La banda degli onesti

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LA BANDA DEGLI ONESTI

LA   BANDA  DEGLI   ONESTI

di

AGE   e SCARPELLI

versione teatrale

di

Antonello Avallone

Personaggi in ordine di apparizione

    Andrea                             incisore

1) Antonio Bonocore                     portiere

2) Signorina Willoughby               inquilina

3) Tommaso Cardoni                    pittore

4) Ragioniere Casoria                   amministratore

5) Maria Bonocore                        moglie di Antonio

*) Il postino                                    

6) Giuseppe Lo Turco                   tipografo

7) Michele Bonocore                      figlio di Antonio

*) Maresciallo Denti                        finanziere

Un venditore ambulante di pesce  (in voce)

*) Il  tabaccaio                        

  *) Una guardia notturna           

Avventori nella tabaccheria

NOTA : *)  sono tutti interpretati dal Rag. Casoria


ATTO PRIMO

PROLOGO

Sullo sfondo il letto dove giace il signor Andrea, ormai prossimo alla dipartita. Antonio, il portiere lo assiste, portandogli una tazza di latte.

ANDREA      Bel risultato dopo 40 anni di servizio...Mattina e sera, sera e mattina…Lo sa con quanto mi hanno mandato in pensione ? Lo sa ?

ANTONIO     Ventottomila lire

ANDREA      E lo sa perché ? Con che scusa ?

ANTONIO     Perché non ha né moglie né figli.

ANDREA      Già, perché sono solo...Come se questo fosse un vantaggio..

ANTONIO     Lo è un vantaggio, cavaliere, lo è…( gli sta per porgere una tazza di latte, poi guarda dentro la tazza, vede qualcosa) Eh !

ANDREA      Che c’è ?

ANTONIO     Una mosca.

ANDREA      Ah, che schifo.

ANTONIO     (levandola con il dito) No, ma è morta. Coraggio beva che è caldo caldo

ANDREA      No…

ANTONIO     Allora prendiamo la pasticchetta ?

ANDREA      No…

ANTONIO     Su, apra la bocca

ANDREA      No, Antonio, lasci stare le medicine…Tanto ormai le medicine non servono più.

ANTONIO     Iiih, cavaliere, scusi se glielo dico, ma lei è affetto da pessimismo senile. Ma come il medico ha detto che sta benissimo, è in via di migliorìa…Avanti, prendiamo la compressina…ne prendo una anch’io…E’ buona sa ?

ANDREA      Antonio io le debbo confidare un segreto

ANTONIO     Un segreto ?

ANDREA      Sì, un segreto che mi opprime da tanto tempo…Mi sono deciso a rivelarlo a lei perché non ho né amici né parenti ..e perché lei è sempre stato così buono e gentile con me…ed è un galantuomo

ANTONIO     Dica , cavaliere, dica pure

ANDREA      Io ormai me ne sto andando

ANTONIO     Eh sì.

ANDREA      Come ?

ANTONIO     No dico eeeh, sì, lei quando se ne va, lei tiene una forza da sollevare un toro

ANDREA       Insomma, fu l’ultimo anno del mio servizio al poligrafico dello stato…

                    come sa, io ero incisore.. qualche anno fa furono stampati parecchi cliche’

                    del nuovo biglietto da diecimila lire.

ANTONIO    Diecimila lire? ..... ah, ne ho  sentito  parlare di questi biglietti da

                         diecimila in circolazione ....

ANDREA                    Io stavo per andare in pensione e  in un momento di debolezza

                                  ne feci sparire una coppia

ANTONIO                 Una coppia di che ?

ANDREA                   Di clichè… e portai via anche molta carta

ANTONIO                  Carta ? Bianca ?

ANDREA                  Sì.

ANTONIO                 E va be’, per un po’ di carta igienica

ANDREA                   … filigranata.

ANTONIO                 Fili…che ?

ANDREA                   Filigranata… insomma tutto l’occorrente per fabbricare biglietti

                                   da diecimila lire

ANTONIO                 Ah !.. Va be’…Cavalie’...io ho da fare,devo chiudere il portone

ANDREA                  Ma non ho ancora finito...Antonio, la prego, lei è tanto buono

ANTONIO                 Buono ? Ma dico, si rende conto ? Parliamoci chiaro, io sono un cittadino ligio alle leggi e sa che vuol dire essere ligio alle leggi, se non lo sa si informi. Io adesso dovrei andare al commissariato di P.S. e denunciarla. Lo sa ? Io dovrei sporgere, cavaliere mio ! E quando mi sporgo io, sono dolori. Cavaliere!! …l’hanno fatta pure cavaliere.

ANDREA                  Non parli così, mi ascolti...caro Antonio…sono anni che mi tormento…che non dormo la notte…

ANTONIO                 E mi vuole far star sveglio pure a me?

ANDREA                  No…è che adesso bisogna rimediare

ANTONIO                 Ma che vuole rimediare…qua ormai stiamo agli sgoccioli…roba di minuti

ANDREA                  Vede quella valigia sopra all’armadio ? La vuol prendere per favore ?

ANTONIO                 E già, così ci lascio sopra le mie impronte vegetali

ANDREA                  Digitali

ANTONIO                 Digitali. No, io non la prendo

ANDREA                  Ma se ancora non le ho detto cosa c’è dentro

ANTONIO                 Ma perché me lo vuole dire ? Non me lo dica !

ANDREA                  Ci sono i clichè e la carta filigranata...non li ho mai toccati

ANTONIO                 Come …come sarebbe…lei non ha mai ..cosato… co’ i cosi…

ANDREA                  Non ho mai fabbricato neanche una banconota…Glie lo giuro…Sì, l’intenzione l’avevo, ma non ho mai avuto il coraggio di servirmi di quella roba là

ANTONIO                 Però il coraggio di tenersela l’ha avuto

ANDREA                  …io ormai ho i giorni contati, invece lei…

ANTONIO                 No, eh…Io no ! Lei è in errore ! E’ male informato

ANDREA                  Pensi se, morto io, andasse a finire in mani disoneste

ANTONIO                 No…

ANDREA                  Antonio, sono le mie ultime volontà.

ANTONIO                 Ma questo è un ricatto !

ANDREA                  La prego…

ANTONIO                 ….uff…E va be’… promettiamo.

ANDREA                  Grazie, Antonio…Grazie…

ANTONIO                 Sì, ma non creda di cavarsela così, andando all’altro mondo e lasciando a me questa gatta da pelare. Vedrà che lei guarisce, si prende la valigia e tippete tappete, tippete tappete, con le sue gambette, la va a buttare a fiume.

ANDREA                  Adesso posso morire tranquillo (muore)

ANTONIO                 Ma lo sa che lei è proprio testardo ? Avanti, qua il polso, sentiamo…lei ha un polso da giovanotto…sentiamo… uno…beh…uno e mezzo…oh…e beh ?...s’è interrotta la comunicazione.

BUIO - MUSICA

SCENA PRIMA

Portineria

WILL -  (mentre firma su un registro per la morte di Andrea)   Andonio! Andonio!

ANTO -           (entrando) Arrivo. Chi è? Ueh, signorina Villobì

WILL              Willoughby ! Perché, Adonio, non volere  mai imparare mio nome ?

ANTO                         Perché vostro nome molto difficult per mi

WILL              Ma io ho imparato suo: “Andonio”. Mio facilissimo: Miss.Willoughby

ANTO                         Mis..miss ..mi sa che mi risbaglio, lasciamo perdere

WILL              Oh, Andonio, lei non volere bene me

ANTO                         Signo’, io so’ sposato e mia moglie…

 WILL             Oh, molto carina moglie Maria, io no gelosa di mugliera

ANTO                         Va be’, lasciamo perdere.

WILL              Oh, Andonio, quanto me dispiacere Andrea is dead

ANTO                         Is che ?

WILL              Is dead, is… muorto.

ANTO             Ah, si lo so.

WILL              Una morte non proprio matura

ANTO         Signorina Villobì, non matura, sa quanti anni teneva il signor Andrea ?

WILL              How many ?

ANTO             Cosa ?

WILL                          Quant’anne teneva chillo che è muorto ?

ANTO             87 ! Ha fatto la prima comunione co’ Garibaldi.

WILL              Chi essere Caribaldi ?

ANTO             L’eroe dei due  mond !

WILL              Quanto dispiacere quando io avere visto quei siniori portare via lui.

ANTO             Quali signori ? Ah, volete dire i becchini ?

WILL              Oh, Andonio, è brutta parola, very triste…be…cchini..oh, no,no.

ANTO             E allora non so.. schiattamuorte

WILL              (contenta del nuovo vocabolo)Oh, yes, schiattamuorte

ANTO             E che dobbiamo fare ?

WILL              (sospira) Ah, come dite voi…se ne vanno sempre i meloni !

ANTO                         I meloni ?

WILL               No…i… milioni

ANTO                         I migliori !

WILL              I miliori

ANTO -           Eh lo so, siamo nelle mani del Signore. Oggi è toccato a lui, domani toccherà a voi ...

WILL -            (seccatissima)Me ?  Oh, good morning , mister Antony. (esce)

ANTO - No, proprio domani nel senso di domani ..... Buona giornata. (prende il registro delle firme e lo va a buttare nel secchio della spazzatura in cucina) Eh, due firme ..... E va buo’ pure chesta è fatta, ‘o ì. A uno alla volta ce ne andiamo tutti quanti. Che destino ... è proprio vero, se ne vanno sempre i migliori.

SCENA SECONDA

TOMMASO CARDONI - (si affaccia alla portineria con aria timida, portando, in maniera goffa, una pesante valigia) Scusate, don Antonio ...

ANTO - (sorpreso e seccato) Dite.

CARD - Ho visto che avete già levato il registro delle firme.

ANTO - Ah, sì, è ‘o vero. Ma che ne avete ‘a fà co stu registro? Sti ccose servono per i parenti. Quello, don Andrea, poverino, era solo.

CARD - Ma sapete com’è, me facesse piacere per un atto di omaggio verso .....

ANTO - Una firmetta. L’avevo riposto.

CARD - (fa per seguirlo) Ecco, una ...

ANTO - (lo ferma con un gesto) Lo vado a prendere. (va a prendere il registro nel secchio. Ritorna. lo apre, lo odorano entrambe con faccia interrogativa)

CARD - (cominciando a firmare) Brava persona il signor Andrea.

ANTO - Eh, sì.

CARD - Tene raggione mammina, se ne vanno ....

ANTO - .... sempre i migliori, sempre i migliori se ne vanno.

CARD - Mammina c’è andata al trasporto.

ANTO - Ah, brava.

CARD - Io, purtroppo non ho potuto.

ANTO - E manch’io, sapite, tengo la portineria. Però c’Ho mandato a mia moglie. Ma sì, così si divaga, se piglia nu poco d’aria, sta sempe chiusa cca’ dinto.

CARD - Che vulite fà, si vede che il buon Dio ha deciso di prenderlo a sé. Arrivederci, don Anto’.

ANTO - La pace sia con voi.

CARD - Come dite?

ANTO - No, dicevo arrivederci.

CARD - Arrivederci. (esce)

ANTO - (andando a gettare il registro nella spazzatura) Quant’è scucciante!

(prende la valigia nascosta sotto il letto e si prepara per andarla a buttare)

SCENA  TERZA

Voci confuse di dentro, seguite da varie risate. Mette da un parte la valigia, distrattamente.

Appare il ragionier Casoria, seguito da un gruppetto di gente divertita, composta da Willoughby, Cardoni e un giovane inquilino

ANTONIO - Che succede, che sta succedendo?

RAGIONIERE CASORIA - So’ rimasto chiuso dint’’all’ascensore della scala C.

ANTO - Ueh, mi dispiace, ve site tutto sporcato.

CASO - (al gruppetto che ancora vocifera) Signori, lo spettacolo è finito.

ANTO - Che guardate, che state a guardare? A questo povero disgraziato che è rimasto chiuso dint’’all’ascensore?

CASO - Come disgraziato?

ANTO - E beh, quella è una disgrazia quando uno rimane chiuso dentro l’ascensore.

CASO - Ma che disgrazia, è una vergogna!

ANTO - Che state a guardare a questo svergognato ...

CASO - Ma insomma basta!

ANTO - Ecco, basta, via tutti. (il gruppo va via) A proposito, come avete fatto ad uscire?

CASO - M’ha aiutato no guaglione: non vi dico, s’è creata ‘na folla! Piuttosto, voi dove stavate? Vi abbiamo chiamato e non siete venuto.

ANTO - Avete detto l’ascensore della scala C ? E quello sta distante, non ho potuto sentire. E poi stavo impegnato con le firme per il morto. Lo sapete che oggi abbiamo avuto un funerale?

CASO - E intanto, tutte quelle persone ignoranti, sgarbate, ridevano ‘nfaccia a me.

ANTO - Ma vedete, quella è gente modesta, mai una volta a teatro, è reduce da una morte nello stabile .... appena ci sta, comme aggia dicere .... un piccolo svago, sono contenti. Neh, ma avete visto comme se so’ divertiti?

CASO - Divertiti?

ANTO - Ridevano, è  ‘o  vero? Raccontatemi bene comme è ghiuto ‘o fatto.

CASO - Ma come sar ..... Ma vuie ‘o ssapite chi songh’io?

ANTO - E comme .... ci hanno presentati l’altro giorno ... siete il nuovo amministratore del palazzo.

CASO - Ragionier Casoria!

ANTO - Ragionier Casoria.

CASA - Sono qui per un giro di ispezione e le cose non vanno, non vanno. E che schifezza! ‘O cortile co’ tutte ‘e panne appise .... e poi disordine, gatti .... gatti dappertutto. E non basta. So’ stato ‘ncopp’’a terrazza.

ANTO - Ah, bene.

CASO - Ce stanno ‘e piccione.

ANTO - Piccioni?

CASO - Sì, cinque o sei piccioni.

ANTO - Saranno piccioni viaggiatori, di passaggio.

CASO - Nun sò ‘e passaggio. Teneno pura ‘a colombaia.

ANTO - Ma voi che mi dite, quelli si sono fabbricata la casa da soli!

CASO - Bonocore! Mi volete pigliare per fesso?

ANTO - Devo farlo?

CASO - Cosa?

