La cena dei cretini

Stampa questo copione

                     

    “LA CENA DEI CRETINI”

                                      di FRANCIS VEBER

                            Traduzione di FILIPPO OTTONI

La Scena: Il salone di un appartamento di lusso. Un ambiente molto bello arredato con gusto, mobili antichi, quadri di valore, oggetti preziosi.

Il salone si apre su un ingresso, visibile sul fondo. Vi sono altre tre porte, che conducono rispettivamente alla cucina, alla camera da letto principale e a un bagno.

In un angolo è stato allestito un piccolo bar.

                                               PERSONAGGI

                                      (In ordine di entrata in scena)

                                      PIERRE               : il padrone di casa

                                              

                                               CHRISTINE        : sua moglie

                                               ARCHAMBAUD: reumatologo

                                               FRANCOIS                  : il cretino

                                               LEBLANC          : amico di Pierre

                                               MARLENE          : spasimante di Pierre

                                               CHEVAL            : impiegato alle imposte         

                                               PRIMO TEMPO

PIERRE entra dalla cucina, piegato in due, con in mano un sacchetto di plastica pieno di ghiaccio.

Indossa un accappatoio. E’ un uomo sulla quarantina, normalmente affascinante, ma stasera molto handicappato.

Si dirige verso un divano, camminando a fatica, con una smorfia di dolore.

La porta d’ingresso si apre ed entra CHRISTINE, sua moglie, una bella donna sulla trentina. Vedendo PIERRE in quello stato si blocca.

CHRISTINE                 Ma che cos’hai?

PIERRE                        Il colpo della strega.

CHRISTINE                 No!

PIERRE                        Ti do la mia parola d’onore che non cammino così per farti ridere.

CHRISTINE                  (Avanzando verso di lui) Ma come ti è successo, povero caro?

PIERRE                        (Sedendosi a fatica sul divano) Facendo la doccia. Mi sono chinato per raccogliere il sapone, e…

CHRISTINE                  Oh, ma senti!… Non ti sarai mica rotto qualcosa… Hai chiamato un medico?

PIERRE                        Sì, il professor Archambaud, è uno specialista, molto bravo, pare. (Si applica il ghiaccio sulle reni) Ahi, com’è freddo!

CHRISTINE                  Credevo ci volesse il caldo per il mal di schiena.

PIERRE                        Anch’io, ma Archambaud ha detto ghiaccio…

CHRISTINE                  Vuoi bere qualcosa?

PIERRE                        Un dito di scotch, per favore.

CHRISTINE                  (Va verso il bar) Con ghiaccio?       

PIERRE                        Sì… se è finito, me ne prendi un po’ dalla schiena.

CHRISTINE                  (Versando lo scotch) Hai disdetto la tua cena?

PIERRE                        Come hai passato la giornata?

CHRISTINE                  Benino. Hai disdetto la tua cena?

PIERRE                        No, perché?

CHRISTINE                  Come, perché? Ma ti sei visto?

PIERRE                        Archambaud mi rimetterà in piedi, sta’ tranquilla.

                                      (Guarda l’orologio) Come mai non arriva? Aveva detto alle sette e mezza!

CHRISTINE                  (Gli porta lo Scotch) Ma dài, Pierre! Non mi dire che vuoi andare a quella orribile cena!

PIERRE                        Senti, non ricominciamo. Io la trovo divertente quella cena; se tu la trovi orribile, peggio per te!

(Lei lo fissa un attimo in silenzio, poi si allontana verso la camera da letto)

Non mi terrai il broncio perché ho voglia di divertirmi un po’!

CHRISTINE                  (Fermandosi) Quella cena è più che orribile, Pierre: è la parte di te che io non amo affatto.

PIERRE                        Ci risiamo, fa di nuovo la schifiltosa! Ma che ho fatto di male, io, per avere contemporaneamente il colpo della strega e una moglie schifiltosa!

CHRISTINE                  (Torna verso di lui) Liberati, resta con me stasera, io ne ho bisogno… Lo sai che è un momento difficile questo per me.

PIERRE                        Appunto, cambia atteggiamento: vieni con me. Vedrai, sono uno spasso quelle cene!

CHRISTINE                  E’ uno spasso invitare un poveretto per prenderlo in giro tutta la sera?

PIERRE                        Non si tratta di un poveretto, ma di un deficiente. Non c’è niente di male a prendere in giro i deficienti: esistono per questo, no?

CHRISTINE                  (In tono serio, dopo una breve pausa) Per me è importante che stiamo insieme stasera, Pierre. Lìberati da quella cena.

PIERRE                        Non posso. Il tizio passa a prendermi alle otto.

CHRISTINE                  (Raggelata) Quale tizio?

PIERRE                        Il mio invitato.

CHRISTINE                  (Incredula) Viene qui?

PIERRE                        Gli ho detto di passare a bere qualcosa, sì.

CHRISTINE                  Non è possibile, hai invitato qui quel tizio?

PIERRE                        Volevo studiarmelo un po’ prima di portarlo alla cena. Vedrai, pare che sia fenomenale!

CHRISTINE                  (Va a prendere la sua borsetta) Ah, no! Io non vedrò un bel niente! Io vi lascio al vostro tete-a-tete. Buon divertimento!

                                      (Si dirige verso la porta)

PIERRE                        Dove vai?

CHRISTINE                  Anch’io ho una cena. Non avevo molta voglia di andarci, ma tant’è!

PIERRE                        Una cena con chi?

                                      (Suonano alla porta. CHRISTINE si blocca)

CHRISTINE                  E’ lui? Non voglio vederlo!

PIERRE                        Ma no, è il professor Archambaud!

