LA CAMPANA DELLE TENTAZIONI
Commedia in un prologo e due tempi
di GIOVANNI MOSCA
PERSONAGGI
LISISTRATA RONDINELLA MIRRINA
AMBROSIA LEONTINA CALLIZIA
MELISSA ELENA MELANIA
CORINNA ASPASIA LESBIA
RUGIADINA DI LESBO
FILLIDE- TIMANDRO LOCRI
CALLICRATE NICIA
CIMONE- NEREO LICONE
UN UFFICIALE UN SOLDATO UN VECCHIO
UN BORGHESE LE CORTIGIANE IL PRESENTATORE
Commedia formattata da
PROLOGO
Una piazza di Atene. A sinistra, si vedono salire le inaccessibili mura di Acropoli, fortezza e santuario della citt. Di fronte un piccolo tempio mezzo diroccato al quale si accede per mezzo di una gradinata. Poche sono le colonne intere. A destra del tempio, ma pi avanzata verso il pubblico una statua di legno in onore di Diana, dea della castit; accanto c', di un'altra statua, solo il basamento. In terra, qua e l, tronconi di colonne abbattute. Sui tronconi, come su dei sedili, seggono degli uomini. Al levarsi del sipario, il Presentatore avanza dal primo gradino del tempio, sul quale era seduto, verso la ribalta.
Il Presentatore - La storia che vi racconto una storia n nuova n vecchia: una storia di sempre, e se avrete la bont di ascoltarmi, vi sembrer la vostra, perch la storia di un popolo che, stanco di guerre, di stragi, di lutti, anela alla pace. Ecco tutto. (Rivolgendosi al vecchio pi vicino) Cimone, da quant' che siamo in guerra?
Cimone - Beh, che domande! E' un ricordo che si perde nella notte dei tempi. Io ero un ragazzo quando proprio in questa piazza vidi arrivare il soldato di Maratona, il quale, dopo la gran corsa, fece appena in tempo ad annunciare la vittoria sui persiani, e subito stramazz stecchito. Con tutta l'armatura. Ricordo ancora il tonfo.
Callicrate - A chi la dai ad intendere, Cimone?
Cimone - Perch? Non mi credi? Il fatto vero...
Callicrate - Che sia vero lo sappiamo tutti. Ma non vero che ci fossi tu. Sono passati pi d'ottant'anni da quel giorno, e per quanti tu possa averne...
Cimone - Eppure, vi dico... (Si ride).
Nicia - Via, Cimone, smettila con le tue bugie! Se ci dici che l'ha visto tuo padre...
Cimone - Ebbene, mio padre o io non la stessa cosa? (Severamente) E poi, ragazzi, ai vecchi bisogna credere.
Callicrate - Anche quando dicono bugie?
Cimone - Semprs. Specialmente, anzi, quando dicono bugie. Sono le cose pi belle, del resto, che essi possano dire. (Orgogliosamente) I vecchi sono al mondo per questo.
Nicia - Dunque tu sentisti il tonfo...
Cimone - S che lo sentii. E ben altre cose, poi, nel corso della mia vita vidi e sentii. I Persiani mettere a ferro e fuoco questa nostra Atene dopo la battaglia delle Termopili, poi la rivincita di Salamina, quando Temistocle distrusse la flotta persiana, e Atene fu liberata, e ancora altre invasioni, e ancora altre nostre riscosse, sino a che, finalmente, torn a risplendere il sole..., ma quanti morti, quante rovine, quanto dolore per la conquista d'una pace... (rivolgendosi al Presentatore) che, poi, quanto dur?
Il Presentatore - Quanto pu durare una pace, che si spera sempre lunga, ed breve, al contrario della guerra, che si spera sempre breve, ed lunga. Difatti, quando pareva che dopo tanti anni di dura separazione, le famiglie potessero finalmente tornare a riunirsi nel cerchio di un'unica lampada, ecco Atene e Sparta, che avevano combattuto unite contro i Persiani per la libert della Grecia, cominciare a combattersi tra loro...
Cimone - E cos ferocemente, poi. Ma perch?
Il Presentatore - Beh, il perch vero delle guerre non si sa mai con precisione. (Rassegnato) Bisogna prenderle come vengono, mandate dagli Dei.
Nicia - Questo, certo, il modo pi saggio di prenderle, e anch'io sono della tua opinione. Ma, se per caso, nello scatenarle, c'entrassero un poco anche gli uomini, di chi sarebbe, secondo te, la colpa: di Sparta o di Atene? O, meglio ancora, chi sta dalla parte del torto? chi da quella della ragione?
Il Presentatore - Io penso, Nicia, che tu mi chieda troppo, anche perch passato tanto tempo. Dopo quasi vent'anni di guerra, come possiamo rammentare di chi sia il torto o la ragione?
Cimone - (scuotendo il capo) Io sono dell'opinione che nelle guerre ha ragione chi vince.
Nicia - Perci in questo momento hanno ragione gli Spartani.
Cimone - Sfido, sono accampati quasi sotto le nostre mura!
Il Presentatore - Mentre due anni fa quando Alcibiade fu vittorioso, avevamo ragione noi.
Cimone - Naturalmente, Callicrate. Tant' vero che proprio qui in questa piazza, su quel basamento gli innalzammo una statua...
Nicia - ... che poi subito abbattemmo quando venne sconfitto...
Il Presentatore - ... e che pi tardi, dopo una nuova vittoria, ci affrettammo a rialzare.
Nicia - E adesso dov'?
Il Presentatore - In un magazzino. Si aspetta l'esito della prossima battaglia.
Nicia - Ma insomma, il motivo di questa guerra, si pu sapere?
Il Presentatore - E' passato tanto tempo! Ma se ben ricordo, deve essere questo: noi siamo un regime democratico, vale a dire che siamo liberi, rispettiamo l'altrui libert e vogliamo, naturalmente, che sia rispettata la nostra. Sparta, invece, uno stato autoritario, per meglio farmi capire, totalitario.
Nicia - E vorrebbe imporre a" noi la sua schiavit!
Il Presentatore - No, il contrario. Siamo noi che vogliamo imporre a loro la nostra libert.
Callicrate - E perch la rifiutano?
Il Presentatore - Perch vogliono essere liberi di non volerla.
Callicrate - Cosicch, tutti e due combattiamo per la libert: noi per imporla, e loro per conservarla.
Il Presentatore - Precisamente.
Cimone - E tutti e due, perci siamo dalla parte della ragione.
Il Presentatore - Cos sembra anche a me.
Cimone - E cos stando le cose, non ci si potrebbe mettere d'accordo?
Il Presentatore - Difatti, sarebbe tutt'altro che impossibile, anche perch siamo tutti stanchi, e non c' casa che non abbia la sua benda nera sulla porta.
Cimone - E allora?
Il Presentatore - Dimentichi Alcibiade.
Cimone - Cosa vuole Alcibiade?
Il Presentatore - (indicando il piedestallo) Vuol vedere di nuovo la sua statua l sopra.
Nicia - Ma non muore mai questo Alcibiade?
Il Presentatore - (alzando le spalle) Se anche morisse ne verrebbe un altro ugualmente desideroso di prendere posto su quel piedestallo. (Rassegnato) E' inutile. Fin che ci saranno scultori, ci saranno guerre.
Cimone - Sai che ti dico? Che sono convinto che se comandassero le donne...
Il Presentatore - (al pubblico) E' appunto quello che un giorno immagin Aristofane. Certo, sapete tutti l'idea che improvvisamente venne in mente a Lisistrata. Tutte le donne mettersi d'accordo e dire agli uomini: O voi fate la pace, oppure noi... . Bisogna dire che con questa trovata il nostro commediografo fece molto ridere, ma si attir anche molte critiche. Ad alcuni parve volgare, ad altri oltraggioso per le donne. Ma a torto, secondo me. Direi anzi che omaggio pi grande alla donna non si sarebbe potuto rendere. S, perch nella commedia di Aristofane non c' la donna che entra nella vita politica rubando il mestiere agli uomini e scimmiottandoli, come hanno sempre fatto le donne in Parlamento - e come sempre faranno -ma la donna che, custode della famiglia, innamorata del proprio marito, gelosa della vita dei propri figli, impone agli uomini la pace; valendosi del mezzo pi femminile che si possa immaginare... (Intanto mentre il Presentatore pronuncia le ultime parole, viene avanti e si) ferma presso di lui Rondinella, una donna' ancor giovane, atticciata e piacente, tutta ardore, tutta impeto, non priva della simpatica' volgarit propria delle popolane quando sono vive e intelligenti) Vedete? Questa Rondinella che io chiamerei, in un certo senso, il sergente' maggiore di Lisistrata. Lisistrata la mente, Rondinella il braccio.
Rondinella - E quanto ha dovuto faticare questo braccio per radunare tutte le donne e trascinarle qui per il giuramento ai piedi della! statua di Diana...
Il Presentatore - (al pubblico) Gi, Diana lai Dea della castit, e quella statua di legno (la indica) non opera d'uomo: l'hanno portata un giorno, in volo, gli Dei, e deposta qui. (Al Rondinella) Come per ispirare Lisistrata, noni ti pare?
Rondinella - Ne sono certa. Solo gli Dei potevano accenderle nella mente un'idea simile. L'importante, ora, vedere come le donne la prenderanno.
Il Presentatore - Non sanno niente?
Rondinella - Sanno solo che Lisistrata ha trovato il modo infallibile di porre fine alla I guerra.
Il Presentatore - Ma non quale modo.
Rondinella - Se lo sapessero, credi che sarebbero venute con tanto entusiasmo da tutte lei parti della Grecia: da Corinto, da Delo, da Coreira, da Megara, da Pilo, da Sfacceria, dalla stessa Sparta? (Pausa) Ma Lisistrata, ne sono certa, riuscir a persuaderle. E' riuscita, pensa, a persuadere me che da tre anni attendo il mio Licone, e, proprio alla vigilia del suo ritorno, io, Rondinella, la sua rondinella innamorata che per tre anni tutte le notti, non una di meno, ha sognato d'essere nelle sue braccia, faccio il giuramento pi terribile che una donna, giovane o vecchia, bella o brutta, possa fare: rinunciare all'amore! (Torcendosi le mani) lo rinuncio a Licone, capisci? Licone domani sar qui con le truppe in licenza e noi donne saremo lass (indicando), sull'Acropoli, inaccessibili come le sue mura. Tu lo conosci Licone? E' un I pezzo d'uomo, il doppio, il triplo di te. Quando ti stringe fra le braccia, ti spezza, t'annienta, ti riduce in briciole (pausa) e io sono tre anni che non vengo ridotta in briciole. (Pausa) Eppure, purch la guerra finisca, faccio anche questo sacrificio. Licone bisogna vederlo per capire che cos'. Non c' uomo che gli possa stare a paragone. I sogni che io faccio di lui tutte le notti durano quanto, nel tempo felice della sua presenza, durava la realt. E' per questo che cominciano al tramonto e non finiscono che all'alba... (Pausa)... Lo conoscerete... Ma ecco che arrivano, e io debbo ordinarle e prepararle per il giuramento. Ce n' una per ogni citt, le altre saranno qui pi tardi, e tutte in massa occuperemo la cittadella. (Rivolgendosi con tono caporalesco alle donne che giungono da destra) Tutte in cerchio, voi, e devotamente raccolte intorno alla statua di Diana. (A una donna che fa un gesto come per interrogarla) ... E che nessuno mi rivolga domande, perch io non so niente, io non faccio che eseguire gli ordini della mia padrona Lisistrata, la donna che salver la Grecia restituendole la pace e la felicit. Rendete omaggio di fiori alla statua... E tu, giovane sposa, qual il tuo nome?
Ambrosia - (una bellissima languida giovane le cui forme procaci la tunica stretta alla vita da una cintura d'oro pone in particolare risalto) Ambrosia.
Rondinella - Tu allora, Ambrosia, dolce sposa dal dolcissimo nome, riempi di vino profumato la tazza sulla quale tutte le mani si poseranno per il giuramento. (Ambrosia versa il vino da un orcio in un'ampia tazza di bronzo che due donne sorreggono e poi, piena, depongono ai piedi della statua. Intanto fra le colonne del tempio, al sommo della gradinata, appare Lisistrata. E' donna cui sembra che naturalmente s'addica il comando, senza che la dignit e l'autorit che traspaiono dal suo volto e dal suo portamento tolgano nulla di morbidezza e d'incanto. Niente in lei che denunci la femminista o la suffragetta. Niente che in lei riveli facile il grave sacrificio cui s'appresta a indurre le altre donne. E' uno scopo superiore che l'anima e la ispira. Le donne, nel vederla, fanno per muoverle incontro. Ella con un gesto lieve impone loro di rimanere dove sono e di tacere. Il Presentatore, intanto, discretamente si apparta a sinistra mentre i suoi interlocutori escono).
Lisistrata - (dolcemente, quasi a bassa voce) Io vi ringrazio, amiche, sorelle di tutta la Grecia, d'aver risposto al mio appello. Povere amiche, povere sorelle, unite nel buio dello stesso dolore e, di tratto in tratto, nella luce della stessa speranza. Ma una luce, ormai, come quella di un lucignolo cui manchi l'olio: trema, vacilla, sta per spegnersi, e presto la speranza della pace sar morta dentro di noi. Da quanti anni le nostre citt sono in guerra?
Callizia - Da troppi!
Melissa - Da sempre!
Mirrina - Da un'eternit!
Lisistrata - Avete aperto gli occhi alla vita, e c'era la guerra che teneva lontano vostro padre. Siete spose, siete madri, e c' la guerra che tiene lontani i vostri mariti e i vostri figli, quando non ve li uccide. La famiglia non che un nome, la casa non ha pi tetto, il tempio non ha pi altari, e le sue colonne sono spezzate. E' vivere questo, o non, piuttosto, morire giorno per giorno? Morire a tutte le speranze, alla serenit, agli effetti, all'amore...
Rondinella - Da s, Lisistrata, che siamo morte all'amore! Sono tre anni che non vedo Licone! (Alle donne) Voi lo conoscete, vero, il mio Licone ?
Callizia - E tu lo conosci il mio Creonte?
Elena - E il mio, Liosippo, voi lo conoscete? Sono quattr'anni, amiche, che ne attendo invano il ritorno.
Lisistrata - Ed altri quattr'anni, e poi altri quattro ancora, lo aspetterai invano, se non cerchiamo di porre fine alla guerra.
Mirrina - Chi, porre fine alla guerra? Noi donne?
Lisistrata - Certamente. Noi donne!
Callizia - Mi meraviglio di te, Lisistrata, che pure sei cos saggia. Ma che cosa vuoi che si possa fare, noi donne, se non, come dicono i nostri mariti, la calzetta, la minestra e allattare i figli? Ecco a che cosa siamo buone!
Melania - Non vero. Sono appunto i nostri mariti che dicono cos, per tenerci in disparte e impedirci di giudicare le loro bestialit. Alla minima osservazione, alla minima critica: Tu bada al telaio! .
Mirrina - Tu va' in cucina! .
Corinna - Tu parla solo delle cose di cui t'intendi .
Melissa - Come se loro s'intendessero di tutto! Il bello che non s'intendono di niente.
Melania - Sono ingenui come bambini, ecco che cosa sono!
Melissa - Bambini presuntuosi nelle mani di pochi furbi che li manovrano come vogliono.
Mirrina - Marionette nelle mani dei mercanti di corazze, degli uomini politici, dei generali ambiziosi..., voi non sapete quanti morti ci costi l'ostinazione con cui Alcibiade va alla ricerca d'un successo personale per la sua gloria personale. Basta con le guerre!
Lisistrata - Appunto, Mirrina. Noi dobbiamo costringere gli uomini a far la pace, e, se saremo tutte unite e d'accordo, e soprattutto se mi ubbidirete, riusciremo nel nostro intento. Solo gli uomini s'intendono di guerra? Sia pure. Per anche vero che solo noi donne c'intendiamo di pace, e v'assicuro che purch voi vi facciate guidare da me, la sapremo imporre.
Callizia - Ma ragiona, Lisistrata! Imporre che cosa? Noi povere donne buone solo, se ci si pensa bene, a fare quella faccenda?
Lisistrata - E' proprio di quella faccenda, amiche, che volevo parlarvi.
Rondinella - (tra s) Che gli Dei t'aiutino, mia povera Lisistrata!
Lisistrata - Amiche, volete davvero la pace?
Tutte - S che la vogliamo!
Lisistrata - Volete, spose, non rimanere pi separate dai vostri mariti, madri non pi tremare per la sorte dei vostri figli, donne tutte avere finalmente il vostro focolare e vivere le ore serene che non avete mai vissuto? E che nessuna volont al di fuori di quella degli Dei, tolga alla sposa, nel giorno stesso delle nozze, l'uomo lungamente desiderato, ma che neppure ancora l'aveva sfiorata se non con lo sguardo? Avete qui fra voi l'esempio di Leontina, la sposa fanciulla, la sposa intatta (indica una giovane vestita del candido velo da sposa, inghirlandata di fiori) che da oltre un anno attende il ritorno dello sposo rubatole sull'altare, e i fiori della ghirlanda, nell'attesa, le si sono appassiti sul capo... (A Leontina) Racconta, Leontina, vedova del pi vivo e del pi bello fra i mariti...
Rondinella - Il pi bello il mio!
Lisistrata - Rondinella, sono tutti belli i mariti lontani. (A Leontina) Racconta che cosa t'avvenne sui gradini dell'altare.
Leontina - (con soave, pudica voce) M'avvenne che io ero inginocchiata, e il rito stava compiendosi, e Nereo, il mio sposo, non aveva ancora lasciato, dopo la dolce stretta, la mia mano tremante, che subito i suoi compagni sopraggiunsero e lo trascinarono in guerra senza dargli il tempo di suggellare con un bacio il giuramento che c'eravamo scambiati. Ambrosia - Cosicch tu non conosci l'amore.
Leontina - Io no. Ne giunsi solo sulla soglia.
Rondinella - In fondo, allora, nulla ti fu tolto. Te beata, Leontina. Assai, assai peggio per noi, credi, che lo gustammo. (A tutte le donne) Conoscete il mio Licone?
Lisistrata - (in tono di rimprovero) Silenzio, Rondinella. Non sei tu l'unica. Ogni donna ha il suo Licone. O lo aveva. (A tutte le donne) Ebbene, amiche, se volete che mai pi nessuna donna debba piangere, che mai pi nessuna ghirlanda debba ingiallire sul capo delle giovani spose, ascoltatemi. Il nostro esercito, dopo la vittoriosa sortita che ha costretto gli Spartani a togliere l'assedio, a Cizico, a due giornate di marcia dalla citt. Dall'alto dell'Acropoli quasi si scorge il luccichio delle armi. I vostri amanti sono cos vicini...
Corinna - Perch non dici i nostri , Lisistrata?
Lisistrata - (mestamente) Perch io non ho nessuno... Sono cos vicini che se moveste loro incontro, e loro incontro a voi, gi domani, prima di notte, potreste incontrarvi. Gi domani, prima di notte, Rondinella, potresti essere tra le braccia del tuo Licone.
Rondinella - (guerrescamente) E allora sii vada, si marci!
