La barba del mais

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La barba del mais

LA BARBA DEL MAIS

Commedia in due tempi

di ALDO NICOLAJ

                                   

PERSONAGGI

Il GENERALE RAMIRO RAMÍREZ CASTEJÓN

DOÑA CRUZ, sua moglie

Il cadetto MIGUEL FUENTES GUZMAN

JUAN

PILAR, sua moglie

CATALINA, loro figlia

HUGO

PEDRO

DOÑA ELISA, sua moglie

CARMEN, loro figlia

PAQUITA

TICO

L’azione si svolge ai giorni nostri, nel Barbador, una repubblica immaginaria - ma non troppo - dell’America Latina

Commedia formattata da

PRIMO TEMPO

Patio di una casa elegante, in stile coloniale spagnolo. Al centro, un albero tropicale, con sedile circolare rivestito di piastrelle colorate. Attorno, un porticato, sopra il quale corre una balconata praticabile, adorna di fiori. In fondo un cancello in ferro battuto, che serve d’ingresso alla casa. Una scala che porta alla balconata, porte che si immaginano a destra e a sinistra, che danno nell’interno della casa. In scena sedie bianche, con spalliera altissima, secondo la moda coloniale dell’inizio secolo. All’albero è legata un’amaca colorata, fermata ad una colonna di legno. Sotto il porticato che porta al cancello, trespoli con pappagalli e gabbie di uccelli. All’alzarsi del sipario, forte una musica ballabile di un ritmo sudamericano.

Tico                               - (giovane cameriere meticcio, vestito in costume, attraversa la scena con un vassoiopieno di bicchieri ed esce)

Paquita                          - (una servetta mulatta, vestita con un costume locale, entra in scena dalla parteopposta, con in mano un vassoio vuoto, inseguita da)

Pedro                           - (grosso uomo sui 50 anni, eccitato e rosso in viso. Dopo una piccola corsa attornoall’albero, raggiunge Paquita)

Paquita                          - (fingendo resistenza) No… no… Madrecita del Señor… Madrecita del Señor…

Pedro                            - (la stringe e la bacia, lasciando che la ragazza gli sgusci di mano, subito dopo)

Paquita                          - (esce di scena)

Pedro                            - (la guarda compiaciuto allontanarsi, si tira su i pantaloni ed esce di scena)

Paquita                          - (rientra dalla parte opposta inseguita da)

Juan                               - (grosso, volgare, sui 45 anni, che, dopo la corsetta attorno all’albero, la raggiunge)

Paquita                          - (difendendosi debolmente) No… No… Virgencita del Consuelo… Virgencita del Consuelo… (ma si lascia abbracciare e baciare da Juan, sfuggendogli subito dopo e nascondendosi dietro a una colonna)

Juan                               - (fa per raggiungerla, ma vede)

Tico                               - (che rientra col vassoio vuoto)

Juan                               - (si pulisce la bocca con la manica della camicia ed esce)

Tico                               - (vedendo Paquita nascosta dietro a una colonna, si lancia su di lei. Solita corsaattorno all’albero. Finalmente la raggiunge)

Paquita                          - No… No… Virgencita de la Soledad… Virgencita de la Soledad…

Tico                               - (l’abbraccia e la bacia, poi corre via con lei, che continua a lanciare piccoli gridolini)HUGO(sui vent’anni, scuro e muscoloso, entra in scena ballando con Carmen. Indossa l’uniforme dei cadetti del Barbador, attillatissima e coloratissima. Balla benissimo, scatenato come un selvaggio)

Carmen                         - (sui vent’anni, bruna atteggiamenti molli e sensuali, sembra un bel frutto tropicaleed è felice di ballare come la fa ballare Hugo)

Hugo                             - (a un tratto estenuato, si lascia cadere su di una sedia asciugandosi il sudore e sislaccia un bottone della giacca)

Carmen                         - (continua a muovere busto e fianchi, provocante ed eccitata, davanti a lui)

Hugo                             - (cerca di attirare Carmen sulle sue ginocchia) Vieni, bellezza…

Carmen                         - (resiste pigramente) Lasciami stare, bruto…

Hugo                             - Non fare storie… (l’attira a sé e la bacia)

Carmen                         - (si lascia baciare, poi staccandosi e continuando a muoversi a ritmo di musica)Smettila, Hugo, devi rispettarmi. Sono una ragazza di famiglia…

Hugo                             - Per un bacetto…

Carmen                         - Cominci con un bacio, ma so io come finisci… Devi metterti in testa che io sonouna ragazza per bene… Mi piace la compagnia di un giovanotto per…

Hugo                             - (la prende per le mani e l’attira a sé stringendola)

Carmen                         - … per chiacchierare… (sempre più debolmente)… per parlare di musica… dipoesia… di cultura… di arte… (ora non si sentono più che i suoi sospiri)

Miguel                           - (entra in scena ballando con Catalina. È un bel ragazzo sui vent’anni, pieno di entusiasmo e di candore. C’è in lui qualcosa d’infantile ed è il suo fascino. Indossa anche lui l’uniforme dei Cadetti di Barbador. Balla bene, ma con più controllo e meno agitazione)

Catalina                         - (diciott’anni, graziosissima, vestita di bianco)

Hugo                             - (vedendo entrare i due, interrompe il bacio, finge di ballare ed esce con Carmendalla scena)

Catalina                         - Gran ballerino, Hugo, non ti pare?

Miguel                           - (con ammirazione) È bravo in tutto. È tra i migliori del corso. E, poi, ha certimuscoli… Quando picchia, lascia intontito per mezz’ora…

Catalina                         - E tu ti lasci picchiare da lui?

Miguel                           - Per forza. Voglio dire… per disciplina. (la musica è finita e siedono sotto l’albero) Noi quando entriamo all’Accademia, cosa siamo? Dei ragazzini stupidi, incapaci di pensare, di riflettere, di agire… Gli anziani come Hugo, al nostro confronto, sono già, invece, dei perfetti militari. Ed è giusto che accampino i loro diritti su di noi. Perciò dobbiamo rispettarli e se vogliono picchiarci, dobbiamo lasciarci picchiare. Il prossimo anno gli anziani saremo noi e ci rifaremo coi nuovi, che arriveranno.

Catalina                         - Ma tu non sei più una recluta…

Miguel                           - … da oggi ho i galloni di caposquadra. Me li sono messi per la prima volta proprio oggi, in occasione del giuramento. Oh, è stata una cerimonia meravigliosa. Il Campo di Marte era pieno di bandiere, la fanfara suonava, dalla tribuna, proprio sotto la statua del Libertador, il Presidente ci guardava sfilare. E noi, avanti e indietro, nella polvere, sotto il sole, di passo, di corsa, strisciando per terra e saltando… È stato bellissimo. E, poi c’è stato il discorso… Il Presidente ci ha parlato e ci ha detto, che noi siamo il fiore del Barbador, che apparteniamo a una grande razza perché nelle nostre vene è mescolato il sangue spagnolo e il sangue dei Chupsca, gli indios più civili d’America… Che tutto il mondo guarda ammirato e stupito alla nostra bellissima terra… che bisogna obbedire e vincere sempre…                 che la libertà della patria riposa sulle punte delle nostre baionette… M’è parso che parlando guardasse proprio me… Con quei suoi grandi occhi buoni, di padre… E mi sentivo i brividi nella schiena e un nodo alla gola… Non riuscivo nemmeno più a cantare, dopo. Avevo dimenticato persino le parole dell’Inno Nazionale… (in piedi, sull’attenti, con orgoglio) Y jamás un pie extranjero pise el suelo del Barbador!

Catalina                         - Che bravo, sai anche cantare…

Miguel                           - E abbiamo fatto esercitazioni di guerra, sparato, lanciato bombe a mano. Dovevi sentire che musica, mia cara. E, in caserma, alla mensa per far festa, ci hanno dato un biscotto ognuno. È bello servire la patria in uniforme, Catalina… È un privilegio essere cadetti… (prende un bicchiere per Catalina dal vassoio che Tico sta portando attraversando la scena e poi prendendone un altro per sé) Brindiamo alla grandezza del nostro paese, Catalina, all’avvenire del Barbador…

Catalina                         - Con dell’aranciata?

Miguel                           - Non importa con che cosa si brinda, ma a chi si brinda…

Catalina                         - Al Barbador!

Miguel                           - Al Barbador. (dopo che ha bevuto) Sai che, in caserma, è già stato scelto il postodel monumento?

Catalina                         - Che monumento?

Miguel                           - Il monumento alla memoria del primo cadetto che morirà combattendo per lagrandezza del Barbador. Vorrei essere io quel cadetto…

Catalina                         - Grazie al cielo, guerre da noi non se ne sono mai fatte…

Miguel                           - (ispirato) Ma un bel giorno, un giorno importante per il nostro paese, la guerrascoppierà…

Catalina                         - Contro chi?

Miguel                           - Contro chi, non ci riguarda. Contro chi scoppia la guerra? Contro il nemico. (lirico) Quel giorno il paese si sveglierà al suono del cannone e noi cadetti saremo i primi a partire per il fronte. Alla guerra! (e finisce il bicchiere)

Catalina                         - Mi pare che il discorso del Presidente ti abbia un po’ troppo esaltato.

Miguel                           - Con che tenerezza ci guardava… Con degli occhi grandi, buoni, affettuosi come quelli di un padre. (scattando) Ma perché lui è il padre di tutti noi, il padre della patria. È stato lui a liberare il paese dalla dittatura, a salvarlo dalla miseria, a riscattarlo dalla schiavitù morale e materiale. (lirico) Perché i nostri indios          Chupsca ora possono cantare felici nei campi, quando seminano il mais? Perché i negri della Costa possono buttare con gioia le loro reti nell’Oceano? Perché i minatori del Bayacal vanno al lavoro cantando senza più temere le insidie del sottosuolo? Perché il nostro Presidente don Álvaro Figueira y León (scatta sull’attenti) ha fatto al nostro popolo il dono della libertà. Brindiamo…

Catalina                         - Basta brindare al Presidente, alla guerra, al Barbador. Perché non brindiamo aqualcosa di più importante? All’amore, per esempio…

Miguel                           - E l’amore sarebbe più importante della guerra, per esempio?

Catalina                         - Non è certo sparando nella pancia del prossimo che si manda avanti il mondo… Per quanto voi uomini facciate di tutto per distruggerlo, finite poi sempre tra le nostre braccia per rifare il mondo da capo…

Carmen                         - (entra ballando con Hugo) Guarda come si deve comportare un ragazzo quando è in compagnia di una signorina. Le parla con gentilezza, non si butta addosso come un vampiro, come fai tu…

Hugo                             - Miguel, balla!

Miguel                           - Signorsì. (prende Catalina e la fa ballare)

Carmen                         - Guarda il tuo amico con che delicatezza balla. Non stringe la ragazza da toglierleil fiato come fai tu…

Hugo                             - In questo momento non ti stringo affatto…

Carmen                         - Perché sei un egoista. Stringi solo quando fa piacere a te.

Hugo                             - (la stringe soddisfatto e le due coppie continuano a ballare. Una forte scampanellata. Una coppia si è fermata al cancello. Paquita e Tico corrono in scena per andare ad aprire) Arriva qualche seccatore. Filiamocela di là. (esce con Carmen ballando)

Paquita                          - (aprendo il cancello) Madre de Dios, il signor generale…

Tico                               - (correndo nell’interno a dar l’annuncio) Il generale! Il generale in persona! (Miguel eCatalina escono ballando)

Paquita                          - Bentornato, generale. Bentornata Doña Cruz.

Ramiro                          - (sui 60 anni, grosso, impulsivo, autoritario, decisamente simpatico proprio per tutti gli enormi difetti che ha. Veste una strana uniforme da generale di gusto suo personale. Dà una pesante manata sul sedere di Paquita) Paquita, questa è Paquita. Non mi sono sbagliato, è proprio Paquita. (e per far sparire ogni dubbio, un’altra tastata mentre la ragazza scoppia nella sua squillante risata)     

Cruz                              - (sua moglie, sui 50 anni) Perché non le tieni a posto, quelle tue mani, generalemio?

