Farsa violenta in due atti
di Federico Garcìa Lorca
Traduzione di Vittorio Bodini
Arnoldo Mondadori Editore - Milano - 1962
PERSONE
CALZOLAIO
CALZOLAIA
VICINA ROSSA
VICINA VIOLA
VICINA NERA
VICINA VERDE
VICINA GIALLA
PRIMA BEGHINA
SECONDA BEGHINA
SAGRESTANA
L'AUTORE
BAMBINO
ALCALDE DON MERLO
GIOVANOTTO COL SOMBRERO
GIOVANOTTO CON LA FASCIA
VICINE, BEGHINE, PRETI E GENTE DEL POPOLO
PROLOGO
Sipario grigio.
Compare l'autore. Esce sveltamente. Ha in mano un foglio.
L'autore. Rispettabile pubblico... (Pausa) No, rispettabile pubblico no, pubblico semplicemente, e non perché l'autore consideri non rispettabile il pubblico: tutt'al-tro; ma c'è alle spalle di questa parola come un delicato tremito di paura e una sorta di supplica che l'uditorio sia generoso con la recitazione degli attori e l'ingegnosità del lavoro. Il poeta non chiede benevolenza ma attenzione, perché son molti anni che ha saltato ormai la spinosa siepe del timore che provano per la sala gli autori. Per quest'assurdo timore, e perché nella gran parte dei casi il teatro è diventato un'impresa commerciale, la poesia si ritira dalla scena in cerca d'altri ambienti dove la gente non s'allarmi se un albero si trasforma, poniamo, in una palla di fumo, o se tre pesci, in virtù d'una mano e di una parola, si convertono in tre milioni di pesci per placare la fame d'una moltitudine. L'autore ha preferito incarnare l'esempio drammatico nel vivo ritmo d'una calzolaia del popolo. Dove meno si crede, palpita e agisce la creatura poetica che qui l'autore ha vestito dei panni d'una calzolaia, su un motivo da semplice ritornello, né il pubblico si stupisca che essa si mostri così violenta e assuma atteggiamenti aspri: è che lotta sempre, lei; lotta con la realtà che la circonda e lotta con la fantasia ogni qual volta si fa realtà visibile.
(Si ode la Calzolaia gridare: Voglio venir fuori!)
Vengo! e tu, non aver tanta fretta di uscire; non porti mica un abito dal lungo strascico e inverosimili piume, porti uno straccio di veste, capisci? una veste da calzolaia.
(Voce della Calzolaia dall'interno: Voglio uscire!)
Silenzio!
Scorre il sipario e appare l'ambiente immerso in una debole luce.
È nella stessa maniera che ogni mattina fa giorno sulle città, e il pubblico dimentica il suo mezzo mondo del sogno per fare il suo ingresso nei mercati come entri tu in casa tua, sulla scena, calzolaia ammirevole.
La luce va aumentando.
Cominciamo, tu arrivi dalla strada.
Si odono voci litigare.
(Al pubblico) Buona sera.
Si toglie il sombrero, dalla cupola schiacciata, che si accenderà di dentro d'una luce verde; l'autore lo inclina e ne esce uno zampillo d'acqua. L'autore guarda un po' imbarazzato il pubblico, poi si ritira retrocedendo con un'aria ironica.
Scusatemi. (Esce.)
ATTO PRIMO
Casa del Calzolaio. Deschetto e arnesi. Stanza completamente bianca. Ampia finestra e porta. Il fondo è una strada bianca anch'essa, con porticine e finestre in grigio. A destra e a sinistra, porte. Lo scenario darà nei più minuti particolari una impressione di ottimismo e di vivace allegria. Una soave luce arancione di pomeriggio inoltrato invade la scena.
All'alzarsi del sipario la Calzolaia viene dalla via tutta infuriata e si ferma sulla porta. Indossa un abito d'un verde rabbioso, ha i capelli tirati, adorni di due grandi rose. Ha un'aria aspra e dolce insieme.
Calzolaia. Sta' zitta, malalingua, pennacchio di pinzochera, se io l'ho fatto... se l'ho fatto è stato perché così ho voluto... Buon per te che ti sei ficcata in casa, altrimenti ti pestavo io, viperetta incipriata; e ciò che ti dico è perché lo sentano tutte quell'altre che stanno dietro le finestre. Meglio sposata con un vecchio che con un orbo, come te lo sei sposato tu. E non voglio aver più niente a che fare né con te né con nessuno, nessuno, nessuno. (Entra sbattendo forte la porta) Lo sapevo io che con persone simili non si può parlare neanche un secondo... ma la colpa ce l'ho io, io e io... che avrei dovuto starmene in casa mia con... mi costa crederlo, con mio marito. Chi me lo avrebbe detto a me, bionda con gli occhi neri, col valore che ha un pregio simile, e con questa cintura, con questi colori così bellissimi, che dovevo vedermi sposata con... mi strapperei i capelli. (Piange)
Bussano alla porta.
Chi è?
Non rispondono. Bussano di nuovo.
(Incollerita.) Chi è?
Bambino (timidamente) Amici.
Calzolaia (aprendo) Sei tu? (Complimentosa e con tenerezza.)
Bambino. Sì, signora Calzolaia. Stava piangendo?
Calzolaia. No, è stato uno di quei mosconi che fanno piiiiiii, che mi ha punto in quest'occhio.
Bambino. Vuole che le soffi?
Calzolaia. No, figlio mio, m'è già passato... (L'accarezza) Che volevi?
Bambino. Vengo per queste scarpe di coppale, che costarono cinque duros, perché le accomodi suo marito. Son della mia sorella maggiore, quella che ha la pelle così fina e si mette due nastri alla cintura, perché ce n'ha due, un giorno uno e un giorno l'altro.
Calzolaia. Mettile là. Si accomoderanno.
Bambino. Dice mia madre che stia attento a non dare molti colpi col martello perché la vernice è delicata, che non si rovini la vernice.
Calzolaia. Di' a tua madre che mio marito sa quel che deve fare, e così sapesse lei preparare un buon piatto di umido con pepe e lauro come mio marito sa aggiustare scarpe.
Bambino (in procinto di piangere) Non vada in collera con me. Io non ce n'ho colpa e ogni giorno mi studio bene la grammatica.
Calzolaia (con dolcezza) Figlio mio! Tesoro mio! Non è con te che ce l'ho. (Lo bacia) Tieni questo bamboccino, ti piace? Prenditelo.
Bambino. Loprenderò, perché tanto lei non avrà bambini...
Calzolaia. Chi te l'ha detto?
Bambino. Mia madre lo diceva l'altro giorno. Diceva: "La Calzolaia non avrà figli", e le mie sorelle e la comare Raffaela ridevano.
Calzolaia (nervosa) Figli? Ne avrò. Ne avrò di più belli dei loro, e più vigorosi e più onorati, perché tua madre... è bene che tu sappia...
Bambino. Si tenga il pupo, non lo voglio più.
Calzolaia (riprendendosi) No, no, tientelo, figlio mio... Non ce l'ho con te!
Compare da sinistra il Calzolaio. Indossa un abito di velluto con bottoni d'argento, pantaloni corti e cravatta rossa. Va verso il deschetto.
Calzolaia. Ah, eccolo lì!
Bambino (spaventato) Si stiano bene. Arrivederli. Tante cose. (Esce correndo in strada.)
Calzolaia. Arrivederci, figliolo. Se fossi scoppiata avanti di nascere, non starei passando questi travagli e tribolazioni. Ahi, danaro, danaro, dovrebbe esser rimasto senza mani e senza occhi chi ti ha inventato!
Calzolaio (al deschetto) Che vai dicendo, moglie?...
Calzolaia. Cose che non ti riguardano.
Calzolaio. A me nulla mi riguarda. Lo so che devo subire.
Calzolaia. Anch'io subisco... e pensa che ho diciotto anni.
Calzolaio. E io... cinquantatré. Per questo sto zitto e non m'arrabbio... So fin troppo bene... Lavoro per te... e sia quel che Dio vorrà...
Calzolaia (è voltata di spalle al marito, ora si gira e s'avvicina tenera e commossa) Questo no, caro... non dirmi...
Calzolaio. Ma... ah, se avessi quarant'anni, se ne avessi anche quarantacinque...! (Batte con violenza il martello su una scarpa.)
Calzolaia (scaldandosi) Allora io sarei stata la tua serva, non è vero? Non si può essere buoni... E io? Non valgo niente, io?
Calzolaio. Calmati, moglie...
Calzolaia. La mia freschezza, il mio viso non valgono tutto il danaro del mondo?
Calzolaio. Bada, ti sentiranno i vicini.
Calzolaia. Maledetta l'ora, maledetta l'ora che diedi retta al compare Manuel!
Calzolaio. Vuoi che ti prepari una bibita fresca col limone?
Calzolaia. Ahi, stupida, stupida, stupida! (Si batte la fronte) Con tanti buoni partiti che ho avuto...
Calzolaio (volendo calmarla) Così dice la gente.
Calzolaia. La gente? Lo sanno dappertutto. Il meglio di queste terre. Ma quello che mi piaceva di più era Emiliano... Tu l'hai conosciuto... Emiliano, che se ne veniva montato su una giumenta nera tutta nappine e specchietti, con una bacchetta di giunco in mano e gli sproni di rame che luccicavano. E d'inverno, che mantello portava! Che risvolti di velluto azzurro e che fodere di seta!