ANTO - Appunto, dico, non si fa. Ragioniè, ragioniere! Avanti, io che v’aggia dicere, sono i piccioni dell’inquilina del 6° piano. E’ per arrotondare .... abbiate pazienza, dovete chiudere un occhio.

CASO - Ma che aggia chiudere? Stu palazzo è abbandonato a se stesso! E diciamo la verità, la società immobiliare non è affatto contenta del portierato.

ANTO - No?

CASO - No. E po’ n’atu fatto. Pecché quanno sò trasuto nun ce steva nisciuno ‘nnanz’’a guardiola?

ANTO - Ragionie’, è un caso. Credete a me, questa non è una portineria, è un setaccio. Io non faccio passare a nisciuno. Gli inquilini, si capisce, e al massimo, qualche persona di riguardo.

VOCE VENDITORE AMBULANTE –   Pesce fresco!

CASO - Nisciuno, eh, nisciuno? E chillo chi è?

ANTO - Chillo? .... Chillo è nu signore che sta chiammanno l’inquilino del quinto piano, il cavalier Pescefresco.

CASO - Ma facitemo ‘o favore. No, don Anto’, sta cosa non sta, aggiate pacienza, ma non sta.

ANTO - Ma signor ragionier Casoria, io faccio quello che posso.

CASO - E va buo’, ‘a colpa nun è ‘a vosta. Dicimm’’a verità, nu guardaporta nu poco cchiù giovane nun tenesse tutti sti problemi.

ANTO - Ragionie’, come cchiù giovane?

CASO - Capisco, capisco ... No, non farò rapporto alla direzione dell’ufficio immobiliare, no. Anch’io questa volta voglio chiudere un occhio.

ANTO - Grazie assai, ragionie’, si ve putisse mostrà la mia riconoscenza, se io potessi fare qualchecosa per voi ...

CASO - Beh, qualche cosa puoi  fare .....

ANTO - Dicite.

CASO - Oh, scusa, aggio ditto puoi .... posso darti del tu?

ANTO - E’ un onore, ragionie’.

CASO - Bene. Caro Bonocore, l’importante è che tu faccia il dovere tuo. Io sto dalla parte tua, però tu ... cerca di stare dalla mia.

ANTO - Com’è stu fatto?

CASO - Parliamo ad esempio del riscaldamento. Sei tu che alimenti la caldaia?

ANTO - Sissignore, sono anche fuochista.

CASO - (fingendo) Maronna, e che caldo che fa’ ccà dinto. Si muore. Stu palazzo è surriscaldato.

ANTO - Veramente si lamentano tutti per il freddo, comunque se lo dite voi che siete esperto, si vede che è surriscaldato.

CASO - No, no, e quello, il prossimo rifornimento di fine mese, è esagerato.

ANTO - Esagerato?

CASO - Uh, assai!

ANTO - Ragionier Casoria, quella, la caldaia, ha bisogno di essere alimentata, centoventi quintali di carbone sono appena sufficienti. E poi, scusate, il preventivo nun l’aggio fatto io, l’ha fatto l’amministrazione.

CASO - Don Anto’, don Anto’, quanto site curiuso. Quelli perchè si chiamano preventivi?

ANTO - Eh, perché?

CASO - Pecché so’ fatti preventivamente. Ma poi, all’atto pratico, la cosa cambia.

ANTO - Come, cambia?

CASO - (inizia a ridere) Si dice centoventi quintali ...... (ridendo) ... e poi ne facimmo abbasta’ quaranta ..... (ridono entrambe) Chisto però ‘o sapimmo solo io e te. (continuando a ridere con Antonio)

ANTO - Ragionie’, ..... (ridendo)  ragionie’ venita qua ..... (ridendo) lo sapete come lo chiamano questo al paese mio?

CASO - (ridendo)  No.

ANTO - (diventando serio) Peculato.

CASO - (smettondo bruscamente di ridere) Cosa?

ANTO - Peculato. Appropriazione indebita. Dicimmo centoventi quintali .... ne facimmo abbasta’ quaranta ...... Ci sono ottanta quintali di peculato.

CASO - Io chesto, però, nun l’aggio ditto.

ANTO - Ah, no!

CASO - Ho detto solamente che stavo dalla parte vostra.

ANTO - Ah, mo non mi date più il tu, siete ripassato al voi. E va buo’, ma dalla parte mia fa friddo, e centoventi quintali di carbone sono appena sufficienti.

CASO - D’accordo. Volevo solo diminuire le spese condominiali. Vuol dire che ci ricorderemo anche di questo, Antonio Bonocore. (Si avvia per uscire. Sulla porta incontra Maria Bonocore, che sta entrando e la saluta bruscamente) Buongiorno!

SCENA QUARTA

MARIA BONOCORE - (entrando con la posta in mano) Buongiorno. Tiene, ‘o postino m’ha consegnato la posta di oggi. Chi era chillu signore che asciuto?

ANTONIO - Niente, nu scocciatore. Ah, come è andata al funerale? Tanta gente?

MARIA - Tre o quattro persone.

ANTO - Ah, mi dispiace. ti sei annoiata?

MARIA – Abbastanza ! (entra in cucina)

ANTO - Non è mica colpa mia! (controllando la posta controluce) Dottor Francesco Boccianti .... (la odora) .... e questa è sempre la biondona ..... Famiglia Pagliarulo .... (annusa) ..... il conto del salumiere ....  (prendendola si accorge della consistenza) Ah, ah .... questa pesa.... questa è importante .... (la mette in trasparenza) ... eh, una busta foderata di blu. Eh, è questo che ci frega a noi italiani: la diffidenza nel prossimo. (così dicendo prende un’altra lettera e la guarda come la precedente. Inizia a leggerne il contenuto) Di Gennaro .... Ah questa sì .... “Caro papà,  ..... la mamma mi scrive che come al solito siete nei guai ....” eh! “ .... pieni di debiti ....” bene! “ .... e non avete il becco di un quattrino ... “ e dalle! E questi sono quei pezzentoni o degli Esposito o dei Pagliarone .....  (così dicendo la volta dalla parte dell’indirizzo) .... ma questa è per me .... accidenti .... Maria, Mari’, una lettera di Michele.

MARIA - (rientrando dalla cucina) Finalmente, e che cosa scrive?

ANTO - Tu cosa gli scrivi? Come se quel poveraccio ci potesse aiutare, diciott’anni .... con quello che gli passa l’esercito.

MARIA - Che dice di me?

ANTO - Ti ringrazia del gorgonzola che gli hai mandato.

MARIA - Ma come, se io gli ho spedito la mozzarella!

ANTO - Ho capito, ma dopo cinque giorni di viaggio!

MARIA - Ha scritto se si è piazzato al corso di specializzazione?

ANTO - Sì, ma era meglio se si piazzava a Corso Garibaldi con un bel carretto di cravatte.

MARIA - Già, bella carriera. (gli toglie la lettera dalle mani e fa per sedersi) Di chi è quella valigia?

ANTO - Quale valigia? Ah, no, niente e quella… è l’eredità del defunto. (squilla il telefono ma Antonio non si alza)

MARIA (al terzo squillo si alza per rispondere) Pronto, portineria. Sì, ... è per te.

ANTO - Pronto ... ueh, sì, dicite signor Pizzigoni ..... Sì, scusate, ma non tengo ancora disponibilità .... sì, ‘o saccio che è scaduta ma sto aspettando un versamento, appena mi versano a me, mi riverso subito su di voi ..... ma no che avete capito, nel senso che vi verso tutto .... No, le polizze del Monte non ve le potete vendere, e no perché io ho la polizza delle polizze. ..... Avanti ancora qualche giorno .... nu poco ‘e respiro. ..... Andiamo siamo tutti padri di famiglia ..... voi no!  .... Sarà almeno zio di famiglia .... manco. Non è padre, non è zio, sia qualcosa .... sia magnanimo .... Pronto .... pronto, signor Pizzigoni ... ha attaccato. (a Maria) Era per me, eh? Perchè il viaggetto a Dusseldorf me l’aggio fatto io, me l’aggio fatto!

MARIA - E già, proprio un viaggetto, nu viaggio ‘e piacere! Ma famm’ ‘o favore, non lo sai che era per andare a trovare uno zio morto.

ANTO - Io saccio solamente che con gli interessi di quello strozzino il viaggetto a Dusseldorf mi è costato 170.000 lire. E per uno zio morto che non lascia manco ‘na lire in eredità, so .....

MARIA - .... 170.000 lire jettate int’’a munnezza!

ANTO - Ecco, brava

MARIA - Gesù, ma io sapevo chesto? Che quello stava combinato in quella maniera? Povero zio mio.

ANTO - Embè, l’aveva ‘a dicere. Comme ha scritto: “Sono gravemente malato” così poteva aggiungere: “E’ inutile che venite perchè so’ pure no pezzentone”

MARIA - Ueh, non parlare male di mio zio che era un galantuomo.

ANTO - E già, perché lei tiene i parenti tedeschi, tiene!

MARIA - Però quando il signorino me veniv’a scuccia’ ‘ncopp’’e giardinetti ...

ANTO - Signorino! Qua’ signorino?

MARIA - Tu, qua’ signorino!

ANTO - Mo ero signorino io?

MARIA - Allora dicevi: “Bitte, Fraulein, liebe Fraulein.”

ANTO - Io dicevo Fraulein, perchè non sapevo come si dice serva.

MARIA - Bambinaia, no serva! Ma come, se fu proprio la conoscenza di quelle quattro parole di tedesco che mi permise di assistere quei due bambini!

ANTO - E va be’!

MARIA - E poi, ci vuole il coraggio tuo, che quando ci siamo sposati m’hai fatto trovare i materassi senza le reti!

ANTO - E beh, ti poteva succedere pure di peggio.

MARIA Come peggio ?

ANTO    Le reti  senza i materassi

MARIA - Isso, invece, era impiegato a ‘o comune. Verniciava le panchine del giardinetto.

ANTO - Sissignore, verniciavo le panchine su mandato del comune ... era un lavoro artistico. Maledetto quel giorno. Tutti quanti hanno fatto il loro bravo armistizio. Solo per me continua la guerra. Tengo ‘a nemica ‘int’’a casa. Ma io na vota ‘e cheste  faccio le quattro giornate di Napoli.

Maria - Ma che fai, che fai! Dici, dici e non fai mai niente. E’ meglio che vaco dentro, se no ci roviniamo la giornata.

ANTO - Eh, va, va e fa’ pure no cafe’.

MARIA - Un cafe’, all’ora di pranzo?

ANTO - Ma pecche’, he preparato quaccheccosa ‘e magna’?

MARIA - Se non mi dai i soldi! (sta per andare  in cucina)

ANTO - E allora ‘o vide ca nun è ora ‘e magnà? Va, va,  fa’ stu cafe’.....’.


                                                  SCENA QUINTA

SIGNORINA TIRABESCHI - (entrando) Andonio ...

MARIA - Ma chesta sta sempe ccà?

ANTO - Dite, signorina Tirabeschi.

TIRAB – Io vuole  avere  chiave di fontana, per favore?

MARIA - Oggi non è il turno vostro.

TIRAB – I know, mia piccola Maria, ma siccome Alfred è rimasto dentro ...

ANTO - E chi gliel’ha data la chiave a questo Alfred?

TIRAB - No, sorry, lui non essere entrato da porta, entrato da finestra.

MARIA - E come è entrato, così esce ‘a fora.

TIRAB - Ma non vuole ascire ‘a fora..

ANTO - E allora insista, gli dica qualcosa, lo convinca, che deve fare tutto il giorno chiuso là dentro. Ma poi, scusi, chi è questo Alfredo?

TIRAB - Mio piccolo.

ANTO – Un bambino?

TIRAB – Mio piccione !

ANTO - No, chesta non è normale! (rivolgendosi a Maria) Vedi tu che puoi fare.

                                             SCENA SESTA

POSTINO - Posta! Buongiorno signora Marì, c’è un telegramma per voi. Don Antonio!

ANTO - (tra se) Casoria!

MARIA – Grazie, don Alfo’.

POSTI - Una firmetta.(mentre lei firma) Buone notizie, signò?

MARIA - Oddio, qui ogni giorno ne succede una. Non si puo’ stare mai tranquilli.

ANTO - (c.s.) Mo Casoria fa il postino?

POSTI - Arrivederci. Stateve buono, ‘on Antò.

ANTO - Hai visto a Casoria?

MARIA - Qua’ Casoria?

ANTO - Come il ragioniere vestito da postino coi baffi neri, gli occhialetti da viscido.

MARIA - Ma quali baffi e dove li hai visti gli occhialetti. Poi don Alfonso essere viscido? Nu bravo guaglione. Quanto essere bello lui, me piacere molto  assaie, piccolino, con  capilli d’oro.

ANTO - Casoria tiene i capelli d’oro?

MARIA - (che intanto ha letto il telegramma) Ah, ecco, adesso essere tutto chiaro, tu capito che dice  telegramma e fare finto tonto, tu Sciosciammocca. Questo essere avviso di sfratto, tu capito?

CARDONI (entrando)- Scusate, do Anto’, sarei un momento in difficoltà ...

MARIA – Signor Cardoni, noi teniamo difficoltà, abbiate pazienza, non essere  momento, io finire questione con mio marito.

ANTO - Come non è il momento Maria, sii gentile con il maestro

CARD            No, è che è l’ora della puntura di mammina e volevo sapere se la signora…

MARIA  Io dovere parlare con mio marito !

ANTO    Maria, noi parliamo dopo, che fretta c’è, ci sta tempo, ci sta. Non vi preoccupate, mia moglie verrà subito con voi per fare la punturina alla mammina.

CARD Scusate se mi sono permesso, ma quella di ieri è già saltata…

ANTO -  Per carità ! Maria, ancora qui stai?

MARIA - Vado, vado, ma torno, stai tranquillo che torno.

ANTO - E io pe’ chesto che non sto tranquillo.

CARD – Arrivederci, don Ando’, e grazie.

ANTO - Prego, prego, arrivederci.

CARD -          (uscendo con Maria) Signora Maria, dobbiamo fare piano altrimenti Mammina si spaventa ...

MARIA - .... e lei venire  capelli bianchi.