Lisistrata - No, noi non muoveremo un passo. Rimarremo in citt. Non solo, ma quand'essi arriveranno noi non ci saremo. Troveranno la citt deserta. (Momento di stupore) Vengono, voi lo sapete, per il riposo concesso dalla tregua. Poi di nuovo riprenderanno la via verso quella morte sino ad oggi miracolosamente evitata. (Pausa) Vogliamo, amiche, che riprendano la via della morte, o che la tregua si prolunghi, non solo, ma si tramuti in un ritorno definitivo?
Voci - S, Lisistrata, la pace, la pace!
Lisistrata - E allora, se vero che volete la pace, necessario che trovino le case deserte e, quando, colmi dei desideri accumulati durante tanti anni di assenza, giungeranno con gli occhi accesi in questa piazza, sapete dove ci troveranno? (Indicando) Lass, in cima alle mura inaccessibili dell'Acropoli, che noi occuperemo subito dopo il giuramento.
Melissa - Dobbiamo giurare che cosa?
Lisistrata - Aspetta. (Pausa) Giunti sotto lei mura, chiameranno, grideranno, imploreranno, faranno di tutto perch noi si scenda...
Mirrina - E noi scenderemo, non vero, Lisistrata?
Lisistrata - No, noi non scenderemo.
Mirrina - E se tenteranno la scalata?
Lisistrata - Dovrebbero mutarsi in aquile, Non potranno.
Mirrina - E quando chiameranno... perch chiameranno, no?
Rondinella - (con entusiasmo) Certo che chiameranno!
Mirrina - (a Lisistrata) Potremo rispondere?
Lisistrata - S, ma (indicando l'Acropoli) di lass. E chiaramente diremo loro che niente j potranno sperare da noi fino a che non avranno deposto le armi e restituito la pace alla Grecia martoriata. (Un lungo silenzio segue alle parole di Lisistrata. Ogni entusiasmo si spento).
Leontina - (nel silenzio, soave) E il mio Nereo?
Lisistrata - Faccia la pace e potr salire.
Rondinella - E il mio Licone?
Lisistrata - Faccia la pace, e gli sar aperto.
Corinna - E se gli uomini si rifiutano categoricamente di deporre le armi, noi dobbiamo perseverare nel nostro atteggiamento?
Lisistrata - Certo, Corinna.
Mirrina - Anche per mesi?
Lisistrata - Anche per mesi.
Mirrina - Anche per anni?
Lisistrata - Anche per anni. (Lungo doloroso silenzio. Poi tutte, meno Rondinella)
Tutte - Viva la guerra!
Lisistrata - (sprezzante, ed ogni sua parola una staffilata) Allora, dunque vero ci che di noi dicono gli uomini: che siamo poveri stupidi esseri, buoni solo a stare in cucina e a far quella faccenda. (A Rondinella) E tu, Rondinella, che le avevi garantite disposte a tutto: anche tu, adesso, vacilli. Anche per te il sacrificio troppo grave!
Rondinella - (eroicamente) No, Lisistrata! Io non ritiro la mia promessa. Io son disposta, t'ho detto, a rinunciare anche per sempre al mio Licone perch sia fatta la pace!
Lisistrata - La pace, s. Quella pace, amiche, che dobbiamo a tutti i costi ottenere se vogliamo garantire un avvenire sereno ai nostri figli... (Tornando sprezzante) Ma, gi, i vostri figli, voi per il piacere, li dimenticate... (Indicandole) Guardatele l, non una che si muova, non una che parli. Non una tra voi il cui animo si levi alla nobilt e all'eroismo della rinuncia!
Lesbia - (avanzando verso Lisistrata e tenendo stretta alla vita una sua dolce compagna) Non vero, Lisistrata. Noi due siamo con te.
Lisistrata - Chi siete?
Lesbia - Siamo Lesbia e Rugiadina. (Pausa) Su di noi puoi contare.
Melissa - (sprezzante) Bell'eroismo!
Rugiadina - Siamo pronte a giurare...
Mirrina - E' perch non rischiano niente! Noi, invece, se giuriamo...
Rondinella - (avanzando verso Lisistrata) Ebbene, io che non sono Lesbia, io che non sono Rugiadina, io che ho il mio Licone a una sola giornata di marcia, ebbene io sono disposta a giurare. E voi pure, compagne mie, dovete giurare. N anni n mesi, vedrete, durer il sacrificio, e se vero che noi non possiamo stare senza gli uomini, neppure gli uomini possono stare senza di noi. Conosco Licone. Giurate, amiche. Pochi giorni, e sar la pace. E allora ce li godremo per sempre questi nostri cari ometti, che qualche volta, ricordate?, quando li avevamo in casa, li trattavamo male, e c' tra noi, forse chi faceva loro persino dei torti... se avremo la forza, adesso, di rinunciare, potremo goderceli, cullarceli, coccolarceli per sempre, capite? (Cos dicendo si mescola, incitandole, alle donne e le scuote, le infervora) Presto, Lisistrata, che siamo tutte pronte, tutte disposte a giurare, non vero, amiche? (Esortandole ad una ad una) Non vero, Mirrina? Non vero, Melissa? Callizia, Elena, Corinna, Ambrosia...
Corinna - E giuriamo pure se proprio lo volete. Ma riflettiamo un momento. (A Lisistrata) Che importanza avr il nostro giuramento se gli uomini, respinti da noi, potranno tranquillamente andarsene dalle cortigiane? (Tutte tacciono colpite dall'osservazione) Non cos?
Lisistrata - (sorridendo) Certo, le cortigiane sono pericolose.
Corinna - Non aspettano altro!
Mirrina - Sono gi pronte nei loro bei letti profumati...
Corinna - Gi spogliate.
Mirrina - E noi sull'Acropoli!
Corinna - (a Lisistrata) Non cos?
Lisistrata - (sorridendo) Sarebbe cos se... (Le indica mentre sopravvengono) Brava Aspasia, puntuale e fedele. (A tutte le donne) Amiche, anche le cortigiane presteranno il giuramento! (Giungono due servi con una lettiga dalla quale scende la bellissima Aspasia, voluttuosamente e riccamente vestita. La seguono altre cortigiane che vorrebbero unirsi alle donne, ma queste bench con una certa discrezione si ritraggono per mantenere le distanze).
Corinna - Non possiamo fidarci!
Lisistrata - (fa cenno alle donne perch ascoltino quanto dir) Aspasia, sai tu quale solenne impegno io chiedo a tutte le donne?
Aspasia - S, Lisistrata.
Lisistrata - Ne hai misurato tutta l'importanza?
Aspasia - S, Lisistrata.
Lisistrata - E vi sentite di votarvi a tanto sacrificio oppure, incerte, esitanti, mi direte, come c' chi mi dice: No, Lisistrata, abbiamo ancora bisogno di riflettere . Oppure addirittura: No, Lisistrata. La guerra continui. Noi non ci sentiamo capaci di tanta rinuncia ?
Aspasia - (nobilmente) N esitazioni, n rimpianti. Siamo pronte a giurare, e soprattutto a mantenere ci che avremo giurato. Le cortigiane non hanno che una parola.
Melissa - Chi ce lo garantisce?
Aspasia - Il nostro interesse. Noi viviamo sugli uomini.
Corinna - Sui nostri mariti!
Aspasia - Soprattutto su quelli. La guerra ce li porta via.
Melissa - Li porta via anche a noi privandoci dell'amore!
Aspasia - Noi, per, ci priva del pane, ch' pi importante. (A Lisistrata) Fidati pi di noi che di loro, Lisistrata!
Lisistrata - Mi fider di tutte! Giuriamo!
Rondinella - S, Lisistrata, giuriamo! Leva in alto la tazza colma di vino!
Lisistrata - (lentamente passando fra le donne ormai dominate e avviandosi verso la tazza posta ai piedi della statua) Noi non arrosseremo il nostro giuramento con sacrifici cruenti. Altro sangue, d'ora in poi, non dovr essere versato se non quello profumato e dolce della pacifica vite. (Prende la tazza e reggendola con ambo le mani la leva in alto mentre le donne, sollecitate da Rondinella le si dispongono intorno a cerchio tranne le cortigiane che rimangono in seconda fila) Toccate tutte con la mano l'orlo della tazza... (le donne eseguiscono) ed una di voi, per tutte, si inginocchi dinanzi alla sacra immagine della Dea della castit... (Rondinella si inginocchia) Tu, Rondinella, che, rinunciando a Licone, superi nel sacrificio tutte le altre... e ripeta parola per parola, e la sua voce non tremi, ci che sto per dire: Non sar mai, fino a che il sole della pace non risplender sulle rovine della Grecia...
Rondinella - Non sar mai fino a che il sole della pace non risplender sulle rovine della Grecia...
Lisistrata - ... che io permetta ad un uomo...
Rondinella - (con voce molto sommessa) ... ch'io permetta ad un uomo...
Lisistrata - Forte!
Rondinella - (alzando la voce) ... ch'io permetta ad un uomo...
Lisistrata - ...amante, marito, corteggiatore che sia...
Rondinella - Anche solo corteggiatore?
Lisistrata - Anche solo corteggiatore
Rondinella - ... amante, marito, corteggiatore che sia...
Lisistrata - ... non dico di prendere piacere del mio corpo...
Rondinella - (atterrita) ... non dico di prendere piacere del mio corpo...
Lisistrata - ... ma anche solo...
Rondinella - (guardando Lisistrata con lo spavento di chi si aspetta il colpo di grazia) ... ma anche solo...
Lisistrata - ... di rivolgermi una parola...
Rondinella - ... di rivolgermi una parola...
Lisistrata - ... o di guardarmi...
Rondinella - Anche solo di guardarmi?
Lisistrata - (dura come non avesse sentito) ... O di guardarmi...
Rondinella - (vinta) ...o di guardarmi...
Lisistrata - Ti giuro, Diana...
Rondinella - (levando il viso verso la statua) Ti giuro. Diana...
Lisistrata - ... che vivr in assoluta castit...
Rondinella - ... che vivr in assoluta...
Mirrina - (interrompendola) Rondinella, fermati! ( Un lunghissimo silenzio, poi finalmente dopo aver guardato come per prendere consiglio o coraggio le altre donne, che per non osano ricambiare lo sguardo)
Rondinella - ... che vivr in assoluta castit... (E subito si accascia ai piedi della statua come svuotata di ogni energia).
Lisistrata - ... sino al giorno della firma della pace .
Rondinella - (tutto d'un fiato) .sino al giorno della firma della pace .
Lisistrata - Lo giurate voi tutte?
Le Cortigiane - (immediatamente) Lo giuriamo!
Le Donne - (lunga pausa, poi debolmente) Lo giuriamo! (Mentre Lisistrata continua ancora per un poco a tener sollevata la tazza, le donne lascian cadere come estenuate il braccio e rimangono immobili a capo chino sotto il peso schiacciante della temibile promessa. Solo le cortigiane rimangono col braccio levato, in fermo, fiero atteggiamento. Lisistrata, intervenendo, dopo aver deposto la tazza ai piedi della statua, prontamente ed energicamente)
Lisistrata - Ora basta, avete giurato e dovete mantenere. (Intanto Rondinella si levata, ha ripreso forza e si appresta ad eseguire gli ordini di Lisistrata con aria fra la martire e l'eroina. Guardando Lisistrata come per prenderne coraggio) Tu, Rondinella, inquadrale (Rondinella esegue) e con l'aiuto di Diana nostra protettrice, si proceda all'occupazione dell'Acropoli. (Si va a porre presso la porta che ai piedi delle mura, d sulla scala che conduce all'Acropoli) Avanti! E' incominciata la guerra, amiche. Ma la guerra pi nobile, e pi santa che ci sia... (Intanto mentre parla, le donne continuano ad esitare. Allora Rondinella fa un cenno alle cortigiane che, con passo deciso, muovono verso la porta: ferite nell'amor proprio le donne si precipitano e, superate le cortigiane proprio a un passo dalla soglia, le scansano e passano per prime. Indi entrano le cortigiane e Rondinella chiude la marcia) La guerra per la pace! (Dall'alto delle mura si levano squilli d trombe. Uscita Rondinella, anche Lisistrata varca la soglia, mentre il Presentatore, fino ad ora tenutosi in disparte, seduto su un troncone di colonna si leva ed avanza verso il pubblico al centro della ribalta. Cessano gli squilli).
ATTO PRIMO
Il Presentatore - La guerra, dunque, incominciata. Sar una guerra dura, difficile, non tanto per la forza del nemico, quanto per la debolezza di chi deve combatterla. Non ci vuol molto, naturalmente, a capire che il problema pi grave sar quello della disciplina, ma Lisistrata, donna avveduta, ha pensato a tutto. Ha trovato un mezzo, anzi, che far appunto d'ogni donna lo strumento della propria disciplina. Ogni donna, lass nell'Acropoli, ha nella propria cella una campana. Tutte le volte che si sentir presa da desideri, da tentazioni, tutte le volte che, incapace di sostenere da sola il peso della troppo grave promessa, sentir l'irresistibile bisogno di passare al nemico, non avr, per avere aiuto e conforto, che da sonar la campana. Allora subito alcune compagne accorreranno per calmarla, per distrarla, per richiamarla al senso del dovere, e intanto le altre subito si raduneranno intorno alla statua di Diana - lass ce n' un'altra come questa, di bronzo - e pregheranno per la poveretta. Se si riuscir con l'esortazione e la preghiera a restituirle la serenit, bene. Se no, la chiuderanno in cella e ve la terranno fino a che la crisi non sar passata. (Un breve silenzio, poi, alto, a martello, echeggia il suono d'una campana) Sentite! La guerra incominciata.
QUADRO PRIMO
La sommit dell'Acropoli. Come la terrazza d'una fortezza. In fondo e a destra se ne vede il parapetto rotto, a lunghi intervalli, da vuoti che rammentano i merli delle torri. A met tra il fondo e la ribalta, verso sinistra, la bocca di una ampia botola quadrata che mette in comunicazione la terrazza con i piani inferiori. Sulla stessa linea, verso destra, la statua di Diana. E' una copia di bronzo, di quella che nella piazza sottostante. Sul parapetto di destra, appesa ad un altro sostegno, una grossa campana da cui pende una fune. Qua e l ricavati dal parapetto in primo piano, sedili di pietra. Notte. Cielo stellato; lanterne illuminano qua e l. Su un sedile, pi sdraiata che seduta, Rondinella al cui fianco una lancia. Presso il sedile un braciere. Ai piedi della statua due donne inginocchiate pregano.
Callizia - Noi ti preghiamo, Diana, noi ti scongiuriamo. Pura come l'aria della pi limpida notte d'inverno, gelida come la luce della luna... .
Elena - (ripetendo in tono giaculatorio) ... pura come l'aria della pi limpida notte d'inverno, gelida come la luce della luna...
Callizia - ... riporta la serenit nella mente sconvolta della nostra povera compagna costretta a sonar la campana, modera con la carezza delle tue fredde dita il fuoco dei suoi desideri, placa i suoi sensi, soffoca le sue tentazioni...
Elena - (c. s.) ...placa i suoi sensi, soffoca le sue tentazioni...
Callizia - ... e proteggi, conforta, aiuta anche noi impegnate come lei nella durissima prova .
Rondinella - (mezza addormentata) Smettetela, ragazze. Ho sonno. Non vi sembra di aver pregato abbastanza?
Callizia - Io ti dico, Rondinella, che per quante preghiere potremo rivolgere agli Dei, esse non saranno mai sufficienti. (Tornando a pregare) Pura come l'aria della pi limpida notte d'inverno, gelida come la luce... . (La preghiera le si tronca sulle labbra per l'improvviso erompere chiassoso dalla botola di Mirrina e Melissa seguite ciascuna da una cortigiana che cerca d'afferrarla per le braccia e riportarla gi. Tanto Mirrina che Melissa, se pure ancora piacenti, hanno da tempo lasciato dietro le proprie spalle il tempo della giovinezza).
Mirrina - (alla cortigiana che la insegue) Lasciami. Non voglio che le tue sporche mani mi tocchino!
Melissa - (alla cortigiana che la tiene per la tunica) Scostati! Fra me e te ci deve essere la distanza che separa le donne per bene da quelle senza onore!
La Prima Cortigiana - Qui siamo tutte uguali. Abbiamo prestato lo stesso giuramento. Io eseguo gli ordini di Lisistrata!
Rondinella - (scattando in piedi, mentre anche le due donne che pregavano si sono levate e si avvicinano alle contendenti) Cos' questo pandemonio? Perch vi battete? Le cortigiane hanno ragione! Qui siamo tutte uguali: ci battiamo tutte per la causa della pace.
La Prima Cortigiana - (avventandosi su Mirrina) Hai sentito? Q torni gi con le buone o ti trascino in cella!
Rondinella - (separandole. Alla cortigiana) Lasciala!
Melissa - Gi le mani!
Mirrina - Non voglio che mi si usi violenza!
La Prima Cortigiana - Vorresti, invece, ma che fosse qualcun altro!
La Seconda Cortigiana - (a Melissa) Ti far passare i furori, vecchia matta!
Rondinella - Parlate una alla volta! (Alla prima cortigiana) Tu, cos'hai da dire?
La Prima Cortigiana - (indicando Melissa) L'ho sorpresa mentre tentava di calarsi dalle mura con una corda fatta di lenzuola.
Melissa - (abbassando il capo) Ho lasciato a casa i bambini incustoditi. Andavo a vedere che cosa facevano.
La Prima Cortigiana - E' una scusa! E' la scusa di tutte! Chi vuole andare a vedere i bambini, chi s' dimenticata di chiudere gli armadi, chi ha lasciato la minestra sul fuoco. Non c' una finestra dalla quale non penda una corda. Se non ci fossimo noi, cortigiane, l'Acropoli si svuoterebbe tutta in una notte!
Rondinella - (alla seconda cortigiana) E tu?
La Seconda Cortigiana - (indicando Mirrina) La bella donna...
Mirrina - (scattando) Non voglio che tu mi dica: la bella donna ironicamente!
La Seconda Cortigiana - Come vuoi che te lo dica?
Mirrina - (piangendo) E' una cattiveria prendermi in giro cos.
Rondinella - (facendo segno alla cortigiana di non canzonarla) Che cosa faceva?
La Seconda Cortigiana - Era scesa gi fino alla porta con una grossa pancia. Voleva dare ad intendere alla sentinella d'essere incinta e d'avere urgente bisogno d'un medico.
Rondinella - (a Mirrina) Incinta? Ma se ieri sera non lo eri.
Mirrina - Lo ero stanotte!
La Seconda Cortigiana - Era incinta d'un cuscino. Gliel'ho tolto, l'ho riportata indietro, mi si ribellata... Non cos che si serve la causa della pace.
Rondinella - (a Mirrina) E' vero?
Mirrina - Vero o no, una vergogna che noi donne per bene si debba essere trattate a questo modo, sorvegliate dalle cortigiane! Noi spose, noi madri!
Elena - Si sono sovvertiti tutti i -valori spirituali!
Mirrina - Non c' pi religione!
Elena - Ha ragione Mirrina! Lei pu essere in torto, non dico di no e meritare anche il massimo dei castighi, ma a castigarla non devono essere le cortigiane.
Melissa - Non ne hanno il diritto!
Mirrina - Sappiamo guardarci da noi!
Rondinella - Ahim! I fatti dicono di no, Mirrina, che non sappiamo guardarci da noi. Ad ogni modo, questo l'ordine di Lisistrata, e non potete discuterlo.
