La borsa e la vita

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LA BORSA E LA VITA

Commedia in un atto

di ALDO NICOLAJ

PERSONAGGI

MEMO

NADA

MINA

CELE

LUPO

RICO

Commedia formattata da

In una grossa città di provincia, oggi. Elementi di una camera da letto trasformabili a vista in ambienti diversi. Nada, bella donna, a letto, sta guardando la televisione. Entra Mina, la vecchia cameriera, portando il vassoio della colazione.

Mina                           - Buongiorno, signora. Dormito bene? La colazione.

Nada                           - Grazie, Mina. Voglio soltanto la spremuta. Riporta via tutto. (prende la spremuta e la beve)

Mina                           - Non fa colazione nemmeno il signore?!?

Nada                           - Portagli un tè al limone senza zucchero.

Mina                           - Non si sente bene?

Nada                           - Ha ripreso la dieta.

Mina                           - Non vorrà dimagrire? Ha il fisico di un giovanotto.

Nada                           - Diglielo, se ti capita. Gli uomini sono ancora più vanitosi di noi. (spegne il televisore) È venuto l’elettricista?

Mina                           - Sta cambiando l’impianto in giardino.

Nada                           - Sempre il solito, spero. Non è che ne hanno mandato un altro.

Mina                           - Lupo. È sempre Lupo.

Nada                           - Per lo meno lo conosciamo e sappiamo chi è.

Mina                           - Uno splendido ragazzo.

Nada                           - Appunto. Mandalo qui a dare un’occhiata a quest’interruttore che non funziona.

Mina                           - Subito?

Nada                           - . quando il signore sarà uscito: non vuole estranei in camera da letto. Portagli subito il tè.

Mina                           - . al limone e senza zucchero. (esce)

Nada                           - (esce dal letto e va verso il bagno) Tesoro, ne hai ancora per molto?

Memo                         - (esce nudo, un asciugamano attorno alla vita) Non hai il tuo, di bagno?

Nada                           - Lavori in corso. L’arredatore ha deciso delle modifiche.

Memo                         - Cosa dici se nel mio installiamo una sauna?

Nada                           - Detesto le saune, sembrano forni crematori.

Memo                         - Per espellere le tossine non c’è di meglio. Farebbe bene anche alla tua cellulite.

Nada                           - Ti pare che ne abbia? Con quello che spendo in massaggi.

Memo                         - Io ho ripreso un chilo.

Nada                           - Non è grave.

Memo                         - Un chilo al giorno, vuole dire trenta al mese.

Nada                           - E trecentosessantacinque in un anno. Non preoccuparti, sei sempre in gran forma. Anche Mina poco fa mi diceva che hai il fisico di un ragazzo. (sorriso compiaciuto di Memo) Non pensavo rientrassi a dormire.

Memo                         - Ogni tanto si ha la nostalgia del proprio letto. Tu hai fatto tardissimo. Divertita, almeno?

Nada                           - Figurati. Politici di provincia: squallidi sempre, peggiorano quando vogliono divertirsi. Sono fermi alle barzellette. (va in bagno)

Memo                         - (fa pigramente qualche movimento di ginnastica e gli scivola l’asciugamano proprio mentre la porta si apre ed entra)

Cele                            - (una splendida ragazza in vertiginosa minigonna portando il vassoio col tè. Imperturbabile) Scusi, avrei dovuto bussare.

Memo                         - (cercando di coprirsi e guardandola con gli occhi fuori della testa) Prego. prego. prego.

Cele                            - (posa il vassoio su di un mobile) Ecco il suo tè. Lo poso sul comodino?

Memo                         - Grazie. (tenendosi alla vita l’asciugamano, cerca di infilarsi la vestaglia)

Cele                            - (l’aiuta ad indossarla togliendogli l’asciugamano)

Memo                         - Nudo. Sono nudo. Non mi guardi.

Cele                            - Stia tranquillo, non mi formalizzo per certi dettagli.

Memo                         - (sbalordito, si annoda la vestaglia) Come dice?!?

Cele                            - (senza scomporsi, indica la tazza) Il tè è versato.

Memo                         - Non me lo avrà zuccherato?!?

Cele                            - No certo. Ma la sua linea non ha bisogno di diete. (esce)

Memo                         - (dopo averla guardata trasecolato va verso il bagno) Nada? Nada?

Nada                           - Che c’è? Mi stavo lavando i denti.

Memo                         - Chi è quella meraviglia?

Nada                           - Quale meraviglia?

Memo                         - La cameriera.

Nada                           - Mina, la solita vecchia Mina.

Memo                         - Parlo della nuova.

Nada                           - Non mi risulta ce ne sia una nuova.

Memo                         - Una ragazza da schianto, minigonna vertiginosa, gambe da copertina. E tutto il resto in armonia.

Nada                           - Se ci fosse una nuova cameriera, Mina me lo avrebbe detto.

Memo                         - Ti assicuro, uno splendore.  

Nada                           - Tesoro, la cocaina fa brutti scherzi a digiuno.

Memo                         - Appena sveglio? Mai.

Nada                           - Allora, soffri di allucinazioni.

Memo                         - Che allucinazioni?! Una creatura meravigliosa, ti ripeto. Le ho detto che non mi guardasse perché ero nudo e lei, senza scomporsi, ha risposto che non si formalizzava per certi dettagli.

Nada                           - E non si è formalizzata?

Memo                         - Si è comportata come una regina. Sul momento ho sperato che l’avessi scelta tu per darmi il buongiorno. (va a vestirsi dietro un paravento)

Nada                           - Quando mai?!? (suona il campanello) Sbrigati. L’interruttore non funziona, deve venire l’elettricista.

Memo                         - Anche oggi?

Nada                           - Visto che è qui per cambiare l’impianto.

Memo                         - Di nuovo?

Nada                           - Lo ha deciso l’arredatore.

Mina                           - (entrando) Ha chiamato, signora?

Nada                           - Mina, come vedi ho suonato ed è salita Mina.

Mina                           - Non avrei dovuto?

Nada                           - Non eri tu, prima?

Memo                         - (uscendo da dietro al paravento) Mina, chi è stata a portarmi il tè?

Mina                           - Cele.

Nada                           - Chi è Cele??

Mina                           - Una mia lontana nipote. Le hanno dato un passaggio ed è venuta a salutarmi.

Nada                           - Ed ha portato lei il tè al signore?

Mina                           - Con licenza parlando stavo facendo un pediluvio. Non si è comportata bene?

Nada                           - Mio marito ne è rimasto folgorato.

Mina                           - Davvero? Riconosco che è molto carina.

Memo                         - Voglio che la veda anche tu. Dille di salire un momento.

Mina                           - È già andata via.

Memo                         - Dove?

Mina                           - . a casa. Abita in un paesino ad una decina di chilometri.

Memo                         - Come ci è andata? Con la corriera?

Mina                           - Di solito fa l’autostop. Qualcuno trova sempre.

Memo                         - Lo credo bene. Voglio l’indirizzo preciso di sua nipote.

Mina                           - (mette la mano in tasca, tira fuori un biglietto) Eccolo. Non so perché, immaginavo lo volesse.

Memo                         - (viene verso il pubblico, si ferma in mezzo al palcoscenico) Ecco, signor commissario, come l’ho conosciuta. Era salita a portarmi il tè per provocarmi.

Cele                            - (venendogli vicino e togliendosi il grembiule) S’immagini se volevo provocarlo!?! Ero curiosa di conoscerlo, tutti parlavano di lui e dei suoi soldi.

Memo                         - È entrata senza bussare, sorprendendomi, nudo.

Cele                            - Nudo?!? Aveva un asciugamani alla vita. (a Nada) Non è così?

Nada                           - Non posso testimoniare. Ero in bagno a lavarmi i denti.

Mina                           - Avevo detto una bugia. Non era mia nipote. L’aveva portata l’elettricista sul suo motorino.

Lupo                           - (un bel ragazzo, si rivolge anche lui all’invisibile commissario) Voleva vedere la villa. Mina si era offerta di farle dare un’occhiata ai saloni ed io me ne ero andato in giardino.

Nada                           - Gran lavoratore e gran bel fisico.

Memo                         - Tra la ragazza e lui era appena finita una storia.

Lupo                           - Cele glielo aveva detto e lui l’aveva bevuta.

Mina                           - Il fatto è, signor commissario, che il signore aveva perso la testa. Avuto il suo indirizzo era corso a cercarla.

Cele                            - E non mi aveva più dato pace, signor commissario. Rientrando avevo trovato un mazzo di cento rose rosse col gambo lungo lungo. Una ragazza come me cosa poteva farsene di cento rose in una camera d’affitto, dove non avevo nemmeno un vaso per metterne tre di rose, figuriamoci.

Nada                           - Sa il primo amore di un liceale, signor commissario? Tale e quale. Mio marito, l’aveva appena vista e già non pensava che a lei, non sognava che di lei, non parlava che di lei. Io ho idee molto liberali, ma lui esagerava.

Mina                           - Da me voleva sapere tutto della ragazza. Cosa potevo dirgli? L’avevo vista appena una volta.

Cele                            - Si era fissato. Fiori, regali, lettere. Siccome non avevo il telefono, colle rose mi ha perfino mandato un cellulare.

Memo                         - Volevo rivederla. Lei no.

Cele                            - Non capivo la sua insistenza. Come uomo non è che mi avesse molto colpita. Anche se belloccio, non era il mio tipo. Ma mi incuriosiva. In fondo era il più grosso industriale della provincia. Ma era sposato. Io non ho mai voluto un uomo sposato. Perché quando c’è un’altra donna di mezzo, signor commissario, non si ha la necessaria libertà d’azione. E gliel’ho detto subito quando ci siamo visti al Caffé Grande. (ora gli elementi scenografici suggeriscono la saletta di un caffè. Lei siede accanto a Memo)

Memo                         - Cosa c’entra che sia sposato? Il mio matrimonio non può disturbare la nostra amicizia. Mia moglie è intelligente, moderna, senza pregiudizi borghesi. Ognuno di noi dispone come vuole della sua vita.