 

                                      (CHRISTINE va ad aprire la porta. ARCHAMBAUD

                                      entra. Sulla cinquantina, reumatologo, aria da gaudente.    

CHRISTINE                 Buonasera, professore.

ARCHAMBAUD                   Buonasera, signora.

PIERRE                        (Voltandosi  verso Archambaud, ha una fitta di dolore) Ahi!

ARCHAMBAUD          (Andando verso di lui) Ah, bene, vedo che è messo proprio bene, lei!

PIERRE                        Buonasera, professore. Grazie di essersi disturbato per venire qui.

ARCHAMBAUD          C’erano certi ingorghi!…

CHRISTINE                  (Ad ARCHAMBAUD) Glielo affido, professore. Lo sblocchi velocemente, ha una cena importantissima, stasera.

PIERRE                        (Annusando bufera) Christine…

CHRISTINE                  Una cena di cretini. Lei forse non conosce la procedura: ogni invitato porta un cretino…

PIERRE                        Christine, per favore!…

CHRISTINE                  …I cretini, naturalmente, non sanno perché sono stati scelti, e il gioco sta nel farli parlare. Pare che sia uno spasso. Ma siccome a me non fa ridere per niente, allora me ne vado. Buonasera, professore.

                                      (Esce. Breve silenzio imbarazzato)

PIERRE                        Mi dispiace, professore, io l’avevo chiamato per un colpo della strega, non per una scenata coniugale.

(Alternative: 1. non per una scena da un matrimonio.*

-* Riferimento a “Scene da un Matrimonio” di I. Bergman-

                                      2. per il colpo della strega, non per la sparata della strega!

ARCHAMBAUD          Ma si figuri… Posso lavarmi le mani?

PIERRE                        (Indicando una porta) Là c’è un bagno.

                                      (ARCHAMBAUD va a lavarsi le mani. PIERRE spiega)

                                      Stavo facendo la doccia, mi sono chinato per raccogliere il sapone e sono rimasto bloccato.

ARCHAMBAUD          (Fuori Scena) E’ una stupenda invenzione la doccia, per noi reumatologhi. Quasi quanto il tennis.

                                      (Rientrando) Quand’ero studente, noi facevamo le cene delle cozze. Bisognava invitare la ragazza più brutta possibile, e, alla fine della cena, si assegnava una palma.

PIERRE                        (Rilassandosi) Ah, sì, lo facevamo anche noi. Ma è più divertente coi cretini.

ARCHAMBAUD          Comunque, mi pare che la scelta di una brutta sia più oggettiva.

PIERRE                        No, mi creda, professore, esistono dei cretini totalmente oggettivi!

                                      (ARCHAMBAUD ride. PIERRE prosegue)

                                      Ne aspetto uno da un momento all’altro. Vedrà, non ci si può sbagliare.

ARCHAMBAUD          E’ un suo amico?

PIERRE                        No, no. Ho degli amici cretini, ma non fino a questo punto.

                                      Quelli che selezioniamo sono dei campioni, roba da alta competizione.

ARCHAMBAUD          (Divertito) Si stenda.

                                      (Aiuta PIERRE a togliersi l’accappatoio e a stendersi sul divano) Si rilassi… E dove li trovate questi campioni?

PIERRE                        (Mentre ARCHAMBAUD gli palpa la colonna vertebrale)

                                      Oh, non è mica semplice, è un grosso lavoro, una vera caccia all’uomo. Ci sono dei battitori che ci segnalano i cretini da prendere in considerazione; noi li esaminiamo e, se sono eccezionali, li invitiamo. (Sussulta) Ahi!…

ARCHAMBAUD          E’ la seconda lombare.

PIERRE                        Ed è grave?

ARCHAMBAUD          No, ma temo che dovrà rinunciare alla sua cena.

PIERRE                        Ah, non credo proprio!

ARCHAMBAUD          (Aiuta PIERRE a rimettersi seduto) Io non manipolo mai a caldo, perciò stanotte si riposi e domattina chiami il mio studio per un appuntamento.

PIERRE                        Professore, ho un cretino di classe mondiale, stasera, la supplico, faccia qualcosa: un calmante, degli anti-infiammatori, non lo voglio sapere, ma faccia qualcosa!

ARCHAMBAUD          (Scuotendo il capo) Ghiaccio e riposo. Mi creda, è meglio essere prudenti, altrimenti ne avrà per tre settimane.

PIERRE                        Ma che sfiga, proprio stasera!… (Si china per prendere il telefono e si blocca, con una smorfia di dolore. ARCHAMBAUD gli porge il telefono)  Grazie.

                                      (Prende la rubrica e comincia a sfogliarla) Bisogna che lo fermi. Com’è che si chiama?… Ah, sì, Pignon. François Pignon.

ARCHAMBAUD          E che mestiere fa?

PIERRE                        E’ impiegato alle imposte.

ARCHAMBAUD          Be’, ma è pericoloso questo. Pensi se viene a sapere il motivo per cui lo ha invitato.

PIERRE                        (Digita un numero) Non c’è pericolo. Stiamo molto attenti: nessun cretino ha mai saputo perché lo avevamo invitato.

                                      (Tace per ascoltare un messaggio) Come temevo: è già uscito… E’ cretina perfino la sua segreteria!

ARCHAMBAUD          Ah, sì?

PIERRE                        (Riaggancia e ridigita il numero) Gliela faccio sentire. Vorrebbe essere spiritoso, ma è solo patetico.

                                      (PIERRE inserisce il viva-voce. Si odono gli squilli amplificati, poi la voce di François Pignon)

FRANCOIS                   (F.S. canticchiando sull’aria del can-can)

                                      “Qui François Pignon che dice

                                      che non c’è con voce ammaliatrice.

