La barista perfetta

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LA BARISTA PERFETTA

COMMEDIA

di

Giovanna Esse e Pasquale Calvino (Posizione Siae n. 180531)

La commedia (scena unica-4D+2-3U) è un poco piccante

ma può essere privata o accresciuta di battute, particolari…


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LA BARISTA PERFETTA

Personaggi:

1f-AMANDA/VINCENZO: Vincenzo, studente del Conservatorio. È reduce dalla sua prima operazione per trasformarsi in donna, col nome di “Amanda”.(età scenica:20-30anni).  Personaggio preferibilmente interpretato da un attrice ma, se il regista lo preferisse, potrebbe essere interpretato anche da un attore.

1m-VICTOR - Victor Smith, studente del Conservatorio. Amico del cuore e coinquilino di Amanda/Vincenzo.(20-30anni)

2f-GIADA - Giada, ex fidanzata fittizia di Amanda/Vincenzo, amica (e segretamente innamorata) di Victor.(20-25anni)

3f-FEDERICA - Federica, entreneuse, bar-woman e ruffiana tutto fare del Cafe Music, il bar del Conservatorio.(20-25anni)

2m-CORNELIO - Cornelio, musicista, da poco titolare di una cattedra al Conservatorio. Uomo anziano e padre di Victor.(70-80anni)

4f-LINDA – Linda, ex soubrette italo-americana, ninfomane, compagna(presentata come moglie giovane) del prof. Cornelio.(50-60enne)

Comparse:

UN FACCHINO


Atto 1

Scena 1

Il Salone dello spazioso Cafe Music, nei pressi del Conservatorio di Roma

Qualche tavolino e, alla parete di fondo, un divanetto e una “ribaltina” di Banco Bar.
Su di un lato della scenografia sarà ricavato un piccolo ambiente (presumibilmente pari a 1/3 della Scenografia) si tratta della visione parziale di una stanzetta, dal parato sgargiante. In questo lato di scenografia, un lettino singolo abbellito da numerosi cuscini.

Sul fondo, bloccata alla parte, la sagoma di una grossa pendola, così costruita:
-        altezza della struttura circa due metri;

-        un grosso orologio (anche fermo) nella parte superiore;

-        la parte inferiore sarà caratterizzata da una cornice in legno e da una pesante tenda damascata; l’altezza della tenda dev’essere di circa m. 1,5. Servirà agli attori per accedervi dalla scena abbassandosi, in modo da dare l’impressione al          pubblico di accovacciarsi, per poi infilarsi in un passaggio segreto. Tale    piccolo cunicolo permetterebbe una scomoda ma salvifica “uscita di comodo” a    coloro che, sorpresi da qualche fidanzata o moglie inferocita, devono         squagliarsela, per non farsi sorprendere in camera con Federica (Barista ed entreneuse che, a volte, offre i suoi servizi erotici in quel mini-appartamento,          attiguo al Cafe). Quando, invece, si tratterà di raggiungere questo ambiente     laterale dalla sua “porta”, gli attori avranno cura di entrarvi direttamente dal     boccascena, come attraversassero una “porta invisibile”.(*)

L’addetto alle luci seguirà il copione per illuminare, all’occorrenza, la parte di Palco dove avvengono le scene. Avrà anche l’accortezza di lasciare al buio, di volta in volta, la parte dove non si recita.

Il bancone del Bar, invece, può essere costituito da una struttura leggera. Un parallelepipedo in liste di legno, ricoperto con pannelli di polistirolo o compensato. La struttura può essere limitata alla sola profondità della ribaltina, in genere di 20 cm. Dove, per fare scena, si possano appoggiare dei bicchieri, delle tazze o similari.

Un banco Bar, dal lato cliente (Pubblico), può essere alto anche m. 1,2, utilissimo per permettere l’entrata agli attori, che provengono dalla camera di Federica (e che sono stati costretti a servirsi del passaggio segreto).(*)

(*) – Vedi Bozzetto, allegato 1


 



E’ mattina inoltrata. Clienti e studenti sono andati già via; Federica, la procace barista, si preoccupa di sistemare i tavolini: è un tipo provocante, in minigonna e decolté.

A un tavolo, una coppia di giovani palesemente ambigua. Sono Victor, agitatissimo, e Amanda (Vincenzo), vestito da donna che, nonostante una recente plastica al seno, ha ancora tratti abbastanza mascolini che cerca di nascondere sotto un trucco pesante.

AMANDA/VINCENZO – Ma io proprio non capisco… possibile che tu ti faccia tutti questi scrupoli e ti fai venire tutte queste titubanze, proprio adesso?

Mi sono fatta i seni; tirati gli zigomi; gonfiato il labbro… e sapessi che dolore! Per non dire quanto mi è costato…

VICTOR – Vince’…

AMANDA/VINCENZO (altezzoso) – Amanda, prego!

VICTOR – E va bene… Amanda! È inutile che cerchi di affibbiarmi colpe che non ho… Sei tu che ti sei fatto venire tante strane idee… io lo sapevo, è vero, ma non puoi dire che tra noi c’è mai stato qualcosa…

AMANDA/VINCENZO – Ah, sì? E tutte le volte che abbiamo dormito insieme?

VICTOR – Ma che c’entra, siamo amici da tanti anni…

AMANDA/VINCENZO - Se, se… “amici”….E quando mi facevi i massaggi…? E quando hai lasciato che mi scaldassi i piedini sotto le tue coperte?

VICTOR – Vincè… no, ok, Amanda: i massaggi te li facevo a scopo terapeutico… poi non parliamo di piedini… ma fammi il piacere, i “piedini”! Quello porta il 44…certe zampe d’elefante!

AMANDA/VINCENZO (guardandosi intorno) – Zitto, zitto, che mi rendi isterica; mi alzo e me ne vado, giuro!

VICTOR – No, no, non fare “la pazza”, ti prego, già sono abbastanza nervoso, poi ci mancava solo la notizia della lettera di mio padre…

AMANDA/VINCENZO – Ma che te ne importa di tuo padre? Io non capisco: non lo vedi da tanti anni; lui è convinto che stai studiando Medicina a Napoli, mentre tu, invece, te ne stai qui, bello bello, a studiare Composizione e Pianoforte… che vuoi che sappia di te ? Beato lui, sempre in giro per il mondo.

VICTOR – E va be’, ma un bel giorno pure capirà, saprà…

AMANDA/VINCENZO - Sì, sì, bravo! E quel giorno ci pensiamo…”Quid sit futurum cras fuge querere!” Ti ricordi Orazio…No? Te lo traduco: “Ciò che accadrà domani evita di chiedere!”…

Tuo padre cosa pretende? Abbandonare un ragazzino, senza mamma, per tanti anni… (si soffia rumorosamente il naso ma in maniera civettuola o goffamente maschile)

VICTOR – Va bene, hai ragione, ma adesso pensiamo al mio appuntamento!

AMANDA/VINCENZO – Sì, proprio così. Pensiamo alla grande avventura del “verginello”!

Ma, dico, se proprio volevi fare la prima esperienza, non potevo accontentarti io? Non ti ricordi più di quando noi, da ragazzini…


VICTOR – Ancora co’ sta storia dei “ragazzini”? ma per favore… ma se ci saremo appena sfiorati e poi, è successo tanti anni fa.

AMANDA/VINCENZO (guarda nel vuoto, sognante) - … e già t’amavo.

VICTOR – Finiscila che mi rendi ancora più nervoso! Allora siamo d’accordo: alla signora dico di chiamarmi Vincenzo Romoli, va bene?

AMANDA/VINCENZO – Uffà… e io? E se mi cercano?

VICTOR – Ma chi ti cerca?

AMANDA/VINCENZO – Non si sa mai!

E va bene, ok, per questo fine settimana, sarò Victor Smith… ho capito. Ma vestirmi un’altra volta da uomo no… assolutamente no!

VICTOR – Ti prego, è solo per un paio di giorni.

AMANDA/VINCENZO – No, no e poi no… è una questione di principio!

VICTOR – Fallo per me. Giuro che poi ti racconto tutto… anche i particolari più piccanti, intimi e segreti… (sorride ammiccante)

AMANDA/VINCENZO – Grrr… e va bene, maschio prevaricatore, però devi promettere che, quando sarò tutta “femmina”… tu mi capisci? Quando avrò quella cosa per cui, assieme alla pancia, tutti gli uomini faticano, lavorano… Quando la trasformazione sarà completa: Victor, il mio passerotto, passerà una notte di fuoco con me, la sua passerotta!

VICTOR – E va beh… questo poi, al momento opportuno, lo vedremo…

AMANDA/VINCENZO (indispettita) – Come lo vedremo? Io devo essere sicura adesso!

VICTOR – Eppure lo sai: alla mia età ancora non ho conosciuto il sesso… dammi tempo, lo sai quanti problemi mi faccio, no?

Se nuda sarai molto bella cercherò di non pensare che prima eri un uomo! Io amo la bellezza, il nudo femminile come l’hanno visto i grandi pittori, i grandi fotografi: per me è come leggere una poesia, una pagina della grande letteratura… (sognante) sento quasi la stessa eccitazione che provo ascoltando il monologo di Amleto… Per eccitarmi in senso erotico non è sufficiente la vista… quella è un piacere estetico… per un piacere erotico c’è bisogno anche di toccare e di essere toccato… carezzare e essere carezzato… sono un poco particolare… forse un po’ strano anche io… (mentre i due parlottano, Federica fa in modo, tra una spolverata e l’altra, di tendere l’orecchio, curiosa)

Scena 2

Da una quinta entra Giada, si guarda intorno.

AMANDA/VINCENZO (a Victor, vedendo Giada da lontano) – Io poi non capisco, con Giada sempre tra i piedi; con Giada, sempre fissata che voleva stare appresso a me, non potevi approfittare di lei? Adoperarla come… nave scuola? Dopotutto una vera amica non dovrebbero rifiutarsi.


VICTOR – Ma cosa dici? Giada è… cioè era, la tua ragazza!

AMANDA/VINCENZO – Ma fammi il piacere, che razza di ragazza potevo mai avere io? È bene che tu lo sappia: era tutto un film suo, per stare vicino a te approfittando di me! Lei voleva mangiare te, di baci e di coccole!

