ovvero
Commedia in cinque atti
di Alessandro Dumas sr
Traduzione di Guido Petriccione
Rizzoli Editore - Milano 1955
PERSONAGGI
EDMONDO KEAN
IL PRINCIPE DI GALLES
IL CONTE DI KOEFELD
LORD MEWILL
SALOMONE, suggeritore
PISTOLA, saltimbanco
DARIUS, parrucchiere
TOM, attore
DAVIDE, attore
BARDOLFO, attore
MERCUZIO, personaggio sulla scena
CAPULETO, personaggio sulla scena
IL DIRETTORE DI SCENA
IL CAPO DELLE COMPARSE
IL CONESTABILE
PETER PATT, oste
JOHN COOKS, pugile
GIORGIO, marinaio
FILIPPO, garzone di Peter Patt
IL DISPENSIERE di Peter Patt
TRE BEVITORI
IL MEDICO
IL SEGRETARIO del conte di Koefeld
IL MAGGIORDOMO del conte di Koefeld
UN DOMESTICO del conte di Koefeld
IL DOMESTICO di Kean
ANNA DAMBY
ELENA, contessa di Koefeld
AMY, contessa di Gosswill
KETTY LA BIONDA, attrice di circo
GIULIETTA personaggio sulla scena
LA NUTRICE personaggio sulla scena
GIDSA, cameriera della contessa di Koefeld
DOLLY, domestica di Peter Patt
Una fantesca di miss Anna Damby
Pubblico, comparse, invitati.
ATTO PRIMO
La scena rappresenta il salone del conte di Koefeld.
SCENA PRIMA
ELENA, IL MAGGIORDOMO, UN DOMESTICO.
IL MAGGIORDOMO (dando gli ordini) Sono stati apparecchiati i tavoli da gioco?
IL DOMESTICO Due di whist, uno di boston.
IL MAGGIORDOMO Avete avvertito i musicanti?
IL DOMESTICO Saranno nel gran salone alle nove e mezzo.
IL MAGGIORDOMO Bene... Allora, il punch e il tè nel salottino.
ELENA (che sta scrivendo una lettera) E non dimenticate i sigari per i signori... Va tutto bene; signor maggiordomo, vi prego, non allontanatevi durante l'intera serata.
(Il maggiordomo esce).
IL DOMESTICO (annunciando) La signora contessa di Gosswill.
ELENA Oh! fatela entrare... fatela entrare, subito! (Rivolgendosi ad AMY che entra) Buongiorno, cara... Oh, come siete stata gentile a venire così di buon'ora! Ho tante cose da dirvi! Non ci si vede veramente più; ci si incontra, e questo è tutto...
SCENA SECONDA
ELENA e AMY dinanzi a una specchiera mobile.
AMY (con leziosaggine) Sì, ho creduto di far proprio bene, giungendo prima di tutti; così, almeno, potremo avere una mezz'ora di buona conversazione; perché anch'io ho mille cose da dirvi, e la prima, mia bella veneziana, è che, in mezzo ai nostri capelli biondi e ai nostri occhi azzurri, i vostri capelli e i vostri occhi neri sono sempre quanto vi è di più nuovo e di meglio, per il momento, nei nostri saloni.
ELENA Sempre che non lo siano questo vostro incantevole collo bianco, queste vostre belle mani candide, questa vostra figura sottile e flessuosa come una sciarpa... Oh! voi mi giudicate davvero secondo il parere del vostro grande poeta, e l'Inghilterra è proprio un nido di cigni al centro di un vasto stagno... Ma andiamo, credete che gli invitati non giungeranno? Sedete un momento, dunque.
AMY Subito, e con gran piacere, perché sono stanca... terribilmente stanca: c'era una corsa, a New Market, e non ho potuto evitare di andarci. Sono stata costretta ad alzarmi alle dieci del mattino, e quando faccio di queste imprudenze mi occorre l'intera giornata per rimettermi... Oh! bisognava proprio che venissi da voi... (Sedendosi) E voi cosa avete fatto?...
ELENA Niente, oggi, al di fuori dei preparativi necessari.
AMY E ieri sera siete stata in qualche luogo?
ELENA Sì, a Drury Lane.
AMY Che recitavano?
ELENA Amleto e il Sogno di una notte d'estate.
AMY E chi interpretava Amleto? Young?
ELENA No, Edmondo Kean.
AMY Perché non mi avete scritto che era il vostro giorno di abbonamento? Vi avrei chiesto un posto.
ELENA E io ve lo avrei dato con grande piacere... Kean è stato veramente magnifico.
AMY Magnifico?
ELENA Sublime, avrei dovuto dire.
AMY Che entusiasmo!
ELENA Vi meraviglia? Eppure, voi sapete che noi altre italiane non abbiamo mai sensazioni a metà, e non sappiamo nascondere né il disprezzo né l'ammirazione.
AMY Promettetemi di non picchiarmi troppo forte, e vi dirò una cosa.
ELENA Dite...
AMY Preparatevi allora a udire la cosa più assurda che sia mai stata inventata.
ELENA Parlate...
AMY Non so veramente come dirvelo... è così ridicolo!
ELENA Ma, mio Dio, che è mai?
AMY Nessuno può udirci?
ELENA Sapete che cominciate ad allarmarmi?
AMY Ebbene, coraggio! Vi dirò che in società si comincia a notare che voi siete molto assidua a Drury Lane.
ELENA Davvero? Ebbene, dovrebbe lusingare i vostri compatrioti, che una straniera sia tanto devota a Shakespeare.
AMY Certo; però si aggiunge che voi non andiate in chiesa per pregare il Signore... ma per adorare il prete.
ELENA Young?
AMY No.
ELENA Macready?
AMY No.
ELENA Kemble?
AMY Kean...
ELENA Oh! Che pazzia!... (Mordendosi le labbra) Chi è che lo dice?
AMY Quando mai si sa chi dice certe cose? Esse cadono dal cielo...
ELENA E passa sempre una buona amica che le raccoglie... Dunque, io l'amerei.
AMY Alla follia, si dice.
ELENA E mi si biasima?
AMY No, vi si compiange... Amare un uomo come Kean!...
ELENA Un istante, contessa! Non ho inteso di confessarvi nulla... E perché non si potrebbe amare Kean?
AMY Ma anzitutto perché è un attore, e perché, dal momento che questo genere di persone non sono invitate ai nostri ricevimenti...
ELENA Non devono nemmeno essere ricevute in privato... Eppure, io ho incontrato Kemble negli appartamenti del duca di York.
AMY È vero.
ELENA E perché chiudere le porte all'uno quando si aprono all'altro?
AMY La sua cattiva riputazione, cara amica...
ELENA Veramente?
AMY Oh, non potete non saperlo che Kean è un vero eroe del disordine e dello scandalo! Un uomo che si vanta di eclissare Lovelace per la quantità dei suoi amori, che gareggia nel lusso col principe ereditario, e che, a onta di tutto ciò, con una contraddizione che rivela le sue origini, un istante dopo essersi spogliato del manto di re Riccardo, si veste con l'abito di un marinaio del porto, corre di taverna in taverna, e da quei luoghi si fa riportare a casa più spesso che non vi torni di persona.
ELENA Vi ascolto, cara amica... Proseguite, proseguite!
AMY È un uomo carico di debiti, che, si dice, specula sui capricci di certe grandi dame per sfuggire alle persecuzioni dei creditori.
ELENA E si è potuto supporre che io amassi un uomo simile... un uomo come quello di cui mi avete fatto il ritratto! Andiamo! Seriamente?
AMY Serissimamente. Spero bene che penserete, però, che io non l'ho creduto, io... che lord Delmours non l'ha creduto... che milady...
ELENA A proposito, mi ero dimenticata di chiedervi sue notizie. Come sta?
AMY Chi?
ELENA Lord Delmours.
AMY Sue notizie, a me? E perché? Che cosa posso saperne, io, di quello che fa... e di quello che gli succede?
ELENA Scusate, ma io me ne informo un poco da tutti: è un così splendido giovane! Bello, elegante, spiritoso... Solo, un po' indiscreto...
AMY Indiscreto?
ELENA Sì... Ma chi ci crede, a quello che dice? Nessuno! Ma scusate, vi ho interrotta... Stavate parlando di...
AMY Non so più. Ah! credo che si trattasse dell'ultimo ballo del duca di Northumberland... È stato magnifico, e sono rimasta sorpresa di non avervi vista. Vi ho cercato dappertutto; volevo presentarvi alla duchessa di Devonshire... ella sarebbe stata assai lieta di conoscervi, ne sono certa.
ELENA Grazie di pensare così spesso a me, ma è cosa avvenuta già da molto tempo. Mio marito, nella sua qualità di ambasciatore di Danimarca, è stato invitato a casa sua appena dopo l'arrivo a Londra.
AMY E noi non avremo mai il piacere di vederlo, questo caro ambasciatore?
ELENA Si direbbe che voi abbiate la bacchetta di una fata, e che i vostri desideri siano ordini. Eccolo.
SCENA TERZA
Gli stessi e IL CONTE DI KOEFELD; poi UN DOMESTICO.
IL CONTE (al suo segretario) Fate subito partire un corriere, e che approfitti del primo bastimento che prenderà il largo: questi dispacci non possono subire alcun ritardo.
AMY La politica europea lascia finalmente al signor conte di Koefeld un momento di respiro?
IL CONTE Il conte di Koefeld ha rimandato tutti i sovrani d'Europa a domani, pur di poter finalmente consacrare la serata alla regina d'Inghilterra e alla bella Amy di Gosswill.
AMY Che peccato che non si possa credere a una sola parola di tutto questo!
ELENA Ma non ha detto che fino a domani ha rotto ogni rapporto con la diplomazia?
AMY Sì, ma l'abitudine è una seconda natura.
IL CONTE Se è così, dovrò dire cose orribili sul vostro conto. Dunque: da chi mai vi vestite, milady? quest'abito vi fa una figura spaventosa! E come scegliere il bianco con un colorito come il vostro? Se aveste almeno i capelli biondi e gli occhi neri, una così severa beltà riscatterebbe tutti gli altri difetti... ma no, niente di tutto questo!... Oh, sul mio onore! Quando si è stati così maltrattati dalla natura, si deve essere proprio invidiosi di tutti! Ebbene? questa volta ho detto la verità?
AMY Non più della prima.
IL CONTE Ma allora a che mai crederete?
AMY A tutto quello che non mi direte.
IL CONTE È una vera disgrazia che le donne non siano ambasciatori.
AMY Perché mai?
IL CONTE Perché ben pochi segreti si riuscirebbe a nasconder loro.
ELENA (guardando Amy) Ma esse non sono ambasciatrici?
AMY Maligna!
ELENA E, in tale qualità, sanno custodire ciò che scoprono.
AMY Oh, che bel ventaglio avete!
ELENA Regalo del principe di Galles.
AMY Mostratemelo.
IL CONTE Non avremo lord Gosswill, fra noi?
AMY Non è potuto venire; credo che in questo momento stia aiutando lord Mewill a sposarsi.
IL CONTE Ah, è vero! È oggi che lord Mewill sposa quella ricca ereditiera, con la dote della quale calcola di rifare la sua fortuna. Come si chiama quella giovane? Miss Anna?
AMY Anna Damby, mi pare. Èuno di quei nomi che non si rammentano mai... non c'è niente che li ricordi.
IL CONTE (a Elena) Voi la ricorderete, signora. È quella graziosa giovane che ha un palco a Drury Lane quasi in faccia al nostro, e che voi avete notato, vedendola a tutte le rappresentazioni. Ella ha potuto notare egualmente voi, del resto.
ELENA Sì, sì, la ricordo.
AMY Certo non indovinerete, signor conte, l'indiscrezione che ho commesso: ho chiesto alla mia cara Elena un posto nel suo palco per la prima volta che reciterà Kean... È un così grande attore!... un uomo di tale genio!...
IL CONTE Desiderate ascoltarlo?
AMY Più di quanto possiate immaginare... e soprattutto da vicino. Il vostro palco è quasi sul proscenio, e vi si deve stare a meraviglia, se si vuole che neanche uno dei moti della sua fisionomia vada disperso.
IL CONTE Molto bene! Sono proprio lieto che abbiate questo desiderio, dato che io ve lo farò vedere oggi stesso molto più da vicino che dal mio palco. AMY Davvero? E da dove?
IL CONTE Da un lato della tavola all'altro. L'ho invitato a pranzo da noi.
ELENA Come, mio caro? Avete fatto questo senza avvisarmi?
AMY Invitare Kean!
IL CONTE Perché no? Il principe ereditario non lo invita, forse? D'altronde, l'ho invitato come lo si fa con queste persone, in qualità di buffone. Gli faremo recitare qualche brano di Falstaff, dopo pranzo, e ci divertiremo, rideremo.
ELENA Ma vi ripeto, mio caro, come avete fatto questo senza avvertirmene?
IL CONTE Era una sorpresa che preparavo per il principe ereditario, che i miei compiti m'impongono di corteggiare; ma voi mi avete carpito il segreto. Dite ancora che sono un diplomatico, ora!
UN DOMESTICO (entrando con una lettera in mano) Una lettera urgente per il signor conte.
IL CONTE Permettete, signore?
AMY Naturalmente.
IL CONTE (leggendo) «Monsignore, sono desolato di non poter accettare il vostro cortese invito, ma un affare improrogabile mi priva dell'onore di sedere alla tavola di Vostra Eccellenza. Siate così buono, monsignore, di deporre il mio più sentito rincrescimento e i miei più rispettosi omaggi al piedi della signora contessa».
ELENA (a parte) Oh! respiro...
IL CONTE Viviamo in un secolo proprio curioso, bisogna riconoscerlo... Un attore rifiuta l'invito di un ministro!
AMY Ma queste mi sembrano scuse, non un rifiuto.
IL CONTE Oh! è un rifiuto in piena regola. Io me ne intendo: sono stato incaricato a tre negoziati di matrimonio fra Altezze Reali.
ELENA Ma la vostra lettera era cortese?
IL CONTE Giudicatela dalla risposta, signora.
IL DOMESTICO (annunciando) Sua Altezza Reale monsignore il principe di Galles.
SCENA QUARTA
Gli stessi e IL PRINCIPE DI GALLES; poi IL DOMESTICO.
IL PRINCIPE (entrando ridente) Oh! Dio mi fulmini! è veramente magnifico! Vogliate scusarmi, signora contessa, se entro da voi così allegramente; ma che posso farci? in questo momento l'avventura più ridicola che io abbia mai udito si diffonde per le vie di Londra, e senza alcun velo...
ELENA Certo che vi perdoniamo, monsignore, ma ari una condizione: che voi ce la raccontiate.
IL PRINCIPE Altro che, se ve la dirò!... lo credo bene. La direi anche alle canne del Tamigi, come il re Mida. se non avessi alcuno a cui raccontarla.
ELENA Dichiaro in anticipo che non crederò a una sola parola.
AMY Oh! raccontatela egualmente, monsignore; anche se non la crederemo vera, state tranquillo, ciò non ci impedirà di diffonderla.
IL PRINCIPE Voi conoscete bene lord Mewill, no?
IL CONTE Colui che doveva sposare quella borghesuccia?
IL PRINCIPE Che doveva, come ben dite.
AMY Era stato deciso per oggi, il suo matrimonio, non è così?
IL PRINCIPE Ebbene! egli ha avuto l'ingenuità di crederlo, così come voi, e di conseguenza ha rimesso a nuovo l'intera casa: cavalli e carrozze, creditori e crediti, tutto è stato rinnovato... è un uomo sbrigativo, lord Mewill. Disgraziatamente, al momento di recarsi all'altare, poiché la fidanzata si faceva attendere, si è andati a cercarla a casa: ma si è trovata la porta aperta e la giovane rapita; la gabbia, non più l'uccello.
ELENA Povera giovane! Certo volevano sacrificarla; senza dubbio amava qualche altro! Le sarà successo una disgrazia.
IL PRINCIPE Tenete presente anche il fatto che abitava a cinquecento passi dal Tamigi. (Ride).
IL CONTE Vi si sarà gettata... La continua vista dell'acqua...
AMY Oh! mio Dio! E voi, monsignore, ridete?
IL PRINCIPE Rassicuratevi, signora: la continua vista dell'acqua le ha dato il desiderio di viaggiare per mare, ecco tutto. Ma, dato che viaggiare da soli è cosa noiosa, ella ha scelto un buon compagno, che, ve lo garantisco, non la lascerà per istrada.
AMY E si conosce il nome del rapitore?
IL PRINCIPE Uno dei nomi più illustri d'Inghilterra.
AMY Oh! principe, principe, ditecelo, ve ne supplico!
IL CONTE Non fate troppe pressioni su Sua Altezza, signore... Potreste metterlo in imbarazzo.
IL PRINCIPE State tranquillo, burlone, con la borghesia non mi ci metto: avrei troppa paura di far fiasco... No, signore, si tratta di un nome molto più illustre del mio... una fronte coronata già da molto tempo, mentre la mia attende ancora la corona; e Dio la conservi ancora per molti anni sulla testa di mio fratello!
ELENA (inquieta) Ma chi, allora?
IL PRINCIPE Non indovinate? eppure, mio Dio! è un'ora che vi metto il dito sopra... E chi, dunque, poteva essere, se non il Faublas, il Richelieu, il Rochester dei Tre Regni?... Edmondo Kean.
ELENA Edmondo Kean... È impossibile!
IL CONTE Impossibile?... Ma, al contrario, questo mi spiega il suo rifiuto. Occorreva un affare di tale importanza per privare il signor Kean dell'onore di essere nostro invitato.
ELENA (a parte) Oh! mio Dio!
IL CONTE E sono contento che abbia rifiutato. Se fosse venuto oggi da noi, e la cosa si fosse verificata domani, si sarebbe potuto credere che io ero suo complice.
IL PRINCIPE E questo avrebbe potuto far litigare l'Inghilterra con la Danimarca... Signore, occorre veramente festeggiare questo avvenimento che evita una guerra all'estero e che riporta la pace all'interno.
AMY Eravamo forse minacciati da qualche rivoluzione?
IL PRINCIPE Come? ma... noi eravamo in stato permanente di guerra civile... dal punto di vista matrimoniale, dato che non vi era più marito che osasse fidarsi della moglie, né amante della propria amica. È una fortuna per la pubblica morale, e non mi meraviglierei che questa sera mezza Londra fosse in festa.
AMY Era veramente un uomo tanto temibile? E sarebbe dunque vero che certe grandi dame hanno avuto la bontà, veramente inaudita, di elevarlo fino a loro?
IL PRINCIPE Oh! siete in errore. Esse non l'hanno elevato fino a loro: sono solo scese fino a lui... che è del tutto differente, mi sembra.
ELENA (a parte) Quanto soffro! mio Dio! quanto soffro!
IL CONTE È veramente molto buffo; cose simili se ne vedono solo in Inghilterra.
IL PRINCIPE State attento, caro conte... gli ambasciatori sono mezzo naturalizzati.
ELENA Monsignore...
IL PRINCIPE Oh! scusate, signora contessa.
AMY E voi credete, monsignore, che la notizia sia vera?
IL PRINCIPE Se lo credo? Scommetto che a quest'ora Kean è sulla strada di Liverpool.
IL DOMESTICO (annunciando) Il signor Kean.
ELENA (stupita) Il signor Kean!
IL CONTE (stupito) Il signor Kean!
IL PRINCIPE Ah! la cosa si complica, perbacco!
IL CONTE Fate entrare.
SCENA QUINTA
Gli stessi e KEAN; poi IL DOMESTICO.
KEAN (con le più ricercate maniere) Milady, milord… oso sperare che vorrete proprio scusare la contraddizione che vi è tra la mia lettera e la mia condotta; ma una circostanza inattesa è venuta improvvisamente a mutare alcuni progetti già stabiliti, imponendomi il dovere... la legge, dirò, di fare il passo che compio in questo istante. (Volgendosi verso il principe) Sua Altezza si degnerà di ricevere i miei ossequi?
IL CONTE Vi confesso che non contavo più sulla vostra venuta, signore. Anzitutto, a motivo del rifiuto che era nella lettera ricevuta or ora; e poi a causa delle strane voci che si sono sparse oggi sul vostro conto.
KEAN Sono appunto queste voci che mi conducono da voi, signor conte, perché esse, per quanto esagerate siano, hanno tuttavia una certa consistenza: sì, miss Anna è venuta a casa mia, ma, non avendomi trovato, mi ha lasciato questa lettera. La spia che l'aveva vista entrare non avrà avuto la pazienza di attenderne l'uscita, ecco tutto... Ma, dato che la reputazione di miss Anna è compromessa, io non ho trovato migliore maniera di ringraziarvi del gentile invito che mi avete fatto l'onore d'inviarmi, che scegliendovi, signor conte, per fare conoscere a tutta Londra la sua giustificazione e la mia... onore per onore...
IL CONTE La vostra giustificazione, signore! Voi siete o innocente o colpevole... Se siete innocente, una vostra formale smentita basterà.