Pilar                               - (sui 40 anni, irrompe vistosa) Mio generale, carissima Cruz, che gioia vedervi…

Juan                               - (che è entrato dietro di lei) Benvenuti… benvenuti… (si abbracciano, si baciano conbaci scoppiettanti sulle guance come petardi)

Ramiro                          - (approfitta della confusione per baciare anche Paquita)

Paquita                          - (lascia fare ridendo e lanciando gridolini) Madrecita del Señor… Madrecita delSeñor… (e scappa via ridendo, mentre gli altri prendono posto sotto l’albero)

Ramiro                          - Per la coda del diavolo. Fa piacere, tornando in patria, essere accolto con tantocalore e simpatia.

Pilar                               - Vi abbiamo sempre portato nel cuore, generale…

Ramiro                          - Sono contento di vedervi. Siete sempre un bel pezzo di donna, anche se piùstagionata di quando vi ho lasciato.

Juan                               - Non è passato giorno senza che pensassimo a voi, ambasciatore!

Cruz                              - Non chiamatelo ambasciatore, chiamatelo generale, visto che generale lo è.

Ramiro                          - Da quindici anni, da quando salì al potere Chulito Granado Camalero.

Juan                               - L’anno prima che lo facessero fuori.

Cruz                              - L’anno prima che il Signore, nella sua infinita misericordia, lo chiamasse a sé.

Ramiro                          - Povero Chulito. Mi ricordo quel mattino di quindici anni fa. Ci scolammo insieme un paio di bottiglie di whisky e lui mi disse: ora che ce l’ho fatta a fregarli tutti e ad essere presidente, cos’è che posso fare per te?

Cruz                             - Era uscito da casa soldato semplice e mi tornò generale. Ringraziando il cielo, mene ha dato, di soddisfazioni, questo svergognato.

Ramiro                          - Per tutte le giumente in calore d’America. Sono già passati quindici anni. IlBarbador ne ha viste di sommosse, rivoluzioni, complotti, colpi di stato. Ma io hosempre conservato il mio grado e la mia autorità. Tutti mi hanno temuto erispettato.

Cruz                              - E risparmiato, con l’aiuto del Signore.

Pilar                               - Il popolo vi ama, mio generale.

Juan                               - Il Barbador è pieno di generali, ma di Ramiro Ramírez Castejón ce ne è uno solo.

Ramiro                          - Basta, parlatemi di voi, ora. Come state, doña Pilar?

Pilar                               - E come volete che stia? Con un marito come Juan, che quando siamo a letto, nonsa far altro che parlarmi dei suoi affari…

Juan                               - Ho aperto altri supermercati. Ne ho messi dovunque. Roba in scatola,soprattutto. La roba in scatola si vende bene, non si altera e non si deteriora. E sesi altera o si deteriora, chi se ne accorge quando la compra, chiusa in scatolacom’è?

Pilar                               - Non parlar d’affari, Juan, mica siamo a letto…

Ramiro                          - Guarda che cielo, Cruz, guarda che luna, gialla, più grossa del mio più grosso pataccone… E quella stella… Per la coda del diavolo, è più grossa di una lumaca. Non c’è che dire, solo nel Barbador il cielo è così smagliante…

Paquita                          - (passa coi rinfreschi)

Ramiro                          - (ne approfitta per accarezzarle il sedere) Chi è stato il primo a notare il tuo sedere,Paquita?

Paquita                          - Voi, generale!

Ramiro                          - Io gl’ho dato la prima tastata. (si bacia le mani) Mani benedette, mani di rugiada,guardate che sedere ne è venuto fuori…

Cruz                              - Ramiro… Ramiro…

Juan                              - (dando un pizzicotto al sedere di Paquita) E, adesso, toglilo da portata di mano, iltuo sedere, Paquita…

Paquita                          - (esce ridendo)

Ramiro                          - È quest’aria che sa di tamarindo, di donna giovane e di gelsomino, che mi dà alla testa. Per tutte le giumente e gli stalloni in calore d’America, che meraviglioso paese è il nostro. E che gente! Un popolo splendido, che soffre in silenzio, applaude a chi governa, obbedisce alle leggi e non si ribella mai. Ne ho avuta, di nostalgia, per questa terra benedetta dove persino i vulcani sono attivi e soltanto le foreste sono ancora vergini…

Pilar                               - Eppure voi venite dall’Europa… Siete stato a Roma…

Ramiro                          - E cosa credete che sia Roma? Case vecchie, i vigili coi guanti e ogni porta unachiesa dal Vaticano a… come si chiama quel coso, Cruz?

Cruz                              - Il Quirinale. (suonano alla porta)

Paquita                          - (corre per aprire inseguita da)

Pedro                            - (rosso in volto, scamiciato. Come vede il generale si ferma) Oh, generale! (abbraccie baci)

Paquita                          - (ha aperto la porta ed entra Elisa)

Elisa                              - Generale!

Ramiro                          - (la guarda ed abbracciandola) Doña Elisa? A occhi chiusi vi avrei riconosciuta.Basta sentirvi il petto. Due noci di cocco! E quel neo, ce l’avete sempre quel neo…

Cruz                              - (interrompendo) Sono arrivati freschi freschi dall’Europa, Elisa…

Elisa                              - Beati voi! Ho una nostalgia tale di Parigi… Parlatemi di Parigi… (Elisa e Pedro simettono a sedere)

Ramiro                          - Una città piena di topi. Topi grigi, grossi, con tanto di baffi e di coda chescorrazzano per le strade come se fossero padroni loro.

Pilar                               - Ma Roma, generale… Roma…

Ramiro                          - Puah, una città di gatti. Una città che miagola, graffia, morde, lecca e fa l’amore dappertutto. Gatti a Roma e topi a Parigi. Da secoli le cose stanno così in quelle due città gemelle e nessuno che abbia mai pensato di mandare i gatti di Roma a sterminare i topi di Parigi o i topi di Parigi a sfamare i gatti di Roma. Ecco cos’è l’Europa. Ma parlatemi di voi, parlatemi del Barbador…

Cruz                              - Come vanno le cose?

Pedro                            - Noi qui staremmo bene, se…

Ramiro                          - (interrompe) Non vedevo l’ora di tornare. Riprendere possesso della mia casa di campagna, andare a caccia, a pesca, sbottonarmi i pantaloni per mangiare, russare sul fieno la pancia all’aria e ruttare per digerire. Tutte cose che in Europa mi erano proibite. Solo nel Barbador si può vivere veramente in pace…

Juan                               - (sbircia Pedro, poi attacca) E, qui, da noi, si potrebbe vivere veramente bene, se ilpaese fosse ben governato…

Pedro                            - La questione è tutta qui.

Elisa                              - Il nostro paese si sta poco a poco rovinando…

Pilar                               - Troppe idee nuove… Idee venute di lontano per sconvolgere il nostro paradiso…

Cruz                              - Me lo sentivo, me lo sentivo. Io ho detto a Ramiro, appena arrivati andiamo atrovare Pilar per sentire che vento tira…

Ramiro                          - Zitta tu. Lascia parlare loro. Ma che tipo è questo presidente?

Juan                               - Cosa posso dire? Come persona è una persona onesta…

Ramiro                          - Cosa mi dite? Ma se è una persona onesta, come ha fatto a diventare presidente?

Elisa                              - Eppure ce l’ha fatta.

Cruz                              - Con un uomo onesto al potere, tutto è possibile. Che Dio protegga il Barbador.

Pilar                               - Ha cominciato con la riforma agraria. Ha tolto le terre a chi ce le aveva, per darlea chi non le aveva.

Ramiro                          - Niente di grave. Per un governo è il sistema più spiccio per far vedere che staattuando una politica sociale. In fondo che ci rimette?

Pedro                            - Ma ci rimettiamo noi. E chi ne ha dei vantaggi? Nessuno. I poveri lavoravanoprima e continuano a lavorare oggi…

Pilar                               - Ci dissangua con le tasse…

Ramiro                          - Le tasse bisogna pagarle. Il meno possibile, è vero, ma bisogna pagarle.

Cruz                              - Dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.

Ramiro                          - E, poi, le tasse si sono sempre pagate…

Juan                               - Ma lui, per andare verso il popolo, dissangua noi che abbiamo la sfortuna diessere ricchi…

Pedro                            - E se, almeno, quel danaro che ci ruba se lo tenesse lui… Ma no, invece, lospende. Lo spende stupidamente. In lavori pubblici.

Ramiro                          - Possibile che non si metta da parte niente?

Juan                               - Nemmeno un centavo.

Cruz                              - Pover’uomo! Che il signore lo consoli in qualche altro modo, ingenuo cristiano.

Pilar                               - Diciamocelo pure: non è abbastanza signore per appropriarsi con disinvoltura deldanaro dello stato.

Elisa                              - Il momento è grave. Pensate che nelle carceri non ci sono più rinchiusi uominidalle idee pericolose, ma soltanto poveri delinquenti.

Pedro                            - E vuole ripristinare nel paese la libertà di stampa.

Pilar                               - Spende i soldi dell’erario per fare costruire strade nell’interno, dove nessunopassa mai.

Elisa                              - … e ospedali. Ha speso capitali per costruire ospedali. E a che servono? Per terrao sopra un letto, i nostri indios, minati dalle principali malattie, muoiono lostesso.

Juan                               - Ha speso non so quanti milioni di dollari per costruire delle scuole.

Elisa                              - Proprio nelle nostre campagne, dove la mortalità infantile è elevatissima…

Pedro                            - E come se non bastasse, fratello, vuol far chiudere tutte le case di tolleranza,perché secondo lui, nelle case le donne sono sfruttate.

Juan                               - Dove andranno a passare le loro serate gli uomini del Barbador?

Cruz                              - Che Dio gli perdoni, pover’uomo. Sarà stato certamente malconsigliato.

Pilar                               - Brutti tempi per il Barbador. Un’india della Valle della Cornacchia ha partoritouna femminuccia con due baffi neri, lunghi, ispidi ed attorcigliati.

Elisa                              - Un negro venerdì scorso ha violentato tre vedove settimine a un incrocio.

Juan                               - Una capra di mia zia ha partorito tre civette, che sono volate via nella nottestridendo…

Pedro                            - Cavalli neri galoppati da annegati passeggiano la notte sulle colline…

Juan                               - Generale, dovete fare qualcosa per noi. Non aspettavamo che il vostro ritorno…

Pedro                            - Il popolo conta su di voi per una rivoluzione…

Ramiro                          - Per la coda del diavolo! Anche se le cose sono gravi come voi dite, perché dovrei capeggiare una rivoluzione contro un uomo che per me è un amico, un fratello… E, poi, sono tornato in patria per riposare…

Cruz                              - Ramiro è un uomo pacifico: un generale.

Ramiro                          - Voglio dimenticarmi l’Europa nella mia tenuta di campagna. Mangiarmi dei capretti arrosto interi con le mani, girare in mutande, sparare contro chi mi dà noia, frustare chi sbaglia, sentirmi padrone in casa mia. Tutte cose che in Europa non si possono più fare…

Cruz                              - Gli piace tanto la caccia al mio generale, ma in Europa non ha mai imbracciatoun fucile…

Ramiro                          - Per forza. Un uomo come me può andare a caccia di uccelletti? È come aver vogliadi ubriacarsi e bere sciroppo per la tosse. Qui per lo meno ci sono bestie feroci…

Cruz                              - Serpenti velenosi, ringraziando il Signore, puma e gattopardi…

Ramiro                          - Certo, però, capisco la vostra preoccupazione. Prima di tutto un uomo che non ruba impedisce agli altri di rubare… E, poi, le tasse, il ripristino della libertà di stampa, le prigioni riservate ai delinquenti sono cose che fanno pensare…

Juan                               - E, poi, c’è di più, generale. Una società mineraria straniera, e voi capite a che paese alludo quando dico straniera, per avere delle concessioni nel nostro paese, sarebbe disposta a pagare anche in oro. E quell’imbecille del Presidente non ne vuole nemmeno sentir parlare.

Pilar                               - … i nostri poveri indios avrebbero un lavoro assicurato…

Elisa                              - … la nostra economia ne sarebbe avvantaggiata…

Pedro                            - … e per tutto il paese sarebbe la prosperità…

Juan                               - Ma bisognerebbe togliere di mezzo questo presidente…

Elisa                              - Generale, aiutateci voi…

Pilar                               - Non vi chiediamo molto: soltanto di eliminare un uomo per metter al suo postoun altro uomo…

Elisa                              - Un piccolo colpo di stato… Piccolissimo…

Cruz                              - Non insistete. Ramiro è troppo generoso per restare insensibile alle vostrepreghiere…

Juan                               - Una rivoluzioncina rapida, pulita, allegra…

Pedro                            - Staremmo meglio tutti, dopo. A cominciare da voi…

Ramiro                          - Certo, io non posso rifiutare di fare qualcosa per il bene della patria…

Cruz                              - Cosa non farebbe il mio generale per il Barbador…

Ramiro                          - Ma io non posso far altro che darvi qualche consiglio… aiutarvi… Fatemi pensare. (lunga pausa, poi) Bisognerebbe, prima di tutto, trovare un ragazzo coraggioso, leale, disposto a lavorare per noi, anche a costo di sacrificare la sua vita.