VICTOR – Ma dai; ma se nemmeno mi calcola!

GIADA (sedendo al loro tavolino) – Lo sapevo che stavi qui! E guarda come ti sei vestito! Sembri una prostituta… ma che male ho fatto io per diventare la tua fidanzata? Anzi, e diciamolo forte: ex-fidanzata.

AMANDA/VINCENZO – Oh, ma che vuoi? Hai sempre fatto tutto tu… lo sapevi che ero strana, insomma, un “pochino” strana…

Non ci pensavi quando restavamo da sole? Quando io, invece di fare il “maschione”, mi provavo la tua biancheria intima, e… Ahia! (riceve un calcio da Giada, da sotto il tavolo)

GIADA – Smettila, cialtrone…

AMANDA/VINCENZO (ridendo) – E poi mi sdraiavo sul lettone e tu, mi facevi il massaggino e mi spalmavi la crem… Ahio’! (secondo calcio)

VICTOR (spazientito) – Giada, ti prego, mi serve intero!

GIADA (falsamente irritata) – Ma che vuoi? Chi gli sta facendo niente all’amoruccio tuo!

VICTOR – Ma è una fissazione? Lo volete capire che io sono normale? Normaleee! Sono etero! Non mi piacciono gli uomini!

GIADA – Chi, tu? (ridacchia) Vuoi dire, nel senso che tu saresti un uomo? E dimostramelo, su, dimostramelo! (si avvicina a Victor accennando il gesto di aprirsi l’abito o la camicetta, o alzarsi un poco la gonna… come se volesse svestirsi).

VICTOR (saltando all’indietro, visibilmente impacciato) – Ma che significa? Tu credi che tutte le cose si possano fare così? Da un momento all’altro… in cinque minuti?

GIADA (ricomponendosi) – Questo no; in cinque minuti no, ma nemmeno in tre anni, però. Tre lunghi anni di completa cecità! Astinenza totale! Mai niente di veramente erotico, per me! Solo quisquiglie, pinzellacchere, direbbe il grandissimo  Totò!

VICTOR (curioso) – Cosa vuoi dire? (intanto Amanda/Vincenzo fa un tipico gesto, quello che indica: “Visto? proprio come volevasi dimostrare!”)

Scena 3

Mentre i giovani si scontrano lanciandosi occhiatacce e grugniti, vedremo Federica sparire dietro il banco del Bar, per subito rientrare a capo chino dalla tenda, posta alla base della pendola, nel piccolo ambiente laterale della scenografia. Sullo spezzone di parete divisoria esiste uno spioncino camuffato: da questa postazione la giovane spia, con evidente curiosità, l’alterco che sta avvenendo nel Salone.

GIADA – Niente, non voglio dir niente; e poi: mi capisco da sola.


VICTOR (si volta e le stringe le mani) – Giada, per favore, non perdiamo altro tempo… la cosa è importante: tu ci devi dare una mano!

GIADA – Oh bella, a far cosa?

VICTOR – Niente, semplicemente in questo: da oggi, e fino a dopo domani, noi ci scambieremo di nome...

GIADA – Chi, io e te? Ma… ma, allora, vuoi farti operare pure tu? (disperata)

VICTOR – No, che dici? No. Io e Amanda, cioè, io e Vincenzo…

GIADA – … e pure Giuseppe, e pure Pasquale… ma non vi mettete vergogna? Combinate sempre casini voi due. Pervertiti!

VICTOR – Nooo, non capisci: è per una giusta causa, io devo incontrare una donna… Ahia! (riceve un calcio sotto il tavolo da Amanda/Vincenzo)

GIADA - Cosa?

AMANDA/VINCENZO – Deve incontrare una “vecchia”… una vecchia signora, amica d’infanzia della sua povera mamma…

VICTOR (con un sorriso forzato) – Sì, sì, proprio così: una vecchia amica di famiglia!

GIADA (sospettosa) – E perchè deve cambiarsi nome?

VICTOR (scambiandosi occhiate con Amanda/Vincenzo) – Già, perché devo cambiare nome? Ecco… perché…

AMANDA/VINCENZO – Sicuro: perché… perché vuole capire se è veramente chi dice di essere, oppure si tratta di una trappola…

GIADA – Una trappola? Che trappola?

AMANDA/VINCENZO (prendendo tempo per inventarsi una scusa) – Ecco… e se la donna fosse un’impostora? Lo sai che il nostro Victor è di famiglia benestante. Oppure… e se si trattasse di una spia del padre? Una che vuole controllare Victor, che dovrebbe starsene a Napoli, a studiare Medicina, lo sai no?

VICTOR – Sì, proprio così: tutto come dice lui!

GIADA – Uhm… e quando la signora scopre che, il giovane Victor, adesso ha messo su due belle poppe? E che ha una depilazione da fare invidia a una ballerina di prima fila? E che usa il profumo Mitsouko di Guerlain come …

VICTOR – Impossibile! (indica gaudioso Amanda) Perché il mio impareggiabile amico si sacrificherà per me e, per questo weekend, tornerà a fare l’uomo!

GIADA – (perplessa) L’uomo?

VICTOR – L’uomo, certamente!

AMANDA/VINCENZO (molto titubante) – Ok… l’uomo, o quasi. (I tre giovani si guardano tra loro, studiandosi. Sembrano tutti poco convinti di quel castello di menzogne. Intanto, Federica sgattaiola fuori attraverso il “passaggio segreto” e ritorna in sala, dal bancone. Poi si avvicinerà al tavolino, reggendo un vassoio: sopra di esso un solo bicchiere, da Long drink; la ragazza si ferma e, non vista, vi versa una dose abbondante di una sostanza misteriosa, contenuta in un flaconcino)

FEDERICA (sfrontata, rivolgendosi a Victor, quasi cantilenando) – Ecco qua: per il signorino, un bell’Aperitivo “speciale”!


VICTOR (sorpreso) – Veramente, io non avevo ordinato niente…

AMANDA/VINCENZO – Beh, se è per questo, non ti preoccupare: lo paghi tu e lo bevo io!

GIADA – Che gentleman!

FEDERICA – E no, carini, state calmini… questo è per il caro Victor. L’ho pur detto che è speciale, no? (a Victor) Infatti, sono solo 100 euro… e ci mettiamo una bella pietra sopra.

VICTOR – Ma tu sei pazza…

FEDERICA – No che non lo sono. (ride sfrontata) Questo ti farà bene… con soli 100 euro, eviti che io ti rinfreschi la memoria: il paparino lontano; la nave scuola; la signora misteriosa… ti ricordi?

Solo 100 euro, e non devi neppure berlo: evitando questo elisir, mio caro, tu eviti un sacco di guai… ed io evito di rinfrescarti la memoria. Un vero affare, non ti pare?

AMANDA/VINCENZO – Che schifosa, guarda te…

GIADA – E cos’è questa storia? Quale signora? Quale nave?

VICTOR – Non ascoltare questa serpe… (poi, a Federica) Come osi, spiona, non ti vergogni di fare queste cose?

FEDERICA – Io? Tu dovresti vergognarti… alla tua età… ancora, ancora “vergine innocente”; e lasciamo perdere.

E comunque: se avevi deciso di combinare qualcosa, dovevi scegliere me, non una vecchia sporcacciona che nemmeno conosci!

E io, che ci sto a fare qua? Sono la vestale dell’Amore… faccio la felicità di tutti coloro che mi amano…

VICTOR – Ma come ti permetti?

FEDERICA – Mi permetto eccome… (civettando) non sai che questo tipo di “attività” fa parte delle mie tradizionali prestazioni? (posa il vassoio su un tavolo adiacente, poi si protende verso Victor, mimando il gesto di aprirsi la veste, oppure di alzare un poco la gonna, come per offrirsi a lui proprio come aveva già fatto Giada) Che c’è? Non ti piaccio?

VICTOR – Ma insomma, che avete oggi? È diventato un vizio?

GIADA (scatta in piedi e punta le unghie verso Federica, come una gatta pronta a graffiare) – Brutta prostituta schifosa… adesso ti… ti…

FEDERICA (ride sfrontata, ma scappa dal lato) – Non ti scaldare troppo, gattina… tanto il tuo Victor pagherà… o se pagherà… poi non ti permettere di chiamarmi prostituta perché io lo faccio per altruismo e, spesso, senza ricompensa…  e poi, devo pure mangiare, no? (esce verso l’esterno)

GIADA (su tutte le furie) – Non scappare svergognata, ti faccio vedere io… (rivolta ai giovani) Con voi due i conti li facciamo dopo… (esce, per inseguire Federica)

VICTOR – Che casino hai combinato!

AMANDA/VINCENZO – Io? Ma che faccia di bronzo!

VICTOR (alzandosi) – Presto, fermiamole.

AMANDA/VINCENZO – Uff… aspetta almeno fammi bere l’aperitiv… (Victor lo trascina per un braccio) Con quello che ti costa!


VICTOR – Ma muoviti, non fare lo scemo. (escono)

Scena 4

Entrano: Cornelio, uomo anziano ma ancora piacente e Linda, bella milf-cougar truccata e appariscente. Trascinano un paio di trolley; sono stanchi del viaggio e irritati per l’accoglienza confusionale.

CORNELIO (gridando verso l’esterno, brandisce un ombrello) – Maleducati… e voi sareste degli studenti? Vergognatevi!

LINDA (spossata, siede al primo tavolo che trova) – Ma lascia perdere caro; tu hai ancora tutta questa forza? Mai più salirò su una corriera in questo paese arretrato. Devi fare presto a noleggiare un’auto… mi raccomando che sia comoda e spaziosa…

CORNELIO – Ma tu hai visto che scostumati? (poi, abbassando il tono) Spero proprio che il tuo “amico” non appartenga a questo genere di dissoluti…

Mi spiace solo di non avere avuto neppure il tempo di guardarli in faccia, quei diavoli. Per poco non mi scaraventavano per terra.

LINDA – Calmati adesso, caro, non ci pensare più, pensa piuttosto alla nostra avventura… Wow, non sto nella pelle, sono eccitata già prima di incontrarlo.

CORNELIO – Beata te che sei ancora giovane e focosa… Ma non c’è un cameriere? Ho una sete tremenda.

LINDA – Dai, dai che anche tu sei un grande maialino, quando sei in vena.

