La cantata dei pastori

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LA CANTATA DEI PASTORI

LA CANTATA DEI PASTORI

IL VERO LUME TRA L'OMBRE

OVVERO

LA SPELONCA ARRICCHITA

PER LA NASCITA DEL

VERBO UMANATO

OPERA PASTORALE SACRA

del dottor

Casimiro Ruggiero Ogone

Riduzione e adattamento: Bruno Alvino

Sett. 2017

LA CANTATA DEI PASTORI

Personaggi:                         

Maria Vergine                                                

Giuseppe                                                         

Gabriello  (arcangelo)                                    

Belfegor  (demonio)                                        

Armenzio  (pastore)                                       

Cidonio  (cacciatore figlio di Armenzio)

Benino  (bifolchetto figlio di Armenzio)

Ruscellio  (pescatore gentile)

Razzullo  (napoletano vagabondo)

Sarchiapone

Pluto         (voce fuori campo)

Asmodeo  (voce fuori campo)

Lucifero   (voce fuori campo)     

Astarotte  (voce fuori campo)

Belzebù     (voce fuori campo)

PROLOGO

INFERNO

VOCE DI PLUTO (fuori campo),  indi   ASMODEO, BELFEGOR, ASTAROTTE, BELZEBU.

(A sipario chiuso, una musica infernale: TEMA DELL'INFERNO 1, prorompe ad annunciare la scena, quindi il sipario incomincia ad aprirsi lentamente scoprendo una scena tutta in nero, con in fondo solamente uno schermo bianco, dove sarà  sarà proiettata di volta nin volta la scena. Tutto il resto è buio, poi lentamente, dapprima fumo e poi dei flashes rossi intermittenti.

SCENA/SLIDE DELL’INFERNO 1

La musica quindi calerà fino a diventare un semplice accompagnamento del monologo di Pluto, che  sarà recitato da voce spettrale fuori campo, come pure  le  voci dei demoni..)

PLUTO (F.C.)     Dunque la tua giustizia, se pur giustizia è quella che meco usasti, di farmi qui penare  in eterno,…. debbo sperimentar io sol, sol'io…barbaro  ciel, empio, tiranno e rio?

                            Come? Io, coi miei seguaci, per un sol pensiero che mi portò leggiero su dall'alto Aquilone…… per fabbricar, decente all'esser mio, la sede che ben mi meritavo….ci condannasti alle fiamme! …..e poi con l'uom vil di terra nato….volesti usare tanta tua clemenza per l'originale suo peccato?

                            Come! Per redimere  un po' di polvere… si fa Uomo un Dio!.

L'eterno, l'onnipossente, l'incomprensibile,  il sapientissimo….. insomma …... …..…..quello che con un sol cenno tutto regola e governa?

E giacché l'uomo a tanto hai esaltato via, salva chi ti piace, salva ognuno, ...ed apri del Ciel le porte, e prenditi tutte le alme!

                            Così non si governa!

Via, confondi pur questa caverna, giacché l'uomo vuoi riscattato dall'original peccato, ….trionfi pure il mal s'egli è onorato.

Ohimè infelice! Che mi giova,….. e pene, e duolo, e rabbia in questa eterna sabbia,…….questo scettro che io impalmo, questa corona che il crin mi cinge per rendermi regnante d'erti regni…………se il dominio l'avrà il Re del Cielo?

Itene a terra, che più esser non voglio il re di queste fosche e nere soglie, ……..perché a me non giova esser regnante……se ho pene, affanni ed or cordoglio.

Non creder poi, o Ciel, che io me ne stia ozioso ed incurante, vedremo chi più puote: O il tuo voler o la possanza mia.!

Al rauco suono delle tartaree trombe  accorrete qui tutti o miei campioni voi che per eseguire il voler mio forti vi faceste in faccia a Dio.

                            Or non mi lasciate perdere il giusto e lo dritto mio. (Cessa la musica)

Belfagor entra rotolando e si dispone inchinato su di 1 Ginocchio, sapalle al pubblico, capo chinato.

SCENA/SLIDE 2 UGUALE ALLA PRIMA MA L’OMBRA DI PLUTO SUL FIANCO DX

BELFEGOR

(F.C.):                  Eccomi ai cenni tuoi gran Prence invitto. Saremo all'ordine tuo sempre qui pronti.

PLUTO(F.C.):_   Ebbene, se voi mi sarete ognor costanti non saremo pigmei, ma in vero atlanti. Via, alla gran pugna, dunque.

ASMODEO(F.C.):       Disponi, anzi, comanda pur quanto tu stimi.

LUCIFERO(F.C.):       Sì, … come potrà mai distruggere il Messia. l'antica legge che l'Eterno diede a Mosè, e lo suo tempio render vuoto?.

PLUTO(F.C.):     Ben dicesti, ma tu non sai l'arte che usa Colui che regna in cielo. Ma  se al dir non si crede, chi è tra noi più di me, che non lo vede? Sì, quella coppia che or si aggira per le tribù di Giuda, povera e raminga, chi non sa che tra quella non vi sia la decantata Verginella?

ASTAROTTE(F.C.):   Come esser ciò, ……. Che il Creator può divenir Creatura? Deponi, o Prence altero, in eterno oblio simil pensiero.

PLUTO(F.C.):     Ma che? Intese non son da voi miei fidi, ben le scritture sacre e i Profeti.

ASMODEO(F.C.):       Troppo è vero, ma ti sovvenga pure che ogni savio intelletto sottoposto a passion, se stesso inganna,

PLUTO(F.C.):     Ancor tu Asmodeo presumi e credi di saper ciò che non sai? Chi fece il Celo e il tutto in un momento solo, non ha uopo ingrandirsi.

BELFEGOR:      Ma se questo Signor nasce di carne fragil vestito, che temer dobbiamo? Venga chi vuole, venga costui che un magnanimo cor nulla paventa e non temere, dell'ombre alto monarca, che a te da or prometto ogni inganno, ogni astuzia, ogni potere.

PLUTO(F.C.):     Sì da voi s'adopri omai, o miei fidi: arte ed inganno, e aver dovrete la fortuna degli audaci. E così l'impresa noi vinceremo e lieti nell'inferno resteremo.

ASMODEO(F.C.):       Eccoci tutto sdegno e tutto fuoco, e con la testa scuotere le sfere.

BELFEGOR(F.C.):      Tu scuoterai le sfere? Ebbene, io sotto il mio piede farò tremar la terra.

ASTAROTTE(F.C.):   E se tremerà la terra gli abissi vedran la mia forza e l'ira.

PLUTO(F.C.):     Chi li potrà salvar? Neppure Iddio!

BELFEGOR(F.C.):      Sì, cinta sarà la coppia, e non avrà dal mio furore scampo.

PLUTO(F.C.):     Sì risvegliate il vostro ardire, o fidi

TUTTI(F.C.):      All'armi. (BUIO Belfegor Scompare)

MUSICA 12 FINO A 1’ , 48”

CAMBIO LUCI

Poesia Solitudine (Con accompagnamento musicale fine 1)

                            Solitudine mia,

                            quanto sei cara

                            quanto a te fo ritorno

                            da un antico secolo profano.

                            Il mio cuore affannoso

                            entra negli orrori tuoi

                            gode e riposa.

                            Oh, se il mondo sapesse

                            quante e quali virtù

                            tu accogli,

                            trasporterebbe la città nei boschi,

                            ove regna una pace sovrana,

                            sotto l'ombra fedele di queste piante,

                            io vò a riposar le mie stanche membra

                            e mentre riposerò tranquillo,

                            il sonno verrà a me come dolce riposo.

MUSICA 12 A CONTINUARE DA 1,48 Una sorta di alterco musicale tra l'infernale ed il celestiale.

BELFEGOR E GABRIELLO  (I^ SFIDA)

 

SCENA/SLIDE 3ARCANGELO SUL DIAVOLO.)

BELFEGOR:      (comparendo) Eccomi, in campo Pluto, eccomi in guerra, eccomi a pugnar col fato, eppur si vedranno le gesta mie, farò tremar il cielo, subisserò il mondo oppur tremar farò la terra al mio sol comparir; dunque è con te che la voglio barbaro ciel, mandami uno dei sette arcangeli che hai in cielo, mandami uno dei tre campioni, mandami Raffael , mandami Gabriel, e seppur mi mandassi il guerrier Michele non lo temo e non lo pavento, venite ad osservare il mio vanto che qui vi aspetta Belfegor in campo, venite ad osservare il mio valore che qui vi aspetta, chi aspira alle vostre perdite e al vostro rossore.

GABRIELLO:    (Comparendo) Dall'impero quaggiù, mandato io vengo per opprimer l'orgoglio di te capo fellone; mostro di qual valor tu dici? Di qual valor tu parli? Se le perdite son tue miser rubello?

BELFEGOR:      Ma che, vanne, che non è vendetta venir teco al cimento.

GABRIELLO:    Taci, lingua mal nata e lascia quel che giammai comprendi, tu sei nelle tenebre e nulla intendi.

BELFEGOR:      Ma dimmi oh Gabriel, non ti rammenti che là nell'olimpo gareggiavamo insieme?

GABRIELLO:    Sì, mi rammento, il Signor ti adornò sì bello e gaio, poi con gli altri ti ribellasti e debellato fosti, or vedi il tuo error e piangi in eterno.

BELFEGOR:      Oh……. Memoria crudele, oh rabbia, oh duolo, oh pene, mio re Pluto dammi il tuo potere.

GABRIELLO:    Ti sei pentito?

BELFEGOR:      No!

GABRIELLO:    Ti pentirai!….

BELFEGOR:      Mai!!!!

GABRIELLO:    La vedremo

BELFEGOR:               Ne parlerà la vittoria, io vado ai trionfi miei.

GABRIELLO:    Ed io alla mia gloria. (escono).

buio

MUSICA 13 Quanno la mamma.. ACCOMPAGNA Cambio scena

 SCENA  I

SCENA SLIDE 4 BOSCO DI GIORNO

MUSICA 14  Tema di Armenzio

ARMENZIO e BENINO.

                             (Una nuova scena rappresentante degli alberi compare sul fondo, i servi di scena provvedono ad aggiungere sagome di alberi in vista e massi, così da trasformare la scena in bosco, il movimento sarà armonizzato da una musica che annuncia la scena che lentamente viene illuminata come dall'aurora scoprendo alla fine Benino che dorme.)

MUSICA 14 TEMA DI ARMENZIO

 (Cessa la musica)

ARMENZIO:      Ecco l'alba che spunta, ecco del sole i primi rai splendenti, che indorando le cime degli alti monti, e rendendo di gioie il mondo adorno, nunzi a noi son del già risorto il giorno; Anzi, ecco il sole istesso, benchè tra nubi ascoso con volto luminoso che l'ombra fuga, e dissipa le nebbie, ad onta di stagion rigida e fiera, per darci un chiaro e lucido mattino: e tu dormi Benino?

BENINO:            Padre, ancor gli occhi oppressi son dalla violenza d'un amabil tiranno, che nemico alla luce non mi lascia le luci al sole aprire, lasciatemi dormire.

ARMENZIO:      Destati sonnacchioso, odi i primi augelletti col canto salutare il sol nascente, che intirizziti da una lunga notte, così fredda e gelata, nel mirar già spuntato il maggior lume, batton lieti le piume. E già vola dall'olmo al faggio, all'orno, l'usignolo, il fringuello e  il cardellino: e tu dormi Benino?

BENINO:            Il canto degli augelli più al riposo mi invita, al sonno più mi incita, chè il canto una più dolce violenza con le lusinghe sue mi fa sentire: lasciatemi dormire.

ARMENZIO:      Oh! Questo è troppo, o figlio. A custodir gli armenti. Destati, che son desti del contorno vicin tutti i pastori. Odi i cani latrar, belar gli agnelli. Tutto è svegliato il Mondo, l'agricoltor coltiva, lava la vecchierella, e il passeggier prosegue il suo cammino: e tu dormi Benino?

BENINO:            Oh ve l perdoni il cielo, che m'avete interrotto il più bel sogno che mi facessi mai,  tolto mi avete ad un vero gioire! Lasciatemi dormire.

ARMENZIO:      Or sì fai, ch'io mi adiri! Tuo fratello pria dell'alba è uscito a caccia, io da un gran pezzo mi trovo in piedi, gli armentieri, i pastori, ed i bifolchi tutti impiegati sono alle fatiche. Né tra i tuguri alcun vi è più che resti e tu ancor vuoi dormire e non ti desti?

BENINO:            Lasciate che dagli occhi le reliquie del sonno io sgombri e scacci; è pur giorno lo vedo, e avria voluto per non aver le gioie mie interrotte che fosse stata una perpetua notte.

ARMENZIO:      Oh, vedi poltroncello, per non lascaire le piume, vorresti che giammai venisse il giorno! Siam nati alla fatica, o dolce prole; anzi il sonno dovria da noi sfuggirsi che del lume chiudendone le porte, altro non è, ch'immagine di morte.

BENINO:            Ma non sapete voi quali cose belle dormendo ha veduto? Oh! Dio beato. Io nel sonno mi vidi ricco e lieto, e poi destino crudo! Mi ritrovo in destarmi afflitto e nudo.

ARMENZIO:      E tu ai sogni dai fede, che scherzi son della fantasia? Corrotte idee d'un destar soverchio? Tu vegliando pensasti alle ricchezze e queste in sogno al tuo desio si offriro; Ma le luci in aprir l'ombra spariro.

BENINO:            Furon ombre, egli è ver, ma belle e vere.

ARMENZIO:      Son sogni e come tali ombre e chimere.

BENINO:            Mi parea che si aprisse in cento lampi il cielo e che piovesse un misto di lassù d'argenti e d'ori, che mi abbagliava i lumi, e che in un punto facea cangiar quest'orrida stagione; anzi vedea mutati la terra in oro ed in smeraldi i prati. Eran diamanti i colli, scorreano argenti i rivi. Insomma il mondo tutto era un tesoro: Oro il piano, oro il vallo, e il monte… oro. E mentre estatico io rimirava tante ricchezze rivolgendo il guardo all'oscura spelonca di Betlem, di là sorger pareami un lume immenso, ch'esser parea centuplicato sole. E uscir da quel lume odo una voce: " vieni a me alma sincera, che di tante ricchezze io son miniera e perché tu mi veda, e mi conosca a te svelo, ciò ch'anche abbaglia i serafini in cielo."  Così assuefacendomi la vista a quel fulgore, in mezzo, vi scorgea un bellissimo infante, che nel leggiadro viso portava epilogato… un paradiso. Mentre mi facea di tutto quel tesor signore e dono, voi mi svegliaste e mi rompeste il sonno.

ARMENZIO:      Tanto sognasti? Ah! Che col sogno tuo anche si accorda il mio (questi son sogni, o son misteri, oh Dio!)

BENINO:            Se il mio vi raccontai voglio sentire il vostro.

ARMENZIO:      Hai tu ragione, e in breve tel dirò; sappi o mio figlio, che più volte ti ho detto di aver udito dagli antichi padri che da questa città, povera e vile di Giuda la più piccola e umile, della stirpe di Davide, pastore come noi nascer un dì dovria Israel per redimere il Messia. Ora io mentre tra l'ombre di questa notte avea nemico il sonno fra me stesso dicea: "Deh! Quando il tempo verrà fortunato, che il mondo dal messia sia liberato?" In tal pensiero immerso, in ver l'aurora chiudo il ciglio e mi par veder quella spelonca da cui vedesti nascere il lume, tutto intorno assalita d'aspidi e dragoni, allor che uscendo un bambin, divenia questi un gigante e quei mostri fugava in un istante; e nello stesso tempo in cielo, in terra un'eco rimbombava "Gloria al ciel, pace all'uom, guerra al profondo, e tutto esalti è liberato il mondo." Con gran gioia mi desto e non potendo più capire in me stesso sbalzando dalle piume vedo nato dall'alba il primo lume. Or, accoppiando col tuo il sogno mio spero, voglia Iddio, fugando i mostri ed arricchendo l'orbe delle celesti gemme, darne il Messia aspettando in Betlemme.

BENINO:            O me lieto e beato se a un giorn tal son nato!

ARMENZIO:      O anni miei felici se ottenga un tal favore di veder pria che mora il Salvatore! Orsù figlio, Cidonio il tuo germano sai che è andato a caccia, noi pochi servi abbiamo per custodir questo poco gregge che ne donò benignità del cielo. Vanne presso gli agnelli e porta i cani chè in sì fiera stagion vanno arrabbiati spesso d'intorno i lupi per far preda d'agnelli, e priega intanto il gran Motor del cielo che possa avverarsi il sogno tuo col mio a consolar la nostra terra Giuda. (via)

BENINO:            Tanto fisso alla mente restommi un sì bel sogno, che vorrei sempre dormir né mai destarmi. (Comincia a prepararsi per il nuovo giorno, mentre una musica, annuncia l'ingresso del nuovo personaggio.)

