La cassetta

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LA CASSETTA

LA CASSETTA

di Giorgio Amodeo – dall'Aulularia di Plauto

PRIMO ATTO

(LA SCENA RAPPRESENTA L'ESTERNO DELLA CASA DI EUCLIONE)

PROLOGO – Ah! Ditemi voi che cosa c'è al mondo di più rilassante, dopo un dura giornata di lavoro, che immergersi in

un buon bagno !

Beh, in alternativa si può anche assistere, perché no, all'allegra rappresentazione di uno spettacolo teatrale!

A proposito: quello che tra poco state per vedere narra la vicenda di Euclione, una vedova scorbutica e taccagna che

si finge povera e derelitta, ma intanto nasconde un grosso tesoro che tiene segretamente sepolto dentro una cassetta

nel giardino di casa.

Naturalmente è convinta che tutti cerchino di rubargliela, visto che qualcuno nel vicinato si è già insospettito, così

non si fida di nessuno e controlla chiunque si trovi nei paraggi, compresa la sua servitù.

Sempre per questo motivo la nostra vedova non lascia mai uscire da casa nemmeno la sua unica figlia, che si chiama

Fedria, cercando di sistemarla velocemente con qualche ricco benestante che però, sposandola, non abbia intenzione

di accaparrarsi tutto il suo denaro.

Quello che Euclione non sa però è che, proprio sotto i suoi occhi, tra le quattro mura di casa, il suo fedele segretario

Liconide ha già conquistato il cuore di Fedria.

Eh! Ma, prima che la commedia abbia termine, state certi che verrà a scoprire la nuda verità.

Ecco i due amanti che arrivano: buon divertimento. (ESCE)

LICONIDE – (ENTRA CON FEDRIA) Cosa c'è Fedria ? Dopo avermi giurato il tuo affetto sospiri e sei triste. Tesoro mio,

ti penti forse della promessa che mi hai fatto ?

FEDRIA– No, Liconide amore mio, non ne sono affatto pentita, ma ho paura che amandoci andremo incontro a tanti

pericoli.

LICONIDE – E che pericoli puoi correre amandomi ?

FEDRIA – So che il tuo amore è sincero, che il tuo cuore è incapace d'ingannarmi e che mi sarai sempre fedele, tuttavia

non posso fare a meno di essere inquieta.

LICONIDE – Spiegami Fedria, ti prego, il motivo di questa tua inquietudine. E' forse a causa mia ?

FEDRIA – No, Liconide, tu non hai nessuna colpa. Il problema è un altro. Sai bene che quella spilorcia di mia madre

non acconsentirà mai alle nostre nozze, lei sta cercando per me uno sposo ricco e la tua condizione è modesta.

LICONIDE – Stai tranquilla. Proprio per questo ho accettato l'incarico di suo segretario, nonostante venga maltrattato

e pagato una miseria. Per riuscire a starti sempre vicino ed entrare pian piano in confidenza con lei.

FEDRIA – Ho paura che non ci riuscirai.

LICONIDE – Sto già facendo dei progressi enormi. Ho capito che per guadagnarsi la fiducia di una persona il mezzo

migliore è mostrare di avere i suoi gusti, seguire i suoi principi, incensare i suoi difetti, applaudire tutto quello che fa.

Non c'è pericolo di esagerare nella compiacenza. Anche i più furbi diventano imbecilli di fronte all'adulazione.

FEDRIA – Eccola che arriva, presto ritiriamoci. (ESCE, ENTRANO EUCLIONE E STAFILA)

LICONIDE – Con calma, Fedria. (POI AD EUCLIONE) Porgo i miei più sentiti omaggi a voi, signora, mi sono permesso

di ricordare a vostra figlia la grande importanza del risparmio e dell'oculatezza nelle spese, elogiando la vostra

straordinaria capacità nella gestione economica della casa. Col vostro permesso. (ESCE)

EUCLIONE – Bravo, bravo ragazzo, ottimo segretario. Lo terrò sempre con me, costi quel che costi, basta non

spendere !

STAFILA – (TRA SE' RIFERENDOSI A LICONIDE) Lecchino senza ritegno ! Alla prima occasione vedrai come ti

sistemo !

EUCLIONE - Cosa vuoi tu ?

STAFILA – Io ? Niente ! Mi avete ordinato voi di seguirvi.

EUCLIONE – Ah sì, è vero. Beh, sai che ti dico ? Te ne puoi andare, non voglio sentirmi sempre alle costole una spiona,

una traditrice che si mangia la mia roba e fruga in tutti gli angoli per vedere se c'è da rubare!

STAFILA – E cosa diavolo si può mai rubare in questa casa ? Voi tenete tutto sotto chiave e controllate chi entra e chi

esce.

EUCLIONE – Vattene ! Anzi no, vieni qua. Hai forse messo tu in giro la voce che io tengo nascosto del denaro in casa ?

STAFILA – Voi avete del denaro nascosto in casa ?

EUCLIONE – Chi l'ha detto ?

STAFILA – L'avete detto voi un momento fa.

EUCLIONE – Io non ho detto niente, ti sto domandando se sei tu che hai messo in giro la voce che ho del denaro

nascosto !

STAFILA – E che volete che me ne importi se il denaro voi ce l'avete o non ce l'avete, tanto io comunque non lo vedrò

mai !

EUCLIONE – Ti farò passare io la voglia di fare la spiritosa, basta, fila !

STAFILA – Va bene, vado.

EUCLIONE – Ferma! Dove vai ? Cosa mi hai preso ?

STAFILA – Cosa volete che abbia preso ?

EUCLIONE – Fai vedere le mani.

STAFILA – Ecco.

EUCLIONE – L'altra !

STAFILA – Ecco.

EUCLIONE – Tutte e due assieme !

STAFILA – Ecco.

EUCLIONE – E sotto i vestiti ?

STAFILA – Mi devo anche spogliare ?

EUCLIONE – No, no, meglio di no, non serve, sparisci !

STAFILA – Accidenti all'avarizia e agli avari !

EUCLIONE – Vieni qua, cosa hai detto ?

STAFILA – Ho detto: accidenti all'avarizia e agli avari !

EUCLIONE – E a chi ti riferisci ?

STAFILA – Agli avari.

EUCLIONE – E chi sono ?

STAFILA – Dei porci spilorci !

EUCLIONE – A chi alludi ?

STAFILA – Lo so io !

EUCLIONE – Attenta a come parli !

STAFILA – Sarò padrona di dire almeno: accidenti agli avari !

EUCLIONE – Tu non sei padrona né di brontolare né di essere insolente.

STAFILA – Io non ho fatto nomi.

EUCLIONE – Finiamola e dimmi che cosa mi hai rubato !

STAFILA – (ISTERICA) Non ho rubato niente !

EUCLIONE – E allora va in malora !

STAFILA – Che bel modo di salutare ! (ESCE)

EUCLIONE – (A STAFILA) E' quello che ti meriti !