KEAN Una formale smentita data da me basterà, voi dite? Oh! signor conte, ma credete che io non conosca le calunnie alle quali ci espone la nostra particolare posizione? Una smentita data dall'attore Kean sarà sufficiente per gli artisti, che conoscono l'attore Kean come uomo d'onore, ma non avrà alcun peso per gli altri, che lo conoscono solo come uomo di talento. Occorre perciò che questa smentita sia data loro da una bocca a cui non si possa non credere... da una persona il cui alto rango e la perfetta reputazione impongano la fiducia e il rispetto... per esempio, dalla signora contessa... ed ella potrà farlo senza timore, se vorrà degnarsi di dare un'occhiata a questa lettera.
IL PRINCIPE Dove vuole arrivare?
IL CONTE Leggetela voi stesso, signore: vi ascoltiamo.
KEAN Scusate, signore, ma un segreto dal quale dipende la felicità, l'avvenire e, chi sa? l'esistenza di una donna, spesso non può essere rivelato che a una donna; vi sono misteri e delicatezze che i cuori di noialtri uomini non comprendono. Permettete, dunque, che sia in quello della signora contessa che io deponga il segreto di miss Anna. Se si trattasse di un mio segreto, signor conte, io l'esporrei alla luce del giorno, perché brillasse al sole e rischiarasse gli occhi di tutti. La signora contessa mi permetterà solamente di chiederle di non rivelarlo; ma quando tutti sapranno che essa lo conosce, allorché essa alzerà la voce per dichiarare: «Edmondo Kean non è per nulla colpevole del ratto di miss Anna», tutti quanti lo crederanno.
IL PRINCIPE E il mio rango mi dà il diritto di dividere tale confidenza?
KEAN Monsignore, tutti gli uomini sono eguali di fronte a un segreto. Signor conte, vi rinnovo la mia preghiera.
IL CONTE Se la signora vi consente, e voi gli attribuite realmente l'importanza che sembrate dargli, non vedo alcun inconveniente.
KEAN La signora contessa vuol ratificare il favore che il signor conte mi concede?
ELENA Veramente io non so...
KEAN Io la supplico.
21
AMY (prendendo il conte per un braccio) Andiamo, conte, una volta che vostra moglie conoscerà questo segreto, voi lo indovinerete subito. Siete un diplomatico, voi.
IL PRINCIPE (prendendolo per l'altro) E quando voi lo conoscerete, ce ne metterete a parte, non è così, signor conte? Sempre che questo non sia contro le istruzioni del vostro governo.
(I due conducono il conte presso il camino).
ELENA (che è sul davanti della scena, a Kean che è dietro a lei) Datemi questa lettera, allora, dal momento che la sua lettura può giustificarvi.
KEAN Eccola.
ELENA (leggendo) «Signore, io mi sono presentata a casa vostra, e non vi ho trovato. Dirvi, quantunque io non abbia l'onore di essere da voi conosciuta, che da questo colloquio dipenderà l'avvenire della mia intera esistenza, è certo assicurarmi in anticipo che avrò la fortuna d'incontrarvi domani. Anna Damby». (A Kean) Grazie, signore, grazie mille... ma che cosa avete risposto?
KEAN Voltate la pagina, signora...
ELENA (leggendo, mentre Kean ritorna a conversare col principe e col conte) «Non sapevo come riuscire a vedervi, Elena, e non osavo scrivervi; mi si presenta quest'occasione, e la colgo. Voi sapete che i rari momenti che voi sottrarrete per me a coloro che vi circondano passano sì rapidi e così tormentati, che. nella mia vita, essi incidono realmente solo per il loro ricordo...» (Si ferma sbalordita).
KEAN (che è tornato presso di lei) Vogliate degnarvi, signora, di leggere sino alla fine.
ELENA (leggendo) «Io ho spesso cercato di escogitare con quale mezzo una donna, nella vostra posizione, e che mi amasse veramente, potrebbe per caso accordarmi un'ora senza compromettersi... ed ecco ciò che ho trovato: se questa donna mi amasse abbastanza da potermi concedere questa ora, in cambio della quale lo darei la mia vita... ella potrebbe, passando davanti al teatro di Drury Lane, far fermare la vettura al botteghino ed entrare col pretesto di ritirare un biglietto. L'uomo che è allo sportello mi è fedele, e io gli ho dato l'ordine di aprire una porta segreta - che ho fatto praticare nel mio camerino senza che alcuno lo sappia – a una donna vestita di nero e velata che forse si degnerà di venire a trovarmi... la prima volta che reciterò . Ecco la vostra lettera, signore.
KEAN Mille grazie, signora contessa. (Inchinandosi) Signor conte... milady... monsignore... (Si avvia per andarsene).
AMY (che si è fatta avanti) Dunque, Elena?
IL PRINCIPE Dunque, signora?
IL CONTE Dunque, contessa?
ELENA (lentamente) Il signor Kean era accusato a torto del rapimento di miss Anna.
KEAN Grazie, signora contessa.
IL PRINCIPE (guardandolo mentre si allontana) Ah! signor Kean, ci avete or ora recitato una sciarada, di cui vi dò la mia parola che conoscerò la chiave!
UN DOMESTICO (entrando) Monsignore è servito.
(Il principe offre il braccio alla contessa di Koefeld, mentre il conte l'offre ad Amy; altri invitati li seguono).
ATTO SECONDO
Un salotto in casa di Kean. Al levarsi della tela, la scena presenta tutte le tracce di un'orgia. Kean dorme su una tavola, tenendo in una mano la canna di una pipa turca, e nell'altra il collo di una bottiglia di rum. Davide è disteso sotto la tavola. Tom è sdraiato. Bardolfo è a cavallo di una sedia. Bottiglie vuote per terra; una o due mezzo vuote. Uno scialle è appeso ad un gancio. L'oscurità più assoluta regna sulla scena. Salomone appare sulla soglia di una piccola porta insieme con Pistola.
SCENA PRIMA
KEAN, DAVIDE, TOM, BARDOLFO, addormentati; SALOMONE, PISTOLA.
SALOMONE (a mezza voce) Aspettami qua. Pistola; l'illustre Kean, l'onore di Londra, il sole d'Inghilterra, ieri non ha fatto dare spettacolo, per riposare, e io vado a origliare alla porta della sua camera per sapere se è sveglio o se ancora dorme.
PISTOLA (facendo capolino) Fate con calma, signor Salomone; ho tempo. Se posso presentarmi, suggeritemelo per il buco della serratura, e io farò l'ingresso in due tempi, senza esitazioni.
SALOMONE (chiudendo la porta) Zitto!... Me ne è costata, di fatica, ottenere da lui che rincasasse senza passare per quella maledetta taverna. E così ha avuto finalmente una notte di riposo, di tranquillità, di calma! Sono rare... Mi sembra che ora dorma serenamente. Quel fannullone di Newmann non ha ancora aperto le imposte, e sono le nove del mattino! (Va verso una finestra, apre le imposte. È giorno fatto; si scorge il Tamigi. Voltandosi e scorgendo il gran disordine della stanza)
Salomone, amico mio, non sei che uno stupido: ti ha di nuovo messo nel sacco... è la sesta volta dall'inizio del mese, e oggi ne abbiamo solo sette! E con chi, poi, organizza simili orge? Con quattro miserabili istrioni che recitano la parte del leone, del muro e del chiaro di luna nel Sogno di una notte d'estate!Parola mia, se li trovassero qui, ne sarei umiliato, per l'illustre Kean... (Chiama) Tom!
TOM (svegliandosi) Eh?
SALOMONE (a mezza voce) Silenzio! non svegliate gli altri... È che nel venire qua ho incontrato John Ritter... lo conoscete, no, l'attor giovane, quello bello?
TOM Sì, un vanesio.
SALOMONE Veniva da casa vostra, e non avendovi trovato (dato che eravate qui), mi ha chiesto se sapevo dove avrebbe potuto rintracciarvi. Affidandomi al caso, l'ho inviato dalla piccola Betzy... So che ci andate, qualche volta.
TOM Sìi, ma non ho affatto piacere che ci vada lui.
SALOMONE Ma allora, se volete arrivare per primo, non avete tempo da perdere.
TOM (uscendo) Grazie, amico mio!
SALOMONE E il cappello?
TOM (ritornando) Giusto... date qua. (Esce).
SALOMONE E uno! (Recandosi da un altro) Davide... Davide!
DAVIDE (ruggendo) Hum!
SALOMONE Ben ruggito... Sogna di interpretare il leone. Ben ruggito, proprio bene. Bravo!
DAVIDE Chi è che mi applaude?
SALOMONE State tranquillo, non si tratta del pubblico.
DAVIDE Ah! siete voi, papà Borea?
SALOMONE Proprio io, lietissimo di incontrarvi.
DAVIDE E perché?
SALOMONE Zitto!... Voi abitate in Regent Street, non è vero?
DAVIDE Al numero 20.
SALOMONE Proprio così... Ebbene, figuratevi che io volevo passare da voi questa mattina, per dirvi che voi siete stato magnifico, ieri.
DAVIDE Veramente?
SALOMONE Parola d'onore!... La pelle di leone vi sta a meraviglia... Ma in cima alla strada, accanto alla fontana, trovo un plotone di scozzesi. «Non si passa», mi dice il caporale. Per qual motivo? «A causa del fuoco». «Non fa niente, vado da un amico all'altro capo della strada, al numero 20», gli rispondo. «Al numero 20? Allora il vostro amico ha altro da fare che ricevervi... la sua casa sta bruciando!» ... Bah!
DAVIDE Come? Il numero 20 è in fiamme... e tu non me lo dici subito, imbecille!
SALOMONE Avete tutto il tempo... il fuoco è cominciato nella cantina, e voi abitate in soffitta.
DAVIDE Ah! pezzo di traditore! (Esce di corsa).
SALOMONE Finalmente siamo soli... (Fa per prendere una sedia e scorge Bardolfo). Ah! mi sbagliavo... ce n'è ancora uno. Ma con questo sarà un lavoro pesante, perbacco! Quando dorme, non è mai per poco... è come quando beve. (Lo chiama) Bardolfo! Ah! sì... Bardolfo! Bardolfo! un bicchiere di ponce, amico mio!
BARDOLFO (svegliandosi a metà) Presente!
SALOMONE È stata una buona idea... Aspetta, aspetta, che ti risveglio completamente. (Gli dà un bicchier d'acqua).
BARDOLFO Alla vostra salute! (Beve). Che cosa mi hai dato, avvelenatore? (Fa una smorfia di disgusto). Puah!...
SALOMONE Acqua del Tamigi...
BARDOLFO Acqua! che scherzo atroce! Pensate che avrei potuto berla! Lasciatemi svegliare Kean.
SALOMONE Di già! Ma, mio Dio, avrete tutto il tempo che vorrete, per battervi, voi due.
BARDOLFO Come! per batterci?
SALOMONE Eh, sì! Dovevate battervi, questa mattina... lo sapete, no?
BARDOLFO Noi?
SALOMONE E siete voi che avete torto... parola d'onore! L'avete provocato senza motivo.
BARDOLFO Io?
SALOMONE Lo ripeto, avete torto... Ma dal momento che vi siete dichiarato disposto a rendergli ragione... non vi è nulla da dire.
BARDOLFO Ma è proprio vero, Salomone?
SALOMONE L'avete dimenticato? Dio, che cosa può fare il vino!
BARDOLFO E dovevamo batterci?
SALOMONE Alla spada.
BARDOLFO Alla spada, con lui!... Datemi un bicchier d'acqua.
SALOMONE È quanto i vostri due testimoni, Tom e Davide, vi hanno detto; ma voi non avete voluto sentir niente. Voi avete il vino litigioso... Sono andati a prendere le armi. L'appuntamento è alle dieci a Hyde Park.
BARDOLFO Dimmi, Salomone... ma non si può cercar di sistemare la cosa?
SALOMONE Impossibile! è corso uno schiaffo.
BARDOLFO E chi è che l'ha ricevuto?
SALOMONE Ah! di questo non so niente.
BARDOLFO Devo essere stato io... Ascolta, amico mio, mio bravo Salomone... re del suggeritori... Può darsi che Kean abbia dimenticato questo litigio.
SALOMONE Come... Voi non lo rammentate, dunque?
BARDOLFO Sì, sì, esatto: mi ricordo bene di aver ricevuto uno schiaffo, perdio! Ma insomma, tu comprendi... Se la sua memoria non fosse così buona come la mia, e egli avesse dimenticato... (prende il cappello) non fargliene ricordare. (Esce).
SCENA SECONDA
KEAN, SALOMONE, e poi PISTOLA.
SALOMONE (chiudendo la porta) E sono tre! Se non li avessi messi in fuga, si sarebbero rimessi a bere fino a domani, dato che neanche questa sera ci sarà spettacolo. Finalmente, questa volta, credo proprio che siamo soli. (Guarda in tutti i canti, e, scorgendo lo scialle) Benedizione! Eccone un altro, perbacco! (Ispeziona ancora, poi va verso la camera da letto, di cui apre la porta.) Ah! respiro!... E ora facciamo l'ispezione del campo di battaglia. (Esamina le bottiglie vuote, e, trovandone due a metà piene, le ripone in un armadio). Diavolo! il combattimento è stato micidiale: quindici contro quattro... Quando penso che ho qui, sotto i miei occhi, coricato come un boxeur crollato, il nobile, l'illustre, il sublime Kean, l'amico del principe di Gallesi il re degli attori tragici passati, presenti e futuri... che in questo momento regge lo scettro... (Scorge la bottiglia che Kean tiene per il collo). Quando lo dico scettro, mi sbaglio... Oh! mio Dio! (Cerca di sfilargli la bottiglia dalla mano; nel frattempo, Kean si sveglia e lo guarda fare; gli occhi di Salomone si incontrano con i suoi).
KEAN Che diavolo stai facendo, Salomone?
SALOMONE Lo vedete bene, cerco di strappare dalle vostre mani questa povera bottiglia che voi state strozzando.
KEAN Sembra che io abbia dimenticato di coricarmi, eh?
SALOMONE Mi avevate tanto promesso di rientrare!
KEAN E così? Non mi sembra di essere fuori casa. Ho finanche passato la notte in casa, se non mi sbaglio... il che non mi accade tutti i giorni...
SALOMONE E neanche da solo.
KEAN Non rimproverarmi, Salomone, vecchio mio. È a causa del chiaro di luna che non aveva voglia di andare a letto; del muro che si spaccava dal calore, e del leone che, come sai, è l'animale più orgoglioso dello zodiaco.
SALOMONE Credete che notti simili vi rimetteranno dalle vostre fatiche?
KEAN Bah! per qualche bottiglia di vino di Bordeaux...
SALOMONE (prendendogli la bottiglia di rum che Kean tiene ancora fra le mani) E da quando in qua le bottiglie di vino di Bordeaux hanno il collo nelle spalle come questa? (Leggendo l'etichetta) «Rum della Giamaica». Ah, padrone! finirete per bruciarvi fino al panciotto di flanella che avete sul petto! (Dà un sospiro).
KEAN Hai ragione, vecchio amico mio; sento che mi ammazzo con questa vita di orge e di dissipazioni. Ma, che vuoi? non posso mutare. Occorre che un attore conosca tutte le passioni per poterle esprimer bene. Io le studio su me stesso, ed è il mezzo di imprimerle nella memoria.
PISTOLA (dal di fuori) Signor Salomone! signor Salomone! si può entrare?
KEAN Chi c'è?
SALOMONE Giusto, avevo dimenticato. È un povero giovane che voi certamente non ricorderete più... il figlio del vecchio Bob, il piccolo Pistola, il saltimbanco.
KEAN Io avrei dimenticato i miei vecchi compagni? Entra, Pistola, entra.
PISTOLA (socchiudendo la porta) Con i piedi o con le mani?
KEAN Con i piedi. Hai bisogno della mano per stringere la mia.
PISTOLA Oh, signor Kean, è troppo onore!
KEAN Povero ragazzo mio... Ebbene, come va tutta la compagnia?
PISTOLA Vivacchia.
KEAN Ketty la bionda?
PISTOLA Vi ama ancora, povera ragazza! Ma non c'è da meravigliarsi: voi siete stato il suo primo amore, sapete.
KEAN E il vecchio Bob?
PISTOLA Suona sempre la tromba come un arrabbiato... Lo volevano arruolare come prima cornamusa in un reggimento di scozzesi, col grado di caporale, ma non ha accettato... Ah, certo!
KEAN E i tuoi fratelli?
PISTOLA I più piccoli fanno i tre primi esercizi di flessione; i più grandi il salto del Niagara; quelli di mezzo danzano sulla corda.
KEAN E la signora Bob?
PISTOLA Ha or ora messo alla luce il tredicesimo figlio; madre e bambino godono ottima salute. Vi ringrazio, signor Kean.
KEAN E tu?
PISTOLA Io sostituisco voi. Ho ereditato il1 vostro costume e il vostro mestolo, e faccio l'arlecchino; ma non sono della vostra forza...
KEAN E allora sei venuto a chiedermi delle lezioni?
PISTOLA Oh, no!... no! Sì, vi sarebbe la danza delle uova, sapete, che dovreste mostrarmi: non sono mai riuscito a impararla per bene, e ne rompo sempre due o tre... ma ora le faccio rassodare... e così non vanno perdute: le mangio... Ma non si tratta di questo. Quando mio padre ha visto che il buon Dio gli aveva fatto la grazia di inviargli ancora un figlio, e che questo era 11 tredicesimo, ha detto: «Tu porti un cattivo numero, tu». E aggiungete che era venuto al mondo di venerdì... Bisognerebbe scegliergli un padrino a tutta prova. «Ma chi?», ha detto mia madre, «il principe di Galles o il re d'Inghilterra? Meglio di tutti sarebbe il signor Kean!». «Straordinario! straordinario!», hanno risposto tutti; « ma certamente non vorrà . «E lo Invece sono sicura che vorrà », ha detto Ketty la bionda. « Sì, se ci vai tu a chiederglielo», ha risposto mio padre. «Oh, io non ardirò mai! è così lontano da noi, ora! è tanto grande! è tanto in alto!». « Ebbene! », ho detto io, «datemi una scala, che io ci andrò, io»; ed eccomi qua. Non è così, che non mi direte di no, signor Kean?
KEAN No, per l'anima di Shakespeare! che cominciò col fare il giocoliere e il saltimbanco come noi. Non ti dirò affatto no, ragazzo mio, e faremo a tuo fratello un battesimo regale, sta' tranquillo.
PISTOLA È una sorella, ma fa lo stesso. E quando, signor Kean?
KEAN Stasera, se va bene.
PISTOLA D'accordo... Ma fino ad allora avrete il tempo di trovare una madrina?
KEAN È già trovata.
PISTOLA E chi è, se non son troppo curioso?
KEAN Ketty la bionda... Credi che si rifiuterà?
PISTOLA Rifiutarsi, lei! Oh, povera ragazza! Ma voi non la conoscete: occorreranno molte precauzioni per dirglielo; sarebbe capace di svenire. Oh, Ketty! povera Ketty! come sarà contenta! (Fa una capriola).
SALOMONE Beh. e che fai, ora?
PISTOLA Non ci pensate, papa Salomone! Io sono come i pavoni: quando son contento faccio la ruota. Arrivederci, signor Kean.
KEAN Già te ne vai?
PISTOLA E gli altri che laggiù stanno aspettando chiedendosi: «Vorrà? non vorrà?»? Vuole! vuole!
KEAN Salomone, accompagna questo giovane fino a casa, e dài dieci ghinee a sua madre per il corredino.
PISTOLA Non mancherete, eh? signor Kean? Sapete quante lacrime ovunque se ci accadesse una simile disgrazia...
KEAN Stai tranquillo...
PISTOLA Oh, stavo per dimenticarlo: e dove, il festino?
KEAN Da Peter Patt, Al buco del carbone... lo conosci?
PISTOLA Se lo conosco? Sul porto, a dieci passi dal Tamigi; è rinomato fra i marinai... altro che, se lo conosco! Arnvederci, signor Kean. (Esce insieme con Salomone).
SCENA TERZA
KEAN, solo; poi UN DOMESTICO.
KEAN Brava e rispettabile famiglia, famiglia di patriarchi, figli del buon Dio! Oh! non dimenticherò mai le ore che ho passato insieme con voi! Quante volte sono andato a letto senza aver mangiato, e dicendo che non avevo fame, per potervi lasciare la mia parte! A quei tempi, ci sembrava che fosse più difficile a una ghinea di scendere nella nostra borsa che a una stella di cader dal cielo. Ho guadagnato davvero, lasciandovi, perlomeno In felicità? e la povera Ketty non mi amava meglio delle nobili dame che oggi mi onorano della loro bontà? (Si bussa alla porta). Bussano!
(UN DOMESTICO entra).
Chi c'è?
IL DOMESTICO Una giovane signora che dice di aver scritto ieri al signore.
KEAN Miss Anna Damby... Fate entrare, e pregatela di attendermi un istante. (Entra nella stanza da letto).
IL DOMESTICO (alla, signora) Miss!
(Ella entra, e il domestico esce).
SCENA QUARTA
MISS ANNA, velata, KEAN; poi SALOMONE.