MUSICA 15 TEMA DI RAZZULLO

SCENA II

STESSA SCENA

RAZZULLO e BENINO  ( Cessa la musica )

RAZZULLO:     Mamma mia, nigro me, me so' mbrogliato nfra 'sti vuosche, 'ste ssepe, e 'sti sgarrupe nide d'urze, e de lupe e songhe 'sti desierti stanze de ranavottole e lacerte. Ma comme? Proprio a mme mannare avevano da Palepoli a cuntà la ggente ca stace a Bettlemme?

BENINO:            Oimè chi fia costui? E' un uomo o un mostro, che sembra uomo, ed ha volto ferino; è orso, lupo, scimmia o babbuino?

RAZZULLO:     Oh, manco male, veco nu figliuolo che nderezzare mme po’ qua sia la strada per ghire alla taverna, ca sto pe me ne ire nrequia meterna! Ma sicuro a n’ata ebbreca me trovo. Vide comme è vestuto lo muccuso…,

BENINO:            O meraviglia, egli mi par che parli.

RAZZULLO:     O pastoriello schiave. (fa un inchino)

BENINO:            Non mi venire addosso

RAZZULLO:     E che aie paura?

BENINO:            Temo che mi mangi

RAZZULLO:     E che sso lupemannaro? Me mangio a isso…., e po’…cruro? Guarda llà,  O prévete senza acchiara..! Vide ca  a Santa Chiara màmmeta ha perzo lo cumparo, s'ha accattato na cucchiara e venne allésse dint''a caurara!

BENINO:            Al volto sembri bestia.

RAZZULLO:     Vi che tentazione! Mo le rompo ‘o capicchiopne. Che te miette paura de lo mammone?

BENINO:            Dì, qual bestia tu sei?

RAZZULLO:     So' bestia razionale.

BENINO:            E di che specie? Sei mostro, non è vero?

RAZZULLO:     E che m'he pigliato pe' chillu piécuro 'e pateto? ….Che mostro! Ca so mascolo umano… comme si tu, ….

BENINO:            Al volto ed al parlare tu sei ridicolo….

RAZZULLO:     ……chisto mme fa passà quacche pericolo, me 'o ssento 'e scennere pe' dinto a llo vellicolo……, guagliuncie’, picceri’, …scurnacchiatiello…. sienteme na parola….

BENINO:            Purchè tu non morda. Qual è il tuo nome?

RAZZULLO:     Eh, eh..’o nomme mio? Si tu nce l'annevine te dongo sei quattrine ca tengo dinto a lli scarpine e te ne accatte scorze 'e lupine a' puteca 'e Mariannina ca sta abbascio a la marina

BENINO:            Ma che dici? Di che paese sei? D'Africa forse?

RAZZULLO:     Che Africa, staie mbriaco? Te paro fricanno io? Io songo de na Cetate ch'a lo munno no nc'è cosa cchiù bella.

BENINO:            Dimmi come si appella?

RAZZULLO:     No, ca nun s'appenne, e che è fatto lenzola d'asciuttare. Io songo de Palepole che mò se chiamma Napole.

BENINO:            Io non l'ho inteso ancora. Questo paese è in questo mondo o fuora

RAZZULLO:     Vi che mme fa sentire la fortuna! Ghernò sta a lo bacante de la Luna. Tu non lo può sapere ca a ‘na’ata ebbreca te truove…

BENINO:            E come di lassù scendesti in terra?

RAZZULLO:     No lo saccio, me nc'hanno comme a grannolo chiovuto. Saie che m'aie nzallanuto?

BENINO:            Perdonatemi che ancor non rimirai gente dell'altro mondo.

RAZZULLO:     Che auto munno, e comme è sempe ciuccio, miette lo dito mmocca a sto nennillo. Siente ccà peccerillo - Saccio ca ccà benuto io songo co lo presete romano e so' stato screvano.

BENINO:            Oh, brutto officio fai!

RAZZULLO:     Pecchè …te facesse schifo?.

BENINO:            Mi hanno detto che sia gente che troppo larga ha la coscienza. E poi non fa altro che … rubare…mangiare…

RAZZULLO:     Uè! Comme te permiette? Mo te rongo 'nfaccia 'o musso. Che buò che dica né, mme nc'ha portato lo PRESETE Cerino pe annumerà la gente che nce stanno sotto lo Mperatore Attaviano e faccio lo scrivano! Siente, me 'a faie dicere 'na parola?

BENINO:            Si…ma non mi mangiare!

RAZZULLO:     Nun te mangio! Ma me risse quacche cosa pe' magnà'? ca tengo famma…

BENINO:            Aspetta hai detto che sei di Palepoli, cioè napoletano, e allora fammi sentire come si canta  al tuo paese!

RAZZULLO:     'O ssapevo! Appena sanno ca si' napulitano…te metteno a cantà'…! E vabbuo’ ….'na bella nuvena, ….piglia 'o sisco e accumpagname…basta ca doppe me faie magnà'.. ( Benino prende il flauto:

 MUSICA 16 CANZONE DI RAZZULLO)

Quann'io nascette ninno 'a cuorpo a mamma

a Napule nascette muorto 'e famma,

e muorto 'e famma nun appena nato

mammella mia ricette «E nato un altro sventurato! »

e arravugliato rint'à na mappina me 'nfasciaie

e dint'à nu spurtone sta nuvena me cantaie:

Nuvena nuvena mammella era prena

appriesso a nu figlio già n'ato ne vène

facette 'o primmo e nascette cecato

mo cerc"a lemmòsena pe mmiez"e strate

facette 'o sicondo chiammato Pascale

ca sta carcerato a Puceriale

e aropp' 'o cchiù bello 'o chiammaie Jennaro

ca abbascio 'a Ruchesca mò fa 'o ricuttaro

e mò pe cumpleto sgravannose 'e chisto ha

fatto un altro povero Cristo!

Chiagnenno appena nato int'à stu lietto

cercaie ra mammella 'a zizza mpietto

ma zuca che te zuca stu nennillo che te pésca

ra chella zizza 'o latte era comme acqua fresca.

Cchiù zuca mpietto a' mamma e chillu pietto cchiù

s' arrogna

zucanno me mparaie a sunare la zampogna...

Nuvena nuvena Natale mò vène

ma cu sta nuvena cchiù famma me vène

verenn"o mmagnà pe chi ten"e quatrine

verennelo sulo adderet' 'e vvetrine

e allora me cocco cu tutt"e calzine

ma na notte me sonno ca nasce un bambino

ca nasc "e rimpetto a na bella cantina

cu addor' 'e zuffritto cu tre litr' 'e vino

n'appesa 'e sacicce e nu bello capone

anguille mmiscate cu 'o capitone

castagne r' 'o prèvete noce e nnucelle

' nzalat' 'e rinforzo cu 'e susamielle...

Ma senza renare

a nott' 'e Natale

me fumo na pippa

e mme vaco a cuccà!

( fine canzone)

T'è piaciuta? E mm' me raie quacchecosa da  mangià'?

BENINO:            Io non posso toccare alcuna cosa che mio padre mi sgrida.

RAZZULLO:     E dillo a isso.

BENINO:            S'egli vuole darollo.

RAZZULLO:     Dammelo gioia mia, che Dio te guarde sto mmale ch'aie ncuollo, tu addò staie?

BENINO:            Non vedi quel tugurio?

RAZZULLO:     Addò sta attaccato chillo ciuccio?

BENINO:            Sì. Ivi ten vieni, che quello ti darò che dar ti posso che almeno ti farò rodere un osso. (via)

RAZZULLO:     Va, che puozz'ire co lo cuollo rutto. M'ha pigliate pe' cane 'o farabutto. ( Resta a guardare il ragazzo che si allontana, mentre dall'altro lato sopraggiungono Ruscello e Cidonio)

SCENA III

STESSA SCENA

CIDONIO, RUSCELLO, RAZZULLO

CIDONIO:          O galantuomo.

RUSCELLIO:    O amico.

RAZZULLO:     Sarva, sarva. Ch'auta storia è chesta?

CIDONIO:          Forestiero

RUSCELLIO:    Passaggiero.

RAZZULLO:     E m'hanno puosto mmiezo, o sfortunato.

CIDONIO:          Vuoi farmi un piacere?

RUSCELLIO:    Di grazia, ascolta

RAZZULLO:     Ossoria che bo da me? Jate dicenno.

CIDONIO:          Sarà fortuna tua.

RUSCELLIO:    Sarà tua sorte.

RAZZULLO:     Manco male, lo cielo mme te manna.

CIDONIO:          Io cacciatore sono.

RUSCELLIO:    Io pescatore sono.

RAZZULLO:     Co bona salute,me ne rallegro.

CIDONIO:          Oh, se tu mi vedessi!

RUSCELLIO:    Oh, se tu mi scorgessi!

RAZZULLO:     Ch'aggio da vedè? Passate nnante.

CIDONIO:          L'arco e il dardo trattare.

RUSCELLIO:    L'amo innescare.

RAZZULLO:     Ma io de chest'arti nun me ne 'ntenno.

CIDONIO:          Che dici?

RUSCELLIO:    Che cinguetti?

RAZZULLO:     Saccio che mme vuò dicere, t'aggio ntiso.

CIDONIO:          Che voglio dir?

RUSCELLIO:    Che udisti?

RAZZULLO:     Tu nzallanuto m'haie. E tu m'haie acciso.

CIDONIO:          Dietro quel cespuglio.

RUSCELLIO:    Presso di quella riva.

RAZZULLO:     Li bbisuogne vulite fa? E pigliateve licenza.

CIDONIO:          Stavvi un cinghiale ucciso.

RUSCELLIO:    Uno storione ho preso.

RAZZULLO:     N'haie fatto poco. Haie fatto bona presa.

CIDONIO:          Aiutami a portarlo.

RUSCELLIO:    Soccorrimi a tirarlo.

RAZZULLO:     M'haie pigliato pe ciuccio o pe’ bastaso?

CIDONIO:          Io ti darò la parte.

RUSCELLIO:    Tu la metà ne avrai.

RAZZULLO:     Addò me sparto mo? Mannaggia craie!

CIDONIO:          Seguimi.

RUSCELLIO:    Vieni meco.

RAZZULLO:     Ve servo a uno a uno.

CIDONIO:          No, che perderlo io temo.

RUSCELLIO:    Pavento mi si rubi.

RAZZULLO:     Vorria venì co buie; gnernò co buie.

CIDONIO:          Dove meglio ti pare.

RUSCELLIO:    Dove più ti riesce.

RAZZULLO:     Me tira cchiù la carne, ca lo pesce.

CIDONIO:          Io ti voglio per me.

RUSCELLIO:    Per me ti bramo.

RAZZULLO:     Chiano, che me squartate.

CIDONIO:          Andiamo

RUSCELLIO:    Andiamo

RAZZULLO:     A chi me sceglio mò? Ahimè, che faccio!

CIDONIO:          Non vuoi tu del cignale?

RUSCELLIO:    Non vuoi del pesce?

RAZZULLO:     Gnorsì n'aggio abbesuogno.

CIDONIO:          Vieni, dunque!

RUSCELLIO:    A  che tardi?

RAZZULLO:     Jammoncenne. Mo vengo

CIDONIO:          Ove ne vai?

RUSCELLIO:    Chi segui?

RAZZULLO:     A chisto, no, a chillo

CIDONIO:          Vuoi seguir quegli?

RUSCELLIO:    Brami andar con lui?

RAZZULLO:     Vorria fa lo piacere a tutte duie.

CIDONIO:          Oh, via. Va pur con esso!

RUSCELLIO:    Va, servi quel signore.

RAZZULLO:     Non te pigliare collera. Aggio fremma

CIDONIO:          Chiamerò chi mi aiuti.

RUSCELLIO:    Avrò chi mi soccorra.

RAZZULLO:     Io so' llesto co buie. Via che facimmo?

CIDONIO:          Non disgustar Ruscellio.

RUSCELLIO:    Anzi, servi Cidonio.

RAZZULLO:     Se nc'è puosto pe mmiezo lo demmonio.

CIDONIO:          Addio

RAZZULLO:     Chiano

RUSCELLIO:    Governati

RAZZULLO:     Va adagio

CIDONIO           Che brami?

RUSCELLIO:    Che domandi?

RAZZULLO:     Io ve voglio servire. Io so' ccà lesto.

CIDONIO:          Ti perderesti la sorte.

RUSCELLIO:    La fortuna hai smarrita.

RAZZULLO:     N'aggio da fa duie piezze de sta vita? Scioglimmolo sto mbruoglio. Chi mme vole co isso?

CIDONIO E

RUSCELLIO:    Non ti voglio (Via)

RAZZULLO:     O fortuna mmardetta, me manna pe disgrazia le fortune, e non sapenno addò mme spartere , aggio perduto la caccia e la pesca, cosa non pozzo fa, che mme riesca. ( Razzullo rimane smarrito a guardarsi intorno, disperato si aggira per la scena non accorgendosi del nuovo personaggio che entra di spalle non potendo, anch'egli,  vedere lo scrivano. Una musica, ne sottolinea l'ingresso.)

MUSICA 17 TEMA DI SARCHIAPONE

SCENA IV

STESSA SCENA

SARCHIAPONE E RAZZULLO

(La musica sfuma sull'azione fino a cessare lasciando il posto alla voce di Sarchiapone che canta: Palummella, zompa e vola…etc…)

SARCHIAPONE:(canta uscendo di spalle dalle quinte)

RAZZULLO:     (dall'altra parte della scena impaurito) Sento cantare 'nlengua paesana, chi cancaro sarrà pe' chisti vuosche? E' n'urzo, o' n'animale scanosciuto. Me metto assaie paura; (si scontrano) Ah! Spirete fatto a rasso…..

SARCHIAPONE:        ……. Nfizzete ncuorpo 'o contrabasso

RAZZULLO:     Spirte maiurino…..

SARCHIAPONE:        ….. nfizzete ncuorpo stù viulino.

RAZZULLO:     Bello bè…..

SARCHIAPONE:        …..brutto bru'

RAZZULLO:     E' asciuta 'a cestunia a sotto 'o scuorzo

SARCHIAPONE:        S'è apierto 'o serraglio e fiuto se ne l'urzo.

RAZZULLO:     E' purpo, guarracino, scorfano o ragosta.

SARCHIAPONE:        E' scigna, rango tango o buttiglione 'e gnosto.

RAZZULLO:     Vedite la natura che smorfia te cumbina.

SARCHIAPONE:        Me pare lu priore de Santa Catarina

RAZZULLO:     Tu c'animale si'?

SARCHIAPONE:        Tu si' crestiano?

RAZZULLO:     Ma tu nun mine muorze?

SARCHIAPONE:        Tu tiene 'a capa 'e cane.

RAZZULLO:     Pecchè cammine asciuovete e senza 'a mussaruola?

SARCHIAPONE:        E a te l'accira cani nunt'ha truvato ancora?

RAZZULLO:     Vedite, chillo parla 'a stessa lengua mia…

SARCHIAPONE:        Uh, chiachiera comme a casa mia.

RAZZULLO:     E do canchero si'?

SARCHIAPONE:        A tte chi t'ha sgravitiato?

RAZZULLO:     Io so' napulitano.

SARCHIAPONE:        Vattenne cane e presa. 'e chesta brutta gente nun stanno a lu paese.

RAZZULLO:     Mo' cu 'na chioppa e cauce te sfonno stu scartiello.

SARCHIAPONE:        Si sulo faie na mossa te votte o' pirucchiello.

RAZZULLO:     Pecchè nun so' napulitano?

SARCHIAPONE:        Vattè, te si sbagliato, quanno mai Napule sti scuorfene ha cacciate. A Napule nce stanne tutta gente bella, addò s'hanno viste maie sti forme e cucuzzielle….

RAZZULLO:     Io so' cucuzziello?

SARCHIAPONE:        … si vuò vedè de Napule nu bello guaglionciello, tre passe fa, avotete e doppo po’ scappellate.

RAZZULLO:     Vallà, va muore e subbeto, mannaggia a chi t'è bive, ma comme a gente 'e Napule è pure scartellata.

SARCHIAPONE:        Nuie simme sette frate, e io songo 'o cchiù bello.

RAZZULLO:     E dimme: pure l'aute teneno lu scartiello?

SARCHIAPONE:        Vaie sicuro

RAZZULLO:     E songo pure luonghe luonghe cumme a tte?

SARCHIAPONE:        Gnernò, songo nu poco cchiù curtulille 'e me.

RAZZULLO:     Vi' che gigante, a razza de magnacche, chesta è 'a famiglia de li cicchignacche. Ma dimme comme te truove cca?

SARCHIAPONE:        Io stevo a lu paese 'a varvarià

RAZZULLO:     La varva cchiù nun fannose la gente a lo paese tuoie, ca ccà venuto a mettere vurrisse varvaria?

SARCHIAPONE:        Zitto, pe' carità, non alluccare, non saccio pe’ qualo mistero ccà me trovo. Fuienno vaco ca si no arrestare me ponno ca facette no fruncillo.

RAZZULLO:     Arrestare pe nu frungillo alla tiana?

SARCHIAPONE:        Sì, lo cucinaie cu li patane. Arrestare me ponno pecchè aggio acciso…..

RAZZULLO:     Facisti nu micillio!

