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Killer

KILLER

Commedia in due tempi

di ALDO NICOLAJ

                                   

PERSONAGGI

OLIVA

CATIA

FABIO

In una grande città, oggi.

Commedia formattata da

PRIMO TEMPO

L'inizio della commedia è una colonna sonora di spari, esplosioni, sirene. Gli stessi rumori dovranno sentirsi nei momenti di buio, tra una scena e l'altra. Quando si illumina la scena vediamo un soggiorno borghese molto stilizzato, una specie di pedana in uno squarcio di città. Catia ed Oliva entrano cariche di bagagli.

Catia                             - Casa, dolce casa!

Oliva                             - Eccoci di ritorno.

Catia                             - Mi pare di essere via da un secolo.

Oliva                             - Soltanto venti giorni.

Catia                             - Venti giorni in capo al mondo.

Oliva                             - Un'esperienza indimenticabile.

Catia                             - Già sentivo nostalgia.

Oliva                             - La casa è un ventre materno: è la nostra conchiglia.

Catia                             - … la conchiglia che riaprirà le sue valve soltanto per le prossime vacanze. Si sta bene a casa!

Oliva                             - Si ritrovano subito le nostre abitudini. Tu ti sei già sistemata nella tua vecchia poltrona… A cosa pensi?

Catia                             - … che è stato bellissimo. Posti incantevoli e una organizzazione eccezionale.

Oliva                             - Potranno criticare la massificazione del turismo, ma i viaggi di gruppo sono confortevoli. Ti siedi in aereo e non ti devi preoccupare più di nulla.

Catia                             - Si correva dalla mattina alla sera. Non mi sono mai stancata tanto…

Oliva                             - Ma abbiamo dei bei ricordi.

Catia                             - Un po' vaghi, perché, con tutto quello che abbiamo visto, i ricordi si confondono un poco…

Oliva                             - Paese sottosviluppato, attorno la foresta vergine…

Catia                             - Noi nel lusso e nell'abbondanza, a poche centinaia di metri indigeni che morivano di fame.

Oliva                             - Per lo meno hanno il vantaggio di morire in un paese bellissimo. Da noi c'è chi muore di fame, dentro le bidonville.

Catia                             - Ho mal di testa.

Oliva                             - Il viaggio non finiva mai…

Catia                             - Poi l'interminabile attesa per i bagagli…

Oliva                             - È arrivato tutto bene.

Catia                             - Controlliamo, cinepresa… borsone… valigia gialla… beauty-case…

Oliva                             - … valigia rossa… borsino marrone… borsetto blu…

Catia                             - … borsone a tracolla… cesto… sacchetto…

Oliva                             - … plaid… impermeabili…

Catia                             - … cappellani di paglia… busta del free-shop…

Oliva                             - … registratore… macchina fotografica… C'è tutto, non abbiamo dimenticato niente.

Catia                             - Se penso che una volta per viaggiare ci si portava dietro tanta di quella roba…

Oliva                             - Ora, soltanto l'indispensabile. Ma questo borsone da dove viene? Mica è nostro…

Catia                             - E di chi vuoi che sia? L'abbiamo sempre avuto…

Oliva                             - No, il nostro è blu. Questo è prugna… Come sarà finito tra i nostri bagagli?

Catia                             - Sarà di qualcuno del gruppo…

Oliva                             - È privo dell'etichetta «FELlXTOUR».

Catia                             - L'avremo caricato senza rendercene conto…

Oliva                             - Non c'è né indirizzo, né etichetta… Non ha neanche il lucchetto…

Catia                             - Non aprire, Oliva, è indelicato…

Oliva                             - E se dentro c'è una bomba?

Catia                             - E chi può avere interesse a farci saltare in aria?

Oliva                             - L'intenzione poteva essere di far saltare in aria l'aeroporto. Senti questo rumore?

Catia                             - Pare un congegno ad orologeria… Meglio chiamare la polizia…

Oliva                             - Non lasciamoci prendere dalla psicosi del terrorismo. C'è una sveglia. Ed anche un golf di cachemire. Che starebbe d'incanto coi miei pantaloni di cordonné. E un sacchetto di biancheria sporca. Come fa la gente a mancare dei più elementari principi igienici?

Catia                             - Lo riportiamo alla compagnia…

Oliva                             - Tornare all'aeroporto? Nemmeno morta.

Catia                             - Lasciamolo all'ufficio oggetti smarriti…

Oliva                             - … dove bisogna riempire moduli… stendere verbali… perdere un sacco di tempo…

Catia                             - Non possiamo tenerci in casa un borsone che non è nostro…

Oliva                             - Meglio che ce lo teniamo noi piuttosto che consegnarlo a un funzionario che, poi, se lo incamera. Viviamo in un mondo in cui i principi morali non esistono più.

Catia                             - La pelle è buona…

Oliva                             - A me pare di tapiro. Mettiamo via la nostra roba. A me passa anche la stanchezza, quando non vedo più bagagli in giro… (vanno e vengono)

Catia                             - Borse e valigie in camera da letto.

Oliva                             - Nella mia o nella tua?

Catia                             - Le tue nella tua. Le mie nella mia. I cappelloni di paglia, lasciali qui.

Oliva                             - Cosa ce li siamo comprati a fare…

Catia                             - Ora li sistemo io…

Oliva                             - Quanto spago ci hai messo?

Catia                             - Li mettiamo alla parete. Con quei colori fanno allegria…

Oliva                             - E quest'astuccio da dove viene?

Catia                             - Che astuccio?

Oliva                             - Quello. Da dove spunta?

Catia                             - Sarà uscito dal borsone prugna che si è rovesciato. Perché non lo apri?

Oliva                             - C'è un fucile.

Catia                             - Così corto?

Oliva                             - Un fucile smontabile. Un'arma di precisione. (legge sulla targhetta) È un Tauris-Super, modello 5631 calibro 6. Guarda come si fa: si prende la canna e la si avvita al fusto… così. Semplicissimo, no? Un'arma come questa costa una tombola!

Catia                             - Ti intendi di armi?

Oliva                             - Ormai, sono come gli elettrodomestici. Ne parlano giornali e televisione… Bello, no? Serve per un uso particolare…

Catia                             - Per caccia?

Oliva                             - No, a far fuori la gente. È il fucile di un killer…

Catia                             - Posalo subito… Se ci trovano le tue impronte…

Oliva                             - A cento e più metri di distanza ti fa secco un uomo. Stai tranquilla, è scarico. Ecco il caricatore e le munizioni, nella taschina dell'astuccio. Che meraviglia il mirino: è a cannocchiale. Spara a ripetizione ed è maneggevolissimo. Come sarà passato ai controlli?

Catia                             - Bisogna avvertire la polizia…

Oliva                             - Quando ci si rivolge alla polizia, in un paese come il nostro, si passano soltanto guai. Siamo appena tornate dal Barbador…

Catia                             - Cosa c'entra il Barbador?

Oliva                             - Mentre eravamo là, hanno ammazzato il presidente proprio con un'arma come questa…

Catia                             - Come lo sai?

Oliva                             - Lo hanno fatto secco con un Tauris-Super, l'hanno detto nel comunicato ufficiale. Forse il terrorista viaggiava sul nostro aereo…

Catia                             - Regione di più per informare la polizia…

Oliva                             - Avremmo soltanto seccature.

Catia                             - Cos'è diventato il mondo! Ovunque la stessa violenza.

Oliva                             - La violenza caratterizza questo secolo che finisce…

Catia                             - Sto cercando di ricordare la faccia delle persone che viaggiavano con noi… C'era un arabo, uno di quei ragazzi con una gran testa di ricci e l'orecchino…

Oliva                             - Che arabo e che ragazzo! Questa borsa è piena di indumenti di classe comprata nei migliori negozi di Londra e di Parigi. I terroristi sono persone come te e me… Con un fucile come questo si potrebbe dalla finestra far fuori chiunque sulla piazza…

Catia                             - Io sparerei al giornalaio. Tutte le volte che mi vede, mi domanda quanti anni ho.

Oliva                             - Siamo in un guaio. Cosa ce ne facciamo?

Catia                             - E se lo rimettessimo nella borsa e la portassimo agli oggetti smarriti?

Oliva                             - Dovremmo dare le generalità…

Catia                             - Le diamo false.

Oliva                             - Ci chiederanno i documenti…

Catia                             - Potremmo dire di averli dimenticati…

Oliva                             - Abbiamo lineamenti facilmente riconoscibili…

Catia                             - Mettendoci parrucche, occhialoni da sole, fazzoletti in testa…

Oliva                             - … daremmo sospetti e ci arresterebbero…

Catia                             - Sai cosa facciamo? Ci appostiamo davanti a un grande albergo e quando arriva un torpedone di turisti giapponesi scarichiamo il borsone tra i loro bagagli…

Oliva                             - Se ci sorprendono è pericoloso.

Catia                             - Ma lo è ancora di più tenercele in casa. Se c'è una perquisizione…

Oliva                             - E perché?

Catia                             - Potrebbero averci fatto una denuncia…

Oliva                             - Chi?

Catia                             - Delatori anonimi. Se viene la polizia e ci trova il fucile in casa…

Oliva                             - Ma perché dovrebbe venire qui da noi?

Catia                             - Perché no? Può capitare. Sei qui tranquilla… neanche ci pensi… all'improvviso suonano alla porta… (un lungo suono di campanello. Le due donne si guardano terrorizzate)

Oliva                             - Chi può essere?

Catia                             - Non lo so. Nascondi il fucile.

Oliva                             - Dove?

Catia                             - Sotto il divano… Spingilo contro il muro. E, ora, vai a vedere chi è.

Catia                             - (va alla porta) Chi è?

