LA CASA DEL POPOLO
di Angelo Pagano
Personaggi:
ANTONIO SERRACAPRIOLA, – Geometra comunale
NICOLETTA, – sua moglie
SANDRO, – loro figlio
SANDRA, – loro figlia
HELEN, – loro figlia
ELDA FISSANTE, – Bidella
LORENZO LIBERTI, – Capo Ufficio di Serracapriola
GIACOMO CHESTRANO, – Ragioniere comunale
MARIA NICOLA SABBETTA, – Madre di sei figli
FOLGENZIO PIGLIATUTTO, – Banditore
ANDREA CIMANNI, – fidanzato di Sandra
LELLA SANTIC, – Ballerina Slava
VINCENZINA COLAIOCCO –Contadina
ANTONELLA TINCANTI, – Applicata Ufficio Anagrafe
PASQUALE CONTORNO, – Capo – Ufficio Anagrafe
SINDACO
FIORENZO ATTANASIO, – Costruttore di Montenero
FRANCESCO, – Amico di Pasquale Contorno
MARESCIALLO
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In casa Serracapriola nella primavera del 1965 - Un tinello modesto. Una porta a destra e un’altra a sinistra, la comune al centro. Un tavolo, alcune sedie e un mobile qualsiasi, danno alla camera un aspetto di gusto superato.
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA
Nicoletta poi Antonio
Le sette d’un mattino primaverile. Il tavolo è senza tovaglia. All’aprirsi del sipario, la scena è vuota.
NICOLETTA — (entra da destra, legandosi le fettucce del grembiule dietro la schiena. Ha 44 anni. E una madre casalinga, modesta nel vestire e nell’acconciatura, ma sorridente e simpatica. Si ferma al centro, guarda l’ora, poi va al porta di sinistra e chiama a voce alta, verso l’esterno) SANDRO…SANDRA !...HELEN… ANTONIO!... Svegliatevi. Sono le sette passate.
ANTONIO — (entra da sinistra, infilandosi la giacca. Ha una cinquantina d’anni, e da venticinque è geometra nel Comune. Veste modestamente. È’ un tipo educato, preciso, onesto. Preoccupato. Sottovoce) Ssst!... Nicoletta, te li so’ detto cento volte:….nin strllè…nin strillè…..Simbre Zi Ndonio che vanne li fuje a la piazze.
NICOLETTA — (sarcastica, sottovoce) E se nin strella….Nin ti svegli…... Soprattutto non si svegliano le tue figlie.
ANTONIO — Tu tieni arragione, ma capirai... Da nu mese a questa parte e cioè da quando abitiamo qui (con orgoglio), in questo alloggio a riscatto che lu Comune ha fatto fabbricare per i suoi dipendenti più bisognosi, jema evitare di far rumore. (Concitato) Li sì che nell’alloggio sotto (indica il pavimento), abita nientemeno che ildottor Liberti, mio capo ufficio. Sopra (indica il soffitto), ci sta il Ragionier Giacomo Chestrano dell’ufficio acquisti. Qui sul pianerottolo (indica a sinistra) la signora Fissante, detta “pappagalla sparlante” bidella delle Scuola Elementare. E negli altri alloggi (fa un gesto circolare) colleghi e colleghi …
NICOLETTA — (ironica, tra sè) Siamo assediati di sfatijati !
ANTONIO — È nostro dovere essere riservati, silenziosi e m’ariccomando non dobbiamo litigare più…ma anche se lo facessimo nin strillè e livite da la vocche “feje di puttane” e “disgrazjete”…Sti parole nin mi li pu dece chjù….Al limite mi puoi dire…”ti l’omma struje e disolare”, ma sottovoce. Altrimenti in ufficio dicono che siamo maleducati, che a casa mia si urla e si bisticcia. Che c’è il terremoto !
NICOLETTA — …Lu terremoto ?? Manco fussime ‘na mandria di vacche…E doppe…chi l’ha detto che jema litichè ?? Je mo vado (s’avvia a destra).
ANTONIO — Andò vai ?
NICOLETTA — (a voce piuttosto alta) A prepararti lu caffè.
ANTONIO — Ssst!
NICOLETTA — (sottovoce) A pri-pa-rar-ti lu struzze di lu caffè.
SCENA SECONDA
Detti, Sandra, Helen indi Sandro
SANDRA — (entra da sinistra, infilandosi la giacca di un elegante tailleur. Ha 24 anni, è carina, vivace, affettuosa con i genitori) Buongiorno, papà. (Antonio porge meccanicamente la guancia, che Sandra bacia) Domando io … è il caso di svegliarsi così presto.
ANTONIO — Je nin so’ mai arruvete in ritardo all’ufficio…e tu devi andare a Vasto a fare pratica dal Commercialista. Un buon impiegato deve tenere conto di tutti gli intoppi che possono succedere per la strada che porta sul posto di lavoro. Non deve tralasciare niente…Deve fare una specie di Piano Esecutivo di gestione…..
HELEN- — (entra da sinistra, ancora in pigiama. Ha circa 11 anni frequenta la prima media). Buongiorno…….
ANTONO — Ciao Helen…ti sei svegliata presto ??
HELEN. — Mamma, sembrava zio Folgenzio il banditore !! (esce per la porta di sinistra)
SANDRO. — (ragazzo molto alto e magro. Gemello di Sandra) Ciao Papi…ciao mami !!
ANTONIO. —Ahhhh, ti so’ detto mille volte….Nin mi chiamà “papi”….
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SANDRO. — Ma perché..papi ??
ANTONIO — Mi sta antipatico…
SANDRO —Va bene papi…
ANTONIO — Nooooo !!!!
NICOLETTA —(da dentro) Non gridare che ti sente tutto il vicinato !!
ANTONIO —Ma è stu scarciofene di fejete che mi fa incazzare !!
SANDRA — (affettuosa, prende sottobraccio Antonio) Papà... perché sei sempre così brusco e dici parolacce ?
ANTONIO. — Noi comunali già ci dicono che non facciamo niente….poi arriviamo pure tardi…..Poi in casa ti trovi un figlio che ti chiama “papi”….. e fusse almeno bravo a la scuola…tiene vent’anni e frequenta ancora lu III° geometra..Se quest’anno non vieni promosso…ti faccio andare a vendere i finocchi a lu mircato…..
SANDRA. — Calmati….invece del caffè, prenditi una camomilla. Ti rilassa….anzi prenditi una pillola di calmante. (Stupore di Antonio) Certo. Ho letto che ci sono pillole che fanno diventare calmi, quelle che fanno diventare buoni, pillole che fanno diventare allegri, pillole...
SANDRO. — Si papi…..Papà, prenditi una pillola di calmante…
ANTONIO — (interrompe. Guarda Sandro) E ti pejete il “viagra” !!
SANDRO. —Cos’è ??
ANTONIO. — E’ una pillola che deve essere ancora inventata ma che a te farebbe molto bene…ti li fa….(vorrebbe dire dell’altro), ti fa diventare bravo a scuola ?
SANDRO — Papi…sei cattivo !!!
ANTONIO — E tritanghete a zi Pasquale….
SANDRA — Papà sei sempre così scontroso, ma sono contenta lo stesso che tu sia mio padre.
SANDRO – Anch’io….(cerca di fare una carezza al padre)
ANTONIO — (si tira indietro) Grazie della scelta !
SANDRO — Quelle pillole, però …papi, ti farebbero proprio bene.
ANTONIO — (fa l’atto di dargli uno schiaffo).Mo ti l’accoppe nu laccamisse…
SANDRO —Non mi hai preso, non mi hai preso !!! (esce a sinistra)
SANDRA — Ah…ah….(con una risata esce anche per la porta di sinistra ed incroicia Helen che rientra)
SCENA TERZA
Antonio, Nicoletta ed Helen
HELEN. —Sandra, da un po’ di tempo, è sempre contenta….
NICOLETTA — (rientra dalla porta di destra con una caffettiera, tre tazze, zuccheriera, una tazza di latte e cucchiaini. Versa il caffè in una tazza, e siede).
ANTONIO — (indicando verso sinistra) Quella è sempre allegra come una Pasqua. (Siede. Centellinando il caffè versato dalla moglie, si guarda intorno soddisfatto) Ah…E’ una bella soddisfazione guardarsi intorno e poter dire: “Questi muri sono nostri”……
NICOLETTA –…….Fra venticinque anni.
HELEN. —(che nel frattempo ha terminato di bere il latte) Papà, mi accompagni a scuola ??
ANTONIO. —(non risponde alla richiesta di Helen) No…no !! Lo I.A.C.P. , quando ti assegna un alloggio a riscatto è come se ti dicessero: “Da oggi è tuo. Pagamelo con comodo”.
NICOLETTA — Sfido! Fanno le case a lu Pirato…e pi sparagnà li fanno di cartone e l’appiccceche nghi lu sputete….Qua
se non ci stiamo attenti..nghi ’na botta di vento ci aritruveme a la Padula...
HELEN. —Papà, ti ho chiesto se mi accompagni a scuola ?
ANTONIO — Si, ma sbrigati !! Non fare come al tuo solito che per vestirti ci metti un secolo…….
HELEN. —Faccio in un attimo. (esce)
ANTONIO. —(a Nicoletta) Li si che certi miei colleghi, per ottenere uno di questi appartamenti, hanno addirittura pagato il
padrone di casa dove abitavano perché li sfrattassero ? Sì, perché lo sfratto faceva guadagnare punti in graduatoria
nell’assegnazione. lo no! A me è stato assegnato, perché ho detto la verità…………
NICOLETTA- ….che siamo morti di fame……
ANTONIO- Ti piaceva abitare in quella casa vecchia …cucina e camera da letto ?
NICOLETTA — Almeno stavo al centro e tenevo il mercato vicino. Potevo uscire a fare due passi anche col brutto tempo.
Qui, invece, non ci sono ancora le strade asfaltate; e per uscire, quando piove, ci vulasse la barca..ci sono “pantere”
dappertutto e la “lota” ci arriva alle recchie !!
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ANTONIO — E perché tutte ste lamentele nin mi li si dette prima ?
NICOLETTA — Ti vedevo così entusiasto di possedere un alloggio a riscatto, che... non so’ tenuto il coraggio.
SCENA QUARTA
Detti e Sandra
SANDRA — (entra da sinistra, con la borsetta) Si può avere un po’ di caffè?
ANTONIO — Nin strillè! (Esce seccato a sinistra).
SANDRA — Uffà..(sottovoce a Nicoletta mentre le versa il caffè nella tazza) Gli hai parlato?
NICOLETTA — Be’... J sono accennato che stiamo in campagna.
SANDRA — E di me? Della mia situazione?
NICOLETTA — Per carità! Già gli z’avè arruscete la cudalle. Se gli avessi pure detto che tu... Gli sarebbe scoppiato lu
faghete.
ANTONIO — (rientra da sinistra. Sandra e Nicoletta assumono false espressioni di disinvoltura. Le osserva) Che c’è ?
NICOLETTA — (imbarazzata) Niente, nulla. (Squillo di campanello)…Vado io. (Esce a sinistra).
ANTONIO — (concitato la rincorre) Livete sa’ zenate !! (grembiule)
NICOLETTA — (dall’esterno) Sìiii.
ANTONIO — E tu sorridi.
SANDRA — Perché ?
ANTONIO — Potrebbe essere qualche mio collega.
NICOLETTA — (dall’esterno) S’accomodi, signora Fissante.
ANTONIO — (a denti stretti) Proprio quella! (a Sandra, concitato) Ridi ! Ridi, se no “la pappagalla sparlante” andrà a
dire a tutta San Salvo che sei triste, e i colleghi mi chiederanno cosa t’è accaduto e nascondi, dentro l’ingresso il
giornale se no quella se lo frega!
SANDRA — (sottovoce) Ma se rido sempre….dicono che hai una figlia stupida che ride sempre……
ANTONIO — (c.s.) Stai zitta; e pensa a ridere ….ridi! Ridi!
SANDRA — (assume una posa annoiata, e fa un sorriso ebete)
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SCENA QUINTA
Detti ed Elda, poi Sandro
ELDA — (entra dalla comune, seguita da Nicoletta, che si è tolto il grembiule. Elda Fissante ha più di cinquant’anni.
E’ vedova di guerra, pettegola, maligna e curiosa, dai modi grossolani che fa capire la sua ignoranza, infatti è mezza
Analfabeta, ma le piace leggere l’oroscopo al giornale) Signorina Sandra... ‘Na bella e forte voce masculina, te vuole al
lu telefono mè. (Si guarda intorno in cerca del giornale)
ANTONIO (seccato, a Sandra) Come ti sei permessa di dare a qualcuno il numero di telefono della signora Fissante ?
SANDRA — (confusa) Ma... Io... Io non so. Io...
ELDA — Vadi pure, signorina. E nin avere suggezzione di mamma mia. E’sarde come ‘na campana.
SANDRA — Grazie (esce dalla comune).
ANTONIO — (dopo un momento di imbarazzo) Nicoletta, offri il caffè alla signora Fissante.
NICOLETTA — (evidentemente seccata) Con piacere (esce a destra).
ELDA — (sedendosi) Non s’addisturbi. (Sospira) Eh, caro signor Serracapriola... Lei - tu sei l’unica pirzona addentro al
Commune che è fuori dal Commune prerchè mi sta simpatico e stimo…Io canda entro dentro all’Ufficio Malintenzione
mi “acito” sembre…Poi vedo a voio…gentilo, modesto...onesto e soprattutto che compra sempre il giornalo…Mi ricreo!
ANTONIO.— (evasivo) Oh, be’... Difetti ne abbiamo tutti, infatti questa mattina il giornale non l’ho ancora preso.
ELDA.— Sarà. Ma io e voio meno degli altri. Pijate per esempio il dottor Liberti, il voio capo ufficio, che abita qui
a sotto. Nu giallinito arisicchito…Mica è justo che gli abbiano assegnato l’alloggio appartamentizio ? Ha una altezzosità
e si dà tante di quelle arie che si uno gli sta vicino piglia la toscia ! (Ride di cuore. Antonio sorride per compiacere Elda).
SANDRO. —(entra con un giornale in mano) Papi, ti ho portato il giornale…(si accorge che c’è la signora Elda, fa la voce
grossa)…Papà, ti so’ purtato lu giurnale (con voce baritonale) …Buongiorno signora !!
ANTONIO. —(guarda in cagnesco Sandro, sottovoce)…picchessiccise !!
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ELDA.—“Ciavo”, Sandro. Li sai che il giornalo è il pano dei giornalisti ? Perciò si chiama quotidiano !! (ride compiaciuta
della battuta, mentre gli altri non riescono a fare lo stesso, allora cambia discorso) Sandro, a Scuola come vai ??
SANDRO. —Con la corriera che viene da Petacciato….(prende il caffè)
ELDA. —Svelto il giovinotto…
NICOLETTA — (entra da destra, portando una tazza, che riempie subito di caffè e dei pasticcini) Èancora caldo. (Porge
la zuccheriera) Si serva, signora.
ELDA — Grazie. (Agita, mettendo diversi cucchiaini di zucchero nel caffè e mangiando tanti pasticcini e facendo rumore
con la bocca, mentre Antonio e Nicoletta si guardano e la guardano stupiti) Nin parliamo del ragioniero Giacomo
Chestrano, quello di l’Ufficio Acquisti. Tiene un’aria cruda..cripato e scattato…E doppe…È ‘cosa da far menire la
toscia cumunzene…ha l’appartamento a ecche sopra. Lo sai lei – tu che tiene una nuova macchina ?
ANTONIO. — Si !! Diceva bene Cristoro Colombo quando scoprì l’America…”Chi tiene i soldi campa felice…chi non li
tiene non ha paura dei ladri” !!(indicando, poi, la tazza) Le piace dolce, eh?
ELDA — (posa il cucchiaino dello zucchero) Oh, la mi scusi.
NICOLETTA — (con una mossa svelta, prende la zuccheriera e la posa sopra un altro mobile).