SARCHIAPONE:        Gnernò, na jatta. Lo sindaco venette 'na matina a farse la varva a' la puteca, assettata là nce steva Carmosina mia, lo ntontaro le faceva la manteca. Lo sango me sagliette e lo rasulo mmano tenenne, zzà, na botta le dette nfaccia a li cannarine e l'accedette.

RAZZULLO:     E mo' che 'ntienne fare? Ca te truova a n’ebbrca cchù antica,  lo ssaie?

SARCHIAPONE:E chesto l’aggio capito. Faraggio chello ca se po' fare pe' magnare.

RAZZULLO:     Nun credo ca ccà è semplice magnare.

SARCHIAPONE:        Allora nun saccio proprio cosa fare….

RAZZULLO:     Aunimmece 'nzieme, forse putarrimme meglio sbarcà la luna. Tu comme t'appiello?

SARCHIAPONE:        Chiste è na tubba e no cappiello.

RAZZULLO:     Io so' Razzullo e tu comme te chiamme?

SARCHIAPONE:        Io so' Sarchiapone e nun me lavo maie cu lu sapone. Abbracciame paisà (va per abbracciare Razzullo che si scosta facendololo cadere)

RAZZULLO:     A chi! Passa a llà!

SARCHIAPONE:        Se vede proprio ca nun tiene crianza.

RAZZULLO:     Mo' cu nu caucio te faccio ascì 'o scartiello pure 'nnanze…

SARCHIAPONE:        Strazzù pe piacere aiuteme a surzì…..

RAZZULLO:     Ma che farfaglie cu' 'sta lengua fauza.

SARCHIAPONE:        Allerto, aiutame a surzi allerto

RAZZULLO:     Aggio capito (lo prende per la gobba)

SARCHIAPONE:        Ah! Ah! Puozze passà' nu guaio, io tengo nu briciulillo proprio 'ncoppe 'e palle…

RAZZULLO:     Che cosa? (gioco di parole)

SARCHIAPONE:        Nu frungolo… a cca ddereto….

RAZZULLO:     E me l'avive 'a dicere… (lo prende sotto il braccio)

SARCHIAPONE:        Ah…Ah… vattenne, vattenne, nun vide, ccà, tengo 'n spina mintosa.

RAZZULLO:     Che tieni?(gioco di parole)

SARCHIAPONE:        'Na spina , 'na spina appizzata  sotto 'o vraccio

RAZZULLO:     E allora pe' do' t'aggio 'a  aizà'?

SARCHIAPONE:        ( mostrando le spalle)  P''e palluccelle.

RAZZULLO:     Comme he ditto?

SARCHIAPONE:        P''e palluccelle. (gioco di parole)

RAZZULLO:     Ah, p''e spalluccelle…, e parla buono…, ma che te manca  'a esse 'nmocca?

SARCHIAPONE:        Si, si, a me me manca 'a esse 'a vocca 'o ssaie? Si, si, me manca 'a esse, assaie assaie me manca..

RAZZULLO:     Ma si ne staie dicenne  'nu centenaro..

SARCHIAPONE:        E vabbuo', p''e spalluccelle,…vulevo vedè' si caso mai te sbagliave…

RAZZULLO:     Iammo sùsete primma che te songo 'na chioppa 'e cauce…

SARCHIAPONE:        Siente scarrafo' ma addò si asciuto?

RAZZULLO:     Aggio araputo 'a porta e so' trasuto….

SARCHIAPONE:        Siente schiattamuò, mò addò iammo….

RAZZULLO:     Scartellà addò nun nc' 'a facimme cchiù llà nce fermamme…..

SARCHIAPONE:        Strazzù he maie ntise de parlà e nu posto chiammate Mettenterra….

RAZZULLO:     Pe te capì aggia fa na  guerra…..

SARCHIAPONE:        A Mettenterra addò vanno li pasture….

RAZZULLO:     A Betlemme, arrasse ca puozze ncuntrà na notta scura. (via)

SCENA V

SCENA SLIDE 5 BOSCO DI NOTTE

GIUSEPPE E MARIA indi BELFEGOR e GABRIELE.

                            ( Cambia la luce e la scena in fondo passa in modalità NOTTE e una musica   Giuseppe e Maria)

 MUSICA 18 TEMA DI MARIA 7 accompgna il breve dialogo

GIUSEPPE         :        Maria.

MARIA:              Sposo diletto.

GIUSEPPE:        Sei stanca?

MARIA:              Lasso tu sei?

GIUSEPPE:        La tua tenera etade non è avvezzata al viaggio.

MARIA:              Ma si adatta al disagio.

GIUSEPPE:        Se il cielo vuole così

MARIA:              Se Dio il comanda.

GIUSEPPE:        So che contenta soffri

MARIA:              So che lieto patisci

GIUSEPPE:        Pur mi è forza dolere

MARIA:              E pur deve attristarmi

GIUSEPPE:        Io in veder so che nel patir tu, patisce un Dio.

MARIA:              Il tuo maggior patire è il patir mio.

GIUSEPPE:        Ma se ti par Maria, adagiati a quel tronco

MARIA:              Si, Prendiam riposo.

GIUSEPPE:        Ma chi ne custodisce?

MARIA:              Qual custodia maggior, se Iddio è con noi?

GIUSEPPE:        Breve ristor riposo all'alma dia.

MARIA:              Posa, Giuseppe mio.

GIUSEPPE:        Dormi, o Maria. (si addormentano appoggiati ad uno dei massi presenti in scena, lentamente sfuma la musica fino a cessare per dar posto a

MUSICA 19  TEMA DELLE SFIDE 8

(Intanto che Maria e Giuseppe dormono il diavolo Belfegor e l'arcangelo Gabriele entrano dai due lati della scena. Dopo la loro apparizione cessa la musica.)

BELFEGOR:      Spalancatevi abissi, or che ne sorge dal regno delle pene, il Principe maggior, ch'abbia l'inferno a spiar ciò che in terra a nostro danno, a nostro mal, fa il Cielo; mentre vengo a chiarir ciò, ch'in sospetto, posto ha il Re del Profondo, s'alzi il mar, tremi il ciel, paventi il mondo. (flash)

GABRIELLO:    Disserratevi o Cieli, or che discende dalle sovrane sfere il Paraninfo dell'eterne nozze per dissipar nel mondo ciò che di male ordir tenta l'Abisso; mentre vengo a fugare i mostri in guerra. Gridi il mar, goda il Ciel, rida la terra. (flash)

BELFEGOR:      Ecco la coppia indegna, che mi spaventa al solo rimirarla.

GABRIELLO:    Ecco la bella unione, che in vederla mi astringe a venerarla.

BELFEGOR:      Da questa donna, teme il mio regnante, che ne nasca Chi alfine abbia da macchinar le sue rovine.

GABRIELLO:    Questa Eroina eccelsa eletta ha Dio, per cui venga distrutto del primiero misfatto il Regno tutto.

BELFEGOR:      Ma s'è sposa a quell'uomo, capir già non poss'io, che possa concepir chi è Figlio a un Dio!

GABRIELLO:    Ne' tuoi sospetti il maggior lume ingombra (confonde), con tenebre maggiori, il re dell'ombra.

BELFEGOR:      Eppur  mi giova ubbidendo del mio Pluto ai precetti, dar morte con la morte a' miei sospetti.

GABRIELLO:    Pure il mio genio gode, di chi Dio custodisce, esser Custode.

BELFEGOR       Nell'idea dello sposo vo' formar mille idee d'ombre e chimere.

GABRIELLO:    Ne' sogni di Giuseppe e di Maria gli arcani svelerò delle alte sfere.

BELFEGOR:      Dove ne vai vecchio infelice, per disastrose vie,per intricati boschi,ricetti di serpenti, e di ladroni? Tu debol vecchio, e una donzella inerme.Come sicuro moverete il piede? Rimira là un serpente, insidiare il parto alla tua sposa?Vedi là quel leone per uccidere te col nato figlio, ed arrotare i denti, e armarl'artiglio?

                            Eccoti da quei lupi intorno cinti, circondato dall'acque;

                            Ove speri rifugio? Meschin, dove ti salvi? Ove ten fuggi?

GABRIELLO:    Drizza sicuro il pie' pura donzella, che tra spine e roveti nascere scorgerà la pianta altera, a cui chinan le cime allori e palme; E nel balsamo dà salute all'alme,

                            Dalla bell'ombra sua fuggiranno le bisce avvelenate; canteran ne' suoi rami gli augelletti d'Empiro, e benchè sette spine nate da questo pungeranti il seno,le spine stesse trasformate in fiori,in gioie cangeranno i tuoi dolori, tu terra benedetta fosti dal Ciel per questa pianta eletta!

BELFEGOR:      Ma perché non uccido.

GABRIELLO:    Ma che tardo a fugare.

BELFEGOR:      Questa coppia nemica?

GABRIELLO:    Quest'ombra dell'abisso?

BELFEGOR:      Finor troppo celai lo sdegno acceso.

GABRIELLO:    Mi ho celato finora, or mi paleso.

BELFEGOR:      Vo' soffocarli

GABRIELLO:    Ferma

BELFEGOR:      Chi, che rimiro!

GABRIELLO:    Tu vedi ciò che rimirar non puoi

BELFEGOR:      Vedo in quei lumi i vituparii tuoi

GABRIELLO:    Vedi il lume e non parti ombra dell'Orco?

BELFEGOR:      Ombra son io che voglio oppormi al lume.

GABRIELLO:    E in questo, tempo, acciò gli orrori sgombra.

                            Il vero lume apparirà tra l'ombre.

BELFEGOR:      Dunque, verrà colui che può chiarirmi?.

GABRIELLO:    Come l'ombre potranno esser mai chiare?

BELFEGOR:      Fugherà i miei sospetti il disinganno!

GABRIELLO:    L'ombre de' dubii tuoi più cresceranno.

BELFEGOR:      Questa donna è sposata, o pur donzella?

GABRIELLO:    Che t'importa il saperlo?

BELFEGOR:      Vorrei così dar pace al mio pensiero.

GABRIELLO:    A un padre di bugie, che importa il vero?

BELFEGOR:      Nascerà da costei forse il Messia?

GABRIELLO:    D'un Dio, l'arcan tu vuoi saper qual sia?

BELFEGOR:      Mi toglierò dal sospetto in darle morte.

GABRIELLO:    Tutto sta,  se potrai.

BELFEGOR:      (alzando un braccio)Se potrò? Lo vedrai! Ahi! Chi mi arresta?

                            Chi il valor del mio braccio ha vinto e scosso?

GABRIELLO:    Offendila, se puoi.

BELFEGOR:      Vorrei, non posso,

                            Almen sfogherò contro quel vecchio

                            Mori, fabbro insensato!

GABRIELLO:    E chi arrestar ti fa?

BELFEGOR:      Son catenato.

GABRIELLO:    Dunque, parti.

BELFEGOR:      Svanisco.

GABRIELLO:    Ombra tra l'ombre involta,

BELFEGOR:      Tra gli orrori confuso,

GABRIELLO:    Dileguati da qui.

BELFEGOR:      Parto deluso; ma tornerò.

GABRIELLO:    Sempre sarai depresso.

BELFEGOR:      Nel mio cader, di risorgere ho costume.

GABRIELLO:    Non resistano l'ombre in faccia al lume.

BELFEGOR:      Per adombrar la luce.

GABRIELLO:    Per dare all'ombra scorno.

BELFEGOR:      Resto tra l'ombre.

GABRIELLO:    Alla mia luce io torno.

(Belfegor e Gabriello se ne vanno Maria e Giuseppe si svegliano.)

MARIA:              Non ti partir, o vision beata.

GIUSEPPE:        Dileguati da me, sogno funesto.

MARIA:              Giuseppe

GIUSEPPE:        Mia Maria

MARIA:              In questo breve sogno Oh  quanto rimirai, glorie e splendori!

GIUSEPPE:        In sì corto riposo, Oh quante m'ingombraron larve, e timori!

MARIA:              Vidi una pianta altera, con balsami vitali dar salute a' mortali, sovrastare alle palme, ed agli allori dar frutti preziosi, e benchè sette spine, davano al petto mio sette ferite: erano le piaghe all'anima mia gradite.

GIUSEPPE:        Pareami di mirar ch'un gran Pastore in custodia mi desse un agnellino,… e mentre io  me lo mi stringea al petto tutt'amor, tutt'affetto,……un fier dragone,….un chiomato leone,…..e molti lupi toglier me lo voleano, e al tempo stesso, mentre lungi io fuggìa, fiero il leone strage facea di più agnellini uccisi…, ed io salvato l'agnel, mi ritrovavo tra le tenebre ancora, e allora  l'agnello, fatta mia scorta e duce, …mi traeva dalle tenebre alla luce.

MARIA:              Sogni non son, o caro sposo, quei che ne mostra il ciel;  il tempo è giunto che si vedranno alfin lacci recisi,rotti ceppi, alme salve, o mostri uccisi.

GIUSEPPE:        Or che siamo ristorati,ripigliamo il cammin, la notte tra poco incontrerà l’aurora,  questa parmi di Betlemme la strada.( Escono, lentamente le luci segnano il passaggio della notte e cambia la scena)

SCENA VI

SCENA SLIDE 6 ALTRO LUOGO DEL BOSCO DI GIORNO

                            BELFEGOR indi RAZZULLO

BELFAGOR:      No,non basta uno Spirto solo contro tutto l'Empiro, il ciel tramanda tutte le forze in terra a custodire la coppia a noi fiera e sospetta, tanto gradita a Dio, tanto diletta. Or dunque, così trasformato io tenterò, che quel vecchio cadente e quella donna spaventati e atterriti. siano tra queste selve divorati dalle belve. Devo impiegare ogni forza e valore, troppo è grande colui ch'a noi s'oppone; ma col mio potere, l'istesso Nume io superar mi vanto, questo comanda Pluto, questo far ne conviene, quindi arresterò costui, che qui sen viene.

RAZZULLO:     E comme songhe cane sti caprare! Va, e circale no tuozzo, o na recotta co quacche marcangegne, e bbì si lli mpapuocche! Ca cchiù priesto se fanno caccià ll'uocchie.

BELFAGOR:      Fermati là ladrone.

RAZZULLO:     A me ladro! Avite fatto arrore ca so pejo de vuje n'affritto core.

BELFAGOR:      Sott'abito mentito,  certo sarai tu spia?

RAZZULLO:     No, 'ncoscineza mia,  ca io songo Romano De Palepole, so napolitano………

BELFAGOR:      E come qui ti trovi?

RAZZULLO:     E chesto vorria sape’ io pure, che canchero ne saccio, so benuto(si arresta e si confonde) …… gnernò… (tra sé)<mo mme scappava.. ca vaco co' la Corte, tunno tunno> (riprendendosi) ….Io vaco attuorno pe vedè sto munno…...

BELFAGOR:      E che arte è la tua?

RAZZULLO:     So' alletterato

BELFAGOR:      Dunque scriba tu sei?

RAZZULLO:     Ma qua’ Scribe  e  Fariseje. Alletterato, cioè voglio dire, ca de pellecchie  e sango mbottanato paro justo no scurmo alletterato

BELFAGOR:      Dunque scriver tu sai?

RAZZULLO:     Sissignore, de  belle lettere mme ne ntenne no poco…

BELFAGOR:      Quindi  al certo col Preside venisti.

RAZZULLO:     (di nuovo confuso) Cioè de belle lettere me ntenno…. ma sulo saccio de chelle, che stanno attuorno a le monete belle.

BELFAGOR:      Vuoi dir taglia moneta?

RAZZULLO:     (tra sé) <Comme mme stace co llo cunto ncuollo-

BELFAGOR:      Non la racconti giusta; Vo' saper come vivi?

RAZZULLO:     Comme vevo, comme vevo…..io vevo a' la caraffa, o a quacc'arciulo……,a Palepoli pure da la butteglia…

BELFAGOR:      Non rispondi a proposito.

RAZZULLO:     Gnorsì. (tra sé) < (Addò m'ha portato llo Diavolo> Nsomma…io campolejo co ffare llo Caiaravolo.

BELFAGOR:      Quanto ti contraddici! Or presto ti lego e ti attanaglio. ( Esegue.)

RAZZULLO:     Chiano patrone mio,  e che so' llo primmo a campar co chesto?. Saccio fa purzì lo tiratore.

BELFAGOR:      Come, sei tiratore d'oro o d'argento?

RAZZULLO:     Io quanno menco cinco, o tiro seje, tiro l'oro, l'argento e quanno c'è.

BELFEGOR:      Vedesti qui d'intorno un vecchio ed una donna?

RAZZULLO:     Non aggio visto nisciuno.

BELFEGOR:      Ah, furfantaccio! Vuoi che ancor di più ti stringa questo laccio?

RAZZULLO:     Non stringnete, gnorsì ca l'aggio viste.

BELFEGOR:      E dove?

RAZZULLO:     Ncuorpo a me!

BELFEGOR:      Mi dileggi?

RAZZULLO:     Gnernò, dico llo vero: lo viecchio è l'appetito antico, ch'aggio; la femmena è lla famma che m'accide, Traseme ncuorpo, e bì si no lo ccride.