Fabio                             -  (d.d.) L'inquilino dell'appartamento accanto.

Catia                             - Meno male. Ricevilo tu, io vado a farmi un bagno. (esce)

Oliva                             - (apre) Si accomodi.

Fabio                             -  Sono il suo nuovo vicino. Permette? Mi chiamo Fabio…

Oliva                             - Basta così, il cognome me lo dimentico subito. A volte non ricordo nemmeno il mio.

Fabio                             -  C'è scritto sulla targhetta fuori della porta…

Oliva                             - Scusi il disordine. Siamo appena tornate da un viaggio…

Fabio                             -  Me lo ha detto il portiere. Beate loro! Dove sono state?

Oliva                             - In un paese di cui ignora l'esistenza: il Barbador.

Fabio                             -  Dopo l'attentato ne hanno parlato talmente i giornali che tutti sanno dove si trova. Come è successo?

Oliva                             - Faceva un gran caldo, la piazza era deserta. Il presidente stava rientrando a palazzo, ma con un fucile di precisione lo hanno fatto secco.

Fabio                             -  Poveretto!

Oliva                             - Un dittatoriello da strapazzo, che viveva come un faraone in un paese dove si muore di fame.

Fabio                             -  E lei si trovava proprio lì?

Oliva                             - In un villaggio turistico. Desidera?

Fabio                             -  Ho appena terminato il trasloco e temo che un mio borsone, dimenticato in ascensore, sia finito tra i loro bagagli.

Oliva                             - Forse questo color prugna?

Fabio                             -  Quello. Meno male, anche se contiene soltanto oggetti personali, mi spiaceva averlo perduto.

Oliva                             - Soprattutto per «un» oggetto…

Fabio                             -  Cioè?

Oliva                             - Aspetti. (s'inginocchia per terra e non senza qualche sforzo tira fuori l'astuccio del fucile) Eccolo.

Fabio                             -  Mai visto. Non è mio.

Oliva                             - Eppure era nel suo borsone.

Fabio                             -  Allora perché l'ha tirato fuori da sotto al divano?

Oliva                             - Non potevo lasciarlo in giro. Logico, no?

Fabio                             -  Sarà logico, ma non capisco.

Oliva                             - Sa cosa contiene!?!

Fabio                             -  No!

Oliva                             - Guardi. Vede? Un fucile di precisione.

Fabio                             -  Infatti.…

Oliva                             - E, ora, caro signore, come la mettiamo?

Fabio                             -  Non lo so. Faccia lei.

Oliva                             - Io?!?

Fabio                             -  Mio non è. Odio le armi. Mai sparato. Detesto persino la caccia.

Oliva                             - Eppure questo astuccio è uscito dal suo borsone.

Fabio                             -  Io, l'ho visto uscire da sotto il divano. E le ripeto che non è mio.

Oliva                             - Ha il coraggio di negare l'evidenza!

Fabio                             -  Quale?

Oliva                             - Una bella faccia tosta.

Fabio                             -  E gli scherzi mi divertono. Ma fino a un certo punto. Il fucile non è mio.

Oliva                             - C'era chi diceva la stessa cosa e, poi, è stato scoperto, armi in pugno, a sparare.

Fabio                             -  Non è il caso mio. Non sono né un delinquente, né un killer, ma una persona per bene.

Oliva                             - Al giorno d'oggi è difficile distinguere chi è per bene e chi no. Si riprenda borsone e fucile, prima che chiami la polizia.

Fabio                             -  Come può dimostrare che il fucile è mio?

Oliva                             - Era nel suo borsone.

Fabio                             -  Me lo provi.

Oliva                             - Può testimoniarlo anche Catia.

Fabio                             -  Chi è Catia?

Oliva                             - La persona che era presente quando l'abbiamo trovato: mia madre.

Fabio                             -  Posso far intervenire la mia per farle dire che, quando sono entrato, era sotto il divano. Così, alla polizia potrà spiegare come ce lo ha messo.

Oliva                             - Posso dirlo anche a lei: quando ho sentito il campanello.

Fabio                             -  Si sbarazzi del fucile affibbiandolo a qualche altra vittima. Non lo voglio.

Oliva                             - Come può pensare che sia mio? Sono una donna.

Fabio                             -  Sparano anche le donne. E forse… meglio degli uomini.

Oliva                             - Ma contro chi?!?

Fabio                             -  Affari suoi. Contro il presidente del Barbador per esempio, visto che si trovava da quelle parti, al momento dell'attentato.

Oliva                             - Sono andata in Barbador in vacanza. Un viaggio di gruppo convenzionato. Con pagamento a rate mensili. Non avrei dovuto certo fare questo grave sacrificio, se ci fossi andata come terrorista. E, poi, non si trovava nel mio bagaglio, il fucile…

Fabio                             -  Non nel bagaglio, ma sotto il divano. O ha il coraggio di negare?

Oliva                             - Non alzi la voce.

Fabio                             -  E lei non insista.

Oliva                             - Telefonerò alla polizia. Sono curiosa di sentire cosa racconterà al commissario.

Fabio                             -  Telefoni alla polizia. Spiegherò io come sono andate le cose e il commissario capirà che ha cercato di sbarazzarsi del fucile rifilandolo a me.

Oliva                             - Non rifilandoglielo: «restituendoglielo». Come può avere il coraggio di sostenere          che è mio?

Fabio                             -  Lo ha tirato fuori da sotto il divano?!? E non sono io che torno dal Barbador, dove con un fucile come questo hanno accoppato un «dittatoriello da strapazzo». Abbia il coraggio di confessare che è stata lei a sparargli addosso!

Oliva                             - Ma sia logico, non si va ad ammazzare un presidente in viaggio di gruppo pagato a rate, portandosi dietro la mamma.

Fabio                             -  Qualsiasi cosa facciano i terroristi, non mi stupisce.

Oliva                             - Non sono una terrorista!

Fabio                             -  E, poi, è bello far vedere alla mamma cosa si è capaci di fare. La mamma è sempre la mamma.

Oliva                             - Non faccia dello spirito. Si riprenda il fucile e se lo riporti via. Non è mio, non voglio storie per causa sua.

Fabio                             -  Lei dice che non è suo, io che non è mio, ma il fucile è qui, in casa sua. Non l'avranno messo qui… durante la loro assenza?

Oliva                             - In casa non è entrato nessuno. La serratura non è forzata.

Fabio                             -  Qualcuno avrebbe potuto introdurlo da una finestra…

Oliva                             - Le saracinesche erano abbassate, siamo al quinto piano.

Fabio                             -  Crede che se avessi avuto il fucile nel borsone sarei venuto qui a reclamarlo?!?

Oliva                             - Non immaginava che l'avessi aperto.

Fabio                             -  Non voglio sapere come è entrata in possesso di quel fucile e a che cosa le è servito, ma cerchi di sbarazzarsene. È un'arma pericolosa.

Oliva                             - (crollando) E come?… Mi aiuti… mi aiuti lei…

Fabio                             -  La cosa più semplice è buttarlo nel fiume, di notte. Possiamo andarci insieme.

Oliva                             - Lo faccia da solo, la prego…

Fabio                             -  Ci andremo domani sera. Collaboro per darle una mano. Malgrado le circostanze, credo alla sua buona fede. E, poi, quando butterò il fucile nel fiume, avrà la prova che non è mio.

Oliva                             - Potrebbe volere soltanto la mia complicità…

Fabio                             -  Allora, se la cavi da sola…

Oliva                             - No, la prego, mi aiuti lei…

Fabio                             -  … Fingeremo di essere una coppia romantica in cerca di un luogo tranquillo per le sue effusioni. Al posto giusto, lasceremo scivolare il fucile nell'acqua.

Oliva                             - E si espone… soltanto per farmi piacere?

Fabio                             -  Sì.

Oliva                             - E perché?

Fabio                             -  La trovo attraente, anche se nevrotica ed emotiva.

Oliva                             - Non mi ha sorpresa nel mio momento migliore. E, poi, mi ha quasi aggredita…

Fabio                             -  Nessuno aveva mai sospettato fossi un terrorista.

Oliva                             - Non capisco da dove possa essere venuto fuori. Dobbiamo avere urtato il suo borsone rovesciandolo. Ed è venuto fuori l'astuccio col fucile.

Fabio                             -  L'avranno nascosto nel borsone in ascensore.

Oliva                             - Undici ore di aereo e a casa trovare questa sorpresa…

Catia                             - (entrando) Buonasera. Io sono Catia.

Fabio                             -  La mamma…

Catia                             - Già, la mamma.

Oliva                             - Fabio, il nostro nuovo vicino.

Catia                             - Apprezzo che sia venuto a presentarsi. Sono sensibile a questo tipo di cortesie, che vanno sparendo.

Fabio                             -  Veramente… sono venuto per la mia borsa, che avevo dimenticato in ascensore e che era finita tra i loro bagagli…

Catia                             - Lei è il killer? Piacere.

Oliva                             - Fabio non sa nulla del fucile…

Catia                             - No? E da dove viene, allora?

Fabio                             -  Forse lo hanno infilato nel borsone quando l'ho dimenticato in ascensore.

Catia                             - L'importante è che se lo porti via. Sperando non ammazzi altra gente.

Fabio                             -  Il borsone, me lo riprendo. Il fucile… no.

Catia                             - Non vorrà lasciarlo in casa nostra?!?

Oliva                             - Non lo lasci qui, siamo due donne sole…

Fabio                             -  Non sarebbe prudente. Ho degli operai che vanno e vengono per casa.

Catia                             - Allora sarà stato un operaio a nasconderglielo nella borsa…

Fabio                             -  Oggi gli operai non sono venuti. È domenica.

Oliva                             - Domani io e Fabio andremo a buttarlo nel fiume.