Calzolaio. Ne ho avuto uno identico... Son dei mantelli bellissimi.
Calzolaia. Tu? Che vuoi avere avuto, tu? Che illusioni ti fai? Un ciabattino non può aver messo in vita sua un indumento di quel valore.
Calzolaio. Ma, non vedi che...
Calzolaia (interrompendolo) Poi ho avuto un altro pretendente...
Il Calzolaio batte furiosamente sulla scarpa.
Era quasi un signorino... avrà avuto diciotto anni, si fa presto a dire. Diciotto anni!
Il Calzolaio si agita inquieto.
Calzolaio. Anch'io li ho avuti.
Calzolaia. Tunon li hai mai avuti in vita tua diciotto anni.. Quello sì che li aveva e mi diceva certe cose... Pensa...
Calzolaio (battendo furioso) Vuoi tacere? Sei mia moglie, che tu lo voglia o no, e io son tuo marito. Eri ridotta al lumicino, senza camicia, senza focolare. Perché mi hai voluto? Capricciosa, capricciosa, capricciosa!
Calzolaia (alzandosi) Zitto! Non mi far perdere la prudenza e fa' quel che devi fare. Pare incredibile!
Due vicine in mantiglia attraversano il vano della finestra.
Chi me l'avrebbe detto, vecchio raggrinzito, che mi avresti ripagata in tal modo? Battimi, se vuoi! Su, tirami il martello!
Calzolaio. Per favore, non farmi scandali. Guarda che viene gente. Dio mio!
Le due vicine ripassano.
Calzolaia. Sono io che mi sono abbassata. Stupida, stupida, stupida! Maledetto il compare Manuel, maledetti i vicini; stupida, stupida, stupida! (Esce dandosi colpi in testa)
Calzolaio (guardandosi in uno specchietto e contandosi le rughe) Una, due, tre quattro... mille. (Ripone lo specchio) Ben mi sta, sissignore. Chi me l'ha fatta fare a sposarmi? Avrei dovuto saperlo, da tanti romanzi che ho letto, che le donne piacciono a tutti gli uomini, ma che non tutti gli uomini piacciono alle donne. Stavo così bene! Mia sorella, mia sorella ha la colpa di tutto. Fu lei che si intestardì: "Rimarrai solo" e questo e quest'altro. Ed è stata la mia rovina. Venisse un accidente a mia sorella, buon'anima!
Fuori si odono voci.
Che sarà?
Vicina Rossa (dalla finestra, con impeto. È accompagnata dalle figlie vestite dello stesso colore) Buona sera.
Calzolaio (grattandosi la testa) Buona sera.
Vicina. Di' a tua moglie che esca un momento. Non piangete, figliole. Che venga fuori, vediamo se davanti è così brava a farmi a pezzi come lo fa alle spalle.
Calzolaio. Ah, vicina mia, non mi armi uno scandalo, per i chiodi di nostro Signore! Che ci posso fare io? Comprenda la mia situazione: tutta la vita ho avuto paura del matrimonio... perché il matrimonio è una cosa seria, e adesso lei vede... all'ultima ora...
Vicina. Disgraziato uomo! Sarebbe stato meglio che si sposasse con gente della sua condizione!... Queste ragazze, facciamo il caso, o altre del paese...
Calzolaio. E la mia casa non è più una casa. È un rebus.
Vicina. Mi fa una pena! Con la buonissima reputazione che ha avuto per tutta la vita...
Calzolaio (spia se viene sua moglie) L'altro ieri... spezzò il prosciutto che tenevamo in serbo per queste feste e ce lo mangiammo tutto. Ieri abbiamo passato tutto il giorno con minestrine d'uovo e prezzemolo: e poiché ho trovato da ridire, m'ha fatto bere tre bicchieri di latte uno dopo l'altro, senza neanche bollirlo.
Vicina. È una fiera!
Calzolaio. Perciò, vicina mia, lei mi farebbe ora un gran favore se se ne andasse.
Vicina. Ah, se vivesse sua sorella! Quella sì che era...
Calzolaio. Eh, purtroppo... Tieni, visto che sei qui, puoi ritirare le tue scarpe, te l'ho accomodate.
Dalla porta di sinistra s'affaccia la Calzolaia e spia da dietro la tenda senza esser vista.
Vicina (facendo moine) Quanto ne vorrai?... I tempi peggiorano di giorno in giorno.
Calzolaio. Quello che vuoi... Che non penda né da una parte né dall'altra.
Vicina (dando di gomito alle figlie) Vanno bene due pesetas?
Calzolaio. Vedi tu.
Vicina. Beh, te ne do una.
Calzolaia (uscendo infuriata) Ladrona!
Le donne strillano spaventate.
Hai il coraggio di derubare quest'uomo in tal maniera? (Al marito) E tu, di lasciarti rubare? Qua le scarpe! Non si muoveranno di qui se prima non paghi dieci pesetas.
Vicina. Lucertola, lucertola!
Calzolaia. Bada a quel che dici.
Ragazze. Andiamocene, andiamocene, per l'amor di Dio!
Vicina. Bella moglie ti sei trovato, ora goditela!
Se ne vanno in fretta. Il Calzolaio chiude la finestra e la porta.
Calzolaio. Ascoltami un momento.
Calzolaia (ricordando) Lucertola... lucertola... Vi farò vedere... Che vuoi dirmi?
Calzolaio. Senti, figlia mia, per tutta la vita ho avuto un sacro terrore dello scandalo. (Ingoia continuamente la saliva.)
Calzolaia. Avresti il coraggio di chiamarmi scandalosa perché son venuta a difendere il tuo danaro?
Calzolaio. Non ti dico altro se non che ho sempre fuggito gli scandali come le lucertole muraiole fuggono l'acqua fresca.
Calzolaia (di scatto) Le lucertole muraiole! Ah, che schifo!
Calzolaio (armato di pazienza) Mi hanno provocato, a volte sono arrivati a insultarmi, e senza avere una briciola di vigliaccheria sono rimasto di ghiaccio, per la paura di vedermi persone attorno e messo sulla bocca di comari e di sfaccendati. E ora lo sai. Mi sono spiegato bene? È la mia ultima parola.
Calzolaia. Che c'entro io in tutto questo? Mi sono sposata con te, non hai la casa pulita? Non mangi? Non ti cambi colli e polsi che non hai mai portato in vita tua? Non porti il tuo bell'orologio con la catena d'argento e i topazi, che io ti carico ogni notte? Che pretendi di più? Perché da me, qualunque cosa: ma la schiava no. Voglio far sempre la mia santa volontà.
Calzolaio. Storie... Son tre mesi che siamo sposati, io amandoti e tu facendomi venire la bile. Non vedi che non ho più intenzione di scherzare?
Calzolaia (seria e come sognando) Amandomi... amandomi... (Brusca) Come sarebbe a dire, amandomi? Che significa, amandomi?
Calzolaio. Tuimmagini che io non abbia occhi, invece li ho. So ciò che fai e ciò che non fai, e sono stufo, fin qua!
Calzolaia (orgogliosa) A me fa lo stesso che tu sia stufo o no, perché di te non me ne importa un fico secco, sappilo! (Piange.)
Calzolaio. Non mi puoi parlare con voce più bassa?
Calzolaia. Meriteresti, per quanto sei sciocco, che riempissi la strada di urli.
Calzolaio. Fortunatamente credo che finirà presto, perché finora non so chi m'ha dato la pazienza.
Calzolaia. Oggi non si mangia... di modo che puoi uscire a cercarti da mangiare altrove. (Esce in fretta, infuriata.)
Calzolaio. Forse domani (sorridendo) dovrai uscire a cercartelo anche tu.
Dalla porta centrale entra l'Alcalde. Veste di blu, con un grande mantello e lungo bastone di comando dalle estremità d'argento. Parla lentamente e con aria sorniona.
Alcalde. Al lavoro?
Calzolaio. Al lavoro, signor Alcalde.
Alcalde. Molto danaro? Calzolaio. Quanto basta.
Il Calzolaio continua a lavorare. L'Alcalde si guarda in giro con curiosità.
Alcalde. Tu non stai bene. Calzolaio (senza alzare la testa) No. Alcalde. La moglie? Calzolaio (assentendo) La moglie.
Alcalde (sedendosi) Questo capita quando ci si sposa alla tua età... Alla tua età si deve già esser rimasti vedovi... di una come minimo... Io lo sono di quattro: Rosa, Manuela, Visitazione e Enrichetta Gómez, che è stata l'ultima. Tutte buone ragazze, amanti del ballo e dell'acqua pulita. E tutte, senza eccezione, hanno provato più volte questo bastone. In casa mia... in casa mia, cucire e cantare.
Calzolaio. Invece guardi che vita è la mia. Mia moglie... non mi ama. Parla con tutti dalla finestra. Persino con don Merlo, e a me mi si sta scaldando il sangue.
Alcalde (ridendo) Non è che una ragazzina vivace. È naturale...
Calzolaio. Macché! Io son convinto... credo che lo fa per tormentarmi, perché mi odia, ne son sicuro. A princi-pio pensavo che avrei finito per sottometterla col mio carattere affabile e coi regalucci: collanine di corallo, anellini, pettini di tartaruga... persino delle giarrettiere! Ma lei... sempre la stessa!