                                      Lascia un messaggio dopo il bip

                                      E ti richiamerà, corpo di mille pipe!”

                                      (Ride, poi con voce normale) E ora tocca a te parlare!

                                       

                                      (Si ode un bip. PIERRE riaggancia)

ARCHAMBAUD          Accidenti!

PIERRE                        (Col tono di chi ha avuto ragione) Eh?

ARCHAMBAUD          Straordinario, sì.

PIERRE                        Adesso capirà perché mi secca.

ARCHAMBAUD          Effettivamente sembra abbastanza eccezionale.

PIERRE                        (Depresso) Altroché!

ARCHAMBAUD          Come l’ha conosciuto?

PIERRE                        Io non lo conosco affatto, lo vedrò stasera per la prima volta, me lo ha raccomandato un amico. Un grande cacciatore di cretini, veramente! Ha scovato Pignon sul TGV, tra Biarritz e Parigi, e mi ha telefonato appena sceso dal treno, affascinato. Per tutto il viaggio, durato ben cinque ore, Pignon gli ha parlato dei suoi modellini, senza un attimo di pausa: un vero incubo, pare.

ARCHAMBAUD          Ah, perché- fa dei modellini?…

PIERRE                        Sì, fa i modellini coi fiammiferi: il Ponte di Tancarville, la Tour Eiffel… ci passa ore e ore e, soprattutto, ne può parlare per ore e ore. E questo, in una cena, è fantastico! Più il cretino è entusiasta, più ha la possibilità di vincere la palma, e stasera, professore, con Pignon e i suoi modellini, non credo di esagerare dicendo che me la sentivo già in tasca.

ARCHAMBAUD          (Guarda l’orologio) Mi sarebbe piaciuto conoscerlo, ma devo proprio andare, sono già in ritardo.

PIERRE                        Aspetti un attimo, arriverà da un momento all’altro. Lo faremo parlare, raccontare la sua vita; può essere divertente, no?

ARCHAMBAUD          Devo andare. Ho degli amici che mi aspettano a casa.

                                      (Apre la borsa e ne tira fuori un tubetto di compresse)

                                      Le lascio un calmante. Due compresse durante la notte se ha veramente male. Ma, attenzione, è molto forte.

PIERRE                        Grazie, professore.

ARCHAMBAUD          (Va verso la porta) Non esiti a chiamarmi a casa se il dolore diventa insopportabile.

PIERRE                        Può sbloccare la porta uscendo, così non dovrò alzarmi?… C’è un pulsante sulla maniglia.

ARCHAMBAUD          (Si ferma sulla soglia) Posso chiederle anch’io un favore?

PIERRE                        Sì, certamente.

ARCHAMBAUD          Non m’inviti mai a cena, mi rimarrebbe un dubbio.

                                      (PIERRE ride. ARCHAMBAUD esce. PIERRE prende il telefono e digita un numero)

PIERRE                        (Al telefono) Bernard?… No, non va meglio, sono ancora piegato in due… Zitto, va’, che sono distrutto, avevo il vincitore, stasera!… Ma ti dico di sì!… Ah, sì, è veramente triste. Comunque te lo porterò la settimana prossima… Bene, ti lascio perché sarà qui da un momento all’altro…Ciao, divertitevi, branco di sciacalli!

                                      (Riaggancia e si dirige verso la camera da letto per cambiarsi, lasciando la porta aperta. Suonano alla porta d’ingresso. PIERRE grida da F.S.)

                                      Avanti, è aperto!

                                      (Entra François Pignon, con fare intimidito, una cartella porta-documenti sotto al braccio)

FRANCOIS                   (In quinta, verso il salone vuoto) Sono in casa del signor

                                      Bronchant, vero?

PIERRE                        (Sempre F.S.) Sì, sì, si accomodi, vengo…

FRANCOSI                   (Chiude la porta ed entra nel salone) Sono François Pignon.

PIERRE                        (Rientra, piegato in due) Buonasera, come sta?

FRANCOIS                   Io bene, ma…

PIERRE                        Mi scusi se la ricevo così, ma ho avuto il colpo della strega.

FRANCOIS                   No!

PIERRE                        Sì. Riesco appena a muovermi. Ho cercato di avvertirla, ma lei era già uscito. Mi spiace tantissimo, ma dobbiamo rimandare la nostra cena.

FRANCOIS                   Sono io che sono dispiaciuto per lei, non è mica uno scherzo il colpo della strega.

PIERRE                        Diciamo che è una seccatura, ma niente di drammatico. Lei è libero mercoledì prossimo?

FRANCOIS                   Mercoledì prossimo? Cos’è, il 24? Sì, sono libero.

PIERRE                        No, è il 23, credo.

FRANCOIS                   Il 23?… Va bene, sono libero.

PIERRE                        Aspetti, oggi è il 18… No, è il 25.

FRANCOIS                   Ah, il 25… Okay, non c’è problema.

PIERRE                        Benissimo; andremo dall’amico che ci aveva invitato stasera. Farà un’altra cena e lei sarà invitato.

FRANCOIS                   Ah, davvero molto gentile.

PIERRE                        Si figuri, siamo costretti a privarci del piacere della sua compagnia oggi, ma non ce ne priveremo la settimana prossima. Cosa beve, signor Pignon?

FRANCOIS                   Ehm… niente, la ringrazio, io la lascio se lei non si sente bene…

PIERRE                        No, sto bene, se non mi muovo è tollerabile… Si accomodi un momento che ci facciamo una chiacchieratina.