Catia                             - Non da solo?

Oliva                             - Meglio insieme.

Fabio                             -  Prima di andarmene una cortesia…

Catia                             - … darci in consegna anche un po' di tritolo o dinamite?

Oliva                             - (l'abbraccia) Non scherzare. Abbiamo bisogno del suo aiuto.

Catia                             - O non è lui ad avere bisogno del nostro!?!

Fabio                             -  Possiamo esserci utili a vicenda.

Oliva                             - Qual'è la cortesia che domandava?

Fabio                             -  Se devo fare una chiamata urgente posso approfittare del loro telefono? Il mio non è ancora allacciato.

Oliva                             - Non ha che da suonare. Dimenticavo, mi chiamo Oliva…

Fabio                             -  A presto, Oliva. Grazie. Arrivederla, signora. (esce)

Catia                             - Se n'è andato senza fucile. È una pazzia.

Oliva                             - Dice che non è suo…

Catia                             - E tu gli credi? Gli uomini ti hanno sempre fatto credere quello che hanno voluto. E ti hanno sempre fregata.

Oliva                             - Mi è parso in buonafede, come noi…

Catia                             - Educato, gelido, impenetrabile, ha tutte le caratteristiche, di quello che, mentre ti sorride, ti buca il cuore. La sua faccia l'ho già vista…

Oliva                             - Forse sul pianerottolo, quando veniva per l'appartamento…

Catia                             - No, sui giornali. In cronaca nera. Quello si è installato nell'appartamento accanto per trasformarlo in un covo di banditi… E tu, hai il coraggio di uscirci insieme di notte? Quello butta te nel fiume, altro che il fucile…

Oliva                             - E perché?

Catia                             - Per eliminare una testimone scomoda. E poi scanna anche me. Non uscire con lui.

Oliva                             - E perché no?

Catia                             - Ti piace.

Oliva                             - A te no?

Catia                             - Ecco, dove l'ho visto. In Barbador…

Oliva                             - In Barbador?!? Ne sei sicura?

Catia                             - Sicurissima. O per lo meno… mi pare.

Oliva                             - Se era nel Barbador, il terrorista è lui…

Catia                             - Se era nel Barbador non è tornato con noi e ha fatto mettere tra i nostri bagagli il fucile da un complice…

Oliva                             - Lo hai veramente visto in Barbador?

Catia                             - O lui o uno come lui, sul pianerottolo…

Oliva                             - Sul pianerottolo o in Barbador?

Catia                             - Tesoro, sono stanca, non ricordo. Quello di cui sono sicura è che quel tipo lì è un terrorista, non può essere che un terrorista… Andiamo, tremo come una foglia… (l'abbraccia) Devi essere forte. Come me. Preparata a tutto. E poi… ci ha lasciato il fucile: possiamo difenderci! Buio. (la stessa scena. Alla parete sono attaccati i cappelloni di paglia come motivo di decorazione. Catia è sola e sta esaminando con fare circospetto il fucile, tentando anche di avvitare le canne al fusto. Suonano alla porta. Rimette rapidamente il fucile nell'astuccio, lo nasconde sotto il divano e va ad aprire introducendo Fabio)

Catia                             - È venuto a riprendersi il fucile?

Fabio                             - No. Per una telefonata, se permette.

Catia                             - Com'è sudato. Da dove arriva?

Fabio                             - Non mi sono mosso da casa.

Catia                             - Ha il fiatone.

Fabio                             - Sposto i mobili per sistemarli. Non sono abituato ai lavori pesanti. Posso usare il telefono? Una chiamata urbana.

Catia                             - Io adoro le interurbane. Chiamare paesi lontani, gente che non conosco e che parla lingue che non capisco, tiene compagnia. E fa capire che, il mondo non è più grande di un fazzoletto. Non risponde?

Fabio                             - Occupato.

Catia                             - I numeri o sono sempre occupati o non rispondono. Quelli liberi e che rispondono sono rari. Aspetti e si sieda. Stanco?

Fabio                             - Traslocare è sempre uno choc, ma il peggio è sistemare un appartamento.

Catia                             - Non ha una donna che si occupi della casa?

Fabio                             - No.

Catia                             - Niente donne?

Fabio                             - Niente donne.

Catia                             - Omosessuale?

Fabio                             - Affatto.

Catia                             - Se lo è, non mi scandalizzo. Trovo perfettamente normale non esserlo.

Fabio                             - Pensa che sia anormale perché non lo sono? (riprova il telefono) Ancora occupato.

Catia                             - C'è un numero per interrompere…

Fabio                             - Non mi piace interrompere.

Catia                             - Neanche a me. Quando una vocetta mi interrompe per una chiamata urbana urgente mi fa rabbia… È distensivo fare telefonate. Specie per una donna della mia età. Quanti anni mi dà?

Fabio                             - Ha un aspetto giovanile…

Catia                             - Si dice di solito che è giovanile una persona vecchia…

Fabio                             - Lei ha uno spirito giovane…

Catia                             - Gentile perifrasi per dire che la carcassa è vecchia. Meglio non insistere… Riprovi il numero.

Fabio                             - Libero, meno male. (al telefono) Pronto?… Certo, ma dava occupato… Esatto. Tutto bene… no, farvi sapere che sono tornato a casa. (riattacca)

Catia                             - È stato più rapido di un fulmine. Perciò ho sentito tutto. Una strana telefonata.

Fabio                             - Perché?

Catia                             - A me ha detto che non era uscito, al telefono che era tornato a casa.

Fabio                             - Infatti. Durante il trasloco abitavo in albergo.

Catia                             - Per me… può dire quello che vuole. Ad ogni modo era una strana telefonata.

Fabio                             - Era normalissima. Del resto se avessi dovuto fare una chiamata personale, sarei andato in una cabina pubblica.              

Catia                             - … che è sempre sotto controllo, mentre un numero privato… no.

Fabio                             - Il mio non era un messaggio segreto. Volevo soltanto far sapere che ero a casa.

Catia                             - «Tornato» a casa. È diverso. Lei è bravo a dire bugie.

Fabio                             - Bugie? Mi sono limitato a dire che…

Catia                             - … che era tornato a casa mentre, invece, non è uscito. Non è così?

Fabio                             - Beh… sì.

Catia                             - Sono preoccupata per Oliva. Non è ancora qui.

Fabio                             - Perché, cosa è successo?

Catia                             - C'è stato un attentato. A 500 metri da qui.

Fabio                             - Al ministero degli interni?

Catia                             - Come lo sa?

Fabio                             - A cinquecento metri da qui c'è il ministero degli interni.

Catia                             - Com'è informato. Lavora forse al catasto?

Fabio                             - Ci ho lavorato, quando avevo vent'anni. Gravi danni?

Catia                             - No, ma molto spavento. Una bomba, naturalmente. Hanno bloccato il traffico e ci sono stati numerosi fermi. Ha fatto bene a restarsene a casa, s'immagini l'avessero sorpreso a spasso col fucile.

Fabio                             - Non vado a spasso col fucile che, oltretutto non è mio ed è a casa sua sotto il divano, se c'è ancora.

Catia                             - (allunga la mano e tira fuori l'astuccio) Eccolo. (e lo rimette a posto) Ieri sera lei deve averlo lasciato qui, perché sapeva che oggi ci sarebbe stato un attentato.

Fabio                             - (appare un po' nervoso e tiene una mano in tasca come se impugnasse un'arma) Come avrei potuto saperlo?

Catia                             - Quando si è nel giro… (si accorge della mano in tasca di Fabio e comincia a preoccuparsene)

Fabio                             - Io non sono in nessun giro. O, per lo meno, lo sono come potrebbe esserlo lei. Non sono un terrorista.

Catia                             - Se lo fosse non dovrebbe mica vergognarsene. I terroristi, oggi, sono colti, ben vestiti, parlano le lingue… Potrebbe esserlo anche lei.

Fabio                             - Se pensa che lo sia perché mi riceve a casa sua?

Catia                             - Non sono io ad invitarla, lei ha suonato e io le ho aperto. Non rifiuto il dialogo. Sono una donna aperta, democratica… Ma mi dica: pensa che il mondo possa veramente cambiare, buttando bombe ed attentando alle istituzioni?

Fabio                             - Mai posto il problema.

Catia                             - Non si può restare indifferenti ai fenomeni di violenza che sconvolgono il mondo.

Fabio                             - Più che indifferente, sono «estraneo». (ostenta la mano in tasca)

Catia                             - A lungo andare, gli attentati qualcosa potranno provocare. Se di positivo o negativo non so. Lei che opinioni ha in merito?

Fabio                             - Nessuna.

Catia                             - Se mi confessa che lei butta bombe ed assassina la gente per cambiare il mondo e liberarlo da questa corruzione, da questa ingiustizia, io la capisco. Certe idee le condivido…

Fabio                             - Per me il mondo può andare bene anche così.

Catia                             - Non ho niente contro di lei. Sono disposta ad aiutarla. Dirò sempre che non ho visto, né sentito niente. Perciò non le conviene usare la violenza verso di me. Posso esserle amica.

Fabio                             - (dalla tasca tira fuori una pipa che si mette in bocca) Stia tranquilla, non la fumo. Ma, ogni tanto, mi piace morderla tra i denti.

Catia                             - (dal sollievo ha quasi un cedimento e si lascia cadere sulla poltrona)

Fabio                             - Non si sente bene?

Catia                             - Grazie è passato. (prende tra le mani la sua testa curva su di lei e lo bacia sulla bocca) Ma chi è lei? Chi sei tu?

Fabio                             - Cominciamo a fare amicizia, vero?

Catia                             - A un certo punto bisogna cominciare. Ecco Oliva.

