonia 
Devo sapere che cosa significa quell’albero tagliato 
devono spiegarmelo e se non lo faranno 
finiranno nella fornace
voglio sapere devo sapere un sogno così non
può non avere un senso.

Oloferne Se ti riguarda
il senso non può che essere di gloria
e potenza..

Nabucodonosor Perché i rami tagliati? Perché i frutti dispersi?
“La sua sorte sia insieme con le bestie sui prati...”
Mi sembra di impazzire
non perdere nemmeno un 
momento prima di tornare al tuo campo dài ordine
che siano riuniti i saggi e che siano qui da me
prima del tramonto. 
Chi non mi darà una risposta soddisfacente 
finirà nella fornace dei metalli,
che se lo mettano bene i testa, fonderanno col bronzo!
Ora vai!

Oloferne Sarò la tua mano destra e la tua sinistra!
Prima Betulia e poi Gerusalemme 
saranno parte del tuo regno
non dubitare!
Mai avere compassione!

(esce)


VII Quadro

Judith e Oloferne


(La tenda di Oloferne, al campo alle porte di Betulia)
E’ solo e in preda ad un delirio di onnipotenza, 
il ritmo è incalzante come quello di una battaglia)



Oloferne Depredare
Preparare la terra e l’acqua

Bruciare
Sventrare
Mai avere compassione

Colpire
Impiccare
Saccheggiare
Non trasgredire gli ordini

Saccheggiare
Devastare
Depredare
Impiccare Colpire
Bruciare
Sventrare
Marciare
Piombare
Calpestare 
Anientare
Soffocare
Insanguinare
Non temere la pietà il dolore gli occhi dei bambini
l’ordine,l’ordine non trasgredire
Vendetta contro tutta la terra!
Vendetta! 
Morte a chi non è con noi
Morte all’altro
Morte al diverso
Morte a chi oltraggia il potere
Morte
Se non sono IO morte!
se non sono IO
IO
Devastare
Depredare
Preparare la terra e l ‘acqua
Bruciare
sventrare
Mai avere compassione
Non temere la pietà il dolore gli occhi dei bambini
l’ordine l’ordine non trasgredire

(Alle sue spalle, non vista, entra Judith)

(Judith poi Oloferne, alternati ritmicamente in crescendo mentre il senso si capovolge)


Oloferne Insanguinare
Soffocare


Judith Baciare


Oloferne Annientare
Calpestare


Judith Toccare 

Oloferne Piombare
Marciare


Judith Godere

Oloferne Sventrare
Bruciare
Gridare
Colpire
Impiccare
Depredare

Judith Ricominciare

Oloferne Devastare
Saccheggiare
Bruciare

Judith Godere 


(Oloferne allunga una mano dietro, cercando il corpo di lei, 
è convinto si tratti di Zeda, si trova invece faccia a faccia con
Judith che ovviamente non ha mai visto prima d’ora)

(sorpresa di O. poi J. si inginocchia)

Oloferne E tu chi sei?

Judith Mi chiamo Judith e vengo da Betulia.

Oloferne ...Ebrea....
Ma la tua bellezza non può restare in ginocchio…
Alzati!

Judith Mi alzo mio signore
perché questo è il tuo comando.

Oloferne Ti devi alzare perché la forza 
che piega le ginocchia è la paura
ma se sei arrivata fin qui senza essere vista 
non è certo paura la parola in causa.
Dimmi come sei sfuggita alle sentinelle e perché sei qui!


Judith Sono qui per collaborare alla tua vittoria.

Oloferne Generosa signora (ironico)...
Fuori la verità
se non vuoi che chiami le mie guardie.... 
Ah, ma tu non hai paura...

Judith Paura sì, mio signore, ma non di te.
Ci è nota la tua astuzia e la tua potenza 
ma è proprio per sfuggire alla paura che sono qui. 

Oloferne Non hai paura di me, non hai avuto paura delle
guardie, di che cosa allora?

