La busta amaranto

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LA BUSTA AMARANTO

(Commedia in due atti di Stefano De Stefani. Rappresentata la prima volta il 21/05/2015 “Teatro della dodicesima” Via Carlo Avolio, 60 Roma – Compagnia “Rosa Blu”, regia dell’autore)

Personaggi

ARTURO DESIDERI

PIETRO DAMIANI

AGNESE DESIDERI

LUCILLA PETRUCCI

LORELLA PETRUCCI

CAROLA MONTEFUSCO

MARTA PAZIENZA

MAX DAVINCI

MONICA MANCINELLI

ELEONORA SHUSTER

N° SIAE   234307

Per ogni utilizzo del testo contattare l’autore rosablufd@gmail.comTutti i diritti riservati

PRIMO ATTO

Scena I  (Arturo e Pietro)

(Interno giorno - Appartamento arredato con gusto classico. Dalla  comune entrano due uomini: il primo, circa sessanta anni, abito classico, blu,  passo sicuro, sigaro tra le labbra. Il      secondo, circa cinquanta anni, abito nero, si asciuga le lacrime e singhiozza, disperato, l’altro lo guarda, con distacco, poi gli mette una mano sulla spalla)

ARTURO - (Alzando gli occhi al cielo) Comprendo il suo dolore, amico mio…

PIETRO - (Con voce rotta)… mi scusi!

ARTURO - E di cosa deve scusarsi? Faccia pure, si sfoghi! Fa bene! (Poco convinto)

PIETRO - Non posso... sigh… pensarla in quella bara… sigh… (Riprendendo il suo discorso) Abbiamo preso il tè insieme, sabato pomeriggio! Stava benissimo! Niente lasciava pensare che…

ARTURO - Ci consola il sapere che la morte è sopraggiunta nel sonno! Non ha sofferto, meglio così! (Pietro lo guarda stupito) Nel senso che è stato meglio per lei! (Lo guarda un po' divertito, in tono solenne, ma un po’ canzonatorio) La morte che ognuno di noi vorrebbe per se… (Pietro scoppia in lacrime. Arturo gli lancia un’occhiata di commiserazione e disgusto insieme) bene, vogliamo procedere alla lettura del testamento?

PIETRO - (Ricomponendosi) Sì, certo! (Si soffia, sonoramente, il naso. Arturo lo guarda spazientito.        Pietro             guarda verso la comune e fa cenno ad Arturo) Dovremmo chiamare…

ARTURO - Già è vero! (Sarcastico) La “signora Agnese”!

PIETRO - (Asciugandosi gli occhi) Ci pensa lei?

ARTURO - (Si dirige verso la comune. Senza fermarsi, sarcastico) Ci penso io… ci penso io!

PIETRO - (Aggiustandosi la giacca e continuando a singhiozzare sommessamente) Che disgrazia, che     disgrazia…

Scena II (Arturo, Agnese e Pietro)

ARTURO – (Rientrando, preceduto da una bella donna, quaranta anni circa. Elegantissima nel vestito nero) Ecco, possiamo cominciare!

AGNESE - Dove posso sedermi?

ARTURO - Qui! (La fa accomodare su una sedia, accanto allo scrittoio) Prego, lei qui… (Rivolgendosi a                        Pietro             e offrendogli la sedia dietro lo scrittoio) signor Notaio! Io mi metto qui! (Prende una sedia e si                        siede accanto a Agnese)

PIETRO - (Si siede) Bene! (Cerca qualcosa) Ma, dove ho messo la borsa? (Scusandosi) Capirete, sono    un po’

            confuso…

AGNESE e ARTURO - (Scambiandosi un’occhiata annoiata) Capiamo, capiamo!

ARTURO - (Si alza, raccoglie la borsa che era accanto allo scrittoio, la consegna al        notaio, che la poggia             sullo scrittoio) Eccola qui! (Scocciato, si risiede. Il notaio apre la borsa, estrae due           buste sigillate,             una bianca e una amaranto. Le posa, con molta attenzione, di fronte a lui.            Poi è la volta di alcuni                       fogli di carta per protocollo, posati, accuratamente, accanto alla busta sigillata. Estrae la penna, tutto             con movimenti lenti, misurati, come in un rito religioso. Ad Agnese) Avrà anche i paramenti sacri? Lo                  versi tu il vino per l’eucarestia?

AGNESE - Finiscila, diventi anche blasfemo, sai? (Arturo alza le spalle)

PIETRO – (Comincia a scrivere) Il giorno 22 Maggio etc... etc… io, notaio Pietro Damiani…etc… etc, do lettura delle volontà della signora Marianne Morelli vedova Desideri…   etc… etc… (Arturo e Agnese roteano gli occhi e si guardano, disperati) alla presenza dei           signori Arturo e Agnese Desideri, riconosciuti figli etc... etc… precedentemente         nominati… etc… etc. Procedoall’apertura della busta sigillata, contenente le suddette             volontà. (I due fratelli sospirano all’unisono.            Il notaio  toglie il sigillo alla busta bianca.  rassegnazione. Prende il        primo foglio e legge) “Io Marianne Morelli, vedova Desideri, nel pieno delle mie facoltà mentali e fisiche … (Guarda i due) sigh ... scusate, (I due sono piuttosto scocciati) avendo, in precedenza, diviso equamente il patrimonio immobiliare, consistente… sigh… era una gran persona, la signora Marianne… sigh… (I due lo   guardano con ferocia. Lui si rende conto di star perdendo tempo, ricomincia la lettura)            nell’appartamento di Roma e la casa di Sabaudia, di proprietà di Arturo… (Arturo guarda Agnese, che gli fa cenno “ok”) l’appartamento di Firenze e la casa di Figline Val D’Arno, di proprietà di Agnese… (Agnese guarda Arturo che ricambia l’”ok”) dispongo che i conti correnti aperti presso le agenzie di Firenze e di Roma, di cui sono già cofirmatari, siano chiusi e le somme, ivi depositate, divise tra loro… (Altra occhiata d’intesa tra i due) dopo aver prelevato il necessario per le mie esequie.    Dispongo altresì che sia devoluta, all’associazione per la lotta contro il cancro, la somma di euro 20.000. (I due annuiscono, convinti e “commossi”) In fede Marianne Morelli “… sigh…

AGNESE - La mamma, che persona eccezionale…

ARTURO - … concordo!

PIETRO – Passiamo al secondo foglio…

ARTURO – Non conosco l’esistenza di altri beni! (Rivolto alla sorella) Tu ne sei al corrente?

AGNESE – No!

PIETRO – Non sono lasciti! (Ai due che non capiscono) Sono “disposizioni”!                                                      

(Arturo e Agnese si guardano sorpresi)

AGNESE – Disposizioni? Che vuol dire?

ARTURO – (Sorrisetto beffardo) Vuol dire che, anche da morta, la nostra “mammina”, vuol         continuare a                imporci il suo “modello di vita”!

PIETRO – Posso leggere?

ARTURO – Sentiamo!

PIETRO – (Che, intanto, ha allargato, accuratamente, il foglio sul tavolo) ”Io Marianne Mor… sigh…

 (Sente lo sguardo dei due) etc… etc… (Singhiozzando)

AGNESE – (Ad Arturo, piano) Senti, fratellone, ancora un singhiozzo e lo strozzo…

ARTURO - … sempre violenta, eh? Non sei cambiata per nulla!

AGNESE – Sono anche peggiorata! (Fa l’atto di strozzarlo)

ARTURO – Shhh! Sentiamo, dai!

PIETRO – “Ogni 1° di Giugno, giorno del mio compleanno, dovrà essere celebrata una messa, a mio        nome, presso la Basilica di Sant’Agnese fuori le mura, (Arturo e Agnese si guardano sbigottiti) Santa cui sono   stata e rimarrò devota…”

AGNESE – Per questo mi chiamo Agnese? (Ad Arturo)

ARTURO – (Stranamente imbarazzato) No… (Impacciato) non mi pare!

PIETRO – Posso continuare?

AGNESE – Prego, continui… (È commossa) continui pure!

PIETRO - “… a detta messa, dovranno assistere, sempre, i miei adorati figli!”

AGNESE – (guarda fiammeggiante il fratello) Tutti i primi di Giugno, fino alla morte? È atroce!

PIETRO – Signora, professore, prego, non ho finito la lettura!

AGNESE – C’è dell’altro?

PIETRO – Sì. Qui si rivolge direttamente a lei, signora: “Agnese, la mia       disposizione è che non potrai vendere             l’appartamento di Firenze per almeno venticinque anni dopo la mia morte…”

AGNESE – Cosa?

PIETRO – “ …inoltre dovrai dividerlo, per lo stesso numero di anni, con tuo marito, il mio            amato Luigi.”

AGNESE – Il suo “amato “ Luigi? L’ha sempre considerato come un figlio!

ARTURO – Beh, Luigi è un brav’uomo. (Agnese è furibonda) Ma cos’hai? Agnese! È tuo marito!

AGNESE – Purtroppo! (Arturo la guarda incredulo) Non guardarmi così! Cosa c’è?          Si è mio marito ma…

ARTURO - … comunque… (Riprendendo la sua aria compassata e non facendosi sentire dal notaio)     la casa             di Firenze è tanto grande, puoi vivere con lui ed avere la possibilità di incontrarlo il meno possibile!

AGNESE – Sei proprio uno str… (Arturo la fulmina con uno sguardo)

PIETRO – Posso andare avanti?

ARTURO – Prego!

PIETRO - (Si rivolge ad Arturo) Questo è per lei: “Arturo, tu continuerai ad abitare            nella nostra vecchia                casa…”

ARTURO - … è assurdo! (Agnese lo guarda beffarda) Io non posso mantenere una           casa del genere! Sono             un insegnante, il mio stipendio non mi permette…

PIETRO - … professore, aspetti, non ho finito!

ARTURO – E cos’altro può esserci?

PIETRO – “…nella nostra vecchia casa di Roma, che, essendo tanto grande, ti da la           possibilità, caro                                  “professore”, di affittarne una parte, lasciando per te il superattico. Potrai, così, mettere da parte la             voglia di venderla.”

ARTURO – Ha pensato a tutto! (Sorride)

AGNESE - Come sempre! (Lo guarda) Volevi vendere questa casa?

ARTURO – Ci ho pensato…

PIETRO – … mi scusi professore, c'è dell’altro!

ARTURO – Ancora? (Rassegnato) Prego!

PIETRO – “La casa dovrà essere affittata a donne, anche a più di una purché siano            solo donne”. Non c’è              altro!

AGNESE – Questo non lo capisco!

ARTURO – (Si accascia sulla sedia). È sempre stata una fissazione della mamma!            Era convinta io fossi             omosessuale!

AGNESE – E allora?

ARTURO – Non voleva vedere uomini vicino a me, non lo sopportava! Mi diceva:            “Non posso impedirti di                        fare i tuoi comodi, ma fallo lontano da questa casa!             Non portare sotto questo tetto i tuoi amichetti!”

AGNESE – Perdonami, fratellone, tu sei gay? (Interessata)

ARTURO – (Tranquillamente, senza cambiare espressione né tono di voce)           No!

AGNESE – Dai, a me puoi dirlo! Il notaio è un amico di famiglia, persona fidata!

PIETRO – Senza dubbio!

AGNESE - (Riflette) A proposito, vi conoscete da una vita, avete più o meno la stessa        età, ma vi date ancora             del lei… (Arturo e Pietro si guardano e poi alzano le spalle all’unisono)

ARTURO – Effettivamente, se per lei va bene…

PIETRO - … ma certo!

AGNESE – Allora può dare del tu anche a me?

PIETRO – (Imbarazzatissimo) Mi dia un po’ di tempo…

AGNESE – (Divertita) Va bene! (Insinuante) Dai, fratellone, non ti vergognare!

ARTURO – Di che?

AGNESE – Che sei Gay!

ARTURO - (Sempre flemmatico) Perché dovrei vergognarmi? Se lo fossi, non avrei           problemi, lo avreste già

            saputo! Perché nascondere una cosa così naturale? Non lo sono! Punto!

AGNESE – Allora perché la mamma ne era convinta?

ARTURO – Probabilmente perché le mie amicizie sono solo maschili!

AGNESE – Avrai avuto delle “relazioni”, no?

ARTURO – Con donne, intendi? (Agnese annuisce) Ma certo!

PIETRO – Perdonatemi! C’è un’altra cosa! La seconda busta. (Mostra loro la busta           amaranto. Agnese ed              Arturo si guardano increduli) È per lei, signora Agnese. Per            volere della signora Marianne,            detta             busta dovrà essere aperta un mese dopo        la sua… sigh… (Agnese stringe l’avambraccio del fratello che                        ha una smorfia di dolore) la sua morte. Fino allora sarà affidata a me. (Recupera la sua borsa, ripone i             fogli, meticolosamente) Io dovrei tornare a studio… per le pratiche del caso… (Si   soffia il naso)              ma prima vorrei dare un ultimo saluto alla signora… sigh…

AGNESE – … sì, vada pure! (Pietro si eclissa. Agnese guarda il fratello che è rimasto impietrito) Arturo…

Scena III  (Arturo, Agnese, Lucilla e Lorella)

ARTURO – Dimmi!

AGNESE – Cosa ci sarà in quella busta?

ARTURO – Ehm... non… non ne ho la minima idea! (Non sembra convinto. È anche molto teso)

AGNESE - Ci penseremo tra un mese! Ok? (Arturo annuisce, sembra un po’ sollevato, anche se non è più             rilassato come prima. Dopo una breve pausa) Arturo!

ARTURO – Sì?

AGNESE - Perché la busta è di quel colore?

ARTURO – Amaranto?

AGNESE - Che colore è? Non è rossa?

ARTURO – No, è amaranto!

AGNESE – Perché “amaranto”?

ARTURO – È il colore ufficiale della città, dove è nata la mamma: Livorno!

AGNESE – Ah, già… Livorno! (Riflette) Era così attaccata alle sue origini? (Arturo annuisce) Il suo carattere                   non era molto “livornese”! I livornesi sono tolleranti, scherzosi…

ARTURO - … molto caustici, duri!

AGNESE – Anche! La mamma era “caustica”?

ARTURO – (Secco) Anche! (Agnese lo guarda sorpresa) Vuoi bere qualcosa?

AGNESE – Ora no! Posso saperne di più a proposito della tua omosessualità?

ARTURO - Perché insisti? Ti ho già detto che non lo sono!

AGNESE – Non essere reticente! Lo so, non parliamo da tanto! (Lo guarda divertita) Io non ho mai dimenticato             di avere un fratello…

ARTURO - …anch’io non ho mai dimenticato di avere una... (Sospira) sorella! Con          la mamma si parlava               spesso di te.

AGNESE – Di me? (Arturo annuisce) Con la mamma? Mi sembra strano! (Arturo non alimenta la             conversazione. Lei decide di prendere l’iniziativa) Insomma, tu hai avuto delle relazioni con donne che               non hai mai presentato alla mamma?Perché? L’avresti convinta!

ARTURO – Non lo ritenevo necessario.

AGNESE – Bah! Non hai amiche, quindi?

ARTURO – No!

AGNESE – Perché?

ARTURO - Perché non credo possa esserci amicizia tra un uomo e una donna!       Conosco molte donne,                                    conoscenze, non amicizie!

AGNESE – E fra queste conoscenze, anche qualche amore o… (Lo studia) solo sesso?

ARTURO – (Laconico) Solamente “sesso”?

AGNESE – Sesso? Tu?

ARTURO – (Guarda la sorella con tranquillità e dopo una breve pausa) Io!

AGNESE – Chi l’avrebbe mai detto! Mio fratello, il professor Desideri, un cinico playboy?

ARTURO – (Divertito) Ma cosa dici? Playboy? Io?

(Entrano due donne, entrambe sui cinquanta anni, in gramaglie, commosse. Lucilla e Lorella Petrucci)

LUCILLA – Oh, signora Agnese, professore, volevamo esprimervi il nostro… sigh… il nostro… (Tira su col                   naso)

LORELLA -… cordoglio…

LUCILLA - … cordoglio! La signora Marianne ci ha viste… sigh… ci ha viste…

LORELLA - … l’altro ieri sera…

LUCILLA - … ma che dici, Lorella? Ci ha viste… sigh… nascere!

LORELLA – Ah, è vero, Lucilla… sigh… per noi era quasi una… sigh… una…

LUCILLA - … una parente…

LORELLA - … una parente!

AGNESE – (Tra l’allibito e il divertito) Grazie, signore Petrucci… (Guarda il fratello che è rimasto impassibile                a guardare la scena) Arturo!

ARTURO – (Girando lentamente la testa verso la sorella) Sì, Agnese?

AGNESE – Potremmo offrire qualcosa alle signore, un caffè o…

LUCILLA - … grazie! Lo accettiamo… sigh… lo accettiamo…

LORELLA - … volentieri…

LUCILLA - … volentieri!

AGNESE – Ci pensi tu, Arturo?

ARTURO – Ci penso io… (Rassegnato) ci pen…

LUCILLA - … ma no, non si preoccupi! Lo facciamo noi… (Agnese le guarda stupita) il… sigh… il…

LORELLA - … il caffè…

LUCILLA - … il caffè! Conosciamo la strada, lo facevamo spesso il… sigh…il…

LORELLA - … il caffè…

LUCILLA - … il caffè!