Oliva                             - (entra sconvolta) Che disastro, ho i nervi a pezzi. Hanno bloccato il centro per un attentato. Migliaia di macchine ferme, la polizia ha circondato la zona. La fatica per tornare.

Fabio                             - Ci sono morti?

Oliva                             - Non so, non credo.

Catia                             - Tre feriti, ma non gravi. Per lo spavento una donna ha partorito. Un settimino. Maschio. Lo hanno chiamato Pacifico per reazione. Lo ha detto il telegiornale…

Oliva                             - Un mio collega ha visto scappare il terrorista. Lo hanno intervistato per la televisione…

Catia                             - … il terrorista?

Oliva                             - Il mio collega. Non ha capito se era un uomo o una donna. Senza età, pantaloni di velluto e giubbotto.

Catia                             - Come Fabio.

Oliva                             - Da molto è qui?

Catia                             - Da un quarto d'ora, ansante come avesse fatto una gran corsa.

Fabio                             - Anche Oliva ha i pantaloni di velluto e un giubbotto…

Catia                             - Ma non è arrivata di corsa per telefonare ai suoi amici che era tornata a casa.

Fabio                             - Però è ansante ed affannata anche lei.

Catia                             - Dopo un attentato, lo credo bene.

Oliva                             - Poteva essere sconvolto per l'attentato anche Fabio.

Fabio                             - Purtroppo, non avevo avuto notizie dell'attentato. Perché questa risata, Oliva?

Oliva                             - (indicando Catia) Anche lei ha i pantaloni di velluto e quando esce ci mette sopra una giacchetta di renna.

Fabio                             - Catia era in casa al momento dell'attentato…

Catia                             - Ero fuori e sono rientrata in tempo per sentire la tele che ne dava la notizia.

Fabio                             - Insomma il terrorista potrebbe essere uno di noi tre…

Oliva                             - C'è un altro particolare: il terrorista aveva la testa coperta da un passamontagna scuro.

Fabio                             - Il passamontagna si butta via, quando non serve più. Perciò ognuno di noi potrebbe essere il terrorista e nessuno di noi ha un alibi. Oliva era per strada, Catia anche e io…

Catia                             - Tu dov'eri?

Fabio                             - In casa, ma chi può testimoniarlo?

Catia                             - Beviamo qualcosa. Ne abbiamo bisogno. È diventato faticoso vivere. Non solo per quello che succede, ma per quanto può succedere. Se ne è andato anche il gusto della conversazione. Ci si incontra per parlare solo di attentati, di assassini, di bombe.

Fabio                             - È il solo modo che abbiamo per pagare il progresso tecnologico conquistato.

Oliva                             - … sacrificando vite umane.

Fabio                             - Un rito antico. Anche una volta lo si faceva. E sugli altari.

Catia                             - Allora si sapeva chi fosse la vittima predestinata.

Fabio                             - In un certo senso… anche ora.

Oliva                             - Succede che, a volte, pagano persone estranee al gioco politico.

Fabio                             - Mi pare anche giusto che un po' di rischio ci sia per tutti. Cin-cin.

Catia                             - Salute! Oliva, hai perso un orecchino?

Oliva                             - Già. Chissà dove è finito. Cin-cin!

Fabio                             - Sua madre continua a non avere fiducia in me, anche se mi dà del tu.

Catia                             - Ti sospetto, è logico. Speriamo che, conoscendoti meglio, possa ricredermi su di te.

Oliva                             - Certo col fucile in casa…   

Fabio                             - Stasera andremo a buttarlo nel fiume…

Catia                             - Sei matto? Dopo l'attentato nel quartiere non è prudente…

Fabio                             - Meglio rinviare.

Oliva                             - Trovarcelo in casa è stato un impatto con la realtà dopo la nostra vacanza. Si stava bene in Barbador. Una pace primordiale. Palmeti spiagge d'oro, giardini pieni di fiori. Un paradiso…

Fabio                             - Un paradiso perduto, visto che anche lì sono cominciati gli attentati. Vi sarete spaventate quando lo avete saputo…

Catia                             - Quel giorno avevamo rinunciato all'escursione ed eravamo rimaste in albergo. Ero a riposare quando Oliva è venuta a raccontarmi quello che era successo… È scoraggiante andare in capo al mondo e trovare lo stesso clima di violenza.

Fabio                            - Da quelle parti il terrorismo è ancora sporadico mentre qui è diventato abitudine. Al mattino, come si aprono gli occhi, si pensa: chi faranno fuori, oggi?

Catia                             - A chi spareranno?

Oliva                             - Dove butteranno le bombe? E qualsiasi tipo di violenza non ci stupisce più. Ma…

Fabio                             - Cos'è che sta guardando, Oliva?

Oliva                             - Cos'è quella cosa scura accanto al divano? Poco fa non c'era…

Fabio                             - (si china, raccoglie e dopo una pausa) Un passamontagna.

Catia                             - Che… cosa?!?

Fabio                             - Un bel passamontagna di lana nera.

Oliva                             - Di chi è?

Fabio                             - Non lo so. A me sta stretto. Dev'essere di un killer dalla testa piccola. Forse una… testa femminile.

Catia                             - Vorrei sapere da dove è saltato fuori.

Oliva                             - Non lo so.

Fabio                             - Perché guardate me? (si toglie il passamontagna di scatto) Non può essere mio, mi        è stretto.

Catia                             - Se non è tuo, non capisco di chi possa essere.

Oliva                             - Nemmeno il fucile era nostro. Eppure era qui.

Catia                             - Insomma… di chi è?

Fabio                             - Vorrei proprio saperlo anch'io: di chi?!?

SECONDO TEMPO

Stessa scena. Fabio ed Oliva.

Fabio                             - Non possiamo continuare a dilaniarci con dubbi e sospetti. Ci roviniamo la vita.

Oliva                             - Sarà una psicosi, ma è difficile liberarsene.

Fabio                             - Pensavo di essere riuscito a ridarti fiducia. Stanotte quando ti sei addormentata tra le mie braccia eri tranquilla… avevi il respiro lieve di una bambina…

Oliva                             - Cosa hai pensato quando, aprendo la porta mi hai vista davanti?

Fabio                             - Tremavi come una foglia. Non ho potuto far altro che aprirti le braccia.

Oliva                             - Immagina se «lei» sapesse che io…

Fabio                             - Alla tua età sei libera di fare quello che vuoi…

Oliva                             - Con mia madre non dovrei avere segreti…

Fabio                             - Ogni donna, ha bisogno di un uomo.

Oliva                             - Cerco di non far nulla che possa turbare il nostro equilibrio. Non vorrei ci sorprendesse.

Fabio                             - Cosa te ne importa?

Oliva                             - Mi è rimasto un po' di pudore.

Fabio                             - In amore non serve.

Oliva                             - È la prima volta nella mia vita che ho preso l'iniziativa. Stare con te mi fa bene. Non mi sono mai sentita così stanca.

Fabio                             - Eppure torni da una vacanza.

Oliva                             - Non è stata distensiva. Un paese splendido ma persone piatte, monotone, che sapevano parlare soltanto della loro squallida vita di impiegati.

Fabio                             - L'attentato al presidente, avrà per lo meno rotto la monotonia.

Oliva                             - Ogni persona sembrava un terrorista…

Fabio                             - Tornando, però…

Oliva                             - Non scherzare: questa storia mi ha reso malata. Bisognerebbe vivere al buio, l'uno nelle braccia dell'altra. La vita fisica è la sola realtà capace di salvarci. Ma tutto dura così poco… Le nostre angosce ritornano puntuali al primo sole.

Fabio                             - E al primo sole hai pensato: ho dormito con un killer… ho fatto l'amore con lui… E hai ricominciato a sospettarmi.

Oliva                             - Cosa so di te? Nulla.

Fabio                             - Ho passato delle ore a raccontarti chi sono, cosa penso…

Oliva                             - E credi bastino le confidenze notturne per conoscere un uomo? E, poi, ti interrompevi continuamente…

Fabio                             - Per far la caccia alle zanzare…

Oliva                             - E correvi tutto nudo, cercando di ammazzarle con un giornale. Un giornale di estrema sinistra.

Fabio                             - Credi sia meglio un giornale di estrema destra?!?

Oliva                             - Non vorrei sospettarti, ma è più forte di me.

Fabio                             - Se prima avevo qualche dubbio su di te, ora, ne ho di più.

Oliva                             - E perché?

Fabio                             - Lo hai ritrovato il tuo orecchino?    

Oliva                             - Perché me lo domandi?

Fabio                             - Ne hanno trovato uno uguale al tuo… indovina dove?

Oliva                             - Non saprei…

Fabio                             - Sul luogo dell'attentato. Non lo avrai perduto davanti al ministero degli interni…?!?

Oliva                             - Può darsi. Ero scesa dalla macchina, quando hanno bloccato il traffico.

Fabio                             - Secondo i giornali, la polizia pensa che l'orecchino appartenga all'attentatore. O all'attentatrice.

Oliva                             - Hai pensato che l'orecchino fosse il mio? Il mio l'ho ritrovato, era in macchina. Eccolo, tutti e due…

Fabio                             - Quello che avevi ieri mi sembrava diverso…

Oliva                             - Sarà diverso quello che ha ritrovato la polizia. (ride) Sai quante donne ogni giorno perdono un orecchino?

Fabio                             - Soltanto una donna, sconvolta per un attentato, ha il coraggio di rifugiarsi nel letto di uno sconosciuto.

Oliva                             - Credi che una terrorista abbia i nervi così fragili?

Fabio                             - È facile cedano, dopo un attentato.

Oliva                             - Tu ti senti forte e sicuro, vero?

Fabio                             - Nemmeno io, stanotte, riuscivo a dormire.