CORNELIO – E’ vero, è vero… è perché tu sei così eccitante, così assetata di piacere, tesoro mio. Purtroppo non posso accontentarti ogni volta come vorrei… ah, se avessi vent’anni di meno… (vede il bicchiere, ancora pieno, invitante e ghiacciato) Eppure, questo drink mi sembra intatto… sai che ti dico? (beve)

LINDA – Ma sei matto? Che ne sai cos’è?

CORNELIO (sorride e sorseggia con guasto tutta la bevanda) - Cos’è, o cosa non è… ti garantisco che è squisito. Ci voleva proprio!

LINDA – Qui non si vede nessuno, andiamocene a cercare il tuo alloggio; ricorda che più tardi ci sarà il nostro primo incontro… proprio qui. Che emozione.

CORNELIO – Mi raccomando: cautela, circospezione; io, in questo Conservatorio, ci devo insegnare. Ci vuole discrezione…

Facciamo così, dividiamoci: tu vai a cercare l’alloggio…

LINDA – E le valige? Non pretenderai…

CORNELIO – Ma no, certo, appena avrai trovato l’appartamento, manda un inserviente a prendere i bagagli. Glielo dici: Cafè Music, tanto è l’unico salone del Conservatorio. Non può sbagliare…

LINDA – Bravo, ottima idea… tanto qui chi vuoi che li tocchi?

CORNELIO – Io intanto cerco di dipanare il mistero di mio figlio. Ho mandato una lettera a Victor, per avvisarlo che finalmente tornavo in Italia… ma ancora non ho ricevuto risposta. Nell’Ateneo ci sarà pure un benedetto centralino?

LINDA – Tu e la tua mania di non usare un cellulare… è una fobia da vecchi!


CORNELIO – Hai ragione, gioia mia, ne compreremo uno al più presto: voglio l’ultimo modello! (Federica rientra da fuori: è scarmigliata e affannata per la corsa; si reca subito verso una parete, dove c’è uno specchio, per sistemarsi. Bada poco ai due nuovi clienti)

CORNELIO (segue con lo sguardo la ragazza) – Buongiorno, signorina, lei è del posto?

FEDERICA (continua a sistemarsi i capelli) – Eh… !

CORNELIO – Pensa che possiamo lasciare i bagagli qui, per qualche minuto?

FEDERICA – Eh…

CORNELIO – Bene, allora noi andiamo?

FEDERICA – Eh… !

CORNELIO – Ma questa sa dire solo “Eh”?

FEDERICA (spazientita) – Sì, sì. sì… lasciateli lì. Statevi bene.

CORNELIO – E statevi bene… ma io volevo solo… (ma ormai parla da solo, Federica si è già allontanata, uscendo dal lato)

LINDA – E andiamo, su, che si fa tardi.
CORNELIO - Ma io, io volevo solo…
LINDA – E si, abbiamo capito. Sii un poco più elastico… andiamo!

CORNELIO – E va bene, andiamo, ma sai che ti dico? Questo, più che un Conservatorio mi sembra una gabbia di matti!

Escono.

Fine atto …(oppure, se il regista lo preferisse, dissolvenza incrociata di luce con momenti di buio totale e prosecuzione.)


Atto Secondo (o continuazione del primo)

Stessa scenografia.

Scena 1

FEDERICA (entra dal retro-banco, con una tovaglia si sta asciugando la fronte e le braccia, si è data una rinfrescata dopo la fuga di poco prima; parla tra sé rivolta verso il pubblico) – Credevano di farmela, quei bamboccioni… (ride) A me, a me che conosco il “mondo”.

Sono la perfetta Bar-Lady: faccio cocktail eccellenti e, soprattutto, sono la “discrezione” fatta donna! Insomma, quasi sempre. (si ammira allo specchio)

Questa storia mi dovrà fruttare un bel po’ di quattrini! I segreti si pagano, se non si sa tenere la bocca chiusa.

Victor, il “verginello”, che il diavolo se lo porti, è un bel ragazzo, lo ammetto, è da tempo che me lo sarei “pappato”, ma lui era sempre così riservato, così schivo… E allora? Naturalmente ho pensato: “Questo è gay!”, perché credevo che se la intendesse con quella checca di Vincenzo, che adesso ha le zinne, e si fa chiamare Amanda. (sogghigna, pregustando il suo piano)

E adesso che fa? Ma dico io: vuoi farti passare la fregola? E vieni, no? Vieni, a Federica tua, tesoro! (melliflua) Lei ti porta nel separè , il mio piccolo paradiso privato, e ti fa conoscere l’Amore con la A maiuscola.

E che ci vuole? 50 euro, e ti regalavo pure gli “extra”! Poi la prima volta poteva essere anche gratis…come fanno certe massaggiatrici…se poi ti piace, ritorni e paghi…(si inalbera e punta il dito verso il vuoto) E tu, meschino, insignificante puledrino, che fai? Mi tradisci con una vecchia?

Ok! Va bene… però paghi! E paghi caro, idiota. E la faccio pagare pure a quella vipera della tua spasimante; falsa, bugiarda, schifosa che se la fa con una checca per incontrare te… ma che faccia di bronzo.

(Si alza, punta i piedi e s’inorgoglisce) E poi, la “zoccola” sarei io? Io sono una sacerdotessa dell’Amore… ora non ne esistono quasi più ma nei tempi antichi esistevano… che meraviglia i tempi antichi! (sistema un po’ i tavoli, per abitudine, poi si accorge del vassoio col bicchiere, ormai vuoto) Toh? Ma guarda… io me n’ero scordata del tutto. E chi avrà bevuto? (ride di gusto) Certo stasera se la vedrà nera, con tutto il Guttalax che ci ho buttato dentro… (lancia un occhio alle valigie lasciate dalla coppia, incontrata poco prima) Uhm… e questi di chi sono? Bagaglio grande… si fermeranno a lungo. Vuoi vedere che quel vecchio è il Direttore d’Orchestra che doveva arrivare? Diamo un occhiata, va!

(Scava con destrezza nelle valigie fino a che, da una, tira fuori dei capi di lingerie, delle calze di seta e, infine, un grosso dildo di gomma o un vibratore da borsetta – ( se il regista approva!) Scoppia a ridere, poi, valutando il pene posticcio) Hai capito? Il vecchio si porta l’aiutante… si vede che la signora è focosa, e lui non ce la fa…


(si fa pensierosa) E se… E se… ? Uhm, devo indagare: qui gatta ci cova! (rimette tutto al suo posto e chiude le valigie)

Scena 2

Federica, poi Linda e un facchino. Federica si allontana in fretta dai bagagli, raggiunge il bancone del bar, fingendosi indaffarata.
LINDA - Ecco, sono quelle li (indica al giovane i bagagli). Le porti al 21, nella palazzina dei professori; questa è la chiave, io la raggiungo dopo. (il facchino si carica le valigie ed esce)

LINDA (vede Federica e le si avvicina con discrezione) – Signorina… mi scusi!

FEDERICA (adesso affabile e amichevole) – Oh, dice a me? Mi chiamo Federica, bella signora, sono la Barista… (sorride, vantandosi) all’occorrenza anche ballerina e tuttofare… se capisce cosa intendo… (ammiccante)

LINDA (riflette un attimo per quella risposta tanto confidenziale poi, probabilmente, valuta che l’amicizia potrebbe tornarle utile) – Ah, quanto è gentile e disponibile, Federica, lei dev’essere una ragazza d’oro. (prende una banconota dalla borsetta e la pone tra le mani di Federica che celia un po’, poi si accaparra i soldi e li infila nel reggipetto)

FEDERICA - Oh, signora, oltre che bella lei è anche tanto generosa, grazie. Ma, la prego, mi chiami solamente Federica, qui lo fanno tutti. Io… conosco un po’ tutti, qui!

LINDA – Che dire Federica, tu mi commuovi… io non sono mai stata in questo Paese, anche se la mia famiglia è di origini calabresi. Però la nonna lo diceva sempre: in Italia, le persone hanno un cuore grande così!

FEDERICA – Contate su di me, per quello che posso sono tutta vostra.

LINDA – Possiamo sederci?

FEDERICA – Ma certo…

Il fine settimana nessuno viene a pranzo e anche la sera, è sempre più tranquillo. Gli altri giorni, invece, a stento trovate un tavolino libero.

LINDA – Bene, bene. (siedono) Vedi mia cara Federica… (si accosta con la sedia) come avrai notato, il mio compagno è molto più grande di me, mi capisci? E io… ebbene… io, Federica cara, sono mesi, ma che dico? forse è un anno che non ho… diciamo così, un “incontro” soddisfacente. E ormai lo sanno tutti: se non si ha almeno un orgasmo a settimana… è il minimo… ci si ammala, si diventa nervose, isteriche… si scarica il nervosismo sul cibo o con la bulimia o con l’anoressia, per cui, avere uno-due orgasmi è una questione di salute, e anche di piacere… Sei d’accordo? Diamine, sono ancora una bella donna, no?

FEDERICA –Signora mia, voi siete uno schianto!

Ma lo sapete che i giovani italiani, oggi, vanno a caccia di donne di una certa età? È la moda del momento! Le donne che han superato la quarantina sono le più ambite:


hanno classe, esperienza! Le chiamano: Milf o Cougar, però non so che significa!

LINDA – Va beh, va beh… lo so io! Ma lasciamo perdere. (si alza e gira su se stessa, per farsi apprezzare) Ma sai che da ragazza facevo la subrette? Anche io danzavo… Tu mi hai detto che, a volte, balli, giusto?

FEDERICA – Oh, sì, sì. A volte faccio certi balli… specialmente quando il “cliente”, ops, scusate(ridacchia), quando il pubblico apprezza: magari mi lasciano qualche regalino…

LINDA (gaudente) – Ecco, ecco, lo sapevo… noi siamo proprio fatte della stessa pasta: siamo due ballerine!

FEDERICA – E che vuoi fare, signora mia: se non hai nessuno alle spalle, bisogna arrangiarsi…

LINDA – E ballare!

FEDERICA – Sicuro… se siamo in ballo, balliamo!