LORELLA – Sì, alla povera signora Marianne piaceva tanto il nostro… sigh… il nostro… (Sta per intervenire                  Lucilla)

ARTURO - … caffè! (Con voce perentoria)

(Le due sorelle sobbalzano, si stringono tra di loro, si asciugano il naso, si guardano, annuiscono. Si eclissano)

AGNESE – Sempre le stesse queste sorelle Petrucci! Zitelle fin nel midollo…

ARTURO - … zitelle? Hanno entrambe un paio di matrimoni alle spalle!

AGNESE – Già, ma sono vedove, due volte a testa!

ARTURO – Vedove, quindi, non zitelle!

AGNESE – (Sorridendo) Credo che la loro natura di zitelle abbia influito sulla scarsa longevità dei loro…             quattro… accidenti… mariti! Non è che sono due assassine? Come la Cianciulli o… (Scoppia a ridere)                ah ah ah come le “ziette” di “Arsenico e vecchi merletti”… ah ah ah… (Guarda di sottecchi il fratello.                Finge di essere seria) per caso han fatto un pensierino anche su di te? (Arturo le rivolge uno sguardo                 inespressivo) Ma tu non ci sei caduto! Hai fatto bene fratellone, non rischiare…

ARTURO – … che facciamo? (Troncando il discorso) Andiamo in cucina anche noi?

AGNESE – Aspetta, vorrei tornare su quanto dicevamo prima dell’irruzione delle zie Abby e Martha… (Arturo               le fa cenno di tacere) va bene! Non hai una relazione, diciamo, “stabile”, quindi?

ARTURO – (Rassegnato) Beh, c’è una donna che frequento … ehm… di più!

AGNESE – Ah! Chi è?

ARTURO – Una signora…

AGNESE - … una collega?

ARTURO – No!

AGNESE – Come si chiama?

ARTURO – Eleonora… Eleonora Shuster…

AGNESE – (Compiaciuta) Shuster? Tedesca?

ARTURO – Italianissima! Ha origini altoatesine.

AGNESE – Solo sesso?

ARTURO – (Alza gli occhi al cielo. Tagliando corto) Sì!

AGNESE – Dunque, per te, non può esistere l’amicizia tra una donna e un uomo? (Arturo scuote la testa            svogliatamente) Neanche Eleonora consideri un’amica?

ARTURO – No!

AGNESE - Strano, tu sei un intellettuale, hai una mentalità molto aperta… (Arturo la guarda, in    silenzio) va                 bene, non insisto! (Una brevissima pausa) Come farai con questa disposizione della mamma?

ARTURO – Credo che metterò un annuncio… sul giornale o… non lo so! Vedremo! (Guarda Agnese un po’                   implorante) Puoi aiutarmi?

AGNESE – Certo che ti aiuto! (Lo guarda con tenerezza) Te le seleziono io le affittuarie, vuoi?

ARTURO – Sì, ma posso dire la mia?

AGNESE – (Si alza, lo abbraccia, Arturo è contento) Ma certo, fratellone! E tu mi             aiuterai con Luigi?

ARTURO – In che senso?

(Entrano le sorelle Petrucci ancora affrante. Portano il caffè)

LUCILLA – (Indica alla sorella il tavolo e lei posa il vassoio, poi le si affianca) Ecco il     caffè! Noi andiamo, ma                        se avete bisogno di… sigh… di

LORELLA - … qualcosa…

LUCILLA - … qualcosa!

(Agnese e Arturo si guardano)

LORELLA – Siamo a vostra… sigh… vostra…

LUCILLA - … disposizione…

LORELLA - … disposizione!

ARTURO – Grazie, ma…

LUCILLA - … senza complimenti, professore! Per noi è un… sigh… un…

LORELLA - … piacere…

LUCILLA - … piacere!

AGNESE – Va bene, ma ora se dovete… sigh (Trattenendo una risata) se dovete…

ARTURO - … andare…

AGNESE –… andare!

(Le due donne annuiscono, baciano Agnese e Arturo e se ne vanno, singhiozzando sommessamente. I due si

            guardano e scoppiano a ridere)

ARTURO – (Ricomponendosi) Via, Agnese, con la mamma di la’…

AGNESE - … credo che si sbellicherebbe dalle risate, la mamma!

ARTURO – Non ne sono sicuro! (Agnese si fa seria) Comunque, cosa mi stavi

dicendo, riguardo l’aiuto che dovrei darti con Luigi? Che cosa dovrei fare?

AGNESE – Al momento opportuno lo saprai! (Prende per mano il fratello ed escono)

(Entra il notaio, affranto. Posa lo sguardo sulla sedia dove, poco prima, era seduta          Agnese, si guarda

attorno poi si avvicina alla sedia, la accarezza. Si    siede    ed è scosso da un brivido. Vede lo scialle di Agnese, si guarda attorno, con un gesto rapido lo prende, lo annusa e poi lo infila dentro la giacca. Si ricompone e se ne va. - Qualche tempo dopo - Arturo è seduto sul   divano, legge             un giornale. Entra Agnese, si siede allo scrittoio, osserva il fratello, che non ha smesso di leggere)

Scena IV Agnese e Arturo

AGNESE – Credevo fosse meno difficile! (Preoccupata)

ARTURO – Forse se abbassassimo l’affitto… (Senza distogliere gli occhi dal giornale)

AGNESE - …non possiamo! Stai affittando un appartamento prestigioso, nel centro           di Roma…

ARTURO - … era meglio in periferia, vero? (Abbassa il giornale. Declama)           “AFFITTASI   LUMINOSISSIMO ATTICO, AMPIA METRATURA, TRIPLI SERVIZI . VIA PRENESTINA KM                    15,500.            TELEFONARE ORE PASTI.  ESCLUSI PERDITEMPO…”   (Riprende la lettura)

AGNESE – Professore, la finisci? Abbiamo incontrato almeno sei o sette candidate. Solo una era disposta a                     prenderlo, nonostante il prezzo!

ARTURO – Una? (Piega il giornale e riflette) Lo stilista, intendi? (Agnese annuisce           sorridendo) Ma non                era, propriamente, il tipo di “donna” di cui parlava la          mamma, nelle sue “disposizioni”. Simpatico da             morire, però! (Sorride anche lui) Hai visto quando gli abbiamo spiegato perché non potevamo     stipulargli il contratto? Per ridere gli sono uscite le lacrime…

AGNESE – … con quella risata così coinvolgente, poi! Peccato! Anche facoltoso…

ARTURO - …già! (Riflette) Non sarebbe venuto ad abitare qui, da solo! (Legge)

AGNESE – Insieme al suo compagno, intendi? (Guarda di sottecchi il fratello il quale annuisce, tranquillo)                    Tipo interessante, anche lui, vero?

ARTURO – (Sempre con gli occhi sul giornale) Vero!

AGNESE – Allora te ne sei accorto anche tu? (Insinuante)

ARTURO – Di cosa?

AGNESE – Che è un bell’uomo!

ARTURO – (Piega lentamente il giornale, lo appoggia sulle ginocchia e placidamente risponde) Non parlo                    dell’aspetto fisico. Ho trovato interessante la conversazione! Traspare la sua cultura… è un filologo,       uno stimato ricercatore.

AGNESE – Quindi non ti ha colpito la sua bellezza, il suo fisico atletico?

ARTURO – (Sorride, scuote leggermente la testa, sospira e cambiando argomento           riprende la lettura)                 Abbiamo altri appuntamenti?

AGNESE – (Guardando l’orologio) Eh si! Sono le quattro, dovrebbe arrivare… (Consulta gli appunti) una                      certa signora… Pazienza, Marta Pazienza…

CAMPANELLO

ARTURO – (Alzandosi) Vado io! Sarà la Pazienza?

AGNESE – O la Temperanza! (Arturo esce)

Scena V (Agnese, Carola, Marta e Arturo)

ARTURO – (Da fuori) Buongiorno! Piacere, Arturo Desideri!

CAROLA e MARTA – (C.s.) Buongiorno…

ARTURO - Per di qua, prego!

(Rientra Arturo, preceduto da due donne, circa quaranta anni entrambe, una risoluta, l’altra timida)

AGNESE – (Si alza e tende la mano alla donna più piccola) La signora Pazienza? Piacere Agnese Desideri…

CAROLA – Pazienza? Mio Dio… vorrei averne, a volte, ma purtroppo… no, non sono Pazienza! Carola Montefusco, piacere! (Stringe la mano di Agnese, guardandola fissa negli occhi. Molla la presa, un po’ imbarazzata. Agnese la squadra da capo a piedi) Pazienza è lei! (Indica la donna alta e timida)

AGNESE – Piacere! (Tende la mano, Marta la stringe)

MARTA – Pia… piacere è il mio… Marta Pazienza… (Si volta verso Arturo) la signora è sua moglie?

ARTURO – No, è mia… sorella!

AGNESE – Bene, fatte le presentazioni, vogliamo parlare dell’appartamento? Accomodatevi!

(Le tre donne si siedono attorno allo scrittoio, Arturo si accomoda di nuovo sul divano e riprende a leggere il   

            giornale. Carola non riesce a distogliere lo sguardo da Agnese)

MARTA – Questa casa è bellissima! Quante stanze ha?

AGNESE – Oltre a questa ci sono tre stanze da letto, una sala da pranzo, tripli servizi, un tinello e una cucina… (E' colpita dal modo come la guarda Carola)

MARTA - … la scala che ho visto in fondo al corridoio, dove porta?

AGNESE - È la comunicazione con il superattico, li abita mio fratello! In cima alle scale c’è una porta!

CAROLA – (Si scuote e guarda verso l'alto) Dunque l’appartamento di suo fratello comunica con questo?

AGNESE – L’appartamento ha un ingresso indipendente al piano di            sopra.

CAROLA – (Ad Agnese) E...  lei, dove vive?

AGNESE – A Firenze!

CAROLA – Ah… (Sembra dispiaciuta)

MARTA – Le chiavi chi le ha?

CAROLA – Ma di che chiavi parli?

MARTA - Le chiavi della porta, quella li, in cima alle scale…

AGNESE – (Risentita)… naturalmente la porta sarà bloccata…

CAROLA - … sì, va bene! (Fulmina Marta con uno sguardo) Signora Desideri, la cifra la conosciamo già, per noi tre va bene…

AGNESE - … voi tre?

MARTA – Sì, per il momento ci siamo solo noi due… (Agnese la guarda severa) tra quindici giorni, arriverà anche la nostra amica Monica… (Cerca lo sguardo di Carola, ma lei sta guardando, insistentemente, Agnese) che, tra l'altro, le somiglia tantissimo! È vero Carola?

CAROLA - Due gocce d'acqua! (Si scuote. Imbarazzata)

AGNESE - (Divertita) Davvero?

MARTA - E' incredibile!

AGNESE - Abbiamo tutti almeno un sosia! (Sorriso di circostanza) Mi diceva che ci sarà anche questa vostra                  amica?

MARTA - Che sbadata… (Sguardo smarrito) non le avevo detto che saremmo state in tre?

AGNESE – No! Al telefono, avevo capito che l’appartamento fosse solo per voi… (Guarda Arturo) ma   non                 credo ci siano problemi! Vero Arturo?

ARTURO – Assolutamente! (Si alza e si avvicina allo scrittoio)

CAROLA – Capite che l’affitto, diviso in tre, è meno “pesante”!

ARTURO – Giusto! Scusate, posso dire una cosa a mia sorella? (Si appartano) La mamma parlava di “una o più donne”… la profezia si avvera!

AGNESE – Da quando sei diventato spiritoso? (Lo guarda divertita)

ARTURO – Lo sono sempre stato, ma tu non puoi saperlo!

AGNESE - (c.s.) Già! Allora che facciamo, vanno bene tre donne?

ARTURO – Per me va bene. Andrà bene anche per loro?

AGNESE – Dobbiamo solo chiederlo! (Torna dalle due donne) Quindi, signore, vogliamo firmare il contratto?

CAROLA – Vogliamo! (Decisa. Marta è visibilmente sollevata)

AGNESE – Allora telefoniamo al notaio Damiani… (Marta e Carola la guardano interrogative) ha lo studio qui, al primo piano! Ci pensi tu, Arturo? Io faccio vedere la casa alle signore.

ARTURO – Ci penso io… (Le donne escono, prende il telefono, compone un numero) ci penso… io! Dottor       

            Damiani? Sono Desideri. Mia… sorella ed io avremmo bisogno di lei… di te, scusa, devo 

            abituarmi… … per un contratto di affitto! Quando? Anche subito, se non hai da fare… va            bene…

            a tra poco… come? Agnese? Si la saluto… (Sorride) certo… certo! (Seccamente) A più tardi!        (Chiude

            ed esce)

(Qualche tempo dopo – Interno giorno - Entra un uomo, in abiti da lavoro, spinge un carrello con sopra degli             scatoloni. Si ferma al centro, si guarda intorno, comincia a scaricare le scatole. Intona una canzone,

            dolce, bellissima, dapprima timidamente, poi sempre più convinto. Carica alcune cose sul carrello,

            sempre cantando. Quando è tutto sul carrello interrompe il canto, a voce alta, verso         la zona notte)

MAX – Dotto’, scrittoio e sedia rimangono qui, il resto a Sabaudia vero?

ARTURO – (Fuori scena) Sì, grazie! Ha portato gli scatoloni?

MAX – Sono qui!

ARTURO - Appena li avrò riempiti la chiamo! Va bene dopodomani?

MAX – Va bene! Verrò con due ragazzi, a prendere il pianoforte!

ARTURO – Mi raccomando, che arrivi a Firenze sano e salvo…

MAX - … dotto’, stia tranquillo, è la nostra specialità! I traslochi generici sono un’attività, diciamo, derivata…

ARTURO – … ah, sì?

MAX – La nostra impresa è nata, con mio padre che era un accordatore, proprio per il trasporto pianoforti! In famiglia abbiamo sempre amato la musica… (Ha un gesto di sconforto) ho un fratello pianista, una sorella che suona il violino ed io canto accompagnandomi con la chitarra!

ARTURO – Ecco spiegata la sua bella voce!

MAX – Il canto è la mia passione, ma bisogna mangiare, quindi ho continuato con             l’attività paterna e                   invece di lavorare con la voce, l’ho fatto con le braccia…

ARTURO – (Sempre da fuori)… con le braccia, con la testa, con la voce…            l’importante è far bene il                    proprio mestiere!

MAX – Io, purtroppo, mi sento di far bene solo quando canto…

ARTURO - … allora canti, il più possibile! (Entra aggiustandosi gli abiti, lo squadra        da capo a piedi) Però,                        l’aria dell’artista c’è!

MAX – Davvero?

ARTURO – Direi proprio di sì! La voce è giusta, la presenza anche… (Gli da una pacca sulla spalla)                mio caro… come si chiama?

MAX – Max!

ARTURO – Giusto anche il nome… (Lo guarda dritto negli occhi) lo faccia però per        sua soddisfazione      personale, senza pensare al guadagno, quello è assicurato dalla sua attuale occupazione…

MAX – Grazie del consiglio! (Brevissima pausa in cui Max si sfila i guanti, si guarda le mani e poi si rivolge                  ad Arturo) Dotto’, lo sa che so anche dipingere…

ARTURO - … davvero! (L’uomo sorride) Lei è pieno di sorprese! Ci dia dentro anche       con la pittura! Non                  dimentichi però ciò che le ho detto!

MAX – (Sorride si guarda le mani) Stasera, queste dita, accarezzeranno una chitarra e… una tela… se     non so’            troppo stanco… (Arturo gli stringe la mano) Allora vado?

ARTURO – Vada, vada pure! (Lo trattiene) Mi farebbe piacere esserci ad una sua “serata” o ad una sua              “mostra”… (L’uomo è sorpreso) mi tenga informato!

MAX - (Stringe il pugno) Sarà fatto, dotto’! (L’uomo spinge il carrello, ricomincia a         cantare ed esce. Arturo                        lo accompagna)

(Rientra, con lentezza, ripone gli oggetti negli scatoloni. Ognuno è osservato, rigirato       tra le mani, annusato e

            poi messo nello scatolone. Dalla comune entra Agnese, guarda       il fratello. Lui non si accorge dei lei)

Scena VI  (Agnese, Arturo, Lucilla e Lorella)

AGNESE – Quanti ricordi, eh?      

ARTURO – (Abbozza un sorriso) Tanti! Proprio tanti! Gli oggetti poi… (Le mostra il contenuto dello scatolone) sono gli stessi, da sempre.

AGNESE – Li ho ritrovati nella stessa posizione in cui li ho lasciati! Chi li metteva a posto, tu o la mamma?

ARTURO – L’ha sempre fatto lei! Ogni giorno li toglieva, li spolverava e li rimetteva esattamente al loro posto. (Guarda sorpreso la sorella) Ricordi la loro posizione?

AGNESE – Naturalmente! Ti sorprende questa cosa?

ARTURO – Un po’!

(Entrano le sorelle Petrucci. Hanno con loro dei vestiti da donna, appesi a delle stampelle, delle scatole. Sono  

            molto serie)

LUCILLA – Signora Agnese, professore, abbiamo svuotato l’armadio della… sigh…della…

LORELLA - … signora…

LUCILLA - … signora!

