La baracca

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LA BARACCA

Commedia in tre atti

di ELIGIO POSSENTI

PERSONAGGI

CORRADINO - ventenne

MUSTAFA - quarantenne

ERCOLE - trentenne

CIRILLO - quarantenne

GIOSUÈ -  sessantenne

LIVIA - 25-30 anni

NUNZIATA - 19 anni

TESTAROSSA - cinquantenne

SAETTA - ventenne

L'ACROBATA - trentacinquenne

Una donna - sessantenne

Un uomo - quarantenne

Due  altri uomini

Cinque clowns Tre pagliacci

Due saltimbanchi Una cavallerizza

 INDICAZIONI PER GLI ATTORI

CORRADINO             - Abito da contadino, ma stilizzato; capelli ric­ciuti e neri. Come nelle opere.

MUSTAFÀ                   - Abito da clown; ma che riproduca, di questo tipo di abito tradizionale, la linea. Il trucco del viso, appena ac­cennato. Deve essere, nel suo complesso, un pagliaccio di stile. Sul dorso la  scritta:  Mustafà.

ERCOLE                      - Costume di ginnasta, stilizzato.

CIRILLO                     - Costume di  equilibrista,  stilizzato.

GIOSUÈ                       - Redingote grigia. Capelli e barba quasi bianchi.

LIVIA                          - Abito  di  velluto  rosso,  attillatissimo.

NUNZIATA                 - Abito bianco, da contadina, stilizzato.

TESTAROSSA            -  Molto  grassa; abito  chiassoso;  capelli  rosso carota.

SAETTA                       - Magra; in costume di ballerina.

AVVERTENZE PER L'ALLESTIMENTO

Si raccomanda che lo scenario non riproduca ma suggerisca in modo efficace la baracca; che l'impressione visiva debba essere festosa, chiassosa, carnevalesca; che tutti i colori (pareti della baracca, tende dell'ingresso e costumi) siano intonati, come in un quadro.

ATTO  PRIMO

A tre quarti dalla ribalta la facciata di un circo da fiera, ma stilizzata e non riprodotta realisticamente. Basterà un fondale nel quale si apre l'ingresso della baracca, chiuso da due tende di velluto combacianti. La soglia dell'ingresso sarà appoggiata su una lunga balconata che percorre tutta la facciata e si accederà ad essa mediante tre gradini. Al lato sinistro dell'ingresso, un piccolo banco-cassa.

Il tutto deve avere un aspetto vivace, chiassoso, sgargiante. Sopra l'ingresso la seguente insegna «Gran Circo Globo».

SCENA PRIMA

Mustafà, Saetta, Cirillo, Giosuè, Ercole, Testarossa e quattro suonatori

(Sul balconcino di sinistra stanno: Saetta in costume di cavallerizza; Cirillo in costume di giocoliere; Èrcole in costume di ginnasta.

Dietro il banco troneggia Testarossa. In piedi a sinistra dell'ingresso sta Giosuè con aria indifferente. Sul balcon­cino di destra sono schierati i quattro suonatori che scaraventano nell'atmosfera una di quelle marce carat­teristiche che rivelano l'avvicinarsi di una fiera carnevalesca).

Mustafà                         - Avanti, signori! Grande rappresentazione! Presto, si entra! Costa pochi soldi! Militari e ragazzi a metà prezzo! (con le spalle volte al pubblico del teatro e incitando le ultime persone che entrano nella baracca e battendo le mani) Si accomodino, signori! Sotto, sotto! Alle buone piazze! (volgendosi verso la platea con sod­disfatta meraviglia e sempre gridando) Uh, uh! Quanta gente c'è ancora!... (eccitandosi sempre più e venendo alla ribalta) Ohe! Spettabile pubblico ed inclita guarni­gione! Lo spettacolo sta per cominciare! Unico diverti­mento! Venti numeri svariati! Vengano a vedere! Ve­dere per credere! Dieci acrobati, cinquanta tony, ottanta cavalli, cinque elefanti, otto lottatori, sette foche am­maestrate, trenta cavallerizze! (ai tre che sono sul bal­concino) Venite qui voialtri! (Saetta, Cirillo ed Ercole vengono al proscenio e si schierano. I quattro suonatori entrano nella baracca) Osservate, spettabile pubblico! (indicando Saetta) La signorina Saetta, la più brava ca­vallerizza del mondo: nata dall'incrocio di un domatore con una ballerina: a vent'anni suscitò passioni mortali. A San Francisco di California, durante un'epidemia, vide morire centinaia di uomini sotto i suoi occhi!

Saetta                            - (con un saltino) Oplà!

Mustafà                         - (indicando Cirillo) E questo è Cirillo, l'equi­librista; nato sull'altalena, a sette anni si ruppe la testa e acquistò l'uso della ragione: da allora in poi non c'è corda tesa sulla quale non sappia camminare.

Cirillo                            - (s'inchina)

Mustafà                         - (indicando Èrcole) E questo, spettabile pubblico, è il grande, il formidabile Ercole: il pugno più forte dei due emisferi!

Ercole                            - (piega le braccia a mostrare i muscoli)

Mustafà                         - Tutti unici nel loro genere! (indicando Giosuè) E quello è papà Giosuè, il padrone della baracca! Beato lui!

Papà Giosuè                  - Basta, chiacchierone! Perché dici: beato?

Mustafà                         - Non lo so. Quando vedo un perché faccio come un ladro che veda i carabinieri: giro al largo.

Papà Giosuè                  - E allora, fa il tuo mestiere.

Mustafà                         - To', e che sto facendo? (indicando Testaros­sa) E quella è Testarossa, spettabile pubblico: l'una in­cassa e l'altro (indicando di nuovo papà Giosuè) se la spassa! Avanti, signori! Avanti, signori! Si entra da questa parte!... Come, nessuno si muove? C'è posto, c'è posto, c'è posto sempre! Avanti, dunque!... Cos'è... avre­ste paura? Paura di spendere dei quattrini? (a uno del pubblico) Ma come? Lei che ne ha guadagnati tanti, non li vuole spendere? E Lei (a un'altra) signora, che spende un capitale in gioie, non vuol comprarsi quella di assistere al nostro grandioso spettacolo? (a un altro) E lei che darebbe metà del patrimonio per una donna di suo capriccio o per un seggio in Parlamento, non vuole aprire la borsa?... (a un altro) Oh, ma quel signore là ci verrebbe, se fosse sicuro di non essere veduto! ... E quella signora (indicando) laggiù in fondo, schiatta di voglia ma ha vicino suo marito... Ma gli altri perché stanno li immobili a guardarmi? Su, su movetevi! Avanti!... (a papà Giosuè) Auf!...

Papà Giosuè                  - Smettila, Mustafà! (si ode dall'interno un fracasso di battimani, misto a fischi) Senti, il pubblico si impazienta. Cominciamo: vedrai che gli altri verranno senza bisogno di insistere.

Mustafà                         - Parli giusto, padrone.

Papà Giosuè                  - (ai saltimbanchi) Voialtri, al lavoro! (Saetta, Cirillo, Èrcole entrano nella baracca)

Mustafà                         - Allora, morte alla luce! (una sghignazzata. Le luci si spengono e Mustafà entra nella baracca)

SCENA SECONDA

Papà Giosuè e Testarossa

Testarossa                     - (alzandosi dal suo banco e venendo al pro­scenio) Un bell'incasso, padrone!

Papà Giosuè                  - Che bella novità!

Testarossa                     - Dicevo per farti piacere!

Papà Giosuè                  - Puoi farne a meno.

Testarossa                     - Ih! Sempre quel caratteraccio!

Papà Giosuè                  - Che vuoi? Che mi metta a saltare? È sem­pre così.

Testarossa                     - Insomma, son soldi! (scroscio d'applausi dall'interno)

Papà Giosuè                  - Gran soddisfazione!

Testarossa                     - Dalli a me allora.

Papà Giosuè                  - Sta zitta, strega.

Testarossa                     - Oh, rispettami.

Papà Giosuè                  - (alzando la frusta) Vuoi una carezza?

Testarossa                     - Te ne approfitti, perché sei tu che comandi.

Papà Giosuè                  - Io comando e tu stai zitta, (minacciando con la frusta) O ti faccio danzare la tarantella.

Testarossa                     - Provati.

(schiocchi di frusta dall'interno).

Papà Giosuè                  - Sei troppo grassa e mi faresti scoppiare dalle risa.

Testarossa                     - Però ti fa comodo, benché grassa, che io sia una tua schiava.

Papà Giosuè                  - Ti ho trovata schiava.

Testarossa                     - Mi hai trovata libera!

Papà Giosuè                  - Libera (alzando la frusta) di pigliarle.

Testarossa                            - Se sono nubile.

Papà Giosuè                  - Neanche un marito hai saputo conquistare.

Testarossa                     - Cosa credi? Se avessi voluto...

Papà Giosuè                  - Basta! E se sei stufa vattene!

Testarossa                     - Mi piace troppo il danaro; anche se non è mio mi piace. E non me né distacco.

Papà Giosuè                  - E dici che sei libera, sciocca! Che una qua­lunque passionaccia basta a legarti. Sei nata schiava.

Testarossa                     - E tu sei nato padrone; bel merito! Vantati per questo!

Papà Giosuè                  - Non sono nato: sono diventato.

Testarossa                     - Insegnami come hai fatto.

Papà Giosuè                  - Vuoi la mia ricetta? Prendi questa frusta: e ogni volta che hai un desiderio, battiti, ogni volta che hai un capriccio, battiti, ogni volta che pensi il male, battiti! Battiti da mattina a sera, e quando sarai capace di comandare all'animacela tua, non batterti più e ral­legrati delle tue lividure.

Testarossa                     - Non capisco un accidente! Tu mi pigli a gabbo. Tu sei il padrone e mi batti, e mi canzoni. Io sono la schiava e piglio le botte e le beffe. Questo è.

Papà Giosuè                  - Strega! Va al tuo posto! (facendo schioc­care la frusta) Non capisci che questa!

SCENA TERZA

L'acrobata, Livia e detti

L'acrobata                     - (esce dalla baracca trascinando Livia per un braccio davanti a papà Giosuè) Padrone, vuol piantarmi. Impeditele di lasciarmi... non mi vuole più. Papà Giosuè Non strillare! Che c'è? Sapete che non voglio scenate! Che fai, Livia? Livia M'ha picchiato.

Papà Giosuè                  - È vero?

L'acrobata                     - Sì, l'ho picchiata perché mi tradisce.

Papà Giosuè                  - E te la tieni, bestia! L'acrobata Non posso vivere senza di lei... non posso vivere.

Livia                              - Padrone, io sono nel tuo circo da parecchio tempo; sono entrata un giorno e mi sono innamorata di lui; lo sai; gli ho tenuto in ordine il suo carro, le sue robe, gli ho dato tutta me stessa, ho lasciato tutto per lui; e mi picchia.

L’acrobata                     - Svergognata! L'ho sorpresa,  padrone,  l'ho sorpresa!

Papà Giosuè                  - Silenzio! Via! Non seccatemi, non fate chiasso! March!

L’acrobata                     - Senza di lei tutto finisce. Se mi lascia mi butto dal trapezio.

Papà Giosuè                  - Via, via!

Livia                              - Non credergli, non credergli!

Papa Giosuè                  - Via, vi dico (alzando la frusta). E tu non perdere il tuo numero, se no....

L’acrobata                     - (trascinandosi dietro la donna) Se mi pianti mi ammazzo. (torcendosi sotto la stretta) Mi fai male.

Papà Giosuè                  - Non gridare!

(L'acrobata e Livia entrano).

Testarossa                     - Che bella coppia!

Papà Giosuè                  - Bella o brutta non tocca a te giudicare.

Testarossa                     - Come sarebbe a dire?

Papà Giosuè                  - Silenzio!

Testaeossa                     - (scorgendo gente tra le quinte) To', c'è gente ancora, (chiamando verso le quinte) Ohe, presto! La rappresentazione è già cominciata. (Continua di dentro, a quando a quando, il suono dell'or­chestra e tratto tratto lo scoppio degli applausi in modo da dare sempre, e fino alla fine dell'atto, l'impressione, al pubblico, dello spettacolo che nell'interno della baracca si svolge).

SCENA QUARTA

Detti, Corradino, Nunziata, poi Mustafà

Corradino                      - (aria diffidente e trasognata, tutto soggezione e slanci, dolcezze improvvise e ribellioni contenute).

Nunziata                       - (segue Corradino come un'ombra, occhi bassi e atteggiamento spaurito).

Testarossa                     - (sì avvicina ai due che guardano in giro co­me allocchi: l'orchestra cessa) Presto dunque, ragazzi, entrate!

Corradino                      - Oh, no signora... siamo stanchi...

Testarossa                     - E di dove venite, perdiana?

Nunziata                       - (con un gesto) Veniamo di lontano...

Testarossa                     - Entrate, costa pochi soldi!

Corradino                      - No, no (lentamente attraversa la scena).

Nunziata                       - (che, camminando, ha continuato a guardare at­torno) Bello; cosa ci sarà dentro? (Si ode, di dentro, un urlo di dolore; poi silenzio).

Corradino                      - (arrestandosi dì botto) Signora, hai sentito?

Testarossa                     - Sì, caro; e non è il primo e non sarà l'ultimo.

Corradino                      - Ma là c'è qualcuno che soffre.

Nunziata                       - (impaurita) Andiamo  via, Corradino.

Testarossa                     - Dio mio, per un urlo!

Corradino                      - Di dolore, signora, di dolore!

Testarossa                     - Eh, bisogna farci l'orecchio!

Nunziata                       - Andiamo via, andiamo via! (si trascina dietro Corradino -finta uscita   - volgendosi) Ma cosa ci sarà lì dentro?

Corradino                      - E che ne vuoi che ne sappia io! Se avessi gi­rato il mondo, lo saprei, fnvece ne so quanto te.

Nunziata                       - Domanda alla signora.

Corradino                      - Diglielo tu.

Nunziata                       - Tocca a te: tu m'hai detto quando siamo partiti dal paese: affidati a me!... Dunque, dillo tu alla signora. (Si ode un grande applauso dall'interno, poi una risata di folla).

Mustafà                         - (di dentro) Adesso lavoro io! (esce dalla ba­racca, vede i due e con soddisfazione) Ah, c'è ancora qualcuno! (incitandoli) Avanti! Non vedete i gradini? Troppo oscuro? Luce, luce! (le luci si riaccendono) Pre­sto! Sta per cominciare il secondo numero del program­ma! Tutto da ridere. E poi farà seguito il terzo: tutto da piangere! Ohe là, signori ritardatari!

Nunziata                       - (guardando la baracca che ora in piena luce è sgargiante) Veh, che bei colori!

Corradino                      - (indicando Mustafà) E quel signore, che ve­stito!

Nunziata                       - Quello è certo un principe!