ELDA — (assaggia il caffè con il mignolino alzato e prende altri pasticcini, e fa una smorfia di disgusto) Beee!... Lo
appreferisco un po’ amaro (lo beve), sa per il diabete.
NICOLETTA — (borbotta) A casa sua (occhiataccia di Antonio).
SANDRO. —Io vado a scuola…Ciao…Arrivederci signora Elda…(esce per la comune)
ELDA —Ciavo Sandro…e studia !! Che stavo dicenno ? Ah! Che il ragioniero Giacomo Chestrano ha cagnato macchina.
Sempre chiù grossa, naturalmente nghi li soldi di papà. E la moglie ? Lei – voi – tu li sieto vista sua moglie ?
ANTONIO — (evasivo ed abbassa voce ) Al padre di Giacomo Chestrano la prossima volta gli dobbiamo dire che la
macchina la deve comprare te !! E non al figlio !! Certi ragionamenti…… (a voce alta) Sì, ma... (si alza in piedi).
ELDA — (si alza in piedi e continua a valanga) Fa nu lusso!... In casa, poi, tengono tutte le accomodità! Perfino la cucina
americana!
NICOLETTA. — In casa nostra di americano teniamo solo l’ago….(mostra l’ago americano)
ELDA. — (Confidenziale) E’ chiaro come il sole che io e lei - tu, signor Serracapriola, non ci putemmo levare certi
capriccetti. Per dirlo alla paesana…Io e voio il “palmiggiano” sopra a la pasta non ce lo possiamo permettere…Noi non
siamo nell’Ufficio acquisti, dove... (fa il gesto con la bocca per dire “si mangia”).
ANTONIO —…E si che il “Palmiggiano” si fa a Palmoli….(per cambiare discorso) E Sandra ?
ELDA — La lasci telefonare. (Breve pausa. Maliziosa) Canda si sposa?
ANTONIO — Chi?
ELDA — Sandra, la figlia di lei – tu !!
ANTONIO — (distratto) Ah, mia figlia, si…. (sorpreso) Cosa?... (a Nicoletta) Sandra si sposa?
NICOLETTA — Per adesso si frequentano, si devono acconoscere... Poi si vedrà. (Con intenzione) Vero, ‘Ndunì ?
ANTONIO — (disorientato, meccanicamente) Vero…vero. Si vedrà…vedrà…alla lunga !!
ELDA — Complimenti. È bello.
ANTONIO — Io?
ELDA — Nooo... Il giovanotto. E’ di buon partito.
ANTONIO — (sincero, sconcertato) Non lo so mica... (a Nicoletta) E tu ?
NICOLETTA - lo sì. Sandra, con me, si è sempre confidata.
ANTONIO — E con me?
NICOLETTA — Tu hai sempre il muso lungo. Come si fa a parlar ti di certe cose? (a Elda) Lei quando l’ha visto?
ELDA — Molte volte. (Confidenziale) Cande accompagna la signorina fino all’angolo a ecca sotto, cioè quasi sotto le mie
finestre. Mi fanno tanta tenerezza….A me da quando mi si è morte maritimo in guerra mai nisciuno ha fatto qualche
dilicatezza…Arrivano sopra un’automobile gialla, nghi la réclame di la gazzosa !!
ANTONIO — Di la gazzosa?
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SCENA SESTA
Detti ed Helen
HELEN. —(rientra) Papà, andiamo ??…Buongiorno signora Elda.
ELDA—Ciavo Elena (Vede che Helen ha appeso il muso, chiede a Nicoletta) Picchè Elena ha appeso lu misse e zi ne jute ?
NICOLETTA. —Perché li sei chiamata Elena, lei si chiama Helen !!
ELDA. —Uhm…Canda cazze di mosse !! Tornado a noi...Si, di li gazzose che mo vanno tanto di moda. Ebbene, mi sono
informata. Non per curiosità, eh ! Ma per spirito di collaborazione…. (indica Antonio e Nicoletta). I! giovanotto si
chiama Andrea Cimanni, ed è figlio unico di quelle che vanne li gazzose !!!
HELEN. — (Rientra) Papà, allora ?? Faccio tardi !!
ELDA. — Accuscè ti chiami ELENNE…Ma, è tanto chiù bella Elenuccia come tua nonna !!
SANDRA — (entra .da sinistra) Grazie, signora Fissante.
ANTONIO— La chiacchierata è stata piuttosto lunga.
SANDRA — Ho scambiato qualche parola anche con la madre della signora Fissante.
ELDA — Chissà canda ti sei dovuta sforzare ! (Sorride) Mia madre ha la batteria scarica. Cioè! La pila dell’apparecchio
che fa sentire. (a Antonio) Ad ogni modo non la arimproverare. Del resto io sono messo il telefono quando facevo la
bidella provvisoria, mi serviva per essere chiamata dal Comune per le sostituzioni. Mo non mi serve quasi chiù…Lo
tengo solo perché fa da mobilia ? Mia madre se suona neppure lo sente. Io...(amara)...ormai, non tengo più nessuno che
mi telefoni, io.
ANTONIO — (per evitare che Elda ricominci, guarda l’ora) Si fa tardi.
ELDA. — Per lei - tu, signor Serracapriola ed per me medesima, che arriviamo sempre in orario. Ma non per certi colleghi
vostri o superiori... “Superiori” per modo di dire, eh, tengono la terza alimentare presa in campagna... L’orario d’ufficio è
una burletta. Il tuo capo ufficio, per esempio... Il dottor Liberti (indica il pavimento) fa li comodacci suoi, si fa timbrare la
cartolina dalla sua segretaria. E tutto perché, si dice, che quando era bambino è juto a scuola con uno che mo è diventato
onorevole, un “pezzo grosso” a Roma. Eh, caro signor Serracapriola! Se in questo stabile abitassimo soltanto noi,
sarebbo un paradiso.
NICOLETTA — E invece è un... (sì controlla e cambia tono) ... un alloggio a riscatto!
ELDA(a valanga) Oh, se je tinessi li soldi per accattarmi un appartamento al centro, ci mettessii il parquet a tutta la casa.
Purtroppo non li tengo e, come diceva pulcinella: “Quante mangiate mi perdo per i soldi che non ho!!” Eppoi mi tocca
fare la bidella. Lavare per in terra, accompagnare li citili a pisciare e cacare... (a Nicoletta) Beata lei, che è casalinga. (a
Sandra) E beata lei, che non lavora con il Comune, dove ci sono certe colleghe e certi colleghi che... Fussa ca fusse tutti
come me, che mi faccio i fatti miei e non m’interesso mai dei fatti degli altri. Invece! Sono tutte e tutti maligni, pettegole,
cattivi, perfide e individui..(Cambia tono) A ben rivederli, signori Serracapriola (esce a sinistra, accompagnata da
Nicoletta).
SCENA SETTIMA
Antonio, Sandra, Helen poi Nicoletta
ANTONIO — (concitato) Ti proibisco di farti chiamare al telefono della signora Fissante.
SANDRA — Allora facciamoci mettere il telefono anche noi.
ANTONIO — A me non serve.
SANDRA — Lo pago io.
ANTONIO — Se hai soldi d’avanzo, mettili in banca. Ti serviranno quando ti sposerai. A proposito: quando ti accompagna
a casa quello delle....gazzose... (stupore di Sandra) ... non fermatevi sotto le finestre della signorina Fissante. Se no
quella va in ufficio, e...
NICOLETTA — (rientra da sinistra, esasperata) Ufficio, ufficio! Da quando abitiamo in questa casa ti comporti con noi
come se tu fossi sempre in ufficio. (Alza un po’ la voce) Siamo stufe, capisci ?
HELEN. —Ho capito, qui le cose vanno per le lunghe….Io vado a Scuola, Buongiorno !! (esce)
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SCENA OTTAVA
Antonio, Sandra e Nicoletta
NICOLETTA. —Vai, figlia mia e canda pisse annenda a “Linuccio lu panattire” accattite lu maritoczzo !!
ANTONIO — E grida sottovoce!
SANDRA — (amara, non cattiva) Oppure arriva il tuo capo ufficio a vedere cosa succede. E magari ti fa la lettera di
richiamo ??
ANTONIO — Non esagerare. Chiuttosto, quando me lo presenti lu feje della gazzosa ? Cioè! Quello delle gazzose?
SANDRA — Si chiama Andrea, Andrea Cimanni. E sarebbe già venuto a presentarsi, ma gliel’ho impedito io.
ANTONIO — Perché ? Siamo tanto brutti da spaventarlo ?
SANDRA — No, …ma... la casa...
ANTONIO — D’accordo, è un po’ in periferia. Ma i muri sono nostri.
NICOLETTA.-(sottovoce) Per venire ci sta pure la “lota” !!
SANDRA. — Che importanza vuoi che abbia, possedere un appartamento, se poi non abbiamo le più elementari
Comodità moderne ?
ANTONIO — Ma scusa... Che c’entra, questo, con il giovanotto delle gazzose ?
SANDRA. — Capirai... A casa sua ha tutto. Oltre il televisore ha il frigorifero, la lavatrice, la macchina da caffè espresso,
il giradischi” hài-fài.”..
ANTONIO — (interrompe) Cosa?!?...
SANDRA — L’Hài-Fài”, ovvero il giradischi ad alta fedeltà. In casa di Andrea c’è persino l’orologio a cucù.
ANTONIO—Ma è una cosa antica.
NICOLETTA — Sì, ma mo’ arivà di moda.
SANDRA — (affettuosa) Papà... “Paparino” caro... Perché dobbiamo essere inferiori agli altri? D’altronde anche i tuoi
colleghi che abitano in questo stabile hanno tutti gli elettrodomestici.
ANTONIO Comprese le “farfalle” (Cambiali) !!
NICOLETTA — Che importa? Anche noi, ciò che possiamo lo paghiamo in contanti e il rimanente lo pagheremo a rate.
ANTONIO — (scandalizzato) Cosa?!? Io pagare a rate?!?
SANDRA — Che c’è di male? Oggigiorno, l’acquisto a rate è considerato un “risparmio forzato”.
ANTONIO — (ironico) Infatti diventa... forzato (incrocia i polsi, come se avesse le manette) pure il risparmiatore. Andrò
ai lavori forzati. Del resto, per quale motivo dovrei spendere addirittura i soldi che non ho, per acquistare tutta quella
roba di cui, finora, abbiamo fatto benissimo a meno? Sarei un incosciente!
SANDRA — (esasperata) Incosciente, vero? Ebbene, neppure io voglio esserlo. Quindi nè Andrea, nè i suoi, entreranno
mai qui dentro… non li porterò mai. Piuttosto rinuncio al fidanzamento. Ciao! (Si avvia decisamente verso sinistra).
ANTONIO — (la trattiene per un braccio, dicendo ad alta voce) Ehi, Credi d’essere ancora nell’età dei capricci?
NICOLETTA — (ironica) Non gridare, Antonio. Se no cosa penserà il tuo capo ufficio? (indica il pavimento).
ANTONIO — Ah già... (scuotendo Sandra per un braccio, muove le labbra, come se continuasse a rimproverarla).
SANDRA — Che dici? Non capisco!
ANTONIO — (Concitato) Dico che tu, alla famiglia delle gazzose, devi soltanto presentare un’onesta famiglia, e non
un’esposizione di elettrodomestici ultimo modello, e di... cucù! (lascia la presa).
SANDRA — (allontanandosi, timorosa) Io... ho già detto a Andrea che... che avevamo tutto.
ANTONIO — (ebete) Tu- tut ... Tu - tutto?... (Sandra annuisce). Proprio tutto? (Sandra annuisce) Anche il cucù?
SANDRA — Sì.
ANTONIO — (cade a sedere sopra una sedia) Allora siamo fritti!
SANDRA — Inoltre che importanza vuoi che abbia possedere un appartamento, se poi i mobili... (li indica, con una smorfia
di disprezzo).
ANTONIO — Sono un pò tarlati. (Orgoglioso) Però sono di mio nonno!
NICOLETTA — Appunto. Sono vecchi, antiquati. E...
ANTONIO — (interrompe, balzando in piedi) No, eh! Mio nonno non è vecchio. Cioè ! Se questi mobili fanno
antiquariato, tanto meglio. (a Sandra) E adesso vai se no farai tardi. Ciao.
SANDRA — (mogia, mogia) Arrivederci, papà. (Esce a sinistra ,accompagnata da Nicoletta)
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SCENA NONA
Nicoletta, Antonio indi Liberti
NICOLETTA — (che la consola) Devi avere pazienza, bambina mia. E’ fatto così. Tiene una mentalità di “matusalemme”
(Escono).
ANTONIO — (nervoso, borbotta) Sì ! Sono fatto così e me ne vanto. (Squillo di campanello. Antonio sbuffa, poi va alla
porta di sinistra) Apri tu, Nicoletta.
NICOLETTA — (dall’esterno) Sì. (Breve pausa) Antonio ! C’è il dottor Liberti, il tuo capo ufficio.
ANTONIO — (si rassetta il vestito con tocchi rapidi, poi va alla porta di sinistra, premuroso e servizievole) Prego,
dottore... S’accomodi.
LIBERTI — (entra da sinistra, seguito da Nicoletta, la quale è molto seccata dell’intrusione in casa dei colleghi del
marito. Liberti può avere qualsiasi età superiore ai 35 anni. È un tipo borioso, che fa il cordiale e il democratico con
evidente sforzo, e che pronunzia sovente, con i sussiego, gli intercalari “direi e mi consenta”. Porta occhiali come
fondi di bottiglia) Buongiorno, signor Serracapriola (tende la mano).
ANTONIO — (gliela stringe) Buongiorno, dottore.
LIBERTI — (indica Nicoletta) Questa èla sua gentile consorte?
ANTONIO — (emozionato) Proprio. E’ la mia consorte. Cioè, mia moglie.
LIBERTI — (stringe la mano a Nicoletta) Molto lieto, signora.
NICOLETTA — (suggestionata dall’atmosfera rispettosa) Sono molto lieta anch’io, dottore. (Indica una sedia) Prego.
LIBERTI — (siede) Solo un momento. Comunque non avrei disturbato, se, mi consenta, dal piano di sotto (indica il
pavimento), non fosse che, direi, da una mezz’oretta sento camminare e parlare ad alta voce.
NICOLETTA — (risentita, ironica) Eh già... Noi parliamo e camminiamo.
LIBERTI — Capisco… Niente di male. Ora (guarda Nicoletta)… mi consenta, vorrei parlarle, signor Serracapriola, d’una
cosa molto importante, e... “personale”.
NICOLETTA — (comprende) Io... Vado a priparare il caffè.
LIBERTI —. Non per me! (maligno) E neppure per loro, immagino.
ANTONIO — (disorientato) Infatti l’abbiamo già preso.
LIBERTI — Ho sentito, ho sentito... (a Nicoletta, indicando a destra) In cucina le è caduta per terra il cucchiaino...
(occhiataccia di Antonio a Nicoletta) Dal rumore, almeno, sembrava una cosa piccola. Sbaglio?
NICOLETTA — (sconcertata) No no... Mi è proprio caduta per terra la cucchiarnella del caffè (ed esce a destra,
imbambolata, camminando quasi sulla punta dei piedi).
LIBERTI — Segga anche lei, signor Serracapriola.
ANTONIO — (lusingato) Grazie (siede).
LIBERTI — Lei, dunque, è il mio, mi consenta, prezioso collaboratore da diversi anni, vero?
ANTONIO — Sì, dottore.
LIBERTI — Lei, direi, mi conosce bene.
ANTONIO — Certo, dottore.
LIBERTI —Allora chiedo giustizia !! Io so che in ufficio, e qui nel Condominio, si mormora contro di me. In ufficio
penserò io, con ogni mezzo, a far tacere le malignità. Ma qui, nella casa, deve aiutarmi lei.
ANTONIO.—Farò tutto il possibile, ma lei non dia importanza alle chiacchiere, dottore. Sono soltanto parole.