TIRAB – Mammina mia già li tiene i capelli bianchi

MARIA – (Blatera in tedesco)

ANTO - Ma quant’è sgarbata. Bah, l’importante che s’è levata ‘e tuorno. A lei ce pensiamo dopo, io prima devo pensare a bloccare Pizziconi .... no, quale Pizziconi ..... la valigia. (la prende, fa per uscire, si ferma, poi torna indietro. La posa di nuovo, la guarda.) (poi volta lo sguardo sul tavolo e distrattamente

prende le lettere rimaste da incassettare. Dopo averle tenute per un po’ tra le mani, le comincia a sfogliare, ad occhi chiusi, come fossero una margherita) La butto ..... non la butto ..... la butto .... non la butto .... la butto ...... (si rende conto che è l’ultima busta) .... non la butto! (apre gli occhi e legge l’intestatario della busta) “Giuseppe Lo Turco, tipografo...... Eh, eh, eh, ..... tipografo?!? .... TIPOGRAFO !!!!!

SCENA SETTIMA

LO TURCO - (affacciandosi sulla porta della portineria)

 Don Anto’, c’è posta per me?

ANTONIO - Ueh, ma guarda che sorpresa!

LOTU - Qua’ sorpresa, io abito qua.

ANTO - Voglio dire .... io stavo giusto pensando a voi.

LOTU - Ma perchè, voi mi pensate?

ANTO - No, dicevo per dire. E come va questa grande tipografia.

LOTU - Grazie a Dio si lavora, ma adesso si va a tavola. E voi, non andate a pranzo?

ANTO - Roba di minuti, caro Lo Curto.

LOTU - Lo Turco.

ANTO - Lo Turco, scusate. (Lo Turco si avvia verso l’uscita della portineria) Signor Lo Turco?

LOTU - Dite.

ANTO - Permettete due parole?

LOTU - Veramente è ora di andare a mangiare adesso.

ANTO - Eh, lo so, broccoletti e patate.

LOTU - Che vulite fa’! (si volta come per andare via)

ANTO - (voltandogli le spalle e rientrando nella portineria, con tono provocatorio) Io invece mangio spaghetti alle vongole e carne alla pizzaiola.

LOTU - (rientra, seguendo Antonio) Aggiate pacienza, mo proprio avete detto che mangiate broccoletti e patate!

ANTO - Voi li mangiate.

LOTU - Io? Ma chi v’ha detto che io mangio broccoletti e patate?

ANTO - L’ho intuito dalla faccia denutrita che avete.

LOTU - Don Anto’, voi scherzate sempre. Beato voi. Oggi pe’ mme nun è stata na giornata bona.

ANTO - E va buo’, lassate fa ‘o cielo. Tutti quanti teniamo i nostri pensieri. Voi in fondo siete un privilegiato, tenete un’azienda accreditata: na fabbrica!

LOTU - Qua’ fabbrica, seh, ‘a Fiàt, ‘a Montecatini! (cerca poi di ridarsi un contegno) Sì, ultimamente è arrivata una macchina nuova .... bella. La famosa pedalina.

ANTO - La famosa?

LOTU - Pedalina!! Cento copie al minuto.

ANTO - Cento copie al minuto? (comincia a fare i conti)

LOTU - Un fenomeno, credetemi, don Anto’, un fenomeno.

ANTO - E pe’ forza un fenomeno, quella soltanto in un giorno ne farebbe un milione

LOTU - No, no, no. Cinquanta.

ANTO - Come cinquanta? Che è inversamente proporzionale?

LOTU - E lo so, lo so, tenete ragione. E’ che quella cento copie al minuto dovrebbe fare, ma siccome il lavoro è ridotto, ne fa cinquanta.

ANTO - Da cui broccoletti e patate! Dunque avevo ragione io.

LOTU - Don Anto’, vui dicite ‘a fabbrica .... a chi? Una volta, ai tempi di mio padre, sì ... partecipazioni, inviti ..... adesso invece la gente s’incontra, si saluta, ciao, addio, buongiorno e buonasera e non se ne parla cchiù.

ANTO - E lo so, ci sta peluria di mezzi.

LOTU - …Penuria, che è sta peluria.

ANTO - Penuria, chisto è ‘o guaio?

LOTU - Che vulite fà!

ANTO - E di che marca sarebbe questo pedalino?

LOTU - ….Qua’ pedalino?

ANTO - Il vostro ... quello nuovo.

LOTU - Io tengo ‘o pedalino nuovo? .... Ma no, pe - da - li - na.

ANTO - Va buo’, aggio capito, che marca sarebbe?

LOTU - E quella è Bordini e Stocchetti di Torino.

ANTO - Bordini e Stocchetti  ... di Torino. L’ho intesa nominare.

LOTU - E pe’ forza, è una fabbrica meravigliosa. (per andare)

ANTO - Ecco! ... A proposito di Bordini e Stocchetti, poco fa è arrivato un plico.

LOTU - Un plico?

ANTO - Si!

LOTU - E che cos’è, un avviso?

ANTO - No, una cambiale.

LOTU - Ah, e bravo don Antonio, m’avete servito l’aperitivo per i broccoletti ....

ANTO - Eh!

LOTU - .... cioè, per il pranzo.

ANTO - Io portiere sono.

LOTU - Eh, lo so, vi ringrazio assai. (per andare)

ANTO - Aspettate, signor Turchesi ...

LOTU - Lo Turco.

ANTO - Lo Turco. (pausa) Certo sono anni che abitate in questo palazzo, quanto tempo che ci conosciamo… Eh, chissà che m’andate combinando ‘n copp’’a quella tipografia?

LOTU - E che vi combino! I balletti rosa .

ANTO   Ah, i balletti rosa !E come vengono, vengono bene ?

LOTU    Ma per favore…

ANTO - Voi avete mai fatto biglietti da visita falsi, sì?

LOTU - Come falsi?

ANTO - Prego?

LOTU - Voi avete detto: biglietti da visita falsi.

ANTO - Ah, sì, voglio dicere, ‘ncopp’’a  nu biglietto ‘a visita uno può scriverci quello che vuole o ci sta qualche legge speciale, un regolamento?

LOTU - No, quale legge speciale. ‘Ncopp’’o biglietto uno scrive chello che vo’. Si è commendatore scrive Comm., si è cavaliere scrive Cav., si è titolato…

ANTO Scrive Tit.

LOTU             …ce mette ‘o titolo. Anzi ci sta tanta gente che più vogliono sembrare persone rispettabili ....

ANTO - .... e meno lo sono.

LOTU - Eh!

ANTO - Magari sono dei falsari.

LOTU - Falsari?

ANTO - Voi mi capite.

LOTU - Veramente non vi capisco.

ANTO - Vi posso offrire un caffè? Si? E andiamo, accomodatevi che è appena fatto.

LOTU - Ma è ora di pranzo.

ANTO - Ci vuole un attimo.

LOTU - E prendiamolo. (si siede)

ANTO - (viene dalla cucina con il vassoio, le tazzine ed il caffè, pone tutto sul tavolo) Ecco fatto. Ascoltatemi. Caro signor ... Lo Tripoli.

LOTU - Lo Turco.

ANTO - Lo Turco. Scusate. (indica la tazza) Questo siete voi.

LOTU - Questa tazza?

ANTO - Questa tazza. Perché, non vi piace?  Se volete ve la cambio.

LOTU - No, per carità. Andate avanti.

ANTO - Allora, questo siete voi, (prende l’altra tazza) questo è l’altro, il profittatore, il capitalista.

LOTU - L’altra tazza?

ANTO - L’altra tazza. (prende la zuccheriera) Questo, invece, è il capitale.

LOTU - Lo zucchero? (mentre ascolta Antonio con la mano fa per prendere lo zucchero)

ANTO - Lo zucchero. (schiaffeggiando la mano di Lo Turco che stava per versarsi lo zucchero)  Fermo! Fermo! Vi debbo spiegare. Che mettete le mani… All’inizio sono tutti e due senza zucchero e cioè Lo Turzo ...

LOTU - Turco.

ANTO - ..... Lo Turzo e la terza .... la tarza .... eeh, sì, lallero ....  la tazza  e ....

LOTU - Lo Tuzzo.

ANTO - Lo Turco!

LOTU - Voi mi confondete.

ANTO - State attento, perfavore. Voi cosa fareste?

LOTU - Che farei?

ANTO - Visto? Non ‘o ssapite manco vuje. Questo invece lo sa e ne approfitta. (così dicendo prende il cucchiaino nella zuccheriera e mette ripetutamente lo zucchero nella tazzina posta davanti a lui) Che pensate voi?

LOTU Che le viene ‘o diabete

ANTO Eeeeh  !

LOTU – Ma non lo so…prima o poi la smetterà.

ANTO - Voi pensate così perchè siete un galantuomo, una persona per bene  che ha fiducia nel prossimo. Questo invece no, no e continua, continua .... (continuando a mettere lo zucchero nella sua tazzina)

LOTU - Continua sempre?

ANTO - Sempre.

LOTU - Finchè quaccheduno dice basta e leva lo zucchero (tenta di togliere la zuccheriera ad Antonio)

ANTO - (rischiaffeggiandogli la mano) Bravo! La prepotenza, questa sarebbe l’unico rimedio. (bevono il caffè, reazioni di disgusto per il troppo dolce e il troppo amaro)

LOTU - Don Anto’ ....

ANTO - Che c’è?

LOTU - Voi parlate di prepotenza, ma intanto m’avete fatto bere ‘o cafè senza zucchero.

ANTO - Ma io questo voglio dimostrarvi: che sono proprio i tipi come che se fanno mettere ‘e piedi ‘ncopp’a faccia.

LOTU - Io me faccio mettere ‘e piede ‘ncopp’a faccia?

ANTO - E certamente signor ...

LOTU - ... Lo Turzo.

ANTO - .... Lo Turzo.

LOTU - Lo Turco, me facite sbaglià pure a me!

ANTO - Voi rappresentate la parte sana, la parte onesta, la parte pulita del paese. Invece quegli altri rappresentano proprio la parte .... (fa un gesto per indicare gente di bassa morale) .... avete capito, si?

LOTU - Ma gli altri chi?

ANTO - Me comme chi? Di chi stiamo parlando? Degli approfittatori degli speculatori, in una parola dei vari ragionier Casoria.

LOTU - E mo chi è stu ragionier Casoria?

ANTO - Quello che si piglia lo zucchero.

LOTU - Ah, Casoria si piglia lo zucchero?

ANTO - E anche il carbone.

LOTU – Zucchero e carbone. Ma che è, la Befana?..

ANT               Seh, ‘a befana !

LOTU             Ma poi  non va in galera?

ANTO - E no, perché questa gente conosce ‘e leggi, ma sa come evitarle. Per esempio, tenete presente quell’assassino a cento metri da qui che presta i soldi a strozzo?

LOTU - Il ragionier Casoria?

ANTO - Ma che Casoria! Uff .... beh, va bè ..... vicino.

LOTU - Vicino Casoria? .... Frattamaggiore.

ANTO - Seh, Frattamaggiore.

LOTU - Caivano?

ANTO - Macchè Caivano!

LOTU - Torre Annunziata, Santa Maria Capua Vetere .....

ANTO - Ooooh, Lo Turco ! Io nun ve l’aggio ditto fino a mo’, per educazione, ma voi site proprio fesso!

LOTU - ……E va bè, e adesso che me l’avete detto che faccio?

ANTO - Una soluzione ci sarebbe. Adeguarsi. Questo è il segreto.

LOTU - Il segreto è adeguarsi?

ANTO - Ma scusate, è molto semplice. Voi tenete una cambiale in protesto ...

LOTU - Macchè protesto, quella è arrivato l’avviso solo oggi.

ANTO - Li tenete i soldi per pagarla?

LOTU - No.

ANTO - E’ in protesto. Non avete un centesimo in tasca, il lavoro scarseggia, tenete le scarpe con le toppe sopra e sotto, andate avanti a broccoletti e patate ...

LOTU - E dalle co’ sti broccoletti!

ANTO - Io al posto vostro mi adeguerei.

LOTU - Ma pure se volessi adeguarmi, in che modo?

ANTO - Passiamo dall’altra parte.

LOTU - (fraintendendo il significato)Don Anto’, io tengo altri gusti.

ANTO - Ah, Lo Tu’, allora ..... (bussa sul tavolo per indicare la durezza di comprendonio) Saltiamo l’ostacolo.

LOTU - Quale ostacolo?

ANTO - Ah! (si morde una mano per dimostrare il suo disappunto) Passiamo dalla parte dei vari ragionier Casoria e compagni.

LOTU - (con l’espressione di chi ripete ma capisce sempre meno) Casoria e compagni?

ANTO - Scommetto che non avete capito niente.

LOTU - No, i compagni di Casoria ....

ANTO - (decisamente spazientito) I compagni ‘e soreta! Eh, avanti su, me le levate proprio dalla bocca .... (prende la valigia) Se mi prestate un minuto di attenzione, vi mostrerò alcune cose preziose per il vostro lavoro.

LOTU - Se si tratta di lavoro.

ANTO - (apre la valigia e tira fuori il clichè) Oh, Signore! Cominciamo con un indovinello. Cos’è questo?

LOTU - Vediamo .... E come “cos’è? Questo è un clichè della banconota da diecimilalire.

ANTO - Bravo.

LOTU - Ueh, Ueh, un momento. Chi v’ha dato questa roba?

ANTO - Non vi preoccupate, voglio soltanto farvelo vedere in qualità di esperto tipografo.

LOTU - Ah, come esperto.

ANTO - Che ne dite, allora?

LOTU - Bello, direi perfetto. Ma mi volete dire chi ve l’ha dato?

ANTO - Il signor Andrea, quello che è morto ieri. Era incisore della Zecca di Stato, è lì che l’ha preso.

LOTU - Ah, ecco, è lì che l’ha pre .... (si rende conto della gravità della cosa) Don Anto’, s’è fatto tardi. (lo posa e va via velocemente)

ANTO - Aspettate! Vi devo far vedere un’altra cosa.

LOTU - Don Anto’, voi mi volete far passare un guaio. Io sono una persona seria.

ANTO - Si capisce. E proprio per la vostra serietà che vi mostro queste cose, in qualità di esperto. Lo Tu’, tenete pure la pedalina.

LOTU - Ah, ecco, sempre come esperto.

ANTO - Guardate qua. (apre la valigia e tira fuori, senza guardarla della carta, che per errore è carta igienica)

LOTU - (la prende in mano ma resta dubbioso) La carta ....