Alcalde. E tu, sempre lo stesso! Che diamine! Ce l'ho sotto gli occhi eppure non riesco a crederci che un uomo, un uomo dico, non riesca a mettersi sotto i piedi non una, ma ottanta donne. Se tua moglie parla con tutti dalla finestra, se tua moglie si mostra aspra con te, è perché lo vuoi tu, perché non hai energia. Per le donne ci vogliono buone strette alla vita, passi forti e la voce sempre alta, e se con tutto ciò si azzardano a fare chicchirichì, il bastone, non c'è altro rimedio. Rosa, Manuela, Visitazione e Enrichetta Gómez, che è stata l'ultima, te lo possono dire dall'altra vita, se stanno lì.
Calzolaio. Ma c'è una cosa che non ho il coraggio di confessarle. (Guardandosi intorno.)
Alcalde (imperioso) Dimmela.
Calzolaio. Mi rendo conto che è un'assurdità... ma io non sono innamorato di mia moglie.
Alcalde. Diavolo!
Calzolaio. Sissignore: diavolo!
Alcalde. Quand'è così, grandissimo birbante, perché ti sei sposato?
Calzolaio. È qui la questione. Non riesco neanch'io a spiegarmelo, è stata colpa di mia sorella, tutta colpa sua. "Rimarrai solo", e una cosa e l'altra. Io avevo dei quattrinelli, avevo buona salute, dissi: "Proviamo". Ma benedetta quella solitudine di prima. Cascasse un fulmine a mia sorella, buon'anima!
Alcalde. E così, l'hai combinata bella.
Calzolaio. Sissignore, l'ho combinata... Ma ora non ho più la forza di sopportare. Io non sapevo che cosa fosse una moglie. E lei, con quattro! Io non ho più l'età per resistere a questo scompiglio.
Calzolaia (cantando dentro, con voce forte)
Che scompiglio, che scompiglio!
È terminato il baccano
e ai fucili si dà di piglio!
Calzolaio. La sente?
Alcalde. E che vuoi fare?
Calzolaio. L'uccel di bosco. (Fa un gesto.)
Alcalde. Hai perso il giudizio?
Calzolaio (con eccitazione) È finita ormai col "Calzolaio, alle tue scarpe". Sono un uomo tranquillo, non sono abituato a tutte queste chiassate e a star sulla bocca di tutti.
Alcalde (ridendo) Rifletti bene a ciò che vorresti fare, perché tu sei capace di farlo davvero. Non esser sciocco. È un peccato che un uomo come te non abbia il carattere che dovrebbe avere.
Dalla porta di sinistra compare la Calzolaia incipriandosi con un portacipria rosa e pulendosi le ciglia.
Calzolaia. Buona sera.
Alcalde. Buona sera a lei. (Al Calzolaio) Quanto a esser bella, lo è, e come!
Calzolaio. Lei crede?
Alcalde. Che rose che ha nei capelli, come son messe bene e come odorano!
Calzolaia. Con tutte quelle che ha lei ai balconi di casa sua!
Alcalde. Si, infatti. Le piacciono i fiori?
Calzolaia. A me? Ne vado pazza. Metterei vasi di fiori persino sul tetto, sulla porta, sulle pareti. Ma a questo... a questo non gli piacciono. Sfido, tutta la vita a fare scarpe, che vuole sperarne? (Si siede alla finestra) Buona sera. (Guarda nella via civettando.)
Calzolaio. La vede?
Alcalde. È un po' brusca di modi... ma è una creatura bellissima. E che cintura perfetta!
Calzolaio. Lei non la conosce.
Alcalde (alzandosi con aria maestosa) Arrivederci a domani. E speriamo che ti si rischiarino te idee. Buon riposo, figliola! Che peccato, con quel corpo! (Se ne va guardando la Calzolaia) Perché, non c'è che dire, eh. E quell'onde che ha nei capelli! (Esce.)
Calzolaio (cantando)
Se tua madre ha un re,
le carte ce n'hanno quattro:
re di danari, re di coppe,
re di spade e re di mazze.
La Calzolaia seduta alla finestra prende una sedia e la fa girare.
Calzolaio (prende un'altra sedia e la fa girare in senso contrario) Perché me lo fai tutte le volte, pur sapendo che ho questa superstizione e che per me è come se mi tirassi un colpo?
Calzolaia (lasciando la sedia) Che sto facendo? Non ho dunque ragione che non mi lasci neanche muovere
Calzolaio. Ne ho abbastanza di spiegarti... ma è inutile.
(Sta per andar via, ma la Calzolaia ricomincia di nuovo e il Calzolaio torna di corsa dalla porta e fa girare l'altra sedia)
Insomma, mi lasci andar via?
Calzolaia. Se non desidero altro!
Calzolaio. Allora lasciami stare.
Calzolaia (esasperata) Vattene!
Fuori si sente suonare un flauto accompagnato dalla chitarra, che attacca una polchetta antica dal ritmo comicamente accentuato. La Calzolaia segna il tempo muovendo la testa e il Calzolaio scappa da sinistra.
Calzolaia (cantando) Laran... laran... A me il flauto m'è sempre piaciuto moltissimo... Mi dà ogni volta come un delirio... A momenti mi saltano agli occhi le lagrime... Che bellezza! Laran, laran... Senti... Mi piacerebbe che la sentisse anche lui... (Si alza e si mette a ballare con fidanzati immaginavi) Ah, Emiliano, che begli anelli che porti... No, no... Mi da un po' di vergogna... Ma no, José Maria, non vedi che ci stanno guardando? Prendi un fazzoletto, non voglio che mi sporchi l'abito. Èa te che voglio bene, a te... Ah, sì... domani voglio che tu venga con la giumenta bianca, quella che mi piace tanto. (Ride.)
La musica cessa.
Che sfortuna! Esser lasciata così, col miele sulle labbra...
Appare alla finestra don Merlo. Veste di nero, giacca e pantaloni corti. Gli trema la voce e muove la testa come un burattino di fil di ferro.
Don Merlo. Psss!
Calzolaia (senza guardare, voltando le spalle alla finestra) Pio, pio, pio, pio, pio!
Don Merlo (venendo più vicino) Psss! Piccola Calzolaia, bianca come il cuore della mandorla, ma altrettanto amaretta. Giunco d'oro infiammato... Piccola Calzolaia, Bella Otero del mio cuore.
Calzolaia. Quanta roba, don Merlo. E io che non ci credevo che i passeracchi parlassero. Sappia però il merlo nero nero e vecchio, se è di là che svolazza, che io non posso sentirlo cantare se non più tardi... pio, pio, pio, pio.
Don Merlo. Quando le ombre crepuscolari invaderanno il mondo coi loro tenui veli e la via pubblica sarà sgombra di passanti, io ritornerò.
Merlo prende rapè e starnuta sul collo della Calzolaia.
Calzolai A (voltandosi irritala e battendo don Merlo che trema) Ah!... (con espressione di schifo) Se non vieni, è meglio, sporcaccione! Merlo di fil di ferro, uncino da candeliere... Via, via... Che si deve vedere! Che maniera di starnutire! Vada, vada col Signore. Che schifo!
Si ferma alla finestra il Giovanotto con la fascia alla cintura. Ha il sombrero piatto calato sulla faccia e dà segni di avere una gran pena.
Giovanotto. Prende il fresco, piccola Calzolaia?
Calzolaia. Quello che fa lei.
Giovanotto. E sempre sola... Che peccato!
Calzolaia (dura) Perché, peccato?
Giovanotto. Una donna come lei, con quei capelli, con un petto così fragrante...
Calzolaia (più dura) Ma perché, peccato?
Giovanotto. Perché lei è degna di star dipinta sulle cartoline illustrate, e non qui... in questa saletta.
Calzolaia. Sì?... A me le cartoline illustrate piacciono molto, specialmente quelle degli sposi che partono in luna di miele...
Giovanotto. Ahi, Calzolaietta, ho la febbre.
Continuano a parlare.
Calzolaio (entrando, poi retrocedendo) Con tutti quanti, e proprio in queste ore! Che diranno quelli che vanno al rosario in chiesa? E quelli del circolo! Chissà come mi staranno tagliando!... In ogni casa un abito completo con biancheria e tutto.
La Calzolaia ride.
Dio mio! Ho ben ragione di andarmene. Vorrei sentire in questo momento la moglie del sacrestano. E i preti? Che staranno dicendo i preti? Ci sarebbe proprio da sentirli. (Rientra disperato.)
Giovanotto. Come vuole che io le esprima... Io l'amo, ti amo come...
Calzolaia. Veramente questa storia del "l'amo", "ti amo" suona in una maniera come se mi stessero facendo il solletico con una piuma dietro le orecchie. Ti amo, l'amo...
Giovanotto. Quanti semi ha il girasole?
Calzolaia. Che ne so io?
Giovanotto. Tanti sono i sospiri che io do ogni minuto per lei, per te... (Molto vicino.)
Calzolaia (brusca) Sta' fermo. Posso sentirti parlare perché mi piace ed è grazioso, ma niente di più, sai? Ci mancherebbe altro.
Giovanotto. Questo non può essere. Hai forse qualche relazione?
Calzolaia. Senti, vattene.
Giovanotto. Non mi muovo di qua se prima non m'avrai detto di si. Piccola Calzolaia mia, dammi la tua parola. (Tenta di abbracciarla.)