Oliva                             - Anche un uomo ha i nervi fragili.

Fabio                             - Allora, chi ha ucciso il presidente del Barbador? Tu o io? Chi ha buttato la bomba contro il ministero degli interni, tu o io? Di chi è il fucile nascosto sotto il divano, tuo o mio? Sei sconvolta. Tremi come un uccellino…

Oliva                             - Non sono una donna forte, te l'ho già detto.

Fabio                             - Chi mai potrebbe immaginare che la creatura indifesa, che stringo tra le braccia, sia stata capace di sparare al cuore a un presidente tra le smaglianti foreste del Barbador?

Oliva                             - E chi mai potrebbe immaginare che l'uomo che sa parlare così dolcemente d'amore sia stato capace di distruggere con una bomba l'archivio di un ministero, ferendo tre persone?

Fabio                             - … e provocando anche il parto immaturo di una donna? Ma cosa ci può importare se l'intero paese salta per aria? Noi abbracciandoci siamo più forti di tutti, coll'amore disperato di due creature che hanno paura.

Oliva                             - Come parla bene il mio dinamitardo.

Fabio                             - E la mia terrorista sembra una bambina al suo primo incontro d'amore.

Oliva                             - Non credere ne abbia avuti molti.

Fabio                             - La lotta politica non te ne lasciava il tempo.

Oliva                             - Ti piaccio soltanto o sei anche un poco innamorato?

Fabio                             - Forse il nostro è amore, quello vero, con l'A maiuscola.

Oliva                             - Un amore romantico, galeotto un fucile di alta precisione.

Fabio                             - Perciò teniamocelo, come simbolo del nostro amore. E se nascerà un figlio, gli spiegheremo che senza quel fucile non sarebbe venuto al mondo. Gli dirò: il giorno che tua madre tornava da un lontano paese dove avevano ammazzato un presidente…

Oliva                             - … ha scoperto in una borsa, che non era sua, un misterioso fucile. Il dio dell'amore aveva sostituito all'arco una carabina smontabile, ultimo modello. Ricordati non voglio figli e non desidero sposarmi.

Fabio                             - Come una vera terrorista. Ma, ora, continuiamo nel nostro gioco. Non avremo un figlio solo, ma tanti: belli, biondi, alti, forti. Ma dubito che crescendo capiranno l'angoscia di questi anni.

Oliva                             - Il mondo sarà migliore…

Fabio                             - Per merito dei terroristi?

Oliva                             - A me la violenza fa paura.

Fabio                             - Eppure quando maneggiavi il fucile… (lo cerca sotto il divano) Non c'è più… è sparito…

Oliva                             - Non è possibile, sarà in fondo, contro la parete…             

Fabio                             - Dove l'avete messo? L'avete spostato?

Oliva                             - Col terrore che mia madre ha delle armi? Non può essere sparito. Lo avrai portato via tu.

Fabio                             - Io?

Oliva                             - Stanotte, quando mi hai riaccompagnata.

Fabio                             - Cascavo dal sonno. Non saprei cosa farmene…

Oliva                             - Non ti credo.

Fabio                             - Cosa ne hai fatto…

Oliva                             - 10           non l'ho toccato.

Fabio                             - Con me devi essere sincera. Devi giocare a carte scoperte.

Oliva                             - Sono io che voglio sapere la verità. Sei tu il killer…

Fabio                             - O sei tu!

Catia                             - (entra con la borsa della spesa) Ciao, Olivia. Ah, c'è anche il nostro misterioso vicino. Venuto per telefonare?

Oliva                             - Il fucile è sparito.

Catia                             - L'ho portato via io. (lo tira fuori dalla borsa della spesa) Eccolo. Rimettilo sotto al divano, Oliva.

Oliva                             - L'hai preso tu? Ma cosa ti è saltato in mente…?

Catia                             - Se la donna delle pulizie, curiosa com'è, avesse scoperto l'astuccio sotto il divano, avrebbe voluto vedere cosa c'era dentro…

Fabio                             - Ma andarsene in giro col fucile nella borsa della spesa…

Oliva                             - Se la polizia ti avesse fermata…

Catia                             - Con tanti delinquenti che ci sono perché fermare me?! Tra i sedani e i finocchi nemmeno si vedeva e, poi, pensi che qualcuno possa sospettare una signora come me? Ad ogni modo, mi è andata bene, perché, mentre attraversavo il corso, c'è stato un attentato. Hanno sparato a un poveretto mentre entrava nella sua Rolls-Royce. Pare se la cavi. Se non ci saranno complicazioni… Buio (Catia e Fabio)

Fabio                             - … lei non è come te, che hai dei nervi d'acciaio. Non ti somiglia. È fragile… eccitabile… emotiva…

Catia                             - Ha il sistema nervoso a pezzi. E si è anche innamorata di te…

Fabio                             - Ti spiace?

Catia                             - Al contrario. Mi piace stare con te, perché non dovrebbe piacere anche ad Oliva? E, poi, tra me e te c'è soltanto un gioco amoroso…

Fabio                             - Non fai che rinfacciarmi, davanti a lei, colpe che non ho e non smetti di sospettarmi. Se non è per gelosia, perché?

Catia                             - Devo farlo. E davanti a lei.

Fabio                             - Perché?

Oliva                             - Oliva sta attraversando un periodo difficile.

Fabio                             - Non per colpa mia.

Catia                             - No, la sua crisi dura da un certo tempo.

Fabio                             - Crisi sentimentale?

Catia                             - Con me è riservata, non si confida. Tra di noi c'è un salto di generazione… È convinta che non sia in grado di capire i suoi problemi. Si crede emancipata perché ogni tanto va a letto con un uomo. Come se non lo avessi fatto anch'io. Ma in modo diverso: allora si preferiva il profumo del mistero, il gusto del peccato, il piacere del proibito. Non pensi che liberare il sesso abbia rovinato i rapporti tra uomo e donna?

Fabio                             - Questo problema non me lo sono mai posto.

Catia                             - Quali sono i problemi che ti poni? I problemi del sesso sono importanti. Col fatto che andare a letto liberamente è diventata una esigenza per tutti, una donna, che non riesce ad avere rapporti giusti, si sente frustrata e ne soffre. Come Oliva.

Fabio                             - Ha una vita sentimentale difficile?

Catia                             - Io ho sempre avuto degli uomini, senza farmi problemi. E non perché una donna debba andare a letto con molti uomini. Per mio piacere. Ma se non avessi avuto le mie avventure, sarei stata ugualmente serena perché la società non mi imponeva continuamente la liberazione sessuale. Oliva, non è all'altezza della situazione e ne soffre. Oltretutto è portata per natura alla monogamia, che oggi è considerata una colpa. Ti ha raccontato qualcosa della sua vita intima?

Fabio                             - No.

Catia                             - Nel caso se ne vantasse non crederle. Ometti da niente. Impiegati. Il genere meno eccitante. Meglio un bagnino. O un macellaio. Cosa ne pensi?

Fabio                             - Mai stato a letto con bagnini, né con macellai.

Catia                             - Errore! Esperienze da fare. Tanto per cominciare Oliva non è mai vissuta con un uomo. Per quanto avvilente il matrimonio permette di avere sempre un uomo a portata di mano…

Fabio                             - Non sarà fatta per la vita a due.

Catia                             - Uomini sbagliati. O sposatissimi o virilmente poco prestanti. Incontri saltuari e complicati con rapporti difficili. Non si sente realizzata. E una donna non realizzata è capace di tutto. Sono preoccupata per lei.

Fabio                             - Perché non fa abbastanza l'amore?

Catia                             - Anche. Una donna non realizzata è capace anche di un gesto di violenza.

Fabio                             - Pensi che Oliva…

Catia                             - Non ci pensavo, ma dopo che ci siamo trovate in casa quel fucile… E lei lo manovrava come se non avesse mai fatto altro, ne conosceva il tipo, il modello, l'uso, l'anno di fabbricazione… Impressionante! E quello che sa sulle armi non glielo ho certo insegnato io né le suore dove ha studiato.

Fabio                             - Ha studiato dalle suore?

Catia                             - Credi sia un aggravante?

Fabio                             - Domandavo…

Catia                             - E cosa ne pensi?

Fabio                             - Delle suore?

Catia                             - Della sua conoscenza delle armi.

Fabio                             - Le piaceranno.

Catia                             - Non basta a giustificare la conoscenza che ne ha.

Fabio                             - Leggerà riviste specializzate. Ce ne sono tante?

Catia                             - Come lo sai?

Fabio                             - Sono esposte nelle edicole.

Catia                             - E il fucile, da dove è venuto fuori? E il passamontagna? Prima che Oliva tornasse non c'era.

Fabio                             - Pensi che sia stata lei a buttare la bomba al ministero?

Catia                             - Sosterrò che è innocente, davanti a tutti. Ma nel mio intimo… sapessi i dubbi. Una donna così repressa sessualmente.

Fabio                             - Beh, non lo è poi talmente…

Catia                             - Pensa che l'unico uomo di cui si è innamorata… ma forse questo a te non interessa…

Fabio                             - No, dimmi…

Catia                             - … beh, dopo alcuni incontri platonici ed epidermici, l'aveva portata in una spiaggetta solitaria per fare il bagno. E mentre lui nuotava tutto nudo, un pesce troppo vorace… hai capito?

Fabio                             - No!

Catia                             - … della sua intera virilità ha fatto un solo boccone.

Fabio                             - Terribile per un uomo!

Catia                             - Anche per una donna, perché Oliva, uscita dall'acqua, si era distesa sulla sabbia e aspettava che lui la gratificasse del suo primo amplesso.

Fabio                             - Ed invece un pesce… Incredibile!