(DA SOLA) Quanti problemi ti danno i soldi ! Non è mica una cosa semplice tenere nascosto del denaro in casa. Un

posto dove metterlo al sicuro non esiste ! La cassaforte infatti è il luogo meno consigliabile, visto che è la prima cosa

che i ladri vanno a scassinare.

Assentarsi da casa poi è un vero supplizio, della servitù non ci si può mica fidare, ma se si vuol sembrare davvero

poveri bisogna pur farsi vedere un po' in giro con un espressione dimessa e supplichevole. (ESEGUE)

Ora poi che mi preoccupo di nascondere a tutti quanti quanto non devono sapere, mi sembra che tutti quanti lo

sappiano.

Mi salutano con maggior cortesia di prima, mi avvicinano, mi fermano, mi chiedono come sto e cosa faccio.

Ah, che disgrazia essere ricca, povera me ! (ESCE)

EUNOMIA – (ENTRANDO) Ecco la casa di Euclione, mi è giunta voce che da un po' di tempo si comporta in modo

strano, deve nascondere qualcosa di grosso e di prezioso e io so come fare per scoprirlo. Megadoro ! (PAUSA)

Megadoro !

MEGADORO – (ENTRANDO) Eccomi sorellina !

EUNOMIA - Vorrei che tu fossi persuaso di una cosa, Megadoro: quello che ti dico, lo dico in assoluta sincerità e nel

tuo completo interesse. Fratello mio, io sono la tua parente più prossima, e anche tu il mio, da quando sono rimasta

vedova e il mio unico figlio è partito e non ha dato più notizie di sé.

MEGADORO – A me hanno detto, invece, che sei stata tu, birbantella, che lo hai cacciato da casa.

EUNOMIA – Stupide illazioni. Comunque da quando ci siamo trasferiti in questa città non abbiamo altri parenti con

cui confidarci. Quindi è giusto che ci diamo reciprocamente consigli e suggerimenti, per questo ti voglio parlare, ti

devo dire una cosa molto importante, una cosa che ti riguarda.

MEGADORO – Dimmi, donna meravigliosa !

EUNOMIA – Donna meravigliosa a chi ?

MEGADORO – A te, sorellina mia !

EUNOMIA – Ti sembro meravigliosa ?

MEGADORO – No ? Se dici di no, io dico di no !

EUNOMIA – Ascolta me, di donne meravigliose non ne troverai mai nessuna, sono tutte una peggio dell'altra, fratello

mio.

MEGADORO – Se lo dici tu.

EUNOMIA – Ora, stai bene attento, ti prego.

MEGADORO – Sono tutto tuo, fai di me ciò che vuoi.

EUNOMIA – Vengo a suggerirti ciò che risponde al meglio al tuo interesse.

MEGADORO – Di cosa parli, sorellina ?

EUNOMIA – Del fatto che ti devi sistemare una volta per tutte, avere dei figli...

MEGADORO – Sì, che bello, mi piacciono i bambini !

EUNOMIA - ...insomma è venuto il momento che tu prenda moglie !

MEGADORO – Ma tu mi vuoi morto ?

EUNOMIA – Perché mai ?

MEGADORO – Mi hai appena detto che di donne meravigliose non ne troverò mai nessuna, sono tutte una peggio

dell'altra.

EUNOMIA – Ma è nel tuo interesse.

MEGADORO – La prenderò ma un patto: che oggi la sposo, ma se non mi piace, domani la caccio di casa.

EUNOMIA – Non fare storie, fratello mio, tutti devono sposarsi: non è lecito sottrarsi a una calamità universale !

MEGADORO – Se lo dici tu ?

EUNOMIA – Insomma la nostra vicina di casa che abita proprio qui, sai, la vecchia taccagna Euclione, ti ricordi che ha

quella bella e giovane figlia che si chiama Fedria, ce l'hai presente ? Ti piace ?

MEGADORO – (TOCCANDOSI) Mi piace, mi piace !

EUNOMIA – La sua serva mi ha detto che sta cercando un ricco benestante, proprio come te, che sia disposto a

sposarla ma, siccome è avara oltre ogni misura e non vuole spendere denaro, la vuole sposare “senza dote”.

MEGADORO – (TOCCANDOSI) Mi piace, mi piace ! Anche senza dote !

EUNOMIA – Per questo adesso stiamo andando insieme da Euclione a parlare, a farle capire che siamo disposti a

rinunciare alla dote e così la bella Fedria sarà tua.

MEGADORO - (TOCCANDOSI) Mi piace, mi piace ! Andiamo ! (ENTRA EUCLIONE)

EUCLIONE – Cosa vogliono i miei vicini ? Sicuramente avranno saputo della cassetta nascosta e cercheranno di

chiedermi del denaro.

EUNOMIA – Salute e fortuna siano sempre con te, Euclione.

MEGADORO - Salute e fortuna.

EUCLIONE – (TRA SE') Mi salutano con troppa cortesia, è chiaro che sanno qualcosa.

EUNOMIA – Come va, come stai ?

EUCLIONE – Eh ! Male, sto male. (TRA SE') La serva gli ha detto della cassetta è evidente, le farò tagliare la lingua !

EUNOMIA – Di che cosa ti lamenti, Euclione ?

EUCLIONE – Eh ! Mi lamento di essere povera, così povera che mi manca tutto e non posso onorare nessun tipo di

impegno, pensate che ho una ragazza in età da marito ma non riesco a sposarla perché non ho un soldo per la dote.

EUNOMIA – Non ti preoccupare, Euclione, noi veniamo a proposito, abbiamo la soluzione a tutti i tuoi problemi.

MEGADORO – Abbiamo la soluzione, abbiamo la soluzione.

EUCLIONE – (TRA SE') Questi parlano di soluzione e intanto si informano dei miei soldi per spillarmeli tutti, ne sono

certa.

EUNOMIA – Ascoltaci un momento, ti dobbiamo fare una breve proposta che sicuramente troverai molto

interessante.

MEGADORO – Molto interessante, molto interessante.

EUNOMIA – Sediamoci un momento.

EUCLIONE – Mi dispiace ho una faccenda urgente da sbrigare, ditemi presto.

MEGADORO – Sediamoci, solo un momentino.

EUCLIONE – Perdonatemi, vi dico che ho fretta, spiegatevi in breve.

EUNOMIA – Va bene, cercherò di essere sintetica. Tu lo sai che ti siamo amici e che la nostra è una famiglia ricca.

EUCLIONE – Lo so, lo so.

EUNOMIA – Sai anche che mio fratello Megadoro è una persona rispettabile.

EUCLIONE – Lo so, so anche questo.

EUNOMIA – Bene, allora io, in nome della nostra lunga amicizia, ti chiedo tua figlia Fedria in sposa per mio fratello

Megadoro! Con i migliori auguri di felicità.

MEGADORO – Auguri, auguri !

EUCLIONE – Hanno scoperto tutto e vogliono i miei soldi ! (A LORO) Suvvia, non prendetevi gioco di una poveraccia

che non ha mai fatto del male a nessuno. Io non merito che vi burliate di me in questo modo.