Calzolaia (chiudendo con violenza la finestra) Ma che impertinente, che pazzo! Se ti ho fatto male, arrangiati!... Come se io non stessi qua altro che per, per... Non si può parlare con nessuno in questo paese? Da quel che vedo qui non esistono che due estremi: o monaca o straccio per strofinare. Questo mi restava da vedere! (Annusando l'aria e mettendosi a correre) Ahimè, la cena sul fuoco! Che pessima moglie!
La luce comincia ad andarsene. Il Calzolaio esce con un grande mantello e un fagotto in mano.
Calzolaio. O sono un altro o non mi riconosco più! Ah, casetta mia! Deschetto mio! Pece, chiodi, pelli di vitello... E sia. (Va verso la perla, ma deve dare indietro perché sull'uscio gli si parano davanti due beghine.)
la beghina. Si riposa un po', eh?
2a beghina. Bravo, fa bene a riposare un po'.
Calzolaio (di malumore) Buona sera.
la beghina. Buon riposo, maestro.
2a beghina. Buon riposo, buon riposo!
Se ne vanno.
Calzolaio. Sì, riposo!... E loro spiavano dal buco della chiave. Streghe, torturatrici! E con che vocetta lo dicevano. È naturale... In tutto il paese non si parlerà d'altro: e io questo, e lei quest'altro e i giovanotti quest'altro! Ah! cascasse un fulmine a mia sorella, buon'anima! Ma ormai meglio solo che mostrato a dito da tutti! (Esce in fretta e lascia la porta aperta.)
Appare da sinistra la Calzolaia.
Calzolaia. È pronto da mangiare... mi senti? (Avanza verso la porta di destra) Mi senti? Avrà mica avuto il coraggio d'andarsene al caffè lasciando la porta aperta... e senza aver terminato gli stivaletti? Quando torna mi sentirà. Sì, mi sentirà! Che razza d'uomini son gli uomini, come se ne abusano e come... (In un brivido) Ah, che freschetto che fa!
Accende il candeliere e dalla via viene un suono di campani dei greggi che rientrano in paese. La Calzolaia si affaccia alla finestra.
Come son belli i greggi! A me le pecorelle m'incantano. Guarda, guarda... quella bianca, piccolina, quasi non può camminare. Ah, e quella grassona antipatica non fa che calpestarla... (Gridando) Ehi, pastore, storditaccio!, non vedi che ti stanno calpestando la pecorella appena nata? (Pausa) Naturale che m'importa. Non dovrebbe importarmi? Bruto!... E molto... (Si allontana dalla finestra) Ma, Signore, dove sarà andato quello sconcertato uomo? Se tarda altri due minuti mangio da sola, non ho bisogno della compagnia di nessuno... Con la cena così buona che ho preparato! Il mio bollito con le patate della sierra, due peperoni verdi, pan bianco, un po' di magro di maiale, vino cotto con la zucca e la buccia di limone sopra; perché quanto a curarlo, quanto a curarlo, lo sto curando sulla palma della mano!
Durante tutto questo monologo dà mostra di grande attività, andando da una parte all'altra, mettendo a posto le sedie, smoccolando le candele e togliendosi peluzzi dalla veste.
Bambino (sulla porta) Sei ancora in collera?
Calzolaia. Dove vai, gioia del vicinato?
Bambino (sulla porta) Non mi sgriderai, vero? perché a mia madre, che qualche volta mi batte, io voglio bene per due quintali, ma a te ne voglio per tre e mezzo...
Calzolaia. Com'è che sei così caro? (Si siede il Bambino sulle ginocchia.)
Bambino. Son venuto a dirti una cosa che nessuno vuol dirti. Vacci tu, vacci tu, vacci tu e nessuno voleva, allora hanno detto: « Vada il bambino », perché è una notizia che nessuno vuol darti.
Calzolaia. Dimmela subito. Che è accaduto?
Bambino. Non spaventarti, non è notizia di morti.
Calzolaia. Su, parla!
Bambino. Vedi, Calzolaietta...
Dalla finestra entra una farfalla e il Bambino scendendo dalle ginocchia della Calzolaia si mette a correre.
Una farfalla, una farfalla... Hai un cappello? È gialla con macchie azzurre e rosse e... non so che altro.
Calzolaia. Bambino mio, vuoi...
Bambino (energico) Zitta, parla a bassa voce, non vedi che si spaventa? Ah! Dammi il tuo fazzoletto.
Calzolaia (appassionandosi alla caccia) Tieni.
Bambino. Ssss... Non far rumore coi passi.
Calzolaia. Tanto farai che se ne scapperà.
Bambino (canta sottovoce come per incantare la farfalla)
Farfalla dell'aria,
come sei bella,
farfalla dell'aria
dorata e verde.
Luce del candeliere,
farfalla dell'aria,
resta lì, lì, lì!
Ah, non ti vuoi fermare,
fermarti non vuoi.
Farfalla dell'aria
dorata e verde.
Luce del candeliere,
farfalla dell'aria,
resta lì, lì, lì!
Resta lì!
Farfalla, ci sei?
Calzolaia (scherzando) Sìiii!
Bambino. No, questo non vale.
La farfalla se ne vola.
Calzolaia. Ora, ora!
Bambino (correndo tutto contento coi fazzoletto) Non vuoi fermarti? Non vuoi smetterla di volare?
Calzolaia (correndo dall'altra parte) Se ne scappa, se ne scappa!
Il Bambino esce di corsa dalla porta inseguendo la farfalla.
Calzolaia (con forza) Dove vai?
Bambino (sospeso) Ah, è vero. (Prontamente) Ma io non ci ho colpa!
Calzolaia. Andiamo! Vuoi dirmi cos'è successo? Presto!
Bambino. Ecco, vedi, tuo marito, il Calzolaio, se n'è andato per non tornare mai più.
Calzolaia (abbattuta) Come?
Bambino. Sì, sì, ha detto proprio così in casa, prima di salire sulla corriera, l'ho visto io... E ci ha incaricati di dirtelo. Lo sa già tutto il paese.
Calzolaia (sedendosi affranta) Non è possibile, non è possibile! Non ci credo.
Bambino. Èla verità. Non sgridarmi.
Calzolaia (alzandosi in preda alla collera e battendo i piedi con forza) Questa è la ricompensa che mi dà? Questa è la ricompensa?
Il Bambino si rifugia dietro il tavolo.
Bambino. Ti stanno cadendo le forcine.
Calzolaia. Che cosa sarà di me, sola in questa vita? Ahimè, ahimè, ahimè!
Il Bambino esce correndo. La finestra e le porte son piene di vicini.
Sì, sì, venite a vedermi, sanguisughe, ruffiane! Èstato per colpa vostra...
Alcalde. Smettila di gridare. Se tuo marito t'ha lasciata è stato perché non lo amavi, perché non era possibile.
Calzolaia. Come vorrebbero saperlo loro meglio di me? Sì che lo amavo, certo che lo amavo. Coi buoni partiti che avevo avuto, e così ricchissimi, e li ho rifiutati tutti. Ah, poverino mio, che cosa ti avranno raccontato!
Sagrestana (entrando) Su, calmati.
Calzolaia. Non mi rassegno, no; non mi rassegno. Ahi, ahi!
Dalla porta cominciano a entrare donne vestite di colori violenti e che portano bicchieroni di rinfreschi. Girano, corrono, entrano ed escono con la sveltezza e il ritmo d'un ballo attorno alla Calzolaia, che sta seduta e grida. Le ampie gonne si aprono a ogni giro che fanno. Tutte adottano un comico atteggiamento di pena.
Vicina Gialla. Una bibita.
Vicina Rossa. Una cosina di rinfresco.
Vicina Verde. Per il sangue.
Vicina Nera. Di limone.
Vicina Viola. Di salsapariglia.
Vicina Rossa. Meglio di menta.
Vicina Viola. Vicina.
Vicina Verde. Vicinuzza.
Vicina Nera. Calzolaia.
Vicina Rossa. Calzolaiuzza.
Le vicine fanno un gran baccano. La Calzolaia piange urlando.
ATTO SECONDO
Lo stesso ambiente. A sinistra, il deschetto messo da un canto. A destra, un banco con bottiglie e un catino con l'acqua dove la Calzolaio lava i bicchieri. La Calzolaia sta dietro il banco. Indossa un abito d'un rosso acceso, dalla gonna lunga e le braccia nude. Nella scena, due tavoli. A uno d'essi è seduto don Merlo, che sta prendendo un rinfresco, all'altro il Giovanotto col sombrero sulla faccia.
La Calzolaia frega con alacrità coppe e bicchieri che va collocando sul banco. Appare sulla porta il Giovanotto con la fascia e il sombrero schiacciato del primo atto. È malinconico. Cammina con le braccia abbandonate e guarda teneramente la Calzolaia. Il direttore di scena dia un colpo di mazza in testa all'attore che esageri sia pure minimamente questo tipo. Nessuno deve esagerare. La farsa richiede sempre naturalezza. A disegnare il tipo, ci ha già pensato l'autore, e il sarto a vestirlo. Semplicità. Il Giovanotto indugia sulla porta. Don Merlo e l'altro Giovanotto voltano la testa e lo guardano. Questa è quasi una scena da film: la sua espressione è data dagli sguardi e dalle espressioni dell'insieme. La Calzolaia smette di fregare e guarda fissamente il Giovanotto. Silenzio.
Calzolaia. S'accomodi.
Giovanotto con la fascia. Se lei lo vuole...
Calzolaia (meravigliata) Io? Non me ne importa niente, ma visto che sta sulla porta...