LORELLA – Dove dobbiamo portare queste… sigh… queste…

LUCILLA - … cose…

LORELLA - … cose?

(Arturo e Agnese trattengono a stento il riso. Arturo si riprende)

ARTURO – Pensavo di mettere tutto nel grande armadio a muro che c’è di sopra.

AGNESE – Ma non ne hai bisogno tu, per le tue, di cose?

ARTURO – No, basta quello che ho in camera mia! (Alle sorelle Petrucci) Ma lasciate pure tutto qui, non vorrei              approfittare troppo della vostra…(Occhiata alla sorella) ehm… della vostra…

AGNESE - … disponibilità…

ARTURO - … disponibilità!

LUCILLA – Non lo dica nemmeno per… sigh… per…

LORELLA - … scherzo…

LUCILLA - … scherzo! (Le due donne vanno via impettite, lasciando allibiti i due)

AGNESE – Sono tornata indietro di trent’anni! Ricordi che la facevamo spesso questa cosa? Sono sempre state               così! (Ride di gusto)

ARTURO – Gia! (Laconico. Ricomincia a riempire lo scatolone)

AGNESE – (Dopo una breve pausa osservando quello che fa Arturo)Arturo!

ARTURO – Si! (Senza voltarsi)

AGNESE – Arturo!

ARTURO - (Stavolta si volta e guarda dritto negli occhi Agnese) Di pure, ti ascolto! Non vorrei perdere tempo, però…

AGNESE - … tranquillo, professore, ti rubo solo due minuti! (Arturo sospende quello che sta facendo e infila le mani nelle tasche della giacca, lasciando fuori i pollici. Agnese lo guarda divertita) Sai, mi viene spesso in mente questo tuo modo di mettere le mani nelle tasche della giacca? (Arturo si guarda le mani, senza toglierle dalle tasche e le mostra, interrogativo, ad Agnese) In vita mia, ho visto poca gente farlo… così!

ARTURO – Sicuramente lo avrai visto fare al papà!

AGNESE – Sì, sì! È vero… (Sembra commossa) gli somigli tanto!

ARTURO – La mamma me lo diceva spesso. (Guarda attentamente Agnese, abbozza un mezzo sorriso) Secondo me, tu gli somigli di più!

AGNESE – (Sorpresa) Dici?

ARTURO – Sicuro! Papà era bello come te… (Riflette. Si scuote e torna ad essere compassato come sempre. Agnese è intenerita. ) io non sono poi così piacente!

AGNESE – Io penso, invece, che tu sia molto interessante e che le donne siano affascinate da te! (Arturo non è molto convinto) Non credi?

ARTURO – (Sempre laconico) Può darsi.

AGNESE – Lo potremmo chiedere a Eleonora?

ARTURO – Cosa c’entra Eleonora?

AGNESE – Beh… è la tua… donna…

ARTURO - … non lo è!

AGNESE – Ti piace?

ARTURO – Sì!

AGNESE – Le vuoi bene?

ARTURO – (La guarda impassibile e compassato) Dovevi parlarmi di qualcosa?

AGNESE – (Impacciata) Sì, certo… ecco… vedi…

ARTURO - … vuoi che ci sediamo? (Agnese annuisce, la fa sedere su di uno scatolone chiuso, mentre lui si accomoda su di un altro) Di che si tratta?

AGNESE - (Rassegnata) Ricordi quando mi hai chiesto di aiutarti ad affittare la casa? (Arturo annuisce e fa                    segno di aver capito) Ricordi che, accettando, ti chiesi di aiutarmi con mio marito? (Arturo fa segno                    come dire: ”Appunto”) Bene, è arrivato il momento!

ARTURO – Che cosa dovrei fare?

AGNESE – Forse è opportuno che, prima, ti aggiorni sulla mia situazione matrimoniale.

ARTURO – Effettivamente ne so ben poco… (Si alza, da una degli scatoloni, prende una cornice, guarda la foto. Si volta verso Agnese, sorride) credo di essere rimasto a questa foto!

AGNESE – Quale foto? (Si alza anche lei e gli prende la cornice dalle mani. La guarda, fa una smorfia) La mamma teneva ancora questa foto del matrimonio? A casa mia, non ce n’è neanche una! (La riconsegna al fratello) Oramai puoi anche buttarla!

ARTURO – Non ci penso proprio! La porto di sopra e la rimetto sullo scrittoio!

AGNESE – Guarda che a me non interessa…

ARTURO - …interessa… interesserebbe alla mamma! (Tira su con il naso. Agnese lo guarda stupita) Lo faccio per lei. Voleva molto bene a Luigi. Ne parlava sempre con tenerezza. (Rimette la foto nello scatolone) Diceva spesso: ”Agnese ha sposato un uomo favoloso, buono, intelligente, elegante…”

AGNESE - … basta! (Seccata)

ARTURO – Ho l’impressione che non dovrai spendere molte parole per “aggiornarmi sulla tua situazione                        matrimoniale”… (Si blocca. Riflette e guarda Agnese, accigliato) Ma di che genere di aiuto parli?                        Come posso…

AGNESE - … potresti parlare tu con Luigi! Spiegargli come stanno le cose…

ARTURO – … e come stanno le cose?

AGNESE – Stanno che… ehm… che… mi sono accorta che non va!

ARTURO – Perdonami, da quanto tempo ti sei “accorta” che… non va?

AGNESE – Da subito. Poi son passati gli anni…

ARTURO – … (Ha un sussulto, sgrana gli occhi) venti, sono passati venti anni! Come hai fatto a…

AGNESE - … per la mamma! (Guarda Arturo, severa) Ho cercato di farla soffrire il meno possibile, io!

ARTURO – Tu? Tu che, in vent’anni, sei venuta a Roma solo cinque volte?

AGNESE – Solo cinque? Sei sicuro?

ARTURO – Vuoi che ti dica le date? Sempre lo stesso giorno, il due Novembre e solo da quando se n’è andato papà: cinque anni fa! Andavi con lei al cimitero e poi tornavi a Firenze! Luigi lo vedevamo molto di più…

AGNESE - …ma lui ha interessi di lavoro a Roma, ci viene spesso.

ARTURO – (Sconsolato, porta le mani giunte al volto. Riflette) Ed io? Perché, l’avrei fatta soffrire?

AGNESE – Le hai lasciato il dubbio sulla tua omosessualità, senza mai fare niente per dimostrarle il contrario! Ti sembra poco?

ARTURO – (Riacquistando la sua solita tranquillità) La mamma era una donna d’intelligenza e cultura superiori alla media ed io non ammettevo che, proprio lei, avesse dei pregiudizi.

AGNESE – (È visibilmente imbarazzata) Sarebbe bastato portare qualche ragazza acasa…(Ricorda) ad                             esempio… Eleonora…

ARTURO - …per cosa? (Pausa) No, non dovevo dimostrarle nulla! Perché, per un genitore, l’importante è sapere che i figli sono onesti, sinceri e…felici!

AGNESE – Cosa ne sai tu? Non sei mica padre!

ARTURO – Lo so… (Agnese lo guarda sgranando gli occhi) lo so… (Un po’ imbarazzato) insegno da trentacinque anni! Ho conosciuto centinaia di ragazzi e i loro genitori. Ho ascoltato... ascolto tutti, sempre con molta attenzione. Perciò so cosa fa piacere, o dispiacere, ad entrambi.

AGNESE – Sai, ti facevo più cinico! I tuoi studenti ti vogliono bene?

ARTURO – L’importante è che vogliano bene a loro stessi! (Si siede di nuovo, avvicinando il suo scatolone a                 quello della sorella) Cosa “non va”, con Luigi?

AGNESE – (Molto impacciata) Beh, Arturo… ehm… prima di tutto dovrei dirti che… ehm… io…

CAMPANELLO

ARTURO – Chi sarà?

AGNESE – Forse le “ragazze”? Vado io! (Esce)

Scena VII (Agnese, Marta e Arturo)

(Arturo riprende l’operazione d’inizio scena. Rientra Agnese con Marta)

AGNESE – Arturo, c’è la signora Pazienza!

MARTA – Buongiorno professore…

ARTURO - …”professore”…

MARTA - … preferisce “signor Arturo”?

ARTURO – Se ci limitassimo ad Arturo?

MARTA – D’accordo! Allora, solo Marta? (Entrambi annuiscono)

AGNESE – Voleva qualcosa? Qui finiremo per stasera, vero Arturo?

MARTA - Fate con comodo! Per carità! Sono venuta perché sto organizzando il trasloco. Vorrei vedere se i                     mobili che ho, vanno bene nella nuova stanza.Anche le mie amiche hanno lo stesso problema…

AGNESE - …faccia pure! Se le serve qualcosa, un aiuto…

MARTA - …ehm, grazie, si… (Tira fuori dalla borsa un metro a nastro, un block notes e una matita. Fa tutto                 con molta goffaggine. I due la osservano divertiti) potreste aiutarmi a prendere le misure!

ARTURO – (Sospira, mette nello scatolone un altro oggetto, si spolvera le mani) Va bene, l’aiuto io! Da dove vuole cominciare?

MARTA – Pensavo… dalla mia stanza? (Le cade il block notes, per raccoglierlo le cade anche la matita) O mio Dio… (S’inginocchia, non la trova, guarda sotto il divano) dov’è finita?

AGNESE – Cosa?

MARTA - La mia matita

AGNESE - (Incrocia le braccia e la guarda commiserevole, ma anche divertita) Marta, non si preoccupi! Mio fratello ne avrà sicuramente un’altra, vero ?

ARTURO – Non ce ne sarà bisogno… (Si china e raccoglie la matita)

MARTA – (Guarda la matita nelle mani di Arturo e in terra, alternativamente, un paio di volte, incredula. Poi    si alza, sempre molto impacciata, ad Arturo) GrazieArturo, sono una frana! Allora, andiamo? (Porge il                  metro ad Arturo) Le puòprendere lei, le misure? Corro il rischio di combinare un pasticcio.

ARTURO – (Prendendo il metro) Dia pure a me! Faccio strada…ma… quale stanza ha scelto?

MARTA – Quella in fondo a sinistra… no, no a… a destra?

ARTURO – Non saprei! Dopotutto ce ne sono, una a destra e una a sinistra!

MARTA – Davvero?

(Agnese e Arturo si guardano e alzano gli occhi al cielo. Arturo fa’ strada a Marta escono di scena. Agnese,     

            rimasta sola, si guarda attorno, accarezza i mobili, è leggermente commossa. Va allo scatolone,  prende

            la foto. Si siede)

AGNESE – (Guardando la foto) Sembro felice! Tu eri l’uomo giusto… per la mia famiglia!  (Sospira) Ero stufa

            di sentire mia madre ripetere: “Devi deciderti, hai un’età in cui si può ancora scegliere! Non puoi

            continuare a vivere pensando ai viaggi, alle amiche, a divertirti…” (Ha un brivido) come se tutto questo

            fosse un delitto! Per evitare le solite prediche sono anche uscita con qualche ragazzo… (Sospira)

            stremante! Poi ho conosciuto te. Con te era diverso, eri dolce, delicato. Eri, spesso, fuori per lavoro:

            questo mi dava la possibilità di vedermi con le mie amiche… con Angela, Beatrice… (Sospira)

Barbara… e mamma era tranquilla! Già, avevo il ragazzo! Avrei messo latesta a posto!  Per questo ti ho sposato! Ho imparato, col tempo, ad amarti…(Smorfia) a modo mio, ma l’ho fatto!  Ti amo ancora… forse di più… ma nonho la forza, il coraggio di dirti la verità, anche se so che capiresti, che avresti

una reazione, sicuramente, molto misurata… (Sospira ancora) ciononostante,non riesco a parlare con te! Se almeno quel testone di mio fratello lo facesselui per me! Dovrei, però, confidarmi con lui. Non so perché, ma ho soggezionedi Arturo. Sarà la differenza d’età… (Riflette) Però, ora so di Eleonora. Forse

ho trovato la chiave per entrare nella corazza di mio fratello e…(Rientra Arturo)

Scena VIII       (Arturo e Agnese)

ARTURO – (Scuote la testa, sorride, appena incrocia lo sguardo della sorella, scoppiain una risata) È una                    forza, quella ragazza. Davvero, se l’avessi lasciata dasola, avrebbe combinato un “macello”…

AGNESE - … Arturo, che linguaggio!

ARTURO – (Sorridendo) Sai com’è, ci sono dei termini, nell’italiano meno colto, che rendono, esattamente, l’idea. Molto più “efficaci”…

AGNESE – … sentiamo: cos’ha fatto di così strano? (Sarcastica)

ARTURO – Beh, ad esempio… la stanza in fondo al corridoio, la tua stanza… (Agnese annuisce, inarca il sopracciglio) l’abbiamo misurata insieme, o meglio,lei prendeva le misure con il metro ed io segnavo sul block notes. Alla fine risultava una stanza piuttosto, come si dice… “sghemba”? Insomma, scusa se

con la geometria non ho molta dimestichezza…

AGNESE – La stanza non è “quadrata” è “trapezoidale”…

ARTURO – ah, ecco! “Trapezoidale”?

AGNESE – (Laconicamente) Certo.

ARTURO – Certo… (Guarda perplesso la sorella) ma… ehm… non capisco…

AGNESE – … ascolta! La “mia stanza” segue l’andamento del palazzo. La parete di fondo, dov’è la finestra,                  non è “in squadro” con le altre due pareti.

ARTURO – Diavolo, non me ne ero mai accorto! E la mia? È subito prima?

AGNESE – Se fosse, anche quella, “trapezoidale”, dubito che te ne saresti accorto. (Lo guarda con tenerezza)                 Comunque no, la tua no! Infatti, la tua finestra affaccia su un’altra via.

ARTURO – Giusto! (Riflette) Beh, se tu non mi riconosci un linguaggio meno colto, io non credevo tu avessi confidenza con termini, così tecnici, come “in squadro”!

AGNESE – D’accordo, non ci siamo frequentati molto, negli ultimi venti anni, ma dovresti ricordare che sono un architetto!

ARTURO – Vero!

Scena IX (Marta, Agnese e Arturo)

(Rientra Marta. Ha il block notes in mano, gli occhi fissi sul foglio. Si gratta la testa perplessa)

MARTA – Accidenti, proprio non riesco a capire come succede. Ho preso di nuovo le misure, le ho riportate sulla piantina che ho disegnato… (Guarda i due. Gli porge il blocco) Ecco, guardate anche voi!

AGNESE – (Prendendo il blocco) Non si preoccupi. Vede, la stanza… (guarda il foglio, sgrana gli occhi, incredula. Fa vedere anche ad Arturo) ma…

ARTURO – Incredibile ma vero! (Ridacchia. Rivolto alla sorella) Architetto, secondo te, cosa sta succedendo?               Questa piantina ricorda, vagamente, un dipinto di Kandinsky… (Sempre più divertito) Questo palazzo è              stato costruito ai primi del Novecento! (Agnese annuisce, divertita anche lei) Ti risulta che il famoso                   pittore moscovita si sia interessato anche di architettura e che, senza lasciare tracce evidenti, a parte                     quella stanza, abbia collaborato alla realizzazione di questo stabile?

AGNESE – (Piano ad Arturo) Piantala, buffone! (Rivolta a Marta che è in stato leggermente confusionale) Lo perdoni! Purtroppo ha avuto un’educazione molto rigida, non molte occasioni per sorridere! Ed ora, con l’avanzare dell’età, venendo meno alcuni freni inibitori, si lascia andare a facili sarcasmi!

MARTA – Scusate, ho capito! Non mi offendo! Voi dite che è poco chiaro…

ARTURO – (Piano ad Agnese) … poco chiaro? È uno sgorbio senza senso!

AGNESE – Scemo! (Arturo la guarda esterrefatto. Si ricompone e abbassa la testa in segno di scusa) Ma no,                 non è poco chiaro. È, come dire, cioè… sembra… (Guarda il fratello e scoppiano a ridere entrambi)                  un quadro di Kandinsky… ci perdoni! Non vogliamo…

MARTA - Davvero? Date un po’ qua… (si riprende il blocco e guarda con attenzione il disegno)             Kandinsky,dite? (I due fratelli si guardano allibiti) Sì, forse del periodo in cui cominciava a         sperimentare l’astrattismo, abbandonando, definitivamente il periodo paesaggistico… (Si accorge che i due la guardano basiti) ehm, forse…

ARTURO - …la prego, continui, continui pure! (Rivolto ad Agnese) È stupefacente!

AGNESE – Cosa? Arturo, ti prego, non insistere! Non è carino!

ARTURO – Invece insisto! È incredibile come, da una celia, uno “sfottimento”, possa nascere un discorso                      estremamente serio e interessante. Addirittura su di un pittore russo…

MARTA - …padre della pittura astratta!

ARTURO – Certo! Vedi… (Rivolto ad Agnese) lei è talmente oltre, scevra dalle piccolezze e dall’ignoranza in                 cui ci dibattiamo, che… (guarda Marta, serio eammirato) Marta, lei è un essere superiore! (Le fa un                   inchino con la testa. Marta ricambia e torna a guardare il disegno, perplessa)

AGNESE – (Lo scuote) Ma non ti vergogni? Perché la prendi per i fondelli?

ARTURO – Io? Scherzi? Questa ragazza mi ha colpito, veramente! È così vera…

AGNESE - …te la figuri già fra le tue “conoscenze”?