                                      (FRANCOIS si siede di fronte a PIERRE, la cartella porta-documenti sulle ginocchia. PIERRE lo guarda come un gatto che guarda il topo)

                                      Ho sentito la sua segreteria poco fa: è uno spasso!

FRANCOIS                   (Sorride, lusingato) Ah! Sì… Ho cercato di fare un messaggio un po’ originale…

PIERRE                        Riuscitissimo! Mi viene ancora da ridere.

FRANCOIS                   Me lo dicono tutti. Qualche amico mi ha perfino chiesto di fare il suo messaggio.

PIERRE                        Non ne sono affatto sorpreso.

FRANCOIS                   Lei ha una segreteria?

PIERRE                        (Rapidamente) Sì, ma va bene così com’è. Lei la troverebbe un po’ tradizionale, forse, ma per me va bene.

FRANCOIS                   Sicuro? Ci metto un secondo, eh…

PIERRE                        No, grazie, molto gentile. (Cambiando rapidamente argomento) Sono veramente felice di conoscerla, signor Pignon.

FRANCOIS                   Anch’io, signor Brochant… Non mi pare ancora vero… Quando il signore che ho conosciuto in treno mi ha detto che un grande editore come lei poteva essere interessato ai miei piccoli manufatti…

PIERRE                        Via, non sia troppo modesto, signor Pignon; secondo il mio amico lei è assolutamente eccezionale nel suo genere.

FRANCOIS                   E’ veramente simpatico quel signore.

PIERRE                        Ha molto fiuto, sì.

FRANCOIS                   E ha la passione dei modellini! E’ raro trovare qualcuno con una passione così grande: abbiamo parlato di modellini per tutto il viaggio.

PIERRE                        Lo so, mi ha detto che se lo ricorderà tutta la vita quel viaggio.

FRANCOIS                   Ah, sì! Siamo stati proprio bene! E, arrivando a Parigi, mi ha detto: “Devo assolutamente presentarla a Pierre Brochant.” E il giorno dopo, chi mi telefona al ministero?

PIERRE                        (Sorride) Spero di non averla disturbata.

FRANCOIS                   Ma per niente, si figuri!… Le sarò sembrato stupido al telefono.

PIERRE                        (Automaticamente, poi si riprende) Sì… Cioè, no!… Lei è stato perfetto.

FRANCOIS                   Ero talmente emozionato… Lei mi chiama al ministero e m’invita a cena, e stasera io sono qui…Giuro, non mi sembra vero…Lei è una persona straordinaria, signor Brochant.

PIERRE                        Ma no, ma no.

FRANCOIS                   Sì, sì, straordinaria. Quando mi ha detto al telefono che pensava di pubblicare un libro sui miei modellini, mi sono sentito… come dire?… Lei mi ha cambiato la vita, signor Brochant.

PIERRE                        Sì, be’, per quanto riguarda il libro, è ancora un progetto molto vago, eh, non ci esaltiamo, signor Pignon.

FRANCOIS                   No, no, io non mi esalto, però trovo che è un’ottima idea, penso davvero che se ne potrebbe fare un bestseller!

                                      (Apre la cartella porta-documenti) Le ho portato le foto dei miei lavori più belli…

PIERRE                        No… No, non adesso!

FRANCOIS                   …Vedrà, credo che siano abbastanza spettacolari.

PIERRE                        (Lo ferma) Li tenga da parte per mercoledì prossimo. Ci parlerà dei suoi modellini durante la cena; voglio condividere coi miei amici il piacere di ascoltarla.

FRANCOIS                   (Frustrato) Solo un paio di foto…

PIERRE                        No, no. Mercoledì prossimo. Stasera, impariamo a  conoscerci. Mi parli un po’ di lei; lavora al ministero delle Finanze, credo.

FRANCOIS                   Sto alla contabilità, sì. (Estrae una foto dalla cartella) La 

                                      Tour Eiffel…

PIERRE                        (Respinge la foto) E’ sposato?

FRANCOIS                   Sì… cioè, no. (Gli rimette la foto sotto il naso)

PIERRE                        (Respinge ancora la foto) E’ sposato o no?

FRANCOIS                   Cioè… mia moglie se n’è andata.

PIERRE                        Ah sì?

FRANCOIS                   Con un mio amico.

PIERRE                        Succedono, queste cose.

FRANCOIS                   Un tizio che ho conosciuto al ministero, non cattivo, stava all’archivio. Una sera l’ho portato a casa.

PIERRE                        Sì?

FRANCOIS                   E a lei è piaciuto. Non ho capito come abbia fatto, veramente, perché -detto tra noi- non è certo una cima.

PIERRE                        (Subito all’erta) Come?

FRANCOIS                   Il tizio col quale è scappata - non faccio per dire, ma è  un imbecille!

PIERRE                        No!

FRANCOIS                   Sì, ma imbecille da non credere!

PIERRE                        Ancora più imbecille di… (Si riprende) Cioè, voglio dire, rispetto a lei, che  è una persona intelligente?…

FRANCOIS                   Senta, io di solito non sono volgare, ma quando ci vuole, ci vuole: è un coglione!

PIERRE                        Non mi dica!

FRANCOIS                   Lo pensano tutti, d’altronde. E se lei lo conoscesse…

PIERRE                        (Arrapato) Ma lo conoscerei con piacere, dove possiamo trovarlo?

FRANCOIS                   No, no, si annoierebbe a morte: parla soltanto del windsurf.

PIERRE                        Ma è straordinario tutto ciò, straordinario! Lei sa come rintracciarlo?

FRANCOIS                   A lei interessa il windsurf?