Mustafà                         - (che si è avvicinato ed ha udito) No, non ci tengo! Ho la tuba, indosso la palandrana e fo il pagliac­cio!... Entrate ragazzi, metà prezzo!

Nunziata                       - (a Corradino) Torniamo a casa.

Corradino                      - (a Nunziata) Già, tanti chilometri... (a Mustafà) Senti, signore...

Mustafà                         - Che signore d'Egitto! (voltando il dorso) la sono Mustafà.

Corradino                      - Senti, Mustafà... vorremmo sapere cosa c’èdentro.

Mustafà                         - Adesso ve lo dico. (Si pone in atteggiamenti buffo di oratore) Provate ad andare dal dentista a dirgli levatemi questo dente cariato ma senza farmi aprire la bocca!... Non vi persuade? E allora (con energia) andati all'inferno! (più dolce) E dite al portinaio: non voglio entrare. L'inferno bisogna meritarselo e non è così facile, ragazzi miei, come meritarsi il paradiso. Ho detto!

Nunziata                       - Gesummaria!... C'è dentro l'inferno?

Mustafà                         - No no; c'è di meno e di più. C'è tanta gente: c'è il prossimo. Vi piace il prossimo?

Corradino                      - Non conosciamo nessuno.

Nunziata                       - Siamo vissuti così soli! ...

Mustafà                         - Soli? Strano; tre cose sono sole a questo mondo: gli eremiti, le zitelle e i vermi solitari. Ma voi dm siete?...

Corradino                      - Fratello e sorella.

Mustafà                         - E dunque, intorno a voi ci doveva ben essa qualche cosa.

Corradino                      - Sì, praterie...

Mustafà                         - Ma un po' più lontano?

Nunziata                       - Sempre praterie... lunghe, larghe.... tutte e verdi., e sopra tante pecore e cavalli.

Mustafà                         - Ah, c'erano delle bestie.... e non sono quelle miglior prossimo?

Nunziata                       - (triste) C'erano anche papà e mamma... la casa era in mezzo alle praterie isolata... intorno, le cime montagne, come l'orlo di un grande canestro... d'inveri era tutto bianco fin sulla soglia di casa... pareva che volesse venir dentro e gelarci tutti... ma io ho chiusa porta, serrata, sprangata... per niente.... (commovendosi) per salvare nostro padre,... per salvare la mamma, niente! eppure noi l'avevamo ben chiuso fuori, il bianco

Corradino                      - Quello era il nostro prossimo.

Mustafà                         - Avete fatto bene a chiudergli l'uscio sul muschio. Ma che discorso per dirmi che siete orfani!

Corradino                      - Già... non avevo più nulla che mi legasse.

Mustafà                         - Ho capito: hai fatto come il palloncino al quale i ragazzi tagliano il filo, e che va a premere contro soffitto... Ora te la insegno io... fa come me: se c'è il filasto attaccato al filo; se non c'è, sto appiccicato al soffitto; se non c'è il soffitto, vado dove mi porta il vento; non c'è il vento, sto fermo finché sgonfierò, creperò buona notte! ....

Corradino                      - Ma allora, non è bello! ...

Mustafà                         - È straordinario!

Nunziata                       - Corradino - sa leggere lui! - passava ore su certi vecchi libri e, intorno, le pecore pascolavano con me si annoiava.

Mustafà                         - E sì, che non siete marito e moglie.

Nunziata                       - f primi mesi, ancora... poi cominciò a sbuffare per nulla... s'irritava e non soltanto le bestie trattate male, ma trattava male anche me... non era mai conta né di come cucinavo la minestra, né di come gli faci il letto... né di come governavo la casa...

Mustafà                         - Perdinci, voleva un servizio da grande albergo... guarda un po' dove va a cacciarsi la smania del lusso!

Corradino                      - No, lei non ne aveva colpa.... sognavo un mon­do diverso...

Mustafà                         - Ho già conosciuto un'altro come te, ma quello usciva di prigione...

Corradino                      - Ecco, dev'essere lo stesso.

Mustafà                         - (come gli venisse una buffa idea) Senti, mio caro scarcerato, chiudi gli occhi.

Corradino                      - (chiude gli occhi).

Mustafà                         - (girando un interruttore e illuminando le let­tere dell'insegna della baracca) Uno, due e tre! Aprili!.. Ci sei dove (ride) pensavi! ...

Corradino                      - (apre gli occhi)

Mustafà                         - (indicando l'insegna della baracca) Leggi.

Corradino                      - (legge mentalmente).

Mustafà                         - (tra il serio e il comico) Globo, mondo, è tutt'uno.

Nunziata                       - Ma è proprio questo?

Mustafà                         - Perché no? Questa è o non è una baracca? E poi chi lo sa?! (musica dall'interno).

Nunziata                       - E lì ci sono le belle signore, che una che pas­sava, a cavallo, m'ha dato cinquanta lire per una tazza di latte della mia capretta? (Sì odono dall'interno applausi e schiocchi di frusta).

Mustafà                         - (accennando all'interno) Quella è una signora che passa a cavallo: è la signorina Saetta.... soltanto, non dà le cinquanta, lire, le piglia. E poi, chi lo sa! C'è di tutto... e si può arrivare a tutto. Vedi io, ne ho fatto della strada!...

Corradino                      - Fai il pagliaccio.

Mustafà                         - Sicuro: e me ne vanto.

Nunziata                       - E allora, anche Corradino può imparare il tuo mestiere (seguita la musica dall'interno).

Mustafà                         - Certo! Esser ben pasciuto, gaio e capo scarico! .. Passare in mezzo alla gente che ti batte le mani! Cam­mini, mani in tasca, naso all'aria, e zufoli          - (eseguisce). Ti son morti ì parenti? e tu dici: pace all'anima loro! Hai un dubbio, un rimorso; e tu fai spallucce! Casca il mondo! e tu scansi e dici: purché sia salvo io! E ti mantieni ben pasciuto, e cammini e zufoli (eseguisce).

Corradino                      - Non mi piace.

Mustafà                         - Sfido, non è mica facile, bello mio! Hai degli affetti tu?

Nunziata                       - Oh, sì; è buono, generoso, mio fratello, e se non sono già tornata a casa è perché sono con lui.

Mustafà                         - (battendo con una mano la spalla dì Corradino) Corbezzoli! Sei un santo vestito in borghese! (ride) Troppa ipocondria!

Nunziata                       - Sai, siamo un po' spaventati... trovarci così...

Mustafà                         - (con una risata) Di' pure: sulla soglia del mon­do!

Nunziata                       - Corradino deve pensare anche a me... m'ha promesso protezione... ed ho tanta paura....

Papà Giosuè                  - Oh, basta: cosa stai a dar retta a questi due! via!

Mustafà                         - Morte alla luce! (le luci si spengono) Vi ho invitato perché è il mio mestiere. Non volete? Amen. (mettendosi in mezzo ai due, prendendoli sotto braccio, conducendoli alla ribalta e abbassando la voce) Entrare qui, è come nascere, come morire, come procreare: tre cose che si fanno automaticamente,  (a Corradino) Ti ricordi quando sei nato? No perché eri troppo piccino... (a Nunziata) E tu ti accorgerai quando starai tirando le calzette? No perché sarai intontita dall'età o dalla ma­lattia! (a Corradino) E quando tu procreerai, ti par­rà il più gran sollazzo che ci sia, sporcaccione! Imbrogli della vita sono questi, altrimenti nessuno più vorrebbe nascere, e se nato morire, e tanto meno mettere al mon­do degli altri disgraziati come me e come voi.... (lascian­doli, forte e battendo le mani) Animo, signori! Facciano presto!

Corradino                      - Ma tu, non sai dirci quel che c'è lì dentro?

Mustafà                         - Io ho buona vista e non ci tengo a diventare miope per la smania di voler guardare le cose da vicino. (con un buffo inchino) Ossequi,  (scompare nella baracca).

Nunziata                       - Andiamo via, andiamo via.

Corradino                      - Perché? Sei con me. (Si avvicinano all'en­trata).

SCENA QUINTA

Detti, PacrobaTa, due uomini, Livia, poi Ercole

(Mentre Corradino e Nunziata stanno per salire i gra­dini dell'ingresso, si ode un tramestio e poi escono due uomini che sorreggono il corpo dell'acrobata; il gruppo attraversa la scena ed esce da sinistra, mentre di dentro la musica suona e Livia è apparsa ed ha seguito il gruppo lentamente e si è arrestata a metà del palcoscenico).

Nunziata                       - Mio Dio, una disgrazia?

Corradino                      - È morto?

Papà Giosuè                  - Può darsi.

Nunziata                       - Allora la rappresentazione è sospesa?

Papà Giosuè                  - Neanche per sogno, continua.

Corradino                      - (si slancia verso l'entrata) Fermi! c'è un morto!

Papà Giosuè                  - (lo raggiunge e gli mette una mano sulla bocca) Taci!

Corradino                      - (si divincola) Lasciatemi!

Testarossa                     - (chiamando dentro) Ercole!

Corradino                      - Lasciami!

Papà Giosuè                  - Va per i fatti tuoi!

Ercole                            - (appare e afferra Corradino) Sta buono, giovi­netto, se ti preme l'osso del collo.

Corradino                      - Vigliacchi!

ErcouE                          - (lo spinge) Fila!

Corradino                      - Se non fosse per mia sorella, vedreste! (fa per slanciarsi).

Nunziata                       - (trattenendolo) No, no, sono cattivi!

Livia                              - Sta tranquillo, giovinotto, è fatica sprecata.

Corradino                      - Siete in troppi contro uno.

Livia                              - Contro quel disgraziato ero io sola... è finito per me!

Corradino                      - Bella prodezza!

Livia                              - Non crederai di farmi paura... se tu fossi un to­polino, a quest'ora, sarei già in piedi su quella panca con le sottane sollevate a strillare, ma sei appena un uomo, (ride) ah, ah, ah!

Papà Giosuè                  - Un uomo... un ragazzo è! (a Ercole) Via!

Ercole                            - (esce).

Livia                              - (ridendo) Un ragazzo, sì, ah, ah, ah!

Corradino                      - (scattando) Sì, ridi, signora, ridi... e trattateci male, voialtri! Perché ci vedete semplici, impacciati, nuovi; perché siamo due ragazzi! E allora perché ci a-vete fermati, perché ci avete detto di entrare, perché avete messo sulla mia strada questa baracca misteriosa, perché non mi dite che c'è dentro?... sì, siamo semplici, siamo ragazzi! Lo so che si vede! Lo so che siamo sem­pre vissuti sulle montagne e che non abbiamo abiti belli come i vostri

Livia                              - Ah, pastori siete... che bellezza la vita primitiva, le anime semplici... il curato che benedice i campi.... il puzzo della stalla... l'armonia delle campane... le mosche nel latte... ah, ah, ah!

Corradino                      - Ridi, signora, ridi pure... hai ragione di ridere... siamo goffi e ridicoli... sì è vero... ma se voi aveste un po' di cuore... (a papà Giosuè) se tu... (papà Giosuè gli volta le spalle) se (a Testarossa) tu... (Testarossa gli volta le spalle) se (a Livia) tu, signora, mi avessi guardato bene in viso... Ma guardami! Non vedi che ho sof­ferto, che soffro...?

Nunziata                       - Era così bello lassù!.

Corradino                      - Era bello Nunziata, era bello signora! Per tanti anni fu una pace senza fine... e non me ne accor­gevo... mio padre aveva viaggiato molto e sapeva molte cose e tutte me le insegnava... mia madre ci voleva tanto bene e ci faceva pregare.... ciascuno di noi lavorava per gli altri tre... era il benessere signora!... Al tramonto quando tornavo a casa già ritrovavo mio padre con la scodella fumante tra le mani e mia madre che .riattizza­va il fuoco... e poi mi raggiungeva anche Nunziata che si tratteneva a chiudere l'ovile. È stata la morte che ha rotto l'incanto... (papà Giosuè si volta) I miei vecchi sono scomparsi e qualche cosa s'è spezzato qui dentro... Che disperazione! Tutto fu inutile... inutili gli insegnamenti di mio padre, inutili le preghiere di mia madre, inutile quel che leggevo sui libri... inutile tutto... il vuoto non si colmava... e certe notti di vento sentivo la montagna che piangeva. Io correvo al sole, alle cime, in cerca di liberazione, di riposo, di silenzio... (scrolla il capo) Al­lora sono partito.

Nunziata                       - Io non volevo partire.

Corradino                      - Nunziata non voleva, no; l'ho supplicata io di venire con me; non voleva, lei così pura, mettersi sul­la strada di tutti; ma mi vuol bene ed è fuggita con me... siamo fuggiti, signora, come due colpevoli, in fretta e furia, con quattro soldi (Testarossa si volta) per dove, non sapevo... mi bastava di venir via. Perché non ridi si­gnora? ridi, ridi... te lo dico io di ridere... te ne prego io... beata tu che lo puoi! Non mi dispiace di vedere an­cora qualcuno che lo può, anche se ride per noi, di me... Signora, ti prego di ridere....

Livia                              - Sei strano e mi piaci: hai l'animo imberbe come le tue guance,  (l'accarezza) Come ti chiami?

Corradino                      - Corradino.

Livia                              - Vedi, non posso più ridere.... sei tanto addolorato,.. e ti sta così bene l'ombra del dolore sugli occhi... ma io lo so che cosa è il tuo tormento.... sei giovane ed hall cuore deserto... devi sentire un gran freddo nel cuore! ed hai tesori di tenerezza; tutta la tenerezza che aveva per i tuoi parenti ora è senza sfogo, è lì, inattiva, attende; sei senza appoggio,., ma se qualcuno ti aiutasse… se qualcuno sapesse il modo di farti quietare quel pianto che ti strugge... e te l'insegnasse... non sarebbe una fortuna, Corradino? Mi fa tanta pena vederti così desoli a vent'anni... Avresti dovuto arrivare qui cantando.

Corradino                      - Uri volta, cantavo....

Livia                              - Ti faremo cantare ancora, vedrai.

Corradino                      - Fosse vero, signora!...

Livia                              - No, chiamami Livia... e stringiamoci la mano (prendendogli la mano) Oh come è ruvida... ma noi la renderemo liscia, come le mie... senti      - (gli passa le mani sul viso).

Nunziata                       - (scoppia in singhiozzi).

Corradino                      - (accorrendo) Che c'è, che hai?

Nunziata                       - Non so, mi sento così sola... e ho paura di quella signora che ha ucciso quell'uomo...

Livia                              - Che ne sai tu? Anche tu quando avrai conquistai di un uomo le sue tenerezze di maschio e poi l'anima si sì che se te l'avesse a richiedere sarai padrona di sostituirgliela o no, anche tu l'avrai ben ucciso quest'animo... È il mio delitto. È il delitto dell'amore...