BELFEGOR:      Ti benderò gli occhi, e resterai  così legato. Or vado, affinchè da solo  esca sarà di lupi o d'avvoltoi (va via).

RAZZULLO:     Mannaje li vischi tuoje, o nnegrecato, addove so mmattuto - De famme allancato aggio a sazià lla famma d'aute. Mo pave li peccate antiche e nuove  e   ncuollo a me ogne disgrazia chiove. So' nato sulo p'essere a stu munno de trivolo rechiammo, e de streverie: Oh nigro a chi nce nasce a sti miserie!

MUSICA 20 VURRIA  ADDEVENTARE

RAZZULLO: (canta)   Vurria addeventare pesce d’oro

                                      Vurria addeventare pesce d’oro

                                      Dint’a llo mare me iesse a menare

                                      Dint’a llo mare me iesse a menare

                                      ……… iesse a menare

                                      Me voglio fa ‘na casa miezo ‘o mare

                                      Me voglio fa ‘na casa miezo ‘o mare

                                      Fravecata de penne de pavone

                                      Fravecata de penne de pavone

                                      ……..oi de pavone…

SCENA VII

STESSA SCENA

GIUSEPPE, MARIA, RAZZULLO

GIUSEPPE:        (entrano non scorgendo Razzullo legato come un salalme) Smarrito abbiam la strada, e non sappiamo ove indirizzare i passi.

MARIA:              Non devia il suo cammino l'anima se ferma e fida, tiene il suo Dio per tramontana e guida.

GIUSEPPE:        Ma per quello che vedo, queste selve intricate sembrano laberinti….ove prima di uscir cadremo estinti. Chi ne soccorre, o Dio !

RAZZULLO:     (lamaentandosi)Io nc'ho corpa a sti guaie co’ bolere mmutà professione….Chi sa chi mme darrà lu primmo muorzo?Se sarrà scarrafone, formicola o lacerta vermenara.o quarche ranavuottolo mme sbrama! A llo manco passasse quarcheduno… oh disgraziato e povero Razzullo.

GIUSEPPE:        Mira laggiù,  legato è un infelice.

MARIA:              Si soccorra il meschino.

GIUSEPPE:        Ma chi avrà fatto ciò?

MARIA:              Da lui si sappia. (si avvicinanao)

GIUSEPPE:        Dimmi, chiunque sei, chi ti legò a quel modo?

RAZZULLO:     E buie chi site?

GIUSEPPE:        Poveri viandanti, smarriti in questo bosco.

RAZZULLO:     Lu cielo v'ha mannate, ca stongo de la morte rente rente; ..asciuglite nu povero innocente.

GIUSEPPE:        Ecco, la benda tolgo, ed i legami  sciolgo. (esegue)

RAZZULLO:     Oh, che pozzate sempe mprofecare,ed aunnare, comme fa llo mare,cca sarvo m'avite da ll'essere magnato d'animale servateche e liune:Io ve ne renno grazie addenocchione.

GIUSEPPE:        Ringrazia pur il Ciel, che qui portonne,e deviare a noi facendo il piede,con mezzo tale la libertà ti diede.

RAZZULLO:     Sarvateve alla mpressa, poverielle, ca sta razza de cane, che attaccate m'ave,diceva, ca a buie va cercanno.

MARIA:              A noi? T'inganni al certo, gente a mal affare avvezza, non cura povertà, cerca ricchezza….

RAZZULLO:     Io saccio ca de vuie chillo m’ha spiato.Pecchè, mo non llo saccio!..e vedite ca nun tene  ne anema e ne fede sta' canaglia..

GIUSEPPE:        Miseri che faremo? Consigliami Maria, ch'io gelo e tremo!

MARIA:              E di che diffidiamo?Non è bastante il Creator supremo?

RAZZULLO:     Si lo bedite comme è brutto! ‘Na pelle cotta  da llo sole comme ll'arenghe…tene  lo naso stuorto, brognoluse; so' de puorco servateco li diente…….. fanno la scumma mmocca iuste comm'a lli verre: Nzomma me pare  diavolo ‘sto perre.

GIUSEPPE:        Dolenti, or che faremo?          Esagerar la nostra povertate non gioverà, che non avrà credenza…….,e scudo mal sicuro è l'innocenza.

MARIA:              Dalle fiamme, dal drago, e da' leoni,Chi liberò i fanciulli di Babele, potrà salvando noi, salvare il Figlio.

RAZZULLO:     Io  ve vurria sarvà d'int'a stu core;…ma facite na cosa: jate pe chesta via, ca lloro songe iute pe chest'auta; forze lo cielo li farrà cecare,e nuné venarranno appriesso, ….. povera Segnorella!

                            Vecchiariello mio caro e saporito, …..ma chi ire ve fa pe' ste campagne?

GIUSEPPE:        Necessità.

RAZZULLO:     Lo cielo v'accompagna,          Jate ca Dio co buie sempe avarrite;…..se avite fatto bene  ve ne asciarrite. (Saluta guardandoli mentre si avviano)

GIUSEPPE:        A te somma bontade

MARIA:              A te clemenza eterna. ( Escono)

SCENA VIII

STESSA SCENA

RUSCELLIO E RAZZULLO (entrando alle sue spealle)

RUSCELLIO:    (entrando con attrezzature di pesca  e una cesta con pesce) Che abbondanza di pesci! A' giorni miei mai tanti ne prendei piene le reti, ho pieni ancora i sandali e le nasse, e son piene le casse. Ed or che tanto del pesce mi è venuto (indica lontano fuori quinta) trovar non posso alcun per darmi aiuto.

RAZZULLO:     Chisso se prea, ch'ha bona fortuna e io, cca so' richiammo de malanne,….         Che buoie fare, …. a llo cielo accussì piace.

RUSCELLIO:    Ancora sei da qui intorno. E che facendo vai?

RAZZULLO:     Vaco a caccia de guaje…..      Songo mmattuto mmano a mariuole, e scappaje pe mmeracolo, e llo ppeo, ca saranno seje semmane, che no magno.

RUSCELLIO:    Io dar non ti volea parte del pesce?

RAZZULLO:     E si, ma venette a tiempo chillo che mme tentaje co lla carne,

RUSCELLIO:    E perche non t'ingegni a far qualche mestiere? Qui non vi è alcun che scriva, o si guardan le greggi o si coltiva.

RAZZULLO:     Frate, la zappa mme face lli calle,….non mme piace de fare lo pastore…..

RUSCELLIO:    Vuoi farti pescatore?

RAZZULLO:     De pesce, o de ranocchie?

RUSCELLIO:    D'ogni cosa, …vedi. io il bisogno tengo di un compagno,

                            T'insegnerò a pescare,.

RAZZULLO:     Ma po' quanno se magna?

RUSCELLIO:    Mangiar? Lo stesso pesce serve per nutrimento….. Con quel che si vende si compra il pane, il vino:

RAZZULLO:     O bene mio, ca faccio sputazzella:

                            jammo ca te prometto.de fa quareseme fa mentre so' bivo;

                            se pure lla furtuna m'ha arredutto mo a tirà la sciaveca. ( Escono)

SCENA IX

                    STESSA SCENA

ARMENZIO,  indi BENINO e CIDONIO (soppraggiungono da altro lato dopo la loro uscita)

                           

ARMENZIO:      Benin, Benin, Cidonio,ove siete, o figli miei……..che voraci ladroni, entro nel bosco ascosi van tracciando i passeggeri;

(Entrano Cidonio e Benino.)

CIDONIO:          Padre mio.

BENINO:            Genitore.

ARMENZIO:      Ah! Cari figli;lasciate che io vi stringa

CIDONIO:          Che aveste?

BENINO:            Che vi affligge?

ARMENZIO:      Sen va d'intorno errando schiera di masnadieri, maltrattano i pastori, ricattano passeggieri, onde tutti smarriti sono confusi i pastorelli uniti.

CIDONIO:          Chi ha cor contro le fere, avrà ben core d'opporsi a questi indegni. Vedran se il braccio mio sarà cotardo, trattando l'arco e maneggiando il dardo.

BENINO:            Sì, che io non mi spavento, andiamo ad incontrarli e vedrete…armi ho bastanti, se no,  non mancan sassi.

ARMENZIO:      Sei Cidonio arrogante e tu, Benino non conosci i perigli. Andiamo uniti, o figli a  trovare i bifolchi e gli armentieri, e così ci opporremo alla masnada di genti così fiere,  che un Ercole con due non ha potere.

CIDONIO:          Molto ben consigliate, andiam  benchè siamo pastorelli inermi, il ciel per l'innocenza arma gli infermi.

BENINO:            Andiam, ch'io vo' contro le schiere infide ruotar la fionda, ed imitare Davide.

(Escono) 

MUSICA 21 TEMA DI MARIA

SCENA X

SCENA SLIDE 7 FIUME

GIUSEPPE, MARIA indi GABRIELLO (RAZZULLO FUORI CAMPO) poi BELFEGOR

GIUSEPPE:        Termina questa strada a questo fiume,

                            Né altra ve ne scorgo, e periglioso

                            E' ripassar la già calcata via.

                            Che faremo, o Maria?

MARIA:              Vedi forse vi fosse ponte di legno, o arco,

                            che potesse al passar servir di varco.

GIUSEPPE:        No, che troppa larghezza io vi rimiro,

                            anzi per valigarla io scorgo l'onda,

                            che troppo larga, rapida e profonda

(Entra l'Arcangelo Gabriello.)

GABRIELLO:    Il Ciel vi salvi,o passeggier divoti.

GIUSEPPE:        Il mio Dio sia con voi. Siam noi sicuri?

GABRIELLO:    E di che paventate?

GIUSEPPE:        Di là vi sono ladroni,  qui il fium, né vi è guado a valicarlo,

GABRIELLO:    Che ladroni? Che fiume?

                            Non ponno o gli uni, o l'altro opporsi a voi una bella innocenza, prende i perigli a gioco,

GIUSEPPE:        E pur scampo non vedo da sottrarmi al periglio.

GABRIELE:       Maria, non puoi temer se un Dio è teco.

MARIA:              Voi sapete il mio nome?

GABRIELLO:    Entrambi io vi conosco, ed a condurvi il ciel m'invia. Io farò la strada certissima e sicura.

MARIA:              Vedi Giuseppe, ch'al bisogno maggior se un alma è giunta, celeste man per liberarla è pronta.

GABRIELLO:    O pescatori, a voi, per cortesia.

RAZZULLO:     (Fuori campo) Chi è lloco?

GABRIELLO:    In carità, drizzate il legno a questa riva.

RAZZULLO:     (c.s.)Mo nce ne venimmo:

                            Sciosciello jammo llà, voca sto rimmo.

RUSCELLIO:    ( Fuori campo)Voca, che voco anch'io,

                            Che il ciel al cor mi dice,

                            Che vado a liberar qualch'infelice.

GIUSEPPE:        O come a nostro pro l'eccelsa mano, per darci grazie si dilata e spande; Provvidenza di Dio quanto sei grande!

MARIA:              Ciò che domanda ottiene,chi nella man di Dio fonda ogni speme. (indicando fuori quinta)  Ecco la barca è giunta

RUSCELLIO:    ( f.c.)Eccoci, che chiedete, o passeggieri?

GABRIELLO:    Infestata la strada ne vien da masnadieri,che porta a Betlemme, vi supplichiamo a passarci di Là, che il ciel pietoso darràvvi ricompensa condegna a tanto affetto.

RUSCELLIO:    (c.s.) Mi dispiace che il legno è troppo angusto.

RAZZULLO:      (f.c.) Che, le buo' lassà ccà sti puverielle? Sacce ca chille duje so' santarielle.

Io ce aggio n'obbrego eterno, poichè a tiempo venettero, me dettero la vita e mme sciogliettero.

RUSCELLIO:    ( c.s.)Venite ad ogni modo,che il ciel ci ajuterà. Via su all'imbarco;

GIUSEPPE:        Ne sia scorta il Signore.

MARIA:              Ei ne protegga.

GABRIELLO:    Sopra dell'acqua la bontà divina, come già nel principio, oggi cammina.

RUSCELLIO:    (c.s.)Tu fai forza da là

RAZZULLO:     (c.s.)Votta da lloco, ca lo sannalo scorre

RUSCELLIO:    Voca forte.

RAZZULLO:     Mo te faccio a bedè io che faraggio.

GIUSEPPE,

MARIA E

GABRIELLO:    Sia col nome di Dio.(escono)

RUSCELLIO

E RAZZULLO:  (f.c.)A buon viaggio.

MUSICA 22  TEMA DELL'INFERNO SU TEMPESTA

BELFEGOR:      (comparendo  e spalle al pubblico, con musica in sottofondo)Ah, malvagi! Ah, perversi! E pur scampaste da questa man sicuri! E quegl'indegni vi conducono a riva: e non son io, che con forze potenti sconvolger posso il cielo, e gli elementi?

Ah, che un'aura soave liconduce sicuri all'altra riva! Ecco, tocca la sponda, ecco che arriva,……. ed io di scorno pieno, vedo  oramail lor sereno.

Ma se non ho potuto annegar quei due, che fur guidati certo dal mio Nemico, ……almen contro gl'indegni pescatori sfogar io voglio i miei sdegni e i miei furori!

Su, acque tempestose. Da venti alzate della rabbia mia, sino al fondo sconvolgete il fiume. Soffiate Eoli crucciosi, alzate cavalloni, e fino al ciel sollevate ogni onda……

L'acqua insiem con la terra in un confonda, perché sommerso resti quel picciol legno.Vengan tutte le furie dell'algoso regno.

(Cessa la musica,  effetto lampi )

SCENA XI

SCENA SLIDE 8 FIUME IN TEMPESTA CON BARCA MOVIMENTO

 BELFEGOR, (Fuori campo RUSCELLIO e RAZZULLO)

MUSICA 23 EFFETTO TEMPORALE

RAZZULLO:     Mannaggia, che burrasca s'è levata! All'erta cammarata!

RUSCELLIO:    In gran periglio siam; amico, sta in cervello.

RAZZULLO:     'Ncasa stu mazzariello.

RUSCELLIO:    Oh, in un momento,

                            Tumultuoso questo fiume è fatto!

RAZZULLO:     Vi, ca jammo de chiatto

                            E pe sta vota stu marditto sciummo

                            Nce ne fa ire a bascio comm'a chiummo.

RUSCELLIO:    Voca, ch'io sgotto l'acque.

                            Ohimè, che crescon più, quanto più levo!

RAZZULLO:     Vi cca spilate se sarrà ll'allievo

RUSCELLIO:    Amico mio, siam perduti.

RAZZULLO:     Oimmè, ccà vevarrammo senza sete!

RUSCELLIO:    Né legno altro qui vi è che n'aiutasse.

RAZZULLO:     Chiste de llo piscatore so' li spasse.

BELFEGOR:      Resti il legno sommerso, e mentre insiem, l'onda che gli dà morte, a lor sia tomba.

RAZZULLO:     Già nc'affocammo, aiemmè!

RUSCELLIO:    Soccorso!

RAZZULLO:     Aiuto!

BELFEGOR:      Olocaustro tra l'acqua io  ti offro  o Grande Plutoo.

BUIO, DOPO UN ATTIMO CESSA LA MUSICA  chiusura del sipario sul primo atto)

ATTO II°

SCENA XII

SCENA SLIDE 4 BOSCO DI GIORNO

                            RAZZULLO indi CIDONIO

MUSICA 24 TEMA DI RAZZULLO

accompagna l'apertura del sipario sul secondo atto

RAZZULLO:     O bene mio, aggio iettate ll'uocchie, e ancora me sento squaquariare ncuorpo le ranocchie;

Cumme mme so' sarvato no llo saccio, ca dinto all'acqua  me facette turzo e mme vevette lo sciummo co no surzo…., e meno male ca se sarvai pure Siosciello, lo compagno mio, …….eh, ma 'nce l'aggio ditto: Va, vattenne ca nun boglio fa cchiù lo piscatore. Chiste songo li spasse e li contiente de chi attenne a la pesca? Senza magnare io cchiù nun boglio vèvere. Lo cane me nc'aveva ncannaruto, …va ca cchiù nun me ce cuoglie, pe' magnà pisce avesse 'a i' 'ncuorpr all'ati pisce?

                            ( Entra Cidonio, scorgendo Razzullo))

CIDONIO :         Ma chi è costui? Alcun sarà de' ladri. Ferma là traditore.

RAZZULLO:     N'auta disgrazia? (Imprecando)  Oh diavolo e cecala 'sta ciorta…, ma che è, nc'oppa lli guaje mieje s'è  fatta 'a luna?

CIDONIO:          Chi sei? Che vai facendo?

RAZZULLO:     Songo no pover'ommo che lassato l'afficio de scrivano mme fece pescatore pe magnare; ma me  stevo affoganno e pecchè da pericolo so' asciuto…. de fa chiù st'arte n'agge fatto vuto.

CIDONIO:          Come farai per vivere?

RAZZULLO:     'Nce manca? Vaco coglienno arucola e cicorie. Fenocchielle servatiche e maruzze, vaco facenno sparece. E quanno tutto manca io venno scopettine o spina pulece, O povera p'accidere lli surece.