ANTO - E’ magnifica!

LOTU - Veramente me pare nu poco troppo ruvida.

ANTO - (a questo punto si volta verso Lo Turco) Ma che dite .... uh! ( alla reazione di Lo Turco:) No, ma è pulita. E questa che ci sta a fare? Ah, ho capito, questa, lui la rubata, allora con l’emozione ... l’ha portata per sicurezza. (mette in tasca il rotolo e prende nella valigia la filigrana) Ecco qua!

LOTU - Aeh, chesta, chesta è filigrana!

ANTO - E pe’ forza, vIene dal Policlinico dello Stato.

LOTU - Che Policlinico, Poligrafico!

ANTO - Giusto, Poligrafico dello Stato. Beh, tenevo raggione?

LOTU - Effettivamente ...

ANTO - Allora, passiamo all’atto pratico?

LOTU – ( si sente adulato)Per carità, don Antonio, c’aggio dato n’occhiata accussì, da amatore, da esperto tipografo, come dicite vuie.

ANTO - Vuie state pazzianno, Lo Tu’, ma vi rendete conto che io sto per farvi realizzare il sogno di qualsiasi tipografo: dal misero biglietto da visita al biglietto da diecimila lire. Guardate che è un bel salto di qualità!

LOTU - Sì, certamente ... ma insomma, diciamo la verità: io mi intendo solamente di bianco e nero .....

ANTO - Ah! ( pausa lunga) E va bè, facciamole in bianco e nero.

LOTU - Eh! Sì, in bianco e ner....

ANTO - Ma pure voi venitemi incontro .....

LOTU - Ma  qui si tratta di qualità di inchiostri, di nuances, come si dice, di sfumature. Per fare quello che dite voi, a parte tutto, ci vorrebbe un altro esperto ... Un esperto di colore ....

ANTO - Un negro?

LOTU - Un negr..... ma che me facite dicere, don Anto’?

ANTO - E già, noi già siamo in due, ci mettiamo dentro un’altra persona e per di più  straniero. Ma non se ne parla proprio! (così dicendo rimette dentro la valigia la filigrana e il clichè)

LOTU - Ma capite che, ove mai ...

ANTO - Niente ove ...

LOTU - ... Ove mai uno volesse fare una pazzia, ci vorrebbe uno che ne capisse di colore. (su questa battuta appare Cardoni che si avvicina alle cassette delle lettere)

SCENA OTTAVA

ANTONIO - (si muove verso l’uscita della portineria e vede Cardoni che guarda nell cassetta delle poste) Un esperto di colori .... Un pittore andrebbe bene?

LOTURCO - Eh!

ANTO - Ce l’ho!

LOTU - Ma è un artista?

ANTO - Artista? Quello è un grande artista. (fa segno a Lo Turco di guardare fuori dalla portineria)

CARDONI - (sta leggendo qualche missiva)

LOTU -  E’ quello?

ANTO - Eh!

LOTU - Chillo è ‘o pittore?

ANTO - Ma perché, non va bene? Oh, signor Lo Struzzo ...

LOTU - Lo Turco.

ANTO - Lo Turco, che andate cercando a Picasso, vulite De Chirico oppure devo fa resuscità a Raffaello?

LOTU - Ma io nun voglio fa resuscità a nessuno, ma ccà ce vo’ n’artista ... chillo e nu miezzo imbianchino.(reazione di Antonio e allora più determinato) Disegna cannoli sulle vetrine delle pasticcerie. L’aggio visto io.

ANTO - No, no, non parlate così a vanvera. Voi non lo sapete ma  Cardoni fa anche il marmetto finto.

LOTU - Che fa?

ANTO - Il marmetto finto. Ho visto un cipollino fatto da lui con tre gradazioni di colori .... quello si confondeva con il cipollino vero. Credetemi, è un genio! Si capisce .... nei momenti difficili si adatta a fare quello che trova, povero disgraziato.

LOTU - Ma ci possiamo fidare?

ANTO - (prendendolo sottobraccio per andare da Cardoni) Sicuro! Ma aggiate pacienza: quando uno è pieno di debiti, tiene le cambiali in protesto, lo sfratto, insomma quando uno è proprio nu muorto ‘e famme, ci si può fidare! Io non mi sono forse fidato di voi?

LOTU - Pure questo è vero.

ANTO - (andano sulla porta della portineria) Buongiorno Cardoni, venite un momento qua che vi voglio presentare una persona. Trasite, trasite.

CARD - E’ permesso?

ANTO - Conoscete il signor ....

LOTU - Lo Turco.

CARD - No. Cardoni, piacere.

ANTO - Ma come, non vi conoscete? Abitiamo nello stesso palazzo!

CARD - Eh, ma quello è un alveare.

LOTU - E’ grande.

ANTO – (vedendo il quadro che ha in mano) Fateci un po’ vedere  come và questo grande dipinto?

CARD - (voltanto il quadro verso il pubblico, mostrando un dipinto infantile)  Così, non c’è male.

ANTO - (rivolgendosi a Lo Turco) A voi che ve ne pare?( insiste per un giudizio)

LOTU – (molto poco convinto)…. c’è un certo rilievo.

ANTO - Bravo! C’è un certo stile, come si dice .... una personalità. ..... Io ne capisco poco e correggetemi se sbaglio, ma a me ricorda un poco il Pinturicchio ...

LO TU                        …quando andava all’asilo ....

ANTO           Come quando andava all’asilo ?

LOTU - ….Della prima maniera.

ANTO - .... della prima maniera. Perché questa maniera qua ....

LOTU - E’ l’ultima! (Cardoni fa per andarsene tra l’offeso e il mortificato)

ANTO - A proposito di ultima, Cardoni, poco fà è venuto ‘o postino e m’ha cunsegnato uno scritto urgente e visto che è dell’Amministrazione ho pensato di darvelo a mano.

CARD - (prende la busta con imbarazzo e la mette in tasca) Niente, non è niente.

ANTO - (prende Lo Turco e si allontanano) Niente, dice niente! A me, lo sapete, nun me piace mettere ‘o naso mmiezzo all’affari degli inquilini miei, ma cca’’o fatto è evidente. Quello è un intimo!

LOTU - (fa un gesto,  dimostrando che non ha capito) Ah, è un intimo?

ANTO - Un intimo di sfratto!

CARD - Don Anto’, e voi mi mortificate.

ANTO - Perchè?

CARD - (indica Lo Turco)

ANTO - Perché ci sta lui presente? Ma no, quale mortificazione! Chillo è nu disgraziato, muorto ‘e famme come noi.

LOTU -(risentito) Don Anto’!

ANTO - Come noi!

LOTU - Ah, come noi! E’ ‘o vero Cardo’, è in quest’epoca che bisogna adeguarsi e passare tutti quanti dalla parte del ragionier Casoria.

CARD - Ma quello è proprio isso che m’ha mannato ‘o sfratto!

ANTO - Lo Tu’, questo non ha capito proprio niente.

LOTU - Gli offriamo un caffè?

ANTO - Sì.

LOTU - (rivolgemdosi a Cardoni) Un caffè?

CARD - Eh, volentieri.

ANTO - (a Lo Turco) Con molto zucchero?

LOTU - Con molto zucchero!

CARD - A me, veramente, me piace amaro.

ANTO e LOTU - Uh, Cardo!

ANTO - Coraggio, accomodatevi.

LOTU - Don Anto’, permettete se procedo io?

ANTO - Prego, ormai avete imparato la lezione.

LOTU - Allora, Cardo’, sentite a ma. Questo siete voi .... (gli mette una tazzina davanti)

CARD - Questa tazza?

LOTU - Questa tazza.

CARD - (la guarda internamente) Ma è sporca!

ANTO - Cominciamo bene. (ne va a prendere un’altra internamente)  Aspettate che ve la cambio.

CARD - Sapete, io sono un poco schifiltoso.

ANTO - (rientrando con la tazzina pulita) E ce ne siamo accorti.

LOTU - Ecco fatto. Allora, questo siete voi, questo invece è il capitalista. (prendendo la zuccheriera)

ANTO - Ma no lo zucchero, quello è il capitale.

CARD - (guardando Lo Turco) Eh.

ANTO - L’altra tazza.

LOTU - E’ vero, scusate. Allora, all’inizio sono tutte e due senza capitale.

CARD - (guardando Lo Turco) Ah!.... La capitale di dove?

LOTU - (rivolgendosi ad Antonio) …..La capitale di dove?

ANTO - (pausa) Vedete, Lo Turco, finchè lo chiede lui .... ma è mezz’ora che stiamo parlanno .... sono tutte e due senza zucchero ....

LOTU - (cercando di replicare)  ..... Perché non và bene?

ANTO - Lo Turco, che state accucchianno?

CARD - (con la tazzina del caffè in mano, rivolgendosi a Lo Turco) Posso bere?

LOTU - Prego. (continuando a discutere con Antonio)

ANTO - (che si accorge di Cardoni che sta bevendo) No, no, non deve bere! (soggetto di Cardoni) Lo Turco fate qualcosa!

LOTU - Giusto! Non dovete bere! Non potete, perchè c’è uno che vi precede. (e comincia a mettere lo zucchero nella sua tazzina)

ANTO - Cardo’, voi che pensate?

CARD - Che gli piace dolce assai.

LOTU - Sì, ma è prepotente e continua, continua ....

ANTO - Cardoni, Quando la smetterà?

CARD - Gesù, quando lo zucchero sarà finito.

ANTO - Lo Turco, questo è peggio di voi.

LOTU - E’ impossibile.

ANTO - No, no è proprio così.

LOTU - No, dico, è impossibile che non capisce. Che ignoranza! (beve il caffè e lo sputa perché troppo dolce)

CARD - (beve il caffè amaro) Buono, amaro come piace a me.

ANTO - Ah, è una cosa lunga, allora! Basta! Cardo’, vi ricordate la valigia che mi avete portato stammatina?

CARD - Quella del signor Andrea?

ANTO - Eh, teneva una sorpresa.

CARD - ‘O vero?

ANTO - E’ ‘o vero. Questo è il clichè della Zecca per stampare biglietti da diecimilalire.

CARD – (prima serio poi sperando in uno scherzo)Ma cos’è, un gioco?

ANTO - Niente giochi, Cardo’. Questa è roba vera. Voi siete esperto di colori?

CARD - Un pochino.

ANTO - Abbiamo bisogno del vostro aiuto per stampare biglietti da diecimila lire falsi. Abbiamo anche la carta filigranata autentica. E ora guardate questo clichè.

CARD - Ma io ....

ANTO - Guardatelo! ...... Cardo’, mo t’’o mengo ‘n faccia ‘o ssai? Eh! ‘A tazzina è schifiltosa e ‘o clichè è schifiltoso .... eh! Ma che t’ha ‘mparato mammeta?

LOTU - E guarda!

CARD - (rivolgendosi a Lo Turco, indicando Antonio) Sta nervoso?

(si volta verso Lo Turco che gli fa cenno di guardare il clichè ma  per l’emozione volta il clichè dall’altra parte. Poi lo guarda)

LOTU - Ma che guardi. Sta stuorto. Cretino!

ANTO - Non guardare in giro, qua devi guardare. Concentrati. Devi stare concentrato .... Guido io ..... guarda qui, guarda qui, guarda qui ......

CARD - ...... nooo ......

ANTO -  ..... guarda qui, guarda qui, guarda qui ......

CARD - ..... mmmmm .......

ANTO - ..... guarda qui, guarda qui, guarda qui ......

CARD - ...... uuuuuh .....

ANTO - (alterato) .... e guarda qui!

CARD - Sto’ teso?(lo gira dalla parte giusta e sotto la minaccia di entrambi analizza il clichè)

ANTO Sta facenno ‘a sudata!

CARD - No, no, no, ...... e chisto nun è pane mio. Io mi intendo solo di smalti, di colori ad olio, ma qui si tratta di inchiostri grassi.

ANTO - O grassi, o magri .....

LOTU - (staccandosi dal gruppo seguito da Antonio) Eh, don Anto’, ve l’avevo detto io.

ANTO - Io credevo che invece ....

LOTU - Ma che credevate, chisto è proprio n’imbianchino!

ANTO - Granturco, non bestemmiate. Secondo voi quello tiene la faccia da imbianchino?

LOTU - Sì, tene proprio ‘a faccia da imbianchino.

ANTO - Vada per la faccia. Ma dentro è genio e come tale va incoraggiato.

LOTU - E mo che faccio? Ormai mi trovo nel ballo, aggia balla’. (a Cardoni) Cardo’, qua ci dobbiamo guardare negli occhi, guardiamoci nella coscienza di ognuno.

CARD - E guardiamoci.

LOTU - Cardo’, tu te la senti?

CARD - (esita a rispondere)

LOTU - (rivolgendosi ad Antonio) Non se la sente.

ANTO - Dategli tempo. Questo già è lento .....

CARD - (lo guarda risentito)

ANTO - .... è lento perché è artista, glielo dovete dire gentilmente. Cardoniiii, tu te la sentiii?

CARD - (in modo titubante) ..... me la sentirei......

ANTO - Se la sente.

LOTU - (ad Antonio) E allora?

ANTO - (a Cardoni) E allora?

CARD - Con un poco di sforzo?

ANTO - E fallo stu sforzo, Cardo’, siamo tra noi.

LOTU - (a Cardoni) Allora?

CARD - Noi facciamo peccato.

LOTU - (ad Antonio) Facciamo peccato?

CARD - Facciamo peccato mortale ....... io tengo solo la mamma.

ANTO - Cardo’, non cominciamo a tirare in mezzo la mamma.

CARD - E se poi lo viene a sapere? ... no, no, io non ci stò, non ci stò e non ci stò. Io la notte voglio dormire tranquillo non voglio essere roso da morsi della coscienza.

ANTO - Preferisci essere roso dai morsi della fame.

LOTU - E l’intimo di sfratto?

ANTO - Ah, già l’intimo! Quello non ti rode?

CARD - Ma la mamma!

ANTO - N’ata vota sta mamma mmiezzo. e che ce l’hai solo tu la mamma? (pausa) Allora?

CARD - (molto titubante)  .... E va buo’ ..... allora ..... allora tentiamo.

ANTO - Bravo, Cardoni.

CARD - Un momento, don Anto’, ..... io volevo dire ..... ovemai, ma dico proprio ovemai .... io avrei bisogno di un modello, di un biglietto da diecimila lire vero.