Juan                               - Un sicario lo si potrebbe facilmente trovare…

Ramiro                          - No, certi gesti o si fanno col cuore oppure è inutile farli.

Cruz                              - Il mio generale è un sentimentale…

Ramiro                          - Non ce l’avreste sotto mano un ragazzo buono, onesto, che si senta il pruritodell’eroe? In questo caso, io vi prometto di darvi una mano per sbarazzarvi delpresidente.

Pilar                               - (lo abbraccia) Siete in amico.

Elisa                              - (lo abbraccia a suo turno) Sapevo che per la causa potevamo contare su di voi.

Pedro                            - Come dovrebbe essere questo ragazzo?

Ramiro                          - Un’anima nobile, generosa. Un imbecille. Un eroe. (si sente un ritmo indiavolato, tra rumba e samba: "El Chaparrito", la danza nazionale del Barbador) Per tutti gli stalloni infojati del vecchio e del nuovo continente. Questo è il Chaparrito, la nostra danza nazionale. Erano anni che non sentivo questa musica.

Pilar                               - Lo suonano per farvi onore, generale.

Elisa                              - Volete ballarlo con me?

Ramiro                          - Non pensate che la mia pancia sia un ostacolo?

Elisa                              - No, generale. Una pancia come la vostra, per una donna, è sempre una forma di sicurezza. (si lascia abbracciare da Ramiro e con lui balla il Chaparrito. Juan invita doña Cruz, Pedro balla con Pilar. Sulla terrazza Tico e Paquita ballano scatenati anche loro)

Juan                               - (a Cruz) Il Barbador non sembrava più il Barbador quando voi non c’eravate…                 

Cruz                              - Il Signore ha voluto esaudirmi concedendomi di tornare…

Juan                               - E siete tornati al momento giusto. Spiegatelo al generale…

Cruz                              - Non c’è bisogno di spiegargli nulla. Lui per la patria è disposto a tutto.

Elisa                              - (a Ramiro) L’ultima volta che abbiamo ballato insieme è stato il giorno della FestaNazionale, cinque anni fa…

Ramiro                          - … e mi avete detto: preferisco ballare con voi che col Presidente.

Elisa                              - Ma se presidente diventaste voi…

Pedro                            - (a Pilar) Se non l’ammazzerà lui, lo ammazzerò io.

Pilar                               - Finireste linciato. Il popolo adora don Álvaro…

Pedro                            - Ma proprio perché il popolo lo ama, noi dovremmo sopportarcelo per presidente?Dove va a finire la democrazia, allora, Pilar… (Miguel e Catalina entrano ballando)

Miguel                           - … allora ho lanciato una bomba. Ma non è scoppiata. Erano bombe antecedentila prima guerra mondiale…

Catalina                         - Basta, Miguel. Scommetto che, anche di notte, invece di sognare belle ragazze,sogni cannoni, bombarde e parate militari… Sarà più piacevole il calore del mioseno, che il gelo di un mitragliatore. Non senti, dunque, nulla mentre miabbracci?

Miguel                           - Dei brividi nella schiena. Come quelli che sentivo stamattina, mentre mi guardavail presidente… (il ballo finisce e Ramiro si trova davanti Catalina)

Ramiro                          - Per la coda del diavolo, da dove è uscito fuori questo fiorellino di miele? (Miguelscatta sull’attenti)

Catalina                         - Sono Catalina, generale. Non vi ricordate più di me?

Ramiro                          - Come sei cresciuta, bambina mia. Tropico benedetto, qui non si fa a tempo aseminare, che è già l’ora di raccogliere. (a Miguel) E tu chi sei?

Miguel                           - Cadetto Miguel Fuentes Guzman, primo corso, primo battaglione, seconda compagnia, terzo plotone, prima squadra. Il nostro motto è osare sempre. Il nostro compito è quello di far sempre più grande e più forte il Barbador e difendere il suo presidente costituzionale, l’eccellentissimo don Álvaro Figueira y León, padre della patria. (gli sono venuti a far corona Pedro, Juan, Cruz, Pilar, oltre ad Elisa e a Ramiro)

Juan                               - Vedete, generale, questo giovanotto…

Ramiro                          - Un momento. Voglio parlare con questo giovanotto. Vuoi bene al tuo presidente?

Miguel                           - Signorsì. Lo amo perché ci ha dato il dono prezioso della libertà, ci ha liberatodalla dittatura, ci ha salvato dalla miseria, ci ha riscattato dalla schiavitù.

Pedro                            - Ragazzo, non credo che…

Ramiro                          - Zitto, Pedro. Credi veramente in tutto quello che dici?

Miguel                           - Signorsì. E sarei disposto anche in questo momento ad offrire la mia vita per ilnostro Presidente. Viva il Presidente del Barbados.

Ramiro                          - Bravo. Vai a ballare, ora. Svelto.

Miguel                           - (esce con Catalina)

Catalina                         - Ma cosa ti salta in testa di dire tante sciocchezze? (via)

Juan                               - Roba dell’altro mondo. Ecco cosa mi tocca sentire in casa mia.

Pedro                            - Vi renderete conto, generale, di come imbottiscono il cranio alla nostra miglioregioventù.

Cruz                              - Però è un ragazzo simpatico. Certo se crede veramente a tutto quello che dice,poverino, che Dio lo benedica.

Pilar                               - Con quelle idee per la testa, proibirò a Catalina di frequentarlo. Anzi vado adirglielo subito.

Ramiro                          - Un momento, doña Pilar. (a Cruz) Tu che cosa ne pensi?

Cruz                              - Se il signore me lo permettesse, direi che è attraente. Giovane, inesperto, nonsenza fascino, pieno di innocenza e di entusiasmo…

Ramiro                          - Sono d’accordo con te, Cruz. È pieno di entusiasmo. E l’entusiasmo per certe imprese è la cosa più importante. Ebbene, signori, se siete sempre decisi a sbarazzarvi di don Álvaro, io avrei trovato la persona che ci può liberare di lui: il cadetto Miguel Fuentes Guzman. (tutti si guardano stupiti senza trovare parole per esprimere la loro meraviglia)

Cruz                              - Il generale sa benissimo quello che dice.

Ramiro                          - Un ragazzo ardente, dallo spirito combattivo, disposto al sacrificio. Le sue ideenon collimano con le vostre, ma non importa. Basterà poco per fargliele cambiare.

Cruz                              - Non è difficile. Ci siamo fatti un’esperienza in Europa, il generale ed io…

Ramiro                          - Volete scommettere? Prima di mezzanotte quel ragazzo si offrirà lui stesso di far fuori don Álvaro. (tutti lo guardano con stupore) Lasciatemi solo a riflettere. Tra cinque minuti mandatemi il ragazzo. Ditegli che gli voglio parlare. (tutti escono meno Cruz)

Cruz                              - (sedendo e dondolandosi sull’amaca) Allora, faremo la rivoluzione, Ramirito? Io pensavo che, tornando, non ti saresti più occupato di politica, per goderti in pace questi anni che il Signore ti concede ancora di vivere… Eh, Ramiro? (silenzio) Dì una parolaccia, ma rispondimi per favore. Lo so benissimo che una rivoluzione ogni tanto ci vuole, in quanto il paese non offre molte distrazioni… (provocandolo) Ma perché correre il pericolo di metterci nei guai?

Ramiro                          - (scatta) Mettermi nei guai io? Ma per tutte le giumente in calore d’America, non dir sciocchezze. Mia madre mi ha partorito di sette mesi, durante una rivoluzione. Sono nato nel preciso istante in cui scoppiava una polveriera, spari e bombe mi hanno cantato la prima ninna nanna, non sapevo ancora leggere, ma tiravo già con la pistola, mi sono reso conto di come è fatta una ragazza a sette anni, durante una sommossa e qualche anno dopo ho imparato a far l’amore appoggiandomi a un fusto di cannone. Non c’è stata rivoluzione in Barbador e nei paesi limitrofi alla quale non abbia preso parte, ho acceso micce come sigarette, ho fatto fuori i più temuti presidenti, ho messo nei pasticci persino le Nazioni Unite e tu hai paura che possa mettermi nei guai… Ricordi quando riuscii a mandare al potere quel simpatico bandito di Enrique Diaz Bernal?

Cruz                              - Facemmo una grande festa. E ci guadagnammo la tenuta di Rio Bravo.

Ramiro                          - E l’anno successivo quando complottai contro Enrique Diaz Bernal e fecidiventare presidente quel mascalzone di Francisco Aguilar Mena?

Cruz                              - Si ballò fino all’alba. E ci costruimmo quel palazzo in piazza della Libertà

Ramiro                          - E con Chulito Camalero ottenni i gradi di generale. E da allora in poi sono sempre stato l’anima di tutte le sommosse, di tutte le rivoluzioni, di tutte le rivolte. E ora che me ne torno in Barbador, dopo anni d’assenza, e dei cari buoni amici mi invitano con tatto e discrezione ad appoggiare un piccolo movimento rivoluzionario, dovrei tirarmi indietro? Non sono vigliacco, Cruz. E, poi, per la patria sono disposto a tutto, senza chiedere niente in cambio. Niente o quasi. Perché mi sembrerebbe logico e giusto che mi venisse offerta la presidenza del Barbador…

Cruz                              - Dio sia ringraziato. Queste erano le parole che volevo sentirti dire.

Ramiro                          - Quest’occasione io non l’ho cercata…         

Cruz                              - Ti si è presentata, mio generale. Ma sono anche sicura che se non si fossepresentata, con l’aiuto del Signore, in qualche modo l’avremmo provocata.

Paquita                          - (attraversa la scena con dei vassoi, tornando subito indietro)

Cruz                              - Non potrei, prima che gli parlassi tu, dire qualche parolina al ragazzo? Prima diseminare, è sempre meglio preparare la terra…

Ramiro                          - Giustissimo. Tanto più che ho una faccendina da sistemare. (e parte in trombadietro a Paquita, che scompare. Quasi subito si sente la squillante risata di Paquita)

Cruz                              - (con gli occhi al cielo) Signore, so benissimo che non è bello quello che sta facendomio marito. Ma sei stato tu a crearlo così pieno di entusiasmo e di amore per lavita… (si copre il viso, quasi arrossendo) Oh, non dire così, Signore… mi faiarrossire…

Miguel                           - (entra in scena e cerca con gli occhi il generale)

Cruz                              - Il generale non tarderà. Vieni avanti. Io sono sua moglie, la donna che ha avuto dal cielo la fortuna di vivergli accanto. (lo osserva e lo palpa) Sei un bel ragazzo… muscoloso… fatto bene… E con queste belle uniformi attillate, si vede subito se un ragazzo è costruito bene o no. T’ho visto ballare con Catalina… Ti piace, eh? Me ne sono accorta da come la guardavi. Che il cielo vi benedica e vi faccia felice. E i vostri angeli custodi arrossiranno di vergogna e di invidia Non sarà così? (Miguel non risponde, imbarazzatissimo) Sarai curioso di sapere cosa vuole il generale da te. Nulla di particolare, gli piacciono i giovani, tu gli sei riuscito simpatico, e siccome è un uomo di molta esperienza, vuole darti qualche consiglio. Qualsiasi cosa ti dirà, lo farà per il tuo bene. E per il bene della patria, naturalmente. Voi giovani siete la speranza del Barbador. Ma spesso il vostro entusiasmo non vi permette di vedere la situazione con la chiarezza che sarebbe necessaria. E, allora, si possono commettere degli errori. E al generale spiacerebbe che, poi, tu avessi delle delusioni. È tanto buono il generale. Un cuore grosso così. Vorrebbe che tutti gli abitanti del Barbador potessero essere felici. Lui protegge le vedove, gli orfani, le ragazze madri… (sospira) soprattutto quelle… Ama i deboli, i poveri, i diseredati. Aiuterà anche te, vedrai. Farà di te un uomo. (sospira) Mi piacerebbe poter collaborare con lui, e come donna, aiutarti a farti un’esperienza vera della vita. Ma non è possibile. Ci penserà Catalina a maturarti. Intanto, lasciati guidare dal generale. Fidati di lui. (chiamando) Ramiro? Ramiro?