Papà Giosuè                  - (a Livia) Basta eh! Fila!

Livia                              - (entra nella baracca).

Corradino                      - (tenendo abbracciata Nunziata) Tu sei con me... non devi temere di nulla... sì, qualche volta ti ha trattata male lassù... ma ero io cattivo, e mi pare, sorella ad averti qui, rifugiata tra le mie braccia, mi pare di raccogliere sotto un'ala di chioccia, il più piccino e il più pauroso dei suoi nati... eppure sei tu, piccina mia, tu mi proteggi... contro che cosa, contro chi non consento che la smania e insieme il timore, di varcare qui sulla soglia mi vengono dal nostro affetto profondo... io sono stato a volte cattivo, ero, sono scontento... soffro.,.: e mi allontano un poco da te: non credere che ti abbandi. Non ti posso abbandonare, siamo partiti insieme, ti ho voluto con me... solo non avrei fatto un passo... il nostro mondo era piccino, lontano, in alto, ma senza di te ovunque mi sarebbe parso lontano... Nunziata io so che sono tutto ora per te, fratello e padre e tutto.... lasciati condurre da me... (si è voltato a guardare l'ingresso).

Nunziata                       - Perché guardi là?

Corradino                      - Ci dovremmo spaventare!

Nunziata                       - Non pensarci Corradino, volgi altrove gli occhi... io ti ho seguito... non avrei saputo lasciarti partire solo... ma continuiamo a camminare per le strade; sperdute in mezzo ai campi; ma se guardi intorno, si vede e non ci sono tende che tolgano la vista...

Corradino                      - Lasciami fare...

SCENA SESTA

Detti, UN UOMO, poi UNA DONNA

Un uomo                       - (dall’interno) Largo! Largo! (tramestio)

Papà Giosuè                  - Cos’è questo baccano?

Testarossa                     - E’ il solito disgraziato.

Papà Giosuè                  - Ah, già il solito….

 l'x i omo                       - (esce barcollando dalla baracca col viso stra­volto) Non si può prendere un po' d'aria? (andando in­contro a Corredino e Nunziata e scoppiando a ridere) Ah, ah, ah! Mio figlio, buon giorno... mia moglie... cara! Ed io che credevo che mi avessero rubato tutto... (can­terellando) Non mi hanno derubato... (parlando) No, no!... figlio mio, moglie mia         - (si avvicina sempre più a Corradino e Nunziata, che sì ritraggono). Non scappate... inni vi faccio male... siete qui: ecco il figlio, ecco la mo­glie... (Testarossa fa tintinnare per caso i denari del cassetto) Ed ecco i miei denari (balza per afferrare il danaro e Testarossa lo respinge con un urtone). M'è velluta addosso una botte di vino... (ridendo) Ah, ah, ah!... È mio, il danaro, è tuo, te lo regalo, grazie!... (ur­lando) Aiuto!... L'ingranaggio... Mi hanno messo nell'ingranaggio... Ahi, ahi! Mi triturano il cervello!... (al­legro) Adesso è il cuore che mi triturano... com'è diver­tente! (con foga pazza) Presto, presto: sotto tutto alla macina; dentro la casa, dentro la famiglia, dentro la moglie, dentro il figliuolo, dentro il portafoglio... (sghignazzando) Ah, ah, ah, che poltiglia! ... (calmo e terri­bile) La macina è lì! (indica la baracca) Gira e gira, tutto gira... uh! Come girate tutte due... giriamo, giria­mo... (di nuovo allegro) Teretetè-tè-tè... a cavallo!... vado alla conquista! ... teretetè-tè (si avvia galoppando, poi d'un tratto, riprende il passo normale e sbraita) Ladri, assassini... (esce)

Testarossa                     - Tutti i giorni sempre così, povero pazzo!

Papà Giosuè                  - Povero uomo.

Corradino                      - Ah, perdio! Nessuno lo aiuta, nessuno gli va dietro (si slancia verso l'entrata, scosta con un urtone. Testarossa che vuol impedirgli di passare). Ah, questa volta non mi fermate!

Trstarossa                      - Il biglietto d'ingresso.

Corradino                      - (fa per aprire la tenda a papà Giosuè) E tu, taci!

Papà Giosuè                  - (scrolla le spalle)

Nunziata                       - (disperatamente) Corradino!

Corradino                      - (si volge, guarda Nunziata e ritorna in scena) È vero, perdonami... ti lasciavo sola... mi staccavo da te... ma è troppa la curiosità che-mi attira là dentro... son troppe le cose che vedo succedere e che non capisco... (a papà Giosuè) dimmi tu... spiegami tu... non tacere così, non fissarmi così, tu sai, tu devi sapere... non vedi che brucio d'incertezza, non vedi che tutto questo mi tenta e mi sconvolge...?

Papà Giosuè                  - Poche storie! O entra, o vattene. Ho sop­portato abbastanza le tue ciance.

Una donna                    - (entrando da destra e rivolgendosi a Testarossa) Scusi, signora, vorrei passare. Da parecchio tem­po mio figlio manca da casa... sono due giorni che cam­mino..', ho cercato dappertutto, per le strade, dalla Gina, all'osteria... per nulla... non mi resta che qui, mi lasci passare...

Testarossa                     - Il biglietto ci vuole!

La donna                       - Non ho un soldo, ho perduto mio figlio, non ho più niente. Mi lasci entrare.

Testarossa                     - Che madre e figlio! Tutti sono uguali dinanzi al biglietto d'ingresso.

La donna                       - Un po' di pietà...

Testarossa                     - Il biglietto ci vuole.

Corradino                      - (con slancio) Pago io. .

Testarossa                     - Troppo slancio, giovinotto.

Corradino                      - Pago io, ti dico ( eseguisce), è tutto quello che m'è rimasto.

La donna                       - Grazie, signore, (entra nella baracca),

Nunziata                       - Signore, t'ha detto. Poveretta! Torniamo lassù, Corradino, torniamo a casa.

Corradino                      - Tornare, tu dici, per venir un'altra volta.

Nunziata                       - (con calore) Non verremo via più... è la nostra' vita quella... noi sappiamo com'è... il primo sole ci sve­glia, la prima ombra ci addormenta, se alziamo gli oc­chi c'è tanto sereno... tutto mi è amico lassù... ogni sasso, ogni pianta, ogni filo d'erba...

Corradino                      - Qui, chissà non ci sia il compenso della nostra casa, che abbiamo lasciata... e poi, non siamo noi che l'abbiamo lasciata... essa ci ha costretto ad abbandonarla, non accogliendoci più come aveva fatto per molti anni; era diventata ostile, non te ne eri accorta Nunziata?

Nunziata                       - No.

Corradino                      - Ostile era diventata e fredda... e anche il mo­bilio ci guardava ostilmente, e ci stava intorno senza calore d'ospitalità... no, Nunziata, non era possibile re­stare... e sarebbe peggio tornare ora. Eravamo diventati degli estranei, ora saremmo degli intrusi... meglio è affrontare insieme l'avvenire. Lassù sappiamo com'è, tu dici: ma è per questo che non dobbiamo tornare... qui non sappiamo niente e ci sorregge almeno una speranza... abbiamo goduto insieme tanta gioia, abbiamo sopportato tanto dolore... restiamo qui... c'è sempre tempo per tornare indietro...

Nunziata                       - Tu credi? (dal di dentro si odono delle grida: « fuori, fuori! alla porta! via i disturbatori, alla porta! »)

Una donna                    - (esce dalla baracca come se l'avessero spinta fuori)

Nunziata                       - L'hai trovato?

La donna                       - Sì, l'ho visto subito appena entrata... è tutto ve­stito di giallo e fa le capriole sui trapezi, l'ho chiamato... s'è voltato verso di me... l'ho chiamato più volte...;., m'hanno cacciata fuori: via, i disturbatori alla porta! (se ne va singhiozzando)

(Continua sempre l'orchestra in tono allegro)

SCENA SETTIMA

Detti e Mustafà

Mustafà                         - (uscendo) Adesso lavoro io. Come, siete ancora qui!

Corradino                      - Non ho più danari...

Testarossa                     - E il biglietto ci vuole.

Nunziata                       - (con gioia) Non si può, Corradino, non si può!

Mustafà                         - Sì che si può... vi scritturo (a papà Giosuè) Che ne dici, padrone?

Papà Giosuè                  - Facciano quel che credono, basta che mi si levino di torno.

Mustafà                         - Ma sì, ti scritturo io! Ne ho giusto bisogno per una mia pantomima... perdinci, adesso che ci penso, è una vera fortuna. La mia pantomima è semplice. Sta attento: tu sarai seduto cogitabondo; a un tratto io ti faccio luccicare sotto il naso una stella lucente (sempre eseguendo) tu la fissi, ti alzi, sei in estasi: io mi allontano tenendola sempre sotto gli occhi, tu la segui a testa alta, a faccia raggiante.., intanto due pagliacci, miei col­leghi, ti tirano un filo attraverso il cammino; tu guardi sempre la stella, non vedi il filo attraverso il cammino; tu guardi sempre la stella, non vedi il filo e patapunfete ruzzoli a terra... questa è la tua parte! Vi scritturo tutti e due. La ragazza terrà in ordine il tuo camerino e le tue robe. Vi va?

Corradino                      - Pur di entrare, sta bene anche questo,  (prende Nunziata per un braccio) Vieni!

Nunziata                       - Non voglio! non voglio!

Corradino                      - (la trascina con forza)

Nunziata                       - (resistendogli) Ho paura, ti dico!... (cedendo alla forza di Corradino, ma sempre resistendo) No!... No!... No!... (quando è già sui gradini) Mamma! Mamma! ...

Corradino                      - (a questa parola si arresta).

Nunziata                       - (guardando Corradino negli occhi invoca an­gosciosamente) Mamma!

Corradino                      - (si riprende, ed entra trascinando la sorella),  (La musica interna intona all'improvviso un'aria triste).

Papà Giosuè                  - (udendo che la musica interna, appena en­trati Corradino e Nunziata, ha cambiato tono, si volge a Testarossa) Che succede? Diventano matti?

Testarossa                     - (non risponde)

Papà Giosuè                  - Ehi, dormiamo?

Testarossa                     - (riscuotendosi) Ah, e i biglietti?... non m'han­no pagato i biglietti!

Papà Giosuè                  - Stupida, se sono scritturati!

Mustafà                         - (è rimasto immobile a fissare l'entrata deìk baracca per dove sono appena scomparsi Corradino e Nunziata).

Papà Giosuè                  - Ohe, Mustafà, che fai?

Mustafà                         - (riscuotendosi) Mah! (mette le mani in tasca si avvia a testa bassa verso l'ingresso, fischiettando e saltellando sul motivo triste che la musica seguita a suonare).

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

Di fronte allo spettatore a tre quarti dalla ribalta la parete interna della facciata; il rovescio dell'ingresso. Ancora tre gra­dini dai quali si scende nel Circo, e lo spazio corrispondente della baracca.

È notte, dopo che una rappresentazione- è finita.

Qualche panca, qualche sedia. La scena è illuminata dalla lampada centrale, pendula dal vertice della baracca.

SCENA PRIMA

MUSTAFÀ, poi  CORRADINO, poi  NUNZIATA

Mustafà                         - (verso le ultime persone del pubblico che stanno per scomparire, dalle uscite, battendo le mani) Signori si chiude! All'uscita! Buona notte! (quando tutti sono usciti) Un'entrata e un'uscita. Tutto lì. E ci fan sopra tanti discorsi (scrolla le spalle, mette le mani in tasca e rientra a destra fischiettando buffamente).

Corradino                      - (uscendo da sinistra, sottovoce) Vieni.

Nunziata                       - (sottovoce) Perché ci siamo nascosti?

Corradino                      - Per rimanere qui.

Nunziata                       - Sono stordita... quella luce, quel chiasso. U-sciamo.

Corradino                                - No, si resta.

Nunziata                       - Ho paura.

Corradino                      - Ma ci scacceranno!

Corradino                      - Sst! Questo vedremo.

Nunziata                       - Sai che non possiamo restare qui, la notte; che dobbiamo ritirarci nel nostro carrozzone.

Corradino                      - Si, lo so, ma restiamo lo stesso.

Nunziata                       - Se hai visto ormai quello che succede lì dentro.

Corradino                      - Appunto.-., ho visto e non mi raccapezzo.

Nunziata                       - Allora, torniamocene.

Corradino                      - Ho tutto, nella testa, confuso; ho bisogno di veder meglio: se durante la rappresentazione ne ho viste di cose! ... Qui uno scaccia con un urtone un altro dal suo posto e ci si siede lui comodamente. Più in là un signore con sua moglie accanto è intento allo spettacolo: il vi­cino ne approfitta per trascinare la donna con sé in un'altra parte della baracca: il marito si accorge, si slancia verso di loro, ma una gran risata della folla lo ferma, lo inchioda, immobile, con gli occhi pieni di la­crime!... E quel tony con la faccia impiastricciata, che si è piantato in mezzo alla pista a gridare: « Signori io sono un idiota e voi dovete ascoltarmi! » E tutti: « Bene bravo » - e quello: « Signori ripetete tutto quello che dico io » - « Sì sì! » - « Noi siamo degli imbecilli! » - E tutti a ripetere, a ridere, ad applaudire... e lui a urlare: « Silenzio! » - e tutti zitti - « In piedi! » - E su! - « Seduti! » - E tutti giù.

Nunziata                       - Io non mi sono accorta di niente; ma ho riso tanto. E che vestiti avevano, tutto oro e argento e seta..-e la cavallerizza, che bellezza! Che salti sul cavallo bian­co! ... ho battuto tanto le mani anch'io.

Corradino                      - Niente altro hai osservato? Non hai visto uno spettatore che la fissava, la beveva con gli occhi? E che quand'ella uscì dalla pista si alzò come stregato e la seguì, mentre i suoi tre bambini strillavano: « Papà, papà! »?

Nunziata                       - Perché strillavano?... Io guardavo tutti quei pagliacci... che giochi facevano!

Corranno                       - Già, e mi sai dire perché la gente ride ed ap­plaude tutte le volte che io inciampo nel filo teso?

Nunziata                       - Ma Cirillo non inciampa! Che bravo! Vi cam­mina sopra con le braccia tese, ritto, senza cadere...

Corradino                      - Sst! Viene qualcuno-

SCENA SECONDA

Detti e Papà Giosuè

Papà Giosuè                  - (entrando) Che, cosa fate qui?

Corradino                      - Niente.

Papà Giosuè                  - È troppo poco.

Corradino                      - È quello che fai tu.

Papà Giosuè                  - Oh oh!

Corradino                      - Non deridermi.

Papà Giosuè                  - Me ne guardo bene: conosco troppo ì miei simili per prendermi questo lusso.

Corradino                      - E allora perché quello scherno?

Papà Giosuè                  - Che volete, mi fate pietà.

