La camera di Luisa

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ATTO PRIMO

DINO DI GENNARO

LA CAMERA DI LUISA

COMMEDIA IN DUE ATTI

Novembre 2015

A Napoli ai giorni nostri

A Nonna Rosa

PERSONAGGI MASCHILI

Pietro Luongo: Sulla cinquantina; coniugato, tipico padre di famiglia; impiegato, non ha vizi e conduce una vita tranquilla.

Giancarlo Luongo: Sulla cinquantina, fratello maggiore di Pietro; scapolo convinto, abbastanza colto; vive da solo.

Alfonso Luongo: 80 anni, vedovo, padre di Pietro e Giancarlo; è ingenuo, nonostante l’età; non ha studiato e parla solo in dialetto; frequenta un gruppo di coetanei con cui gioca a bocce nei giardini pubblici.

Guido Luongo: Sulla ventina, figlio di Pietro; studente universitario; ragazzo tranquillo; cerca di conquistare la compagna di studi Teresa.

Lorenzo Belli: Sulla cinquantina, amico di Pietro; è un donnaiolo impenitente; pur essendo sposato, non si lascia sfuggire nessuna occasione; quando la moglie, molto ricca, scopre le sue avventure, trova sempre il sistema per farsi perdonare.

Ernesto Esposito: Sulla sessantina, pregiudicato appena uscito di prigione per furto, si finge emigrato in Polonia per intrufolarsi in casa Luongo, dove pensa di recuperare un tesoro.

Ercole Parrotto: Investigatore privato dalla parlantina sciolta e veloce, è molto efficiente.

PERSONAGGI FEMMINILI

Maria Russo: Sulla cinquantina, moglie di Pietro; lavoratrice e casalinga, è un tipo autoritario, ma di fatto cede sempre.

Olga Kamincia: Sulla sessantina; sedicente badante polacca; parla italiano con accento straniero; si finge moglie di Ernesto, del quale è in effetti la sorella.

Teresa Cuomo: Sulla ventina, studentessa universitaria; intelligente ed arguta, ha un debole per Guido.


ATTO PRIMO

(Soggiorno di casa Luongo. A sinistra, in seconda quinta, porta della cucina; sul fondo, decentrata verso destra, la comune che porta, verso sinistra, all’ingresso ed allo studio e, verso destra, alle camere da letto; a destra, in seconda quinta, porta della camera di Luisa. Arredamento minimo con un divano, qualche mobiletto e qualche sedia; quadri alle pareti, uno dei quali, con immagine inquietante, posto in prima quinta a destra. È una domenica mattina d’autunno, in scena Giancarlo, in piedi, che parla al cellulare e Pietro seduto sul divano.)

SCENA PRIMA

(Giancarlo, Pietro, poi Alfonso)

GIANCARLO  (al telefono) Dottore, ma siete sicuro? (ascolta) Certo, è il vostro mestiere, ma non può essere… sì, ho capito, non vi arrabbiate, Dottò… sì… sì… avete ragione… allora non c’è niente da fare? … Nessuna cura? …  Sì, sì, me lo avete già detto… vabbè, Dottò, vi ringrazio… vi chiamo se ci sono novità? … No? … Ah, non devo… ho capito: non vi chiamo più… arrivederci. (chiude la chiamata)

PIETRO          (apprensivo) Che ha detto il dottore?

GIANCARLO  E non l’hai sentito? Non c’è niente da fare!

PIETRO          (scoppia in lacrime) No, no… povero Papà… ma perché si chiama proprio a lui?

GIANCARLO  Chi?

PIETRO          (indica in alto) Lui!

GIANCARLO  Don Pasquale al piano di sopra? E che c’entra?

PIETRO          Ma che hai capito? Lui… se lo chiama lassù fra i suoi angeli. (piange) Povero papà mio!

GIANCARLO  Ma che stai dicendo?

PIETRO          (si alza) Vuoi dire che va all’inferno? No, no, non è possibile, lui è buono… abbastanza buono… al massimo può andare in purgatorio…

GIANCARLO  Pierì, ma ch’hê capito?

PIETRO          Che deve morire, no? Il medico ha detto che non c’è niente da fare…

GIANCARLO  Pietro, Papà scoppia di salute!

PIETRO          Come? Scoppia di salute? Io non ci capisco niente: allora tutti i dolori che tiene? E poi in che senso non c’è niente da fare?

GIANCARLO  Pierì, Papà finge, ci sta prendendo per i fondelli… il dottore ha detto che, poiché da tutti gli accertamenti non è uscito niente, aveva pensato a qualcosa di origine nervosa e gli ha fatto fare l’elettroencefalogramma; ma solo per scrupolo, perché era già sicuro che fosse una finta.

PIETRO          Una finta?

GIANCARLO  Sì, perché quando l’ha visitato cadeva spesso in contraddizione, prima gli faceva male il torace a destra, poi a sinistra e altre cose del genere; ora che ha tutti i risultati, si è convinto che finge e quindi, sul piano clinico, non c’è da fare niente!

PIETRO          Uh, chillu fetentone! Finge! E io che già lo piangevo morto… no, no, io l’accido! (corre verso la comune)

GIANCARLO  (lo ferma) Aspetta!

PIETRO          Lo uccido più tardi?

GIANCARLO  Non dire sciocchezze! Ascoltami: il medico ha detto che l’unica cosa da fare è assecondarlo per cercare di capire perché si comporta così.

PIETRO          Giancà, quello si comporta così perché è malvagio e invidioso e vuole solo farci del male!

GIANCARLO  Poco fa era buono e doveva andare in Paradiso e mò è malvagio e invidioso?

PIETRO          Che c’entra? Poco fa doveva morire, mò invece sta bene…

GIANCARLO  Ah! Quann’uno more, subito diventa buono! Comunque dobbiamo scoprire cosa ha in mente, quindi non fare sciocchezze e assecondiamolo…

ALFONSO      (entra dalla comune da destra, zoppicando vistosamente con la gamba destra) Mamma mia! E che dulore! ‘Sta coscia me sta danno ‘a morte, faciteme assettà… (si abbatte sul divano)

GIANCARLO  E quella è la sciatica!

ALFONSO      Noò, è ‘a coscia! She, ‘a sciabula… e addò sta cchiù?

GIANCARLO  Qua’ sciabola, papà… la sciatica, l’infiammazione del nervo sciatico!

ALFONSO      Mah… sarrà, ma a me me fa male ‘a coscia.

PIETRO          E come mai ti fa male la gamba? Ieri sera ti faceva male la spalla…

ALFONSO      E io che ne saccio? Mi sono coricato con la spalla addolorata e mi sono scetato con la gamba… se vede ca dint’‘o suonno aggio fatto qualche movimento scuonceco ch’accunciato ‘a spalla e a guastato ‘a coscia.

PIETRO          Si vede che è un guasto mobile!

GIANCARLO  Papà, tu ci stai facendo preoccupare, il medico non sa che pesci pigliare…

ALFONSO      ‘O ssacci’io qua’ pesce hadd’‘a piglià quell’incapacio!

PIETRO          Allora, se il dottor Marra è un incapace, l’unica cosa è ricoverarti in ospedale!

ALFONSO      E io ‘o ssapevo che ferneva acussì… pe’ ‘na coscia ca me fa male, me vulite jettà ‘int’ a ‘nu spitale! (piagniucola) Subito approfittate per liberarvi di me, figli ingrati!

PIETRO          Papà, e mò non cominciare a fare la vittima! Noi ci stiamo solo preoccupando della tua salute.

ALFONSO      Seh, seh, io ve canosco buono a tutte quante… (a Pietro) io sono solo un peso pe’ te e mugliereta. Voi mi tenete qua solo perché ‘a casa è intestata a me, si no già m’avisseve chiuso in qualche spizio, con la benediziona di tuo fratello… (si alza e fa per andare verso la comune, zoppicando vistosamente con la gamba sinistra) Ingrati!

GIANCARLO  Papà, ma nun te faceva male ‘a coscia destra?

ALFONSO      ‘A coscia des… noò, era chesta ccà!

PIETRO          No, papà era chella lla’…

ALFONSO      Ah… era… ‘o vvi’, l’hai detto proprio tu: è un guasto mobilo. (si avvia zoppicando verso la comune, poi ci ripensa e torna a sedere) Guagliù, noi dobbiamo parlare… assettateve!

GIANCARLO  Ah, dobbiamo parlare… seduti? E sediamoci. (siede)

PIETRO          E sediamoci… (siede) Allora, papà, di cosa dobbiamo parlare?

ALFONSO      Già, di cosa dobbiamo parlare… e ve lo domandate pure! (esclama) Di cosa dobbiamo parlare! E pe’ fforza, voi non lo sapete, perché voi a me non ci pensate proprio… io putesse pure murì e nun ve ne addunasseve nemmeno…

GIANCARLO  Papà, vieni al sodo: che ci devi dire?

ALFONSO      E va bene… (a Pietro) tu e mugliereta ve ne andate a lavorare tutti i giorni!

PIETRO          E allora?

ALFONSO      E mi lasciate da solo in questa casa, senza pensare che sono gravemente malato!

PIETRO          Papà, qua’ gravemente? Tu stai meglio ‘e nuje!

ALFONSO      ‘O vvi’? Non mi credete!

GIANCARLO  Pietro, ma che dici? Papà, lo sappiamo che non stai bene… Pietro voleva dire che non è una cosa grave… ma tu non vuoi farti curare, dici che il medico non è buono, all’ospedale non vuoi andare… che dobbiamo fare noi?

ALFONSO      Non mi dovete lasciare solo!

PIETRO          Allora non dobbiamo più andare a lavorare? Ci dobbiamo licenziare pecché te fa male ‘a coscia?

ALFONSO      Ma che staie dicenno? M’hê pigliato pe’ scemo? Certo che dovete andare a lavorare!

GIANCARLO  E allora?

ALFONSO      Voglio ‘a polacca!

PIETRO e      

GIANCARLO  Che vuò?

ALFONSO      ‘A polacca… la badanta polacca!

PIETRO e      

GIANCARLO  La badante polacca?

ALFONSO      Si!

PIETRO          E perché proprio polacca?

ALFONSO      Perché mi hanno detto che sono le meglio a curare quelli che hanno i problemi che ci ho io.

GIANCARLO  E chi te lo ha detto?

ALFONSO      ‘Nu cuofano ‘e gente!

PIETRO          Per esempio?

ALFONSO      Ehm… per esempio… per esempio…

GIANCARLO  Allora? Si può sapere chi te lo ha detto?

PIETRO          ‘Nu cuofano ‘e gente che non esiste! (incalza) Papà tu non me la conti giusta, dice ‘a verità chi è ca t’ha miso ‘ncapo ‘st’idea?

GIANCARLO  (incalza anche lui) Forse qualcuno di quei rimbambiti con cui giochi a bocce nei giardinetti?

PIETRO          Parla!

GIANCARLO  Confessa!

ALFONSO      (che seguiva con la testa i due, esplode) Bastaaa… ‘a vulite fernì o no? E questo è un interrocatorio! Mi appello alla convenziona di Ginevra!

PIETRO          ‘A’mmo fatto ‘o prigioniero ‘e guerra.

GIANCARLO  Papà, ma tu non hai bisogno di una badante, non stai così male, sei autonomo…

ALFONSO      Ah, non sto male? Sono automono? Io nun pozzo cammenà, ché tengo ‘o guasto mobile, e sono automono! E va bene, se lo dite voi… (si alza, fa un passo e cade)

GIANCARLO  (lo tira su e lo fa sedere) Papà… ma qua’ guasto mobile?

ALFONSO      Mò è fisso: m’ha pigliato tutt’‘e ddoie cosce!

GIANCARLO  (guarda Pietro e gli fa cenno di assecondarlo) Beh, Pierì, stando così le cose, non possiamo lasciare papà da solo…

ALFONSO      (speranzoso) Allora me date ‘a polacca?

GIANCARLO  Facciamo di meglio: visto che hai bisogno di essere accudito, chi meglio di un figlio può farlo? Vuol dire che Pietro, Maria ed io ci alterniamo: mò mi prendo una settimana di ferie e ogni mattina me ne vengo a tenerti compagnia, poi si prende una settimana Pietro; un’altra settimana se la prende Maria e così via finché non sarai guarito! Sei contento?

ALFONSO      (deluso) Sono contento? E… sì, me fa piacere… (deciso) ma io non lo posso permettere! Non posso sacrificare i miei figli e mia nuora…

PIETRO          ‘O vvi’ che quando vuoi sai essere comprensivo…

ALFONSO      Me la pavo io la badanta!

GIANCARLO  Ah, ma allora è una fissazione!

ALFONSO      (piagnucola) No, è una necessità!

PIETRO          Ma dove la troviamo una polacca?

ALFONSO      (deciso) ‘A teng’ io!

PIETRO          ‘A tiene tu? E addò ‘a tiene?

ALFONSO      ‘Int’‘a sacca… ‘a teng’ io vo’ dicere ca già l’aggio truvata…

PIETRO          Ah, già l’hai trovata… ora capisco…

ALFONSO      Che capisci? Che vuoi dire? Ca nun stongo malato? Che fingio? Questo pensi di tuo padre?

GIANCARLO  Ma no, papà… Pietro voleva dire che ha capito perché la volevi polacca: perché, casualmente, la persona che hai trovato è polacca… è vero Pietro?

PIETRO          E certamente!

GIANCARLO  E come hai fatto a trovarla così presto? Io so che non è facile trovare una persona di fiducia…

ALFONSO      Fortuna!

PIETRO          L’hai vinta al banco lotto?

ALFONSO      No, a’ sisàl… ché, mò ‘e ppolacche se venceno?

PIETRO          Papà, tu hê ditto “fortuna”, che vuo’ ‘a me?

GIANCARLO  Pietro, papà voleva dire che è stato un colpo di fortuna, è vero, papà?

ALFONSO      Pecché, mò spara?

GIANCARLO  Chi?

ALFONSO      Fortuna! Tu hê ditto “un colpo di fortuna”…

PIETRO          Papà, è un modo di dire.

ALFONSO      Sarà… ma a me non m’ha dato nisciuno colpo.

GIANCARLO  Chi?

ALFONSO      Fortuna, ‘a figlia ‘e don Peppe ‘o salumiere…

PIETRO          Mò che c’entra ‘a figlia ‘e don Peppe?

ALFONSO      Me l’ha trovata lei la badanta!

GIANCARLO  Ah! Te l’ha trovata la figlia di don Peppe… scusa, Papà, ma che ne sapeva che avevi bisogno di una badante?

ALFONSO      Ce l’aggio ditto io, no?

PIETRO          E quando glielo hai detto?

ALFONSO      E che sarrà… ‘na quindicina ‘e juorne fa…

GIANCARLO  Una quindicina di giorni?

ALFONSO      Sì, doje, tre settimane… ma che c’entra? L’importante è che me l’ha truvata, no?

GIANCARLO  E sì, l’importante è che te l’ha trovata… certo… ma non capisco una cosa: Papà, scusa, ma tu quindici giorni fa stavi benissimo, saranno sette, otto giorni che hai il… “guasto mobile”; che bisogno avevi di cercare una badante tre settimane fa?

ALFONSO      Tre settimane? No, sarranno doje…

PIETRO          È ancora troppo, Papà…

GIANCARLO  Allora?

ALFONSO      Allora… ehm… allora vo’ dicere ca io già nun me sentevo buono e avevo bisogno d’aiuto… (piagnucola) ‘O vvi’ ca nun me credite! Nisciuno po’ sapé comme me sento io… voi non mi siete figli, siete due caìni… (via verso la comune lentamente, ma senza zoppicare, piagnucolando) due caìni!

GIANCARLO  Papà, t’hê scurdato ‘o guasto!

ALFONSO      (si ferma un attimo, poi riprende a camminare zoppicando vistosamente) Due caìni! (via dalla comune a destra)

PIETRO          Cheste so’ cose ‘e pazze!

GIANCARLO  Niente niente, Papà avesse perzo ‘a capa pe’ ‘na polacca?

PIETRO          A ottant’anni?

GIANCARLO  Il cuore è sempre giovane, non te lo scordare!

SCENA SECONDA

(Maria e detti, poi Alfonso, quindi Olga)

MARIA            (entra dalla comune da sinistra con borsa della spesa) Allora? Avete parlato col medico?

GIANCARLO  Ci ho parlato e ha detto che papà è sano come un pesce!

MARIA            E tutti i problemi che ha?

PIETRO          Finge!

MARIA            Finge? E che motivo ha di fingere?

PIETRO          Un motivo polacco!

MARIA            E che c’entra mò una canzone polacca?

GIANCARLO  Qua’ canzone? Non è una canzone!

MARIA            Sentite, io non vi capisco, Pietro ha detto un motivo polacco… se non è una canzone che cos’è?

PIETRO          Una badante, una badante polacca!

MARIA            Una badante polacca? E che ne deve fare?

GIANCARLO  Dice che, con i problemi che ha, non può stare da solo in casa e ha bisogno di essere accudito; così si è trovato una badante polacca.

MARIA            E sì, mò ci mettiamo la polacca in casa... (a Pietro) Gué, vedi quello che devi fare, perché io non voglio nessuno in casa mia!

PIETRO          Veramente la casa sarebbe di papà…

MARIA            (scacciando l’idea con la mano) Dettagli! Sai benissimo che qui comando io!

GIANCARLO  (scattando sugli attenti) Signorsì, signor Generale!

MARIA            Tu è inutile che sfotti, tanto il problema è tuo e di tuo fratello.

PIETRO          Marì, qua dobbiamo essere uniti e cercare insieme di capire che sta succedendo, a cominciare da chi è questa polacca e come l’ha conosciuta; non vorrei che fosse qualcuna che sta cercando di truffarlo.

MARIA            E che truffa vuoi che faccia? Tuo padre tiene solo la pensione…

PIETRO          E la casa!

GIANCARLO  Vabbè, dai… mò non cominciamo con le paranoie… per il momento io direi di assecondarlo e vedere dove va a parare; poi decideremo il da farsi.