Paquita                          - (attraversa la scena ricomponendosi)

Cruz                              - (dopo averla osservata) Il generale sta per arrivare. E sarà di ottimo umore.

Ramiro                          - (entra ricomponendosi anche lui) Sei qui, giovanotto?

Miguel                           - (scatta sull’attenti)

Cruz                              - È un carissimo ragazzo, docile e remissivo… (gli fa una carezza)

Ramiro                          - Non mi deteriorare il materiale prima ancora che l’abbia usato. Fila.

Cruz                              - Che il cielo vi assista. (esce)

Miguel                           - (scatta sull’attenti per salutarla)

Ramiro                          - (gli dà una spinta per farlo sedere) Non esagerare con l’educazione. È una complicazione inutile ed anche pericolosa. L’Europa, proprio perché è un paese di gente educata, non conta più nulla ed è in piena decadenza economica, politica e sociale. L’educazione è una malattia che i popoli conoscono soltanto prima di morire. Il mondo è sempre stato e sempre sarà dei maleducati. Come lo è adesso. Non ti parlo da generale, ma da amico.

Miguel                           - Signorsì.

Ramiro                          - E quando ti metti seduto, fai occupare al tuo corpo tutto lo spazio di cui ha bisogno. Fallo per principio: si tratta di un’eccellente misura politica. Quando una persona sta seduta come deve star seduta, è difficile che possano portargli via la sedia di sotto al sedere. Mi sei simpatico, giovanotto. Quando ero ragazzo ero un poco come te, pieno di ideali, sempre disposto a sacrificarmi per qualche cretinata: la bandiera, la libertà, l’uniforme… Siamo degli idealisti, noi del Barbador. Impastati con la terra dei Pirenei e quella delle Ande, figli di un paese benedetto dove vola il colibrì ed imperversa la malaria, fioriscono le orchidee e si scaricano i terremoti. Mi rassomigli. Rassomigli al generale Ramiro Ramírez Castejón, quando non era ancora un generale, ma un povero imbecille come sei tu, ora.

Miguel                           - Grazie, signor generale.

Ramiro                          - Quanti anni hai?

Miguel                           - Venti.

Ramiro                          - Come si chiama tuo padre?

Miguel                           - Non l’ho mai conosciuto, signor generale.

Ramiro                          - Meglio così. Tuo padre è stato un uomo, che non si è mai lasciato dominare dalle donne, oserei dire. Fai come lui. Sfogati con le donne, deflora, violenta, aggredisci, inganna senza rimorsi. Frequenta bettole e case di tolleranza, donne sposate e ragazze da marito, dai alle zitelle il piacere che chiedono le maritate, alle maritate il piacere che chiedono le prostitute e le donne non si stancheranno mai di te, nemmeno se le prenderai a fucilate. Che caldo… (si versa da bere) Ci vuole alcool per sopportare questo calore. Bevi anche tu…

Miguel                           - Io veramente…

Ramiro                          - Bevi. L’alcool distrugge i microbi, stermina i germi, annienta i parassiti gastrointestinali. Al Tropico bisogna bere. Chi non beve muore, chi muore non beve più. (bevono tutti e due) Sai che mi hai fatto un’ottima impressione? Ma veramente saresti disposto a morire per la grandezza della patria?

Miguel                           - Signorsì.

Ramiro                          - Bravo, questi sentimenti ti fanno onore. Ti dirò che io che vengo dall’Europa chelaggiù diminuiscono sempre di più i ragazzi disposti a farlo.

Miguel                           - Per me la patria è santa. Ma come possiamo, signor generale, farla diventare sempre più grande, se non scoppiano mai guerre nel Barbador? Perché le guerre devono essere privilegio di altri paesi?

Ramiro                          - Abbi fiducia nell’umanità, giovanotto. Vedrai che al prossimo conflitto nessun popolo avrà più il privilegio di poter stare alla finestra. E attendendo la guerra, consolati con le rivoluzioni…

Miguel                           - Ah, se scoppiasse una guerra e io potessi dare la vita per il mio Presidente…

Ramiro                          - Un momento, ricordati che un buon militare non deve mai rischiare con troppa facilità la sua pelle. Un vero militare deve avere un solo obiettivo nella sua vita: arrivare senza essere troppo disturbato all’apice della carriera e della pensione. Che fretta hai di morire?

Miguel                           - Nessuna fretta, ma offrirei volentieri la mia vita per difendere quella del miopresidente…

Ramiro                          - E io ti dico che se uno di voi due dovesse morire, sarebbe meglio toccasse a donÁlvaro e non a te. Tu sei un bravo ragazzo che può essere veramente utile alBarbador.

Miguel                           - E pensate che don Álvaro non lo sia? Forse siete vissuto troppo tempo lontano dal nostro paese e non siete informato di quanto è successo qui. Don Álvaro ha instaurato nel Barbador la democrazia ed è grazie a lui che gli indios possono seminare il loro mais cantando e i negri della Costa possono lanciare con gioia le loro reti nell’Oceano. Perché la democrazia…

Ramiro                          - Avanti spiegami cos’è la democrazia.

Miguel                           - … è… è il governo… il popolo che governa…

Ramiro                          - E ti pare che qui da noi sia il popolo a governare?

Miguel                           - È un governo che non opprime il popolo…

Ramiro                          - Sciocchezze. Tutti i governi in un modo o nell’altro opprimono il popolo.

Miguel                           - (sempre più confuso) La democrazia è… libertà!

Ramiro                          - E ti pare che il Barbador sia un paese libero? Che qui ognuno possa fare quello che pensa sia giusto fare? Ma se le prigioni sono piene di gente che ha il torto di pensarla diversamente dal tuo presidente…

Miguel                           - (inorridito) No?!?

Ramiro                          - Il tuo presidente ruba…

Miguel                           - Ruba!?!

Ramiro                          - A man salva. In tre anni che è al potere non poteva fare di più trasferendo gran parte del tesoro pubblico sul suo conto corrente personale in Svizzera. Il tuo presidente succhia il sangue del Barbador. Ma lo sai che persino la metà del piccolo compenso che dai al sabato alla prostituta per le sue prestazioni finisce anche quello nelle tasche del tuo presidente?

Miguel                           - Non frequento prostitute.

Ramiro                          - Male. Bisogna frequentarle. Le prostitute sono sempre state il termometro dellasituazione economica di un paese.

Miguel                           - (sempre più confuso) Ma don Álvaro ha dato la terra agli indios, ha realizzato lariforma agraria…

Ramiro                          - E perché lo ha fatto? Per favorire i capitalisti. Infatti gli indios non essendo in grado col pezzetto di terra che hanno avuto di mantenersi e di pagare le tasse, lo rivendono ai latifondisti per un prezzo molto inferiore a quello che i latifondisti hanno ricevuto dallo stato al momento dell’esproprio. Conosco capitalisti che con la riforma agraria hanno guadagnato milioni…

Miguel                           - Ma, allora, tornano a formarsi i latifondi?!?

Ramiro                          - I latifondi sono la vera ricchezza del paese. Meglio che esistano grandi piantagioni di cotone, tabacco, caffè che striminziti campicelli di mais e di fagioli. Abolendo le grandi piantagioni si colpisce a morte l’economia nazionale.

Miguel                           - Ma il mio presidente ha voluto andare verso il popolo, ha concesso prestiti aicontadini, ha permesso loro di adeguarsi alla vita moderna comprando…

Ramiro                          - Ha introdotto nella foresta vergine l’uso della cambiale.   

Miguel                           - Ma ha creato grandi cooperative, magazzini popolari, consorzi…

Ramiro                          - Ed è riuscito a mandare a gambe all’aria il commercio, che era una delle basi, sucui poggiava l’economia del Barbador…

Miguel                           - Ha fatto costruire grandi arterie di comunicazione nell’interno del paese…

Ramiro                          - Ma gli indios continuano ad arrancare scalzi su per i sentieri…

Miguel                           - Ha fatto costruire scuole…

Ramiro                          - … che restano chiuse per mancanza d’insegnanti…

Miguel                           - … ospedali…

Ramiro                          - … che non funzionano per mancanza di medici.

Miguel                           - E perché allora li ha fatti costruire? (non ha più che un filo di voce)

Ramiro                          - Per permettere ad impresari e costruttori di guadagnare fortissime somme sulle quali lui aveva delle pesanti percentuali. E c’è di più, una società straniera importantissima voleva delle concessioni nel Barbador garantendo lavoro e prosperità a migliaia di lavoratori ed avviando alla industrializzazione il paese. Don Álvaro ha rifiutato la concessione.

Miguel                           - Perché non voleva che il popolo fosse sfruttato.

Ramiro                          - Perché voleva essere solo lui a sfruttarlo.

Miguel                           - (chiudendosi la testa tra le mani) Mio Dio… Mio Dio…

Ramiro                          - La settimana scorsa dei poveri negri della costa che si erano rifiutati di pagarepesanti tasse sul poco pesce pescato sono stati impiccati con le loro donne e i lorobambini…

Miguel                           - No?!?

Ramiro                          - Le loro capanne incendiate, le barche affondate, il pesce che avevano pescato sel’è mangiato fritto il Presidente in compagnia di donne di facili costumi.

Miguel                           - (freddamente) Se è così come mi dite… mi sentirei di ucciderlo.

Ramiro                          - Io personalmente non ho niente contro di lui. Ma un tiranno è sempre un tiranno.Un dittatore è sempre un dittatore.

Miguel                           - E io che stamattina stavo per scoppiare a piangere sentendo su di me i suoiocchi…

Ramiro                          - Mi spiace di averti tolto le tue belle illusioni…

Miguel                           - No, generale, mi avete aperto gli occhi…

Ramiro                          - Non avrei certo voluto distruggere i tuoi freschi ideali…

Miguel                           - Mi avete condotto verso la verità…

Ramiro                          - In un attimo ho bruciato tutti i tuoi bei sogni, mi spiace, giovanotto…

Miguel                           - Mi avete indicato la strada della giustizia…

Ramiro                          - … e della democrazia. Non dimenticare la democrazia. Su, consolati. Non cipensare più. Sei giovane, vai a ballare, vai a divertirti…

Miguel                           - Non ora, generale. Non è possibile. (e resta con la testa tra le mani seduto sottol’albero)

Ramiro                          - Soltanto una cosa voglio aggiungere. Io non posso mettermi contro di lui. Noi vecchi non serviamo più a nulla. Siete voi giovani che dovete insorgere. Ma perché ho simpatia per te, un consiglio non te lo rifiuterò mai. Una rivoluzione va sempre preparata da un tecnico.

Catalina                         - (entra e vedendo Miguel tutto distrutto) Miguel, che hai? Generale, perché lo avetemandato a chiamare? Siete voi che lo avete ridotto così? Miguel, parla… cosa tisuccede?

Miguel                           - Oh, Catalina… (e non sa dire altro)

Catalina                         - Non vuoi parlare? Non vuoi dir nulla? Generale, non contate su di lui perrealizzare i vostri piani. Sono abbastanza intelligente per mandarveli all’aria.

Ramiro                          - Stai calma, gattina. L’unica cosa che d’intelligente sa fare una donna è l’amore.Ma per farlo ha bisogno dell’uomo.

Catalina                         - (abbracciando Miguel) Miguel, dimmi cos’hai? Non vuoi parlare con me?

Ramiro                          - (guarda compiaciuto la scena, poi tuonando) Per tutte le cavalle in calore d’America, che si fa? Gente, siete tutti morti? E la musica? Voglio sentire la musica in una sera bella e stellata come questa. Voglio ballare il Chaparrito sotto la luna, alla faccia di tutti quelli che mi vogliono male. (l’orchestra riprende a suonare il Chaparrito. Irrompono in scena Pilar, Cruz, Elisa, Pedro, Juan, Carmen eHugo. Tico e Paquita entrano anche loro servendo a ritmo di musica panini e liquori. Ramiro invita a ballare Pilar)

Ramiro                          - È una serata stupenda, doña Pilar. E la festa non poteva riuscire meglio di comeè riuscita.