Callizia - Lo dici tu, Rondinella! Possiamo discuterlo invece se ingiusto, e pretendere che venga cambiato con un altro che contempli la disciplina con la nostra dignit. E' iniquo, mostruoso che noi donne virtuose siamo prigioniere delle cortigiane! Dinanzi ad ogni porta, dinanzi ad ogni uscita, ce n' una per sentinella! Siamo continuamente sorvegliate, spiate, seguite. Venga pure Lisistrata. Avr il coraggio di spiattellarle in faccia il fatto suo!
Rondinella - (ironica) S, brava. E che cosai le dirai, Callizia?
Callizia - Che cosa le dir? Le dir che se non si fida di noi, bene, non si fidi, ma vogliamo essere sorvegliate dalle pari nostre!
Lisistrata - (emergendo dalla botola) E tu! credi, Callizia, ch'io non sia la prima a dolermi? di aver dovuto disporre cos? Avrei ben voluto disporre nel modo che tu dici, ma le pari vostre, purtroppo, s'io le incaricassi della sorveglianza, non tarderebbero a seguire nella fuga le sorvegliate.
Mirrina - Tu ti fidi pi di loro che di noi.
Lisistrata - Mirrina, quanti anni hai?
Mirrina - Forse ho passato i trentacinque.
Lisistrata - Perci certamente ti sei da molto tempo lasciata indietro i quaranta. E tu, Melissa, non hai forse la sua stessa et?
Melissa - Dicono. (Con voce tremante) Siamo vecchie?
Lisistrata - (dolcemente) Oh, non vecchie. Ma l'et, la vostra, che ha pi bisogno di sorveglianza. Credete che io ve ne faccia una colpa? E' cos breve, amiche mie, la giornata di noi donne! La giovinezza, la divina giovinezza,! quanto dura? Non pi di quanto duri un po' di neve tenuta stretta fra le dita e subito, quando non ne abbiamo ancora goduta tutta la freschezza, gi viene l'et in cui si trema per il terrore che ogni piacere possa essere l'ultimo., Avete insieme sul volto ancora la luce della giovinezza, e gi le tenebre della vecchiaia. (Pausa) Posso perci fare a te, Melissa, una colpa del tuo tentativo di evasione, e a te, Mirrina, del trucco d'essere mamma d'un cuscino? Il ritorno degli uomini prossimo, e voi correvate dietro la vostra ultima speranza. (Pausa) Chi volete che metta a sorvegliarvi? Le vostre coetanee? O le pi giovani, quelle cio che temono di consumare inutilmente nell'Acropoli gli anni che voi, almeno, avete bene spesi? (Pausa) Ecco perch son dovuta ricorrere alle cortigiane. Si battono per la pagnotta, che di tutti gli ideali di questo mondo continua, da secoli, ad essere il pi alto. (Pausa) Continuate a sentirvi umiliate?
Mirrina - No, ci hai persuase.
Aspasia - (accennando a Mirrina) Debbo condurla in cella?
Lisistrata - No, tornata serena. Possiamo rimanere qui tranquille, confidando nella bont della nostra causa. (Vedendo Callizia che torna ad inginocchiarsi davanti alla statua di Artemide) Preghi sempre, Callizia? (Accanto a Callizia si inginocchiano anche Melania ed Elena) Pregate sempre?
Callizia - La causa buona, Lisistrata... ma il ritorno degli uomini prossimo. Bisogna pregare. (Leva lo sguardo verso Diana e prega insieme ad Elena e Melania) Pura come l'aria della pi limpida notte d'inverno, gelida come la luce della luna... . (Di nuovo la preghiera s'interrompe di colpo. Improvvisi squilli di tromba vengono dalla citt e si ode, pesante e cadenzato, il rimbombo del passo degli armati. Le tre oranti si levano in piedi di scatto e si pongono in ascolto. Cos in preda a viva commozione fanno le altre, trattenendo il respiro. Impassibili rimangono solo le due cortigiane. Rondinella agitata si precipita verso il parapetto. Dalla botola sbuca, come spiritata, Corinna, seguita poi da Leontina, sempre vestita da sposa e da Ambrosia).
Mirrina - (correndo verso il parapetto grida) Gli uomini! (Tutte corrono verso il parapetto).
Elena - (c. s.) I nostri uomini che tornano! (Continua, ingigantito dal silenzio della notte, il rimbombo del passo militare).
Callizia - (come in estasi) Creonte!
Corinna - Lisippo!
Elena - (a Mirrina) E tu non hai nessuno da chiamare? (Mirrina china la testa).
Melania - (a Melissa) E tu neppure? (Melissa china anch'essa il capo).
Ambrosia - Timandro!
Lisistrata - (alle due cortigiane) Tiratele indietro! (Le due cortigiane eseguono, ma trovano resistenza) Mettetele in cella! (Le cortigiane mettono in cella tutte le donne. Ancora squilli di tromba, poi, lontana, una grossa, tonante voce d'uomo)
Licone - Rondinella! Dove sei, Rondinella!
Rondinella - Licone! Lo sentite, donne, il mio Licone, il mio grande, il mio enorme Licone? (Chiamando) Licone, amore mio!
Licone - Rondinella, anima mia, dove sei?
Rondinella - (disperata, grida, rivolgendosi alle cortigiane) Mettetemi ai ferri!
Lisistrata - Non siete stanche? E' la seconda notte che passiamo vegliando. Non viene mai, per voi, l'ora di dormire?
Ambrosia - Dormire vuol dire sognare e i miei sogni, Lisistrata, non si addicono alla resistenza. (Guardando il cielo) E' l'alba, guarda. L'ora pi adatta all'amore e i nostri uomini sono qui gi a un passo da noi. Questa nostra guerra, Lisistrata, sar continua oppure, come tutte le guerre, avr delle tregue?
Lisistrata - Sar continua.
Mirrina - E se ci assediano e ci prendono per fame?
Lisistrata - Abbiamo viveri per un anno.
Melissa - Potrebbero prenderci per sete.
Lisistrata - Da una roccia dell'Acropoli sgorga una fonte perenne.
Mirrina - Avveleniamola.
Ambrosia - Io credo che il nostro sacrificio sar inutile. S, perch noi ragioniamo da donne, e per le donne l'amore tutto. Ma per gli uomini no. Per gli uomini il sentimento pi forte quello dell'ambizione. Guardate Timandro, mio marito. Se avesse voluto, con l'autorit che ha, avrebbe potuto benissimo rimanersene a casa... Non so, farsi dare il comando della citt... Invece no. (A Leontina che sempre in piedi mentre tutte le altre, ad una ad una, si sono sedute) Il tuo, almeno, Leontina, andato in guerra perch ve l'hanno costretto, addirittura strappandotelo dalle braccia. Il mio c' voluto andar lui, e sapeste quel che ha brigato per avere il comando di un reparto di prima linea.
Lisistrata - Ti lamenti d'essere la moglie di un eroe?
Ambrosia - Non un eroe. E' un ambizioso. Cerca di mettersi in vista per sostituire Alcibiade.
Mirrina - Anche nella statua?
Ambrosia - Anche nella statua. Sapeste quante volte l'ho sorpreso, solo dinanzi allo specchio, a fare il monumento! (A Lisistrata) Credi a me, Lisistrata... Il nostro sacrificio sar inutile.
Mirrina - (violentemente) Dice bene Ambrosia. Noi stiamo ad ammuffire inutilmente illudendoci di piegare gli uomini alla nostra volont e sperando nella riuscita di quale mezzo? Di un mezzo che finir col rivolgersi contro noi stesse! Noi usciremo di qui vecchie.
Rondinella - Come se ci fossi entrata giovane!
Mirrina - (cogli occhi fuori dal capo) Non devi dir cos. Sono ancora una donna che piace! Il tuo Licone, se vuoi saperlo, il tuo enorme Licone, mi faceva ogni tanto gli occhi dolci!
Rondinella - Svergognata! Bugiarda! (Vorrebbe scagliarsi contro Mirrina ma Lisistrata la trattiene) Possa la guerra durare ancora dieci anni!
Mirrina - S, staremmo fresche! Perch (guardandosi attorno) qui, se non sbaglio, tranne Leontina e poche altre, siamo tutte pressapoco dello stesso calibro. (Pausa) Noi usciremo di qui vecchie, vecchie da buttar via e gli uomini quando, fatta la pace, andremo loro incontro a braccia aperte, si faranno le matte risate! E tutto questo, parliamoci francamente, - (indicando Lisistrata) per dare ascolto a lei. Per servire la sua ambizione! Dicevamo degli uomini che per ambizione fanno la guerra. Ebbene, tu, (a Lisistrata) per ambizione, vuoi il merito della pace, e col sacrificio nostro, solo nostro, perch tu sei di pietra, sei di ghiaccio, non hai n cuore n quell'altra cosa che non voglio dire per riguardo all'abito bianco di Leontina... Che differenza c' fra te e le cortigiane? Come loro, tu non sacrifichi niente. Ma che dico come loro! Loro, in un momento della vita, un sentimento, un palpito, uno slancio devono pure averlo avuto! Tu niente, mai! Tu n amata mai... n innamorata... una creatura inutile, un ramo secco... (A Rondinella che si lanciata contro e l'ha piegata sul sedile mettendole una mano sulla bocca) Lasciami tu! (Cercando di divincolarsi) Voglio dire tutto quello che ho in corpo, e tutte le altre, anche se non ne hanno il coraggio, la pensano come me. Tranne tu che sei la sua schiava, s, la sua serva... (Tutto il discorso di Mirrina, Lisistrata ha ascoltato pazientemente, umilmente, quieta, tenendo la testa bassa e le mani sulle ginocchia. Rondinella ha invece espresso pi. volte pur tacendo e contenendosi il suo sdegno e alla fine si scagliata contro)
Rondinella - (sempre tenendo Mirrina) Rispondi, Lisistrata, perch se non parli tu, parlo io.
Lisistrata - (quietamente ed intensamente) Lasciala!
Rondinella - (ubbidisce e torna ansante al proprio posto).
Lisistrata - E tu fa Mirrina) ascoltami, e ascoltatemi anche voi, amiche mie. (Pausa) Che cosa sapete di me, voi? Che sono una donna forse un po' fuori del comune, dotata di un fascino che le permette di imporre la propria volont alle altre, tant' vero che quando vi ho chiamate siete accorse, e quando vi ho incitato a giurare avete giurato. Ma nient'altro. La mia vita vera non la conosciamo che io e (indicando Rondinella) questa, che tu, Mirrina, hai chiamato mia serva, mia schiava. E' mia amica, invece, e quando, un giorno, le ebbi raccontato di me, divenne mia sorella.
Rondinella - (confusa per il grande onore) Lisistrata, non dire pi niente!
Lisistrata - (con un gesto inducendola al silenzio) Mia sorella devota e, voi che non sapete, avete scambiato per servilismo una devozione imposta dalla sventura. Via! Se non comprendere, qualche cosa avreste dovuto pure intuire dall'affettuosa sottomissione di costei, e da questa mia veste, che l'unica scura fra le vostre chiare e colorate, come una sola ombra in) mezzo a tante luci... (Difatti soltanto Lisistrata, di tutte le donne, vestita di nero) Ed il vivo contrasto con quella di Leontina, non v'ha mai colpito? Lei candida, io nera. Lei una primavera che aspetta, io un inverno senza speranza. (A Leontina) Leontina, fino a quando indosserai quella veste?
Leontina - Fino a che non rivedr il mio Nereo,
Lisistrata - Il suo Nereo, amiche. II mio Nereo non lo rivedr pi. E' morto quasi il giorno stesso in cui Leontina si sposava. L'anno scorso, in Sicilia, contro gli Spartani, nella battaglia di Catania.
Leontina - Era bello?
Lisistrata - Bello come pu essere l'uomo che si ama, cio il pi bello di tutti.
Elena - E lo amavi?
Lisistrata - Lo amo. (Pausa) Era, pensate, l'uomo che andava incontro alla guerra come al pi splendido dei sogni. Ambizioso anche lui, sognava la gloria e la potenza. (Pausa) Aveva travolta anche me nel suo sogno. Anch'io amavo la guerra per la gloria che gli avrebbe dato. (Pausa) E oggi, in vista delle mura di Catania, uno dei mille morti senza tomba sulla riva del mare.
Elena - Ti amava?
Lisistrata - Quanto pu amare l'uomo che non si vede combattuto, ma assecondato nelle sue aspirazioni. Quanto pu amare l'uomo che sente nella donna un essere devoto, obbediente, sottomesso, che vive solo per lui.
Ambrosia - (quasi non credendo) Tu, Lisistrata, che cos bene sai imporre agli altri la tua volont!
Lisistrata - Ma in lui io m'annullavo. E mi meravigliai, pi tardi, di scoprire in me tanta energia. (Amaramente) Ma vorrei non averne, e continuare ad essere nulla in lui., (Rimane a lungo in silenzio)
Leontina - Soffri molto, Lisistrata?
Mirrina - (cattiva) Certo che soffre, non la vedi? E anche se non la vedessi, te ne accorgeresti dal modo con il quale, della sua sofferenza, si vendica su di noi.
Lisistrata - (crudelmente colpita) Io vendicarmi, Mirrina?
Rondinella - Mirrina pazza.
Mirrina - Mirrina non pazza. Si duole certo del lutto di Lisistrata, ma si duole anche dell'inganno.
Rondinella - (meravigliata e sdegnata) Quale inganno!?
Mirrina - (con rabbia) Dell'inganno tesoci da costei che ha saputo ben camuffare di santo desiderio di pace il maligno piacere di togliere anche a noi il bene che aveva perduto! Senza amore lei, senza amore tutte! (A Lisistrata) Non cos? Confessalo, finalmente, e di' alle tue cortigiane di smettere questo giuoco, di aprire queste porte e di lasciarci andare libere a goderci quello che tu non puoi pi godere, ma noi s ancora. (Rivolgendosi a tutte) Ma dobbiamo far presto perch la giornata di noi donne breve, ricordatelo, e la notte arriva improvvisa ed io... (la rabbia via via si mutata in disperazione e a questo punto Mirrina rompe in pianto e si getta ai piedi di Lisistrata) ... sono gi nella sera, Lisistrata, e voglio uscire, voglio andare incontro all'ultimo mio raggio di luce! (Tutte le donne come attratte si raccolgono intorno a Lisistrata e a Mirrina) Fammi uscire, Lisistrata, un giorno solo, ti giuro che torner.
Rondinella - (impietosita l'accarezza sui capelli) Povera Mirrina, non cattiva. Io la capisco. E' l'et. Di', Lisistrata, non le si potrebbe dare un permesso straordinario?
Melissa e Callizia - (scattando) E allora anche a noi!
Lisistrata - (imponendo il silenzio) No. Se io sembro crudele, spietata, per la salvezza di tutte... (Pausa) E di tutti, anche dei vostri uomini. (Accarezzevolmente a Mirrina ed aiutandola a rialzarsi) Come accusarmi cos ingiustamente, Mirrina? Come non capire che vi impongo e (fermamente) continuer ad imporvi sino alla fine, il sacrificio, non per vendicarmi, ma per risparmiare a voi la sventura che mi ha colpito? Volete che il mio pianto diventi anche il vostro? Volete che ogni moglie non abbia per marito che un mucchio di ossa sulla riva del mare?
Callizia - Credo che tu abbia ragione, Lisistrata. E tu vedrai, Mirrina, che se gli Dei ci assisteranno, la pace sar conclusa prima che per te sia venuta la notte. Fa' come me: prega.
Mirrina - (mestamente) Beata te, Callizia, che hai il grande conforto della religione!
Lisistrata - Ora scendete e andate a riposarvi. (Le donne si dispongono ad uscire) Auguro a tutte un sonno senza sogni. (Le donne escono. Rimangono Rondinella, Ambrosia, Callizia) Tu (ad Elena che sta calandosi nella botola) chiamami Fillide. (A Rondinella) Ora converr sapere che cosa si dice, che cosa si fa, nel campo degli uomini. Se son fermi nel proposito di continuare la guerra o se anima anch'essi il desiderio della pace. Manderemo un'esploratrice.
Mirrina - Vado io! Spetta a me! (Appare dalla botola Fillid, una vecchia piccina e curva)
Lisistrata - (indicandola) No, mia cara. Andr Fillide. (A Fillide) Fillide, tu sai ci che devi fare. Mescolarti agli uomini, ascoltarne i discorsi. Entrare, se puoi, in Parlamento e fedelmente riportare tutto ci che si dice.
Mirrina - (guardando Fillide con invidia) Sarai l'unica donna, pensa, in tutta Atene.
Callizia - Fa' onore al nostro sesso!
Fillide - (ridacchiando piano piano) Eh, eh... chi sa...
Callizia - E tu ti fidi, Lisistrata?
Lisistrata - Non sar lei, semmai, che comprometter la pace. (A Fillide) Va' e torna presto. (Mentre Fillide s'avvia verso la botola ne emerge Aspasia preoccupata e agitata)
Aspasia - Lisistrata, ho bisogno del tuo consiglio.
Lisistrata - Parla.
Aspasia - Gi, sulla piazza, dinanzi alla porta dell'Acropoli, s' piantato un uomo che fa il diavolo a quattro e dice che non c' forza umana che varr a rimandarlo indietro.
Lisistrata - Le tue sentinelle che stanno a fare?
Aspasia - Gli hanno ingiunto di allontanarsi. Ma le sue minacce le hanno impensierite.
Callizia - Quali minacce?
Aspasia - Dice che ha un'arma segreta con la quale potrebbe far saltare in aria tutta l'Acropoli.
Rondinella - Questa storia delle armi segrete vecchia quanto il cucco. Sono vent'anni che se ne parla. Io non ci ho mai creduto.
Lisistrata - Chi quest'uomo? Ti ha detto il suo nome?
Aspasia - No. Ma so ugualmente chi : Timandro.
Ambrosia - (con un grido) Mio marito! (Poi ad Aspasia) Come lo conosci?
Aspasia - (tranquillamente) Noi li conosciamo tutti i vostri mariti.
Ambrosia - (a Lisistrata) Che ti dicevo? Porci!
Lisistrata - (ad Ambrosia) Sta' calma. (Pausa) Ho una idea. Timandro uno dei capi principali dell'esercito. Se potessimo guadagnarlo alla causa della pace...
Rondinella - In che modo?
Lisistrata - (ad Ambrosia) Portandolo, Ambrosia non so se mi capisci, fino al massimo del desiderio...
Ambrosia - E poi?
Lisistrata - E poi, all'ultimo momento, sparendogli davanti. (Dubbiosa) Troverai davvero, Ambrosia, la forza di sparirgli dinanzi? (Gravemente ) Guarda, la causa della pace, se ti assumi quest'incarico, cade interamente nelle tue mani. Insoddisfatto, impazzito d'amore, tuo marito correr in Parlamento a perorare la pace immediata. Soddisfatto riprender a marciare contro gli Spartani. Tutto dipende da te. (A Rondinella e a Callizia) Che ne dite?
Callizia - Lei come moglie non pu avere una sufficiente resistenza.
Rondinella - Ha ragione. Forse meglio che vada un'altra. (Tutte tacitamente si offrono fissando ansiose Lisistrata)
Callizia - Io poi sono religiosa.
Lisistrata - No, bisogna che vada la moglie. Dopo tre anni di assenza, la donna che pi si desidera. Pi tardi no, tornerebbe a desiderarne altre, ma per ora Ambrosia che egli vuole stringere fra le braccia.