MARIA            Fate quello che volete, ma qua non voglio nessuna polacca!

PIETRO          Marì, Giancarlo ha ragione: se vogliamo vederci chiaro, bisogna assecondare papà… abbi pazienza, gli diciamo di farcela prima conoscere e poi, magari di farla stare solo la mattina, così non hai a che fare con lei e nel frattempo cerchiamo di capire cosa nasconde papà.

GIANCARLO  Ha ragione Pietro, Marì, è l’unica soluzione, se no papà non la smette coi suoi falsi malanni.

MARIA            Va bene, però vi avverto, se vedo che mi crea problemi, o se ne va lei, o me ne vado io!

GIANCARLO  Pierì, hai sentito? Al posto tuo, io ne approfitterei!

MARIA            Si, scherza pure tu…

GIANCARLO  Vabbè, mò glielo diciamo (va alla comune a destra e chiama) Papà… Papà puoi venire un momento?

ALFONSO      (d.d.) Lasciatemi in pace…  non mi sento bene…

GIANCARLO  Papà dobbiamo parlare della badante, vieni…

ALFONSO      (entra immediatamente dalla comune da destra) Allora?

GIANCARLO  Allora cosa?

ALFONSO      Hê ditto ch’avevem’‘a parlà… parla!

MARIA            Papà, come vi sentite?

ALFONSO      Male, figlia mia, male!

MARIA            E sedetevi un poco così non vi stancate… (lo aiuta a sedere)

PIETRO          Papà, ci abbiamo pensato, noi non possiamo…

ALFONSO      (si alza di scatto e lo interrompe) ‘O sapevo, ve site miso d’accordo tutte ‘e ttre…

GIANCARLO  Aspetta, papà, che hai capito? Pietro stava dicendo che non possiamo lasciarti da solo se non stai bene…

ALFONSO      (speranzoso) Allora m’‘a date ‘a polacca?

MARIA            Papà, fatecela prima conoscere e poi decidiamo… fatela venire domani pomeriggio…

ALFONSO      E pecché domani pomeriggio?

PIETRO          Bhe, devi avere il tempo per avvisarla…

ALFONSO      Aspettete… (prende il cellulare e chiama) Olga?... si, sono io… potete salire!

GIANCARLO  Salire? Perché, dove sta?

ALFONSO      Abbascio o’ palazzo!

MARIA            E che ci fa giù al palazzo?

ALFONSO      Aspettava la mia telefonata!

PIETRO          Ma come?

GIANCARLO  Pierì, si vede che papà ha fiducia in noi… (bussano alla porta)

ALFONSO      Vaco io! (si alza e va ad aprire dalla comune a sinistra senza zoppicare)

PIETRO          Papà, ch’è mò stai bene?

ALFONSO      (d.d.) E chillo ‘o dulore va e vene…         

MARIA            Cose da pazzi…

ALFONSO      (entra con Olga dalla comune da sinistra) Olga, questi sono i miei figli Giancarlo e Pietro e mia nuora Maria… questa è Olga Cammisa…

OLGA              Kamincia, signor Alfonso, Kamincia, con la kappa… piacere…

ALFONSO      È giusto: cammisa è napulitano… questa è Olga Camiciacollacappa, la mia badanta… viene dalla Polacchia!

OLGA              Polonia, signor Alfonso, Polonia…

ALFONSO      Ah, mò se chiamma accussì?

GIANCARLO  Papà, si è sempre chiamata così… allora signorina Olga, accomodatevi… vedo che parlate bene l’italiano…

OLGA              Veramente, sarebbe: “signora Olga”; sa, sono sposata… parlo bene italiano proprio perché ho sposato un italiano.

MARIA            Ah! E vostro marito è a Napoli?

OLGA              Non so…

MARIA            Non capisco… non sapete dove sta vostro marito?

OLGA              Non so perché sono sei mesi che non ho sue notizie: è andato a lavorare una mattina e non è più tornato; ho denunciato sua scomparsa a polizia, ma giorno dopo hanno detto che quella mattina non andato al lavoro e pensavano si era allontanato volontariamente.

MARIA            Volontariamente?

OLGA              Sì; hanno detto che tanti uomini lasciano moglie per altra donna e spariscono senza lasciare traccia, per non essere ritrovati; che magari mio marito forse fatto stessa cosa o forse ritornato in Italia; insomma loro lavati le mani.

GIANCARLO  E voi siete venuta in Italia per cercarlo?

OLGA              Sì, questa sarebbe vaga speranza, ma soprattutto venuta perché a Cracovia non c’è lavoro e spero trovarlo qua.

ALFONSO      E adesso lo avete trovato: sarete la mia badanta!

MARIA            E dove abitate qui a Napoli?

ALFONSO      Qua!

MARIA            Cosa?

ALFONSO      Stava da un’altra polacca provvisoriamente, ma mò resta qua.

PIETRO          Papà ma che stai dicendo, tu non hai bisogno di una badante di notte… e poi dove la mettiamo?

ALFONSO      (ad Olga) Avite visto? Che vi avevo detto? Nisciuno me crede! Io sto male, anzi, sto malissimo e loro mi vogliono abbandonare!

GIANCARLO  Papà, ma che abbandonare? Abbi pazienza, Pietro e Maria non possono  ospitare la signora anche di notte, sai bene che non c’è posto…

ALFONSO      Se po’ mettere dint’‘a cammera ‘e Luisa, no?

MARIA            La camera di mia figlia non si tocca!

ALFONSO      Ma Luisa sta facenno ‘o mastèrr a Milano, torna fra duje mise… io penzo ca, pe’ quanno torna, stongo buono… Marì, a papà, fa n’opera ‘e bene a ‘nu povero vicchiariello…

MARIA            Quando avete bisogno di qualcosa siete “papà”…

ALFONSO      Nunn’è overo, tu ‘o ssaje ca te voglio bene comm’ a ‘na figlia… chella po’ Olga è ‘na persona pulita, ‘a tratta bona ‘a cammera ‘e Luisa…

GIANCARLO  Va bene, Papà, mò ne parliamo fra di noi e poi decidiamo, nel frattempo fai vedere la casa alla signora… ma senza impegno…

ALFONSO      Va buò, figlio mio, grazie… Olga, venite con me, ve faccio vedé ‘a cammera mia… (via con Olga dalla comune a destra)

MARIA            Io a quella, in casa mia, non la voglio.

PIETRO          Ma comme l’è venuta ‘sta fissa a papà? Secondo me c’è sotto qualcosa…

GIANCARLO  È per questo che dobbiamo assecondarlo: dobbiamo scoprire che ci nasconde; papà non si è mai comportato in modo così strano… deve essere una cosa seria… Marì, abbi pazienza… e poi hai sentito, ha detto che per quando torna Luisa pensa di stare bene, quindi deve essere qualcosa che si risolve in poco tempo…

PIETRO          Vedrai che in un paio di settimane scopriremo tutto…

MARIA            Prima avevi detto di avere pazienza perché sarebbe stata qua solo la mattina, mò volete che venga e vivere qua e in camera di mia figlia… voi due siete più pazzi di vostro padre!

GIANCARLO  E secondo te che dovremmo fare? Lo sai che quando papà si mette una cosa in testa non c’è niente da fare…

MARIA            Questi sono problemi tuoi…

GIANCARLO  No, sono problemi vostri, di voi due; perché, visto che papà gode di ottima salute, non ha bisogno di me ed io me ne torno a casa mia.

PIETRO          Aspetta, Giancà, non mi lasciare in mezzo ai guai… Maria, per favore, una volta tanto abbi un poco di pazienza; cerchiamo insieme di venire a capo di questa faccenda… se restiamo uniti riusciremo a scoprire prima di che si tratta e troveremo una soluzione.

MARIA            Ma tu ti rendi conto di cosa significa avere un’estranea in casa?

PIETRO          Significa innanzitutto calmare papà e poi significa anche avere un aiuto nelle faccende domestiche, visto che tu lavori pure… per favore…

MARIA            (sbuffa vistosamente) Uffà! E va bene… però vi do una settimana di tempo e poi, come è venuta, così se ne va!

GIANCARLO  Mah… speriamo di venirne a capo al più presto, ma credo che una settimana non basti…

MARIA            E voi fatela bastare! Mò devo andare a cucinare, (acida) visto che abbiamo anche ospiti! (via a sinistra)

PIETRO          Meno male che si è convinta…

GIANCARLO  Mò hai capito perché non mi sono mai sposato? (squilla il cellulare di Giancarlo) E chi è mò… pronto… sì sono io… un problema a casa? … Va bene… sto arrivando… (chiude)

PIETRO          Ch’è successo?

GIANCARLO  Era il portiere… dice che c’è un problema a casa mia… che so, una perdita d’acqua... ha detto che devo andare subito…

PIETRO          Vai, ma cerca di tornare presto.

GIANCARLO  Stai tranquillo… ciao. (via dalla comune a sinistra)

PIETRO          Ma dico io, tutte a me devono capitare? Già la convivenza con Papà è difficile, mò ci voleva pure la badante… no, io devo capire che ci sta sotto… ma come? Mah, fammi vedere che sta combinando con la badanta! (via dalla comune a destra)

SCENA TERZA

(Guido e Teresa, poi Pietro, poi Maria, quindi Olga ed Alfonso)

GUIDO            (entra con Teresa dalla comune da sinistra) Entra, non ti preoccupare, nessuno ti mangia.

TERESA         Che c’entra, è che non conosco i tuoi e mi sento in imbarazzo.

GUIDO            Stai tranquilla, i miei sono persone alla mano, vedrai.

TERESA         Ma sei sicuro che non gli dà fastidio?

GUIDO            Sicurissimo, te l’ho detto non c’è nessun problema.

TERESA         Speriamo, io non saprei come altro fare, tu sei l’unico di cui mi fidi.

GUIDO            E allora fidati e vedrai che andrà tutto bene… aspetta che vado a vedere chi c’è.

TERESA         E che fai mi lasci sola? Se entra qualcuno che faccio?

GUIDO            Gli dici: “Buongiorno!” Dai, stai tranquilla, non entra nessuno… (via a sinistra)

TERESA         Speriamo. (si guarda intorno, poi si mette ad osservare un quadro sulla parete a destra)

PIETRO          (entra dalla comune da destra e silenziosamente va alle spalle di Teresa) Vi piace?

TERESA         (salta, poi si gira) Cosa?

PIETRO          Il quadro; vi piace?

TERESA         Veramente lo trovo un po’ inquietante… buon giorno…

PIETRO          Buon giorno… a dire il vero pure a me non è che piaccia molto, ma piace a mia moglie e quindi non si tocca… scusate, ma voi chi siete?

TERESA         Mi chiamo Teresa Cuomo… sono una collega di Guido…

PIETRO          Ah studiate insieme…

TERESA         Sì frequentiamo lo stesso corso…

PIETRO          Ah… e come avete fatto ad entrare?

TERESA         All’università? Mi sono iscritta e ho pagato le tasse…

PIETRO          No, qua; chi vi ha aperto?

TERESA         Ah, sì… sono venuta insieme a Guido e lui è andato a vedere chi c’era in casa, è uscito di là. (indica la porta a sinistra)

PIETRO          (ammicca) Ah, capisco, pensavate che non ci fosse nessuno e Guido controllava prima di…

TERESA         Ma che dite? Che avete capito? Guido ed io siamo solo amici… siamo venuti per parlare coi suoi genitori.

PIETRO          (imbarazzato) Scusate… beh, io sarei il padre…

GUIDO            (entra da sinistra con Maria) E lei è mia madre… vedo che hai già conosciuto mio padre… mamma, lei è Teresa, frequentiamo lo stesso corso all’università.

TERESA         (stringe la mano a Maria e Pietro) Piacere… piacere…

GUIDO            Teresa è di Avellino e studia qui a Napoli.

PIETRO          Ah, bene, e vi trovate bene a Napoli?

TERESA         Molto! Certo, Avellino è più tranquilla, ma Napoli è splendida, mi trovo benissimo.

MARIA            E dove abiti qui a Napoli? Ti do del tu, visto che sei amica di Guido…

GUIDO            Beh, lei stava con un’altra collega in una camera per studentesse, solo che adesso anche la sorella di questa collega è venuta a studiare a Napoli e quindi Teresa ha dovuto lasciare la camera.

MARIA            Uh, poverina… ma ha trovato un altro posto?

TERESA         Veramente ancora no.

PIETRO          Ma lo troverà senz’altro, qui ci sta un sacco di gente che affitta posti letto alle studentesse.

GUIDO            A dire il vero, ci stiamo impegnando tutti quanti per cercarle un posto, ma fino ad ora ancora niente, per questo l’ho portata qua.

MARIA            In che senso?

GUIDO            In che senso cosa?

MARIA            L’hai portata qua…

GUIDO            Ah, ho pensato che, visto che Luisa sta a Milano, finché non trova una sistemazione, Teresa può stare qui da noi. Mica vi dispiace?

ALFONSO      (entra con Olga dalla comune da destra e le indica la porta a destra) Quella è la cammera di mia nipota Luisa dove vi ho sistemata a voi, è chiena ‘a sole! (vede Guido e gli altri) Ah, Olga, questo è mio nipote Guido… questa signorina non la canosco…

GUIDO            Nonno, questa è una mia amica, si chiama Teresa… la signora, invece?

ALFONSO      Ah, questa è Olga, la mia badanta!

GUIDO            Nonno, quando mai hai avuto bisogno di una badante? Tu stai benissimo.

ALFONSO      Figlio mio, tuo nonno sta molto male: tiene il dolore mobile!

MARIA            Papà, ma quale dolore mobile?

GUIDO            Ieri ti faceva male la spalla, ma non mi sembrava una cosa così seria…

ALFONSO      Ieri! Oggi mi sono aggravato: mi fa male un poco la coscia destra e un poco la sinistra! Per questo non posso restare da solo in casa e allora mi ho trovato la badanta… La signora Olga è polacca e dorme nella cammera di Luisa!

GUIDO            Ma nonno, io avevo promesso a Teresa che l’avremmo ospitata noi nella camera di Luisa… mò come facciamo?

OLGA              Signor Alfonso, se non possibile giorno e notte, cerco altro lavoro.

MARIA            Allora, mi dispiace per il nonno, ma la camera serve a Guido.

ALFONSO      E io comme faccio? Voi mi volete morto, vi volete liberare di me!

PIETRO          Papà, non dire sciocchezze! Mò vediamo di trovare una soluzione.

TERESA         Guido, non importa, vedremo di risolvere diversamente…

GUIDO            E come, se abbiamo già chiesto dovunque e a tutti quelli che conosciamo?

ALFONSO      Guidù, bello d’‘o nonno, tu ‘o ssaje quanto te voglio bene… pe’ te facesse qualunqua cosa… ma aggio bisogno d’‘a badante, mò vedimmo ‘e truvà ‘na soluziona! Pierì, pienzace tu, a papà!

PIETRO          Vediamo eh? Va bene, Pierino ci ha già pensato; ho trovato io la soluzione: Guido dorme sul divano nel mio studio e Teresa nella stanza di Guido.

ALFONSO      Bravo chillu figlio mio!

MARIA            E tutti vissero felici e contenti! Ma insomma vi rendete conto che mi state rivoluzionando una casa?

GUIDO            Dai, mamma, un po’ di sacrificio per qualche giorno, finché Teresa non trova una sistemazione…

PIETRO          Su, Maria, vedrai che si risolverà tutto presto.

ALFONSO      Marì, bella ‘a papà…

MARIA            (sbuffa) E va bene, però non voglio problemi!

ALFONSO      Venite, Olga, vi faccio vedere ‘o riesto d’‘a casa. (via dalla comune a sinistra)

GUIDO            Ed io faccio vedere la camera mia a Teresa… vieni dai… (via dalla comune a destra)

PIETRO          Ora più che mai è importante capire che sta tramando mio padre.

MARIA            E vedi di capirlo subito, la mia pazienza si sta esaurendo! (via a sinistra)

PIETRO          Ma dico io, noi stavamo in santa pace, da dove è uscita ‘sta polacca? (suonano alla porta) E mò chi sarà? (via dalla comune a sinistra)

SCENA QUARTA

(Pietro e Lorenzo, poi Maria, quindi Olga ed Alfonso)

PIETRO          (entra con Lorenzo, che reca un borsone, dalla comune da sinistra) Amico mio! Qual buon vento ti ha portato da me stamattina?

LORENZO      Vento di tempesta, Pietro, anzi, di uragano!

PIETRO          Che è successo di così grave? Siediti e dimmi tutto… (siedono) vuoi un caffè?

LORENZO      No grazie, sto già abbastanza nervoso.

PIETRO          Allora, che è successo?

LORENZO      È successo che sono un perfetto idiota!

PIETRO          Questo già si sapeva!

LORENZO      Tu scherzi, ma qua il fatto è serio!

PIETRO          Veramente non scherzavo… comunque, vai avanti… che hai combinato?

LORENZO      Le solite cose… tu lo sai che ho un certo successo con le donne, no?

PIETRO          Non capisco perché, però sì… ma so pure che sei sposato.

LORENZO      E questo è il problema: quando uno è sposato deve stare molto attento a quello che fa!

PIETRO          Appunto, non deve sfarfallare con qualunque donna gli capiti a portata di mano.

LORENZO      No, non in questo senso: deve stare attento a non farsi sgamare.

PIETRO          No, tu sei irrecuperabile! Che hai combinato stavolta?

LORENZO      Ieri sera avevo… da fare, capisci a me… e così ho detto a mia moglie che andavo a casa di Francesco per giocare a carte… sai ogni tanto ci facciamo un pokerino…

PIETRO          Lo so, un altro vizio che hai… allora?

LORENZO      Allora… è qui che sono stato un idiota: mi sono scordato di avvertire Francesco.

PIETRO          E quindi?

LORENZO      E quindi, verso le otto, mentre stavo in albergo a fare… capisci a me… mi suona il cellulare: era mia moglie.

PIETRO          Ah. E che voleva?

LORENZO      Mi ha chiesto come andava la serata… chi vinceva… chi perdeva…

PIETRO          E tu?