Giovanotto con la fascia. Come vuole. (si appoggia al banco. Fra i denti) Eccone un altro a cui dovrò...
Calzolaia. Che desidera prendere?
Giovanotto con la fascia. Quello che mi consiglia lei.
Calzolaia. Allora, la porta!
Giovanotto con la fascia. Dio mio, come cambiano i tempi!
Calzolaia. Non s'illuda che io mi metta a piangere. Prende un bicchierino, un caffè, una bibita? Dica.
Giovanotto con la fascia. Una bibita.
Calzolaia. Non stia a guardarmi tanto: mi farà diventare di sciroppo.
Giovanotto con la fascia. Ah, io sto morendo!
Nel vano della finestra passano due belle con enormi ventagli. Spiano, si segnano scandalizzate, si nascondono gli occhi dietro il ventaglio e spariscono a piccoli passetti.
Calzolaia. Eccola bibita.
Giovanotto con la fascia (guardando la Calzolaia) Ahimè!
Giovanotto col sombrero (guardando a terra) Ahimè!
Don Merlo (guardando al soffitto) Ahimè!
La Calzolaia dirige la testa verso i tre sospiri.
Calzolaia. Oh, ma che è diventata questa, una taverna o un ospedale? Fastidiosi! Se non fosse che devo guadagnarmi la vita con questi vinucci e con quest'armeggio... se non fosse che per colpa di voialtri m'ha lasciata sola mio marito, poveretto dell'anima mia, state freschi che sopporterei tutto questo! Eh, cos'avete da dire? Finirà che vi butto fuori nella strada.
Don Merlo. Benissimo; ben detto.
Giovanotto col sombrero. Hai aperto un'osteria e possiamo starci quanto ci accomoda.
Calzolaia (con fierezza) Come? Come?
Il Giovanotto con la fascia ti dirige verso la porta; anche don Merlo si alza sorridendo, lasciando intendere che sa tutto e che tornerà più tardi.
Giovanotto col sombrero. Te l'ho già detto.
Calzolaia. E allora, se tu ci hai la lingua, io ce n'ho più di te, e puoi ficcartelo in testa, tu e tutti quelli del tuo paese, che son quattro mesi dacché se n'è andato mio marito e non cederò mai a nessuno, perché una donna sposata deve stare al suo posto come Dio comanda. E non ho paura di nessuno mi capisci? perché ho lo stesso sangue di mio nonno, che Dio l'abbia in gloria, che fu domatore di cavalli e quello che si chiama un uomo. Onesta sono stata e onestà sarò. Mi son legata a mio marito: e sarà fino alla morte.
Don Merlo esce in fretta dalla porta facendo segni d'intesa con la Calzolaia.
Giovanotto col sombrero (alzandosi) Ci ho tanta rabbia che afferrerei un toro per le corna, gli inchioderei la cervice contro il suolo e con questi denti me ne mangerei il cervello crudo. Scommetto che non mi stancherei di mordere.
Esce rapidamente e don Merlo fugge verso sinistra.
Calzolaia (tenendosi il capo fra le mani) Gesù, Gesù, Gesù, Gesù! (Si siede.)
Per la porta entra il Bambino, si dirige alla Calzolaia e le copre gli occhi.
Bambino. Chi sono?
Calzolaia. Il mio bimbo, il pastorello di Betlem.
Bambino. Eccomi qua.
Si baciano.
Calzolaia. Vieni per la merendina?
Bambino. Se me la vuoi dare...
Calzolaia. Oggi ho un'oncia di cioccolato.
Bambino. Sì? Come mi piace venire a casa tua.
Calzolaia (dandogli il cioccolato) Perché sei interessatuccio, eh?
Bambino. Interessatuccio? Lo vedi questo livido che ho al ginocchio?
Calzolaia. Vediamo.
Si siede su una seggiola bassa e prende il Bambino in braccio.
Bambino. Me l'ha fatto il Cunillo perché stava cantando... le strofette che ti hanno fatto, e io l'ho colpito in faccia, allora lui m'ha tirato una pietra e, plaff!, guarda.
Calzolaia. Ti duole molto?
Bambino. Ora no, ma ho pianto.
Calzolaia. Non far caso a quello che dicono.
Bambino. Ma erano cose indecenti. Cose indecenti che io so dire, sai? ma non le voglio ripetere.
Calzolaia (ridendo) Perché se le ripeti prendo un peperoncino forte e ti faccio la lingua come la brace.
Ridono.
Bambino. Perché la gente dà a te la colpa che tuo marito se n'è andato?
Calzolaia. Son loro, son loro che ce l'hanno la colpa e che mi rendono disgraziata.
Bambino (triste) Non parlare così, Calzolaietta.
Calzolaia. Iomi specchiavo nei suoi occhi. Quando lo vedevo venire sulla sua giumenta bianca...
Bambino (interrompendola) Va', va'! Ora mi stai ingannando. Il signor Calzolaio non ce n'aveva giumenta.
Calzolaia. Sii più rispettoso, bimbo mio. Aveva la giumenta, come no? Solo che tu non eri nato.
Bambino (passandosi la mano sul viso) Ah, così può essere.
Calzolaia. Vedi... quando lo conobbi stavo lavando nel ruscello del paese: mezzo metro d'acqua e le pietre del fondo che ridevano, ridevano nel tremolio dell'acqua. Egli s'avvicinò vestito d'un abito nero molto aderente, la cravatta rossa di buonissima seta e quattro anelli d'oro che risplendevano come quattro soli.
Bambino. Com'è grazioso!
Calzolaia. Mi guardò e io lo guardai. Mi sdraiai sull'erba. Mi pare ancora di sentire quell'aria fresca che veniva dagli alberi. Egli arrestò il cavallo, e la coda del cavallo era così lunga che arrivava sino all'acqua del ruscello.
La Calzolaia sta quasi piangendo. Si comincia a sentire un canto in lontananza.
Ne fui così turbata che mi scapparono di mano nella corrente due fazzoletti bellissimi, piccoli così.
Bambino. Che ridere!
Calzolaia. Lui, allora, mi disse...
Il canto si sente più vicino. Pausa.
Ssss!
Bambino (alzandosi) Le strofette!
Calzolaia. Le strofette!
Pausa. I due ascoltano.
Tu sai ciò che dicono, vero?
Bambino (con la mano) Così e così.
Calzolaia. Allora cantale; voglio sentirle.
Bambino. Perché?
Calzolaia. Per sapere una buona volta cos'è che dicono. Bambino (cantando e seguendo il ritmo) Ecco qua:
La signora Calzolaia,
dal suo sposo abbandonata,
ha impiantato un'osteria
dove accorrono i signori.
Calzolaia. Me la pagheranno!
Bambino (porta il tempo con la mano sul tavolo)
Chi ti compra, Calzolaia,
la stoffa dei tuoi vestiti,
e le bluse di batista
con i merletti di tombolo?
Ora la corteggia l'Alcalde,
ora la corteggia don Merlo.
Calzolaia, Calzolaia,
Calzolaia, sei stata in gamba!
Le voci ormai vicine si distinguono chiaramente con l'accompagnamento dei tamburelli. La Calzolaia prende una mantellina di Manda e se la getta sulle spalle.
Bambino. (Spaventato) Dove vai?
Calzolaia. Mi costringeranno a comprare un revolver.
Il canto si allontana. La Calzolaia va verso la porta ma urta contro l'Alcalde che arriva maestoso, battendo il bastone a terra.
Alcalde. Chi bada alla mescita?
Calzolaia. Il demonio!
Alcalde. Che c'è? Che succede?
Calzolaia. Ciò che lei dovrebbe sapere da un pezzo, ciò che lei come alcalde non dovrebbe permettere. La gente mi canta strofette, i vicini se la ridono sulle porte delle case e siccome non ho marito che mi difenda, esco a difendermi da me, visto che in questo paese le autorità son delle zucche vuote, degli zeri messi a sinistra, dei lasciafare.
Bambino. Ben detto!
Alcalde (energico) Ehi, ragazzino, tu non metter bocca... Sai cosa ho fatto proprio ora? Ho messo in carcere due o tre di quelli che cantavano.
Calzolaia. Mi piacerebbe vederlo.
Voce (fuori) Bambinoooo!
Bambino. Mia madre mi chiama. (Corre alla finestra) Che? Arrivederci. Se vuoi, ti porto lo spadone grande di mio nonno, quello che andò alla guerra. Io non ce la faccio a reggerlo, sai? ma tu, sì.
Calzolaia (sorridendo) Come vuoi.
Voce (fuori) Bambinoooo!
Bambino (già nella via) Che cosa?...
Alcalde. Da quel che vedo, l'unica persona che tratti bene in tutto il paese è questo ragazzino saputo e mellifluo.
Calzolaia. Non riuscite a dire una sola parola senza insultare... Cos'è che fa ridere sua eccellenza illustrissima?
Alcalde. Vederti così bella e così sprecata.
Calzolaia. Piuttosto a un cane! (Gli serve un bicchiere di vino.)
Alcalde. Che mondo scombinato! Ho conosciuto molte donne simili a rosolacci, a rose profumate... brune dagli occhi come una tinta di fuoco, donne i cui capelli odorano di nardo e le cui mani hanno sempre la febbre, donne la cui cintura si può stringere fra queste due dita, ma nessuna, nessuna come te. L'altro ieri mi son sentito male tutta la mattina per aver visto, stese sul prato, due camicie tue dai laccetti celesti, che era come veder te, Calzolaia della mia anima.