Ambrosia - (sinceramente) E non mi avr, te lo giuro, Lisistrata! Se non altro (guardando Aspasia) per quello che ho saputo da Aspasia. Gliela far pagare! Ti giuro arriver al punto di farlo impazzire senza che abbia potuto toc carmi con un dito.
Lisistrata - Giuri davanti a Diana?
Ambrosia - (eseguendo) Giuro davanti a Diana.
Mirrina - Purch non sia atea.
Lisistrata - No, mi fido di Ambrosia. La conosco. (Ad Ambrosia). E adesso fatti pi bella, pi desiderabile che puoi e scendi da tuo marito. (Ad Aspasia) Tu fallo entrare, scortato dalle cortigiane, nel piccolo cortile fiorito che a destra della porta, subito dopo la prima scala. (Aspasia esce) Ambrosia, non aggiungo pi una parola. Ti dico solo che la sorte della Grecia dipende da te. (Ambrosia esce solennemente tutta compresa della suprema importanza della missione affidatale) E tu, Callizia, prega, perch davvero ne abbiamo bisogno.
Callizia - (gettandosi ai piedi della statua d Diana con slancio) Pura come l'aria della pi limpida notte d'inverno, gelida come la luce della luna... .
Il Presentatore - Dovreste seguirmi, signori, nelle passeggiate che faccio, in questi giorni, per le strade di Atene. Uno sconforto, una desolazione... Bench vi siano gli uomini, la citt sembra deserta, abbandonata. Le finestre tutte chiuse. Lunghe file di case cieche e mute. S, perch sono le donne, la mattina, che spalancano le finestre, le colorano di fiori e di panni, le animano di canti e di discorsi, le illuminano, pettinandosi, delle loro lunghe chiome bionde... (Pausa) Deserte le chiese, le botteghe, silenzioso il mercato, abbandonati gli orti e i giardini. I fiori appassiscono tutti. Il sole, se anche sorge ancora, che cosa fa pi risplendere? Tutto opaco, tutto ruggine, e come una grigia neve la polvere discende su ogni cosa. Gli uomini sono diventati muti. Quando parlano o ridono, difatti, per farsi sentire dalle donne, N pi si curano di apparire puliti o giovani, i poeti non cantano pi, e i soldati, che non hanno pi chi li guarda dalle finestre, marciano con le ginocchia piegate, la testa bassa, la lingua fuori, trascinando la lancia. Chi ha pi il pudore, ora che non ci sono le donne, delle proprie infermit, delle proprie miserie? Gli spettacoli penosi s'alternano a quelli ripugnanti. E sapete che penso? Che gli uomini finiranno per concludere presto la pace, non tanto per amore delle donne, quanto per amore di se stessi: anche i pi accesi per la guerra, anche gli eroi di professione, di chi cercavano l'attenzione pei racconti delle proprie gesta, di chi l'ammirazione per le splendide divise, di chi la piet per le ferite, se non delle donne? La pace, secondo me, assai pi prossima di quanto non sembri. Ci sono, s, ancora, quei quattro, cinque ambiziosi e quei quattro, cinque grossi mercanti di scudi e di giavellotti che in Parlamento si battono strenuamente per la guerra, e, bisogna dire, con una certa efficacia, perch si valgono di un mezzo irresistibile: il denaro. Ma fino a quando questo mezzo continuer ad essere irresistibile? Quand' che il denaro procura vera gioia, vero piacere? Quando lo si pu spendere per le donne. Quando vediamo un sacchetto di monete tramutarsi a splendida luce sulla morbidezza di un seno o sul candore di una mano. A questo Lisistrata non aveva pensato e attribuir, ne son certo, la prossima conclusione della pace solo al motivo che ha in mente, che certo un grosso ed importante motivo, ma non il primo. (Pausa) Intanto le strade sono una lunga fila di case cieche e mute, risplende il sole e dentro le stanze sono accese le lanterne, vecchi ed ispidi guerrieri tentano invano di cantare dolci ninne-nanne ai loro bambini luridi e piangenti, i soldati marciano con le ginocchia piegate, non si parla pi, non si canta pi, i fiori sono tutti appassiti, e sulle case, sulla gente, sugli alberi, sulle statue, scende silenziosa e fitta la grigia neve della polvere. (Pausa) S, sono proprio convinto che la pace si far.
QUADRO TERZO
Il sipario si leva su un piccolo cortile. A sinistra, un muro liscio che si tende in alto con ai piedi una porticina. In fondo e a destra un muricciolo simile a quelli che circondano gli orti e lungo il muricciolo alcuni alberelli fioriti. La scena vuota per un attimo. Subito entrano Timandro e Aspasia. Timandro un bell'uomo, robusto, gioviale, di franco portamento. Non ha, di militare, che un leggero elmo che tiene sotto il braccio, e una daga pendente da una cintura che gli stringe alla vita la corta tunica.
Timandro - Qui? E' qui, dunque, che devo aspettare mia moglie?
Aspasia - (asciutta) Qui.
Timandro - E credi che scender subito?
Aspasia - (c. s.) Il tempo di prepararsi.
Timandro - Allora, se le sue abitudini non sono cambiate, dovr aspettare un bel pezzo. Non le puoi dare una voce? Sono tre anni, sai. (Guardandola attentamente) Ma tu, sbaglio o sei Taide?... No, aspetta... Filma... no, Bacchide... no, ecco, ci sono: Aspasia. La bella Aspasia! La mangiatrice d'uomini! E io, non mi riconosci? Sono Timandro, il tuo bel cagnolino d'oro, cos mi chiamavi, ricordi? (Con un certo compiacimento) Beh, s, ho fatto carriera: sono generale adesso; ma per te, se vuoi, rimango sempre il tuo bel cagnolino d'oro... Sono cambiato?
Aspasia - (fredda) Sei sempre lo stesso.
Timandro - (vedendola fredda e indifferente) Di', Aspasia, ma che ti prende? Sei pi solenne della statua di Diana. Le feste che abbiamo fatto in casa tua, rammenti?... Quando mi facevi il solletico con quella lunga penna di pavone... Come le manovravi tu, le penne di pavone... (Fa per abbracciarla e vedendo che essa si sottrae) Dai, dai; non fare la stupida... (Pieno di desiderio) Facciamo in tempo, sai. Tanto, prima che Ambrosia discenda... (Sempre cercando di abbracciarla e sempre respinto) E poi, in questi tre anni, ho accumulato tanto di quell'energia, che tu, mia piccola, mia cara Aspasia, mi farai da antipasto. Ti consumo al banco.
Aspasia - Scostati! Non mi toccare! (Lo respinge rudemente).
Timandro - (stupito) Come? al tuo bel cagnolino d'oro!
Aspasia - (dignitosa) Qui non ci sono cagnolini d'oro.
Timandro - Aspasia, che hai fatto? Hai cambiato mestiere? Questa guerra rovina tutti. Aspasia, ti ricordi la pioggia di rose dal soffitto?
Aspasia - Torna da me dopo la firma della pace, e mi troverai con tutte le piogge e tutte le penne di pavone che vorrai, ma ora considerami nient'altro che un soldato obbediente a Lisistrata.
Timandro - Beh! Questa poi! (Preoccupato) Non mi dirai che anche Ambrosia si considera un soldato obbediente a Lisistrata!
Aspasia - Tutti soldati, qui! E tutti ci battiamo per la causa della pace!
Timandro - Benc. sicch, allora, i soldati devono obbedire ai generali, io ti ordino...
Aspasia - No. Tu sei un generale nemico. E in questo momento sei nostro prigioniero.
Timandro - (scherzosamente piagnucolando con un'ultima speranza, incalzandola fino alla soglia della porta) Andiamo, via, adesso basta, Aspasia... Neppure un bacio, una carezza, una piccola cosa?... (Giunge sulla soglia e, Aspasia essendosi lentamente ritirata, si trova di fronte ad Ambrosia, vestita nella pi morbida e seducente delle maniere).
Ambrosia - (respingendolo) Scostati! Non toccarmi!
Timandro - (arretrando per lo stupore) Ambrosia! Amor mio! (Riprendendosi) Hai visto? Tanto era il desiderio, tanto era l'empito, che ti correvo incontro su per la scala.
Ambrosia - (indicando la scala per la quale Aspasia si allontanata) Tu conosci quella donna!
Timandro - (innocente) Quale donna?
Ambrosia - Aspasia!
Timandro - Mai sentito questo nome.
Ambrosia - (implacabile) La conosci, l'ho saputo da lei. Andavi a trovarla. Frequentavi la casa delle cortigiane. E quando? Quando eri con me, quando ogni volta che volevi potevi avermi! (Furiosa) Se facevi cos allora, che cosa avrai fatto durante questi tre anni (incalzandolo, coi pugni serrati, mentre egli arretra spaventato) che sei vissuto solo, lontano, senza di me?...
Timandro - Ho combattuto, cara! Te lo giuro! Non ho fatto che combattere!
Ambrosia - E quando non combattevi?
Timandro - Anzitutto, cara, era raro che non combattessi e poi pensavo a te, solo a te, esclusivamente a te, cuor mio, amor mio, luce degli occhi miei, respiro dell'anima mia. Ti vedevo nei sogni, ti vedevo anche quando non dormivo, solo che chiudessi gli occhi... E mi piaceva indugiarmi, sai, nel rivederti tutta punto per punto, e quando giungevo nei punti pi belli tornavo indietro, come si fa quando si legge un bel libro, che ogni tanto si torna indietro per assaporarlo meglio... (Ambrosia, ora, s' placata e ascolta con piacere) ... Un bacio, Ambrosia, un bacio su questa bella bocca dolce quanto il tuo nome! (Fa per baciarla sulla bocca).
Ambrosia - (ritraendosi) Non sulla bocca, Timandro. Non ancora. Sulla guancia.
Timandro - (tenendola fra le braccia sorridendo) Perch? Io lo so, perch. Perch vuoi che io torni a riconquistarti, lentamente, come nei giorni in cui mi indugiavo a immaginarti... vero, Ambrosia?
Ambrosia - (cominciando a illanguidirsi) S, Timandro.
Timandro - Sulla guancia, ecco. (La bacia sulla guancia) Ora per, finalmente, sulla bocca. (Striscia con la bocca lungo la guancia).
Ambrosia - No, non proprio sulla bocca, sull'angolo.
Timandro - E' per farmi morire? (La bacia sull'angolo della bocca) E adesso tutt'intorno come quando a primavera si fa il giro di quei laghetti sui monti? (La bacia respirandole intorno alla bocca) E adesso posso entrare nel laghetto.
Ambrosia - (con un grande sforzo su se stessa si ritrae, s'allontana, si siede sul piccolo sedile di pietra) No, Timandro, aspetta, non posso, lasciami respirare, non sono pi abituata ai tuoi baci... Qui, siediti vicino, ai miei piedi, e per un po' sta buono, come tanti anni fa, ricordi? quando ci vedevamo le prime volte...
Timandro - (obbedendo con una certa riluttanza) S, va bene. Per, poi...
Ambrosia - (come con bambini) Ma certo, ma certo... lo so, ma appunto per questo non dobbiamo sciupare... Adesso, tu mettiti qui. (Lo carezza sul capo) E parliamo. Come mi trovi? sciupata, invecchiata?
Timandro - (scattando in ginocchio) Invecchiata! Pi giovane, anzi! Pi giovane e pi bella di quando son partito. (Accarezzandola) Sembri una ragazza. E' come se fossi partito non per la guerra, ma per un viaggio a ritroso nel tempo, e ti ritrovo adesso, non come tre anni, ma come dieci anni fa... Fammi vedere le mani... (Ambrosia gliele mostra dalla parte del dorso) No, il palmo. (Ambrosia le rovescia) Ecco!
Ambrosia - Che cosa?
Timandro - I polpastrelli delle dita, vedi? Sulla punta sono rosati come i petali delle margherite appena dischiuse. E' un colore che dura. fino ai vent'anni, il segno della giovinezza, poi svanisce. Tu hai ancora vent'anni, Ambrosia, Sei giovane come un fiore appena nato. Io invece sono invecchiato, vero?
Ambrosia - Non dire sciocchezze, sembri un giovanotto. Anche a te ha fatto bene la lontananza. T'ha ringiovanito.
Timandro - M'hai pensato, tu?
Ambrosia - (sinceramente) Sempre.
Timandro - M'hai tradito?
Ambrosia - (c. s.) Mai. (Pausa) E come avrei potuto del resto? Non c'erano uomini.
Timandro - E da noi non c'erano donne.
Ambrosia - Perci non mi hai tradita.
Timandro - Mai. (Pausa) Quanto t'ho pensato! (Preso da un subito pensiero) E il piede?
Ambrosia - (meravigliata) Il piede?
Timandro - S, voglio vedere se si piega ancora come un tempo. (Le toglie un calzare) Quell'arco, ricordi?
Ambrosia - Oh s! (Piega il piede ad arco e lo pone in terra).
Timandro - (col viso in terra per vedere la luci dell'arco) Sul prato. Lo mettevi cos, sul. prato, e sotto ci passavano le formiche rosse e si fermavano, incantate a guardare. Posso baciarti l'arco? (Ambrosia risponde di si sorridendo e Timandro le bacia il piede, poi vorrebbe venir su lungo la gamba e Ambrosia dolcemente lo allontana e abbassa la veste) E lei tue orecchie piccole come conchiglie! Le aveva trovate un Dio sulla spiaggia, e te le aveva r messe a ornamento del viso. Conchiglie. (Fa l'atto di metterle le orecchie. Accosta il proprio orecchio a quello di Ambrosia) Si sente il mare.
Ambrosia - (stupita) Timandro!
Timandro - Che cosa?
Ambrosia - (turbata) E' la prima volta che mi parli cos.
Timandro - Perch, te l'ho detto, durante questi tre anni non ho fatto che pensarti punto per punto: le mani, il piede, gli orecchi... e i capelli, Ambrosia, li hai ancora cos teneri, cos sottili vicino alle tempie? (Le passa la mano sui capelli, guardando con tenerezza) S, sono uguali, come allora, qui, nel punto dove nascono, sulla riva delle tempie, sono come le piante presso l'acqua del fiume: morbide, leggere... (Le bacia i capelli sulle tempie) E adesso, Ambrosia...
Ambrosia - (turbata) Timandro...
Timandro - Fammi continuare il viaggio. E' un viaggio che so a memoria. L'avr fatto col pensiero cento, mille volte... Ora, finalmente, non pi col pensiero: con gli occhi, con la bocca, con le mani... Oh, Ambrosia, io voglio arrivare adesso alla parte che nella donna pi bella, pi dolce, pi riposta, pi intima... (Pausa) ... La nuca. Ferma. Ambrosia... s, la pi intima perch non viene mai scoperta, sempre la difendono e la custodiscono i capelli, come nel pi folto del bosco, dove l'ombra perenne, e nulla appassisce, tutto rimane fresco ed eternamente giovane... Quale piacere pi grande che compiere il movimento di tirare su i tuoi capelli,
Ambrosia - (esegue) e di scoprire la tua nuca eternamente giovane? La nuca di quand'eri bambina! (Le bacia a lungo, con soave piacere la nuca, poi, cambiando tono, stringendo a s Ambrosia che cerca di levarsi in piedi e di sottrarsi) E adesso basta, Ambrosia! Io sono tuo marito, torno dopo tre anni di lontananza, me ne frego altamente del pazzo giuramento che hai fatto a Lisistrata e qui, o in un altro posto, dove ti pare, ma purch sia presto, immediatamente, tu devi fare il tuo dovere di moglie!
Ambrosia - (riuscendo a divincolarsi) Pazzo! Dove vorresti? Qui sul marmo?
Timandro - Cosa vuoi che m'importi? Per uno nelle mie condizioni, il marmo pi morbido di tutti i pi morbidi tappeti d'Oriente!
Ambrosia - Ma non per me, Timandro. Sai che sono delicata.
Timandro - (sciogliendole la cintura e gettandola via) E allora qualche cosa di soffice (Guardandosi intorno) Dov', qui, che si possa trovare qualche cosa di soffice? Presto, Ambrosia, perch ho gi le orecchie che mi ronzano come se intorno mi volassero sciami di api. Impazzisco!
Ambrosia - Occorre un tappeto.
Timandro - (togliendosi a sua volta la cintura e gettandola via insieme alla daga) Dov'?
Ambrosia - (indicando la porta) L.
Timandro - E allora vallo a prendere, corri.
Ambrosia - (esce subito, torna con un tappeto) Aiutami. (Lo distendono insieme. Poi subito Timandro le si fa appresso e cerca di strapparle la tunica) No, non cos, Timandro. Me la tolgo io. Cos, piano piano... (Si toglie la tunica e rimane con un indumento pi leggero e pi breve, con le spalle scoperte).
Timandro - Ambrosia! (La guarda con desiderio).
Ambrosia - Mi vergogno.
Timandro - (guardandosi intorno) Di chi?
Ambrosia - Di te.
Timandro - (stupito) Di me!
Ambrosia - Di te, non ti ricordi? (Guardandosi intorno) Quando c' troppa luce.
Timandro - E' vero, ricordo. Ti sciolgo i capelli, cos sei pi vestita. (Le scioglie i capelli che scendono a ricoprirne le spalle) E adesso Ambrosia, ti serve niente?
Ambrosia - (inginocchiandosi e toccando il tappeto) Il tappeto duro, si sentono i ciottoli. Vado a prendere dei cuscini.
Timandro - (sedendosi sul tappeto) Anche i ciottoli! Va', vola! (Ambrosia esce e torna con cuscini che sparge sul tappeto. Timandro afferrandola per i polsi, e attraendola a s) Qui, adesso e non ti muovere pi.
Ambrosia - (svincolandosi e levandosi in piedi) I profumi. Sai che mi piacciono.
Timandro - (riafferrandola) Rimani qui, t'ho detto!
Ambrosia - O mi lasci andare a prenderli, o grido, e le sentinelle che sono lass ti scaglieranno addosso una pioggia di frecce.
Timandro - (guarda in su, e la lascia) Perfida!
Ambrosia - (uscendo e tornando con un vaso contenente sostanze odorose) Perch perfida, Timandro? Non sono forse tornata subito da te? Ancora un attimo di pazienza. (Sparge profumo intorno mentre chiede) Mi desideri davvero tanto, Timandro?
Timandro - (aprendo le braccia per incitarla a venire sul tappeto) E me lo chiedi? (Vedendo che guarda verso la porta) E adesso che aspetti? Di che hai bisogno ancora?
Ambrosia - Dei fiori.
Timandro - (quasi urlando) E dove sono?
Ambrosia - (indicando verso l'alto) Scendono. (Comincia a scendere una pioggia di rose. Ambrosia suo malgrado attirata da Timandro che continua ad aspettarla a braccia aperte, si avvicina) E cos, davvero mi vuoi?
Timandro - Se ti voglio? Non vedi? Non senti? Sono pazzo di te! Vieni! Amore!
Ambrosia - Sotto la pioggia di rose?
Timandro - Sotto la pioggia di rose, sotto la neve, sotto la grandine, sotto l'uragano, purch tu finalmente venga e non ti prenda gioco di me, donna che non meriti pi d'essere chiamata donna se resisti ancora cos a lungo come io non voglio pi essere chiamato uomo se sopporto ancora il tuo gioco infernale.
Ambrosia - (carezzandolo avvicinandosi) Ebbene, chiudi gli occhi.
Timandro - Perch?