Corradino                      - Io ti faccio...

Papà Giosuè                  - Tu più ancora di tua sorella.

Corradino                      - E allora perché non mi aiuti?

Papà Giosuè                  - Sì che ti voglio aiutare; e ti consiglio dì tornare sui tuoi passi.

Corradino                      - Io resto.

Nunziata                       - Io sola non vado via.

Papà Giosuè                  - Ti faccio notare che sei tu che rifiuti il mio aiuto.

Corradino                      - Oh non grande certo il tuo aiuto! Non m'hai detto nulla prima: sei rimasto sempre indifferente. Né noi, né quel povero pazzo, né quella madre disgraziata ti hanno commosso- Che puoi fare per me tu che non fai nulla per nessuno?

Papà Giosuè                  - Tu m'invidii: e non ne sai la ragione.

Corradino                      - Sì che la so: sei in pace.

Papà Giosuè                  - Sono dove vorresti essere già tu. Tu ti incammini adesso, io sono arrivato; tu vedi dinanzi a te l'uomo che tu vorresti essere. E lo odii perché quell'uomo non sei tu: e lo disprezzi e non dai retta al suo consiglio... e vuoi fare di tua testa... Eppure, nonostante il tuo sordo rancore, nonostante il tuo rifiuto di tornare donde sei venuto, ti offro almeno dei conforti: vuoi del denaro? Chiamo Testarossa e te ne faccio dare.

Corradino                      - No.

Papà Giosuè                  - Vuoi star di buon umore? Ti chiamo Mustafà.

Corradino                      - No.

Papà Giosuè                  - Non vuoi niente, lo vedi.

Corradino                      - Ma chi sei tu?

Papà Giosuè                  - Un uomo.

Corradino                      - Già, al quale tutti obbediscono.

Papà Giosuè                  - Valgo di più-

Corradino                      - Tu  ti beffi di me come di tutti.

Papà Giosuè                  - Ingenuo, ingenuo!

Corradino                      - Sei un impostore.

Papà Giosuè                  - (fa per alzare la frusta, poi si contiene) Giovinotto, tu farai delle grandi sciocchezze. E mi pia­cerebbe tanto farti del bene se tu te lo lasciassi fare. Ma siccome sei testardo, ed io ho sonno ed è tardi, me j ne vado a dormire. Buona notte (si avvia a sinistra).

Corradino                      - (è rimasto per un attimo sorpreso alle parole di Giosuè, poi ha uno scatto come per seguirlo).

Nunziata                       - (trattenendolo) Che fai?

Corradino                      - Impostore!

Papà Giosuè                  - (voltandosi) Se mi tocchi chiamo Ercole (esce).

Corradino                      - (ha un gesto di dispetto) Ah!

SCENA TERZA

Detti e Mustafà

Mustafà                         - (entra da destra. Indossa lo spolverino) Ehi, dico!

Nunziata                       - Oh, Mustafà com'è buffo!

Mustafà                         - Naturale, son vestito da uomo. Mi dispongo a diventare un semplice esemplare della specie umana che riposa; tale e quale come il primo dei re e l'ultimo degli straccioni. Ma questa non è locanda: è notte tarda; (indicando la porta) siete pregati di accomodarvi

Corradino                      - Chi è papà Giosuè?

Mustafà                         - Mah! È papà Giosuè.

Corradino                      - Ma prima che faceva?

Mustafà                         - Mangiava, beveva e dormiva.

Corradino                      - E adesso che fa?

Mustafà                         - Mi paga.

Corradino                      - E di dove viene?

Mustafà                         - Credo, dalle viscere di sua madre.

Corradino                      - Ah, finiscila!

Mustafà                         - Finiscila tu piuttosto,' che mi interroghi con un accusato-., sei un bell'originale : prima non volevi entrare, adesso non vuoi uscire... mi dici cosa ti gira

Corradino                      - Se siamo qui è colpa tua.

Mustafà                         - Corbezzoli che tono! Non ti ho fatto condii qui dalle guardie... Ea rappresentazione è finita, dunque aria... restare, non è possibile. Il padrone non lo permette. Anche gli acrobati, i saltimbanchi, i cavallerizzi tutti devono ritirarsi nei loro alloggi: soltanto i clown stanno qui presso a portata di voce: ma a queste ci I non restiamo dentro che io, Testarossa, Cirillo, Ercole, il padrone. Tali sono i suoi ordini.

Corradino                      - Sta bene…. ma siccome domani mi trovai qui, ci rimango.

Mustafà                         - Ci ha preso gusto il novellino! (altro non te ne vai colle buone, ti faccio cacciar via!

Corradino                      - (sedendo) Fa pure!

Mustafà                         - (chiamando) Ohe, amici! Ercole, Cirillo, Testarossa!...

SCENA QUARTA

Detti, Ercole, Cirillo, Testarossa, poi Livia

Testarossa                     - (entrando) Sst!  Che c'è? Piano! Che il padrone si è già ritirato.

Ercole                            - (indossa lo spolverino) Stavo per coricarmi.., accidenti!

Cirillo                            - Che succede?

 Mustafà                        - Non se ne vogliono andare.

Ercole                            - Si buttano fuori!

Cirillo                            - Eh! che modo di prender sempre le cose di pun­ta! ... diamine! (a Nunziata) Io, per esempio, sono molto lieto che tu non te ne vada...

Testarossa                     - Piantala, smorfioso! Ci mancherebbe altro! (ai due) Andatevene!

Corradino                      - Neanche per sogno! (trattiene Nunziata che si avviava).

Mustafà                         - Ah, basta! (accennando a Ercole) A te!

Ercole                            - Lascia fare! (prende i due per un braccio).

Mustafà                         - Adesso lavora lui!

Ercole                            - (spingendo i due verso la porta) Sono così leg­geri!

Livia                       - (apparendo) Lasciateli!

Ercole                            - (sorpreso, lascia i due).

Mustafà                         - Oh, Madama Livia!

Livia                              - Pagliaccio!

Mustafà                         - A me?

Livia                              - Non vi vergognate? Due ragazzi! ...

Testarossa                     - Oh guarda! Sei la padrona, che comandi a bacchetta?

Mustafà                         - La mi scusi, sa!

Livia                              - Devo parlare a costoro.

Testarossa                     - Son cose inaudite!

Cirillo                            - Veramente, considerando la questione dai due opposti punti di vista, il loro e il nostro, ci si può met­tere d'accordo. Essi hanno bisogno, a quanto pare, di star qui per parlarsi; noi abbiamo bisogno che se ne vadano. Ebbene, lasciamoli star qui finché avranno finita la conversazione, e poi se ne andranno. Non c'è nulla di male, in questo, e saremo contenti tutti quanti.

Mustafà                         - Bravo! Sei grande!

Testarossa                     - E sia! Piuttosto che disturbare il padrone, lasciamoli pure. Ma di qui a poco torniamo, e se siete ancora qui, non ci son storie che tengano... Ma guarda che tipi! (si avvia).

Cirillo                            - (a Nunziata) Arrivederci, bella ragazza! (esce).

Nunziata                       - Grazie, signore-

Testarossa                     - Arrivederci un corno! (esce).

Ercole                            - (esce guardando ì tre di traverso).

Mustafà                         - (uscendo e indicando Livia) Adesso, lavora lei!

SCENA QUINTA

Livia, Coradio, Nunziata, poi Mustafà, Cirillo, Papà Giosuè, Testarossa, Ercole

Corradino                      - Anche tu qui, a quest'ora...

Livia                              - Mi sono nascosta per non perderti di vista.

Corradino                      - Ed io, che non me ne sono accorto!

Livia                              - Eh, mio caro, noi si entra così nella vita d'un uomo: senza preavviso!

Corradino                      - Io ti ringrazio, signora, d'essere intervenuta...

Livia                       - Non dirmi signora; già te lo chiesi: chiamami Livia.

Corradino                      - È difficile.

Livia                              - (a Nunziata) E allora, cominciamo noi due, Nun­ziata: noi siamo già amiche, vero? Chiamami Livia...

Nunziata                       - (brusca) No, signora.

Livia                              - (sorridendo a Corradino) E adesso che ha comin­ciato lei-..

Corradino                      - Non posso.

Nunziata                       - (c. s.) Corradino chiama per nome soltanto me.

Livia                              - Oh, piccina, l'hai con me? Non ho intenzione di mangiare nessuno, e tuo fratello, al caso, saprà difen­dersi.

Nunziata                       - (c. s.) Da un uomo, certo!

Corradino                      - Nunziata!

Livia                              - Sei molto sgarbata.

Nunziata                       - Si, signora, perché se ci avessi lasciato but­tar fuori era meglio!

Livia                              - Sareste tornati ai pascoli?

Nunziata                       - Dove meglio ci sarebbe piaciuto. .

Corradino                      - Nunziatina!

Nunziata                       - (a Corradino) Meglio era non partire.

Livia                              - Già delusa? (ironica) Sei forse innamorata?

Nunziata                       - (inviperita) Lasciami stare! (sì trae in di­sparte in fondo alla scena).

Corradino                      - (a Livia) Mia sorella è spaurita...

Livia                              - È qualcosa di più... È gelosa!

Corradino                      - Gelosa?

Livia                              - Sì, è gelosa di me.

Corradino                      - Nunziata, è vero?

Nunziata                       - (da una scrollata di spalle).

Corradino                      - (a Nunziata) Che sciocca!

Livia                              - Grazie, caro, questa parola per lei è una grande gentilezza per me.

Corradino                      - Signora...

Livia                              - Ti confondi... tremi..- perché tremi così?

Corradino                      - Io no, signora, non tremo, ma è la prima vol­ta che una signora come te mi tratta così in confi­denza...

Livia                              - Dì che è la prima volta che una donna ti è così vicina...

Corradino                      - (per eludere la risposta) Ma tu avevi da par­larmi...

Livia                              - (passandogli la mano sui capelli) E che sto facen­do?... Questi riccioli, non te li ha mai accarezzati nes­suno?

Corradino                      - Mia madre

Nunziata                       - (lentamente, quasi voce interiore) Tu stai per partire per un lungo viaggio... ed io sono qui come sulla soglia di casa ad agitare il fazzoletto (eseguisce) per sa­lutarti finché ti vedo scomparire, a poco a poco, allo svolto della strada maestra.

Corradino                      - No, Nunziata, no, non dire così...

Livia                              - Senti... raccontami della tua casa. Vuoi che io sappia non fartela rimpiangere tanto?...

Nunziata                       - (si nasconde il viso sulle ginocchia).

Corradino                      - (sedendo vicino a Livia) Adesso ho perduta la mia sicurezza... Le parole di mia sorella mi hanno riempito di dubbi... Non so più se ho fatto bene o se ho fatto male. Fino a un momento fa mi pareva d'aver fatto bene a venir via... ed ora non so... provo come un rimorso... il rimorso d'aver pensato soltanto a me. Non dovevo, non dovevo...

IvIvta                            - ( affettuosa) Non crucciarti- E un momento di debolezza questo. Passerà. Passa subito. Era un .vivere là? Era diventar vecchi senza farti benedire né maledire da nessuno... Seppellirti vivo" era... (voluttuosa). E hai tanta vita tu... Lo vedo dal tuo sguardo torbido, dalla tua bocca decisa, dalla tua espressione di fanciullo tar­divo e di uomo precoce al tempo stesso... Lo vedo dal tremito delle tue narici, così nervoso e rivelatore, che una grande dolcezza mi penetra tutta... E l'istinto che mi spinge verso di te è ora di madre ora di amante, in una tormentosa mistura di sacro e di profano, di puro e di depravato che mi trae a darti un bacio sulla fronde o un morso... (riprendendosi) Ma dimmi, dimmi, che fa­rai qui?

Corradino                      - Che devo dire?...

Livia                              - Dimmi... (gli passa un braccio intorno al collo).

Corradino                      - ... sono partito senza meta-.. Che avrei fatto, non sapevo... Ma ora ho percorso molte strade, ho cono­sciuto altri uomini...

Livia                              - E una donna, che conta molto di più.

Corradino                      - Tutte le strade sono bianche, polverose... tutti gli uomini sono uguali..-

Livia                              - Quando si ostinano a star soli...

Corradino                      - Eppure uno ce n'è qui, che è solo e non è disgraziato... papà Giosuè!...

Livia                              - Che ha di strano? È il padrone.

Corradino                      - Ah, come lo invidio!

Livia                              - Innocuo  com'è!

Corradino                      - Mi fa rabbia!...

Livia                              - Parla, ragazzo, sfogati... (accarezzandolo) Bruci... sei tutto in ribellione... E più mi piaci così.

Corradino                      - Ed io ho tutto, in me, per essere felice! Ne sono certo... lo sono ben stato un tempo!... Te lo dissi... Ma allora, qualcosa mi tolse la mia pace... Anche questo ti dissi... C'è qualcosa, anche qui, che me la toglie la mia pace... Ah, l'anima mia, è il sudario della Veronica, che reca l'impronta di ciò che tocca... Io non ne ho colpa, non ne ho colpa io, se tutto ciò che tocco ha una corona di spine, che mi si conficcano qui dentro e mi fanno male... Son le cose intorno, che mi persegui­tano... Anche qui, anche qui... Sono le cose che mi odiano, come lassù, come dovunque! Basta, voglio anche io la mia parte di tranquillità.

Livia                              - Come ti luccicano gli occhi! Tu sei sceso a preda (offrendosi). E ghermisci questa vittima che ti si offre... Pensa, Corradino, le mie braccia, due cuscini morbidi per la tua disperazione!

Corradino                      - Nessuna donna mi ha mai detto così!

Livia                              - Chissà quante, senza parlare.

Corradino                      - Io mi affido a te, tu mi sei venuta incontro.... tu hai scoperto il mio tormento... salvami tu, aiutami tu...

Livia                              - Se non domando di meglio... stammi vicino... Biso­gna mettere un fiore in ogni desolazione, ma fresco, che se lascia cadere una lacrima, è di rugiada... Appoggiati qui... e non pensare a niente, non dir niente...

Corradino                      - Livia!

Livia                              - Vuoi ridiventare bambino? Vuoi riposare? Vuoi dimenticare? Abbandonati qui... e guardami... guardami in fondo agli occhi...  così.  Che ci vedi?

Corradino                      - Non so...

Livia                              - Guarda in fondo.... c'è la vita!... (Un lungo amplesso).

Corradino                      - (trasfigurato, quasi balbettando e distaccando-si a poco a poco) Livia.... chi sei, chi sei?... che magìa!... non so... non è vero... è un sogno... È vero, è vero!... Che mi hai detto?... che vuoi che faccia?... dillo!... Qualunque cosa.... tutto! (alzandosi e guardandosi intorno) Com'è bello qui!... (riavvicinandosi a Livia) Chi sei, chi sei?... (guardandosi di nuovo intorno) Non ho mai visto così! ... Non c'è più nessuno... tu ed io... se mi volto,: non c'è più nessuno!....

Nunziata                       - (dal fondo della'scena singhiozza, poi seguita a piangere in silenzio).

Corradino                      - (senza voltarsi) Chi singhiozza?... Strano.... Perché piangere?... Sei bella Livia, sei una Madonna,  (si inginocchia) tutto, anche qui, mi faceva soffrire, ep­pure non potevo più andar via... Era per te... è per te....

Livia                              - (rialzandolo) Alzati, Corradino.

Corradino                      - (alzandosi e passandosi una mano sulla fron­te) Come ogni cosa, ogni persona, intorno, mi si ili» minano... (con la gioia di una scoperta) Sono vivo! Ca­pisco!

Livia                              - È il miracolo dell'amore!

Mustafà                         - (appare sulla soglia dell'ingresso, con la chitarra, ne strimpella quattro accordi con movimenti di sdolcinatura canzonatoria; e scompare).

Corradino                      - (con energia) Livia, difendiamoci!

Papà Giosuè                  - (entra da sinistra, vede i due, si ferma m attimo a contemplarli; poi attraversa la scena ed esce],.

Corradino                      - (scattando) Ah, quello! (fa per slanciarsi).

Livia                              - (trattenendolo) Chi è?

Corradino                      - Papà Giosuè!

Livia                              - Se dorme!

Corradino                      - È passato, ti dico! Ha riso di me, di noi!

Livia                              - Non è passato nessuno.

Corradino                      - Su sì! Era lui!

Testarossa                     - (entrando da destra)

Cirieeo                          - (entrando anche lui da destra)

Testarossa                     - (parodiando Livia) Guardami in fondo agi occhi, che ci vedi?

Cirillo                            - (parodiando Corradino) Non so....

Testarossa                     - (c. s.) Guarda in fondo... c'è la vita!

Cirillo e Testarossa        - (ridono e scappano via) Ah, ah, ah!

Corradino                      - Infami!

Ercole                            - (sporge la testa tra le tende).

Corradino                      - (a Ercole) Anche tu, anche tu!

Ercole                            - (fa una boccaccia, e scompare)

Corradino                      - Vili!... (con energia) Fossi io il padrone!

Livia                              - (con improvvisa cupidigia, poggiandogli le mai sulle spalle, fissandolo negli occhi e quasi suggestionandolo) Vuoi diventare il padrone?... Diventalo... Io ti aiuto!... Giosuè è un bruto. Con la frusta ha ridotto ti» come schiavi... Mi ha battuto, capisci?... Ha battutoli che ti amo, ha battuto me che tu ami! (mostrando i livido al braccio) Guarda!... Diventa il padrone! Si dono del nostro amore?... Dovranno inginocchiarsi dinanzi!

Corradino                      - Ebbene sì! Tutti vivi devono essere! Come ti come me... Non mi sono mai sentito così forte! (decisi Vado a chiamarli! (esce).

Livia                              - (con soddisfatta vanità) Ah, sarò anch'io la padrona!

SCENA SESTA

Detti e Mustafà

Mustafà                         - (entrando) Oh, soltanto Madama e Madamigella?

Livia                              - Non ci si muove più.

Mustafà                         - Avete proprio messo le radici! Ma, se soprag­giungono i miei compagni, vi vedo e non vi vedo....

Livia                              - (chiamandolo in disparte) Tu devi aiutarci.

Mustafà                         - Prima m'hai dato del pagliaccio.

Livia                              - E tu, un momento fa, mi hai schernito.

Mustafà                         - È vero, siamo pari.

Livia                              - E allora, aiutaci!

Mustafà                         - A far che?

Livia                              - È anche nel tuo interesse.

Mustafà                         - L'interesse di un altro è sempre inferiore al proprio quando gli si chiede aiuto.

Livia                              - Ma trarrai vantaggi anche tu, e anche gli altri....

Mustafà                         - Cos'è, un'opera benefica?

Livia                              - E se fosse?

Mustafà                         - Alle corte, di che si tratta?

Livia                              - Tu hai l'aria intelligente.

Mustafà                         - Naturale, faccio lo stupido di mestiere.

Livia                              - Sei un bell'uomo.

Mustafà                         - Naturale, mi metto il belletto come le donne.

Livia                              - Sei un personaggio influente, qui.

Mustafà                         - Perché mi dai ancora del pagliaccio?

Livia                              - No, dico sul serio. Tu puoi molto sui tuoi com­pagni...

Mustafà                         - Ebbene?

Livia                              - Ecco... se io fossi la padrona, sento che ti vorrei molto bene.

Mustafà                         - Corbezzoli!.... questa è una dichiarazione. Tu domandi la mia mano?

Livia                              - Fossi matta!?

Mustafà                         - Ah, allora, quella del padrone.

Livia                              - Un vecchio! ... .

Mustafà                         - Ah, allora sono tutt'altro che intelligente.

Livia                              - Piuttosto, seguiti a fare lo stupido. Smettila. Io amo Corradino!

Mustafà                         - Bum! ...

Livia                              -  E parlo per lui e per me....

Mustafà                         - Più per te, che per lui...

Livia                              - Se tu mi aiuti a farlo diventare il padrone qui dentro, io saprei come ricompensarti.

Mustafà                         - Simpaticona!

Livia                              -  Di già?

Mustafà                         - Ti vedo da parecchio tempo, ma ti conosco adesso.

Livia                                         -  Davvero?

Mustafà                         - E tu, ci tieni che Corradino diventi il padrone?

Livia                              -  Poveretto, fa pena...

Mustafà                         - E tu, ti sacrifichi, eh?...

Livia                              -  Che vuoi, sono tenera di cuore, generosa e...

Mustafà                         - Disinteressata.

Livia                                         - Ecco.

Mustafà                         - Sei furba, tu!

Livia                              -  Ti pare?

Mustafà                         - No, non mi pare, è. Mustafà è perspicace con le donne come te.

Livia                              - Sono diversa dalle altre?

Mustafà                         - Affatto, sei tale e quale a quelle che ti somi­gliano.

Livia                              - E con questo, che vuoi dire?

Mustafà                         - Che c'è molto da fare?

Livia                              -  Sfacciato!

Mustafà                         - Ma psicologo.

Livia                              - Per chi mi pigli?

Mustafà                         - Per una che si lascia pigliare.

Livia                              - Non sei galante.

Mustafà                         - In teoria no; ma nella pratica, sì!

Livia                              - Sei un bel tipo!

Mustafà                         - Butta la maschera!

Livia                              - Che credi di trovarci sotto?

Mustafà                         - Te stessa.

Livia                              - Bada; potrei essere la tua padrona.

Mustafà                         - Ed io il tuo servitore.

Livia                              - Peuh! un servitore....

Mustafà                         - Non fare la schizzinosa!...

Livia                              - Prima devi promettermi di aiutarmi a diventar la padrona...

Mustafà                         - E perché no? La riflessione logora il cervello... e dove ti capita cogli! Che devo fare?

Livia                              - Appoggiare tutto quello che farà Corradino. Quel che farà non lo so: ma tu non ostacolarlo e trascina gli altri ad aiutarlo.... È andato a cercare i tuoi compagni e a momenti ritorna.

Mustafà                         - Andiamo anche noi allora: perché da solo non gli riuscirà di condurli qui. (buffo) Posso offrirle il mio braccio signora? (uscendo a braccetto di Livia ) Adesso sì, che lavoro io! (esce).

Nunziata                       - (disperatamente) E io?

SCENA SETTIMA

Nunziata e Cirillo

Cirillo                            - (entrando e passandole una mano sui capelli) Po­verina!

Nunziata                       - Ah, sei tu, signore?

Cirillo                            - Sono l'equilibrista... Ma a te, che t'han fatto?

Nunziata                       - Mio fratello se n'è andato....

Cirillo                            - Se non fosse un fratello non ti avrebbe abban­donata.

Nunziata                       - Ma è stata quella donna... Cattiva, cattiva! ...

Cirillo                            - Ed ora, cosa conti di fare?....

Nunziata                       - Non so (viene verso la ribalta).

Cirillo                            - Se credi... potrei sostituirlo io... se però lo desi­deri., altrimenti no. Non voglio sentirmi dire, dopo, che sono stato io a insistere...

Nunziata                       - Dopo?

Cirillo                            - Dopo... che avrò preso a proteggerti.

Nunziata                       - Davvero? Tu mi proteggeresti?

Cirillo                            - Non sono anch'io un uomo, come tuo fratello?

Nunziata                       - E non faccio peccato?

Cirillo                            - Peccato!? To', una parola che avevo dimenticato. Macché!

Nunziata                       - Eh, se lo domandassi a Don Sebastiano...

Cirillo                            - Oh chi è, Don Sebastiano?

Nunziata                       - È il mio confessore... Mi direbbe di sì.

Cirillo                            - E avrebbe ragione... fa la sua parte... Ciascuno fa la sua parte... Don Sebastiano ti direbbe di sì.. Don Giovanni ti direbbe di no... E hanno ragione tutti e due. Per risolvere la questione tu devi far così: prima dar ascolto a Don Giovanni e poi andare a confessarlo a Don Sebastiano...

Nunziata                       - Non capisco.

Cirillo                            - Brava, ragazza mia... Non capire... non forzarti mai di capire. Questa è la sapienza! .. .

Nunziata                       - Non capisco... e ti ascolto volentieri....

Cirillo                            - Mi ascolti... (fa per prenderle una mano)

Nunziata                       - (si schermisce)

Cirillo                            - Vedi, io capisco che tu ti schermisca.... ma bada che si rimpiange sempre il tempo perduto.

Nunziata                       - (è assorta)

Cirillo                            - A che pensi adesso?

Nunziata                       - Non so...

Cirillo                            - Io invece lo so, a che penso.... Ti vedo già vestita tutta di seta.

Nunziata                       - Di seta?

Cirillo                            - E su questa manina un bell'anello d'oro.

Nunziata                       - D'oro?

Cirillo                            - E qui, alle orecchie, due buccole di smeraldo.

Nunziata                       - Di smeraldo?

Cirillo                            - (che a poco a poco l'ha abbracciata) E qui, sui capelli, un diadema di brillanti.

Nunziata                       - (cercando di svincolarsi) Questo si, è peccato.

Cirillo                            - Ma allora è bellissimo! (la tiene avvinta).

SCENA OTTAVA

Detti, Mustafà, Corradino, Livia, Ercole e Testarossa

Mustafà                         - (entrando e sorprendendoli) Amore e Psiche! Cammina la ragazza!

Cirillo                            - (lascia Nunziata che si rifugia in un canto)

Corradino                      - (entra seguito da Testarossa, Ercole e Livia)

Corradino                      - Venite, venite! Bisogna che io lo gridi forte!

Testarossa                     - Che gli salta adesso?

Mustafà                         - Taci, pettegola!... Ascoltiamolo! (Tutti siedono qua e là)

Corradino                      - (continuando) Non vedete come parlo ispira­to? Non vedete nulla voialtri?... Oh lo so; ed è per que­sto che vi ho chiamati qui... Sono troppo felice per non voler felici anche voialtri che mi siete intorno... ma voi non lo siete, voi non siete contenti, non potete esserlo... vivete alla mercè del padrone'.... Che cosa siete per voi? Niente siete... mentre siete tutto per lui... io compren­do ora... e voi dovete credermi... Chi è lui?... non ci a-vete mai pensato... non l'avete mai guardato. È il fan­toccio che sporge dai campi di grano; che a vederlo da lungi pare chissà che gigante, e poi, da vicino, non è che un fagotto di cenci e di paglia, vestito da una giacca a brandelli, infilato su un palo che lo tiene ritto... voi siete a sostenerlo!... Ma se ciascuno di voi si ripiglia la cosa propria mi dite che gli rimane?... Gli siete neces­sari più della vita stessa; che senza di voi sarebbe an­che per lui misera e tribolata!... Mi guardate come se scopriste la verità!.... ed è la verità questa!... Tu, Testarossa, sei la paglia che lo gonfia; sei una moneta che respira... nient'altro!... nient'altro! ...

Testarossa                     - (balzando in piedi e strillando) Ma io protesterò! Trattare così una donna come me!

Mustafà                         - (precipitandosi su di lei) Zitta, fagotto di pa­glia. Vuoi destare il padrone!...

Testarossa                     - Che m'importa, dopo quello che m'ha fatto!

Mustafà                         - Zitta!

Corradino                      - È la verità, vi dico... e tu, Ercole, sei il palo che lo tiene ritto.... ma ormai non ne ha bisogno.... ormai j è più forte anche di te!

Ercole                            - Accidenti! (sferra un pugno e fracassa una panca)

Mustafà                         - Alla cuccia!

Corradino                      - Potete essere contenti di vivere qui dentro?

Mustafà                         - (comicamente) In questa baracca devi dire!

Cirillo                            - Quanto a me secondo i giorni. Nei giorni in cui: tutto volge a mio favore, sono contento; negli altri no. Oggi per esempio (guardando Nunziata) sono contentis­simo.

Mustafà                         - Impudico!

Corradino                      - Ma non lo sei sempre! Non lo sei per colpa sua!

Cirillo                            - Veramente se...

Mustafà                         - Ah, ah! Sei la corda che lega quel fagotto di Testarossa infilato su quel palo di Ercole... e io che ci  faccio?

Corradino                      - Tu? tu gli servi... E come, gli servì! Ti obbliga ad essere allegro; sempre allegro, perché tutti voi altri vi illudiate che qui è la cuccagna!

Mustafà                         - To', ma'è un bel mascalzone!

Corradino                      - Ebbene, io ho il rimedio per guarirvi tutti, per ridarvi la dignità e la gioia di vivere...

Testarossa                     - Uh!

Corradino                      - Per dare anche a Testarossa la cassa...

Testarossa                     - Parole sante! ...

Corradino                      - Per dare alla forza di Ercole uno scopo...

Ercole                            - Accidenti!

Corradino                      - E a Cirillo una contentezza quotidiana..

Cirillo                            - Secondo... secondo...

Corradino                      - Il rimedio c'è!

Mustafà                         - C'è il rimedio, lo dice lui!

Livia                              - Silenzio!

Corradino                      - (attirandoli vicino, piano) Bisogna scacciare la causa di tutte le vostre miserie... Io non ho potuto] scacciarla, un giorno, la causa delle mie... E come fareSe è venuta invisibile, inesorabile, senza volto e senza rumore... Ma voi, siete più fortunati! Essa ha nome una figura! Voi la potete scacciare!... Tutti la conoscete!.. Papà Giosuè, papà Giosuè!... Scacciamolo!... (un silenzio).

Cirillo                            - Sarà come dici; ma quando l'abbiamo scacciati chi lo potrà sostituire?... Io no, perché non amo le responsabilità! ....

Testarossa                     - Ma se, anche, tu lo volessi, non ti vorrei io

Mustafà                         - Te l'ho già detto: a me non importa un fico di lui o di un altro; basta che io seguiti a fare il mio mestiere ed abbia da campar meglio, vada in malora anche papà Giosuè.

Corradino                      - Se volete, assumo io il suo posto; io ho il medio, vi ho detto! (Un silenzio),

Cirillo                            - Così, sui due piedi è un affare complicato. Tu vuoi prendere il suo posto.... ma...

Livia                              - Vi darà la paga doppia!

Ercole                            - Questo è già un bel discorso.

Livia                              - Ebbene, Mustafà?

Mustafà                         - Io ci sto; obbedivo a papà Giosuè, obbedirò a Corredino: la moneta è sempre di rame ed è tanto più gradita se raddoppiata.

Testarossa                     - E la cassa sarà anche mia?

Corradino                      - Te l'ho promesso.

Ercole                            - Tu sei debole, chiedi il mio aiuto, mi paghi di più: non mi resta che mettere il mio braccio a tua di­sposizione.

Cirillo                            - Un momento... un momento....

Corradino                      - Lasciatevi guidare da me: ci aiuteremo re­ciprocamente... Tutto dobbiamo mutare per rendere più bella l'esistenza, per mantenere una perenne primavera intorno a noi e dentro di noi... Non seguiteremo a viag­giar per le strade lungo le quali il destino ci sospinge senza pause e respiro... faremo come le pecore che si fer­mano a brucare sui margini dove c'è buon pascolo!...

Mustafà                         - Tutto questo, si intende, oltre il doppio della paga! ....

Testarossa                     - Evviva Corradino!

Mustafà                         - Sst! Piano!

Tutti                              - (piano) Evviva Corradino!

Livia                              - Scacciamolo subito!

Testarossa                     - Si, sì: lo sorprendiamo nel sonno...

Ercole                            - E lo scaraventiamo fuori!

Mustafà                         - Alla fin fine la cosa è divertente: si cambia di padrone! (ride) Andiamo, ma in punta di piedi... (escono in quest'ordine: Corradino, Livia, Ercole, Testarossa, Mustafà, Cirillo).

SCENA NONA

Cirillo e Nunziata

Cirillo                            - (quand'è per uscire si arresta e torna in scena) Ah, io me ne lavo le mani.

Nunziata                       - Hai visto? non m'ha neanche guardata.

Cirillo                            - Ti guardo io per lui.

Nunziata                       - Mi pare di morire...

Cirillo                            - Perché le risorse sono tante! Io ne son una, ne posso essere una per te.

Nunziata                       - E verrai con me, lassù, in montagna?

Cirillo                            - Eh, certo... si e no; c'è sempre modo di conci­liare; ci potrei venire  d'estate, in villeggiatura.

La voce di Corradino    - (dall'interno) Papà Giosuè, fuo­ri! Via, via! (tramestio)

Nunziata                       - (ascolta, poi si irrigidisce; sente che il fratello è ormai preso nel gorgo delle passioni e che non conta più nulla per lui; e si decide) No, no, no! (fugge via)

Cirillo                            - (stupito) Beh, cosa le piglia?!

SCENA DECIMA

Papà Giosuè, Mustafà,  Ercole,  Cirillo,  Corradino, Livia  

Papà Giosuè                  - (precedendo gli altri che strillano) Va bene, va bene!

Tutti                              - Via, via! Basta! Non ti vogliamo più!

Papà Giosuè                  - (sempre calmo) Ho capito... Non posso imporvi di ragionare, io!

Tutti                              - Alla porta, alla porta! ...

Papà Giosuè                  - (c. s.) Vado, vado... e porto tutte le mie ricchezze con me!

Mustafà                         - E dove, se non hai neanche la valigia!

Testarossa                     - E se la cassa è qui!...

Ercole                            - E non mi dà neppure la soddisfazione di adope­rare le mie braccia! Non si ribella nemmeno! ...

Papà Giosuè                  - E perché, dovrei ribellarmi?... Qui o fuori di qui, padrone o servo, re o vagabondo, io sono sempre lo stesso...

Tutti                              - Presto, presto: non vogliamo più vederti!...

Testarossa                     - Imbroglione!

Cirillo                            - Un momento, perdinci! Voi lo scacciate, lui se ne va... dunque è un'espulsione spontanea... che c'è bi­sogno di far tanto chiasso? (a papà Giosuè) Io sono ad­dolorato della tua partenza!... (a Corradino) E in pari tempo mi felicito con te del tuo successo!...

Papà Giosuè                  - (a Cirillo) Sei proprio un brav'uomo!...

Tutti                              - Fuori, fuori!

Corradino                      - Dov'è la tua sapienza, papà Giosuè!

Tutti                              - (scoppiano in una risata di scherno)

Papà Giosuè                  - (sulla soglia) Amici, divertitevi! (scompare)

Tutti                              - (con soddisfazione) Ah!

SCENA UNDECIMA

Detti, meno Papà Giosuè, e cinque Clowns

Mustafà                         - (respirando a pieni polmoni e saltando) Che aria, che aria!... mi pare d'essere in campagna... evviva, evviva! (urlando, verso le quinte) Ohe, amici clowns!

I clowns                        - (di dentro) Pronti, Mustafà!

Mustafà                         - Abbiamo cambiato padrone! ...

Testarossa                     - La cassa, la cassa! (corre a prendere la cassa)

Mustafà                         - (sempre verso le quinte) La paga, è raddop­piata!

I clowns                        - (di dentro) Urrà!

Mustafà                         - Venite a baldoria!

I clowns                        - (di dentro) Si beve?

Ercole                            - Fuori i lumi! (accende tutte le luci)

Mustafà                         - Ci si ubbriaca d'allegria! (a Cirillo) Cirillo, musica! ...

Cirillo                            - (esce correndo)

Livia                              - (a Corradino) Sono così felice!

Testarossa                     - (rientra agitando la cassa trionfalmente e facendo tintinnire le monete, poi stringendosela al seno) È mia! È mia! (Di dentro suona l'organetto di Cirillo)

I 5 clowns                     - (entrando di corsa) Dov'è il padrone nuovo?

Mustafà                         - Eccolo, amici! Evviva Corradino!

Tutti                              - Viva Corradino!

Mustafà                         - (a Livia) Ricordati la ricompensa! (accenna con lei un giro di dama)

1°                                  - clown         - Ai grandi cambiamenti! Chi ne vuole?

2°                                  - clown         - Che bellezza veder cose diverse!

3°                                  - clown         - Udir nuove parole!

4°                                  - clown         - Dimenticare tutte le ore perse!

5°                                  - clown         - Che frenesia, io scoppio!

1°                                  - clown         - Chissà quante novità!

2°                                  - clown         - Ah, guadagnare il doppio!

3"                                  - clown         - E lavorar la metà!

4°                                  - clown         - Che gran comodità!

4°                                  - clown         - (insieme) Oplà! (si pigliano per mano e gi­rano tondo) Trallalà – trallalà - trallalà!

Testarossa                     - ( con il tintinnio delle monete fa l'accompa­gnamento).

Livia                              - ( si avvicina a Corradino, che sta estatico a contem­plare la scena e l'abbraccia)

5° aowd                        - Che felicità!

I clowns                        -  ( insieme, sternutando)  Etcià!  ( rompono  la catena)

Corradino                      - (scosso dal contatto di Livia - e sovvenendosi d'un tratto) Nunziata... Nunziata!...

Livia                              - (si scosta da lui)

1°clown                        - (passando dinanzi a Corradino) Così era da fare! Ma bravo giovinotto!

2° clown                        - (idem) Voltare per di sopra, voltare per di sotto!

3°clown                         - Forza alla girandola!

4°clown                         - E non fermarla mai!

5°clown                         - La quiete è un capogiro in mezzo a un fune­rale!

1°clown                         - (che è arrivato presso l'interruttore) E dà assai più luce, di quell'artificiale! (spegne le luci; pe­nombra)

I clonw                          - (insieme scoppiano in una risata)

Corradino                      - (con disperazione) Nunziata!... (cessa di col­po l'organetto, e tutti si arrestano come impietriti dal grido disperato: Livia, immobile guarda Corradino. silenzio. Quadro).

Cirillo                            - (apparendo in fondo alla scena) Era qui con me... è fuggita!

Livia                              - (con soddisfazione) Ah!

Corradino                      - (precipitandosi alla porta e scostando la tenda) Sorella mia!

Tutti                              - (controscena e quadro che esprima l'attesa ansiosa)

Corradino                      - (estrae il fazzoletto e lo agita come a salutare lontano: i clowns lo imitano) Perché mi lasci?... Perché  I mi dai questo dolore? Sorella... C'era tanta gioia anche i per te. Perché non sei qui a goderne?... e non ho più nulla I dì te... Neppure un saluto... soltanto queste due lacrime...! (si asciuga gli occhi: i clowns coi loro grandi fazzoletti di svariati colori fingono di asciugarsi le lacrime anche essi) Sì, piangiamo... qualche cosa muore in questo momento... passa un morticino avvolto in un drappo candi­do... e bisognerebbe mettersi in ginocchio... (i clowns si inginocchiano con finta compunzione)... se ne va, se ne va... pare che voli... Sorella, sei già lontana, non ti sento più respirare... non distinguo più le tue orme... Perché sei fuggita? Ti volevo così bene!...

Livia                              - (lo raggiunge lentamente).

Corradino                      - (vedendosela vicino l'abbraccia),

I clowns                        - (si abbracciano buffamente fra di loro).

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

 La stessa scena del primo atto - prima  che una  rappresen­tazione cominci.

SCENA PRIMA

Corradino e Livia

Corradino                      - (vestito come il padrone di prima è seduto al posto del padrone)

Livia                              - (continuando un discorso)... dammi retta, non es­sere cosi buono nel giudicare le persone... tu ti fidi troppo...

Corradino                      - Cosa vuoi, che non mi fidi dei nostri compa­gni?

Livia                              - Io non dico questo, ma...

Corradino                      - Da quando sono il padrone non ho nulla da lamentare... fanno quello che dico e non chiedono altro...

Livia                              - Ma tu non sai chi sono...

Corradino                      - Sono degli onesti.

Livia                              - Sì, questo è vero: sembrano degli onesti.

Corradino                      - Ma io ho bisogno che lo siano.

Livia                              - Gli uomini passi... e poi nulla di essenziale è loro affidato... ma Testarossa! ...

Corradino                      - Ebbene.

Livia                              - Sai... ha la cassa.

Corradino                      - L'ha sempre avuta.

Livia                              - Seguita a ripetere: è mia, è mia!

Corradino                      - Dice bene.

Livia                              - Ha una tale insistenza nel dirlo.

Corradino                      - Era nei patti!

Livia                              - Infine... tu non sai chi sia Testarossa.

Corradino                      - No... ma l'ho trovata qui e ciò è segno che non rubava.

Livia                              - Eh, se tutti quelli che rubano fossero in galera!? ..

Corradino                      - Tu hai dei sospetti...

Livia                              - No... sospetti no... soltanto mi pare sia bene es­sere prudenti.

Corradino                      - E allora?

Livia                              - Tu conosci qualcuno bene qui?

Corradino                      - Io conosco te.

Livia                              - Caro, so cosa vuoi dirmi con questo... che io sola ti darei sicuro affidamento... che la cassa dovrei tenerla io per la sicurezza di tutti.

Corradino                      - Ecco: se non ti è di peso... meglio tu, certo, che lei.

Livia                              -  Non è un divertimento, sai... è un mestiere noioso, ma mi sacrifico per te (va a sedere al posto di Testarossa).

SCENA SECONDA

Detti e Mustafà

Corradino                      - (a Mustafà che entra) Oh, bravo, fatto?

Mustafà                         - Alla perfezione.

Corradino                      - E allora sarà tempo di avvertire anche il pub­blico.

Mustafà                         - Certamente. Dirò: spettabile pubblico! Il pa­drone è stato scacciato: da un po' ne abbiamo un altro: sotto il nuovo padrone si starà meglio che sotto il pre­cedente, perché di quest'altro non sappiamo quel che saprà fare, e c'è almeno l'illusione che possa fare meglio: amici, è come quando si cambia trattoria, non si va più alla solita perché i suoi cibi ci hanno stomacati, e se ne sceglie un'altra sperando di non avere più nausee. Il nuovo padrone si chiama Corradino  Cuor-Contento!

Cohradino                     - Come?

Mustafà                         - Oh, non lo sei, adesso che la fai da padrone? E poi continuerò: spettabile pubblico! Ho l'onore di partecipare a questo spettabile pubblico che da oggi sono aboliti tutti i posti in piedi...

Corradino                      - No: tutti i posti a sedere!

Mustafà                         - Sarebbe più piacevole annunciare l'abolizione di tutti i posti in piedi.

Corradino                      - Vedrai che approveranno.

Mustafà                         - Ma... se mi rompono la testa?

Corradino                      - Non preoccuparti.

Mustafà                         - Io me ne preoccupo, anzi, tanto che non dirò una parola se non li metti a sedere.

Corradino                      - Fa quel che ti ordino... È necessario per me, per tutti...

Mustafà                         - Non è che io ti disobbedisca... Figurati se voglio fare questo sforzo! ... Tu fa quel che ti pare... ma non esporre me allo sbaraglio. Parla tu. Hai una testa anche tu... Perché mettere in pericolo proprio la mia?

Corradino                      - Ho il mio piano.. Te l'ho spiegato... Soltanto a patto che tutti mi aiutino riusciremo... Bisogna saper correre ogni rischio... Si tratta della felicità di tutti. Non ti faranno niente. Te lo garantisco... E poi ci son sem­pre io.... c'è Ercole al caso.

Mustafà                         - Ma io ci tengo, alla mia integrità personale! Tutta l'area che possiedo al mondo, esclusivamente mia, è questa mia pellaccia! ... E tu togli i posti in piedi!

Corradino                      - (con ira) Ma, per l'anima mia! Tu hai degli ordini... (moderandosi) ed io ti prego di eseguirli.

Mustafà                         - Io voglio fare il pagliaccio e niente altro! Co­mandami perciò che riguarda la mia nobile professione ed io ti sto dinanzi umilmente... ma farmi assumere una posizione pericolosa.... eh, no!... Del resto, che urgenza hai di mettere in piedi l'umanità? Lascia tempo al tem­po... insomma, se vuoi, parla tu: non ti daranno ascolto perché hai l'aria d'una persona convinta... ma insomma, prova!

Corradino                      - (con stizza, a malincuore) Ebbene, aspetteremo.

Mustafà                         - (soddisfatto) Oh... ti occorre altro?

Corradino                      - Acrobati, saltimbanchi cavallerizzi, il perso­nale è tutto per noi, tu dici?

Mustafà                         - Fino alla morte: non gli dai gratuitamente il pane quotidiano?

Corradino                      - E gli altri?

Mustafà                         - Quali altri?

Corradino                      - I nostri compagni... Testarossa, per esempio... le ho tolto la cassa... ti par giusto?

Mustafà                         - Ora comandi tu, e quel che tu fai degli altri, per me è sempre giusto.

Corradino                      - Te ne informo, perché noi dobbiamo essere uniti e sostenerci vicenda.

Mustafà                         - Come la corda fa con l'appiccato.

Corradino                      - Nessun malinteso deve esserci tra noi.

Mustafà                         - Ti pare? Ti ho inteso benissimo (esce).

SCENA TERZA

Corradino, Livia, Testarossa

Testarossa                     - (entra in scena e si avvicina al banco)

Livia                              - Ci sono io!

Testarossa                     - Eh! Che scherzi sono questi?

Livia                              - Dico sul serio.

Testarossa                     - (a Corradino) Cosa significa, che novità?

Livia                              - Nuova sistemazione!

Testarossa                     - Sistemazione un corno, io sono stata sempre la cassiera.

Livia                              - E adesso si cambia.

Testarossa                     - Si cambia, va bene, ma in meglio; se devo stare peggio preferivo prima. Da tanti anni stavo dietro quel banco. Si cambia: voglio vedere un po' che cosa, si cambia!

Corradino                      - Non gridare; vedremo di mettere a posto an­che te.

Testarossa                     - Nossignore! Nessun posto. O quello, o so io cosa mi resta a fare.

Corradino                      - Vediamo, se io ti proponessi...

Testarossa                     - No, nessuna proposta...

Corradino                      - Un momento! ascoltami...

Testarossa                     - No, no, e no! ... Mi tappo le orecchie... noi) voglio sentir niente!

Livia                              - Strilla pure, tanto io, non mi muovo: me l'ha ordinato lui!

Testarossa                     - Te l'ha ordinato? Gliel'avrai chiesto tu?... Non si sta per tanti anni come me in mezzo al danaro, senza affezionarcisi. È sudicio, logoro... ma piace folle­mente a tanta gente! A me piace per sé stesso, per sentir­mene scorrere tanto tra le dita.. È come mettere la mano sotto una fontana. Conosco ad una ad una le monete sen­za guardarle. Capisco al tatto le infinite varietà del dana­ro rubato, e i pochi tipi del denaro onesto!... Questo era il mio vanto! Ed ora che la cassa è anche mia, poiché tu me lo hai promesso, devo distaccarmene?... Ma neanche per andare a nozze, me ne distacco!...

Corradino                      - (irritato) Basta, finiamola! ... Qui comando! io!...

Testarossa                     - Sì, ma con il nostro permesso, se non ti di spiace.

Corradino                      - (più dolce) Non ci devono essere questioni, litigi... armonia deve esserci tra noi! ...

Livia                              - Mandala via! ...

Testarossa                     - A proposito!... Armonia dico!

Livia                              - Mi ha offeso, mandala via! ...

Corradino                      - Sii clemente,

Livia                              - ... non dimenticare che qui dobbiamo ricondurre la serenità... E non solo la mia, ma anche la vostra... L'una non può stare senza l'altra.., uno sforzo... è il più grande... ma saremo tanto ricom­pensati!

Livia                              - O via lei o via io!

Corradino                      - Livia, non crearmi anche tu come tutti delle' difficoltà.

Testarossa                     - Vorrò un po' vedere! Ma chi sei? Di dove vieni? Brutta pettegola!

Livia                              - Ho detto: o via lei o via io! ( si alza ed entranella baracca furibonda)

Corradino                      - (seguendola) No, senti... Livia...

Livia                              - (si volge, scrolla le spalle, ed esce).

Corradino                      - (esce dietro di lei).

 SCENA QUARTA

Testarossa, Ercole, Cirillo

Testarossa                     - (sedendo al suo posto) Ah, ah, dalli che scap­pa!

Ercole                            - (attraversando la scena con un martello ed una tenaglia) Oh, siamo allegri, eh!

Testarossa                     - Allegrissimi!

Cirillo                            - (entra in scena)

Ercole                            - Sfido io. Te ne stai in panciolle a sghignazzare! lo sudo come un negro. Adesso mi ha incaricato di to­gliere tutte le sedie e tutte le panche. Una fatica, ti dico! Ma il bello è che questa si è roba da facchino, e non da atleta come sono io! Ti confesso che più di una volta mi è venuta la voglia di tirargli il martello sulla testa!.... (butta il martello su una panca).

Testarossa                     - Bravo, quella era una trovata!

Cirillo                            - Ohe, te ne ha fatto qualcuna?

Testarossa                     - (alzandosi e venendo alla ribalta) Lui è il padrone, no? E lui spadroneggia. Adesso se l'è presa col posto di cassiera... Ci ha messo la regina!...

Cirillo                            - Caspita! Ercole Non bada a spese!

Testarossa                     - Figuratevi: arrivo qui come al solito in ora­rio. Manca poco alla rappresentazione, e voi sapete co­me io sia sempre stata puntuale. Beh, chi ti trovo al mio posto? Ercole e

Cirillo                            - Chi?

Testarossa                     - Lei... la donna;

Livia                              - ...

Cirillo                            - Seduta?...

Ercole                            - ....al tuo banco?

Testarossa                     - Che ne dite? Ercole e

Cirillo                            - Oh!

Cirillo                            - E lui?...

Testarossa                     - Lui? ... È incretinito dietro a lei... si capisce.. è il suo asilo d'infanzia dell'amore!

Ercole                            - Accidenti!

Cirillo                            - (con circospezione) Testarossa.

Testarossa                     - Che c'è?

Cirillo                            - (soffoca uno scoppio dì risa)

Ercole                            - Che hai?

Cirillo                            - Venite qui... volete che ve la dica?

Ercole                            - Ebbene?

Testarossa                     - Parla!

Cirillo                            - Ma zitti, per carità! Ercole Muti.

Cirillo                            - Sapete con chi ha passato questa notte l'asilo

d'infanzia?

Testarossa                     - No, ma parla che ti faccio un bacio.

Cirillo                            - Ah no; allora non fiato.

Testarossa                     - Parla, dunque, son sulle spine!

Cirillo                            - Indovinate! Ercole -.Con lui!

Cirillo                            - Se fosse soltanto così, non avrei nulla da rive­larvi.

Testarossa                     - Ebbene?

Cirillo                            - (abbassando la voce con circospezione) Con Mustafà!

Testarossa                     - (gridando) Viva Mustafà!

Cirillo                            - Zitta!

Ercole                            - Gallinaccia!

SCENA QUINTA

Detti e Mustafà

Mustafà                         - (entrando) Quale cattiva azione ho commesso.. per meritarmi un evviva?

Testarossa                     - (si slancia verso di lui e l'abbraccia) Dovrei tacere... ma non posso... ho il diavolo in corpo.... sei un portento.

Mustafà                         - Ho sognato questo abbraccio in una notte di indigestione!

Ercole                            - Prudenza!

Cirillo                            - Perdinci, che tromba!

Testarossa                     - Avete ragione... rimproveratemi... battetemi anche. Ma io non sto più nella pelle....

Mustafà                         - Escine fuori!

Testarossa                     - Si ha un bel dire: fate lo gnorri, sigillate la-bocca, trattenete gli entusiasmi... Ma come si fa? I fre­ni non funzionano più!... e si grida, si balla, si battono' le mani... ci si sfoga insomma. Ah! Ecco, adesso tornano a funzionare...

Mustafà                         - Non c'è pericolo di un altro investimento?

Cirillo                            - Sai, è la contentezza per il nuovo padrone.

Mustafà                         - Beata lei; a me non mi persuade... ma io non discuto, eseguisco.

Cirillo                            - Io me la cavo.

Ercole                            - (a Mustafà) Tu eseguisci, quello se la cava  ma io sgobbo.

Mustafà                         - Ed io no? Mi fa correr di qua, di là; tener di­scorsi seri... che c'entra questo col mio mestiere poi! ... Ma Corradino è in estasi; vede anche le cose che non ci sono. È una bella qualità!...

Testarossa                     - Specialmente perché non vede tutte quelle che ci sono.

Cirillo                            - Se tacevi, scoppiavi.

Mustafà                         - Che vuoi dire?

Testarossa                     - (indicando Cirillo) Lo sa lui!

Mustafà                         - Che cosa sai?

Ercole                            - (indicando Testarossa). Quello che sa anche lei..

Testarossa                     - E forse, anche... madama

Livia                              - ...

Cirillo                            - E un'altra persona...

Testarossa                     - (a Mustafà) Che sei tu.

(Un silenzio).

Mustafà                         - (a Cirillo) L'hai vista entrare?

Cirillo                            - Ti giuro che non l'ho fatto apposta; passavo....

Testarossa                     - Il bello si è che l'ha vista anche uscire. .

Cirillo                            - Sempre per combinazione...

Ercole                            - Ripassava...

Mustafà                         - Spero bene che terrete tutto per voi.

Testarossa                     - Come degli avari... Ma se lo merita.... L'ha messa a fare la cassiera al posto mio!

Mustafà                         - Ci vuol pazienza. Corradino sta sistemando le cose... Occorre il suo tempo, poi, se saranno rose, ve­drete che giardino!

Ercole                            - Io comincio a dubitarne.

Testarossa                     - Io son certa del contrario.

Mustafà                         - Gratta un'opinione, e ci trovi sotto il fatto per­sonale; ma se il mutamento non riesce, dove andiamo a finire?

Cirillo                            - In malora di sicuro.

Testarossa                     - Bisogna pensarci. Si tratta di noi.

Mustafà                         - E la compagnia?

Ercole                            - La compagnia ci prenderà a legnate, se non man­terremo le promesse!

Testarossa                     - La prima compagnia che ci deve importare siamo noi.

Cirillo                            - È quasi assennato quello che dici.

Ercole                            - Stiamo in guardia.

Testarossa                     - O fa quel che diciamo noi, o altrimenti è inu­tile che comandi.

Cirillo                            - Ma no: calmatevi. Lui comanda, noi si fa quel che ci talenta. E tutto è accomodato.

Testarossa                     - E non tollereremo capricci!

Ercole                            - Né cambiamenti di mestiere!

Testarossa                     - Né preferenze!

Cirillo                            - Né soperchierie! Se fa le cose per bene....

Testarossa                     - Bene...

Cirillo                            - Se no...

Ercole                            - Glielo diciamo sul muso!

Testarossa                     - Impostore!

Cirillo                            - Balordo!

Testarossa                     - Fa quello che piace a lui.

Ercole                            - E non bada a noi!

Cirillo                            - Non sa conciliare i suoi interessi con i nostri.

Mustafà                         - Cambia per cambiare...

Cirillo                            - E se la capisce....

Testarossa                     - Bene;..

Cirillo                            - Se no...

Ercole                            - Si fa come con l'altro. Gli si grida...

Mustafà                         - Basta!

Cirillo                         - Via! '

Testarossa                     - Fuori!

Mustafà                         - E Livia?

Cirillo                            - Ah! Quella ormai è affare tuo!

Ercole                            - Qualunque cosa succeda resta inteso che la paga rimane doppia.

Testarossa                     - Doppia? La si triplica!

Cirillo                            - Benissimo!

Mustafà                         - Non abbiamo ancora creato un padrone e già gli siamo contro!

Testarossa                     - Che c'entra! Noi si vigila!

Cirillo                            - E allora per non destare sospetti, tu (a Testarossa) devi lasciare a

Livia                              - il tuo posto.

Testarossa                     - Mi costa, ma, se è proprio necessario, lo la-scierò!

Ercole                            - Siamo intesi (esce).

Cirillo                            - E acqua in bocca! (esce).

Mustafà                         - Io, affogo   - (si avvia).

SCENA SESTA

Mustafà, Livia, Corradino, Testarossa, poi Cirillo

Corradino                      - (entra) Testarossa, sono riuscito a pacificare la cosa.

Livia                              - per non turbare la tranquillità di cui ho bi­sogno ti restituisce il tuo posto di cassiera.

Mustafà                         - (passando vicino a Livia) Cirillo ti ha vista, me l'ha detto adesso (esce).

Livia                              - Che disdetta!

Testarossa                     - (melliflua) Io la ringrazio. Ma siccome ho deciso di dare le dimissioni da quel posto, cosi insisto perché Livia ci rimanga. Mi occuperai in altro modo.

Livia                              - Non posso accettare tante cortesie...

Testarossa                     - (melliflua e ironica) Ho capito: è una prova d'amore che gli dai. Immagino che non sarà la prima. È persuaso ugualmente della tua fedeltà. Poniamo come se nulla fosse stato fra noi. Tu ritorni al tuo posto. Io entro ti vedo e ti dico: Buon giorno, Livia, che bella sorpresa!

Livia                              - (scattando) Hai voluto che te lo cedessi: ho accon­disceso. Non mutiamo più.

Corradino                      - E bada bene, e dillo anche ai tuoi compagni: sono disposto a tutto, pure di non vedermi intralciato il cammino... Ma perdinci, vi prendo a staffilate!...

Testarossa                     - Ah, adagio! Se non sei degno di fare il pa­drone, è inutile che tu la faccia da padrone!... Storie le tue... eh, li ho aperti gli occhi! Me li hai aperti tu... e se m'hai fatto veder bene il padrone di prima, vedo be­ne anche te ora! Sicuro che ti vedo bene!... Sei un ipo­crita, egoista!

Corradino                      - (fa per alzare lo staffile).

Testarossa                     - Bada a quello che fai! Se chiamo gli altri fai la fine di Papà Giosuè... Ora, sì, ci vediamo anche noi...

Livia                              - Ma vieni al tuo posto!

Testarossa                     - E tu, sta zitta, se non vuoi che io parli anche di te... (a Corradino) Sicuro, ci vediamo bene! ... Tu fai quel che ti pare necessario per te, per soddisfazione tua,.! e disponi qui, e disponi là, e dai ordini a destra e a si­nistra perché tutto risulti in modo che, guardandoti, dopo, intorno, tu possa bearti di te, e specchiandoti nel tuo dominio, avere tutto in quella maniera che ti solletica; ma di me, te ne infìschi; e di noi te ne infischi... come ti sei infischiato del tuo paese che hai lasciato chissà come, e dei tuoi morti che hai abbandonato chissà dove, e di tua sorella che è fuggita chissà perché.... Ah, tu ci credi rimminchioniti... forse lo eravamo... ma ce ne hai avvertiti tu... che bel caso!... Ci hai messo due lanterne al posto degli occhi, figurati! Tutte le tue parolone non sono che l'etichetta del tuo egoismo, tutto quello che fai e che vuoi fare riguarda soltanto te... Ma che mi potresti rispondere, se io ti domandassi:  che ne hai fatto del tuo paese, dei tuoi morti, che ne hai fatto di tua sorella?

Corradino                      - (è accasciato).

Testarossa                     -  Eh,  lì,  il  padrone!  Così  sì,  che ti as­somigli! E ancora un avvertimento voglio darti: aprili! tu gli occhi, e bene: per tutto e per tutti, e sappi che qui dentro son già stufi di te... E adesso metti lei o metti nel a quel banco, non me ne importa! Ah! (esce).

Livia                              - Perché ti lasci turbare dalle parole di quella strega? Lasciala dire... non sa quello che si dice... pensa, soltanto,! che puoi fare quello che vuoi! È la rabbia che l’ha fatta parlare!... Ordina, decidi, imponi! La tua volontà è quella di tutti.

Corradino                      - Tutto, tutto quello che vuoi, ma non in pace non in pace! Tu m'hai detto:  c'è una vita che palpita! C'è una bocca che sorride!... E fu tutto per me! Edèj tutto.... e se anche fossi sicuro che, ritornando alla mia casa,  troverei tutto come una volta,  se anche  fossi sicuro di questo, adesso non potrei più ritornare... Ma sono ancora io! Mi sento ancora io!...

Livia                              - Non disperarti così... Tutti la si cerca questa pace, come te... tutti la si perde nella giovinezza, e ci si arra­batta, per tutta la maturità, per ritrovarla almeno nella vecchiaia... il momento più triste l'hai passato: la tua giovinezza... E fa come me: buttati nel gorgo... si di­mentica.

Corradino                      - Vieni vicina: ho tanto bisogno di te... se mi sei accanto mi pare, non so, che non io soltanto sono vivo, ma che almeno un'altra creatura c'è che conforta il mio tormento... Sono così isolato... così solo... e ho paura di guardare indietro, e guardare innanzi mi spaventa...

Livia                              -  Io non conto nulla?

Corradino                      - No,

Livia                              - , no: tu raccogli tutti i miei affetti... mi sono rifugiato in te, nel tuo amore, subito, con slan­cio, con abbandono... Quando m'hai parlato col cuore, quando ti sei chinata su di me, ho detto: ecco la meta! Tu: una donna; la donna. Tu sei tutto per me; ma è un'altra cosa... dove sarà Nunziata?...

Livia                              - Che avresti fatto con lei?... Un impaccio era... Lei aveva le forbici e tu i voli... e quando agitavi troppo le ali, zaffete!...

Corradino                      - È forse questo che mi manca...

Livia                              - (offesa) Ancora! ... Ma è una fissazione!

Corradino                      - Non fare che io perda anche te!...

Livia                              - Tutto quello che vuoi.... ma non c'è più... non si sa neanche dove e come sia andata a finire!

Corradino                      - Credevo di poterla dimenticare... invece è sempre con me, è sempre dentro di me... Ah sorella, me­glio era non partire, dicevi... forse avevi ragione tu...

Livia                              - Ma se cominci adesso a vivere...

Corradino                      - Vivere, è una parola...

Livia                              -  Ah, senti, quando si è così si sta dove si nasce... Altra tempra ci vuole... Non si sospira ogni momento! Si cammina; c'è una formica sotto il piede: la si schiaccia! C'è un gioiello sulla strada: lo si ruba! C'è un rivale: lo si butta da parte! C'è una donna: la si prende! E sì pro­cede senza voltarsi.... il resto non è da uomo!... È da ragazzi e da vecchi.

Corradino                      - No, no! ...

Livia                              - Dammi anche della stupida... Ma guarda un po' questo bambino che io ho raccolto lattante e che ho al­levato e divezzato io!... Guarda un po' che mi dà dell'ignorante, lui che non sapeva nulla di nulla! ... Ed io che mi affanno... In questo sì, sono una stupida.

Corradino                      - No,

Livia                              - , non così... non così... Era più di mia sorella... Mi accorgo adesso che io vedevo con i suoi occhi, che ogni grido suo riecheggiava dentro di me, come io stesso l'avessi gridato, (esaltandosi) Rinasceva perennemente in lei la mia esistenza felice, piena, com­pleta!... Sì,

Livia                              - ... completa!... Questo è il mio insaziato rimpianto! La mia esistenza, la nostra esistenza era come la nostra casa: che aveva l'orto accanto, e l'ovile, e il pozzo d'acqua fresca... Tutto! La casa riparava l'orto dai venti e questo la ricompensava dando frutta e verdura per i suoi ospiti.... Era uno scambio come tra noi... l'a­more discendeva da coloro che ci avevano dato la vita e verso di essi risaliva.... c'era in tutto ciò un ordine con­chiuso.... Che m'importava allora quello che poteva esserci fuori? Tutto era in noi stessi... il creato era nelle creature., e se troppo il nostro piccolo mondo ci pareva ristretto si alzavano gli occhi e si era così vicini all'in­finito, così partecipi dell'infinito... Era la purezza, la ingenuità... la giovinezza... per questo non ha potuto restare.... Era l'anima mia... (deciso) Io pianto tutto e vado a cercarla! (fa per avviarsi).

Livia                              - Se tu fai un passo, se tu vai a cercarla, quando torni non mi troverai più. E allora vorrei vederti senza avere trovato lei e senza avere conservato me! Nun­ziata, la tua giovinezza? (ride) Allora, se mi perdi, sa­rai subito vecchio! (ride)

Corradino                      - (ritornando) Mi hai stregato!

Livia                              - Ma tua sorella ha fatto di peggio: ti ha piantato.

Corradino                      - L'ho scacciata io. Sento adesso che sono stato io a scacciarla!

Livia                              - Cosa sei tu?...

Corradino                      - Sono un povero uomo che tu hai legato.

Livia                              - (impermalita) Io non lego nessuno: io non ti lego... ti dico: vattene, vattene!

Corradino                      - Sai che non posso... Mentre credevo di diven­tare libero, mettevo il piede nel laccio!

Livia                              - Ah, così parli! Io ti ho messo il laccio al piede? No, caro! Puoi sentirti libero... ho modo di darti la li­bertà, di fartela sentire la tua libertà; di convincerti che sei senza obblighi e senza doveri verso di me.

Corradino                      - Che dici?

Livia                              - Domandalo a Cirillo! (chiamandolo) Cirillo, Ci­rillo! (a Corradino) Domandalo a Cirillo... Imbecille!...

Corradino                      - Livia, che hai fatto?

Cirillo                            - (entra) Che volete?

Livia                              - (agitatissima) Ripeti qui quello che hai detto a Mustafà: come ha passato Mustafà questa notte?

Cirillo                            - (titubante) Mah! ...

Livia                              - Dillo, è un favore che ti chiedo.

Cirillo                            - (per prendere tempo) Come l'abbia passata, non lo so...

Livia                              - Dì con chi, dì con chi.

Cirillo                            - Mi preme di far constatare che l'iniziativa non è mia.

Livia                              - Parla come se lo dicessi a degli estranei!

Cirillo                            - Stanotte ti ho vista entrare nello sgabuzzino di Mustafà... e dopo qualche tempo... insomma-., ti ho vista uscire... per combinazione... si capisce.

Livia                              - (ride) Ah, ah, ah!

Corradino                      - Perfida! ... Tutti mi ingannate... ah, vi siete detti: ecco un buon uomo che vuole il suo posticino nel mondo e che ad esso aspira con anima mite, turbata... Addosso! Dalli! Che schiatti di crepacuore!... Ebbene no! Ebbene no! (supplichevole) Ma tu, Livia, non lasciar­mi, mi sono aggrappato a te... vorrei scacciarti e ho paura di perderti, di restar solo! ...

Livia                              - Come? ti sorprendi! Non batti le mani dall'alle­gria! ... Sei libero ora... godi la tua libertà...

Corradino                      - (disperato e minaccioso) Taci, taci! ...

Livia                              - Ma quale libertà... se non esiste la libertà?... Tu ci credi! Tu la vuoi! ... Goditela.

Corradino                      - (fuori di se) Taci, taci (ghermisce il martel­lo abbandonato da Èrcole e lo alza su di lei).

Livia                              - (gli sfugge)

Mustafà                         - (gli appare dinanzi)

Corradino                      - (terribile) Ah, tu! ( ghermisce il martello)

Mustafà                         - (scoppia in una risata)

Corradino                      - (interdetto, lascia cadere il braccio e poi, sotto la continuata risata di Mustafà, anche il martello)

Mustafà                         - Per un pagliaccio che accoppi, cento ne na­scono.

Cirillo                            - (a Mustafà) È stata lei che mi ha obbligato a parlare.

Mustafà                         - E del resto è fatta! (a Corradino) Non dispe­rarti: non hai perso che una donna!

Corradino                      - Giuda!

Mustafà                         - Devo impiccarmi? ...

Corradino                      - Giuda!

Mustafà                         - Dunque non mi devo impiccare. Ti ringrazio... Io vivo tanto volentieri! È così facile! Guarda le bestie! (rientra)

Corradino                      - Non ho più nessuno!

Cirillo                            - E io, e gli altri?

Corradino                      - Perdonami... non so più... non so più... ma so­no ben libero di cercare adesso mia sorella... (si avvia)

Cirillo                            - Purché tu la ritrova.

Corredino                      - Non conosco più le sue orme... ma lei si; la distinguerei tra mille.

Cirillo                            - E te ne vai subito?

Corradino                      - (sta per uscire, si volta)

Cirillo                            - E qui, ehi resta nel frattempo a sostituirti?

Corradino                      - Voialtri.

Cirillo                            - Mustafà che ti ha bell'e tradito?

Corradino                      - No, Mustafà, no.

Cirillo                            - Testarossa che ti odia?

Corradino                      - No, no.

Cirillo                            - E allora, Ercole, che è il più forte di tutti?

Corradino                      - No, no!

Cirillo                            - Io poi... te l'ho detto, non amo i fastidi... Lasci nessuno?

Corradino                      - Vorrei lasciare tutto e rimare tutta la vita, fin che la ritrovo... Ma lo vedi: se me ne vado, di­struggono l'opera mia appena nata; e non ho questo co­raggio!

Cirillo                            - Manda qualcuno... manda me.

Corradino                      - Soltanto la mia voce potrebbe richiamarla.

Cirillo                            - Ma l'ho vista anch'io, le ho parlato, la ricordo...

Corradino                      - Tu credi... Ma ha un viso sconosciuto per te.

Cirillo                            - Sarà... La questione è imbrogliata. Da una parte vuoi andare, e dall'altra vuoi restare; questa volta non vedo come si potrebbero conciliare i due punti di vista.., E allora buon viaggio a tua sorella! (esce)

SCENA SETTIMA

Corradino solo, poi Saetta e una cavallerizza, poi una coppia di saltimbanchi, poi tre pagliacci, poi Mustafà, Testarossa, Papà Giosuè e la donna del primo atto.

Corradino                      - (esaltato fino all'allucinazione) Buon viaggio, sì... io resto.. Io ricostruisco un'altra casa, un altro orto... Che ricostruisco? Metto una pietra e ne cadono tre!... Ah... Ah... Ah... (passano Saetta e una cavallerizza sal­tellando e correndo) Tò, guarda; i miei anni spensierati! Buon, viaggio! Padre mio, tu eri beato!... Almeno mi è parso!... Ma che ne so io?... Forse hai sofferto co­me me, più di me!... Porse piangevi, ed io credevo che tu ridessi... Ah, ah, ah!... (altro tono) Ma allora ogni uomo vive, senza accorgersi, per un attimo dentro il cerchio magico della felicità, poi il cerchio si spezza, ed invano si sforza, il disgraziato, di richiuderlo!... Non ho orgogli, non ho ambizioni io... (passano due saltim­banchi) Tutti quelli che passano sono gli esuli erranti di altrettante famiglie, rinnovate e distrutte, e vanno per tutte le strade a ricercare quella del ritorno! ... (di­sperato) Chi mi aiuta?... (una risata interna) Chi ride così? (rimane allucinato, in attesa)

I 3 pagliacci                  - (vestiti di bianco, col viso bianco dì farina, spettrali, .entrano a passo d'automa e vanno a schierar­si innanzi a Corradino, poi entrano nella baracca).

Corradino                      - (è indietreggiato, s'è appoggiato alla panca e li guarda con occhi sbarrati).

Papà Giosuè                  - (sopraggiungendo dietro le spalle di Cor­radino con la mano tesa) Fatemi la carità.

Corradino                      - Ancora tu... sempre tu!... Sei la mia ombra che mi perseguita? Siete tutti spettri qui che io scac­cio, e che tornate incessantemente... Indietro!.... Lar­go! ... Schernitemi, non mi fate paura. No.... foste cento, non mi fate paura...

Papà Giosuè                  - Se sono qui solo.

Corradino                      - Perché sei venuto? Chi ti ha chiamato?

Papà Giosuè                  - Forse tu stesso.

Corradino                      - Io no, io no (guardandolo stupito) e hai sem­pre il viso sereno?

Papà Giosuè                  - Ho il mio viso!

Corradino                      - Ma cerchi la carità?

Papà Giosuè                  - Sì, per mangiare.

Corradino                      - (quasi con gioia) Allora soffri, adesso?

Papà Giosuè                  - Perché?

Corradino                      - Impostore!... Non lo vuoi confessare!... Ma soffri: devi soffrire: sei vagabondo e miserabile: devi soffrire!... Ma dillo che soffri come me... Tu aspetti che io crolli! Vuoi riprendere il tuo posto? Ecco, per questo sei venuto; sei venuto per cacciarmi via!... Ma io non te lo cedo, non te lo cedo!...

Papà Giosuè                  - Ma che credi? Anch'io ne ho viste di rap:j presentazioni e ne ho fatte delle vite! ... Ciascuno che ti vedi intorno è un po' di quello che son stato io... un brandello della mia carne... Se tu guardi Mustafà, Testarossa, Cirillo e gli altri... perfino i clowns, se li guar­di, mi riconosceresti in ciascuno di essi; e anche in te mi riconosceresti... Non ho più bisogno di niente e di nessu-1 no... Io non cerco la carità., tu la cerchi! Il tuo posto?.„tientilo!... Io non ci tengo!...

Corradino                      - Va via, va via! (si appoggia allo stipite della porta, mentre si avvia lentamente).

Mltstafà                        - Padrone, è l'ora!

Corradino                      - (con energia) Sì, è l'ora: si cominci! Ercole, Cirillo, Testarossa: presto. Tutti al loro posto!

La madre                       - Signore, che sei stato così buono l'altra volta, lasciami entrare a vedere mio figlio.

Corradino                      - (respingendola bruscamente) Che madre e figlio! Si comincia! Musica! (i suonatori intonano la mar­cia del primo atto. La madre se ne va piangendo come nel primo atto).

Mustafà                         - Avanti signori, facciano presto! Straordinario spettacolo! Vedere per credere!... Venti numeri svariati, dieci acrobati, ottanta cavalli...

FINE