LORENZO      Beh, mi sono inventato che a me andava abbastanza bene, ma che Francesco stava facendo un sacco di piatti con la sua solita fortuna.

PIETRO          E se l’è bevuta?

LORENZO      E senti: mi fa: “Passamelo, così mi congratulo con lui…”

PIETRO          Ah! E che le hai detto?

LORENZO      Le ho detto che, approfittando dell’interruzione per la sua telefonata, era andato in bagno. E lei mi fa: “Ah, sì? Aspetta che c’è una persona che ti vuole salutare.”

PIETRO          E chi era?

LORENZO      Era Francesco: si era trovato dalle parti di casa mia ed aveva pensato di passare a salutarmi.

PIETRO          Mamma mia! E che è successo poi?

LORENZO      Mi ha ripassato mia moglie che mi ha detto: “Lascia subito la sgualdrina con cui ti trovi e torna immediatamente a casa! E non ti inventare nessuna scusa tanto non ci credo!”.

PIETRO          E tu che hai fatto?

LORENZO      E che potevo fare? Ho detto alla mia amica che dovevo fare una cosa urgente ma che mi aspettasse, perché sarei tornato.

PIETRO          Tu devi essere pazzo: ma come, tua moglie ti ha scoperto e tu insisti ancora?

LORENZO      Non è quello che pensi: ero certo che mia moglie mi avrebbe cacciato di casa e mi serviva un posto dove andare a dormire… l’albergo era già pagato e quindi…

PIETRO          E quindi hai unito l’utile al dilettevole… e tua moglie?

LORENZO      Ah, è stata una vera signora: mi ha fatto trovare la valigia pronta e, senza fare scenate, si è fatta dare le chiavi di casa, il bancomat ed il libretto degli assegni, sai bene che i soldi appartengono a lei, e mi ha messo alla porta.

PIETRO          Tu sei assurdo! Ma come, tu sei recidivo: l’anno scorso chissà come sei riuscito a convincerla a farti tornare con lei dopo quello che avevi combinato e, dopo meno di un anno, ci ricaschi?

LORENZO      Ma come potevo immaginare che quel cretino di Francesco passasse per casa mia?

PIETRO          Ma il problema non è Francesco che è andato a casa tua, sei tu che la devi smettere di fare il dongiovanni alla tua età.

LORENZO      Pietro, tu non puoi capire, io mi sento giovane, vivo…

PIETRO          Ma che giovane e vivo, ti vuoi dare una calmata? Ma dico io, hai la fortuna di avere una moglie ancora giovane e piena di soldi che, diciamolo francamente, ti mantiene e quindi non hai bisogno di lavorare; hai una bella casa, non ti manca niente e rischi di perdere tutto questo per sentirti giovane e vivo? No, io l’ho detto: tu sei pazzo… e mò che pensi di fare?

LORENZO      E che posso fare? Devo aspettare che le passi e poi le vado a chiedere perdono… il problema è che ho in tasca una cinquantina di euro ed è tutto quello che posseggo, quindi non so cosa fare, dove andare…

PIETRO          Certo che è un problema serio… non conosci nessuno che possa aiutarti, prestarti qualcosa, che so, ospitarti?

LORENZO      A dire il vero ero venuto da te proprio per questo, ho pensato che poiché tua figlia stava fuori, potevi ospitarmi tu…

PIETRO          (si alza di scatto) E no! Mò basta! La camera di Luisa è 15 metri quadrati, non è una camerata!

LORENZO      Ehi… calmati… io non ho bisogno di una camerata!

PIETRO          Lorè, stamattina tu sei il terzo pretendente alla camera di Luisa, questa casa sta diventando una pensione!

MARIA            (entra da sinistra) Chi sta andando in pensione?.. Gué, c’è Lorenzo, ciao… ma tu non hai mai lavorato, come fai ad andare in pensione?

LORENZO      Veramente non si parlava di questo…

MARIA            Mah, avevo sentito “pensione”… comunque, Pietro, io vado al supermercato a prendere qualche altra cosa, visto che abbiamo ospiti inattesi…

LORENZO      Ma veramente… non vorrei disturbare… certo, non saprei dove andare, ma…

MARIA            (a Pietro) Ma che sta dicendo?

PIETRO          No, niente… poiché ha avuto una discussione con la moglie, non può tornare a casa per pranzo…

MARIA            Non può tornare a casa per… (stizzita) ho capito: un altro coperto in più… sarà fatto! (via dalla comune a sinistra)

LORENZO      Lo sapevo che potevo contare su di te, sei un vero amico!

PIETRO          Aspè, ch’hê capito? Passi per il pranzo, ma per dormire non saprei dove metterti, perciò vedi di trovare un’altra soluzione altrimenti ti posso solo dare un paio di scatoloni di cartone e te ne vai a durmì sott’‘e culonne ‘e San Francisco ‘e Paola.

LORENZO      E tu faresti questo a me? Non ci credo neppure se lo vedo.

PIETRO          Lorè, allora non hai capito? La stanza di Luisa è occupata dalla polacca, la stanza di Guido è occupata da Teresa, il divano del mio studio è occupato da Guido…

LORENZO      Aspetta, che stai dicendo, non ho capito niente… chi sono la polacca e Teresa?

PIETRO          La polacca è la badante che mio padre ha preteso di avere e Teresa è una compagna di studi di Guido, mi sai dire dove ti metto a dormire?

LORENZO      (si guarda intorno) Qua! C’è questo bel divano! Ci starò benissimo! (siede sul divano)

PIETRO          Fai conto che è già occupato.

LORENZO      E da chi?

PIETRO          (siede sul divano) Da me! Se dico a mia moglie che dormi qua, come minimo me ne caccia dalla camera da letto.

LORENZO      Vabbè, posso dormire io con tua moglie.

PIETRO          Mo te tiro ‘o cuollo!

LORENZO      Stavo scherzando, dai… certo la situazione non è semplice, però vedrai che, se parlo io con tua moglie, la risolviamo.

OLGA              (entra con Alfonso dalla comune da sinistra; presi dalla conversazione, non si accorgono dei due sul divano) Signor Alfonso, avete proprio bella casa!

ALFONSO      Mi fa piacere che vi piace… e qua sta la camera di Luisa, venite, ve la faccio vedere. (via con Olga a destra)

PIETRO          Hai sentito? Tu fai tutto facile: già è un miracolo se mia moglie accetta di far restare la polacca, poi c’è l’amica di Guido… se le dici che vuoi restare anche tu, ce ne caccia a calci a tutti e due; perciò vedi di trovare posto altrove e famme sta’ quieto.

LORENZO      Che bell’amico che sei! Ma io ti dimostrerò che tua moglie è più buona di te: appena torna, ti faccio vedere!

PIETRO          (si alza di botto) Lorè, se questa è la tua intenzione, è meglio che te ne vai subito: io non voglio passare altri guai!

LORENZO      No, io resto qua! Tua moglie mi ha invitato a pranzo e sarebbe uno sgarbo non farmi trovare!

OLGA              (entra con Alfonso da destra) È proprio bella la camera di vostra nipote, signor Alfonso… è grande… e poi, dalla finestra si vede un panorama bellissimo!

ALFONSO      Ve l’avevo detto, no? È l’unica stanza panoramica della casa e Luisa l’ha vuluta proprio pe’ chesto!

OLGA              E poi ha riempita di bamboline… sono bellissime… sì, mi piace molto.

ALFONSO      E quella la ragazza è appassionata, fa collezione di bambole, ne tiene un centinaio, io po’, ogne festa, ce ne regalo una nova, accussì non devo scervellarmi per i regali… è overo, Pierì.

PIETRO          E come, no? Bambola a Luisa, CD a Guido, borsa a Maria e cravatta a me, ogni Natale, Pasqua, onomastico o compleanno!

ALFONSO      Mò nun esagerà: l’anno passato a Guido a Natale c’aggio regalato ‘nu DVD invece d’‘o CD.

PIETRO          E a me ‘a farfallina invece d’‘a cravatta.

OLGA              Che bello! Pure in Polonia ci facciamo regali a Natale, ma solo pensierini, niente importante…

LORENZO      Ah, qui invece i regali sono importanti, mia moglie a Natale spende centinaia di euro per i regali.

PIETRO          Perché tua moglie sta piena di soldi, qui invece non ne abbiamo molti… (ad Olga) Questo signore è il mio amico Lorenzo…

LORENZO      (bacia la mano ad Olga che gliela aveva porta) Molto piacere…

PIETRO          Papà hai già parlato con la signora del suo compenso?

ALFONSO      Non ti preoccupare, aggio ditto che me la pavo io e me la pavo io!

PIETRO          Va bene; allora, visto che è domenica, penso che la signora possa cominciare domani, tanto oggi sei in compagnia…

ALFONSO      Noò! E stanotte Olga addò dorme? La signora accommencia subbito!

PIETRO          Ma come fa, se non ha neppure i bagagli con se?

OLGA              Veramente, io lasciato valigie in portineria…

PIETRO          Avete pensato proprio a tutto voi due eh?

ALFONSO      Olga, allora andiamo abbascio a pigliare le valigie…

PIETRO          Addò vaie tu? Ti sei scordato il guasto mobile?

ALFONSO      ‘O guasto? Ah, vuoi dire il dolore! Hai ragione… Olga, mi dispiace, ma non vi posso aiutare…

OLGA              Non vi preoccupate, signor Alfonso, prendo ascensore e poi solo due valigie… allora vado, lascio porta accostata, così non disturbo… permettete… (via dalla comune a sinistra)

ALFONSO      Io mi vaco ad arreposare un poco… permettete… (via dalla comune a destra)

LORENZO      Ah, questa sarebbe la badante? Bella donna… un po’ attempata, ma non male…

PIETRO          Ha parlato il giovanotto! Lorè, ma pienze sempe a’ ‘na cosa?

LORENZO      Caro Pietro, impara: ogni lasciata è persa!

PIETRO          Non c’è niente da fare con te! Io intanto devo capire che ci sta sotto…

LORENZO      Sotto la badante?

PIETRO          Aaaah… sotto la faccenda della badante… devo scoprire Papà come l’ha conosciuta e perché si è fatto convincere a portarla qua… ma come si fa?

LORENZO      Se vuoi, me la cucino per benino io e scopro tutto.

PIETRO          Si, ‘o ssaccio cosa vuoi scoprire tu… lascia stare, me la vedo io…

LORENZO      Però, ti prego, cerchiamo di convincere Maria a farmi stare qua.

PIETRO          Ah, ma si tuosto! Mò vediamo… intanto vieni, andiamo nel mio studio, voglio fare un paio di telefonate…

LORENZO      A chi?

PIETRO          (si avvia con Pietro verso comune) Ho un amico che conosce un investigatore, voglio vedere se magari gli può chiedere il favore di fare qualche ricerca su questa Olga… (viano dalla comune a sinistra)

LORENZO      (d.d.) Io potevo scoprire tutto, se mi facevi provare.

SCENA QUINTA

(Olga, poi Teresa e Guido, poi Pietro e Lorenzo, quindi Ercole)

OLGA              (entra dopo qualche secondo con due valigie dalla comune da sinistra ed esce a destra)

TERESA         (entra con Guido dalla comune da destra) Non ti preoccupare, la tua camera va benissimo… e poi è una cosa provvisoria, lo sai che ho bisogno di una casa dove possa avere i miei spazi e non sentimi ospite. Piuttosto mi dispiace che tu debba arrangiarti a dormire sul divano.

GUIDO            Non preoccuparti per me, tanto io ho il sonno pesante e potrei dormire pure sui sassi. Mi dispiace che non abbia potuto farti avere la camera di mia sorella, che decisamente è più femminile della mia.

TERESA         Ma dai, che importa? A me basta solo avere un posto dove stare per qualche giorno e tu mi hai fatto un grosso favore.

GUIDO            Ma quale favore? Per un’amica farei qualsiasi cosa, lo sai.

TERESA         Sì, lo so che faresti qualsiasi cosa… per una amica, appunto.

GUIDO            Non capisco, cosa vuoi dire?

TERESA         Dai, non fare l’indiano: hai capito benissimo.

GUIDO            Ti assicuro che non capisco a cosa alludi…

TERESA         Non alludo a nulla, ribadisco che siamo solo amici.

GUIDO            Sì, siamo solo amici, è inutile che lo ribadisca… lo so che non sono il tuo tipo.

TERESA         Ascolta, Guido, non è perché non sei il mio tipo è solo che sono qui a Napoli per studiare ed ho bisogno di non avere altri pensieri per la testa.

GUIDO            Va bene, non ti preoccupare, ti lascio studiare in santa pace, non mi farò mai vedere.

TERESA         E mò non fare l’offeso, se no mi fai incavolare…

GUIDO            Dai, scherzavo… e ridi un poco…

TERESA         Non c’è niente da ridere…

GUIDO            Va bene, va bene…

TERESA         Scusami, Guido, non volevo essere scortese, volevo solo che fosse tutto chiaro… comunque… grazie… (sorride) pace?

GUIDO            Pace!

PIETRO          (entra con Lorenzo dalla comune da sinistra) Te l’ho detto, Lorè, se vuoi, parla tu con Maria… (vede i ragazzi) Ah, voi state qua… allora va bene la sistemazione?

TERESA         Certo signor Pietro, benissimo! Stavo appunto dicendo a Guido che voi e vostra moglie siete stati gentilissimi!

GUIDO            Sì, papà, proprio di questo stavamo parlando.

LORENZO      Guido carissimo… e chi è questa bella ragazza?

PIETRO          Nessuno, non è nessuno!

LORENZO      Come, nessuno? Quella sta qua…

GUIDO            Signor Lorenzo, papà scherza… lei è Teresa Cuomo, una collega di studi… (a Teresa) e lui è Lorenzo Belli, un amico di mio padre.

TERESA         Piacere.

LORENZO      Il piacere è tutto mio, bella signorina. (si stringono la mano)

PIETRO          Guido, ma la tua amica dove tiene le sue cose? Non ha bisogno di portarle qua?

TERESA         Sì, infatti… Guido, mi accompagneresti a prendere la valigia dove abitavo prima?

GUIDO            Certo! Papà, allora io e Teresa usciamo.

PIETRO          Mi raccomando, tornate per pranzo: mamma è andata a fare altra spesa per preparare per tutti.

TERESA         State tranquillo, signor Pietro, non è molto lontano e poi sono poche cose, stanno tutte in una valigia.

GUIDO            Certo, noi andiamo… arrivederci signor Lorenzo.

TERESA         Arrivederci. (via con Guido dalla comune a sinistra)

LORENZO      No, io resto qui… ci vediamo dopo.

PIETRO          Non demordi eh?

LORENZO      Gué, e stata tua moglie ad invitarmi a pranzo.

PIETRO          Mò te ceco ‘n’uocchio! Ma la vuoi smettere di fare il cretino alla tua età? ‘Stu viecchio rimbambito fa ‘o farenella pure con le ragazzine.

LORENZO      Ma io scherzavo… dai, che potrebbe essere mia figlia…

PIETRO          Dì pure tua nipote!

LORENZO      Eh, che esagerazione! (bussano alla porta)

PIETRO          E ch’è, già sta qua?

LORENZO      Chi?

PIETRO          L’investigatore, l’amico di Giorgio… ha detto che stava nelle vicinanze e poteva venire subito… ma ch’ha vulato? (via dalla comune a sinistra e rientra subito dopo con Ercole che reca una borsa) Prego, accomodatevi… questo è il mio amico Lorenzo Belli… il signore è l’investigatore amico di Giorgio…

ERCOLE         Piacere, Ercole Parrotto investigatore a servirvi.

LORENZO      Ercole… come Ercole Poirot…

ERCOLE         Solo una coincidenza! E poi Poirot è un personaggio di fantasia, io sono un investigatore vero!

PIETRO          Ma come avete fatto a venire così presto?

ERCOLE         Vedete, il mio ufficio si trova a cento metri da qui; essendo domenica, non avrei dovuto esserci, ma ero andato a prendere una pratica e, quando mi avete telefonato, stavo proprio lasciando l’ufficio; vedete come siete fortunato? Allora, cosa posso fare per voi, signor Luongo? Sospettate forse che vostra moglie vi tradisca? Io sono specializzato nel campo: in un paio di giorni vi porto le prove del tradimento!

PIETRO          No, assolutamente, non si tratta di questo.

ERCOLE         Allora forse volete rintracciare una persona scomparsa? In un paio di giorni ve la trovo!

PIETRO          No… non è questo…

ERCOLE         Si tratta forse di qualcuno che vi deve soldi? In un paio di giorni recuperiamo il credito!

PIETRO          No, no… sentite signor Poirot…

ERCOLE         Parrotto, prego, ma chiamatemi pure Ercole… ho capito: siete stato derubato e non volete che la polizia lo sappia… niente paura: in un paio di giorni vi riporto la refurtiva!

LORENZO      Scusate, ma voi fate tutto in un paio di giorni?

ERCOLE         Sempre!

PIETRO          Sentite, forse è meglio che lasciate che parli io, va bene?

ERCOLE         Dite, dite pure, qualunque sia il problema, in…

PIETRO e

LORENZO      Un paio di giorni lo risolvete!

ERCOLE         Appunto.

PIETRO          Sentite, si tratta di fare una ricerca su una signora polacca.

ERCOLE         (prende un blocchetto per appunti e scrive) Polacca… bene, ho i miei referenti anche in Polonia e in un paio di giorni…

PIETRO          Sì ho capito…

ERCOLE         Bene, come si chiama la signora? Che volete sapere? Se è sposata? Se è vedova? Se è fedele? Se è solvibile? Dove si trova? Dite, dite e in un pa… (Pietro lo guarda torvo) e… sarete accontentato.

PIETRO          Niente di tutto questo. Questa signora si chiama Olga Kamincia, si scrive con la kappa, e dice di venire da Cracovia; penso che abbia una sessantina d’anni; non so come, né perché, si è fatta assumere da mio padre come badante e si è piazzata qua in casa mia.

ERCOLE         Bene, allora già sapete dove sta.