ARTURO – Che cosa dici? E poi non pensavi fossi gay?

AGNESE – Sto qui, con te, da una settimana e scopro tante di quelle cose nuove… (Arturo è colpito)

MARTA – Scusatemi, dovrei andare… al lavoro.

AGNESE – Sì, certo! Le farò avere una piantina dettagliata, di tutte le stanze, con le misure che le servono. Diciamo domani sera, va bene?

MARTA – Grazie! Lei e suo fratello siete veramente gentili! Allora…

ARTURO - …mi perdoni, ma lei che lavoro fa, di che si occupa?

AGNESE – È vero, non ne abbiamo mai parlato!

MARTA – Sono un’insegnante… (Arturo è incantato, Agnese lo guarda esterrefatta) di… (Chiude il block notes, lo mette nella borsa, la matita la infila nella crocchia dei capelli. Guarda i due e si avvia verso l’uscita. Si volta) disegno! Arrivederci e grazie! (Esce. I due si guardano, tramortiti, scoppiano a ridere e poi escono)

(Qualche tempo dopo – Interno giorno - Entra Max, porta via gli scatoloni, esce e rientra con una scaletta,

smonta le tende, sposta il divano e la poltrona, esce, rientra con il carrello, porta una nuova sedia,

computer, cartelle. Entrano Carola e Marta, coprono il divano e la poltrona con   dei teli dai colori vivaci. Hanno difficoltà a montare la nuova tenda. Max le guarda sorridendo)

MAX – Signore, lasciate che vi aiuti! Prendo la scaletta!

MARTA – Grazie, molto gentile!

MAX – Si figuri! ( L’uomo esce e rientra con la scaletta e  monta le nuove tende, poi chiude la scaletta)

CAROLA – Grazie!

MAX – Dovete montare , spostare qualcosa, non fate complimenti…

MARTA -… beh dovremmo spostare il divano… (Carola la guarda torva) solo un po’      più al   centro…

MAX - … (Subito esegue) ecco fatto ! lo scrittoio va bene li?

MARTA – Perfetto!

MAX – Se è tutto a posto… (Le due donne si guardano intorno, poi tra di loro ed infine, rivolte a Max,                           annuiscono) allora vado!

MARTA – Non ci siamo nemmeno presentate, ci scusi… (Tende la mano a Max) Marta,Marta Pazienza!

MAX – (Stringe la mano di Marta) Massimiliano Davinci… (Marta rimane a bocca          aperta) detto Max…

MARTA - … Da Vinci?

MAX - … (Sorride) Davinci, tutto attaccato! Nessun legame di parentela con il genio! (Non molla la mano di                   Marta che è imbambolata)

CAROLA – (Tendendo la mano) Carola Montefusco…

MAX – (Lasciando la mano di Marta) … piacere! Montefusco tutto attaccato?       (Carola annuisce sorridendo)                        Ah… ah… (Sorride anche lui) a presto!(esce)

MARTA – Simpatico…

CAROLA - … Marta… insomma…

MARTA - … ho fatto qualcosa che non dovevo?

CAROLA – (Sorridendo) Ma no, ma no… Martina bella! (Sistemano la stanza ed escono)

(Qualche tempo dopo – Interno pomeriggio - Marta è seduta sul divano legge molto presa un libro. Entra           Carola)

Scena X (Carola e Marta)

CAROLA – “Martina”, cosa leggi?

MARTA – “Cime Tempestose”. È uno dei libri del “professore”. L’avevo già letto,

da bambina, è bellissimo!

CAROLA – L’ho letto anch’io! È uno strazio!

MARTA – Perché sei così poco romantica? È una bellissima storia d’amore, di quelli che non muoiono mai…

CAROLA - … appunto: è melenso, triste. Insomma: a me non piace!

MARTA – Non posso pensare a te come una persona insensibile. Una donna come te, che fa volontariato, che                aiuta e conforta persone sofferenti, malate.

CAROLA - Io sarò poco romantica, ma tu lo sei troppo! (Le si avvicina, le fauna carezza) Per questo ti voglio                 così bene. (Le da un bacio sulla fronte)

MARTA – Ecco, vedi? Perché vuoi apparire diversa da quello che sei?

CAROLA – Tesoro, confortare chi soffre, aiutarlo a sentirsi meno solo, è diverso dal perdersi dietro sogni di                   amori eterni e meravigliosi!

MARTA – È, comunque, una dimostrazione d’amore! Bisogna essere fatti in un certo modo, altrimenti non si                  può trasmetterlo, vero? (Carola annuisce) Allora rileggi uno di questi libri e ritrova la voglia di essere                  romantica. Sono convinta che non dovrai sforzarti molto. Ora che ci penso, credo che tu stia        “faticando” di più a reprimere questa voglia!

CAROLA – (Colpita) Va bene, appena ho tempo lo “rileggo”! Contenta? Adesso però bisogna pensare a              Monica! (Sospira) Tra poco arriva e dobbiamo prepararci psicologicamente e fisicamente!

MARTA – Hai ragione! (Si alza, mette a posto il libro e, insieme a Carola comincia a mettere tutto in ordine.                  Vicino la libreria controlla la disposizione dei libri) Carola, scusami, cosa dici, sono messi bene? Sono               in ordine di grandezza? I colori sono ben intonati?

CAROLA – Fa vedere? Si, mi sembra che vadano bene. (Si ferma ad osservare le tende, controlla la lunghezza,             le pieghe, l’apertura) Anche queste sono perfette… (Si blocca, guarda, preoccupata Marta) siamo                    sicure che questa fantasia le andrà bene?

MARTA – Speriamo! Sennò chi la sente! Tra quanto arriva?

CAROLA – (Guardando l’orologio) Dovrebbe essere già qui! Mi sembra strano che non…

CAMPANELLO

MARTA - … è lei! Aspetta ad aprire!  (Si controlla il vestito, si mette a posto i capelli) CAMPANELLO (Ha un gesto di disperazione) Ecco, adesso possiamoaprire! Vai tu? (Carola annuisce e va ad aprire)

Scena XI  (Monica, Carola e Marta)

(Entra Monica, 40 anni circa, abbigliamento sportivo, casco in mano, borsa porta computer, trolley e borsetta. E' incredibile la somiglianza con Agnese, anche se ha modi spicci, non eleganti ed ha i         capelli raccolti)

MONICA – Accidenti al parcheggio, neanche per la moto si trova! Sono in ritardo?

CAROLA – (Entrando dopo di lei) In ritardo per cosa? Sei a casa, Monica! Rilassati!

MONICA – Tranquilla, sono mooolto rilassata… (Le altre due si guardano, Marta fa un gesto con la mano, a                 dire “ahia ”. Carola le fa cenno di tacere) ma lo sapete quanto odio fare tardi!

CAROLA – Ti faccio una camomilla? (Si morde il labbro. Monica la fulmina) È meglio un caffè?

MONICA – Potrei avere un panino? Non ho mangiato, a pranzo, un cliente mi ha fatto perdere un sacco di                      tempo e quindi…

CAROLA - … provvediamo subito! Va bene un toast? Prosciutto cotto e formaggio?

MONICA – Meglio due! Magari il secondo, se c’è, lo gradirei con il prosciutto crudo… (Le due donne tirano il                fiato) ho capito: c’è solo cotto. Va bene, per questa volta passi, ma da domani la spesa la farò io, ok?

CAROLA – Ok, ok… (Si dilegua)

MONICA – Abbiamo della birra? (Gridando in direzione della cucina)

CAROLA – (Da fuori) Naturalmente!

MONICA – Mi raccomando, gelata! E…

MARTA - … certo che è gelata! È la tua marca preferita, quella francese…

MONICA - …alsaziana, a l s a z i a n a!

MARTA – Alsaziana, si!  Siediti, togliti il giaccone. (Monica si sfila il giaccone e glielo da) Dammi le borse                     che le porto di la…

MONICA - … grazie tesoro! Sono distrutta… (Si lascia andare sul divano, lo tasta, prova, con la nuca la                        spalliera. Annuisce. Marta è sollevata. Lo sguardo si posa sulla libreria, si drizza) Li avete messi voi, i              libri, in quell’ordine?

MARTA – (Si blocca con giaccone e borse in mano, non si volta. Rimane immobile, preoccupata) Veramente                 no, non li abbiamo toccati, ma se…

MONICA – (Ammirata, si alza li tocca)… perfetti! La persona che abitava qui ha buon gusto, è un’esteta!                        (Marta si gira verso di lei, tira un sospiro di sollievo) Sarà stato il “professore”? (Riflette) Di un po’,       che tipo è? Lo incontri spesso?

MARTA – (Lascia le borse a terra) Sì, è un bel tipo, elegante, colto, gentile…

MONICA - … Marta, Marta! Te ne sei già innamorata?

MARTA – Ma cosa dici? Potrebbe essere mio padre… no… mio zio!

MONICA – Non sarebbe la prima volta che ti succede! A te piacciono gli uomini maturi! (Marta esce di scena,               per riporre le cose di Monica) Comunque, se merita… (Marta rientra, la guarda tra il severo e   il             divertito) ma io e Carola, vigileremo!

MARTA – E dai, non scherzare! Era solo per descrivertelo.

MONICA – Lasciami fare, devo staccare la spina! Dai parliamo della casa. Fammi vedere la mia stanza! (Si                     alza, la prende sottobraccio. Escono di scena)

CAROLA – (Rientrando con un vassoio) Ecco qua… (Si guarda intorno) ma dove sono? (Si sentono le voci                   delle altre fuori scena)

MONICA- Questa casa è fantastica!

MARTA – Veramente ti piace?

MONICA – Caspita!

CAROLA – (Tra se, con un sospiro di sollievo) Meno male! (Alzando la voce) Monica, i toast sono pronti…                    (Sorride) sono caldi e la birra è g e l a t a!

MONICA – (Rientrando) Grazie, ho proprio una fame da lupo! (Prende il vassoio, si siede sul divano e                           comincia a mangiare)

CAROLA – Allora, quale stanza ti piace? (Monica, non smette di mangiare)

MARTA – Ha scelto la stanza a destra, l’ultima quella “strana”…

MONICA – (Interrompendo il pasto) … strana? Che vuol dire?

MARTA – Che non è regolare…

MONICA – (Poggia il vassoio sul divano, si alza, si avvicina a Marta, mettendole una mano sulla spalla e                      guardando Carola) Potrei avere delle spiegazioni? Che cosa significa “non regolare”?

CAROLA – È la forma… è “trapezoidale”. Era la stanza di Agnese.

MONICA – Forse è stato proprio per la forma che l’ho scelta… (Riflette) però, entrando, ho provato qualcosa di              strano… l’ho sentita molto, come dire, familiare, conosciuta… boh!

MARTA – Carola ha scelto quella della vecchia signora, è l’ultima a sinistra. Io quella di Arturo… (Le altre due              sogghignano) del professore! Mi è piaciuto il colore dei muri!

MONICA - Ho capito. (Si siede di nuovo e ricomincia a mangiare. In silenzio e guarda un po’ torva le due                     amiche)

MARTA – (Guarda l’orologio) Ragazze, vado. Tra un’ora devo essere a scuola… (Sconsolata) oggi ho la                       quarta A e poi la quinta B… (Si porta le mani al volto) chissà se ne uscirò viva…

CAROLA - … vedrai che ce la farai! Dici sempre così e poi non vedi l’ora di andare a scuola!

MARTA – È vero! Mi piace troppo il mio lavoro. Ciao a più tardi. (Prende una borsa molto voluminosa ,dietro               il divano, una cartella porta disegni , esce)

Scena XII (Monica e Carola)

MONICA – Carola, tesoro… (Carola la guarda infastidita)

CAROLA - … non potresti chiamarmi solo “Carola

MONICA – Pensavo che “tesoro” andasse bene!

CAROLA – No, non va bene! Tu ed io ci saremmo dovute chiamare “amore”, ma… (Turbata) ora siamo             solo amiche…

MONICA - … siamo sempre restate solo amiche! (La guarda dritta negli occhi) Credevo non ci fosse più                        bisogno di tornare sul discorso. Io ti voglio unmondo di bene, ci conosciamo da sempre, ma… (Dura)                a me piacciono gli uomini… e tanto, anche! Non lo dimenticare!

CAROLA – Non lo dimentico, ma… dopo quello che c’è stato… tra noi !

MONICA – (È arrabbiata. Mette le mani sui fianchi) Carola, tra noi non c’è           stato niente! Salvo che tu non             consideri gli abbracci e i bacini che ci scambiamo, da sempre, qualcosa di diverso da quello che sono:             semplici, vere dimostrazioni  d’affetto tra amiche!

CAROLA - Si! (Si blocca) Noi due, però…

MONICA - … ma sei testarda! Noi due che? E poi ormai è una cosa che appartiene al passato...

CAROLA - … passato da poco! (Monica è furiosa. Lei capisce che sta esagerando. Fa un respiro profondo)                  Già! Domani è un altro giorno…

MONICA – Di un po’, “Scarlett O’Hara”, non hai una nuova passione?

CAROLA – Figurati… (Sfugge lo sguardo di Monica) ho altro da pensare!

MONICA – Bah! Non mi convinci! Comunque sono affari tuoi. Raccontami qualcosa di questi due “famosi”                  fratelli Desideri, che tipi sono?

CAROLA – Lui, Arturo, è un professore, di lettere… filosofia… una cosa del genere. Si porta bene gli anni…

MONICA - … quanti anni ha?

CAROLA – Circa sessanta!

MONICA – Non è poi così vecchio!

CAROLA – No, ma ha quell’aria da signore elegante, compassato… tipico “zitello”!

MONICA – Zitello? Perché?

CAROLA - Mi da questa impressione.

MONICA – Quindi non ti piace?

CAROLA - (Cambia espressione, diventa maliziosa) Credo che piaccia molto a Marta!

MONICA – Innamorata?

CAROLA – Scema! Non la sfottere! (Sorride) Forse… si!

MONICA – (Divertita, ma poi diventa seria) Stiamo attente, cerchiamo di non farla cadere in una dei suo            i travolgenti amori non corrisposti e senza futuro! Intesi? (Carola annuisce, complice) E la sorella…           come si chiama?

CAROLA – (Con un mezzo sorriso che non sfugge a Monica) Agnese…

MONICA - … ah, A g n e s e! Bel nome! Com’è?

CAROLA – Bella donna! Molto più giovane del fratello! Una signora… ehm… una vera signora! Molto elegante, sguardo profondo… (Si accorge che Monica sta sorridendo, beffarda) sicuramente…

MONICA - … sicuramente “etero”?

CAROLA – Boh! Che c’entra questo? Com’è… è! (Monica la guarda con un sorrisetto sprezzante, poco            convinta) Sai che ti somiglia in modo impressionante?

MONICA - Davvero?

CAROLA - Sembrate sorelle!

MONICA - Sorelle?

CAROLA - (La guarda intensamente) Gemelle!

MONICA - Addirittura?

CAROLA - Si! (Sognante) Lei, però è molto elegante nei modi, come si esprime... è molto, molto femminile...

MONICA - ... io, invece, sono "mascolina"? (Carola annuisce) Secondo me, ti stai            innamorando della mia                        sosia! Senza speranze, dato che lei è una “Femme fatale"… (Le da un buffetto) una divoratrice di              u o m i n i! (Carola fa per replicare, ma Monica alza il telo che copre il divano) Perché lo avete               coperto? È bellissimo! (Tira via il telo e lo consegna a Carola. Fa la stessa cosa con la     poltrona, poi               rivolge l’attenzione alle tende) E quella mantovana? Io ci vedo       meglio qualcosa di…  rosso? No                    bordò… no, no… amaranto, si, amaranto…

CAROLA - … perché, a m a r a n t o?

MONICA – Non lo so… così! Provvediamo? (Fischiettando, esce dalla parte dell’entrata)

CAROLA – (Tra se) Stupida donna! Come ho fatto ad amarla. Come faccio ad… amarla ancora? (Esce dalla                  parte opposta)

(Entra Max, con una scaletta. Ha con se una bustina che posa sullo scrittoio. Va alla finestra, smonta la

            mantovana e rimonta quella originale. Porta fuori la scaletta, rientra e dalla bustina estrae una rosa      ed un biglietto. La sistema sullo scrittoio, controlla se sia ben visibile e col sorriso stampato in faccia    si eclissa. Un po’ di tempo dopo- Carola è accoccolata sul divano, legge e sorseggia da una tazza. CAMPANELLO Si alza e va ad aprire. Entra Arturo)

Scena XIII (Carola, Arturo e Marta)

CAROLA – Prego, si accomodi professore!

ARTURO – Mi chiami, semplicemente, Arturo.

CAROLA – D’accordo! Mi dica, come posso esserle utile?

ARTURO – Mi rincresce disturbare ma ho bisogno della cassetta del cucito di mia madre… (Carola non             capisce) devo averla lasciata in una delle scatole chesono rimaste nel ripostiglio.

CAROLA – Ah, sì, certo! Andiamo a vedere?

ARTURO – Andiamo! (Uscendo incrociano Marta) Buonasera Marta! Come sta?

MARTA – Bene e lei?  La vedo in forma!

ARTURO – Oh, grazie! Trovo bene anche voi due… (Si volta verso Carola. Le rivolge un sorriso un po’             allusivo) Quando conoscerò la vostra amica?