EUNOMIA – Ma non siamo venuti minimamente a burlarci di te, la nostra proposta è serissima.

EUCLIONE – Voi siete delle persone influenti, mentre io sono la più povera dei poveri e non sono in grado di fornire

nemmeno un centesimo di dote per la mia povera figliola.

EUNOMIA – E allora non darci nemmeno un centesimo !

MEGADORO - Nemmeno un centesimo !

EUCLIONE – (PAUSA) Come avete detto ?

EUNOMIA – Ho detto che Megadoro la sposerà senza dote !

MEGADORO – Senza dote, senza dote !

EUCLIONE– Avete detto “senza dote”! (PAUSA) Ma sedetevi un momento, prego, carissimi, parliamo con calma.

EUNOMIA – Inutile sedersi ormai, l'invito giunge tardivo !

MEGADORO – Tardivo! Tardivo!

EUNOMIA – Non serve più tergiversare, l'accordo è fatto.

MEGADORO – L'accordo è fatto !

EUCLIONE – Avete detto: senza dote ?

MEGADORO – Senza dote, senza dote !

EUNOMIA – Certo, senza dote. Verremo stasera da te a cena per celebrare il matrimonio.

EUCLIONE – Ma senza dote ?

MEGADORO – Senza dote, senza dote !

EUNOMIA – Andiamo, Megadoro, andiamo a prepararci per stasera.

MEGADORO – Senza dote, senza dote !(ESCONO, ENTRA LICONIDE)

EUCLIONE – Senza dote! Bene. Benissimo ! Devo subito dare la meravigliosa notizia a mia figlia.(A LICONIDE) Svelto,

vai a chiamare mia figlia Fedria.

LICONIDE – Certo, signora. Oh, ma eccola qui, sta già arrivando ! Col vostro permesso. (ESCE)

FEDRIA – (ENTRANDO) Eccomi, signora madre.

EUCLIONE – Cara la mia figliola, dimmi Fedria, ti piacerebbe prendere marito ?

FEDRIA – Certo, lo vorrei tanto !

EUCLIONE – Ho scoperto che c'è un pretendente a te vicino che ti corteggia e vorrei coronare il vostro sogno

d'amore !

FEDRIA – (FRAINTENDENDO) Con grande gioia, signora madre.

EUCLIONE – Bene, se le cose stanno così sappi, che ti ho promessa in sposa al miglior partito che potessi trovare a

disposizione.

FEDRIA - A chi ?

EUCLIONE – Al nostro vicino Megadoro!

FEDRIA – Megadoro ? (NE FA UN IMITAZIONE)

EUCLIONE – Beh, devo ammettere che non si tratta di un soggetto particolarmente brillante ma è ricco, facoltoso ed è

questo che conta alla fine.

FEDRIA – Ho cambiato idea, non voglio più sposarmi.

EUCLIONE – Ma come, ne eri così contenta solo un attimo fa ?

FEDRIA – Signora madre, col vostro permesso non voglio più prendere marito.

EUCLIONE – Signora figlia, col vostro permesso, voglio che tu prenda marito!

FEDRIA – Porto il massimo rispetto per il signor Megadoro, ma non lo sposerò !

EUCLIONE – Ti porto il massimo rispetto ma sposerai Megadoro questa sera !

FEDRIA – Questa sera ?

EUCLIONE – Questa sera !

FEDRIA – Mi ucciderò piuttosto che sposare un marito simile.

EUCLIONE – E' un partito magnifico, tutti approveranno la mia scelta.

FEDRIA – E io scommetto che nessuna persona di buon senso lo approverà !

EUCLIONE – Liconide è un giovane assennato, chiamiamolo e vediamo che ne pensa lui. (CHIAMA) Liconide!

FEDRIA – Liconide non lo approverà!

EUCLIONE – Sei disposta ad accettare il suo giudizio imparziale?

FEDRIA – Certamente. Farò quello che dirà lui !

LICONIDE – (ENTRA) Mi avete chiamato ?

EUCLIONE – Vieni, Liconide, ti abbiamo scelto per una questione molto semplice: dovrai decidere chi abbia ragione

tra me e mia figlia!

LICONIDE – Certamente lei, signora !

EUCLIONE – Ma sai di cosa stavamo parlando ?

LICONIDE – Non serve, voi siete la ragione in persona !

EUCLIONE – Grazie. Beh, ascolta, ho deciso di darla in sposa, questa sera, a un uomo mite e ricco e lei si rifiuta. Forza,

dimmi che cosa ne pensi ?

LICONIDE – (PAUSA) Che cosa ne penso ?

FEDRIA – Avanti! Che cosa ne pensi ?

LICONIDE – Beh...

EUCLIONE – Beh ?

FEDRIA – Beh ?

LICONIDE – Beh, non può essere che lei non abbia ragione, tuttavia, nemmeno la signorina ha completamente torto.

EUCLIONE – Si tratta di un uomo mite, posato, ricco, che cosa si potrebbe pretendere di meglio ?

LICONIDE – Sicuramente nulla. Ma la signorina potrebbe osservare che la cosa è un po' affrettata, che forse sarebbe

stato meglio rimandare, che ci vuole un po' di tempo per fare delle scelte così importanti e definitive.

EUCLIONE – E' un occasione da prendere al volo. C'è un pregio che non si ripresenterà mai più: promette di prenderla

“senza dote”!

LICONIDE – Ah! Senza dote ?

EUCLIONE – Sì, senza dote !

LICONIDE – Non parlo più. Questa è una ragione assoluta, bisogna accettarla.

FEDRIA – Ma come ?

EUCLIONE – Senza dote !

LICONIDE – Sua figlia potrebbe comunque farvi osservare che il matrimonio è una faccenda molto importante, che ne

va della felicità di una vita, che accettare un legame che dura fino alla morte impone grandi precauzioni.

EUCLIONE – Senza dote !

LICONIDE – Avete ragione, questo tronca ogni dubbio. Qualcuno potrà affermare che bisognerebbe avere forse anche

riguardo dell'opinione di una figlia e che la differenza di età, di carattere e di sentimenti può esporre il matrimonio a

qualche pericolo.

EUCLIONE – Senza dote !

LICONIDE – Non c'è da ribattere, come dubitare. Però volendo si potrebbe anche ricordare che esistono madri che

non vorrebbero sacrificare la figlia agli interessi economici preferendo la felicità coniugale all'utile.

EUCLIONE – Senza dote !

LICONIDE – Già, questo chiude la bocca a chiunque. Senza dote ! Già! Si capisce ! Non c'è più niente altro da dire!

EUCLIONE – Bravo, ragazzo. E' deciso vado a dare gli ordini alla servitù per stasera! Stafila, disgraziata, si può sapere

dove sei ?

STAFILA – (ENTRANDO) Sono qui, signora, di cosa avete bisogno ?

EUCLIONE – Seguimi che te lo spiego. (ESCE)

STAFILA – In questa casa non si sta mai tranquilli ! (ESCE)

FEDRIA – Sei impazzito ? Ti sei messo a darle pure ragione ?

LICONIDE – Tesoro mio, darle contro sarebbe il modo migliore per rovinare ogni cosa.

Fingendo di acconsentire alla sua proposta, invece, raggiungeremo il nostro scopo con più facilità.

FEDRIA – Ma non hai sentito ? Ha detto che mi vuole sposare stasera !

LICONIDE – Vuol dire che troveremo il modo di mandare tutto all'aria.

FEDRIA – E come ?

LICONIDE – Non lo so, qualcosa inventeremo...

STAFILA – (DA DENTRO) Ma, signora, come posso fare ?

EUCLIONE – Arrangiati ! (TORNANDO)

LICONIDE – ...e nella peggiore delle ipotesi fuggiremo insieme.

(POI VEDENDO EUCLIONE SI CORREGGE VELOCEMENTE) Una figlia deve obbedire a sua madre. Non deve badare a

chi sia il marito, di fronte al grande argomento del “senza dote” deve accettare tutto.

EUCLIONE – Eh ! Senza dote !

LICONIDE – Senza dote ! Perdonatemi, signora, se ho avuto l'ardire di parlare con tanta franchezza a vostra figlia.

EUCLIONE – Ma no, ragazzo, non è proprio il caso di scusarsi, bravo, parli bene, continua così.

FEDRIA – Ho capito, me ne vado. Col vostro permesso ! (ESCE ARRABBIATA)

LICONIDE – Fedria, aspetta. E' meglio che la raggiunga perché...

EUCLIONE – Perché ?

LICONIDE – Perché... perché sono sicuro di riuscire a convincerla! Quando un pretendente si offre di sposare una

ragazza “senza dote” non si guarda ad altro.

EUCLIONE – Senza dote !

LICONIDE – “Senza dote” vale la bellezza, la giovinezza, l'intelligenza e l'onestà. (ESCE)

EUCLIO– Che bravo, che bravo ragazzo, parla come un oracolo. Che fortuna, che fortuna avere un segretario come

questo.(ESCE)

EUNOMIA – (ENTRA CON MEGADORO E LA CUOCA E LE DICE) Hai capito tutto ?

CUOCA – Siete in una botte di ferro, so tutto quello che devo fare !

MEGADORO – Sa tutto quello che deve fare !

EUNOMIA – Bene allora siamo d'accordo. 

STAFILA – (ENTRA) Che sfortuna, che sfortuna avere una padrona come questa. Pretende di organizzare una cena di

matrimonio per questa sera senza darmi un soldo. Io non so proprio dove sbattere la testa.

EUNOMIA – Stafila, mi sembra di capire che tu abbia bisogno di un aiuto.

STAFILA – Un aiuto ? Altro che aiuto ! Io sono disperata, devo preparare un banchetto nuziale e non ho né personale e

né mezzi.

CUOCA – Devi  fare le nozze coi fichi secchi !

STAFILA – Esatto, e non è un modo di dire.

EUNOMIA – Non ti preoccupare, lo avevo immaginato.

MEGADORO – Lo avevamo immaginato !

STAFILA – Quella avaraccia della mia padrona si è messa in testa di fare una festa di matrimonio.

EUNOMIA – Lo so bene, lui è lo sposo !

MEGADORO – Sono io, sono io!

EUNOMIA - Per questo sono venuta in tuo soccorso. Lei è la nostra cuoca che si occuperà per voi del banchetto di

questa sera, portala dalla tua padrona dille che è un omaggio personale del suo futuro genero Megadoro.

MEGADORO – Omaggio personale.

EUNOMIA – La cuoca sa il fatto suo, si occuperà di tutto lei.

CUOCA – Me ne occuperò io.

MEGADORO – Se ne occuperà lei.

STAFILA – Che il cielo vi benedica, siete la mia salvezza. Siete, siete...

CUOCA – Sono come il cacio sui maccheroni. Lo so. Risolverò i tuoi problemi.

MEGADORO – Risolve i problemi, conosce la matematica !

EUNOMIA – Buon lavoro allora! Ci vediamo stasera!

MEGADORO – Per il mio matrimonio ! (ESCE CON LA SORELLA)

STAFILA – Seguitemi, vi porto dalla padrona !

CUOCA – Vi sto seguendo. Come il primo segue l'antipasto !

EUCLIONE – (ENTRA CON LICONIDE) Cos'è tutto questo movimento in casa mia ?

STAFILA – E' arrivata la cuoca per il banchetto di questa sera, è un omaggio che vi fa personalmente il vostro futuro

genero Megadoro.

EUCLIONE – Un omaggio ? Significa che non la devo pagare ?

STAFILA – Credo di no !

CUOCA – Nemmeno un soldo ! Offre la ditta !

EUCLIONE – Ah, ma allora, bene !

LICONIDE – Benissimo ! Costi quel che costi basta non spendere !

EUCLIONE – (A STAFILA) Fila via, tu, non ho più bisogno di te !

STAFILA – Vado, vado, ma che manieracce ! (ESCE)

EUCLIONE – Ho promesso di dare una cena stasera, dimmi, ci tratterai bene ?

CUOCA – Sì, se mi darà molti soldi.

EUCLIONE – Ma se hai appena detto che non ho bisogno di pagarti ?

LICONIDE – Infatti !

CUOCA – A me no, ma le cose da mangiare dovrò pur comprarle.

EUCLIONE – Soldi, soldi, pare che non abbiate altri argomenti, sempre a parlar di soldi.

LICONIDE – Sì è mai sentita una risposta più insolente di questa. Bella bravura far mangiare bene gli invitati

spendendo tanti soldi, qualunque idiota ci riesce, l'abilità consiste nel riuscire a fare una cena “senza dote”.

CUOCA – Senza dote ?

LICONIDE – Ehm! Volevo dire, senza soldi.

CUOCA – Bene, allora visto che siete tanto bravo, visto che vi piace mettere la ciliegina sulla torta, ditemi allora voi

come si può riuscire a fare una cena senza soldi, volete prendere forse il mio posto ?

EUCLIONE – Lascia stare ! (ALLA CUOCA) Rispondi a me, cosa pensi di cucinare ?

CUOCA – Quanti saranno a tavola ?

EUCLIONE – Saremo otto o dieci, ma calcola pure otto, tanto quando in tavola c'è da mangiare per otto ce n'è anche

per dieci.

LICONIDE – Anche per dodici !

CUOCA – Ci vorrà almeno un antipasto, poi uno o due primi, i contorni e poi ancora...

EUCLIONE – Sei impazzita, vuoi sfamare tutta la città ?

LICONIDE – Li volete far crepare di indigestione ? Domandate ai medici cosa c'è di peggio che il rimpinzarsi troppo.

EUCLIONE – Proprio così.

LICONIDE – Imparate, signora cuoca, che una tavola troppo abbondante è un agguato alla salute! Se volete veramente

bene ai vostri invitati il pasto deve essere frugale. Perché come dice il saggio: bisogna mangiare per vivere e non

vivere per mangiare.

EUCLIONE – Oh che bello ! E' il più bel detto che io abbia mai sentito: bisogna vivere per mangiare e non... No, come

hai detto ?

LICONIDE – Bisogna mangiare per vivere e non vivere per mangiare.

EUCLIONE – Me la scriverai. Voglio farla incidere in grande sulla parete in sala da pranzo.

LICONIDE – Sarà fatto, e in quanto alla cena, lasci fare a me, regolerò tutto io.

CUOCA – Dalla padella alla brace !

EUCLIONE – Controllerai che la cuoca non spenda troppo ?

LICONIDE – Controllerò che non spenda nulla !

EUCLIONE – Bravo, bravissimo !

CUOCA – Contenti voi. (ESCE)

LICONIDE – Il risparmio innanzitutto. Il risparmio è il primo guadagno ! (ESCE)

EUCLIONE – Come parla bene, che giovane assennato.

Non avrei potuto trovare al mondo un segretario migliore.

Eh, come sarebbe bello che anche mia figlia ragionasse come lui.

FINE PRIMO ATTO

SECONDO ATTO

LICONIDE – Fedria, amore mio.

FEDRIA – Liconide, mio tesoro.

LICONIDE - Possiamo scambiarci solo qualche parola in velocità, purtroppo il tempo che ci rimane a disposizione per

salvare il nostro amore è davvero poco!

FEDRIA –  Dimmi svelto, allora, ti ascolto.

LICONIDE – Visto che tua madre insiste con l'intenzione di farti sposare, prima di questa sera io ho deciso che la cosa

migliore che posso fare è rapirti in modo che tu possa evitare questo matrimonio ingiusto e avvilente.

FEDRIA – E come faremo ? Dove mai potremo fuggire ?

LICONIDE – Non lo so ancora, ma lasciami il tempo di organizzarmi, qualcosa dovrò pur inventare se non voglio

rischiare di perderti.

FEDRIA – Hai ragione, ma sappi che io sono sempre più disperata !

LICONIDE – Fai così: nasconditi nella tua camera, in modo che nessuno possa riuscire a trovarti, e se io, in un ultimo

disperato tentativo non ce la farò a convincere tua madre, allora ti raggiungerò e scapperemo assieme.

FEDRIA – Va bene. Farò come hai deciso.

LICONIDE – Separiamoci ora, sta arrivando qualcuno ed è bene che non ci scoprano assieme. (ESCONO ENTRAMBI,

PASSA EUCLIONE VISIBILMENTE TURBATA)

EUNOMIA – (ENTRANDO) Guarda, guarda: la mia cara vicina Euclione è sempre più agitata.

Ma, nonostante la preoccupazione, di fronte a delle proposte gratuite la sua spilorceria ha sempre il sopravvento.

Così finirà presto per tradirsi: ho fatto proprio bene a mandare in avanscoperta la cuoca, presto avrò le notizie che più

mi interessano. (CHIAMA) Megadoro !

MEGADORO – (ENTRA COL VELO DA SPOSA) Eccomi sorellina !

EUNOMIA – Ma come ti sei conciato ?

MEGADORO – Sono pronto per il matrimonio !

EUNOMIA – Ma tu sei lo sposo, non la sposa !

MEGADORO – Lo so, lo so, ma il velo non è per me, l'ho preparato per la mia sposa, io stavo solo vedendo come mi

stava.

EUNOMIA – Ti prego, toglitelo immediatamente!

MEGADORO – Va bene, sorellina. (ESEGUE)

EUNOMIA – Volevo informarti che la cuoca, che abbiamo mandato nella casa di Euclione, sta controllando che tutto

sia a posto riguardo al tuo matrimonio. Per questo motivo potrebbero esserci delle sorprese.

MEGADORO – Che bello, che bello, a me piacciono le sorprese ! E si può sapere di che cosa si tratta ?

EUNOMIA – Non te lo so dire, fratello mio, ma lo scopriremo presto.

MEGADORO – Ah, bene, bene, lo scopriremo presto ! (ESCE)

EUNOMIA – Basterà aspettare e vedere quello che succede. (ESCE)

EUCLIONE – (DA DENTRO) Fuori, fuori da questa casa.

CUOCA – (ENTRANDO CON UN COLTELLO IN MANO) Va bene, vado, vado, ma perché se la prende in questo modo !

Si può sapere che cosa c'è da strillare tanto ! Cos'è, è impazzita la maionese ?

EUCLIONE – (ENTRANDO) Torna qua, dove scappi ?

CUOCA – Basta che si decida: devo andarmene o devo tornare ?

EUCLIONE – Ti rovinerò oppure ti manderò in galera, disgraziata !

CUOCA – Ho capito, se non è zuppa è pan bagnato. Ma, almeno, si può mai sapere perché ?

EUCLIONE – Perché hai un coltello in mano.

CUOCA – Per forza che ho un coltello in mano, faccio la cuoca !

EUCLIONE – Mi hai minacciato con quel coltello !

CUOCA – Ma nessuno ti sta minacciando, sto solo cercando di preparare qualcosa per la cena di stasera. Il piatto

piange !

EUCLIONE – E dove lo hai preso quel coltello ?

CUOCA – E' mio, fa parte dei miei arnesi da lavoro: insomma vorrei sapere se volete che questa cena la prepari oppure

no ?

EUCLIONE – Certo che voglio che la prepari, ma io vorrei sapere allo stesso modo se in casa mia si salverà la mia roba

!

CUOCA – Io mi accontento di salvare i miei arnesi, la tua roba non m'interessa.

EUCLIONE – Ho visto come non t'interessa, scellerata, stavi aprendo e ispezionando tutti gli angoli più riposti della

casa, stavi spostando tutte le stoviglie, le posate e le pentole della cucina.

CUOCA – Questa è bella ! Pretendereste che io cucini senza pentole e stoviglie, credete forse che le cene si fabbrichino

con la bacchetta magica ?

EUCLIONE – In questa casa è tutto mio. Qua è tutto mio. Non si deve piantare un chiodo senza che io lo sappia.

Pretendo di essere informata preventivamente prima che tu apra un cassetto, prima che tu prenda un coltello, prima

che tu sfiori un piatto.

CUOCA – Se la mettete così la cena sarà pronta tra un mese ! Posso tornare in cucina ora ?

EUCLIONE – Va pure dove ti pare !

CUOCA – Vado in cucina. Vi ho anche informato preventivamente. (MA RIMANE NASCOSTA IN SCENA)

EUCLIONE – Ma vai in malora anche tu!  Finalmente se ne è andata, ho il presentimento di aver fatto male ad accettare

questa cuoca e mettermi in casa una sconosciuta, ma ormai è troppo tardi per cambiare idea. Sarà meglio andare a

prendere subito la cassetta per metterla in un posto più sicuro. (ESCE)

MEGADORO – Gli amici a cui ho raccontato questo mio progetto di sposarmi, hanno elogiato la figlia di Euclione.

Dicono che ho fatto un affare e che Fedria è proprio una brava ragazza.

Io credo che se tutti gli altri uomini agiati facessero anche loro come me, sposando e prendendo in casa, senza dote, la

figlia di una famiglia povera, la cittadinanza diverrebbe molto più concorde.

I ricchi sarebbero oggetto di minor invidia e le mogli avrebbero maggior rispetto del proprio marito.

Il denaro della dote finisce così per diventare uno svantaggio che infligge ai mariti solamente malanni e disagi.

La dote dovrebbe essere messa a disposizione degli sposi giovani e non deve essere trattenuta dai genitori avidi ! 

EUCLIONE – (ENTRANDO CON LA CASSETTA) Meno male, nessuno è andato a frugare in giardino, la cassetta era al

suo posto, meglio non farmi vedere col tesoro tra le mani, ora la lascio qui e vado a cercare un luogo sicurissimo dove

nasconderla definitivamente. (INAVVERTITAMENTE LA CONSEGNA ALLA CUOCA)

CUOCA – (CON LA CASSETTA CHIAMA MEGADORO CHE ARRIVA) Megadoro, Megadoro, presto vai a chiamare tua

sorella, dille che ho trovato quello che voleva e che andrà in brodo di giuggiole.

MEGADORO – Che cosa hai trovato ? Che cosa hai trovato ?

CUOCA – E' un ovetto con la sorpresa !

MEGADORO – Un ovetto con la sorpresa, che bello, che bello ! E che sorpresa c'è dentro?

CUOCO – Non posso ancora dirtelo. Altrimenti che sorpresa è ?

MEGADORO – Giusto, giusto ! Vado.(ESCE)

CUOCA – Ecco qua c'è il dolcetto a fine pasto: la cassetta che era sepolta in giardino con tutto il denaro di Euclione,

che per questo non voleva che io frugassi dappertutto. Aveva un tesoro nascosto in casa !

EUNOMIA – (ENTRANDO) Dimmi, dimmi che hai quello che penso ?

CUOCA – Esatto, ecco la preziosa cassetta col tesoro, ve la affido. Adesso corro ad accordarmi con la serva in modo da

incolpare il suo segretario, che lei detesta, così, non appena Euclione si accorgerà del furto, incolperà lui.

EUNOMIA – Brava, avrai la ricompensa che ti ho promesso !

MEGADORO – (ENTRANDO) Bau settete! Dov'è la sorpresa ? Dov'è la sorpresa ?

EUNOMIA – La sorpresa, purtroppo, per te non è una bella sorpresa, Megadoro, mi spiace, ti devo comunicare che il

tuo matrimonio è andato a monte, ma in compenso abbiamo trovato il tesoro che Euclione nascondeva in casa !

MEGADORO – Ma come non mi sposo più ?

EUNOMIA – No, sono desolata, Megadoro, ma non ti sposi proprio più, fattene una ragione, così va il mondo !

CUOCA – Forza, forza, svelte, filiamocela adesso, se non volete che a fine pasto dopo il dolce venga l'amaro.

Scappiamo velocemente prima che Euclione si accorga della scomparsa della cassetta. (ESCONO)

MEGADORO – Ma io volevo sposarmi, io volevo sposarmi ! (ESCE)

EUCLIONE – (ENTRA E NON TROVA PIU' LA CASSETTA) La mia cassetta, la mia cassetta !

Al ladro ! Al ladro ! Sono rovinata, perduta, defunta.

Mi hanno rubato la cassetta con tutti i denari. Al ladro ! Al ladro ! Chi è stato ? Dove è andato ? Dove si è nascosto ?

Come faccio a trovarlo ? Da che parte correre ?

Restituiscimi i miei denari, carogna ! La mia povera cassetta ! (ENTRA LICONIDE)

Eri tutta la mia vita e ti hanno strappato a me, tu che sei tutto il mio bene, ti hanno rapito, hanno rapito la cosa più cara

che avevo al mondo.

Tu eri il mio sostegno, il mio conforto, la mia gioia ! Tutto è finito per me, non ho più nulla da fare al mondo !

Senza te non posso vivere. (PIANGE)

LICONIDE – Sta a vedere che Euclione, non riuscendo più a trovare in casa la figlia, ha immaginato il mio progetto di

rapire Fedria. Ecco il motivo della sua disperazione. Sarà meglio non farsi vedere. (ESCE)

EUCLIONE – Sono morta, sono morta ! Dissotterrando la cassetta, mi sono sepolta da sola!

(POI SI RIVOLGE AL PUBBLICO) Perché questa gente mi guarda ? Ho capito, hanno assistito al furto, sanno chi è il

ladro e non parlano ! Sono dunque complici del furfante che mi ha preso la cassetta !

Non ne vedo uno che non mi paia una faccia sospetta ? Sapeste quanti ladri si nascondono sotto le sembianze dei

galantuomini ! Vi supplico, ditemi dov'è andato il ladro ? Sta forse nascosto in mezzo a voi ? (PAUSA)

E mi continuano a guardare ! Vuol dire che hanno preso anche loro parte al furto !

Presto, voglio chiamare le guardie, l'autorità, il boia ! Voglio far giustiziare tutti ! Tutti !

E poi alla fine  mi ammazzerò anch'io !

STAFILA – (ENTRANDO) Padrona, padrona, è successa una cosa terribile, hanno preso il vostro tesoro, è accaduto un

furto !

EUCLIONE – Come lo sai ? Come hai capito che c'è stato un furto ? Disgraziata, sei stata tu ?

Sai qualcosa ? Avanti, parla svelta !

STAFILA – Io non so nulla, proprio nulla, padrona, lo giuro, riferisco soltanto quello che mi ha detto la cuoca !

EUCLIONE – E che cosa ti ha detto la cuoca, avanti, sputa il rospo !

STAFILA – Anche la cuoca mi ha detto che non sa niente.

EUCLIONE – Come, nessuno sa nulla ? E se non sapete nulla, come potete dire che c'è stato un furto, maledette ?

STAFILA – La cuoca non ha visto nulla, ma si è accorta di una cosa.

EUCLIONE – Tu mi vuoi far morire, la smetti di dirmi le cose col contagocce ! Forza, svelta: di che cosa si è accorta la

cuoca?

STAFILA – Si è accorta di una persona che gironzolava per la casa con aria sospetta.

EUCLIONE – E' lui, il ladro è lui. Forza, delinquente, dimmi chi è questa persona che gironzolava per casa mia alla

caccia della mia cassetta.

STAFILA – Pare proprio che si tratti di...

EUCLIONE – Avanti !

STAFILA – Del vostro segretario.

EUCLIONE – Di chi ?

STAFILA – Del vostro segretario Liconide.

EUCLIONE – (INCREDULA) Liconide ?

STAFILA – (TRA SE') Così impari a fare il lecchino con la padrona ! (POI AD EUCLIONE)

Sì, Liconide, così almeno ha detto la cuoca !

EUCLIONE – Ma come è possibile, il bravo ragazzo, la persona assennata, proprio lui, proprio lui mi ha tradito, mi ha

pugnalato alle spalle !

STAFILA – Proprio lui !

EUCLIONE – Scovamelo subito, trovalo immediatamente e portamelo qui ! Hai capito !

STAFILA – Ma ormai sarà già scappato.

EUCLIONE – Cercalo, trovalo e portalo qui, ti ho detto !

STAFILA – Ho capito, vado, vado ! (ESCE)

EUCLIONE – Liconide, il mio segretario, la persona che tra tutte mi pareva la più affidabile, proprio lui mi ha derubato

! E' una cosa da non credere ! Ma sì invece, certo, è evidente, quel farabutto, quella serpe velenosa mi ha carpito la

fiducia, adulandomi, per potersi muovere con più tranquillità per la casa.

STAFILA – (ENTRANDO) Ecco Liconide che arriva, sono riuscito a condurlo da voi con una scusa, ma mi raccomando

non ditegli nulla di quanto vi ho riferito. Io me ne vado, preferisco non assistere al vostro scontro ! (ESCE)

LICONIDE – (ENTRANDO) Mi cercavate, signora.

EUCLIONE – Vieni, qua, vieni qua, a confessare l'azione più nera, l'attentato più orribile che sia mai stato commesso.

LICONIDE – Che cosa dite, signora ?

EUCLIONE – Ma come non ti vergogni del tuo delitto ?

LICONIDE – Di che delitto intendete parlare ?

EUCLIONE – Di che cosa intendo parlare ? E' inutile che cerchi di nascondere le cose. Sei stato scoperto. So tutto.

Come hai potuto abusare così della mia bontà per introdurti in casa mia e tradirmi in questo modo ?

LICONIDE – (DOPO UNA PAUSA) Se le cose stanno così, vi scongiuro di non andare in collera, aspettavo solo

un'occasione favorevole per parlarvi. Per questo, ora, vi prego di stare a sentire le mie ragioni.

EUCLIONE – E che belle ragioni puoi darmi, ladro infame !

LICONIDE – No, signora, io non merito questo titolo, è vero che vi ho offesa, ma in fin dei conti è un errore

perdonabile.

EUCLIONE – Perdonabile ? Un agguato, un furto simile ?

LICONIDE – Vi prego, non vi adirate, quando mi avrete ascoltato, vedrete che il male non è poi così grande quanto

sembra ! In fondo non è accaduto nulla che io non possa riparare nel migliore dei modi.

EUCLIONE – E' appunto ciò che voglio, che tu mi restituisca ciò che mi hai rapito.

LICONIDE – Il suo onore, signora, sarà pienamente soddisfatto.

EUCLIONE – Non c'entra l'onore. Dimmi cosa ti ha spinto a una simile azione.

LICONIDE – E me lo domanda ?

EUCLIONE – Sicuro che te lo domando !

LICONIDE – Mi ha spinto una forza che ha il potere di far perdonare tutto ciò che commette: l'amore !

EUCLIONE – L'amore ?

LICONIDE – Certo, l'amore.

EUCLIONE – Bell'amore ! L'amore per i miei soldi !

LICONIDE – No, io non voglio nulla di ciò che è vostro. Purché mi lasci quello che ho già !

EUCLIONE – No, che non te lo lascio, vuoi tenerti quello che mi hai rubato.

LICONIDE – E lo chiama rubare ?

EUCLIONE – Certo che lo chiamo rubare ! Un tesoro come quello !

LICONIDE – E' un tesoro, è vero, ed è il più prezioso che voi possediate. Ma lasciandolo a me voi non lo perderete. Ve

lo chiedo in ginocchio, quel tesoro affascinate voi non potete far nulla di meglio che accordarmelo.

EUCLIONE – Ma neanche per idea, che storia è questa !

LICONIDE – Ci siamo reciprocamente promessi fedeltà eterna, abbiamo giurato di non lasciarci mai, solo la morte

potrà separarci !

EUCLIONE – Bel giuramento ! Magnifica promessa !

LICONIDE – Fate come volete, sono pronto a subire le vostre ire: ma vi prego di credermi che, se qualcuno ha colpa,

quello sono solo io, vostra figlia non ne ha alcuna.

EUCLIONE – Mia figlia ? Sarebbe ben strano che mia figlia avesse partecipato a questo delitto.

Ma adesso basta, voglio riavere ciò che è mio, voglio che tu mi confessi dove l'hai portata ?

LICONIDE – Io ? Io non l'ho mai portata via, è ancora in questa casa.

EUCLIONE – Non è uscita di casa ?

LICONIDE – No.

EUCLIONE – Meno male ! E dimmi, non l'hai mica toccata ?

LICONIDE – Toccata ? Voi ci fate torto a tutti e due: io ardo per lei di un amore puro e rispettoso !

EUCLIONE – (TRA SE') Arde per la cassetta ?

LICONIDE – Preferirei morire piuttosto che averla oltraggiata con un pensiero poco rispettoso: è troppo saggia e

onesta.

EUCLIONE – (TRA SE') La mia cassetta saggia e onesta ?

LICONIDE – Nulla di vergognoso ha profanato la passione che i suoi begli occhi mi hanno ispirato !

EUCLIONE – (TRA SE') I begli occhi della mia cassetta ? Parla di lei come un innamorato !

LICONIDE – (ENTRA FEDRIA) Vostra figlia Fedria ve lo confermerà, può testimoniare.

EUCLIONE – Come ? Fedria è stata tua complice ?

LICONIDE – E ho dovuto faticare molto per indurre il suo pudore ad acconsentire a ciò che il mio amore chiedeva !

EUCLIONE – Ma il pudore di chi ?

LICONIDE – Di vostra figlia, ci siamo reciprocamente promessi amore eterno.

FEDRIA – E' così, madre !

EUCLIONE – Mia figlia ti ha promesso amore eterno ?

LICONIDE – Certo, signora, ed io a lei !

FEDRIA – Come io a lui !

EUCLIONE – Santo cielo, un'altra disgrazia !

FEDRIA – Cercate di capire le nostre ragioni !

EUCLIONE – Disperazione su disperazione ! Scellerata, figlia indegna di una madre come me !

Ti innamori di un ladro infame e gli dai la tua fede senza nemmeno consultarmi !

Ma avete fatto i conti senza di me. Io vi denuncio a tutti e due e vi faccio sbattere in galera !

FEDRIA – Madre, non siate così impulsiva, non abbiamo commesso nulla di cui vergognarci, concedetevi il tempo di

riflettere ancora un po' sul nostro comportamento. Sforzatevi di conoscere meglio colui che credete vi abbia offeso.

EUCLIONE – Non voglio sentire più nulla. Ti ripudio.

LICONIDE – Le mie intenzioni sono oneste.

EUCLIONE – Taci anche tu, traditore !

MEGADORO – (CON LA CASSETTA COPERTA DAL VELO, INSEGUITO DA EUNOMIA E DALLA CUOCA) Bau settete !

Ecco la sorpresa !

LICONIDE – Che sorpresa ?

EUNOMIA – Fermati, fratello ! Cosa fai ?

CUOCA – L'arrosto è andato in fumo. Ho lavorato tanto, per niente !

LICONIDE – Ma che succede ?

EUCLIONE – Quale altra disgrazia mi colpisce ?

MEGADORO – Nessuna disgrazia, ma una bella sorpresa ! La bella sorpresa è che ho sorpreso la cuoca che voleva farvi

una sorpresa. Allora l'ho colta di sorpresa, le ho preso la sorpresa, per farvi una sorpresa !

FEDRIA – Non ho capito nulla !

LICONIDE – Neanch'io !

EUCLIONE – Io ho capito invece: la mia cassetta !

LICONIDE – Un momento, ma io riconosco questa voce e questa persona, voi siete mio zio Megadoro.

MEGADORO – Toh ! Che bello ! Le sorprese non sono finite !

EUNOMIA – Liconide, figlio mio, che ci fai qui ?

LICONIDE – Che figlio ? Che figlio ? Come osi chiamare ancora figlio un ragazzo che hai ripudiato, che hai allontanato

da te, un figlio costretto da una madre snaturata a partire da casa e andare in cerca di fortuna.

EUNOMIA  - Chi ti ha detto queste cose ? Come ti permetti ?

LICONIDE – Come mi permetto ? Con la certezza di avere davanti una madre che per l'avidità di possedere denaro ed

amanti ha cacciato il suo unico figlio mandandolo ramingo per il mondo.

Mi hai obbligato a una vita di stenti fino a quando, giunto in questa casa, ho trovato Fedria e con lei la felicità.

MEGADORO – Caspita, quante sorprese ! E' tutto vero sorellina ?

EUNOMIA – (BOFFONCHIA QUALCOSA DI INCOMPREMSIBILE)

MEGADORO – Ti ho chiesto se è tutto vero, sorellina birbantella !

EUNOMIA – Beh... cioè io... insomma non è assolutamente facile riconoscerlo, ma temo che arrivati a questo punto

sarebbe stupido e inutile negarlo. Sì, è tutto vero, ammetto le mie colpe, e vi chiedo perdono.

EUCLIONE – (A MEGADORO) La mia cassetta ! La mia cassetta !

MEGADORO – Stai buona che altrimenti non capisco nulla !

LICONIDE – (A EUNOMIA) Acconsenti che io mi sposi con Fedria !

EUNOMIA – Certo, purché Megadoro rinunci al suo diritto.

EUCLIONE – La mia cassetta, la mia cassetta ! (POI INDICANDO FEDRIA E LICONIDE) Un momento, ma allora non

l'avevano presa loro !

MEGADORO – Questo vuol dire Liconide che tu sei il mio nipotino !

LICONIDE – Proprio così zio !

MEGADORO – Ma tu però sei accanto a Fedria, la ragazza che io dovevo sposare, e adesso sei tu che vuoi sposarla al

posto mio !

FEDRIA – Mi dispiace, ma quello che avrebbe dovuto essere il nostro matrimonio è stato preparato con l'inganno,

solo per interesse e contro la mia volontà.

Megadoro, tu hai dimostrato invece di essere una persona così semplice e buona, ora perciò ti prego di rinunciare al

tuo diritto in modo che io possa sposare Liconide, la persona a cui sono legata da un vincolo d'amore.

LICONIDE – Come io a lei.

EUCLIONE – La mai cassetta, la mia cassetta.

MEGADORO – Un vincolo d'amore ?

FEDRIA – Sì Megadoro, ma se tu rinuncerai ai tuoi diritti, tu acquisterai, dopo il mio matrimonio con Liconide, una

nuova nipote, che non perderà occasione per dimostrarti tutta la sua riconoscenza e tutto il suo affetto.

EUNOMIA – Non farlo, non farlo, Megadoro !

CUOCA – Non combinare la frittata !

EUCLIONE – La mia cassetta, la mia cassetta, presto restituiscimela !

MEGADORO – E ma come ? Allora io non mi sposo più ?

LICONIDE – No, mi dispiace, non ti sposi più  !

FEDRIA – Con Liconide ci siamo promessi amore eterno !

MEGADORO – Che brutta sorpresa ! Non c' è più nessuno che vuole sposarmi !

STAFILA – (ENTRANDO) Beh, un momento, se proprio insisti io sono libera !

MEGADORO – Dici davvero ? Tu mi vuoi sposare ?

STAFILA – Consideralo una cosa fatta !

MEGADORO – Parli sul serio ?

STAFILA – Certo ! Figuriamoci, sono davvero disposta a tutto pur di andarmene al più presto da questa casa e dalla

sua padrona ! (MEGADORO LE METTE IL VELO)

CUOCA – Bel matrimonio ! Una minestra riscaldata !

MEGADORO – Che bello ! Che bello ! Un momento, qui ci vuole un'ultima sorpresa.

TUTTI – Che sorpresa ?

MEGADORO – Quella di riconsegnare la cassetta alla legittima proprietaria.

EUCLIONE – Grazie, finalmente, la mia cassetta !

MEGADORO – Eh, eh, eh, un momento ! A patto che la lasci in dote a Fedria per il suo matrimonio con mio nipote

Liconide.

EUCLIONE – No, no, no, non voglio, la cassetta è mia ! E' mia !

MEGADORO – Altrimenti io non rinuncio al mio diritto !

EUCLIONE – Che vuoi che m'importi del tuo diritto, io mia figlia non la sposo e se la sposo la voglio sposare senza

dote !

EUNOMIA – E' giusto, invece, Euclione, a che serve accaparrarsi tanto denaro quando non si sa nemmeno più come

spenderlo e si finisce invece col perdere l'affetto dei figli. Lasciamolo a chi ne ha bisogno per iniziare una nuova vita.

LICONIDE – Ben detto, mammina !

EUNOMIA – Abbiamo imparato la lezione, a nostre spese !

EUCLIONE – Appunto le spese, le spese. Va bene tutto, volete sposarvi, sposatevi pure, volete i soldi, teneteveli e

andate in malora ! Però le spese per la cena di nozze chi le paga ? Io no di sicuro !Le pagate voi ?

MEGADORO – Certo, certo, le pagheremo noi, vero sorellina !

EUNOMIA – E va bene, le pagheremo noi !

STAFILA – In cucina però non è stata ancora cucinata nessuna pietanza !

CUOCA – E io non sono riuscita a preparare nemmeno un piatto !

FEDRIA – E allora cosa facciamo ?

MEGADORO – Già e allora che si fa ?

EUCLIONE – E allora sarà meglio che stasera andiamo tutti a cena all'osteria !

Tanto hanno detto che pagano tutto loro !

(ESCONO TUTTI RICONCILIATI)

EPILOGO – Così la cassetta ha trovato dei nuovi giovani padroni che sapranno farne sicuramente un uso più

appropriato, perché i soldi, miei cari signori che con tanta pazienza ci avete ascoltato, i soldi sono tondi, rotolano,

sono fatti per correre e la persona generosa che li distribuisce a chi gli sta vicino con intelligenza e con buon cuore si

vedrà ben presto ricompensato da tutti con grande disponibilità e affetto, mentre l'individuo avido che per

conservarli li seppellisce sottoterra non vedrà crescere alcun frutto.

FINE