PIETRO          Appunto. Poiché mio padre non ha alcun bisogno di una badante, sono certo che questa signora lo abbia circuìto; quello che dovete scoprire è il motivo per cui lo ha fatto.

ERCOLE         Beh, il problema non è semplice, ma mi metterò subito in moto e indagherò; prima di tutto contatterò un collega di Varsavia, che attiverà il suo referente di Cracovia… vedrete che in un paio…

LORENZO      Di giorni…

ERCOLE         No, in un paio d’ore sarà fatta una visura all’anagrafe e sapremo se esiste davvero questa Olga Kamincia.

PIETRO          All’anagrafe di domenica?

ERCOLE         Ora è tutto informatizzato, anche in Polonia; (in tono cospiratorio) abbiamo gli agganci giusti per accedere alle banche dati!

PIETRO          Se lo dite voi… va benissimo!

ERCOLE         Ora scappo; il vostro numero ce l’ho; vi terrò informato! Arrivederci.

PIETRO          Perfetto… vi accompagno… (via con Ercole dalla comune a sinistra)

SCENA SESTA

(Olga e detti, poi Pietro, poi Maria)

OLGA              (entra da destra; ha cuffiette alle orecchie, nel vedere Lorenzo le toglie) Ah, signor Lorenzo, vi hanno lasciato solo…

LORENZO      No, Pietro è uscito un attimo, torna subito… e come mai una bella signora come voi fa la badante?

OLGA              Veramente, fino a un anno fa ero maestra in scuola privata, poi ridotto personale e io perso lavoro; quando mio marito lasciata sei mesi fa, non sapevo come andare avanti… e allora io venuta a cercare lavoro in Italia.

LORENZO      Capisco, capisco… quello che invece non riesco a capire è come suo marito abbia potuto lasciare una bella donna come lei…

PIETRO          (entra dalla comune da sinistra; con tono di rimprovero) Lorenzo!Ah, signora Olga, voi state già qua? Non eravate andata a prendere le valigie?

OLGA              Signor Pietro, valigie stavano in portineria, io salita subito; stavo in camera mia… ehm di vostra figlia, (mostra le cuffiette che ha al collo) ascoltavo musica.

PIETRO          Già, avete ragione… e ascoltavate la musica … ed ora che fate?

OLGA              Beh stavo andando a vedere se signor Alfonso ha bisogno qualche cosa… se no che sto a fare qua?

LORENZO      È giusto, Pietro, lei sta qua per badare a tuo padre, no?

PIETRO          Sì, avete ragione, ma mio padre ora sta riposando un po’; se volete, potete tornare ad… ascoltare la musica…

OLGA              Va bene, così sistemo un po’ mie cose… se bisogno, chiamate me. (via a destra)

PIETRO          Che dici avrà sentito qualcosa?

LORENZO      Ma no, questa è casa antica, i muri sono spessi… e poi ascoltava musica con le cuffie, non poteva sentire niente.

MARIA            (entra dalla comune da sinistra) Mamma mia! La domenica mattina stanno tutti al supermercato! Se n’è andata la polacca?

PIETRO          No, veramente… senti, Maria, lo sai come è fatto papà: quando si fissa con una cosa, non c’è niente da fare.

MARIA            Quindi sta ancora qua? Che è rimasta a fare se oggi è domenica e ci siamo noi in casa?

PIETRO          Marì, papà ha detto che la polacca non aveva dove andare a dormire e l’ha assunta da oggi.

MARIA            Allora mò devo cucinare pure per lei? Tu e tuo padre mi manderete al manicomio! E mò dove sta?

PIETRO          Sta sistemandosi nella camera di Luisa.

MARIA            Guarda che se quella si permette di toccare le cose di Luisa, finisce male! Ma tu guarda un po’ se io devo avere un’estranea in casa mia!

LORENZO      E va bene, Maria, che male c’è? E poi a Napoli come diciamo? Cchiù ne simmo, cchiù belle parimmo! Anzi… al proposito… Pietro ed io ti dovremmo dire una cosa…

MARIA            (insospettita) Pietro e tu?

PIETRO          No, veramente è lui che ti vuole dire una cosa e sappi che io non sono d’accordo.

LORENZO      Maria, io sono convinto che invece tu non dirai di no, perché so che sei una vera amica!

MARIA            Neh, ma che sta succedendo? Pietro che cosa mi nascondi?

PIETRO          Io? Niente! Sta facendo tutto lui!

MARIA            E allora sentiamo cosa mi deve dire il tuo amico!

LORENZO      Senti, Maria, tu conosci bene mia moglie e sai quanto sia puntigliosa, specie quando ce l’ha con me.

MARIA            Noò, non è Lucia che è puntigliosa, sei tu che sei un farabutto! Sentiamo che altro hai combinato?

LORENZO      Io? Niente… cioè… in effetti è successo che Lucia, per una serie di circostanze sfavorevoli, ha scoperto che io… ehm… che io mi trovavo insieme ad una signora e… e mi ha cacciato di casa!

MARIA            Tua moglie è una santa!

LORENZO      Una santa? Quella mia ha cacciato di casa!

MARIA            Certo, una santa! Io, al suo posto, ti avrei come minimo ammazzato!

LORENZO      Come minimo? E come massimo?

MARIA            Non farmelo dire, non ti conviene! Beh, continua.

LORENZO      A fare che?

MARIA            A parlare… che mi dovevi dire?

LORENZO      Ah, sì… ecco… Maria, io sono certo che tu, nonostante quello che hai detto, mi sei sempre amica e perciò… ti volevo chiedere…

MARIA            Non chiedermi di mettere una buona parola con Lucia, perché, se parlo con lei di te, è solo per suggerirle il modo di farla franca

                         dopo averti ammazzato!

LORENZO      No, non era questo… era… era… Pietro, diglielo tu!

PIETRO          Io sono contrario, non dico niente.

MARIA            Allora, si può sapere che vuoi?

LORENZO      E va bene! A casa non posso tornare e non ho soldi per andare in albergo, avevo pensato che qui c’era la camera di Luisa vuota, ma pare che sono arrivato troppo tardi; perciò ti volevo chiedere se per un po’ potevo stare qui… potrei dormire su questo divano…

MARIA            No, no, no, non è possibile! Io sto dormendo ed è tutto un sogno. Svegliatemi! Ma è mai possibile che all’improvviso tutti vogliono stabilirsi qua? Ma che tengo scritto in fronte: “bed and breakfast”?

PIETRO          No, “Pensione Luisa”!

LORENZO      (con tono esageratamente rassegnato) Va bene, ho capito… è proprio vero che gli amici si vedono nel momento del bisogno… me ne vado… vuol dire che passerò la notte alla stazione e poi vedrò che fine fare…

MARIA            Uffà! Mò si mette pure a fare il melodrammatico… vabbè, ho capito: stanotte dormirai qui sul divano… ma domani vedi quello che devi fare: trovati un altro amico che ti ospiti… convinci quella povera scema di Lucia a perdonarti… suicidati… basta che te ne vai di qua.

LORENZO      Grazie, grazie, tu sì che sei una santa!

PIETRO          Fossi in te accarezzerei l’idea di mia moglie…

LORENZO      Dici che dovrei cercare di farmi perdonare?

PIETRO          No, l’altra idea: il suicidio.

LORENZO      All’ossa toje!

MARIA            Mentre voi fate i cretini, io vado a cucinare… che bella domenica, mammamà! (via a sinistra)

LORENZO      Hai visto che l’ho convinta? Che ti avevo detto?

PIETRO          No, io non ti sopporto più! (suonano alla porta) Ancora? E chi altro sarà?

LORENZO      Qualche altro pretendente alla camera di Luisa.

PIETRO          ‘O ruciuléo pe’ tutt’‘e scale! (via dalla comune a sinistra )

SCENA SETTIMA

(Ernesto e detti, poi Olga, poi Maria, quindi Giancarlo)

LORENZO      (osserva il divano con aria sconsolata) Beh, meglio che niente.

ERNESTO      (entra con prepotenza dalla comune da sinistra con Pietro) Avete

                         detto che questa è casa Luongo?

PIETRO          Sì, e lo ripeto, ma voi chi siete? A chi volete?

ERNESTO      Chi sono non ha importanza… addò sta?

PIETRO          Chi?

ERNESTO      Mia moglie! Dove la nascondete?

PIETRO          Ma che state blaterando? Chi la conosce a vostra moglie? Probabilmente avete sbagliato casa!

ERNESTO      E no! Se qua abita la famiglia Luongo, mia moglie qua sta! Cacciatela fora, primma che me ‘ncazzo!

PIETRO          Che facite? Uscite immediatamente da casa mia… (fa per avventarsi su Ernesto)

LORENZO      (blocca Pietro) Calma, Pietro, calma… (ad Ernesto) e calmatevi pure voi e spiegateci perché cercate qua vostra moglie.

ERNESTO      Forse avete ragione… scusate, sto un po’ nervoso.

PIETRO          Così va meglio, ma penso proprio che non possiamo fare niente per voi; comunque accomodatevi e diteci di che si tratta.

ERNESTO      (siedono) Per farvi capire, vi devo raccontare la mia storia.

PIETRO          Sì, ma sbrigatevi…

ERNESTO      Mi chiamo Ernesto Esposito e sono napoletano.

PIETRO          Ed io mi chiamo Pietro Luongo e sono pure io napoletano.

LORENZO      Io invece mi chiamo Lorenzo Belli e sono cittadino del mondo!

PIETRO          Cretino!

ERNESTO      Piacere… allora, dovete sapere che io, nel 1972, non trovando lavoro, emigrai in Germania e ci rimasi per 18 anni a lavorare come operaio nella Volkswagen… montavo i motori diesel.

LORENZO      Ah! E ditemi, già allora erano truccate?

ERNESTO      Chi le tedesche? Penso di sì, ma che c’entra scusate?

LORENZO      No, non le tedesche, le centraline dei motori… quelle dello scandalo…

ERNESTO      Ah, quelle… no, a quell’epoca non c’erano ancora tutte le norme che ci sono adesso… ma non divaghiamo…

PIETRO          Lorè, fallo parlare, che ce ne frega delle centraline?

LORENZO      Scusa, volevo sapere se i tedeschi erano imbroglioni già allora.

PIETRO          Lorè, i tedeschi hanno sempre imbrogliato…Andate avanti.

ERNESTO      Dopo la fine dell’Unione Sovietica, la Fiat incrementò molto la produzione nelle fabbriche in Polonia e fece molte assunzioni…

LORENZO      Sì, mi ricordo, facevano la 126…

ERNESTO      Infatti, e così, con le mie referenze, mi feci assumere lì, sperando di avere poi il trasferimento in Italia; così andai in Polonia a lavorare nello stabilimento vicino Cracovia. Lì conobbi una bella donna, ci innamorammo e dopo qualche anno ci sposammo.

PIETRO          Cracovia… voi siete il marito scomparso di Olga Kamincia?

ERNESTO      (si alza di scatto) Allora è vero! Mia moglie sta qua! Avevo ragione… chiamatela voglio vederla…

PIETRO          Aspettate, calmatevi… sedete… ma vostra moglie lo sa che venivate qua?

ERNESTO      Mia moglie? Quella non sa nulla di me da sei mesi… io solo adesso sono riuscito a scoprire dove stava.

LORENZO      Scusate, ma in questi sei mesi dove siete stato, che avete fatto?

ERNESTO      Avete ragione, volete sapere… è una storia lunga…

PIETRO          Beh, provate a raccontarla e magari l’accorciate un po’…

OLGA              (entra da destra) Scusate, signor Luongo… (vede Ernesto) Tu? Tu qui? E che ci fai qui? Dopo sei mesi, compari all’improvviso… come hai fatto a sapere che ero qua?

ERNESTO      (le va incontro e fa per abbracciarla) Olga, amore mio!

OLGA              (lo ferma con la mano sinistra e con la destra gli dà uno schiaffo) Maledetto! Dopo sei mesi te ne esci con “amore mio”… ma io ti ammazzo! (comincia a prenderlo a pugni sul petto)

PIETRO          (la immobilizza) Ferma, che state facendo? Calmatevi! Capisco lo shock, ma adesso sedetevi, su; adesso vediamo di chiarire tutto.

LORENZO      Vostro marito ci stava appunto raccontando cosa è successo… (ad Ernesto) forza, continuate, così vi chiarite pure con vostra moglie.

ERNESTO      Olga, non ci crederai, ma quella mattina stavo andando a prendere l’autobus soprappensiero; attraversai la strada e non mi accorsi che arrivava una signora su una bicicletta, che non riuscì a frenare e mi investì; io caddi con la testa sul marciapiede; mi alzai e cercai di aiutarla, ma lei, vide che non mi ero fatto niente, disse che anche lei stava bene, risalì sulla bicicletta e se ne andò.

OLGA              E allora? Dopo perché non sei andato al lavoro, che hai fatto?

ERNESTO      Mi sono guardato intorno e non capivo dove mi trovavo, non sapevo che stavo facendo lì e, soprattutto, mi resi conto che sapevo chi fossi!

LORENZO      La botta in testa!

PIETRO          Amnesia?

ERNESTO      No, grazie, sto bene così.

PIETRO          In che senso, non capisco…

ERNESTO      Mi stavate offrendo qualcosa che non ho capito e…

PIETRO          No, ho chiesto se era amnesia, se avevate perso la memoria.

ERNESTO      Ah, sì, proprio quello!

OLGA              Mio Dio! Per questo tu sparito! Ma poi che hai fatto?

ERNESTO      Me ne sono andato camminando, sperando di ricordare qualcosa, di incontrare qualcuno che mi conoscesse, ma niente! Vagai per tutta la giornata, finché, stanco e affamato, entrai in una trattoria per mangiare qualcosa; mi sedetti a un tavolo e ordinai una minestra e un bicchiere di vino.

OLGA              Ma tu è astemio, tu mai bevuto vino!

ERNESTO      Ma non me lo ricordavo; mentre sorseggiavo il vino, vidi al tavolo vicino un signore distinto che beveva da solo; gli feci un cenno di saluto, lui mi rispose con un sorriso ed io gli proposi di venire al mio tavolo; così cenammo insieme e ci scolammo due bottiglie di vino.

PIETRO          Questo perché eravate astemio!

ERNESTO      Sì, ma me l’ero scordato!

OLGA              Ma tu schifavi vino!

ERNESTO      Non sapevo che fosse così buono, non lo avevo mai assaggiato!

PIETRO          Sì, va bene, ma poi che successe?

ERNESTO      Lui mi raccontò la storia della sua vita, e, quando finì il racconto, mi chiese di raccontargli la mia storia.

LORENZO      E voi che gli avete raccontato?

ERNESTO      E che gli potevo raccontare? Gli ho detto che ero nato otto ore prima sotto una bicicletta, che avevo camminato tutta la giornata e che ero entrato là dentro perché avevo fame; fine della storia.

OLGA              E lui?

ERNESTO      Lui si è fatto una risata che non finiva mai e ha detto che sapeva che i bambini nascevano sotto i cavoli, ma non che i vecchi nascono sotto le biciclette! E così abbiamo riso entrambi e abbiamo continuato a bere finché la trattoria non ha chiuso.

LORENZO      È così che nascono le grandi amicizie!

PIETRO          Non fare il filosofo e fallo parlare… continuate…

ERNESTO      E che vi devo dire… lui è rimasto vedovo l’anno scorso e vive da solo in una casa molto grande, così mi offrì di andare a stare da lui finché volevo. L’indomani, a mente fresca, lo ringraziai e gli dissi che me ne andavo per cercare di scoprire chi fossi; lui mi rispose con la sua flemma filosofica: “Amico mio, ieri hai vagato per la città inutilmente, oggi che fai, la stessa cosa? Aspetta ancora qualche giorno, può darsi che ti ritorni la memoria e nel frattempo avrai un tetto sulla testa”.

LORENZO      Beh, non aveva tutti i torti, però qualcosa avreste dovuto tentare di fare.

ERNESTO      Appunto; gli dissi che volevo andare alla polizia per vedere se avessero denunciato la mia scomparsa, ma lui disse che la polizia polacca non mi avrebbe dato retta e che sarebbe stato meglio guardare se c’era qualcosa sui giornali.

OLGA              Vero: polizia non fece neppure firmare denuncia, ma io non pensai rivolgermi giornali.

PIETRO          E poi che è successo?

ERNESTO      Sono rimasto a casa di Olaf, così si chiama, fino a una quindicina di giorni fa; poi una sera si è fulminata la lampadina del lampadario in salotto; sono salito sul bracciolo della poltrona e l’ho cambiata; solo che, mentre scendevo, si è ribaltata la poltrona e sono caduto con la testa sullo spigolo del tavolino.

PIETRO          E vi siete fatto male?

ERNESTO      Non molto, mi ricordo solo che ho detto: “Scusate è già passato l’autobus 24?”

PIETRO          Vi era tornata la memoria!

OLGA              E tu cosa fatto?

ERNESTO      Ho chiarito con Olaf e lui mi ha detto di correre a casa da mia moglie; ma, quando sono arrivato, la portiera mi ha detto che avevi lasciato la casa ed eri andata in Italia a cercarmi.

OLGA              Oh, povero caro! Io non sapevo…

ERNESTO      No, tu hai ragione, che potevi fare?

OLGA              E poi cosa fatto?

ERNESTO      Ho chiamato in fabbrica e ho saputo che ero stato licenziato; ero senza soldi e senza casa e sono tornato da Olaf; dopo, ho chiesto a tutte le tue amiche, ma nessuna sapeva niente, poi mi sono ricordato di tua cugina Greta, sono andato da lei e finalmente ho avuto il tuo indirizzo qui a Napoli.

OLGA              Sì, io avevo dato solo lei, in caso qualcuno cercava me... e come fatto a venire in Italia?

ERNESTO      Mi sono fatto prestare da Olaf un po’ di soldi per il viaggio, sono partito in treno e, dopo una mezza odissea tra scioperi dei treni e ritardi vari, stamattina sono arrivato a Napoli, stanco e con pochi centesimi in tasca.

OLGA              E come trovato me?