Pilar                               - Dite davvero, generale?

Ramiro                          - I risultati sono migliori ancora di quelli che io speravo.

Cruz                              - (che ha sentito mentre balla con Juan) Sia ringraziato il cielo. Il generale non haperso il suo buon fiuto.

Juan                               - Me ne rallegro, doña Cruz.

Pedro                            - (che balla con Elisa) Davvero bisogna rallegrarci?

Elisa                              - Sul generale si può sempre contare. (tutti ballano cantando "El Chaparrito" scatenandosi allegramente. Solo Miguel resta seduto sotto l’albero, la testa tra le mani, inutilmente consolato da Catalina)

SECONDO TEMPO

La stessa scena, qualche settimana dopo. È mattina, il patio è ancora nella penombra e si rischiarerà poco a poco. Tico sta caricandosi sulle spalle un fascio di fucili. Pilar è accanto a lui con un moschetto in mano.

Pilar                               - … ricordati: appena sentirai sparare, servirai gli aperitivi.

Tico                               - E lo champagne?

Pilar                               - Quando sparerà il cannone. E, ora, sbrighiamoci con questi fucili. (esce con lui)

Paquita                          - (si affaccia al balcone del primo piano, facendosi le trecce. Vedendo il patio desertofa cenno a qualcuno di uscire)

Juan                               - (appare sul balcone, quindi scende le scale in maniche di camicia, cercando diagganciarsi il cinturone. Paquita rientra)

Pedro                            - (entra nel patio e vedendo Juan) Come va, vecchio mio?

Juan                               - Una notte piuttosto… agitata.

Pedro                            - Immagino, con quello che sta per succedere.

Juan                               - E con quello che è successo.

Pedro                            - (lo guarda interrogativamente)

Juan                               - L’ansia della vigilia.

Pedro                            - Ah. In città tutto bene. Il corpo diplomatico al completo è partito per visitare le grotte del Huentila e non tornerà che a notte fonda. La gente già fa a pugni per entrare nello stadio.

Juan                               - Gli altoparlanti?

Pedro                            - … disposti in tutti i vari punti strategici. E trasmettendo le frasi della partitafaranno un chiasso tale, che nessuno potrà sentire gli spari.

Juan                               - E il pellegrinaggio?

Pedro                            - Tante di quelle donne, una carovana. Vedendo quella marea muoversi con tuttiquei sederi che si allontanavano in movimento ondulatorio e sussultorio, m’èvenuta la tentazione di accodarmi anch’io. C’era anche madame Marion, che hachiuso la sua baracca, ed è andata anche lei in pellegrinaggio con tutte le suevergini.

Juan                               - Se anche la casa di madame Marion è chiusa, di uomini se ne vedranno pochi in giro. Bisogna dire che il generale ha saputo organizzare molto bene le cose: l’esercito alle manovre, la polizia in missione, i funzionari e gli impiegati del governo a un picnic benefico, le donne in pellegrinaggio, il popolaccio allo stadio…

Juan                               - Tra un paio d’ore il Barbador potrà acclamare il suo nuovo presidente.

Hugo                             - (entra vestito da guerrigliero) Papà, non hai visto il mio cinturone?

Juan                               - (che non riesce a agganciare il suo cinturone, ha un dubbio e coprendosi la fibbiacon una mano) E tu in un giorno come questo perdi nientemeno che il cinturone?

Hugo                             - Devo averlo dimenticato da qualche parte.

Pilar                               - (entrando e vedendo Pedro) Pedro, cosa pensate? Riuscirà carino?

Pedro                            - Il colpo di stato?

Pilar                               - Una padrona di casa ha sempre il batticuore.

Hugo                             - Mamma, per caso hai visto il mio cinturone?

Pilar                               - Mi sto occupando dei fucili, non dei cinturoni. Vieni con me, Juan. E anche voi,Pedro.

Paquita                          - (si sporge dal terrazzo) Pss… Pss… (e butta giù un cinturone a Hugo)

Hugo                             - (lo prende a volo mentre entra)

Pedro                            - Ah, lo hai trovato il tuo cinturone? (vedendo Paquita) Paquita, devo depositare delle munizioni in camera tua. (sale le scale e raggiunge Paquita. Hugo si sta mettendo il cinturone. Evidentemente non è suo in quanto gli è larghissimo)

Miguel                           - (entra in scena, vestito anche lui da guerrigliero, emozionatissimo) Hugo, immagino che sarai anche tu emozionato come me. È una giornata importante questa per il Barbador. O nascerà la libertà o moriremo insieme. (con orgoglio) Ho anche tre bombe a mano nella tasca posteriore, oltre a questo moschetto e al pugnale. Se fossi nato in un paese più evoluto, pensa a quante armi potrei ancora avere.

Hugo                             - Quelle che hai ti basteranno. Vado a chiamare Catalina, che ti sta aspettando. (sale le scale e si ferma davanti alla porta della stanza di Paquita. Bussa) Paquita, questo cinturone non è il mio… (dice pianissimo. La porta si apre e appare il braccio di Paquita con in mano un altro cinturone. Hugo consegna il suo) Catalina, è arrivato Miguel. (ed appoggia il suo cinturone sulla ringhiera. Il cinturone cade giù proprio mentre entra in scena Juan, che lo prende tra le mani e lo guarda. È il suo. Allora si toglie quello cha ha alla vita e che gli è stretto e si mette il cinturone che gli è caduto tra le mani. Hugo, non vedendo più il suo cinturone guarda giù nel patio)

Juan                               - (vedendolo) Cerchi il tuo cinturone? Eccolo. (Hugo scende per venire a prenderlo.Vedendo Miguel) Salve, Miguel? Come ti senti?

Miguel                           - Magnificamente. Non mi sono mai sentito meglio di oggi. (Catalina scende le scale)

Catalina                         - Miguel!

Hugo                             - (prende da Juan il suo cinturone e se ne va con lui, allacciandoselo alla vita)

Catalina                         - (si getta tra le braccia di Miguel) Ho tanta paura, Miguel… Rinuncia alla tuaimpresa, non ho dormito tutta la notte per il terrore che ti possa succederequalcosa.

Miguel                           - Tesoro, devi capirmi. I miei ideali…

Catalina                         - Tu pensi soltanto ai tuoi ideali e non ai miei. Non pensare al Barbador, pensa, invece, alla nostra vita: sarà magnifico addormentarci ogni sera abbracciati e svegliarci ogni mattina nello stesso letto…

Miguel                           - E tu pensi che potrei dormire tranquillo dentro un letto con te, sapendo che il miopopolo soffre sotto la tirannia di un dittatore?           

Catalina                         - Ucciderai un dittatore per far posto a un altro…

Miguel                           - La patria ha bisogno di me. Una nuova epoca deve cominciare per il Barbador.Non ci sarà più ingiustizia, non ci sarà più corruzione, i poveri non piangerannopiù…

Catalina                         - Ma chi ti dice che ora i poveri piangono? I poveri sono allegri, allegrissimi, cento volte più allegri dei ricchi. Passeggia la sera per i quartieri popolari: non sentirai che canti e risate… Lascia da parte la politica e gli ideali, Miguel. Qualsiasi cosa tu farai, nessuno ti sarà grato ed avrai rovinato soltanto la tua vita. La tua è una missione pericolosa. Sei troppo giovane per morire…

Miguel                           - (cocciuto) Non si è mai troppo giovani per morire per la patria…

Catalina                         - Non mi vuoi dar detta. Ma, allora, non conto nulla per te? (lo abbraccia. In questomomento entra Ramiro)

Ramiro                          - Per la coda del diavolo, Catalina. Lascialo immediatamente, non capisci che me lorendi estenuato? E io ho bisogno di tutta la sua lucidità e il suo vigore.

Catalina                         - Serve più a me, il suo vigore, generale.

Ramiro                          - E tu giovanotto non confondere l’eccitazione con l’eccitamento. Non si comincia mai un combattimento con un corpo a corpo. (gli strizza l’occhio) Con un corpo a corpo si finisce. Fatti vedere come sei conciato. Per tutte le giumente in calore d’America e delle isole, cos’è questa mascherata? Ti sei lasciato prendere dal gusto del folklore locale. È da primitivi, da dilettanti conciarsi a quel modo. Non c’è bisogno di essere scamiciati, spettinati e sudici per uccidere un uomo. I delinquenti, giovanotto, i delinquenti veri, quelli che sono rispettati da tutti e che quando passano persino i poliziotti si mettono sull’attenti, ammazzano in doppiopetto e con la spilla alla cravatta. Butta via quel cappellaccio, niente fazzoletto, pettinati, abbottonati la camicia…

Miguel                           - (obbedisce)

Catalina                         - (ride divertita)

Ramiro                          - … e prendi un’aria distinta, da gentiluomo inglese. Se vuoi fare strada, devi imparare a mandare al creatore il tuo prossimo con la stessa disinvoltura con cui si offrono i cioccolatini a una signora. (gli butta via anche il cinturone e le varie pistole) Via anche questi ridicoli finimenti. E il coltellaccio. Basta una pistola. Questa. E te la metti in tasca come un pacchetto di sigarette. (lo osserva) Ecco, così sei sopportabile. E dimmi ora: non ti trema il cuore? I nervi sono saldi? Non te la farai addosso proprio nel momento in cui avrai bisogno della maggiore lucidità? Perché succede, giovanotto, succede anche agli eroi. Hai le idee chiare? Sai quello che devi fare?

Miguel                           - Signorsì, signor generale.

Ramiro                          - Ricordati che il destino del Barbador è nelle tue mani: occhio attento, mano ferma, cuore sereno. Non distrarti. Pensa alle gioie dello spirito nel momento di premere il grilletto. E, ora, addio, cadetto. Il generale Ramiro Ramírez Castejón ti fa l’onore di stringerti la mano. (esegue)

Miguel                           - (gli dà la mano e scatta sull’attenti)

Catalina                         - (si butta addosso a lui e lo abbraccia. Ramiro la scosta)

Ramiro                          - Basta. Festeggerete dopo. Vai, Miguel. (Miguel si avvia) Sparagli al cuore. (Miguelesce)

Catalina                         - E, ora, a noi, generale. Mi auguro che tutto funzioni come voi avete predisposto.Ma se le cose andranno male?

Ramiro                          - Peggio per lui. Ti cercherai un altro ragazzo.

Catalina                         - Se le cose andassero male vi disinteressereste di lui? Lascereste abbattere dal plotone di esecuzione un povero ventenne che ha avuto il torto di darvi retta e di sacrificarsi per voi?

Ramiro                          - Non ti preoccupare. Nobiliteremo la sua memoria. Dopo un paio d’anni troveremo il modo di riabilitare la sua memoria con una lapide sul muro contro il quale è stato fucilato: "La patria grata al suo figlio migliore" o una di quelle scritte del genere che sembra vogliano dire molto e non significano assolutamente niente.

Catalina                         - Se questo succedesse, generale, vi creerei tante di quelle grane come nessuno può immaginare. E non darò pace a nessuno fino a quando non avrò visto il vostro pancione penzolare sulla forca.

Ramiro                          - Ragazza, bada come parli: io sono un generale.

Catalina                         - Vi farò gettare in una gabbia piena di serpenti, vi farò legare nudo al sole finchénon sarete divorato dalle formiche, vi farò…

Ramiro                          - Zitta, piccola strega. Nessuno ha mai osato parlarmi in questo modo.

Catalina                         - Qualsiasi cosa accada, a Miguel nessuno dovrà torcere un capello, intesi?

Ramiro                          - Stai calma, lo difenderemo. Ma quando sarò presidente ti farò strappare la lingua.

Catalina                         - Fate strappare quella di vostra moglie, visto che è più velenosa della mia. (gli dà un bacio sulla guancia) E senza rancore. (scappa via mentre appaiono Pedro e Juan)            

Ramiro                          - Per tutti gli stalloni infojati del vecchio e del nuovo continente. Mai visto unavipera più graziosa ed insolente.

Juan                               - Generale, i ragazzi sono pronti. Se volete dire loro una parola prima del grandemomento…

Ramiro                          - (avviandosi al cancello) Bene. Li renderò incandescenti. (lo vediamo fermarsi alcancello, guardando prudentemente fuori, e quindi uscire)

Pedro                            - (a Juan) Perché mi guardi la pancia?