Calzolaia (scoppiando furiosamente) Stia zitto, vecchione! Taccia! Con figlie signorine, carico di famiglia, mettersi a corteggiare in modo così indecente e sfacciato!
Alcalde. Son vedovo.
Calzolaia. E io son maritata.
Alcalde. Ma tuo marito t'ha lasciata e non tornerà, ne son certo.
Calzolaia. Vivrò tale e quale come se ce l'avessi.
Alcalde. E poi mi consta, perché me lo disse lui stesso, che non ti amava neanche tanto così.
Calzolaia. E a me mi consta che le sue quattro signore, che il diavolo se le porti, la odiavano a morte.
Alcalde (battendo a terra il bastone) A questo siamo arrivati!
Calzolaia (gettando a terra un bicchiere) A questo!
Pausa.
Alcalde (fra i denti) Se mi venissi a tiro come dico io, eccome ti domerei!
Calzolaia (burlona) Che ha detto?
Alcalde. Niente. Pensavo... che se tu fossi come dovresti essere, sapresti che sono uomo capace di fare una scrittura davanti al notaio per una bellissima casa.
Calzolaia. E che?
Alcalde. Con un salotto che è costato cinquemila reali, con vasi di porcellana, tende di broccato, specchiere a luna intera...
Calzolaia. E che altro?
Alcalde (dongiovannesco) E nella casa c'è un letto coronato di uccelli e di gigli di rame, un giardino con sei palme e una fonte che zampilla, e non le manca, per essere il regno della gioia, se non che una persona che so io voglia andare a vivere nei suoi saloni dove starebbe... (rivolgendosi alla Calzolaia) staresti come una regina, sai?
Calzolaia (burlona) Non ci sono avvezza a codesti lussi. Si segga lei sul divano del salotto, si corichi nel letto, si guardi negli specchi e si metta a bocca aperta sotto le palme aspettando che vi caschino i datteri. Io non mi cambio da calzolaia.
Alcalde. Né io da alcalde. (Con sarcasmo.) Ma tu sperimenterai che nonostante i tuoi rifiuti le notti non ti si fanno più corte.
Calzolaia. Mi basta sapere che lei non mi piace; che nessuno del paese mi piace. E poi lei ormai è troppo vecchio.
Alcalde (indignato) Finirò col metterti in carcere.
Calzolaia. S'azzardi un po'.
Si ode fuori un suono di tromba molto fiorito e assai comico.
Alcalde. Che sarà?
Calzolaia (allegra e spalancando gli occhi) I burattini! (Si batte sui ginocchi)
Passano due donne dietro la finestra.
Vicina Rossa. I burattini!
Vicina Viola. I burattini!
Bambino (dalla finestra) Porteranno le scimmie? Andiamo a vedere.
Calzolaia (all'Alcalde) Devo chiudere la porta.
Bambino. Vengono a casa tua.
Calzolaia. Sì? (Si avvicina alla porta)
Bambino. Eccoli!
Appare dalla porta il Calzolaio camuffato. Porta una trombetta e un cartellone arrotolato sulle spalle. La gente lo circonda. La Calzolaia resta in un atteggiamento d'attesa e il Bambino salta dalla finestra e si attacca alla sua gonna.
Calzolaio. Buona sera.
Calzolaia. Buona sera a lei, signor cantastorie.
Calzolaio. Si può riposare qui?
Calzolaia. Riposare e bere se vuole.
Alcalde. Entri pure, buon uomo, e beva quello che vuole, pago io. (Ai vicini) E voi, cosa fate qui?
Vicina Rossa. Che fastidio diamo stando in mezzo alla via?
Osservando ogni cosa senza parere, il Calzolaio posa il rotolo sul tavolo.
Calzolaio. Li lasci stare, signor alcalde, poiché mi figuro che è lei. E con la gente che io mi guadagno la vita.
Bambino. Dove ho sentito parlare quest'uomo?
Per tutta la scena il Bambino osserverà con stupore il Calzolaio.
Su, facci sentire una storia!
La gente ride.
Calzolaio. Appena avrò bevuto un bicchiere di vino.
Calzolaia (tutta contenta) Lo farà in casa mia?
Calzolaio. Se me lo permetti.
Vicina Rossa. Allora possiamo entrare?
Calzolaia (seria) Potete entrare. (Dà un bicchiere dì vino al Calzolaio.)
Vicina Rossa (sedendosi) Ci divertiremo un po'.
L'Alcalde si siede.
Alcalde. Viene da molto lontano?
Calzolaio. Da lontanissimo.
Alcalde. Da Siviglia?
Calzolaio. Molto di più.
Alcalde. Dalla Francia?
Calzolaio. Molto di più.
Alcalde. Dall'Inghilterra?
Calzolaio. Dalle isole Filippine.
Le donne dànno in esclamazioni di stupore. La Calzolaia è estasiata.
Alcalde. Allora avrà visto gli insorti?
Calzolaio. Come vedo le vostre persone.
Bambino. E come sono?
Calzolaio. Intrattabili. Figuratevi che son quasi tutti calzolai.
I vicini guardano la Calzolaia.
Calzolaia (punta) Non ce n'è che facciano altri mestieri?
Calzolaio. No, nel modo più assoluto. Nelle Filippine, tutti calzolai.
Calzolaia. Beh, può darsi che nelle Filippine i calzolai siano degli gnocchi, ma qui son tutti gente a posto, e di molto anche.
Vicina Rossa (adulatrice) Ben detto.
Calzolaia (brusca) Nessuno ha chiesto la sua opinione.
Vicina Rossa. Figlia mia!
Calzolaio (interrompendo vivacemente) Che buon vino! (Più forte) Che magnifico vino! (Silenzio) Vino d'uva nera come l'anima di alcune donne che so io.
Calzolaia. Purché ce l'abbiano!
Alcalde. Ssss! In che consiste il vostro spettacolo?
Calzolaio (stringe il bicchiere, schiocca la lingua e guarda la Calzolaia) Èun lavoro di poca apparenza, ma di molta scienza: insegno la vita di dentro. Le mie storie sono i fatti del calzolaio mansuetone e del cuore duro d'Alessandria, la vita di don Diego Corrientes, le avventure del bel Francisco Esteban, e soprattutto l'arte di mettere il morso alle donne parlantine e rispondiere.
Calzolaia. Tutte queste cose le conosceva bene il mio povero marito!
Calzolaio. Dio ne l'avrà perdonato!
Calzolaia. Senta lei...
Le vicine ridono.
Bambino. Zitta!
Alcalde. Silenzio! Sono insegnamenti che possono servire a qualsiasi creatura. Cominci pure, quando è comodo.
Il Calzolaio svolge il cartellone su cui è rappresentata una di quelle storie che cantano i ciechi, divisa in quadretti pittati col rosso ruggine e altri colori violenti. I vicini si andranno accostando piano piano e la Calzolaia si siede il Bambino sulle ginocchia.
Calzolaio. Attenzione!
Bambino. Che bellezza. (Abbraccia la Calzolaia.)
Mormorii.
Calzolaia. Sta' bene attento, caso mai mi sfugge qualcosa.
Bambino. Più difficile della storia sacra non può essere.
Calzolaio. Rispettabile pubblico. Ascoltate la storia verace e sostanziosa della donna rubiconda e dell'ometto della pazienza, affinché serva di monito e di esempio a tutte le persone di questo mondo. (In tono lugubre) Aguzzate gli orecchi e l'intelletto.
Gli uomini allungano il capo e alcune donne si prendono per mano.
Bambino. Il cantastorie, quando parla, non ti pare tuo marito?
Calzolaia. Lui aveva la voce più dolce.
Calzolaio. Siete pronti?
Calzolaia. Mi sento salire un brivido.
Bambino. E io pure.
Calzolaio (insegnando con la bacchetta)
In un cortile di Cordova
fra siepi ed oleandri,
viveva un tempo un sellaio
insieme con la sellaia.
Attesa.
Lei era donna intrattabile,
lui uomo di gran pazienza;
lei stava attorno ai ventanni,
e lui passava i cinquanta.
Santo Dio!, come litigavano!
Guardate voi stessi la fiera
che burla il debole marito
con gli occhi e con la lingua!
Nel cartellone i dipinta una donna che guarda con un'espressione infantile e burlesca.
Calzolaia. Che perfida donna!
Mormorii.
Calzolaio. Capelli da imperatrice
ha la sellaia,
e carni simili all'acqua
limpida di Lucena.
Quando muoveva le gonne
in tempo di Primavera
la biancheria le odorava
di limone e di menta.
Ahi, limone, limone
Della limonaia!
E com’è appetitosa la sellaia!
I vicini ridono.
Vedete come la corteggiano
Giovani di bell'aspetto
su cavalli che risplendono
pieni di fiocchi di seta.
Gente fina e di garbo
passava alla sua porta
facendo brillare di gioia
monete d'oro alle catene.
Con tutti s'intratteneva
a discorso la sellaia,
ed essi caracollavano
con le giumente sui sassi.
Guardatela parlare con uno,
ben pettinata e ben messa,
mentre il povero marito
infila nel cuoio la lesina.
(Molto drammatico, incrociando le braccia)
Marito vecchio e onorato,
sposo di tenera giovane,
un cavaliere birbante ruba
sull'uscio il tuo amore.
La Calzolaia che ha sospirato tutto il tempo, rompe in pianti.