Judith Del castigo del nostro Dio.
Sono fuggita da loro e Dio 
mi ha indirizzata a compiere con te 
un’impresa che farà stupire la terra.
Sono venuta ad offrirti l’aiuto del mio Dio
che è stato offeso dal suo popolo
e certo lo punirà con la sua ira.
Se non avessero peccato, tu non 
li avresti mai vinti ma ora sono vulnerabili
a causa del loro peccato 
i viveri e l’acqua sono finiti
così hanno deciso di uccidere gli animali sacri per mangiarli.
Per il popolo di Israele saranno giorni terribili
questa è la ragione del mio viaggio:
loro peccheranno, Javèh li punirà e tu li vincerai.
Sono qui per salvarmi con te col vincitore di domani. 
Il mio Dio agirà con te per mezzo mio
e il progetto non potrà fallire.
La tua serva è religiosa e serve notte e giorno al
Dio del cielo.
Ora intendo restare con te ,mio Signore.

Oloferne Bellezza e scaltra saggezza sulle labbra.
Chi disprezzerà un popolo che possiede tali donne?
Sarà bene non lasciarne sopravvivere 
uno solo dei suoi uomini
(Resta in silenzio e si muove intorno, scrutandola)
Il tuo coraggio mi colpisce.
Resterai con me e godrai di tutti i privilegi 
che spettano a chi accetta e si sottomette 
alla sovranità di Nabucodonosor.
Ma che cosa mi garantisce che non sia un tranello?

Judith La mia fedele presenza, naturalmente.

Oloferne E la tua fedele bellezza (seduttivo)

Judith Naturalmente

(Olof. scruta con lentezza ed attenzione Judith, 
le gira attorno come un felino)

Oloferne Vorrei dire che questi preziosi gioielli
sono di troppo alla tua bellezza ma
questo serpente d’oro che avvinghia il tuo polso
attira la mia mano come una trappola il topo
le perle che pendono dai tuoi lobi 
mi raccontano il miele dei tuoi baci
la treccia dei tuoi sandali mi cattura
e mi fa piegare fino a terra.

Judith Il serpente, mio signore,
è il gioiello che porto nei giorni in cui
non mi è consentito l’amore del corpo.
Le perle però tra due giorni
saranno per te la mia promessa
e i miei sandali resteranno 
per sempre ai piedi del tuo letto.
Ma vorrei prima...

Oloferne Chiedimi quello che vuoi.

Judith Ti chiedo soltanto di aiutarmi ad essere
il mezzo per la vittoria del mio Dio.
Ogni sera uscirò dal campo per poterlo pregare.
Indagherò i suoi sentimenti e saprò
che cosa fa il mio popolo.
Al momento giusto tu agirai
e ti giuro ,mio signore,
che entro tre giorni l’ira del mio Dio
spazzerà la superbia di chi ha peccato
contro di lui.

Oloferne Sei così bella, ti è concesso.

Judith Fin da ora?

Oloferne Fin da ora.

Judith Potrò essere veramente sola col mio Dio?
Posso contarci?
E’ indispensabile.

Oloferne Vai, ma torna presto.
Ti farò preparare una tenda e dei tappeti.
(Judith esce)


VIII Quadro

Judith e il fiume

(Judith al fiume sta pregando )



Judith Fiume che hai portato
le mie acque con le tue
Fiume che trascolori il viso
del figlio che non ho chiamato

Entrami nella pelle fiume
e genera un nuovo giorno
Trascina lontano le parole
di quell’uomo , lontano
nell’oscurità senza memoria

Affilerò parole
Canterà il corpo
Sicuro il gioco degli occhi 
E Tu in me sarai preghiera
Respiro alla mano dopo la forza.

Ma a te, Dio,
a te cosa manca
per chiedermi questo dolore?
Del mio grido hai bisogno
per saperti divino?
E’ questo lo strumento da suonare
per l’orrenda commedia?


Non so più, fiume
quando prego non so più
a chi rivolgo le domande
Non so più se prego te, il mio Dio
o il centro vuoto del mondo.
L’anima è un toro.

(Judith intona una nenia dolcissima - poi inizia un corpo a corpo con la danzatrice)



IX Quadro

II banchetto

(L’immagine precedente sfuma incrociata con quella di
Olof. nella sua tenda )

Oloferne E ucciderla quella donna
se dovessi essere più forte
del piacere che mi dà la sua presenza
potrei ucciderla una donna così?

Eppure proprio quando la guardo
mentre cerco quello sguardo il primo
ho voglia ucciderla perché 
il suo sguardo è sempre nuovo
i suoi occhi hanno luci
che fanno tremare
sono laghi di sapienza quegli occhi
e mi brucia questo mi brucia.
Annientarla tutta quella luce
ma la forza mi viene meno se l’ascolto
il mio orgoglio il maschio si piega
sotto il peso dell’ammirazione.