CIDONIO:          Brami alla caccia attendere?

RAZZULLO:     E' 'na cosa nu poco pericolosa?

CIDONIO:          Anzi da questa nasce ogni grandezza. Un mestiere il più nobile, e 'l più bello, che tra i mestier si trova. Mestier per cui la fama, il grido spande. Che al Cavalier gradisce e il vil fa grande.

RAZZULLO:     Ma 'a quale caccia jate. D'aucelluzze, o de  animale  co'e pile?

CIDONIO:          D'augelli è cosa umile; ma coi mastini l'incontrar, l'investir orsi, e cinghiali, vibrando gli strali, ed avventando il dardo, gareggiando di gloria col compagno dà con sommo diletto anche il guadagno.

RAZZULLO:     Co st'animale gruosse…nun ghiamme buono,  frate!

CIDONIO:          Allora,  trionfando de le più ardite belve, teatro di sue glorie è fra le selve.

RAZZULLO:     Tanto mme vaie dicenno ca chianillo mme 'nce carrìe. Ma jammo a nuje comme se va ca 'a vòzza? (fa il gesto del mangiare)

CIDONIO:          Ucciso, ch'è il cinghiale si divide ugualmente coi compagni, il fegato, la testa e pur la pelle…è di colui che ha fatto il più bel colpo. Or qual mestiere più glorioso, e caro, che pugnando in pacifica tenzone, nel travaglio aver gusto e guiderdone?

RAZZULLO:     Via mme site padrone; Vedimme se mme riesce st'arta nova.

CIDONIO:          Vieni e darotti l'armi.

RAZZULLO:     Dateme l'arma, e l'anema, ca de ll'uno e de ll'auto stongo scarzo.

CIDONIO:          Esempio prenderai dal valor mio

RAZZULLO:     Mettimmece all'opera…

CIDONIO:          Avrai tra le selve il Campidoglio.

RAZZULLO:     Quann'aggio da mangiare autro non boglio (Partono)

SCENA  XIII

SCENA SLIDE 9 GROTTA BUIA

BELFAGOR

BELFAGOR:      (entra  ed osserva la grotta scrutandone la profondità)Ch'io lasci mai l'incominciata impresa, indarno il crede, il pensa invan l'Empiro. Tenterò quanto posso; ancorchè il Ciel mi si scagliasse addosso. Ma che vedo! Quest'orrida spelonca io non so come a inorridir mi sforza… Tenebre in lei sol vedo, e pur mi fa temere! Ma di che mi spavento?  Di un antro oscuro?. Una spelonga orrenda, di Belfagor non può atterrir lo spirto! O spelonca, o spelonca! Chi sa se scorgerò per danno mio uscir da te quel lume, Chi mi può insol pensarlo intimorire! No, che non temo indarno, che spesso esser sogl'io vero indovino d'ogni danno mio. Dunque, acciò si provveda! Esca da l'orco il più feroce, orribile dragone, che nelle alte caverne abbia Plutone….,  venga questo, ed ingombri la sospetta spelonca, … così la speme tronca abbia,  chi d'abitarvi entro vi spera, mentre io dall'aquilone, scatenando i più freddi orridi venti, farò di ghiacci e nevi ingombrar le campagne e prevedendo che non abbia l'indegna coppia alcun ricetto… farò ch'intirizzita sotto l'aperto ciel perde la vita.

SCENA XIV

STESSA SCENA

RAZZULLO, RUSCELLIO, indi BENINO, indi CIDONIO

RAZZULLO:     (entrando vestito e armato da cacciatore)Largo ca passa llo sì cacciatore, E bi si fa nun bboglio na chianca, no maciello de cervie, e de caprie, e de puorche sarvateche e de lupe, scigne e gatte maimone. Urze, vorpe e luine e squartare e adacciare a mille a mille surece, e gatte, galline o grille.

RUSCELLIO     O camerata addio.

RAZZULLO:     Che cammarata! Che siammo fatto tutt'uno? Parla comme se deve co lli titole, se no mbuoje, che te sguarra nun mbi ca paro armato Marco Sciarra?

RUSCELLIO:    Ti sei dato alla caccia? Io mi rallegro. E solo mi dispiace che perduti gli ordigni  ho del pescare e modo non mi resta a sostentarmi.

BENINO:            Ma che miro buon giorno forestiero.

RAZZULLO:     Schiavo tujo, gioia mia

BENINO:            Ruscellio addio.

RUSCELLIO:    Addio, Benino mio.

BENINO:            Che cosa è tu sei armato?

                            Ti sei dato alla caccia?

RAZZULLO:     E nn'aggio fatto buono?

BENINO:            Certo, ch'è un esercizio virtuoso, col quale t'immortali, altro che fare il ladro ai tribunali

RAZZULLO:     Non scommeglià lle chiaje, cchiù n'aprì vocca, appila e statte zitto.

BENINO:            Ma per dirti i sensi miei,

RAZZULLO:               E che mme manca?

BENINO:            Il meglio: Il core.

RAZZULLO:     L'aggio cchiù de na vufera, e no voje

BENINO:            E ti fidi tu pugnar coi lupi, con le tigri e con gli orsi?

RAZZULLO:      Non troppo, quanno so tanto foresteche. Commatto co anemale cchiù domesteche.

RUSCELLIO:    E quali sarann questi: le galline?

RAZZULLO:               Pare che nc'annevine.

(Arriva Cidonio)

CIDONIO:          Ove si va?

BENINO:            O mio fratello, appunto, venuto sei?

CIDONIO:          Benin, che ci è di nuovo?

BENINO:            Nell'antro di Betlemme qualche animal si teme che vi sia, e qualche bestia grossa, perché i mastini della nostra gregge latrando nella grotta, appena entrati fuggono spaventati.

RAZZULLO:     Oh, cano; se ne fujeno lli cane, chest'arte nun accumencia bona..

CIDONIO:          I cani hanno spavento? Lupo al certo non è.

RAZZULLO:     Sarrà qualche animale gruosso, oh mamma mia! Jammoncenne da ccà,

CIDONIO:          Anzi, ora è tempo di mostrar il valor…..

RUSCELLIO:    Tu, Orazio, starai qui.

RAZZULLO:     St'auta cosa nce vole, che mme guasta lo nommo… Io mme chiammo Razzullo, galantommo.

RUSCELLIO:    Questo Orazio vuol dir.

RAZZULLO:     Te ne rengrazeo. Me chiamme si Razzullo, e non si Arazea.

CIDONIO:          Sia come vuoi; stanne con l'armi pronte e in uscir l'animale, qualunque sia, subito dalli addosso.

RAZZULLO:     Gnorsì (ch'a llo fuì songh'io llo primmo, o che bella carriera che farimmo)

BENINO:            Io con i sassi qui starò di posta.

RAZZULLO:     Vide che capa tosta, che arma e core face sto nennillo; e sottile llo core a mme s'è fatto cchiù de no capillo.

RUSCELLIO:    Animo veh!

BENINO:            Coraggio!

CIDONIO:          Allegramente ch'io ne vado al cimento.

RAZZULLO:     Sarrimmo tre liune…( si accostano alla grotta come se entrassero, per un attimo  BUIO   e poi effetto strobo accompagnato da una breve musica:

 MUSICA 25 TEMA DEL DRAGONE

 che  farà da sottofondo alle loro battute in una pantomima come ad entrare  ed uscire)

CIDONIO:          Aiuto, amici, aiuto!

RUSCELLIO:    O noi infelici! L'animale è un dragone.

RAZZULLO:     Oh, brutto cannarone!

RUSCELLIO:    Ardir, Cidonio!

CIDONIO:          Aiutami Ruscellio!

BENINO:            Ci voglion altre, che le forze mie.

RUSCELLIO:    Qui non giova il valore.

BENINO:            Non fan breccia le pietre.

CIDONIO:          E' forza che m'arretra.

RAZZULLO:     Canaglie, non fuite,  ca 'sto dragone ce l'have cchiù co' mmico ca co' vuie aute.

CIDONIO:          Uopo è fuggir (esce)

RUSCELLIO:    Scampiamo (esce)

BENINO:            Salva, salva (esce)

RAZZULLO:     (Rimanendo solo)Maledizione, ca me lassate sulo? Che ne voleva fa de ire a caccia, mannaggia quanno maie, si la scampo sta vote faccio assaie.(esce anche lui, dopo qualche attimo cessano la musica e gli effetti)

SCENA XV

SCENA SLIDE 10 ALTRO LUOGO DEL BOSCO DI GIORNO con taverna

RAZZULLO, SARCHIAPONE, indi BELFEGOR (prima da fuori e poi in scena)

RAZZULLO:     (Entrando trafelato) Mamma mia, sarva, sarva ancora fujo da stà matassa de spavo. Essere cacciatore? Marrramao, e chisto songo lli spasse de lli cacciature? Caccia non faie pe me. Arme ve lasso, chesso è ghire alla morte, no ire a spasso. Dicette buono chillo piccirillo che sape tanto e n'è cchiù de no parmo: a la caccia non bace chi non ha l'armo.

SARCHIAPONE:(Non visto da Razzullo, cerca di fargli una sorpresa. Lazzi.) Strazzù…….

RAZZULLO:     (Saltando dalla paura) Mamma mia che d' è? (Scappando) 'N'ata vota lu dragone? (Vedendo Sarchiapone) Ah si tu? Puozze passà' 'nu guaio dinto a lo cazone…

SARCHIAPONE: Ritruvate nce simme.

RAZZULLO:     Sì, e saie c'affare ca facimme.

SARCHIAPONE:Comme de chist'incontro nun si' cuntento.

RAZZULLO:     Proprio no dint'a stu mumento.

SARCHIAPONE:Ma io te voglio invitare a fare na magnata.

RAZZULLO:     Allora so' felice d'averte ritruvate. Avisse int'a stu tiempo 'ncuntrato la furtuna

SARCHIAPONE:Ma de che staie parlanne, de la luna?

RAZZULLO:     E la magnata, li munete….

SARCHIAPONE:Me songho fuiute pe' li dete…..

RAZZULLO:     (adirato) Ah scartellate, tu me cugliune…..

SARCHIAPONE:Statte attiente ca te rumpe li cazune….

RAZZULLO:     (si calma) 'A famme è troppa e pe murì nun posso fare st'auto sfuorzo…..

SARCHIAPONE:Te si calmato? E mo' te spiego comme nce se procura 'o muorzo……

RAZZULLO:     Mo sa che faccio, te spezzo na gamma e accussi te levo 'a tuorno (Rumori fuori scena) ….Oi gente e chisti vuosche chi s'accoste?

BELFAGOR:      (dalle quinte) Oste!

RAZZULLO:     Osta……. In lingua tosca vo' dicere tavernare.

SARCHIAPONE:Iammo a magnare…..

RAZZULLO:     E nun ghi de pressa, vulimme primma vedè addò' sta?

SARCHIAPONE:Mo veco io. Tavernà!?

BELFAGOR:      (c.s.)A!

SARCHIAPONE: (si avvicina  alla Quinta di sx, Razzullo lo segue )Staie ccà o llà!?

BELFAGOR:(c.s.)Llà!

RAZZULLO:Sta llà.

SARCHIAPONE:(va al lato opposto) Tavernà staie ccà o llà?

BELFAGOR:      (c.s.)Llà!

SARCHIAPONE:'O vide ca sta lloco? (torna vicino a Razzullo)

RAZZULLO:     Tu nun te movere. (ora va lui al lato opposto) Tavernà staie ccà o llà?

BELFAGOR:      (c.s.)Llà!

RAZZULLO:     Vide che sta lloco?

RAZZ+SARC     ( l’uno a dx e l’altro asx)Tavernà staie ccà o llà?

BELFEGOR:      (c.s.)Llà

RAZZ+SARC     (gioco di espressione)Llà o ccà?

BELFEGOR:      (c.s.)Ccà!

RAZZ+SARC     (gioco di espressione)Ccà o llà?

BELFEGOR:      (c.s.)Llà!

RAZZULLO:     Me staie 'mbriacanne, lasse fa a me. Tavernà, staie llà o ccà?

BELFEGOR:      (c.s.)Ccà!

RAZZULLO:     Oh, finalmente

SARCHIAPONE:Iamme a mangià'…..

RAZZULLO:     Aspetta, tavernà tiene niente?

BELFEGOR:      (c.s.)Niente!

SARCHIAPONE:E 'nserra che nce faie apierto.

RAZZULLO:     Chillo già sape ca stamme disperate

SARCHIAPONE:Vide almeno si tene nu poco de pane

RAZZULLO:     Tavernà tiene 'o pane?

BELFEGOR:      (c.s.)……ano!

SARCHIAPONE:Dice ca 'o tene mmano

RAZZULLO:     E mangiamme sulo pane?

SARCHIAPONE:Chillo nce cuffea, adda tenè almeno nu piatto de maccarune…..

RAZZULLO:     Tavernà, tiene maccarune…..

BELFEGOR:      (c.s.)Uno!

SARCHIAPONE:Uno?! E che nce ne facimmo de uno

RAZZULLO:     Ccà pe' sazià sti panze noste nce ne vole uno luongo da ccà a Napule, Casoria e costa! (facendogli posto) Vide tu,  si tene nu poco de menesta.

SARCHIAPONE:Tavernà tiene 'a menesta

BELFEGOR:      (c.s.)Esta!

SARCHIAPONE:Ha ditto ca è lesto.

RAZZULLO:     Mo' pe completà lu pranzo nce vulesse nu fruticiello e ddoie castagne.

SARCHIAPONE: Chelle de la muntagna

RAZZULLO:     (riprendendo il suo posto)Tavernà, tiene castagne?

BELFEGOR:      (c.s.)Agne!

RAZZULLO:     Dice ca songo d'o lagno.

SARCHIAPONE:E so' bone 'o stesso dumande tene 'o vino….

RAZZULLO:     Tavernà tiene 'o vino?

BELFEGOR:      (c.s.)Ino!

RAZZULLO:     (a Sarchiapone) Uhè, spiegammece bbuone, io 'a porzione 'e castagne 'a voglio a vvrole e tu?

SARCHIAPONE:Io 'a voglio allessa…

RAZZULLO:     Tavernà, 'e tiene allessa?

BELFEGOR:      (c.s.)Essa!

SARCHIAPONE:Sguessa, ha ditto a me! Levete 'a miezo, (spostando Razzullo) tavernà 'a sguessa chi 'a tene io o isso?

BELFEGOR:      (c.s.)Isso!

RAZZULLO:   (rimanendo stavolta dietro al compagno)Tavernà, chi 'a tene Sarchiapone?

BELFEGOR:      (c.s.)One!

SARCHIAPONE:Ah, ha ditto none!

RAZZULLO:     Tavernà, ma tu addò staie, sotto o ncoppa?

BELFEGOR:      (c.s.)Coppa!

RAZZULLO:     Coppe, mazze e spade attiente 'o juoco ca tu sgarre…..

BELFEGOR:      (c.s.)Arro!

RAZZULLO:     M'he pigliate pe' nu ciuccio…..?

BELFEGOR:      (c.s.)Ciuccio!

RAZZULLO:     Ciuccio si tu, e pigliatenne scuorno….

BELFEGOR:      (c.s.)Cuorno!

RAZZULLO:     Cuorno è 'o stemma de la famiglia toia. Haie ragione ca te sento e nun te veco…..

BELFEGOR:      (c.s.)Eco!

RAZZULLO:     Eco? Mò aggio capito!

SARCHIAPONE:Pecchè nun te spieghe?

RAZZULLO:     Sta a sentì quanno t'affaccia ncoppa a nu pozzo e dice Sarchiapoooo, 'o puzzo risponne Sarchiapooo Vuo vede' , miettete arrete a me (si rifa davanti al compagno)….. Quaquarà, quaquarè, quaquari, quaquarò, quaquarù…..

SARCHIAPONE:He fatto Strazzù?

RAZZULLO:     Che cosa?

SARCHIAPONE:Ll'uovo!

RAZZULLO:     No! Aggio mparate 'e vocale all'eco. (appare Belfegor vestito da oste) E chi è chisto?

SARCHIAPONE:Arrepare Strazzù…..

BELFEGOR:      Acheleo dell'inferno, con l'Ercole celeste io vo pugnare. Vedremo chi la vince, egli Argo è di cent'occhi ed io son lince.

RAZZULLO:     Chisto vace parlanno sulo sulo, credo se fa lli cunte; o pensa lle mmanere de potè mpapucchià lli passaggiere.

BELFEGOR:      Altra forma prendei e tante prenderò sin che giungo alla fin del mio disegno, ma con l'abito preso, al mondo io dico: che sia una cosa stessa oste e nemico

RAZZULLO:     O bene mio, ch'addora de zuffritto

BELFEGOR:      (Rivolgendosi ai due ancora impauriti)Olà che fate?

SARCHIAPONE:Attuorno a chella sciamma che a chillo focolare sta allummata volammo comme farfalle 'nnammurate.

BELFEGOR:       Vorreste mangiare?

SARCHIAPONE:Gnorsì!

BELFEGOR:      E avete come pagare?

RAZZULLO:     Gnernò!