LINDA – Che meraviglia, che meraviglia. Così lontano da casa e trovo subito una cara amica come te! È una cosa incredibile…

FEDERICA – Mica tanto, signora mia, siamo in tante…

LINDA – E, va beh! Ma potevo mai immaginare che in un posto lontano del mondo…

FEDERICA – Tutto il mondo è paese!

LINDA – Giusto, giusto, sei molto saggia. Ma adesso veniamo al motivo che mi spinge a chiedere il tuo consiglio… magari mi puoi anche aiutare…

FEDERICA – Se posso; sono tutt’orecchi.

LINDA – Ecco… il mio problema, diciamo così, è semplice ma si è complicato nelle ultime ore. Un mesetto fa, sapendo di venire in Italia con mio marito, mi iscrissi a un sito di incontri: cose di adulti, diciamo così. Credo di essere stata molto fortunata, sai?

FEDERICA (fingendo di aver bisogno di soffiarsi il naso) Scusatemi! Vado a bere un poco d’acqua… ne volete? (Linda fa segno di no e Federica beve  poi rivolta al pubblico, senza farsi udire da Linda) Non posso crederci… forse non mi sbagliavo: vuoi vedere che è la “vecchia” che deve incontrare Victor… Occhi aperti! (ritorna)

LINDA – Come dicevo, mi è andata bene, pare, perchè ho avuto la fortuna di sentirmi con un ragazzo Italiano. Dalle foto che mi ha mandato pare un tipo prestante… e poi, ascolta, all’inizio disse di essere un esperto ma, quando siamo entrati in confidenza, ha sentito il dovere di avvisarmi che, invece, é solo alle prime armi. Non é tenero?

FEDERICA – E certo… ma perdonatemi, cara, come mai siete venuta proprio qua?

LINDA – La sorte, cara, la sorte! Mio marito sarebbe venuto in Italia per insegnare e, guarda caso, il giovane mi ha detto di essere proprio di queste parti! Conosce bene il Conservatorio e persino il tuo Cafe… infatti è stato proprio lui a fissare l’appuntamento qui!

FEDERICA – Ma che bella combinazione…

LINDA – E chissà, magari tu lo conosci pure.

FEDERICA – E chi lo sa? Non si sa mai…


Scena 3

Arrivano Victor e Amanda/Vincenzo. Stavolta, però, Amanda/Vincenzo indossa abiti maschili. Sotto il giubbino si intravede comunque la massa del seno ingombrante. Il giovane, muovendosi ancora con modi femminei, rimane una persona estremamente appariscente. Fermi sulla porta gesticolano, dimostrando di discutere animatamente.

FEDERICA (furba) – Signò, alzatevi e venite nel retro… arriva gente, meglio se non ci facciamo notare.

LINDA – Oh sì, sì, hai ragione: vai pure che ti seguo. (escono in fretta. Intanto, Victor e Amanda/Vincenzo entrano e si fermano nei pressi di un tavolino)

AMANDA/VINCENZO (sbuffando) – Victor, ma si può sapere cos’altro vuoi? Mica me le posso tagliare… (agita i seni con le mani) Io mo’ me li sono fatti… sono ancora… “vergini” …

VICTOR – Va bene ma almeno chiuditi il giubbotto. Ma dico, non si potevano fare smontabili… oppure che si gonfiano e… (riflessivo) Si poteva mettere una pompetta, in modo che uno, con il braccio, pompava e si gonfiavano… l’avevano già fatto per gli uomini…cioè per il pisello… non potevano farlo anche per le tette? così si potevano gonfiare poco o molto… (sognante) ci sono molti canoni della bellezza… quindi: a chi piacciono piccole oppure medie oppure grandi… pertanto sarebbe opportuno che si potessero, secondo il caso, gonfiare e…

AMANDA/VINCENZO – E sgonfiare! (al Pubblico) Le ha pigliate per palloncini. Ma non dire imbecillità, Victor…

VICTOR - E non chiamarmi più Victor… perchè ormai è chiaro: le cose si stanno mettendo male. (siedono) Vedi, “Victor” (e calca con la voce per sottolineare la loro intesa), allora: la lettera di mio padre è arrivata a Napoli una settimana fa, e va bene… poi, mercoledì, il mio amico, da Napoli, me l’ha fatta arrivare qui, a Roma! E va bene…

AMANDA/VINCENZO – E no: va male! Va malissimo… E tu aspetti la fine della settimana per leggerla?

VICTOR – Hai ragione, hai ragione! Ma io ero così eccitato dal pensiero del mio incontro con “Pecorella”… non pensavo più a niente.

AMANDA/VINCENZO (guardingo) – Quale pecorella? Adesso sei diventato pure “pastore”?

VICTOR – Hai ragione, hai ragione! (sorriso stupido) Lei, si chiama Pecorella!

AMANDA/VINCENZO – Spero che sia il cognome…
VICTOR – No, no, che dici? È il suo Avatar; l’Alter ego, lo pseudonimo… il nome che si è scelta per dialogare con me, sul sito: “Amore cieco”!

AMANDA/VINCENZO – Mai visto…

VICTOR – L’ho appena detto: è cieco!

AMANDA/VINCENZO – Victor… cioè, Vincenzo: il sito sarà “cieco”, ma io ci vedo bene. Voglio dire che “io”, questo sito di incontri “Amore cieco”, non l’avevo mai visto.


VICTOR (perplesso) – E quel che dico… “Amore cieco”, come potevi vederlo?

AMANDA/VINCENZO – Victor, Vincenzo, o come cavolo ti chiami, sai che ti dico?
VICTOR – No, dimmi!

AMANDA/VINCENZO – Hai fatto proprio bene a non fare Medicina… se no chissà quanti ne mandavi all’altro mondo…

VICTOR – Ma nooo, che dici mai? (folgorato comprende, poi ride) Ah, adesso ho capito… Io volevo dire che il sito “Amore cieco” non potevi vederlo perchè è nato da poco, e poi il nome vero è in americano: “Blind Love”!

AMANDA/VINCENZO – Grazie, Signore onnipotente! (alza gli occhi al cielo) E spiegati meglio, no? Ok, e adesso dimmi: tu ti iscrivi a un sito Americano per “incontri”? E dove la vuoi trovare una donna, nell’Arkansas?

VICTOR – Hai ragione, hai ragione! Ma lo sai, sono un po’ timido e poi… non ho mai… insomma, volevo cominciare da lontano, poi, pian pianino…

AMANDA/VINCENZO – Ti avvicinavi.

VICTOR – Esatto!

AMANDA/VINCENZO - E hai cominciato da lontano?

VICTOR – Esatto!

AMANDA/VINCENZO – Victor, scusa, ma tu veramente fai?

VICTOR – Ho capito, tu pensi che sono uno sciocco…

AMANDA/VINCENZO – Sciocco sarebbe un eufemismo! Tu sei un cretino, imbecille, ottuso, mentecatto, deficiente e oligofrenico fenilpiruvico... Hai un grave deficit cognitivo!

VICTOR – Non pensiamo al passato. Guarda che fortuna: incrociare una meravigliosa “Pecorella”… (ispirato) e farsela…

AMANDA/VINCENZO – …al forno con le patate novelle.

VICTOR (ride imbarazzato) – No, no, dico farsela, proprio nel senso di farci del sesso… orgasmare….credo di averlo ideato io questo verbo!

AMANDA/VINCENZO – La vedo difficile… molto difficile.

VICTOR – Va be’, va be’, poi si vede. Adesso torniamo alla lettera di papà.

AMANDA/VINCENZO – Torniamo…

VICTOR (si perde) - Da dove?

AMANDA/VINCENZO – Dall’Arkansas… vai, vai: procedi, che si fa notte!

VICTOR – Insomma, mio padre nella lettera dice che sta arrivando in Italia, e indovina dove?

AMANDA/VINCENZO – E non lo so… A Napoli?

VICTOR – Noooo…

AMANDA/VINCENZO – A Little Rock?

VICTOR – Ma no, che c’entra Little Rock, adesso?

AMANDA/VINCENZO (saccente) – È la capitale dell’Arkansas.

VICTOR – Vince’, oh scusa: Victor, ti prego, non divaghiamo…

AMANDA/VINCENZO – Ero bravo in geografia. (sogghigna)

VICTOR – Papà sta arrivando qui!


AMANDA/VINCENZO – Caspita…

VICTOR – E forse è già arrivato.
AMANDA/VINCENZO – E scusa perché viene qui? Allora ha scoperto il tuo imbroglio?

VICTOR – No… cioè, io non lo so. Ma viene perchè ha vinto un concorso: gli hanno affidato la Cattedra di Composizione moderna, qui a Roma, al S. Cecilia!!

AMANDA/VINCENZO – Ma non voleva sempre viaggiare?

VICTOR – E che vuoi che ti dica? Per tanti anni non si è visto… e adesso, all’improvviso…

AMANDA/VINCENZO – Insomma, viene qua?

VICTOR – Esatto, viene qua!

AMANDA/VINCENZO – E lo sa che tu stai qua?

VICTOR – Ancora non si sa…

AMANDA/VINCENZO (al pubblico) - E io, che mi preoccupavo di essere strana…

Scena 4

Entra Federica e si avvicina decisa al tavolo dei due amici.

FEDERICA (ghignante) – Ah, ah… proprio voi!

VICTOR (furioso) – Ah, ah… proprio tu!

AMANDA/VINCENZO – (sorridente) Federica, Federica, “lo maggior corno della fiamma antica… Federica, Federica mi fai veder la tua…rubrica?!”(poi serio) Federica, vattene che non è proprio momento!

VICTOR – E scordati per sempre i 100 euro, ricattatrice!

AMANDA/VINCENZO – Tra l’altro, nella furia di prima non mi sono nemmeno potuto bere il tuo Cocktail!

VICTOR – Non fare lo scemo…

AMANDA/VINCENZO – Perché? È la verità!

FEDERICA – Infatti, chissà chi se l’è bevuto… (ride) poverino. (diventa melliflua) Ma veniamo a voi, i miei migliori clienti. (finge di accarezzare le loro teste)

VICTOR – È inutile… i 100 euro te li puoi scordare…

FEDERICA – Oh caro, e chi ci pensa più? Ora ne voglio 200… per parlare!

AMANDA/VINCENZO – Oh bella… prima volevi dei soldi per tacere… adesso vuoi essere pagata il doppio, per “parlare”? ma che razza di ricatto é?