ANTO - Ah. E chi ce l’ha?

CARD - (sottovoce ad Antonio) Vedete a Lo Turco?

LOTU - (che ha sentito) Io? Ma come ve vene ‘ncapa?

CARD - Del resto io non posso lavorare a memoria, sui ricordi.

ANTO - Quali ricordi, dici pure ‘e fantasia. E comme se fa?

CARD - Come si fa? Io l’ultimo l’ho visto la bellezza di sei mesi fa.

ANTO - E va buo’, vorrà dire che mi sacrificherò io. Prenderò l’orologio di mio padre, un Sarkofag…

CARD                        Sarkofag ? Roskov !

 ANT                          Insomma, come si chiama, e speriamo che quell’assassino di Pizzigoni mi ci dia almeno diecimilalire.

CARD - Mi raccomando, Anto’, fatti dare un biglietto da diecimila lire .... bello, ..... grande.

ANTO - Sì, me lo faccio dare a due piazze, Cardo’! I biglietti da diecimila lire sono tutti misura standa. Comunque, l’importante è che abbiamo preso la decisione.

CARD - Va buo’, mo proprio decisione ....

ANTO - Perchè, che c’è ancora?

CARD - E se Gesù Bambino ci resta male?

ANTO - Cardoni, basta! Ormai è deciso. Sotto, Lo Turco, siamo pronti.

LOTU – (influenzato dalla reticenza di Cardoni) No, no, Anto’, lasciatemi perdere. No, no, e capisco anche quello che ha detto il reverendo ....

ANTO - Che reverendo?

LOTU - Fra’ Cardone qui, come si chiama .... Non dimenticatevi chi sono io.

ANTO - Ma pecché, chi sei?

LOTU - Io sono un tipografo, ho la licenza, ma che ve site mise ‘ncapa? Qui parla chiaro: “La legge punisce i falsificatori e gli spacciatori di moneta falsa.” Si va in galera.

ANTO - Ah…. E bè vorrà dire che sui nostri biglietti questo non ce lo scriviamo.

LOTU - Ma nun me facite ridere, don Anto’

LOTU             Anto’, e per favore.

ANTO -          Ma insomma, voi non avete capito che noi non spacciamo monete false. Questo cliché è autentico della Zecca. A noi al massimo ci possono considerare come una succursale, una dependance. Quando ad un negoziante ci capita uno dei nostri biglietti, lo guarda e dice: “Questa è una banconota della dependance. Sì, sì, è buono, dagli il resto a questo.” Po, po, po e mi pagano.

LOTU - Ma quale: “Dagli il resto a questo, po, po, po.” che la Zecca ti ha dato l’appalto? Nun dicite fessarie. No, no e no, Basta, non ne parliamo, per carità.

ANTO - Allora volete dare un calcio alla fortuna?

LOTU - Voglio dare un calcio alla fortuna.

ANTO - E va bene, abbiamo scherzato, nun ne parlammo cchiù.

LOTU - Bravo, nun ne parlammo cchiù. (silenzio lungo)

CARD - Io però ....

LOTU - Chi ha parlato?

CARD - Io.

LOTU - (ad Antonio) E chisto ne parla.

ANTO - Ne vuoi parlare?

CARD - Eh.

ANTO e LOTU - E parliamone.

CARD - No, perché, pensandoci bene, noi nei confronti della legge siamo a posto. Anche la carta è autentica, tutt’al più può essere considerato… un reato a responsabilità limitata. E che ci fanno a noi, Lo Tu’, che ci fanno?

LOTU - E va buo’, vuol dire che io mi trovo nel ballo e continua a ballare. Io ballo. (a Cardoni) Tu balli?

CARD - Io ballo.

LOTU - (ad Antonio) E tu balli?

ANTO - Io non ballo.

LOTU - Ma come? Ballo io che sono tipografo e tu non balli?

ANTO - E no, cari signori, io ho sentito quante arie vi date. Chillo tene ‘a mamma co’ la pittura, tu tieni la tipografia ...

LOTU - Ma è la verità.

ANTO - E anch’io , modestamente, nella media borghesia italiana occupo una società.

LOTU - Scusa tanto, che occupi?

ANTO . Occupo una società.

LOTU - Ah, non lo sapevamo. E che società sarebbe?

ANTO - La portineria.

LOTU - Ma famme ‘o favore.

ANTO - E intanto questa portineria è ben avviata, gente che va, gente che viene. Gli inquilini che a Pasqua, Natale e Capodanno mi danno la mancia. Mi portano i fiori i giorno del nome mio. E poi tengo una moglie e un figlio militare. E poi no, no, perchè è comodo, è troppo comodo. Perché io ho convinto te, ho convinto te, ma a me chi mi convince .... chi mi conforta.

LOTU - Come sarebbe? In un certo senso tu sei il capo.

ANTO - A già, io sono il capo, perché se succede qualche cosa la responsabilità è di Bonocore Antonio fu Vincenzo. La vergogna principale spetta a me e io che figura faccio davanti a mia moglie, a mio figlio che veglia sulle Alpi? Chi sarò io? Sarò il tentatore, il corruttore ...

CARD - Ma noi questo non lo diremo.

ANTO - No? E va bene. Ammettiamo. Ma perché? Perché siete vivi. Ma il defunto? Quello che sul letto di morte mi ha affidato il suo segreto che io ho tradito? Che figura faccio con lui, eh? Ah, guardate che i defunti sono suscettibili! Quando arrivo lassù, sai quello che piattino mi prepara! ....... (aspetta che Lo Turco e Cardoni dicano qualcosa)  .... oh! Beh? .... Non mi confortate ...... non mi convincete? Ueh, guaglio’!

LOTU - Hai ragione tu, non possiamo.

CARD - No, no è una cosa troppo grossa. Questo è un lavoro da dilinquenti di mestiere!

ANTO - Ah, mbè, meglio così, perché io avevo paura che mi volevate convincere. Meglio così .... allora io distruggo tutto e ognuno se tene ‘a miseria sua ..... le cambiali, lo sfratto, i broccoletti, le scarpe rotte ... e la mamma rappezzata.

LOTU - Lasciamo perdere tutto?

ANTO - E’ finita.

LOTU - Come non detto?

CARD - Come non detto.

ANTO - Noi non ci siamo mai visti.

LOTU - E chi vi conosce a voi. (rivolgendosi a Cardoni) Voi lo conoscete a questo?

CARD - No.

LOTU - E tanti saluti. (esce)

ANTO - Stateve buone.

CARD - (fa per uscire poi torna verso Antonio) Anto’, mi dispiace ....

ANTO - (risponde con un gesto di noncuranza)

CARD - (fa per andar via ma prima di uscire si volta) .... se ero orfano!

ANTO - Uuuuh, vattenne tu e mammeta. (esce Cardoni) Come vedete moglie mia, figlio mio ..... (così dicendo prende la valigia e fa per uscire per buttarla) ... C’è una sola cosa importante nella vita .... l’onestà ... Questa si butta a mare .... (torna indietro e nasconde la valigia sotto il letto del figlio) .... l’onestà, prima di tutto!

SCENA NONA

Tipografia LO TURCO. La luce è tutta sulla “pedalina”.

I tre sono intenti nella fabbricazione del primo biglietto falso. Parlano con un soffio, tutti tranne Antonio.

LO TURCO - (a Cardoni) Che ne dici?

CARDONI - Ci vuole più rosso.

LOTU - E’ vero. (ad Antonio) Rosso!

ANTONIO - Rosso? Subito il rosso ... ecco il rosso. (lo passa a Cardoni che lo passa a Lo Turco, che si trova tra i due. L’operazione si ripeterà per gli altri oggetti per tutta la durata della scena)

LOTU - Se permetti, lo metto io.

CARD - Fai, fai.

LOTU - (mette il rosso)

CARD - (approvando) Eh, eh.

LOTU - Ecco fatto. (restituisce il rosso a Cardoni, ripetono il percorso inverso al precedente)

ANTO - E’ magnifico.

LOTU - La cornice è proprio quella.

ANTO - Come si dice, la cornice è la morte sua. Maestro, tocca a te. Sotto Lo Turco, stampiamo.

CARD - Sì, sì, maestro, tocca a te.

LOTU - Sì? (pausa) Acqua e sapone. (pausa) Asciugamano. (pausa) Alcool. (pausa) Solvente. (Lo Turco mette il solvente, che sta in un barattoletto, con un pennello. Appena finito lo da a Cardoni, che rimanendo in contemplazione del clichè, si mette in bocca il pennello quasi fosse una cannuccia.) Ecco fatto. (si volta verso Cardoni e lo vede in quel comico atteggiamento) Ma che fa chisto?

ANTO - Se sta sucando ‘a granatina. Cardo’, non è il momento.

CARD - Scusate.

LOTU - (osservando il risultato) Rullo.

CARD - Rullo.

ANTO - Rullo.

LOTU - Rullo.

CARD - Rullo.

ANTO - Rullo proprio, eh?

LOTU - Il rullo, Anto’.

ANTO - E’ quasi rullo.

LOTU - Ma no, il rullo, il rullo.

ANTO - Ah, quella specie di matterello?

LOTU - E fai presto, che qui si impasta tutto.

ANTO - Eccolo qua. (Lo Turco esegue) Pasta all’uovo.

LOTU - La carta.

ANTO - (prende dalle tasche un rotolo di carta igienica) Ecco la cara.

LOTU - Ma possibile che te la devi portare sempre appresso?

ANTO - La porto per comodità.

LOTU - La filigrana.

ANTO e CARD - (cantando sul motivo della “Cucarachia”) La filigrana, la filigrana…

LOTU - Ma insomma, ve pare ‘o momento ‘e pazzia’?

ANTO - Agge pacienza, è la contentezza.

LOTU - La filigrana.

ANTO - (porgendogliela) Eccola.

LOTU - (prima di passare alla stampa) Ehi, guaglio’, voi siete d’accordo?

ANTO - Siete? Eh, eh, siamo ....

LOTU e CARD - Siamo d’accordo.

ANTO - Ah, siete d’accordo!

LOTU - Ueh!

ANTO - Siamo d’accordo.

LOTU - (stampano) Pinze.

CARD - Pinze.

ANTO   pinze

LOTU - (stampano) Pinze.

CARD - Pinze.

ANTO   pinze

LOTU   3 pizze al 13. Anto’, le pinze !

ANTO – Scusa, ecco le pinze.

LOTU - (estraendola con le pinze la fa vedere agli altri e si commuove) E’ lei, è lei, la diecimila.

ANTO - E’ un miracolo, quant’è bella.

LOTU - Anima di mio padre perdonami, La voglio baciare.

ANTO - Asciugate bell’’e papà.

LOTU - Guarda, Cardo’, è la prima.

CARD - (sta per svenire) Mi sento male, mi sento male .....

ANTO - Cardo’, nun fa chella brutta faccia!

LOTU - Presto, nu poco d’acqua.

ANTO  Ma dove la trovo l’acqua

CARD - Mammina.

LOTU   Presto, l’acqua !

ANTO - Ecco l’acqua, Cardo’! ( e gli scaraventa in faccia  il bacile d’acqua dove si è lavato le mani Lo Turco)

FINE PRIMO ATTO

SECONDO ATTO

SCENA PRIMA

In strada. Movimento di passanti, gente che entra ed esce dalla tabaccheria.

LO TURCO - (facendo la conta) Lo Turco, Lo Turco, Lo Turco, alè giù. Sei. (conta chiudendo su Antonio) Forza tocca a te.

ANTONIO - Come a me? Age pacienza, he sbagliato.

LOTU - E pecché?

ANTO - Era sei? (conta chiudendo su Lo Turco)

LOTU - Ma che dici? (conta finendo nuovamente su Antonio) Tocca a te.

ANTO - Allora facimmo n’ata vota.

CARD - Io sto fuori, allora?

ANTO - No, no, aspetta. Allora, Bo - no - co - re e giù

LOTU - E che d’è stu Bo - no - co - re e giù?

ANTO - Ognuno tiene la conta sua. tu tieni Lo Turco, Lo Turco e io tengo Bonocore e giù.

LOTU - E avanti.

ANTO - Bo - no - co - re  e  giù. Tre. (conta finendo su LoTurco)

LOTU - No, no, niente affatto; uno, due, tre, tocca a te. E nun facimmo ‘e ccreature. Tocca a te e basta, che paura ce sta’?

ANTO - E certo, che paura ce sta, tanto vach’io!

LOTU - Appunto. Ueh, piuttosto .... l’ato biglietto, il modello, quello buono?

ANTO - ‘O ì lloco, sta ccà. C’aggio fatto na crocetta ‘ncoppa per non confonderlo.

LOTU - E allora va, va, nun perdimmo ato tiempo.

CARD - Anto’, mi raccomando, volto impassibile, sangue freddo, improntitudine.

ANTO - Nun me dicite parole difficili ca me ‘mbruoglio. E poi dico na cosa: si ‘o biglietto sembra buono c’’a facimmo a fa’ sta prova?

LOTU - Gesù, ma quello, noi dobbiamo essere sicuri. Si chillo nun sembra buono come credimmo nuie ...

ANTO ... ‘n galera ce vach’io.

CARD - E’ la sorte.

ANTO - No, è l’anima ‘e chi v’è v......

LOTU - Anto’!

ANTO - Va buo’, io vaco. (fa per andare, poi si ferma) Eh?

CARD - Che è stato?

ANTO - M’avite chiamato?

LOTU - No.

ANTO - E non mi chiamate, ca tengo tutto ccà. (si dirige verso il tabaccaio)

                                                    SCENA SECONDA

Nella tabaccheria.

1° SIGNORE - Due pacchetti di Esportazioni.

TABACCAIO - Ecco qua. (si paga e da il resto)

ANTONIO - (in fila) Tre toscani.

2° SIGNORE - Cinque Africa morbide.

TABA - Cinque Africa morbide. (si paga e da il resto)

ANTO - (in fila) Tre toscani.

2° SIGNO - Me le da più morbide, perfavore?

TABA - Ecco servito.

ANTO - (in fila) Tre toscani.

1° SIGNO - Scusate, me putite da pure na scatola ‘e cerini?

TABA - Subito.

ANTO - (rimane solo)

TABA - Prego?