ERNESTO      Sono andato all’indirizzo che mi aveva dato Greta, ho trovato la tua amica, che mi ha detto che non stavi più con lei e mi ha mandato qua.

LORENZO      Mamma mia! E questo è un romanzo!

MARIA            (entra da sinistra) Quale romanzo? (vede Ernesto) Scusate, ma il signore chi è?

PIETRO e

LORENZO      (indicando Olga) Suo marito!

MARIA            Suo marito?

OLGA              (felice) Sì, mio marito… mio marito tornato da me!

MARIA            E che ci fa qua?

PIETRO          È una lunga storia, poi te la racconto.

MARIA            (ad Olga) Ma allora adesso ve ne andate?

OLGA              Me ne vado? E dove vado?

MARIA            Con vostro marito, no?

PIETRO          Maria, ti ho detto che è una lunga storia… Il marito della signora è appena arrivato dalla Polonia e non sa ancora dove andare.

OLGA              Signora, almeno per stanotte, può restare qua? Letto grande abbastanza per due…

MARIA            E so’ quattro! (suonano alla porta)

PIETRO          Vado io… (via dalla comune a sinistra)

OLGA              Grazie, signora, voi davvero gentile.

PIETRO          (entra con Giancarlo dalla comune da sinistra) Giancà che è successo? Perché sei così agitato?

GIANCARLO  (si accorge dei presenti e saluta) Buon giorno a tutti… (a Pietro) Ti ricordi che mi ha chiamato il portiere per la perdita d’acqua?

PIETRO          Sì, mi ricordo, allora?

GIANCARLO  Un disastro! È scoppiato un tubo al piano di sopra; i proprietari stavano fuori per il weekend, e si è allagato tutto l’appartamento; in cucina, dove è scoppiato il tubo nel pavimento, il peso dell’acqua ha fatto crollare parte del solaio; Quando sono arrivato, c’erano i pompieri: mi avevano sfondato la porta di casa ed hanno dichiarato inagibili l’appartamento di sopra e il mio!

MARIA            Ed ora come fai?

GIANCARLO  Maria, mi dispiace per la signora Olga, ma ora serve a me la camera di Luisa. (buio, poi musica e sipario)

FINE PRIMO ATTO


ATTO SECONDO

(Stessa scena del primo atto; è lunedì pomeriggio; in scena Giancarlo in piedi e

Pietro e Lorenzo seduti sul divano)

SCENA PRIMA

(Giancarlo, Pietro e Lorenzo, poi Teresa, quindi, Ercole)

GIANCARLO  (guarda l’orologio) Sono già le cinque e mezza e ancora non viene… (a Pietro) ma sei sicuro di questo investigatore?

PIETRO          Giancà, Giorgio mi ha assicurato che è bravissimo; la sua agenzia è collegata ad un circuito che tiene sedi in tutta Europa.

LORENZO      E poi è pure veloce: risolve tutti i casi in un paio di giorni!

GIANCARLO  Tutti i casi in un paio di giorni?

LORENZO e

PIETRO          Sempre!

GIANCARLO  Mah!

PIETRO          Guè, quello ieri pomeriggio aveva già i risultati della visura anagrafica!

LORENZO      Olga Kamincia esiste veramente!

PIETRO          Purtroppo! Io credevo che fosse un’imbrogliona e invece… comunque stamattina, dalla Polonia, hanno assicurato a Parrotto che entro le 17 gli avrebbero inviato una email con l’esito dell’indagine. Lo studio sta a cento metri da qui, diamogli il tempo di chiudere e di arrivare… (suonano alla porta) Finalmente… (via dalla comune a sinistra)

GIANCARLO  Speriamo che sia lui!

LORENZO      Sicuramente è lui!

TERESA         (entra con Pietro dalla comune da sinistra) Signor Pietro, vostro figlio è fortunato ad avere dei genitori così gentili. Non so proprio come avrei fatto senza di voi; siete due angeli!

PIETRO          Non esageriamo… per così poco…

TERESA         Buon giorno, signor Lorenzo… signor Giancarlo… ma lo sapete che Guido mi parla sempre di voi? Vi chiama “lo zio scapolone”, dice che siete molto in gamba, vi ammira molto.

GIANCARLO  Non capisco perché, ma mi fa piacere.

TERESA         Guido c’è? Oggi lui finiva prima di me….

PIETRO          Sì, sta studiando di là in camera sua… tua… beh, hai capito… ormai non mi ci raccapezzo più con le camere di questa casa.

TERESA         Avete ragione… mi dispiace, è pure colpa mia…

PIETRO          Ma no, scherzavo… non ti preoccupare…

TERESA         Va bene. Allora raggiungo Guido di là, con permesso… (via dalla comune a destra)

LORENZO      Ma che sta combinando Parrotto?

GIANCARLO  Lo vorrei sapere anch’io. (suonano alla porta)

PIETRO          Mò dovrebbe essere lui. (via dalla comune a sinistra)

GIANCARLO  Speriamo.

LORENZO      Sicuramente non è lui.

ERCOLE         (entra con Pietro dalla comune a sinistra) Signor Luongo, scusate il ritardo, ma ho ricevuto la mail  solo dieci minuti fa.

LORENZO      Infatti stavamo sulle spine…

PIETRO          Lorenzo  lo avete già conosciuto… lui è mio fratello Giancarlo…

GIANCARLO  (gli stringe la mano) Molto lieto.

ERCOLE         Piacere mio! Ercole Parrotto investigatore a servirvi!

PIETRO          Accomodiamoci… (siedono)

ERCOLE         Allora… come dicevo ho appena ricevuto il rapporto… (prende dei fogli dalla borsa e legge) allora: Olga Kamincia: nata a Cracovia il 12 febbraio del 1946, figlia di Katrine Kamincia e di padre ignoto; diplomata maestra elementare, ha insegnato presso diverse scuole fino a un anno fa, quando è stata licenziata per riduzione del personale.

LORENZO      Sì, Olga me lo ha detto che era maestra elementare!

GIANCARLO  Lorè, fallo parlare!

ERCOLE         Nel 1993 sposò tale Ernesto Esposito, operaio della Fiat Poland, con cui è tuttora coniugata; una mattina, circa sei mesi fa, il marito è uscito di casa e non ha più fatto ritorno. Pare che, quattro mesi fa, la signora abbia lasciato Cracovia per venire a cercare il marito in Italia. In base a quanto finora emerso, sembra che la Kamincia sia pulita e senza macchia.

LORENZO      È fresca di bucato!

PIETRO          Lorè, non scherzare, qua il fatto è serio! E non avete saputo altro?

ERCOLE         (ha continuato a leggere) Certamente! È stata rintracciata una cugina di Olga: dice che la madre ha sempre sospettato che il padre di Olga fosse un prigioniero di guerra italiano, che Katrine, all’epoca infermiera presso il campo di prigionia, era riuscita e far evadere ed aveva nascosto in casa sua fino alla fine della guerra, quando poi sarebbe sparito nel nulla… purtroppo non ne ricorda il nome.

GIANCARLO  E neppure questo ci dice qualcosa di utile. Insomma questa Olga è veramente quello che dice di essere. Ma se è così, per quale motivo papà ha fatto tutta questa farsa per farla venire in questa casa?

PIETRO          Signor Ercole, in effetti quello che dovevate scoprire è proprio tale motivo e fino ad ora...

ERCOLE         Signor Luongo, l’indagine è solo all’inizio! Stamattina ho sguinzagliato i miei collaboratori per verificare i movimenti della Kamincia dal suo arrivo a Napoli ad oggi. Vedrete che in…

LORENZO e

PIETRO          Un paio di giorni…

ERCOLE         Mmm… in giornata… ne sapremo di più.

PIETRO          Speriamo bene.

ERCOLE         Tranquillo, siete in ottime mani! L’agenzia investigativa Parrotto non ha mai deluso nessuno! Ora vado, ma aspettatevi mie notizie al più presto… signori, è stato un piacere… arrivederci!

PIETRO          Vi accompagno…

ERCOLE         No, grazie, conosco la strada: ad Ercole Parrotto non sfugge niente! (via dalla comune a sinistra; sotto la porta si gira) Niente!

LORENZO      Certo che è proprio strano ‘st’investigatore…

GIANCARLO  Senti chi parla di persone strane! Intanto, strano e buono, quello ha scoperto vita, morte e miracoli della Kamincia in mezza giornata.

PIETRO          Peccato che sia servito solo a farci capire meno di prima.

SCENA SECONDA

(Maria e detti, poi Alfonso)

MARIA            (entra dalla comune da sinistra) Mamma mia, che giornata! Oggi al lavoro è successo di tutto… ciao, Lorenzo… Giancà e tu? Hai dormito bene stanotte?

GIANCARLO  Dormito bene? E che vuoi dormire? Su questo divano, a un metro dal primo trombone del San Carlo, che si è esibito per tutta la notte, dormire? Non ho chiuso occhio! (sbadiglia)

LORENZO      Tu almeno stavi sul divano; io, per causa tua, ho dovuto dormire su un materasso qua terra… e poi non è vero che russo!

GIANCARLO  Mò te ceco ‘n’uocchio!

MARIA            Poverini! Scusatemi tutti e due se non ho potuto offrirvi l’appartamento reale!

GIANCARLO  Marì, che c’entra? Mica è colpa tua… anzi è già tanto quello che fate tu e Pietro.

MARIA            Sì, sì, va bene… (a Pietro) e tuo padre? Sta meglio ora che ha ottenuto quello che voleva?

PIETRO          Da quando  sono tornato  dal  lavoro, sta chiuso in camera sua e 

                         non l’ho proprio visto.

GIANCARLO  Io sto qua da una mezz’ora e nemmeno l’ho visto.

LORENZO      Stamattina, verso le dieci, l’ho salutato prima di uscire e stava allegro; poi, mentre facevo colazione al bar di fronte, l’ho visto uscire sotto braccio con la badante; si sono avviati verso i giardinetti.

MARIA            Sarà andato a mostrare il suo trofeo a quei quattro vecchi rimbambiti con cui gioca a bocce.

ALFONSO      (entra dalla comune da destra) Pe’ regola e norma toia, i miei amici non sono rimbambiti e non ti devi permettere di offenderli! E po’, quale sarebbe ‘stu trofeo?

PIETRO          Papà, Maria scherzava, pensava che avessi portato a vedere agli amici la coppa che hai vinto al torneo di bocce quest’estate al villaggio.

ALFONSO      ‘A coppa d’‘o villaggio? E che c’‘ha purtavo a fa? Chella nun vale niente… e po’ già ce l’avevo fatta vedé appena turnaieme…

GIANCARLO  Papà come ti senti? Sono passati i dolori?

ALFONSO      Giancà, e che t’aggi’‘a dicere? Stammatina me sentevo ‘nu poco meglio e so’ asciuto con la badanta a fa’ dduje passe ‘int’‘e giardinette…

LORENZO      E bravo il signor Alfonso! Se n’è andato a passeggiare con la bella signora! ‘Onn’Alfò, voi non me la contate giusta! Dite la verità: ve piace ‘a badante eh?

ALFONSO      (a Maria) E po’ ll’amice mieie fossero rimbambiti? Guarda che bell’amico tene mariteto!

GIANCARLO  Papà, stavi dicendo della passeggiata…

ALFONSO      Ah, sì, ‘a passiggiata… Nun me ne parlà… menu male ca ce steva Olga cu’ me, si no chi ‘o ssape che fine facevo!

PIETRO          Perché papà, ch’è successo?

ALFONSO      Sto male, figlio mio, male! Mentre cammenavo, primma m’è venuta ‘a manca’ ‘a coscia deritta, subbeto doppo m’è mancata l’ata coscia e, si nun m’avesse mantenuto Olga, putevo sbattere cu’ ‘a capa ‘nterra e putevo pure murì!

LORENZO      Ma no, signor Alfonso, che dite, voi state così bene, sarà stata un po’ di debolezza…

ALFONSO      Pierì, ma è proprio nicessario ca ‘stu ‘nzallanuto sta ccà?

PIETRO          Lorè, te vuo’ sta’ ‘nu poco zitto?

LORENZO      Scusa tanto…

MARIA            Ma adesso come state? Le gambe stanno bene?

ALFONSO      Eeeh… accussì accussì, ‘nu poco meglio… chella po’ Olga m’ha

                         fatto assettà, me songo arrepusato ‘nu poco, ce simmo mangiato ‘nu gelato e po’, chianu chiano, simmo turnate ccà.

MARIA            Papà e che vi siete cucinato per pranzo?

ALFONSO      Marì, e chi ‘a teneva ‘a forza ‘e cucenà?

GIANCARLO  Ma allora stai digiuno?

ALFONSO      Seh, stevo riuno! Ora ci sta Olga che pensa a me! Aggio mangiato ‘o bigoss!

MARIA            Che avete mangiato?

ALFONSO      Il bigosso, una specialità polacca!

LORENZO      Ah, il bìgos… è buono…

GIANCARLO  E tu che ne sai?

LORENZO      Tempo fa conobbi una polacca che…

PIETRO          Sì, sì, vabbè, abbiamo capito… Papà, e come è fatto questo bìgos?

ALFONSO      Carna stufata, cavulesciore e crati!

GIANCARLO  Crati?

MARIA            Forse volete dire crauti…

ALFONSO      Sì, me pare accussì… era ‘n’evera gialla…

MARIA            E ve lo siete mangiato?

ALFONSO      ‘A verità, l’evera gialla me faceva ‘nu poco senso… e’ cavulesciore, o ssaje ca nun ce vaco tanto appriesso… però ‘a carne era sapurita… m’aggio mangiato sulo ‘a carne…

MARIA            Allora vuol dire che stasera, per cena, vi faccio un brodino, visto che avete mangiato pesante.

ALFONSO      Ch’è, mò si gelosa? Nun te preoccupà, me piace cchiù assaie ‘a cucina napulitana che fai tu!

MARIA            Sì, sì, ho capito… vabbè, io mi vado a mettere addosso qualcosa di comodo e a togliere queste scarpe… (via dalla comune a destra)

LORENZO      Beh, io esco… ho una situazione per le mani… non vorrei perderla….

PIETRO          ‘N’ata situazione? Lorè, per piacere: invece d’‘a “situazione”, cerca i mezzi per convincere tua moglie a farte turnà a casa, perché Maria è stata categorica: a dormire qua non vuole più nessuno!

LORENZO      Stai tranquillo: già ho telefonato a Lucia e sto a buon punto.

GIANCARLO  A buon punto con una semplice telefonata?

LORENZO      Semplice? Io le ho implorato di perdonarmi piangendo, le ho promesso di cambiare, di esserle fedele per sempre e le ho detto

                         che, se non mi perdonasse, potrei anche fare una sciocchezza.

GIANCARLO  Cose da pazzi! E Lucia ci ha creduto?

LORENZO      Beh, ha detto che ci avrebbe pensato; io non ho insistito e le ho detto che l’avrei chiamata stasera e avrei passato la giornata a pregare per avere il suo perdono.

PIETRO          E te ne vai a pregare dalla “situazione”? No, tu sei irrecuperabile: ha ragione Maria: la soluzione migliore è il suicidio! Lorè, va t’accide!

LORENZO      Pietro, amico mio, quante volte te lo devo dire? Ogni lasciata è persa! Io vado… ci vediamo più tardi! (via dalla comune a sinistra)

PIETRO          Nun turnà cchiù!

ALFONSO      Neh, Pierì, ma ll’amice tuoie so’ tutte comme a chillo?

PIETRO          No, papà, stai tranquillo, fortunatamente Lorenzo è unico!

GIANCARLO  Papà, ma ora dove stanno Olga e il marito?

ALFONSO      Ah, quanno simme asciute, ‘o marito durmeva; quanno simme turnate, steva ancora durmenno… però se sentevano ‘nu sacco ‘e rummure ‘a dint’‘a stanza e Olga ha ditto ch’è ‘nu poco sunnambolo e, mentre dorme, se sosa all’intrasatto e va sbattenno pe’ tutte parte.

PIETRO          Pure sonnambulo? E mò dove stanno?

ALFONSO      Poco primma ca turnave tu, j’ me so’ gghiuto ‘arrepusà ‘nu poco e essa è asciuta cu’ ‘o marito, per vedè ‘e truvà ‘na sistemazione.

GIANCARLO  E mi pare giusto, non lo potete certo ospitare in eterno.

ALFONSO      Va buo’, chillo po’ nun dà tantu fastidio…

PIETRO          Papà, ascoltami un momento… senza arrabbiarti… siediti…

ALFONSO      (siede; sospettoso) Che m’hê ‘a dicere? Sentimmo!

PIETRO          Papà, noi siamo certi che tu stai bene in salute…

ALFONSO      (si alza di colpo) Nun te voglio sentere cchiù… già saccio addò vuo’ j’ a parà: Olga di qua non se ne va! Io ho bisogno della badanta!

GIANCARLO  Papà, calmati se no poi ti senti male.

ALFONSO      Io già stongo male, ma voi non mi credete! Lasciatemi in pace! Mò me vaco a mettere ‘ncoppa o’ lietto, pecché m’avite affaticato troppo! (via dalla comune a destra; sotto la porta) La badanta resta qua!

GIANCARLO  No, io dico che la polacca l’ha plagiato… non so come né perché, ma sicuramente è così!

PIETRO          Comincio a pensarlo pure io… ma a quale scopo?

GIANCARLO  Non lo so… per quanto mi sia scervellato, non riesco a capire che cosa lo leghi a questa donna.

PIETRO          L’unica speranza è che scopra qualcosa l’investigatore.

GIANCARLO  Io intanto tengo pure il problema della casa da risolvere.

PIETRO          Ma hai avuto notizie?

GIANCARLO  Stamattina, prima di andare al lavoro, ci sono passato e il portiere ha detto che quello del piano di sopra è rientrato ieri sera tardi e stamattina andava dai pompieri per sapere qualcosa.

PIETRO          Ma il solaio è caduto tutto?

GIANCARLO  Noò, era caduto solo un mattone, ma i pompieri, per sicurezza non danno l’agibilità fino a che non venga fatta una perizia.

PIETRO          Allora vedrai che andrà tutto bene.