MARTA – Monica? Non vi siete ancora incontrati? A proposito, Carola! Hai comunicato al prof… (Arturo fa                  una smorfia) ad Arturo… (Arturo annuisce) l’invito per venerdì sera?

CAROLA – Non ancora, ma lo avrei fatto! (Rivolta ad Arturo) Stasera sarei salita per dirlo a lei e ad Agnese…                ehm… alla signora Agnese!

ARTURO – Un invito? Per cosa?

MARTA – Una cenetta, tanto per fare quattro chiacchiere, per conoscerci! Volevamo invitare lei, sua sorella,                  prima che riparta per Firenze, le signore Petrucci, il notaio Damiani, i nostri dirimpettai e quelli del                      notaio…anche se, entrambi, non li abbiamo mai incontrati.

ARTURO – Il vostro vicino, Gualtiero Patti Bon, sarà difficile che lo vediate prima di sette/otto mesi! È inviato               all’estero, per un giornale o una televisione. Credo sia in Cina. I signori del piano di sotto sono molto                  anziani e non vivono più qui. Si sono ritirati in una casa di riposo in Toscana. Dovrete accontentarvi del             notaio, delle zie Abby e Mar… (Le ragazze lo guardano, non capiscono) ehm… le sorelle Petrucci e dei              fratelli Desideri!

CAROLA – Andrà benissimo!

ARTURO - (Guardando insistentemente Carola) Ne sono certo! (Riflette) Mi è venuta un’idea! Perché non la                  organizziamo su da me? Possiamo star fuori sul terrazzo. Le serate sono bellissime!

CAROLA – Volentieri, ma cucineremo noi, avevamo già previsto delle pietanze particolari…

ARTURO - … va bene! Posso preparare un dolce? (Le ragazze si guardano, divertite e annuiscono) Agnese si                occuperà degli aperitivi, sono la sua passione! Al notaio cosa facciamo fare?

MARTA – Secondo me fa bene “l’ospite”… (Sorriso malizioso. Carola la guarda severa)… ehm… Arturo,                    perché non lo dice anche alla sua amica? (Arturo la guarda interrogativo) La signora che era con lei             qualche giorno fa! (Arturo è imbarazzato) Si ricorda? Ci siamo incontrati a Via Cola di Rienzo…

ARTURO – … Eleonora? (Perplesso)

MARTA – Lei!

ARTURO – Bah, non so se…

CAROLA – Ma certo, è cosi simpatica!

MARTA – È la sua compagna?

CAROLA – Marta!

MARTA – Ho detto qualcosa di sbagliato?

ARTURO – No, per carità! Va bene le chiederò di essere dei “nostri”!

MARTA – Che bello! (Carola sta per dirle qualcosa) Carola, allora io vado! Oltre il pane, c’è qualcos’altro da                prendere?

CAROLA – Non mi pare…

MARTA - … allora a dopo! Arrivederci prof… scusi… Arturo!

ARTURO – Arrivederci, professoressa! (Marta sorride)

CAROLA – La scusi…

ARTURO - … di che?

CAROLA – (Lancia un’occhiata di fuoco a Marta) Andiamo a prendere questacassetta? (Fa strada ad Arturo                 ed escono di scena)

MARTA – (Prende il telefono)Pronto, Monica? Allora venerdì saremo solo noi, i Due Desideri, Eleonora…                     la compagna di Arturo… sì, lei… le Petrucci e il notaio Damiani… certo (Nota la rosa sullo                     scrittoio. Sorride)…  A quanto pare, non c'è nessun altro in questa palazzina… dove sei?                         Ah, sei già dal notaio? (È distratta dalla rosa. Sorride maliziosa) Va bene… a tra poco! (Apre il          biglietto, ha un’espressione di sorpresa che diventa felicità. Stringe al petto la rosa, la annusa. Esce)

Scena XIV (Carola, Arturo e Monica)

(Rientrano Carola e Arturo che ha in mano una cassetta per cucito)

CAROLA - Allora professore, tutto a posto? Deve cucire qualcosa?

ARTURO - Sì, un paio di bottoni di una camicia! Approfitto che Agnese è ancora qui... io non sarei proprio in                grado. A queste cose badava mia madre!

CAROLA - Se dovesse aver bisogno, quando Agnese... la signora Agnese... tornerà a

Firenze, conti pure su di noi...

ARTURO - ... la ringrazio, ma ho intenzione di imparare un po' di cose che mia madre non mi lasciava fare...                  (Carola lo guarda con un sorrisetto) credo di interpretare il suo pensiero! No, la signora Marianne,                     anche appartenendo ad un'altra generazione, non considerava la donna sottomessa all'uomo! C'era una               ragione diversa... (Carola è incuriosita) un giorno le spiegherò! Vado, Agnese mi aspetta...

CAROLA - ... prego! Quando vuole, noi siamo qui! Mi saluti Agn… ehm… sua sorella... è un po' che non la                   vedo!

ARTURO - E' sempre in giro! Ha ripreso i contatti con le sue vecchie amiche, qui di Roma... (Pensa, con aria                 soddisfatta) ho l'impressione che non tornerà tanto presto a Firenze...

CAROLA - ... magnifico... ehm... volevo dire che... insomma, per voi due, dev'essere magnifico stare un po' di               più insieme!

ARTURO - In effetti, ci fa piacere, stiamo riscoprendo parecchie cose che ci accomunano... (Diventa triste) si!   Ora vado, grazie e a presto!

CAROLA - Sicuramente venerdì?

ARTURO - Già, venerdì! (Si avvia, si scontra con Monica che sta entrando) Mi scusi... (La guarda con gli                     occhi sgranati) ma... ma lei è...

CAROLA - ... il ritratto di sua sorella, vero?

ARTURO - Sì, proprio così! E' identica...

MONICA - (Tendendo la mano) ... piacere, Monica Mancinelli! (Arturo le stringe la mano, a bocca aperta) Lei,              quindi, è il professor Desideri? (Arturo annuisce, non riesce a parlare e non le lascia la mano) Ci                       somigliamo così tanto?(Anche lei non lascia la presa)

ARTURO – S… sì! Eccezionale! (Si riprende e lascia la mano) Mi scusi, ma è impressionante! (Rivolto a                        Carola) In effetti, lei, lo aveva detto… (Sorride) bene, vado, allora a venerdì!

MONICA – A venerdi? (È rimasta con la mano tesa, guarda Carola, si tocca le dita, il palmo. Poi guarda                      Arturo, a bocca aperta)

CAROLA - Sì, a venerdì! Arrivederci! (Arturo esce scuotendo la testa. A Monica) Visto? Che ti dicevo: sei                      identica a lei!

Scena XV (Monica e Carola)

MONICA – (È pensierosa) Il professor Desideri… strano…

CAROLA - … che cosa?

MONICA – Ha qualcosa di familiare…

CAROLA - … ti ricorda qualcuno?

MONICA – No, non è una somiglianza! È il… il contatto! (Carola la guarda allibita) La sua mano! Mi è             sembrato di averla già toccata… i suoi occhi… di averli già visti…

CAROLA - ... Monica, tesoro, pensi di averlo già incontrato? Quando può essere successo? (Monica non             risponde, si siede sul divano e rimane assorta) Ehi, che ti prende? (Si siede vicino a lei, la guarda                       incredula e preoccupata)

MONICA – È assurdo!

CAROLA – Cosa?

MONICA - (Si scuote, guarda l’amica, sorride) Un’idea, pazzesca! (Un gesto, con la mano, come a scacciare                un pensiero) Ma ora ho fame! Cosa c’è da mangiare?

CAROLA – In cucina, c’è tanta roba! (La osserva, preoccupata) Monica, ti senti bene?

MONICA – (Alzandosi e andando verso la cucina) Magnificamente! (Si volta verso Carola) Andiamo, fammi                 compagnia!  (Le tende la mano, Carola esita, poi si avvicina. Monica le cinge le spalle ed escono)

FINE PRIMO ATTO

SECONDO ATTO

Scena I  Agnese, Eleonora, Lucilla, Lorella e Arturo

(Esterno sera -  Terrazzo casa di Arturo. Tavolo e sei sedie di vimini. Arturo è in piedi insieme alle sorelle

            Petrucci, Eleonora e Agnese sono sedute vicine)

AGNESE – Sono contenta di averti conosciuta, Eleonora, mio fratello non mi ha mai parlato di te… veramente                non parliamo molto, lui ed io.

ELEONORA – Lo conosco da molto tempo e so quanto è restio a parlare di se! Per tutto il resto è un compagno               di conversazione perfetto! (Agnese è sorpresa) Non ci sono argomenti di cui non si parli, con lui!                        Sempre con attenzione, scambio, curiosità… non ci si annoia con il “professor” Desideri!

AGNESE – Davvero? (Sorride sorpresa) Un po’ mi dispiace di aver “perduto” questo di lui…

ELEONORA - … hai tutto il tempo per recuperarlo!

AGNESE – Assolutamente! (Guarda l’orologio) Credo sia il momento di andare di la a preparare gli aperitivi,                 tra cinque minuti arriva il resto della compagnia… (Si alza)

ELEONORA – Vuoi che ti aiuti?

AGNESE – Grazie, ma posso farcela da sola… (Guarda Arturo) rimani pure qui con Arturo!

LUCILLA - … l’aiutiamo noi! Vieni Lorella?

LORELLA – Oh, sì!(Escono)

ELEONORA – (Si avvicina ad Arturo) Bella persona, Agnese, fuori e dentro!

ARTURO - Sì!

ELEONORA – Arturo, vorrei dirti delle cose… (Esita) ma ho il timore di…

ARTURO – (Le cinge la vita, lei ha un brivido, si irrigidisce, lui sorride) … di?

ELEONORA – (Si lascia andare contro di lui, poi si discosta un poco e lo guarda negli occhi) Ci frequentiamo              da molti anni, tu ed io, ma non mi avevi mai raccontato nulla della tua famiglia… (Arturo le sorride)                    poi, negli ultimi tempi, mi hai confidato parecchie cose… (Arturo annuisce) “importanti”…            “sorprendenti”! Perché non le dici quello che hai detto a me? Perché ti è cosi difficile parlare con lei?                  (Arturo ha un sussulto) Ecco, ho sbagliato! Non dovevo intromettermi… (Si allontana)

ARTURO – (la            raggiunge) Non è facile… per niente!

ELEONORA – È importante, per lei e… per te!

ARTURO – Sì, è importante! (La guarda) Sei un’am… una persona preziosa, sono contento di conoscerti…

ELEONORA - … stavi per dire “un’amica”? (Arturo è colpito, volta la testa dall’altra parte) Perché ti ostini a                 rifiutare l’idea che un uomo e una donna possano essere amici? (Delicatamente gli fa voltare la testa                  verso di lei) Io e te…

ARTURO - … ci comportiamo da amici?

ELEONORA – Ehm… no! Però ci diciamo un sacco di cose come si fa tra… amici!

ARTURO – O tra… amanti?

ELEONORA – Anche! Forse tu ed io siamo diventati “amanti” perché, senza saperlo o senza volerlo                               ammettere… (Gli fa una carezza) specialmente tu… (Lui sorride) siamo “amici”…

ARTURO - … o potrebbe essere accaduto… l’inverso! Chissà?

ELEONORA – Potrebbe essere oggetto di riflessione e di conversazione tra te e me?

ARTURO – Abbiamo forse bisogno di aggiungere altri argomenti alle nostre “chiacchierate”?

ELEONORA – Ci siamo mai posti dei limiti? (Arturo fa cenno di no con la testa) Ammetti che siamo “anche”                 amici, tu ed io?

ARTURO – Va bene! Ora vieni qui, voglio dirti una cosa… (Insinuante)

ELEONORA - … da “amico”?

ARTURO – (Le pone le mani sui fianchi) No!

CAMPANELLO (Si sente la voce di Agnese, fuori scena. Arturo ritira le mani)

AGNESE – Prego, ben arrivati! Andate pure fuori, adesso arrivo! Carola, vuoi darmi una mano in cucina?

CAROLA – (Fuori scena) Volentieri!

(Entrano Monica, Max, Pietro e Marta)

Scena II Pietro, Monica, Marta, Arturo, Max, Carola e Eleonora

PIETRO – Eccoci qua…(Guarda attorno) ehi, ma che bel terrazzo! In tutti questi anni non c’ero mai venuto!                   Complimenti Arturo!(Rivolgendosi ad Eleonora) Buonasera signora!

ELEONORA – (Stringendogli la mano) Buonasera Pietro!

ARTURO – (Riprendendo il suo modo compassato) Buonasera! In effetti è un gran bel terrazzo! Vieni, Pietro,    guarda che vista! (Lo accompagna al limite del terrazzo)

MARTA – (Ad Eleonora) Buonasera, Eleonora, che piacere rivederla!

ELEONORA – (Si scambiano bacini) Cara Marta…

MARTA – Le presento Massimiliano Davinci…

MAX – … detto Max! Piacere signora!

ELEONORA – Ah, lei è Max? (Gli stringe la mano) Arturo mi ha parlato di lei! Soprattutto riguardo la sua             magnifica voce!

MAX – Grazie signora Eleonora…

ELEONORA - … la prego, Eleonora e basta…

MAX - … grazie Eleonoraebasta! (Eleonora è divertita) Il professore è troppo        gentile…

ELEONORA - … i complimenti fatti da Arturo sono sempre, rigorosamente sinceri,           mi creda! (Rivolta a                Monica) Monica…(Bacini anche con lei) mi perdoni, ma ogni volta che la incontro non posso      non             rimanere impressionata per la sua somiglianza con Agnese! È stupefacente!

MONICA – Lo è anche per me, glielo assicuro!

MARTA – Mi scusi, Eleonora…

ELEONORA - … (Rivolta a tutti e tre) possiamo darci del tu?

MARTA -  Sì, sì, certo!

MAX – Va bene!

MONICA – Benissimo!

MARTA – Volevo dirti che tu e Arturo siete proprio una bella coppia…

MONICA - … Marta! Perdonala, è un’inguaribile romantica!

ELEONORA – Per carità! (A Marta) Ti ringrazio! Non farti sentire da lui… (Le prende da parte, sottovoce) è                   un “romanticone”, ma non vuole ammetterlo! (Sorridono complici, lanciando occhiatine ad Arturo il                  quale se ne accorge e le guarda con espressione “finto burbero”)  Ci sto lavorando, però! (Entra                       Carola insieme a Lucilla, hanno un vassoio per uno con cose da mangiare)

CAROLA – Ecco qua, si mangia! Ora arriva Agnese con i “beveraggi”!

ELEONORA – Vado ad aiutarla! (Esce)

(I personaggi  entrano ed escono, poi si siedono tutti. Mangiano, bevono. Monica e          Pietro si alzano, si      spostano di lato, ridono. La cena è finita. Seduti al tavolo,   Marta, Max, Arturo, Eleonora, Lucilla e Lorella chiacchierano, sorridenti. La cena è finita. In piedi Monica e Pietro che ridono)

Scena III Monica, Pietro, Lorella, Lucilla, Marta, Max, Eleonora e Arturo

MONICA – Sa che lei è una sorpresa, Pietro, non immaginavo fosse così divertente… (Pietro sembra sorpreso)              davvero!

PIETRO – Lo so, do l’impressione di essere una specie di “mummia”…(Insinuante) ma sono tutt’altro!

MONICA – Non mi starà mica facendo la corte?

PIETRO – Monica, che termine antiquato… (Ammiccante) diciamo che ci sto “provando”! (Si avvicina)

MONICA – Ma che sfacciato!

PIETRO – Se le da fastidio, smetto immediatamente… (Senza allontanarsi)

MONICA – (Gli mette una mano sul braccio) … le dirò io quando smettere! (Gli da le spalle e si avvia verso                  l’interno. Passando incontra lo sguardo di Arturo, quasi si ferma, abbassa gli occhi, accelera il passo.              I due escono)

LORELLA – Eleonora, ha visto? Secondo lei è scattato qualcosa, tra Monica e il…

LUCILLA – … notaio…

LORELLA – … notaio?

ELEONORA – (A Lorella) Lei pensa di si?

LUCILLA – È tutta la sera che parlano tra di loro. Professore, lei che dice?

LORELLA – … che dice?

ARTURO – (Eleonora lo guarda tra il sorpreso e il divertito. Lui ammicca) Non saprei! (Guarda intorno                         sorride ad Eleonora) Forse empatia professionale? Monica è avvocato, no?

MARTA – Sì, certo! (Riflette) Di solito non da molta confidenza… (Sorride) La chiamiamo “Mamma orsa”!                    Per la sua riservatezza e anche perché è un po’ più “vecchia” di noi…

ELEONORA - … se la sente: “Vecchia”?

MARTA – Lei non si offende! Si sente molto responsabile nei confronti miei e di Carola! È molto protettiva, un              po’ autoritaria, ma le vogliamo un gran bene!

ELEONORA – Si vede! Ha, sicuramente un carattere forte, ma i suoi occhi sono buoni! (Guarda Arturo) Un                   po’come Agnese!(Arturo è colpito)

LUCILLA – (Ad Arturo) È davvero incredibile, la somiglianza con sua …

LORELLA - … sorella…

LUCILLA - … sorella!