BELFEGOR:      E che vuoi che ti facci?

RAZZULLO:     Se vorria magnà 'ncredenza

BELFEGOR:      E questa è morta; né s'entra senza argento in questa porta.(Indica una inverosimile porta della taverna dietro le quinte)

RAZZULLO:     Te lu boglio scuntare

BELFEGOR:      E a che mai?

RAZZULLO:     A tante secozzune

BELFEGOR:      M'haia tu preso per boia?

SARCHIAPONE:E tu damme 'a magnà pe l'arma toia

BELFEGOR:      Io anima non tengo.

RAZZULLO:     Ed è lo vero, non serve a ghiurare…. Quann'avetteno maie arme lli tavernare?

BELFEGOR:      Volete voi servirmi?

RAZZULLO:     A che?

BELFEGOR:      Per camerieri. Aver cura dei letti, recar da mangiare, indi i conti fare con i passaggieri. E' una vita felice! Sempre si sta con festa: Quel cavalier ti dà la buona andata……

SARCHIAPONE:O la mala venuta?

BELFEGOR:      Quello imbrogli nel conto, a quel rubi danaro allorchè dorme. Dai da mangiar corvi per piccioni, carne di capra o becco per vitella, poni l'acqua nel vino….

SARCHIAPONE:Ferma lloco: Ll'arrubbà, lò mbroglià, voglio fa passo, ma vattià' llo grieco o lla guarnaccia, e lu cchiù gran peccato che se faccia.

BELFEGOR:      Così lieto si vive, … ingannando il compagno, che in ogni modo è lecito il guadagno.

RAZZULLO:     Lo mbroglià co lli cunte e ll'assommare. E certo, ch'è nu stato llo chhiù alliegro, e cchiù giucunno.

SARCHIAPONE:Ma po' te fai lli cunte a ll'auto Munno. (Indicando il cielo)

BELFEGOR:      E se pensate a questo, voi morirete di fame. Non vedete che si gode, e con le robbe, che avanzano in cucina, a vostro modo potete farvi satolli.

RAZZULLO:     Chisto mo' nce fa rompere llo cuollo

BELFEGOR:      Avverto:  i poveretti si mandano in malora; a chi ha denari si mostri cortesia e si spalanchi tutta l'osteria. Se vedi alcun che spendere vuol poco, si dica non v'è loco. Or che risolvi vuoi fare questo mestiere?

SARCHIAPONE:Pe nno morì di famma, pocca me porta a chesso llo destino, io te faccio purzì llo cacciavine.

RAZ+SARC:      Jammoncenno a magnare

BELFEGOR:      Avete troppa fretta. Si mangia ciò che a' passeggieri avanza.

RAZZULLO:     Ora dallo a rentennere a lla panza!

BELFEGOR:      Andiamo al bosco a fare un po' di legna che servono al camino

SARCHIAPONE:E chi lle porta?

BELFEGOR:      L'avete da portare voi

SARCHIAPONE:No, jammo chiano, io te so cammeriero o so bastaso?

BELFEGOR:      Tutto bisogna far chi viver vuole

SARCHIAPONE:E di' ca me vuo' dare tutte lli sette afficie de llo regno

BELFEGOR:      Quell'ufficio farai cui sei degno. Farem provvista ancor d'un po' di carne.

RAZZULLO:     E chessa addò ll'avimmo?

BELFEGOR:      Ad un pastore hanno i lupi una giumenta uccisa, questa noi prenderemo e accomodata a mangiar per vitella la daremo.

RAZZULLO:     Mo vommeco, mo jetto, uh che schefenzia! Vedite che coscienza! Pe’ betelluccia carne de jummente!

BELFEGOR:      Ne vedrai più belle, andiam che a tutto v'accomoderete e quando sarà tempo mangerete (via)

SARCHIAPONE: Andiam! E quando sarà tempo mangerete. (via)

RAZZULLO:     (Rimasto solo)O mannaggia 'sto tiempe, e quanno vene? Quanno de mme sbramare nfra caccave de brode mme credeva, st'auto 'ntrattenimento nce voleva.( Esce e di li a poco tornerà vestito da cuoco.)

SCENA XVI

STESSA SCENA

MARIA,GIUSEPPE, RAZZULLO

GIUSEPPE:        (entrando dal lato opposto)Siamo in Eufrata giunti, che prima patria fu dei nostri padri. E qui piacque al ciel, che venissimo o mia sposa. (Scorgendo Razzullo che entra). Oste cortese il ciel ti salvi

RAZZULLO:     Oh, chiste songo chille poverielle, …….che llo cielo v'ajute, siate li ben venute.

GIUSEPPE:        Voi siete quegli, che col sandalo ne passò il fiume?

RAZZULLO:     Io so' chillo rechiammo de disgrazie, che non sapenno fa comme magnare pe campare de llo tavernaro sto a creato.

GIUSEPPE:        So che pietoso hai il cor, mentre già Carità ne mostrasti or ti preghiamo che in qualche stanza un angolo ci dai. nella vegnente notte a riparare dal rigoroso freddo.

RAZZULLO:     O quante mme dispiace site arrivato tardo. Nun ce sta né recuncolo né pisso che non sia tutto chino.

GIUSEPPE:        Sapessi almeno un antro dove ricoverarci

RAZZULLO:     Ccà nce sta na groticella ch'è futa futa nninto, e potrisseve stare a llo copierto. Ma avite da sapè 'na cosa che se nce vedono draghe e serpienti ed io ne vedette uno che pareva 'no sparta matremmonio.

GIUSEPPE:        Quel Dio che tutto puote né renderà sicuri, andiam Maria. (Escono)

SCENA XVII

STESSA SCENA

RAZZULLO, SARCHIAPONE,BELFEGOR

BELFEGOR:      Traditor mio nemico, ti prendo per servirmi e mi tradisci? E' questo il guiderdone quando qual mio compagno anche ti tratto?

SARCHIPONE:  Ratto.

RAZZULLO:     Mannaje lli vische tuoie che t'aggio fatto?

BELFEGOR:      La più indegna azione che trovar mai si possa. Vo' con questo bastone romperti l'ossa.

SARCHIAPONE:Ossa…

RAZZULLO:     (A Sarchiapone) 'E mammeta. (A Belfegor)Ma che t'aggio fatto, dì,  che fusse acciso?

BELFEGOR:      Inviasti in quella grotta l'indegna coppia

SARCHIAPONE:Coppia

RAZZULLO:     Tu stai male informato cca chille so duie poverielle

BELFEGOR:      Ne menti, io non ho detto che i mendici si mandano in malora?

SARCHIAPONE:L'ora?

RAZZULLO:     E io pecchè alle stanze no nc'è luogo, là mannato  l'aggio, … che borrisse pavato lo stallaggio?

BELFEGOR:      Sì potrebbe quel luogo anche affittare che stalla è de' giumenti.

SARCHIAPONE:Menti…

RAZZULLO:     E vi' si sta zitto chisto! (a Belfegor) E llà chi nce vo stare, cca nce soleano ire lli serpenti? E chi sa se a llo scure nun so da chille magnate chesta notte? E nce sta purzì n'asene e nu voje e non se n'ha cchiù nova. Ma chi sa? Dio a lli povere soccorre……

BELFEGOR:      Basta, tu ben non sai ciò che m'occorre. Bisoganva lasciarli morir nelle campagne che noi sariam felici se si smorbasse il mondo dai mendici.

RAZZULLO:     Che fuorze aie core mpietto de pepierno?

BELFEGOR:      E pur vuoi contraddirmi? Vanne da casa mia ch'io non vo servo che s'oppugna ai miei cenni.

RAZZULLO:     T'aggio a nzino a mmo' servuto, e chisto belle grazie mo mme rienne? Famme fa 'na magnata e mannammenne.

BELFEGOR:      Io non do' da mangiare a un mio contrario

SARCHIAPONE:Ario..

RAZZULLO:     (a Sarchiapone) Ma che faie lo pappavallo?

SARCHIAPONE:No, faccio l'eco…

RAZZULLO:     Mannaggia io e che te lo 'mparaie.. (a Belfegor) Fammè magnà pe’ rieste do salario

BELFEGOR:      Non voglio darti nulla

RAZZULLO:     Fallo pe carità

BELFEGOR:      (ride) Da me vuoi carità ?(2 volte) Or te la dono (Incomincia a rincorrerlo con il bastone,  parte una musica, lazzi, scena a soggetto con Sarchiapone che infierisce idealmente su Razzullo. Belfegor ritorna e bastona anche lui. Escono tutti.)

SCENA XVIII

GIUSEPPE, MARIA, GABBRIELLO

SCENA SLIDE 9 GROTTA BUIA

                            (Le luci incominciano a calare molto lentamente)

GIUSEPPE:        Questa è la grotta e tiene uno spiraglio verso tramontana, e vien di là gran vento, …. ma se pur manca il fuoco, riscaldar ci potrà fiamma divina. Entriam Maria, …….. ma , oh Dio che vedo? Dalla caverna, ecco che a danno armato di furor sen viene un mostro. Lì c'è un dragone…

GABRIELLO:    (apparendo alle loro spalle)Ferma Giuseppe, non temer Maria., …il dragone d'abisso invan ti farà guerra, che la tua purità lo vince in terra. Madre del Verbo eletta! … Vedi alla tua luce, il mostro orrendo come si rende vinto ed abbagliato! Il lume non soffre l'ombra che vinta cede. Maria premi e calpesta del fier dragone la temeraria testa.

GIUSEPPE:        Grazie a te mio Signore, perché sin dal principio formasti la sua leggiadra immago, che doveva fiaccar la testa al drago. (BUIO, MUSICA 26 TEMA DI MARIA a sfumare sulla chiusura  sipario.)

ATTO III°

SCENA XIX

MUSICA 27 TEMA DI RAZZULLO accompagna l'apertura del sipario sul terzo atto)

SCENA SLIDE 4 BOSCO DI GIORNO

RAZZULLO, SARCHIAPONE, BENINO, indi ARMENZIO

RAZZULLO:     Vaco spierto, e demierto……

SARCHIAPONE:….. Comm'a mmalo danaro…….

RAZZULLO:     …..E non trovo terreno, che mme reja….

SARCHIAPONE:….. non c'è cane che m'osema….

RAZZULLO:     ….. Sanzàro che mme 'mpegna….

SARCHIAPONE:….. Né 'no tuozzo abbuscà pozzo de pane.

BENINO:            (entrando)Addio, tu che fai ridere.

RAZZULLO:     Schiavottielle tuojo, che mme faje chiagnere

BENINO:            Chi è costui?

RAZZULLO:     Si chiama Sarchiapone

BENINO:            Voi fate ridere ad altri, e state così tristi?

SARCHIAPONE:E tu che 'nce farrisse a chesto?

BENINO:            A spassarmi un po' io vengo appunto.

RAZZULLO:     Haie trovato chiuso, e pierdete st'accunto.

BENINO:            Guardami di buono occhio

RAZZULLO:     Che buò che veco co ll'uocchie de lo pesce?

BENINO:            E che cosa v'affligge?

SARCHIAPONE:Che c'affrigge? …..La famma….

BENINO:            La fame? E voi mangiate!

RAZZULLO:     Gnorsì:  va magna…… e che?

SARCHIAPONE: Prete e streppune?

BENINO:            Chè, non trovi mestiere ove applicarti?

RAZZULLO:     Aggio fatte cient'arte, faceva llo scrivane e llo lassaje, cca nce perdeva ll'anema e llo cuorpo, mme fece pescatore e ghiette a funno, cacciatore e pe' parte de magnare 'n'auto poco llo drago mme magnava: che vuo' cchiù? Mme jette a fare tavernaro e quanno mme credeva essere sazio n'avette 'na mazziata pe' ddengrazio.

BENINO:            Da chi viene il difetto?

SARCHIAPONE:Crero ca vene da llo mancamiento.

BENINO:            Sei troppo timoroso. Venite al tugurio mio.

SARCHIAPONE:E sa comme si grasso?

BENINO:            Venite che vi farò……..

RAZZULLO:     …….Siiiiine, stamme sicuro…ca nce farisse sbattere a no muro

BENINO:            M' hai per tanto crudele?

RAZZULLO:     Ma si si n'arzenico; a te mo', che saria ca  nce rialasse co 'na meza pagnotta,  'no poco de joncata, o 'na recotta?

BENINO:            Se voi meco vorreste, guardar l'ovile, mio padre pregherei e accettar gli farei

SARCHIAPONE:E si chesso tu faje tu si na gioia! Io farria pe’ magnà purzì llo boja

BENINO:            Ecco il mio genitore.

ARMENZIO:      Non so' dov'è Benino! Quel fanciullo, come se fussa al fuoco un vivo argento, mi sparisce dagli occhi ogni momento.

BENINO:            Genitore.

RAZZULLO:     Pate nuosto

SARCHIAPONE:        Zì vicchiariello bello

BENINO:            Questi che tu rimiri……

RAZZULLO:     Reale, e 'mperzonale…….

BENINO:            …… sono poveri forestieri e tengono intenzione……

SARCHIAPONE:…….. e avimme fatte vute…….

BENINO:            di stare a custodire la gregge nostra

RAZZULLO:     …… pe’ se delluvià lla robba vosta

BENINO:            Vi prego ad accettarli………

SARCHIAPONE:Aggiatene pietata

BENINO:            Che non sanno come fare i meschinelli

RAZZULLO:     ….. che n'ha mamma né tato 'o scorfaniello

ARMENZIO:      Chi serviste fin'ora?

RAZZULLO:     Mannaje, cu chi? Nfra l'aute cu uno che facea lo smargiasso….dicenno ch'accedeva urze e liune.

BENINO:            E questi è mio fratello

SARCHIAPONE:He fatto 'sta frittata, 'mo sgarrammo

RAZZULLO:     No è ca io non saccio fa lo cacciatore

ARMENZIO:      No, no che applicherovvi in guardia degli agnelli,ma veh, bisogna che mi siate fedeli.

RAZZULLO:     Ora di chesso 'ntanto te puoi fare nu suonno. Statevenne sicure ch'aggio fatto nette lli mmano, …. vasta ca songo stato scrivano.

ARMENZIO:      Il nostro mestier facil'è a farsi: La mattin si porta il gregge al piano, perché si pasca, indi si porta a bere, si riduce la sera entro l'ovile, e la notte acciò i lupi qualche agnello non vengono a rapire, bisogna stare all'erta e non dormire.

RAZZULLO:     Lo juorno eccome a buje, ma po’ non saccio la notte l'uocchie mieje si fa lo pponno…. ca so' capo de suonno.

BENINO:            Basta che ti ci avvezzi.

ARMENZIO:      Qui sta tutto il travaglio, …. che bisogna a tutt'ore essere vigilanante….

SARCHIAPONE:E ghiammo ca lo farrimmo, ma diciteme 'na cosa: Vuje mò' m'avite ditto ca la matina avimme caccià' fora l'ainielle alla primm'ora, ca ll'avimmo 'a portà a pascoliare e a bevere allo sciummo, l'avimme d'arricettare quanno è notte, ca volite che simmo ommene da bene, ……... ma l'ora de magnare quanno vene?

ARMENZIO:      Questa non manca mai, alla pagliaia vi è pane e vino. Si fanno le giungate, le ricotte

RAZZULLO:     Vuje lo dicite e io abbesogna de me 'o magnà'….'sta robba…

ARMENZIO:      Il cibo non si niega a chi travaglia. Venite, che goderemo e purchè mangiate vi voglio un agno uccider.

BENINO:            (a Sarchiapone) Avrai quello che vuoi se mi fai ridere.

SARCHIAPONE:Pe' te dà soddesfazione damme a magnare e faccio lo buffone

RAZZULLO:     Fortuna mo vedimmo si mme faje sta cojeto, si me faccio pastore e mm'acquieto.(escono, lasciando solo Armenzio che si attarda))

SCENA  XX

ARMENZIO (Solo mimica)

(In questa pantomima, accompagnata da  MUSICA 28 TEMA DI ARMENZIO  <a sfumare quando il personaggio muove>, Armenzio rimasto solo dapprima guardando il cielo rifletterà ancora una volta sul sogno fatto all'inizio, quindi si inginocchierà in preghiera e dopo un poco si alzerà e lentamente lascerà la scena. Cessa la musica)

SCENA XXI

SCENA SLIDE 5 BOSCO DI NOTTE

RAZZULLO, SARCHIAPONE, indi BENINO

RAZZULLO:     Ah... ca nn' aggio 'ncarrata una: me so' fatto pastore e chillu viecchio m' ha cuntato li ppecur' e li ccrape, e 'ncuollo puosto m'ha stu pelliccione, m' ha rato pure 'mmano sta peròccola e m'ha puosto a li scianche sta saccòcciola!

Ma cercanno llà attuorno all'annascuso, aggiu truvato 'stu panaro a nu pertuso! Ce sta pane, nc'è vino e nc'è presutto, sei' purpette e ccinco sasiccelle! Verenno 'stu magnare se so' puoste 'nfestine e m'abballano 'ncuorpo li stentine! Lengua, palato, cannarone e ddiente, stommaco, panza, trippa e ppariata, ia'... mò ve cunzulate! Magnate! Scialate! Addecriateve!