PIERRE                        No… cioè, sì, molto. (Prende carta e penna) Come si chiama?

FRANCOIS                   Jean-Patrice Benjamin… persino il nome è stupido.

PIERRE                        E dove abita?

FRANCOIS                   Alla Guadalupa. S’è fatto trasferire all’isola della Guadalupa.

PIERRE                        (Posa carta e penna) Be’, forse è un po’ lontano.

FRANCOIS                   Lei è un appassionato?

PIERRE                        Di che cosa?

FRANCOIS                   Di windsurf?

PIERRE                        Moderatamente.

FRANCOIS                   Già. Non bisogna esagerare, è dannoso per la schiena. E lei, lei è sposato, signor Brochant?

PIERRE                        Sì, da due anni.

FRANCOIS                   E fila tutto liscio, immagino.

PIERRE                        Liscissimo.

FRANCOIS                   Io sono stato sposato sette anni… Sette anni di felicità senza un’ombra, e poi, un giorno… Ma come ha fatto a scappare con quell’individuo? Non riesco proprio a capirlo.

PIERRE                        (Sornione) Lei parlava di modellini con sua moglie?

FRANCOIS                   Sempre, ininterrottamente! Ricordo che dopo aver fatto il ponte di Tancarville (Gesto verso la cartella porta-documenti)  -ho qui la foto- sono stato lì ore e ore a spiegarle tutti i dettagli della costruzione. Non è esagerato dire che le ho fatto seguire il progetto fiammifero per fiammifero. E’ stata una cosa appassionante, specie il problema della portanza! Lei conoscerà senz’altro la delicatezza del problema della portanza nei ponti sospesi!

PIERRE                        No, ma è uno degli argomenti di cui ci parlerà mercoledì prossimo.

FRANCOIS                   E’ entusiasmante, vedrà. Ci ho messo due anni a fare Tancarville; due anni esaltanti durante i quali ho condiviso tutto con lei: i dubbi, le speranze… e poi, un bel giorno, che cosa scopro? Che è scappata con quel sempliciotto! Una brutta botta, no?

PIERRE                        Una brutta botta, sì.

FRANCOIS                   Comunque, è acqua passata. L’ho già abbastanza annoiato con le mie piccole disgrazie.

                                      (Estrae una foto dalla cartella) Ecco qua la bestia! Trecentoquarantaseimilaquattrocentoventidue fiammiferi!

PIERRE                        (Non prende la foto) Magnifico. Ma comincio a essere un po’ stanco…

FRANCOIS                   (Che non si lascia facilmente scoraggiare) Le dicevo poco fa del problema della portanza; ebbene, in un’opera come questa, la questione fondamentale è proprio il problema della portanza. Ma cominciamo dall’inizio: che cos’è un ponte sospeso?

PIERRE                        (Cercando di fermarlo) Signor Pignon…

FRANCOIS                   Apparentemente, la risposta è semplice: un ponte sospeso è un ponte la cui piattaforma non poggia su dei piloni regolarmente piantati nel suolo. Ma questa è un po’ semplicistica come risposta. Esistono evidentemente altri parametri, e ora la farò ridere: per me, la definizione di un ponte sospeso è…

PIERRE                        (Gridando) Signor Pignon!…

FRANCOIS                   Sì?

PIERRE                        Mi dispiace tanto, non sono in forma stasera e temo di non poter dare al suo lavoro l’apprezzamento che merita.

FRANCOIS                   (Confuso) Ma no, dispiace a me che lei non si senta bene. Tolgo il disturbo, signor Brochant. (Si alza)

PIERRE                        Sono un po’ stanco, ma è interessantissimo quello che dice. Sono sicuro che ce la spasseremo mercoledì prossimo.

FRANCOIS                   Ah, sì, non ci annoieremo di certo.

PIERRE                        (Si alza a fatica) L’accompagno.

FRANCOIS                   No, no, non si disturbi!

PIERRE                        Ma sì, devo chiudere la porta a chiave.

FRANCOIS                   Si appoggi a me…

                                     

                                      (PIERRE si appoggia a FRANCOIS e insieme si dirigono lentamente verso la porta)

PIERRE                        Grazie. Piano piano, però… E’ stata una buona presa di contatto, ora la conosco un po’ meglio, e non sono per niente deluso. (Si ferma per riprendere fiato)

FRANCOIS                   Le ho parlato soprattutto di mia moglie, che è un argomento un po’ triste, ma non creda che io sia un tipo triste, posso essere molto divertente, sa.

PIERRE                        Non ne dubito affatto.

FRANCOIS                   Se le raccontassi le mie vacanze, per esempio… Giuro - un film comico! Un anno ero al…

PIERRE                        (Si rimette in moto) Me lo racconterà un’altra volta.

FRANCOIS                   Ero al mare con mio cognato, andiamo sulla spiaggia per raccogliere conchiglie e ci becchiamo tanto di quel sole che… Eravamo rossi come due gamberi – un film comico, le dico!

                                     

(Scoppia a ridere, non guarda dove mette i piedi, inciampa e cade, trascinando PIERRE, che si accascia con un grido di dolore. FRANCOIS si rialza e si china angosciato su PIERRE, steso sul pavimento, con una smorfia sul viso)

FRANCOIS                   Oh! Mi scusi, mi dispiace, si è fatto male?

                                      (Scavalca Pierre a quattro zampe, provocandogli un grido di dolore)

Non si muova, magari ha qualcosa di rotto!…

(Si precipita verso il telefono e si mette a digitare un numero. PIERRE riesce ad appoggiarsi su un gomito)

PIERRE                        Che cosa fa?

FRANCOIS                   Chiamo un chiropratico.

PIERRE                        No, lasci stare, non occorre!

FRANCOIS                   E’ un mio amico, è bravissimo!

PIERRE                        Le dico che non occorre!

FRANCOIS                   E’ il miglior chiropratico del mio quartiere!

PIERRE                        (Urlando) Non lo voglio il miglior chiropratico del suo quartiere!

                                      (FRANCOIS sussulta. PIERRE continua, in tono più normale)

                                      Torni a casa, io me la cavo.

FRANCOIS                   (Posa il telefono e torna verso PIERRE) L’aiuto ad arrivare fino al letto.

PIERRE                        No, non mi aiuti, per carità!…

                                      (FRANCOIS appare un po’ sconcertato dalla sua brutalità.

PIERRE diventa più gentile)

Grazie della sollecitudine e buonasera.

(Squilla il telefono)

FRANCOIS                   (Con l’intenzione di portare il telefono a PIERRE) Non si muova!

PIERRE                        (Fermandolo con un gesto) Lasci, c’è la segreteria.

                                      (Al quarto squillo, scatta la segreteria. Si ode la voce di Pierre, mentre FRANCOIS continua a tenere in mano il telefono.

VOCE PIERRE             (F.S.) “Al momento non siamo in casa. Potete lasciare un messaggio dopo il segnale acustico. Grazie.”

FRANCOIS                   E’ vero che potrebbe essere più divertente il suo messaggio.

                                      (La voce di Christine risuona nella segreteria)

VOCE CHRISTINE      (F.S.)  “Sono io. Ti chiamo per dirti che non tornerò stasera. E credo che non tornerò mai più… Mi spiace dovertelo dire tramite una segreteria, ma forse è meglio così… Addio, Pierre.”

                                      (La comunicazione s’interrompe. FRANCOIS e PIERRE restano un attimo pietrificati. FRANCOIS, che ha ancora il telefono in mano, è il primo a reagire)

FRANCOIS                   (In tono piatto) Be’, io… la lascio.

                                      (PIERRE non reagisce. FRANCOIS posa cautamente il telefono su un mobile e si dirige verso la porta camminando in punta di piedi. Apre la porta e si volta verso PIERRE, che non si è mosso)

                                      E’ sicuro che non ha bisogno di niente?

PIERRE                        (Sembra risvegliarsi) No, no, va tutto bene, buonasera.

                                      (FRANCOIS gli lancia un’occhiata ansiosa ed esce. PIERRE cerca di rialzarsi, ma è completamente bloccato. Dopo qualche secondo di sforzi patetici, riesce comunque a mettersi seduto e viene scosso bruscamente da una specie di riso-singhiozzo silenzioso. FRANCOIS riappare sulla porta)

                                     

FRANCOIS                   Mi scusi, ma ho dimenticato la cartella.

                                      (Va a prendere la cartella e aggiunge, senza guardare PIERRE)

                                      Io le sono vicino, signor Brochant. Le sono veramente vicino con tutto il cuore.

PIERRE                        (Seccamente) Tante grazie, arrivederci.

FRANCOIS                   Arrivederci.

                                      (Riparte verso la porta e poi si ferma bruscamente, chiedendo, pieno di sollecitudine)

                                      Che cosa posso fare per lei?

PIERRE                        Niente. Niente, va tutto bene, buonanotte.

FRANCOIS                   (In tono solenne) Signor Brochant, se esiste un uomo che può capire ciò che lei sta provando, quell’uomo sono io.

PIERRE                        (Sempre più esasperato) Signor Pignon, vorrei restarmene un po’ solo.

FRANCOIS                   E’ quello che dicevo anch’io quando mia moglie mi ha lasciato, e ho rischiato di morire di dolore e di solitudine nel mio soggiorno. E lei, in più, ha anche il colpo della strega.

PIERRE                        A me nessuno mi ha lasciato, quello era un messaggio incoerente in un momento di depressione. Mia moglie tornerà da un momento all’altro, lei vada pure, buonasera!

FRANCOIS                   “Tornerà da un momento all’altro.” Anche questo dicevo, e sono due anni che deve tornare da un momento all’altro!

                                      (PIERRE, che non ne può più, comincia ad arrancare verso la camera da letto)

PIERRE                        Io vado a letto; spenga la luce uscendo.

                                      (Lancia un urlo di dolore ed è costretto a fermarsi)

FRANCOIS                   Davvero non vuole che chiami Maurice? Il mio amico chiropratico…

PIERRE                        (Si dirige carponi verso la camera) No!

FRANCOIS                   (Si mette a sua volta carponi per parlargli) Anch’io sono cagionevole di schiena e Maurice è fantastico. Mi ricordo che l’ultima volta stavo come lei, non potevo camminare, arrancavo verso il bagno piangendo! E’ venuto Maurice e mi ha sbloccato, in giornata ero a posto!

PIERRE                        Io sono in mano al professor Archambaud che dirige il reparto di reumatologia dell’ospedale Broussais, non ho bisogno di Maurice!

FRANCOIS                   Io non so come diriga il reparto, però si guardi, lei è in uno stato…!

PIERRE                        (Al limite della sopportazione) Sono in questo stato perché lei mi è caduto addosso!… (Esplodendo) Non so perché cazzo sto qui a discutere con lei!! (Fa un falso movimento) Ahi!… (Cade pancia a terra)

FRANCOIS                   (Commosso) Fa una gran pena vederla. Sembra un cavallo che non è riuscito a saltare l’ostacolo. In un ippodromo, l’abbatterebbero.

PIERRE                        (Con un fil di voce, rimettendosi carponi) Se ne vada, signor Pignon.

FRANCOIS                   (Si siede sul divano, osservando Pierre con compassione)

                                      Si può restare paralizzati con una roba così.

PIERRE                        (Esasperato) C’eravamo dati la buonanotte, se non sbaglio.

FRANCOIS                   Non vorrei spaventarla, ma se viene toccato il midollo spinale, c’è da restarci paralizzati. Maurice ne ha visti un bel po’ di casi del genere!

PIERRE                        (Esita, poi cede) Chiami Archambaud.

FRANCOIS                   Ah, be’, sarà meglio. Com’è il suo numero?

PIERRE                        (Indica la rubrica su un mobile) E’ lì, nella rubrica. Archambaud, con la A.

FRANCOIS                   (Prende la rubrica) Sì, lo so… Non sono mica cretino!… Archambaud…

PIERRE                        Gli dica che sono caduto e che ho molto male.

FRANCOIS                   Sì, sì. (Scorre la rubrica) Che strana la vita!…Se le dicessi che anche mia moglie, quando se n’è andata, mi ha lasciato un messaggio in segreteria…

PIERRE                        Non si senta in obbligo d’intrattenermi, signor Pignon. Io ho solo bisogno di un medico, nient’altro.

FRANCOIS                   No, no, lo dicevo solo perché lo trovo strano…Dalla mia, però, ho avuto solo metà messaggio, forse perché ha parlato prima del bip, comunque tutto quello che ho sentito è stato: “…Jean-Patrice, perdonami, addio.” E io mi sono chiesto: “Ma perché mi chiama Jean-Patrice?” In effetti, era:

                                      “Me ne vado con –bip- Jean-Patrice, perdonami, addio.”

PIERRE                        (Di nuovo al limite) Dia qua quella rubrica!

FRANCOIS                   No, no, eccolo, l’ho trovato: Archambaud! Però ci sono parecchi numeri qui: l’ospedale, la clinica…

PIERRE                        L’abitazione non c’è?

FRANCOIS                   Ah, sì, eccola: abitazione… (Digita un numero) La rimetteremo in sesto, signor Brochant, stia tranquillo, la rimetteremo in sesto! (Al telefono) Pronto? Vorrei parlare col dottor Archambaud, chiamo da parte del signor Pierre Brochant… Ah, mi scusi, ho sbagliato numero, devo aver saltato una riga sulla rubrica, ma, sa, è scritto talmente

                                      minuscolo…

PIERRE                        Va bene, riattacchi, che gliene frega?…

FRANCOIS                   (Al telefono) …Ah, no, non sta bene per niente, ha il colpo della strega… Sì, è terribile, non riesce a muoversi, è accasciato sul pavimento come un sacco vuoto, fa pena…

PIERRE                        Ma chi è? Con chi cavolo sta parlando?!

FRANCOIS                   (Al telefono) Mi scusi, ma con chi sto parlando?… Ah, bene, allora glielo posso dire. Sta malissimo, e per di più sua moglie l’ha lasciato. E’ un uomo a pezzi: cuore, schiena, tutto…

PIERRE                        (Urla) Ma, insomma, basta!

FRANCOIS                   (Al telefono) Devo lasciarla ora, ha i nervi che stanno per saltargli… Ma si figuri, arrivederci.

                                      (Riaggancia e si volta sorridente verso PIERRE) Era sua sorella.

PIERRE                        Io non ho sorelle.

FRANCOIS                   (Sorpreso) Non ha sorelle? (Gesto verso il telefono) Io le ho chiesto: “Con chi sto parlando?” E lei mi ha risposto: “Sua sorella.”

PIERRE                        (Affranto) Ha chiamato Marlène!

FRANCOIS                   Non è sua sorella?

PIERRE                        Ma che sorella, è una che mi sono fatta tempo fa, una pazzoide spiritualista convinta che abbiamo lo stesso karma e che mi chiama fratello!

FRANCOIS                   Io non potevo mica saperlo. Mi ha detto: “Sono sua sorella”, ammetta che uno si può confondere…

PIERRE                        Adesso mi piomba qui di sicuro! Ora che sa che il campo è libero, si precipiterà, quella maniaca!

FRANCOIS                   Cioè, viene qui? Adesso?

PIERRE                        Mi mancava solo questo, stasera: una ninfomane!

FRANCOIS                   (Impressionato) Ah, sì, è pure ninfomane? Oh, ma senti, senti, senti, senti!

PIERRE                        Va bene, basta, basta!

FRANCOIS                   Ma… ha ancora una relazione con lei?

PIERRE                        Come sarebbe, una relazione?

FRANCOIS                   Voglio dire, lei… lei tradisce la signora Brochant?

PIERRE                        Perché, la disturba?

FRANCOIS                   (Sinceramente scioccato) Non sta bene.

PIERRE                        (In tono piatto) Vuole lasciarmi in pace?

FRANCOIS                   Io sono sempre stato fedele a mia moglie. Eppure non è certo che manchino le occasioni al ministero delle Finanze!

PIERRE                        La richiami immediatamente e le dica che mia moglie è tornata! (FRANCOIS esita) Avanti, si sbrighi, che quella arriva, sennò!… 40.74.35.29

FRANCOIS                   (Riprende il telefono) 40.74.35.29… e le dico che sua moglie è tornata…

PIERRE                        Esatto, che è tutto a posto.

FRANCOIS                   (Al telefono) Pronto?…Buonasera, signorina, sono ancora io, la richiamo per dirle che la signora Brochant è tornata…Sì, sì, in questo istante, e sta bene, il signor Brochant sta bene, stanno tutti bene, insomma…Sì, sì, ha sempre maldischiena, ma lo prende di buon animo, adesso…

PIERRE                        Bene, arrivederci!