ANNA (sola) Eccomi dunque a casa sua! Avrò il coraggio di dirgli il motivo che mi ha condotto? Oh! mio Dio! mio Dio!... datemi forza, che lo mi sento morire!
KEAN (rientrando vestito da società) Voi mi avete fatto l'onore di scrivermi, miss. Posso essere così fortunato da potervi aiutare in qualche cosa, tanto favorito dalla sorte da trovarmi nelle condizioni di esservi utile?
ANNA Oh! è la sua voce!... Scusate il mio turbamento, signore: esso è naturale; e per quanto modesto voi siate, comprenderete che la vostra riputazione, il vostro talento, il vostro genio...
KEAN Signora...
ANNA Mi spaventano più di quanto la vostra accoglienza non mi rassicuri. Si dice, tuttavia, che voi siate così buono quanto grande... Se foste stato solamente grande, io non sarei venuta da voi. (Si toglie il velo. Entrambi si seggono).
KEAN (facendo un gesto) Mi avete detto che avrei potuto rendervi un servigio. Il mio desiderio di rendervelo è grande, miss, eppure esito a farvi premura... Un servigio è presto reso!
ANNA Sì, avete indovinato giusto, signore, e io mi attendo molto da voi: si tratta della mia felicità, del mio avvenire, forse della mia vita.
KEAN La vostra felicità? Oh! voi avete sulla fronte tutte le linee della felicità, miss. Il vostro avvenire? e quale diabolica profetessa, fosse pure una delle streghe di Macbeth, oserebbe predirvi altro che gioie? La vostra vita? ovunque essa splenderà... spunteranno fiori come sotto un raggio di sole.
ANNA Può darsi che gli anni che mi restano da vivere siano dotati di maggior fortuna degli anni che ho già vissuto, perché ancora un quarto d'ora fa, signor Kean, lo mi chiedevo se dovevo venire a trovarvi, o uccidermi.
KEAN Voi mi spaventate, signora...
ANNA È che fino a un quarto d'ora fa io ero ancora la fidanzata di un uomo che detesto, che disprezzo, e che mi si vuol costringere a sposare; e non mia madre, non mio padre - ahimè, sono orfana - ma un tutore al quale i miei genitori, morendo, hanno conferito ogni loro potere. Ieri mattina avrebbe dovuto compiersi la mia sventura, se io non avessi, sia per follia, sia per ispirazione, abbandonato la casa del mio tutore. Sono fuggita, ho chiesto dove abitavate... mi hanno indicato la vostra casa... e io sono venuta.
KEAN E che cosa mi ha valso l'onore di essere scelto da voi, miss, sia come consigliere che come difensore?
ANNA Il vostro esempio, che mi ha dimostrato come una persona possa crearsi risorse onorevoli e gloriose.
KEAN Avete pensato al teatro?
ANNA Sì; da molto tempo i miei occhi sono fissi ardentemente a questa carriera, sull'esempio di miss Siddons, di miss O'Neill, e su quello ancora più recente di miss Fanny Kemble.
KEAN Povera ragazza!
ANNA Voi sembrate compiangermi, e tuttavia non mi rispondete, signore.
KEAN È in voi tanta giovinezza, tanto candore, che sarebbe un crimine da parte mia, per quanto perverso mi si creda, e forse io sia, non rendervi noto quello che penso. Mi permettete di parlarvi come un padre, miss?
ANNA Oh! ve ne supplico!
KEAN Sedetevi, e non abbiate timore di nulla; da questo istante voi mi siete sacra così come se foste mia sorella.
ANNA (sedendosi) Quanto siete buono!
KEAN (in piedi) Voi avete visto il lato dorato della nostra esistenza, e vi ha abbagliato. Spetta a me di mostrarvi il rovescio di questa medaglia lucente che porta due corone, una di fiori, l'altra di spine.
ANNA Vi ascolto, signore, come se mi parlasse Iddio.
KEAN II vostro candore, la vostra giovinezza, miss, mi rendono delicato il compito che mi sono imposto. Vi sono cose difficili a dirsi per un uomo della mia età, difficili a comprendersi per una giovane della vostra... Voi mi scuserete, non è vero, se la parola dovesse offuscare la castità del mio pensiero?
ANNA Edmondo Kean non dirà nulla che non possa essere udito da Anna Damby, spero.
KEAN Kean non dovrebbe dire niente di ciò che sta per dire a miss Damby, giovane della grande società, destinata a restare nella grande società, e che egli solo nella grande società potrà ancora incontrare. Ma Kean dirà tutto, e tutto deve dire, alla giovane artista che gli accorda la sua fiducia, e gli fa l'onore di venire a consultarlo a casa: ciò che gli parrebbe sconveniente nel primo caso, nel secondo gli sembra un dovere.
ANNA Parlate dunque, signore.
KEAN Voi siete bella. Ve l'ho detto. È qualche cosa, è anche molto, per la carriera che desiderate abbracciare, ma non è tutto, miss... La parte della natura è compiuta, ma quella dell'arte resta ancora da fare.
ANNA Ma io, diretta da voi, studierò, farò progressi, mi farò un nome.
KEAN In cinque o sei anni; è possibile... Perché, credetelo, niente si fa senza il tempo e senza lo studio. Alcuni privilegiati nascono con il genio... ma, così come il blocco di marmo nasce già con la statua, occorre la mano di Prassitele o di Michelangelo, per tirarne fuori una Venere o un Mosè. Sì, certo, io suppongo, credo finanche che voi siate fra le elette, che in quattro o cinque anni il vostro talento, la vostra reputazione non vi lasceranno nulla da invidiare alle vostre rivali, perché è solo la gloria ciò che cercate... E la vostra sterminata ricchezza?
ANNA Ho abbandonato tutto, dal momento che sono fuggita dalla casa del mio tutore.
KEAN Così, non avete più niente?
ANNA Niente.
KEAN Supponendo che possediate tutte le disposizioni necessarie, occorrono sempre sei mesi di studio prima del debutto.
ANNA Fortunatamente, io ho appreso nella mia giovinezza tutti quei piccoli lavori da donna che possono nutrire coloro che li compiono. D'altronde, io appartengo a una classe abituata a sentirsi onorata di quello che guadagna. La ricchezza della mia famiglia, per quanto considerevole possa essere, fu prodotta da una attività commerciale. Lavorerò.
KEAN Bene! Al termine di questi sei mesi di lavoro, supponendo sempre un esordio brillante, troverete un direttore che vi offrirà cento sterline l'anno...
ANNA Ma, per i miei gusti semplici e schivi, cento sterline sono una fortuna.
KEAN Sono la quarta parte di quello che dovrete spendere solo per i costumi. La seta, i velluti e i diamanti costano cari, miss. Siete disposta a vendere il vostro amore per ornarvi la persona?
ANNA Oh! signore.
KEAN Scusate, miss, ma io tacerò all'istante, o voi mi permetterete di dire tutto... Nel momento in cui voi uscirete da questa stanza per rientrare nella società, questa conversazione sarà dimenticata.
ANNA (abbassando il velo) Parlate, signore.
KEAN Può tuttavia verificarsi che voi abbiate la fortuna di incontrare un uomo ricco, delicato, generoso... che vi ami e che voi amiate... che non vi dia, ma condivida con voi... In tal caso il primo pericolo è evitatola prima umiliazione non esiste più. Ma, ve l'ho detto, voi siete bella... Voi non conoscete i giornalisti inglesi, miss... Ve ne sono di quelli che hanno intrapreso la loro missione dal lato onorevole, che sono partigiani di tutto ciò che è nobile, difensori di tutto ciò che è bello, ammiratori di tutto ciò che è grande. Quelli lì sono la gloria della stampa, sono gli angeli del giudizio dell'intera nazione... Ma ve ne sono altri, miss, che l'impotenza di produrre ha gettati alla critica... Quelli lì sono invidiosi di tutto, essi infamano tutto ciò che è nobile, offuscano tutto ciò che è bello, avviliscono tutto ciò che è grande! Uno di questi esseri, per vostra sventura, vi troverà bella, forse, e all'indomani attaccherà il vostro talento... un altro giorno il vostro onore. Allora, nella vostra innocenza del male, voi vorrete conoscere quale motivo lo spinge. Ingenua e pura, andrete da lui come siete venuta da me. Gli chiederete il motivo del suo odio e quello che potrete fare perché abbia fine. Egli vi dirà, allora, che voi vi siete sbagliata sui suoi propositi, che il vostro talento gli piace, che egli non vi odia per niente, che al contrario vi ama... Voi vi alzerete, come avete fatto in questo momento, ed egli vi dirà: «Sedetevi, miss... o domani...».
ANNA Orrore!
KEAN E supponiamo che voi siate sfuggita a queste due prove, una terza vi attende. Le vostre rivali (perché a teatro non si hanno amiche, non si hanno emuli, si hanno solo rivali), le vostre rivali faranno quello che Cimmer e altri che non nomino hanno fatto contro di me. Ogni combriccola stenderà le sue mille braccia per impedirvi di salire un gradino di più, aprirà le sue mille bocche per spiattellarvi i suoi frizzi in faccia; farà; udire le sue mille voci per dire bene di altre e male di voi. Esse impiegheranno, per rovinarvi, del mezzi che voi disprezzerete... e con quel mezzi riusciranno a rovinarvi. Esse acquisteranno la lode e l'ingiuria a un prezzo che a loro non costa niente, a loro, e che voi non vorrete pagare, voi... Il pubblico, noncurante, ignorante, credulo, che non sa come odiosamente si fabbricano queste reputazioni e queste menzogne, le prenderà come meriti o come verità, a forza di sentirle affermare o ripetere. E così, un bel giorno, voi vi accorgerete che la bassezza, l'ignoranza e la mediocrità fanno tutt'uno con l'intrigo; che lo studio, il talento, il genio non valgono nulla senza l'intrigo... Voi non vorrete crederlo; avrete dei dubbi ancora per qualche tempo... Poi, alla fine, con gli occhi pieni di lacrime, il cuore pieno di disgusto, l'anima piena di disperazione, vi ridurrete a maledire il giorno, l'ora e il minuto in cui vi ha presa la fatale idea di ambire a una gloria che costa si cara e che rende così poco... E ora, levatevi il velo, miss: ho finito con le cose odiose.
ANNA O Kean! Kean! Bisogna che voi abbiate molto sofferto! Come avete fatto?
KEAN Sì, io ho molto sofferto! ma molto meno di quanto debba soffrire una donna, perché io sono un uomo, e posso difendermi... Il mio talento è soggetto alla critica, è vero... Essa lo calpesta coi piedi, lo dilania col suoi artigli, lo morde con i suoi denti... è suo diritto, e ne fa uso... Ma quando uno di questi aristarchi da caffè s'arrischia a guardare nella mia vita privata, oh! allora la scena cambia: sono io che minaccio, ed è lui che trema. Ma questo si verifica raramente... si vede troppo spesso Amleto far uso delle armi... per litigare con Kean.
ANNA Ma tutti questi dolori non sono compensati solo con quella parola che voi potete dire a voi stesso: «Io sono re!»?
KEAN Sì, io sono re. è vero... tre volte la settimana presso a poco, re con uno scettro di legno dorato, diamanti di vetro e una corona di cartone. Ho un regno di trentacinque piedi quadri, ed una regalità che un sol fischio bene azzeccato fa presto svanire. Sì, sì, io sono un re molto rispettato, molto potente e soprattutto molto felice: non c'è che dire!
ANNA Così, quando tutto il pubblico vi applaude, vi ammira, vi invidia...
KEAN È così: alle volte io bestemmio, impreco, invidio la sorte del facchino curvo sotto il suo fardello, del contadino sull'aratro e del marinaio coricato sul ponte del vascello.
ANNA E se una donna, giovane, ricca e che vi amasse, venisse a dirvi: «Kean, la mia fortuna, il mio amore sono per voi... Uscite da questo inferno che vi brucia... da questa esistenza che vi divora... abbandonate il teatro»...
KEAN Io! io, lasciare il teatro... io! Oh! voi non sapete dunque che cosa è questa camicia di Nesso che non ci si può strappare dalle spalle, se non dilaniando la nostra stessa carne! Io, abbandonare il teatro, rinunciare alle sue emozioni, ai suoi bagliori, ai suoi dolori! Io, cedere il posto a Kemble e a Macready, per essere dimenticato dopo un anno, dopo sei mesi, forse! Ma ricordatevi che l'attore non lascia niente dietro di sé, che egli vive solo durante la sua vita, che il suo ricordo se ne va con la generazione alla quale appartiene, e che egli precipita dal giorno nella notte, dal trono nel nulla... No! no! Allorché uno ha messo una volta il piede in questa carriera fatale, bisogna che la percorra sino alla fine; deve esaurirne gioie e dolori, vuotarne la coppa e il calice, berne il miele e la feccia... Bisogna finire come si è cominciato, morire come si è vissuto... Morire com'è morto Molière, fra il rumore degli applausi, dei fischi e delle acclamazioni! Ma quando si è ancora in tempo a non prendere questa strada, quando non si è ancora superata la barriera... non bisogna entrarci... credetemi, miss, sul mio onore! credetemi.
ANNA I vostri consigli sono ordini, signor Kean... Ma che bisogna che io faccia?
KEAN Dove vi siete recata, lasciando ieri la casa del vostro tutore?
ANNA Presso una zia... buona... ottima, e che mi ama come sua figlia.
KEAN Ebbene! bisogna ritornarvi, miss, e chiederle asilo e protezione.
ANNA Potrà accordarmeli? Lord Mewill è potente, e allorché conoscerà il luogo dove mi sono rifugiata...
KEAN La legge è uguale per tutti, miss, per il debole come per il forte, fatta eccezione per noi altri attori, tuttavia, che siamo fuori legge. Vostra zia risiede lontano da qui?
ANNA In Clary Street.
KEAN A dieci minuti di cammino da qui? Prendete il mio braccio, miss... vi ci conduco.
SALOMONE (entrando) Sua Altezza Reale il principe di Galles.
ANNA Oh! mio Dio!
KEAN Direte al principe che non posso riceverlo, che sono massacrato dalla stanchezza e che sto dormendo.
SALOMONE Aggiungerò che avete passata la notte a studiare, maestro.
KEAN No... aggiungi che ho passato la notte a bere; vi sono più possibilità che ti creda... Venite, miss...
ANNA Oh! Kean! Kean! voi siete due volte il mio salvatore.
ATTO TERZO
La taverna di Peter Patt, Al buco del carbone. La scena è divisa nel fondo da due tramezzi che formano dei compartimenti; i laterali sono separati nella stessa maniera, in modo che ogni avventore si trovi appartato, benché in una sala comune.
SCENA PRIMA
Nel fondo, JOHN COOKS, il pugile, con la sua brigata di bevitori, fra i quali GIORGIO. A destra dello spettatore, IL CONESTABILE, che legge un giornale.
PRIMO BEVITORE Sicché l'hanno portato via senza che fosse rinvenuto.
JOHN (mandando giù un bicchiere di birra) Senza che fosse rinvenuto.
SECONDO BEVITORE E tu gli avevi fracassato sette denti?
JOHN (tendendo il bicchiere) Sette: tre in alto, quattro in basso; due canini, cinque incisivi.
TERZO BEVITORE E così il duca di Sutherland, che scommetteva per te, ha guadagnato.
JOHN In pieno! E mi ha regalato una ghinea per ogni dente fracassato... Così, io gli ho promesso di bere alla sua salute. (Vuotando il bicchiere) E mantengo la parola.
PRIMO BEVITORE E tu non hai preso altro che un colpo di sole a un occhio...
JOHN In tutto e per tutto. Cosa di tre giorni: oggi nero, domani violetto, dopodomani giallo, ed è finito.
SCENA SECONDA
Gli stessi e LORD MEWILL, entrando.
LORD MEWILL Il padrone della taverna?
PETER Eccomi, Vostro Onore.
LORD MEWILL Ascoltatemi, amico mio, e ricordate bene ciò che vi dirò.
PETER Ascolto.
LORD MEWILL In serata, verrà una giovane signora, e chiederà: una stanza; voi le darete la migliore di tutta la taverna. Le darete qualunque cosa desidererà... Abbiate per lei le più grandi cure, i maggiori riguardi; perché questa giovane è destinata a diventare una delle maggiori signore d'Inghilterra. Eccovi di che ripagarvi di tutti i vostri disturbi.
PETER Questo è tutto quanto avete da raccomandarmi, milord?
LORD MEWILL Potete farmi conoscere il padrone di un piccolo bastimento, un buon veliero, che lo possa noleggiare per otto giorni?
PETER Ho quanto vi occorre. (Chiamando) Giorgio! (Questi, che è vestito da marinaio, si alza e viene sul davanti della scena). Questo signore avrebbe bisogno di un bel battello per otto o dieci giorni.
GIORGIO Per tutto il tempo che vorrà; non c'è che da mettersi d'accordo.
LORD MEWILL Un battello che fili.
GIORGIO La Regina Elisabetta è conosciuta, nel porto; potete informarvi presso chi volete se non fila a più di sei nodi all'ora.
LORD MEWILL E può risalire fin qui?
GIORGIO La conduco dove voglio; naviga in tre piedi d'acqua... Fate sfondare una botte di birra, e lo m'Impegno di farla arrivare in una camera.
LORD MEWILL La si può vedere?
GIORGIO È ancorata a un quarto di miglio da qui, questo è tutto.
LORD MEWILL Andiamoci, allora, e parleremo di affari per istrada.
GIORGIO Volentieri, milord. Permettetemi solo di finire la birra. (Beve, e poi esce con lord Mewill).
SCENA TERZA
Gli stessi, meno Giorgio e lord Mewill.
PETER E l'altro per quanto tempo ne avrà?
JOHN Per tre buoni mesi... Sei settimane di brodini... sei settimane di pappa... e così imparerà a scontrarsi con John Cooks.
SCENA QUARTA
Gli stessi, e KEAN, che entra vestito da marinaio.
KEAN Padron Peter Patt!
PETER Eccomi! Ah! siete voi. Eccellenza!
KEAN In persona... Il pranzo?
PETER Lo stanno preparando nella sala grande.
KEAN E...?
PETER Oh! ciò che v'è di meglio, lo sapete, non è mai troppo buono per Vostra Eccellenza.
KEAN (sedendo a un tavolo dirimpetto a quello del conestabile) Sta bene; dammi qualcosa da bere, nell'attesa.
PETER Birra? porto?
KEAN Mi prendi per un fiammingo, stupido! Champagne.
(Peter esce).
JOHN Hai inteso quel marinaio d'acqua dolce che pretende che la birra gli disonorerebbe la gola?
KEAN (a Peter che gli porta il vino) Non è arrivato ancora nessuno?
PETER Nessuno.
KEAN Va' a dare un'occhiata al pranzo... Mi pare che stia bruciando.
PETER Vado subito, Eccellenza.
(Peter esce).
JOHN Voglio vedere di che cosa è capace quel bel tipo. Lasciami fare un momento, e rideremo.
SECONDO BEVITORE Che vuoi fare?
JOHN Stai a sentire: se riesce a bere un solo bicchiere della bottiglia che ha dinanzi, non voglio più chiamarmi John Cooks. (Avvicinandosi a Kean con aria provocante) Sembra che non vi fosse più troppo ghiaccio, nelle vicinanze del polo, bel baleniere, e che la pesca non sia stata cattiva...
KEAN (guardandolo) Che avete su quell'occhio?
JOHN E che ora convertiamo l'olio di balena in champagne.
KEAN Bisognerebbe che vi faceste mettere quattro sanguisughe, là sopra, buon uomo... Non è per niente bello. (Versa il vino nel bicchiere).
JOHN (prendendogli il bicchiere) Avete domandato il migliore, almeno? (Tracanna lo champagne e rimette il bicchiere sul tavolo; Kean lo guarda fare).
KEAN Purché non abbiate il desiderio di farvi conciare l'altro occhio come quello là, ciò che non è difficile, continuando come state facendo.
JOHN Ah! lo credete?
KEAN (versando una seconda volta nel bicchiere) Ne sono certo.
JOHN In cambio di che?
KEAN Gratis.
JOHN (prendendo il bicchiere e vuotandolo) Alla salute del mercante!
KEAN (levandosi la giubba) Grazie, amico.
JOHN Ah! sembrerebbe che vogliate consegnarla, la mercanzia.
KEAN (levandosi il panciotto) Sì, e mi incarico io stesso della fornitura.
JOHN (ridendo) Ah! ah! ah!
TUTTI Bravo! bravo!
PETER (rientrando, a John) Ma che fai, John?
JOHN Lo vedi, mi preparo.
PETER Che fa Vostra Eccellenza?
KEAN Lo vedi, mi preparo.
PETER (a John) Tu non sai con chi hai a che fare.
JOHN E che me ne importa?
PETER Signor conestabile!
IL CONESTABILE (salendo su una sedia, per meglio vedere) Lasciami guardare, imbecille!
PETER Andiamo, andiamo, battetevi, se vi fa piacere. (Esce).
Scena d'insieme, durante la quale Kean e John fanno a boxe, e alla fine della quale John riceve un pugno sull'altro occhio. Egli cade fra le braccia degli amici che lo circondano; Kean si rimette la giubba e va a sedersi al suo tavolo.