VICTOR – Esatto! Io non ti do proprio niente, tu ti stai zitta… e tutti vissero felici e contenti. Ciao.

FEDERICA (si finge sulle sue e fa come per allontanarsi) – Va bene, va bene… sto zitta… vado… (calcando la mano) così, la mia “nuova” amica non incontrerà mai il “signorino” Victor… dato che, adesso, il loro incontro dipende solo da me. (i due amici ascoltano con maggiore attenzione)

Naturalmente starò zitta pure quando il padre del “signorino” Victor verrà a chiedere consiglio a me… tanto, io che ne so? Niente so!


E quando mi chiederà conferma? Quando vorrà sapere se questo bel giovanotto, unpoco stranetto, è veramente il suo adorato figliolo… pure devo tacere? Anche allora?

E no… su una cosa così non si potrebbe mentire: ma io taccio! E che ne so? Niente so! (Victor cerca di agguantarla ma Federica si sposta un poco, ridendo)
VICTOR – Vieni qua, serpe velenosa…

FEDERICA – E perché mai? Io non so niente e niente voglio sapere… (fa per allontanarsi, Victor la prende per un braccio e la trattiene) Eh, che modi… Ma come? Un signorino come lei, Victor… o no? Come ti chiami oggi bel “pastorello”? Victor o Vincenzino?

VICTOR – Vincenzo, Vincenzo! Non fare la scema… Vabbè, insomma, si può sapere dove vuoi arrivare?

FEDERICA – Adesso cominciamo a ragionare: voglio 200 euro e ti sto facendo lo sconto … anzi, ti salvo la vita per una cifra piccola, piccola. E non ci metto nemmeno il costo della “mancata” prestazione!

VICTOR – Ma quale prestazione? Io nemmeno te l’ho chiesta!

FEDERICA – Ah, di male in peggio!

AMANDA/VINCENZO – Lui non ha bisogno di te… c’ero io!

VICTOR – Statti zitto tu!

FEDERICA – Statti zitto tu! (Federica si guarda intorno, controlla che siano soli) Adesso smettetela, imbranati: tu (a Victor) prepara i soldi e tu (ad Amanda/Vincenzo) fai il tuo dovere ma parla il meno possibile. Lasciate fare a me… altrimenti finite male tutt’e due, casinisti come siete.

AMANDA/VINCENZO (a Victor, in confidenza) – A questo punto credo ci convenga…

VICTOR – Hai ragione, il tempo stringe… qui finisce male e io… rimango pure a bocca asciutta… Ah, la mia “Pecorella”…

AMANDA/VINCENZO – Non belerà mai…

VICTOR (a Federica) – E va bene, hai vinto: avrai i tuoi 200! (Federica, avida, tende subito la mano)
VICTOR – Calma, calma, adesso non li ho, posso darti un anticipo… diciamo 50!.

FEDERICA – Non se ne parla, almeno 100 euro.

AMANDA/VINCENZO – Non guardare me (a Victor) ho solo 35 euro in tasca…

FEDERICA – Affare fatto, 85 adesso e il resto domani.
VICTOR – A cose fatte.
AMANDA/VINCENZO – E che siano ben fatte.

FEDERICA – E che siano ben pagate! (ride, poi agguanta il denaro)

E adesso lasciate che io mi metta all’opera, monellacci. Tu (indica perentoria Victor), “Vincenzo”, seguimi nel retro, che ho una sorpresa per te!

AMANDA/VINCENZO – E io?

FEDERICA – Tu puoi aspettare qua, se vuoi, oppure va dove ti pare… il tuo “ragazzo” viene con me.


VICTOR – Non sono il suo ragazzo!

FEDERICA – Se, se… va bé. Seguimi, svelto! (attraversano la scena e raggiungono, frontalmente, la zona riservata a cameretta, come attraversando una porta, non visibile. L’ambiente, dove c’è già in attesa Linda, che dovrà comunque restare al buio)

Scena 5

Nel Cafe entra Giada e si ferma presso la porta.

GIADA – Il Rettore non poteva fare scelta migliore! Ma tu guarda la sorte… (rilegge un bigliettino che ha in mano) “Cara Giada, sia gentile, il signore potrebbe essere il padre del nostro Victor Smith, lo accompagni a cercare suo figlio. Grazie.”

Alla fine mi sono decisa: reggerò il gioco a quei due delinquenti… (contrita) Devo farlo; se il padre dovesse scoprire gli imbrogli del figlio, potrebbe decidere di rispedirlo a Napoli… e io… io perderei il mio Victor per sempre. (entra Cornelio, si guarda intorno)

CORNELIO – Oh, eccoci qua! Ma io qui già ci sono stato… e li, ho bevuto quell’intruglio: buono, sì, ma strano e infatti adesso mi sento tutto… tutto strano pure io.

GIADA – Siamo stati fortunati, signore.

CORNELIO – Dite? In che senso?

GIADA – Nel senso che Victor è qui. Sapete, nel fine settimana questo posto è poco frequentato.

CORNELIO – Bene, allora vediamo di chiarire questo equivoco. Io spero tanto che si tratti di una omonimia, il mio Victor è un giovane molto serio.

GIADA – Sì, sì, hai voglia!

CORNELIO – Prego?

GIADA – No, dicevo: certo, ha voglia di sistemare le cose!

CORNELIO – Sì, voglio sistemare tutto, anche perchè, più tardi ho un importante appuntamento...

GIADA (seccata) – Buon per lei.

CORNELIO (ricomponendosi) – Un appuntamento di studio, ovviamente…

GIADA – Ovviamente. (intanto Amanda/Vincenzo non fa caso a loro; è tutto impegnato a cercare di sbirciare cosa combina, nel retro, il suo amico Victor.

GIADA – Victor… Victor! (chiama)

AMANDA/VINCENZO – Una attimo, adesso lo vado a…

GIADA (calcando la mano) - Victor! Sei diventato sordoooo?

AMANDA/VINCENZO – Eh? Ah? Ah, sì, dimmi: io sono Victor!

GIADA – Che bella notizia…
CORNELIO – Come?

GIADA – No, dico: che bella notizia che mi abbia sentito. Il nostro caro Victor ha sempre la testa tra le nuvole.


AMANDA/VINCENZO – Sì, sì, proprio così. Ma che c’è?

GIADA – Ma come che c’è? Non riconosci questo signore? Non è forse tuo padre?

AMANDA/VINCENZO (finge di stupirsi) – Quale padre? Io non ho padre…

GIADA (al pubblico) – L’ho sempre pensato che era un figlio di…

AMANDA/VINCENZO – Voglio dire: mio padre non è qui, è lontano.

CORNELIO (guardandolo attentamente, si avvicina, ne studia il viso e poi le tette evidenti) – Veda signorina, per motivi di lavoro non incontro mio figlio da quand’era ragazzino… ma questo davvero non gli somiglia per niente.

GIADA – Lo dicevo io.

CORNELIO – Lei si chiama Victor?

AMANDA/VINCENZO – Per servirla, signore!

CORNELIO – Non è mai stato a Napoli?

AMANDA/VINCENZO – Giammai!

CORNELIO – Non ha mai conosciuto un giovane di nome Victor Smith?

AMANDA/VINCENZO – Victor Smith sono io, signore, e conosco solo me.

CORNELIO – E studia Medicina?

AMANDA/VINCENZO – No, io studio il dolce Flauto… lo suono divinamente… suono anche il Clarinetto! Il dolce Clarinetto… Ho pure il Mandolino, ma quello lo suonano i miei amici…

CORNELIO (a Giada) – Non è lui! (al giovane) E poi, si dice: Flauto dolce! E il Clarinetto dolce o dolce Clarinetto, non esiste!

AMANDA/VINCENZO – Dipende… (sogghigna)

GIADA – (a Cornelio) Bravo!

AMANDA/VINCENZO – Grazie!

GIADA – Non a te.

AMANDA/VINCENZO – Va bene. Arrivederci.
CORNELIO – Addio.

GIADA (sottovoce) – Muori! (tutti escono)

Fine atto …(oppure, se il regista lo preferisse, dissolvenza incrociata di luce con momenti di buio totale e prosecuzione.)


Atto Terzo (o continuazione del precedetne)

Illuminazione sulla cameretta di Federica.
Seduto, punta, punta, sul divano Victor, dall’altro lato, in piedi, Linda. Si è spogliata ed é in sottoveste, si muove sinuosa per cercare di stimolare il giovane.

Scena 1

VICTOR – Come siete bella…

LINDA – Non essere timido su… e poi, se mi dai del voi, mi fai sentire… troppo adulta. Hai forse dimenticato quando ci davamo del tu? Quando mi dicevi che sentivi il fuoco nelle vene, a parlare con me? Allora mi davi del tu… ti prendevi delle confidenze…

VICTOR – Perdonatemi… voglio dire: perdonami! Io chiedo scusa se ho mancato di rispetto…

LINDA – Ma no, ma no, mio caro, volevo solo accentuare la nostra bellissima intimità… (si accosta) Anzi, ricordo le tue avances e come mi facevano… arrossire.

Adesso sono qui, come vedi. Potresti persino approfittare di me… come potrei difendermi? (nello spostarsi ancora a favore del giovane, la donna avrà cura di mettere in risalto il decolté e le gambe, coperte da calze e reggicalze di tipo sexy.

VICTOR (assai imbarazzato) – Ma non si era detto che avrei conosciuto anche vostro… cioè, tuo marito? Non vorrei che si offendesse…

LINDA – Ma non pensarci, caro, non pensare a mio marito, a lui fa piacere ciò che fa piacere a me. Potremmo cominciare a conoscerci… con un… con un piccolo “aperitivo” magari. Sono qui, tutta tua…

VICTOR – Un aperitivo? certo… corro subito a prenderlo… (approfitta dello smarrimento di Linda e scappa fuori, nella sala del Cafe, passando dalla “porta invisibile” sul boccascena)

FEDERICA (fa capolino nel separé, entrando dallo stesso lato del salone, da dov’è scappato Victor) – Allora, mia cara, come vanno le cose?

LINDA – Potrebbero andare meglio! È un bel giovine… ma è pure così timido, direi persino… persino…

FEDERICA – Un po’ imbranato?