Ambrosia - (dolce) Ma come? Non sai, non ti ricordi pi? Cominciavamo sempre a occhi chiusi.
Timandro - (sorridendo felice) Ah, se vero.
(Si distende, apre le braccia e chiude gli occhi, e cos nell'attesa, rimane mentre in punta di piedi dopo averlo contemplato, ed avergli mandato un bacio, e spinto una mano tremante sin quasi accarezzarlo, contrastata tra l'amore e la fede al giuramento, Ambrosia si allontana, entra nella porta, chiude a chiave il cancello, rimanendo visibile al pubblico: al rumore della chiave Timandro apre gli occhi, vede, si leva, e ruggendo di rabbia corre al cancello, lo scuote, si accascia vinto, tra l'infuriato e lo scorato).
Ambrosia - (chinandosi, perfidamente) Se mi vuoi, Timandro, corri laggi dai tuoi uomini, e valendoti della tua autorit - non sei un generale, forse? - persuadili a far la pace. Allora sar tua. (Fa per allontanarsi).
Timandro - (sollevandosi) Andr, andr, Ambrosia. Ma ancora un momento! In nome di tutti gli Dei, ascoltami.
Ambrosia - Che cosa?
Timandro - Un bacio!
Ambrosia - No.
Timandro - Una carezza.
Ambrosia - No.
Timandro - (supplicandola) Guarda, Ambrosia, ti supplico... ch'io possa solo con la mano, con la sola punta delle dita, sfiorarti il seno. Leggero in modo che non sentirai. Non pi che l'ala d'una farfalla.
Ambrosia - No.
Timandro - Non pi che l'alito d'un vento d'aprile.
Ambrosia - No.
Timandro - Non pi che il posarsi d'una goccia di rugiada. (Pausa) Sai le gocce di rugiada che si posano leggermente.
Ambrosia - No.
Timandro - (disperato) In nome del mio amore, in nome di un desiderio lungo di tre anni, io ti prego, io ti scongiuro, Ambrosia, dimmi di s, una volta.
Ambrosia - Non devi toccarmi. Lisistrata non vuole.
Timandro - (afferrandosi alle sbarre del cancello e guardando intensamente) Quel tuo seno divino, Ambrosia... Abbi piet!
Ambrosia - Solo dopo la pace. Puoi solo, se vuoi, ma una trasgressione al mio impegno, aspirarlo.
Timandro - Aspirarne il profumo! E' quasi gustarne il sapore!
Ambrosia - S.
Timandro - E come?
Ambrosia - (indicando il tavolo con le bevande) Su quel tavolo.
Timandro - Sul tavolo... Che cosa? (Si leva, va al tavolo, guarda, poi comprende) La cannuccia! Una cannuccia da seno!
Ambrosia - S. (Timandro prende una cannuccia per bibite, corre, ne pone un'estremit nella scollatura e dall'altra aspira) Cos. (pausa) Ti piace?
Timandro - (staccando per un attimo la bocca) E' squisito! Ancora! (Riprende ad aspirare mentre cala la tela).
Fine del primo atto
ATTO SECONDO
I gradini di una scalinata. Al sommo colonne. Tre o quattro sonnolenti o sfaccendati seggono al primo sole di primavera. In primo piano il Presentatore.
Il Presentatore - (coi gomiti sulle ginocchia e il viso tra le mani, sembra meditare. Breve silenzio. Poi al pubblico) Vedete, certe volte! come anche le persone intelligenti sbagliano?! Lisistrata, per esempio, che con il perfido tiro giocato a Timandro credeva d'aver nelle mani il trattato di pace, ed ha finito, invece, col fare il gioco dei fautori della guerra. Intendiamoci,! l'idea era buona e sembrava, anzi, infallibile,! Appena uscito dall'Acropoli, Timandro, secondo la logica, doveva correre dritto in Parlamento,! irrompervi come un fulmine e parlare in favore della pace con tale eloquenza da persuaderei anche i pi accesi tra i guerrafondai. E se noi vi fosse riuscito? Sarebbe ricorso alla forza, pensava Lisistrata, a un colpo di Stato. Invece niente di tutto questo. E' avvenuto precisamente il contrario. (Pausa) Lisistrata ha mancato di psicologia. E' intelligente, avveduta, scaltra, quel che volete, ma non conosce gli uomini. Noi non conosciamo le donne, ma neppure le donne conoscono noi. (Pausa) Uscito dall'Acropoli, Timadro corse, s, in Parlamento, e, figuratevi, al suo ingresso, la curiosit di tutti, specialmente dei vecchi perch sono appunto i vecchi, ormai esclusi da certe cose, quelli che se ne interessano di pi: Hai visto le donne? E' vero che sono sottoposte a una disciplina terribile? Che nessun uomo pu avvicinarle? E questa Lisistrata che tipo ? Insomma, come andata? . Il Parlamento era tutt'orecchi, Com' andata? Benissimo , disse Timandro salendo sulla tribuna. Gonfi il petto, lo fece rimbombare percuotendoselo col pugno, e raccont che s, la disciplina cui le donne erano sottoposte era davvero terribile, ma, avendo un bel fisico e sapendoci fare... e s teneva sempre sulle generali... un po' vago... Allora il Parlamento, ad una voce gli chiese di scendere nei particolari, anche pi minuti, e lui, fra gli applausi descrisse punto per punto il modo con cui la bellissima Aspasia gli si era abbandonata, e, se sorvol su sua moglie, fu soltanto per aver pi tempo di intrattenere l'uditorio sulle difficolt che aveva incontrato per uscire, anzi sulla paura che a un certo punto lo aveva preso di non poter pi lasciare l'Acropoli, se non morto, dato che tutte le donne invidiose di Aspasia e della moglie avevano preso a contenderselo ferocemente. (Pausa) Fu insomma, per la causa della pace, un racconto disastroso. Gli uomini ripresero animo, lo spettro dell'assoluta astinenza si dilegu. (Intanto un vecchio gli si messo seduto accanto, e lo sta ascoltando) Dunque, queste donne non erano poi cos inaccessibili come si voleva far credere. Bastava salvare le apparenze, andarle a trovare bussando con molta discrezione alla porticina di Aspasia...
Il Vecchio - (come rispondendo a un discorso rivolto a lui) S, ma io credo che non sia vero niente. Quella Lisistrata una donna in gamba, altro che i ricevimenti, con quel che segue, di cui si parla! Li fa cacciare via a pedate, ecco che cosa fa.
Il Presentatore - Gi, ma tutto inutile se poi quelli vanno in giro a raccontare il contrario. Il Vecchio - (scaldandosi) Perch ad Atene non ci sono uomini sinceri! Perch non ci sar mai nessuno che avr il coraggio di dire: ebbene, ve lo confesso, non c' niente da fare, il meglio che vi possa capitare che vi buttino gi per le scale.
Il Presentatore - (alzando le spalle) Ma qual al mondo, scusa, l'uomo disposto a confessare i propri insuccessi sentimentali?
Il Vecchio - D'accordo. Ma intanto si alimentano delle false speranze. (Si avvicina ad essi un giovane soldato dall'andatura dinoccolata e dall'aria stanca) E il giorno della pace si allontana sempre di pi. (Tristemente) E sono certo purtroppo che noi vecchi non avremo la fortuna di vederlo.
Il Soldato - (amaramente) E questo sarebbe niente. Il guaio che forse non lo vedr neppure io che potrei essere il figlio di tuo figlio.
Il Vecchio - (levando in su il viso a guardarlo) Quanti anni hai?
Il Soldato - Venti.
Il Vecchio - E a vent'anni sei gi stanco di fare la guerra?
Il Soldato - Avrei voluto vederti, nonno, e anche con le gambe di quand'eri giovane come me, fare la ritirata che abbiamo fatto. Venti giorni di marcia!
Il Vecchio - Quali marce? Vuoi dire quelle che fate voi comodamente seduti sui carri? (Infervorandosi) Ma che cosa siano le marce, giovanotto, solo noi possiamo saperlo. (Si batte la mano sul petto) Noi che abbiamo fatto l'ultima guerra contro i Persiani! Allora s, caro mio, che le guerre si facevano sul serio! Altro che seduti sui carri! Tutto a forza di gambe, e, chi gli si piegavano le ginocchia, peggio per lui. Non c'erano mica come adesso (fa l'atto di chi raccoglie con la pala) i pietosi a raccoglierli con la paletta!
Il Soldato - Ad ogni modo, nonno, devi ammettere che, seduti o in piedi, in guerra si muore ugualmente. E io ti confesso che se potessi riportare la pelle a casa, sarei tutt'altro che scontento. (Lentamente s'allontana)
Il Vecchio - Giusto. (Al Presentatore) Per so una cosa: che al tempo mio i giovani non parlavano cos. C'era pi entusiasmo, pi...
Il Presentatore - (interrompendo) Beh, l'altra guerra era pi sentita.
Il Vecchio - (mentre un borghese s'avvicina per ascoltare i loro discorsi) I giovani d'oggi non hanno ideali. Non credono a niente...
Il Borghese - (intervenendo) Mica soltanto i giovani. (Al vecchio) Tu a che cosa credi, per esempio?
Il Vecchio - Beh, che la Patria va difesa...
Il Borghese - Certo.
Il Vecchio - Se c' un prepotente...
Il Borghese - Certo. Ma se i prepotenti siamo noi?
Il Vecchio - E chi pu dirlo, questo?
Il Borghese - La nostra coscienza.
Il Presentatore - La nostra coscienza non conta niente se chi sta al potere la pensa in modo diverso. Lo vedi, del resto: siamo tutti della stessa terra, della stessa religione, della stessa civilt, non abbiamo nessuna ragione di combatterci, eppure ci dilaniamo come se ci odiassimo.
Il Borghese - E allora ha fatto bene Lisistrata a imporre l'aut-aut.
Il Vecchio - (scotendo il capo) Ma non riuscir a nulla. Vedi Timandro con la sua vanit, vedi Alcibiade che a tutti i costi vuole una vittoria, vedi Locri...
Il Borghese - (mentre un ufficiale si avvicina) Gi. Chi questo Locri di cui si parla tanto?
Il Vecchio - E' uno che viene su adesso. Ha gi soppiantato Timandro, che del resto non che un buffone, e non lontano il giorno in cui anche Alcibiade dovr fare i conti con lui.
L'Ufficiale - Dici bene. Locri l'uomo dell'avvenire. L'uomo che ben presto far parlare di s. Non lo muovono n la vanit n l'ambizione, n la sete di guadagno...
Il Borghese - Gi, e allora che cosa lo muove?
LUfficiale - (esaltato) Il desiderio di fare la grandezza di Atene. Anch'io, fino a ieri, ero per la pace.
Il Presentatore - E chi non lo ?
LUfficiale - Perch non l'hai sentito parlare. se l'avessi sentito, come io l'ho sentito ieri dinanzi al tempio di Giove...
Il Borghese - Che diceva?
LUfficiale - Era tanta la calca, era tanto il clamore, che non ho sentito una parola.
Il Borghese - E allora?
LUfficiale - E allora cosa? Quel che conta che a un certo punto mi son trovato con la spada sguainata levata in alto, e con tutti gli altri gridavo: Verremo tutti con te, Locri, dovunque ci ordinerai di seguirti. Anche a rischio di non tornar pi nessuno. Comanda e ti ubbidiremo! .
Il Presentatore - E sei disposto a seguirlo anche adesso, a mente fredda?
LUfficiale - Certo. Dovevate vederlo. Sembrava un Dio. Accanto alla statua di Giove, non sfigurava. La sua voce pareva il tuono, il suo sguardo il lampo. Quando ha detto: La guerra continua , sembrava dovesse venir gi il tempio. Ha promesso che fra venti giorni saremo sotto le mura di Sparta.
Il Borghese - Sono diciannove anni che sento dire queste parole. Viceversa, sono gli Spartani che da un anno in qua continuano a stare sotto le nostre mura.
LUfficiale - Se non ci fossero troppi disfattisti come te!...
Il Vecchio - Ognuno padrone di ragionare come vuole. Tu credi ancora. Bene. (Accennando al borghese) Costui invece stanco di credere ed esprime i suoi dubbi. Le nuove decisioni dovrebbero nascere non da una sola delle parti, ma dalla serena discussione tra gli uni e gli altri.
LUfficiale - Alla discussione non possiamo ammettere chi ha torto.
Il Presentatore - E chi che ha torto?
LUfficiale - Chi non la pensa come noi.
Il Vecchio - Mi sembra per che lo stesso Locri abbia tenuto conto del parere degli oppositori se ha accondisceso a non partire per la guerra prima d'aver parlato con Lisistrata.
LUfficiale - Ah, cos quest'incontro ci sar!
Il Vecchio - E presto, dicono. Ma per quanto la sua voce sia un tuono ed il suo sguardo un lampo, io non credo che Locri riuscir a persuadere le donne ad uscire dall'Acropoli.
LUfficiale - Io sono certo del contrario. Non gli hanno resistito ieri trentamila uomini: figuriamoci se potr resistergli una donna.
Il Vecchio - Quella donna, per, si chiama Lisistrata.
LUfficiale - E quell'uomo, Locri.
Il Vecchio - Lei ha preso un troppo gran impegno perch possa recedere.
Il Borghese - (pensieroso) Gi. Ma lui insegue un sogno troppo grande perch possa rinunciarvi.
Il Presentatore - Chi vivr, vedr. Certo sar un duello appassionante. L'uno e l'altra hanno nelle mani la nostra sorte.
LUfficiale - I migliori dell'esercito sono con Locri.
Il Presentatore - Ma con Lisistrata sono tutte le donne e la maggior parte degli uomini.
Il Vecchio - Vorrei sentire i discorsi che si faranno lass sull'Acropoli.
QUADRO SECONDO
La stessa scena del secondo quadro. Da una parte, inginocchiate dinanzi alla statua d'Artemide, Callizia, Elena e Melania. Dall'altra Rondinella, Ambrosia, Mirrina, Melissa. E' giorno ancora ma il giorno tra poco si tinger dei primi colori del tramonto.
Callizia - (pregando) Pura come l'aria della pi limpida notte d'inverno, gelida come la luce della luna .
Rondinella - Non ti sembra che basti, Callizia; Diventa una ossessione. La stessa Lisistrato che pure, da sola, ha cento volte la responsabilit che abbiamo tutte noi, non prega tanto
Mirrina - E' una donna superiore, lei.
Callizia - E i giorni intanto passano e la luna piena sta gi per ritornare, e la pace non si vede.
Ambrosia - E io che cosa dovrei dire, io che ho fatto il sacrificio pi stupido, pi inutile che si possa immaginare? Resistere tanto, per poi passare per quella che lo implorava, in ginocchio, di continuare.
Melania - Ha detto questo?
Ambrosia - (amaramente) Questo ed altro (Pausa) Valeva la pena di sacrificarsi?
Melania - Gli uomini, per!
Ambrosia - Non era meglio se lo facevo davvero?
Rondinella - Meglio non so. Avresti creato un precedente pericolosissimo. Ti avrebbero odiato tutte, e forse, chiss, ti odierei anch'io. Invece, vedi? T'ammiriamo, e l'elogio solenne che ti ha tributato Lisistrata dinanzi a tutte le donne schierate deve averti pur dato una bella soddisfazione.
Ambrosia, - (poco convinta) Ah, s, indubbiamente come soddisfazione morale... (S'affacciano Lesbia e Rugiadina, che da qualche tempo sono fuori dalla botola ad ascoltare) E voi che fate?
Lesbia - (tenendo Rugiadina stretta alla vita) Stavamo qui a sentirvi. Certo che valgono le soddisfazioni morali... Ma voi ve ne state qui tristi, cupe, come se invece d'essere primavera, aveste sul capo il pi pesante cielo d'inverno. Pi vispe, pi allegre, dovreste essere! (Rivolgendosi alle compagne) Non vero, Rugiadina?
Rugiadina - (felice) Si sta cos bene...
Lesbia - Invece d'essere contente d'essere qui tutte riunite insieme.
Rugiadina - Abbiamo tutto, non ci manca niente.
Ambrosia - (furiosa) All'inferno voi due! (A Rondinella) Di' che tornino gi! Non voglio vederle!
Callizia - E neppure noi vogliamo vederle!
Lesbia - (scendendo) E' tutta rabbia!
Rugiadina - (c. s.) E' tutta invidia!
Rondinella - (facendo l'atto di inseguirle, ma poi subito arrestandosi) Per sono felici...
Ambrosia - Ma Lisistrata che aspetta a cacciarle via?
Rondinella - Siamo in democrazia. Bisogna rispettare le minoranze. (Pausa) Ma non dobbiamo abbatterci. L'ora della decisione vicina.
Melania - E' un mese che sento questo ritornello.
Mirrina - Io non credo pi a niente.
Rondinella - Pochi giorni ancora di pazienza, ragazze. Forse pochissimi. E passiamoli, se non passano e la luna in allegria, in serenit. Guardate, se c' una che scoppi, la parola, s che scoppi dall'impazienza di rivedere suo marito, sono io che modestamente ho in Licone l'uomo capace di fare coi fatti il doppio almeno di quel che Timandro ha fatto a parole...
Melissa - Andiamo, Rondinella, non esagerare.
Rondinella - Scommettiamo? Scommettiamo che, il giorno della pace io, che pure mi sento donna capace di piegare un toro prendendolo per le corna, scommettiamo che, fra i due, sar io la prima che dovr dire: Basta! .
Mirrina - Bene, ti prendo in parola. E quello che avanza per me. (Melissa ride)
Rondinella - (a Melissa) S, e ce ne sarebbe anche per te, Melissa! Ma disgraziatamente pei voi due, io non glielo permetter.
Callizia - Beh, ci hai messo tanto in curiosit che questo tuo Licone vorrai almeno farcelo vedere, il giorno della pace.
Rondinella - Certo. Ma non toccare. (Battendosi con la mano il petto) Perch roba mia, propriet personale.
Melania - Vorr dire che noi ci contenteremo dei nostri uomini...
Rondinella - (rabbonita) Dicevo cos per dire... Ce ne sar per tutte, vedrete. (A queste parole Mirrina e Melissa chinano tristemente il capo. Le altre le guardano impietosite).
Callizia - E anche per loro, no, Rondinella?
Rondinella - Certo. Se mai, faremo la colletta.
Ambrosia - Vi daremo ciascuna un pezzetto dei nostri.
Mirrina - Non vogliamo l'elemosina, noi!
Rondinella - Non ne avrete bisogno. Quel giorno sar festa generale! Gli uomini saranno tanti che, ve lo dico io, ne avanzeranno. E nell'attesa, godiamoci questi ultimi giorni che se hanno i loro inconvenienti pure di qualche pregio non mancano. (Pausa) Facciamo conto che sia una villeggiatura. (Alle campagne che la guardano stupite) S, non forse la prima volta in vita nostra che viviamo tranquille, finalmente senza far niente, nell'ozio pi completo, libere dai lavori della casa, senza lavare, senza stirare, senza rigovernare, senza doverci stillare il cervello a pensare che cosa metteremo oggi a tavola? (Da qualche tempo Lisistrata, a met fuori della botola, sta ascoltando i loro discorsi).
Lisistrata - Bada, Rondinella, che tu stai parlando male di quel tranquillo vivere in famiglia che vogliamo appunto vederci restituito dalla pace. (Viene avanti e si unisce alle altre donne).