Piegare invece quel corpo flessuoso
alle mie fantasie più brutali quello sì
forse sì soffocarla con un piacere che
le faccia perdere il colore degli occhi
il velluto della voce
la compostezza delle mani.

Confondere i lineamenti del suo volto
con un piacere lacerante assoluto
il mio corpo dentro il suo
come pietra dentro il burro
le mie unghie nella sua pelle giudea
fino a sentire il sangue
e la sua voce a chiedermi pietà 
pietà di quel piacere.
Sì, in quel momento la vincerò
quella donna sì

vincere
sentire
tremare 
piegare
perdere
vincere vincere
IO
IO vincere
(Torna Judith)

Judith Beviamo alla vittoria di domani.

Oloferne Che cosa dice il tuo Dio?

Judith Di bere alla vittoria di domani.

Oloferne Avvicinati, ecco la coppa.
(Brindano guardandosi negli occhi, 
la recita di Judith è perfetta)
Il giorno prima della vittoria
il vino non basta 
Ci vuole un banchetto.
(Con un gesto chiama il servo che introduce ricche vivande)

Judith Sei generoso onorata ma
dovrò mangiare solo il cibo puro
che il mio Dio mi ordina.
Vuole così .

Oloferne Non negarmi però le tue labbra nel vino...
(Si avvicina alle labbra di Judith , ma lei si ritrae)
Il serpente d’oro stringe ancora il tuo braccio
sono già passati due giorni e ancora...

Judith (Fingendo compiacenza)
L’ho lasciato, mio signore, per regalarti
il piacere di sfilarlo...

Oloferne (Acceso) Le perle, anche le perle sono ....
(Judith non lo lascia continuare poi lo fa bere ancora- 
si muovono in tondo come due felini)
Nessuna donna ha mai visto Oloferne in ginocchio
ma per slacciarti quei sandali...
(Le slaccia i sandali e glieli mette in mano)
Portali dove sai
al loro posto ai piedi del mio letto
come hai promesso.
(Judith ripone i sandali e porge altro vino a Olof. 
che sempre più ubriaco di vino e di desiderio 
la segue passo a passo, 
cercando di avvicinarsi al grande letto)

Judith (Incomincia a recitare dal Cantico dei Cantici con voce delicata e sguardo
rapace)
“O mia colomba 
che stai nelle fenditure della roccia
nei nascondigli dei dirupi
mostrami il tuo viso,
fammi sentire la tua voce
perché la tua voce è dolce
il tuo viso luminoso.

Prendeteci le volpi,
le volpi piccoline
che guastano le vigne,
perché le nostre vigne sono in fiore… . 

Il mio diletto è per me e io per lui...

Sul mio letto, la notte, ho cercato
l’amato del mio cuore, l’ho cercato,
ma non l’ho trovato.
Mi hanno incontrato le guardie che fanno la ronda:
“ Avete visto l’amato del mio cuore ?”
Da poco le avevo oltrepassate,
quando trovai l’amato del mio cuore.
Lo strinsi fortemente e non lo lascerò...”

(Olof. brancola ubriaco, tenta invano di afferrare
Judith, la quale sguscia come un anguilla, durante
l’ultimo inseguimento lento e marcato, entra la
danzatrice e in movimento si avvicina gradual-
mente al fuoco scenico - Judith prende la sciabola
appoggiata al letto - interviene la danzatrice -
la sciabola è al centro della tensione tra i due corpi.
Poi si staccano - la sciabola resta nelle mani della
danzatrice - Judith si avvicina al corpo addorrmen-
tato di Oloferne e come lacerata da due tensioni
contrapposte incomincia a parlare)




Judith Oloferne
la più nera delle ombre
ha posseduto la tua vita
corroso la luce degli occhi
seccato le tue labbra
l'ombra nera sangue
violento delle mani crude.

Ma l’ho visto
in tutto quel nero io l’ho visto
un poco di bianco un barlume appena
lo vedo ancora
e vorrei bastasse 
Bastasse a rendere tutto inutile.

Potessi non ucciderti
potessi farti vivere
rivivere nella dolcezza dei girasoli

Bastasse la battaglia di parole
la guerriglia della mente
a fermare la mia mano

Restasse per sempre ferma così
sospesa nell’immobilità della spada
Una spada d’amore non la morte
non la morte

Diventasse un ramo secco questa spada
poi germoglio contro il cielo
che si fa albume
Risparmiarti per quel cielo
per quel chiarore.