GIANCARLO  Speriamo! Mò però voglio farci un salto per vedere come stanno le cose… torno presto; tu intanto, se hai notizie dall’investigatore, chiamami.

PIETRO          (lo accompagna alla porta) Non ti preoccupare, se ci sono novità ti telefono… aspè, nell’ingresso c’è un mazzo di chiavi, mò te le dò, così entri quando vuoi. (via con Giancarlo dalla comune a sinistra)

SCENA TERZA

(Guido e Teresa, poi Maria)

GUIDO            (entra con Teresa dalla comune da destra) Ma non dire sciocchezze!

TERESA         Non sono sciocchezze, Guido; io sono capitata qua in un momento sbagliato; sono certa che i tuoi siano persone gentilissime e che magari, in una situazione diversa, mi avrebbero ospitata volentieri, ma adesso penso che dò solo fastidio.

GUIDO            Ma quale fastidio? Guarda che stamattina ho parlato con mia madre e mi ha detto che di, tutti quelli che le hanno invaso la casa, tu sei l’unica che non le dispiace che ci sia.

TERESA         Sì, lo so, ma sono certa che lo ha detto per fare piacere a te.

GUIDO            Vabbè, ho capito: non ti piace stare qua! D’altronde, come darti torto? Sei capitata in un manicomio. Allora che vuoi fare? Te ne vuoi andare?

TERESA         Non sto dicendo che me ne voglio andare… e poi andare dove? Sto solo dicendo che qui mi sento fuori posto… mi sento… una intrusa, ecco.

GUIDO            Ma quale intrusa? Ma se ti ho dovuto quasi pregare per farti accettare di stare qua…

TERESA         Sì, lo so, ma io pensavo di poter stare nella camera di tua sorella

                         che non c’era e quindi senza scombinare niente; invece mò tu devi dormire su un divano ed io in camera tua che non è certo la camera di una ragazza…

GUIDO            Beh, ti avevo avvisata, ma tu avevi detto che non era importante; mò invece ti lamenti… c’è qualcosa di strano in camera mia?

TERESA         Non c’è niente di strano e non mi sto lamentando… solo che, quando mi sono svegliata stamattina, da una parte ci stava Maradona che mi guardava, dall’altra Insigne che mi sorrideva e, di fronte al letto, Higuaìn che stava per darmi un calcio e la Ferrari di Vèttel che stava per venirmi addosso.

GUIDO            Vabbè, lo sai che sono tifoso del Napoli e della Ferrari…

TERESA         Lo so, ma quando sono venuta pensavo di dormire in mezzo alle bambole, non nello spogliatoio del San Paolo.

GUIDO            Allora vuol dire che dopo tolgo tutti i poster dalle pareti, va bene?

TERESA         E tu faresti questo? E perché?

GUIDO            Perché… perché… perché! Ma perché mi chiedi sempre perché?

TERESA         Perché voglio saperlo, va bene?

GUIDO            Ok! Se proprio lo vuoi sapere, lo faccio perché mi sono scocciato anch’io di vedere Maradona, Insigne e Higuaìn quando mi sveglio la mattina! (scimmiottandola) Va bene?

TERESA         Ah, sì? E chi vorresti vedere?

GUIDO            Per esempio… Monica Bellucci… Scarlett Johansson… Charlize Theron…

TERESA         Imbecille!

GUIDO            Scema… lo faccio per te, lo sai benissimo! E non dire di nuovo “perché?”

TERESA         Sì, ma…

GUIDO            (interrompendola) Lo so, lo so, siamo solo amici… e poi tu hai portato un poco di gioventù in questa casa piena di vecchi!

MARIA            (entra dalla comune da destra) Ah! Così io sarei vecchia!

GUIDO            Tu? E mica mi riferivo a te, mamma! Tu sei una ragazzina!

MARIA            Sì, sì, sfotti tu… piuttosto, invece di lamentarti del “vecchiume” che c’è in questa casa, perché non cerchi di renderti utile e ci dai una mano?

GUIDO            Una mano? E a fare che?

MARIA            Guido, tu lo sai che il nonno stravede per te…

GUIDO            Eh! A Natale, l’anno scorso, invece del solito CD, mi ha regalato un DVD!  

TERESA         Dai, almeno ci ha provato…

GUIDO            Sto scherzando; effettivamente sono sempre stato il preferito del nonno.

MARIA            Per questo penso che tu sia l’unico che possa farlo parlare.

GUIDO            Mamma, non capisco… parlare di cosa?

MARIA            Guido, (indicando con lo sguardo Teresa) lo so che hai altro a cui pensare, ma non hai notato niente di strano in tuo nonno?

GUIDO            Ma il nonno è sempre stato un tipo strano, lo sai anche tu.

MARIA            Certo, ma ora non lo trovi più strano del solito?

GUIDO            Per il fatto che dice di stare male? Beh, in effetti non mi sembra che stia veramente male.

TERESA         Anche a me è parso che esagerasse; anzi, ho avuto l’impressione che l’unico suo scopo fosse dimostrare di aver bisogno di una badante.

MARIA            Vedi? Pure Teresa, che non lo conosce, se ne è accorta!

GUIDO            Sì, ma io che posso fare?

MARIA            Cerca di parlargli, dimostrati preoccupato per la sua salute, poi fai cadere il discorso sulla badante e vedi se magari si confida con te; cerca almeno di capire cosa rappresenta per lui questa polacca, perché la vuole in casa… insomma, Guido, più cose riesci a scoprire, più ci capiremo qualcosa.

GUIDO            Mah… io posso anche provarci, ma credo che il nonno non ci cascherà.

TERESA         Beh, almeno ci avrai provato, no? Vuoi che gli parliamo io e te? Può darsi che insieme riusciamo a tirargli fuori qualcosa.

MARIA            Potrebbe essere un’idea… sta in camera sua, chiedigli se vuole un po’ di compagnia.

GUIDO            Ok, vieni, Teresa, (in tono solenne) andiamo ad indagare! (via con Teresa dalla comune a destra)

MARIA            Speriamo bene! (suonano alla porta; via dalla comune a sinistra)

SCENA QUARTA

(Olga, Maria ed Ernesto, poi Pietro, quindi Guido e Teresa)

OLGA              (entra con Maria ed Ernesto dalla comune da sinistra) Signora Maria, purtroppo non siamo ancora riusciti a trovare una sistemazione per mio marito.

MARIA            Signora Olga, avevate detto che era solo per una notte… avete visto voi stessa come stiamo combinati…

ERNESTO      Avete ragione, abbiate un poco di pazienza ancora per stanotte e sicuramente per domani, in un modo o nell’altro, me ne andrò.

MARIA            E va bene! Però fate il possibile, mi raccomando.

ERNESTO      (in tono risentito) Signora, è mio interesse trovare una sistemazione, specialmente dopo quello che abbiamo passato in questi mesi. Non crediate che mi piaccia stare ad elemosinare per dormire un’altra notte?

OLGA              Ernesto, non parlare così! Signora stata già tanto paziente, vuoi io perda lavoro di badante? Chiedi scusa a signora!

MARIA            No, non c’è bisogno, non fa niente…

ERNESTO      Scusate, signora, ma sto vivendo un momento difficile… posso andare a riposare un po’?

MARIA            Certo, andate…

ERNESTO      Grazie. (via a destra)

OLGA              Scusate lui, signora, lui ha brutto carattere…

MARIA            Questo lo avevo capito!

OLGA              Grazie… ora vedo se signor Alfonso ha bisogno…

MARIA            No, aspettate, ora sta un po’ con Guido e Teresa… ma sedetevi qui con me, parliamo un poco, così ci conosciamo meglio…

OLGA              Ma… non so se posso…

MARIA            Ma certo, ve lo sto dicendo io, no?  Accomodatevi… (siedono) Allora, ditemi, è la prima volta che venite in Italia?

OLGA              No, io stata in viaggio di nozze… tanti anni fa… Ernesto fece visitare Napoli, Capri, Pompei, Costiera… meraviglioso!

MARIA            È vero! Ma vostro marito non ha nessun parente a Napoli?

OLGA              No, purtroppo lui figlio unico… quando venuta io conosciuto anche suoi genitori… ma ora loro morti da tempo… c’era un zio che abitava a Posillipo; noi stati proprio ora là, ma saputo che anche lui morto qualche anno fa.

MARIA            Ho capito. E ditemi un po’ come avete conosciuto mio suocero?

OLGA              Io stavo da amica che fa cameriera presso famiglia a via Cilea, lei abita qua vicino; quando io arrivata, lei detto a tutti che io cercavo lavoro, uno qualsiasi, anche come badante; disse pure a figlia di salumiere dove faceva spesa… Fortuna suo nome, mi pare …

MARIA            Ah, sì, la figlia di don Peppe…

OLGA              Sì, lei… stata lei a dire me che c’era un signore molto perbene che cercava badante e così presentato a me vostro suocero.

MARIA            Ah, ho capito… allora possiamo dire che è stato un colpo di fortuna! (sorride acida)

OLGA              Diciamo.

MARIA            Ma voi avete già fatto questo lavoro… sì, dico, la badante?

OLGA              Sinceramente, è prima volta. Però io maestra elementare, conosco molto bene bambini; si dice che vecchi sono come bambini; poi mia madre era infermiera e ha insegnato a me suo mestiere…

MARIA            Bene! Allora mio suocero è in buone mani.

OLGA              Grazie. Ora vado da mio marito, se non dispiace.

MARIA            Certo, avete ragione; sono sei mesi che non lo vedete e chissà quante cose avrete da raccontarvi.

OLGA              È vero. Signora Maria, vi prometto che mio marito va via di qua a più presto… grazie ancora… (via a destra, mentre entra Pietro)

PIETRO          (entra dalla comune da sinistra) Novità?

MARIA            Niente! Dice che non hanno trovato ancora nessuna sistemazione per il marito.

PIETRO          Quindi deve stare ancora qua. E non sei riuscita a farti dire niente di come ha conosciuto papà?

MARIA            Ha detto le stesse cose cha ha detto tuo padre: glielo ha fatto conoscere Fortuna.

PIETRO          Era prevedibile. Marì, quei due si sono messi d’accordo. L’unica speranza è che scopra qualcosa l’investigatore.

MARIA            Ho chiesto a Guido e Teresa di parlare col nonno, magari si confida con loro.

PIETRO          Non credo proprio, Marì, papà si è chiuso a riccio; per lui è una cosa talmente seria ed importante da non volerla condividere nemmeno coi figli… figurati se ne parla al nipote e ad una sconosciuta.

MARIA            Non ti credere: a volte i ragazzi sanno come ottenere quello che vogliono.

PIETRO          Quello che non riesco a capire è che cosa ha in mano questa polacca per aver convinto mio padre a portarsela a casa e soprattutto che cosa si aspetta di ricavare da questa situazione!

MARIA            Se fosse un’extracomunitaria, potrei capire…

PIETRO          Appunto, non ha neppure bisogno del permesso di soggiorno, la “Polacchia” fa parte dell’unione europea… (come colpito da un ricordo) La Polacchia… ora ricordo! Quando eravamo ragazzi, Papà raccontava una storia accaduta durante la guerra… ma non ricordo di che parlasse…

MARIA            Ma tuo padre ha ottant’anni, durante la guerra era un bambino…

PIETRO          Sì, lo so, però ricordo che in questa storia c’entrava la “Polacchia”! 

MARIA            Dobbiamo fare in modo di parlare della guerra quando c’è lui.

GUIDO           (entra con Teresa dalla comune da destra) Che c’entra la guerra?

PIETRO          Mi sono ricordato che il nonno parlava spesso della guerra e accennava alla Polonia.

TERESA         No, non credo che c’entri la guerra…

MARIA            Lo avete fatto parlare?

GUIDO            Parlare, proprio no, però qualcosa gli è scappato.

PIETRO          Qualcosa di importante?

GUIDO            Non lo so… Io gli ho chiesto come si sentisse e lui ha incominciato a parlare dei suoi malanni; Teresa allora ha cominciato ad adularlo, gli ha detto che lei lo vedeva in forma…

TERESA         Gli ho detto che secondo me doveva solo fare un po’ di esercizio e i dolori sarebbero passati, che non dimostrava proprio di avere ottant’anni ed io non gliene avrei dati più di settanta, anche perché non ha neppure i capelli bianchi…

GUIDO            E intanto lui sorrideva compiaciuto; poi Teresa gli ha detto: “Siete proprio un bell’uomo!” E gli ha dato un bacetto sulla fronte. 

TERESA         Lui è arrossito e allora gli ho detto: “Signor Alfonso, se avessi trent’anni di più vi sposerei… ma non avete mai pensato di risposarvi?” E lui: “Si, sposarmi all’età mia… e poi io sono fedele alla memoria di mia moglie…”

GUIDO            Io ho approfittato e ho detto: “Che peccato che Olga sia sposata; secondo me sarebbe stata proprio la moglie ideale per il nonno…” e lui, senza riflettere, ha detto: “Seh, Olga… e comme m’‘a spusavo? Chella è ‘na figlia d’‘a mia…”

TERESA         Allora io: “Olga vostra figlia? Ma che dite?”

GUIDO            Lui, a questo punto, con imbarazzo ha detto che voleva dire che Olga avrebbe potuto essere sua figlia per l’età e poi subito ha chiesto di lasciarlo riposare perché era stanco.

TERESA         A me è parso turbato, come se avesse detto qualcosa che non voleva dire.

PIETRO          E che cosa? Quando è nata Olga il nonno aveva undici anni.

MARIA            Ne sappiamo meno di prima.

GUIDO            Mamma, te l’ho detto che non serviva a niente: chissà quale segreto nasconde il nonno! Comunque ora Teresa ed io usciamo: dobbiamo comprare un libro… andiamo, Terry.

TERESA         A più tardi. (via con Guido dalla comune a sinistra)

MARIA            Beh, io vado in cucina, ho da fare… devo preparare un’altra cena per nove persone, tanto sono sicura che Giancarlo e Lorenzo qua tornano.

PIETRO          Lorenzo dice che ha quasi convinto Lucia a perdonarlo.

MARIA            Lucia non è una santa, è una martire!

PIETRO          Secondo me, è una scema! Andiamo, ti do una mano in cucina. (via con Maria a sinistra)

SCENA QUINTA

(Alfonso e Olga, poi Ernesto, quindi Pietro)

ALFONSO      (entra dalla comune da destra e va a bussare alla porta della camera a destra) Olga!

OLGA              (apre la porta ed entra) Che c’è?

ALFONSO      Dobbiamo parlare!

OLGA              Dite, avete bisogno di qualcosa?

ALFONSO      No, nun me serve niente, vulevo solo sapé se hai trovato ‘na sistemazione per tuo marito.

OLGA              No, mi dispiace, ma zio di Posillipo morto; Ernesto non ha parenti; poi non più a Napoli molto tempo, non conosce nessuno…

ALFONSO      Chisto è ‘nu problema serio… ma tu ll’he ditto qualcosa di noi, o sape che sei solo la badanta?

OLGA              No, lui non sa niente, è meglio per ora. Io mai pensato lui ricomparisse proprio adesso, dopo sei mesi e poi a Napoli.

ALFONSO      E chillo ‘o riavulo tene ‘e ccorne!

OLGA              Perché, moglie lui tradisce?

ALFONSO      A chi?

OLGA              All’amico vostro Oriavulo… so che qui dite uno tiene corna quando moglie lui tradisce.

ALFONSO      Ma ch’hê capito? ‘O riavulo serebbe il diavolo e nui dicimmo ca ‘o riavulo tene ‘e ccorne, quanno succede ‘na cosa ca nunn’hadda succedere.

OLGA              Ah, capito, è modo di dire.

ALFONSO      Intanto, ccà mariteto nun po’ sta; mia nuora ave ragione: ‘a ‘nu mumento a’ ‘n’ato s’è truvata ‘a casa chiena ‘e gente. Io pensavo ‘e te fa sta’ ccà pe’ te fa’ cunoscere meglio, primma ‘e ce dicere chi sei… tenevemo ‘nu pare ‘e mise, primma ca turnava Luisa e invece…

OLGA              E invece “oriavulo teneccorne”.

ALFONSO      Brava, subbeto hê capito!

OLGA              Ma adesso come facciamo? Mio marito non sa dove andare… stanotte vostra nuora ha detto può stare, ma poi?

ALFONSO      Aspetta, aggio pensato ‘na cosa: ce sta ‘n’amico mio ch’è virulo e sta isso sulo…

OLGA              Cosa è virulo?

ALFONSO      Virulo… significa ch’‘a mugliera è decessa.

OLGA              Decessa?

ALFONSO      È decessa… è morta.

OLGA              Ah, come dire… vedovo?

ALFONSO      E j’ ch’aggio ditto? Domani mattina ‘o jammo a truvà e’ giardinette; lle dico che gli ho trovato un damo di compagnia, che non lo deve pavare, ma dargli solo vitto e alloggio… te faccio vedé comm’è cuntento e accussì sistemiamo a tuo marito.

OLGA              Bisogna vedere se Ernesto d’accordo…

ERNESTO      (entra da destra) D’accordo a cosa?

ALFONSO      A fare il damo di compagnia!

ERNESTO      (a Olga) Ma che sta dicendo?

OLGA              Ernesto, signor Alfonso forse trovato te sistemazione: c’è suo amico rimasto vedovo; lui non piace stare solo e vuole lui proporre farti stare da lui… tu devi solo tenere compagnia e in cambio lui da te vitto e alloggio.

ERNESTO      Certo, non è un lavoro… però è meglio di niente… e questo amico dove abita?

ALFONSO      Sta ccà vicino… così non vi allontanate da Olga… anzi, ‘a matina, Olga accumpagna a me e’ giardinette, vui accumpagnate all’amico mio e mentre nuie jucammo, vuie state assieme.

OLGA              Ernesto, non ti sembra buona idea?

ERNESTO      Sì, però dobbiamo vedere se questo amico è d’accordo…

ALFONSO      Nun ve preoccupate: ci penso io: o è d’accordo, o ‘o faccio essere d’accordo!

OLGA              Bravo, signor Alfonso!