ANTO - Tre .... tre toscani. Casoria!

TABA - (li cerca) Toscani di Casoria. Non mi risulta che facciano i toscani a Casoria. Comunque no .... niente toscani, vulite qualche ata cosa?

ANTO - Ragioniere, ma voi

TABA - Ragioniere io?

ANTO - Allora siete il fratello del ragioniere?

TABA - Quale ragioniere?

ANTO - Parente del postino?

TABA - Ma quale postino?

ANTO - Un amico, un vicino di Casoria.

TABA - Vicino Casoria? Frattamaggiore.

ANTO - Ma no.

TABA - Caimano.

ANTO - Seh.

TABA - Santa Maria Capua Vetere….Insomma, vuie tenite voglia ‘e pazzià, cosa volete? Io toscani non ne tengo. Vulite qualche ata cosa?

ANTO - Beh, se non avete i toscani .... e allora, non so .... una saponetta Lux.

TABA - (ridendo, prendendo la saponetta) Vi fumate il sapone?

ANTO - Mi fumo a tua sorella.

TABA - Come dice?

ANTO - .... dicevo ... è per mia sorella. Sa, è sporca.

TABA - (prende i soldi, li controlla a lungo, poi da il resto) Ecco qua. Mille.., due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove…e dieci.

ANTO - Sono miei?

TABA - Certo.

ANTO - (ringrazia oltremisura) Grazie, grazie, buonasera.

TABA - Buonasera. ....... Ueh, signo’?

ANTO - (a sè stesso) (torna indietro con le mani pronte per le manette)

TABA - Avete dimenticato la saponetta

ANTO - Cosa?

TABA - La saponetta.

ANTO - Ah, la saponetta. Grazie. Sà, alle volte, la fretta! Buonasera. (esce)

TABA - Buonasera.

SCENA TERZA

In strada.

CARDONI - (vedendolo arrivare) Se l’hanno pigliato?

LO TURCO - Tutto bene?

CARD - Se l’hanno pigliato?

ANTONIO - Shhhhhh. Sì, se l’hanno pigliato, se l’hanno pigliato.

CARD - Ueh, Maronna!

LOTU - Tutto a posto, tutto a posto!

ANTO - Te’, Cardo’, t’aggio cumprato ‘a sapunetta. Lavati.

LOTU - Siamo a cavallo.

CARD - Li possiamo fare in serie.

ANTO - Produzione a catena. (si allontanano ballando e cantando)

SCENA QUARTA

Portineria. E’ notte. Si sente suonare il campanello.

MARIA - (va ad aprire in vestaglia) Ma chi è a quest’ora? Ma perchè vi scordate sempre la chiave del portone?

MICHELE BONOCORE - (da dentro) Mammà, sono io!

MARIA - Michele? Michele, che bella sorpresa! (si salutano a soggetto) Ma come mai, senza avvertirci? Una lettera, una telefonata .... Sei in licenza?

MICHE - No, no, poi ti spiego. E papà? (chiamandolo e cercando nell’altro ambiente della casa) Papà, papà? (rientra)Ma che è successo, dove sta papà?

MARIA - Niente, niente, non è successo niente, bell’e mammà.

MICHE - Sta malato?

MARIA - No, no, è solamente cha da qualche giorno( comincia a piangere) non è più lui.

MICHE                      E chi è ?

MARIA          (lo guarda e piange forte)

MICHE                      Mammà !

MARIA          Appena chiuso il portone scompare nella notte. E’ diventato come un uccello rapace. Un corvo notturno. Un volatile dell’oscurità.

MICHE - Eh, nu pipistrello, mo’! Mammà, insomma, si può sapere dove và?

MARIA - Nun’’o ssaccio, figlio mio bello. Tengo dei forti sospetti… cose poco sane .... ma nun’’o ssaccio, Michele mio.

scena quinta

Tipografia. I tre sono al lavoro.

ANTO - Ho visto un cappottino ieri mattina al Corso ... proprio un amore .... sai, quelli con la martingala dietro..un po' scampanato.

LOT  U - Eh si, quest'anno vanno scampanati.

ANTO - Oppure mi faccio un bel vestìtino blu ... dìshabillè.

LOTU - Che dishabillè ... habillè! Classico.

ANTO - Eh, un classico dishabillè.  E poi ho deciso una cosa importante.

CARD - Che cosa ?

ANTO - Mi faccio un bel guardaroba tutto quanto fornito a doppio: due camicie, due cravatte, due cinte, due vestiti, due calzoni, due mutande, due fazzoletti, due scarpe e due bei cocomeri americani.

LOTU - E che ci sono pure i cocomeri americani ?

ANTO - Come non ci sono, quelli con il cappuccio.

CARD - E a che serve mettere un cappuccio ad un cocomero ?

LOTU - Ma smettetela tutti e due ! Vorrai dire montgomery!

ANTO - Eh !

LOTU - Quelli con gli alamari.

ANTO – Co’  i calamari, bravo.

LOTU - Seh, e due gamberetti fritti!  No, no per me invece, l'unica cosa a cui tengo, sono delle belle scarpe nuove.

CARD - Eh, un bel paio di scarpe...

LOT  U - Ma sapete quali mi piacciono ? Quelle che quando uno cammina...

ANTO - ....     quelle con lo scrocchio.

LOTU - Bravo, quelle con lo scrocchio.

ANTO - Quelle che quando uno cammina fanno ciacchete ciacchete.

LOTU - Dimmi quello che ti pare... danno importanza.

ANTO - Caspita!  Le donne impazziscono per quelle scarpe.

LOTU - Eeh..mo' nun esagerammo.

ANTO - E avete deciso qualcosa per l'estate ?

CARD - Si, io si.  Prendo a mammina e vaco a fa' nu bello pellegrinaggio a Gerusalemme.

ANTO - E per forza.

LOTU - In Terra Santa.  No, io me ne vado a Montecarlo.

ANTO - A Montecavo?

LOTU - Montecarlo.  Francia meridionale, Costa Azzurra, un posto meraviglioso donne mozzafiato ... c’è  perfino il Casinò.

ANTO - Cosa c'è ?

LOTU - Il casinò.

CARD - (per chiarire) Il ca-si-nò.

ANTO - Lo Tu’, age pacienza, per queste cose c'è bisogno che te ne vai fino a là?

CARD - Ma no, va a giocare

LOTU - Eh, vedi lui come ha capito.

CARD - Ueh.

ANTO - Che c'è ?

CARD - (finendo di contare) Siamo arrivati a 370.

L OTU - (ad Antonio) Arrotondiamo ?

ANTO - Arrotondiamo? Eh, arrotonda, Cardo'

CARD - A quanto, quattrocento ?

ANTO - (a Lo Turco) Quattrocento ?

LOTU - (dubbioso) Quattrocento ?

ANTO - Facciamo ..... mille e quattrocento.

CARD - Ueh, ueh, 1.400 biglietti da diecimila, a me me pareno nu poco troppi.

LOTU - E quelli so’ 14 milioni!

ANTO - Uhm.  Allora, torniamo indietro 1.370, va bene ?

LOTU - Eh.

CARD - Eh, è meglio non esagerare. Però ... mi sembrano un po' troppo nuove!  Danno nell'occhio.

ANTO - Sì, e cheste vanno invecchiate. (soggetto invecchiamento)

LOTU -(durante l'operazione) Che dicite, lo saldo a Bordini e Stocchetti?

ANTO - E pe’ forza, che vuò pava’ interessi su interessi? Io, a Pizzigoni lo saldo... Faccio un pacco ‘e diecimila accussi e pa’, in faccia. “Pizzigo’, te’, tutte medicine!”.

CARD - Anto’, e per il licenziamento che vuoi fare ?

ANTO - Tengo ‘e denare.  Sa’ quanti posti le guardaporta trovo.  Che d’è, nu milione ‘e mazzetta te’, due milioni, te’ te’, tre milioni...

GUARDIA NOTTURNA - (bussa tre volte)(tutti si bloccano con le mani in alto)

LOTU - (impaurito) Chi è ?

GUARDIA -  Vigilanza notturna, chi ci sta dentro ?

ANTO            La voce di Casoria !

LOTU -           La voce di Caloria e l’eco di Bergamo !...Eh ... sono io ... Lo Turco ... sto facendo un lavoro straordinario.

GUARDIA -  Scusi, signor Lo Turco, sono Marchetti.  Sentivo dei rumori di dentro.  Buonanotte.

LOTU - Buonanotte. (Antonio e Cardoni sono praticamente riversi sul pavimento) Ueh, e qui bisogna mettersi a lavorare, se no il nostro progetto Montecarlo e Gerusalemme liberata vanno a farsi benedire.

ANTO - E sì,  bisogna lavorare sodo.

CARD - Sodo. (soggetto chiusura)

scena    sesta

L'interno della portineria.  E' l'alba.  Antonio rientra di soppiatto con un pacchetto sotto al braccio.  Va vicino al letto.  Sta per prendere la valigia per depositarvi il pacco, ma all'improvviso Michele rientra dal bagno con asciugamani in mano e accende la luce.

MICHELE -   Papa’!

ANTO - Chi è ? ... Michele,  tu...tu ccà staie ? Quanno si’ arrivato ?

MICHE - Stanotte. (si salutano a soggetto)

ANTO - Michelone mio bello, che pezzo di giovanotto tI sei fatto.  Ma comme, dic’io, na guardia confinaria nun ha da sta' a’’o confine ?

MICHE - Papa', le guardie di finanza non stanno solamente in montagna.  Mi hanno trasferito a Napoli.

ANTO - Al confine napoletano ?

MICHE - Sì, stiamo all’epoca dei Borboni.  Insomma, papà, non sei contento?

ANTO - Che dici, pe’ forza ca so’ cuntento.

MICHE - Tieni una faccia.

ANTO - Ma no, che t’aggia dicere, figlio mio, ccà tenimme tante guaie.

MICHE – Lo so ... mamma mi ha detto tutto.  So pure del  fatto dell’amministratore, e che tu non hai accettato.  Bravo, papà hai fatto bene.  Tu sei sempre stato una persona onesta e io sono fiero di quello che hai insegnato pure a me.  L'onestà prima di tutto.  Non mi hai insegnato così ?

ANTO - E comme ... l'onestà, prima di tutto.

MICHE - Ad ogni modo, adesso ci sono qua io, conosco tutta la situazione e vi posso dare una mano.

ANTO - Tu a noi ? Con la pedalina ?

MICHE - Quale pedalina ?

ANTO - No, dico ... i pedalini ce l’hai, sì ?

MICHE - Papa', non scherzare.  Al nucleo volante io guadagno molto di più.

ANTO - Nucleo volante ? All'aeroporto.

MICHE - Che dici, papa’?  Nucleo volante, in tributaria.

ANTO - Ah, le tasse.

MICHE - Sì, pure le tasse, ma soprattutto contrabbando, vigilanza sui monopoli di Stato, traffico di valuta e contraffazioni.

ANTO - Ah ... e .... anche monete false ?

MICHE - Soprattutto monete false.

ANTO - Andiamo bene.

MICHE - Come : andiamo bene ?

ANTO - No, dico ... andiamo bene ... ti va bene così ?

MICHE - Certo, se lavoro bene, posso diventare sotto ufficiale.  Senza divisa ... vesto in borghese ...

ANTO - Te ne freghi!

MICHE - Ma tu, papà,  che tieni ? Dove passi la notte.  Adesso sono quasi le sette.  Dove sei stato fino adesso?

ANTO - Io ? ... la notte? ... e beh .... io sto fuori ai nik-club ...

MICHE   Dove ?

ANTO            I nik club

MICHE          I locali notturni ?

ANTO …apro gli sportelli, aiuto le macchine a fare manovra  ... arrotondo insomma.

MICHE – Così la notte non dormi. (scorgendo il pacchetto)Questo cos’è ?

ANTO - Chesto ? ... No, niente ... e chesta è la cosa ... come si chiama? ... e forza che ‘a saie  pure tu ... la carta igienica, l'ho vinta alla lotteria.

MICHE - Papà, non mi piace che fai queste cose.

ANTO - La lotteria con la carta igienica ?

MICHE - Papà, una soluzione la troviamo, ma la notte a perdere il sonno, no .

ANTO - E va buo’ ... tiene ragione pure tu ... Vorrà dire che adesso ca sì turnato ... nun ci vado più..

MICHE - Bravo. (cerca le scarpe e,otto al letto)

ANTO - Fermo ! Che vaie facenno ?

MICHE - Niente, sto cercando le scarpe .

ANTO - Non ti inchinare per carità.  Tu sei abituato alle Alpi, ti si abbassa la pressione.  Le prendo io le scarpe, le prendo io.

MICHE - (indossandole) Papà,  sai dove vado adesso?

ANTO - E dove andrai ... in caserma.

MICHE - Il maresciallo mi ha dato un incarico importante.  Tu sei mio padre e te lo posso dire ... ma guarda che è un segreto.

ANTO - E ddici, a papà tuo.

MICHE - Stiamo inseguendo una banda di falsari.

ANTO - Falsari ?

MICHE - Eh, una banda di falsari, come si dice...

ANTO - ... spacciatori di monete false.

MICHE - Eh!

ANTO - Eh.

MICHE - Sono specializzati in biglietti la diecimila lire. Il maresciallo dice che sono  molto esperti.

ANTO - Esperti mo’ ...

MICHE - Esperti.  Pensa, ha detto che se li scopriamo bisognerebbe farli assumere al Polígrafico.

ANTO - Beh, di questo se ne può parlare. Ma dici na cosa a papà tuo ... hanno spacciato parecchi biglietti, assaie ?

MICHE - Sette, di cui il primo in una tabaccheria.

ANTO - Poveri noi.

MICHE - Come ?

ANTO - Dico ... poveri noi, dove siamo arrivati.

MICHE - Insomma, stiano controllando tutte le tabaccherie.  Stamattina devo andare ad  Afragola in missione speciale e segretissima. Uh, mamma mia, è tardi. Devo andare. Ci vediamo, papà. (fa per uscire) Sai che prepara per pranzo mammà?

ANTO - Broccoletti e patate.

MICHE - Ah. Comunque quello che mangiate voi va bene anche per me.

ANTO - Dirò a tua madre di rimediare qualche cosa  di meglio.

MICHE - A più tardi, papa'. (si ferma) Papà, te l'ho già detto, non stare  così, ti aiuto io.