KEAN Peter!
PETER Pronto!
KEAN Un altro bicchiere.
PETER Pare che sia finita. (Va a vedere nella stanza a lato). Non è durata tanto.
IL CONESTABILE (scendendo dalla sedia, e recandosi al tavolo di Kean) Volete permettermi di farvi i miei complimenti, signor marinaio?
KEAN Volete permettermi di offrirvi un bicchiere di questo champagne, signor conestabile?
(Peter porta dei bicchieri, Kean versa da bere).
IL CONESTABILE (prendendo il suo bicchiere) Gli avete dato un magnifico pugno, giovanotto.
KEAN Voi mi lusingate, signore; è stato un pugno di terzo ordine, povero e meschino; se avessi stretto il gomito al corpo e vibrato il braccio dal basso in alto, quell'idiota avrebbe avuto certo la testa spaccata.
IL CONESTABILE (deponendo il bicchiere) Peccato, signor marinaio; speriamo che un'altra volta sarete più fortunato.
KEAN Ho fatto semplicemente quello che avevo deciso di fare: gli avevo promesso un pugno simile a quello che aveva ricevuto, e gliel'ho dato.
IL CONESTABILE Oh! esattamente, non c'è da discutere; ma di una migliore qualità, direi.
KEAN Mi sembra che ve ne intendiate, signor conestabile.
IL CONESTABILE Sono un appassionato: non si fa un incontro di pugilato, nel mio circondario, o un combattimento di galli, che non vada ad assistervi: adoro gli artisti.
KEAN Veramente! Ebbene, signor conestabile, se volete essere fra i miei invitati, vi farò conoscere un artista: io.
IL CONESTABILE Date un pranzo?
KEAN Faccio da padrino. Ed ecco la madrina, guardate. Non è graziosa?
(KETTY LA BIONDA entra con tutti gli altri invitati).
IL CONESTABILE Affascinante! Faccio un salto a casa, per avvertire mia moglie che non rientrerò tanto di buon'ora.
KEAN Avvertitela che non rientrerete affatto, allora: è più prudente.
(Il conestabile esce).
SCENA QUINTA
Gli stessi e KETTY.
KEAN (accostandosi a Ketty e abbracciandola) Ketty!
KETTY Oh! signor Kean, non mi avete completamente dimenticato?
KEAN E tu, Ketty, ti ricordi sempre del povero giocoliere Davide, quantunque abbia cambiato nome e ora si chiami Edmondo Kean?
KETTY Oh! sempre.
KEAN E che hai fatto, mia cara, da quando non ti ho più vista?
KETTY Ho pensato al tempo in cui ero felice.
KEAN Ebbene, mia povera Ketty, voglio che quel tempo ritorni, per te.
KETTY (con tristezza) Impossibile, signor Kean.
KEAN Amerai certo qualcuno, no?
KETTY (abbassando gli occhi) Non amo nessuno.
KEAN Ma comunque, se dovesse accadere, un giorno, e qualche centinaio di ghinee ti fossero necessarie per metterti a posto, vieni a trovarmi, cara, e ci penserò io alla tua dote.
KETTY (piangendo) Io non mi sposerò, mai, signor Kean.
KEAN Perdonami, Ketty, sono un imbecille. (A Pistola che entra) Beh, Pistola, e il vecchio Bob non viene?
SCENA SESTA
Gli stessi e PISTOLA; poi FILIPPO.
PISTOLA Oh! il vecchio Bob è a letto.
KETTY A letto?
KEAN Come mai?
PISTOLA Una disgrazia... Figuratevi, signor Kean... era sceso in istrada... era magnifico, perché aveva messo il cappello grigio, il pastrano pistacchio e il gran collo della camicia che gli sale alle orecchie, sapete... Ci mettiamo in cammino, lui fa appena quattro passi... e «Oh!», dice, «ho dimenticato la trombetta!». «Bah! e che volete farne della trombetta?», gli rispondo io. «Voglio suonare un motivetto alla frutta; li distrarrà». «Ma che forse non conoscono già tutte le vostre musiche? Risparmiate il fiato per un'altra occasione, andiamo!». «Vai a prendermi la trombetta, e non discutere, stupido!». «Ma io non so dove sia, il vostro strumento; andatelo a prendere voi stesso». Voi sapete se è pronto, papà Bob... Non avevo terminato, che mi allunga un calcio... Fortuna che io conosco le sue abitudini, e non lo perdo mai di vista quando discutiamo.
KEAN E te lo sei preso, è tutto, no?
PISTOLA No, ed è questa la disgrazia: ho fatto un salto da un lato.
KEAN E allora non te lo sei preso; tanto meglio!
PISTOLA No, non me lo sono preso, ma dato che egli si attendeva di trovare resistenza... qualche cosa contro il piede, poveretto... e invece non ha trovato niente, ha perduto l'equilibrio ed è caduto all'indietro.
KETTY Oh! mio Dio!
PISTOLA Non parlarmene; preferirei aver ricevuto venticinque calci dove lui mirava, piuttosto che essere stato la causa di una disgrazia come quella che è avvenuta.
KETTY S'è ferito, mio Dio?
PISTOLA (piangendo) Pare che si sia slogato la spalla.
KEAN Avete mandato a chiamare un medico?
PISTOLA Sì... sì...
KEAN E che ha detto?
PISTOLA Ha detto che ne avrà almeno per sei settimane a letto; e durante tutto questo tempo la compagnia dovrà stringersi il ventre, capite, perché la trombetta di papà Bob è conosciuta come l'insegna del signor Peter: se domani la togliesse, l'insegna, crederebbero che ha fatto bancarotta, e nessuno entrerebbe più qui.
KEAN E non vi è altra disgrazia, al di fuori di questa?
PISTOLA Eh! mi sembra che non sia tanto da poco dover digiunare per sei settimane, quando non si è in quaresima.
KEAN Peter!
PETER Eccellenza.
KEAN Penna, inchiostro e carta.
KETTY Che vorrà fare?
PETER Ecco.
KEAN (scrivendo) Fai portare questa lettera al direttore del teatro di Covent Garden. Gli comunico che domani sera reciterò il secondo atto di Romeo e Giulietta e la parte di Falstaff, a beneficio di uno dei miei antichi compagni che si è slogato una spalla.
KETTY Oh! signor Kean!
PISTOLA Ecco un amico autentico, nella fortuna come nella disgrazia.
PETER (chiamando) Filippo! (Il garzone entra).
KEAN (dandogli la lettera) Tieni; e aspettiamo la risposta. Bene! tutti pronti?
PISTOLA Tutti.
KEAN Andiamo, allora.
PISTOLA Giusto; non bisogna fare attendere il vicario.
KEAN Oh! non è tanto per il vicario, che in fondo attenderebbe, ma è per il pranzo: quello non vuole attendere. Peter. te lo raccomando.
PETER State tranquillo: vado a vedere se lo spiedo gira.
SCENA SETTIMA
PETER, poi UN DISPENSIERE.
PETER Ci si pensa, al pranzo, e con tutta l'attenzione. Lo sappiamo bene che voi siete un buongustaio, signor Kean, e ci regoliamo di conseguenza. Dispensiere, dispensiere!
IL DISPENSIERE Eccomi.
PETER Fate attenzione che non si metta neanche una goccia d'acqua nelle bottiglie che verranno poste davanti al signor Kean.
IL DISPENSIERE E nelle altre?
PETER Nelle altre, ci vedo molto meno inconvenienti.
IL DISPENSIERE Sta bene, padrone.
SCENA OTTAVA
PETER e MISS ANNA, che entra seguita da una fantesca.
ANNA Signore, vorrei una camera.
PETER È pronta.
ANNA Come!
PETER Sì. Qualcuno mi ha ordinato di preparare la miglior camera dell'albergo per una signora che doveva venire questa sera; e questa dama siete voi, immagino.
ANNA Egli pensa a tutto. Conducetemi subito in questa camera, vi prego; temo ogni momento che qualcuno non entri.
PETER Dolly! Dolly! (La domestica entra). Ecco, la porta, miss, il numero uno. (Alla domestica) Accompagnate. Signora, desiderate qualcosa?
ANNA Grazie, non ho bisogno di nulla. (Entra nella camera).
SCENA NONA
PETER, SALOMONE.
SALOMONE (entrando) Buongiorno, signor Peter.
PETER Ah, signor Salomone, siete voi! Diavolo! ci sapete fare, voi, no? Arrivate sempre troppo tardi per la chiesa e troppo presto per il pranzo. Che cosa posso offrirvi, mentre attendete?
SALOMONE Niente, padron Peter, assolutamente niente. Sono venuto esclusivamente per parlare al nostro grande e illustre Kean di una questione di teatro, una cosa da niente.
PETER Bene; ma vi farò egualmente portare un boccale di vecchia birra: parlerete con quella, in attesa.
SALOMONE Non è una cattiva idea: il tempo mi sembrerà meno lungo, trascorrendolo con un amico. Ma appena il nostro grande maestro sarà di ritorno, ditegli che l'attendo qui e che io gli devo subito parlare da solo.
PETER (uscendo) D'accordo.
SCENA DECIMA
SALOMONE, seduto al tavolo dove era il conestabile.
SALOMONE Ah! vediamo che cosa dicono della nostra ultima rappresentazione del Moro di Venezia. (Prende i giornali. Gli viene portato un boccale di birra). Grazie, amico. (Leggendo) Um, um! Parigi, Pietroburgo, Vienna... Sono veramente noiosi a riempire i giornali di notizie politiche della Francia, della Russia, dell'Austria; chi se ne occupa? a chi interessano? Ah! «Teatro di Drury Lane, rappresentazione del Moro di Venezia, signor Kean. Lo spettacolo di ieri sera ha richiamato poco pubblico»... Abbiamo dovuto rifiutare cinquecento richieste: la sala scoppiava! «L'infelice programma della serata»... Grazie: si rappresentavano Il Moro di Venezia e il Sogno di una notte d'estate, i due capolavori di Shakespeare! «La mediocrità degli interpreti»... Nient'altro che il fiore della compagnia: miss O'Neil, mistress Siddons, Kean, l'illustre Kean! «La recitazione frenetica di Kean, che trasforma Otello in un selvaggio»... E in che vorrebbe che lo trasformasse, in un damerino? (Guardando la firma dell'autore dell'articolo) Non mi meraviglio più: è Cooksman. Lo conosco. Vergogna! vergogna! son questi gli uomini che giudicano, che condannano, e che qualche volta riescono a strozzare!... (Prende un altro giornale). Ah! questo è differente: qui l'articolo è di un amico, Brixon; ha preso l'abitudine di farseli lui stesso, nel timore che gli altri non gli rendano giustizia. Il pubblico non lo sa, ma noi... Vediamo: «La rappresentazione è stata magnifica, ieri sera, a Drury Lane; la sala era colma di pubblico; la metà delle persone che si sono presentate al botteghino non hanno potuto ottenere un posto. La grande e tetra figura di Jago», è la parte che interpreta lui, «è stata magnificamente resa dal signor Brixon». Ecco uno che almeno non si fa pregare. Del resto, niente di male: finché si dice bene di se stessi, ciascuno è libero di farlo. «La fiacchezza dell'attore a cui era assegnata la parte di Otello...». Lo trova fiacco, questo; l'altro lo trovava eccessivo... è servita a far meglio risaltare la profondità dell'interpretazione del nostro celebre...». (Getta via il giornale). Combriccole! combriccole! Ah! mio Dio! come sono contento di essere solo un povero suggeritore.
SCENA UNDICESIMA
KEAN, entrando, e SALOMONE.
KEAN Che hai di così urgente da dirmi, Salomone? perché non vieni anche tu a metterti a tavola?
SALOMONE Non sono venuto per pranzare; non ho fame, credetelo... Sta accadendo qualcosa, a casa vostra.
KEAN Che cosa?
SALOMONE È quel brigante dell'ebreo Samuele, il gioielliere. Ha ottenuto un mandato contro di voi, per il vostro debito di quattrocento sterline, e lo sceriffo e gli sgherri sono già a casa.
KEAN E che mi importa: io sono qua, no?
SALOMONE Hanno dichiarato che vi attenderanno fino a quando non rientrerete.
KEAN Ebbene, Salomone, sai che cosa farò?
SALOMONE No.
KEAN Non rincaserò.
SALOMONE Padrone!
KEAN Che mi manca, qui? buon vino, buona tavola, credito aperto e inesauribile, degli amici che mi amano e che mi fanno dimenticare il mondo intero. Lasciamo lo sceriffo e gli sgherri ad annoiarsi a casa mia, e noi divertiamoci qui. Vedremo chi si stancherà prima, loro o io!
SCENA DODICESIMA
Gli stessi e ANNA, che entra di corsa.
ANNA Signor Kean, signor Kean, è la vostra voce; l'ho riconosciuta. Eccomi.
KEAN Miss Anna! Voi qui, in una taverna, sul porto? Scusate, ma il diritto che mi avete concesso alla vostra fiducia mi permette di rivolgervi questa domanda. In nome del cielo, che cosa venite a fare, qui? chi vi ci ha condotta? Salomone, amico mio... va' a dire che si mettano a tavola, in attesa. (Salomone esce).
ANNA Oh! ora che siamo soli, spiegatevi, signor Kean.
KEAN Ditemi voi, invece, chi vi ha condotta in un luogo così poco degno.
ANNA La vostra lettera.
KEAN La mia lettera? Non ho avuto l'onore di scrivervi.
ANNA Voi non mi avete scritto, signore, che la mia libertà era in pericolo, e che era necessario abbandonassi la casa di mia zia, assolutamente necessario?... Oh! ma lo l'ho con me, la vostra lettera. Eccola, eccola, guardate!
KEAN Vi è qualche furfanteria, sotto tutto questo. Per quanto abbiano cercato di imitare la mia scrittura, non è la mia.
ANNA Lasciamo andare. Leggetela, signore; vi spiegherà la mia presenza qui, la mia gioia nel rivedervi. Leggetela, leggetela, vi prego.
KEAN (leggendo) «Miss, vi hanno vista entrare da me; vi hanno vista uscire; vi hanno seguita; il vostro rifugio è stato scoperto; è stato chiesto, per por-tarvene via, un ordine che certamente verrà concesso. Non vi è che un mezzo per sfuggire al vostri persecutori: recatevi stasera al porto; chiedete della taverna Al buco del carbone. Un uomo mascherato verrà a rilevarvi; seguitelo con fiducia: vi condurrà in un luogo dove sarete al sicuro da ogni ricerca, e dove mi rivedrete. Non temete nulla, miss, e accordatemi tutta la vostra fiducia, perché io ho per voi tanto rispetto quanto amore. Edmondo Kean... Si vigila su di me come su di voi; ecco perché non vengo io stesso a supplicarvi di prendere questa decisione, che è la sola che vi possa salvare».
ANNA Ecco la spiegazione della mia condotta, signor Kean; non ho bisogno di darvene altre. Ho creduto che questa lettera fosse vostra; mi sono fidata di voi; e son venuta da voi.
KEAN Oh, miss, miss! Come ringrazio il caso, o piuttosto la Provvidenza che mi ha condotto qui! Ascoltatemi, miss, vi è in tutta questa faccenda una misteriosa infamia che io chiarirò, ve lo giuro, e di cui l'autore si pentirà. Ma al punto in cui siamo, e per aiutarmi nella lotta che sto per affrontare, bisogna che mi diciate tutto, miss; occorre che non abbiate più segreti per me; è necessario che io vi conosca come una sorella; perché lo vi difenderò, lo giuro a Dio, come se voi foste la persona più prossima e più cara della mia famiglia.
ANNA Oh! con voi, vicino a voi, non temo nulla.
KEAN E tuttavia state tremando, miss.
ANNA Oh! signor Kean, è generoso da parte vostra interrogarmi, quando soprattutto a voi io non posso dire tutta la verità?
KEAN E che cosa può aver da nascondere un cuore giovane come il vostro, miss? Parlatemi come parlereste al vostro migliore amico, a vostro fratello.
ANNA Ma come oserò, poi, guardarvi di nuovo negli occhi?
KEAN Ascoltatemi, precederò io stesso le vostre parole... Alzerò lo stesso un lembo del velo sotto il quale voi nascondete il vostro segreto... Abituati come lo siamo noi, noi attori, a riprodurre tutti i sentimenti umani, dobbiamo continuamente sforzarci di andare a cercarli nel più profondo dell'animo... Ebbene, io ho creduto di leggere nel vostro... scusatemi, miss, se mi sbaglio... che il vostro odio per lord Mewill... nasce da un sentimento del tutto opposto per qualcun altro.
ANNA Sì, sì... non vi siete sbagliato... ma non è colpa mia: sono stata trascinata da una fatalità alla quale nessuna donna avrebbe potuto resistere... Oh! perché non m'hanno lasciata morire?
KEAN Morire... voi, così giovane... così bella! E perché volevate morire?
ANNA Non ero io che volevo lasciare la vita, era Dio che sembrava avermi condannata. Una profonda melanconia, un amaro disgusto dell'esistenza s'erano impossessati di me... il mio corpo non aveva più forze, il mio petto non aveva più aria, i miei occhi non avevano più luce: sentivo l'impossibilità di vivere, mi sentivo trasportata verso la morte, senza scosse, senza dolori, senza nemmeno paura, perché non provavo più alcun desiderio di vivere... non desideravo niente... non speravo niente... non amavo niente. Il mio tutore aveva consultato i medici più bravi di Londra, e tutti avevano detto che il male era senza rimedio, che ero affetta da quella malattia che proviene dal nostro clima, contro la quale ogni scienza fallisce. Uno solo fra essi mi chiese se, fra le altre distrazioni giovanili, mi era stato concesso anche di andare a teatro. Il mio tutore rispose che, educata in un severo collegio, questo divertimento mi era stato sempre vietato... Allora il medico lo indicò come un ultimo tentativo. Il mio tutore volle provarlo lo stesso giorno: fece prenotare un palco, e mi annunzio dopo pranzo che avremmo passato la serata a Drury Lane. Io intesi appena quello che mi disse: gli presi il braccio allorché me lo chiese, montai in vettura... e mi lasciai condurre come sempre, incaricando in certo modo le persone che mi accompagnavano di sentire, di pensare, di vivere per conto mio... Entrai nella sala... e la mia prima sensazione fu quasi di dolore... tutte quelle luci mi abbagliarono, quell'atmosfera calda e olezzante mi stordì... tutto il sangue mi affluì il cuore, e fui sul punto di svenire... Ma in quell'istante sentii un po' di frescura, il sipario si alzava. Istintivamente mi voltai, cercando aria da respirare... e fu allora che intesi una voce... oh!... che mi vibrò sino in fondo al cuore... tutto il mio essere trasalì... Questa voce pronunciava dei versi melodiosi come mai ne avevo Intesi... delle parole d'amore come non avrei mai creduto che labbra umane potessero pronunciarne... Tutta l'anima mi si concentrò interamente negli occhi e nelle orecchie... e restai muta e immobile come la statua dello stupore... e guardai... Si recitava Romeo.
KEAN E chi interpretava Romeo?
ANNA La serata passò in un secondo: io non avevo respirato, non avevo parlato... non avevo nemmeno applaudito... Tornai al palazzo del mio tutore sempre fredda e silenziosa per tutti, ma già rianimata e vivente nel cuore. Due sere dopo fui condotta al Moro di Venezia... Vi andai con tutti i miei ricordi di Romeo... oh! ma questa volta non era più la stessa voce, non era più lo stesso amore, non era più neanche lo stesso uomo... Ma fu egualmente lo stesso incanto... la medesima felicità... la stessa estasi... E tuttavia potevo già esprimermi... potevo dire: «È bello! è grande! è sublime!».
KEAN E chi interpretava Otello?
ANNA All'indomani fui io che chiesi se non saremmo andati a Drury Lane. Era la prima volta dopo un anno, può dirsi, che manifestavo un desiderio; indovinerete facilmente che fu subito accolto. E ritornai In quel palazzo di magie e di incanti: andavo a cercarvi il viso melanconico e dolce di Romeo... la fronte bruciante e abbronzata del Moro... Vi trovai la testa tetra e pallida di Amleto... Oh! questa volta tutte le sensazioni accumulate da tre giorni scaturirono insieme dal mio cuore troppo pieno per poterle rinchiudere... le mani applaudirono, la bocca acclamò... le lacrime caddero.
KEAN E chi interpretava Amleto, Anna?
ANNA Romeo mi aveva fatto conoscere l'amore, Otello la gelosia, Amleto la sventura... questa triplice iniziazione completò il mio essere... Io languivo, senza forza, senza desiderio, senza speranza... il mio seno era vuoto... la mia anima ne era già fuggita, o non vi era ancora discesa... L'anima dell'attore passò nel mio petto: compresi che cominciavo solamente da quel giorno a respirare, a sentire, a vivere.
KEAN Ma voi non mi avete detto, miss, chi era l'uomo che aveva prodotto in voi questo mutamento; chi era il Prometeo che aveva riacceso l'anima spenta, chi era il Cristo che aveva risuscitata la giovane già coricata nella tomba.