Diranno affamato il ventre
ha succhiato vigore al mio polso
Non è fame del ventre
non è voracità di viscere
non è sordo richiamo del sangue

Ma chiaro ricordo della vita
che forte
più forte di te Dio
più forte del Tu che mi chiede la forza della morte
più forte mi ferma
e mi richiama a te Uomo
sottratto alla veglia abbandonato
al sonno del potere
nel deserto de terrore.


Banale uguale ancora
Il male si ripete uguale
banale anche oggi banale uguale 
senza gloria senza sole banale
Perché non ti fai presente ora?
Perché non risvegli i morti?

Perché non riscatti ora
iI vuoto di questo corpo
abbellito per la commedia
che ho sorretto lunghi giorni
per giungere fino a qui
fino alla trappola del Tuo comando
fino all’abisso della fede?

Mi hai sfidata fino alla prova estrema
ma ora che nelle mie mani
sento radunarsi tutte le forze della terra
e quella terra gira gira vorticosa
e potrebbe travolgere ogni cosa,
ora, da una profondità che non conoscevo
qualcosa mi ferma

Mi fermo
e guardo la mia mano
Il Cielo
la Terra

Uccidere per non essere uccisi.
E' questa la vittoria?

Uccidere per non essere uccisi
è questo il cerchio chiuso della conquista?
il guadagno della fede nel nome del Padre?
Un nulla che si chiude sul nulla 
un gesto che ripete mille gesti già
compiuti nella genesi del sangue.

Perché, Dio dai tanti nomi
Mi chiedi la mano che recide?
Perché non mi dài una forza più grande?
La forza di una gemma
una parola che apre?

Ma io voglio trasformarmi
anche a costo della paura
Quella paura che ho imparato a dominare
come si domina il desiderio

Desiderio e paura
voragini dell’esistenza
Ho camminato notte e giorno
su quel bilico mi sono mantenuta
sono cresciuta su quel bilico

Ma ora , in questo
istante notte fonda storia eternità notte
mi ribello
La forza che uccide non la voglio
non la voglio

Per questo ti grido ridammi la paura
la mia paura di foglia assolta dal ramo
la mia radice di madre
la terra ombrosa del seno

Ridammi un desiderio
il desiderio per quest’ uomo vivo
E più forte ti grido
Dio Padre Uomo Fratello Natura
dammi una sapienza che salva
Non la spada 
UNA SAPIENZA CHE SALVA.


(L’azione resta sospesa oltre il tempo e lo spazio - la 
musica continua )



X QUADRO

ll silenzio di Nabucodonosor


(L'immagine precedente in dissolvenza incrociata con quella di Nabucodonosor che quasi strisciando, logoro e stravolto si aggira per la scena come un cane, continuando a toccarsi la bocca, a masticare nevroticamente tutto ciò che trova e raccoglie)


(Farnetica ricordando il sogno )

Nabucodonosor L'albero tagliate l'albero
Tagliate il ceppo con le radici
Le catene (si guarda attorno sgomento dal silenzio)
Dove siete? Uomini dove siete?
Fingete di non sentire il mio comando?
Uomini IO COMANDO di rispondere!
IO dio il vostro dio
Dio (piagnucola come un bambino che ha rotto un gioco)
Divorato divorato
Divorato dentro e fuori
Dentro che non c'è più
Fuori che ti perdi
Io dio io IO IO
"sia bagnato dalla rugiada
e la sua sorte insieme alle bestie" (un grido soffocato)

Sale sale sale
Portatemi del sale
Perché nulla ha più sapore?

Sale portatemi del sale
Ho detto sale

Silenzio silenzio sale silenzio
Silenzio
Divori
Dentro che non c'è
Fuori che ti perdi 

Sale
Io dio io dio io io io
IO.
(i suoni si confondono come un disco rotto)
Sopra l'ultima immagine del toro,sulla bocca ,
Si sovrappone la lettera aleph roteando lentamente)


FINE



altissimo 
Guardavo un albero in mezzo alla terra 
grande e robusto toccava il cielo la sua cima
lo vedevo dall’estremità della terra.
I rami davano ombra alle bestie 
frutti per tutti.
Gli uccelli vi facevano il nido.


Dalla visione però un santo, un vigilante grida