LINDA – E sì, forse hai ragione.

FEDERICA – Forse gli dovete dare un po’ di tempo, io lo conosco; e poi… se posso, se mi è concesso…

LINDA – Dimmi, dimmi tutto, amica mia…

FEDERICA – Pare che “lui” sia ancora… vergine!

LINDA – Addirittura?

FEDERICA – Anzi, io avrei pensato, sempre se posso, di evitare di ritirarvi in qualche albergo della zona, magari si lascia prendere di più dall’emozione…


LINDA – Mannaggia! Hai ragione… ma come si può fare?

FEDERICA – Senz’offesa signora, se volete approfittare… questa mia stanzetta è molto pulita, ci sono tutte le comodità e poi, c’è pure un bel bagno… venite, guardate. (la prende per mano e la porta sul bordo della scena, fingono di osservare la stanza da bagno).

LINDA – Che bello… certo qui sarebbe l’ideale… segretezza massima!

FEDERICA – Per me, ve la cederei volentieri… però, capitemi, anche per la vostra privacy, converrebbe chiudere il Cafe.
LINDA – E puoi farlo? (siedono sul lettino; confidenziali)

FEDERICA – Vi parlo schietta…

LINDA – Sì, sì, dimmi…

FEDERICA – Il padrone del locale non ci sarà fino a domani, è partito. Ora: il fine settimana, ve l’ho detto, non si fa granché ma almeno quel minimo, lo deve pur trovare nella cassa…

LINDA – Giusto, giustissimo. Non ti preoccupare! Quanto pensi di dover mettere, in cassa?

FEDERICA – Che dire? Tra sabato sera e domenica mattina… poi le colazioni… e poi, avete visto, c’è pure un bel bagno…

LINDA – Ho visto, ho visto. Ma quanto?

FEDERICA – Poi… una mancetta per me? Non posso usare la stanza… per… per…

LINDA – Per “ballare”! Ho capito, ho capito bene… quanto?

FEDERICA – Facciamo… diciamo… 300 euro?

LINDA – Eh! Non ho tanto con me… (apre la borsetta) Tieni, ti do 200 dollari e l’accordo è concluso!

FEDERICA – Ma, ma, credetemi…

LINDA – Dai su… tra “ballerine” ci dobbiamo aiutare, no?

FEDERICA – E va bene, ma ci perdo…

LINDA – Su, su, vammi a recuperare il mio timidone, che provo a farmi un… antipastino. Se aspetto quella lumaca di mio marito, se ne passa un altro anno…

FEDERICA (prende da un cassetto una mascherina) – Ora vado. Che ne dite, gli faccio mettere questa? Magari vince la vergogna.

LINDA – Brava, brava… e poi, il mistero mi eccita! (Federica, dal separé rientra nel Cafè, dove la scena si illuminerà)

FEDERICA – Ehi, signorino, la smetti di comportarti come un coniglio? Vai di là che la tua bella non aspetta altro.

VICTOR – Non so… adesso che lei è qui… sono terrorizzato.

Siamo dei perfetti estranei, in realtà! Mi vergogno… e poi… e poi, ho già l’ansia da prestazione. Mi dico: e se non mi funziona il… il… insomma, hai capito. Che figura ci faccio?

FEDERICA – Colpa tua! Lo sapevi che io, per qualche amico speciale… in confidenza… posso anche fare qualche “piacerino”, persino gratis. Venivi dalla Fede e ti toglievi ogni preoccupazione. Tutto si impara con  le brave professoresse… hanno le… esperienze occorrenti per l’insegnamento erotico…


VICTOR – Forse hai ragione… che devo fare?

FEDERICA – Ma vai, vai di là, che la signora pure è del mestiere…

VICTOR – Cosa vuoi dire, non capisco?

FEDERICA – Niente, niente… mi capisco da sola. A proposito, vieni, mettiti questa maschera, ti servirà!

VICTOR – E perché?

FEDERICA – E perché… e perché! Mettila, e basta. Ti aiuterà a sentirti meno imbarazzato; se arrossisci lei non se ne accorge…

VICTOR – Tu dici?

FEDERICA – Dico, dico. E poi…

VICTOR – E poi?
FEDERICA – Lascia perdere, finisce che ti imbarazzi ancora di più…

VICTOR – No, no: voglio sapere!

FEDERICA – Ti conviene. Pensa se arriva il marito all’improvviso? E se per caso è veramente tuo padre? Immagina che casino.
VICTOR – Hai ragione, hai ragione!

FEDERICA – E pure se ti scoprisse la tua spasimante…

VICTOR – Chi mo’?
FEDERICA – Ma sei davvero tonto? Come chi? Ma Giada, no? Se entra e ti trova con una donna quella ti uccide… come minimo.

VICTOR – Hai ragione, hai ragione…

FEDERICA – E vai, vai, adesso… che se no il “gelato” si scioglie…

VICTOR (confuso per l’emozione) – Veramente la signora voleva un aperitivo…

FEDERICA – E vai, vai, che appena arrivi di là se lo prende da sola, l’aperitivo.

VICTOR – Io non so più cosa pensare…

FEDERICA – E allora evita, evita di pensare e prova a: sco-pa-re!

VICTOR – Uffa! Mi confondi di nuovo… non mi pare il momento di fare le pulizie… e poi, perché dovrei scopare io?

FEDERICA – Scopare nel senso di fare sesso…trombare…capito? Mamma mia benedetta! Vai, vai, vattene in camera mia…

VICTOR – Ah… comincio da li? (Federica prende un bicchiere da un tavolino e fa il gesto di lanciarglielo dietro. Victor fugge verso il retro)
VICTOR – Hai ragione, hai ragione. Vado… (raggiunge la cameretta, Linda lo prende per mano e lo porta sul divano, iniziando a sedurlo. Tutto avviene nella penombra… poi spengono le luci…)

Scena 2

Nel Cafe entra Cornelio.

CORNELIO – Perdonatemi, signorina…

FEDERICA – Ah… professore, proprio lei. Dica, dica.

CORNELIO – Sapete, prima non potevo… c’era quella studentessa…

FEDERICA – Sì, sì… meglio perderla, quella pettegola.


CORNELIO – Bene, allora, molto bene.

Volevo chiedervi se avete visto mia moglie… ricordate? è una bella signora… un pochino, pochino più giovane di me.

Dovete sapere: noi avevamo un appuntamento proprio qui; un appuntamento di lavoro, naturalmente. (si guarda intorno) Ma, mi sbaglio o state chiudendo? Come è possibile?

FEDERICA – Oh, mio caro professore, non ve ne curate. Certo che ho capito chi è vostra moglie! Anzi, siamo diventate molto intime… infatti: so già tutto!

Il giovane che dovete incontrare “per lavoro naturalmente” è già arrivato! Vostra moglie gli sta dando “l’aperitivo”! (gli strizza l’occhietto) La camera d’albergo non serve più… darebbe troppo nell’occhio; le ho ceduto il mio appartamentino, sul retro. Intendiamoci, è piccino ma ci sono tutti i comfort… è pulito; è discreto; e poi c‘è un bel bagno grande…

CORNELIO (ascolta e si stupisce sempre di più) – Ma che è? Il telegiornale?

FEDERICA – Ma professore, non vi arrabbiate, potete stare più che tranquillo: io sarò muta… come una tomba!
CORNELIO – A me pare più una tromba…

FEDERICA – Che dite? Fidatevi di me… tra l’altro sto pure chiudendo il locale, solo per voi, per la vostra privacy.

CORNELIO – Sicuro? E lo puoi fare?

FEDERICA – Certo non potrei… ma per voi, per la vostra signora, lo faccio! Naturalmente, dovrò pur giustificare con il padrone che torna domani…

CORNELIO – Ho capito! Quanto vuoi?

FEDERICA – Beh, sapete… qualcosa deve pur trovare in cassa. Poi c’è la mia casetta; c’è un bel bagno sapete? Diciamo… 300?

CORNELIO – Dai, dai… eccoti 200 euro e non ne parliamo più!

FEDERICA – Ci perdo…

CORNELIO – Lascia fare, lascia fare… (si contorce un po’ e si tocca la pancia) Uhm, ma adesso dimmi, mia moglie è già di là?

FEDERICA – Sì, sì!

CORNELIO – E c’è pure il giovane?

FEDERICA – Sì, sì!

CORNELIO – E dove stanno?

FEDERICA – Sul letto!

CORNELIO – Ma tu guarda che put…

FEDERICA – Eh, che dite mai? Vostra moglie me l’ha detto che è stata ballerina…

CORNELIO – Altro che ballerina, adesso mi sente… e che diavolo (si contorce) … un po’ di decoro! (si agita) … un minimo di rispetto. (implorante) Hai detto che c’è un bel bagno?

FEDERICA – Sì, sì! (Federica gli indica l’ingresso del suo appartamentino. Cornelio passa dal boccascena)

CORNELIO (alzando la voce) – Ma io non capisco! E che modi sono? (i due amanti, che stavano limonando, si staccano repentinamente)


LINDA – Mio marito…

VICTOR (è ancora mascherato, al pubblico) – Mio padre!

CORNELIO – Luce… luce! fatemi vedere cosa state combinando!

LINDA – Ma caro… eravamo d’accordo no, Cornelio?

CORNELIO – Cornuto, vorrai dire! Ma insomma… potevi aspettare un momento, cazzarola! Sono cose delicate! Io… io… adesso voglio vedere chi è… (si piega su se stesso) O madre mia! Il bagno… dov’è? Muoio! (scappa, esce di lato per chiudersi nel gabinetto)

FEDERICA (dalla porta) – Signò, mi spiace, non l’ho potuto trattenere…

LINDA – Va beh, a lui ci penso io… poi gli passa.

VICTOR – E io “trapasso”… quello mi uccide!

LINDA – Ma perchè? Non temere, è un uomo pacifico; fa la parte del geloso… ma non ti preoccupare… ci parlo io… vieni caro, vieni che mi hai messo il fuoco addosso!

VICTOR – Ma sei matta… io devo scomparire!

LINDA – Ma perchè? Non capisco! Lui si calma… è abituato…. mi vuole bene e ha piacere quando io sono contenta… sazia… lui è molto abituato…

FEDERICA – Alle corna…

VICTOR – Ma non capite? Cornelio è mio padre!