Catia                             - Raro, ma succede. Mai fare il bagno nudi. Voi uomini. Noi donne siamo meno… esposte. Questa è anche la nostra forza.

Fabio                             - E quello è stato il solo amore di Oliva?

Catia                             - Ce n'è stato un secondo, un anno dopo. Ma anche questo non troppo fortunato. Mentre stavano coronando il loro sogno d'amore, lui si è irrigidito. Completamente e definitivamente. Una carriera stroncata, perché stava per essere nominato vice capo divisione in un ministero.

Fabio                             - Che esperienze terribili.

Catia                             - Vivo nel timore che si innamori per la terza volta.

Fabio                             - Eh?

Catia                             - Non tanto per lei, poverina, ma per l'uomo che lei amerà. Superstizioso?

Fabio                             - No, ma comunque…

Catia                             - Una donna, continuamente frustrata sia dagli uomini che dalle circostanze, per forza diventa ribelle. Niente da stupirsi se reagisce con la violenza. Contro tutti, istituzioni comprese.

Fabio                             - Secondo te i ribelli sono tutti frustrati sessualmente?

Catia                             - Non solo, ma anche.

Fabio                             - Durante il vostro viaggio non ha avuto diversioni sessuali?

Catia                             - Gli indigeni, che erano splendidamente dotati, non fraternizzavano dimostrando verso di noi una specie di razzismo. Cosa ancora più spiacevole, dal momento che i componenti del nostro gruppo non è che fossero molto appetibili. Capisci perciò il nervosismo di Oliva. Con quel paesaggio stupendo, quel clima dolcissimo, quella vegetazione lussureggiante, quell'aria carica di pollini inebrianti, quelle notti piene di stelle… Niente da stupirsi se, per un'assurda quanto ingiustificata vendetta, abbia voluto sparare contro il presidente!

Fabio                             - Credi?

Catia                             - Ipotizzo. Perché, proprio quel giorno, ha voluto rinunciare alla escursione?

Fabio                             - Non sei stata tu a voler restare in albergo?

Catia                             - Figurati, finché sono al mondo non rinuncio al piacere di conoscerlo. Lei era stanca, ma non ha voluto mettersi a letto e riposare. È uscita. Mi ha detto che andava in giardino. Io sono scesa un paio di volte in giardino, non l'ho vista.

Fabio                             - E dov'era?

Catia                             - Non lo so. Può darsi che, visto che nessun uomo di colore era stato sensibile al suo fascino femminile, abbia voluto vendicarsi uccidendo il più importante e il più autorevole di loro: il presidente. Una specie di rivalsa. Ha sparato sul potere. Del resto, sesso potere e violenza sono sempre legati intimamente.

Fabio                             - Ne sono sconvolto.

Catia                             - Non hai mai pensato che Oliva potesse essere una terrorista? Sospettavi di me, allora?

Fabio                             - Sai, dopo la storia dell'orecchino ritrovato sul luogo dell'attentato…

Catia                             - Non sono stata soltanto io a perdere l'orecchino. Ne ha perduto uno anche Oliva…

Fabio                             - Ah, perché anche tu…

Catia                             - Perduto e ritrovato. Mentre Oliva dice di averlo ritrovato, ma non è vero.

Fabio                             - A me pare impossibile che una creatura dolce ed indifesa come Oliva…

Catia                             - È proprio la donna debole che è capace di ogni tipo di violenza. Le forti hanno altri modi per difendersi. Perciò se è stata lei a fare secco il presidente del Barbador, non era alle sue prime armi. Chissà quanti ne aveva fatti prima, di attentati. Gli attentati sono come le ciliege, uno tira l'altro. Forse ha cominciato per curiosità, per capriccio. Forse ha cominciato con un piccolo attentato, sparando alle gambe a un magistrato… per continuare mettendo bombe nella sede di qualche partito facendo il suo esame di laurea col presidente del Barbador. Povera piccola, chissà quanto ha sofferto per arrivare a tanto…

Fabio                             - Non mi pare da compiangere…

Catia                             - Terrorista o no, Oliva è la mia bambina. L'ho portata per nove mesi nel mio grembo, allattata al mio seno, insegnandole tutto. Meno che a sparare. Suo padre non ha fatto niente per lei. Voi uomini non avete il senso della responsabilità. Uscito dalla clinica, dove avevo partorito, non ha trovato di meglio che farsi investire da un'autocisterna, lasciandomi completamente sola.

Fabio                             - Com'è che tu e tua figlia avete cognomi diversi?

Catia                             - Suo padre non ha fatto in tempo a sposarmi.

Fabio                             - Ragione di più perché Oliva abbia il tuo cognome.

Catia                             - Ma ha riconosciuto la bambina…

Fabio                             - Non è morto appena nata?

Catia                             - È stato schiacciato uscendo dalla clinica dove era venuto a riconoscere la bambina. Ma tu come sai che non abbiamo lo stesso cognome? E perché questa domanda? Dubiti che Oliva sia mia figlia?

Fabio                             - Non è che vi rassomigliate molto.

Catia                             - Rassomiglia a mio marito. Come una goccia d'acqua. Lui ne era orgogliosissimo, poverino.

Fabio                             - Ma non è morto appena nata?

Catia                             - In clinica ha trovato subito la rassomiglianza. Si è persino messo a piangere. E proprio perché aveva gli occhi pieni di lacrime, che non ha visto l'autocisterna che lo ha investito.

Fabio                             - Se non fosse morto non sarebbe orgoglioso di sua figlia. Ormai, è chiaro, che è stata lei a buttare la bomba al ministero…

Catia                             - Non voglio essere io ad accusare la mia bambina, ma ieri, quando ho saputo che sotto le nostre finestre doveva passare un corteo con una grossa personalità, mi sono portata via il fucile. Sarebbe stata una tentazione irresistibile per una ragazza che ha certi precedenti… A cosa pensi?

Fabio                             - A quando mi ha parlato per la prima volta dell'attentato in Barbador: lo ha fatto con una freddezza agghiacciante. Ha definito il presidente un dittatoriello da strapazzo e non una parola di rammarico… di pietà… Come se l'assassinio fosse stato giusto, logico, necessario.

Catia                             - Sai che di notte esce? Anche in Barbador. Dove andava? In un paese di selvaggi…

Fabio                             - Nel vostro gruppo c'era qualche persona sospetta?

Catia                             - Le persone meno sospette sono le più sospettabili. Più si è distinti e peggio è.

Fabio                             - Chi è stato a scegliere il Barbador per le vacanze?

Catia                             - Io avrei preferito la Costa Smeralda o la Grecia. Noi, persone non più giovani, abbiamo aspirazioni geografiche limitate. A vent'anni si sogna la Cina o i Caraibi. Alla mia età un paesino di riviera. Ma Oliva non ha simpatia per le località balneari…

Fabio                             - Perché?       

Catia                             - Le spiagge le risvegliano ricordi spiacevoli. Ha scelto il Barbador per le foreste e le montagne. E non è vero che il viaggio fosse organizzato dal suo ufficio, è stata lei a battersi per il Barbador. Perciò doveva avere un motivo…

Fabio                             - Ma ci è andata con te.

Catia                             - Le servivo da paravento. Ho voluto parlarne con te, perché non ho altri con cui farlo. Soltanto una zia sorda come una campana. Non posso farle certe confidenze urlando… Stai attento con Oliva. Se le fai capire che la sospetti, sarebbe capace di farti fuori.

Fabio                             - Far fuori me? Non è possibile.

Catia                             - Ti chiede la chiave per venire da te quando le pare e una notte, mentre dormi, ti spara.

Fabio                             - Sarebbe capace di ammazzarmi?

Catia                             - La vita umana non vale nulla quando ostacola la meta finale.

Fabio                             - Allora… cosa devo fare?

Catia                             - ,… finta di niente e stare accorto. Cerca di essere tenero e gentile. Ha bisogno di affetto. Che importanza ha che sia una criminale? È pur sempre una creatura umana. Me lo prometti? Buio (Oliva e Fabio)

Oliva                             - … io ero contraria, un paese troppo selvaggio e lontano. Ma mia madre non ha voluto sentire ragione: o il Barbador o resto a casa. Io avrei preferito una località più vicina. La Grecia o la Costa Smeralda. Ma lei prima di morire voleva avere l'emozione di un viaggio in capo al mondo.

Fabio                             - Ma per quale motivo scegliere il Barbador?

Oliva                             - La divertiva un paese di cui, fino a poco prima, ignorava l'esistenza…

Fabio                             - Sarete rimaste sconvolte dall'attentato…

Oliva                             - Il pullman dei turisti è stato bloccato per strada: hanno passato la notte sul torpedone, circondati dalla polizia in una stradina in piena foresta vergine. Noi, per fortuna avevamo rinunciato all'escursione…

Fabio                             - Perché?

Oliva                             - Mia madre aveva voluto restare in albergo a riposare. Ma non è rimasta a dormire… Sono stata un paio di volte nella sua stanza, lei non c'era. Ma perché tutte queste domande sul nostro soggiorno in Barbador?

Fabio                             - Mi incuriosisce. Paesi dei quali si sa così poco…

Oliva                             - Straordinario paese. La gente così cordiale… Gli uomini, perdevano la testa per noi donne bianche…

Fabio                             - Chissà quante avventure al chiaro di luna… Peccato, l'attentato avrà rovinato il soggiorno…

Oliva                             - Soltanto qualche cambiamento di programma. Ho avuto modo di fare qualche bagno…

Fabio                             - In piscina?

Oliva                             - In mare, in acqua limpida, color smeraldo. Certe nuotate al largo…

Fabio                             - Non avevi paura?

Oliva                             - Di che cosa?

Fabio                             - Dei pesci!