Rondinella - (stupita) S, certo, purch per ci fosse comprensione da parte degli uomini. Invece, a sentirli, sono solo loro che lavorano, che sgobbano. Noi no, noi non facciamo niente. Noi parliamo soltanto o giochiamo a carte con le amiche. Non cos? Passiamo le ore ad affumicarci in cucina e quando aspettandoci degli elogi, portiamo in tavola, ci sentiamo dire che quel piatto, quando lui era ragazzo, lo cucinava molto meglio sua madre e con una spesa infinitamente minore, non cos? Ci agghindiamo, ci facciamo belle, ci mettiamo una tunica nuova, e loro neppure se ne accorgono. Non cos?
Callizia - Proprio cos. E come fanno presto a stancarsi di noi! Sapete come mi chiama mio marito? (Pausa) La vecchia. Quando torna a casa: Dove la vecchia, ragazzi? Come se anch'essi non invecchiassero insieme a noi!
Melania - Peggio! Dopo nemmeno un anno di matrimonio - il mio, poi, addirittura, dopo sei mesi - cominciano a mettere l'occhio sulle altre e fosse l'occhio soltanto, perch l'uomo, dicono, deve variare...
Mirrina - Mentre, invece, se ci azzardiamo a variare noi, casca il mondo! (Tutte tacciono).
Rondinella - (troncando l'imbarazzo) Beh, tutto sommato, appunto, questa nostra villeggiatura ha la sua parte di buono.
Callizia - E quando pensi, Lisistrata, che questa che Rondinella chiama villeggiatura, debba durare ancora?
Lisistrata - La fine potrebbe essere assai prossima. Domani sembra ci sar l'incontro.
Ambrosia - Domani!
Lisistrata - Queste, almeno, le ultime notizie.
Ambrosia - Verr qui il rappresentante degli uomini?
Lisistrata - S.
Callizia - Quello che vuole la guerra?
Lisistrata - Pare.
Melania - Locri, si chiama.
Rondinella - (sussultando) Locri?
Lisistrata - (con un cenno a Rondinella perch lei si mostri indifferente) Locri, gi.
Melania - E chi questo Locri?
Lisistrata - Ma, dicono un nuovo capo, non so. Venuto da pochissimi giorni ad Atene e pare si sia guadagnato le simpatie generali persuadendo a continuare la guerra anche molti che s'erano gi dichiarati per la pace.
Callizia - Un altro ambizioso, un altro di quelli che fanno dei morti i mattoni per la propria statua. Ma avr da fare con te, Lisistrata. Sono certa che riuscirai a persuaderlo. E allora sar la pace, e allora lo faranno a te, il monumento, ma d'una pietra leggera come l'aria, bianca come la neve, risplendente come il sole!
Lisistrata - (sorridendo) Ora non disperi pi, Callizia? Grazie. (Rivolgendosi a tutte) Ho bisogno, sapete, della vostra fiducia, tanto bisogno, quanto non potete immaginare. E non la deluder. Non vi tradir mai, amiche mie.
Rondinella - Tradirci tu, Lisistrata?
Melania - Tu che sei riuscita nel miracolo di impedire a noi di tradire. Tu cos forte, tu cos superiore a tutte? Perch parli cos? Come t' potuto venire questo pensiero?
Lisistrata - Perdonatemi. Viene per tutti il momento anche se un momento solo, della stanchezza, del dubbio. Ma ora gi passato. Sono tornata forte, amiche mie. (Pausa) Vi prego, adesso, di scendere. Devo rimanere sola con Rondinella per darle degli ordini. La notte vicina. (Intanto le donne escono lentamente) E con la notte i pericoli raddoppiano. Non si deve trascurare niente. (Rimane sola con Rondinella per un poco, tutte e due in silenzio senza il coraggio di guardarsi mentre il cielo si arrossa della luce del tramonto).
Rondinella - Locri. Hai sentito? Non so come non ho gridato nell'udire quel nome!
Lisistrata - Ed il mio cuore, per un attimo s' fermato. (Cercando di scacciare l'assurdo pensiero che per la domina) Lo vedi, Rondinella? Facciamo delle grandi cose, forse passeremo alla storia per questa impresa che insieme la pi seria e la pi buffa che si possa immaginare, ma siamo pur sempre delle doni nette che solo per il suono di un nome che! almeno mille ateniesi portano, subito crediamo! al ritorno dei morti, e tremiamo come se una tiepida sera di primavera fosse una gelida notte! d'inverno. (Stringe le mani di Rondinella quasi per cercar conforto) Ma il mio Locri morto! non pu ritornare.
Rondinella - L'hanno veduto cadere, Lisistrata. Niente altro.
Lisistrata - Sei pazza, Rondinella! Se noni fosse morto m'avrebbe mandato notizie, avrebbe trovato il modo di venirmi a trovare, oppure ch'io andassi da lui... No no, impossibile. Mi amava troppo per lasciarmi cos, in un dolore,) in un lutto che non gli era difficile immaginare,) Il mio Locri non c' pi, Rondinella. Questo un altro che per avventura porta il suo stesso) nome ed bene, forse, che sia cos, perch dal, suo nome io trarr meglio la forza per indurlo) a rinunciare alla guerra...
Rondinella - Forse cos come dici, Lisistrata,! E' quasi certo, anzi, che sia cos. Ma...
Lisistrata - Di'?
Rondinella - (fissandola negli occhi) Se fosse lui?
Lisistrata - (per un poco rimane in silenzio) Se fosse lui?...
Rondinella - (non cessando di guardarla negli occhi) Troveresti la forza di respingerlo? Oh non potrebbe avvenire che anzich tu persuaderlo, riuscisse lui, Lisistrata, a persuadere te?
Lisistrata - Credi che questo sarebbe possibile?
Rondinella - L'amore, Lisistrata...
Lisistrata - E io non sono una donna forte! pi forte di tutte, anche dell'amore?
Rondinella - Guai se non lo fossi. Io rivedi! I mio marito e sarebbe, da una parte, la felicit ma non potrei pi credere in te, Lisistrata, non potrei pi stimare te che reputo pi che una donna... una Dea, (Indicando la statua di Diana Cadesse questa statua, giungo a dire che non me ne importerebbe. Cadessi tu, per me crollerebbe il mondo. (Pausa) Preferisco non rivedere mio marito. (Pausa) Non so dirti altro, Lisistrata. (Le si inginocchia ai piedi. Scende piano piano l'ombra della sera. Le due donne rimangono cos per un poco, Rondinella inginocchiata, Lisistrata meditando. Quando, improvvisamente le scuote l'incalzante squillare d'una campana. Immediatamente esce dalla botola e attraversa la scena Callizia che va a inginocchiarsi dinanzi alla statua di Diana, mentre Lisistrata e Rondinella appaiono in attesa d sapere che cosa sia avvenuto).
Callizia - (rapidamente, nel tono delle litanie) Pura come l'aria della pi limpida notte d'inverno, gelida come la luce della luna... (Continua in un lungo, rapido borbottio e intanto escono dalla botola agitatissime Mirrina, Melissa, Ambrosia, Elena, Melania).
Rondinella - (alle sopravvenienti) Ma chi questa disperata che s'aggrappa alla fune con tanta forza? (Non ottenendo risposta dalle agitate, si rivolge a Callizia) Tu, che la stai ossessionando, quella poveretta - (indicando Diana) e un giorno o l'altro finir col vendicarsi precipitandoti addosso, si pu sapere, per chi che preghi? (La campana cessa di suonare).
Callizia - (smettendo) Per la povera Leontina.
Lisistrata - (stupita) Per Leontina?
Ambrosia - S, per Leontina. Improvvisamente, mentre stavamo parlando insieme, cos come parliamo adesso noi, improvvisamente, dico, come impazzita e alla prima campana che ha trovato s' aggrappata alla fune e, gi, piangendo e gridando, come per i ladri o per un incendio.
Rondinella - Leontina! Sembrava cos tranquilla, cos rassegnata...
Ambrosia - Un ossesso, ti dico, mai nessuna di noi, guarda, anche la pi tentata, ha suonato in modo simile.
Melania - Da strappare la corda!
Rondinella - E dov' adesso? (Fa per andarla , a cercare).
Lisistrata - (trattenendola) Fermati, sar qui tra poco. La condurranno qui le cortigiane. (Alle altre che si agitano e fanno confusione) Calmatevi voi, ve ne prego, o anch'io qui finir per perdere la testa. (Vedendo Leontina che seguita da due cortigiane esce dalla botola) Leontina, bambina mia, ma cosa t'ha preso? (Le donne si fanno intorno alla ragazza impedendole di avvicinarsi a Lisistrata) Lasciatela passare, lasciatela passare! (Aprendo le braccia nelle quali Leontina piangendo si rifugia) Piangi, s, piangi, povera bambina mia, povera sposetta piccola piccola, che noi cattive teniamo qui prigioniera. Piangi... (Alle altre che si accalcano intorno) E voi fate largo, scostatevi per tutti gli Dei, non toglietele quel poco d'aria, quel poco di cielo che le son rimasti.
Callizia - Pura come l'aria della pi limpida... .
Lisistrata - E tu taci, pazza, maniaca! (Callizia tace. Le donne fanno largo) Leontina, puoi parlare.
Leontina - (tra i singhiozzi) Perdonami, Lisistrata. Non so, non so come abbia fatto, credi, che non finir mai di vergognarmi. Come tutte le altre! Sono caduta come tutte le altre.
Lisistrata - (dolcemente tentando di sollevarle il viso che si ostina a tener basso) Ebbene, non sei forse una donna anche tu, Leontina? (Fa cenno alle altre di allontanarsi ancora ed esse eseguono) Non c' da vergognarsi... (Portandola verso il sedile, facendola sedere) Ma che pensiero t' venuto? Di'?
Leontina - (trasognata) Che pensiero?
Lisistrata - S, non so, t' venuto desiderio...
Leontina - (c. s.) Desiderio?
Lisistrata - Parla, cara. Se vuoi parla a me sola. (Alle altre) Voi, ragazze, non l'ascoltate. Vero che non l'ascoltate?
Rondinella - (smentendo ci che dice con l'atteggiamento simile a quello d tutte le altre, di chi non vuol perdere una parola) No, Leontina, ti giuro che noi non sentiamo niente.
Lisistrata - (accarezzandola sui capelli) E la ghirlanda di fiori, povera Leontina, che tieni sempre intorno al capo, l'hai perduta? (Vede in terra qualcosa) No, eccola qui caduta ai tuoi piedi. (La raccoglie) Ma nuova, fresca, fatta di fiori colti oggi! (L'annusa) E odorano.
Leontina - (sorridendo fra le lacrime) S, da qualche giorno, Lisistrata, tutte le mattine me ne faccio una nuova e getto via l'appassita. Forse non mi dite sempre, voi tutte, che il giorno della pace vicino?
Lisistrata - S, vicino. (Le pone sul capo la ghirlanda) Ecco, cos, per essere pronta, vero, a ricevere il tuo Nereo e apparirgli con questa veste candida, con questi fiori freschi cos com'eri quel giorno...
Leontina - S, Lisistrata. (Sorride).
Lisistrata - Vedi che sei tornata serena? (Indicando il cielo che comincia a punteggiarsi di stelle, mentre le due cortigiane, rimaste in disparte, accendono le lampade e il fuoco e poi escono) Sei proprio come una di queste giornate di primavera, un momento nuvolo, un momento celeste, e il pianto che ti scende lungo le gote serve a illuminarti di lacrime il sorriso. E' cos, Leontina? Ti senti di parlare?
Leontina - (candida) Ecco, io vorrei tanto rivedere Nereo.
Callizia - S, eh! O povera animuccia! (Ironica) Vorrebbe rivedere il suo Nereo! Come se ci fosse qui, anche solo una che non volesse rivedere suo marito.
Leontina - (soavemente) Ma Nereo non mio marito!
Mirrina - Come non suo marito?
Lisistrata - Lo sai, Mirrina: suo marito per modo di dire.
Mirrina - E che significa? E' un uomo e poich qui la legge uguale per tutte, ecco che, come tutte le altre, non pu rivederlo. (Pausa) E' un discorso finito. Non c' da aggiungere niente.
Lisistrata - (felice d'averlo lasciato dire a Mirrina) Capisci, Leontina? C' una legge, non si pu. Il tuo caso, vero, un po' diverso ma non si pu mandare te da Nereo, e costringere le altre a rimanere. (Pausa) Ma come mai, all'improvviso t'ha preso cos forte questo desiderio?
Leontina - (candida) Perch Nereo qui, sotto le mura.
Mirrina - Come lo sai?
Leontina - (c. s. mostrando un foglietto a Lisistrata) M'ha mandato questo biglietto.
Lisistrata - Per mezzo di chi, scusa?
Leontina - D'Aspasia. (Un po' di silenzio).
Mirrina - (con dispetto) Queste cortigiane! A me, alle altre, mettono le mani addosso, e ci buttano in cella di rigore. A costei fanno da...
Melissa - (brevemente) Da intermediarie. (Intanto Aspasia apparsa).
Aspasia - Sono venuta perch tu mi punisca, Lisistrata, ma non c' fedele sentinella che, un giorno, non rompa la consegna e non faccia ci che il regolamento le vieta ma il cuore le impone di fare.
Lisistrata - (colpita) Il cuore?
Aspasia - Ogni altr'uomo che m'avesse pregato, scongiurato, non gli avrei dato ascolto, ma Nereo non lo avevo mai visto. E' l'unico dei mariti di quante son qui che non sia stato mai ospite della mia casa. L'unico che ignori le penne di pavone. L'unico che ami veramente e soltanto sua moglie. E Leontina l'unica che ami veramente suo marito.
Callizia - Perch non l'ha ancora avuto! (Ad Aspasia) E ti sei lasciata impietosire?
Aspasia - Come ti saresti impietosita tu. Ma ho trasgredito, e aspetto il castigo, Lisistrata.
Lisistrata - Volevi andar gi da Nereo?
Leontina - S, volevo andare da Nereo. (Pausa) Volevo andare a sapere, Lisistrata, che cosa sia questa felicit che ho giurato di sacrificare, ma che non conosco. Io non ho provato mai, capisci?, le dolcezze del piacere cui m'avete fatto rinunciare. Vi ho rinunciato prima d'assaporarle. (Pausa) Ne sento parlare continuamente e vedo che gli occhi s'accendono, che le labbra I tremano, che i visi impallidiscono tanto grande,! tanto vivo questo piacere dev'essere. (Pausa)\ E io non so niente.
Mirrina - (astiosa) Come se ormai ne sapessi pi qualche cosa anch'io.
Leontina - Se mi domandano: Ma che! cos', dimmi, ci di cui hai giurato di privar-! ti? , debbo rispondere: Non so . (Alle altre)Voi invece lo sapete, voi lo conoscete, e ne soffrite, e appunto per questo ammirevole ili vostro sacrificio. Voi le avete provate le gioie! che ora cos dolorosamente rimpiangete... Mal io che cosa desidero? che cosa rimpiango?! quale sacrificio ho fatto? a che bene ho rinunciato? Voglio rinunciarvi anch'io, ma dopo averlo provato. (Pausa) Il giuramento che ho fatto non vale, Lisistrata. Come dire a una rondine che sia ancora nel nido: Giura che noni volerai pi! . E non ha ancora volato. Giurai che non vedrai pi il mare, i fiumi, le foreste e non li ha ancora veduti. (Pausa) Il mio giuramento varr, e ne avr tutto il merito, mal soltanto dopo, capisci? Mi comprendi, vere Lisistrata? Mi comprendete, amiche? (Con art dente implorazione) Ch'io solo una volta assapori la felicit cui ho giurato di rinunciare, che solo una volta mi tremino le labbra e mi sii schiudano gli occhi per il piacere che non ho! mai provato e poi (stendendo il braccio versoi la statua di Diana) ve lo giuro su quell'immagine, torner qui, pari a voi nel sacrificio, pari a voi nella grandezza della rinuncia. (Cade in ginocchio, serena, sorridente, fiduciosa, dinanzi a Lisistrata mentre tutte le donne tacciono)
Lisistrata - Dove t'aspetta, Nereo?
Leontina - (levandosi di scatto e avvicinandosi al parapetto) Proprio qui sotto. Se non fossi buio, affacciandosi lo si vedrebbe. (S sporm e accenna a chiamarlo).
Lisistrata - (mettendole prontamente una mm no sulla bocca) Taci, sei pazza? (Guardando verso Aspasia sempre rimasta immobili) Aspasia!
Aspasia - Una corda, vero? Ne ho sequestrata centinaia. (Esce completamente dalla botola e va verso il parapetto tenendo una scala di corda che lascia cadere nel vuoto fissandone poi lestremit al parapetto. Tutte le donne, immobili, tacciono. La notte chiara. Brilla di stelle Aiutata da Aspasia e Lisistrata, Leontina scavalca agilmente il parapetto e si accinge a discendere.
Lisistrata - (in un soffio di voce accomodandole sul capo la ghirlanda) I fiori, aspetta. Ch'egli ti veda con la ghirlanda. (Lentamente Leontina discende meravigliosamente bianca nella notte. Sparisce. Le donne sempre mute, immobili; tutto a un tratto Callzia va verso la statua d'Artemide e s inginocchia).
Callzia - Pura come l'aria, pi limpida della pi limpida... .
Lisistrata - (immediatamente, afferrandola alle spalle e costringendola a rialzarsi) Ah! No, questa volta no, sarebbe il colmo pregare la Dea della castit. Ti sembra il caso? (Mentre cala la tela).
QUADRO TERZO
Buio. Poi appare un angolino con nient'altro che una colonna spezzata per terra. Da una parte, una porticina. Su una colonna seduto il Presentatore che regge sulle ginocchia Leontina addormentata. La ghirlanda in terra.
Il Presentatore - La riconoscete? Povera ragazza! Ai piedi della scala ha trovato me invece di Nereo. (Pausa) Nereo, poveretto, veramente disgraziato. L'anno passato aveva appena fatto scorrere l'anello lungo il dito della sposa, che se lo portarono via. Stanotte aspettava tremante, ai piedi della scala, e gi vedeva, levando il viso, discendere l'ombra bianca di Leontina, quando via un'altra volta! (Pausa) Ordine di Locri. Tutti i militari consegnati nelle caserme. si parte per la guerra, o, finalmente, si rimane per la pace? Non si sa. Tutto dipende dall'incontro di domattina. (Guardando il cielo ormai chiaro) Anzi, no, di stamattina perch gi l'alba, l'alba di una notte passata con questa sposina leggera leggera fra le braccia. (Guardandola con tenerezza) Ha avuto paura, da principio, poi ha pianto disperata, poi, come sempre avviene alla sua et, che non c' dolore che resista al sonno, s' addormentata come una bambina e solo adesso torna ad aprire gli occhi... (Dolcemente sorridendole) Leontina! (Leontina si stropiccia gli occhi, si leva a sedere, si guarda intorno, riconosce il Presentatore, gli si appoggia col capo sulla spalla) Oh, brava. E' giorno, sai. Ed tempo che tu rientri. Nereo? Eh, Nereo lo vedrai, ma non subito. (Leontina lo guarda fiduciosa) Presto, presto, certamente. Forse oggi stesso. (Guardando in alto) Tutto nelle mani di Lisistrata. Adesso, ad ogni modo, bene che tu ti metta al sicuro. Se i soldati escono dalle caserme, bambina, di questa veste nuziale non rimane un granellino. Vieni con me. (La prende per mano, va verso la porticina e picchia. Appare Aspasia) Riprendila, sana e salva. Poi lei stessa ti racconter. (A Leontina, che sulla soglia) Addio, ragazzina. (Vedendo in terra presso la colonna la ghirlanda) Aspetta. (La raccoglie) No, appassita. (C' presso la colonna un alberello fiorito) Te ne faccio una nuova con un ramoscello. (Getta via l'appassita, le pone sul capo la nuova) E con l'augurio, Leontina, che questi fiori, che pure non durano che poche ore, il tuo Nereo li colga non ancora appassiti. (Leontina, sorridendo, rientra. La porta si chiude e sul Presentatore, fermo nell'atto dell'augurio, si fa buio. Poi percorre da sinistra a destra la lnea della ribalta, e giunge nell'angolo opposto nel momento in cui questo s'illumina ed entra correndo Nereo. Si urtano).