Calzolaio (voltandosi) Che vi succede?
Alcalde. Su, figliola! (Battendo il bastone.)
Vicina Rossa. Piange sempre chi ha da tacere.
Vicina Viola. Continui!
I vicini mormorano e sbuffano.
Calzolaia. Mi dà una gran pena e non mi posso contenere. Lo vede? non posso contenermi. (Piange cercando di contenersi, e singhiozza in maniera comicissima)
Alcalde. Silenzio.
Bambino. Vedi?
Calzolaio. Mi facciano il favore di non interrompermi. Si vede che non devono dirlo loro a memoria!
Bambino (sospirando) È la verità.
Calzolaio (di malumore)
Un lunedì mattina
verso le undici e mezzo,
il sole lasciava senz'ombra
i giunchi e le madreselve,
la brezza col rosmarino
danzava gaia sul monte
e andavano cadendo le foglie
verdi del castagno.
Stava la dura sellaia
annaffiando i gelsomini:
su una giumenta cordovana
arriva al trotto il suo amico
e fra i sospiri le dice:
— Se tu volessi, bambina,
domani noi ceneremmo
tu ed io soli alla tua tavola.
— E che farai a mio marito?
— Lui non potrà saperlo.
— Che intendi fare? .— Ammazzarlo.
— Èsvelto, si può difendere.
Hai il revolver? — Ho di meglio!
Ho un rasoio da barbiere.
— Taglia molto? — Più del freddo.
La Calzolaia si nasconde gli occhi e si stringe al Bambino. Tutti i vicini sono in un'attesa piena di ansia che si noterà nelle loro espressioni.
E non ha una sbavatura.
— Non m'inganni? — Gli darò
dieci rasoiate sicure
in questa disposizione
che mi pare magnifica:
quattro alla regione lombare,
una alla mammella sinistra,
l'altra al posto corrispondente,
e due per ciascun fianco.
— E quando pensi d'ucciderlo?
— Quando col cuoio e col crine
farà ritorno stanotte,
sulla curva del canale.
A quest'ultimo verso d'improvviso risuona fuori un grido di dolore, fortissimo. I vicini balzano in piedi. Altro grido più prossimo. Al Calzolaio cadono di mano la bacchetta e il cartellone. Tutti tremano comicamente.
Vicina Nera (alla finestra) Hanno cacciato i coltelli!
Calzolaia. Dio mio!
Vicina Rossa. Vergine Santissima!
Calzolaio. Che scandalo!
Vicina Nera. Si ammazzano! Si stanno passando da parte a parte a coltellate per colpa di questa donna! (Indica la Calzolaia)
Alcalde (preoccupato) Andiamo a vedere!
Bambino. Homolta paura!
Vicina Verde. Corriamo, corriamo!
Cominciano a uscire.
Voce (fuori) Per quella malafemmina!
Calzolaio. Ionon posso tollerarlo, non posso tollerarlo! (Percorre la scena tenendosi il capo fra le mani.)
Tutti vanno uscendo in fretta fra sospiri e sguardi d'odio alla Calzolaia, che chiude prontamente porta e finestra.
Calzolaia. Ha visto che infamia! Le giuro per il santissimo sangue di Nostro Signore Gesù che sono innocente. Ahimè, che sarà successo?... Guardi, guardi come tremo! (Gli mostra le mani) Pare come se le mani se ne vogliano scappare per conto loro.
Calzolaio. Si mantenga calma, figliola. È suo marito che è là fuori?
Calzolaia (mettendosi a piangere) Mio marito? Ah, signore mio!
Calzolaio. Che c'è?
Calzolaia. Mio marito m'ha lasciata per colpa della gente, e ora son sola, senza il calore di nessuno.
Calzolaio. Poveretta!
Calzolaia. E io che l'amavo tanto! Lo adoravo!
Calzolaio (di scatto) Non è vero!
Calzolaia (smettendo di colpo di piangere) Cosa va dicendo?
Calzolaio. Dico che è una cosa... incomprensibile... che non par vero. (Turbato.)
Calzolaia. Sì, ha ragione. Ma io da allora non mangio, non dormo, non vivo; perché lui era la mia gioia, la mia protezione.
Calzolaio. E l'ha abbandonata, con tutto il bene che lei gli voleva? A quel che vedo, suo marito non doveva avere molto giudizio.
Calzolaia. Faccia il favore di tenersi la lingua in tasca. Nessuno le ha dato il permesso di dire le sue opinioni.
Calzolaio. Mi perdoni, non volevo...
Calzolaia. Era più intelligente lui...
Calzolaio (faceto) Sìiii?
Calzolaia (decisa) Sì. Vede tutte quelle romanze e corbellerie che lei va portando in giro per i paesi? Non rappresentano che gli spiccioli di quello che sapeva lui... Ne sapeva... il triplo, ecco!
Calzolaio (serio) Non è possibile.
Calzolaia (energica) E il quadruplo... Me le raccontava tutte quando andavamo a letto. Fatterelli antichi che lei non avrà neanche sentito nominare... (vezzosa) e a me mi davano certi spaventi... ma lui mi diceva: "Gioia mia, queste cose succedono solo per finzione!".
Calzolaio (indignato) Chiacchiere!
Calzolaia (stupitissima) Eh? Che è impazzito?
Calzolaio. Chiacchiere!
Calzolaia (indignata) Ma cosa dice, burattinaio del demonio!
Calzolaio (in piedi, a voce alta) Che aveva perfettamente ragione suo marito. Queste storie son tutte chiacchiere, pura fantasia e nient'altro! (Aspro.)
Calzolaia (aspra) Naturalmente. Che mi crede così corta di cervello? ...Tuttavia non mi negherà che queste storie possono fare impressione.
Calzolaio. Questo è un altro paio di maniche. Impressionano le anime impressionabili.
Calzolaia. Tutti hanno un sentimento.
Calzolaio. Secondo come si guarda. Ho conosciuto molta gente che non ne aveva. C'era un tempo al mio paese una donna che aveva il cuore così duro da stare a parlare alla finestra coi suoi amici mentre il marito faceva scarpe e stivali da mattina a sera.
Calzolaia (alzandosi e afferrando una sedia) Che lo dice per me?
Calzolaio. Come?
Calzolaia. Se parla con doppio senso lo dica; abbia almeno questo coraggio!
Calzolaio (umile) Signora, che dice mai? Che ne so io di lei? Io non l'ho offesa affatto; perché mi tratta in questa maniera? È proprio la mia fatalità! (Quasi piagnucolante.)
Calzolaia (risoluta, ma commossa) Vede, buon uomo, ho parlato così perché sto sul fuoco ardente. Tutti mi assediano, tutti mi criticano; come vuole che io non stia pronta a spiare la più piccola occasione per difendermi? Se sono sola, se son giovane e vivo ormai solo di ricordi... (Piange.)
Calzolaio (con voce di pianto) Capisco, cara giovane. Capisco molto di più di quanto lei non s'immagini, perché... deve sapere che con tutte le necessarie riserve, la sua situazione è... si, non c'è dubbio, è anche la mia.
Calzolaia (incuriosita) Possibile?
Calzolaio (lasciandosi cadere sul tavolo) A me... m'ha abbandonato mia moglie.
Calzolaia. Non ci rimetteva la vita!
Calzolaio. Lei sognava un mondo che non era il mio. Era fantastica e prepotente. Le piacevano troppo le conversazioni e le ghiottonerie che io non potevo offrirle, e un giorno tormentoso, in un uragano di vento mi abbandonò per sempre.
Calzolaia. E ora che fa, girando il mondo?
Calzolaio. Vado alla sua ricerca, per perdonarla e vivere con lei quel poco tempo che mi resta. Alla mia età ormai ci si trova assai male per questi alberghi di Dio.
Calzolaia (pronta) Beva un po' di caffè bollente, che dopo tutto questo pandemonio le farà bene alla salute. (Va al banco a mescere il caffè, voltando le spalle al Calzolaio.)
Calzolaio (segnandosi esageratamente e spalancando gli occhi) Il Signore te ne renda la mercede, garofanino rosso.
Calzolaia (gli porge la tazza. Resta col piattino in mano, mentre lui beve a sorsi) Èbuono?
Calzolaio (complimentoso) Basta dire che è fatto dalle sue mani!
Calzolaia (sorridendo) Grazie.
Calzolaio (all'ultimo sorso) Ah, che invidia mi fa suo marito!
Calzolaia. Perché?
Calzolaio (con galanteria) Perché ha potuto sposare la più bella donna della terra!
Calzolaia (tenera) Che cosa mi dice...!
Calzolaio. E ora quasi mi rallegro di dovermene andare, perché lei è sola, io son solo, lei così bella, e a me che non mi fa difetto la lingua, potrebbe scapparmi qualche eresia...
Calzolaia (reagendo) Basta così! Che si crede? Il mio cuore io lo serbo intiero per uno che ora va per il mondo, e a cui spetta di diritto, che è mio marito!
Calzolaio (contentissimo e gettando a terra il cappello) Così si che va bene! Così son le vere donne, così!
Calzolaia (sorpresa e un po' scherzando) Mi pare che lei sia un po'... (Si porta il dito alla tempia.)
Calzolaio. Come crede. Però sappia e intenda che io non sono innamorato di nessun'altra donna che di mia moglie, mia sposa per legittimo matrimonio!