ALFONSO      Per la mia badanta, qualunqua cosa… e po’ ‘o ddico sempe: “I mariti della mia badanta sono mariti miei”

ERNESTO      Ma che sta dicendo?

OLGA              No, lui piace scherzare…

ERNESTO      Vabbè, Olga, ero venuto a chiamarti per farti vedere una cosa…

OLGA              Signor Alfonso, posso andare? Non avere ancora bisogno di me?

ALFONSO      Qua siete a casa vostra, potete andare dove volete.

OLGA              Grazie, se avete bisogno, chiamatemi. (via con Ernesto a destra)

PIETRO          (entra da sinistra) Papà, stai qua… come ti senti?

ALFONSO      E comme m’aggia sentì, figliu mio? ‘O ssaie ca nun stongo bbuono…

PIETRO          Papà, per piacere, lo sappiamo tutti e due che non hai nulla…

ALFONSO      (scatta) Mò accummience ‘n’ata vota? Ma pecchè nun me vulite credere?

PIETRO          Perché sei mio padre e nessuno ti conosce meglio di me; in tutta la tua vita non ti sei mai lamentato di stare male, anzi, se avevi qualcosa dicevi che non era niente, che stavi bene…

ALFONSO      Ma allora ero giovane, tenevo ‘a forza ‘e suppurtà qualunqua cosa: me sentevo ‘nu lione; mò me so’ fatto viecchio e nun supporto cchiù ‘o dulore!

PIETRO          Papà, per favore, non prendermi per cretino… tu non sopporti più il dolore?

ALFONSO      E nun supporto cchiù manco a te, a frateto, a mugliereta e a tutte chille ca nun me credeno!

PIETRO          Papà, calmati, non prendiamoci in giro; tu fai tutto questo per far stare qua la tua amica Olga.

ALFONSO      Figlio ingrato! E chesto chello che pienze? Allora non abbiamo cchiù niente da dirci! (via dalla comune a destra; sulla porta) Figlio ingrato!

PIETRO          Gué, non c’è niente da fare: non si smuove di un millimetro… no, ma io devo trovare il sistema per farlo crollare…

SCENA SESTA

(Giancarlo e detto, poi Alfonso, poi Maria, quindi Olga)

GIANCARLO  (entra dalla comune da sinistra) Non basta il solaio della mia cucina? Che altro vuoi far crollare?

PIETRO          Il castello di fesserie creato da nostro padre. Allora, novità a casa tua?

GIANCARLO  Beh, a parte il fatto che non potrò entrare in cucina finché non rifaranno il solaio, pare che stanotte potrò dormire nel mio letto.

PIETRO          Ah, meno male, speriamo pure che Lorenzo riesca a convincere la moglie, così almeno liberiamo il soggiorno.

GIANCARLO  Stanne certo; quello è capace di abbindolare la moglie al punto che alla fine chiede lei scusa a lui. Quindi, con papà nessun progresso?

PIETRO          Macché, Giancà, appena accenni a qualcosa riguardo al suo stato di salute, non ti fa nemmeno parlare, continua a dire che non gli crediamo, si offende e se ne va; proprio adesso, dopo l’ultimo tentativo, mi ha detto che non abbiamo più nulla da dirci.

GIANCARLO  Intanto, questa storia ci sta sfuggendo di mano.

PIETRO          Giancà, dobbiamo scoprire che cosa leghi papà alla Polacca… mi sono ricordato che, quando eravamo bambini, papà parlava di qualcosa che era successe in “Polacchia”, come la chiama lui, ma non riesco a ricordare nient’altro.

GIANCARLO  (come folgorato) Zio Evaristo!

PIETRO          Zio Evaristo? E chi è?

GIANCARLO  Ma come, non ti ricordi che papà ne parlava sempre?

PIETRO          ‘A verità, no.

GIANCARLO  Nonno e nonna ebbero papà in tarda età, quando già avevano un figlio di quindici anni…

PIETRO          Aspè, ora comincio a ricordare… Papà parlava sempre di un fratello grande che non c’era più…

GIANCARLO  Appunto: zio Evaristo! Durante la guerra, per evitare di essere arruolato, si era nascosto nell’eremo dei Camaldoli, fingendosi monaco. Una sera che stava tornando in convento, dopo essere stato dai genitori, nonostante indossasse il saio, fu fermato da una ronda; gli chiesero i documenti e lui si impaurì, prima disse che li aveva lasciati in convento, poi li esibì… insomma, si insospettirono e lo portarono in caserma dai carabinieri.

PIETRO          E che era un delinquente?

GIANCARLO  No, era un renitente… fu arrestato dai tedeschi e fu deportato… indovina dove?

PIETRO          In Polonia!

GIANCARLO  Esatto! E di lui non si è saputo più niente. Alla fine fu dichiarato morto nel campo di prigionia in Polonia.

PIETRO          Giancà, ti ricordi quello che ha detto l’investigatore a proposito del padre della polacca?

GIANCARLO  Stai pensando quello che penso io?

PIETRO          Questo spiegherebbe tutto…

GIANCARLO  Se è così, abbiamo il modo di farlo confessare. Chiama Papà.

PIETRO          Chiamalo tu, se lo chiamo io non mi risponde.

GIANCARLO  (va alla comune a destra) Papà, sono tornato, puoi venire un momento?

ALFONSO      (d.d.) Aspè, Giancà, mò vengo.

PIETRO          Parla tu, mò ti faccio vedere che mi ignora,

ALFONSO      (entra dalla comune da destra) Gué, Giancà, ch’hê fatto c’‘a casa?

GIANCARLO  Papà, buone notizie: posso tornare a casa, solo non posso usare la cucina.

ALFONSO      E va buò, viene ccà a mangià… me fa piacere, abbasta ca nun faie comm’ a frateto ca ogne tanto mi fa un interrocatorio!

PIETRO          Papà, ma quale interrogatorio.

ALFONSO      (ignorandolo) E pe’ quantu tiempo nun può usà ‘a cucina?

GIANCARLO  Penso per qualche giorno, devono rifare il solaio.

ALFONSO      E mò ll’hê ‘a pavà tu ‘sti lavori?

GIANCARLO  No, papà, paga l’assicurazione del palazzo.

ALFONSO      Ah, menu male.

GIANCARLO  Papà, senti, è da un po’ di tempo che volevo chiederti una cosa, poi tu ti sei ammalato e non ci ho pensato più…

ALFONSO      Chieteto e vi sarà tato! Dimme, ‘e che se tratta?

GIANCARLO  Papà, mi sono ricordato che, quando ero piccolo, tu mi raccontavi che avevi un fratello… zio Egisto, mi pare…

ALFONSO      Evaristo! Zio Evaristo si chiamava… eh, povero fratu mio! Ma comm’è ca t’è venuto a mente?

GIANCARLO  E mò te lo spiego… hai visto mai in televisione quel programma che fa Albano?

ALFONSO      Albano? Chi, chillo che canta? E chi ‘o canosce. Noo, io a televisione già ‘a guardo, poco, figurammice si me metto a sentì ‘e canzone… e po’ chillo m’è addeventato antipatico ‘a quanno ha lassato a chella bella Romina e s’è miso cu’ chell’ata.

GIANCARLO  Lecciso.

ALFONSO      Io? Ma quanno maie… m’è antipatico, ma no fino a chistu punto.

GIANCARLO  Papà, ma che stai dicendo?

ALFONSO      Gué, tu hê ditto ca io l’aggi’acciso!

GIANCARLO  Papà, Lecciso è quella con cui sta Albano.

ALFONSO      Ah, accussì se chiamma Loredana?

PIETRO          E meno male che non lo conosce!

GIANCARLO  Comunque papà, in quel programma Albano non canta, ma riesce a trovare persone che i parenti non vedono da una vita e le fa incontrare coi propri cari.

ALFONSO      Overo? No… nun l’aggio mai visto…

GIANCARLO  Io invece qualche volta lo guardo e, un paio di settimane fa, fece ricongiungere due fratelli che non si vedevano da cinquant’anni; allora mi è venuto in mente di tuo fratello. Magari, se scrivi ad Albano, potrebbe rintracciarlo…

ALFONSO      Figlio mio, nisciuno lo può rintracciare; primma ‘e tutto pecché mò tenesse nuvantacinc’anne; ma soprattutto perché tuo zio fui fatto priggiuniero dai tedeschi e fu deportato in Polonia, dove morette nel campo di priggionia!

GIANCARLO  Ma sei sicuro che morì? Non potrebbe essere scappato e, che so, avere sposato qualche polacca… avere avuto dei figli… io un tentativo lo farei, magari potrebbe rintracciare qualche figlio… potresti avere una nipote senza saperlo…

ALFONSO      (imbarazzato) ‘Na nepota? E pecchè proprio ‘na nepota e no ‘nu nepote?

GIANCARLO  Papà, mi è venuta così… io ho pensato di scrivere una bella lettera ad Albano, che ne pensi?

ALFONSO      Che ne penzo? Penzo ca nun c’è bisogno… si fratemo era vivo, se faceva vivo…

PIETRO          E si era muorto, se faceva muorto.

ALFONSO      Tu statte zitto!

PIETRO          E invece io parlo… mi sembra un’ottima idea, Giancà, prepariamola questa lettera.

ALFONSO      Ma che vulite ‘a me? Mo nun lassate ‘npace manco ‘e muorte?

GIANCARLO  Ma che dici, papà? Non mi dire che non saresti felice di scoprire di avere un nipote?

PIETRO          O una nipote!

ALFONSO      Certo… ma chesti ccose succedono solo ‘int’a televisione… lassate sta’… tanto nun ponno truvà a nisciuno… fratemo è muorto sittant’anne fa, lassatelo arrepusà in pace!

PIETRO          Amen.

GIANCARLO  Papà, io invece sono convinto che bisognerebbe fare un tentativo; con i mezzi che ha la televisione potresti almeno avere la certezza della sua morte in prigionia.

ALFONSO      Giancà, io nun capisco pecché all’intrasatto t’è venuto a mente ‘nu zio ca nun hê mai canusciuto.

GIANCARLO  Perché guardando quella trasmissione ho pensato che sarei felice di scoprire di avere un cugino.

PIETRO          O magari una cugina.

ALFONSO      Ah, pecché a vuie ve facesse piacere ‘e sapé…

PIETRO          Sarebbe una cosa meravigliosa.

ALFONSO      Addirittura?

GIANCARLO  Perché, a te dispiacerebbe scoprire di avere un nipote?

PIETRO          O una nipote polacca?

ALFONSO      E comme no? Ma pecché hê ditto ‘na nepota polacca?

GIANCARLO  Papà, guarda che sappiamo tutto.

PIETRO          E’ inutile che continui a fingere.

ALFONSO      Basta! Basta! Nun c’‘a faccio cchiù! So’ tre gghiuorne ca me state perseguitanno! Basta!

GIANCARLO  Papà, calmati. Nessuno vuole perseguitarti.

ALFONSO      E allora faciteve ‘e fatte vuoste!

PIETRO          Ed è quello che stiamo facendo, papà.

GIANCARLO  Senti, papà, ormai abbiamo capito tutto; è inutile continuare a nascondere la verità. Noi siamo tuoi figli e ti vogliamo bene… dai, raccontaci tutto, noi siamo dalla tua parte…

ALFONSO      Ma che v’aggi’‘a raccuntà…

GIANCARLO  Per esempio potresti parlarci di Olga…

ALFONSO      Allora l’avite capito?

PIETRO          Sì, papà, lo abbiamo capito.

GIANCARLO  Quello che non abbiamo capito è perché hai montato tutta questa storia dei malanni per avere una badante.

PIETRO          Potevi dirci chiaramente di aver trovato la figlia di tuo fratello.

ALFONSO      Me mettevo paura che non me crediveve, ero certo che dicevate ca Olga era un’impostora ca chisà che vuleva… e allora aggio penzato ‘e v’‘a fa’ cunoscere primma e po’ e ve dicere ‘a verità.

GIANCARLO  Papà, ma perché non avremmo dovuto crederti? Se ci avessi raccontato tutto dal primo momento, ti avremmo aiutato.

PIETRO          Ora però devi raccontarci tutto dal principio.

ALFONSO      E va buono! ‘Na dicina ‘e juorne fa, stevo assetteto ‘int’‘e giardinette a piglià ‘nu poco ‘e sole; passaie ‘na signora cu’ ‘na vorza a tracolla, all’intrasatto uno ‘ncopp’a ‘nu muturino l’afferraje ‘a vorza p’‘a scippà; essa nun ‘a lassaje e cadette ‘nterra proprio annanzo a me. Chillo d’‘o muturino, pe’ nun cadé, lassaje a vorza e se ne fuiette.

PIETRO          Cose da pazzi… e la signora si fece male?

ALFONSO      No, fortunatamente nun se facette niente; io l’aiutaie a se sosere: tremmava comm’a ‘na foglia p’‘a paura! ‘A purtaje dint’’o bbar e lle facette bere ‘nu poco d’acqua; po’, doppa ca se calmaje, l’offrette pure ‘nu cafè.

GIANCARLO  Sei sempre cavaliere papà, bravo. E poi?

ALFONSO      E po’ facettemo ‘nu poco ‘e strada insieme; essa nun aveva comme ringraziarme; io lle dicette: “Ringraziare per un cafè, ma che dite? L’importanto è che non vi avete fatto male e che non si hanno pigliato la vorza.”

PIETRO          E bravo a papà.

ALFONSO      Essa allora me dicette che era straniera e ch’‘e napulitane erano gentili e di cuoro! E po’ ca ‘o pate e ‘o ‘o marito erano napulitane; però avev’‘a j’ a fa’ ‘a spesa, me salutaie e se ne jette.

GIANCARLO  E questa signora era Olga, vero?

ALFONSO      Sì, ma non si era presentata. ‘O juorno appriesso ‘a ‘ncuntraje ‘int’‘e giardinette e ‘a salutaje; essa dicette ch’era cuntenta ‘e me vedè; c’assettaime ‘ncopp’a ‘na panchina e ce mettettemo a parlà.

PIETRO          Neh, papà, ma nunn’è che la volevi corteggiare?

ALFONSO      She, all’età mia? Po’ chella era pure spusata…

GIANCARLO  Ah, per questo, se no le facevi la corte… vabbè, dai continua: che successe dopo.

ALFONSO      Niente, essa me dicette che era polacca, ca ‘o marito era sparito ‘a sei mise e era venuta a Napoli cu’ ‘a speranza d’‘o truvà… ca cercava ‘nu lavoro… insomma mi contò la storia della sua vita…

PIETRO          Sì, papà ma come hai scoperto che era tua nipote?

ALFONSO      Me raccuntaie ch’‘a mamma era una ragazza madra e, poco primma ‘e murì, lle dicette ch’‘o pate era ‘nu prigiuniero napulitano ch’essa aveva fatto scappà e aveva annascunnuto.

PIETRO          Caspita, che donna coraggiosa! E poi?

ALFONSO      Po’ se ‘nnammurajene  e quanno essa lle ricette ch’era incinta, ‘o puverielle, per l’emoziona, murette ‘e subbeto; accussì, visto ca nisciuno sapeva ca steva annascosto ‘int’’a casa soia, ‘o seppellette ‘int’’o ciardino.

GIANCARLO  Per questo il padre era sparito.

ALFONSO      E tu che ne saje?

GIANCARLO  Ce l’ha detto lei.

ALFONSO      Overo? Mah! Comunquo, la cosa più importanta è che la mamma lle dicette ca ‘o nommo d’‘o pate… era Evaristo Luongo!

PIETRO          Papà ma tu le avevi già detto come ti chiamavi?

ALFONSO      Noò, e manc’essa a me. Penzate comme me so’ sentuto quanno aggio capito ca stevo parlanno con mia nipota!

GIANCARLO  Altro che Albano!

PIETRO          Ma sei sicuro che questo Evaristo Luongo era proprio tuo fratello?

ALFONSO      E secondo te, quanti napulitane che se chiammavano Evaristo Luongo fuino deportate in Polonia ‘o 1943?

GIANCARLO  Beh, in effetti sembrerebbe una coincidenza quasi impossibile.

ALFONSO      È mia nipota, guagliù, Olga v’è sora cucina!

PIETRO          E ‘o marito c’è frato salotto.

MARIA            (entra da sinistra) Salotto? Neh, non è che state pensando di mettere qualcun altro in salotto?

PIETRO          No, niente, stavo scherzando… piuttosto tieniti forte ché c’è una notizia incredibile!

MARIA            Ancora notizie? Che altro è successo?

GIANCARLO  Niente, abbiamo solo scoperto di avere una cugina.

MARIA            Una cugina? E a chi è figlia? Voi non avete parenti.

PIETRO          A zio Evaristo!

MARIA            E chi è?

ALFONSO      Fratemo!

MARIA            Papà, ma voi non avete fratelli.

GIANCARLO  Maria, papà aveva un fratello più grande di lui, che morì in guerra; solo che, prima di morire, ebbe una relazione da cui nacque una bambina.

MARIA            Uh, mamma mia! Gué, non mi dite che la volete portare qua!

PIETRO          Maria, lei sta già qua: è Olga!

MARIA            La polacca… è vostra cugina? Cose da pazzi! Papà, ma perché tutta quella messa in scena della badante? Non potevate dirlo subito?

ALFONSO      Ve la volevo prima fare canoscere e po’ v’‘o ddicevo…

OLGA              (entra da destra) Scusate, volevo sapere se il signor Alfonso aveva bisogno di qualcosa…

PIETRO          No, tuo zio non ha bisogno di niente.

OLGA              Mio zio? Ma… allora sapete tutto?

ALFONSO      Sì, Olga, ce l’aggio avut’‘a dicere, m’hanno sgamato…

OLGA              Scusatemi, io non volevo ingannare, non volevo venire stare qui, ma lui insistito tanto, lui detto che meglio voi conoscere me bene prima di sapere verità… mi dispiace tanto io mentito…

MARIA            E quello vostro zio non si fida molto di noi.