LIBERTI — (teatrale c. s.) Che mi feriscono profondamente! Dicono che non avevo diritto all’assegnazione
dell’appartamento. Dicono che l’ho avuto per favoritismo. Dicono che conosco l’Onorevole….gente di Roma. Quindi la
prego, signor Serracapriola. Per la prossima assemblea dei colleghi comproprietari, metta all’ordine del giorno la mia
questione.
ANTONIO — Volentieri, ma... come posso definirla?
LIBERTI — (superbo e categorico) Posizione morale del dottor Liberti Lorenzo.
ANTONIO Sta bene.
LIBERTI — E vedremo chi avrà il coraggio di macchiare, direi, la mia adamantina reputazione. Naturalmente, caro signor
Serracapriola, quando saremo in assemblea, si consideri libero, liberissimo di dimenticare che è mio diretto dipendente.
Lei dovrà esprimere la sua opinione, sulla mia persona, nella più assoluta libertà.
ANTONIO — Grazie, dottore.
NICOLETTA — (entra da destra, e fa l’atto di andare verso sinistra) Mi scusi, dottore, ma dovrei andare... (indica a
sinistra)
LIBERTI — Stavo uscendo. (Nicoletta si ferma) Eh, gentilissima signora!... Suo marito sì che è un vero uomo.
NICOLETTA. — Se lo dicete lei !!
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ANTONIO — (lusingato, confuso) Oh, io...
LIBERTI — Sì, sì, sì. Se fossero tutti come lei, signor Serracapriola, quanto sarebbe bello il mondo! (Stringe la mano a
Nicoletta) I miei ossequi, signora.
NICOLETTA — (impacciata) Anche i miei.
LIBERTI — (stringe la mano a Antonio, con ostentata cordialità) A fra poco, carissimo. In ufficio.
SCENA DECIMA
Nicoletta, Antonio indi Giacomo Chestrano
ANTONIO — L’accompagno, dottore. Prego... (Cede il passo a Liberti, il quale esce a sinistra. Antonio lo segue).
NICOLETTA — (rimane un momento incantata, a guardare verso sinistra, poi fa una boccaccia di disgusto).
ANTONIO — (rientra da sinistra, allegro) Adesso vado anch’io.
NICOLETTA — (facendo il verso a Liberti) “Suo marito sì, è un vero uomo”. Però lui e gli altri fanno carriera, mentre tu
stai a guardare. (Squillo di campanello) Un altro seccatore! (Sarcastica) Ma questa è la casa dell’amministratore (indica
Antonio), quindi dev’essere sempre aperta. Anche a cani e gatti!
ANTONIO — Ssst! (sottovoce) Vai tu ad aprire. Chiunque sia, sono già andato in ufficio. Capito?
NICOLETTA — (sottovoce, arrabbiata) No! (Esce a sinistra).
ANTONIO — (fa un cenno di dispetto, poi tende l’orecchio a sinistra).
NICOLETTA — (dall’esterno, esageratamente cordiale a denti stretti) Buongiorno, ragionier Giacomo Chestrano!..
S’accomodi!... (appare alla porta di sinistra) C’è il ragionier Giacomo Chestrano, del piano di sopra (cede il passo a
Giacomo Chestrano, con un sorriso che èuna smorfia, poi esce a destra molto seccata).
GIACOMO CHESTRANO — (entra da sinistra. Può avere qualsiasi età superiore ai 32 anni. E’ elegantissimo,
apparentemente cordiale e sincero. In realtà è un tipo falso e ipocrita, di pochi scrupoli. Parla con accento siciliano)
Caro collega!... (stringe la mano a Antonio).
ANTONIO — Stavo per uscire.
GIACOMO CHESTRANO — (guarda l’ora) È ancora presto.
ANTONIO — Mica vero, ragioniere. Venti minuti a piedi... Arriverò appena in tempo per marcare….
GIACOMO CHESTRANO — Può venire con me, in macchina.
ANTONIO — Oh, grazie. Allora s’accomodi, ragioniere (siedono entrambi).
GIACOMO CHESTRANO — Caro collega, lei dovrebbe farmi un favore.
ANTONIO — Anche due, se posso.
GIACOMO CHESTRANO — Può - può. (Indeciso) .Ecco, io... Lei... Caro collega!
ANTONIO — (sincero) Nooo... Non merito che mi chiami “collega”. Lei è vice - capo ufficio, io un povero geometra
Che pur di lavorare mi sono messo a fare l’impiegato d’ordine, un contabile qualsiasi.
GIACOMO CHESTRANO — (falso) Che importa? Tutti uguali, siamo. Tutti uguali, dobbiamo essere. Dunque stia
attento. Si tratta di una cosa semplicissima. (Dà un’occhiata intorno, poi, confidenziale) Stamane, fra le pratiche che le
daranno da sbrigare, troverà quella dell’impresa Pratello, che fa la manutenzione alla rete idrica. Ricorda? (Antonio
accenna di sì col capo). Ebbene ci sono degli individui, nei nostri uffici, che vorrebbero sostituire l’impresa Pratello con
un’altra. (Falsamente scandalizzato) Per interesse personale, naturalmente. (Attende che Antonio approvi la sua
indignazione, ma questi si limita a fissarlo, serio. Allora Giacomo Chestrano gli chiede) Ha detto qualcosa?
ANTONIO — (con semplicità) No. Ha detto tutto lei.
GIACOMO CHESTRANO — (deluso, si alza in piedi, e assume toni e gesti teatrali) Comprende, signor Serracapriola? È
dovere d’ogni onesto dipendente della nostra azienda di impedire un simile errore. (Idem c. s.) Ha detto qualcosa?
ANTONIO — (c. s.) No. Continua a dire tutto lei.
GIACOMO CHESTRANO — (confidenziale) Il signor Pratello, proprietario dell’impresa, mi ha accennato che sarebbe
lieto di... Come dire?... Di “ringraziare”... (sfrega, ad una spanna dal naso di Antonio, il pollice e l’indice della mano
destra, nel noto gesto che significa “danaro”) ...chi lo aiutasse a ottenere il rinnovo del contratto di manutenzione. E lei,
caro collega, se vuole... può (idem c. s.). Ha detto qualcosa?
ANTONIO — (si alza in piedi, serio, quasi solenne) No. Ma gliela dico subito. lo non posso... perché non voglio.
GIACOMO CHESTRANO — (seccato) Oh, be’... Non è il caso di prenderla su questo tono. Al giorno d’oggi si
arrangiano tutti.
ANTONIO — S’arrangeranno tanti. Ma io no.
GIACOMO CHESTRANO— Proprio sicuro, signor Serracapriola, che da me non avrà mai bisogno di un favore?
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ANTONIO — Di questo genere, no. Sono sicuro.
GIACOMO CHESTRANO — E allora... Come nondetto, vero?
ANTONIO — Certamente.
GIACOMO CHESTRANO — Però credevo che lei fosse di idee più larghe, più moderne….Tanto quel che lascia lei, se lo
prenderà un altro !!
ANTONIO — (amaro) Ma io no…Già…Viviamo in tempi che forse, per essere “moderni”, bisogna anche essere
“disonesti”.
GIACOMO CHESTRANO — (sogghigno, ironico) Esagerato! Comunque è proprio in questi tempi che stiamo andando
sulla luna...
ANTONIO — . .. e io, invece, vado ancora a piedi. Non mi fraintenda, ragioniere. Io non sono contro il progresso.
Tutt’altro. Ma penso che prima di spendere migliaia di miliardi per andare a scocciare altri pianeti, dovremmo pensare a
far vivere bene l’uomo su questo pianeta.
GIACOMO CHESTRANO — (scrolla le spalle, ironico) Be’... vado a prendere la macchina in garage. (Si guarda
intorno) Certo che... (sogghigna)
ANTONIO — Cosa?
GIACOMO CHESTRANO — (maligno) Tutto, qui dentro, è uno specchio della sua mentalità superata. Lei, signor
Serracapriola, è come i suoi mobili: robusto, quadrato... Ma fermo. Fermo al momento in cui è venuto al mondo. Se
invece si mettesse intorno qualcosa di moderno... Di elettrico, per esempio... Diventerebbe moderno ed elettrico pure lei.
ANTONIO — (colpito) Crede?
GIACOMO CHESTRANO — Mah. L’aspetto sotto, fra cinque minuti (esce a sinistra).
SCENA UDICESIMA
Nicoletta, Antonio indi Sandra
ANTONIO.— (fa l’atto di accompagnarlo, poi rimane immobile e si guarda intorno, con espressione imbambolata. Si
riprende). Non si preoccupi….vado a piedi…Se arriverò tardi vuol dire che recupererò !!
NICOLETTA — (fa capolino alla porta di destra) Ho udito tutto!
ANTONIO — Bella prodezza!
NICOLETTA — (entra) Ha ragione.
ANTONIO — Chi?
NICOLETTA — (indica a sinistra) Quello, il ragionier Giacomo Chestrano.
ANTONIO (concitato) È vice-capo ufficio, lui! A Natale, riceve tanti di quei pacchi che... mangia panettone sino a Pasqua!
NICOLETTA — (provocante) E tu?
ANTONIO — lo preferisco il pane duro!
SANDRA — (entra da sinistra, doloran te, cornprimendosi Io stomaco con una mano).
NICOLETTA — (allarmata, sostiene Sandra e la fa sedere) Sandra! Cosa ti è accaduto?
SANDRA — Niente. Aspettavo l’autobus, mi è venuto un capogiro, poi ho sentito una fitta qui (indica lo stomaco).
NICOLETTA — Colpa sua (indica Antonio) che t’ha fatto andare il caffè di traverso. Stai a casa.
ANTONIO — A casa ?? Se io dovessi stare a casa ogni volta che ho un capogiro o un dolorino qui (indica il proprio
stomaco), sarei in Mutua tutto l’anno!
NICOLETTA — (sbotta, esasperata) Tu-tu-tu! Ma cosa speri, tu? Che ti facciano un monumento seduto alla scrivania, con
scritto sotto: “A Antonio Serracapriola, cittadino e impiegato modello”? Ho ti daranno una medaglia ?? Due giorni dopo
che t’avranno, messo in pensione, non ricorderanno neppure che tu sia esistito. Opuure diranno “che scemo !!”
ANTONIO — (indignato) Cosa?!?... Io uno scemo ?... State attente, che se mi scappa la pazienza io sono capace a... a...
NICOLETTA — (continua) A niente! Come al solito non farai niente.
ANTONIO — (sconcertato, ma deciso) E invece farò (cammina nervoso, avanti e indietro). Noi stavamo benissimo. A
casa nostra non è mai mancato il necessario. Abbiamo sempre avuto le scarpe nghi li cindrelle, la televisione a casa di zi
Rocco, e una volta alla settimana al cinema di Don Cirillo.
SANDRA — (ironica) Dove danno due film per mille lire.
ANTONIO — Comunque tutto questo, adesso, non basta più. Me lo dici tu (indica Sandra), me lo conferma lei (indica
Nicoletta), me lo borbottano i miei colleghi, lo dicono tutti! Allora bisogna che mi decida. (Amaro) Sì, perché cambiano i
direttori d’orchestra e le musiche, ma chi balla é sempre Pantalone. Mi sta bene! Ballerò, e pagherò anch’io.
Cominciamo dagli elettrodomestici. Cosa volete?
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NICOLETTA e SANDRA — (felici, si avvicinano a Antonio, urlando insieme, confusamente) Lavastoviglie! - Telefono! –
Ai fai! - Caffè espresso! - Videoregistratore!
ANTONIO — (sfugge alle due donne) Basta! Basta! (Un attimo di silenzio) Prima di tutto compreremo..(maligno) .il cucù.
NICOLETTA e SANDRA — (urlano insieme, confusamente) No! – Tu non capisci! - Vogliamo tutto!
ANTONIO — (c. s.) Basta! (Un attimo di silenzio) Ma sì! Vedo già ogni cosa al suo posto. (Con tono melodrammatico) Di
là (indica a destra) vedo il congelatore, la lavastoviglie e la macchina da caffé espresso. Di là (indica a sinistra), nel
salotto, vedo il “coso” della fedeltà e l’orologio a cucù. Più in là (indica a destra), nel bagno, voglio vedere una lavatrice
superautomatica..e io pago !!!
NICOLETTA — Bene!
ANTONIO — Qui vedo il telefono, e là (indica la porta di sinistra), sulla porta, vedo...
NICOLETTA e SANDRA — (incantate, insieme) Cosa?
ANTONIO — Un uomo con un mazzo di cambiali, né surgelate, né automatiche, ma da pagare! (E mentre Nicoletta e
Sandra saltellano felici intorno allo stordito ANTONIO, ridendo e gridando) Pagheremo! Pagheremo! (si bòlocca di
Colpo) Buongiorno, signor Attanasio, come mai da queste parti ??(appena sentono che arriva gente escono di scena)
SCENA UDICESIMA
Antonio, Fiorenzo Attanasio indi il Sindaco
FIORENZO.—(Uomo di circa 50 anni,rude. Veste fuori moda . E’ tornato dalla Germania per costruirsi una casa nei
d’intorni di Montenero. Non è arrabbiato…è incazzato) Buongiorno !! Andò abbita lu Seneche ???
ANTONIO.—(Visto Fiorenzo in quelle condizioni, cerca di rabbonirlo) Veramente il Sindaco non abita qui…Abita dalle
parti di via Ripalta….
FIORENZO.—Je tante mattine li so’ veste a passà per di qua !!!
ANTONIO —Ma a che ti serve il Sindaco….
FIORENZO.—Nin mi serve asse, mi serve lu Seniche di Mintinero…Chi lu pezzo di…… (si tappa la bocca con il palmo
della mano)
ANTONIO.—Ma perché che ti ha fatto ??
FIORENZO.—Je è da vent’anni chi stinghe a la Girmania…Fateje a Stuccard…Faccio lu muratore….Dormo dantre a li
Baracche…pi matte li soldi da parte !!….Arivinghe solo l’estate, un anno si e due no, pi arivedere chi la vicchje di
mamma e pi farije canasce lu mare a chi li due bardasci ca tengo…Due anni fa mi so’ accattato nu pezze di terra, sopra a
“Colle Torto” pi farci ‘na casarella pi canda vaje in pensione..Piccà je a Mintinero voglio tornare appena vaje in pesione !!
ANTONIO.—Bravo signor Attanasio…Il richiamo delle radici…del paese natìo….Questo vi fa onore……
FIORENZO.—Mi fa onore ??? E’ cinquanta vodde che ptresento lu prugetto pi fa la casa e cinquanta vodde mi è stato
bocciato !!
ANTONIO.—(rincuorato da quelle parole) Scusate, signor Attanasio, ma voi dovete andare dal Sindaco di Montenero che
Volete che possa fare il nostro Sindaco?
FIORENZO.—Ma chesse tra disgrazijete zi capescene !!! ‘Na tulufunato tu a me…’na tulufunato io a te…e ci mitteme
d’accordo !! Capisci a me ??? (sente delle voci dalla porta comune) Nin è lu Seneche queste che sta minenna a ecche ??
SINDACO.—(Uomo sulla cinquantina. Capelli brizzolati. Veste elegantemente. Appena vede Fiorenzo ha una
esclamazione di stupore) Uh, Madonna !!?? (si riprende subito) Signor Attanasio, qual buon vento ???
FIORENZO.—Buongiorno Sindaco….Quello di Montenero lu prugetto mi l’ha bociato ‘n’andra vodda !!!
SINDACO.—E come mai…Mi aveva assicurato che non c’erano intoppi…Che alla commissione successiva l’avrebbe fatto
Approvare !! (rivolto a Serracapriola) Tu cosa ne pensi Antonio ??
ANTONIO.—Molto probabilmente ci sarà stato qualche vizio di forma…i balconi, il sottotetto…..
FIORENZO.—Signor Sindaco, arifaje ‘na tilifunato signurè…tra di voi !!! Capisci a me ??