ANTO - Lassa fa’‘o cielo, fa chello che he ‘a fa.  Va a’ Afragola, fa lo finanziere che a me ce penz’io.

MICHE - Ci vediamo. (esce)

ANTO - Statte buono.  E’ la fine, è la fine.

scena    settima

MARIA – ( uscendo dalla tendina) Antonio!

ANTONIO - Quale fine, chesto è solo ‘o principio.

MARIA – Te si susuto ampress’ stamattina.

ANTO - Sì, me so’ su-su-to ampresso.  La tedesca che parla il dialetto.

MARIA - Antonio, pure stanotte ... A che ora sei  tornato?

ANTO - Non lo so ... saranno state ‘e dieci ... diece e nu quarto.

MARIA - No.

ANTO - No ?

MARIA - Tu mo’ proprio ti sei ritirato.

ANTO - Ma ne tu già lo sai, che me lo chiedi a fare ?

MARIA - Senti, Antonio, una moglie, quando il marito non rientra la notte, una cosa sola può pensare: che il marito tiene un’altra femmena.

ANTO - Eh, n’ata fem ... eh, è possibile.

MARIA - Ma io non penso chesto.

ANTO - No ?

MARIA - No.

ANTO - Peccato.

MARIA - E no, perchè non è possibile che ci sia un’altra donna accussì fessa ca se mette ‘nzieme a te.  Io penso un'altra cosa: tu vai con gli amici a giocare a carte.  E' vero o nun è ‘o vero ?

ANTO - ... Eeh, se fosse ? Sì signora, tento la fortuna, sia pure, ma lo faccio per voi.

MARIA - Lo fa per noi! ... Anche questo fai per noi? (mostra la lettera) E' la lettera di licenziamento.  Tu vai a giocare all'osteria e quelli ci licenziano.

ANTO - Va buol ma chesto già si sapeva.

MARIA - Tra venti giorni stiamo in mezzo alla strada e tu brutto incosciente ...

ANTO - Ueh, non ti permetto

MARIA - Ieri sono stata da Pizzigoni ...

ANTO - Ah!

MARIA - ... L'aggio pregato, scongiurato, mi sono genuflessa.

ANTO - E allora?

MARIA - Ha detto che stamattina vende tutte le polizze.

ANTO - E meno male che te si’ genuflessa.

MARIA - Implacabile ... un uomo che al posto del cuore tiene una tavola pitagorica.  Vende anche il tuo orologio, l'orologio di tuo padre, il Roskoff ad ancora fissa.

ANTO - E va buo’, ma tanto qua dentro l'orologio non serve. E no pecchè quando ti alzi accumincia ‘a litania e chesto vuol dicere ca so’ le otto.  Quando chiedi i soldi della spesa e io nun t’i do songo le dieci ... Quanno faie lo primmo chiantarello so’ l'unnece.  Quanno faie ‘o secondo é ora che ce ne jammo a cuccà e mo' è ora che ‘a fernisci.

WILL - Andonio!

MARIA - Maronna, n’ata vota chesta!

ANTO - Sta zitta.  Buonasera, dite pure, signorina Villobbìi.

WILL - Ho saputo di licenziamento ... io non approvo e proprio non capisco ... I’ m sorry !

MARIA          Che ha detto ?

WILL       I’m sorry !

ANTO – A soreta !

WILL - Ho parlato con  altri inquilini ... sono tutti contrari, anzi, vogliamo fare  grande petizione per impedire che vi mettano fuori.

ANTO - Beh, è meglio se fate una petizione per impedire che mi mettano dentro.

WILL  - Bravo, mio piccolo Andonio, riuscite essere spiritoso anche questi momenti. Ah, dimenticavo, ho portato chiave di terrazza.

ANTO - Ah, si, grazie.

WILL - E poi una cortesia.  Siccome ci sta mamma sola, volevo sapere se  signora Mary  può fare lei compagnia paio d'ore.

MARIA - Signorina Villobbì, abbiate pazienza, ma ...

ANTO - Maria, vai subito dalla signora ... certo miss Willouhgby, mia moglie viene subito.

WILL     Oh, Andonio, avere pronunciato mio nome perfectlty. You are lovely, mio piccolo Andonio

MARIA – Ueh, piccolo Andonio, voi a mio marito lo dovete lasciar stare…perché io v’arapo ‘a capa.

WILL    Cosa significa…arap’’a capa ?

ANTO – Niente, niente, che la capa è la capa, boss is boss…insomma, mia moglie voleva dire che viene molto volentieri, vero Maria?

MARIA - Eccome no?  Con te facciamo i conti dopo.

WILL - Arrivederci mio piccolo don Andonio, e grazie.

ANTO - Arrivederci!

WILL - (parlando a Maria) Vede, Mrs. Mary, noi abbiamo da fare piano altrimenti mammà si spaventa .....

MARIA - ... e le veneno ‘e capilli bianche?

WILL – Mamy  tiene  già  capille bianche!

MARIA - Uuuuh, maronna d’’o Carmine!

scena ottava

CARDONI - (appare sullo sfondo, fischiando un paio di volte in modo comicamente furtivo.  Indossa un cappotto nuovo)

ANTONIO - Ma non fare così, che se ne accorgono subito.

CARD - (entrando) Nooo.

ANTO - Arrivi a proposito.  T’aggia parla riguardo ai soldi.

CARD - Ah, bene, ne vuoi fare degli altri ?

ANTO - Incosciente.  Mio figlio è stato trasferito a Napoli.

CARD - Complimenti, mi fa molto piacere.

ANTO - Non credo, non credo proprio.  E' guardia di finanza se non lo sai... addetto alla brigata repressione falsari.

CARD - (quasi svenendo) E tu adesso ma lo dici ?

ANTO - E quanno te l’avevo ‘a dicere? Chillo so ne stava sulle Alpi, tranquillo.  E la tragedia non è questa: è che hanno individuato i nostri biglietti da diecimilalire falsi.

CARD - (calando) Mammina mia, mammina mia!

ANTO - Cardo’, ma è mai possibile che ogni piccola cosa devi svenire? E che sei una donnetta ? Coraggio, coraggio. Cardoni non fare il bambino, non mi fare il bambino qui.

CARD - Che succederà adesso ?

ANTO - Che succederà ... accidenti!  Non si può avere una idea che subito te la smontano.  Poi mi  vengono a parlare dell’iniziativa privata!

CARD - (Piagnucolando)  Mammina.

ANTO - Stai su, e che diavolo! Tanto non lo sanno ancora che       siamo noi.

CARD - (riprendendosi) No?

ANTO - No. L'essenziale è questo: cerca di non spendere più un soldo.

CARD - Perchè tu ne spesi molti, neh Anto’?

ANTO - Per forza. Che li tenevo lì' ?  ...  le spese che uno ... quelle cose ... le prime necessità, pane, pasta ... UPIM, insomma, Cardoni, adesso basta!

CARD - Basta.

ANTO - Ecco.  E specialmente con i cappotti nuovi, basta. Non se ne comprano più.

CARD - Sì, sì, è giusto.

ANTO - Poi una cosa importantissima: dobbiamo distruggere la valigia con i cliché, e la carta filigranata.  Se ci trovano quella, siamo fritti.

CARD - Perchè non ti fai aiutare da Lo Turco ?

ANTO - Lo Turco? Quello starà in giro a farsi vedere le scarpe, quell'esibizionista.

CARD - E’ imprudente. Infatti a casa non c’è e la tipografia stà chiusa.

ANTO - (andando aprendere la valigia) Dunque, ora ti prendi questa valigia e la vai a buttare a fiume.

CARD - Quando?      Adesso ?

ANTO - E quando, domani ?

CARD - No, dico, perchè non aspettiamo che scende la notte ?

ANTO - Cardo’, ma allora sei minorenne!

CARD - Minorato!

ANTO - Minorato. Quelli da un momento all'altro ci stanno addosso.  Avanti, prendi la valigia. (sta per dargli la valìgia) Aspetta.  M’he ‘a fà nu favore.  In terrazza nel quinto cassone dell'acqua ci sta un contenitore con una mazzetta di biglietti falsi, quelli miei.  Ti prego, prendi i soldi e distruggili.

CARD - Quinto cassone.  Va bene, allora io vado.

ANTO - Addo’ vaje ?

CARD - E comme, vado prima al fiume.

ANTO - Vestito così? Passa prima per casa, per carità, e vatti a mettere quello straccio di cappotto che tenevi prima. Se ti vedono con questo, capiscono tutto.  Uno con la faccia come la tua, che indossa quel paletot, subito si dice: quello è un falsario. Vai, va’, e fa ampresso.

                                                             BUIO

scena     nona

Qualche ora dopo. (Antonio spazza la soglia)

ANTO - (sta spazzando in ingresso) Questi gatti, accidenti a loro, se ne piglio uno me lo mangio.  Ma io dico, a mio figlio non lo potevano arruolare nei marines ? No, guardia di finanza.  Ma puozze ... (si ode sopraggiungere un classico rumore di scarpe nuove) Lo Turco? (andando verso la porta) Lo Turco!

LOTU - (elegantissimo) Sì!  Oh, caro don Antonio , come va il lavoro in portineria oggi ?

ANTO - Disgraziato.

LOTU - Don Anto’, come vi permettete ?

ANTO - Ma dove ti sei cacciato ? A casa non ci sei mai, la tipografia sta chiusa.

LOTU - Eh, la tipografia! Quella è diventata ormai un'attività marginale, .... facciamo un po' di vita...

ANTO - Ah, sì ?

LOTU - Ma, a proposito, il vestito nuovo non ve lo siete  fatto?

ANTO - Il vestito nuovo?  A giorni ce lo faranno a strisce, il vestito nuovo.

LOTU - A strisce?  Un pigiama.

ANTO - Seh, un pigiama. La tributaria ci sta braccando. Si sono scatenati a largo raggio.  C'è tutto un brulichio di finanzieri.  A mio figlio l'hanno mandato fino a Afragola.

LOTU - Afragola? E che ci sta ad Afragola ?

ANTO - Sei tu che me lo devi dire che ci sta ad Afragola.  A lui là, l’hanno mandato . Dì la verità, hai speso soldi a Afragola ?

LOTU - Io, a Afragola? Ma tu si' pazzo.  No, no, tuo figlio sta su una falsa pista per fortuna.

ANTO - Perchè, per fortuna ? Mio figlio sta su una falsa pista e tu si' cuntento ?

LOTU - E perchè, tu no ?

ANTO - Sì, ma moderatamente.  Prima di essere falsario sono padre.  E che caspita, povero guaglione, lavora tanto, nu poco ‘e soddisfazione se la meriterebbe pure.

LOTU - (alterandosi) E allora adesso andiamo ad Afragola...

ANTO - Parla piano, per carità. Vogliamo mettere i manifesti per Afragola.

LOTU - (riprendendosi) ... andiamo ad Afragola e dicimmo a tuo figlio che la pista è sbagliata, che la traccia siamo noi.  So’ cose ‘e pazze.

ANTO - E già, perchè, secondo te, gli altri finanzieri stanno dormendo? Michele ha detto che una squadra sta controllando tutte le tabaccherie.

LOTU - Ah, ho capito.  E quello è il primo biglietto che hai spacciato tu.

ANTO - Ah, l'ho spacciato io ? E chi mi ci ha mandato a me a spacciarlo? Se devo andare in galera ci vieni pure tu.

LOTU - Ma tu si' asciuto pazzo! lo che c'entro, in fondo cercano a te, mica cercano a me!  Anzi, sai che ci sta di nuovo, quando ci incontriamo non ci salutiamo nemmeno.  Teniamoci lontano, evitiamoci.  Buongiorno, buonasera e passa.

ANT Ah, no, non facciamo a tirarci indietro ... perchè, mannaggia la capa, se salto io, saltano tutti, faccio Pietro Micca, faccio. (si ode una sirena.  Sì nascondono tutti e due con le spalle al muro.  Poi lentamente cercano di guardare)

LOTU - Oddio.  Si sono fermati davanti la tipografia. Cercano a me!

ANTIO - In fondo, ripensandoci bene, non avete torto, signor Lo Turco. Teniamoci lontano, evitiamoci. Quando ci incontriamo, buongiorno, buonasera e passa.

LOTU - Io mi nascondo in casa. (fugge via)

ANTO - E io dove vado?

Scena  DECima

MARESCIALLO DENTI - Portiere ?

ANTONIO - E' uscito.

MARE - E quando torna ?

ANTO - Dipende. Oddio, Casoria!

MARE - Prego?

ANTO - Ah, ah ... Casoria.

MARE - Come a Casoria, casomai A…A….Afragola.

ANTO - Ragioniere Afragola, non lo conosco. Ma voi siete il fratello del tabaccaio?

MARE - Quale tabaccaio?

ANTO - Un parente di Casoria?

MARE - Sì, a Casoria ci abitavano i miei genitori. Ma a voi chi ve l’ha detto che tengo parenti a Casoria?

ANTO - Così, per caso.

MARE -Senta, io cerco Bonocore.

ANTO - Ah, Bonocore. E’ morto.

MARE - Ma come è morto, ho parlato con lui,questa mattina.

ANTO - Davvero ? Non me lo ricordo.

MARE - Sentite io non so di cosa state parlando. Vi prego, ditemi dove posso trovare Michele Bonocore.

ANTO - Ah, Michele

MARE - Sì, Michele, la guardia di finanza. Sono    il maresciallo Denti.

ANTO - Il maresciallo Casoria, il maresciallo .... ho capito, siete il capoccia di mio figlio. Scusate ma da un po’ di allucinazioni. Accomodatevi, prego.

MARE - No, grazie, non ho molto tempo.  Ma allora voi siete il padre, il portiere ? (soggetto sospetto-saluto) Perchè avete detto che era uscito ?

ANTO - Marescia’, voi lo sapete, quando uno ha a che fare con il ragioniere ... con la giustizia si emoziona sempre un po'.

MARE - Insomma, posso sapere se Michele è in casa ?

ANTO - No.  Però mi ha detto che doveva andare in caserma per il rapporto.

MARE - Non importa, tanto ero passato qui vicino per un'altra cosa.  Arrivederci. (per andare)

ANTO - Preoccupato, eh ?

MARE - Di che cosa ?

ANTO - Di Afragola.

MARE - Ma voi come lo sapete ?

ANTO - Marescia’, vi dimenticate che sono il padre.

MARE - Avete ragione.

ANTO - Non vorrei passare da curioso ma ... a che punto sono le indagini?

MARE - A buon punto.  Certe volte basta una traccia insignificante, una banconota sola. Un biglietto spacciato, in una tabaccheria. Voi capite quello che voglio dire?  I falsari possono essere abili, lavorare di  notte, usare magari la tipografia di un amico, stampare i soldi con cliché di alta precisione, con carta di prima qualità. Ma sono esseri umani con le loro insicurezze. La paura fa commettere degli errori e a quel punto noi  ...  zac, li acchiappiamo tutti. E non ce ne sfugge uno, caro Bonocore, non ce no sfugge uno. (fa per uscire)

ANTO - Arrivederci, Maresciallo.

MARE - (sulla porta) A presto.

ANTO - Come avete detto?

MARE - A presto! (via)

ANTO – E per forza, lo sapevo che finiva così !.

Scena   UNDICesima

LO TURCO - (mascherato con aria comicamente circospetta) Psss ... Uiiih. Sono andati via ?

ANTONIO - Chi è ?

LO TURCO   Mi riconoscete ?

ANTONIO     Ma veramente ?

LO TURCO   (si leva la barba) E così ?

ANTONIO     Lo Turco!

LO TURCO   (se la rimette) E così ?

ANTONIO     Ma veramente…Ma smettila levati questa barba, che schifo, questa la fanno con i peli dei condannati a morte.

LOTU - C’è via libera ?

ANTO - Non fare il ridicolo e levati quella roba di dosso!

LOTU - Siamo soli ?

ANTO - Ma si, smettila. Lo Tu’,  quelli hanno scoperto tutto.

LOTU - (si rimette la barba) Oh, mamma mia!

ANTO - Fermo, fermo.  Non cercano te, cercano a me.

LOTU - Ah, meno male.

ANTO - Meno male, eh?  Delinquente, egoista.

LOTU - Anto’, age pacienza, qui ci sta poco da fare i coraggiosi.

ANTO - Io non capisco come hanno fatto a scoprire che quello della tabaccheria sono io.

LOTU - Come lo hai saputo ?

ANTO - Come ? Il maresciallo è venuto qui con un pretesto: che volpe!  Ah, che volpe quel maresciallo.  Si è messo a giocare con questo disgraziato come il gatto gioca con il topo.

LOTU - Anto’, scusa, ma io, tra volpi, gatti e topi non aggio capito niente.

ANTO - Come al solito.  Il maresciallo sa tutto.

LOTO - Ueh! (per alzarsi)

ANTO - Ma smettila una buona volta! Il maresciallo sa tutto e da un momento all'altro mi arrestano.  Quello che mi tormenta è la fine di Michele ....  si, insomma, mio figlio. Con un padre falsario lo cacciano subito dal corpo.  (pensa)  ..... Il maresciallo lo buggero.

LOTU - E' amico tuo.

ANTO - Chi?

LOTU - Hai detto: il maresciallo Lo Buggero...

ANTO - Ma che hai capito ? No, Io, al Maresciallo, lo buggero.

LOTU - E che fai ?

ANTO - Mi costituisco.

LOTU - E allora la buggeratura la prendi tu, scusa,  perchè, quando ti costituisci ti arrestano lo stesso.

ANTO - Invece qui sta la grande trovata.  Mi faccio arrestare da mio      figlio. Capisci che bella figuza che fa ? Non solo non lo cacciano dal corpo, ma gli danno pure una promozione, caro Turchetti.

LOTU – ( sconfortato)Ma è mai possibile?

ANTO - Che cosa?

LOTU - E’ mai possibile che ancora non hai imparato il mio nome ?

ANTO - Perchè come ti chiami?

LOTU -  Lo Turco, Lo Turco!

ANTO - Già, hai ragione. Dimmi una cosa ora: quei soldi ...  tu ...li hai

            spesi tutti ?

LOTU - …Non tutti.

ANTO - E allora fai così: la rimanenza distruggila.  E così deve fare pure Cardoni.  Anzi, lui poveraccio, sta sistemando anche la la valigia con i cliché.

LOTU - Allora si distrugge tutto, Bonocore ?

ANTO - Tutto .... è meglio.

LOTU - E' meglio.

ANTO -Grazie. (si avviano verso l’uscita)

LOTU – Ah !(ha come un soprassalto)

ANTO - Chi è?

LOTU - No, niente, mi sono ricordato che devo comprare il latte.

ANTO - E non fare cose che mi spaventi

LOTU - Hai ragione, scusa….  Ma tu che ti spaventi a fare se ti devi costituire ?

ANTO - Questo pure è vero.

LOTU - (sta per uscire quando sente delle voci in arrivo e si mette di spalle all’entrata)

scena DOdicesima

MICHELE - (entrando riconosce Lo Turco nonostante di spalle e mascherato) Signor Lo Turco.

LO TURCO - (gesto di rassegnazione ed esce)

MARESCIALLO - (entrando con Michele) Hai visto, tu che non ci credevi!  Bravo, tutto merito tuo.  Ho appena chiamato la centrale.  Abbiamo già spiccato l'ordine di cattura.

ANTONIO - Vi siete incontrati allora ?

MICHE - Papa', questo è il maresciallo Denti.

ANTO - Sì, sì, lo so.  Voi permettete maresciallo quando parlo un attimo con mio figlio ?

MICHE - Papà, non mi sembra il momento, davanti al maresciallo...

MARE - Fate con comodo, signor Bonocore.

MICHE - (ad Antonio) Papà, se è una cosa importante, se no che figura mi fai fare!

ANTO - Una cosa? Due cose importanti!  Importantissime, gravissime. Prima di tutto sei sicuro che questo è il maresciallo e non il ragioniere?

MICHE - Quale ragioniere?

ANTO - Casoria.

MICHE - Papà, ma che dici il maresciallo della finanza è ragioniere?

ANTO - Sarà un ragioniere della finanza. Sempre tasse sono.

MICHE - Papà, perfavore.

ANTO - Va bè, sarà come dici tu, ma papa' tuo ti deve fare na confessione.  Oh, mo' pecche' si tratta della tua carriera perchè se non col cavoletto di bruxelles che parlavo .

MICHE - Ma che stai dicendo ? Di che se tratta ?

ANTO - Dei biglietti da diecimilalire, quelli falsi.

MICHE - E tu che c'entri ?

ANTO - Che c'entro ? Dincello a ‘o maresciallo se c'entro.  Jamme bello a papà, nun perdiamo più tempo: arrestami se no lo fa lui e siamo rovinati. Il falsario sono io.

MICHE - Ma ti pare questo il momento di scherzare ?.

ANTO - Nun sto pazzianno!  Fa' ampresso, arrestami.  Ubbidisci a tuo padre.

MICHE - E forza, papa'!

ANTO - Mietteme ‘e manette.

MICHE - Macchè manette !?!

ANTO - Non tieni neanche le manette, a papa' tuo.  Non ti hanno dato...

MARE - (all'improvviso rientra senza baffi e occhiali) Bonocore !

ANTO - (avvicinandosi al figlio) E no, mi ha già arrestato lui.

MARE - (stando al gioco) Ah, sì ? Bene, bene, era ora.

MICHE - (ridendo) Scusate, maresciallo, papa' tene sempe voglia ‘e pazzia'.

MARE - Scommetto che vuole sapere notizie sulle indagini? Glielo hai detto ?

MICHE - Non sapevo se potevo farlo.

MARE - E perchè no, oramai hanno pigliato pure il tipografo.

ANTO - Lo Turco?

MARE - No, lo svizzero.

ANTO - Allora mi ha dato il nome falso ?

MARE - Chi ?

ANTO - No, niente, na cosa mia.

MARE - Recidivo, sapete, per la terza volta.

ANTO - Lo Turco .... ehm ... lo svizzero ?

MARE - Sì, lo chiamano così, ma è di Bergamo. Un tipo in gamba. I biglietti erano molta ben riprodotti.  Che ne dicite, Bonoco’, gli facciamo dare un bel premio a questo ragazzo ?

ANTO - E sì, se lo merita.

MARE - Lo sa che era molto, scoraggiato ? E invece ha fatto un ottimo lavoro  ad Afragola. Non glielo dicevo io che a volta basta una traccia insignificante ?

ANTO - Ma questi falsari ...

MARE - A quest'ora sono tutti arrestati.

ANTO - E io ?

MARE - Come io?

ANTO - No, dicevo: e io che credevo...

MARE - Signor Bonocore io vi saluto. (fa per uscire)

ANTO - Maresciallo, addio per sempre.

MARE - Oh, tu sbrigati perché ci aspettano al Ministero. (via)

MICHE - Va bene, vengo subito, signor Maresciallo.

ANTO - Beh, visto che tutto è sistemato, è meglio che vai.

MICHE - No, no, aspetta un momento. Come sapevi tu che quel biglietto da diecimila era falso ?

ANTO - E già ... dici tu ... come sapevo ... è che ...insomma quando mì è capitato quel biglietto tra le mani ... mi è apparso un po' strano ... sai io non tengo molta familiarità con questi biglietti da diecimila. Accussì aggio ditto: mo’ lo porto addo tabaccaio, si s’’o ppiglia vuo’ dicere che è buono.

MICHE - E invece era falso.  Eccolo qua. (glielo mostra)

ANTO - Ma guarda chi si vede, eh, eh.  Però, di’ la verità, è ben imitato?

MICHE - Mica tanto.

ANTO - Modestamente.

MICHE - Ma chi te l'ha dato?

ANTO - Ehi, ma ccà ci sta ‘a croce!

MICHE - Quale croce?

ANTO - Ma allora non è quello che ... questo è quell'altro ... me l’ha dato Pizzigoni.

MICHE - Che c’entra Pizzigoni ?

ANTO - L’aggio purtato l’orologio di tuo nonno e in pegno m'ha dato questo biglietto. Allora vuol dire che è un falsario anche lui! Avete arrestato Pizzigoni? Quello va arrestato.

MICHE - Gli sarà capitato tra le mani così come è capitato a te.

ANTO - E no! Qui bisogna ...

MICHE - Papà! Io vado.

ANTO - Sì, è vero, hai ragione. Vai, a papà, vai a prendere il premio.

MICHE - Ciao.

ANTO - Ciao.

                          SCENA TREDICESIMA

Cardone e Lo Turco fanno entrambe capolino dalla porta di ingresso.

CARDONI - Uuuibb! (consueto fìschio)

LOTURCO - Pssssss ......

ANTONIO - Vorrei sapere quando questi due si decidono a crescere. E siate uomini entrate.

CARD - Anto’, non ti hanno ancora arrestato ?

LOTU - Quanti anni ti hanno dato ?

ANTO - Iiih!  L'ergastolo per stupidità vi darei, a tutti e due.  E' tutto finito. Il biglietto spacciato alla tabaccheria non era di quelli stampati da noi, era quello di  Pizzigoni.

LOTU - Aspe’, aspe’ Anto’, fammi capire bene: tu hai spacciato uno solo di quei biglietti quello di quella famosa sera del tabaccaio

ANTO - Uno solo.  Ed ho sbagliato. Pecchè quando sono entrato nella tabaccheria, per non confondere il biglietto  falso con quello di Pizzigoni, sopra a questo c’ho fatto una crocetta, ve lo ricordate? Dopodichè, per errore, ho spacciato quello buono, cioè quello che m'ha dato Pizziconi, che poi a sua volta era falso. E' la verità, io non ho avuto il coraggio di spacciarne altri .

CARD - Siamo salvi allora !

ANTO - Piano, piano con questa euforia.  Ci sono gli altri biglietti in giro.  Quelli con cui tu ti sei comprato.... le scarpe con lo scrocchio e quelli con cui lui si è comprato, il paletot.

LOTU - Anto’, ma quale scrocchio! Siamo carogne.  Io i soldi me li sono fatti prestare dal compare mio. Le poche volte che c’ho provato mi si piegavano le gambe.  Io non sono stato capace di spacciare neanche un biglietto.

ANTO - Tu, ma lui ?

CARD - No, no, io pure Anto', io non ho spacciato niente. Te l’ha detto, siamo carogne.  Il cappotto io l'aggio cumprato con le economie che mammina teneva sotto al materasso.

LO TU   A me mi hanno pure sequestrato la pedalina..e tu non mi trovavi perché sono stato tre giorni a Pozzuoli dal compare

ANTO  Sì, ma perchè ?

LO TU Perché io non volevo fare la figura del fesso con lui, lui non voleva fare la figura del fesso con te…

ANTO - Ho capito. Tutto un giro di fessi

LOTU - Ognuno di noi ha avuto paura di sembrare troppo onesto agli occhi degli altri.

ANTO - Sentite a me: come banda di falsari siamo proprio una schifezza.

LOTU - E va bene, ma come galantuomini siamo integerrimi.

ANTO - Sì,  almeno questo sì.  Dimenticavo, Cardo’, hai gettato a fiume la valigia ?

CARD - Sì, stai tranquillo tutto a posto.

ANTO - Non ti sei mica fatto vedere da qualcuno ?

CARD - Anto’, ma ti pare, quando non voglio che mi si noti, so come fare.

ANTO - E ce ne siamo accorti.  Ueh, e i soldi che stavano nel quinto cassone, in terrazza ?

CARD - Ti ho detto: non ti preoccupare.  Anzi, pensa il mio scrupolo.  C'era una scatola più piccolina nel quarto cassone, embe’, ho buttato pure quella.

ANTO - Come nel quarto, avevo detto il quinto ...

CARD - Lo so’ ma per sicurezza io li ho controllati tutti e nel quarto ho trovato un'altra scatola.

ANTO - Dove l'hai buttati ?

CARD - Nella spazzatura ! Ma come, mo non ti fidi di me ?

ANTO - Disgraziato, quelli non erano falsi, era lo stipendio mio !

CARD - No!

ANTO - Presto, li devo assolutamente recuperare.

CARD - Oh. signore!

LOTU - Cardo’, che hai  combinato ?

CARD - Gesù, ma io sapevo chesto ?

ANTO - I soldi miei, fermi tutti, i soldi miei.

Tra strilli e imprecazioni escono di scena alla ricerca del denaro vero, mentre cala la tela.

FINE