ARTURO – È, direi, inquietante! (Eleonora è sempre più divertita. Arturo si guarda intorno) Non vedo Agnese              e Carola…

MARTA - … sono in cucina, stanno preparando il caffè!

ELEONORA – Anche loro due hanno sempre conversato tra loro… sono entrate in sintonia!

LUCILLA - La signora Agnese, oltre ad essere una bella donna, è così…

LORELLA - … simpatica,

LUCILLA - … simpatica e…

LORELLA - … spiritosa…

LUCILLA - … spritosa!

LORELLA – Bella, simpatica e spiritosa… (Lucilla che sgrana gli occhi) hai altro da aggiungere, tesoro?

LUCILLA – Assolutamente, tesoro!

ARTURO – (Trattenendo a stento uno sghignazzo) Anche Carola è molto simpatica, spiritosa e… e bella!                        (Riflette) Mia … sorella è un tipo veramente affascinante, si rimane rapiti dal suo modo di fare…

LORELLA - … le vuole molto bene…

LUCILLA - … vero…

LORELLA - … vero?

ARTURO – Più di ogni altra cosa al mondo… (Sospira e si rattrista)

LUCILLA – … che bello l’amore… (Guarda con tenerezza sua sorella)

LORELLA - …fraterno… (restituendo lo sguardo)

LUCILLA - .. fraterno!

ELEONORA – (Si accorge dell’espressione di Arturo. Cambia discorso) Il dolce era buonissimo!

MAX – Davvero eccellente!

MARTA –  (Ad Eleonora) Sa anche cucinare, il professore?

ELEONORA - Direi proprio di si! È una delle cose che mi ha fatto innamorare di lui…

ARTURO – … (Imbarazzato ma contento) Purtroppo, mia madre…

LUCILLA - … la signora Marianne, che donna di classe, così… sigh… così…

LORELLA - … elegante…

LUCILLA - … elegante!

LORELLA – Conversare con lei era… sigh… era…

LUCILLA - … istruttivo…

LORELLA - … (Ha un attimo di esitazione) istruttivo?

LUCILLA – Certo, la cultura di sua madre… (Rivolgendosi ad Arturo) era… sigh… era…

(Entrano Agnese E Carola)

AGNESE -. Oh, ecco il caffè! (Carola posa il vassoio con il caffè)

MARTA – (Ad Arturo, prendendo una tazzina) Quanto zucchero?

ARTURO – Uno, grazie! (Marta versa lo zucchero, poi guarda Max)

MAX – Per me va bene così!

MARTA – (Ad Eleonora) Per te?

ELEONORA – Anche per me, grazie!

LUCILLA – Uno e mezzo, per me e per…

LORELLA - … me!

Scena IV Carola, Agnese, Marta, Lucilla, Lorella, Max, Eleonora e Arturo

(Marta, Eleonora, Lucilla,  Lorella e Arturo bevono il caffè)

CAROLA – (Ad Agnese, in disparte) Hai visto come coccola tuo fratello, la nostra Marta? Credi che questo                     possa dar fastidio ad Eleonora?

AGNESE – Penso di no! D’altronde lo sa anche lei che, il professore, sotto quell’aspetto così rigido, è una                       specie di “orsacchiotto”! Anche a me ispira le “coccole”… (Guarda il fratello con tenerezza)                              pensandoci bene, non gliele ho mai fatte… (Mesta) come non le ho mai fatte a mio padre!

CAROLA – Che tipo era tuo padre?

AGNESE – (Guarda, sorpresa, Carola) Un signore, prima di tutto! Serio, di poche parole, poco incline alle                     affettuosità… (Mezzo sorriso) anche lui non mi ha mai fatto una carezza. Sinceramente, non l’ho mai                 sentito… dentro, come una figlia dovrebbe… (Sorride) pensa, alle mie amiche, dicevo che mio padre                 era Arturo…

CAROLA - … ci credevano?

AGNESE – Oh, si! Mi veniva a prendere a scuola, mi accompagnava in piscina, a danza! Tutte mi invidiavano                quel papà così giovane, che mi portava in moto! Allora era molto sportivo, poi, col tempo, è diventato                 così serio e compassato. (Intenerita) Papà era dirigente di una grande azienda. Sempre in viaggio e           molto occupato con le sue attività. In effetti Arturo, mi ha fatto da padre!

CAROLA – E tua madre?

AGNESE – La signora Marianne Morelli? La preside? Ecco: la preside, ho detto tutto!

MARTA – Chi vuole un’altra fetta di torta?(Arturo, Max e Carola fanno cenno di no)

AGNESE – Io ne prendo volentieri un altro po’!

ELEONORA – Per stasera, sono a posto!

LUCILLA – Io sì, è così… così…

LORELLA - … buona…

LUCILLA - … buona!

(Arturo e Agnese si lanciano un’occhiata divertita. Marta si avvia, si volta leggermente verso Max e gli rivolge  un leggero sorriso che lui ricambia, si alza e la segue)

CAROLA – Marta, vengo con te! Prendo da bere! Eleonora, vuoi aiutarmi? (Eleonora annuisce, da un bacio ad              Arturo e la segue. Escono)

LUCILLA – Veniamo anche noi!

LORELLA – Anche noi!

Scena V Agnese e Arturo

AGNESE – (Si siede accanto al fratello, gli fa una carezza. Arturo socchiude gli occhi e ha un brivido) Ti da                  fastidio se ti accarezzo?

ARTURO – Affatto! (Sorride) Cos’hai? (Agnese lo guarda interrogativa) Anche se stasera sei stata brillante,                  loquace, come il solito… (Le accarezza la mano) io ti leggo qualcosa, negli occhi!

AGNESE – A te non posso proprio nascondere niente… (Si avvicina e gli da un bacio sulla fronte)

ARTURO - … sono tuo… fratello, no?

AGNESE – Sei quasi un padre per me… (Arturo si volta dall’altra parte, è nervoso) Arturo! Cos’hai?

ARTURO – (Si riprende) Allora cosa ti preoccupa?

AGNESE – La busta amaranto!

ARTURO – Già, la busta! (Si alza, si allontana. Si volta verso la sorella) Credo di sapere cosa contiene!

AGNESE - (Si alza e raggiunge il fratello) Arturo, che c’è lì dentro?

ARTURO - Sicuramente qualcosa che, la mamma, non ha mai voluto o potuto dirti quando era in vita!

AGNESE – Perché non me lo dici tu? Tu e la mamma eravate molto uniti, per te non aveva segreti…(Lo                          abbraccia) leggere il contenuto della busta o saperlo da te, non fa differenza…  (Riflette. Guarda dritto negli occhi Arturo) anzi, ritengo giusto che sia tu a dirmelo!

ARTURO – Agnese, se poi non dovesse riguardare quello che ti dico io?

AGNESE – Mio Dio, quante cose non ho mai saputo? (Batte il pugno sul petto del fratello. Rientrano Max,                     Carola, Eleonora e Marta che si guardano con un po’ d’imbarazzo) Non preoccupatevi, non lo picchio!             Sto solo provando se suona come sempre o se, con l’età, si sia un po’ scordato! (Ride nervosamente)

Scena VI Marta, Arturo, Carola, Lucilla, Lorella, Eleonora, Max, Agnese e Pietro

MARTA – Agnese, la sua torta. (Le porge un piatto. Poi ad Arturo) Vuole un po’ di spumante?

ARTURO – No grazie!

CAROLA – (Avvicinandosi a Agnese e prendendole il braccio) Scusa se ci siamo intromesse…

AGNESE – (Toccandole la mano) … tranquilla, non è successo niente!

PIETRO –(Rientrando) Scusate, io e Monica… (Impacciato, guarda Agnese) pensavamo di andare a bere             qualcosa… a Trastevere! È una così bella serata! Che ne dite?

MARTA – Per me va bene! Arturo, lei che dice?

ARTURO – Si … che ne dice Max?

MAX - … è una bella idea…

CAROLA - … qui è tutto in disordine…

LUCILLA - … ci mettiamo un… un…

LORELLA - … un secondo…

LUCILLA - … un secondo!

AGNESE – Non ci pensate nemmeno! Facciamo così: voi andate, quando siete li,scegliete il posto e ci     chiamate. Noi, (Guarda Arturo che annuisce) intanto, togliamo un po’ di cose e poi vi raggiungiamo!

ELEONORA - … ma… ehm… mi dispiace che…

ARTURO - … ci penso i… ci pensiamo noi… (Lancia un’occhiata d’intesa ad      Eleonora che si avvia)

MARTA – Va bene, ma non fate che poi non venite! Arturo, mi raccomando!

ARTURO – (Sorridendo, benevolo) Veniamo, veniamo!

PIETRO – (Rivolto a Max) Max, scende con me?

MAX – Eccomi! (Guarda Arturo) A più tardi… dotto’… (Arturo ricambia il saluto con un cenno)

AGNESE - … Pietro, quando dovremmo aprire la busta? (Arturo alza gli occhi al cielo)

PIETRO – (Sorpreso) La prossima settimana, mercoledì, per la precisione!

AGNESE – Mercoledì… (Sguardo eloquente al fratello) ancora quattro giorni!

PIETRO – Allora a dopo! (Esce insieme a Max)

CAROLA – (Prendendo sottobraccio Marta e uscendo) Vi aspettiamo!

LUCILLA e LORELLA - … vi… vi… (Si guardano) aspettiamo! (Escono sorridendo)

Scena VII Agnese e Arturo

(Arturo comincia a sparecchiare, Agnese lo blocca)

AGNESE – Lascia stare, lo faremo domani! Adesso ti siedi e mi dici cosa pensi ci sia scritto nella busta!

ARTURO – Forse è meglio che sia tu a sederti! (Agnese sgrana gli occhi. Arturo le offre una sedia. Si siede)                   Ecco, così! (Breve pausa durante la quale i due si guardano intensamente) Proverò ad essere il più                     breve ed esauriente possibile…

AGNESE - … come in una tua lezione? (Arturo la guarda severo) Non arrabbiarti, era per allentare un po’ la             tensione…

ARTURO - … sei tesa?

AGNESE – Dimmi tu se devo esserlo!

ARTURO – Veramente… lo sono anch’io! (Agnese ha un’espressione di scoramento) Veniamo al dunque!                     Avevo sei anni, mia madre aveva da poco perso un bambino! L’atmosfera, in casa, non era delle più                   allegre. Io non riuscivo a capire bene, prendevo solo atto che la mamma era triste e papà più serio del                  solito. Una sera arrivarono degli amici dei miei, con la figlia, Agnese… (Agnese ha un sussulto) si,                       proprio Agnese, come te! Lei aveva tre anni più di me, ne ero innamorato… (Accarezza la sorella) non               si poteva non innamorarsi di lei! Venivano spesso a trovarci e noi, altrettanto spesso, andavamo da loro.             Quella volta, i suoi genitori, dopo cena, andarono via, ma Agnese restò con noi. Seppi poi che i due             dovevano recarsi, per motivi familiari, all’estero e chiesero ai miei di ospitare la figlia per qualche             giorno. (Beve un sorso di spumante) Due giorni dopo, tornando a casa da scuola, trovai Agnese    rannicchiata in un angolo che piangeva, mia madre cercava di consolarla, ma piangeva anche lei. Papà,                        seduto sul divano, singhiozzava come un bambino… (Brevissima pausa, riflette)

AGNESE - … papà?

ARTURO – Sì? (Si scuote) Sì… ehm… papà! È stata l’unica volta che l’ho visto così!

AGNESE – Arturo…

ARTURO - … per farla breve: i genitori di Agnese erano stati coinvolti in un incidente stradale ed erano morti                 entrambi! (Dice tutto d’un fiato) Non avevano parenti e i miei genitori decisero di adottare la bambina!                 Per mia madre sarebbe stato un impegno che l’avrebbe aiutata a mitigare il dolore per il bambino              perduto. Mio padre si sentiva sollevato, la moglie aveva una compagnia in più, una bambina adorabile e              già grande. Infine, per me, fu proprio il massimo: Agnese sarebbe stata sempre con me!  Che cosa                 potevo chiedere di più? La nostra famiglia era serena, felice. Un giorno, avevo quindici anni, ero in                     cucina con mia madre, entrò Agnese, stravolta e disse: ”Sono incinta!”. Mia madre rimase inebetita, ma                      durò poco. Mi fece una carezza, abbracciò Agnese e la portò nella sua stanza… (Guarda Agnese) che                        poi è la “tua stanza”!

AGNESE – Davvero? Ma…

ARTURO – (Solo un cenno con la mano per chiedere silenzio. Agnese si scusa) La maternità di Agnese fu                      serena, nessuno le fece pesare nulla. Mamma e papà la coprivano di attenzioni… (Sorride e si rivolge      alla sorella) ti sembra strano? Eppure è stato così! Sembravano altre persone! Poi, quando fu il                                   momento di partorire, l’accompagnarono in ospedale… (Si copre la bocca con il pugno, ha un                             momento di commozione) non vollero che andassi anch’io. (Non riesce a parlare)

AGNESE – Vuoi lasciar perdere?

ARTURO – No, andiamo avanti! Cerca di capire, sono cose “pesanti”, ma devo dirtele! (Agnese annuisce) Ebbe             due gemelle, ma due giorni dopo il parto morì e con lei anche una delle bambine. (Stringe la mano di             Agnese) L’altra bambina… sei tu!

AGNESE - (È stravolta) Mamma e papà… non sono… non erano… (Ad Arturo) Tu           non sei il mio                          fratellone? (Deglutendo) Non sono una Desideri…

ARTURO – Tu “sei” una Desideri… (Agnese lo guarda incredula) e non d’adozione!

AGNESE – Che vuoi dire? (Si blocca, sempre più agitata) Mi stai dicendo che mio… cioè, tuo padre… con                    Agnese… insomma con mia madre…

ARTURO – (Indispettito) ... mio padre non avrebbe mai fatto una cosa del genere! Una persona come lui, via, è             impensabile e poi, Agnese, era una figlia, a tutti gli effetti! No lui non c’entra!

AGNESE – Allora chi è mio pa… (Capisce) TU? Tu sei mio padre? (Arturo non risponde, ha lo sguardo basso)              Rispondi! Sei mio padre?

ARTURO – Si! Agnese ed io eravamo innamorati, l’uno dell’altra, fin da piccoli. Per noi fu naturale passare                    all’amore adulto. Lei è stata l’unica che ho amato… e amo ancora! Per questo non mi sono mai…             (Guarda verso l’uscita) legato ad un’altra donna.

AGNESE – Tu… mio padre? Perché nascondere tutto questo? Per tutti questi anni… (Riflette. Ha un lampo) la             mamma… cioè, la nonna… insomma tua madre, non sapeva che eri tu il padre, vero?

ARTURO – È così! Agnese disse ai miei genitori che il padre era un compagno di liceo, che non aveva                            intenzione di dirglielo, perché… perché non lo amava. Io ero un ragazzino, mi lasciai guidare da lei…     mi disse che, una volta diventato maggiorenne, avremmo detto la verità e… (Deglutisce e tace)

AGNESE – Come sono diventata tua sorella?

ARTURO – Io non ebbi il coraggio di dire la verità! Mio padre, attraverso le sue conoscenze, riuscì ad ottenere                la tua adozione, senza troppe difficoltà ed in breve tempo!

AGNESE – Nella busta quindi troverò il racconto di Agnese e della mia adozione?

ARTURO – Ne sono convinto! La mamma aveva un solo segreto nella sua vita (Alcuni secondi di silenzio, i due             sono assorti. Agnese si volta verso Arturo)

AGNESE – E adesso? (Lo guarda incredula e sgomenta) Cosa… cosa si può fare?            Che si deve fare?

ARTURO – (Carezzandole la guancia) Adesso… adesso, bella di papà, raggiungiamo gli amici a Trastevere!                   Hai sentito il notaio: “È una così bella serata!”, che facciamo, non ne approfittiamo?

AGNESE – Giusto! (Prende il telefono) Ora chiamo Carola… (Compone il numero. Guarda Arturo) Arturo…             papà… (Arturo sorride) avrei una cosa da dirti!

ARTURO – Ti ascolto!

AGNESE – (Gli fa cenno di aspettare, Carola ha risposto) Carola, tesoro, dove siete? Ho capito, vi                                 raggiungiamo tra poco! A dopo… un bacio!

ARTURO – Dicevi?

AGNESE – Magari in un altro momento! Scusa, ora ho bisogno di pensare ad altro! Va bene?

ARTURO – Va bene! (Si prendono per mano ed escono. Arturo rientra e toglie le cose dal tavolo e le porta                   all’interno, esce di nuovo, mette in ordine, guarda il panorama per alcuni secondi, scuotendo la testa e             sorridendo rientra e chiude la finestra)

(Qualche tempo dopo – Esterno giorno - Arturo è seduto sulla poltrona, legge un libro.     Entrano Pietro            ed Agnese. Pietro ha la busta amaranto in mano)

Scena VIII Agnese, Pietro e Arturo

AGNESE – Ah, sei qui?

PIETRO – Buongiorno, Arturo!

ARTURO – Buongiorno! (Chiude il libro, si alza e stringe la mano a Pietro,posa il libro. Rivolto ad Agnese)                   Eccoci a mercoledì, finalmente potrai aprire questa famosa busta!

PIETRO – (Consegnando la busta ad Agnese) Prego, signora Agnese…

AGNESE - … Pietro, non ce la fa proprio a darmi del tu?