 (Si dispone a mangiare ma viene interrotto dal canto fuori campo di Sarchiapone )    

SARCHIAPONE:(cantando da dentro) Oi' mamma conta li galline, zùchete zùchete zùchete zu'.A mme me manca lu meglio capone, zùchete zùchete zùchete zùchete zu'.

RAZZULLO :    (nascondendo il paniere) Puozze scula'... Fa' Natale! Justo mò avev'a veni' st'animale!(Entra Sarchiapone con fare sospettoso. È in abito da pastore.)

SARCHIAPONE:   Pastore me so' fatto, pur'io de chisti vuosche! Pussesso aggiu pigliato de li pagliare de li pasture (finge di cercare e con tono allegorico)……Ma aggio perzo na pecurella ……..e mmò comme faccio?  Si trov"o mariuolo, me magno 'e purpacce……….'o tir"e mustacce….(si avvicina a Razzullo)

RAZZULLO:      (Facendo lo gnorri) He perzo 'na pecura e a vai' truvanno'a ccà?

SARCHIAPONE:                 (alludendo al paniere) Razzull' 'o curiuso, …. 'o 'mbruoglio steva rint"o pertuso! Comme m'abbatt"a viola! …Chello ca sta int' 'o panaro m' 'o mmagno ccà ffora'!

RAZZULLO:     Ma che ddice?

SARCHIAPONE:Nun fa' 'o fesso Razzu'! Caccia chello che tiene ca te aggio visto , spartimme  e nun ne parlammo cchiù!

RAZZULLO:     (mostrando il paniere) Ma tu parl' 'e chesto? (fingendo di commuoversi) Chisto è 'ocadàvero de na povera pecurella accisa r' 'e lupe'!

SARCHIAPONE: (ingenuo ci casca) Ovèro? Puverella!

RAZZULLO:     (inginocchiandosi e cantando) Oi' pecurella mia, oi' pecurella 'ncanna te tuculiav' 'a campanella……. Ih... gioia soia!

SARCHIAPONE:Oi' pecurella mia,  oi' pecurella!

RAZZULLO:     Quant'ire bella'!

SARCHIAPONE:Tenive na bella pellicciella!

RAZZULLO:     Teniv' 'a  lana anella-anella!

SARCHIAPONE: (finalmente comprende)        Tenive 'ncuorpo 'e ssasiccelle! (Tira Le salsicce dal paniere) Chisto è nu panaro 'e magna'! Addò te 1'hé arrubbato?

RAZZULLO:     Zitto! Jammo, …. ca magnammo tutt"e dduie! Però m'arraccumanno 'e mantene' 'o segreto!

SARCHIAPONE:Nun te preoccupa'... si mme spìano dico ca nun so' stat'io...è stato Strazzullo!

RAZZULLO:     Ah si?... Disgraziato!

SARCHAPONE:         Aggio pazziato! (Vedendo nel paniere) Uh 'e ppurpette!..ue' spartimmoncelle... tricchi tracche tanto a pparte!

RAZZULLO:     Aspe'... vulimmo fa' nu bellu ggioco?

SARCHIAPONE:Mentre magnammo?

RAZZULLO:     Eh... 'o ggioco 'e ll'inferno e 'o paradiso! (Mostrando il piatto con le polpette) Chisto cher'è?

SARCHIAPONE:È nu piatto ‘e purpette!

RAZZULLO:     No... fa' cunto ca è 'omunno e comm"a nu piatto è tunno tunno! e cheste che sso?

SARCHAPONE:         (mettendo le mani) 'Epurpette!

RAZZULLO:     (dandogli uno schiaffo e togliendogli le mani dal piatto)Nonzignore! Fa' cunto ca sti purpette so' ll'àneme 'e tutt"e muorte r"e muort"e…….

SARCHIAPONE:'E chi te sona 'e ccampane a mmuorto, vulimme mangià?

RAZZULLO:     Stàtte sodo. (di nuovo lo colpisce sulla mano) Mò tutte sti muorte addo' ponn'i'?

SARCHIAPONE:'O campusanto'!

RAZZULLO:     No... all'inferno o in paradiso!... Tu che vvuo fa'... ll'inferno o 'o paraviso?

SARCHIAPONE:Io... 'o paradiso. (Congiunge le mani e assume un atteggiamento da santo.)

RAZZULLO:     E io faccio ll'inferno! Dunque... (prende una polpetta e la mostra) Sarchiapo'! 'a vire a chesta? Chisto era n'ommo... nu risgraziato... (Inventa a soggetto la truculenta storia di un uomo che picchiava le moglie, che s'ubriacava, picchiava i figli. Alla fine aveva ucciso anche la madre vecchia mentre ella dormiva a bocca aperta L'aveva uccisa per toglierle un oggetto d'oro che aveva) Addo' ha dda i"'?

SARCHIAPONE:All'inferno!

RAZZULLO:     Ammen"! (Mangia la polpetta).

SARCHIAPONE:Aspe'... no... voglio fa' i' ll'inferno! Aggiu capito ca 'mparaviso nun ce va nisciuno! (Prende un atteggiamento cattivo) Io so' ll'inferno'!

RAZZULLO:     Allora faccio io 'o paraviso?... Dunque... (Prende un'altra polpetta) Vire a cchesta?

SARCHIAPONE:  Nun me 'mporta! È mmort"e sùbbeto!

RAZZULLO:    (con accento lagrimevole) Se chiammava Angelica! Era ‘na mamma! (Racconta  la  triste storia di una madre che si sacrfica per i suoi figli…Alla fine la madre muore mentre i figli piangono. Sarchiapone si commuove) Addo' ha dda i'?

SARCHIAPONE:(piangendo) 'Mparaviso!

RAZZULLO:      Ammen! (Mangia la polpetta).

SARCHIAPONE:Fuss'acciso!Tu e tutt"e muorte r"o paraviso!E mmò sa' che succere? ca se  scoccia 'o Pateterno e tutt"e purpette vann"a fferni' all'inferno!<Mette frettolosamente in bocca   delle polpette).

RAZZULLO:     Nun te strafucà'….aspetta…. (Mangiano insieme e bevono con lazzi a soggetto, accompagnata l'azione dal canto:

MUSICA 29 CHE BELLA COSA E' LU MAGNARE)

BENINO:            (entrando non visto alla fine del canto) Ascoso io mi avea qua dentro un buco, alcune cose e non le trovo? Io le avea involate al padre mio ed altri me le toglie, …credo che il napoletano insiemeal suo compagno abbia giocato di mano. Mi voglio vendicar senza scoprirlo. (Rientra non visto tra le quinte e grida) Bifolco, bifolco…

RAZZULLO:     Chesta è 'a voce d'o guaglione! Aspetta. Avimm'annasconnere sta rrobba ccà dderèto. (nasconde l' involto)

BENINO:            (entrando) O bifolco….

RAZZULLO:     Ué,ué, e comme te permiette? Bifurco a chi? Bifurco è brutta cosa a lo paese mio..

SARCHIAPONE:             Se po' sapè' che vuò'? …… io nun saccio niente, io nun aggio fatto niente…..

BENINO:            Or ve lo dico:quei masnadieri che si aggiran per le selve…..

RAZZULLO:     Chilli becche curnute? Male pe' me che l'aggio canusciuto…

BENINO:            Costoro, con minacce  han disposto mio padre a dargli vitto, e quindi egli forzato, ha  posto in certo cibo del veleno e dopo in un  buco l'ha nascosto…

SARCHIAPONE:Nn'aggio capito, che ce steva dinto a chello magnà'?

BENINO:            Il veleno..

RAZZULLO E

SARCHIAPONE:(superficiali) Ah, .aggio capito mò', …'o veleno..(dopo un attimo si guardano e realizzando incominciano con lazzi e battute a soggetto a contorcersi e ad imprecare l'uno contro l'altro convinti ormai di essere sul punto di morire o addirittura già morti. Infine stramazzano a terra; Benino esce trionfante)

SCENA XXII

STESSA SCENA

ARMENZIO, RAZZULLO, SARCHIAPONE

ARMENZIO:      (Entrando e sorprendendoli) Sì presto i forestieri poser in oblio la promulgata legge e m'han lasciato in abbandono il gregge. Che vedo! Loro a terra! Non so se sono morti o stan dormendo. Olà Razzullo!

RAZZULLO:     Non conosco cchiù a nisciuno

ARMENZIO:      Olà che cosa fai Sarchiapone?

SARCHIAPONE:Che boglio fa? So muorto!

ARMENZIO:      Sei morto e parli meco?

SARCHIAPONE:E' ca sarraggio muorto chiacchiarone!

ARMENZIO:      Vo' che ti alzi!

SARCHIAPONE:E no lo vuò ntennere ca songo proprio muorte

ARMENZIO:      Non più burle….. alzatevi!

RAZZULLO:     E tu tuorne assecconne, comme vuò ca nù muorto te risponne?

ARMENZIO:      Che sei stato ferito?

RAZZULLO:     Gnernò so attossecato

ARMENZIO:      Da serpi?

SARCHIAPONE:De lla robba che buje nc'avite puosto dinto llo bbeleno!

ARMENZIO:      Qual roba?

RAZZULLO:     Chella che stea annascusa a llo pertuso

ARMENZIO:      Ah, ah, voi mi rubaste quegli avanzi ch'erano nel paniero?

SARCHIAPONE:Sine lo panaro! Lla robba co lla quale volivo 'ntossecare lli mariuole.

ARMENZIO:      Vi sognaste tal cose?

RAZZULLO:     Sì, me ll'aggio sonnato…..

ARMENZIO:      Eh, che sei matto? Furono è vero le robe a me rubate

SARCHIAPONE:Ch'erano ntossecate?

ARMENZIO:      Oh! No. Chi vi diè questo ad intendere?

RAZZULLO:     No vve serve a defennere, vuie avite puosto a cierto pane, vino e purpette llo tuosseco?

ARMENZIO:      A qual fine?

SARCHIAPONE:Pe 'ntossecare chille marrachine che girano pe' lli selve……., e nuie ll'ammo asciato a no pertuso e nce ll'ammo agliottutto, ……capisci? E mo simme 'ntossecati e ce ne  simme ghiuto.

ARMENZIO:      Chi vi ha svelato ciò?

RAZZULLO:     Figlete tuio.

ARMENZIO:      Quanto è furbo il ragazzo, ei le nascose e perché le rubaste, per vendetta questa cosa ha inventata e ve l'ha detta.

RAZZULLO:     Ah cano, ncè ll'ha fatta; tanto, che n'è llo vero, ch'avive intossicato lo magnare?

ARMENZIO:      Che attossicar….. sei folle? Scherzò il fanciullo, ed atterrir vi volle

SARCHIAPONE:Caparrone, vegliacco, e m'ha fatto venì la cacarella. E bì si nce nne vo de semmentella.

ARMENZIO:      Ma voi perché la gregge abbandonaste?

RAZZULLO:     Pe ffà no poco de colazione (prendendo il paniere appena nascosto e porgendolo ad Armenzio)

ARMENZIO:      (Ritirando il paniere) Or via all'ovile si torni e sia,  per questa volta io vi perdono. (esce)

SARCHIAPONE:Jammo zì vecchiariello bello.(esce)

RAZZULLO:     Jate co ll'anno buono, …..ca mo vengo. (gli altri escono , lui resta)Che burla che m'ha fatto lo zemprillo io credo ca mme so' fatto giallo, giallo comm'a sciore de maio, .. poco mancava e me ne jeva de jajo.

SCENA  XXIII

STESSA SCENA

                            ARMENZIO, BENINO, RAZZULLO,indi CIDONIO E RUSCELLO, infine SARCHIAPONE.

ARMENZIO:      (Ritornando con Benino) Come manca l'agnello?

BENINO:            Io non so dirla

ARMENZIO:      Chi li custodiva?

BENINO:            Un de' forestieri

RAZZULLO:     E tteccatillo lloco, … e llo pejo ca nc'è chillo ca attizza 'o fuoco.

ARMENZIO:      Chi?

BENINO:            Eccolo presente. (indica Razzullo)

ARMENZIO:      Vieni qua indegno

RAZZULLO:     Io non ne saccio niente

ARMENZIO:      Così si custodiscono gli agnelli?

RAZZULLO:      Isso, no, io, llo lupo, ……… manca ll'ajniello?

ARMENZIO:      Come siasi perduto io saper voglio

RAZZULLO:      Io cchiù cerco la scusa e cchiù me mbroglio

ARMENZIO:      Dove è l'agno ribaldo?

RAZZULLO:      Sarrà ncopp 'à chichierchia? Io non llo saccio

ARMENZIO:      Il rigor proverai del mio bastone

RUSCELLO:      Ferma Armenzio il rigore

CIDONIO:          Trattieni o genitore

ARMENZIO:      No, non mi trattenete

BENINO:            Lasciatelo ammazzare

RAZZULLO:      Ca so acciso tu che na 'aje?

RUSCELLO:      Ché tanto sdegno?

ARMENZIO:      M'abbandonò l'ovile.

RUSCELLO:      Pietà di quel meschino.

SARCHIAPONE:(Sopraggiungendo)Pietà di quel moschillo.

RAZZULLO:      Chisto 'nc'ave corpa, ch'a sti guaje m'ha miso, dincello comm'è stato che fuss'acciso.

SARCHIAPONE:Io …….. io…….

CIDONIO:          Padre, vi prego a perdonare, al povero bifolco, ch'allettato dal cibo trasportar s'è lasciato.

ARMENZIO:      Ma or come farem che i lupi saranno dalla preda allettati, stimo che questa notte torneranno a farne maggior danno.

RUSCELLO:      Si starà vigilanti, ed io con voi a vigilar m'impegno

CIDONIO:          Desti tutti starem per trapassare la dimora di una notte così lunga e tediosa

ARMENZIO:      Dunque stia ognuno all'erta e col canto e col giuoco veglierem questa notte attorno al fuoco.

SARCHIAPONE:E dde chello ch'è passato se n'ha dda parlà cchiù?

ARMENZIO:      Per questa volta pur che siate vigilanti altro non bramo

BENINO:            Alzati via che noi ti perdoniamo.

RAZZULLO:      Tu perdonare a me? Non t'allecuorde co llo magnare chello che m'haje fatto?

BENINO:            E tu rubare a me? Male intendi e a rubar ladri una volta apprendi.

CIDONIO:          Or via non più parole, bifolco porta legna e accendi il fuoco

SARCHIAPONE:Mo porto na fascina, e ve l'allummo,  ma aggiatece pacienza de lu fummo (esce per tornare poi con una fascina, opprtunamente predisposta con una lampadina  al suo interno nascosta che al sopraggiungere del buio dia l’idea del fuoco)

BENINO:            Son bagnate le legna

SARCHIAPONE: Sine, te ma te faccio abbedè che  'llummenaria

ARMENZIO:      Orsù per divertir gli occhi dal sonno canta Razzullo un poco e tu Benino porgi la fiasca e vada attorno il vino. (scena di canto a soggetto tra Razzullo e Sarchiapone, mentre la luce cala fino al buio).

SCENA XXIV

STESSA SCENA

BELFEGOR E DETTI

(Razzullo e Sarchiapone continuanoa cantare vecchi motivi popolari, sulle loro voci appare quindi Belfegor sul fondo mentre gli altri dinnanzi a lui hanno fatto semicerchio)

BELFEGOR:      Farò ch'ognun con l'oppio s'addormenti

BENINO:            Eccovi il vino.(porge la fiasca ad Armenzio)

BELFEGOR:      Ed io vi pongo l'oppio mio

ARMENZIO:      Alla salute o figli

RUSCE E CID:  Buon pro vi faccia

ARMENZIO:      Or tu bevi Ruscellio

RUSCELLIO:    No, no beva Cidonio

RAZZULLO:     Siente che bell'amore se fanno llè cerimonie lli pastore.

RUSCELLIO:    Brindisi

CIDONIO:          Buon pro

RUSCELLIO:    Or rendiamo ragione

CIDONIO:          Brindisi a tutti….

SARCHIAPONE:Pe lla commertazione la fiasca attuorno vace, ma a bevere a llo museco nun se dace?

BENINO:            Lascia che io bevo e beverai tu poi alla salute

RAZZULLO:     De lli muorte tuoi mo no me daje da bevere?

ARMENZIO:      No, che se berrai tu t'addormenti

SARCHIAPONE:Nzì che bevo vino chist'uocchie mieie serrare non se ponno, che mme passe cu 'o bbevere lo suonno

ARMENZIO:      Vo' bere un'altra volta

RAZZULLO:     Vive, sì viecchio mio, ca de lli viecchio chesto è llo latte

CIDONIO:          E vo' bere anch'io

RUSCELLIO:    Né io restar voglio indietro

BENINO:            Né io vi farò corrivo

SARCHIAPONE:E io sulo pe bevere so bivo (bevono tutti)

ARMENZIO:      Che sonno!

CIDONIO:          Che sopore!

BENINO:            Oh, che letargo!

RUSCELLIO:    Che gravezza di testa!