Oliva                             - Se tu non dai noia a loro, loro non danno noia a te.

Fabio                             - Questo lo dici tu. Un mio amico stava nuotando tutto nudo, quando un pesce, zac! Gli ha portato via tutto.

Oliva                             - Tutto cosa?

Fabio                             - I suoi attributi maschili.

Oliva                             - Un pesce?

Fabio                             - Non credo sia stata una sirena.

Oliva                             - Scusa se rido, ma mi pare una storia buffa… Mi spiace per lui…

Fabio                             - … e per la sua ragazza, che stava aspettando sulla sabbia che lui la gratificasse col suo primo amplesso… E, pensa, dopo questa avventura ne ha avuta un'altra:             un uomo le è morto tra le braccia, stroncato da un infarto…

Oliva                             - Deve stare attento il terzo uomo che andrà a letto con lei… Perché mi guardi così? Mi scruti in un modo… Non è che continui ancora a sospettarmi… Se non hai fiducia in me, io ti elimino.

Fabio                             - Mi… elimini? Come?

Oliva                             - … dalla mia vita, non ti vedrò più.

Fabio                             - Voglio solo un chiarimento. Perché tu e tua madre non avete lo stesso cognome?

Oliva                             - Come lo sai?

Fabio                             - Me lo ha detto lei.

Oliva                             - Dopo che è rimasta vedova di mio padre si è risposata. Non mi credi?

Fabio                             - Vi rassomigliate così poco…

Oliva                             - Ho preso da suo padre, il nonno. Una rassomiglianza impressionante. Senti, mi fai un regalo?

Fabio                             - Un regalo? Vuoi un regalo da me?

Oliva                             - Voglio le chiavi del tuo appartamento…

Fabio                             - Le chiavi?

Oliva                             - … così, quando ne ho voglia, vengo da te, mi infilo nel tuo letto e mi stendo accanto. Hai una doppia chiave, spero…

Fabio                             - Ce l'avevo, ma il giorno del trasloco l'ho perduta.

Oliva                             - Te ne farai fare un altro paio domani?

Fabio                             - Certo. Domani o… dopodomani.

Oliva                             - Non mi sembri soddisfatto. A meno che le abbia già date a mia madre. Preferisci forse lei a me?

Fabio                             - Con te sto bene, Oliva. Con te posso parlare di tante cose, Non sei una donna come le altre: incuriosisci sempre. Sei piena di sorprese. Per esempio come fai a conoscere le armi?

Oliva                             - Oh, dio, ci risiamo un'altra volta?

Fabio                             - Ti faccio queste domande perché mi interessa tutto di te. Sei così differente dalle altre donne che ho conosciuto…

Oliva                             - Ho delle nozioni, come tutti. Mi sono fatta una cultura leggendo i giornali. Non la finiscono più con i servizi sulle armi che sequestrano dopo gli attentati. In Irlanda…

Fabio                             - Giornali e televisione non insegnano a maneggiarle… Si vede che alle armi sei portata…

Oliva                             - Credo. Infatti ho deciso di comprarmi una rivoltella…

Fabio                             - E… per quale motivo?

Oliva                             - Per difesa personale, tesoro. Sono una donna sola. E, poi, se ho la rivoltella, quando vengo da te mi sento più sicura… Molto più sicura… Buio.

Catia                             - … pensare a niente è una vigliaccheria. Bisogna affrontare la realtà per spiacevole che sia…

Oliva                             - Quello che accade da quando siamo tornate ha dell'incredibile. Io non ci capisco più niente…

Catia                             - Chi di noi tre è il terrorista? Tu, io o il nostro vicino?

Oliva                             - Nessuno dei tre,

Catia                             - Pensi che sia stato un angioletto a nasconderci in casa il fucile? Il nostro bagaglio era stato controllato…

Oliva                             - Sarà stato messo nel borsone in ascensore…

Catia                             - Per me il terrorista è Fabio. Non ho dubbi e vivo nel terrore.

Oliva                             - Ed è per questo che sei così tenera con lui?

Catia                             - Anche.

Oliva                             - Perché non capisca che lo sospetti?           

Catia                             - Visto che mi pare di non essergli indifferente…

Oliva                             - Te lo ha detto?

Catia                             - Un donna con la mia esperienza, certe sensazioni le capisce a volo. Ma non essere gelosa, tu gli piaci perché sei giovane, io gli piaccio perché ho il fascino della donna matura…

Oliva                             - Io non sono gelosa. Fabio può andare con chi vuole…

Catia                             - Stacci attenta. Tu hai fiducia in lui, io no. Perciò affinché non capisse dove sono diretti i miei sospetti gli ho fatto credere che penso che la terrorista sia tu.

Oliva                             - Ma come ti è venuto in mente?

Catia                             - Non avevo altre scelte. Non potevo dirgli che ero io, non potevo dirgli che era lui, perciò…

Oliva                             - Ma se è lui, non può credere che sia io.

Catia                             - Non m'importa se lo crede o no. L'importante è che non si renda conto che sospettiamo di lui. Altrimenti è capace di farci fuori. Per un terrorista la vita umana non conta niente.

Oliva                             - Qual'è il tuo rapporto con lui?

Catia                             - Un rapporto che va in profondità.

Oliva                             - Mi ha domandato perché non abbiamo lo stesso cognome. E io gli ho detto che tu, dopo essere rimasta vedova di mio padre, ti eri risposata.

Catia                            - Lo ha domandato anche a me e io gli ho spiegato che tuo padre era morto prima di sposarmi. (ridono)

Oliva                             - Era stupito perché non ci rassomigliamo, ma io gli ho detto che rassomiglio a mio nonno, tuo padre.

Catia                             - E io che eri il ritratto di tuo padre.

Oliva                             - Gli confondiamo le idee. È un bravo ragazzo e non sa fingere. È sincero.

Catia                             - Mai conosciuto un uomo sincero. Perché dovrebbe esserlo lui?

Oliva                             - Se voleva sbarazzarsi del fucile perché reclamare il borsone?

Catia                             - Un complice avrebbe dovuto ritirarlo in ascensore. Invece siamo arrivate prima noi. Quando se ne è accorto è venuto a reclamarlo, ma visto che avevamo scoperto il fucile ha negato fosse suo. Ed ha preferito lasciarlo qui, venendo ogni tanto a controllare con la scusa del telefono…

Oliva                             - Non è vero!

Catia                             - Quando ho portato via il fucile chi se ne è accorto? Tu o lui?

Oliva                             - Hai ragione. È stato lui.

Catia                             - Mille particolari lo accusano. Il giorno che è arrivato qui trafelato ed ansante e gli ho detto che c'era stato un attentato, lui subito mi ha precisato «al ministero degli interni». La bomba l'aveva buttata lui. E la telefonata che ha fatto? Ha detto che era tornato, mentre a me aveva detto che non era uscito. Pensaci, Oliva, riflettici…

Oliva                             - È vero. Hai ragione. Mi sono lasciata andare senza ragionare. Mi aveva convinta della sua innocenza…

Catia                             - È un bell'uomo. Misterioso com'è, non è indifferente alle donne.

Oliva                             - Sono stata da lui. Ha un appartamento modesto, borghese. Nulla che possa far pensare ad un covo. Nemmeno un poster politico o un manifesto.

Catia                             - Vorresti avesse chiamato un arredatore perché gli mettesse su l'appartamento come un covo?

Oliva                             - Quello che voglio dire è che è un borghese…

Catia                             - Certo, ma è appunto dalla borghesia che saltano fuori i terroristi. Reagiscono alla loro condizione di borghesi con l'unico mezzo a disposizione: la violenza. Non viene mica fuori dal proletariato il terrorismo…

Oliva                             - Perché no?

Catia                             - I proletari non aspirano che a diventare borghesi. Mentre il vero borghese vuole distruggere la borghesia perché è un irrimediabile, irrecuperabile borghese. E ho altri sospetti gravi su Fabio. Il portiere mi ha detto che in questi giorni ha avuto visite…

Oliva                             - Sospette?

Catia                             - Persone distintissime, borghesi vestiti bene, con libri e riviste sotto il braccio,

Oliva                             - E con questo?          

Catia                             - Sono gli intellettuali che scatenano il terrorismo, mica gli analfabeti. Sono le persone colte, capaci di criticare ed opporsi al sistema. Fabio è colto?

Oliva                             - Ha la casa piena di libri.

Catia                             - E cosa legge?

Oliva                             - Di tutto.

Catia                             - L'intellettuale classico. Del resto si vede da come si veste: semplicemente, con una raffinata trascuratezza da farlo passare quasi inosservato. Poi è impenetrabile. Tu vai da lui, la notte, quando ti alzi, vero?

Oliva                             - L'iniziativa è stata mia. L'ho colto di sorpresa la prima volta che sono stata da lui.

Catia                             - È persino riuscito a farti credere di averlo colto di sorpresa. Bambina, attenta: i terroristi sono pericolosi. Vai a letto con lui, ma resta con gli occhi aperti…

Oliva                             - Se li chiudo, pensi mi ammazzi?

Catia                             - Controlliamo cosa fa. E al minimo indizio chiamiamo la polizia.

Oliva                             - Questo no.

Catia                             - Vuoi aspettare faccia saltare il palazzo in cui viviamo?

Oliva                             - Un giorno se ne andrà, come è venuto. Non tocca a noi denunciarlo.

Catia                             - Promettimi almeno di dirmi tutto quello che saprai di lui.

Oliva                             - Non avrei dovuto fidarmi come ho fatto…

Catia                             - Non ti sei fidata. Ci sei semplicemente andata a letto.

Oliva                             - Credo anche di esserne innamorata.

Catia                             - Anche questo è umano. Io, invece, non mi fido. L'altro giorno sono uscita col fucile nella borsa della spesa, perché sapevo che sotto le nostre finestre sarebbe passato un corteo con una grossa personalità. Non volevo che si introducesse da noi per sparare. Anche perché compiuto l'attentato, se ne sarebbe andato con un aereo, lasciando il fucile appoggiato alla finestra. E noi torniamo dal Barbador…

Oliva                             - Sei stata tu a volerci andare…

Catia                             - Per farti piacere…

Oliva                             - Ma io preferivo Bali, lo sai.

Catia                             - E pensi che io abbia voluto andarci per ammazzare il presidente?

Oliva                             - Figurati se posso pensare che una donna della tua età possa essere una terrorista.

Catia                             - L'età non c'entra. Voi giovani cercate di emarginarci. Come se una donna della mia età non fosse capace di sparare o buttare qualche bomba. Abbiamo anche più esperienza.

Oliva                             - Da dove viene questa lista di nomi? È tua?

Catia                             - Sì, una lista di persone alle quali dovremmo mandare l'invito per la festa benefica. Ci saranno tavoli di gioco… lotterie… cacce al tesoro…

Oliva                             - Magistrati… parlamentari… giornalisti… E come mai questo nome è cancellato?

Catia                             - È quello del dirigente industriale ferito alle gambe qualche giorno fa. Inutile mandare l'invito anche a lui. Mi sembra indelicato… Buio. (Oliva e Fabio)

Fabio                             - Inutile che continui a scagionarla. La sospetti anche tu…

Oliva                             - Come puoi pensare che mia madre…

Fabio                             - Gli stessi sospetti che ha su di te si possono ribaltare su di lei. Il giorno dell'attentato in Barbador sostiene che è stata in giardino varie volte e non ti ha vista. Tu dici che sei salita nella sua stanza e lei non c'era… Il giorno dell'attentato al ministero lei non era in casa. Ed era vestita con un giubbotto di renna e dei pantaloni di velluto.

Oliva                             - Eri vestito nello stesso modo anche tu.

Fabio                             - E tu no, forse? Ma io è lei che sospetto.

Oliva                             - Che interesse può avere a compiere degli atti di terrorismo? Una donna come lei?!?

Fabio                             - Forse per noia.         

Oliva                             - Non si è mai occupata di politica. È sempre stata frivola, superficiale. Ha passato la vita tra feste e ricevimenti. Piaceva agli uomini. Ha sempre avuto un sacco di corteggiatori.

Fabio                             - Ma è tua madre?

Oliva                             - Che importanza ha? Siamo legate, le voglio bene…

Fabio                             - Che tipo di bene?

Oliva                             - Oh, basta, Fabio. Il fatto che venga a letto con te non comporta che tu debba sapere tutto di me. Te l'ho già detto, Catia è mia madre. E se non lo è, è come lo fosse.

Fabio                             - E va bene. Ad ogni modo è una donna sola.

Oliva                             - Vivo con lei.

Fabio                             - Tu sei sempre fuori, a lavorare.

Oliva                             - Ha le sue amicizie.

Fabio                             - Le conosci?

Oliva                             - Sì e no.

Fabio                             - La sua vita è stata futile, non ha fatto nulla di positivo. In fondo ha sentito di non essersi mai realizzata.

Oliva                             - Se dovessero essere terroriste tutte le donne che non si sono realizzate, ne sarebbe pieno il mondo…

Fabio                             - Ma a un certo momento viene voglia di far qualcosa. Si abbraccia un ideale qualsiasi. Pensa alla facilità con cui l'altro giorno si è messa il fucile nella borsa della spesa…

Oliva                             - Lo ha fatto per paura che qualcuno potesse servirsene durante la sua assenza…

Fabio                             - E mentre era fuori, hanno sparato a un dirigente industriale. E il fucile era identico a quello che aveva lei. Guarda, c'è scritto sul giornale (lo prende dal borsello che si rovescia)

Oliva                             - E queste? Tutte carte d'identità?!?

Fabio                             - Dei fac-simile, molto ben imitate. Ho escogitato questa idea per il lancio             pubblicitario di un nuovo prodotto…

Oliva                             - Ognuna intestata a un nome diverso…

Fabio                             - E senza fotografia.

Oliva                             - La fotografia l'applichi dopo.

Fabio                             - Ma non sono valide. Ecco la mia idea: verrà messa in ogni scatola di biscotti che stiamo per lanciare una carta d'identità. Il cliente che trova nella scatola una carta d'identità intestata al proprio nome, vince un premio di danaro e un viaggio nel paese che vuole visitare. Anche il Barbador. Ma, a proposito del Barbador, quando siete arrivate con il vostro bagaglio e vi siete accorte che c'era il mio borsone di tapiro, il fucile dove lo avete trovato?

Oliva                             - Per terra, accanto al divano.

Fabio                             - Non può essere venuto fuori dai vostri bagagli?

Oliva                             - No, erano chiusi e li avevamo portati in camera da letto. Ma…

Fabio                             - Avanti, cosa c'è?

Oliva                             - I cappelloni di paglia. Tutti li hanno portati a mano e noi, invece, noi li abbiamo spediti col resto dei bagagli…

Fabio                             - Mi pare difficile nascondere un fucile in un cappello…

Oliva                             - Erano arrotolati l'uno dentro l'altro, guarda come sono grandi. Li aveva arrotolati lei, con tanto di quello spago… E, ripensandoci, il rotolo era stranamente pesante…

Fabio                             - Ne sei sicura?

Oliva                            - Troppo pesante per dei cappelli di paglia. E, poi, io non volevo comprarli. Non mi piacevano. Ma quando mia madre ha visto una indigena che li vendeva, si è precipitata a comprarne un paio, i primi che ha visto.

Fabio                             - E li avete fatti viaggiare col resto del bagaglio?!?

Oliva                             - A casa, quello è stato il primo bagaglio che Catia ha aperto…

Fabio                             - E di lì è venuto fuori l'astuccio col fucile?

Oliva                             - Può darsi. Non so. Non capisco più nulla…

Fabio                             - Ecco da dove veniva il fucile: dal Barbador. Ed è stata Catia a sparare al presidente, a mettere la bomba al ministero, a compiere l'attentato contro il dirigente industriale…

Oliva                             - … il cui nome ho visto cancellato in una lista che doveva servire per degli inviti a una festa benefica… E con quale accanimento mi ha convinto che il terrorista sei tu…

Fabio                             - E tu le hai creduto?

Catia                             - (entrando) Siete qui, ragazzi… Sono contenta, Fabio, che non lasci troppo sola Oliva… Perché quella faccia? Cos'è successo?

Oliva                             - Ti dobbiamo parlare.

Fabio                             - Dobbiamo chiarire molte cose.

Catia                             - Cos'è? Consiglio di famiglia?

Oliva                             - Quasi. Bisogna una buona volta arrivare a scoprire la verità.

Catia                             - Questa sì che è una buona idea. Da dove si comincia?

Fabio                             - Dal Barbador.

Oliva                             - Perché lo hai scelto per le vacanze?

Catia                             - Non ne sono affatto pentita. È stato un soggiorno incantevole.

Oliva                             - Il pomeriggio dell'attentato sono salita due volte nella tua stanza: era vuota.

Catia                             - Col caldo che faceva sarò uscita a prendere una boccata d'aria…

Fabio                             - Non c'era l'aria condizionata?

Catia                             - Quel giorno non funzionava. Ricordi, Oliva, che c'era stato un guasto?

Oliva                             - Chi ha voluto comprare i cappelli di paglia?

Catia                             - Io. Ed ho fatto bene. Guarda che colori allegri e come decorano la parete. Cos'è? Un interrogatorio?

Fabio                             - Ti sospettiamo.

Catia                             - Logico. In un regime veramente democratico, ognuno sospetta di chi vuole. C'è libertà. Io sospetto voi, voi sospettate me.

Oliva                             - Il fucile è tuo. Lo hai spedito dal Barbador nel rotolo dei cappelli.

Catia                             - Non spenderei una lira per un'arma.

Oliva                             - Di la verità e cercheremo di aiutarti.

Catia                             - Non credo di essere in pericolo.

Fabio                             - Coraggio, sii sincera…

Oliva                             - Ti voglio bene e lo sai. Qualsiasi delitto possa avere commesso il mio affetto per te non cambia.

Catia                            - Anch'io voglio bene a te, che vuoi anche bene a lui, che vuole bene a te e pure un poco a me. Il nostro è un tranquillo triangolo equilatero.

Fabio                             - Dobbiamo chiarire la situazione, Catia. Non possiamo continuare a sospettarci a vicenda per un fucile, un passamontagna e qualche indizio…

Catia                             - E vorreste che, per scaricarvi gli animi, vi confessassi che la terrorista sono io? Mi pare ci teniate. E quando ne avete sentito la necessità? Mentre eravate a letto? Non devono essere molto eccitanti i vostri incontri. Io, nonostante l'età, a letto impiego meglio il mio tempo. Non è così, Fabio?

Oliva                             - Non importa quello che succederà dopo. Diciamoci la verità, almeno tra di noi.

Catia                             - Molto volentieri. Dunque tu Fabio neghi di essere il terrorista…

Fabio                             - Tassativamente.

Catia                             - E tu, Oliva?

Oliva                             - Lo nego anch'io.

Catia                             - E vorreste che confessassi che lo sono io? No, non lo sono.

Fabio                             - Ma se tu non lo sei, se non lo è Oliva, se non lo sono io questo terrorismo da dove viene? Questo terrorismo non c'è!

(all'improvviso uno scoppio. Può essere una lampadina. Ma nella psicosi dell'attentato i tre per difendersi estraggono le pistole e cominciano a sparare)

FINE