Cele                            - . ma è sempre sua moglie. E noi viviamo in provincia. Guardi come tutti ci osservano. Mi pare di sentire i commenti. le chiacchiere. i pettegolezzi. Non sono mai stata una ragazza chiacchierata. E cosa me ne faccio di cento rose al giorno?? Un profumo mi farebbe più comodo.

Memo                         - Quale preferisce?

Cele                            - Di profumi? Non so. Dicono che più costano e meglio sono. Ma io non posso accettare regali da un uomo sposato.

Memo                         - Un’amicizia con me potrebbe esserle utile ed anche rendere più gradevole la sua vita. Come può abitare in un paesino dove non c’è nemmeno un cinema? Una ragazza come lei in una camera mobiliata!?!

Cele                            - Non ho ambizioni. Mi basta il sentimento. L’uomo che mi amava, un elettricista, non poteva offrirmi altro. Ed io ero ben contenta di diventare sua moglie. Anche se, ora, la nostra storia è finita non posso mettermi con lei. Sono incapace di convivere con un uomo, se non c’è un preciso progetto matrimoniale.

Memo                         - Io vorrei tanto aiutarla.

Cele                            - Lei è un grosso industriale, ha un fatturato da capogiro, una fabbrica con centinaia di operai, la produzione, le esportazioni, gli appalti, il golf nel tempo libero. Cosa può esserci in comune tra uno come lei ed una ragazza come me?

Memo                         - Più di quanto possa immaginare. Come l’ho vista, mi sono innamorato di lei. Ho sentito un’attrazione violentissima.

Cele                            - Guardi come ci osservano. Abbiamo addosso gli occhi di tutto il paese. Sfido, un grande industriale con una ragazzetta senza né arte né parte. Tutti quelli che passano sotto i portici si voltano per guardarci. Dio che vergogna! (si illumina un altro lato della scena dove ci sono Lupo e Nada)

Nada                           - Pensavo lei fosse sposato.

Lupo                           - No, sono celibe.

Nada                           - Avrà una ragazza.

Lupo                           - Beh.

Nada                           - Fidanzato?

Lupo                           - Nel nostro ambiente ci si fidanza andando a letto. E siccome a letto tra di noi funziona che è una meraviglia, abbiamo deciso di sposarci.

Nada                           - Subito?

Lupo                           - Prima vorrei sistemarmi meglio mettendomi in proprio. Sono disposto a sacrifici per farmi una posizione. Ma non è facile senza un appoggio. Senza qualcuno che mi possa aiutare.

Nada                           - Cominci col licenziarsi. La sua ditta la sfrutta. Mettendosi in proprio guadagnerebbe di più, molto di più. Dopo aver sistemato l’impianto di illuminazione della villa, posso proporla per il controllo dell’impianto elettrico         della fabbrica. Nel giro di un anno si sistemerebbe. Non abbia fretta di sposarsi. Convinca la sua ragazza ad aspettare. Tanto, a letto ci andate lo stesso. (si accende il tavolo di Memo e Cele)

Memo                         - Mi dia retta, dimentichi gli elettricisti. Lei ha bisogno di un uomo, non di un ragazzetto.

Cele                            - Lupo non è un ragazzetto. Ha ventitre anni.

Memo                         - E che affidamento può darle un ragazzo di ventitre anni? Io. sa quanti ne ho, di anni?

Cele                            - Non lo so. Trentuno?

Memo                         - Qualcuno di più, ma lasciamo perdere. Accetti la mia amicizia, posso occuparmi io di lei. Tanto per cominciare potrebbe trasferirsi subito in un appartamentino.

Cele                            - In un appartamentino?!? Io!?! Neanche per sogno!

Memo                         - Perché no?

Cele                            - Dopo una stanza ammobiliata, non posso accontentarmi di un appartamentino. Voglio almeno un triplo salone, con studio, camera da letto, salottino, servizi adeguati. Sento il bisogno di avere dello spazio attorno a me.

Memo                         - Sì, ma tanto per cominciare si potrebbe.

Cele                            - . ed un bel terrazzo, pieno di fiori, per godermi il sole. Io sono innamorata del verde, odio tutto quello che è tecnico, detesto il mondo meccanico, le macchine, i motori. Adoro la natura.

Memo                         - Certo, capisco.

Cele                            - Però un garage ci vuole.

Memo                         - Un garage? Ha la macchina?

Cele                            - No, ma quando l’avrò perché tenerla in strada?!? Non posso farmi rubare una fuori serie, spider, blu, foderata di pelle rossa, che costa un patrimonio?!?.

Memo                         - (va verso il centro del palcoscenico) Vede, signor commissario. non chiedeva nulla. Si limitava a suggerire. Ma quando un uomo è innamorato.

Nada                           - (avvicinandosi a lui) Mio marito è fatto così, quando una donna gli interessa, cerca di accontentare ogni suo desiderio. Non è il mio caso, signor commissario. Io avevo già tutto. Appartenevamo allo stesso ambiente e c’erano molti interessi ad unirci; l’amore, nel caso nostro, era un di più. Io una bella ragazza, lui un bel giovanotto, l’industria lasciatami da mio padre sembrava fatta apposta per incorporarsi alla sua: lui una fabbrica di tessuti, 400 operai, grandissimi locali e macchinari antiquati, io una fabbrica di tessuti 300 operai, locali piccoli e macchinari ultramoderni. Ci piaceva divertirci, e sa com’è la vita in provincia, le feste, un sacco di amici comuni, gli inviti, i viaggi, le vacanze, era quasi un obbligo sposarci, la nostra vita non sarebbe cambiata molto. Matrimonio d’interesse? Non solo, signor commissario. C’era anche simpatia tra di noi.

Memo                         - E, poi, la vita in provincia non è che sia molto eccitante, se non si alimenta con un po’ di fantasia. E noi, insieme, ne abbiamo sempre avuta, signor commissario.

Cele                            - Li vedevamo passare elegantissimi. sulle loro potenti macchine. la villa illuminata a giorno. davano feste su feste, musica tutta la notte. Partivano in tutte le stagioni per viaggi meravigliosi, ritornavano abbronzati dal sole di spiagge lontane. Come restare indifferenti a tutto quel lusso, a tanto benessere? Perché loro dovevano avere tanto e noi niente? Rico, un amico di Lupo abita dalle parti della loro villa. Andavamo a trovarlo per spiare qualcosa di quel benessere che noi non avremmo mai avuto.

Lupo                           - (appare con Rico) Anche ieri notte!?! Ma cosa faranno?

Rico                            - Cosa vuoi che facciano? Porcelli come sono non possono fare che porcherie.

Lupo                           - Come fai a saperlo?

Rico                            - Anche se il personale è molto fidato e non si sbottona, qualcosa finisce sempre per lasciarsi scappare.

Lupo                           - Per esempio?

Rico                            - Ad una certa ora sniffano, mandano via il personale ed avanti, popolo! Al mattino letti disfatti. materassi per terra, cuscini e coperte dappertutto. biancheria sporca.

Lupo                           - Veramente?

Rico                            - Una volta ho sentito con queste mie orecchie, la loro cameriera, quella più anziana, lamentarsi scandalizzata.

Mina                           - Bugie, tutte bugie. Le do la mia parola, signor commissario mai raccontato nulla. Sono affezionata alla casa, quello che fanno tra di loro, a me non interessa. Anche quando il padre del signore era stato accusato di violenza carnale alla figlia minorenne del portiere, dalla mia bocca non è uscito verbo. E dire che avrei potuto rovinarlo. Nel nostro lavoro bisogna essere ciechi, sordi e muti.

Lupo                           - La verità è che hanno troppi soldi. E, non sapendo più come spenderli, diventano depravati.

Rico                            - Noi ci accontentiamo di un cinemino ed un sacchetto di popcorn, loro si drogano, si scambiano le mogli, fanno l’amore di gruppo.

Lupo                           - Ma sono gentili. Mi hanno mandato a rifare gli impianti elettrici. La signora è così fine, così affabile. Le ho detto che avrei voluto mettermi in proprio e lei subito si è offerta di darmi una mano.

Rico                            - Attento.

Lupo                           - Figurati. Prima di tutto è una grande signora e, poi, io, sono innamorato di Cele.

Rico                            - A proposito, quando vi sposate? (scompare per lasciare il suo posto a Cele)

Lupo                           - Rico mi ha domandato quando ci sposiamo. Io gli ho detto: prima possibile.

Cele                            - Per sposarci bisogna essere in due. Toccherà anche a me decidere.

Lupo                           - Non sei più d’accordo, ora?

Cele                            - Perché sposarci, Lupo, proprio adesso? Cosa abbiamo da guadagnarci? Stiamo bene insieme, questo è vero. Siamo stati felici, ma possiamo continuare ad esserlo, anche senza matrimonio. Siamo giovani, dobbiamo prima pensare alla nostra vita. Tu alla tua ed io alla mia. Se sentiremo il bisogno di sposarci, lo faremo. Ma dopo. Ora che sei entrato in un mondo che sognavi, approfittane. La padrona di casa ha messo gli occhi su di te ed io sono riuscita a far colpo sul marito.

Lupo                           - Non ha messo gli occhi su di me. È stata solo gentile.

Cele                            - Lascia che lo sia sempre di più. La vita certe occasioni non te le offre che una volta. Guai a non coglierle quando è il momento. Basta un attimo di incertezza e quello che avevi a portata di mano, non c’è già più. Lasciamoci liberi di comportarci come meglio ci pare. Tanto io so che su di te posso contare e che tu puoi contare su di me. Sistemiamoci, prima, poi avremo il tempo per rifarci. Il nostro non è un amore da niente, ma un sentimento che durerà nel tempo.

Lupo                           - Cosa dovevo risponderle, signor commissario? Mi pareva un ragionamento pieno di buon senso. Io sono un uomo semplice e ho sempre cercato di andare al sodo.

Cele                            - . perciò ha capito e non si è fatto scrupoli. Per lui era importante che il nostro rapporto non si interrompesse e che potessimo continuare a vederci come prima o quasi.

Lupo                           - Il sesso ci univa. E per me il sesso è importante. fondamentale.

Cele                            - Per non lasciarci soffocare dalla vita, dovevamo difenderci, signor commissario. In provincia la differenza di classe conta molto di più che in una grande città. Perché ci si conosce, si sa quello che fanno gli altri e ci si rende conto come tutto diventi facile quando si hanno soldi. La vita dei ricchi si può ammirare come in una vetrina, altrochè TV, le loro avventure alimentano i nostri pettegolezzi, ma anche i nostri sogni. In provincia i poveri imparano a sognare come fossero ricchi con desideri che allargano continuamente i loro orizzonti.

Lupo                           - C’è sempre chi vede quello che fai e spia nei tuoi segreti. Nei caffè, nelle passeggiate sul corso, quando si fa la vasca su e giù per i portici, si parla di politica, di sesso, di calcio, di TV ma sopratutto di che cosa fa il prossimo, di cosa mangia, quanto spende, come passa le serate, con chi va a letto.

Memo                         - Di me e di mia moglie sanno sempre tutto.

Nada                           - . persino quanto spendo per vestirmi. Vorrei sapere chi è ad informarli.

Mina                           - Non certo io, signor commissario, perché tengo la bocca cucita. Sempre. Dei miei padroni non fiato mai. Poi, i vestiti della signora costano cifre con tanti zeri ed a me tutti quegli zeri confondono le idee. Uno straccetto qualsiasi lo paga milioni. Di golfini di cachemire, per esempio, sa quanti ne ha? 86. Li ho contati ieri. Ed anche se abbiamo la stessa taglia, non ne ha mai scartato uno per regalarlo a me.

Rico                            - . alle feste i vuoti di champagne si contano a decine. Solo in champagne spendono una fortuna. Possibile che tutti quei soldi li guadagnino onestamente?

Cele                            - Rico per favore non fare discorsi da comizio. Siamo in tribunale, perciò andiamo avanti. Vede, signor commissario, Memo continuava a non darmi tregua. Mi ha portato a vedere persino una villa, che voleva regalarmi.

Memo                         - Guarda che panorama, non ti piace tutto questo verde?!?

Cele                            - Sì. Carino.

Memo                         - Il salone è splendido, tutti mobili d’epoca. Il comò reggenza, il divano primo impero. Non è bello?

Cele                            - Sì, carino.

Memo                         - E la cucina? Tutta attrezzata, non manca niente.

Cele                            - Sì, carina.

Memo                         - Il letto è un pezzo da museo. Autentico settecento veneziano. Cosa c’è? Non mi sembri entusiasta. Non ti piace?

Cele                            - Sì, carino. Hai pensato tu all’arredamento?

Memo                         - No, Gianni Arnaldi, ma, poi, il suo matrimonio è andato in fumo.

Cele                            - Sfido, la fidanzata era così affezionata alla famiglia che andava a letto anche con suo padre. E pare anche col nonno. E tu mi offriresti una villetta che era destinata ad una puttana!?!.

Memo                         - L’arredamento è di un architetto di grido, venuto da Roma.

Cele                            - . e con questo? Era fatto per una puttana!?!

Memo                         - . che non ci ha mai messo piede.

Cele                            - Ed io dovrei lasciare la mia camera ammobiliata in un paesino per una villa sperduta in aperta campagna? Vuoi nascondermi, perché la gente non mi veda? Ti vergogni di me? È questo il bene che mi vuoi?

Memo                         - Questa villa costa un capitale.

Cele                            - Me ne infischio di quanto costa. Mi credi interessata? Me ne sbatto dei tuoi soldi. Non ho mai chiesto niente a nessuno, ricordatelo.

Memo                         - Cercavo di sistemarti il meglio possibile.

Cele                            - Forse, ma io non mi lascio incantare dai mobili antichi, dal letto veneziano, dal comò impero, dalle finestre che si aprono sul verde! Se mi fosse piaciuta la clausura, mi sarei fatta suora. Questa villa può valere miliardi, ma non ci starei nemmeno dipinta.

Memo                         - Ed io pensavo che mi saresti saltata al collo per la gioia.

Cele                            - Come non mi conosci, Memo. Sono povera, ma ho la mia dignità e non mi lascio comprare da nessuno. Nemmeno da un miliardario come te. Non cerco una villa, cerco soltanto un po’ di affetto. (improvvisamente scoppia a piangere)

Memo                         - Cosa c’è da piangere, ora?

Cele                            - Hai visto quanto è grande quell’armadio? Ed a me cosa servirebbe? A metterci i miei quattro straccetti? È uno schiaffo alla mia miseria, quell’armadio. Roba da morire di vergogna. Mi spiace, Memo, tu mi giudichi male.

Memo                         - Pensavo che per te fosse meglio qui che una camera d’affitto.

Cele                            - In questo eremo non vedrei nessuno.

Memo                         - Verrei tutti i giorni io.

Cele                            - I primi tempi, forse. Ma poi? Hai la fabbrica, i tuoi impegni, le tue amicizie, una moglie, il golf. Ed io qui cosa farei? Come passerei le serate? A giocare a briscola con la cuoca e le cameriere?.

Memo                         - Mi spiace. Credevo di farti una sorpresa.

Cele                            - . isolandomi in campagna?!? Voglio vivere tra la gente, io, in pieno centro storico.

Memo                         - Non si trova più nulla di decente, nel centro storico.

Cele                            - Non esiste l’impossibile quando si ama. Ma mi vuoi bene tu?

Memo                         - Ti amo alla follia. (l’abbraccia furiosamente)

Cele                            - Calmati, Memo. È inutile che ti ecciti. Oggi non mi sdraierai sul letto veneziano, come avevi programmato. Non è ancora il momento! Devi avere pazienza, con me. Molta pazienza.

Memo                         - Non ce la faccio più. Quando verrà quel momento?

Cele                            - Non lo so. Quando sentirò anch’io il tuo stesso desiderio. Qui la campagna non aiuta. Chissà. forse quando sarò finalmente in un mio appartamento nel centro storico. (buio su di loro, appaiono Lupo e Nada)

Nada                           - Di elettricità non capisco nulla, ma penso ci sia un guasto nell’impianto. Voglio una luce violenta, intensa. Sono una creatura solare e della luce ho bisogno. Se non c’è luce violenta, che senso ha il buio?

Lupo                           - Bisognerà sbaraccare tutto e scoprire i fili.

Nada                           - Scopra, scopra tutto quello che vuole. È qui per questo.

Lupo                           - Farò del mio meglio.

Nada                           - Come va con la ragazza?

Lupo                           - Per approfondire i nostri sentimenti, abbiamo deciso di concederci un periodo di riflessione. Il matrimonio mica è uno scherzo. Guai a sbagliare.

Nada                           - Ha ragione. Non bisogna prenderlo alla leggera, il matrimonio. Molti falliscono perché prima non ci riflettono abbastanza. Cosa che non è successa a me ed a mio marito. Sa da quanto tempo siamo sposati? Undici anni. E viviamo in accordo perfetto. Se non c’è una perfetta intesa, meglio rompere.

Lupo                           - La nostra non è una rottura, ma una pausa di riflessione.

Nada                           - Mi pare un’ottima idea. Cerchi di approfittarne, non si lasci prendere dalla malinconia. Ad un bel ragazzo come lei, chissà quante donne correranno dietro. Perché piace, sa? Piace molto. Una mia amica che ieri era qui, non so perché la guardava mentre era in giardino. Non una mezza calzetta, perché io quelle non le frequento, una signora di classe, felicemente sposata come me e più o meno della mia età. Ma io l’ho messa in guardia e le ho spiegato che a lei piacciono solo le ragazzine.

Lupo                           - Non è vero, le donne mi piacciono tutte, se sono carine.

Nada                           - Vuol dire che non direbbe di no ad una donna che ha una decina di anni più di lei?

Lupo                           - Se mi piacesse.

Nada                           - E lei come fa capire ad una donna che le piace? Signor commissario, a questo punto, senza un attimo di esitazione mi ha preso tra le braccia e mi ha baciata con delle labbra di fuoco.

Lupo                           - No, signor commissario, non è stato così. La signora si è chinata su di me, che ero inginocchiato per scoprire un filo, mi ha preso la testa tra le mani e mi ha baciato con.

Nada                           - Cosa vuoi che importi al signor commissario se sono stata io a baciare te o tu a baciare me? È successo, ecco. È successo come in tutte le storie d’amore. E siccome eravamo nella stanza da letto ed io avevo soltanto la vestaglia sulla pelle.

Lupo                           - Mi pare inutile scendere in particolari. A meno che il signor commissario lo richieda.

Nada                           - Arrossirebbe, signor commissario, se le raccontassimo i particolari: questo giovanotto a letto è un’iradiddio.  

Lupo                           - Qualsiasi uomo con una donna così avrebbe fatto come me.

Nada                           - È così modesto. (lascia il posto a Rico)

Rico                            - Davvero te la sei portata a letto?

Lupo                           - Come puoi essere così volgare?

Rico                            - Preferisci che ti domandi se te la sei scopata? Te lo domando per amicizia. Perché già lo sanno tutti. Vi hanno visto: ti ha riportata a casa lei con la Jaguar.

Lupo                           - Mi si era rotto il motorino.

Rico                            - Non ha un autista?!?

Lupo                           - Era di strada.

Rico                            - Lasciandoti ti ha dato un lungo bacio sulla bocca.

Lupo                           - . sulla guancia. Perché l’impianto che le avevo fatto era quello che voleva.

Rico                            - Capisco. Le era piaciuto il tuo, d’impianto Lupo. Lupo. E Cele?

Lupo                           - Non ne so niente.

Rico                            - Vi siete fatto un bel programmino. Tu con la moglie e lei con il marito.

Lupo                           - Anche tu con queste storie! È troppo pettegolo questo paese, si sparla di tutto e di tutti.

Rico                            - E vuoi che non se ne parli? La tua Cele è sistemata in un appartamento in pieno centro storico. Dicono che sia una meraviglia.

Cele                            - Esatto, signor commissario. Un appartamento molto piacevole. Una villa sarebbe stata troppo impegnativa. Avrei avuto bisogno di un servizio adeguato. Qui era sufficiente un paio di persone: cameriera e cuoca.

Memo                         - E siccome anche nell’appartamento, non voleva venire a letto con me, una sera ho dovuto.

Cele                            - È stato di una brutalità che mi ha sconvolta. Mi ha aggredita, signor commissario. Con una violenza. una furia.

Memo                         - Mai desiderato una donna così. E mi pareva giusto averla, dopo l’appartamento di lusso, il guardaroba nuovo, il conto corrente in banca. Dovevo ancora stare con l’acquolina in bocca? Lo psicologo mi aveva detto che se aspettavo ancora sarei potuto andare in depressione.

Cele                            - Però ho preteso la chiarezza: come gentiluomo doveva assolutamente mettere la moglie al corrente della nostra relazione.

Memo                         - (siede a tavola con Nada. Mina serve il pranzo) Buon appetito. (esce)

Nada                           - Grazie. Com’è andata, oggi? Una buona giornata?

Memo                         - Splendida.

Nada                           - Splendida anche per me.

Memo                         - Cosa hai fatto di bello? Racconta.

Nada                           - Prima racconta tu.

Memo                         - Sai quella bella ragazza, che mi aveva portato in camera il tè, qualche tempo fa?

Nada                           - . quella che non si formalizza per certi dettagli?

Memo                         - Esatto. L’ho rivista.

Nada                           - Mi fa piacere.

Memo                         - Spesso. Non ti secca?

Nada                           - Basta non dare troppa importanza a questi incontri.

Memo                         - Un diversivo. Semplicemente un diversivo.

Nada                           - Ogni tanto ci vuole.

Memo                         - Ho passato una splendida giornata con lei.

Nada                           - Mi fa piacere. Quando ti diverti rientri allegro, coi nervi distesi.

Memo                         - Avevo avuto tante grane in fabbrica. Un’ispezione fiscale. Il ragioniere, come al solito deve aver commesso qualche irregolarità. E, poi, il personale mi aveva fatto richieste eccessive. Sono sempre disposto a cedere, ma entro certi limiti.

Nada                           - Ed hai ceduto anche questa volta?

Memo                         - Ha ceduto lei. Una creatura d’eccezione. Una pelle. un corpo. Non ti dispiace se scendo in questi particolari.

Nada                           - Quando ti vedo contento, sono contenta anch’io. Del resto non ti nascondo che ho avuto anch’io un incontro piacevole.

Memo                         - Lo avrei giurato perché non ti ho mai visto così bella.

Nada                           - Un ragazzo bisognoso d’affetto. L’ho aiutato a superare la crisi che stava attraversando.

Memo                         - E l’ha superata?

Nada                           - Pare proprio di sì. Rientri a dormire, stanotte?

Memo                         - Non ne sono sicuro. E tu?

Nada                           - Non ti preoccupare per me, in un modo o in un altro, so sempre come riempire le mie serate.

Mina                           - Vede, signor commissario. sapevo che sia lei che lui avevano i loro svaghi sentimentali, ma era confortante trovarli così uniti. È rasserenante un matrimonio che non va mai in crisi. Vedere due persone che non litigano, che non si insultano, anzi pieni di premure l’uno verso l’altra. Così anche l’adulterio diventa casalingo come il caffelatte del mattino, invece di complicare la vita l’armonizza. Una grande saggezza quella dei miei padroni, magari tutti fossero come loro.

Memo                         - Avevo capito che anche mia moglie si era trovata un diversivo, signor commissario. Ma non volevo sapere altro. Mi era capitato di vedere quell’elettricista per casa, ma pensavo dovesse riparare qualche guasto o fare una di quelle innovazioni che il nostro capriccioso arredatore decide per meritarsi lo stipendio.

Nada                           - Sapevo che manteneva la ragazza, che le aveva messo su un appartamento nel centro storico. Si era rivolto al nostro arredatore che, come tutti quelli che vivono tra i mobili antichi, i quadri e i tessuti preziosi amano spettegolare. Per questo ero informatissima e mi dicevo: lui spende per una donna? Ed io spendo per un uomo.

Lupo                           - Per carità, non ho mai accettato danaro. Non è nel mio stile. Sono un ragazzo perfino troppo onesto. Certo, per il lavoro fatto, mi aveva pagato arrotondando la cifra. Ma era per dimostrarmi che l’avevo accontentata, non perché ero andato a letto con lei. Pensa che glielo avrei permesso? Mi faceva qualche regalino che non mi pareva carino rifiutare, come la macchina, per esempio. Ma non le permettevo          altro. Che mi aiutasse a sistemarmi sì. Mi aveva procurato un contratto come elettricista nella loro azienda, il che non è poco. Aveva anche comprato uno stabile in centro per permettermi di aprire un negozio di elettrodomestici. Mi offriva qualche week-end divertente in una capitale straniera o in una qualche località turistica. Avrei dovuto dirle di no? Quei viaggi non potevo permettermeli e lei si annoiava a farli da sola.

Memo                         - Facevano comodo anche a me quei viaggetti, signor commissario. Perché se lei andava in week-end con l’elettricista, io ci andavo con Cele. Scappatelle innocenti delle quali nessuno sapeva niente.

Rico                            - Si veniva a saperlo subito. C’era sempre qualcuno che li vedeva partire o li vedeva tornare, che controllava l’etichetta delle valigie, che sentiva le telefonate per prenotare gli aerei. È la provincia, signor commissario, la provincia impone di sapere sempre tutto. La provincia è una mentalità, un modo di vivere.

Nada                           - Perché si è più borghesi, signor commissario. Manca l’elasticità, manca il senso pratico del vivi e lascia vivere. Si è maledettamente curiosi di sapere degli altri.

Memo                         - Difficile nascondere qualcosa alle segretarie, per esempio.

Nada                           - Il personale in genere parla.

Mina                           - Io no. Eppure sapevo tutto. Quante volte l’elettricista passava la notte in villa. No, non nella camera matrimoniale, lì hanno fatto l’amore solo la prima volta, per comodità, perché si trovavano sul posto: la notte la passavano nella stanza degli ospiti, quella gialla. Al mattino, portavo la colazione e me li trovavo a letto tutti e due ed erano così carini. Eppure, signor commissario, non ne ho mai fatta parola con nessuno. Se una cameriera vedendo passare Lupo, mi domandava maliziosa chi fosse quel bel giovanotto, io alzavo le spalle e le dicevo di informarsi dalla signora. Questa, me lo dico da sola, è classe, signor commissario.

Nada                           - I sorrisini del personale non mi toccavano. Io pagavo e loro servivano. In casa mia avevo diritto di fare quello che volevo.

Cele                            - Io avevo stabilito rapporti differenti con il mio personale. Facevo loro le confidenze, che credevo giusto fare e così mi guadagnavo la loro complicità. Altrimenti come potevo vedere Lupo?

Memo                         - Io ho capito l’intrigo dopo, come le dirò. Credevo tutto finito tra loro.

Cele                            - Gliel’ho nascosto solo per non dargli un dispiacere.

Lupo                           - Ci vedevamo quando eravamo sicuri di non essere visti. E poi mi camuffavo.

Cele                            - Lupo era sempre così divertente.

Lupo                           - Con questa mantella ed il berretto di vigilante notturno chi vuoi mi riconosca?    

Cele                            - Avevo una voglia matta di stare con te.

Lupo                           - Io contavo le ore.

Cele                            - Nada com’è?

Lupo                           - Carina.

Cele                            - A letto, voglio dire.

Lupo                           - Un po’ scatenata. Ma si calma subito.

Cele                            - Immagino. Cosa le fai?

Lupo                           - La stanco e lei si addormenta.

Cele                            - Ed allora pensi a me?

Lupo                           - Certo. Tu, invece, in quei momenti non mi pensi mai.

Cele                            - Se non a te, a chi allora? Nada è una bella donna e ad un uomo fa piacere tenerla tra le braccia. Memo invece.

Lupo                           - Non è poi così male.

Cele                            - Non è il mio tipo. Fisico insignificante, pochi muscoli. E, poi, Dio li fa e poi li accoppia. Lui è tale e quale sua moglie.

Lupo                           - Cioè?

Cele                            - Si stanca subito e si addormenta.

Lupo                           - Ho sempre dubitato che non avesse grande vigore sessuale.

Cele                            - Sul momento sembra un toro scatenato, ma la sua è una sessualità tutta di testa.

Lupo                           - . mentre la tua di testa non è.

Cele                            - Direi proprio di no. (ride e l’abbraccia) Così hai l’appalto dei servizi elettrici della fabbrica.

Lupo                           - Come lo sai?

Cele                            - Da lui.

Lupo                           - Come ti ha detto?

Memo                         - (avvicinandosi a Nada) Per il tuo elettricista non avere preoccupazioni. Gli ho fatto un contratto di ferro e con quello che gli do può campare, ed anche bene.

Cele                            - Non lo avrai fatto per me. Non me ne importa più niente di lui.

Memo                         - Ottimo lavoratore, conosce il suo mestiere. Anche se, ora, manda i suoi aiutanti. perché è molto occupato. ha aperto un negozio di elettrodomestici. Modernissimo, davanti al Duomo sotto i portici. (si allontana)

Cele                            - Tutti me ne parlano. L’ho intravisto passando. Mi è parso carino.

Lupo                           - Se n’è occupato l’arredatore della villa.

Cele                            - Sergio? Ha arredato anche quest’appartamento.

Lupo                           - Il tuo lui ha fatto le cose in grande.

Cele                            - Come la tua lei.

Lupo                           - Insomma ti sei sistemata bene.

Cele                            - E tu no?

Lupo                           - È vero. Un salto economico che non avrei mai immaginato.

Cele                            - Che ti dicevo? Sarebbe stato stupido compromettere tutto per sposarci. Cos’avremmo fatto? Una vita da morti di fame.

Lupo                           - In fondo, quando ci sono i soldi, si soffre meno.

Cele                            - Soffrire si soffre lo stesso, ma con più comodità.

Lupo                           - Tu fai risparmi?

Cele                            - Non ho una attività professionale, come hai tu.

Lupo                           - Hai qualcosa da parte. qualche economia?

Cele                            - Ti servono soldi?

Lupo                           - Se ne avessi bisogno, non li chiederei a te.

Cele                            - Allora, perché me lo domandi?

Lupo                           - Mi conosci, ormai, chi nasce povero si preoccupa sempre del domani.

Cele                            - Non preoccuparti. Sono nata povera anch’io.

Lupo                           - Ed, ora, spendi tutto?

Cele                            - Mi concedo tutto quello di cui ho bisogno.

Lupo                           - E non metti nulla da parte?

Cele                            - Perché vuoi saperlo?

Lupo                           - Per metterti in guardia. Può succedere all’improvviso un corto circuito. Se Memo ti lascia, non devi ricominciare da zero.

Cele                            - Non ti preoccupare. Metto da parte come una formica e cerco anche di far fruttare i miei risparmi.

Lupo                           - Come?

Cele                            - Come meglio posso.

Lupo                           - Cioè?

Cele                            - Sei curioso. In modo del tutto onesto.

Lupo                           - Sarebbe a dire?

Cele                            - Giuoco.

Lupo                           - Giuochi!?!

Cele                            - In borsa.

Lupo                           - Giuochi in borsa, tu?

Cele                            - Perché, è proibito?

Lupo                           - Perderai tutto. Non hai esperienza.              

Cele                            - Me la sto facendo.

Lupo                           - Non finisci mai di stupirmi. Come ti è venuto in mente?

Cele                            - Memo non faceva che telefonare dicendo di comprare, di vendere, investire, mollare, cedere tutto. Non capivo. m’incuriosiva quel linguaggio cifrato. Allora gli ho domandato spiegazioni.

Lupo                           - E ti ha detto che giocava in borsa?

Cele                            - . guadagnando milioni. Allora gli ho comunicato che volevo farlo anch’io.

Memo                         - (in un raggio di luce) Tesoro, mi pare un’idea pazzesca. Cosa ne sai di titoli, di azioni, di mercato e compagnia bella? Tu sei una piccola creatura deliziosa che deve parlare soltanto d’amore e che può occuparsi solo di gioielli, di pellicce, di profumi. Lascia a noi uomini d’affari il compito di guadagnare, noi siamo belve allo sbaraglio, che per il danaro sono capaci di divorare e farsi divorare. Io devo fare tanti soldi affinché la mia topolina possa togliersi tanti capricci. Tu devi soltanto aspettarmi profumata e sorridente nel letto tutta nuda tra cuscini e lenzuola di seta.

Lupo                           - E ti ha detto di no!?!

Cele                            - Mi ha detto di no.

Lupo                           - Allora?

Cele                            - Credi che una donna si rassegni quando un uomo le dice di no? Gliel’ho detto anch’io, a suo tempo. E lui ha dovuto supplicare ed implorare. E per una donna è più complicato dire di no. Perché se dice di sì, si toglie il pensiero. Ho insistito, come aveva fatto lui con me. Una parolina oggi, una domani, alla fine, lui mi ha detto.

Memo                         - (appare in un raggio di luce) Tesoro, visto che sei così testarda ed ostinata, ti voglio accontentare. Ti faccio un piccolo prestito. Poi, ti metto in contatto col mio agente di borsa, Luca Caprioli. Se guadagni, mi restituisci il prestito e ti tieni il guadagno. Se perdi, sarò solo io avere perduto. D’accordo, topolino?

Lupo                           - Ti chiama topolino?

Cele                            - Cosa vuoi m’importi come mi chiama? Gli innamorati chiamano sempre le donne con nomi di animaletti schifosi e di insetti. Bisogna far finta di niente per avere quello che ci sta a cuore.

Lupo                           - E hai cominciato a giocare in borsa?

Cele                            - Con ottimi risultati. Onesta come sono, non ho più voluto prestiti ed ho giocato coi soldi miei, senza specificare la quantità. Poco a poco, ho aumentato il mio capitale. Dovresti fare altrettanto.

Lupo                           - Non so nemmeno da dove si cominci.

Cele                            - Impari, come ho fatto io. Basta capire l’ingranaggio.

Lupo                           - E sei già in grado di illuminare me?

Cele                            - No, ma potresti farti "illuminare" da Nada, mio caro elettricista.

Lupo                           - La credi in grado?

Cele                            - Se non lo è, può sempre farsi consigliare da Memo.

Lupo                           - Da suo marito?

Cele                            - Come consiglia la sua amante, può consigliare sua moglie.

Lupo                           - . che così consiglierebbe me.

Cele                            - Catena di montaggio perfetta.

Lupo                           - A Nada cosa racconto? Che ho capitali da investire?

Cele                            - Puoi sempre dirle che vuoi far fruttare quel poco che hai per superare un momento difficile.

Lupo                           - Evito certi discorsi con lei. Mi offre sempre danaro.

Cele                            - E tu, questa volta, rifiuti. Fai anche bella figura.

Lupo                           - Ci saranno rischi.

Cele                            - Molti.

Lupo                           - Ed allora?

Cele                            - Basta non prendere iniziative e fare quanto ti dicono gli esperti. Capito, Lupetto? Ti fai un bel capitale anche tu, come me lo sto facendo io, così il giorno in cui ci rimettiamo insieme, più nessun problema economico.

Lupo                           - Cosa farei senza di te? Sei la mia valvola di sicurezza.       

Cele                            - Succederà prima di quanto si possa pensare. Memo si innamorerà di un’altra, la cotta che sua moglie ha per te finirà. I ricchi si stancano presto delle loro passioni e cercano di rinnovarle. D’altra parte può capitare anche a me di non aver più voglia di andare a letto con Memo. Sessualmente è come succhiare un chiodo.

Lupo                           - Anche la mia relazione con Nada può finire. Se non passa più la corrente, si resta al buio.

Cele                            - Nessuno lo sa meglio di un elettricista. Perciò teniamo duro fino a quando ci va, poi, riprendiamo la nostra libertà.

Lupo                           - E ci sposeremo.

Cele                            - Ci sposerà il vescovo in persona, un sabato a mezzogiorno, all’altar maggiore della cattedrale. Io in una nuvola di tulle bianco, tu in blu, col tuo Rolex d’oro al braccio. (glielo guarda) Te lo ha già regalato?

Lupo                           - Sì.

Cele                            - Di gran classe. E cos’altro?

Lupo                           - La macchina.

Cele                            - Normale amministrazione. Poi?

Lupo                           - Gemelli con zaffiri. Ad un uomo, purtroppo, che altri gioielli si possono regalare?

Cele                            - E, poi, tu, come me, sei troppo disinteressato.

Lupo                           - L’appartamento è intestato a te?

Cele                            - Non ancora.

Lupo                           - Cosa aspetti?

Cele                            - Dai tempo al tempo. Sarà il suo regalo per il mio compleanno.

Lupo                           - L’anello che porti al dito.

Cele                            - Carino, vero? Un brillante.

Lupo                           - Vero?

Cele                            - Logico. Non è enorme, ma ha una luce splendida.              

Lupo                           - Altri gioielli?

Cele                            - Non valgono il brillante.

Lupo                           - Pellicce?

Cele                            - Bellissime, ma non capitalizzabili.

Lupo                           - Nada ha la fissa dei regali. Non fa che domandarmi cosa vorrei ed io non so risponderle.

Cele                            - Buttati sui quadri.

Lupo                           - Quadri?

Cele                            - Per la tua nuova casa. Dille che ami la pittura. Non quei pittori alla moda, che si svalutano subito. Pittori importanti.

Lupo                           - Conosco solo Picasso.

Cele                            - Mettilo in testa, poi fai seguire nomi minori. Ti farò io la lista.

Lupo                           - Pensavo anche ad una villetta sul mare.

Cele                            - Dopo, non ti bruciare subito con gli immobili.

Lupo                           - Certo, non subito. La corrente va alternata. Per il negozio, ho aspettato tre mesi: tre.

Cele                            - Mi hanno detto che è splendido.

Lupo                           - Vorrei venissi a vederlo.

Cele                            - Memo verrebbe subito a saperlo. Non è geloso, ma di te sì.

Lupo                           - Come Nada di te. Crede che non ti abbia più vista.

Cele                            - Ti prego, Lupetto, ricordati la Borsa. Con qualche buon colpetto, possiamo di nuovo far tana. Nada non ti dirà di no. (un cambiamento di luce. Ora è Nada accanto a Lupo)

Nada                           - Mi pare un’idea così bizzarra.

Lupo                           - Perché, amore?

Nada                           - Hai mai giocato in borsa?

Lupo                           - No. Ma è un’esperienza che mi piacerebbe.

Nada                           - Come ti è venuto in mente?

Lupo                           - È stata una scintilla: in palestra un tizio raccontava che nel giro di una settimana aveva guadagnato milioni.

Nada                           - Probabilmente, ma per chi non ha esperienza come te.

Lupo                           - Potresti darmi tu qualche dritta.

Nada                           - Io?!? E cosa ne so?

Lupo                           - Tuo marito.

Nada                           - Memo certo. Come credi si sia fatta la sua fortuna? Rubando?

Lupo                           - No?

Nada                           - Ha anche giocato in borsa.

Lupo                           - Perciò può darmi delle dritte.

Nada                           - Perché vuoi giocare in borsa!?!

Lupo                           - Ho grossi impegni e pochi liquidi. Se riuscissi a fare un buon investimento.

Nada                           - Hai bisogno di danaro? Dimmi la cifra che ti serve.

Lupo                           - Cristo! Non accetto danaro da una donna. Non voglio guastare il nostro rapporto con questioni d’interesse. Sono un ragazzo onesto, io.

Nada                           - Lo so, lo so. volevo soltanto.

Lupo                           - Se accettassi danaro da te, non avrei bisogno di giocare in borsa. Voglio fare anche questa esperienza. È il momento. Il contatto scattato con te mi ha portato fortuna. Ero in un tale stato di depressione, dopo che Cele mi aveva lasciato.

Nada                           - Ora il brutto è passato, vero?

Lupo                           - No!

Nada                           - No?!?

Lupo                           - No, perché non mi stimi e mi offendi offrendomi il tuo danaro. Nada, mi credi così ignobile?

Nada                           - Vede, signor commissario, quando mi parlava così, come non crederlo disinteressato? E, poi, in fondo, aveva ragione. Non gli ho mai dato danaro. Gli facevo dei regali: mi divertiva.

Lupo                           - Nonostante le apparenze, Cele ed io eravamo disinteressati. Avremmo potuto avere tutto quello che volevamo. Ci siamo limitati ad accettare quello che ci offrivano. Onestamente. Se a Nada piaceva vedermi con un Rolex d’oro e con dei capi di sartoria, perché dirle di no?

Nada                           - (si isola con Lupo) So che non ti va di parlarne, ma la tua ex ragazza, ora, è l’amica di mio marito. L’ha sistemata in un appartamento del centro storico.

Lupo                           - Possibile? Da me, non accettava nulla. Persino al cinema si pagava il biglietto. Di un’onestà.

Nada                           - Ti dispiace?

Lupo                           - Ora amo te. Non so cos’avrei fatto se non fossi entrato nel tuo circuito. Mi hai dato tanto ed io ti ho dato così poco.

Nada                           - Non è vero. Mi hai riempito l’esistenza, ridandomi la gioia di vivere. Da quando ti conosco sono un’altra, il tuo amore mi ha ringiovanita. E te ne sono così grata che non so cosa farei per te.

Lupo                           - Ed, allora, domanda a tuo marito come investire in borsa i miei risparmi. (cambiamento di luce. Ora è Memo vicina a Nada)

Memo                         - Che strana domanda.

Nada                           - Strana perché?.

Memo                         - Non ti sei mai interessata di investimenti, di speculazioni, di giuochi in borsa. Ora all’improvviso vuoi sapere tutto? Sarà colpa di qualche bacillo che è nell’aria, se la borsa va di moda?

Nada                           - Perché dici questo?

Memo                         - Una volta non volevi sentire parlare di danaro sapevi solo spenderlo. Ora vuoi persino consigli per giocare in borsa. Lascia perdere, Nada. Piuttosto, ti ho detto che Cele vuole conoscerti?

Nada                           - Davvero?

Memo                         - Ti farebbe piacere?

Nada                           - Perché no? Non la conosco.

Memo                         - Ne vale la pena, te l’assicuro.

Nada                           - Cosa dovrei fare? Invitarla?

Memo                         - Mi sembra un’ottima idea.

Nada                           - Una colazione informale? Lei, tu ed io, noi tre?

Memo                         - Perché non dirlo anche a lui?

Nada                           - Lui chi?

Memo                         - L’elettricista.

Nada                           - Credi sia il caso?

Memo                         - Dici di no?

Nada                           - Non stavano insieme, una volta, quei due?

Memo                         - Appunto, visto che si conoscono.

Nada                           - Lei lo ha lasciato, lui ne ha sofferto.

Memo                         - . ora si è consolato. Sarebbe divertente vedere che reazioni avrebbero incontrandosi. Penso che a Cele non dispiacerebbe rivederlo.

Nada                           - Non so se sarebbe contento Lupo, posso domandarglielo.

Memo                         - Non dirà di no. Sarà curioso di vederla com’è, ora.

Nada                           - Non pensi che ne possa fare un dramma?

Memo                         - Non hai abbastanza fiducia in te stessa. E, poi, sono storie passate. Hanno fatto entrambi scelte diverse.

Nada                           - Questo è vero.

Memo                         - E penso che nessuno dei due vorrebbe ritornare alla vita di prima. L’amore consuma, ma non facilita i consumi.

Nada                           - Cosa ne diresti di sabato prossimo?

Memo                         - Meglio non rovinarci un eventuale week-end. Facciamo a metà settimana, giovedì. Diremo a Mina di far preparare un pranzetto appetitoso e leggero. Cele è una buongustaia.

Nada                           - Anche Lupo è un’ottima forchetta.

Memo                         - E noi, quel giorno, non penseremo alla linea. Lasciamo fare a Mina.

Mina                           - Sul momento, signor commissario, quella colazione a quattro mi era parsa molto strana. Sì, perché. avendo anch’io una mentalità borghese. quell’invito mi pareva se non provocatorio, per lo meno immorale. In provincia si hanno idee ristrette. Mi sono dovuta ricredere. Un’atmosfera di straordinaria cordialità. Tutti e quattro distesi, sereni, allegri, come vecchi amici. scherzavano, mai sentito tante risate. Non si trattava soltanto di una coppia irregolare, ma di una doppia coppia irregolare che nello stesso tempo era composta da partners regolari. I miei padroni andavano a letto tra di loro, raramente, ma ogni tanto accadeva, anche se ognuno di loro andava regolarmente a letto con il partner dell’altra coppia, che continuava, di nascosto, ad andare a letto insieme. E questa è la dimostrazione che il letto unisce, non separa mai. È non andare a letto che provoca complessi e frustrazioni. Il rapporto dei miei padroni con l’altra coppia rinvigoriva la loro unione, come una linfa nuova. E per me era molto consolante. Perché amando le persone per le quali lavoro sono felice anch’io, quando lo sono loro. La serenità si trasmette. Come la malinconia. Ogni volta che i signori incontravano quei due ragazzi ci si rallegrava la vita. (i quattro sono seduti a tavola)

Lupo                           - . certo, ci volevamo bene, Cele ed io, ma, eravamo poveri, ma così poveri come lei, commendatore, non può nemmeno immaginare.

Cele                            - E la povertà non aiuta.

Lupo                           - Non che ci mancasse qualcosa, ci mancava tutto.

Cele                            - Come rimpiangere quei tempi? Sì, la nostra giovinezza era trionfante, ma non avevamo i mezzi per goderne. Lei, Nada, che ha sempre avuto tutto dalla vita, non può immaginare cosa significhi saltare i pasti.          

Memo                         - Ma vi volevate bene.

Cele                            - Facevamo l’amore per non pensare ai nostri problemi. L’amore ha un senso quando è fine a se stesso, non quando serve soltanto per consolare.

Nada                           - Ha ragione.

Cele                            - Certe esperienze bisogna averle fatte per capire.

Lupo                           - Certe volte non ce la facevamo più, veniva la voglia di staccare la spina.

Cele                            - Padri in galera, madri ubriache, nonni furfanti, fratelli maneschi, freddo, fame, miseria, questa era la nostra vita.

Memo                         - Non era tua madre che era in galera e tuo padre che si ubriacava?

Cele                            - Certo, ma era il padre di Lupo che era in prigione e sua madre che si ubriacava.

Lupo                           - I fratelli maneschi erano miei, i nonni furfanti erano suoi.

Cele                            - Tu i nonni non li avevi più perché te li avevano ammazzati. Non ci aveva dato nulla la vita.

Nada                           - . la bellezza.

Cele                            - Non avevo nemmeno da vestirla.

Lupo                           - In fondo, a me andava bene anche nuda.

Memo                         - Fortunato lei che ne poteva godere.

Cele                            - Un godimento effimero.

Nada                           - Cerchi di dimenticare quei tempi.

Lupo                           - Già fatto.

Cele                            - Infatti, guardo Lupo e vedo un estraneo.

Memo                         - Questo volevo sentirvi dire.

Nada                           - Io temevo questo incontro, ma avevo torto. Si sta bene con voi.

Lupo                           - Mai avrei immaginato che un giorno avrei potuto sedere a tavola con una personalità dell’alta finanza come lei, commendatore.

Memo                         - Mi chiami Memo, giovanotto.

Lupo                           - E lei Lupo.

Nada                           - Datevi del tu. Memo, potrebbe essere tuo padre.

Memo                         - . padre no, fratello maggiore. Datevi del tu anche voi.

Cele                            - . alla signora? Non mi permetterei mai.

Nada                           - Non potrei essere tua madre, ma sorella maggiore sì.

Lupo                           - Potremmo essere quasi una famiglia.

Mina                           - Così ha detto Lupo, signor commissario. Quasi una famiglia. Ed, in fondo, non aveva torto. Molto più maturo dei suoi ventitre anni, quel ragazzo. Le due coppie erano allegre, stavano bene insieme, il sole stava tramontando ed erano ancora lì. Ed io mi domandavo, visto che prolungavano quella visita, se si fossero fermati a dormire come avrei dovuto preparare i letti, perché tutti e quattro in un letto non mi sarebbe proprio parso il caso. La camera nuziale al commendatore con la ragazza? O il commendatore con la signora ed il ragazzo con la ragazza? O il commendatore con il ragazzo? Perché scandalizzarsi? Con queste relazioni incrociate può capitare di tutto. La signora, per esempio, non faceva che abbracciare Cele. Forse era solo simpatia, ma come si fa a saperlo? (ora Lupo e Cele se ne sono andati e restano in scena Nada e Memo)

Memo                         - Sono carini, non ti pare?

Nada                           - Molto. Spiritosi, divertenti.

Memo                         - Non mi sarei mai aspettato che quell’elettricista stesse così bene a tavola.

Nada                           - È intelligente, ha imparato subito. Ed anche Cele si è comportata come una signora. E non parla come una popolana.

Memo                         - La trovi carina?

Nada                           - Un amore. Certo non era il tipo per un ragazzo come Lupo.

Memo                         - Dici?

Nada                           - Lui ha bisogno di una donna più posata, più dolce, con più esperienza.

Memo                         - Anche Cele ha bisogno di un uomo, non di un ragazzotto.

Nada                           - Adesso mi sento più serena.

Memo                         - Perché?

Nada                           - Temevo che Lupo rivedendo Cele potesse soffrirne. Invece no, mi sono resa conto che tra loro due non c’è proprio più nulla. Ed i ricordi di quanto stavano insieme, non li uniscono, ma li dividono.

Memo                         - Io penso che Cele desideri dimenticare quel periodo.

Nada                           - Ne sono sicura anch’io. E, poi, superficiale com’è non ha mai capito nulla della sensibilità di Lupo.

Memo                         - Ti senti molto legata a lui, non è così?

Nada                           - Forse la mia altro non è che una maternità mancata.

Memo                         - La maternità di Giocasta.

Nada                           - Io certo non mi impiccherò per lui, né lui si strapperà gli occhi per me.

Memo                         - Mi sento più tranquillo. Ero geloso di lui.

Nada                           - Possiamo dormire su due guanciali. Abbiamo avuto fortuna ad incontrare due ragazzi così sani.

Memo                         - Siamo stati bravi ad imparare ad essere una coppia aperta.

Nada                           - Quanti matrimoni si salverebbero, se si comportassero tutti come noi.

Memo                         - In fondo ci vuole così poco.

Nada                           - Basta essere generosi con noi stessi e col nostro partner. Tu sei felice e lo sono anch’io.

Memo                         - Esattamente.

Mina                           - E lo ero anch’io, signor commissario. Si può dire tutto quello che si vuole, ma è stato un gran bel periodo per tutti.

Nada                           - Potremmo invitarli ad una festa.

Memo                         - Cele si sentirebbe a disagio, i nostri amici non le darebbero pace.

Nada                           - Col temperamento che ha, saprebbe farli stare al loro posto. Invitiamoli per l’anniversario del nostro matrimonio.

Memo                         - Si divertirebbero di più ad una festa con pochi amici.

Nada                           - In fondo fanno una vita così triste, non vedono mai nessuno.

Memo                         - . a parte noi.

Nada                           - Deve volerti molto bene Cele per sacrificarsi per te. Anche Lupo, poveretto, che vita fa?

Memo                         - Deve esserti grato perché ti occupi di lui.

Nada                           - Lavora e non ha svaghi. Casa e lavoro, lavoro e casa. (Rico e Lupo)

Lupo                           - Casa e lavoro. Lavoro e casa. Non è che faccia una grande vita. Quando vado a letto con Nada, entro in circuito, altrimenti, non è che abbia molti divertimenti.

Rico                            - E dove li metti i week-end in giro per l’Europa? Vorrei essere io al posto tuo. Sei nato con la camicia.

Lupo                           - Più che fortunato, ci so fare.

Rico                            - Capitasse a me una storia come la tua. Invece, ho una vita poco emozionante. Se non avessi rimediato la ragazza del tirassegno.

Lupo                           - Sul serio? Ti fai quel fiorellino dalle tettine mozzafiato?!?

Rico                            - Non dovrei? Con Mariolina Tettedoro mi rifaccio un po’.

Lupo                           - Sul serio? Nato con la camicia anche tu.

Rico                            - Carina, lo è, ma dove la metti la classe della tua signora?. Un giorno, mi ci sono sbattuto contro mentre usciva dalla pasticceria. Un’ondata di profumo da far girare la testa.

Lupo                           - Dovresti entrare nel suo bagno, sembra di essere in un giardino d’oriente.

Rico                            - Però, lasciatelo dire, sia il marito che la moglie non hanno né scrupoli. né morale. Che ricevano te e Cele, passi, ma che vi invitino alle feste coi loro amici.

Lupo                           - Non ci vedo nulla di male. Cele ed io siamo di casa.

Rico                            - Come fai ad andare a letto con tutte e due?.

Lupo                           - Mica insieme, separatamente. Cele sa di Nada, ma Nada non sa di Cele. Il marito ha idee moderne e lascia fare. Avevamo torto a criticarlo. Bisogna conoscerle, le persone. prima di dare un giudizio.

Rico                            - Oltre a Cele, ha conquistato anche te?

Lupo                           - Cosa c’entra? È logico che lo ammiri. E, poi, come uomo d’affari è sorprendente. Sa tutto, capisce tutto, prevede tutto.

Rico                            - . ed approva che tu porti a letto sua moglie?

Lupo                           - . visto che lo accetta. Non vive nel nostro circuito, ma ha una componente diversa, più evoluta.

Rico                            - Tutto quello che vuoi, ma è pur sempre un padrone.

Lupo                           - Ma non si comporta come tale.

Rico                            - Con te!?!

Lupo                           - Con tutti. Ha qualità umane straordinarie. Con Cele è di una generosità. Pensa che mentre si è rifiutato di dare consigli di borsa alla moglie, a Cele ha fatto guadagnare una fortuna con delle dritte incredibili. E lei regolarmente le passava a me. Non puoi immaginare con quale facilità si possano fare grossi guadagni.

Rico                            - Piove sempre sul bagnato, caro mio. I soldi chiamano soldi. Anche a me piacerebbe far rendere quel poco che ho da parte, ma non so da dove cominciare.

Lupo                           - Prova anche tu in borsa.

Rico                            - Io!?! Cosa vuoi che ne sappia?

Lupo                           - Potrei passarti le dritte che mi passa Cele.

Rico                            - . non ho che quattro soldi.

Lupo                           - Se vuoi un piccolo prestito.              

Rico                            - Posso cominciare con le mie forze, anche se minime.

Lupo                           - Ma certamente. Ti dico io come.

Rico                            - E così è stato, signor commissario. L’ho fatto quasi per scommessa. Lupo mi diceva su quali titoli puntare, io facevo i miei investimenti attraverso il suo agente, Luca Caprioli. Ho cominciato con poco, signor commissario, molto poco. Le prime vincite mi hanno rinfrancato. Vale più la pratica che la grammatica. Le assicuro che è più divertente giocare in borsa che sgobbare otto ore in fabbrica. Guadagnavo cifre discrete soltanto con qualche telefonata. Luca Caprioli, l’agente che Lupo mi aveva consigliato, era un uomo di grande cortesia e di una discrezione assoluta. (Memo e Nada)

Nada                           - Da chi lo hai saputo?

Memo                         - Da Luca Caprioli.

Nada                           - Da Luca Caprioli?

Memo                         - L’agente che ho consigliato a Cele quando ha cominciato a giocare in borsa.

Nada                           - In borsa? Cele giocava in borsa? Anche lei?

Memo                         - Come, anche lei? Cosa vuoi dire?

Nada                           - Non pensavo che anche Cele…!?!

Memo                         - Allora non hai capito niente. Tutto è partito da lei. Perché io, coglione, le davo consigli e le facevo vincere delle belle sommette. Ora, grazie a Luca Caprioli, ho scoperto che le stesse operazioni che le suggerivo le faceva fare anche al tuo elettricista.

Nada                           - Ne sei sicuro?

Memo                         - Prima di dirtelo mi sono rivolto ad un investigatore privato perché indagasse sui rapporti tra i nostri due amanti! Ha scoperto che quando Cele non passa la notte con me e Lupo non la passa con te, vanno a letto insieme. Da sempre. Nell’appartamento di Cele. Cioè nel mio. Perché non mi hai detto che all’elettricista era venuta la passione della borsa?

Nada                           - Cosa ne sapevo che la stessa passione fosse venuta alla ragazza? Non me l’hai mai accennato.

Memo                         - Non ho avuto naso. Credevo mi domandassi consigli perché volevi investire tu.             

Nada                           - Erano per Lupo che me li chiedeva con insistenza.

Memo                         - Se me lo avessi detto chiaramente, non ci saremmo fatti prendere per il culo. Capisci, Nada, che quei due si sono serviti di noi?

Nada                           - Mi pare impossibile. Lupo mi sembra sincero. Sapessi le volte che mi ha raccontato quanto aveva sofferto a causa di Cele.

Memo                         - I dati che mi ha fornito Luca Caprioli parlano chiaro. Le operazioni che hanno fatto insieme in questi ultimi mesi sono identiche. E da un certo tempo a questa parte, le fa anche un certo Federico Pernocchi, un mio tecnico, prima a tempo pieno ora a part-time.

Nada                           - Va a letto con Cele anche lui?

Memo                         - Forse col tuo elettricista, che mi pare sia un uomo a tutto fare. Su, non disperarti, Nada. Per ora dobbiamo far finta di niente e comportarci come sempre. Ti garantisco che gliela faremo pagare. E cara. Molto cara. Abbi fiducia in me, non te ne pentirai. (Cele e Lupo)

Cele                            - . mi pare che si stia innamorando sempre di più. Non è mai stato così dolce, così accondiscendente. Prima ero io che dovevo insistere per avere indicazioni sulla borsa. Ora è lui che me ne parla per primo. Mi ha detto che presto potrò fare un colpo grosso. Quando sarà il momento mi dirà come investire su certi titoli che permetteranno guadagni fantastici.

Lupo                           - Devo dirlo anche a Rico?

Cele                            - Ormai. Non ero d’accordo che lo mettessi nel nostro giro.

Lupo                           - Perché?

Cele                            - Perché se Luca Caprioli parla, sono guai per tutti.

Lupo                           - Figuriamoci, Luca Caprioli è una tomba ed ha tutto l’interesse a starsene zitto. In fondo non gli converrebbe perdere dei clienti come noi.

Cele                            - Se tutto va come spero, tra un paio di mesi possiamo fissare la data del nostro matrimonio.

Lupo                           - Ormai l’appartamento è tuo.

Cele                            - Su questo non ci piove.

Lupo                           - E sei anche riuscita a mettere da parte una discreta fortuna.

Cele                            - Ti sei rifatto le ossa anche tu.

Lupo                           - Non mi lamento, ho un bel capitale, che messo assieme al tuo ci permetterà un buon impianto per alimentare senza restrizioni il resto dei nostri giorni.

Cele                            - Grazie anche ai nostri amanti molto ragionevoli.

Lupo                           - . che non hanno mai provocato interruzione di corrente.

Cele                            - La provincia in cui siamo nati non è riuscita ad affondarci.

Lupo                           - Possiamo dire che meglio di così.

Rico                            - Invece, signor commissario, proprio da quel momento tutto è precipitato. Tutto. E ci sono andato di mezzo anch’io, che non c’entravo. Non bisogna mai fare i furbi quando si ha a che fare con gente che è più furba di noi.

Memo                         - Furba non è la parola. Meglio dire esperta, preparata. Per vendicarmi ho usato le armi che avevo a portata di mano: ho detto a Cele di ipotecare anche il suo appartamento nel centro storico e l’ho fatta investire in azioni che, sapevo che nel giro di qualche giorno sarebbero diventate carta straccia.

Nada                           - E la sprovveduta ragazza lo ha subito comunicato a quel traditore di Lupo, che ha ipotecato il negozio per fare la stessa sciagurata operazione.

Rico                            - . dalla quale sono stato travolto anch’io, perdendo guadagni e risparmi. Questa è la legge del mercato, signor commissario. Il pesce piccolo deve sempre restare piccolo ed il grande diventare sempre più grande!

Nada                           - Qualche giorno dopo ero a tavola con Memo quando. (un colpo di pistola infrange un vetro del salone. Lancia un urlo) Memo, hanno sparato!

Memo                         - Un attentato? Vogliono farci fuori?!?

Nada                           - Corri a vedere. No, non uscire è pericoloso.

Memo                         - Chi può essere stato?!?

Nada                           - Se non è Lupo, sarà Cele. Noi li abbiamo rovinati e loro cercano di assassinarci. Purtroppo, Memo, mai fidarsi dei proletari.

Memo                         - Non sarà stato un sasso?.

Nada                           - Non hai sentito il sibilo della pallottola?

Memo                         - Possibile che sia un attentato?

Mina                           - Sissignore, un attentato. Avevano sparato, signor commissario, avevano sparato. Non so se per colpire lui o lei. Ma ci sono andata di mezzo io. La pallottola mi ha sfiorato il braccio, ho perso tanto di quel sangue. Guardi, mi è rimasto il segno. Non ho voluto fare storie, né drammatizzare, ma tutti devono sapere che anche il personale di servizio è capace di grande eroismo. Posso fare la mia testimonianza, dunque che, quella sera, hanno sparato.

Rico                            - Sono stato io, signor commissario. Non sono di quelli che, buttato il sasso, nascondono la mano. Con qualcuno dovevo prendermela. E con chi se non con loro?

Cele                            - Ma il sospetto è caduto su di noi ed avresti potuto rovinarci. Due poveri ragazzi che non avevano altra colpa che quella di pensare al loro avvenire! E che avevano pensato anche al tuo. Cosa fare, signor commissario? L’appartamento era irrimediabilmente perduto, la mia storia con Memo finita senza nemmeno un addio.

Lupo                           - Il negozio me lo avevano portato via, il contratto di elettricista con la fabbrica non era più stato rinnovato. Ero disperato, attorno a me non c’era che buio. Sono andato alla villa per rivedere la signora.

Mina                           - Mi spiace, giovanotto, la signora è partita, senza lasciare benservito. E non credo che ritornerà molto presto. Devo anche dirle che l’arredatore ha ritirato tutti i mobili della camera gialla e la trasformerà in lavanderia.

Lupo                           - Più niente camera gialla?

Mina                           - Per lo meno per lei, giovanotto.

Lupo                           - Giovanotto, non mi aveva mai chiamato giovanotto.

Mina                           - Detto tra noi, mi era anche simpatico, devo confessarlo, ma nelle mie funzioni non potevo esprimere apprezzamenti personali.

Memo                         - Qualche giorno dopo è scoppiato l’incendio in fabbrica. Un corto circuito, hanno detto. Non è strano un corto circuito, quando l’impianto era stato controllato il giorno prima?

Lupo                           - Non certo da me, signor commissario. Io ero già stato liquidato e gentilmente messo alla porta. Mi hanno incolpato ingiustamente. All’ultimo controllo effettuato, avevo trovato tutto in perfetto ordine.

Cele                            - Calunnie, calunnie miserabili. Per farci del male, per vendicarsi di noi. Dimenticavano che erano stati felici tra le nostre braccia e che noi avevamo dato loro il nostro ardore, la nostra giovinezza, la nostra tenerezza, evitando di dire che, nonostante tutto, non li amavamo. Come confessare a Memo che il solo uomo che desideravo era Lupo?

Lupo                           - Ed io potevo dire a Nada che ero felice soltanto tra le braccia di Cele?

Cele                            - Non è stato inganno, signor commissario. Un cosa è mentire, un’altra è tacere la verità. Siamo giusti, se loro due sono stati felici con noi, se hanno avuto i nostri baci, le nostre carezze, le nostre parole d’amore, i nostri sospiri ed i nostri fremiti, se con noi hanno dimenticato la noia del quotidiano, perché devono farci del male?

Memo                         - Lasciamo perdere. Parliamo dell’incendio. Non può essere stato che doloso.

Lupo                           - Si deve provare.

Memo                         - Siamo qui per questo.

Nada                           - Quell’incendio ci ha rovinati.

Mina                           - Li "avrebbe" rovinati, se i danni non fossero stati coperti dall’assicurazione.

Memo                         - Naturale che avessimo un’adeguata assicurazione. Non si sa mai quello che può succedere in una grande azienda.

Cele                            - Vede, signor commissario, loro sono fortunati. Erano assicurati. Ma che assicurazione ci può essere per una ragazza come me? Anche se lei, signor commissario, ci assolve, per tutti, saremo e resteremo quelli che hanno dato fuoco ad una fabbrica. Per la nostra provincia resteremo gli incendiari.

Lupo                           - E che interesse avremmo avuto?

Rico                            - Io ho detto la verità, signor commissario. A sparare sono stato io. Ma ho un regolare porto d’armi e non ho colpito nessuno. Solo un cristallo, che provvederò a far sostituire.

Mina                           - Lei vuole il colpevole, signor commissario, ed ha ragione, ma un poco colpevoli lo sono tutti. ad eccezione della presente, che invece è la sola vittima. Anche se quel colpo di pistola mi ha colpita, non denuncio nessuno, perché per mia natura voglio stare in pace con tutti. Perché si ha sempre bisogno degli altri. I signori, per esempio, hanno chiuso la villa ed andando a vivere in città, mi hanno licenziata. Ma io sono stata sempre molto gentile con la signora Cele, che mi ha presa lei ora al suo servizio.

Rico                            - E poi, nonostante tutto, ci è andata anche bene, signor commissario. Di quelle azioni mi ero quasi completamente dimenticato. Per me non era che carta straccia. Invece un giorno mi ha telefonato Luca Caprioli.

Lupo                           - . all’improvviso quelle azioni disastrose, per uno di quei prodigi dell’alta finanza, si erano rivalutate. Una grossa ditta le aveva rilevate e rimesse sul mercato.

Cele                            - E così sono rientrata in possesso dell’attico e mi sono trovata tra le mani una fortuna, che credevo perduta.

Lupo                           - E lo stesso è successo a me. Era ritornata la corrente. Ecco come sono andate le cose, signor commissario. Ora sa tutto e può giudicarci in piena serenità.

Cele                            - Non ci sono prove contro di noi, gliel’assicuro. Ad ogni modo, noi siamo qui ed aspettando la sentenza, da persone civili, tendiamo la mano a chi ingiustamente ci ha accusato.

Mina                           - Io sono una dipendente, non ho alcun diritto di intromettermi, ma varrebbe la pena rifare pace. In questo mondo meglio essere amici. Non si sa mai cosa ci riserva la vita. Se io quando quella ragazza, portata da Lupo, mi ha domandato di vedere i saloni della casa, l’avessi cacciata via invece di mandarla a portare il tè al signore, non saremmo qui davanti a lei, signor commissario. Certi avvenimenti succedono senza che si possano prevedere. E quando tutto, signor Memo, si può risolvere.

Memo                         - Risolvere in che senso?

Cele                            - In tutti i sensi, Memo, cerca di capire. Ormai facciamo parte dello stesso ambiente. se finanziariamente posso fare, ormai, a meno di te, chissà che, ogni tanto, non mi venga qualche nostalgia. E lo stesso potrebbe succedere a Lupo.

Nada                           - Non manca di buon senso questa ragazza. In fondo, il bello che abbiamo avuto, potrebbe anche ritornare. Visto che prove che l’incendio sia doloso non ce ne sono, non sarebbe meglio ritirare la nostra denuncia, signor commissario?.

Rico                            - Anche quella contro di me, mi auguro. Non è stata che una bravata. Toglietemi il porto d’armi, ma lasciatemi almeno la licenza di caccia.

Cele                            - Lupo ed io ci sposiamo l’ultimo sabato del mese, in Cattedrale, alle undici in punto. Ci sarà tutto il paese. La cerimonia sarà officiata dall’arcivescovo in persona. Non abbiamo ancora scelto i testimoni. Penso che nessuno potrebbe accompagnarci all’altare meglio di voi due, che ci conoscete così intimamente. Parlo di te, Memo, e di tua moglie; stavamo diventando amiche.

Lupo                           - Mi metterò l’abito da cerimonia che mi hai regalato tu.

Cele                            - Gli sta così bene. Fa risaltare i suoi pettorali. Io sarò in bianco come ho sempre sognato. Un vestitino molto semplice, con pochi metri di coda.

Lupo                           - Ma di testimoni, ce ne vogliono quattro, due per il polo positivo, due per il polo negativo.

Cele                            - Il terzo non può che essere Rico.

Lupo                           - Ed il quarto?.

Cele                            - Non ci dica di no, signor commissario. Non potremmo trovare una persona più adatta di lei. Conosce la nostra storia. è testimone della nostra innocenza. Si lasci convincere, sarà il matrimonio dell’anno, glielo posso giurare, signor commissario. Nessuno lo vorrà mancare.

FINE