PIETRO – Le ho chiesto un po’ di tempo… (Impacciato) lo farò, vedrà e anche con piacere! Per ora… mi             perdoni… (Agnese annuisce) va bene così!

ARTURO – Bene, Pietro ed io, ti lasciamo sola, così potrai aprire la busta e leggerne il contenuto…(Prende             sottobraccio Pietro e fa per uscire)

AGNESE - … Arturo, vorrei che tu rimanessi!

ARTURO – (A Pietro) Posso?

PIETRO – Veramente, nelle disposizioni della signora Marianne, non è specificato se la signora Agnese   dev’essere sola all’apertura della busta!

AGNESE – Allora rimanga anche lei…

PIETRO - … io? In che veste?

ARTURO – Di amico! Vuole?

PIETRO – Scusatemi, sono ancora frastornato per quello che mi avete detto su di voi! Ciò non toglie che…             insomma… che sono… lusingato, di essere messo a conoscenza di altri fatti… familiari…             (Imbarazzato) che poi…

AGNESE – … ci vogliamo sedere? (Arturo va alla poltrona, si rivolge a Pietro) Noi qui, al tavolo! (Apre la

            busta, estrae un foglio e lo mette sul tavolo. Lo guarda, in silenzio, si volta verso Arturo che le fa un

            cenno come per dire “Vai pure”. Pietro è impassibile. Prende il foglio, deglutisce, si schiarisce la voce

e legge) “Mia piccola Agnese… (Alza gli occhi, si volta verso Arturo che le sorride e le fa cenno di continuare.  Ricomincia a leggere) quando leggerai questa lettera, Arturo ti avrà già informata, ne sono convinta, quindi non ripeterò ciò di cui sei, ormai, a conoscenza. (Arturo ridacchia) Ti ho voluto bene, ti ho amata, anche se non sono riuscita a dimostrarti tutto il mio amore. Non l’ho fatto come una mamma, ma come una nonna! (Si ferma, Arturo appare agitato. Pietro è trasecolato) Perché, io e tuo nonno, abbiamo sempre saputo che eri figlia di Arturo. Perdonaci, perdonateci, tu ed Arturo, per non avervi dato la possibilità di vivere come padre e figlia. È un rimorso che, prima mio marito e poi io ci porteremo nella tomba.” (Arturo si avvicina ad Agnese, Pietro è scosso) C’è dell’altro! (Riprende a leggere) “Non è tutto mia cara! C’è qualcosa di più grave che mi ha fatto vivere con un più profondo rimorso. Anche Arturo è all’oscuro di quanto sto per scrivere. Tua madre partorì due gemelle, a tutti dicemmo che una delle due era morta come la madre! Non è stato così: la bambina era viva, ma noi non ce la sentimmo di adottarvi entrambe, perciò prendemmo te con noi e tua sorella, grazie alle influenti conoscenze di tuo nonno, la facemmo affidare ad una famiglia di Ancona…

PIETRO – … ha detto Ancona?

ARTURO – Si! Perché?

PIETRO – Monica… ehm… la signora Monica, è… è di Ancona! Ed è… (Si avvicina anche lui ad Agnese)

AGNESE - … identica a me! (Si alza, fa due passi, si sente venir meno, si appoggia alla poltrona, Arturo se ne               avvede e la sorregge, aiutato da Pietro, la fanno sedere) È la mia “gemella”…

ARTURO – Posso continuare la lettura?

AGNESE – Sì, io non ce la faccio!

ARTURO – Dove eri arrivata? Ah, ecco: “…una famiglia di Ancona, i signori Mancinelli…“ (Si Interrompe. Si   volta verso gli altri due) È proprio lei! Incredibile, incredibile!

PIETRO – (Recuperando la sua professionalità) Naturalmente verificheremo, consulteremo i registri                    anagrafici…

ARTURO - … abbiamo tutto il tempo! Comunque lo faremo se ne avremo voglia! Credo che l’età, la                               somiglianza e… (Guarda Agnese, sorride, tranquillo) una serie di sensazioni…

AGNESE - … quelle, soprattutto! Tante, da quando l’ho incontrata la prima volta!

ARTURO – Appunto, tutto questo credo renda superflue altre indagini!

PIETRO – Monica mi ha confidato che anche lei ha avuto dei segnali strani! Da quando è arrivata, ha sempre                  avuto l’impressione di aver già visto, toccato molte cose della vostra casa…

AGNESE - … ma lei non è mai stata prima, in quella casa?

ARTURO – Ci sei stata tu, cara! Lei l’ha vista con i tuoi occhi… (Agnese lo guarda interrogativa) le tue mani                 l’hanno toccata per lei! Siete gemelle! Non scordarlo!

PIETRO – Affascinante! (Agnese ed Arturo rimangono in silenzio, guardandosi negli occhi, sorridono) Credo                che voi vogliate rimanere un po’ da soli.

ARTURO – (Senza distogliere lo sguardo da Agnese) Grazie Pietro! (Si distoglie lo guarda e sorridendo)             Perdonami, mi sembra che tra te e Monica…

PIETRO - … già! Tra me e Monica… (Impacciato) c’è una “buona intesa”!

ARTURO – Accidenti, in quattro giorni ho “recuperato” una figlia, ne ho “ritrovata” un’altra e ho “acquisito”                  un “genero”… (Ride. Diventa serio) In quanto tempo potrei diventare “nonno”?

PIETRO – Addirittura! (Riflette) Però…

AGNESE – Riguardo me, non sperarci! Per quanto…

ARTURO – Ehi, io scherzavo!

PIETRO – Ci vediamo più tardi? (Si rivolge ad Agnese) Credo che ora ci possiamo dare del tu… (Agnese non                  capisce) in fondo siamo… “cognati”! (Agnese annuisce) Ah, è chiaro che io non dirò nulla a Monica!     Penso che vogliate farlo voi? (Agnese e Arturo annuiscono) Allora a dopo! (Esce)

Scena IX Agnese e Arturo

AGNESE – Cognati! (Guarda Arturo con la faccia disgustata)

ARTURO- Non ti piace, il notaio?

AGNESE – Non ne sono entusiasta!

ARTURO – Monica non è dello stesso parere, a quanto pare!

AGNESE – Monica… ora ho capito perché, oltre all’impressione di guardarmi allo specchio, provo sensazioni                 strane, ogni volta che la incontro! Mi fa molto piacere stare con lei e mi manca quando siamo lontane!    Mi viene da pensare che, negli anni, mi sia affezionata, in maniera morbosa alle mie amiche, proprio             perché mi mancava… lei! (Riflette) Bisogna parlarle, dirle come stanno le cose. Il più presto possibile,           direi!

ARTURO – Forse è il caso che ci parli prima io e poi lo faremo insieme!

AGNESE – Sono d’accordo! Io vado, ho voglia di fare una passeggiata! Vuoi venire con me?

ARTURO – Il tempo d’infilarmi la giacca! (Buio)

(Qualche tempo dopo – esterno pomeriggio - Eleonora e Arturo escono sul terrazzo, sottobraccio. Sorridono complici Lui la fa sedere, le prende la mano    e la bacia)

Scena X Eleonora, Arturo, Lucilla, Lorella e Monica

ARTURO – Che vista magnifica, vero?

ELEONORA – Sì! Quando ho davanti queste vedute di Roma, mi colpisce la sensazione di calma, sopore, che                se ne riceve! Se non scendessi mai nelle strade, in mezzo al traffico, alla gente che si affanna, corre,             sbraita… sempre indaffarati, con l’occhio fisso sul telefonino… già perché una volta lo si teneva              all’orecchio, ora lo si guarda, per conversare… beh, potrei pensare che Roma è una città tranquilla,          quasi addormentata…

ARTURO - … Roma! Io amo questa città, anche se diventa sempre più mignotta…

ELEONORA – … ARTURO! (Finge di scandalizzarsi)

ARTURO – Mia cara, anche il professor Desideri, di tanto in tanto, dice una parolaccia!

ELEONORA – Ca…

ARTURO – (Facendole il verso) ELEONORA!

ELEONORA – … voli! (Ridono di gusto) Quindi, oggi parlerai con Monica?

ARTURO – Già! (Guarda l’orologio) Arriverà a momenti!

ELEONORA – Sei preoccupato?

ARTURO – Sì!

ELEONORA – Per cosa?

ARTURO - Come introdurrò il discorso? Come farò a dirle che sono suo padre e, soprattutto, ci crederà?

ELEONORA – Perché non dovrebbe?

ARTURO – Non lo so… non so più un sacco di cose!

ELEONORA – Tu? Sono sorpresa!

ARTURO – Non solo te! Cerco di darmi un contegno, ma non so quanto posso resistere!

ELEONORA – E se ti lasciassi andare?

ARTURO – Verrà anche quel momento!  CAMPANELLO  È lei! (Fa un respiro profondo) Vado?

ELEONORA – Certo!

ARTURO – Vado!

ELEONORA – (Si alza e si mette di fronte ad Arturo. Lo guarda dritto negli occhi) Tutto a posto?

ARTURO – Sì… CAMPANELLO … cioè… ehm…vado! (Entra in casa. Da dentro)  Signore Petrucci! Che                     sorpresa!

(Eleonora sorride)

LUCILLA – Professore, ci scusi, forse… ehm…

LORELLA - … disturbiamo…

LUCILLA - … disturbiamo?

ARTURO – Ma no… ehm… (Eleonora è sempre più divertita) venite! (Escono in terrazzo. Eleonora si alza e                 va loro incontro) Eleonora, ci sono le signorePetrucci… (Sguardo eloquente)

LORELLA – Signora… ehm… che

LUCILLA - … piacere…

LORELLA - … piacere!

ELEONORA – Buonasera!

(Scambio di saluti)

LUCILLA – Professore, le rubiamo solo pochi… ehm… pochi…

LORELLA - … minuti…

LUCILLA - … minuti!

ARTURO – Prego, accomodatevi! (Si siedono) Posso offrirvi qualcosa?

LORELLA – No, grazie! Abbiamo appreso la notizia… si, insomma, riguardo sua sor… cioè… figlia,             Agnese!(Arturo è sorpreso, guarda Eleonora, anche lei incredula)

LUCILLA – Ce lo ha detto proprio lei!

(Arturo ed Eleonora si scambiano un’occhiata d’intesa)

LORELLA - Agnese era così eccitata, commossa, mentre …

ARTURO – (Quasi a se stesso) … davvero?

LUCILLA – Sì! Noi le abbiamo confidato che qualcosa avevamo intuito!

LORELLA – Da tempo! (Arturo è esterrefatto) Vede, professore…

ARTURO - … posso chiedervi di chiamarmi Arturo?

LORELLA e LUCILLA – Va bene!

LUCILLA – Arturo, noi conosciamo la sua famiglia, da sempre, siamo nate e cresciute qui!

LORELLA – Da bambini abbiamo giocato insieme! (Arturo sorride)

LUCILLA – Insieme siamo diventati adulti!

LORELLA – Abbiamo visto crescere Agnese!

LUCILLA – Il suo atteggiamento, nei confronti della bambina, non era quello di un fratello!

LORELLA – Era quello di un padre! (Arturo cerca di dire qualcosa, ma Lorella, con un lieve cenno della                       mano, lo fa tacere) E non perché l’ingegner Desideri,sempre in viaggio per lavoro, non era molto             presente…

LUCILLA - … insomma, Arturo, noi… (Scambia un cenno con Lorella) eravamo convinte che il vero padre di             Agnese fosse lei!

LORELLA – E avevamo… (Altro, soddisfatto, cenno d’intesa con Lucilla)

LUCILLA e LORELLA - … ragione!

ARTURO – Signore, cosa posso dire…

LUCILLA – (Alzandosi e facendo alzare Lorella) … Arturo… (Si avvicinano)

LORELLA - … Arturo! (Abbraccia Arturo)

LUCILLA – Arturo… (Lo abbraccia, quasi lo soffoca. Arturo è impietrito) tanti… tanti…

LORELLA - … auguri…

LUCILLA - … auguri!

LORELLA – Ora andiamo, abbiamo abusato anche troppo del suo… ehm… del suo…

LUCILLA - … tempo…

LORELLA - … tempo!

CAMPANELLO

ARTURO – Scusate! (Entra in casa. Da fuori) Oh, Monica, prego accomodati!

LUCILLA e LORELLA – (Guardandosi e poi a Eleonora) Monica?

(Arrivano Arturo e Monica)

MONICA – (Sorpresa) Eleonora, non sapevo ci fossi anche tu… (Vede le Petrucci) signore… (Guarda                            interrogativa Arturo)

ELEONORA - (Un’occhiata d’intesa con Arturo) Bene, noi andiamo! Signore mi parlavate di quei vostri             modelli… (A Monica) le signore Petrucci sono due sarte eccezionali…

LUCILLA - … facciamo delle collezioni…

LORELLA - … complete…

LUCILLA - … complete!

ELEONORA – Ecco, appunto! Muoio dalla voglia di vedere quegli abiti! Andiamo?

(Mentre le sorelle Petrucci salutano Monica, Arturo prende in disparte Eleonora)

ARTURO – Potevi rimanere…

ELEONORA – … vi lascio soli! È un momento “vostro”… (Lo bacia) Ci vediamo tra un po’… A dopo!

(Lucilla e Lorella, uscendo, guardano interrogative Eleonora, che le tranquillizza con

un gesto, come a dire ”vi spiego tutto dopo”. Escono)

ARTURO – (Si avvicina) Monica… (Si schiarisce la voce) ti ho invitata qui, oggi, perché devo dirti… ehm…                  alcune cose… ma, prego, siediti! (Monica si siede, è sorpresa. Lui le mette una mano sulla  spalla)         Sono cose che riguardano la tua famiglia… (Monica si gira verso di lui) la tua vera famiglia! (La           musica copre la voce di Arturo che comincia a parlare, le espressioni di Monica fanno capire     l’evolversi del discorso. Arturo è dietro di lei, non vede il suo volto)… e questo è tutto! (Fa per             allontanarsi, ma Monica gli prende la mano)

MONICA – Ti prego!

ARTURO – (Prendendo la sua mano tra le sue) Va bene!

MONICA – (Scossa) Ho sempre saputo che loro non erano i miei genitori naturali, ma li ho amati come se                       lo fossero! Un po’ per vigliaccheria e un po’ per rabbia, non ho voluto sapere chi fossero quelli veri…                 (Avvicina la mano di   Arturo alla guancia. Ha un brivido) ma ho immaginato tante volte, questo              momento! (Fa sedere Arturo davanti a lei) La prima volta che ti ho incontrato        e mi hai stretto la mano,            ho provato un’emozione grandissima… (Stringe più forte la mano di Arturo) poi mi son chiesta:               “Perché, quest’uomo, mi attira così    tanto?” Sentivo che non era una normale attrazione fisica! Poi         una sensazione       simile l’ho provata incontrando Agnese! Ero sconcertata per la somiglianza,           questo            è vero, ma non era solo quello… (Lascia la mano di Arturo e si alza, fa      due passi, da le spalle ad       Arturo)) e la casa… mi era così familiare! Ho scelto la      stanza di Agnese, così, inconsciamente! Ero sicura di non esserci mai entrata            prima, ma mi muovevo con sicurezza… (Si volta, lo guarda           intensamente)

ARTURO - … la conoscevi! L’avevi vista con gli occhi di tua sorella! È tipico dei gemelli!

MONICA – In questo momento, tra le innumerevoli cose che mi “frullano” nella testa, quella che più desidero    fare è… (Si blocca, si avvina ad Arturo, apre le braccia) abbracciami!

ARTURO – (Si alza e l’abbraccia, poi l’allontana un poco, le prende il volto tra le mani, la guarda, dritto negli             occhi) Mi perdoni?

MONICA – Perdonarti? Per cosa? Tu non hai nessuna responsabilità, eri poco più di un bambino…(Lo prende             sottobraccio) di me, poi, non sapevi proprio niente! Ti hanno nascosto tutto…

ARTURO - … ma poi sono diventato grande! Con un po’ più di “palle” avrei dovuto pretendere, dai miei             genitori, almeno per quanto riguardava Agnese, che la verità venisse a galla… (Stringe i pugni) sono        sicuro che avrei saputo anche di te!

MONICA - Credi sia giusto stare qui a struggerci, ora? Possiamo pensare al futuro?

ARTURO – Certamente! Ma non mi perdonerò mai di non aver parlato chiaro fin dall’inizio! È assurdo come,                 rimandando al poi, il tacere su qualcosa, si possa dare il via a un “effetto domino”, difficile da fermare!

MONICA – Ora si è fermato! (Arturo annuisce, mestamente) Abbiamo tempo per recuperare quello che ci è             mancato… (Fa una carezza ad Arturo) comunque, quello che abbiamo vissuto, è stato altrettanto             importante, sei d’accordo?

ARTURO – Hai ragione! Pensiamo a quello che c’è da fare a livello legale…(Sorride) già, lo dico a te! Siamo                  fortunati: in famiglia abbiamo un avvocato e… (Guarda divertito Monica) un notaio! (Monica lo                        guarda sospettosa) Pietro mi ha detto di voi due!

MONICA – Ah, d’accordo! Uniremo le nostre professionalità, per “ricostruire” la famiglia!