Il Presentatore - Giovanotto!
Nereo - Perdonami!
Il Presentatore - Chi sei?
Nereo - Nereo.
Il Presentatore - L'avrei giurato. Scappato dalla caserma?
Nereo - S.
Il Presentatore - Troppo tardi. Leontina rientrata. (Vedendo il suo dolore, gli si avvicina e gli mette una mano sulla spalla) Sei poco fortunato, ragazzo mio.
Nereo - (sedendosi) Non faccio che perderla.
Il Presentatore - Sei giovane. Hai dinanzi a te tanto tempo... E chi sa, poi, se sei davvero sfortunato... (Guardando in alto) Potrebbe essere, al contrario, un segno della protezione degli Dei... Ti salvano sempre all'ultimo momento, Nereo.
Nereo - (stupito) Salvarmi da chi? dalla mia Leontina?
Il Presentatore - Ma l'ami tanto?
Nereo - Solo che io chiuda gli occhi... Guarda. (Chiude gli occhi e appare, illuminata, Leontina seduta sullo stesso suo sedile. I due si guardano ma senza potersi avvicinare e rimangono in estasi fino a che, toccandolo sulle spalle).
Il Presentatore - Giovanotto...
Nereo - (trasalendo e ridestandosi mentre Leontina sparisce) Perch mi strappi al mio sogno?
Il Presentatore - Primo, perch voglio evitarti il pericolo, avendo troppo amato in sogno la realt di domani, di rimanere deluso... secondo (accennando ai tre uomini che entrano) perch vorrei sapere i nomi di quei tre l, che s'avvicinano.
Nereo - Quello che sembra faccia la ruota, tanto tronfio e sicuro di s...
Il Presentatore - ... E' Timandro, scommetto.
Nereo - Precisamente.
Il Presentatore - E l'altro?
Nereo - (preso da paura) L'altro, Santi Numi, Locri, il mio comandante, e s'egli mi vede qui... mettiti dinanzi a me.
Il Presentatore - Non temere. E' troppo preso dalla conversazione... Un bellissimo uomo, mi sembra.
Nereo - E ti pare che sia gran virt per un guerriero?
Il Presentatore - Quando ci si debba battere con le donne, s. Ma sta' zitto, Nereo, voglio ascoltarlo. (I tre vengono avanti)
Timandro - Guarda, Locri, io se fossi in te, non avrei il minimo dubbio.
Locri - No, dici?
Timandro - Ma col tuo fisico, hai la guerra nelle mani, te lo dico io!
Locri - Credi?
Timandro - Modestamente, sai, di donne m'intendo. E poich quanto ad aspetto, bench tu sia un poco pi alto, siamo l... (Confidenzialmente) ... Noi due, Locri, siamo di quelli che piacciono alle donne... Quanto, poi, a modo di fare, credo che anche tu... E con le donne, sai, i complimenti sono un errore... Io non mi sdilinquo, io non perdo tempo a corteggiare... io prendo! Perch non andiamo insieme? Mentre tu t'intrattieni con Lisistrata, io potrei svolgere un lavoro altrettanto utile...
Il Presentatore - Dunque, Locri, se posso permettermi di rivolgerti una domanda, avremo la guerra o la pace, stamattina?
LUfficiale - (esaltato) La guerra, certamente. Le truppe sono gi pronte a partire.
Il Presentatore - Ma se Lisistrata non cede? Le truppe sono pronte, s, ma non partiranno se non dopo il ritorno a casa di tutte le donne. I patti sono stati stabiliti chiaramente.
LUfficiale - (tranquillamente, con grande sicurezza) Lisistrata ceder.
Timandro - (al Presentatore accennando a Locri) Con quel fisico!
Locri - No, Timandro, tu non conosci Lisistrata.
Timandro - Conosco le donne, Locri.
Locri - Non puoi parlare di lei come di una donna qualsiasi.
Timandro - Sei furbo, tu. Vuoi, se riesci, accrescere il tuo merito, e, preparati, se non riesci, una giustificazione. Dubiti, non sei certo del buon esito... Avrebbero fatto mille volte meglio a mandar me!
Locri - (gravemente) Lisitrata non una donna che si conquisti come tu credi. E' superiore ad ogni debolezza, ad ogni tentazione.
Il Presentatore - E perch allora, Locri, ti sei con tanta sicurezza offerto di affrontarla! Se non cede, e non permette alle donne di fari ritorno a casa, tu perdi di colpo tutto il tuo prestigio.
Locri - C' solo un uomo al mondo capace di imporre la propria volont a Lisistrata, e quell'uomo sono io.
Il Presentatore - Mi sembri troppo sicuro di te.
Locri - Un anno fa chi mi conosceva? Oggi dopo Alcibiade, sono il primo degli ateniesi Domani, e non dopo Alcibiade, sar il primi di tutti i Greci. E tu vuoi che una donna, una donna che ho gi nelle mani, possa arrestarmi nel mio cammino?
LUfficiale - (esaltato) Tra venti giorni saremo a Sparta! (Lontano squilli di tromba) Andiamo, Locri. Sono le trombe che annunciano! a Lisistrata la tua visita! (I tre escono).
Il Presentatore - Ahim, ho paura davvero che questo Locri riuscir a persuadere Lisistrata! (Battendo la mano sulla spalla di Nereo) Povero Nereo. Addio speranze di pace.
Nereo - (disperato) E Leontina, quando la rivedr se non nei sogni? (Supplichevole al Presentatore) Dimmi tu, aiutami tu, che posso fare?
Il Presentatore - Niente, appunto, povero amico mio, se non chiudere gli occhi e contentarti del sogno. (Nereo chiude gli occhi, e mentre l'angolo si oscura il Presentatore esca Nereo diviene invisibile, appare illuminati Leontina, sempre seduta all'altra estremit sedile. Poi piano piano comincia ad appanni la scena del quarto quadro, e mentre la luce su Leontina, che diviene creatura reale, si attenua, viene invece illuminandosi quella di Nereo che lui, adesso, a divenire immagine il sogno).
QUADRO QUARTO
Rondinella - (a Leontina che continua a fissare Nereo) Non fai che sognarlo.
Leontina - Credo che per tutta la vita noni potr far altro, se vero, come si dice, che la guerra verr ripresa.
Rondinella - Chi che lo dice?
Leontina - Tutte.
Rondinella - Dubitiamo di Lisistrata?
Leontina - Locri troppo un bell'uomo, nessuna donna potr resistergli. (Vedendo Rondinella turbata) Nemmeno tu hai fiducia. (Pausa) Di', se Lisistrata cedesse...
Rondinella - Impossibile.
Leontina - (insistendo) Se Lisistrata cedesse, si tornerebbe tutte a casa, vero?
Rondinella - Certo.
Leontina - E gli uomini?
Rondinella - La mattina dopo, partenza per
la guerra.
Leontina - (guarda l'immagine) Perci potrei stare con te, Nereo. Tutta una notte. (Pausa) Forse meglio che venga la guerra, Rondinella. Moriremo tutti, ma avr una notte d'amore. La prima e l'ultima. L'unica. E gli Dei, ne sono certa, ritarderanno il sorgere del sole. L'hanno gi fatto altre volte, vero?
Rondinella - S, ma non t'illudere. L'hanno fatto per personaggi importanti. (Suoni di tromba dall'esterno. Leontina trasale, viene strappata al sogno. Nereo comincia a svanire).
Leontina - Nereo! Amor mio! (Nereo svanisce. Tutte le donne, tranne Lisistrata e Callizia, irrompono in scena agitatissime).
Rondinella - (preoccupata) Ragazze, calme! Ragazze, ferme! Ragazze non perdete la testa! Siamo a un passo dalla pace. Un'imprudenza potrebbe guastare tutto. Perci calma, indifferenza... guardate me. (E' agitatissima) ... sono tranquilla, fredda, un pezzo di ghiaccio... (Tutte agitate) Anche voi, mi raccomando... oppure in un attimo salta in aria tutta una fatica di mesi. Conoscete gli ordini di Lisistrata. Quando saranno qui...
Mirrina - Quanti sono?
Rondinella - Due.
Melissa - Locri...
Rondinella - E il suo aiutante.
Mirrina - Licone.
Rondinella - (mesta) L'aiutante di Locri non pu essere che un alto ufficiale.
Ambrosia - Timandro?
Rondinella - Pu anche darsi.
Ambrosia - Questa volta gli volo fra le braccia.
Rondinella - Se fai un passo, in cella.
Ambrosia - Voler lui da me.
Rondinella - Ha promesso solennemente che neppure ti guarder.
Ambrosia - Ma crudele!
Rondinella - E' necessario.
Mirrina - (a Rondinella) Dunque, dicevi quando entreranno...
Rondinella - ...voi, come se il loro apparire non vi facesse n caldo n freddo, dovete, dopo un saluto cortese ma freddo, tranquillamente allontanarvi e lasciarli soli.
Melissa - Andiamocene adesso, allora. E' pi prudente. Non garantisco.
Rondinella - Dovete rimanere. E' un'idea di Lisistrata. La vostra indifferenza deve dar loro l'impressione che di loro non c'importa pi niente. (A Lesbia e Rugiadina) Voi venite qua, in prima fila.
Lesbia - Guardandoci negli occhi? (Eseguono).
Rondinella - Guardandovi negli occhi.
Mirrina - E' stomachevole!
Rondinella - Ma ferir il loro amor proprio. Pi ancora che sul desiderio dobbiamo giocare sull'orgoglio.
Mirrina - Giusto! Ma se ce ne andiamo, chi far gli onori di casa?
Rondinella - Lisistrata ha avuto una trovata. Gli onori di casa li far la Pace?
Elena - La Pace?!
Rondinella - S, la Pace in persona, o, pi precisamente, Callizia vestita da Pace. Far molto effetto, vedrete. (Incredulit) Come no! I simboli hanno sempre la loro grande importanza. Locri e Timandro vedranno nella castigata veste e nell'austero portamento di Callizia l'espressione della nostra ferma volont di impedire la guerra.
Ambrosia - E potremo fidarci di Callizia?
Rondinella - Ha pregato tutta la notte. (Si rinnovano, pi vicini gli squilli di tromba. Le donne entrano in maggiore agitazione. A un segno di Rondinella entrano Aspasia e le cortigiane) Ferme, tranquille! (Le allinea. Entrano Locri e Timandro) Frigide! (Locri indifferente. Timandro si volge dall'altra parte per non vedere Ambrosia che sta per gridare; Aspasia le chiude la bocca con la mano. Lesbia e Rugiadina passano davanti a Locri e Timandro tenendosi strettamente abbracciate e guardandosi negli occhi. Dopo di esse, tutte le altre sfilano davanti ai due uomini, al cui saluto non rispondono se non con un piccolo cenno del capo. Chiudono la marcia Aspasia e cortigiane. I due uomini non credono ai propri occhi. Le campane suonano. Entra Callizia vestita da Pace).
Callizia - Pura come l'aria della pi limpida notte d'inverno, gelida come la luce della luna... . (Giunge dinanzi ai due uomini e gravemente) Siate i benvenuti nell'Acropoli, illustri guerrieri, e il ramoscello d'olivo colto stanotte mentre il raggio della luna lo inargentava dia a te,
Locri - (gli offre un ramoscello) e a te,
Timandro - (lo offre anche a lui) il nostro pacifico saluto.
Timandro - (galante) Chi sei tu, dolce creatura? (Le gira attorno guardandola con desiderio).
Callizia - (turbata) La Pace.
Timandro - Voglio dire da borghese.
Callizia - La Pace. Nient'altro che la Pace.
Timandro - (prendendola per i polsi e sedendo) Bene, carissima e simpaticissima Pace, vuoi metterti a sedere sulle mie ginocchia?
Callizia - (esita, sta per cedere, poi si svincola, corre ai piedi della statua d Diana, s'inginocchia) Pura come la pi limpida delle notti... .
Timandro - (inseguendola) Come hai detto? Pura come la pi limpida...
Callizia - Piantala.
Timandro - (si siede e l'attira sulle proprie ginocchia) Siediti. (Callizia esegue, respingendo sempre pi debolmente i suoi tentativi di abbracciarla, mentre Locri rimane in disparte) Basta, adesso, con le smorfie. Togli le ali. (Callizia si ribella, cerca di sottrarsi).
Callizia - Timandro, lasciami, te ne scongiuro!
Timandro - (riattirandola a s) Le ali soltanto. (Comincia a spiumarla. Una gran nube di piume) Guarda che bella gallina, Locri! (Locri guarda sorridendo, ma col distacco di chi attende ben altra preda).
Callizia - (difendendosi sempre pi debolmente) Diana, perdonami! (A Timandro che le sta togliendo il manto) Credi che mi perdoner?
Timandro - Diana cacciatrice, mia cara. (Dopo averle tolto il manto, le toglie la sotto veste, le gira intorno compiaciuto) L'uomo cacciatore. C'intendiamo, io e Diana. (Carezzando Callizia e guardando Locri) Guarda che bella fagiana spiumata! Non c' bisogno di aspettare tre giorni per mangiarla... E' gi frollata!
Callizia - (illanguidita) Timandro, mangiami.
Rondinella - (entrando) Callizia!
Callizia - (getta un grido e fugge tirandosi dietro, per un lembo, il mantello raccattato in fretta e furia. Timandro la insegue. Entrano Aspasia e le cortigiane che prendono Callizia e la tengono ferma).
Rondinella - (a una cortigiana che sta raccattando quanto Callizia ha lasciato) Il manto, la sottoveste, i ramoscelli d'olivo, le ali... (Vedendo che sono disperse sul pavimento, piuma per piuma) Le ali lasciatele l, non c' pi niente da fare... Datele tutto. (La cortigiana ed un'altra che le si unita nel raccattare restituiscono tutto a Callizia) ...e portatela via! (Si avviano per uscire. Passando dinanzi alla statua, sembra che stia per inginocchiarsi. Rondinella ironicamente) Pura come la pi limpida fra le pi limpide... .
Callizia - (con un ruggito scaglia il tutto sulla faccia di Diana, poi s'allontana correndo seguita da Aspasia e dalle cortigiane).
Rondinella - (con le mani nei capelli) Se la Pace si comporta cos, figuriamoci le altre, - (Esce).
Timandro - (ridendo, a Locri) Hai visto? Ho fatto cadere la Pace in persona. Figurati, tuse non fai cadere Lisistrata.
Locri - Dici?
Timandro - Ma non le vedi che sono pere mature in attesa del filo di vento che le faccia cadere?
Locri - Lisistrata un'altra cosa.
Timandro - E' donna anche lei!
Locri - (pavoneggiandosi) Come ti sembro?
Timandro - Splendido. T'avvicini al Timandro delle giornate migliori. Cadr al primo colpo.
Rondinella - (entrando con Aspasia) Ti prego di seguire Aspasia, Timandro. Nessuno dovr ascoltare il colloquio di Lisistrata con Locri.
Timandro - In bocca al lupo, Locri. (Guardando la statua di Diana) Che la Cacciatrice ti protegga!
Locri - (sicuro di s, ringrazia con l'aria di eh non ha bisogno di nessuna protezione).
Timandro - (a Rondinella) Devo seguire Aspasia? Volentierissimo. (Fa per prendere sotto braccio la cortigiana, ma questa lo respinge. Timandro ad Aspasia, rievocando) Il tuo bel cagnolino d'oro!
Aspasia - (spingendolo verso l'uscita) Cammina!
Timandro - (fa un gran gesto di rassegnazione poi, voltandosi verso Locri) Non ti scoraggiare, Locri. Non tutte le donne sono cortigiane (Esce seguendo Aspasia).
Rondinella - (si getta ai piedi di Locri) Ti scoi giuro, Locri, non far cadere Lisistrata! Sarebbe la rovina di tutto, ma soprattutto, per lei, la vergogna. Se l'ami ancora, se vuoi che le donne greche continuino a stimarla e a rispettarla. (Locri la guarda divertito) Non farla cadere...
Locri - (alzandosi in piedi, con impeto eroico)fa' cadere me, piuttosto!
Lisistrata - (apparendo) Chi che vuol cadere?
Rondinella - (confusa) Perdonami, Lisistrata.
Locri - (ironico) Si voleva sacrificare.
Lisistrata - (a Rondinella) Vai.
Rondinella - (a Locri) Conosci Licone?
Locri - Non conosco nessun Licone.
Rondinella - Ecco, i generali, come conoscono i loro migliori soldati! (Uscendo, a Lisistrata) Da te dipende la nostra sorte, Lisistrata!
Lisistrata - Vai. (Rondinella esce) Ha paura per me.
Locri - Paura di che?
Lisistrata - Che rivedendoti...
Locri - Bene?... (Cerca di prenderle le mani, ma Lisistrata si sottrae).
Lisistrata - ... io possa cedere.
Locri - (avanzando; Lisistrata arretra) E invece tu?
Lisistrata - (con un leggero tremito nella voce, ma decisa) Io non ceder mai. (Si siede) Non ti siedi?
Locri - (rimane in piedi) Lisistrata.
Lisistrata - Dimmi, Locri. Era tanto tempo che non sentivo la tua voce.
Locri - Ti piace ancora?
Lisistrata - (c. s.) Credo di s.
Locri - (inginocchiandosi vicino a lei e cercando di accarezzarle i capelli) Tutto credevo...
Lisistrata - (sottraendosi alle carezza e alzandosi in piedi, cos che anche Locri debba alzarsi in piedi) Tutto credevi?...
Locri - Tutto credevo, tranne che m'avresti accolto cos...
Lisistrata - (sempre cercando con grande sforzo di apparire distaccata) Come?
Locri - Freddamente. (Con uno slancio, in cui per si avverte l'uomo che recita) Ed io non torno, come tanti altri, da nient'altro che da una lunga assenza! (Pausa) Io torno dalla morte, Lisistrata! E vedo dalla tua veste che m'hai pianto!
Lisistrata - (con slancio sincero) S, t'ho pianto, Locri! (Ricomponendosi e cercando di tornare al distacco di prima) Ma forse pi di quanto non meritassi.
Locri - E' vero, avrei dovuto farti sapere...
Lisistrata - Non una notizia, invece! Anni e anni come fossi morto davvero.
Locri - Subito non avrei potuto. Rimasi pi di tre mesi fra la vita e la morte.
Lisistrata - (guardandolo) Ma poi, guarito, e sempre pi avvicinandoti ad Atene...
Locri - Volevo farti un'improvvisata.
Lisistrata - A rischio di farmi morire.
Locri - (scherzosamente, cercando di abbracciarla) Non sei morta.
Lisistrata - (sottraendosi) Perch ho saputo prima.