Calzolaia. E io di mio marito, e di nessun altro che di mio marito. Quante volte l'ho ripetuto perché lo sentissero anche i sordi. (Con le braccia incrociate) Ah, piccolo Calzolaio mio!
Calzolaio (a parte) Ah, piccola Calzolaia del mio cuore!
Colpi alla porta.
Calzolaia. Gesù! Si sta in un continuo soprassalto. Chi è?
Bambino. Apri.
Calzolaia. Possibile? Come sei venuto?
Bambino. Son venuto correndo per dirtelo.
Calzolaia. Cos'è successo?
Bambino. (tutto sudato e ansante.) Si son feriti a coltellate due o tre giovanotti, e ora gettano la colpa su di te. Ferite che versano molto sangue. Tutte le donne sono andate dal giudice per farti mandar via dal paese. E gli uomini volevano far suonare le campane dal sacrestano per cantare le strofette...
Calzolaia (al Calzolaio) Ha visto?
Bambino. Tutta la piazza è piena di capannelli... Pare come se ci sia la fiera... e tutti son contro di te!
Calzolaio. Canaglie! Ho voglia di uscire io a difenderla.
Calzolaia. Con che risultato? La metterebbero in carcere. Sono io che dovrò combinarne una.
Bambino. Dalla finestra della tua camera puoi vedere la confusione che c'è in piazza.
Calzolaia (rapidamente) Andiamo; voglio proprio vedere a che punto arriva la cattiveria della gente.
Escono in fretta.
Calzolaio. Sì, sì, canaglie... Ma presto farò i conti con tutti e me la pagheranno... Ahi, casetta mia, che calore gradevole viene dalle tue porte, dalle tue finestre! Ah, che terribili albergucci, che pasti schifosi, che lenzuola nere ci sono per le strade del mondo! E che bestialità non sospettare che mia moglie era di oro puro, del migliore oro della terra! Mi viene quasi voglia di piangere!
Vicina Rossa (entrando all'improvviso) Buon uomo!
Vicina Gialla (rapida) Buon uomo.
Vicina Rossa. Esca subito da questa casa. Lei è una persona per bene e non deve star qui.
Vicina Gialla. Questa è la casa d'una leonessa, d'una iena.
Vicina Rossa. Di una malnata, di una disperazione degli uomini.
Vicina Gialla. Ma ormai, o se ne va dal paese o noi la cacceremo via. Ci ha fatto perdere la testa.
Vicina Rossa. La vorrei veder morta.
Vicina Gialla. Stesa nel sudario, col mazzo di fiori sul petto.
Calzolaio (in pena) Basta!
Vicina Rossa. È corso il sangue.
Vicina Gialla. Non c'è più fazzoletti bianchi.
Vicina Rossa. Due uomini come due soli.
Vicina Gialla. Coi pugnali conficcati dentro.
Calzolaio (forte) Finitela!
Vicina Rossa. Per colpa di quella lì.
Vicina Gialla. Sì, proprio di quella lì.
Vicina Rossa. Lodiciamo per il suo bene.
Vicina Gialla. La stiamo avvisando in tempo.
Calzolaio. Grandissime imbroglione, bugiarde, figlie di cani! Vi strascinerò pei capelli.
Vicina Rossa (all'altra) Ha conquistato anche questo!
Vicina Gialla. Sarà stato a forza di baci.
Calzolaio. Vi porti via il demonio. Serpi, spergiure!
Vicina Nera (alla finestra) Comare, venga, comare. Faccia presto.
Esce correndo. Le altre due la seguono.
Vicina Rossa. Un altro nel trabocchetto.
Vicina Gialla. Ancora un altro!
Calzolaio. Aguzzine, giudee! Vi metterò lamette da barba nelle scarpe. Vi ricorderete di me anche in sogno.
Bambino (entra rapido) Un gruppo di uomini sta entrando in questo momento in casa dell'alcalde. Vado a vedere che dicono. (Esce di corsa.)
Calzolaia (coraggiosa) Qui sto, se hanno il coraggio di venire. E con tutta la calma del mio sangue di cavallari che hanno attraversato più volte la sierra, senza bisacce, a dorso di cavallo.
Calzolaio. E un giorno non verrà meno la sua fortezza?
Calzolaia. Chi è sostenuta, come me, dall'amore e dall'onestà, non si arrenderà mai. Son capace di seguitare così finché non sarà diventata bianca ogni ciocca dei miei capelli.
Calzolaio (commosso, avanzando verso di lei) Oh...
Calzolaia. Cos'ha?
Calzolaio. Sono commosso.
Calzolaia. Vede, ho tutto il paese sopra, vogliono venire a uccidermi, eppure non ho nessuna paura. Al coltello si risponde col coltello, al bastone col bastone; ma quando la notte chiudo quella porta e me ne vado a dormire sola... mi viene una pena... una pena! E mi sento mancare il respiro! Il comò scricchiola: un terrore! I vetri del finestrino risuonano per la pioggia: altro terrore! Se io stessa senza volerlo faccio muovere i pomi del letto: doppio terrore! E non è altro che la paura della solitudine in cui stanno i fantasmi, che io non ho mai visto perché non ho voluto vederli, ma li hanno visti mia madre e mia nonna e tutte le donne della mia famiglia che hanno avuto occhi sulla faccia.
Calzolaio. E perché non cambia vita?
Calzolaia. Dove ha il cervello, lei? Che cosa dovrei fare? Dove me ne vado? Sto qui, e Dio deciderà.
Fuori, in lontananza, si odono voci e applausi.
Calzolaio. Me ne dispiace molto, ma devo riprendere il cammino prima che la notte mi venga addosso. Quanto devo? (Prende il cartellone.)
Calzolaia. Niente.
Calzolaio. Non posso permettere.
Calzolaia. Hovoluto servirla.
Calzolaio. Molte grazie. (Si carica il cartellone, con aria triste). Allora, addio... per sempre, perché all'età mia... (È commosso.)
Calzolaia (reagendo alla commozione) Io non vorrei che ci salutassimo così. Di solito son molto più allegra. (A voce chiara) Buon uomo, Dio consenta che ritrovi sua moglie e torni a vivere fra le cure e il rispetto a cui era abituato. (È commossa.)
Calzolaio. Lostesso dico per suo marito. Ma lei sa che il mondo è piccolo. Che vuole che gli dica se mai dovessi incontrarlo nelle mie peregrinazioni?
Calzolaia. Gli dica che l'adoro.
Calzolaio (avvicinandosi) E che altro?
Calzolaia. Che nonostante i suoi cinquanta e più anni, benedetti i suoi anni, mi pare più diritto d'un giunco e più torero di tutti gli uomini della terra.
Calzolaio. Magnifico! Lei gli vuole tanto bene quanto ne voglio io a mia moglie..
Calzolaia. Gliene voglio molto di più.
Calzolaio. Impossibile. Io sono un cagnolino e mia moglie comanda nel mio villino. Ma comandi pure! Perché ha più sentimento di me. (Sta vicino a lei come adorandola.)
Calzolaia. E non si scordi di dirgli che l'aspetto, che l'inverno ha le notti lunghe.
Calzolaio. Cosicché, lei l'accoglierebbe bene?
Calzolaia. Come se fosse nello stesso tempo il re e la regina.
Calzolaio (tremando) E se per caso venisse proprio in questo momento?
Calzolaia. Diventerei pazza dalla gioia.
Calzolaio. Gli perdonerebbe la sua pazzia?
Calzolaia. È tanto che gliel'ho perdonata.
Calzolaio. Vuole che venga in quest'istante?
Calzolaia. Ah, se venisse!
Calzolaio (in un grido) È già qui!
Calzolaia. Che sta dicendo?
Calzolaio (togliendosi gli occhiali e il trucco) Non posso più resistere, Calzolaia del mio cuore!
La Calzolaia resta come impazzita, con le braccia scostate dal corpo. Mentre il Calzolaio l'abbraccia, essa lo guarda fissa, nel colmo del turbamento. Fuori si ode distintamente il tamburellare delle strofette.
Voce (dentro)
La signora Calzolaia,
andatosene suo marito,
ha messo su una taverna
frequentata dai signori.
Calzolaia (riscotendosi) Filibustiere, briccone, furfante, canaglia! Senti? Per colpa tua! (Rovescia le sedie.)
Calzolaio (commosso, dirigendosi verso il deschetto) Moglie del mio cuore!
Calzolaia. Giramondo! Ah, come son contenta che sia tornato! Che vita da cane che ti farò fare! Nemmeno l'Inquisizione! Nemmeno i Templari di Roma!
Calzolaio (al deschetto) Casa della mia felicità!
Le strofette risuonano vicinissime. I vicini si affacciano alla finestra.
Voci (dentro)
Chi ti compra, Calzolaia,
la stoffa dei tuoi vestiti,
e le bluse di batista
con i merletti di tombolo?
Ora la corteggia l'Alcalde,
ora la corteggia don Merlo.
Calzolaia, Calzolaia,
Calzolaia, sei stata in gamba!
Calzolaia. Che disgraziata che sono! Con questo marito che Dio m'ha dato! (Va sulla porta) Smettetela, malelingue, sporchi giudei! E venite, venite ora, se volete! Ormai siamo in due a difendere la casa. In due, in due, io e mio marito. (Dirigendosi al marito) Con questo briccone, con questa canaglia!
Il chiasso delle strofette riempie la scena. Una campana comincia a suonare furiosamente in lontananza.
(1930)