LINDA (trasalisce) – Cosa?

FEDERICA – Lo sapevo!

VICTOR – Scappo! (e fugge verso l’esterno)

LINDA – E adesso che gli dico a mio marito?

FEDERICA – E chi lo sa? Ora lo inseguo… potrei tentare di trovare una soluzione…

LINDA – Oh, sì, te ne prego… sono nelle tue mani. (estrae un’altra banconota dalla borsetta e la fa vedere a Federica, avida).

FEDERICA – (raggiante ed eroica) Troverò senz’altro una soluzione: a costo di cambiargli i connotati! (esce, intanto si abbassano le luci della stanzetta e si illumina la sala del Cafe)

Scena 3

VICTOR – Che pasticcio!

FEDERICA – Come facciamo? (Si sente bussare sui vetri dell’ingresso)

VICTOR – C’è qualcuno…

FEDERICA – Vado a vedere!

VICTOR – Mi raccomando, non far entrare nessuno. (Federica, invece, apre immediatamente) Esatto‼! (entra l’amico Amanda/Vincenzo)

FEDERICA – E tu che ci fai qui?

AMANDA/VINCENZO – Dov’è Victor? È successo un casino.

FEDERICA – Un altro?

AMANDA/VINCENZO – E quello chi è?

VICTOR – Sono io, non mi riconosci? (si mostra)


AMANDA/VINCENZO – E che ci fai mascherato? Mica è Carnevale.

VICTOR – Sono “quasi” rovinato!

AMANDA/VINCENZO – Perchè?

VICTOR – Mio padre ha scoperto “quasi” tutto.

AMANDA/VINCENZO – Se è per questo anche Giada ha scoperto tutto!

VICTOR – Adesso sono rovinato completamente!

AMANDA/VINCENZO – Voleva sapere come stavano le cose ed è venuta in camera mia, cioè… nostra.

FEDERICA – E tu, traditore, hai spifferato tutto.

AMANDA/VINCENZO – Peggio… lei ha ancora le chiavi. Quand’è entrata io non c’ero, ma il PC di Victor era acceso… così si è letta tutta le chat di “Pecorella”.

VICTOR – Mamma mia, e adesso?

AMANDA/VINCENZO – Adesso sta venendo qui…

VICTOR – Non la facciamo entrare!

AMANDA/VINCENZO – Sarebbe peggio, dice che farà una chiassata da far tremare il Conservatorio.

VICTOR – Sono perduto: non posso andare sul retro perchè mio padre mi uccide, non posso uscire perché Giada mi uccide…

FEDERICA – Aspettate, ho una mezza idea…

VICTOR – Salvami, te ne prego, giuro che farò l’amore solo con te…

AMANDA/VINCENZO – Salvalo… giuro che te lo cederò volentieri!

FEDERICA (li squadra) – Ma chi lo vuole? Questi son matti.

Ascoltate piuttosto: non c’è tempo da perdere! Tu, mettiti la maschera di Victor e tu, Victor, nasconditi sotto il bancone del Bar, c’è un vecchio cunicolo che porta dietro il letto della mia camera; sapete… per le emergenze!

AMANDA/VINCENZO – E perchè mi devo mascherare?

FEDERICA – Lo so io, tu non ti preoccupare…

AMANDA/VINCENZO – No, no, io invece mi preoccupo assai…

VICTOR – Hai sentito che ha detto? Obbedisci! (si toglie la mascherina e la tende verso Amanda/Vincenzo, si scambiano anche il giubbino)

AMANDA/VINCENZO – E se poi finisce male?

VICTOR – Hai sentito che ha detto? Non ti devi preoccupare!

AMANDA/VINCENZO – Sì ma io continuo a preoccuparmi… è più forte di me.

FEDERICA – E basta… non fare storie! (Bussano ai vetri. Victor scappa a nascondersi dietro il bancone. Federica spinge di malo modo Amanda/Vincenzo verso il retro)

AMANDA/VINCENZO – Aia! Che modi…

FEDERICA – E muoviti…

AMANDA/VINCENZO – Se non dovessi tornare, ricorda a tutti che sarò morto per amore!

FEDERICA – Sì, sì, non ti preoccupare. (si attenuano le luci della sala del Cafe mentre aumentano quelle dell’alcova di Federica. Amanda/Vincenzo, mascherato e con indosso il giubbotto di Victor, viene spinto nella stanza)


LINDA – Oh che tesoro! Come sei coraggioso: sei tornato!

AMANDA/VINCENZO – Io protesto, io…

LINDA – Certo, caro, che ci vuole un bel coraggio… cosa pensi di dirgli quando torna tuo padre?

AMANDA/VINCENZO – Ma quale padre?… io non ho padre, cioè, mio padre sta lontano.

LINDA (sempre sovreccitata) – Ah che bella notizia… allora vieni, mio eroe, riprendiamo da dove avevamo lasciato… (trascina letteralmente Amanda/Vincenzo sul lettino)

AMANDA/VINCENZO – Signora, c’è un equivoco…

LINDA – Ma vieni, vieni… non c’è nessun equivoco: mi ricordo benissimo, tu mi tenevi una mano qui; io ti stavo toccando qui… (Rientra Cornelio con aria trafelata)

CORNELIO – Mado’! E che c’era in quell’intruglio? Non sono mai stato così male! (si ricorda della moglie fedifraga) Ah, proprio voi. Ma non capisco, che modi sono? Linda, non ti vergogni?

LINDA – Ma di cosa poi? (intanto continua a palpare il suo ospite)

CORNELIO – Dico io, eravamo d’accordo: agire con cautela e circospezione.

Per prima cosa capire bene con chi avevamo a che fare. Discrezione, tanta discrezione!

LINDA – Oh mio signore… (continua a sbaciucchiare il giovane mascherato e intanto parlotta con voce roca per l’eccitazione) E chi più discreta di me? Nessuno sa nulla del nostro segreto!

CORNELIO – No. Solo mezzo Conservatorio.

LINDA – Agisco con la massima cautela…

CORNELIO – Come no? Appena arrivata già sei a letto con uno sconosciuto.

LINDA – E mi muovo con tanta circospezione… (agguanta stretto il suo “amante”)

CORNELIO – Sì, lo vedo… Insomma basta, adesso vi faccio vedere io! Adesso vado a prendere il mio revolver e… e… (si contorce, peggio di prima) Mamma mia, il bagno: dov’è quel bellissimo gabinetto! (scappa verso il wc)

AMANDA/VINCENZO – Aiuto… mi vogliono ammazzare!

LINDA – Ma no, che ti passa per la testa, mio delizioso bocconcino.

AMANDA/VINCENZO – Ma… ma… il signore; tuo marito…

LINDA – Cornelio.

AMANDA/VINCENZO – Ah, è Cornelio?

LINDA – Sì, sì… non ti devi preoccupare… Cornelio lo sa.

AMANDA/VINCENZO – Ah, Cornelio lo sa? E cosa sa?

LINDA – Che è cornuto, no?

AMANDA/VINCENZO – E il revolver?

LINDA – Mai avuto un revolver… tranquillo, è tutta scena, vuole solo salvare la faccia.

AMANDA/VINCENZO – Ma io ho paura… e poi…


LINDA – Ma non ci pensare, tu piuttosto, mio “strano” amico, mi spieghi come mai hai un seno così femminile e… conturbante?

AMANDA/VINCENZO – Ebbene, signora mia, (affanna un po’, eccitato dai continui toccamenti della donna), dovete sapere… io non sono un uomo!

LINDA – A no? E questo bel “funghetto”, nascosto nel “boschetto”?

AMANDA/VINCENZO – Non saprei… non lo uso quasi mai… Vi ripeto: non sono un uomo!

LINDA – Strano, perchè dal tuo funghetto si direbbe il contrario!

AMANDA/VINCENZO – Non so come sia successo, sarà la paura!

LINDA – Allora continua così…

AMANDA/VINCENZO – No, signora, io qua ho troppa paura…

LINDA – Meglio no?

AMANDA/VINCENZO – Ma quando mai?

LINDA – Uffa, e dove possiamo andare?

CORNELIO (dal bagno) – Tra poco esco… mi renderete conto… Non finisce qui!

AMANDA/VINCENZO – Lo vedi?

LINDA – Scappiamo allora…

AMANDA/VINCENZO – E dove? Ah, ho un’idea: proviamo a infilarci dietro il letto. La tenda sotto la pendola dovrebbe nascondere un cunicolo… (si abbassano e attraversano la tendina, proprio sotto il grosso orologio. Grande trambusto dal retro, mentre i due attori restano nascosti al Pubblico. L’illuminazione torna a privilegiare il salone, rispetto alla stanzetta, ora vuota. Giada è entrata; come una forsennata si guarda intorno, cercando tracce del suo amato Victor)

GIADA – Adesso basta, dove si nasconde?

FEDERICA (fa spallucce) – E io che ne so?

GIADA – Caccialo fuori o te ne faccio pentire!

FEDERICA – Ma tu sei pazza, che devo cacciare?

GIADA – Ah, sgualdrina… portami nella tua alcova. Credi che non lo sappia? Hai una stanzetta per esercitare il tuo mestiere di… di cortigiana.

FEDERICA – Ha parlato la santarella…

GIADA (si avvicina alla stanza, vi entra) – Ah, lo sapevo! Dove sei traditore? (guarda intorno ma non trova nessuno) Vi siete nascosti nel bagno, eh? (Si affaccia nel gabinetto)

CORNELIO (da dentro) – Ma come si permette? Fuori!

GIADA (fa un salto all’indietro e finge con una pantomima di tremare sulle gambe, si stringe la gola per simulare la mancanza di respiro) – Mi scusi… mi perdoni…

Mamma mia! Ma che è? S’è mangiata uova marce o la moglie con tutte le valigie?

FEDERICA (entra e si guarda intorno sorpresa ma poi si riprende subito) – Hai visto, cretina, che qua non ci sono?

GIADA – Scusa… io non sapevo che avevi un cliente… mi spiace.