Juan                               - Ho l’impressione che quello che porti tu sia il mio cinturone. (se lo scambiano)

Pedro                            - Mi domando come sia stato possibile scambiarcelo. (appaiono Pilar ed Elisa,vestite con molta eleganza e ricercatezza, come per una festa)

Elisa                              - Carmen non sta più nella pelle. È da bambina che non vede una rivoluzione…

Pedro                            - Ha perdute le ultime che abbiamo avuto perché era in collegio.

Pilar                               - Si divertirà, ne sono sicura. Anch’io già sento tutto un rimescolio…

Juan                               - Hugo le ha promesso che la farà sparare col mitragliatore…

Pilar                               - Dev’essere meraviglioso sparare insieme, quando si è innamorati…

Juan                               - Io lo dicevo sempre al nostro Hugo. Carmen è fatta per te, non lasciartelascappare. Appena torna dal collegio, buttati su di lei.

Pilar                               - È tanto carina. E, poi, è figlia unica.

Juan                               - Quando voi morirete lei sarà la vostra erede universale.

Pedro                            - (fa gli scongiuri)

Elisa                              - Anch’io non facevo che parlarle di Hugo, quando andavo a trovarla in collegio. Suo padre ha tutta la catena dei supermercati del Barbador, le dicevo. Non sarà un Adone, ma ha tanti di quei soldi…

Pilar                               - Carmen è carina, dicevo sempre al mio Hugo. È un po’ larga di fianchi, al primobambino è facile che si sfasci. Ma tu stai attento a non lasciargliene fare…

Elisa                              - Lei, poverina, voleva un fidanzato intelligente. Ma gli uomini intelligenti nel nostropaese sono tutti degli spiantati…

Pedro                            - Invece tu, Juan, anche se sei un cretino, gli affari li sai fare…

Pilar                               - Sposati Carmen, non mi stancavo di dirgli. Altrimenti finirai magari col portareall’altare una sgualdrinella, solo perché l’hai messa incinta.

Elisa                              - Sposati Hugo, non mi stancavo di dirle. Se non ti piace, pazienza. Poi, quandosarai sposata, potrai sempre prenderti qualche distrazione…

Pilar                               - Certo è bello sposarsi, quando c’è l’amore…

Elisa                              - Meraviglioso. (a Pedro) Ma cosa fai lì? Stai a sentire i nostri discorsi? Con tuttoquello che c’è da fare in un giorno come questo…

Pilar                               - Anche tu, Juan. Datti da fare, non star lì come un salame… (Pedro e Juan escono)

Elisa                              - E Catalina è proprio innamorata di quel ragazzo? È un bel figliolo, se le cosevanno bene, farà una splendida carriera…

Pilar                               - Purtroppo nel nostro paese non si può fare troppo assegnamento sulla politica…

Elisa                              - Non preoccuparti, se prenderà la carriera militare, puoi stare tranquilla. NelBarbador un militare sta sempre a galla…

Pilar                               - Certo, essere madri è una grande responsabilità!

Elisa                              - I figli. Cosa sono i figli…

Pilar                               - Tanta fatica per tirarli su, dar loro un’educazione, poi si faranno la loro vita e ci lasceranno. Quando i nostri mariti moriranno, mia povera Elisa, resteremo delle povere vedove completamente sole…

Elisa                              - Certo, non è allegro il nostro avvenire…

Pilar                               - Certo che sarebbe meglio che i nostri mariti, visto che se ne devono andare, lofacessero quando non siamo ancora del tutto vecchie…

Elisa                              - Non ti illudere. Gli uomini non hanno di queste attenzioni…

Ramiro                          - (rientra) Mie belle signore…

Elisa                              - Mio caro generale…

Pilar                               - Siamo un poco in ritardo, no?

Ramiro                          - Non per colpa mia. Qui al Tropico i nostri guerrieri non rinunciano ai piaceri dellacarne nemmeno il giorno della rivoluzione… In Europa, invece, tutto il contrario…

Pilar                               - Cioè?

Ramiro                          - Rinunciano a tutte le rivoluzioni per i piaceri della carne (tutti ridono) Andate agodervi lo spettacolo in terrazza?

Pilar                              - Preferisco restarmene qui. Una padrona di casa ha i suoi doveri, in occasionicome questa. E, poi, per divertirmi mi basta sentir sparare…

Elisa                              - Per i giovani è diverso, ma per noi… a queste cose siamo abituate. Le rivoluzionisono sempre uguali: spari, discorsi, qualche morto ed è tutto finito con un paio difucilazioni.

Pilar                               - Di rivoluzioni, nel vero senso della parola, non c’è stata che quella di Panchito,povero Panchito Morales Calderón. Ve la ricordate, generale?

Ramiro                          - Per la coda del diavolo, se me ne ricordo. Non si salvarono nemmeno le nonagenarie, quella volta. E, nove mesi dopo, i bambini nascevano regolarmente, migliaia ad ogni minuto. Era tutta la città che vagiva.

Pilar                               - Conobbi mio marito proprio il giorno in cui Panchito salì al potere.

Elisa                              - E io conobbi il mio il giorno in cui lo fucilarono, povero Panchito.

Ramiro                          - E sulla sua lapide si leggono queste parole "La patria che ne apprezzò la vita eche ne affrettò la morte".

Hugo                             - (affacciandosi dal balcone) Generale, il Presidente sta entrando nel Palazzo…

Ramiro                          - Vengo subito. Signore, ci siamo. Il Presidente entrerà nel suo studio per ricevere le credenziali dell’ambasciatore del Necapur e forse si meraviglierà di trovare il palazzo deserto. Ma subito una chiamata telefonica lo distrarrà, annunciandogli che il Presidente dell’Onu vuole parlargli. Intanto qualcuno lo chiuderà a chiave nel suo studio mentre i fili del telefono verranno tagliati. Entrato a piedi nel palazzo, il nostro Presidente ne uscirà portato a spalla, avvolto in una bandiera. Con permesso, signore. Apro il fuoco e sono di nuovo da voi. (sale le scale e sparisce)

Pilar                               - Dopo questi giorni, ci sarà finalmente di nuovo un po’ d’animazione: cortei, paratemilitari, balli, ricevimenti…

Elisa                              - Ma prima nessuno ci toglierà una settimana di lutto. E dovremo andare a visitarei feriti all’ospedale… al cimitero se ci saranno dei morti…

Pilar                               - Uno ci sarà sicuramente: don Álvaro.

Elisa                              - Ricordi che seccatura, dopo l’ultima rivoluzione? Va bene che seppellivano una trentina di cadaveri, ma farci stare una intera mattinata al cimitero, vestite di nero, sotto quel sole…

Cruz                              - (entra agitatissima con un grosso cappello di paglia in mano) Dov’è il generale? In terrazza, immagino. Incosciente. Si prenderà un’insolazione. Salgo a portargli il cappello, poi vi dirò del pellegrinaggio. Un successo strepitoso. Clarita Fuentes Machado ha avuto già la grazia prima ancora di arrivare al santuario. Zoppa com’è, era rimasta un po’ indietro e un contadinaccio bellissimo l’ha violentata. (sale le scale e sparisce sul terrazzo. Quasi contemporaneamente si sente uno sparo. Piena di gioia) Cominciano… cominciano…

Pilar                               - Avanti… (chiamando) Tico? Paquita? (Paquita e Tico arrivano coi vassoi degliaperitivi e cominciano a servire)

Paquita                          - (dopo aver servito, a Tico) Non so perché, questi spari mi eccitano.

Tico                               - (mentre gli spari si fanno più nutriti) Ti mancano solo più gli spari, allora. (esce conPaquita)

Elisa                              - Senti il mitragliatore? È Hugo che sta sparando…

Pilar                               - Per le armi ha preso da suo padre. Anche Juan è un buon tiratore. Altrimenti,quando è entrato in commercio, come avrebbe potuto eliminare i suoiconcorrenti?

Cruz                              - (scendendo le scale) C’è una baraonda lassù, un’allegria. Stanno sparando da tutte le parti. Ho ficcato il cappello in testa al generale e gli ho detto "Guai a te se te lo togli". Rideva allegro…

Pilar                               - Gli uomini sono come bambini. Sono sufficienti quattro spari per metterli dibuonumore.

Elisa                              - Com’è andato il pellegrinaggio?

Cruz                              - Tutte quelle donne erano così felici di avere la possibilità di spettegolare in santa pace, che si sono allontanate ronzando come uno sciame d’api. Il Signore, nella sua immensa pietà, possa perdonarle di tutte le cattiverie che diranno strada facendo… (vedendo Ramiro scendere serio in volto) Ramiro, cosa ti succede?

Ramiro                          - (asciugandosi una lacrima col dorso della mano) Mi sento commosso.

Cruz                              - Sei troppo sensibile, generale. Due schioppettate bastano a farti piangere comeun bambino.

Ramiro                          - Hai ragione, Cruz. Dì pure che sono un romantico, un sentimentale, hai ragione. Ma per me questi spari sono la voce della mia terra. È il mio paese che canta, gente mia. E io sentendo questa musica non riesco a dominarmi e scoppio in singhiozzi. Anch’io ho un cuore.

Cruz                              - Un cuore troppo grande, il tuo.

Ramiro                          - (siede) Dunque, i ragazzi, venti in tutto, sono scattati nel palazzo e ne hanno bloccato le uscite. Se c’è resistenza, la stanno eliminando in questo momento. Dai tetti e dalle terrazze si spara per confondere le idee di quei pochi imbecilli che stanno difendendosi. Miguel in questo momento sta entrando nello studio del Presidente, chiude la porta… gli si para davanti… e gli spara al cuore. Perché non l’ha ancora fatto?

Cruz                              - Non sarà che l’angelo custode di don Álvaro non gli avrà consigliato di uscire dalpalazzo da un’uscita di sicurezza?

Ramiro                          - Abbiamo prevenuto l’angelo custode, facendo chiudere tutte le uscite di sicurezza. Intanto gli altoparlanti sistemati in tutti gli incroci della città stanno trasmettendo le fasi della partita di calcio. A 500 metri dal palazzo, nessuno può sentire sparare. Prima che il popolo possa accorgersi di quanto sta succedendo, don Álvaro sarà già una illustre e compianta salma.

Cruz                              - Povero don Álvaro… Un uomo così pieno di salute… Chi l’avrebbe mai detto chese ne sarebbe andato nel fiore degli anni?

Pilar                               - Purtroppo la morte non guarda in faccia nessuno.

Elisa                              - Andremo a trovarlo al cimitero e gli porteremo dei fiori.

Ramiro                          - (inquieto e nervoso) Troppo alle lunghe, si va troppo alle lunghe. Si lascianoeccitare dalla polvere da sparo, come puledri. È parecchio che si continua asparare…

Elisa                              - Forse ci sarà stata una resistenza maggiore di quella prevista…

Pilar                               - Una maggiore resistenza si risolve facilmente, con qualche morto in più.

Elisa                              - Non sparano più. Non sparano più… (atmosfera di attesa)

Ramiro                          - Il cannone. Ora sparerà il cannone. Per la coda del diavolo, perché non spara?

Cruz                              - Calma, Ramiro, con l’aiuto del cielo sparerà.

Pilar                               - (a Tico e Paquita che scendono le scale coi vassoi vuoti) Tenete pronto lochampagne. Tra poco sparerà il cannone. (Tico e Paquita escono)      

Ramiro                          - Il cannone. Quando spara questo stramaledetto cannone? Per tutti gli stalloniinfojati d’America, quando si decidono a sparare il cannone?

Cruz                              - Signore, esaudiscilo, fa sparare questo cannone…

Ramiro                          - Perché? Perché non spara questo dannato, fottutissimo cannone? Che quegli imbecilli abbiano combinato qualche guaio? Qual’era il loro compito? Eliminare una quindicina di persone, cogliendole di sorpresa. Uno scherzo da ragazzini. Quindici persone da far fuori in un palazzo disabitato, in una città deserta…

Pilar                               - Sarà arrivata truppa di rinforzo…

Ramiro                          - L’esercito sta facendo le grandi manovre in montagna, la polizia sulla costa… delle cinquanta guardie addette alla sorveglianza del palazzo, trentadue sono ricoverate in infermeria…

Cruz                              - Funghi. Hanno mangiato dei funghi…

Ramiro                          - … otto sono in licenza, tre fanno la spia per noi… Rimangono sette guardie,qualche segretario, uno o due impiegati… Una quindicina di persone da far fuori.Invece, pare che quegli stupidi ragazzi abbiano preferito andar loro al Creatore,invece di mandare il loro prossimo… Del resto, dovevo immaginarmelo. Ci tenevatroppo quell’imbecille di Miguel a morire per qualcuno. Ecco, così è statoaccontentato.