ARTURO – Intanto possiamo cominciare a “ricostruirla” dal punto di vista affettivo, dei rapporti! (Monica                      annuisce) Che ne dici se, una sera di queste, cene andiamo a cena, tu, Agnese ed io?

MONICA – D’accordo, per me ogni sera è buona! Però…

ARTURO - … prima, vorresti parlare con Agnese, da sole?

MONICA – Sì!

ARTURO – È giusto! Quando vorrete, ci vedremo, noi tre! Adesso va da lei! La trovi di sotto, è con Carola,             sicuramente…

MONICA - … come fai ad esserne sicuro? (Maliziosa)

ARTURO – È sempre con Carola!

MONICA – (Sorrisetto) Ah! Va bene, vado! Ciao… papà! (Lo bacia sulla guancia e scappa, quasi travolgendo              Eleonora che sta entrando) Oh, scusa Eleonora… (Esce)

ELEONORA - … niente, niente! (Ad Arturo) È proprio un vulcano la “tua” Monica!

ARTURO – Già, la “mia” Monica!

ELEONORA – Come l’ha presa?

ARTURO – Sicuramente contenta di avere una sorella, di conoscere il suo vero padre! Ha reagito,                                    apparentemente, in maniera molto composta!

ELEONORA – Alla tua maniera!

ARTURO – (Ridacchia) Forse più alla maniera di sua nonna! (Diventa serio)

ELEONORA – (Accorgendosi della sua espressione) Preferivi fosse più emozionata?

ARTURO – Non lo so! A lei ho fatto più male che ad Agnese…

ELEONORA – … perché continui ad addossarti responsabilità che, in fondo, non sono tue?

ARTURO – Lo sono, mia cara, lo sono! Chiederò loro perdono per il mio silenzio!

ELEONORA – (Sorridendo) Non credo avranno difficoltà a concedertelo!

ARTURO – Lo spero… (Sospira) veramente tanto! Ele, sarò in grado di recuperare tutto? Riuscirò ad essere un             buon… un buon…

ELEONORA - … padre? Io credo di sì! Tu non te ne rendi conto, ma in breve tempo hai tirato fuori molti            aspetti di te che nessuno conosceva… (Riflette) proprio nessuno no! A me erano chiari, ma eri tu che       dovevi riconoscerli!

ARTURO – Che persona meravigliosa sei! Con leggerezza mi hai aperto la strada per entrare in me stesso,             scoprire lati del mio carattere che non conoscevo…

ELEONORA - … con leggerezza, certo! Non avevi bisogno di aggiungere altre cose “pesanti” a quelle che ti             stavano accadendo!

ARTURO – Grazie!

ELEONORA – Sono tua… amica, no?

ARTURO – Sei la mia donna! (Lei lo guarda sorridendo) Quindi, anche mia amica!

ELEONORA – (Si abbracciano) Ora devo andare! Stasera vieni da me o…

ARTURO - … sì, vengo da te!

ELEONORA – Vado! (Fa per andare, Arturo la trattiene, le prende le mani, le bacia)

ARTURO – Non so quando, ma mi piacerebbe dire : “Stiamo da… noi!-…

ELEONORA - … senza fretta, “professore”!  (Lo bacia ed esce)

(Arturo rimane rivolto nella direzione dove è uscita Eleonora, poi si guarda intorno, entra in casa e esce con la busta amaranto. La rigira tra le mani, la annusa. Sta per rientrare, ci ripensa, bacia la busta e poi la posa sul tavolo. Si versa da bere. Si affaccia dal terrazzo,  fa un respiro grande. Sta per sedersi CAMPANELLO  va dentro ad aprire)

Scena XI Arturo e Pietro

ARTURO – (Dall’interno) Accomodati! (Rientra con Pietro) Hai incontrato Monica?

PIETRO – Sì, stava entrando in casa, mi ha solo detto: “Ci vediamo dopo…” e ha chiuso la porta!

ARTURO – È stata qui! Abbiamo parlato!

PIETRO – L’ho intuito! Com’è andata?

ARTURO – Bene! Per me è stato più facile che con Agnese… (Riflette) anche per lei! È chiaro! Lei sapeva di      essere stata adottata…

PIETRO - … ah sì? Chissà quanto ha aspettato questo momento…

ARTURO - … ecco: l’ha aspettato… (Pietro è sorpreso) non si è data da fare per scoprirlo! Non la biasimo, per             questo! Sono l’ultima persona che può farlo!

PIETRO – Arturo, non colpevolizzarti… non serve! Dicevi che con Agnese è stato più difficile?

ARTURO – Direi proprio di sì! D’improvviso si è ritrovata figlia del fratello e nipote dei genitori! Ci vuole                      molto autocontrollo per non farsi destabilizzare, che ne dici?

PIETRO – Sono d’accordo! Arturo, sono venuto per parlarti di Monica e me…

ARTURO - … ti prego, devo ancora capire come si fa il padre! Poi mi cimenterò nel ruolo del “suocero”!

PIETRO – Non è al “suocero” che sono venuto a parlare, ma all’amico! Posso considerarti mio amico? (Arturo                lo guarda perplesso) In tutti questi anni non ci siamo frequentati molto, salvo per questioni di lavoro, il mio, o per problemi condominiali! (Arturo annuisce) Dopotutto io sono venuto ad abitare qui che avevo             già finito il Liceo e i miei amici abitavano, tutti, nel quartiere da dove venivo…

ARTURO - … e tu, per noi eri “quello di Monteverde”!  Si percepiva che qui, in Prati, non eri nel tuo ambiente!

PIETRO – Ammetto che stavo, piuttosto sulle mie… (Sorridono entrambi) vero? Sciocchezze di gioventù! Io ti             ammiravo… (Arturo è sorpreso) già da allora eri gioviale o serio nei tempi e nei modi appropriati.

ARTURO – Anch’io ho sempre provato ammirazione per te! Mi piaceva come vestivi, la tua  educazione e il             rispetto per le persone più grandi! Mia madre era molto affezionata a te…

PIETRO - ... ed io tanto a lei!

ARTURO – Bene, signor notaio… (Ridono di gusto) dopo questo giro di reciproci complimenti, fermo restando che, entrambi, diamo molto valore all’amicizia tra uomini, ma per altre manifestazioni d’affetto o altro,           preferiamo, da sempre e per sempre le donne… (Si stringono, virilmente, la mano) che cosa devi dirmi?

PIETRO – Che sono stato, sempre, innamorato di tua sorella… cioè, di tua figlia!

ARTURO – Di Agnese? (Pietro annuisce) Sarebbe questa la rivelazione? Mi prendi per scemo? L’ho capito         quasi trenta anni fa e mi sono più volte chiesto, perché non ti facevi avanti!

PIETRO - Non mi sono mai dichiarato per due motivi! Il primo la differenza d’età! Oggi, forse, è meno    evidente, ma qualche anno fa lo era fin troppo! (Rimane in silenzio)

ARTURO – L’altro?

PIETRO – Sentivo di non piacerle!

ARTURO – Non mi dirai che tu hai corteggiato solo donne cui eri sicuro di piacere?

PIETRO – Assolutamente no! Era ed è ancora oggi, una percezione ben nitida, che mi blocca!

ARTURO – (Sorrisetto malizioso) Con Monica non è così?

PIETRO – Esatto!

ARTURO – Perciò, quando è arrivata Monica, in lei, che è la sua copia perfetta, hai trovato quello che mancava ad Agnese. È stato naturale innamorarti di lei…

PIETRO - …. non è stato un “ripiego”! Se è questo che vuoi dire! Frequentandoci ho apprezzato, oltre alla             bellezza, la sua personalità, la sua sensibilità! (Riflette) Agnese ha molta più femminilità, modi quasi             aristocratici… (Arturo sorride) Monica è diretta, pratica… (Riflette) può sembrare anche più mascolina,    ma è affascinante!

ARTURO – D’accordo… c’è altro?

PIETRO – Sì! (Arturo lo guarda accigliato) Volevo dirti che per tutte le pratiche

notarili che si renderanno necessarie, successivamente al riconoscimento della tua paternità, io, sono a tua completa disposizione!

ARTURO – Ne prendo atto! Però mi avvarrò delle tue prestazioni solo se mi farai pagare una parcella da             “AMICO” e non da “SUOCERO”!

PIETRO – (Scoppia in una sonora risata, imitato da Arturo) Stai tranquillo, non ho nessuna intenzione di             perdere un amico, specialmente se l’ho “trovato” da poco!(Grande stretta di mano e pacche sulle spalle.             Pietro esce. Arturo prende la busta e la porta in casa)

(Qualche tempo dopo – Esterno sera - Arturo, solo, è seduto, legge il giornale. Arrivano Agnese e Carola, sorridenti)

Scena XII Arturo, Agnese e Carola

ARTURO – Buonasera, che bello vedervi così sorridenti!

AGNESE – Buonasera, “papino” … (Non trattiene una risata) che fai di bello?

ARTURO – Qualcosa di veramente bello: aspetto te! (Agnese si china su di lui e gli da un bacio) Che avevo        detto? (Rivolto a Carola che è rimasta in disparte) È bellissimo! Tesoro, mi hai chiesto di aspettarti,        sono qui, in cosa posso esserti utile?

AGNESE – (Diventa seria) Devo… dirti una cosa… cioè… (Fa venire avanti Carola) dobbiamo dirti…

ARTURO - … che sei, anzi, siete gay?

AGNESE – Ma… ma…

ARTURO – Anche tu, come Pietro, credi di avere a che fare con uno scemo, uno chenon nota nulla, che vive     sulla Luna? Di te… (Rivolto ad Agnese) lo so da sempre! Purtroppo speravo che ne parlassi almeno con           me, dato che avevi una paura tremenda di dirlo alla mamma e al papà! Io ero tuo fratello

AGNESE - … io ho sempre avuto più soggezione di te che di loro! Loro erano anziani, troppo distanti da me!      Tu eri più vicino, ma avevo molte remore a parlarti!

ARTURO – Ecco un’altra cosa che, se fosse venuta fuori prima, ne avrebbe evitate altre… spiacevoli…

AGNESE - … come il mio matrimonio con Luigi… (Si accoccola vicino la poltrona e prende la mano di             Arturo) a proposito di Luigi: non c’è bisogno che tu parli con lui! Lo farò io! Stasera parto… (Guarda             Carola) partiamo, andiamo a Firenze e sistemiamo la questione…

ARTURO - … in questo momento mi ricordi Monica! Lei è molto risoluta… la sua compagnia ti ha fatto bene!    Come ti ha fatto bene quella di Carola! A proposito, figliola mia… (Ad Agnese) abbiamo gli stessi           gusti… (Guarda, sorridendo e ricambiato, Carola) anche a me piace molto Carola! Purtroppo non   posso competere con mia figlia!

CAROLA – Solo perché lei non è…

ARTURO - … LEI?

CAROLA - … TU…  non sei donna! Altrimenti…

AGNESE - … altrimenti?

ARTURO – Per carità… stiamo scherzando! Vieni qui, emula di Otello, fatti abbracciare…(L’abbraccia, poi si             rivolge a Carola) Abbracciami anche tu… (Guarda Agnese) ho il tuo permesso?

AGNESE – (Simula il broncio, poi scoppia a ridere) Fai pure, ma attento!

CAROLA – Perché non lo dici a me di stare “attenta”?

AGNESE – Perché di te mi fido! (Ridono entrambe e si abbracciano. Finito l’abbraccio torna seria e si                          avvicina ad Arturo. )

AGNESE - Bene, noi andiamo!

CAROLA – Ciao Arturo, ci vediamo tra qualche giorno!

ARTURO – Buon viaggio!

(Le due donne escono. Arturo entra in casa, torna fuori, ha in mano la busta         amaranto, la rigira tra le mani, sorridendo. SQUILLA IL TELEFONO Arturo entra in casa per rispondere. Dall’interno)

ARTURO – Pronto… … Marta! Mi dica… … ma certo che puòsalire… … va bene, a        tra poco! (Si    siede e ricomincia a giocherellare con la busta  CAMPANELLO  Si alza, posa la busta sul tavolo.                      Entra in casa e torna con Marta che ha in mano un vassoio coperto con un tovagliolo. La fa      accomodare)

Scena XIII  Marta e Arturo

MARTA – Scusi, è sicuro che non la disturbo? Monica è uscita con il notaio e Carola è in partenza per Firenze    con Agnese, ho pensato che…

ARTURO – … se volevo restare solo, non le avrei detto di salire! (Sospira) Ho imparato, in ritardo, che si deve   essere sempre sinceri!

MARTA – Le ho portato un dolce, so che è un po’ goloso…

ARTURO - … un po’? (Si tocca la pancia) Questa non lo testimonia? Lo metta sul tavolo! Prendo qualcosa da    bere… va bene un prosecco? (Entra in casa)

MARTA – Oh certo!

ARTURO – (Torna con una bottiglia e due flûte)Allora, cara Marta, come va?

MARTA – Vedo le mie amiche felici e questo mi fa star bene!

ARTURO – Già!

MARTA – Lei, come sta? Mi sembra piuttosto rilassato!

ARTURO – Diciamo che devo esserlo! Quello che è accaduto negli ultimi giorni, poteva disorientarmi, quindi     mi sono imposto di rimanere sereno! Questo, forse, può dare l’impressione che io sia distaccato,        insensibile…

MARTA - … no! O meglio, la sua postura, il suo modo di parlare, possono comunicare distacco, indifferenza… (Lo guarda negli occhi) ma i suoi occhi dicono la verità! (Arturo è colpito) Il suo è lo sguardo di una persona che sta vivendo qualcosa di bello, di grande…

ARTURO - … Marta! Ricorda quando lei venne per prendere le misure delle stanze? (Marta annuisce,                            sorridendo) In quell’occasione mi accorsi che lei era una persona speciale! Mia sorella… mia figlia…     mi rimproverava, pensava che io volessi prenderla in giro… (Marta sorride) invece ero ammirato dalla         sua leggerezza e dalla sua sensibilità! Oggi confermo quella mia impressione!

MARTA – Ricordo benissimo! In seguito abbiamo avuto modo di parlare molto, io e lei, di un sacco di cose! È   un piacere scambiare con lei…

ARTURO - … diamoci del tu, va bene?

MARTA – Volentieri! E…

ARTURO – … e, adesso ci mangiamo una bella fetta di dolce! Che ne dici?

MARTA – D’accordo, però, prima vorrei dirti una cosa! (Abbassa lo sguardo)

ARTURO – Va bene! Vuoi sederti? (Marta annuisce, la fa sedere alla poltrona, va a tagliare la torta) Dimmi!

MARTA - Insomma, Arturo, mi piace la tua compagnia, parlare con te! Mi diverti, mi fai riflettere e ho pensato   che potremmo avere un rapporto diverso…

ARTURO – (Ora è sconcertato) … Marta, ascolta! In seguito a tutto quello che è successo, da un mesetto a                     questa parte, alcuni miei punti di vista sono cambiati! Ad esempio, io non concepivo l’amicizia tra una   donna e un uomo! Frequentando voi, soprattutto te… (Lei sorride) e con l’aiuto di Eleonora…     (Scandisce il nome), comprendendo bene il rapporto che ho con lei, ho cambiato idea! Perciò, è un        rapporto di amicizia, vero, profondo, che possiamo coltivare! Altro no! La differenza d’età, tra noi due,          è significativa…

MARTA - … Arturo, ma…

ARTURO - … tu hai tutte le carte in regola per avere accanto un uomo della tua età! Un uomo di un certo                        spessore, certamente, ma “giovane”!

MARTA – Sono d’accordo con te…

ARTURO – (Sorpreso) … allora?

MARTA – Infatti c’è un uomo che corrisponde alla tua descrizione! Lo frequento da un po’ e ho la convinzione             che possa essere la persona giusta!

ARTURO – Lo conosco?

MARTA – È Max!

ARTURO – Fantastico! Gran bella persona… un artista!

MARTA – Sì! Mi sono innamorata subito del suo sguardo e della sua voce…

ARTURO – … bellissima…

MARTA - … poi ho scoperto che è gentile, premuroso e… curioso… si interessa di           un sacco di cose...                   (Ricorda) canta con un gruppo folkloristico, fanno serate, feste di piazza… (Arturo sorride) e poi è                    bravo anche  a dipingere…

ARTURO - … lo so!

MARTA – Ah, lo sapevi?

ARTURO – Certo!

MARTA - Ha in programma di fare una mostra con i suoi quadri…

ARTURO – (Visibilmente soddisfatto) Quindi? (Le porge il dolce) Noi siamo già molto      amici, no?

MARTA – Sicuro!

ARTURO – Allora? (Addenta la sua  fetta di torta)

MARTA - Io, però, pensavo a qualcos’altro! (Arturo è di nuovo sconcertato) Arturo, io ho perso i miei genitori               da bambina, non ne ho quasi memoria… (Arturo si avvicina e le accarezza la testa, un gesto        molto             paterno) ecco, io non ricordo questo tipo di carezze! Sono le carezze di un padre! Arturo posso …                       (Si blocca) posso chiamarti “papà”?

ARTURO – (Rimane con la bocca aperta mentre addenta il dolce. Guarda,smarrito, verso il pubblico. Un          attimo di esitazione. Sorride, sempre guardando il pubblico) E TRE! (Prende un bel boccone)

FINE