SARCHIAPONE:Se n'è benuto a ll'uocchie compà Pavolo

ARMENZIO:      Non dormite

CIDONIO:          Io non dormo

RUSCELLIO:    Io desto sono.

BENINO:            Ed io son vigilante

SARCHIAPONE:Mo nce l'appagliaccammo tutte quante

RAZZULLO:     All'erta ué  figliù, (verso Sarchiapone che dorme anch'egli)  ……… se so addormute, ………. e io ch'aggio da fa,  voglio dormire io pure ca non è poca ca nun fuie lo primmo, veglia chi vo veglià' cca nuie dormimmo.( Si addormenta alfine anch'egli)

BELFEGOR:      Già chiusero le palpebre , (un fascio di luce dall’esterno)ahi che rimiro! Si spalanca l'empiro e l'aria risplende, confusion bellissima discende; mìsero me…..! Che sia forse nato  il Messia, che rovinare Flegetonte ha prefisso? Che nuovo lume è questo, che l'ombra a dileguar discende in terra? Buon per me, che costoro furon da me sepolti in un letargo, perché nun fusser testimoni al mondo di tante meraviglie e di stupore !

SCENA XXV

BELFEGOR SOLO

BELFEGOR:      (abbandona il gruppo che dorme  e va in proscenio)Così non è bastato, per toglier dal sospetto il mio pensiero, aver tentato dar morte a quei due, con seguaci mutarci in masnadieri,  e poi porre nell'antro Acheronteo dragone e ancor prender d'oste le forme, einfine  perché non palesasser gli stupori, addormentati i semplici pastori? …. ma oimè!(ritorna  aguardare verso la luce)  Che io pur vedo a mio dispetto crescere col nato infante il mio sospetto, e soffrirò che resti nel duello vinto da Gabriello? No, no se in questo petto non è spento l'ardire, darà morte al mio dubbio il lor morire!(torna in avanti perduto) ……. Ahi! Io vedo avverato ciò che ne scrisse spirito presago: che tra i lupi e gli agnelli essendo pace, la destra d'un bambin minaccia il drago; (ribellandosi) No, no, giammai,  prima che s'adori il mio nemico farò che a morte spinti sian ei, la madre e il genitor estinti:  quel duro macigno che sovrasta alla grotta io sveller voglio, perché cadendo, con la ruina, tutti che son nella caverna….. uccida. E non è il braccio mio quello che puote sin da' cardini suoi svellere il polo? Ed ora a me resiste un sasso solo?(effetto  strobo e

 MUSICA 30 EFFETTO CROLLO GROTTA) ……Ma già si svelle e cade, e al suo cadere lieto applaudo il profondo: Ruini il monte e con il monte il mondo

SCENA XXVI

NESSUNA SCENA SCHERMO BIANCO

(CONTINUA EFFETTO STROBO)

GABRIELLO:    No, che il cielo per destrarli è fatto un argo. Fuggi, mostro infernal, fuggi dragone, fuggi orror dell'inferno al tuo Plutone.

BELFEGOR:      Io fuggire, e perché?

GABRIELLO:    Perché dal lume dileguate son l'ombre

BELFEGOR:      Qual luce questa fia, che l'ombra offende?

GABRIELLO:    Nato è il sol, cadon l'ombre, il ciel risplende

BELFEGOR:      Dunque è il Messia già nato?

GABRIELLO:    Che sia nato il saprai quando Iddio vuole.

BELFEGOR:      Non vuoi dirmi chi sia la nata prole?        Né chiarirò i sospetti tra' quali ingiusto il ciel mi condannò? E starò tra le tenebre così?

GABRIELLO:    Dunque parti, sparisci  dileguati, e se tenebra sei, l'ombra ti segua.

BELFEGOR:      Avviluppato in tenebroso intrico, della luce sarò sempre nemico.(scompare) CESSA EFFETTO STROBO SOLO FASCIO DI LUCE  ESTERNO

GABRIELLO:    E voi dal sonno, o semplici pastori, ove vi seppellì forza di Lete, destatevi, sorgete. Rinnovata è la terra, ogn'uom gioisca. Ecco spuntano i fior, splendon le stelle; alzatevi ed udite come al suono giocondo delle voci del ciel fatt'eco, è il mondo.

ARMENZIO:      Chi mi desta?

CIDONIO:          Ove sono?

RUSCELLIO:    Che armonia mi svegliò?

BENINO:            Chi m'ha chiamato?

RAZZULLO:     Che beco già llo sole è asciuto fora;

SARCHIAPONE: E' suonno, è beglia o sto mbriaco ancora?

GABRIELLO:    Di dormire non è tempo, or che spuntano a voi celesti albori; V'annunzio il ben, destatevi o pastori

ARMENZIO:      (alzandosi e poi seguito dagli altri) Chi sei vago garzone?

GABRIELLO:    Un mi son io ch'assisto presso il trono avanti Iddio.

RAZZULLO:     E ppe mme, gioia mia, non c'è allerezza!

GABRIELLO:    Ogni miseria tua, fatta è ricchezza. Itene in Betlemme, ivi vedrete in seno d'una donna, ch'ha d'aurora il sembiante, tra le fasce ristretto un sole infante: che dalle colpe vi scioglie, disserra il paradiso. Sotto spoglia mortal sen vien celato, Dio Figliuol di Dio, Verbo Increato(scompare)

ARMENZIO:      Cidonio andiamo……

CIDONIO:          Si Padre, seguimo lui….

RUSCELLIO:    Amici, orsù

BENINO:            O noi contenti!

RAZZULLO:     O Razzullo felice!

SARCHIAPOONE:Pur'io ve vengo appriesso.. (escono verso la luce)

(I pastori vanno via, buio, parte in sottofondo MUSICA 31 GLORIA

SCENA XXVII

TUTTI TRANNE BELFEGOR

SCENA SLIDE 11 LA CAPANNA

(Ritorna luce piena e appare la scena del presepe con Giuseppe  e Maria che tiene tra le braccia il Bambinello,  che sul buio avranno preso posizione, lentamente sfuma la base)

ARMENZIO:     (entrano e via via seguito dagli altri)Che vedo?

CIDONIO:          Che rimiro

RUSCELLIO:    Che contemplo

BENINO:            Che ammiro

RAZZULLO:     Che cosa se presenta 'a ll'uocchie miei

ARMENZIO:      Or che ti rimirai caro bambino, non ho più che mirar! Questi occhi serra, se ho rimirato il paradiso in terra.

CIDONIO:          Oh sovrano, invitto cacciatore, che il dragone infernale hai vinto in terra.

RUSCELLIO:    So che il pesce è muto e ributtato è dai sacri altari, io fui pescatore, offro invece dei pesci i frutti in dono.

BENINO:            Ed io prostrato al tuo piede, mostrandoti o mio caro il core aperto, di fiori al fior dei campi offrisco un serto.

RAZZULLO:     Ed io, che songo 'naffritto e sbentorato, ch'aggio tanto passato e disgrazie e pericole e travaglie tutte le benedico, perché aggio visto a prova cca ppe via de lo travaglio Dio se trova, … io de llo mio non aggio che te dare, accettane da me ll'arme e llo core!

SARCHIAPONE:E io tornando a llo paese mio voglio di' pure a lli paesane mieje che n'adorano cchiù statue de creta! …. che sole, che Castrione, che Polluce se l'ombra 'e ffa squaglià nata è la luce

GABRIELLO:    Corteggiani selvaggi, che il vostro re, che il vostro Dio adoraste, narrate a Giuda,  anzi scovrite al Mondo che a mezzanotte il Lume, alma increata, l'ombra a fugare in Betlemme è nato e con inni canori a voi lo scovrità celesti cori.)

MUSICA 32 ALLELLUIA)

Fine

MUSICA 33  E’ NATO LU MESSIA PER I RINGRAZIAMENTI

ELENCO SCENE

GRUPPO A

1.SCENA I        ARMENZIO E BENINO

2.SCENA II      RAZZULLO E BENINO

3.SCENA III     CIDONIO, RUSCELLO E RAZZULLO

4.SCENA IV     RAZZULLO E SARCHIAPONE

5.SCENA VIII  RUSCELLO E RAZZULLO

6.SCENA IX     ARMENZIO, BENINO E CIDONIO

7.SCENA XI     BELFEGOR, RUSCELLO E RAZZULLO

8.SCENA XIV  RAZZULLO,RUSCELLO, BENINO E CIDONIO

9.SCENA XIX  RAZZULLO, SARCHIAPONE, BENINO E ARMENZIO

10.SCENA XX   ARMENZIO

11.SCENA XXI  RAZZULLO, SARCHIAPONE E BENINO

12.SCENA XXII            RAZZULLO, SARCHIAPONE ARMENZIO

13.SCENA XXIII          ARMENZIO BENINO, RAZZULLO, SARCHIAPONE,  CIDONIO,  RUSCELLO

14.SCENA XXVII         TUTTI TRANNE BELFEGOR

GRUPPO B

1.PROLOGO    BELFEGOR, (PLUTO FUORI CAMPO) GABRIELLO

2.SCENA V      GIUSEPPE, MARIA, BELFEGOR, GABRIELLO

3.SCENA VI     BELFEGOR, E RAZZULLO

4.SCENA VII   RAZZULLO, MARIA E GIUSEPPE

5.SCENA X      GIUSEPPE, MARIA E GABRIELLO

6.SCENA XII   RAZZULLO E CIDONIO

7.SCENA XIII  BELFEGOR

8.SCENA XV   RAZZULLO, SARCHIAPONE E BELFEGOR

9.SCENA XVI  RAZZULLO, MARIA E GIUSEPPE

10.SCENA XVII            RAZZULLO, SARCHIAPONE E BELFEGOR

11.SCENA XVIII          GIUSEPPE, MARIA E GABRIELLO

12.SCENA XXIV          BELFEGOR (E DETTI SCENA PREC. SOLO IN POSIZIONE)

13.SCENA XXV            BELFEGOR

14.SCENA XXVI          BELFEGOR E GABRIELLO

SETTEMBRE

OTTOBRE

NOVEMBRE

DICEMBRE

9S

3M

ORE 18,00 GRUPPO B

LETTURA IN MOVIMENTO

10D

4M

1M

1V

11L

5G

ORE 18,00 GRUPPO A

LETTURA IN MOVIMENTO

2G

2S

12M

ORE 19 DISTRIBUZIONE COPIONI E RIUNIONE

6V

3V

3D

13M

7S

4S

4L

14G

ORE 18 LETTURA TUTTO

8D

5D

5M

1^ PROVA GENERALE

15V

9L

6L

6M

2^ PROVA GENERALE

16S

10M

ORE 18,00 B LETTURA IN MOVIMENTO

7M

ORE 18,00 GRUPPO A RIPETIZIONE CON MEMORIA

7G

3^ PROVA GENERALE

17D

11M

8M

PROVA COSTUMI

8V

18L

12G

ORE 18,00 GRUPPO A MONTAGGIO

9G

ORE 18,00 GRUPPO B RIPETIZIONE CON MEMORIA

9S

SPETTACOLO CRAL

19M

ORE 18 LETTURA E COMPRENSIONE  1° ATTO  2 VOLTE

13V

10V

10D

SPETTACOLO CRAL

20M

14S

11S

11L

21G

ORE 18 LETTURA E COMPRENSIONE 2° ATTO 2 VOLTE

15D

12D

12M

22V

16L

13L

13M

23S

17M

ORE 18,00 GRUPPO B MONTAGGIO

14M

ORE 18,00 GRUPPO A RIPETIZIONE CON MEMORIA

14G

24D

18M

15M

PROVA COSTUMI

15V

25L

19G

ORE 18,00 GRUPPO A RIPETIZIONE

16G

ORE 18,00 GRUPPO B RIPETIZIONE  CON MEMORIA

16S

SPETTACOLO ABBONAMENTO

26M

ORE 18,00 LETTURA E COMPRENSIONE  3° ATTO 2 VOLTE

20V

17V

17D

SPETTACOLO ABBONAMENTO

27M

21S

18S

18L

SCUOLE

28G

ORE 18,00 GRUPPO A

LETTURA  IN  MOVIMENTO

22D

19D

19M

SCUOLE

29V

23L

20L

20M

SCUOLE

30S

24M

ORE 18,00 GRUPPO B

RIPETIZIONE

21M

ORE 18,00 TUTTI  FILATO 1° ATTO 2 VOLTE

21MG

SCUOLE

25M

22M

ORE 18,00 TUTTI  FILATO 2° ATTO 2 VOLTE

22V

SERALE

26G

23G

ORE 18,00 TUTTI  FILATO 3° ATTO 2 VOLTE

23S

SERALE

27V

24V

24D

28S

25S

25L

29D

26D

26M

SERALE

30L

27L

27M

31M

28M

ORE 18,00 TUTTI 1° E 2° ATTO

28G

29M

ORE 18,00 TUTTI 1° E 3° ATTO

29V

SERALE

30G

ORE 18,00 TUTTI 2° E 3° ATTO

30S

SERALE

31D

N.B.  6/7 GENNAIO (DA CONFERMARE)

ELENCO GENERALE SCENE

A   Prologo                 Belfegor (PLUTO fuori campo) Gabriello

A   Scena I                  Armenzio e Benino

 Scena II                Razzullo e Benino

 Scena III               Cidonio, Ruscello e Razzullo

C   Scena IV               Razzullo e Sarchiapone

B   Scena V                Giuseppe, Maria, Belfegor, Gabriello

A  Scena VI                Belfegor, demoni e Razzullo

D    Scena VII            Razzullo, Maria e Giuseppe

A  Scena VIII             Ruscello e Razzullo

 Scena IX               Armenzio, Benino e Cidonio

B   Scena X                Giuseppe, Maria e Gabriello

A   Scena XI               Belfegor, Ruscello e Razzullo

D     Scena XII           Razzullo e Cidonio

B  Scena XIII             Belfegor

D   Scena XIV            Razzullo,Ruscello, Benino e Cidonio

C   Scena XV             Razzullo, Sarchiapone e Belfegor

D   Scena XVI            Razzullo, Maria e Giuseppe

 Scena XVII          Razzullo, Sarchiapone e Belfegor

B   Scena XVIII         Giuseppe, Maria e Gabriello

C   Scena XIX            Razzullo, Sarchiapone, Benino e Armenzio

C   Scena XX             Armenzio

 Scena XXI            Razzullo, Sarchiapone e Benino

 Scena XXII          Razzullo, Sarchiapone Armenzio

C   Scena XXIII         Armenzio Benino, Razzullo, Sarchiapone,  Cidonio,  Ruscello

 Scena XXIV         Belfegor (e detti scena prec. Solo in posizione)

 Scena XXV          Belfegor

Scena XXVI          Belfegor e Gabriello

D   Scena XXVII       Tutti tranne Belfegor

ELENCO SLIDE

1.SCENA/SLIDE 1 L’INFERNO

2.SCENA/SLIDE 2 UGUALE ALLA PRIMA MA L’OMBRA DI              PLUTO SUL FIANCO DX

3.SCENA/SLIDE 3ARCANGELO SUL DIAVOLO.

4.SCENA SLIDE 4 BOSCO DI GIORNO

5.SCENA SLIDE 5 BOSCO DI NOTTE

6.SCENA SLIDE 6 ALTRO LUOGO DEL BOSCO DI GIORNO  taverna

7.SCENA SLIDE 7 FIUME

8.SCENA SLIDE 8 FIUME IN TEMPESTA CON BARCA MOVIMENTO

9.SCENA SLIDE 9 GROTTA BUIA

10.SCENA SLIDE 10 ALTRO LUOGO DEL BOSCO DI GIORNO con taverna

11.  SCENA SLIDE 11 LA CAPANNA

1.Tema dell'inferno                                                                  Prologo

a." Solitudine" breve accompagnamento poesia          fine prologo

2.Tema delle sfide                                                                    Prologo (1^ sfida)

3.Tema di Armenzio                                                                Scena I

4.Tema di Razzullo                                                                  Scena II

5.Canzone di Razzullo (base per canto)                                   Scena II

6.Tema di Sarchiapone                                                 Scena IV

7.Tema di Maria                                                                       Scena  V

8.Tema delle sfide                                                                    Scena  V

9.Canto dei lupini(base per canto)                                           Scena VI

10.Vurria addeventare pesce d'oro(base per canto)                   Scena VIII

11.Tema di Armenzio                                                                Scena IX

12.Tema di Maria                                                                       Scena IX

13.Tema dell'inferno                                                                  Scena XI

14. Tema di Razzullo                                                                 Scena XII

15.Tema dell'inferno                                                                  Scena XIII

16.Tema di Maria                                                                       Scena XVI

17.Tema di Sarchiapone                                                             Scena XVII

18.Tema di Maria                                                                       Scena XVIII

19.Tema di Razzullo                                                                  Scena XIX

20.Tema Di Armenzio                                                                Scena XX

21.Che bella cosa è lu magnare(base per canto)                         Scena XXI

22.Tema dell'inferno                                                                  Scena XXIV

23.Tema di Maria                                                                       Scena XXV

24.Venites Fidelis(Canzone registrata)                                      Scena XXVI

25.Alleluia(Canzone registrata)                                                 Scena XXVII