ANNA Oh! è proprio il nome ciò che io non oso dirvi... per paura di non poter più guardarvi negli occhi.
KEAN Anna, è vero? è proprio vero?... E sono tanto sfortunato?...
ANNA (spaventata) Che dite?
KEAN Qualcosa che non potete comprendere, Anna... qualcosa che forse vi confesserò, un giorno... più tardi... Ma in questo momento, miss Anna, non pensiamo che a voi... cara sorella.
ANNA Kean, fratello... amico mio!
KEAN Ritorniamo a questa lettera... Perché, ora che conosco tutto, non v'è un minuto da perdere.
ANNA Ma a vostra volta, ditemi: come è che vi trovate qui, e che significa questo travestimento?
KEAN Richiesto di essere padrino di un bimbo che appartiene a della povera gente che ho conosciuto in altri tempi, ho pensato che questo abito avrebbe dato loro maggior libertà nei miei riguardi, rendendomi più simile a loro. L'ho indossato, ed eccomi qui... Ma parliamo d'altro. L'uomo mascherato non è venuto, poi?
ANNA Non ancora.
KEAN Verrà?
ANNA Senza dubbio.
KEAN (chiamando) Peter.
ANNA Che volete fare?
KEAN (a Peter che entra) Il conestabile è arrivato?
PETER Attende nella grande sala col resto degli invitati.
KEAN Pregatelo di venire qui.
ANNA Oh! Kean, mi spaventate.
KEAN Che avete da temere?
ANNA Per me non temo niente... temo per voi.
KEAN State tranquilla. Ah! venite, signor conestabile, venite... Ecco miss Anna Damby, una delle più ricche ereditiere di Londra, che vogliono costringere ad accettare uno sposo. Vi ho chiamato per affidarvela. vostra missione è grande ed è bella, signor conestabile. Stendete le braccia su questa giovane, e salvatela!
IL CONESTABILE Che mutamento! E chi siete voi. signore, che invocate il mio ministero con tanta confidenza e autorità?
KEAN Poco importa chi è che invochi la protezione della legge, poiché la legge è uguale per tutti... poiché la giustizia porta una benda sugli occhi, e solo le sue orecchie sono aperte. In ogni caso, se volete conoscere chi io sia, io sono l'attore Kean. Mi avete detto che amate gli artisti, e vi avevo promesso di farvene conoscere uno. Vedete che mantengo la parola.
IL CONESTABILE Ma come non vi ho riconosciuto, io che vi ho visto recitare cento volte, e che sono fra i vostri più caldi ammiratori?... Così, signorina, voi richiedete la mia protezione?
ANNA In ginocchio.
IL CONESTABILE È vostra, signorina; solamente, ditemi in quale maniera...
KEAN Anna, entrate col signor conestabile in questa camera; e ditegli, raccontategli tutto. Bisogna che io resti solo, qui... Aspetto qualcuno.
ANNA Kean, prudenza...
KEAN Andate, vi prego... Quanto a noi, signor conestabile, state tranquillo, questo non cambierà in nessun modo il programma della serata... e noi mangeremo ancora più allegramente, ve lo giuro.
(Anna e il conestabile escono).
SCENA TREDICESIMA
KEAN, solo.
KEAN Che strana faccenda! Povera Anna! che persecuzione! che intrigo! che complotto! E tutto questo contro una fanciulla così fragile da poter essere spezzata con un soffio, e ancora pallida di quella morte da cui è stata appena salvata! Quando penso che vi erano mille probabilità che non mi trovassi qui, e che in questo caso si sarebbe effettuato un rapimento sotto il mio nome! Ah! ecco perché questa diceria si è sparsa così rapidamente e così insolitamente, che io avevo rapito miss Anna... prima ancora che l'avessi veduta... Dovevo servire da schermo a un lord spiantato che vuol ricostruirsi una ricchezza. Oh! ma sono giunto in tempo, eccomi... Non si può arrivare sino a miss Anna che attraverso questa porta, ed essa è custodita, e ben custodita, in questo momento, lo giuro... Ah! ecco qualcuno... mi sembra... vivaddio, è proprio lui!... Avevo paura che non venisse più.
(Si sente suonare mezzanotte).
SCENA QUATTORDICESIMA
KEAN seduto, LORD MEWILL che entra mascherato.
LORD MEWILL Dev'essere venuta. (A Kean) Scusate, amico mio, vorrei passare.
KEAN Scusate, milord, ma voi non passerete.
LORD MEWILL E perché, se non vi dispiace?
KEAN Perché non siamo né in un tempo dell'anno né in un'era del mondo in cui si va in giro con la maschera... È una moda scomparsa, in Inghilterra, sin dal regno di Maria la cattolica.
LORD MEWILL Ci possono essere circostanze in cui si ha la necessità di nascondere il proprio volto.
KEAN Un uomo onesto e un nobile progetto vanno sempre a viso scoperto, milord... Il vostro progetto io lo conosco, ed è un progetto infame. Quanto al vostro viso, lo conoscerò immediatamente, e saprò giudicarlo, come il vostro progetto, milord; perché se non vi togliete la maschera, giuro a Dio che ve la strapperò, e in questo stesso istante, mi capite?
LORD MEWILL Signore!
KEAN Sbrigatevi, sbrigatevi, milord. (Lord Mewill fa un movimento per fuggire, Kean gli afferra il braccio destro con la mano sinistra). Oh! non uscirete, ve lo dico lo... Avete ancora una mano libera, milord... fatene uso per togliervi la maschera... e, credetemi, non lasciate avvicinare la mia mano al vostro viso.
LORD MEWILL (cercando di svincolare il braccio) Ma è troppo; saprò chi è l'insolente che mi ingiuria.
KEAN E lo chi è il vigliacco che vuole fuggire! (Gli strappa la maschera). Entrate... entrate tutti... e con dei lumi, affinché ci si possa riconoscere, qui!
(Entrano tutti).
LORD MEWILL Kean!...
KEAN Lord Mewill! Non mi ero sbagliato, dunque.
LORD MEWILL È un agguato!
KEAN No, milord, perché la cosa resterà fra di noi... Ma poiché voi mi avete insultato, e gravemente insultato, servendovi del mio nome per commettere una vigliaccheria... voi me ne renderete conto, milord, e tutto andrà a posto.
LORD MEWILL Non c'è che una sola difficoltà, signore; ed è che un lord, un nobile, un pari d'Inghilterra... non può battersi con un giocoliere, un saltimbanco... un istrione.
KEAN (rimettendo a terra una sedia che aveva sollevato) Sì, avete ragione, v'è troppa distanza fra noi. Lord Mewill è un uomo d'onore, appartenente a una delle migliori famiglie d'Inghilterra... di una ricca e vecchia nobiltà di conquistatori, se non mi sbaglio. È vero che lord Mewill s'è divorata la ricchezza dei suoi antenati al gioco delle carte e dei dadi, in scommesse su galli e alle corse di cavalli... È vero che il suo blasone è offuscato dalle ombre della sua vita di dissolutezze e dalle sue basse azioni... e che invece di salire ancora, è disceso sempre più. Mentre invece il giocoliere Kean è nato su un giaciglio, è stato esposto nella pubblica strada, e, avendo cominciato senza nome e senza mezzi, si è fatto un nome pari al più nobile casato, e una fortuna che, il giorno in cui lo vorrà, potrà rivaleggiare con quella di un principe del sangue... Ciò non toglie che lord Mewill sia un uomo d'onore e Kean un giocoliere. — È vero che lord Mewill ha cercato di ricostituire la sua ricchezza a danno di quella di una giovane bella e indifesa... che, senza preoccuparsi se ella appartenesse a una classe al disotto della sua, egli l'ha stancata con le sue profferte d'amore... perseguitata con le sue pretese, oppressa con la sua influenza. Mentre invece il saltimbanco Kean ha offerto la propria protezione alla fuggitiva che è venuta a chiedergliela; l'ha ricevuta a casa sua come un fratello avrebbe accolto una sorella, e ha lasciato che ne uscisse pura come era entrata... quantunque ella fosse bella, giovane e indifesa. Ciò non toglie Che Mewill sia un lord, e Kean un saltimbanco! — È vero che lord Mewill, pari d'Inghilterra, ha un seggio alla camera alta, fa e disfa le leggi della nostra vecchia Inghilterra, porta una corona comitale sulla vettura e un mantello di pari sulle spalle, e non ha che da profferire il proprio nome per vedersi spalancato dinanzi il palazzo del nostri re... Ciò non toglie che lord Mewill, quando si degna di scendere in mezzo al popolo, cambia nome, sia perché arrossisca di quello del suoi avi. sia perché non voglia farlo arrossire... e allora assume quello di un giocoliere e di un saltimbanco, e firma una lettera con questo falso nome... È una cosa da ergastolano e da galera... né più né meno... Comprendete, milord? — E invece l'istrione Kean cammina a viso scoperto, lui! e proclama a voce alta il proprio nome, perché il suo lustro non gli viene dagli antenati, ma va a loro... e invece l'istrione Kean strappa la maschera da ogni volto, in teatro come in una taverna, e forte della legge che ha ricevuto, la invoca contro colui che l'ha fatta... Allorché l'istrione Kean promette a lord Mewill che non rivelerà nulla di tutto ciò, a patto che gli dia soddisfazione di un insulto per il quale la società potrebbe chiamarlo in giudizio... lord Mewill risponde che non può battersi con un giocoliere, un saltimbanco, un istrione... Oh! parola mia! è proprio così che andava risposto, perché vi è troppa distanza fra i due! — Milord! voi avete dimenticato, in tutto questo, tre cose: la prima, che io potrei denunciare la vostra azione alla giustizia, e consegnarvi, ora stesso, nelle sue mani. La seconda, che vi sono insulti tali da bollare la fronte di un uomo come il ferro arroventato la spalla del forzato, e che io potrei farvi uno di questi insulti. La terza, che voi siete chiuso qui, in mio potere, in mio dominio... e che io potrei spezzarvi, in queste mani... le vedete?... così come potrei frantumare questo bicchiere. (Ridendo) Ah! ah! ah! se non preferissi servirmene per fare un brindisi... Versa, Peter, alla felicità di miss Anna Damby, alla sua libera scelta di uno sposo... e che possa questo sposo darle tutta la felicità che essa merita e che io le auguro!
TUTTI Viva il signor Kean!...
KEAN E ora siete libero di sgomberare, milord.
ATTO QUARTO
La scena rappresenta il camerino di Kean.
SCENA PRIMA
PISTOLA e SALOMONE. che prepara dei bicchieri con acqua e zucchero.
PISTOLA Ditemi, papà Salomone, se non sono indiscreto, che state facendo?
SALOMONE Preparo un bicchiere d'acqua zuccherata.
PISTOLA Anche papà Bob è come il signor Kean... ha sempre bisogno di gargarismi negli intervalli. Solo che lui se li fa col rum.
SALOMONE Oh! se lo non fossi ragionevole per due, neanche qui si farebbero diversamente. Ma su questo io sono di una severità incorruttibile; ammetto qualche rara volta un grog, ma non più di questo.
PISTOLA E avete ragione. (Dando uno sguardo nell'armadio) Che cosa sono tutte queste cianfrusaglie?
SALOMONE Come? stupido! Chiami cianfrusaglie... questi magnifici costumi?
PISTOLA Oro?... Vero oro?... Oh! oh! oh! Scusatemi, allora. Ce ne dev'essere per parecchi scellini...
SALOMONE (gonfiandosi) Ma noi abbiamo un guardaroba che vale per lo meno duemila sterline, a dir poco...
PISTOLA Più ricco di quello del re, allora? Ecco battuti i diamanti della corona! Ma ditemi un po', papà Salomone, che è quella porta?
SALOMONE Stai zitto!
PISTOLA Oh! ma è una vera porta!
SALOMONE Zitto!
PISTOLA Lo sa, il signor Kean? È che qualcuno potrebbe venire a rubare, di là... Per quanto sembri che non debba aprirsi, vedete, si apre...
SALOMONE Ma, razza di serpente, come ti sei permesso?
PISTOLA Oh! con la punta del coltello.
SALOMONE Se il signor Kean lo venisse a sapere!...
PISTOLA Si arrabbierebbe? Allora non bisogna dirglielo. Sia come se non avessi visto niente: non c'è nessuna porta... Che? c'è una porta? Chi dice che c'è una porta? Non lo dico io, l'avete detto voi, papà Salomone! Ah, burlone!
SALOMONE C'è molta gente, stasera?
PISTOLA Gente? C'è una coda che fa tre volte il giro del teatro. Ho dovuto camminare un quarto d'ora per percorrerla tutta.
SALOMONE E a che pensavi?
PISTOLA Pensavo che in tutte quelle tasche c'erano dei quattrini che sarebbero passati in quelli di papà Bob!... È fortunato, papà Bob! A me non capiterà mai di aver la fortuna che mi succeda una sfortuna come la sua!
SALOMONE Zitto! ecco il signor Kean.
PISTOLA Io me la batto. (Scappa).
SCENA SECONDA
SALOMONE e KEAN, che entra gettando il cappello.
SALOMONE (a parte) Oh, Pistola ha fatto bene a scappare: c'è uragano in vista.
KEAN Salomone!
SALOMONE Padrone.
KEAN Stendi sul pavimento una pelle di leone... una pelle di tigre... un tappeto... quello che vuoi, non m'importa...
SALOMONE Che dovete fare?
KEAN Delle capriole.
SALOMONE (stupefatto) Delle capriole?
KEAN È così che ho cominciato, sulle piazze di Dublino... e vedo che sarò costretto a riprendere il mio antico mestiere. Fai mettere del cartelli per tutta Londra che il pagliaccio Kean farà dei giochi di agilità in Regent Street e a Saint James, a patto che sia compensato con cinque ghinee per ogni finestra, e allora otto giorni mi basteranno per accumulare una ricchezza da re, perché tutti vorranno vedere come Amleto cammina sulle mani, e come Otello fa i salti mortali all'indietro... Mentre invece, in questo maledetto teatro, mi saranno necessari, con l'aiuto di Shakespeare, anni e anni; e anzi, con la vita che faccio, più anni passeranno, più farò debiti, accumulando si e no quanto mi sarà sufficiente per andare a morire, in un'onesta miseria, in fondo a qualche villaggio del Devonshire, tra un pezzo di bue salato e un boccale di birra. Oh! la gloria! il genio! l'arte! l'arte! carcassa stecchita, vampiro che muore di fame, al quale gettiamo un manto d'oro sulle spalle, e che adoriamo come un dio! Io potrò ancora essere la tua vittima... ma non sarò più il tuo zimbello, sii certo!
SALOMONE Che succede, padrone?
KEAN C'è che il mio palazzo è tutto circondato di sgherri, e che ho dovuto passare tutta la giornata nella carrozza, dopo aver passato una notte alla taverna... il che mi mette in una magnifica situazione per essere fischiato, stasera... e tutto per un miserabile debito di quattrocento sterline. Vieni a raccontarmi ancora che io sono il primo attore d'Inghilterra e che tu non cambieresti il mio posto con quello del principe di Galles... Adulatore!
SALOMONE Ma in fondo è colpa vostra... perché se voi voleste essere più accorto...
KEAN Accorto? Proprio! E il genio, dove andrebbe a finire, mentre io pensassi a essere accorto? Con una vita agitata e piena come la mia, ho forse il tempo di calcolare minuto per minuto e lira per lira il tempo che posso impiegare e i quattrini che posso spendere? Oh! se Dio mi avesse concesso questa encomiabile facoltà, io sarei a quest'ora mercante di stoffe nella City, e non mercante di versi a Covent Garden e a Drury Lane!
SALOMONE Ma mi sembra, padrone, per ritornare sulle quattrocento sterline, che voi potreste, sull'incasso di questa sera...
KEAN È mio, forse, l'incasso? È di quei poveracci; e tu vorresti che lo facessi pagar loro il favore che gli rendo? È un consiglio da servo, signor Salomone.
SALOMONE Voi non mi avete capito, padrone... In tre o quattro giorni voi glieli rendereste...
KEAN È così, non è vero? Io chiederei un prestito a del saltimbanchi... io, Kean... Ma andiamo!
SALOMONE Scusate, padrone... scusatemi.
KEAN Bene... bene! andate a ripassarvi la mia parte; leggetela bene, sciocco! e fate attenzione che io non dimentichi una parola.
SALOMONE Sì, padrone.
KEAN In caso contrario, avrai da fare con me... mio buon Salomone... mio vecchio compagno... mio solo amico.
SALOMONE Andiamo, andiamo, sembra che l'uragano sia passato.
KEAN Senza dubbio! Non sono Prospero il mago? non posso, con un sol gesto della mia bacchetta, fare il bel tempo o la tempesta... evocare Calibano o Ariel? Vattene, Calibano; aspetto Ariel.
SALOMONE Oh! allora è un'altra cosa. Perché non me lo avete detto subito?... Me ne scappo, padrone, me ne scappo. (Ritornando) A proposito, padrone, non dimenticate che questa sera recitiamo sei atti. (Esce).
SCENA TERZA
KEAN solo.
KEAN Buono, ottimo uomo, amico di ogni tempo, fedele di tutte le ore, unica anima per la quale la mia anima non ha alcun segreto; specchio del mio dolore e della mia vanità... tu che non ti avvicini a me se non per carezzarmi come fa il cane al padrone e che ricevi per ricompensa della tua amicizia solo rimproveri e sgarbi... mi farò scolpire il tuo nome a lettere d'oro sulla tomba, e tutti sapranno che Kean non ha avuto che due soli amici: il mio leone e te! Povero Ibrahim! tu sì che eri uno che sapeva come ricevere i creditori... Bastava che la sera stendessi un tappeto davanti alla porta della camera da letto, e potevo dormire tranquillo... Ma ho udito camminare nel corridoio... non mi sbaglio... che sia lei? (Corre alla porta dalla quale è uscito Salomone, e la chiude).
SCENA QUARTA
KEAN, ELENA.
KEAN Elena!
ELENA Kean!
KEAN Ah! siete voi!
ELENA (voltandosi) Attendimi, Gidsa... mi fermerò un attimo.
KEAN Ma siete ben sicura di questa donna?
ELENA Come di me stessa; è un'esiliata da Venezia come me.
KEAN Siete venuta, finalmente... Oh! lo speravo, ma non osavo attendervi.
ELENA Non avevo da farvi contemporaneamente dei ringraziamenti e dei rimproveri? Che imprudenza!
KEAN Come! Vorreste che mi pentissi di averla commessa?
ELENA Ma chi vi chiede di pentirvene? Via!
KEAN E siete venuta... ed eccovi qua! Oh! non posso veramente credere alla mia felicità!
ELENA Lo credete, ora, che io vi amo?
KEAN Sì, sì, lo credo.
ELENA Così siete, voialtri uomini, sempre ingiusti: non vi basta che una donna vi affidi il proprio onore, bisogna anche che rischi di perderlo, per voi.
KEAN Oh! no, no... Ma mettetevi un momento nei panni di un povero paria... che vede muoversi attorno l'intera società, e che, simile a un essere che sogna, si sente incatenato al proprio posto ed è ridotto a lanciare solo sguardi avidi in quegli incantati giardini nei quali vede degli esseri privilegiati cogliere 1 frutti di cui egli ha sete. Oh! occorre proprio che si venga da lui, dal momento che egli non può andare dagli altri.
ELENA E dato che lo non potrò venire così spesso come desidererei... ho voluto che, in mia assenza, almeno il mio ritratto vi ricordasse di me.
KEAN Il vostro ritratto!... Vi siete fatta fare un ritratto per me? Elena... Sì, eccolo... Oh! ma voi siete più bella!
ELENA Allora non lo volete, signore?
KEAN Oh! sì, sì che lo voglio... Qua... qua... sul mio cuore... per sempre!
ELENA Voi mi amate, dunque?
KEAN E potete chiedermelo?
ELENA (prendendogli la mano) Mio Otello!
KEAN Hai detto bene, perché io sono geloso come il Moro di Venezia, capisci? Desdemona!
ELENA Geloso!... e di chi? Buon Dio!
KEAN Lo sapete bene.
ELENA No, ve lo giuro.
KEAN Non giurate, altrimenti lo non crederò più al vostri giuramenti. Le donne hanno un istinto che dice loro che un uomo le ama, assai prima che egli stesso lo dica.
ELENA Ma molti giovani eleganti mi fanno la corte, signore.
KEAN Lo so, e tuttavia non vi è che un unico uomo che io tema.
ELENA Temete qualcuno?
KEAN Dovrei dire che temo la sua reputazione, il suo rango.
ELENA Alludete al principe di Galles, ho capito.
KEAN Sì, ma non temo che voi lo amiate; temo soltanto che lo si dica.
ELENA Ma come volete che faccia? Non è da me che dice di venire, ma da mio marito.
KEAN Lo so, sul mio onore! ed è questo che mi tormenta. A casa vostra, alla passeggiata, allo spettacolo, egli vi è sempre al fianco... Come volete che si creda che il più ricco, il più nobile e il più potente principe d'Inghilterra, dopo il re, ami senza speranza... dato poi che si sa perfettamente che questo non è fra le sue abitudini? Oh! quando lo vedo vicino a voi. Elena, divento pazzo!
ELENA Volete, allora, che questa sera lo non venga allo spettacolo?
KEAN Al contrario! Venite, ve ne supplico... Se voi non veniste, e per caso non venisse neanche lui... lo penserei che state insieme.
ELENA Siete proprio pazzo a crearvi tali paure!
KEAN Non è scritto che si debba essere sempre infelici?... Infelici se non siamo amati... infelici se lo siamo! Elena! Elena! (Le cade alle ginocchio). Compiangetemi... perdonatemi...
ELENA E di che cosa volete che vi compianga, sognatore? che vi perdoni, geloso?
KEAN Perdonatemi d'aver passato questi pochi istanti che mi avete concesso a tormentarvi e a tormentare me stesso. Invece di occuparli a dirvi che io vi amo, e a ripetervelo cento volte.
ELENA Bussano.
KEAN La chiave è di fuori!
ELENA Ah! mio Dio!
KEAN Chi è?
IL PRINCIPE Io.
ELENA La voce del principe di Galles!
KEAN Chi, voi?
IL PRINCIPE Il principe di Galles, perbacco!
IL CONTE E il conte di Koefeld.
ELENA Mio marito! Oh! sono perduta!
KEAN Silenzio... Copritevi col velo, e uscite, uscite!... Scusatemi, monsignore, ma in questo istante ho la disgrazia... (A Elena) Sbrigatevi!
ELENA Come s'apre questa porta?
KEAN ... D'avere alle calcagna certe persone che mi perseguitano per quattrocento miserabili sterline.
IL PRINCIPE Capisco.
ELENA Aiutatemi!
KEAN Aspettate... E che non si farebbero alcuno scrupolo di appropriarsi del nome rispettato di Vostra Altezza per giungere fino a me: abbiate dunque la bontà di passarmi un biglietto col vostro nome, scritto di vostro pugno, monsignore.
IL PRINCIPE Che fate, ora?
KEAN Ritiro la chiave per lasciarvi il passaggio libero. Eccomi, addio, Elena, vi amo, amatemi, addio. (Chiude la porta per la quale è uscita Elena, ritorna all'altra, e ritira per il buco della serratura una banconota). Una banconota da quattrocento sterline! È veramente un biglietto reale... Entrate, principe, siete certamente voi.
(Apre, e IL PRINCIPE e IL CONTE entrano).
SCENA QUINTA
KEAN, IL PRINCIPE, IL CONTE, SALOMONE.
IL PRINCIPE (entrando e guardando da tutti i lati) Non vi siete accorto di una cosa, signor conte: che entrando nel camerino di Romeo, ne abbiamo fatto fuggire Giulietta.
IL CONTE Vero?
KEAN Ah! che idea stramba, monsignore! Guardate, cercate.
IL PRINCIPE Oh, un camerino di attore è complicato come un castello di Anna Radcliffe... vi sono nascondigli invisibili che dànno in sotterranei, tende che s'aprono su passaggi insospettati...
KEAN (al conte) Come sono riconoscente a Vostra Eccellenza di essersi degnato di venire nel camerino di un povero attore!
IL PRINCIPE Oh! non attribuitelo al vostro merito, signor vanesio! ma alla curiosità... Il conte, per quanto sia un diplomatico, non aveva mai messo piede fra le quinte di un teatro, e ha voluto vedere...
KEAN Un attore che si trucca. Debbo però avvertire Vostra Signoria: noi abbiamo, signor conte, un'etichetta molto più severa da osservare, noialtri cortigiani del pubblico, di quella vostra, signori cortigiani del re. Occorre che noi siamo pronti all'ora precisa, sotto pena di essere fischiati; e, scusate, ecco che suonano per la seconda volta. Cosi, permettetemi...
IL CONTE Mio Dio! fate come se non fossimo qui... a meno che non vi disturbiamo.
KEAN Per nulla.
SALOMONE (entrando) Eccomi, padrone.
KEAN Ma innanzi tutto, monsignore, riprendetevi, ve ne prego, questo biglietto.
IL PRINCIPE Affatto! È il prezzo del palco che mi è piaciuto di versare direttamente a voi, invece di pagarlo al botteghino.
KEAN A questo titolo, l'accetto... Andiamo, Salomone, amico mio, tu sai che cosa bisogna fare di questo denaro. (Passa dietro a una tenda).
IL CONTE (al principe) E voi credete che fosse con una donna?
IL PRINCIPE Ne sono certo.
IL CONTE Miss Anna, forse.
IL PRINCIPE È molto difficile saperlo...
IL CONTE (scorgendo il ventaglio dimenticato da sua moglie) Ebbene! Io lo saprò, lo, ve lo garantisco! (Si mette il ventaglio in tasca).
IL PRINCIPE E come?
IL CONTE È un segreto diplomatico.
KEAN (da dietro la tenda) Dunque, Altezza... che novità?
IL PRINCIPE Qualcuna molto importante... Ah! un insolente che, mi pare, ha insultato lord Mewill ieri sera... alla taverna Al buco del carbone.
IL CONTE E perché mai?
KEAN Perché lord Mewill ha rifiutato di battersi con lui, adducendo il pretesto che si trattava di un attore? Sì, ne ho inteso parlare, mi sembra.
IL PRINCIPE Che ne pensate di questa scusa, signor conte?
IL CONTE Io non so quali siano le consuetudini inglesi, in questi casi, monsignore, ma noialtri tedeschi, quando ci crediamo insultati, ci battiamo con chiunque, fatta eccezione dei ladri... dei quali le galere si incaricano di renderci giustizia.
KEAN (tornando in scena col maglione e le scarpe alla polacca) Molto bene, signor conte, voi avete un nobile cuore, e i tedeschi sono un nobile popolo... Vi prometto che andrò a farmi uccidere a Vienna.
IL CONTE Vi sarete molto ben ricevuto. In attesa, ringrazio il principe di avermi introdotto nel sacrario delle arti.
KEAN E io, signor conte, vi presento le mie scuse, se il gran sacerdote vi ha ricevuto sin dalla prima volta come un iniziato.
IL CONTE Vogliamo lasciare il signor Kean a completare la sua toilette, monsignore?
KEAN (a bassa voce) Desidererei molto dire una parola a Vostra Altezza.
IL PRINCIPE Andate pure, conte; vi raggiungo.
IL CONTE Vostra Altezza sa il numero del palco?
IL PRINCIPE Sì, sul proscenio. (A bassa voce) Mi direte tutto, non è così?
IL CONTE State tranquillo. (Saluta) Signor Kean...
KEAN (inchinandosi) Eccellenza...
(Il conte esce).
SCENA SESTA
KEAN e IL PRINCIPE.
KEAN Oh! principe, come sono contento di trovarmi solo con voi!
IL PRINCIPE E perché?
KEAN Per ringraziarvi di tutte le vostre bontà, anzitutto, e poi per presentarvi le mie scuse. Voi siete passato da casa mia, e vi hanno detto che io non c'ero.
IL PRINCIPE Mentre invece c'eri, eh?
KEAN Sì... Ma affari della più grande importanza...
IL PRINCIPE Bah, tra amici... non ci si importuna.
KEAN Mi fermo su questa parola, monsignore... Fra amici.
IL PRINCIPE È una parola che ti compromette?
KEAN No, certo... Ma vorrei sapere se Vostra Altezza si lascia cadere questa parola dalla punta delle labbra... o dal fondo del cuore.
IL. PRINCIPE Eh! Che ho fatto per aver meritato che il signor Kean mi metta la domanda in una maniera così netta e precisa? La mia borsa non è sempre a sua disposizione? Il mio palazzo non gli è aperto a tutte le ore? E il popolo come i nobili non lo vedono ogni giorno attraversare le vie di Londra nella mia vettura e al mio fianco?
KEAN Tutte queste cose, lo so, sono prove di amicizia per la gente, e certo ciascuno crede che io non abbia che da rivolgermi a Vostra Altezza, per ottenere tutto quello che mi passa per la testa di desiderare.
IL PRINCIPE Ah! lo credono tutti?
KEAN Eccetto me, però, monsignore... eccetto me che non m'inganno per queste manifestazioni esteriori... piacevoli per la mia vanità... ma che, per quanto lu-singatrici possano essere, mi lasciano comunque un dubbio in fondo al cuore.
IL PRINCIPE Che dubbio, se non vi dispiace?
KEAN Questo, monsignore: che se io avessi da domandare a Vostra Altezza non più uno di quel favori che un principe concede al suddito, ma uno di quel sacrifici che si compiono da eguale ad eguale, può darsi che la benevolenza del protettore non giungerebbe sino alla devozione dell'amico.
IL PRINCIPE Mettetemi alla prova.
KEAN Se io dicessi a Vostra Altezza... noialtri artisti, monsignore... abbiamo degli amori bizzarri, e che non somigliano per niente a quelli degli altri uomini, perché essi non si affacciano alla ribalta: e, tuttavia, questi amori non sono meno degli altri passionali e gelosi. A volte avviene che tra le donne che assistono assiduamente alle nostre rappresentazioni noi ne scegliamo una di cui facciamo l'angelo ispiratore del nostro genio; e tutto ciò che vi è di tenero e di appassionato nelle nostre parti lo rivolgiamo a lei... I duemila spettatori presenti nella sala spariscono ai nostri occhi che non vedono più che lei; gli applausi di tutto questo pubblico ci sono indifferenti, perché ambiamo solo gli applausi di lei... È l'anima sua che la nostra voce va a cercare fra tutte quelle anime... E non recitiamo più per la reputazione, per la gloria, per l'avvenire: ma per un sospiro... per uno sguardo... per una lacrima di lei.
IL PRINCIPE Ebbene?
KEAN Ebbene, monsignore, se questa donna si degna di accorgersi di questo potere che esercita su di noi; se, impietosita dalla distanza che ci separa nella realtà, ci consente di superarla in sogno; se la gioia che ne sentiamo, per quanto vana e frivola sia, è comunque una gioia!... Se, infine, quest'amore immaginario ha le sue gelosie come un amore reale, l'uomo che ne è la causa non deve aver pietà per i disgraziati che lo provano?
IL PRINCIPE Sarebbe a dire che io sono tuo rivale, non è così?
KEAN Questa parola presuppone un'eguaglianza, monsignore, e voi sapete che io sono in una posizione troppo distante dalla vostra.
IL PRINCIPE Ipocrita!... E che posso fare per la maggiore tranquillità del vostro amore, signor Kean?
KEAN Monsignore, voi siete giovane... siete bello... siete principe... Non vi è donna in Inghilterra che possa resistere a tutti questi fascini. Per le vostre distrazioni, per i vostri capricci, per i vostri amori, voi avete l'intera Londra e le sue province... avete la Scozia e l'Irlanda, avete i tre regni... Ebbene! fate pure la corte a tutte le donne... eccetto una...
IL PRINCIPE Eccetto Elena, non è così?
KEAN L'avete indovinato, monsignore!
IL PRINCIPE Ah!... è la bella contessa di Koefeld... la donna dei nostri segreti pensieri... L'ho supposto, briccone... quando sei venuto a casa sua per discolparti... Sei il suo amante...
KEAN No, monsignore... Ve l'ho detto, che ho per lei semplicemente quell'amore d'artista, al quale i più grandi attori devono i loro più bei successi... Ma di questo amore io ho fatto la mia vita, vedete! Più della vita, la mia gloria! Più della gloria... la mia felicità.
IL PRINCIPE Ma se io mi ritiro, un altro prenderà il mio posto.
KEAN Che mi importa di qualsiasi altro, monsignore? Io non temo che voi... perché di chiunque altro io posso vendicarmi... mentre di voi, monsignore...
IL PRINCIPE Tu sei il suo amante...
KEAN No, Altezza... Ma, vedete, quando ella è in teatro, e dalla scena in cui sono incatenato io vi vedo entrare nel suo palco... oh! non potete comprendere tutto quello che allora avviene nel mio animo. Non ci vedo più, non ci sento più... tutto il sangue mi affluisce alla testa, e mi sembra che io sia per perdere la ragione.
IL PRINCIPE Tu sei il suo amante.
KEAN No, ve lo giuro... Ma se voi avete la minima amicizia per me... e non volete spingermi a fare uno scandalo del quale io stesso mi pentirei... dal fondo del cuore... non andate più nel suo palco, ve ne supplico... Vedete, solo parlandone, perdo il controllo di me stesso... Ma ora dànno inizio allo spettacolo, e io non sono ancora pronto.
IL PRINCIPE Ti lascio.
KEAN Mi promettete...
IL PRINCIPE Confessa che sei il suo amante...
KEAN Ma io non posso confessare ciò che non è.
IL PRINCIPE Addio, Kean...
KEAN Monsignore...
IL PRINCIPE Vado ad applaudirti.
KEAN Nel vostro palco?
IL PRINCIPE Per una mezza confidenza, signor Kean, io non faccio che una mezza promessa.
KEAN (con un inchino) Io non posso dirvi altro che ciò che è... Agite come meglio crederete, monsignore.
IL PRINCIPE (uscendo) Grazie del permesso, signor Kean.
SCENA SETTIMA
KEAN e SALOMONE.
SALOMONE (che tiene la giubba nelle mani) Padrone, padrone... sbrighiamoci...
KEAN Eccomi!... (Indossa la giubba). Oh! lo avevo capito bene: amico! Lui, mio amico... Non esiste amicizia che fra gli eguali, monsignore, e vi è tanta vanità da parte vostra ad avermi con voi nella vettura, quanta ingenuità da parte mia a salirvi... (Bussano alla porta segreta). Bussano a questa porta che non è conosciuta che da Elena...
GIDSA Aprite, signor Kean, sono io, Gidsa...
KEAN (aprendo) Gidsa, che volete? che è accaduto?
SCENA OTTAVA
Gli stessi; GIDSA; poi DARIUS; poi IL DIRETTORE DI SCENA, PISTOLA, e il pubblico dal di fuori.
GIDSA La padrona ha dimenticato il ventaglio, e son venuta a prenderlo.
KEAN Il ventaglio? Lo hai visto, Salomone?
SALOMONE No, padrone...
KEAN Guardate, Gidsa, cercatelo.
GIDSA Oh! mio Dio, come si fa? La mia padrona ci teneva molto; è un regalo del principe di Galles.
KEAN Ah! è un regalo del principe di Galles... Guardate nella vettura; può averlo dimenticato lì...
GIDSA Avete ragione...
KEAN (dandole una borsa) Prendete, ragazza mia; se la vostra padrona ha perduto il ventaglio, voi almeno avrete trovato qualcosa.
GIDSA Grazie, signor Kean. (Esce).
KEAN Un ventaglio donatole dal principe di Galles!... comprendo che a un dono regale ci si tenga. (Chiamando) Darius!... Beh? non verrà mai quest'imbecille di parrucchiere?... Darius!
SALOMONE Risparmiate il vostro tesoro, padrone, e lasciate che lo chiami io. Invece di voi. (Chiamando) Darius!
DARIUS (entrando con una parrucca in mano) Eccomi! eccomi!
KEAN (sedendosi) Che stavi facendo, idiota?
DARIUS (arricciando la parrucca) Vi chiedo scusa, ma è che...
KEAN Chiacchieravi, non è vero? Vieni qui, pettinami.
IL DIRETTORE DI SCENA (aprendo la porta) Si può suonare al ridotto del pubblico, signor Kean?
KEAN Sì, sono pronto.
IL DIRETTORE DI SCENA (andando via) Grazie.
KEAN Mentre mi pettinano, Salomone, cerca questo ventaglio...
DARIUS Che genere di ventaglio?
KEAN Un ventaglio che è stato perduto qui.
DARIUS Ve lo chiedo, perché ho visto ilsignore che è venuto a farvi visita insieme col principe che ne aveva uno un po' insolito.
KEAN Un ventaglio con dei diamanti?
DARIUS Sì, e che brillavano splendidamente, poiché scorgendolo mi sono detto: «Se io avessi trovato un ventaglio come quello, non farei più parrucche»; e, tuttavia, io le faccio con i fiocchi, le parrucche...
KEAN (alzandosi) Tu hai visto quel ventaglio nelle mani del conte di Koefeld?
DARIUS Non so se era il conte di Koefeld; quello che so è che egli non sembrava affatto contento, e che si è messo il ventaglio in tasca con un'aria non poco turbata.
KEAN Oh! E che penserà? Sospetterà che Elena sia venuta qui.
IL DIRETTORE DI SCENA (di sulla porta) Si sta alzando il sipario, signor Kean.
KEAN Non sono ancora pronto.
IL DIRETTORE DI SCENA Ma mi avevate detto che si poteva suonare.
KEAN Andate al diavolo!
IL DIRETTORE DI SCENA (si allontana gridando) Non alzate il sipario! non alzate il sipario!
KEAN Che fare? come avvertirla?... Non posso andarci io... né posso farla avvertire... Oh! c'è da perdere la testa.
DARIUS Bene, signor Kean, e la parrucca?
KEAN Lasciami tranquillo...
(Si sentono dei rumori dal di fuori).
SALOMONE Padrone, udite?
IL PUBBLICO (gridando e battendo i piedi) Tela! Tela! Sipario!
SALOMONE Il pubblico si spazientisce.
KEAN Che vuoi che m'interessi? Oh! mestiere maledetto... in cui nessuna sensazione ci appartiene, dove non siamo padroni né della nostra gioia né del nostro dolore... dove col cuore spezzato bisogna recitare Falstaff, o col cuore pieno di gioia bisogna interpretare Amleto! Continuamente una maschera, mai un viso... Sì, sì, il pubblico si spazientisce perché mi aspetta per divertirsi, e non sa che in questo istante le lacrime mi soffocano. Oh! che supplizio! e poi, se entro in scena con tutte le torture dell'inferno nel cuore, se non sorrido quando dovrei sorridere, se il mio pensiero ossessionante mi fa cambiare di posto una parola... il pubblico fischia, il pubblico che non sa niente, che non comprende niente, che non indovina niente di ciò che avviene dietro il telone... che ci prende per fantocci che non hanno altre passioni di quelle delle nostre parti... Non recito.
(Pistola appare sulla porta).
SALOMONE Padrone, che cosa dite?
KEAN Dico che non recito: ecco quello che dico.
IL DIRETTORE DI SCENA (giungendo su queste ultime parole) Signore, vi obbligheranno.
KEAN E chi, se non vi dispiace?
IL DIRETTORE DI SCENA Il conestabile.
KEAN Si faccia avanti!
SALOMONE Padrone, padrone, in nome del cielo! vi metteranno in prigione.
KEAN In prigione? Tanto meglio. Non recito.
SALOMONE Non c'è niente che possa farvi cambiare opinione?
KEAN Nessuna cosa al mondo. Non recito.
IL DIRETTORE DI SCENA Ma i posti sono stati venduti.
KEAN Restituite il denaro.
IL DIRETTORE DI SCENA Signore, voi mancate al vostri doveri.
KEAN Non recito, non recito, non recito! (Afferra una sedia e la rompe).
IL DIRETTORE DI SCENA Fate come volete; non è a beneficio mio che si fa la rappresentazione. (Esce).
(Kean cade su una poltrona. Rumori prolungati).
PISTOLA (a un lato della poltrona) Bene, signor Kean; e papà Bob?
SALOMONE (all'altro lato) Quei poveretti non possono pagare le spese della serata.
PISTOLA Non è colpa della mia povera famiglia, se vi hanno fatto del male.
SALOMONE Andiamo, padrone, un po' di pietà per quei disgraziati.
PISTOLA Ci avete dato la parola.
KEAN (in uno stato di grande abbattimento) Basta. James, prendete qua. (Gli dà la sua veste da camera). Dov'è Darius?
SALOMONE È scappato.
DARIUS (uscendo dal ripostiglio degli abiti) Eccomi.
KEAN Dov'è il direttore di scena?
SALOMONE (a Pistola) Vallo a cercare.
(Darius e Pistola s'incrociano).
KEAN Il manto! (Glielo dànno subito). Che è, questo? È il mio cinturino che v'ho chiesto.
PISTOLA (ritornando) Eccolo, signor Kean, eccolo.
IL DIRETTORE DI SCENA (entrando) Mi avete fatto chiamare?
KEAN Sì, signore. La spada.
SALOMONE Ecco la spada.
KEAN Eh, sì! La spada, proprio così. Ti meraviglia?... E con che vuoi che io ammazzi Tebaldo? (Al direttore di scena) Recito!
IL DIRETTORE DI SCENA Oh! signor Kean; non so come ringraziarvi.
KEAN Sta bene... Solamente, fate qualche annunzio... fate dire che sono indisposto, che sono malato... Dite quello che volete, insomma! Mi sento soffocare!
IL DIRETTORE DI SCENA Grazie, signor Kean, grazie. (Esce).
SALOMONE Era tempo. Pare che il pubblico stia cominciando a rompere le panche.
KEAN E ha ragione: vorrei vedere voi, nella sala, se aveste comprato il biglietto alla porta, e vi facessero attendere... Che direste?
SALOMONE Diavolo, padrone!
KEAN Che diresti? Diresti che un attore ha anzitutto del doveri verso il pubblico.
SALOMONE Oh!
KEAN E avresti ragione. Avanti, cavallo da soma, ora che ti hanno impennacchiato, vatti a lavorare Shakespeare.
IL DIRETTORE DI SCENA Eccomi pronto, signor Kean. Posso dare l'annunzio?
KEAN Sì. C'è molta gente?
IL DIRETTORE DI SCENA Sala gremita... Fanno ancora a pugni, alla porta.
KEAN Andate.
(Cade la tela. Nel momento in cui essa tocca terra, il direttore di scena vi passa davanti, e s'inoltra fino ai limiti del proscenio).
IL DIRETTORE DI SCENA (al pubblico) Signori e signore, il signor Kean, colto da improvvisa indisposizione, e temendo di non mostrarsi degno del gentile interesse che voi gli testimoniate, m'incarica di fare appello a tutta la vostra indulgenza.
IL PUBBLICO Bravo! bravo! bravo!
(Il direttore di scena saluta ancora e si ritira. L'orchestra suona l'inno Dio salvi il re; poi la tela si rialza sulla scena dell'addio di Romeo e Giulietta).
SCENA NONA
ROMEO alla porta di un torrione gotico che dà su una terrazza; GIULIETTA, sull'ultima scala del torrione. LA CONTESSA DI KOEFELD, IL PRINCIPE DI GALLES, IL CONTE, in un palco di proscenio; LORD MEWILL, in un palco laterale. Poi LA NUTRICE, SALOMONE.
GIULIETTA1 Te ne vuoi già andare? Non è ancora giorno: era il canto d'un usignolo e non d'un'allodola a ferirti il trepido orecchio. Di notte l'usignolo canta su quel melograno; credi a me, amore, era l'usignolo.
ROMEO No, era l'allodola, foriera del giorno; non era l'usignolo. Guarda, amore, come quelle strisce laggiù a oriente tagliano invidiose le nuvole. Le faci della notte si sono oramai consumate e in punta di piedi il giocondo mattino s'è levato sulle cime nebbiose delle montagne. Devo andarmene e vivere, o rimanere e morire.
GIULIETTA Quella luce non è la luce del giorno, lo so; è una meteora irraggiata dal sole perché ti faccia da torcia e ti rischiari la strada che farai fino a Mantova. Rimani dunque, non devi andartene.
ROMEO Lascia che mi prendano, lascia che m'uccidano: se tu vuoi che sia così, io ne sono contento. E dico anch'io che quel lucore laggiù non è l'occhio del mattino, ma un pallido riflesso del volto di Diana, e che quelle note che risuonano tanto alte, sopra noi, nel firmamento, non sono dell'allodola. Ho più desiderio di rimanere che voglia d'andarmene. Vieni, morte, e sii la benvenuta! Giulietta stessa vuole così. Va bene, anima mia? Discorriamo, non è ancora giorno.
GIULIETTA Sì, sì, è giorno; corri via, vattene subito! È l'allodola a cantare così stonata, sforzando aspre dissonanze e sgradevoli acuti. Dicono che l'allodola canti dolci melodie, ma questa è amara perché divide te da me; dicono che l'allodola e il ripugnante rospo si siano scambiati gli occhi; adesso mi sembra che si siano scambiate anche le voci, poiché è questa voce a staccarci, spauriti, l'una dalle braccia dell'altro, allontanando te e ridestando 11 giorno. Vattene, vattene! c'è sempre più luce.
ROMEO Più e più luce è nel cielo, più e più buio è dentro noi.
(Entra la NUTRICE).
NUTRICE Madonna!
GIULIETTA Balia!
NUTRICE Madonna, viene vostra madre: è giorno, state attenta.
GIULIETTA Allora, finestra mia, fai entrare la luce e uscire la vita.
ROMEO Addio, addio! Un bacio e scendo.
(In questo momento, Kean, che aveva già scavalcato la balaustra, si accorge che il principe di Galles è nel palco di proscenio di Elena e, invece di uscire, risale la scena e guarda fissamente nel palco, con le braccia incrociate).
GIULIETTA (seguendolo) Sei andato via così? (A bassa voce) Kean, Kean, state mancando la battuta.
SALOMONE (facendo capolino dalla buca del suggerito re, con il copione fra le mani) Maestro!... maestro!...
GIULIETTA (riprendendo a recitare) Quando rivedrò il mio Romeo!
SALOMONE (suggerendo) Addio! non perderò un'occasione...
KEAN (ridendo) Ah! ah! ah!
SALOMONE (suggerendo di nuovo) Romeo!
GIULIETTA Romeo!
KEAN Chi mi chiama Romeo? chi crede che io stia recitando la parte di Romeo?
GIULIETTA Kean, siete impazzito?
KEAN Io non sono Romeo... sono Falstaff... il compagno di dissipazioni del principe ereditario d'Inghilterra... A me, miei prodi compagni! a me, Pons! a me, Peto! a me, Bardolfo! a me, signora Quickly! e versate, versate a piene mani, che io beva alla salute del principe di Galles, il più depravato, il più pettegolo, il più vanitoso di tutti noi! Alla salute del principe di Galles, per il quale tutte le donne sono buone: dalla ragazza di taverna che serve i marinai del porto, fino alla damigella d'onore che pone il manto regale sulle spalle di sua madre! Al principe di Galles, che non può fissare una donna, virtuosa o no, senza perderla col suo stesso sguardo! Al principe di Galles di cui ho creduto d'essere l'amico, e di cui non sono che lo zimbello e il buffone... Ah! principe ereditario, ti conviene di essere intoccabile e sacro, te lo giuro... perché altrimenti l'avresti da fare con Falstaff.
LORD MEWILL (da un palco) Abbasso Kean! abbasso l'istrione!
KEAN Falstaff! Ma io non sono Falstaff più di quanto non ero Romeo; io sono Pulcinella, il Falstaff del marciapiedi... Date un bastone a Pulcinella, un bastone per lord Mewill, un bastone per il miserabile rapitore di giovanette, che porta una spada sul fianco e si rifiuta di battersi con quelli di cui ha rubato il nome, e questo sotto il pretesto che lui è nobile, che lui è lord, che lui è pari... Ah! sì! datemi un bastone per lord Mewill... e rideremo... Ah! ah! come soffro... A me! mio Dio! a me! (Cade nelle braccia di Giulietta e di Salomone, che lo trascinano per la porta del torrione).
SCENA DECIMA
IL DIRETTORE DI SCENA, DARIUS, MERCUZIO, CAPULETO, SALOMONE,
IL CAPO DELLE COMPARSE. Comparse.
IL DIRETTORE DI SCENA (apparendo dal fondo della scena) Il medico del teatro! il medico del teatro! Dov'è?
DARIUS (correndo a raccogliere la parrucca che Kean ha gettato a terra) È accanto al signor Kean.
IL DIRETTORE DI SCENA Dove?
DARIUS (mostrando il torrione) Là.
MERCUZIO (uscendo in costume) Che è successo?
CAPULETO (in costume) Non so; gli è venuto in scena.
IL CAPO DELLE COMPARSE (guidando i suoi uomini) Andate!
(Le comparse entrano in scena).
MERCUZIO Ma non è la vostra entrata...
VOCI DIVERSESì... no... sì...
(Confusione generale).
CAPULETO (vedendo comparire Salomone) Silenzio!
SALOMONE (andando alla ribalta, un fazzoletto in mano) Signori e signore, la rappresentazione non può continuare... Il sole d'Inghilterra si è eclissato; il celebre, l'illustre, il sublime Kean è stato colto da un accesso di follia.
(Si sente un grido doloroso nel palco della contessa di Koefeld. Cala il sipario).
ATTO QUINTO
La scena rappresenta un salotto in casa di Kean.
SCENA PRIMA
SALOMONE, BARDOLFO, TOM, DAVIDE, DARIUS, PISTOLA; poi IL MEDICO.
SALOMONE L'elenco è qua; scrivete il vostro nome anche voi, ragazzi.
BARDOLFO (dopo aver firmato) E come ha passato la notte?
SALOMONE In una maniera terribile.
TOM È dunque veramente pazzo?
SALOMONE Da legare.
DAVIDE E in questo momento il medico gli sta facendo un salasso?
SALOMONE Fino all'ultima goccia.
DARIUS Fino all'ultima goccia?
BARDOLFO Ma che genere di pazzia è la sua?
DARIUS Sì, diteci: che genere di pazzia?
SALOMONE Pazzia frenetica.
DAVIDE E che fa durante gli accessi?
SALOMONE Picchia.
DARIUS Picchia chi?
SALOMONE Tutti, e in ispecie quelli che conosce.
DARIUS Come! si rivolta contro gli amici?
SALOMONE Ah! mio Dio! sì!
DARIUS Sarà stato morsicato.
SALOMONE Lo temo.
DARIUS Deve essere arrabbiato... Io avevo un arrabbiato fra i miei clienti, un uomo di alta posizione, un membro dei Comuni. Ebbene! la sua forma di rabbia era di scrivere tragedie... Non le recitava nessuno, è vero; ma era lo stesso: ne scriveva altre; gliele rifiutavano ancora, ma continuava sempre a scriverne.
SALOMONE E mordeva?
DARIUS Sì, sì, ma non faceva male, perché non aveva più denti. E lo lasciavano fare, poveraccio! Divertiva1!
SALOMONE Attenzione, eccolo...
DARIUS Il signor Kean! io scappo!
SALOMONE No, il medico.
DARIUS Ah! il medico. (Questi entra). Signor dottore...
TOM Come va Kean?
DAVIDE V'è speranza?
IL MEDICO (consegnando un foglietto a Salomone) Gli farete seguire puntualmente queste prescrizioni; qualunque altra cura diversa da quella indicata su questo foglio non potrebbe che far peggiorare il suo stato. (Esce).
SALOMONE Lo vedete che la situazione è proprio grave? Guardiamo che cosa ordina il dottore... (Volta il foglio da tutti i lati: è bianco). Ah! ah!
DARIUS E allora? Che cosa ordina il medico?
SALOMONE Quattro docce, due salassi, un senapismo.
DAVIDE Vuoi che ti dica il mio pensiero? Mi sembra un asino, questo dottore.
DARIUS Sì, sì, anche a me fa l'impressione d'un asino.
DAVIDE E al tuo posto, io mi regolerei a modo mio.
SALOMONE Vediamo; che cosa gli dareste?
DAVIDE Io prenderei una bottiglia di ottimo bordeaux, lo metterei in una casseruola con un limone, cannella e zucchero; lo farei scaldare, e ogni dieci minuti gliene darei un bicchiere.
DARIUS No, no, no, io non farei niente di questo, io.
SALOMONE Che faresti?
DAVIDE Ti dico che un bicchiere...
DARIUS No, ascoltate, Davide, voi interpretate bene il leone, voi siete magnifico sotto la pelle d'animale, ma quando si tratta di medicine è un'altra cosa. Al posto di Salomone io farei del vino caldo.
DAVIDE Beh?
DARIUS Aspetta! Gli raderei anzitutto la testa come un ginocchio, il che gli rinfrescherebbe il cervello; in seguito gli ordinerei una parrucca di quanto vi è di meglio in fatto di capelli: capelli di prima categoria.
SALOMONE E il vino caldo?
DARIUS Quello me lo berrei io, allora.
(Suonano di dentro).
Sentite, Salomone, stanno suonando.
SALOMONE Allora è ancora un accesso che gli viene.
DARIUS Un accesso? Io me ne fuggo.
(Salomone lo trattiene).
DAVIDE Filiamo, filiamo!
DARIUS Salomone, Salomone, niente sciocchezze, via! (Suonano ancora).
TOM e
BARDOLFO Si salvi chi può.
SALOMONE Darius, amico mio, tu che sei il più bravo, resta con me, ti prego.
DARIUS Papà Salomone, se non mi lasciate, vi faccio querela, vi denunzio, non vi impolvero più le parrucche, vi ficco degli spilli neri nei polpacci e vi mordo il naso. (Salomone lo lascia). Ah! ma... (Esce).
SALOMONE Eccoli andati via, finalmente. Spero che la voce si diffonda, perché, se si venisse a sapere...
PISTOLA (alzandosi dall'angolo in cui è rimasto seduto, e avvicinandosi a Salomone) Signor Salomone...
SALOMONE Ah! sei ancora qui! Perché non te ne sei andato insieme con gli altri?
PISTOLA Perché avete detto che vi occorreva qualcuno, signor Salomone.
SALOMONE Sei un bravo giovane; ma vattene.
PISTOLA Mai!
SALOMONE Mi prometti di essere discreto?
PISTOLA Certo. (Salomone gli parla all'orecchio). Veramente? Oh!...
SALOMONE Non una parola!
PISTOLA Mi farei tagliare il collo. Oh! come sono contento! come sono contento! (Singhiozza) Oh, signor Kean... signor Salomone... oh! me ne vado subito. (Esce).
SCENA SECONDA
SALOMONE e KEAN, che entra.
KEAN Con chi parlavi?
SALOMONE Con dei compagni del teatro, quell'imbecille di Darius e Pistola.
KEAN E che hai detto loro?
SALOMONE Che eravate pazzo da legare.
KEAN Hai fatto male.
SALOMONE Come! ho fatto male? Ma riflettete un poco che se si apprende che la vostra follia era una finzione...
KEAN Ebbene?
SALOMONE E che voi avete insultato a sangue freddo lord Mewill e il principe di Galles...
KEAN Continua.
SALOMONE Vi puniranno terribilmente.
KEAN E che m'importa? che possono farmi? Mettermi in prigione? E va bene! vi andrò.
SALOMONE Sì, ma io non ci andrò, io. (A parte) Egoista! (Ad alta voce) Mentre invece, se voleste simularlo solo per otto giorni... Voi siete così bravo in Re Lear!
KEAN Signor Salomone, io recito le commedie dalle otto di sera fino a mezzanotte, mai durante la giornata, però.
SALOMONE Padrone...
KEAN E basta su questo argomento. Dammi l'elenco delle persone che sono venute a vedermi.
SALOMONE Ve ne sono due, di elenchi, uno è questo, l'altro è dal portinaio. Questo è quello degli intimi.
KEAN Sta bene, va'!... Lei non avrà osato salire fin su, ma sarà certo venuta in portineria, o avrà mandato qualcuno. Certo, non troverò il suo nome, ma vi sarà una parola, un segno da cui riconoscerò che ha pensato a me, a me che soffro tanto per lei, mio Dio!
SALOMONE Tenete.
KEAN Dammi.
SALOMONE Vi sono non pochi nomi che si sono stupiti di trovarsi insieme.
KEAN Sì, sì; vi sono nomi di ricchi, di nobili e di potenti; e vi sono nomi di artisti, di operai, di facchini: da quello del duca di Sutzerland, primo ministro, fino a quello di William, il cocchiere. Sì, mi pare che ci sono tutti i nomi possibili: eccetto quello che cerco; non avrà osato inviare qualcuno. Oh! non c'è dubbio, sceglierà l'occasione di poter venire ella stessa, il primo momento in cui il marito la lascerà libera. Salomone, va' nella stanza accanto, e non lasciare entrar nessuno... eccetto...
SALOMONE Eccetto Ariel, no?
KEAN Sì, Ariel... Va', mio buon Salomone, va'; e se essa viene, falla entrare immediatamente... senza chiederle il nome... perché è una gran dama, capisci.
SALOMONE Ma come posso riconoscerla?
KEAN Non attendo che lei.
SALOMONE State tranquillo. (Esce).
SCENA TERZA
KEAN, solo; poi SALOMONE.
KEAN Sono le dieci, e neanche una sua parola, un messaggio, una lettera!... Ah! voi eravate più inquieta per il vostro ventaglio che per me, signora... Non è così che si ama, Elena, ed è doloroso pensare che, se questa disgrazia fosse vera, a quest'ora probabilmente sarei morto... senza avervi vista... senza aver neanche udito parlare di voi... Come sono inquieto!... ho il suo ritratto qui sul cuore... e mi lagno... Non sarà piuttosto che il conte, che ha trovato il ventaglio, e al quale la scenata scandalosa che ho fatto ieri sera al principe di Galles ha dovuto far aprire gli occhi... Oh! sì, è possibile... è probabile... è così! Oh! Quando penso che forse, a quest'ora, Elena, sospettata... accusata, minacciata, invoca il mio aiuto... Oh! non ne posso più. Salomone! Salomone!
SALOMONE Padrone!
KEAN Nessuno ancora?
SALOMONE Nessuno.
KEAN Fai attaccare i cavalli alla vettura.
SALOMONE I cavalli?
KEAN Sì, i cavalli. Che c'è di strano? Esco.
SALOMONE Uscite?
KEAN Newmann! Newmann!
SALOMONE Che volete da lui?
KEAN Può darsi che lui mi obbedisca.
SALOMONE Perché, non sapete che tutto quello che volete il vostro povero Salomone ve lo fa?
KEAN Bene! vai, allora, e non lasciarmi soffrire più a lungo... non vedi che ho la febbre, che la testa mi brucia, che il sangue mi bolle?... D'altronde, tirerò le tendine, mi contenterò di passare sotto le sue finestre... io... (Vedendo che Salomone non è ancora uscito) Ebbene! non ti sei ancora mosso?
SALOMONE Vado, Kean, vado... Ah! bussano.
KEAN Sì, sì, bussano. Be'? Corri ad aprire.
SALOMONE E se è lei, voi resterete, no?
KEAN (ridendo) Imbecille!
SALOMONE Corro. (Esce).
KEAN (appoggiandosi allo schienale di una sedia) Sono proprio un ragazzo! ma è che, Dio mi perdoni, il cuore mi batte come batteva a vent'anni! Sono veramente pazzo... non ho bisogno di fingere la pazzia...
SALOMONE (comparendo) È lei, padrone! è lei!
KEAN Lei!... Elena!... Elena!... siete voi!
SCENA QUARTA
KEAN, ANNA, poi SALOMONE.
ANNA (levandosi il cappuccio del manto) No, signor Kean, sono io.
KEAN (cadendo su una sedia) Ah!...
ANNA Perdonatemi di essere venuta così; ma, capite? stamattina un'orrenda notizia si è sparsa per la città, che ieri, durante la rappresentazione, voi eravate stato colpito da un accesso di follia... Io mi son detta: non ha una madre, non ha una sorella... non ha nessuno accanto a lui... Bisogna che ci vada...
KEAN Anna! Riconosco il vostro cuore affettuoso... Anna, ve lo giuro, voi siete un'anima buona e leale... Ah! voi non avete tremato per la vostra reputazione, per il vostro onore, non è così?... non avete temuto si potesse dire che eravate la mia amante... Avete ascoltato semplicemente il vostro cuore... e siete venuta... Mentre lei, invece... Bene... Ma parliamo di voi, Anna.
ANNA Oh! ma la notizia non è vera, no?
KEAN No. Non ho avuto questa fortuna... un pazzo... dev'essere veramente felice... Ride... canta... non si ricorda di nulla...
ANNA Allora potrò partire tranquilla, se non contenta.
KEAN Voi partite? lasciate Londra?
ANNA Londra? Non sarebbe sufficiente. Lascio l'Inghilterra.
KEAN Ma siete libera di farlo? E il vostro tutore?
ANNA Son diventata maggiorenne proprio stamattina e il primo uso che ne ho fatto è stato di firmare un impegno con l'agente del teatro di New York.
KEAN Così, niente ha potuto cambiare la vostra decisione; e il quadro che vi ho fatto di questa carriera...
ANNA Quel quadro era dipinto per la ragazza povera, non per la ricca ereditiera. Per quanto cari costino i velluti e le sete, signor Kean, credete che ventimila sterline di rendita mi basteranno per pagarmi i costumi?
KEAN E come! Con tanta ricchezza e tanta bellezza!...
ANNA Né l'una né l'altra sono bastate per farmi amare; e io voglio aggiungervi il talento per completarmi la dote.
KEAN Povera ragazza!
ANNA In mezzo a tutti i vostri trionfi, i vostri piaceri, i vostri amori, non può darsi che conserviate un ricordo per la povera esiliata che avrà abbandonato ogni cosa per un solo scopo, per un'unica speranza?
KEAN Anna! Cara Anna!...
ANNA Non è vero che mi consentirete di scrivervi, di raccontarvi le mie pene, i miei lavori, i miei progressi?... Perché io ne farò, ve lo giuro... Oh! e soprattutto se voi, lontano da' me, vorrete consigliarmi e sostenermi.
KEAN Tutto quello che potrò fare per la mia migliore amica... lo farò... siatene certa... Ma quando partite?
ANNA Fra due ore.
KEAN E come?
ANNA Ho fissato un posto sulla nave Washington.
SALOMONE (entrando con circospezione) Padrone?
KEAN Che c'è?
SALOMONE È salita per la scala segreta ed è entrata quando meno me l'aspettavo.
KEAN Chi?
SALOMONE Una signora.
KEAN Come si chiama?
SALOMONE M'ha detto solo il nome: Elena.
KEAN Elena? E dov'è?
SALOMONE Nella camera accanto. Sembra disperata... Vuole assolutamente vedervi...
KEAN Oh, mio Dio! Come si fa?
ANNA È lei, no?
KEAN Sì.
ANNA Dicono che sia bellissima. Kean, lasciatemela vedere.
KEAN Oh! non si può.
ANNA Non temete di nulla... Non ho che una sola cosa da chiederle, una sola preghiera da farle... Mi getterò al suoi ginocchi, e le dirò: «Fatelo felice, signora, perché lui vi ama molto!...».
KEAN No, no, Anna, è impossibile, lei non crederebbe mai all'innocenza delle nostre relazioni... come potrebbe pensarlo, vedendovi così giovane e così bella?... Oh! entrate in questo sgabuzzino, vi prego... e perdonatemi, Anna... perdonatemi...
ANNA (entrando nel camerino) Ho forse il diritto di lagnarmi?
SCENA QUINTA
KEAN, poi ELENA.
KEAN E ora, Salomone, falla entrare, falla entrare subito. (ELENA entra). Siete voi. Elena... siete voi... Oh! siete venuta, dunque, a rischio di tutto quello che poteva accadervi... Ah! sapeste come vi attendevo!
ELENA Ho esitato molto, ve lo confesso, Kean: ma il nostro comune pericolo...
KEAN Il nostro pericolo?
ELENA Sì, potevano trovare qualche lettera. Tremavo, pensando che non foste già stato arrestato.
KEAN Arrestato?... E perché?
ELENA Perché ha cominciato a circolare la voce che non è per un accesso di follia, ma di collera, che voi avete insultato il principe di Galles e lord Mewill... Si dà per certo che quest'ultimo ha visto il re, stamattina, col quale si è lagnato, e il ministro, da cui ha ottenuto un mandato di arresto... Un processo terribile vi minaccia, Kean; fuggite, non avete un minuto da perdere... e stanotte stessa lasciate Londra, lasciate l'Inghilterra, se vi è possibile. Sarete al sicuro solo in Francia o in Belgio.
KEAN Fuggire?... lasciare Londra, l'Inghilterra, come un vile che trema?... Oh! voi non mi conoscete, Elena... Lord Mewill vuole un po' di pubblicità, e gliela daremo; il suo nome non è ancora abbastanza onorevolmente conosciuto: lo sarà come merita d'esserlo.
ELENA Dimenticate che anche un altro nome sarà pronunciato, in tribunale: si cercheranno le cause di questo duplice attacco, contro il principe ereditario e contro lord Mewill, e le troveranno.
KEAN Avete ragione... ed è una fortuna, forse... Voi mi amate, Elena?
ELENA E me lo chiedete?
KEAN Ascoltatemi: anche voi siete compromessa.
ELENA Lo so.
KEAN No, voi non sapete ancora tutto: quel ventaglio che avete dimenticato ieri nel mio camerino...
ELENA Bene?...
KEAN È stato ritrovato.
ELENA Da chi?
KEAN Dal conte.
ELENA Mio Dio!
KEAN Egli lo conosce, non è vero?
ELENA Senza dubbio.
KEAN E allora?
ELENA E allora?
KEAN Mi avete dato il consiglio di fuggire: sono pronto. Ma debbo fuggire solo?
ELENA Oh! siete pazzo, signor Kean. No, no, è una cosa impossibile; no, il nostro amore è stato un attimo di smarrimento, di errore, di follia, al quale non bisogna più pensare, e che dobbiamo noi stessi dimenticare, perché gli altri lo dimentichino.
KEAN Dimenticarlo! non pensateci, Elena! Ma se pure io espatriassi, se cessassi di vedervi, non avrei eternamente la vostra immagine sul cuore o davanti agli occhi? non ho io il vostro ritratto, il vostro adorato ritratto?
ELENA Son venuta a richiedervelo, Kean.
KEAN Siete venuta a richiedermi il ritratto! il ritratto che mi avete regalato ieri, venite a richiedermelo oggi!
ELENA Ma riflettete che la ragione lo esige. Kean, voi mi amate, lo credo, lo so; ma credete proprio che, lontano da me, quest'amore resisterà? No, col vostro talento, e celebre come siete, le occasioni vi verranno esse stesse davanti, amerete un'altra donna, e il mio ritratto, il ritratto che in questo momento è un ricordo di amore, non sarà più, allora, che un trofeo di vittoria.
KEAN Ah! eccovelo, signora! Un simile sospetto non lascia alcuna possibilità di rifiuto; in amore chi dubita accusa.
ELENA Kean!
KEAN Eccovelo, non l'ho tenuto per molto, e nessuno lo ha visto, signora; e così, se ne avete promesso un altro, potete dispensarvi di farlo fare, e potete dar questo al suo posto.
ELENA Promesso a chi?
KEAN Che cosa ne so, io? In cambio di qualche ventaglio, per esempio.
ELENA Oh, Kean, Kean! dopo ciò che ho fatto per voi, dopo quello che vi ho sacrificato...
KEAN E che mi avete sacrificato di così grande, voi, se non l'orgoglio? Proprio vero, la signora contessa di Koefeld è scesa fino ad amare un attore, avete ragione; questo amore è stato un attimo di errore, di smarrimento, di follia; ma, tranquillizzatevi, signora, l'errore non fu che mio, io solo mi smarrii, lo solo fui folle; oh! sì, folle, e ben folle, per credere alla devozione di una donna; folle di rischiare per lei l'avvenire, la libertà, la vita, e per un sospetto di gelosia, mentre ero ardentemente amato! Oh! ho avuto torto, perdio! ho avuto torto! Ed ecco perché: era per sentir uscire queste cose dalla vostra bocca, che vi attendevo da ieri con tanta terribile impazienza! ecco perché il cuore mi batteva fino a rompermi il petto, a ogni colpo che batteva a questa porta! Oh! io il conoscevo purtroppo bene queste specie di amori; sapevo di quale profondità e di quale durata sono, e vanitoso, vanitoso che sono, mi ci son lasciato prendere! Eccovi il ritratto, signora!
ELENA Oh! Kean, non prendetevela con me, se ho più ragione di voi.
KEAN Più ragione di me? Non sapete quello che dite; però avete compiuto una guarigione miracolosa. Avevo come una commozione, un delirio, come una febbre cerebrale; voi mi avete messo una borsa di ghiaccio sulla testa e sul cuore, ed eccomi guarito. Ma una vostra assenza prolungata potrebbe accrescere i sospetti del conte, ammesso che il ventaglio gliene abbia dati. E, inoltre, il conestabile può venire ad arrestarmi da un momento all'altro...
ELENA Oh! Kean, Kean, preferisco la vostra collera alla vostra ironia. Volete lasciarmi così? È così che mi dite addio?
KEAN La signora contessa di Koefeld vuol concedere all'attore Kean di baciarle la mano? (S'inchina per baciare la mano alla contessa).
IL CONTE (dall'anticamera) Vi dico che entrerò, si-gnore!
SALOMONE (c. s.) E io vi dico che non entrerete!
ELENA Il conte! il conte!
KEAN Vostro marito!... Oh! ma è una fatalità che lo conduce qui!... Nascondetevi, Elena, nascondetevi! (Ella va verso il camerino dove è Anna). No, non lì, qua, qua; qua per lo meno non vi vedrà nessuno: le finestre dànno sul Tamigi.
ELENA Un'ultima parola, un'ultima preghiera...
KEAN Che cosa? dite.
ELENA Mio marito viene a chiedervi soddisfazione, senza dubbio.
KEAN State tranquilla, signora, il conte sarà considerato sacro. Forse ieri avrei dato qualche anno della mia vita per un duello con lui; ma oggi state tranquilla. Non ho più nulla contro di lui.
IL CONTE Vi ripeto che occorre io lo veda!
KEAN (apre la porta) Che c'è, Salomone? Perché non lasci entrare il signor conte di Koefeld?
(Il conte entra. Kean chiude la porta, e si mette la chiave in tasca).
SCENA SESTA
KEAN, IL CONTE DI KOEFELD, SALOMONE.
SALOMONE Padrone, mi avevate detto...
KEAN Che non volevo ricevere nessuno; è vero. Ma ero lontano dall'attendermi l'onore che mi fa il signor conte. (Fa segno a Salomone di uscire).
IL CONTE Al contrario, signore, avrei creduto che avevate chiuso la porta proprio perché contavate su una mia visita.
KEAN E che cosa avrebbe potuto farmelo presumere, signor conte?
IL CONTE Ciò che ho detto ieri nel vostro camerino, a proposito di noi tedeschi: e cioè che quando ci crediamo offesi, ci battiamo con chiunque. Ora, lo sono stato offeso, signore, e vengo per battermi. Voi conoscete il motivo, ma è importante che esso resti fra noi; è per questo che, contrariamente alle consuetudini, io non vi ho scritto, non vi ho inviato nessuno, e son venuto da voi solo e fiducioso come un uomo d'onore. Passando dinanzi alla prima caserma che troveremo sulla strada verso Hyde Park, pregheremo due ufficiali di farci da testimoni. Quanto al motivo del duello, potrà essere quello che vorrete: un litigio a proposito della morte di lord Castlereag o dell'elezione di O'Connel.
KEAN Ma voi comprendete, signor conte, che questo motivo, sufficiente per chiunque altro, non lo è per me: non c'è duello senza offesa, e io non credo di essere stato così sfortunato...
IL CONTE Bene, signore, bene! Apprezzo questa delicatezza, ma questa delicatezza è quasi un nuovo insulto. Se non vi battete quando offendete, vi battete quando venite offeso?
KEAN Secondo i casi, signore... Se vengo offeso senza motivo, attribuisco a pazzia l'insulto che mi viene fatto, e compiango colui che mi insulta.
IL CONTE Signor Kean, devo credere che la vostra fama di uomo di coraggio è usurpata?
KEAN No, signor conte, perché ne ho fornito le prove.
IL CONTE State in guardia: io dirò dovunque che siete un vile.
KEAN Non sarete creduto.
IL CONTE Dirò che ho alzato la mano su di voi.
KEAN Dovrete aggiungere che io l'ho fermata, per risparmiare a uno di noi una disgrazia mortale.
IL CONTE Sta bene, voi non volete battervi con me, né io posso costringervi; ma bisogna che la mia collera si riversi, pensateci bene, e, se non è su di voi, lo sarà sul vostro complice.
KEAN (trattenendolo) Io vi giuro, signor conte, che voi siete nel più profondo errore; vi giuro che voi non avete nessun motivo di sospettare né di me né di nessuno.
IL CONTE Avrei voluto che tutto si svolgesse sotto silenzio, ma voi mi costringete allo scandalo; il vostro sangue sarebbe bastato per il mio furore, né chiedevo altro. Ma voi avete paura della mia vendetta e la trasmettete su di una donna. Sta bene.
KEAN Signor conte, c'è qualcosa di più vile di un uomo che rifiuta di battersi, ed è un uomo che se la prende con una donna che non ha come difendersi.
IL CONTE Ogni vendetta è permessa, se raggiunge il colpevole.
KEAN E io vi dichiaro, signore, che la contessa è innocente; vi dichiaro che ha diritto a ogni riguardo e a tutto il vostro rispetto; vi dichiaro che se pronunciate una parola che possa comprometterla, se gualcite una sola piega del suo abito, se toccate un sol capello della sua testa, vi sono a Londra persone che non lasceranno impunita tale azione. Io primo fra tutti, ecco, io che non l'ho vista che una sola volta, io che la conosco appena, io che non la conosco affatto...
IL CONTE Ah! per quanto buon attore voi siate, signor Kean, vi siete tradito, tuttavia. Ebbene! parliamoci francamente, ora; guardiamoci bene in viso e non distogliete gli occhi: conoscete questo ventaglio?
KEAN Questo ventaglio?
IL CONTE Appartiene alla contessa.
KEAN E così?
IL CONTE E così, signore; questo ventaglio ieri l'ho trovato...
SALOMONE (entrando) Una lettera urgente del principe di Galles.
KEAN Più tardi.
SALOMONE (a bassa voce) No, subito.
KEAN Permettete, signor conte?
IL CONTE Fate pure, non mi allontano.
KEAN (dopo aver letto) Conoscete la scrittura del principe di Galles, signore?
IL CONTE Senza dubbio; ma che c'entra la scrittura del principe di Galles?...
KEAN Leggete.
IL CONTE (leggendo) « Mio caro Kean, vi prego di far cercare con la massima attenzione nel vostro camerino, dove credo di aver dimenticato ieri sera il ventaglio della contessa di Koefeld, a cui lo avevo chiesto in prestito per farne uno simile per la duchessa di Northumberland. Oggi verrò a chiedervi conto dell'insulsa provocazione fattami da voi ieri sera a teatro, a causa di quella ballerinetta dell'Opera; non avrei mai creduto che un'amicizia come la nostra potesse essere turbata per simili inezie. Il vostro affezionato, Giorgio.
KEAN Questa lettera risponde meglio di quanto potrei fare io ai sospetti che comincio a intravedere, signor conte, e di cui, comprenderete facilmente, la mia modesta persona non mi permetteva di credere di esser la causa.
IL CONTE Signor Kean, si dice che vogliano arrestarvi, condurvi in carcere: non dimenticate che le sedi consolari sono inviolabili, e che l'ambasciata di Danimarca è una sede consolare.
KEAN Grazie, signor conte.
IL CONTE Addio, signor Kean.
(Kean lo accompagna fino alla porta).
SCENA SETTIMA
KEAN solo, poi IL CONESTABILE.
KEAN È salva! Buono e caro Giorgio, per qual miracolo ha saputo?... E ora bisogna che ella esca, e senza perdere un minuto, per arrivare a casa prima del marito. Andiamo...
(Entra il conestabile).
Chi altro viene? Ma Salomone lascerà entrare l'universo intero?
IL CONESTABILE Vi domando mille scuse per lui, signor Kean, ma gli ho forzato io la mano.
KEAN Voi, signor conestabile!
IL CONESTABILE Sì, e desolato della circostanza che mi conduce: io amo tanto gli artisti! Ma voi comprendete, signor Kean... il dovere innanzi tutto, e in nome del re e delle due Camere (lo tocca col suo bastone) io vi arresto.
KEAN E di che cosa mi si accusa?
IL CONESTABILE Di gravi ingiurie pronunciate in un luogo pubblico contro il principe ereditario e contro un membro della Camera.
KEAN E che cosa devo fare?
IL CONESTABILE Seguire gli agenti che sono nell'anticamera.
KEAN Devo lasciare il mio palazzo?
IL CONESTABILE Vi resto io, per far mettere i sigilli: al vostro ritorno troverete tutto come lo avete lasciato.
KEAN Scusate, signor conestabile, ma vi possono essere nel mio alloggio cose che non potrebbero, in coscienza, restare sotto sigillo tutto il tempo che durerà la mia assenza. Voi siete schiavo della legge, signor conestabile, ma non sarete certo più severo di lei.
IL CONESTABILE No, signor Kean, e se posso fare qualche cosa per un artista che ammiro...
KEAN Voi avete ricevuto l'ordine di arrestare me, ma non di arrestare le persone che si trovassero con me, non è così?
IL CONESTABILE L'ordine è nominativo, e per voi solo.
KEAN Bene! vi è in questo camerino una giovane signora (mostra la camera dove è nascosta Anna) una giovane signora che voi conoscete e che desidererebbe uscire...
IL CONESTABILE Prima che i sigilli vengano messi? Capisco.
KEAN E senza essere sottoposta al controllo dei vostri agenti.
IL CONESTABILE Io conosco questa signora?
KEAN A meno che non abbiate già dimenticato il nome di miss Anna Damby.
IL CONESTABILE Miss Anna Damby?
KEAN Parte per New York fra un'ora sulla nave Washington.
IL CONESTABILE Lo so bene, sono io che l'ho condotta dal rappresentante e che ho fissato il posto.
KEAN Dovete quindi comprendere che lei ha qualche raccomandazione particolare da farmi prima della partenza.
IL CONESTABILE Mi promettete di non cercar di fuggire, signor Kean?
KEAN Ve ne dò la mia parola d'onore. (Apre la porta). Anna!
SCENA OTTAVA
KEAN, ANNA, IL CONESTABILE.
ANNA Oh! che ho inteso, mio Dio! vi vogliono arrestare? Io non parto più, Kean, resto. Voi in carcere!
KEAN Anna, ecco il signor conestabile il quale consente che prima della vostra partenza io vi dia un ultimo saluto. Signor conestabile, la signora uscirà subito, avvolta in questo mantello e con questo velo; vi ricordo la promessa.
IL CONESTABILE La manterrò, signor Kean. Non è certo a un artista come voi che vorrei mancare di parola. (Esce).
SCENA NONA
KEAN e ANNA.
KEAN È uscito, Anna. Oh! sto per farvi una strana domanda, che potreste rifiutarmi, ma che non mi rifiuterete; un ultimo sacrificio, un'ultima prova di devozione... Una donna è lì dentro, lo sapete, una donna che sarebbe perduta se ne riconoscessero il volto, se il suo nome venisse pronunciato, perché è sposata. Oh! Anna! Anna! In nome di ciò che avete di più caro e di più sacro, abbiate pietà di lei!
ANNA (togliendosi il velo e il mantello) Prendete. Kean.
KEAN (cadendo in ginocchio) Anna! Anna, siete un angelo! Elena! (Precipitandosi nel camerino accanto) Elena! siete salva! (Dà in un grido) Ah!
ANNA Che cosa c'è? mio Dio!
KEAN Elena!... Elena... nessuno... è scomparsa, e la finestra è aperta!... Il Tamigi! Oh! avrà inteso la voce di suo marito, le sue minacce... Oh! sono un assassino, sono io che l'ho uccisa! (Lanciandosi verso la porta nel fondo) È perduta! è perduta!
SCENA DECIMA
Gli stessi e IL PRINCIPE DI GALLES.
IL PRINCIPE (a mezza voce) È salva!
KEAN Elena?
IL PRINCIPE Sì.
KEAN Come?
IL PRINCIPE Da un amico che veglia su di voi da ieri, e che, a ogni buon fine e prevedendo qualunque pericolo, aveva una barca sotto le vostre finestre e una vettura davanti alla vostra porta.
KEAN E lei dov'è?
IL PRINCIPE A casa sua, dove l'ho fatta ricondurre da un uomo di fiducia, mentre io vi scrivevo. Avete ricevuto la mia lettera?
KEAN Oh! principe, mi avete salvato due volte. Come potrò espiare tutti i miei torti verso di voi, monsignore? Sì, merito la prigione, e vi andrò con gioia.
IL PRINCIPE Niente di tutto questo. Perché non vi andrete, signore.
(Anna alza la testa, con meraviglia).
KEAN Come?
IL PRINCIPE Ho ottenuto da mio fratello, con grande fatica, ve lo confesso - ed ecco perché una barca era sotto le vostre finestre e la mia vettura davanti alla vostra porta - che i sei mesi di prigione (poiché non si trattava di meno di sei mesi di prigione) fossero mutati in un anno di esilio.
KEAN Ah! Vostra Altezza mi invia in esilio, mentre la contessa di Koefeld...
IL PRINCIPE Ritorna in Danimarca, signore, da dove i primi dispacci del re richiameranno l'ambasciatore. Siete tranquillo, ora?
KEAN Oh! principe! E il luogo del mio esilio è fissato?
IL PRINCIPE Andrete dove vorrete, purché lasciate l'Inghilterra: a Parigi, a Berlino, a New York.
KEAN Vado a New York.
ANNA (alzandosi) Che dice?
KEAN È fissata la data della partenza?
IL PRINCIPE Avete otto giorni per sistemare i vostri affari.
KEAN Parto fra un'ora.
ANNA (avvicinandosi a Kean) Ah! mio Dio!
KEAN Il bastimento sul quale devo partire mi è stato fissato?
IL PRINCIPE No, potete scegliere quello che più vi piacerà.
KEAN Scelgo il Washington.
ANNA (appoggiandosi a Kean) Kean!
IL PRINCIPE Spero, signore, che l'aria d'America vi rinfrescherà il cervello e vi renderà più saggio.
KEAN Ho l'intenzione di ammogliarmi.
ANNA Ah!
IL PRINCIPE E chi è la sposa?
KEAN Miss Anna Damby, scritturata da oggi come prima attrice nel teatro di New York.
IL PRINCIPE Miss Anna Damby? Capisco. (Facendo un inchino) Miss?...
ANNA (facendo una riverenza) Altezza...
SALOMONE (entrando con uose e un pacchetto fra le mani) Ecco qua!
KEAN E allora, mio povero Salomone?
SALOMONE E allora, padrone, eccomi pronto.
KEAN Come?
SALOMONE Non andate a New York?
KEAN Sì.
SALOMONE Bene! dal momento che andate a recitare, vi occorre un suggeritore, no?
KEAN (a Salomone e ad Anna) Oh! voi siete i miei due unici, i miei due veri amici!
IL PRINCIPE Signor Kean, siete un ingrato.
KEAN (gettandoglisi nelle braccia) Perdonatemi, Altezza!
F I N E
1 Romeo e Giulietta, atto III, scena V. Traduzione di Paola Ojetti dall'edizione B.U.R. della tragedia.
1 La censura tagliò le battute In corsivo, credendo di scorgervi un riferimento a un membro della camera del deputati, Fulchiron (N.d.A).