ALFONSO      Nunn’è overo… sulo me penzavo ca nun me crediveve…

GIANCARLO  Papà, noi non ti crediamo quando ti inventi le storie assurde come il “guasto mobile”, ma se ci avessi detto subito la verità, perché non avremmo dovuto crederti?

PIETRO          Insomma, all’improvviso si è allargata la nostra famiglia.

ALFONSO      Allora nun ve dispiace che v’aggio ditto tutte chelli fessarie?

GIANCARLO  Ci dispiace solo che ci hai fatto preoccupare per la tua salute.

MARIA            Va bene, ma ora dobbiamo pensare a trovare una sistemazione per Olga e il marito, non possono restare a lungo nella camera di Luisa.

ALFONSO      P’‘o marito già ci ho penzato io…

OLGA              Non vi preoccupate, vedrò di trovare un lavoro e intanto tornerò a stare con mia amica.

MARIA            Va bene, ma senza fretta, per il momento ci fa piacere che stai con noi. (suonano alla porta)

GIANCARLO  Vado io… (via dalla comune a sinistra)

MARIA            Questo sarà sicuramente Lorenzo.

SCENA ULTIMA

(Ercole e detti, poi Ernesto, poi Lorenzo, quindi Guido e Teresa)

ERCOLE         (entra con Giancarlo dalla comune da sinistra) Signor Luongo, come vi avevo annunciato, l’agenzia Parrotto non delude mai! Ho scoperto tutto! Le mie serrate indagini hanno finalmente svelato il mistero che vi assillava!

GIANCARLO  Signor Parrotto, arrivate troppo tardi: il mistero lo abbiamo chiarito da soli.

ERCOLE         O bella e come avete fatto?

PIETRO          Nostro padre ci ha raccontato tutto.

ERCOLE         Oh oh oh… e voi ci credete?

GIANCARLO  Scusate, perché non dovremmo credere a nostro padre?

ERCOLE         Ma voi dovete credere a vostro padre!

PIETRO          Scusate, io non capisco: se dobbiamo credere, perché sogghignate?

ERCOLE         Semplice, perché dovete credere a vostro padre, ma non a quello che vi ha raccontato!

MARIA            Scusate, voi siete l’investigatore?

ERCOLE         Ercole Parrotto investigatore a servirvi!

MARIA            Allora potreste essere un po’ più chiaro e farci capire qualcosa?

ERCOLE         Avete ragione, mi spiego meglio: il signor Alfonso vi ha raccontato quello che lui crede sia la verità, ma la sua verità non corrisponde alla vera verità, perché, quandanche lui creda sia la verità, non è la verità!

GIANCARLO  E meno male che si spiegava meglio!

PIETRO          Sentite, signor Parrotto, forse è meglio che ci raccontiate quello che avete scoperto, così può darsi che ci capiamo qualcosa.

ERCOLE         Ottima idea… (indica Olga) posso sapere chi è questa signora?

OLGA              Mio nome Olga Kamincia e sono…

ERCOLE         (la interrompe) Lo so chi siete, grazie.

PIETRO          Insomma, ci volete far capire qualcosa?

ERCOLE         Vengo subito al sodo. Come vi avevo anticipato abbiamo verificato i movimenti della persona in oggetto dal suo arrivo a Napoli ad oggi… (prende il taccuino) la signora è giunta a Napoli circa quattro mesi fa; prima della partenza aveva già trovato lavoro come badante presso una famiglia di via Cilea, dove tuttora risiede; presso questa stessa famiglia, fino a venerdì scorso, data in cui si è licenziata, andava a fare le pulizie tale Assunta Gargiulo, di anni sessanta, sorella del pregiudicato Salvatore Gargiulo, alla quale la signora in oggetto aveva raccontato la sua storia, (ad Olga) non è vero signora Gargiulo?

OLGA              Ma… io non capisco… cosa voi dire…

ALFONSO      Ma chi è chisto? Che vulite ‘a nepotema?

ERCOLE         Mi dispiace, signore, ma questa donna non è vostra nipote: è la signora Assunta Gargiulo!

OLGA              Ma non dire sciocchezze… io Olga Kamincia…

ERNESTO      (entra da destra) Basta, Assù, è inutile, ormai hanno capito tutto!

PIETRO          Ma che sta succedendo qua? Si può sapere cos’è questo imbroglio?

ALFONSO      Pecché m’avite fatto chesto?

ERNESTO      E mò ve lo spiego: è vero, sono suo fratello e da poco sono uscito dal carcere, dove avevo conosciuto un vecchio ergastolano che, tre mesi fa, prima di morire, mi rivelò un segreto che mi avrebbe reso ricco.

MARIA            Ma che abbiamo a che fare noi con un ergastolano?

ERNESTO      Lui stava in galera perché aveva ucciso un tizio durante una rapina.

GIANCARLO  Ma che c’entra tutto questo con mio padre?

ERNESTO      C’entra, perché lui abitava in questa casa e, prima di essere arrestato, aveva nascosto la refurtiva nella camera panoramica…

MARIA            La camera di Luisa!

GIANCARLO  Si, ma ancora non capisco…

ERNESTO      Il morto era un contrabbandiere di diamanti e la refurtiva era un sacchetto pieno di pietre grezze.

GIANCARLO  Ma perché tutta questa farsa?

ERNESTO      Perché nessuno sapeva niente dei diamanti e dovevo entrare qui, senza farvi insospettire, per avere il tempo di recuperarli di nascosto, così nessuno sapeva niente.

PIETRO          Ma l’amico vostro non vi aveva detto dove li aveva nascosti?

ERNESTO      Dietro a un mattone nel cassonetto della tapparella. Così ho scoperto che il proprietario giocava a bocce con altri vecchi; ho chiesto in giro ed ho saputo che raccontava sempre la storia di un fratello morto in Polonia..

OLGA              Quando me lo ha detto, io subito ho pensato ad Olga e così, sfruttando la sua storia, ho avvicinato il signor Alfonso. (ad Alfonso) Sul motorino dello scippo c’era lui.

GIANCARLO  Scusate, ma dopo aver fatto i… fatti vostri, che pensavate di fare?

OLGA              Facevamo passare qualche giorno e poi vi dicevamo che a Napoli non ci trovavamo bene e tornavamo in Polonia…  poi saremmo spariti.

ALFONSO      (ad Olga) Si ‘na ‘nfamona!

ERCOLE         Come vedete, signori, Ercole Parrotto non fallisce mai! Però non capisco perché ci abbiate raccontato questa storia…

ERNESTO      (tira fuori una pistola dalla cintura dei pantaloni) Pecché mò avit’‘a caccià ‘e diamante!

PIETRO          Che cosa?

ERNESTO      Avete capito bene: cacciate i diamanti!

GIANCARLO  Ma chi ne sa niente dei vostri diamanti!

ERNESTO      Nun pazziammo! Ho guardato bene nel cassonetto e non ho trovato niente. Voi soli avete abitato in questa casa, perciò i diamanti li avete presi voi! Vedete di cacciarli, se no incomincio a sparare.

ERCOLE         Beh, io dovrei andare, il mio lavoro è finito… signor Luongo vi farò avere il rapporto…

ERNESTO      Addò vai? Di qua non esce nessuno se prima non escono i diamanti! Anzi, visto che mi siete antipatico, accummencio a sparà a vuie.

ALFONSO      Aspettate, nun sparate! (fronteggia Ernesto) ‘E diamante nun ce stanno cchiù!

PIETRO          Papà, ma che credi di fare? Scusatelo, quella è la vecchiaia…

ERNESTO      Aspettate, che avete detto? Non ci stanno più? Allora ve li siete presi voi! Che ne avete fatto?

GIANCARLO  Per favore, lasciate stare mio padre, cosa volete che ne sappia un povero vecchio dei vostri diamanti?

ALFONSO      Stateve zitte tutte quante! Me vulite fa parlà o no? Ah! Vui ireve piccerille, nun ve putite ricurdà, ma io fecevo i salti mortali pe’ purtà annanzo ‘a famiglia cu’ ‘e poche solde che guadagnavo facenno ‘o masterascio.

GIANCARLO  Certo che ce lo ricordiamo, Papà.

ALFONSO      Affittaje ‘sta casa pecché ‘o padrone ‘e casa era ‘n’amico mio e se pigliava poco ‘e pesone…  

PIETRO          Sì, don Alfredo ‘o carnacuttaro… ci portava sempre le caramelle…

MARIA            (a Pietro) E fallo parlare… allora?

ALFONSO      ‘Nu juorno se spezzaje a funa d’‘a tapparella d’‘a stanza panoramica, mentre ‘a cagniavo se ne carette ‘na preta e ‘int’'o pertuso truvaie ‘nu sacchetiello chino ‘e prete ca lucevano.

ERNESTO      Allora li avete presi voi! Cacciate ‘e diamante!

ALFONSO      Che caccio? Faciteme parlà. A me me parevano strane chelli prete e penzaie che putevano valé quaccosa; accussì ne pigliaie una piccerella e ‘a facette vedé a ‘n’amico che se ne intendeva.

GIANCARLO  Un gioiellere?

ALFONSO      Sì, venneva cullane e braccialette fora ‘a Rinascente; guardaie a preta e dicette: “Alfò chisto è ‘nu zircono, vale almeno cinquantamila lire!” J’ pe’ poco nun svenevo: ‘int’‘o sacchetiello ce ne stevano ‘nu centenaro, assaie cchiù grosse.

PIETRO          Papà, e che ne faciste?

ALFONSO      Turnaje a’ casa e ‘e mettette ‘n’‘ata vota o’ posto lloro: nun tenevo ‘o curaggio d’’e vennere.

ERNESTO      Ma non ci stanno, ho guardato bene!

ALFONSO      Aspettate. Doppo ‘n’anno, ‘o padrone ‘e casa murette e ‘o figlio me dicette ca: o lle devo ‘o ddoppio d’‘o pesone, o se venneva ‘a casa pe’ quinnice miliune.

GIANCARLO  E tu che facesti?

ALFONSO      Io ero disperato, nun sapevo che fa’ e allora me ricurdaie d’‘e prete e lle  dicette ca ce penzavo e po’ lle devo ‘na risposta.

GIANCARLO  Papà che hai combinato?

ALFONSO      ‘O juorno appriesso lle dicette che m’accattavo io ‘a casa, ma primma avev’’a vennere cierti prete ch’avevo ereditate e c’’e facette vedé; isso ‘e guardaje e dicette che, visto ch’ero stato amico d’‘o pate, mi veniva incontro e se pigliaje ‘e pprete in pagamento…

GIANCARLO  Senza nemmeno farle valutare?

ALFONSO      Eh! Fuie proprio ‘n’amico: nun me facette pavà nemmeno ‘e spese d’’o nutaro... doppo però nun ‘o vedette cchiù… ah, po’ aggio saputo che si era trasferito a Montecarlo, chi sa pecché...

ERNESTO      Uh, mamma mia! Che avete combinato? Ma io v’accido! Voi mi avete rovinato. (fa per aggradire Alfonso)

OLGA              Fermete Salvatò! Ch’‘o vuo’ fa’? È ‘nu povero viecchio!

ERNESTO      Assù, ma tu capisci? Quelli erano diamanti grezzi purissimi; all’epoca valevano tra i due e i quattro milioni l’uno. Oggi sarebbero stati più di tre milioni di euro… ma io lo ammazzo (fa per scagliarsi su Alfonso ma Olga gli fa uno sgambetto e lo fa cadere addosso ad Ercole, che prontamente lo disarma)

ALFONSO      Chillu fetentone! Ato ch’’amico! Me venette buono incontro! Pe’ chesto se ne jette a Montecarlo.

ERCOLE         (punta la pistola ad Ernesto) Ora basta! Ormai non c’è niente da fare. I diamanti sono andati, voi non potete accampare alcuna pretesa ed io consiglio ai signori Luongo di denunciarvi per minacce a mano armata.

ERNESTO      No, li denuncio io per appropriazione indebita!

OLGA              Salvatò, ch’hê denuncià? Appropriazione ‘e che? Cammina va’, jammmuncenne a’ casa!

ALFONSO      (ad Olga) Che peccato! Me piacive comme nepota… (si siede)

OLGA              E voi a me come zio… perdonatemi. (gli dà un bacio in fronte, poi a Pietro) Possiamo andare o ci volete denunciare?

PIETRO          Andate, andate pure, non è successo niente… (ad Ernesto) E voi cercate di non tornare più in galera.

ERNESTO      Sì, però ‘a pistola è ‘a mia!

ERCOLE         Tenete… e rimetteteci il tappo rosso, se no passate qualche guaio.

MARIA            Ma allora era una pistola finta?

OLGA              Signora, mio fratello è un ladro e nemmeno tanto bravo, ma non farebbe male ad una mosca… (ad Ernesto) jammo e nun me coinvolgere cchiù ‘int’‘e mbruoglie che fai. Arrivederci. (via dalla comune a sinistra)

MARIA            E come la faceva bene la polacca!

ERCOLE         Beh, signori, io vado, è stato un piacere.

PIETRO          Signor Parrotto, grazie… passo per il vostro studio per la parcella…

ERCOLE         Non importa: dite al nostro comune amico Giorgio che mi deve un favore!

GIANCARLO  Ma avrete avuto delle spese…

ERCOLE         Sciocchezze… piuttosto se avete qualche amico che ha bisogno di sapere se la moglie lo tradisce o ha qualche altro problema, mandatelo da me e…

PIETRO e

GIANCARLO  In un paio di giorni glielo risolvete.

ERCOLE         Bravi! Avete imparato! Conosco la strada, arrivederci! (via dalla comune a sinistra)

MARIA            Mamma mia! Che giornata! Meno male che tutto si è risolto… (ad Alfonso) su, papà, mò non ci pensate più… stasera vi faccio il polpettone come piace a voi… (suonano alla porta) E chi è mò? (via per aprire dalla comune a sinistra)

GIANCARLO  Vuoi vedere che Parrotto ci ha ripensato?

LORENZO      (entra con Maria dalla comune da sinistra) Ragazzi, scusatemi, ho fretta, sono salito a prendere la valigia, Lucia mi ha perdonato; è giù in macchina che mi aspetta, andiamo all’Excelsior!

MARIA            All’Excelsior? E che ci andate a fare?

LORENZO      Ha detto che, visto che a me piace fare certe cose in albergo, poiché a casa lascio a desiderare, vuole vedere che riesco a fare in una camera d’albergo…  ah, le donne! Arrivederci! (prende la valigia e via dalla comune a sinistra)

PIETRO          Cheste so’ ccose ‘e pazze!

MARIA            Però! Hai capito a Lucia? Qualche volta dobbiamo andare in albergo pure io e te: voglio vedé che sai fa’!

PIETRO          Perché non lo sai?

MARIA            Appunto! Può essere che in albergo ti svegli un poco!

GIANCARLO  Pierì, che mi fai sentire?

PIETRO          Nun darle retta: è essa che tene sempe ‘o male ‘e capa!

GUIDO            (entra con Teresa dalla comune da sinistra) Mamma, una bella notizia!

MARIA            Ancora notizie, che è successo?

TERESA         Signora Maria, in libreria abbiamo incontrato una collega che abita nel palazzo accanto in una casa per studentesse; mi ha detto che si era liberata una camera.

GUIDO            Siamo appena stati a vederla e l’abbiamo presa.

TERESA         È molto comoda e il prezzo è buono; io vi ringrazio di vero cuore per quanto avete fatto per me e sono contenta di potervi togliere il disturbo.

MARIA            Ma quale disturbo? Mi piaceva avere una ragazza per casa, mi faceva sentire di meno la mancanza di Luisa; però mi fa piacere per te.

GUIDO            Mamma, non ti preoccupare, noi studiamo insieme, vedrai Teresa più spesso di quanto pensi. (a Teresa) Dai, andiamo a prendere la valigia, così ti accompagno. (via con Teresa dalla comune a destra)

GIANCARLO  Beata gioventù! (ad Alfonso, che sta seduto pensieroso) Papà, dai, non stare così abbattuto…  lo so, sarebbe stato bello trovare realmente una figlia di tuo fratello, capisco la tua delusione, ma ora non devi pensarci più.

ALFONSO      No, nun stevo penzanno a chello, me so’ ricurdato  ‘e ‘na cosa che m’ero proprio levato ‘a capa… aspetta ‘nu mumento… (via dalla comune a destra)

PIETRO          E mò che altro succede?

GIANCARLO  A questo punto, mi aspetto di tutto; comunque l’importante è che tutto si sia chiarito e soprattutto che papà sia tornato normale.

PIETRO          Speriamo!

ALFONSO      (entra dalla comune da destra) Guagliù, io ‘o ssaccio ch’aggio sbagliato a pigliarme chelli prete e nun me ‘mporta si valevano assaie cchiù ‘e ‘sta casa… erano chhiù ‘e quarant’anne che tenevo ‘stu pisemo ‘ncopp’‘a cuscienza; ma mò so’ cuntento, perché saccio che non ho arrubbato niente a nisciuno… …

GIANCARLO  Va bene, papà, ma ora è tutto finito, non pensarci più.

ALFONSO      No, avit’‘a sapé ‘nata cosa: primma ‘e purtà ‘o sacchetiello o’ patrone ‘e casa, me pigliaje pe’ ricordo e ddoje prete cchiù grosse… llaggio tenute astipate fino a mò, pecché nun tenevo ‘o curaggio ‘e v’‘o ddicere, ma mò… le voglio regalare ai miei figli… una a te… e una a te…

PIETRO          Papà, ma queste valgono un patrimonio!

GIANCARLO  Papà, tienile tu, sono tue…

ALFONSO      Nò, io nunn’aggio che ne fa’, a vuie ponno fa’ comodo… però, Giancà, hê ‘a fa’ ‘na cosa pe’ me.

GIANCARLO  Ma certo papà, qualsiasi cosa, dimmi…

ALFONSO      ‘A scrive ‘a lettera a Albano?

PIETRO          Papà, ma ti sei fissato?

GIANCARLO  No, Pietro, ha ragione… te la scrivo, papà. non si può mai sapere…

ALFONSO      Nun se pò mai sapé… (buio, poi musica e sipario)

FINE