Pilar                               - Morto o no, può strillare quanto vuole Catalina. Se il colpo non è riuscito, Miguelnon glielo lascio sposare.

Ramiro                          - Quegli imbecilli… Quei maledetti imbecilli…

Cruz                              - Non prendertela, Ramiro. Se don Álvaro non è stato ammazzato è segno che ilSignore, nella sua infinita misericordia, ha pensato che la sua ora non era ancoraarrivata. In Europa, certi capi che sono simpatici al Signore durano da anni edanni…

Ramiro                          - Se il cannone non ha sparato, non sparerà più. Il colpo di stato è andato male.

Pilar                               - Non preoccupatevi, se è andato male, ne organizzeremo un altro…

Cruz                              - Le rivoluzioni bisogna prepararle non così frettolosamente. Prendiamo esempio dall’Europa dove una guerra non è ancora finita che già si comincia a preparare quella che scoppierà trent’anni dopo… (Pedro e Juan scendono le scale preoccupati e neri) Allora?

Pedro                            - Non so più che pensare, generale…

Juan                               - Tutto è silenzio. Come se fossero tutti morti…

Pilar                               - Beh, non ci pensate. Rimarrete lo stesso a colazione. Faremo la nostra bella tavolata e staremo allegri lo stesso. Vado a vedere se tutto è pronto. Vieni, Elisa. (esce con Elisa)

Cruz                              - Ecco gli uomini, una piccola contrarietà ed eccoli lì, come cani bastonati. Insomma, non potete avvilirvi così, dovete pure fare qualcosa per invogliare la provvidenza ad occuparsi di voi. Ricordatevi, non c’è situazione, per disperata che sia, dalla quale un uomo, coll’aiuto del cielo, non possa tirarsi fuori. Dammi il binocolo, Ramiro. Faccio un salto a vedere quello che sta succedendo. (esce salendo le scale)

Juan                               - Con tanti bravi avanzi di galera che abbiamo a portata di mano, dovevamoproprio fidarci di quello sbarbatello…

Pedro                            - Bastava una bomba, una bomba ben piazzata, sarebbe bastata.

Ramiro                          - No, amici, le rivoluzioni, quelle vere, si devono fare col sentimento, col cuore. Un Presidente è un Presidente. Non lo si può far ammazzare da un sicario come un qualsiasi deputato. Pensateci, amici, se la rivoluzione francese non fosse stata fatta veramente col cuore, credete forse che decine di migliaia di persone avrebbero avuto la possibilità di perdere la loro testa sotto la ghigliottina?

Juan                               - Io solo questo posso dirvi. Sono un padre di famiglia, un onesto padre di famiglia, con figli legittimi e figli illegittimi come ogni buon cittadino del Barbador. Se perdo la mia catena di supermercati, come tiro avanti la mia famiglia?

Pedro                            - Io con l’attuale governo avevo un contratto vantaggioso. Provvedevo io a tutto il macchinario. Se scoprono che io sono implicato in questo colpo di stato, mi mettono su di una strada…

Ramiro                          - Per tutte le giumente eccitate e in calore di questo continente. Basta con le chiacchiere. Se questo stramaledetto fottutissimo cannone non ha sparato significa che la rivoluzione è fallita. Perciò bisogna trovare il modo di cavarcela. Bisogna farci ricevere subito da don Álvaro, manifestargli tutta la nostra solidarietà ed amicizia e rallegrarci per lo scampato pericolo. Fratelli carissimi, forse voi eravate al corrente di questo colpo di mano? Io no. Lo posso giurare.

Juan                               - Nemmeno io sapevo nulla.

Pedro                            - E nemmeno io.

Ramiro                          - Eravamo qui a prendere un aperitivo prima di pranzo ed abbiamo sentito sparare. Allora abbiamo impugnato le armi e dai balconi e dalle terrazze abbiamo cominciato a sparare contro i ribelli…

Pedro                            - Ma se qualcuno dirà…

Ramiro                          - Non preoccuparti, Pedro. Tra mezz’ora mi farò ricevere da don Álvaro. E gli diròche sono andato da lui per punire i ribelli.

Juan                               - Ma verrà fuori che siete stato voi a mandare l’esercito e la polizia a fare le manovre… che è stata doña Cruz a organizzare il pellegrinaggio… che la partita, gli altoparlanti, il picnic del diplomatici li avete ideati voi…

Ramiro                          - Un uomo come don Álvaro non può e non deve dar retta alle chiacchiere della gente. Faremo arrestare immediatamente i detrattori, i denigratori, i calunniatori. Del resto è sempre stato un buon sistema per un governo forte, far arrestare tutti coloro che hanno il cattivo gusto di dire la verità…

Juan                               - Ma questo non è un governo forte.

Ramiro                          - Non lo era. Ma dopo quello che è successo lo diventerà. Per la coda del diavoloinstaureremo il terrore.

Pedro                            - Ma se Miguel e gli altri ragazzi parleranno…

Ramiro                          - Li faremo passare per le armi prima che abbiano il tempo di parlare.

Pedro                            - Don Álvaro è un uomo pacifico. Non farà arrestare né fucilare nessuno.

Ramiro                          - Ci sarò io, ora, al suo fianco. Ora che si è visto la morte vicino, solo nel suo palazzo, abbandonato da tutti, tradito anche dagli amici, coi miei consigli lo farò diventare un vero presidente: angarierà il popolo come finora lo ha beneficiato, ucciderà, torturerà, ruberà, tradirà e non avrà più scrupoli. E quell’imbecille di ragazzo che non ha saputo compiere il suo dovere, sarà il primo a pagare.

Pedro                            - E la compagnia mineraria?

Ramiro                          - Che aspetti, per la coda del diavolo, ci dia il tempo di portare il paese alla normalità prima di cominciare a sconvolgerlo di nuovo. (Catalina scende le scale invano seguita da Cruz)

Catalina                         - Dov’è Miguel? Perché non torna?

Juan                               - (la guarda imbarazzato) Ecco, bambina mia. Qui c’è il generale e lui ti potràspiegare come stanno le cose. (fa un segno a Pedro ed esce con lui)

Catalina                         - Generale? Perché Miguel non ritorna?

Ramiro                          - Calma, ragazza. Se non è morto tornerà.

Cruz                              - Quello che stavo spiegandoti io…

Catalina                         - Se non è morto, dite? Miguel non può essere morto. Un uomo come lui, che…

Ramiro                          - Sì, chiamalo uomo, quello.

Catalina                         - Smettetela di trattarlo come un ragazzino. Miguel sa quello che vuole, è un uomofatto, con tanto di barba…

Ramiro                          - Sì, la barba del mais…

Catalina                         - Cosa intendete dire?

Ramiro                          - Quella che spunta da una pannocchia verde su di una canna vuota. Se nonritorna, bambina, non farne una tragedia. Di uomini è pieno il mondo…

Catalina                         - (sta per scoppiare a piangere guardando con odio Ramiro)

Cruz                              - Generale, non si parla così a una creatura così dolce.

Catalina                         - (abbracciando Cruz) Ditemi che non può essere successo qualcosa a Miguel. Non ve la perdonerei mai, generale, vi denuncerò, ho in mano tutte le prove contro di voi. Io…

Ramiro                          - Cruz, toglimela di mezzo o le appicco fuoco.

Carmen                         - (dal terrazzo) Generale, sta tornando Miguel…

Catalina                         - Torna? Torna? Me lo sentivo… me lo sentivo… (corre verso il cancello in fondo)

Juan                               - (rientra) Il cannone non ha sparato perché si è inceppato, generale.

Ramiro                          - (urlando) E a che diavolo serve un Ministero della guerra se di tre cannoni che possediamo, due sono fuori uso e il terzo si inceppa? (sul balcone sono apparsi Hugo, Elisa, Pilar, Carmen. Tico e Paquita entrano in scena anche loro. Catalina va e viene dal cancello, nervosa, agitata) Arriva o non arriva questo dannato ragazzo?

Miguel                           - (appare pallido, disfatto. Perde sangue da una piccola ferita in mezzo alla fronte. Viene avanti senza guardar nessuno e si ferma in mezzo alla scena. Tutti scoppiano in un applauso, ma l’espressione di Miguel spegne ogni entusiasmo. In silenzio si avvicina a un tavolo, si versa da bere)

Catalina                         - (angosciata) Miguel? (e si avvicina per abbracciarlo)

Miguel                           - (con dolcezza l’allontana da sé)       

Ramiro                          - Dunque? Per la coda del diavolo! Sto aspettando che tu dica qualcosa, Miguel! (Miguel non risponde. A Tico, che è accanto a lui, e ad Hugo, che è sul balcone) Voi due all’entrata del cancello. Se qualcuno tenta di entrare, sparategli addosso.

Tico                               - (prende un fucile da un angolo e corre al cancello)

Hugo                             - (si precipita anche lui al cancello scendendo le scale, impugnando un mitragliatore.Le donne sul balcone cominciano a bisbigliare e a fare dei commenti)

Ramiro                          - Ehi, gente, smettetela di starnazzare. E tu, Miguel? Vuoi dirci cosa è successo?Cos’è quella faccia?

Catalina                         - (vedendo la ferita di Miguel sulla fronte, con un grido) È ferito, generale, è ferito…

Ramiro                          - (terribile) Zitta, tu. (si avvicina a Miguel) Dunque?

Miguel                           - (fa per rispondere, ma gli tremano le gambe e deve mettersi a sedere)

Ramiro                          - T’è mancato il coraggio, eh? Ti sei messo a tremare, hai lasciato cadere la pistolae te la sei data a gambe, non è così?

Miguel                           - (scuote la testa)

Ramiro                          - Allora, vuoi sputar fuori cos’è successo? L’hai ammazzato o no?

Miguel                           - (fa cenno di sì. Scoppia un applauso)

Ramiro                          - (terribile, a tutti) Zitti, voi!

Miguel                           - (quasi a sé) Era un uomo come voi… come me… un uomo che respirava… che simuoveva… che parlava… che respirava… Era un uomo vivo… un uomo chepensava…

Ramiro                          - Proprio perché pensava troppo era necessario farlo fuori.

Miguel                           - (con uno sforzo) E io l’ho fatto fuori. Gli ho sparato addosso.

Ramiro                          - Per la coda del diavolo e le sue dannate corna. Era questo che ti volevo sentirdire…

Cruz                              - Il cielo te ne renda merito. (questa volta l’applauso è fragoroso)

Miguel                          - (guarda tutti, alza gli occhi verso quelli che sono sul balcone, poi facendo un piccolo inchino, convinto) Per il popolo l’ho fatto. Per il Barbador. (e si accascia su di una sedia)   

Ramiro                          - L’importante è che l’abbia fatto, per chi non importa. Ora beviti un whisky edimmi in due parole com’è successo. (gli dà da bere)

Miguel                           - Era seduto alla scrivania, quando sono entrato… Appena mi ha visto ha alzato la testa e mi ha guardato sorpreso, con quei suoi occhi… (è commosso, ma si difende col sarcasmo)… sì, con quei suoi occhi buoni di padre. Allora, subito, ho sparato. Mi ha gridato “Imbecille!” ed è stramazzato al suolo.

Ramiro                          - Bravo. Bel colpo. (ora tutti parlano insieme)

Pilar                               - Ha del fegato, mi piace.

Elisa                              - Te lo dicevo, Pilar. Non bisognava dubitare di lui.

Juan                               - Bisogna fargli festa. Scommetto che è il suo primo morto.

Pedro                            - Gli ha sparato al cuore, senza esitare, bravo.

Cruz                              - È il cielo che ha guidato la sua mano adolescente…

Catalina                         - Ma perché sei ferito, amore mio?

Miguel                           - Dopo aver sparato, mi sono sentito girare la testa… le gambe non mi hanno rettopiù… sono caduto, battendo la testa contro lo spigolo della scrivania…

Pilar                               - È svenuto, povero ragazzo.

Elisa                              - Un collasso, ha avuto un collasso, per l’emozione.

Ramiro                          - (esamina la ferita) Non è nulla. Una zuccata.

Cruz                              - Niente di serio, ringraziamo il cielo.