Locri - Cos'hai provato?
Lisistrata - (con passione) Quel che pu provare chi credendosi condannato alla notte eterna, vede improvvisamente rinascere il sole!
Locri - Mi ami sempre! Come allora!
Lisistrata - Pi di allora! Per...
Locri - (con irruenza) Non c' per! Anch'io ti amo pi di allora?
Lisistrata - Pi della guerra?
Locri - Cosa c'entra la guerra con l'amore?
Lisistrata - (mestamente) Sempre la tua ambizione, Locri. Sempre questa tua ambizione pi forte di ogni altro sentimento.
Locri - Un tempo non mi dicevi cos. Un tempo non t'accorgevi neppure ch'io fossi ambizioso. Mi seguivi in tutti i miei sogni, e te ne esaltavi pi di quanto non me ne esaltassi io.
Lisistrata - Perch, immersa com'ero nel nostro amore, non sapevo niente di quel che avvenisse fuori di me e di te. Ma dopo la notizia della tua morte, Locri, vidi per la prima volta la realt, ed il bello, eroico sogno di quella guerra che sembrava fosse stata inventata dagli Dei solo per dar gloria a te, m'apparve in tutta la sua miseria, in tutta la sua crudelt, in tutto il suo orrore. Gli Dei l'avevano inventata per farti morire, per toglierti a me, per toglierne mille altri a mille altre donne che come me, Locri, soffrivano, che come me, piangevano e maledicevano, cadute com'erano da spose del cuore pi rosso e vivo che mai battesse al mondo, della voce pi cara che potesse risonare, delle braccia pi forti che potessero stringere, a spose d'un'ombra, a spose d'un fantasma, a spose d'un mucchio d'ossa. (Decisa) Io non la voglio pi la guerra, Locri. (Pausa) E l'ambizione, i sogni per cui ieri t'ammiravo, oggi li condanno e li disprezzo!
Locri - Ma questo un comizio.
Lisistrata - (amara) Non capisci niente.
Locri - Ti sei messa in politica.
Lisistrata - (lo guarda con dolore).
Locri - (sentendo che s'allontana) Ed io ch'ero venuto qui pieno d'amore, di desiderio...
Lisistrata - Sii sincero. Mi ami ancora, Locri? (Pausa) Non che tu mi abbia mai amata tanto...
Locri - Non vero, Lisistrata! T'ho amata e t'amo con tutta l'anima!
Lisistrata - (correggendo) Con tutto quello che puoi darmi della tua anima.
Locri - Tu non mi conosci... Tu non senti... (Le si avvicina).
Lisistrata - (sottraendosi) Con tutto quello che un uomo pu dare della sua anima...
Locri - Mi stimi poco.
Lisistrata - (con passione) Ma t'amo tanto!
Locri - (con entusiasmo) E allora dammi la tua mano e seguimi!
Lisistrata - (facendosi prendere la mano) Dove?
Locri - (c. s.) Lontano!
Lisistrata - E fino a quando?
Locri - Per sempre!
Lisistrata - Allora andiamo! Hai detto: per sempre!
Locri - Voglio dire, per, che domani dobbiamo tornare un momento ad Atene perch c' consiglio di guerra... (vedendo lo sguardo di Lisistrata) ... o di pace, non so, ma c' consiglio... e se manco io...
Lisistrata - Se manchi tu vuol dire pace!
Locri - Lisistrata, senti. (Prendendola fra le braccia e fissandola) Guardami bene in faccia!
Lisistrata - Ti guardo!
Locri - Ancora.
Lisistrata - (distogliendo lo sguardo, turbata) Non approfittare. (Con gli occhi bassi e chiusi) Di' cosa vuoi dire.
Locri - Sii sincera. Per quale motivo, ormai, continui a costringere al sacrificio queste povere donne? (Prevenendo un suo gesto) Non dire per odio contro la guerra. L'hai odiata fino a ieri, ma da quando mi hai saputo salvo... guardami! (La costringe a guardarlo) ...t'importa tanto che la vecchiotta, che prima era qui vestita da Pace, rimanga vedova, quanto a me, in battaglia, importa che l'ultimo dei miei soldati muoia o sopravviva... guardami... E' vero o no?
Lisistrata - (annegando nello sguardo di Locri, eppure resistendo ancora) Non vero, Locri.
Locri - (continuando) Solo d'una cosa t'importa: del ridicolo nel quale cadresti se fossi la prima a mostrarti incapace del sacrificio che sino ad ora, cos comodamente, sei riuscita a imporre alle altre.
Lisistrata - Se mi amassi davvero, anche questo dovrebbe essere sufficiente. Salvarmi dal ridicolo.
Locri - (respingendola) Sacrificare la mia carriera per un puntiglio!
Lisistrata - Non un puntiglio. Ho promesso. Ho promesso a tutte le donne della Grecia.
Locri - (alzando le spalle) Quante promesse si fanno al popolo, e poi non si mantengono!
Lisistrata - Ma finora le hanno fatte gli uomini! E' la prima volta che le fa una donna!
Locri - Mancher anche lei, niente di grave.
Lisistrata - Non posso. Poverette, hanno cieca fiducia in me. Se le abbandono un tradimento.
Locri - Sei decisa?
Lisistrata - Decisa.
Locri - (buttandosi nel patetico) E va bene. Credevo mi amassi, mi desiderassi. (Prevenendo la protesta di Lisistrata) Sbagliavo. (Pausa) Dici di me! Ma anche in te l'ambizione e il puntiglio sono pi forti dell'amore e del desiderio... Non mi rimane che tornarmene... Hai vinto, Lisistrata. Sei veramente quello che si dice di te la donna pi forte di tutta la Grecia... (Cammina avanti e indietro, lisciandosi, pavoneggiandosi, se avesse uno specchio vi si rimirerebbe) ... E cos sar io che avendo fatto balenare agli uomini la grandezza di Atene, e fatto loro ogni sorta di promesse, sar io, Locri, che cadr in quel ridicolo dal quale era doveroso ch'io ti salvassi, vero?
Lisistrata - (mortificata) Oh, Locri!
Locri - (fingendo di non accorgersi della mortificazione) Mentre invece non doveroso peri te salvarne me che dovr presentarmi in Parlai mento e dire al popolo, senza il coraggio di guardarlo in faccia: Signori, ho perduto .
Lisistrata - Ma t'applaudiranno come mai sei stato applaudito.
Locri - Saranno applausi rivolti a te. Io dovr andarmene in esilio... (Con finta rassegnazione, E va bene. Ci vado. (Spalanca le braccia per esprimere ampiamente questa rassegnazione, Addio, Lisistrata. Vado in esilio.
Lisistrata - (piangendo) Addio, Locri.
Locri - (sempre con le braccia spalancate avvicinandosi a Lisistrata che gli si avvicina) -Vado in esilio. Addio per sempre.
Lisistrata - (piangendo ed entrando fra le sii braccia, che si chiudono) Addio per sempre, Locri.
Locri - (fingendo anche lui di piangere) -so, non t'ho amata abbastanza.
Lisistrata - Non dire questo, Locri.
Locri - E poi siamo due volont. (Pausa.) Non vero?
Lisistrata - (c. s.) S, siamo due volont.
Locri - Delle due, la pi forte stata la tu!
Lisistrata - (abbandonandoglisi sempre di pi) S, Locri.
Locri - (sempre pi patetico) E io, vinto, mi ne vado in esilio.
Lisistrata - S, Locri.
Locri - Addio, Lisistrata.
Lisistrata - Addio, Locri.
Locri - Umiliato, ridicolo...
Lisistrata - Ma sempre con me, nella sereni) della pace.
Locri - Vorrai dire, cara, nella disoccupazioni della pace. Tu lo sai, cara, che fine fanno ufficiali quando vanno in pensione... Guardi notturni.
Lisistrata - Ti voglio bene.
Locri - Anche guardiano notturno?
Lisistrata - Anche guardiano notturno.
Locri - (prendendole le mani) Queste tue belle mani dovranno lavorare.
Lisistrata - Non importa.
Locri - Queste tue belle mani cos lunghe, cos affilate, cos leggere... I polpastrelli, fammi vedere i polpastrelli... Rosa! Come i petali delle margherite appena dischiuse! Sai che rimangono cos solo fino a vent'anni?... Tu sei rimasta a quell'et.
Lisistrata - Oh, Locri!
Locri - E le orecchie? Fammi rivedere queste orecchie. Dopo tanto tempo. (Le scosta i capelli) Come conchiglie. Gli Dei le hanno raccolte sulle rive del mare, e te le hanno messe qui per adornartene il capo. (Accostando l'orecchio a un orecchio di Lisistrata) Fammi sentire se si sente il rumore del mare.
Lisistrata - Si sente?
Locri - (con un ampio gesto) Eh! (Pausa) E l'arco?
Lisistrata - Quale arco?
Locri - Non ti ricordi? L'arco del piede?
Lisistrata - (gioiosamente stupita) Ti ricordi ancora?
Locri - E poi dici che non t'amo!... E ricordo l'arco! (La fa sedere, le toglie il sandalo).
Lisistrata - (arcua il piede).
Locri - (inginocchiato) Eccolo! Posso baciartelo? Solo l'arco! (Lisistrata fa cenno di s; Locri le bacia il piede).
Lisistrata - Ma Locri! Queste sono cose da giovinette!
Locri - E tu cosa sei?
Lisistrata - Oh, io da tanto tempo non sono pi una giovinetta.
Locri - Taci, amor mio, che tale sei rimasta. (Baciandola dal piede in su) Qui nell'arco, qui nella mano dai polpastrelli rosa, qui sul polso dove scorrono - (le tocca col dito le vene) questi sottili ruscelletti azzurrini, qui sulle tempie I dove i capelli sono pi morbidi, qui su queste . labbra simili alle rive d'un laghetto incantato. (La bacia a lungo intorno alle labbra) ... qui nel laghetto... (La bacia sulla bocca, interrompe il bacio per dire) Oh, Lisistrata, amor mio! (Poi le suggella la bocca con un bacio appassionato, quando irrompe sulla scena Rondinella che si aggrappa alla fune della campana che suona a distesa. I due rimangono ancora per un poco uniti nel bacio, poi si distaccano, mentre entrano Timandro ed Aspasia e dopo tutte le donne. Gli sguardi cominciano a fissarsi su Lisistrata ancora turbata. Un lungo silenzio pieno d'imbarazzo. Quel che si dice una penosa situazione ).
Rondinella - (a voce alta, avanzando d'un passo) Ho suonato io la campana.
Mirrina - (incredula) Tu, Rondinella?
Melissa - (c. s.) E per chi?
Rondinella - (pensa un po', poi, puntando l'indice contro Timandro) Per lui!
Ambrosia - Mio marito!
Timandro - (resta un poco in forse, combattuto fra la vanit e il timore della moglie. Poi, ad Ambrosia) Perdonami, cara. (Indicando Rondinella) E perdonala, anche. (Spalancando le braccia) Quando un uomo piace...
Rondinella - Attendo la tua punizione, Lisistrata. (Vedendola confusa e indecisa, incalza) Devi punirmi, Lisistrata, altrimenti perdiamo quella pace che siamo a un passo dal cogliere... (Fissandola) Tu lo sai.
Ambrosia - Ma che cosa ti ha fatto, Rondinella?
Rondinella - Lui? Niente. Ero io. (Avvicinandosi a Timandro e fissandolo) Dillo tu.
Timandro - E' vero. Fedele ai patti, cercavo di mantenermi nei limiti d'una fredda correttezza. M'ero imposto la pace dei sensi. Costei, (guardando Rondinella) dopo avermi fissato a lungo dilatando le nari e mandando gemiti, improvvisamente mi prese tra le braccia, mi rovesci il capo all'indietro, e cercando la mia bocca con la sua bocca ardente...
Ambrosia - Puniscila, Lisistrata!
Mirrina - Ladra di mariti!
Melissa - In cella di rigore!
Timandro - Perdonatele. Non colpa sua!
Lisistrata - (fa cenno che tacciano) S, Rondinella, in cella di rigore. Hai mancato, devi pagare. (Fa un cenno alle cortigiane che prendono in mezzo Rondinella e la portano via) Ma non per questo, amiche, anche se una delle nostre migliori, anzi forse la migliore, ha avuto un momento di debolezza, non per questo ci batteremo con meno impegno per la causa della pace. (Guardando fissamente Locri, e tornando forte ed energica come un tempo) Locri lo sa. Locri ora torner dai suoi uomini e dir loro che le donne sono decise a resistere. (Locri fa un gesto) No, Locri, ogni altro colloquio sarebbe inutile. (Alle donne) Locri torner fra poco, amiche, con la pace firmata. Arrivederci, Locri. (Imponendogli con lo sguardo di andare) Ti aspettiamo qui.
Locri - (la guarda ancora, pieno d'amore e d'ammirazione, poi s'allontana con Timandro).
Timandro - (a Locri) Questo stato lo sbaglio. Modestamente, dovevo essere io a ricevere l'incarico di parlare con Lisistrata. Le cose avrebbero preso tutt'altra piega.
Locri - (non lo sente neppure. Guarda ancora Lisistrata che gli fa un cordiale cenno d'ar-rivederci, poi esce con Timandro).
Leontina - (brilla di speranza) Credi davvero che torneranno presto, Lisistrata?
Lisistrata - Ne sono certa.
Mirrina - E quell'incosciente di Rondinella che ha rischiato di rovinar tutto!
Melissa - Prima di Licone voleva l'antipasto.
Ambrosia - Non ci sei che tu, Lisistrata, ad essere veramente forte.
Aspasia - (rientrando) Rondinella stata chiusa a doppia chiave.
Lisistrata - Che fa?
Aspasia - Ha chiesto di lavorare a maglia.
Lisistrata - Dille che presto sar libera.
Aspasia - La pace firmata?
Rondinella - Da un momento all'altro.
Aspasia - Gli uomini, perci, arriveranno in massa. Per evitare una confusione indecorosa, propongo di chiudere tutte le donne in cella, e scrivere il nome sulla porta di ciascuna. Cos ogni uomo potr ritrovare tranquillamente la sua.
Lisistrata - Amiche, l'ultimo sacrificio che vi chiedo. La proposta di Aspasia molto saggia.
Mirrina - Lei, per, rimarr libera.
Aspasia - Ma potete stare tranquille. I primi giorni sono per le mogli. (Invita le donne a seguirla).
Lisistrata - Leontina, rimani con me. (Le donne escono con Aspasia. Escono anche Lisistrata e Leontina. Mirrina e Melissa sfuggono, si nascondono dietro la statua di Diana, poi, rimaste sole, si inginocchiano dinanzi in atto di intensa, muta preghiera. Improvvisamente, squilli di trombe).
Melissa - (turbata, sottovoce) La Pace!
Mirrina - (c. s.) Gli uomini! (Ancora squilli di trombe, rombo di passi militari, lo scampano di tutte le campane. Voci maschili e femminili, clamore, ogni uomo, evidentemente, alla ricerca della propria donna. Poi, silenzio. Segue un pesante rumore di passi, entra un gigantesco guerriero che guarda intorno da tutte le parti. Fermandosi presso Mirrina, la prende per i capelli e la tira su).
Licone - Si pu sapere chi questa belli ragazza?
Melissa - (invidiosa) Non una ragazza una zitella.
Licone - (lascia Mirrina, prende per i capelli Melissa, la solleva) E tu chi sei?
Mirrina - (velenosa) Una zitella anche lei
Melissa - (graziosa) Mi chiamo Melissa.
Mirrina - (c. s.) Mi chiamo Mirrina. E tu si Licone, non vero?
Licone - (ridendo) E come lo sai?
Mirrina - E' due mesi che non si parla chi di te. (Prendendolo per una mano e tirandoli da una parte) Vieni!
Melissa - (facendo altrettanto dall'altra parte) Vieni! (Vedendo che, per quanto tiri, Licone rimane immobile) Non vuoi venire? Le voi resti pi giovani?
Licone - Dopo tre anni, mia cara, non si fa distinzione d'et. Ma cercavo mia moglie. (Chiamando) Rondinella!
Melissa - (riprende a tirare, poi a Mirrina) E tu non stare a tirare dall'altra parte. Aiuta. (Lo tirano tutte e due verso una parte).
Licone - Rondinella!
Mirrina - Ti portiamo da lei, vieni! (Escono)
Rondinella - (irrompe in scena dall'altra parte) Licone! Licone! (Attraversa la scena ed esci, mentre ormai lontano si sente la voce di Licone che chiama Rondinella! ).
Locri - (entra insieme a Timandro recando pergamena in cui firmata la pace).
Lisistrata - (entra anch'essa, con Leontina. Ha abbandonato la veste nera e indossa una luminosa veste bianca. Segue Ambrosia. Locri apre le braccia. Lisistrata vi si getta e vi si abbandona. Cos fa Ambrosia con Timandro. Leontida rimasta sola, si guarda intorno disperata).
Leontina - Nereo! Nereo! (Rivolgendosi Lisistrata) Tutti i mariti, tutti gli amanti, tuttij fidanzati sono tornati, tranne il mio, Lisistrata
Lisistrata - (a Locri) Ne sai nulla?
Locri - (a Leontina) Si chiama Nereo ha detto.
Leontina - S.
Locri - Di', Timandro, abbiamo uno con che si chiama Nereo? (Riabbraccia Lisistrata
Timandro - (rimanendo abbracciato ad Ambra sia e staccando appena un poco la bocca sue labbra) Mi pare di s. Ma ci sono tanti Nerei. Quello basso, grasso, biondo?
Leontina - No, quello alto, magro, bruno
Timandro - L'abbiamo mandato a Sparta ad annunciare l'avvenuta firma della pace. (Torna a baciare Ambrosia).
Leontina - (facendoglisi vicina) E quando torner?
Timandro - (non sente, non risponde).
Leontina - (correndo verso Locri e picchiandogli sulla spalla) E quando torner?
Locri - (volgendosi un poco) Chi?
Leontina - (singhiozzando) Nereo!
Locri - Se tutto va bene, tra una ventina di giorni.
Leontina - (si strappa dal capo la ghirlanda, s'inginocchia, s'abbandona a un pianto disperato).
Timandro - (staccandosi finalmente da Ambrosia e rivolgendosi a Leontina) Se nel frattempo...
Ambrosia - (lo schiaffeggia).
Timandro - (ridendo s'inginocchia ai piedi della moglie) Fammi vedere l'arco!
Rondinella - (irrompendo) Licone! Licone! Dov' Licone? Me l'hanno rubato! Me l'hanno portato via!
Lisistrata - Non l'hai aspettato in cella?
Rondinella - (disperata) Aspasia, impietosita, mi ha liberato prima delle altre. Ho trovato la cella vuota. (Chiama) Licone! Licone!
Leontina - (sempre in disparte piange).
Il Presentatore - (entra tirandosi dietro Licone afflosciato e barcollante. S'avvicina a Rondinella) Eccolo qui il tuo Licone, povera Rondinella che lo aspettavi tanto! (Rondinella piange. Il Presentatore rivolgendosi agli spettatori) Ecco la prima vittima della pace. Il suo Licone, nel migliore dei casi, non sar buono che tra un paio di giorni!
(Entrano gioiosamente le donne, ciascuna delle quali ha il suo uomo. Fra tutte spicca la Pace che lancia agli spettatori ramoscelli d'olivo).
FINE
- Questo copione è stato visto: