LA BURLA
Monologo
di ALDO NICOLAJ
PERSONAGGI
TOBIA
Commedia formattata da
TOBIA
Il cortiletto di un ospizio. Tobia, sugli 85 anni, è seduto su di una panchina. Ha in testa il berretto dell'ospizio e in mano un bastone.
Si paga un tanto a persona e siamo in dieci. Chi vince guadagna tutto. Non è molto ma, per noi, è qualcosa: un fiasco di vino, due sigari, un espresso al bar con qualche pasticcino… Se, poi, come capita, non vince nessuno, allora i soldi vanno ad aumentare il montepremi. Ma, poi, mica lo si fa per i soldi. Si gioca per divertirsi, per passare il tempo. Bisogna pur far qualcosa, qui dentro. Non è che in un ospizio si stia male, ma se non si ha un po' d'iniziativa, la vita, diventa monotona. Lamentarci, però, non sarebbe giusto. Le suore, sono pazienti… buone… il vitto è sano, le camerate ampie, spaziose… pulite, perché alla pulizia le suore ci tengono… E fanno bene, perché quando ci si dorme in venti e in trenta per camerata… Ma questo è mica un inconveniente. In più si è, meglio è. Ci si tiene compagnia. Il solo inconveniente è come impiegare il tempo. Le ore, non passano mai. Uno si guarda indietro… si accorge che i nostri anni migliori se ne sono andati, in un soffio, che in un soffio se n'è andata la vita, e, ora, per far passare una mattinata… Da quando ci alziamo all'ora di colazione, quante ore sono? Sei. Eppure il tempo che durano quelle sei ore… Si ha un bel passeggiare… riposare su di una panchina… fare una partita a carte… quattro chiacchiere con gli amici… il tempo non passa. Non passa. Con gli amici si parla sempre delle stesse cose… del tempo… dei reumatismi… della salute che non è buona… di quello che si mangerà a colazione… Non ci sono altri argomenti, proprio non ce ne sono. Appena arriva uno nuovo, ci si fa tutti attorno per farsi raccontare da lui la sua vita: chi è, cosa faceva, quanti anni ha, di che mali soffre, perché è finito in ospizio… Ma, dopo che ha raccontato tutto, non ha più nulla da dire nemmeno lui. E si mette a parlare, come noi, del tempo e dei reumatismi. E comincia anche per lui il problema di far passare il tempo. Le suore, che, poverine, ci vogliono tanto bene e fanno quello che possono, ci hanno fatto fare, in fondo al cortile, un campo di bocce. Ma chi ci gioca? Alla nostra età… con queste povere ossa che scricchiolano… alzati, chinati, chinati, alzati… Chi ci gioca un giorno, non ci gioca più il giorno dopo. È che siamo vecchi. Vecchi persino per un gioco stupido come quello delle bocce. Il pomeriggio passa meglio. C'è la televisione, e noi stiamo davanti al televisore, tutto il pomeriggio, a guardare gli spettacoli per bambini: favole, farse, cartoni animati… Roba che distrae, che diverte, che non fa pensare. Gli spettacoli per grandi, invece, a noi mettono malinconia. Ci fanno pensare… ricordare… E, alla nostra età, fa male. Viene la nostalgia per quello che non si ha più: la gioventù… la forza… la salute… Le cose che si rimpiangono sono queste. Mica i soldi, la casa, la famiglia, gli amori, il lavoro. Quando eravamo giovani, erano problemi, che ci preoccupavano e ci facevano stare in ansia… Ora, sono problemi superati. La salute, invece… Quando, per esempio, in quei bei pomeriggi d'estate, finito di lavorare, andavo al fiume e mi spogliavo per tuffarmi nell'acqua fresca e farmi una nuotata nella corrente… Quella era una gioia, una gioia vera, che, ora, rimpiango. Perché, allora, mi sentivo forte, vivo, con tutti i muscoli che rispondevano ai miei comandi.… col corpo elastico… di cui mi sentivo il padrone… Nuotavo nell'acqua fresca e poi, mi stendevo ad asciugare al sole… quell'ultimo sole, ancora caldo, che mi dava nuovo vigore, tanto che non era raro che mi rituffassi ancora nella corrente… Ecco ciò che si rimpiange: la forza, il vigore, la salute… Non che la salute mi manchi, ma ormai sono 87 suonati… 88 i prossimi. Sono vicino ai novanta… E a quest'età chi ha voglia di veder gente che corre, salta, s'innamora, combatte, fa l'amore, si ammazza?… Vengono fuori i ricordi. E io non voglio ricordare nulla della mia vita, che è stata una vita come quella di tutti, con cose belle e cose brutte, ma con tanti affanni, tanti dispiaceri, tante paure… Tornare indietro non vorrei. Non ricomincerei proprio da capo. L'unica cosa che mi piacerebbe, sarebbe farmi una bella nuotata nel fiume, in un caldo pomeriggio d'estate… Ma ormai… Ecco perché preferiamo gli spettacoli che vedono i bambini. Siamo ridiventati bambini anche noi: deboli… indifesi… sdentati… con le gambe vacillanti… (guarda l'ora) Appena le dieci. Ci vogliono ancora tre ore per mangiare. Oggi giovedì carne al ragù. Buono. La suora cuciniera lo fa proprio bene, perché lo lascia cuocere ore ed ore e la carne si disfa in bocca, senza nemmeno masticare… (si guarda attorno come se vedesse altri ricoverati) Anselmi ha sempre il giornale in mano, ma non ci vede più. Però se lo fa comprare ogni mattina e passa il tempo facendo finta di leggere… Tostini, invece, si è comprato un termometro. Ogni dieci minuti si misura la temperatura. Ha il terrore di ammalarsi. Continua a dire che ci hanno ricoverato solo per aspettare la morte. Col termometro ha trovato un modo di passare il tempo… Al mattino, il tempo non passa. Specie quando tutto procede normale e non ci sono novità. Se, invece, muore qualcuno, è diverso… ci si raduna per parlare del morto… lo si va a visitare… si aspetta il funerale… l'arrivo dei parenti… ci si organizza e si fanno programmi per la passeggiata, che si farà per accompagnarlo al cimitero… E, poi, il fatto che uno di noi se ne sia andato, è un sollievo… come se la morte, per un po', non si facesse più vedere… per qualche tempo, si dimenticasse di noi… Ed è per questo che ho inventato il giuoco. Per reagire. Ma mica è stato facile. Ho dovuto trovare altri nove burloni, come me, ancora in gamba e capaci di stare allo scherzo. Guai, se lo sapessero le suore; tanto buone, le suore, ma non ce lo permetterebbero. Mica per cattiveria, ma loro, certi divertimenti, non riescono a concepirli. Non facciamo nulla di male, ma siccome sono delle sante, pensano che scommesse innocenti siano peccati mortali… Perciò, bisogna fare tutto di nascosto. Io preparo le schede, che sono cartoncini, che mi faccio regalare dal cappellano… Ne do una per una ai miei compagni, che sono nove… una la tengo per me. Ognuno ci scrive sopra un nome e me la riconsegna. Anch'io scrivo il mio nome sul cartoncino, poi mettiamo le schede in una busta, la sigilliamo ed andiamo a nasconderla in un posto sicuro, in chiesa, sotto l'organo. I biglietti sono numerati dall'uno al dieci, così, appena si apre la busta, discussioni non ce ne sono, si sa chi è il vincitore. Io, oggi, sulla mia scheda, ho messo il nome di Barchetti, quel vecchione laggiù, che apre bocca, solo per lamentarsi. E domani mattina, all'ora del caffelatte, lo scherzetto. Siccome tocca a uno di noi preparare le scodelle, che, poi, le suore dispongono sul tavolo… in una delle scodelle si mette un cucchiaio di una certa polverina… L'ho portata io, ne ho un sacchetto. Lavoravo in una fabbrica di medicinali… Semplice, no? Il gioco è fatto. Noi che sappiamo, appena ci mettono davanti la scodella, guardiamo dentro per vedere se è vuota. Ma gli altri che non sanno e nemmeno immaginano, non controllano. Poi, anche se guardano, ci vedono poco e sospetti non ne hanno. La suora passa a servire il caffelatte, ci riempie la tazza… mangiamo tutti con buon appetito… Noi, che sappiamo, ci scambiamo una strizzatina d'occhio… se siamo vicini di tavola, una gomitata… ma gli altri… che ne sanno gli altri della nostra burla? Poi, dopo mangiato, andiamo in cortile per la passeggiata e, dopo un po', si comincia a vedere una suora che corre… poi altre suore di corsa… un andirivieni, insomma. Tutto succede all'improvviso, c'è un'agitazione, un'animazione, una curiosità… La mattinata passa in un baleno. Poi, viene fuori la Madre Superiora con la faccia triste, triste… e ci dice il nome del compagno che ci ha improvvisamente lasciato. Se qualcuno domanda com'è successo, lei risponde che deve essere stato il cuore, perché alla nostra età, il cuore è sempre in pericolo. Allora, tutti si sentono sollevati, si fanno commenti, si chiacchiera, si rievoca lo scomparso… Noi del gruppo ci riuniamo e se qualcuno di noi ha indovinato, dopo aver controllato le schede, si intasca il premio. Se nessuno ha indovinato, i soldi vanno ad aumentare il monte-premi per la prossima volta. Il giorno dopo c'è la sepoltura… continuano i commenti… i discorsi sul morto… Si continua a parlarne per qualche giorno, poi, com'è naturale, tutti si dimenticano di quel poveraccio che se n'è andato. Noi del gruppo aspettiamo una settimana, una decina di giorni, poi, se non è successo nulla di nuovo, ricominciamo il giuoco… E, allora, si ripete l'animazione, la curiosità, i discorsi, perché, parrà strano, ma quando c'è un morto di cui parlare, le ore passano, senza che nemmeno te ne accorga. Ma guai se le suore, che sono tanto buone, sospettassero… Certi scherzi, non li capiscono. Non apprezzano queste burle innocenti, che servono soltanto a svagare… a rompere la monotonia di questa vita e far passare il tempo… (guarda l'orologio)… questo tempo che non passa… non passa… non passa mai…
FINE