FEDERICA – Va bene, va bene, ma adesso vai fuori che hai combinato già abbastanza guai. (Giada esce mortificata, mentre il professore si è finalmente ripreso; esce dal bagno in mutande e trova Federica)

CORNELIO – Io sto per impazzire! Signora, mi lasci dire, lei avrà pure un bellissimo bagno, ma per il resto… questa non è una camera, è una stazione ferroviaria. E per fortuna che il Cafe doveva restare chiuso.

FEDERICA – Avete ragione professore, scusate tanto… è che si è verificata una serie di sfortunati eventi…

CORNELIO – Prima c’era mia moglie abbracciata a un uomo mascherato… poi, sempre mia moglie, abbracciata a uno… che sembrava un tipo equivoco…

FEDERICA – E, signor mio, ma pure vostra moglie però… sempre abbracciata a qualcuno…

CORNELIO (siede sul letto) – Che vi devo dire? Mia moglie è sempre allupata… però è una brava ragazza. Ha solo questo difetto: non le basta mai!

I primi anni ho cercato di accontentarla… ma, sapete, io sono più grande di lei…dovrei usare più pillole blù… ma gli eccessi fanno sempre male… (Federica si siede accanto a lui, sul letto, facendo attenzione a mettere ben in mostra le sue forme.)

FEDERICA – Capisco, poverino…

CORNELIO – Così… prima ho sofferto ma poi mi sono rassegnato! Lei aveva bisogno di molti uomini , è come fosse una droga… e io…

FEDERICA (confortandolo) – E voi?

CORNELIO – E io mica la potevo uccidere…? Dopo tutto ama me. Così ho fatto buon viso a cattivo gioco. Anzi, per non farla dispiacere, mi sono anche finto mezzo impotente e così, alla fine, lei riuscì a farmi partecipe di queste sue avventure…

FEDERICA – Addirittura?

CORNELIO – Sì… come vedete mi sto confessando: voi siete tanto dolce, tanto comprensiva…

FEDERICA (mentre Cornelio si appoggia al suo seno, lei lascia fare, accarezzandolo come un bambino) – Poverino, poverino…

CORNELIO – Non vi nascondo che, pian piano, quella depravazione cominciò a piacermi… il peccato è contagioso! Per questo decisi di venire in Italia… qui nessuno ci conosce, e poi, spero di rivedere mio figlio.

FEDERICA – Di questo potete stare sicuro…

CORNELIO – Tu dici, mia cara?

FEDERICA – Ne sono certa!

CORNELIO (armeggiando con gli abiti di Federica) – Come mi capisci…

FEDERICA – Sì, sì, vi capisco molto bene.

CORNELIO – Vedi, adesso avrei bisogno di tanta comprensione…

FEDERICA – Sì, sì: lo so io di cosa avete bisogno! (Si abbassano le luci della stanza con i due sul letto evidentemente impegnati a pomiciare. Aumenta l’illuminazione nel Cafe. Giada si va a sedere sulla panca, con espressione triste e rassegnata)


GIADA – Che stupida sono… mi sto rovinando la vita, e per cosa? Per uno che nemmeno si accorge di me; né dei sacrifici, delle follie, che ho fatto per lui. (Lentamente, uscendo all’indietro e gattonando, dal bancone viene fuori Victor, probabilmente scacciato dall’angusto nascondiglio. Si rimette in piedi e si accorge di Giada; è sul punto di parlare ma poi si ferma, ad ascoltare) E imbastire un falso fidanzamento col suo amichetto gay, pur di stargli sempre vicino; e sopportare le amiche, che sapevano… e mi prendevano in giro. Affannarsi a tenere lontano tutti quelli che mi avrebbero voluta… e che poi, una volta respinti, si vendicavano, dipingendomi come una depravata a cui piacciono le perversioni più assurde… io? Proprio io che, a causa di quest’amore scellerato, sono ancora vergine!

E adesso ci mancava pure questa! Ho fatto una figuraccia… con chi poi? Con la sgualdrina del villaggio. (si prende la testa tra le mani disperata, intanto Victor si avvicina lentamente, è commosso) E intanto… non so nemmeno che fine ha fatto, stanotte, quello scellerato… chissà con chi se la sta spassando. L’ho perduto, lo sento… e tutto a causa della mia sconfinata timidezza e del mio stupido orgoglio.

Non sarebbe stato tutto più semplice? Invece di aspettare… aspettare… Bastava trovare il coraggio, dirglielo in faccia… io… io…

VICTOR – Io… sono innamorato di te! (Federica trasale) Volevi dire questo, vero?

GIADA (si finge infuriata) . Tu… tu… hai sentito tutto, vero?
VICTOR – Sì…

GIADA – Va bene, sì! E tutto vero! “Ero” innamorata… di te, sì… e poi tutto il resto… “ero” pure vergine! Contento?

VICTOR – Perchè non lo sei più?

GIADA – E va be’, sì: lo sono ancora, ma per poco. Appena esco di qui, accetto la corte del primo che incontro. Fosse pure scemo, bruttissimo e avesse cento anni!

VICTOR – E qui ti sbagli (le siede accanto e l’abbraccia) Tu adesso da qui non ti muovi…

GIADA – Oh bella, e perché?

VICTOR – Perché anch’io ti amo; perché anch’io sono sempre stato timido…

GIADA – Veramente?

VICTOR – Sì! E… anch’io sono ancora… vergine.

GIADA – Ah sì? (si abbarbica a lui e lo abbraccia forte) Ancora per poco!

Scena 4

Buio. Possibilmente, un breve intervallo musicale.

Molto lentamente la luce ritorna. È la luce del mattino. Fuori lontano, un gallo canta.

Sul divanetto, dove adesso giacciono addormentati, si risvegliano pian piano: Giada e Victor.

VICTOR (sbadigliando e stiracchiandosi) - Mamma mia, sono pieno di dolori… però sono felice!


GIADA – Davvero, amore mio? (si vezzeggiano mentre dal fondo, da dietro al bancone, escono lentamente Linda e Amanda/Vincenzo, sono in deshabillé e mimano  come chi ha tutte le ossa rotte)
AMANDA/VINCENZO – Non parliamo di dolori… io ho dormito in una scatola di sardine…

LINDA – Perché… non ti è piaciuto, caro? (civettuola)

AMANDA/VINCENZO – No, questo no, anzi…

LINDA – Anzi?

AMANDA/VINCENZO – Anzi… ho scoperto che sono proprio contento di non aver terminato tutte le operazioni che mi ero prefissato.
VICTOR – Veramente?

AMANDA/VINCENZO – Veramente. Credo che non cambierò più niente… adesso sono convinto che ogni cosa sta bene dove sta!

LINDA (ride) – Sì, sì, confermo: ogni pezzo sta bene dove sta… e funziona perfettamente!

GIADA – Meglio così, meglio per tutti! (e lancia uno sguardo di fuoco al suo innamorato)

VICTOR – Hai ragione, hai ragione… (entrano, dal lato dell’appartamentino, Federica e Cornelio mano nella mano, per poi staccarsi lentamente)

CORNELIO – (sbadigliando) Ah, che bella nottata ho passato. La “vostra” stanza è davvero accogliente, signorina Federica.

FEDERICA – Grazie, mi fa piacere per voi…

CORNELIO – E poi, c’è un bagno così bello.

LINDA – Ma come, voi… voi due avete dormito insieme?

CORNELIO – E sì, cara, dopo quello che ho passato ieri sera… Federica è stata così graziosa da offrirmi il suo letto!

LINDA – Hai capito?!

FEDERICA – Grazie, mi fa piacere per voi… e adesso, scusate, ma io devo riprendere il mio lavoro: qualcuno deve fare colazione? Vi ricordo che questo è pur sempre un Bar!

Tutti: - Io; io; Brava! Ottima idea!

CORNELIO – Ma… aspetta (si accosta a Victor), ma tu, tu, sei…

VICTOR – Sì, papà, sono io, Victor! (si abbracciano)

CORNELIO – Ma cosa ci fai qui? Non dovresti essere a Napoli!

VICTOR – No, papà, mi dispiace, non sono a Napoli.

CORNELIO – O madre mia… ma… insomma mi puoi spiegare cosa succede?

AMANDA/VINCENZO – Succede, caro signore, che Victor, vostro figlio, non studia Medicina a Napoli ma Composizione qui al Conservatorio, e con ottimi voti!

CORNELIO – Ma come? E io… e voi, poi: avete detto di chiamarvi Victor Smith?

VICTOR – È vero, papà, ma lo ha fatto per coprirmi… non sapevo come l’avresti presa.

CORNELIO – E come la devo prendere? E voi… voi allora chi siete?

AMANDA/VINCENZO – Io… io mi chiamo Amanda!


LINDA (contemporaneamente) – Lui si chiama Vincenzo!

CORNELIO – Insomma… mi dite questo… questo strano tipo chi è?

LINDA – Va bene, adesso non stiamo a sottilizzare… Amanda, Vincenzo, che differenza fa? Questo è una persona… il nostro nuovo amico… non ricordi, caro Cornelio?

CORNELIO – Ma, ma, non è possibile… questo è… è…

LINDA – È proprio lui! L’amico caro di cui ti ho tanto parlato, va bene? (non vista lo colpisce con un calcio negli stinchi)

CORNELIO – E va bene, va bene. Avete ragione voi. Che devo dire… e voi allora, come vi chiamate?

GIADA (sorridente) – No, professore, io mi chiamo veramente Giada!

VICTOR – Ed è la mia fidanzata…

LINDA – Oh che bello! Viva l’amore…

CORNELIO – E va bene: viva l’amore. (siedono tutti. Federica serve le colazioni.

FEDERICA – Bene, bene ora che la famiglie è riunita… buon appetito!

LINDA – Grazie, grazie, Federica…

FEDERICA – Grazie a voi, signori…

Allora: 4 cornetti, 5 cappuccini, fanno 10 euro, e poi c’è la mancia: 50 euro! (stende gaudente la mano verso Cornelio)

CORNELIO – Ecco, io, veramente… (Federica gli muove la mano sotto il naso) Sì, sì, certo eccoti 60 euro! E non se ne parla più…

FEDERICA – Grazieeee… (si allontana)

LINDA – No, caro, parliamone… 50 euro di mancia?

CORNELIO – Beh, amore mio… che ti devo dire? Lei aveva veramente un bel… bagno!

Sipario

© - La barista perfetta, commedia di Giovanna Esse e Pasquale Calvino