SINDACO.—Ma non posso, siamo in casa di Serracapriola e poi mi stanno aspettando in Comune….
FIORENZO.—Signor Serracapriola, faci fare una telefonata al tuo Sindaco….
ANTONIO.—Veramente, io non ho il telefono….
FIORENZO.—…Come ? Uno che lavora al Comune senza telefono ??
ANTONIO.—Purtroppo è così !!
SINDACO.—Non vi preoccupate che appena arrivo in Comune telefono io a Nicoilino…..Me l’aveva assicurato che
avrebbe fatto approvare il vostro progetto !! Andiamo Antonio, ti accompagno io al Comune !!
FIORENZO.—Vengo appresso a voi !!
(si chiude il sipario)
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ATTO SECONDO
Un paio di mesi dopo gli avvenimenti del primo atto, verso le ore 16. Un tappeto sotto il tavolo, alcuni ninnoli qua e là, e un apparecchio telefonico molto in vista, danno alla camera un tono più allegro e ricco. In scena, all’aprirsi del sipario, non c’è nessuno. Squillo del telefono.
SCENA PRIMA
Nicoletta, Antonio e Sandra
SANDRA — (dall’esterno, a destra) Vado io! (Entra. Al telefono) Pronto... Ciao, Lella... No, stasera non posso, Andrea
viene a conoscere i miei genitori.
ANTONIO — (entra da destra dosi alle spalle di Sandra. Sarà sempre piuttosto scuro in viso, preoccupato)
SANDRA — (continua al telefono) Così, alla buona. Faremo poi il fidanzamento ufficiale fra un paio di settimane.
ANTONIO — Si può sapere a chi racconti i fatti nostri?
SANDRA — (sussulta) Scusa, Lella, ma ti devo salutare. E arrivata gente. Ciao (posa il ricevitore).
ANTONIO — Sarei io “la gente”? (Siede sopra una sedia, accanto al tavolo).
SANDRA — (sorride) Sì.
NICOLETTA — (entra da destra, con il grembiule. Vede Antonio seduto. Allarmata) ’NDUNI’!... Che fi ?... Nin
Matte la siggile fuori posto.
ANTONIO — Mi ja assettà in terra ?
NICOLETTA — Fa come vu, ma nin t’assittà sopra a sa siggile, dove riceveremo Andrea. E muvete !!
ANTONIO — (si alza, rassegnato. Nicoletta rimette subito a posto la sedia, controllando l’allineamento con quella dalla
parte opposta del tavolo) È il colmo!... E perché, domando io, da quando ho comprato tutta quella roba, non usiamo più
questa stanza, e mi fate mangiare nel dietrocucina ? (indica a destra).
NICOLETTA — (col tono di chi ripete la stessa cosa l’ennesima volta) Picché questa è diventata “la camera da pranzo”.
Te l’ho sono detto cento volte! Di là (indica a destra), con il congendratore, la lavapiatti e la macchina da caffè
espresso...
ANTONIO — (continua ironico) . . . non ci capiamo più noi.
SANDRA — (sorride, affettuosa) Eleganza, automatismo e praticità: ecco cosa ci dà il progresso.
ANTONIO Sì, ma ci dà pure le cambiali. (Inorridito, come se ne vedesse una montagna dinanzi a sé) Montagne, valanghe di cambiali...
SANDRA — Tu, .babbo, fantastichi... ragioni troppo. Oggi giorno bisogna vivere senza crearsi troppi problemi.
ANTONIO — (ironico) Nghi le farfalle che volano nella stanza…e volano anche basse ?
NICOLETTA — Ma che farfalle….Sono sci e no quattroi o cinque mischeje
ANTONIO — Ma non mi lamenterei, se non fosse che la vita, la società moderna, è diventata così complicata. Questa cosiddetta “società dei consumi” che ti mette davanti a una vetrina piena zeppa di magnifiche cose scintillanti, abbaglianti, e ti dice: “Compra, consuma! Consuma e compra, Pantalone, se no l’industria fallisce”. Poi arriva quella che chiamano la crisi della prosperità, e la stessa famosa “società dei consumi” ti sussurra: “Risparmia! Risparmia, Pantalone, se no viene l’inflazione”.
NICOLETTA — (divertita) E Pantalone che fa?
ANTONIO — Obbedisce. Obbedisce e soffre. Infatti se protesta e contesta gli dicono che è un rivoluzionario; se rimpiange
il passato, gli dicono che è un nostalgico. Ma nostalgico di cosa, se ha avuto soprattutto debiti e ingiustizie.
NICOLETTA — A proposito di ingiustizie, la signora Fissante mi ha detto che al tuo capo ufficio, il dottor Liberti, hanno
dato la croce di cavaliere.
SANDRA — E tu, papà ?
ANTONIO — Io, di “croci”, ne ho già da vendere!
SANDRA — (per rasserenarlo) Allora ti chiamerò “papà - cavaliere”.
ANTONIO — Chiamami .papà - galantuomo”. E ‘ il massimo delle onorificenze.
NICOLETTA — Cosa servo per prima cosa ?
SANDRA — Il caffè. Quindi il dolce e lo spumante.
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NICOLETTA — Andrai a prendere la bottiglia, quando ti dirò: (quasi solenne) Sandra ! Vai a prendere la bottiglia di
spumante che ho messo nel pizzetto dei surgelati. (Strizza l’occhio) Così il signor Andrea Cimanni capirà che tinemo
anche un frigorifero ultimo modello.
ANTONIO — Stai tranquilla che quello, quando gli dirai così, penserà che abbiamo in casa pure un’analfabeta
NICOLETTA. —Guarda che io quanto sono stato all’Ospedale, le infermiere mi avevano scambiata per mastra….
SANDRA. — Mamma e papà, adesso non è il momento di punzecchiarsi…Il cucù come gli lo facciamo notare
ANTONIO. —Non ti preoccupare che quello si fa notare da solo! Di notte con quel Cucù – cucù - cucù mi fa saltà dal letto.
NICOLETTA — E la lavatrice superautomatica di li panni ? Deve vederla assolutamente che l’abbiamo.
ANTONIO — (ironico) Mettila sul tavolo.
NICOLETTA — La lavatrice dei piatti e la macchinetta del caffè espresso sono di là (indica a destra), nel dietrocucina.
Quindi, in un modo o nell’altro, gliele faremo vedere. (Magia) Ma la lavatrice superautomatica è nel abbinetto...
ANTONIO — (malizioso) Speriamo che il signor Cimanni senta il “bisognino d’andarci ! (Squillo di campanello).
SANDRA — (sussulta, emozionata. Così pure Nicoletta) E’ lui! (Agitatissima, confonde e agita i genitori) Papà, aggiustati
la cravatta! Mamma, togliti il grembiule! Papà, accendi le luci di qua! Papà-cravatta! Mamma-grembiule! (Tutt’e tre
escono ed entrano a destra ea sinistra, urtandosi e scontrandosi, sino a quando Sandra dice) Alt! (Tutti si fermano,
ansanti. Altro squillo di campanello. Sussultano) Andiamo ad aprire.
ANTONIO — Tutt’e tre?
NICOLET TA. — Certo! Tutt’e tre.
ANTONIO — (divertito, sarcastico) Allora... Pronti? (Attimo di pausa) Via! (I tre escono velocemente a sinistra,
urtandosi a vicenda).
SCENA SECONDA
Detti indi Sindaco e Fiorenzo
FIORENZO.—(entra prima di tutti seguito dal Sindaco, Antonio, Nicoletta e Sandra) Pi piacioro….fatime stu piacioro….
SINDACO. —Ma come faccio, siamo in casa di estranei !!
NICOLETTA. —(ad Antonio) Ma cosa è successo ??? Chi è quest’uomo ??
ANTONIO. — Non ti preoccupare è un signore di Montenero che è tornato dalla Germania per farsi la casa e vuole che gli
venga approvato il progetto…
NICOLETTA.—Embè, nin j li putete appruvà ?? Stu puvurelle ha fatto nu sacche di sacrifecie a la Germania …
ANTONIO. — …E noi j li dobbiamo approvare ???
NICOLETTA. —…E chi j la dà appruvà, je ????
ANTONIO. — ….queste ha da custrujè a Montenero e non a San Salvo !!
SANDRA. —(che ha capito che la mamma non ha capito) Mamma, andiamo dentro che queste cose sono da uomini…
Arrivederci signori !!
SINDACO. — Arrivederci, signorina….Scusate l’intrusione signora Nicoletta. Ma è mai possibile che Nicolino mi abbia
fatto questa fregatura ?? Me l’aveva promesso !!
FIORENZO. —Eppure te l’ha fatto….Il progetto mio è stato sbocciato un’altra volta !!!
SINDACO. —E adesso che facciamo ???
FIORENZO. —Addovete ritelefonare al sindaco di Montenero e fargli nu bbelle cazziatone !!
SINDACO. —Ma state scherzando, a quest’ora poi ???
FIORENZO. —No, io non scherzo mai….Stanno facendo il Consiglio Comunale, quindi ci sta !! Se non gli telefonate e
quello non mi approva il progetto, je vaje a lu Cummune e gli sfecche nu braccio !!
ANTONIO. —(s’accorge che Fiorenzo non scherza) Signor Sindaco, fate l’ultimo tentativo, telefonate da qui…..
SINDACO. —Io ci provo….mi serve il numero….
FIORENZO. —0875 – 968647
ANTONIO. —Li sa a memoria….
SINDACO. —…Pronto, buonasera, per favore vorrei parlare con il Sindaco……Sono il Sindaco di San Salvo….Lo so che
Sta facendo il Consiglio Comunale…..(a Fiorenzo) E’ andato a chiamarlo….(di nuovo al telefono) Pronto, Nicolino…sono
Io !! Bene grazie e tu ??? …Complimenti …No, ti telefono per la pratica del sig. Fiorenzo Attanasio….si il progetto l’hai
Bocciato di nuovo !! ….Ah, tu non ci sei stato all’ultima seduta della Commissione Edilizia….Ah, alla prossima…
Sicuro ???... Me l’assicuri veramente ??? Va bene, ti credo…e ti abbraccio….In bocca al lupo per il Consiglio…..(richiude
Il telefono a Fiorenzo) Tutto a posto !! Adesso hai sentito pure tu….Ripresenta il progetto e vedrai che alla prossima
Commissione verrà approvato…..
FIORENZO.—Tu scine che sei nu sinaco e non chi lu pappagallo di Mintinero !! Grazie, per adesso e lascio la Buonasera !
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SINDACO. —Antonio, scusami per questo contrattempo, ma altrimenti non me lo sarei tolto di mezzo….Ero venuto per
Ricordarti la pratica del mare….La pulizia quest’anno deve iniziare il 1° Maggio in concomitanza delle festività della
Marina…
ANTONIO.—Non dubitate, signor Sindaco…
SINDACO.—Ancora un’altra cosa….A che punto sono gli allacci alla rete idrica delle Case Popolari ??
ANTONIO.—Devono essere ancora autorizzati…
SINDACO. —Cerca di accellerare i tempi…Io adesso scappo….Devo andare a fare la Giunta….Ciao, Antonio e scusami di
Nuovo….Porgi le scuse pure a tua moglie…..
ANTONIO.—Non vi preoccupate….riferirò (chiama Nicoletta e poi Sandra) Nicoletta, Sandra…avete finto di origliare ??
NICOLETTA. —(entra seguita da Sandra) Io la politica non la capirò mai….Uno pi fa la casa addeve approvare prima lu
Pruspette….Nin ha da fa preme li pidimenti ??
SANDRA. —Mamma, il progetto….Suonano alla porta)
NICOLETTA.—Vaje ad prire io….
ANTONIO.—(a Sandra) Certo che mammite nghi la gnurantità ci fa a schizzoni !!
NICOLETTA — (dopo un momento di silenzio, dall’esterno, con tono ironico) Ma nooo!... Lei non disturba mai.
SCENA TERZA
Detti indi Elda
ELDA — (fa capolino alla porta di sinistra, più maligna, astiosa e curiosa del solito. Si guarda intorno, poi si precipita a
socchiudere la porta di destra, inette la testa verso l’esterno. La seguono Antonio, Sandra e Nicoletta, tutt’e tre mogi,
mortificati, abbacchiati) Bonasera….Bello! Magnifico!... (Tira fuori la testa e s’avvicina ai tre, con evidente invidia)
Anche la lavapiatti ! (Invidiosa, ipocrita) Sono contenta e felice... L’avevo sentito a dicere che il signor Serracapriola
faceva molte spese, ma così... non ci credevo proprio. (A Antonio) Tutte le bidelle della Scuola chiacchierano e sparlano,
Tutte invidiose, naturalmente. Io non avevo mai trovato il tempo di venire a farvi visita, ma stasera mi sono detta…” O stasera..o stasera” !! Disturbo mica ?
ANTONIO,NICOLETTA e SANDRA—(contemporaneamente, guardandosi rassegnati e ironicamente a vicenda) Nooo!
SANDRA—S’immagini... E’ un piacere... (Pausa di disagio collettivo con sorrisetti reciproci).
ELDA — (indica una sedia) Pozzo ?
NICOLETTA — (sarcastica) Prego, signora Fissante! Facciate come se “fozzate” a casa vostra.
ELDA — Grazie (siede e si guarda intorno).
SANDRA — (dispettosa, indica l’apparecchio telefonico) Abbiamo pure il telefono.
ELDA. — (interrompe, astiosa e maligna) E bravo, il nostro signor Serracapriola! Lui si lamenta, piange miseria... E poi ?
Fa rimanere tutti i colleghi a bocca aperta. (Breve pausa) Io, a Natale, mi compro la pelliccia di “visione”...
NICOLETTA — (subito, dispettosa) Anch’io !
ANTONIO — (come se fosse stato colpito da una mazzata barcolla e cade a sedere).
ELDA — (sospira) Eh già... Ci sono fortune e fortunate... (indica Antonio) Lui tiene uno stipendio di poche lire superiore
al mio... (indica Sandra) Ma lei avrà già un buon stipendio... (indica Nicoletta) E lei, come donna di casa, risparmia nelle
spese di mangiare e di vestimento... (amara) Io, invece, da quando è morto maritimo, tengo tutta la casa sulle mie spalle.
Devo fare da sola, io! Meno male che ci ho mia madre che mi fa compagnia…e la gattuccia….Mi fa certe accarezxamenti
e certe leccate di piedi !!! Quando arivengo dalla Scuola, mi levo le scarpe e lei mi lecca dalla punta dei piedi e…a venire
sopra… e viceversa !!
NICOLETTA — (ironica) . . . e non ti puoi rimaritare ?
ELDA — (sospira) Dove lo trovo nu marito come la bonalme di Giuvanni “Lu Stramazzare” !!
ANTONIO — Picchè “Lu Stramazzare” ??
ELDA — (amara) Eh…Tu si giovane e nin li si putete canoscere…La bonalme di Giuvanne ad ogni “suonata” mi faciave
Stramazzà nderra come ‘na gatta….
ANTONIO — Sarà…. Però so’ sintuto a dicere che pure Fulgenzio zi vo’ ariccasare
ELDA — Esse cazze….Secodo te, je mi jasse a pigliare chi lu vratacchiene...
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SCENA QUARTA
Detti poi Sandro indi Andrea
SANDRO.—(Rientra) Mami, fuori ci sta un bel giovanotto che chiede (vede Elda e cambia tono di voce) di Sandra
NICOLETTA — (a Sandra) Che aspetti ? Vai ad aprire, va’.
SANDRA — (preocupata che Elda non se ne và, rassegnata, esce a sinistra).
ELDA — Io levo l’incomodo. (Distende le gambe, si solleva pò dalla sedia, rassetta la gonna e siede di nuovo.
Delusione di Antonio e Nicoletta).
SANDRA — (dall’esterno) Da questa parte, Andrea.
ELDA — (si alza in piedi, ma rimane accanto alla sedia).
ANDREA — (entra da sinistra con Sandra. È un giovane sui 30 anni, distinto ed elegante, che ispira fiducia) Buonasera..
SANDRA — (presenta) La mamma... Il papà... Il ragioniere Andrea Cimanni, quasi laureato.
ANDREA — (stringe la mano ai due) Felicissimo!... Lietissimo! ... (nota la presenza di Elda, la quale gli sorride. La
indica) Una cugina? (Stringe la mano che Elda gli porge, molto emozionata) Onoratissimo!
SANDRA — No, Andrea. La signora Fissante è una collega di mio padre.
SANDRO.—(Sottovoce ad Andrea) Uffa !!! E quanto rompe !!
ANDREA — (rimane un istante sconcertato poi dice) Onoratissimo lo stesso! (Pausa imbarazzante, durante la quale.
Andrea attende l’invito a sedere, mentre Sandra, Antonio e Nicoletta fissano con espressione sempre più irritata
l’immobile Elda).
SANDRO.—Signora Fissante, mi sembra di aver sentito la voce di vostra madre che chiamava…
ELDA — (con un sospiro che sembra un lamento) Be’...allora io devo andare.
SANDRA — (contenta, le indica la porta di sinistra) L’accompagno!
ELDA — Conosco la strada. (Tende la mano a Andrea) Arrivederla, dottor Cimanni. (Con tono quasi sentimentale) Io e
mia madre beviamo sempre i suoi girgerini e le sue azzose. Ci fanno leccare i baffi!
ANDREA — (spiritoso, mentre le stringe la mano) E la prima persona che me lo dice! (sorride).
ELDA — (sorride per condiscendenza. A Antonio, a malincuore) A domani, signor Serracapriola.
ANTONIO — Buona, notte, signora Fissante.
ELDA — (saluta Nicoltta con un cenno del capo, fa un ampio sorriso a Andrea, quindi esce di malavoglia a sinistra,
seguita e quasi spinta fuori da Sandra).
NICOLETTA — (indica una sedia accanto al tavolo) Prego, signor Cimanni.
ANDREA — Grazie, ma mi chiami Andrea, per favore (siede. Così Antonio e Nicoletta, mentre Sandro resta in piedi).
ANTONIO — (non sa cosa dire, poi) Ha trovato qualche difficoltà a venire fin qui? .
ANDREA — Con la macchina è stato un momento. Questo posto è magnifico. (Sguardo dispettoso di Antonio a
Nicoletta) Si.. si, mi è sempre piaciuto vivere in campagna. (Sguardo dispettoso di Nicoletta a Antonio).
SANDRA — (rientra da sinistra) Finalmente se n’è andata. (Siede accanto a Andrea) Non è cattiva, no. Ma quanto pesa!...
ANTONIO — (dopo qualche momento di silenzio imbarazzante) Quando avremo il piacere di conoscere i suoi genitori?
ANDREA — Di giorno feriale mio padre è sempre molto occupato. A casa o in fabbrica, certe sere lavora sino a
mezzanotte. (Sorride) Per fortuna sente la domenica. Allora dimentica gli affari, si attacca al volante, e via!... Cosi, anche
per me e per mia madre, le gite domenicali sono diventate una specie di... come dire?
SANDRO — (interviene) . . . valvola di sicurezza.
ANDREA — Proprio ! Una valvola di sicurezza degli affanni d’una settimana nella giungla! (Sorride con Sandra Sandro e
Nicoletta. A Antonio, che è rimasto serio) Potremmo fare una gita tutti insieme.
ANTONIO — Io, veramente...
SANDRA — (interviene) Oh, sì! Anche a papà piace andare fuori città. (Poetica) Il verde dei prati, l’aria pura, il profumo
dei pini, i colori dei fiori...
ANTONIO — (continua ironico) . . . pane – frittata con i peperoni e formiche! (Sorridono).
NICOLETTA — Mio marito scherza. Pensi che qualche giorno fa diceva: “Voglio comprarmi una macchina fuoriserie”.
(Antonio la guarda con occhi sbarrati) Eh, se non ci fossi io che lo limito nella spese... Cambierebbe automobile tutti i
mesi.
SANDRO.—E’ vero papi ??
ANTONIO — (ironico) Se lo dice mami e meno male che c’è lei (indica Nicoletta) che mi limita... Infatti ho una 500 di
seconda mano.
SANDRA — (con evidente intenzione di elencare a Andrea gli elettrodomestici che posseggono) Mentre me ne ricordo,
mamma... Domani telefona all’operaio, perché venga a riparare la porta del frigorifero, scomparto surgelati, la centrifuga
della lavatrice, e il filtro della macchina da caffè espresso.
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ANTONIO — (boccheggiante) S’è già rotto tutto ?
NICOLETTA — (evasiva) Piccole cose. (A Andrea) Quante scocciature danno gli elettrodomestici ultimo modello!... Io e
Sandra non volevamo comprarli, ma lui (indica Antonio) ha insistito così tanto!...E noi per non farlo acitare…
ANTONIO — (per trattenere il riso, gli va di traverso la saliva e tossisce, sottovoce). E scene je mi ingitivo !!
SCENA QUINTA
Detti poi Helen
HELEN. —Buonasera (Bacia sulla guancia il padre, poi la madre)
NICOLETTA. —Adesso torni dalla danza ??
HELEN. —Si mamma…Oggi mi sono stancata molto…Questo giovanotto è il fidanzato di Sandra ??
ANDREA. —Ciao, mi chiamo Andrea…Si sono il fidanzato di Sandra.
HELEN . — (ad Andrea) Pratichi qualche sport ?
ANDREA — Il calcio amatoriale e niente più. Tu invece devi essere molto brava, si vede dal fisico.
HELEN. —Non molto, ma grazie del complimento…Mamma, io vado dentro a studiare perché per domani ho un sacco di
Compiti da fare…Arrivederci Andrea…
SANDRO. —Vengo pure io…Ciao Andrea….(esce con Helen sulla sinistra)
SCENA SESTA
Andrea, Nicoletta, Antonio e Sandra
ANDREA. —Ciao Signorina… Anche mio padre è molto sportivo. (A Antonio) Lei va ad assistere alle partite di calcio?
ANTONIO — No.
ANDREA — (stupito) Allora non è uno sportivo!
ANTONIO — Perché non vado a gridare e a soffrire freddo o caldo allo stadio?
ANDREA — (risentito) Per lei, insomma, chi va a vedere le partite di calcio, come mio padre e me, è poco più di un
cretino?
ANTONIO — No, signor Cimanni, non ho detto questo. Però penso che non si possa chiamare “sportivo” uno dell’età mia
e di suo padre che si limiti a guardare, e a “chiacchierare” di sport, o dei calci di quegli “atleti” che ogni anno vengono
venduti, comprati e rivenduti, come se fossero degli schiavi.
ANDREA — Schiavi?!?
ANTONIO — Certo, con la differenza che gli schiavi d’una volta lavoravano comebestie, mentre questi schiavi del
ventesimo secolo guadagnano fior di miliardi e per giunta sono coccolati, mantenuti nella bambagia... e non fanno goal !
NICOLETTA — (preoccupata delle espressioni negative di Andrea) Non gli dia retta. Mio marito è un po’ (si batte una
tempia con l’indice, come per dire “matto”).
ANTONIO — (risentito) Eh no, Nicoletta! Grazie al cielo, sono sanissimo.
ANDREA — (ironico) Sentiamo allora qual è, secondo lei, lo sport autentico.
ANTONIO — A mio parere, l’unico che sia rimasto veramente genuino, poiché non sonoancora riusciti a rovinarlo con il
denaro, è la maratona.
ANDREA — (ride, indicando Antonio) La maratona! ... Dice la maratona!(Nicoletta e Sandra per assecondarlo, ridono
con sforzo evidente).
ANTONIO — Sissignore! La maratona. (Con crescente entusiasmo e sentimento, si rivolge quasi esclusivamente al
pubblico) Ma ve l’immaginate? Un uomo che cammina a piedi, addirittura per chilometri, con il solo aiuto di un paio di
scarpe, dei suoi muscoli, nervi, polmoni.., e un cuore grande così! E come una stupenda ribellione all’ossessiva
meccanizzazione moderna. E una contestazione pura. Pensate... Un uomo “solo”, che fa l’atleta in uno stadio che ha per
gradinate i bordi delle strade, e per confine l’orizzonte... (rimane incantato, con lo sguardo nel vuoto).
ANDREA — (disorientato, ma deciso a non cedere) Lei, signor Serracapriola... Lei è un superato! (a Sandra) Scusa, ma
glielo devo dire.
NICOLETTA — (per alleggerire la tensione) Sandra, vai a prendere caffè-dolce-vino.
ANDREA — (si alza in piedi) No, signora (si alzano anche i tre). Scusami, Sandra. Prego anche lei, signora, di scusarmi.
Ma questa atmosfera non è adatta a me, alle mie aspirazioni, ai miei gusti.
ANTONIO — (esasperato) Eppure c’è tutto! Dal congelatore alla lavastoviglie, dalla macchina caffè espresso all’Hai Fai,
al cucù! C’è tutto ciò che oggigiorno fa atmosfera da Signori.
ANDREA —Manca l’apertura mentale al progresso.
ANTONIO — La vendono a rate ?
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ANDREA — (disorientato) Sì. Cioè ! No.
ANTONIO — Allora non m’interessa, poiché ho già speso anche la tredicesima dell’anno prossimo.
ANDREA — (vorrebbe obiettare, ma si limita a guardare tutti, con espressione rabbiosa, poi esclama) Addio! (e si avvia
verso sinistra).
NICOLETTA — Aspetti, signor Cimanni. Mio marito...
ANDREA — (senza fermarsi, quindi uscendo a sinistra, seguito da Nicoletta, dice ad alta voce) No, signora! Io, con suo
marito, non andrei mai d’accordo!
SCENA SETTIMA
Nicoletta, Antonio e Sandra
ANTONIO — (alla porta di sinistra) Non faccia chiasso per le scale. (Lunga pausa, durante la quale Sandra fissa
Antonio. Da sinistra rientra Nicolta, mogia mogia,, si ferma a fissare il marito. Questi, tranquillo, guarda l’una e l’altra,
poi sorride) Mi vorreste sbranare, eh?
NICOLETTA — Cosa t’ha pijete lu male di Sandidinato ?
SANDRA — (abbattuta) Perché hai fatto così?
ANTONIO — (si avvicina a Sandra affettuoso) Perché voglio bene a te, al tuo Andrea Cimanni, a lei (indica Nicoletta), e...
e pure a me.
NICOLETTA — (borbotta) S’è ammattete.
ANTONIO — No, carissime. Pazze siete state voi a pensare che vi assecondassi nel vostro bluff, nelle vostre vanterie.
(Sorride) La fuoriserie... L’elenco degli elettrodomestici pseudo-scontronati... (a Sandra) Hai dimenticato di dire che s’era
rotto pure il cucù. (Breve pausa) Cara Sandra... Cara matarassara... Non è sulle menzogne che si costruiscono solide basi
matrimoniali.
SANDRA — (sussurra) Hai rovinato tutto...
ANTONIO — Se quel giovanotto è un uomo come intendo io, capirà presto che tu, noi, vogliamo veramente bene a lui, e
non alle gazzose di suo padre!
NICOLETTA — Che farà adesso?
ANTONIO — Semplicissimo. Proprio perché non l’abbiamo circondato di accondiscendente ipocrisia... (sorride) come
avevate intenzione di fare voi due... ma si e sentito dire chiaro e tondo delle buone ragioni contrarie al suo modo di pensare,
sono convinto che ci stima di più. (Squillo del telefono. Tutti e tre sussultano e fissano l’apparecchio, senza muoversi).
SANDRA — (emozionata) Sarà lui?
ANTONIO — Troppo presto. (A Nicoletta) Rispondi tu, per favore.
NICOLETTA — (al telefono) Pronto... (Assume un ‘espressione seccata e fa cenni agitati verso sinistra, mentre dice a
denti stretti) No, signora Fissante... Lei non disturba mai. (Sandra sbuffa, Antonio le fa cenno di calmarsi) No, non è
accaduto niente... Certo, signora Fissante, stiamo tutti bene... Il signor Cimanni se n’è andato, perché... (copre il microfono
con una mano e chiede a Antonio) Chi je devo accontare a questa?
ANTONIO — (seccato) Perché aveva altro da fare.
NICOLETTA — (al telefono, ripete meccanicamente) Perché aveva altro da... (si interrompe) Cioè, volevo dire... (sbotta)
Ma a lei, signora Fissante, cosa gliene importa?
ANTONIO — Per carità!... (Toglie il ricevitore dalle mani di Nicoletta. Gentilissimo) Pronto, signora Fissante... Scusi mia
moglie... Scherza sempre, scherza... Ah, certo... Il fidanzamento ufficiale si farà... Il giovanotto ha sentito, ha sentito... un
dolore al ginocchio che gli rispondeva nella testa! L’emozione, si... (A denti stretti) Grazie tante, signora Fissante, del suo
continuo interessamento per noi... Tanti ossequi alla sua gentile madre... Dorme già ? La svegli e la saluti.. A domani sì.
Buona notte. (Posa il ricevitore e sbuffa) Non ne posso più! Mi ha rotto li zarrille !!
SANDRA — (affettuosa) Coraggio, papà...
ANTONIO — Vi prego andate di là , perché tra un po’ c’è la riunione condominiale. (Sandra esce a destra .Nicoletta
resta). Non hai sentito ??
NICOLETTA. —Scene, sono sentuto….Ma nin ti servono le carte ??
ANTONIO — (si dà una manata sulla fronte) È vero! (si agita) Dove hai messo gli incartamenti delle riunioni dei
comproprietari?
NICOLETTA — Di là (indica a destra, ironica), nel cestino delle patate.
ANTONIO — (indignato) Coosaa?!?... I documenti ufficiali del condominio, che quale amministratore dovrei custodire
con cura, tu li hai messi fra le patate? È il colmo (si avvia verso destra).
NICOLETTA — Ah! (Antonio si ferma) Non fare l’atto di offrire il caffè, perché non ne abbiamo. Anzi, sarebbe ora di
smetterla di fare le riunioni qui.
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ANTONIO — L’amministratore sono io, quindi...
NICOLETTA— (interrompe) No no…So’ saputo che nelle altre case a riscatto della zona, le assemblee le fanno nel
corridoio della cantina.
ANTONIO — Sarà. Tu, ad ogni modo, lascia sul tavolo l’Amaro Cora e un pacchetto di fru – fru e quando saremo riuniti
non venire a ficcare il naso.
NICOLETTA — Stai tranquillo. Io sto di là (indica a destra), buona buona. Tanto di là si sente tutto
SANDRO.—(rientra in casa tutto sudato)..Ciao mami, ciao papi..
ANTONIO. —(trai denti) Questa m’ ha fatto passà la contentezza e m’ha fatto ariminire l’incazzatura !
NICOLETTA. —Sandro, è questa l’ora di ritornare ??
SANDRO.—Ma mami, sono andato in piscina, il turno è dalle sette alle otto…mi sono fatto la doccia, mi sono asciugato i
Capelli, sono passato davanti alla pizzeria e mi sono comprato una pizzetta…ed è venuta quest’ora….
ANTONIO.— Ed a studiare “aria alla pompa”…..
NICOLETTA. — (ad Antonio) Ca quesse mo si matte satte…(a Sandro) Nin è lu vere mammà ? Mo sù …vatti a mettere
satte a studià !!
SANDRO. — Si, mami….Ciao papi !! (esce per la sinistra)
SCENA OTTAVA
Antonio, Nicoletta poi Liberti, Elda, Giacomo Chestrano
ANTONIO.—Quesse tra nu ccone surnacchijaje gne nu porce sopra a chi li lebbre, addre che studia !!
NICOLETTA. —Canda si cacante…fammitelo dire !! (Squillo di campanello. Col tono degli annunci ferroviari)
I seccatori sono in arrivo sul primo binario!
ANTONIO — Zitta. Vai ad aprire. E sorridi. So – rri - di.
NICOLETTA — (fa un sorriso che è una smorfia) Il sorriso della dentiera! (Esce dalla comune).
ANTONIO — (si dà una manata sulla fronte) Le patane!... Cioè gli incartamenti (esce in fretta a destra).
NICOLETTA --- (dall’esterno) Avanti, signori. Avanti.
LIBERTI — (entra dal fondo seguito da Elda, Giacomo Chestrano e Nicoletta) Disturbiamo sempre, vero signora?
NICOLETTA —(tra sé) A me lu vu dece ?? (poi con una cortesia che rasenda il sarcasmo) Tutt’altro, caval-dottore.
Pardonne! Cavaliere-dottore.
LIBERTI — (borioso) Mi chiami soltanto “signor” Liberti. O se proprio vuole “cavaliere”. Così, tanto per gradire e
Per non deludere coloro che si sono interessati per questa onorificenza.
GIACOMO CHESTRANO — (con tono servile e ipocrita che userà d’ora in poi quando darà ragione a Liberti) Dice
bene, cavaliere.
LIBERTI — (lusingato, risponderà sempre con un lieve sorriso) Grazie, ragioniere.
GIACOMO CHESTRANO — (e. s.) Prego, cavaliere.
SANDRA. —(entra e saluta tuti) Buonasera signori….
TUTTI. —(rispondono al saluto) Buonasera signorina.
SANDRA. —(esce di nuovo verso destra)
ELDA — (seccata anche dai salamelecchi fra Giacomo Chestrano ed il Dottor Liberti) Zi puteme assettà, signora
Serracapriola?
NICOLETTA — E mo anzi…Prego, s’assettiscano (a denti stretti), come se fossero in casa loro.
ANTONIO — (entra da destra, tenendo in mano una copertina di cartoncino contenente quattro pezzi di carta grandi
come un biglietto del treno, e alcuni altri fogli formato protocollo. Saluti a soggetto e molti sorrisi fra Giacomo e i tre
colleghi mentre)
NICOLETTA — (borbotta) Con permesso (ed esce a destra).
ELDA.— (mentre si siede con gli altri, maligna) E la prima volta che ci ariuniamo, da quando il signor Serracapriola s’è
Rifatto la mobilia.
ANTONIO — (finge di non sentire) Loro, come al solito, hanno la delega di almeno un altro collega?
GIACOMO CHESTRANO — Certo. Tuttavia non posso fare a meno di rilevare che ogni nostro collega comproprietario
dovrebbe sentirsi in dovere di partecipare alle assemblee condominiali.
LIBERTI — Non dimentichi, ragioniere, che c’è la libertà.
GIACOMO CHESTRANO — Ha ragione, cavaliere.
LIBERTI — Grazie, ragioniere.
GIACOMO CHESTRANO — Prego, cavaliere.
ANTONIO — Dunque, tra presenti e deleghe, è rappresentata a questa riunione la percentuale bastante perché sia valida.
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LIBERTI — Bene, passiamo all’ordine del giorno.
ANTONIO Sì. (Legge) “Primo: frequente ostruzione e puzza del condotto fognature che attraversa il cortile”.
ELDA — Bisogna provvedere con urgenza alla riparazione.
LIBERTI — Tutti d’accordo, direi... E direi di dare l’incaricodella riparazione alla solita impresa.
GIACOMO CHESTRANO — D’accordo, cavaliere.
LIBERTI — Grazie, ragioniere.
GIACOMO CHESTRANO — Prego, cavaliere.
ANTONIO — (a Elda) Approva anche lei?
ELDA — Senz’altro.
ANTONIO — Sta bene. (Scrive un appunto) Lunedì provvederò.
LIBERTI — (impaziente) Proseguiamo.
ANTONIO — Subito. (Legge) ((Secondo: posizione morale del dottor Liberti Lorenzo...
GIACOMO CHESTRANO — Aggiunga “cavaliere”.
LIBERTI — Grazie, ragioniere.
GIACOMO CHESTRANO — Prego, cavaliere.
ANTONIO — (ha corretto e rilegge) Posizione morale del cavaliere dottor Liberti Lorenzo.
ELDA — (ipocrita) Che significa?
LIBERTI. — (a Antonio che fa l’atto di parlare) No, prego! Spiego io (si alza in piedi). Mi alzo, perché seduto mi
confondo. (Breve pausa. Con slancio teatrale) Poiché fra i colleghi comproprietari corre voce che io abbia approfittato di
raccomandazioni.., direi... “romane”, per ottenere l’assegnazione dell’alloggio a riscatto, chiedo a questa assemblea una
ritrattazione “Ufficiale” di tali insinuazioni che.., direi... “ledono” il mio nome ed il mio prestigio (siede).
GIACOMO CHESTRANO — S’immagini, cavaliere....
ELDA — (falsa) Ie nin so’ mai sentito dire una cosa simile.
LIBERTI — E lei, signor Serracapriola, cosa ne dice?
ANTONIO — Mah!... Potremmo mettere a verbale le sue parole, e la smentita dei comproprietari (indica Elda e
Giacomo Chestrano).
LIBERTI — No no no. Non basta. Per mia completa soddisfazione chiedo “votazione segreta”.
GIACOMO CHESTRANO Giusto, cavaliere.
LIBERTI — Grazie, ragioniere.
GIACOMO CHESTRANO — Prego, cavaliere.
ELDA —Ma non è lu caso.
LIBERTI — Invece sì, signora Fissante! Lo è, e come! (a Antonio) Proceda.
ANTONIO — Facciamo così: con un “NO” diciamo “NO” alle calunnie contro il cavaliere dottor Liberti; con un “SI” le
approviamo. Ecco le schede (dà a ciascuno un pezzo di carta delle dimensioni di un biglietto del cinema, e ne tiene uno
per se’).
LIBERTI — (rifiutando il suo pezzo di carta) Eh no! Io non voto.
ANTONIO — (lo ritira) Come vuole. Tuttavia il regolamento le dà diritto di votare.
LIBERTI — (riprende il suo pezzo di carta) Allora lo esercito. Naturalmente, per l’onestà che... direi.., modestamente mi
distingue, darò scheda bianca. Anzi! Voterò “SI”, ovvero approverò, per sfida, le calunnie contro di me. Tanto sono sicuro
che loro...
GIACOMO CHESTRANO e ELDA — (contemporaneamente) Non dubiti cavaliere. Abbatteremo le calunnie!
ANTONIO — Hanno penna o matita?
GLI ALTRI — Sì.
ANTONIO — Allora votino.
LIBERTI — “Segretamente”, mi raccomando. “Se-gre-ta –men-te”
ELDA, GIACOMO CHESTRANO e LIBERTI — (si alzano in piedi e cercano un angolo della camera per votare. Dopo
alcuni ridicoli spostamenti a soggetto, si fermano: Elda e Giacomo Chestrano negli angoli a destra e sinistra, in fondo;
Liberti al centro, in fondo. Tutt’e tre con la schiena rivolta al pubblico).
ANTONIO — (vota seduto al suo posto, mentre si sente squillare il campanello che nessuno sente).
SCENA NONA
Detti, Sandro, Sandra ed Andrea
SANDRA.—(che ha sentito suonare il campanello ed ha visto dalla finestra l’arrivo di Andrea, zitta, zita passa in mezzo
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alla scena e va a ricevere Andrea… Poi con Andrea ripassa in scena)
SANDRO — (entra cautamente da destra: vede i tre in quella posizione, trattiene a stento il riso, e in punta di
piedi si avvicina al padre. Sottovoce). Papi, li hai messi in castigo?
ANTONIO — Stanno votando. E tu così studi ?? Vai via. Non mi ti far vedere in mezzo ai piedi…..Torna presto !!
SANDRA. — Ve bene !!(in punta di piedi esce per la comune).
ELDA, GIACOMO CHESTRANO e LIBERTI — (si voltano e tornano a sedere ai loro posti, piegando in quattro il
pezzo di carta).
ANTONIO — (che ha già piegato il suo, lo pone in mezzo a tavolo, subito imitato dagli altri) Per favore, signora Elda
(indica i pezzi di carta), li mescoli un po’.
ELDA — (esegue) Ecco fatto.
ANTONIO — (allunga una mano) Procedo allo scrutinio.
LIBERTI (gliela ferma) Allora siamo intesi. I “NO” daranno ragione a me; i “SI” approveranno le calunnie. (Lascia libera la mano di ANTONIO) Faccia pure lo scrutinio.
ANTONIO — (prenderà i pezzi di carta uno per volta, li distenderà lentamente, leggerà ad alta voce il voto, poi li poserà dinanzi a sé: i “NO” a sinistra, i “Si” a destra) “NO” (evidente soddisfazione di Liberti) “SI”.
LIBERTI — (scrolla le spalle) Oh, be’
ANTONIO — “SI”. (Imbarazzo generale. Liberti si agita sulla sedia) E l’ultimo... “SI”.
LIBERTI — (livido di collera, balza in piedi e guarda tutti: Giacomo Chestrano e Elda abbassano il capo; Antonio scrive.
A denti stretti) Grazie.
ANTONIO — Ho scritto a verbale: (legge con tono freddo) “Le cosiddette “calunnie” sono state approvate con tre
“SI”, contro un “NO”.
LIBERTI — (rabbioso) Sono capace a contare da solo! (Volta le spalle a tutti e va verso il fondo, dove rimarrà immobile,
con i pugni chiusi dietro la schiena).
ELDA — (a Antonio, dopo un silenzio imbarazzante) C’è altro?
ANTONIO — No.
ELDA — Allora... (si alza, guarda tutti, borbotta) Buongiorno (ed esce in fretta per la comune).
ANTONIO — Buongiorno (si alza e va a riporre in qualche posto la cartella degli incartamenti).
GIACOMO CHESTRANO - (mogio mogio si alza e si avvicina alle spalle di Liberti) Cavaliere...
LIBERTI — (Senza voltarsi) Mi lasci in pace!
GIACOMO CHESTRANO — Volevo soltanto farle notare che quell’unico “NO” potrebbe essere il mio voto.
LIBERTI — (Si gira di scatto, e lo fulmina con uno sguardo terribile) Basta così! (e riprende la posizione di prima).
GIACOMO CHESTRANO — (confuso) Come, non detto, cavaliere. Buongiorno. Signor Serracapriola... (esce a sinistra).
SCENA DECIMA
Antonio e Liberti
ANTONIO — Arrivederla, ragioniere.
LIBERTI — (si volta, e avanza verso la ribalta, molto avvilito e nervoso) Scusi se mi sono trattenuto, ma non vorrei che
mia moglie mi vedesse con questa faccia.
ANTONIO — Posso offrirle qualcosa? Magari un Amaro Cora o un fru - fru?
LIBERTI — No.
ANTONIO — Comunque non dia eccessiva importanza a questa faccenda. Del resto c’era anche un “NO”.
LIBERTI — (aggressivo) Non avrà mica il coraggio d’affermare che era suo?
ANTONIO — No, ma...
LIBERTI — (interrompe) Meno male! (isterico) Perché era mio!
ANTONIO — (sinceramente stupito) Lei però aveva detto che...
LIBERTI — (interrompe, sempre più eccitato) Avevo detto, avevo detto!... Cosa crede? Che in qualsiasi votazione, i
candidati votino scheda bianca, o addirittura per i loro avversari? Fa parte della libertà votare per noi! Piuttosto, è di lei
che mi stupisco.
ANTONIO — Perché ?
LIBERTI — Almeno lei... Il mio impiegato... direi “prediletto”, avrebbe dovuto sentire il dovere di votare a mio favore. A
favore del suo capo ufficio.
ANTONIO — Io, veramente, conosco un solo dovere: quello d’essere in pace con la mia coscienza.
LIBERTI — (indignato) Ah!... La sua coscienza, dunque, è contro di me?
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ANTONIO — Assolutamente no. Ma dice quello che pensa; quello che le pare giusto.
LIBERTI — E’ il colmo!... (perfido e maligno) Veramente è da un po’ di tempo che lei mi è nemico.
ANTONIO — (sorpreso) Si sbaglia dott... Cavaliere!
LIBERTI — No no no. Lei mi è nemico da quando ha rifiutato il mio invito a cena.
ANTONIO — Solo perché costava cinquemila lire, e io non potevo spenderle.
LIBERTI — Il ragionier Giacomo Chestrano mi ha riferito diversamente.
ANTONIO — Le ha riferito male.
LIBERTI — Serracapriola! Non insista.
ANTONIO — Come vuole...
LIBERTI — (sempre più perfido e maligno) Già... Me l’avevano detto che lei parla sovente e volentieri di coscienza e di
onestà, soprattutto se vuole negare un favore a un collega, o un riguardo a un superiore. Però farebbe meglio a guardarsi
intorno... Vicino, molto vicino.
SCENA UNDICESIMA
Detti poi Nicoletta, Sandra ed Andrea
NICOLETTA — (dall’esterno a destra, sbotta) Questa, poi!... (entra agitata, poi si rivolge all’interno) Sandra !...
Andrea!... Venite anche voi. (Si avvicina a Liberti con aria minacciosa, mentre da destra entrano Sandra e Andrea).
ANTONIO.— (sorpreso) Nicoletta!... Tu, lei (indica Sandra) e lui (indica Andrea) non avevate litigato ?
SANDRA.—Abbiamo fatto pace…
ANTONIO. — Che c’entrate nei nostri discorsi ?!
NICOLETTA — (a denti stretti) Che c’entrano ?!! ….Prova a chiederlo al tuo capo ufficio.
ANTONIO — (gentile, a Liberti) Mi scusi, cavaliere... Ma se si tratta di qualcosa che riguarda i miei familiari, la prego di
spiegarsi.
LIBERTI — (dopo un attimo di esitazione) ... e sta bene. Del resto è soltanto una voce... Una voce che però corre
insistentemente nei nostri uffici del Comune.
SANDRA — (sconvolta) No! Non lo dica.
ANTONIO — (a Sandra) Tu stai zitta.
LIBERTI — Eppure è proprio di lei che si parla.
ANTONIO — Di mia figlia ? Nei nostri uffici si parla di mia figlia !?
NICOLETTA. —E mica si fateje a lu Cummune !!!
LIBERTI — Sì. Dicono che sua figlia sia... come dire ?... Poco seria, ecco.
ANTONIO — (ènelle stesse condizioni di chi abbia ricevuto una mazzata sul capo. Diventa serio, deciso) E lei, cavaliere,
crede a queste chiacchiere?
LIBERTI — Be’... Considerato che alcuni giorni fa è addirittura andato a monte un fidanzamento, dopo un violento alterco
in questa casa...
ANDREA — (indignato, fa l’atto di intervenire, rivolto a Liberti) Scusi, ma...
ANTONIO — (lo ferma) No! Andrea, tocca a me !! (risoluto, come lo sarà d’ora in poi) Risponda, cavaliere! Lei crede sul
serio che mia figlia sia una ragazza leggera ? (Liberti esita) Risponda !
LIBERTI — (intimorito) Si calmi, signor Serracapriola ! E non dimentichi che sono un suo superiore.
ANTONIO — (scoppia) Macchè superiore o inferiore!... Qui, in questo momento, ci sono soltanto due uomini, uno dei
quali, lei , ha offeso l’altro. Dunque l’altro, io, ha diritto dì pretendere delle spiegazioni, e magari delle scuse.
LIBERTI — Oh, insomma!.. Non crederà mica d’impressionarmi. Anzi, aggiungo che penso non si possano fare tutte le
spese che lei ha fatto in questi ultimi tempi, senza che ci sia sotto qualcosa di poco pulito.
ANTONIO — (smarrito) Lei... Lei non sa quello che dice.
BBRTELLI — (incalzante) Nelle sue mani passano pratiche per il rinnovo dei contratti con le imprese. Quello dell’impresa
di manutenzione Ravello, per esempio, venne rinnovato a mia insaputa. Ed è proprio da allora, cioè un paio di mesi fa, che
lei ha cominciato a spendere e spandere.
ANTONIO — (che ha ascoltato a capo chino, ora lo solleva e fissa Liberti con un ‘espressione terribile di sdegno,
disgusto e disprezzo) Lei è un calunniatore.
LIBERTI — Queste parole le costeranno care.
ANTONIO — (sbotta) Costino quello che vogliono!... Finora ho sopportato ogni sorta d’ingiustizie... L’ho sempre
rispettata e le ho continuamente obbedito, anche quando diceva delle asinate. Mi ha tenuto in ombra, e ho taciuto... Ha
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fatto promuovere diversi colleghi al posto mio e ho detto “pazienza”... Ma adesso lei mi ha colpito in ciò che l’uomo ha
nel cuore: i figli; poi in quello che l’uomo ha nell’animo: l’onestà. Perciò mi ribello ! E dico che lei è un prepotente con i
deboli, un adulatore ipocrita con i potenti e gli Amministratori; e con me, adesso, si dimostra cattivo e ignorante!
LIBERTI — (impressionato) Sign... Signor Serracapriola!
ANTONIO — (ormai lanciato, continua con veemente sarcasmo) L’unica mia soddisfazione è quella di sapere che è
malvisto da tutti i dipendenti del Comune, insieme a quello che abbaia sempre.
LIBERTI — Non è vero!
ANTONIO — (ride nervoso) Nooo ? Se tutti coloro che non lo possono vedere mettessero la bandiera alla finestra,
sembrerebbe festa nazionale!
LIBERTI — (sempre più impressionato) Imp... Impossibile!
ANTONIO — E se vuole saperlo, sia quand’è in ferie, sia quand’è malato, le mandano accidenti a secco, con pioggia e
ombrello!
LIBERTI — (boccheggiante, fa gesti di scongiuro) Da-da...Davvero?
ANTONIO — Sì, perché lei riversa sui dipendenti il veleno che le fa inghiottire sua moglie. Lei è uno di quelli che
complicano il lavoro, facendo fare le cose che pensa di notte. (Ride nervoso) Quando le sento dire (rifà il verso a Liberti):
“Stanotte ho pensato”, mi viene sonno per lei.
LIBERTI — Questo passa ogni misura. (S’avvia verso sinistra, poi si ferma sulla soglia della porta minaccioso) E non
s’illuda che finisca cosi. Ne riparleremo omani, in ufficio. (Esce a sinistra, ripetendo) domani, in ufficio.
ANTONIO.—Domani è un altro giorno !! Mo se non te ne vai ti intorso pure due calci al sedere !!
NICOLETTA — (affettuosa, commossa) Antonio, l’hai detto come “Via col vento”... Io sono tuta “acitata”.
SANDRA — (affettuosa) Anch’io. (si abbracciano tutti. Suona il campanello).
ANTONIO.—(ad Andrea e Sandra) Adesso voi andate al cinema e non fate tardi a tornare…Io vado ad aprire la porta…
SCENA DODICESIMA
Antonio, Sandra, Nicoletta, Andrea poi Folgenzio
SANDRA.—(lo guarda un momento, gli sorride, poi lo abbraccia .e lo bacia sopra una guancia). Sei il più affettuoso e
simpatico padre che si possa desiderare! (esce dando la mano ad Andrea).
NICOLETTA.—Mettetegli il pannolone perché s’è cacato sotto….
SANDRA. —(da fuori) Buonasera, zio Fulgenzio…si mio padre è in casa….
NICOLETTA. —je mi ni vaje dantre, nghi su imbriacone nin ci vuje parlà !!
ANTONIO.— Vale più nu spene di zio Fulgenzio che ‘na motta di vicachi….
FOLGENZIO PIGLIATUTTO. — (dall’esterno, per la comune. E’ un uomo sulla sessantina d’anni che dimostra molto
di più. Piccolo di statura. Barba incolta, veste in modo trasandato. E’ una persona onesta a cui è morta la moglie. Lavora
al Comune come “banditore”, “attacchino”, “necroforo”, operatore ecologico. Porta in mano un bottiglione da 5 litri di
vino ) Scusassero a signoria se aggio insistito tanto a suonare il campanello, ma...(fa significare che il vino pesa)
ANTONIO — (entrando da sinistra con Folgenzio e porgendogli una sedia) Hai fatto benissimo, Zio Folgenzio.
FOLGENZIO.— (si siede e si prepara un a sigaretta con cartina e tabacco) Mi dispiace di disturbare a signurè. Mi so’
pirmesse di purtarte stu carrafungialle di vino
ANTONIO.—Non c’è n’era bisogno…
FULGENZIO.—E immece c’era abbisogno…signuré nghi mà si stato sempre nu galantuomo e perciò…
ANTONIO.—(lo assale un dubbio. Conosce bene Fulgenzio, sa che è un imbroglione ed ancora di più sa che a lui piace
molto il vino, quindi non gli sembrano troppi i 5 litri di vino che ha portato) Zio Fulgenzio, guadami in faccia…A su vino
ci si ammiscato l’acqua…
FULGENZIO.—Mi puzza cicà si nin è tutto vino…Ti putevo portare l’acqua a signurè ??
ANTONIO.—Demme la verità !!
FULGENZIO.—E’ la verità !!
ANTONIO.—Giuramelo..….
FULGENZIO.—Te lo giuro….mezzo e mezzo !! Mezzo vino e l’altro e mezzo acqua di rubinetto !!
ANTONIO.—Certo che non cambi mai !!
FULGENZIO.— Don Antonio, li so’ assaggiato…è una squisitezza.
ANTONIO.—Sa miscuglio doppe ti l’aripurte e mo demme che si minute a fare ?
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FULGENZIO. — Mi è arruvete sta carta da lu Tribbunale e siccome je nin saccio leggere, sono alfabbetico…Li so’ purtato
a signurè che sieto stato sempre argentile con me. (Tira fuori dalla tasca una busta tutta rabberciata e la dà in mano ad
Antonio)
ANTONIO. — (Legge e dopo qualche secondo, mentre Folgenzio ha finito di preparasi la sigaretta e la sta accendendo)
Zio Folgenzio, questa è una notifica del tribunale per il fatto successo durante il Comizio della ultima campagna elettorale.
FOLGENZIO. —(cerca di ricordare) Ah, mo che m’aricordo…Canda jave girenne la machina nghi
l’altoparlante, strilleve gne l’anima dannata…”Massera, alle ore dicidotto si chiuderà la campagna elettorale pi la Mocrazia
Cristiana l’onorevole Sante Gradasso” ed je so’ arisposto: “Fore la faccia nostre !!”.
ANTONIO. — (continua a guardare la lettera ingiuntiva) A ecche di su particolare non parla …Qui dice che il signor
Folgenzio Pigliatutto, attacchino comunale, si rifiutava di attaccare i manifesti per la propaganda elettorale, adducendo
Motivi di ordine pubblico suggeritogli dal Maresciallo dei Carabinieri.. E’ vero questo ??
FULGENZIO.—No, che non è vero…Prima di tutto io non sono il “tacchino comunale” di nessuno e doppe…Je sono detto
Che il Maresciallo ha detto che doppe la mezzanotte di venerdì, nin zi ponna attacà chiù manifesti di propaganda…Ma
doppe la mezzanotte di venerdì e non prima…Se esse si li volevano attaccare si li putevene attaccà.
ANTONIO — Ma l’onorevole l’ha detto al Comizio, je mi l’aricordo…
FOLGENZIO. — Ma ha detto sempre il “tacchino comunale” e non il Maresciallo !...
ANTONIO — No, veramente ha detto così: “ Ha detta dell’attacchino comunale, il maresciallo dei Carabinieri ha vietato di
attaccare i manifesti di propaganda elettorale anche prima della mezzanotte di oggi” che era venerdì.
FOLGRENZIO. — (interrompe) Je nin mi aricordo…Mo aridamme sa lettera che ti adebbo addomandare un piacero.
ANTONIO — Sono tutt’orecchi, dimmi.
FOLGENZIO.—Ecco qua…Signurè, lo sai, che so’ vedovo da quasi trent’anni e tinghe nu feje di trentacinque anni già
Sposato…Norme ci viene a farmi li mmasciate…la pulizia della casa…a lavà chi lu due panni….Ma tiene anche la casa
Sua e doppe a me nin mi piace a dare fastidio…
ANTONIO — (sincero) E lu muccicalle che te lo fa ?
FOLGENZIO.— Me lo faccio io…Mi cocie pure due maccaroni a mezzogiorno ?
ANTONIO. —E lu sugo ?? Ti fai anche il sugo ?
FOLGENZIO. — Veramente ci so’ pruvato…ma ‘na vodda mi asciva troppo denso e acidante…’na vodda acqua – acqua..
Ci stavo quasi per arinunciare a nu bbelle piatte di macarune nghi lu sugo…Quando nu bbelle jurne mi so’ truvato a lu
Negozio di Mastre Guido e so’ veste ‘na scatulella….Lo sono riportato a casa…so’ messe a vullè quattrocento grammi di
Spachetti e saprue ci so’ messe la scatilalle… Adividà che sciccheria…Da leccarsi i baffi !!
ANTONIO — Una scatoletta di sugo ? E come era quella scatoletta ?? Che marca ??
FOLGENZIO.—Che no so…che non so !! Ci sta aritrattata ‘na gattuccia… Ma è veramente buona !!
ANTONIO — (schifato) Mamma mà !!
FOLGENZIO. — Ma a signurè so’ minute a dummannà n’andre piaciare…M’avessa da truvà ‘na moje…Pure si nin è
Chiù tanto giovane…solo pi farmi compagnia e cacche arsfrischiatelle ugne tante !...
ANTONIO — Zio Folgenzio, per chi mi avete preso, per un ruffiano ?
FOLGENZIO. — Jamme, che vi che state dantre a l?Uffecie di lu Cummune sapete sempre tutte cose…
ANTONIO — Quasi tutto. Ci sarebbe Elda Fissante…
FULGENZIO.— Calle m’attizza…E’ tutta carne senz’osso. Nin ci sta da spolpare !!
ANTONIO — (calmandolo) C’è però un problema che lei non si vuole rimaritare...
FOLGENZIO— (risoluto) Signor Serracapriola, signurè fammelo canoscere, je faccio cambiare ideo, j faccio arivedere lu
sole ! Giusto disse Giustino, quando vide la moglie bene aggiustata !!
ANTONIO — (convinto) E va bene, domani sera fatti trovare qui che te la presento !!
FOLGENZIO.— Sarò puntuale e preciso come ‘na chiave di pajaro !!
ANTONIO — (ironico) E io ci conto !!
FOLGENZIO.— Sta a posto…Me ne pozzo andare…Missione compiuta…Buonasera.(esce)
ANTONIO — Buonasera Zio Folgenzio. (Resta in scena da solo. Si siede sulla poltrona e comincia a slacciarsi le scarpe
Lentamente…Nel mentre rientra Nicoletta)
NICOLETTA.—E mo che fai ?? Ti vuoi addormentare sulla poltrona senza aver mangiato ?? E chi ti vuol sentire a
lamentarti questa notte !! Magnati ‘na mela e si no mo t’ariscallo chi la tijluccio di fuja rape strascinate !!!
ANTONIO.—No, nin mi ci va niente…Tengo solo voglia di nu ccone di relax….(si sdraia sul divano)..
NICOLETTA.—Je mo vaje a darmi n’arizilato a li capelle e mi dinghe pure n’allavata che mi sento tutta appiccicosa (esce)
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SCENA TREDICESIMA
Antonio, Sindaco indi Fiorenzo
SINDACO.—Antonio, scusami di nuovo ma proprio adesso abbiamo terminato la Giunta e quella pratica degli allacci alla
rete idrica delle Case Popolari non c’era…mi devi fare una cortesia, domani mattina ritrovala e falla inserire nella Giunta
di questa sera…..Io adesso devo andare a casa perché mia figlia sta per partorire …..
FIORENZO.—(entra come suo solito senza bussare) Sono riconosciuto la macchina…..Signor Sindaco, chi lu pete liggie
di li vostre collego di Montenero non lo sono trovato, io mi sono scocciato di andare sotto sopra….ritelefonate….
SINDACO.—Ma non è possibile….Ho fretta devo ritornare subito a casa….Mia figlia sta per partorire…..
FIORENZO. —..Ci mettete un minuto secondo….
ANTONIO.— (Che nel frattempo si è ricomposto) Signor Attanasio, abbiate pazienza…Il Sindaco ha fretta….
FIORENZO.—Ma che ci mette…Je pure tinghe la furia !!!
SINDACO.—Ma non capite ??? Mia figlia sta per avere un bambino !!
FIORENZO.—Mia moglie, mentre io stavo in Germania a guadagnare sti quattro soldi per farmi la casa, s’è figliata quattro
Volte e senza la “vammina”….
SINDACO.—(sentendo quelle parole) Dove sta il progetto….
FIORENZO.—…Ecco qua signor Sindaco…
ANTONIO.—(vedendo il sindaco firmare il progetto resta a bocca aperta ed incredulo) Mo zi finisce il mondo…..
SINDACO.—(firma in fretta, inconsapevolmente) Io scappo, Antonio mi raccomando a quello che ti ho detto…Buonasera !
FIORENZO.—(gli corre dietro) Grazie,grazie…Signurè si nu sinaco e non chi lu arranca pieti di live di Montenero (esce)
SCENA QUATTORDICESIMA
Antonio e Nicoletta
NICOLETTA — (entra da destra e vede Antonio stralunato) Che cosa ti è successo ? Cosa voleva prima zio Folgenzio?
ANTONIO — (ripresosi ricordando zio Fulgenzio, ironico) Che devo trovargli la moglie !!
NICOLETTA.— Lo avrai mandato sicuramente a quel paese ! Ed il Sindaco ??
ANTONIO — (c. s.) Niente di importante. Adesso vai a prepararti….ti sei scordata che dobbiamo andare alla Scuola di
Ballo ??
NICOLETTA. —Scene, maritino mio…ca mi valle li pide !!! ( si chiude il sipario)
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ATTO TERZO
Alcuni mesi dopo di un sabato mattina davanti all’Ufficio Anagrafe del Comune
SCENA PRIMA
Nicoletta, Helen ed Antonio
NICOLETTA — (sono in scena all’aprirsi del sipario, e sta accompagnando Helen a scuola). Sembra tutto a posto.
HELEN.—(con tuta e borsa da ginnastica) Si tutto a posto e papà ?….
NICOLETTA.—Eccolo….
ANTONIO.—Devi fare ginnastica ??
HELEN. —Sì…alle seconda ore…adesso devo andare a fare la visita mredica….
NICOLETTA.— Ti sei scordato che te l’ho detto ieri sera ?? E tu ti sei fatta la doccia ??
HELEN.—Che sbianco….Si, dopo che sono passata da nonna e lì ho mangiato la pastina con il formaggino….sono tornata
a casa e mi sono fatta la doccia…
NICOLETTA.—Allora quando torni da scuola mettiti subito a studiare perché domani pomeriggio dobbiamo andare a
Trovare la bambina di zio Dario.
HELEN. — Si però prima voglio vedere un po’ di televisione…
NICOLETTA. —Ubbidisci, ascolta qualche volta, non ribattere sempre ogni cosa che ti si dice…
HELEN. —E va bene…Ciao, papà !! (esce di scena per la sinistra)
ANTONIO — (sorride) Quella è il mio bastone della vecchiaia.
NICOLETTA —Tu ad Helen gli dai troppa confidenza !! (esce anche lei per la sinistra)
ANTONIO.—Mah, la vita è bbella pure per le piccole cose…Sono le otto, è ora di andare in Ufficio…(esce di scena)
SCENA SECONDA
Pasquale Contorno e Antonella Tincanti
PASQUALE.—(uomo sui trent’anni, veste con vestito e cravatta, porta un bel paio di baffi con le punte rivolte all’insù,
sta davanti allo sportello dell’Anagrafe è un patito della schedina, infatti ne sta compilando una) Eh, cara Antonella...
Se mi ariesce di vincere dieci milioni …ti dico “Ciao !!” Me ne vado !! Anzi, no !! Vengo la mattina a lavorare e a chi
dico io, gli vado a fare li petiti in faccia !! Canda ci vuole, ci vuole !!
ANTONELLA.— (Ragazza molto giovane, alla prima esperienza lavorativa) Signor Contorno, io da quando sono entrata
a lavorare qui che vi sento dire queste cose ma fino ad adesso niente tredici !!
PASQUALE.— Ma questa volta cambia tutto…Ho trovato un sistema infallibile, siamo una società di sei persone…il
sistema costa in tutto dodicimilalire…8 doppie, tre triple e due fisse e poco fa, verso le otto ho mandato Francesco a casa
di Serafino il muratore, tanto oggi è sabato e non lavora….
ANTONELLA.— Serafino a quest’ora starà sicuramente dormendo.
PASQUALE.— Non credo, lui qualche lavoretto di casa se lo lascia al sabato…Quindi starà a casa già alzato…Ma ecco
che sta tornando Francesco…..(chiama da lontano) Francesco che ti ha detto Serafino ??
FRANCESCO.—(ragazzo di circa 27 anni dalle movenze semplici. Sempre da lontano) Ha detto…ha detto !!
NICOLETTA — Scene ma che ti ha detto….t’ ha dato li fessi ?
SCENA TERZA
Detti indi Francesco
Si sente fuori scena un cane che abbaia
FRANCESCO.— Scene, mi ha detto che uno si ti e n’andre vattile a truvà in mezzo a la piazza !!
ANTONELLA — (ride) Io l’avevo immaginato.
PASQUALE.— Come mai ha detto accuscè ?
FRANCESCO.— Piccà li so’ svijete.
Si sente nuovamente abbaiare il cane
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FRANCESCO.— Chi lu cane abbaia sempre ?
PASQUALE.—Abbaia a tuti quanti: piccirilli e grusse, fammene e ummine, bianchi e neri !!
FRANCESCO.— Non tiene padroni ??
PASQUALE.— E’ bastardo, ma di padroni ne ha tenuti tanti….l’hanno tutti quanti scaccinijati….
ANTONELLA.— Poveretto !! E perché ?
FRANCESCO.—Forse perché ci ha la rogna ??
PASQUALE.— No, perché nin zi fa mai li cazzi suoi !!
SCENA QUARTA
Detti poi Maria Nicola
PASQUALE.—Antonella, sta arrivando Maria Nicola di “Fronnasecca” vede che vuole, falle compilare la distinta di
pagamento …Io finisco di completare la schedina insieme a Francesco…
MARIA N.— (donna di circa 45 anni, madre di sei figli, il marito è andato in Germania e non è più tornato e ne manda
soldi per la propria famiglia. Veste in modo trasandato e ha modi non proprio garbati. Ce l’ha con tutto e con tuti)
Buongiorno…Mi serve lu “stato di famiglia” , li ja mannà a chi li disgrazijte che stanno a lu Patruname…
ANTONELLA.—Va bene. (Prende un foglio prestampato dal cassetto della scrivania, inizia a scrivere). Allora, prima deve fare la distinta….
MARIA N.—(si atteggia facendo la distinta) Scuso, volessimo farmi lo Stato di Famiglia ?
ANTONELLA.—No, signora la distinta di pagamnto è un pezzo di carta da riempire per il pagamento della tassa per il
Rilascio dello Stato di famiglia…
PASQUALE. —(ancora ridendo) No, Antonella, la signora Maria Nicola è esente.
ANTONELLA.—Allora, Stato di Famiglia della Signora Maria Nicola Di FRONNASECCA…..
MARIA N.— (arrabbiata) Quasse è come j dicevano a Tatone….Je mi chiama Maria Nicola Sabbetta...
ANTONELLA.— (arrossisce per la vergogna) Mi scusi, io credevo che fosse il cognome...
MARIA N.— Li socce che ti nin li sapeve... (indica Pasquale) E’ stato chi lu ggiallinete a elle che te l’ha detto !
PASQUALE.— (che ridendo soto i baffi insieme a Francesco ha continuato a completare la schedina. Sorpreso) Io ?!
MARIA N.— (decisa).Ti, ti !! T’a crede he j nin li socce ?? Ti si state sempre nu sfiatato e nu ruffiano…peciò t’hanne
messe a fatijè a lu Cummune…Mentre, chi lu vagabbinde di marteme, ha dovuto ammigrare a la Girmania…E mo n’arivè
chiù e lassate a me nghi ‘na mano annende ed una arrete, nghi sei figli da campare…
PASQUALE.—Antonella, io esco un attimo…devo portare queste carte a lu “daziarolo”. (esce insieme a Francesco)
SCENA QUINTA
Antonella e Maria Nicola poi Antonio
MARIA N.— (ad Antonella) Quello zi ne jute piccà so’ detto la verità !!!
ANTONELLA.—(mentre continua nella compilazione del certificato) Ma vostro marito, da quando tempo non torna ??
MARIA N.—Da tre anni…e da sei mesi nin manne chiù manco ‘na lira….Prima, li primi sei anni, ariminiva una volta
l’anno e je asceve prene ugne vodde…Si botte, sei figli….’Na botta l’uno….An ju l’omma sparà imbaccia, a chi lu
vruttacchijene !!!
ANTONELLA.—(arrossisce per la vergogna e cerca di completare più in fretta possibile il certificato. Finalmente
pronto) Ecco fatto, signora può andare.
ANTONIO.— (cordialmente a Maria Nicola) Maria Nicola come jamme !!
MARIA N.—Signurè li sì…Chi lu scufose di mariteme ‘n’arimanne chiù niente…Je nghi sei figli gna la campà ??
ANTONIO.—E chi vu fa, Maria Nicola, è inutile piangersi assopra…(prende dalla tasca diecimila lire e le dà a Maria
Nicola).
MARIA N.—Grazie !! Signurè si sempre nu galantuomo…..Fejte ze spusata nghi chi lu giuvinote de li gazzose ??
ANTONIO.—Scene, dumani fa nu mese…
MARIA N.—E Culatte e l’altri figli come stanno ??
ANTONIO.—Grazie a Dè, pare che stanno tutti bene….
MARIA N.—Allora è bbone accuscè, ca lu Padreterno vi pozza a benedicere !!
ANTONIO.—Grazie e speriamo pure altrettanto a signurè e a chi li guaglioni….
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MARIA N.—Si lu Patraeterno vò fa ‘na cosa bbone, lo sa quello che deve fare…(alza il viso per aria e sottovoce) J
l’avessa siccà !! Mo fammine jè, ca zi sta facendo tardi….Arrivederci Donn’Antonio e pure a tà Signurì !! (esce)
SCENA SESTA
Antonella e Antonio indi Fiorenzo e Pasquale
ANTONELLA.—Arrivederla Signora….Signor Serracapriola, che dice Sandra del matrimonio, è contenta ??
ANTONIO. —Come una Pasqua.. L’unica cosa è che non ancora si abitua alla casa nuova e ogni sera viene a farsi la
Doccia a casa nostra….
ANTONELLA.—Dovete capirla, all’inizio è sempre così. Mia cognata, appena sposata con mio fratello, i primi mesi non
Riusciva a dormire al letto matrimoniale…Lei e mio fratello hanno dovuto dormire, tutti e due nel letto di mia cognata da
Signorina !!
FIORENZO.—(Uomo di fisico robusto, ha più di trent’anni. Porta una camicia bianca sbottonata quasi fino all’ombelico.
Ha una Impresa Edile. Parla con forte accento dialettale di Montenero) Buongiorno, cerco lu Sindaco…
ANTONELLA.—Ancora non viene, ma se vuole aspettarlo, può salire sopra al primo piano.. (nel mentre rientra Pasquale)
PASQUALE. —…la sala d’attesa è davanti al Gabinetto del Sindaco !!
FIORENZO.—No, mo ci aripasso. Parlando con crianza, nin è che mi piace molto aspettarlo davanti al gabinetto…
Arrivederci…
ANTONIO.—(a Pasquale) Ti piace sempre a pijè in giro la ggente…Si quelle se n’accorgeva ??
PASQUALE. —Ma piccà, so’ dette qualche cosa che non và ? Forse che la sala d’attesa del Sindaco non sta davanti al suo
Gabinetto ??
ANTONELLA.—Certo, ma nel modo in cui l’ha detto sembrava tutt’altro gabinetto….
PASQUALE.—Va bene, ma se qualche volta non ci facciamo qualche risata…Antonio, poi come è andato a finire con
Quella lettera di richiamo del Dott. Liberti ??
ANTONIO.—A una bolla di sapone….Ha fatto un sacco di chiacchiere, poi alla fine mi ha chiesto scusa. H a capito che
Non ero io a tirargli i piedi, ma i suoi collaboratori più stretti…C’è rimasto tanto male che si è preso l’esaurimento !!
SCENA SETTIMA
Antonella, Antonio e Pasquale indi Vincenzina Colaioco
VINCENZINA.—(Donna sulla quarantina d’anni. Veste in modo trasandato ma pulito. Donna energica, a casa è lei che
Comanda, porta in un foglio protocollo a quadretti disegnato con la penna. Entra senza salutare.) Tignhe da parlà nghi lu
Seneche, andò stà…
PASSQUALE.—Nel suo Gabinetto !!
VINCENZINA.—Uè, mortaccese !! Fa poco lu gallicce nghi mà…Je nin tinghe tempo da perdere…
ANTONIO.—Signora, più che dal Sindaco, dovete andare all’Ufficio Urbanistica !!
VINCENZINA.—Da elle vinghe…Preme nin mi vulevano fare entrare perché non era orario. Doppe chi m’hanno fatti
Entrare so’ truvate uno, crepato e scattato assittato a ‘na siggile che nin mi ha dato mango retta…N’andre, nu giallineto,
parlave sempre acitato e nervoso e nin mi ci ha fatto capè niente di qualle che diciave…Ascenne fore, so’ truvato, nu
sagnillaune, adde adde, gentile, calmo calmo m’ha detto che esso nin era nu giometra e nin putave fa niente….
PASQUALE.—Vabbune, però mo il Sindaco ancora non viene…
VINCENZINA.—…e je l’aspetto ad ecco…(guarda Antonio) Ma signurè, nin si giometro ??
ANTONIO.—Scene, ma nin li so’ mai fatto.
VINCENZINA.—Ma a la scola pure cache cosa t’hanno imparato…(mostra il foglio) Je so’ prisinato stu progetto lu
Mese passato e ancora nin và alla Cmmissiaune…Decene che è sbagliato…Guarda signurè…A ecche ci sta l’intrato a
Mezze a sti due pollastri. Appena entri trovi il capiscalo…Dopo ‘na diecina di scalina troviamo il biancatello pi lu preme
Piano che porta a li camere e sopra ci sta lu tetto….Hanno detto che pure il sottoteto fa cubatura e che ja pagà la Bocca di
L’osso…Je deche chi c’iantre….che lo sono spolpatoio l’osso ??
ANTONIO.—Come le dicevo, signora, io non so’ niente…aspettate il Sindaco…(saluta Antonella e Pasquale ed esce)
VINCENZINA.—(Prende una sedia e si siede) Andò, vò jè, a ecche a dà passà !!
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SCENA OTTAVA
Antonella, Pasquale, Vincenzina, Sindaco e Lella Santic indi Fiorenzo e Maresciallo
SINDACO.—(entra seguito da Lella Santic) Buongiorno a tutti…
VINCENZINA.—(subito si alza e chiama) Sintaco.. Signor Sintaco
SINDACO.—Un momento, signora…Pasquale, vedi di risolvermi il problema di questa signorina…viene dalla Jugoslavia.
(nel mentre ascolta Vincenzina)
PASQUALE.—Signorina, che desidera ?
LELLA.—Dovere ritrovare mio amore italiano…
PASQUALE.—E’ una parola ? Come si chiama ??
LELLA.—Nicola…..
PASQUALE.—…Nicola e poi ?
LELLA. —Non sapere più !!
PASQUALE. —Ma perché se ne andato ?
LELLA.—Perché lui me offendere e dire tante cose brutte, io rispondere essere ragazza seria amare solo lui e mio marito !!
FIORENZO.—(Appena entra vede il Sindaco) Finalmente lo so’ incappato…Signor Sindaco !!
SINDACO.—(Si stacca di parlare con Vincenzina) Mastro Fiorenzo Attanasio qual buon vento…. (saluta Fiorenzo
stringendogli la mano e nel mentre chiude il discorso con Vincenzina) Allora intesi, verso mezzogiorno vi aspetto
all’Ufficio Tecnico…(saluta Vincenzina che esce, mentre continua a parlare con Fiorenzo)….Poi che hai fatto, ti sei
costruita la casa in campagna ??
FIORENZO.—Si, so’ messo lu tetto…
SINDACO.—Finalmente, tutte quelle telefonate che abbiamo fatto al tuo Sindaco, sono servite a farti rilasciare il progetto!!
FIORENZO.—Je, signor Sindaco, ti so’ minute ad invitare al ristorante…
SINDACO. —A me ?? Devi invitare il tuo Sindaco che ti ha rilasciato il progetto !!
FIORENZO.—A quello ? Io devo aringraziare a te. Tu mi hai firmato il progetto….Non ti ricordi ? Sopre quelle scale…
Dovevi andare al Tribunale….Il Segretario ti tirava da un lato perché eri in ritardo, io dall’altro vraccio…alla fine hai
detto: “Dammi so’ progetto” e l’hai firmato…
SINDACO.—(Si passa la mano sulla fronte) Madonna mà, che casino !!
FIORENZO. —Allora, Sindaco, rimaniamo per domani sera al Ristorante.. Non mancate si no mi fate dispiacere…
SINDACO.—Non lo dite in giro quanto è successo !! (Si siede)
FIORENZO.—Je nin tinghe nisciune interesso, tante so’ fatto la casa !! Arrivederci a domani sera. (esce)
PASQUALE. —(a Lella) Per questo fatto increscioso lo diciamo subito al Sindaco.
LELLA.—Ma non fare niente…Non essere successo niente di grave !!
PASQUALE. —Come niente di grave !!
ANTONELLA. —Vi hanno importunata, quale esempio diamo agli stranieri ??
SINDACO.—Cosa è successo ??
PASQUALE. —La signorina qui presente viene importunata, con parole grasse, da un signore ogni qualvolta viene al
Comune.
SINDACO.—Questo è un fatto grave…(a Pasquale) telefona subito al Maresciallo Tintini…E’ una cosa inaudita …
LELLA.—Ma non preoccupare, non successo niente…Io sapere difendere da sola….
PASQUALE.—(poggia la cornetta) Sta arrivando…..
ANTONELLA. —I dati anagrafici dello scomparso sono pronti , adesso che viene il Maresciallo li diamo a lui per le
Ricerche….
LELLA.—Grazie, grazie…(Vede arrivare il Maresciallo, sbianca in volto) Sindaco, per altro caso lasciare petrdere….
MARESCIALLO. —(Uomo in divisa da carabiniere. Ha circa 30 anni. Al Sindaco) Comandi !!
LELLA. —(implora il Sindaco di soprassedere sull’accaduto) Sindaco, per favore….
SINDACO.—Se lo vuole lei…(al Maresciallo) Prenda quei dati dalla signorina Antonella e li trasmetta a tutte le Caserme
Della nostra zona…vada !!
MARESCIALLO. —Agli ordini (esce).
SINDACO.—(a Lella) Ma perché non ha voluto esporre denuncia contro quell’imbecille che la importuna ??
LELLA.—Perché, come voi dire, quell’imbecille essere il Maresciallo !!
PASQUALE.—(scoppia a ridere e con lui tutti gli altri, compresi Antonella, Il Sindaco, la stessa Lella, poi arriva anche
Antonio a cui Pasquale gli racconta l’accaduto e lui pure ride e nel mntre si chiude il sipario)
Fine della Commedia
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