Miguel                           - … sono caduto accanto a lui, al presidente. E quando ho ripreso i sensi, i suoiocchi non si muovevano più, ma continuavano a fissarmi. "Imbecille" pareva chemi dicesse ancora il suo sguardo… Mi sono alzato… ero solo… Gli altri erano tuttispariti…

Ramiro                          - Bravo! Sei stato un valoroso…

Miguel                           - (nemmeno lo ascolta) Ho girato per il palazzo e non ho trovato nessuno, sono tornado nello studio del Presidente: l’uomo per il quale io avrei dato con gioia la vita, era lì, disteso per terra, morto. Ed ero io che l’avevo ammazzato sparandogli al cuore. (si rinfranca ed esaltato) Generale, annunciate al popolo che il cadetto Miguel Fuentes Guzman, ha ucciso il tiranno e ha ridato al paese la libertà. Dite        che da oggi per il Barbador comincia una nuova epoca, quella della libertà, del benessere e della democrazia. Si aboliranno le tasse ingiuste, si apriranno le prigioni ai politici, si faranno libere elezioni, si darà la terra ai contadini. Gli indios delle nostre campagne da oggi potranno finalmente seminare cantando il loro mais e i negri della costa buttare le loro reti nell’oceano…

Ramiro                          - (con energia lo mette in disparte e lo fa tacere) Basta, ragazzo, hai fatto quello che ti avevo chiesto. Non ti occupare del resto, perché il resto tocca a me. (chiamando) Hugo? (Hugo arriva di corsa) Sorveglia Miguel e difendilo. Qualunque cosa possa succedere non lo lasciare. Hai un mitragliatore in mano, all’occorrenza fallo cantare. E che non si allontani di un passo. Se lo facesse, non esitare e sparagli a un piede.

Hugo                             - Sì, mio generale. (e si mette alle spalle di Miguel)

Catalina                         - (lo abbraccia) E, ora, finalmente non dovrai pensare ad altro che a me.

Miguel                           - (si lascia abbracciare, interdetto)

Ramiro                          - (agli altri) E, ora, al lavoro. Pedro, collegati con la stazione radio per diramare il comunicato redatto ieri sera per annunciare la morte del presidente. Juan, mettiti d’accordo con le redazioni dei giornali. Tra un’ora, tutte le campane del Barbador devono suonare a morto. Cruz, di questo ti occuperai tu. Pilar, bisogna esporre alle finestre le bandiere a lutto. Appena termina la partita allo stadio, per mezzo degli altoparlanti informare il popolo della sciagura che è successa, convogliarlo sulla piazza ed annunciare che io terrò un discorso. Si può già far circolare la voce che io accetto la presidenza del Barbador, per vendicare la morte del mio più caro amico e fratello, il povero e sfortunato presidente don Álvaro Figueira y León. Come prima misura proclamo la legge marziale e il coprifuoco e sospendo tutte le garanzie costituzionali. Voi, donne, svelte, vestitevi a lutto. Il primo cittadino del Barbador è stato barbaramente ucciso da un reazionario!

Miguel                           - (non crede alle sue orecchie, è completamente sconvolto. Tutti spariscono dalla scena, tranne Catalina, che seduta vicino a Miguel lo accarezza, Ramiro, che, molto fiero, cammina avanti e indietro per la scena, Pedro, che seduto sulle scale sta manovrando una radio trasmittente e Juan, che dal balcone, telefona con un telefono da campo)

Pedro                            - (si sentiranno solo mozziconi di frasi)… un assassinio che sarà vendicato… otto giorni di lutto nazionale… Il Barbador ha perso il suo uomo migliore… il nuovo presidente don Ramiro Ramírez Castejón… il famoso generale…

Juan                               - … titolo a carattere di scatola… fotografie dei due presidenti, il morto e il vivo…tenere lo spazio per il testo del discorso del generale Ramiro Ramírez Castejón…

Pilar                               - (apparirà di tanto in tanto sul terrazzo appendendo listoni a lutto)

Miguel                           - (si sta rendendo conto di essere stato giocato e fa per lanciarsi su Ramiro, che staavviandosi verso il cancello)         

Hugo                             - (puntandogli il mitragliatore) Alto là, Miguel, non puoi muoverti di un passo…

Miguel                           - Generale… generale…

Ramiro                          - (si volta) Stai tranquillo, giovanotto, nessuno ti torcerà un capello. Hugo ti sta facendo da guardia del corpo. Non avrai da pentirti per quello che hai fatto. Nessuno sospetta di te. Saprò dimostrarti la mia riconoscenza: tra un’ora lascerai il Barbador…

Miguel                           - Io? E perché?

Ramiro                          - Mentre io parlerò alla folla.

Catalina                         - E io partirò con te…

Ramiro                          - All’aeroporto ti consegneranno un passaporto ufficiale e un grosso assegno in dollari. Andrai in Europa. L’Europa è una buona scuola per un giovanotto di fegato come te. Qui sei in pericolo, lo capisci, no? Se qualcuno verrà a sapere che sei stato tu l’assassino del Presidente, corri il rischio di venir linciato… Perché il popolo amava don Álvaro. Era un buon presidente, forse il migliore che abbia mai avuto il Barbador dal giorno della sua indipendenza. Ma era troppo onesto, troppo leale, troppo democratico per un paese ancora incivile come il nostro. Il Barbador ha bisogno di un dittatore, capisci?

Miguel                           - (ha un cedimento e si lascia cadere sull’amaca)

Catalina                         - (lo culla dolcemente)

Pedro                            - (continuando, alla radio)… la reazione… i nemici del popolo… quelli che insidianoi nostri lavoratori hanno ucciso l’amico degli umili, degli afflitti, dei poveri, dei…

Cruz                              - (rientra in scena) Ho parlato con l’arcivescovo in persona. Tra qualche minutotutte le campane del Barbador suoneranno a morte…

Miguel                           - (a sé) Era un buon presidente… Era veramente un buon presidente… e io l’hoammazzato…

Catalina                         - Ormai l’hai fatto, non ci pensare più.

Miguel                           - (affronta Ramiro) Generale, io ho ucciso don Álvaro per la giustizia, la libertà, lademocrazia…

Ramiro                          - In politica tutto quello che si fa, lo si fa per la giustizia, la libertà e lademocrazia…

Miguel                           - E voi mi avete convinto ad ucciderlo per prendere il suo posto…                

Cruz                              - (a Catalina) E buttagli le braccia al collo, cosa aspetti? Se fossi io al tuo posto ed avessi qualche anno di meno, avrei già trovato il modo di fargli perdere la testa e di non lasciarlo pensare ad altro…

Miguel                           - (al parossismo, teso, disperato) Ecco perché mi ha gridato "Imbecille" morendo…Perché io ho fatto il vostro gioco e ho distrutto la libertà del Barbador…

Cruz                              - Non ci pensare, ragazzo. La politica è fatta di queste cose. Gli ideali cosa vuoi checontino? Conta soltanto arrivare.

Miguel                           - E gli indios… i nostri indios…

Cruz                              - Per gli indios e per i negri, chi comanda è il bianco… È il ricco che comanda ai poveri, il forte che domina i deboli… Questa dev’essere la giusta politica, ragazzo mio, che il signore ti illumini e ti faccia capire come si deve vivere in questa valle di lacrime…

Miguel                           - Lasciatemi uscire di qui. Non sono un vigliacco. Devo affrontare tutte le conseguenze del gesto che ho compiuto. Dirò al popolo che sono io l’assassino. Non mi importa di essere linciato. Dopo quello che ho fatto è giusto che anch’io debba morire.

Catalina                         - Partiamo per il nostro viaggio di nozze, Miguel, altro che morire…

Ramiro                          - (lo affronta) Vuoi morire? Tu? Ma se non hai ancora vissuto, giovanotto, non sai nemmeno ancora cosa sia la vita. Cosa credi che basti aver fatto fuori un generale per concludere la tua esperienza di vita? Ma se ancora non conosci nulla del mondo, forse non hai nemmeno ancora fatto l’amore, e se l’hai fatto, l’hai fatto male… Vuoi morire? Ma cos’hai goduto della vita? Per la coda del diavolo, t’ha mai svegliato il sole la mattina, dentro un letto, dopo una notte d’amore? O non l’hai mai visto sparire mentre prendevi una donna che rideva in un campo di mais? La luna non ti ha mai visto ubriaco cantare per le strade, prenderti a botte con gli amici, solo così per il gusto di picchiare, per il piacere di sentirti vivo? Falli diventare barba quei quattro peli che ti stanno spuntando sul mento. Metti da parte gli ideali di una insipida adolescenza ed impara a vivere, tradendo chi ti ama, vendendo chi ti è amico. Passa sui cadaveri per ottenere quello che vuoi, non avere altri ideali che te stesso, la tua pancia, il tuo benessere personale. E, allora, arriverai anche tu al potere, un giorno, come ci sono arrivato io, senza batticuore e senza una scalfittura. Questa è la vita che bisogna vivere, e ne vale la pena te l’assicuro, altro che morire. E dopo averti fatto questo pistolotto, vado a farne un altro al popolo. Ma ti assicuro che al popolo parlerò in modo completamente differente da come ho parlato a te.

Miguel                           - Gli parlerete ingannandolo… tradendolo…

Ramiro                          - Farò quello che deve fare un uomo politico.

Miguel                           - Invece, questa volta vi sbagliate, generale. Il mondo lo cambierò io. E da questo momento in poi le cose andranno come io voglio che vadano. (tira fuori la pistola, la punta su Ramiro)

Ramiro                          - (gli afferra la mano e l’obbliga a sparare in aria. Il colpo richiama in scena tutti ipersonaggi della commedia)TUTTICosa succede? Cosa succede?

Cruz                              - Non è successo nulla. Sia ringraziato il cielo. (raccoglie e si mette nella borsa lapistola di Miguel che era caduta per terra)

Ramiro                          - Non aspettavo che questo, ragazzo, per accomiatarmi da te. (prende da un grosso cesto che Paquita sta portando una bandiera listata a lutto e con quella avvolge Miguel)

Cruz                              - Sei senza timor di Dio, ragazzo. Hai appena fatto fuori un presidente e già voleviammazzarne un altro. La tua sta diventando un’abitudine.

Ramiro                          - Occupati tu del ragazzo, avvolto nella bandiera, lo farai caricare su una grossa macchina, nessuno lo toccherà. All’aeroporto è tutto preparato. Un aereo presidenziale lo porterà lontano dal Barbador.

Miguel                           - (ormai è completamente distrutto. Lascia che gli altri si occupino di lui e nonreagisce più. Dai suoi occhi scendono due grosse lacrime)

Catalina                         - Sarà il nostro viaggio di nozze, Miguel… Partiremo insieme e ti farò dimenticare iotutto quello che è successo.

Ramiro                          - E quando tornerete dall’Europa, mi farete fuori con un altro colpo di stato. (lecampane suonano a morto) Ci siamo. Il grande momento è arrivato.

Pilar                               - Paquita, servi lo champagne.

Elisa                              - La gente esce dallo stadio, generale, e si sta riversando sulla piazza…

Catalina                         - (abbraccia padre, madre e tutti gli altri)

Juan                               - Siate felici.

Pilar                               - Dio vi protegga. E scriveteci.

Elisa                              - Buona fortuna.

Pedro                            - Coprigli bene la faccia, Catalina… (insieme ad Hugo, spinge Miguel completamente avvolto nella bandiera fuori di scena, seguito da Catalina, che in fondo è felice di andarsene con Miguel)

Ramiro                          - Per tutte le giumente in calore d’America, fatemi largo, gente. Il nuovo presidente del Barbador deve parlare al suo popolo. (sale lentamente le scale. Si sente la folla che rumoreggia)

Pedro                            - (parla alla radio) … coll’animo straziato, il generale Ramiro Ramírez Castejón rivolgerà un saluto al popolo e ricorderà il nostro amato presidente scomparso… (squillo di telefono)

Juan                               - Pronto? La società mineraria? Il vostro ambasciatore vi ha già informati che c’è stato un cambiamento di governo nel Barbador?… Sì, effettivamente il presidente è il generale Ramiro Ramírez Castejón…

Cruz                              - Dio ha fatto la sua scelta.

Ramiro                          - (è giunto sul balcone centrale e spalanca la portafinestra. Urla del popolo, suoni dicampane)

Tutti                              - Viva il nuovo presidente del Barbador!

FINE