FRANCOIS                   (Al telefono) No, veramente non sono un amico del signor Brochant, l’ho conosciuto perché lui s’interessa ai miei modellini… Sì, riproduco coi fiammiferi le grandi opere del Genio Civile: il ponte di Tancarville, il Golden Gate di San Francisco…

PIERRE                        Ma che gliene frega a lei!

FRANCOIS                   (Copre il microfono con la mano e bisbiglia con veemenza) E’ lei che mi fa le domande!

PIERRE                        Eh?

FRANCOIS                   Gliene frega e come! E’ molto interessata, invece!

PIERRE                        Non mi tenga occupato il telefono!

FRANCOIS                   (Al telefono) Mi scusi, sa, ma adesso devo lasciarla, lui mi chiama e io ho paura a lasciarlo solo nello stato in cui si trova…

PIERRE                        (Affranto) Oh, madonna!…

FRANCOIS                   (Al telefono) Come?… Ma sì, sua moglie è tornata… No, quando dico che non voglio lasciarlo solo è perché lei è uscita di nuovo… No, non se n’è riandata, è solo riuscita.

                                      Un istante per… buttare la spazzatura…

PIERRE                        (Sempre più affranto) Ma che dice?

FRANCOIS                   (Al telefono) Come?… Ariete… Ariete, ascendente Gemelli.

PIERRE                        Finito adesso?

FRANCOIS                   (Al telefono) Gli Ariete non dicono bugie? Ma io non dico bugie, glielo giuro…

                                      (PIERRE afferra il filo del telefono e comincia a tirarlo per strappare il telefono di mano a FRANCOIS, che oppone resistenza)

                                      Mi scusi, ma lui sta tirando il filo del telefono ed è molto difficile continuare la conversazione in queste condizioni… Pronto!… Pronto?…

                                      (Riaggancia e si volta verso PIERRE)

                                      Ha riattaccato! Ha detto: “Arrivo!” e ha riattaccato!

PIERRE                        Ma bravo!

FRANCOIS                   Mi dispiace, non pensavo che fosse così sveglia di testa. Ammetto di essermela giocata un po’ morbida con lei.

PIERRE                        (Arrabbiandosi) Io non so come se la sia giocata, ma il risultato è che quella tra poco sarà qui! Le avevo chiesto di dirle soltanto che mia moglie era tornata, non era mica tanto difficile, porca eva!

                                      (FRANCOIS lo guarda, sorpreso dalla sua violenza. PIERRE se ne rende conto e si addolcisce) Mi scusi, è colpa mia, lei ha fatto quello che ha potuto e io la ringrazio.

FRANCOIS                   Vuole che la richiami?

PIERRE                        No, no, per carità! Lei mi aiuti soltanto ad arrivare fino al divano, poi mi dia il telefono e lasci che me la sbrighi da solo.

FRANCOIS                   Va bene, signor Brochant.

                                      (Aiuta PIERRE a rialzarsi) Ecco fatto… Bene così… Piano-piano… Così… Fa meno male la schienuccia?

                                      (Sorreggendo PIERRE, si dirige lentamente verso il divano)

                                      Va bene?

PIERRE                        Andrà bene, sì. (Si ferma)

FRANCOIS                   Faccia con calma… Sua moglie era al corrente?… Di Marlène, voglio dire.

PIERRE                        No.

FRANCOIS                   Non è per quello che se n’è andata, allora.

PIERRE                        No.

                                      (Riprende a camminare, sempre sorretto da FRANCOIS. Ma è ancora costretto a fermarsi)

                                     

FRANCOIS                   Magari è semplicemente tornata da sua madre.

PIERRE                        No.

FRANCOIS                   Le donne tornano spesso dalla madre.

PIERRE                        Non quando la madre è morta da dieci anni.

FRANCOIS                   Ah, sua madre è deceduta? Chiedo scusa, non lo sapevo, mi dispiace.

                                      (Ripartono verso il divano)

                                      Anche la mia è deceduta.

                                      (PIERRE è visibilmente infastidito dalla chiacchiera di François che, ignaro, prosegue)

                                      E la sua?

PIERRE                        (Si ferma) Potrebbe lasciarmi in pace un momento? Faccio già abbastanza fatica a camminare.

FRANCOIS                   Ma certo, mi scusi….

                                      (Arrivano finalmente al divano. FRANCOIS aiuta PIERRE a sedersi)

PIERRE                        Grazie… Il telefono, per favore.

FRANCOIS                   (Va a prendere il telefono) Pensa che anche lei se ne sia andata con uno dei suoi amici?

PIERRE                        Lei non se n’è andata con nessuno.

FRANCOIS                   (Gli porta il telefono) Nemmeno la mia se n’è andata con nessuno. Perché Jean-Patrice Benjamin o nessuno è la stessa cosa. Però, comunque, se n’è andata con lui.

PIERRE                        (Spazientito) Mi dia quel telefono, sennò non la trovo più quella pazza!

                                      (FRANCOIS gli porge il telefono. PIERRE digita un numero. Rimane un attimo in ascolto, poi riattacca) E’ occupato.

                                      (Fa un gesto verso la medicina che gli ha lasciato Archambaud)

                                      Mi passa quel tubetto di compresse?

FRANCOIS                   (Va a prendere le compresse) Con un bicchiere d’acqua?

PIERRE                        Per favore, sì.

FRANCOIS                   Le conosco queste compresse, faccia attenzione, sono molto forti.

                                      (PIERRE prende il tubetto. FRANCOIS si dirige verso il bar)

                                      Una sera per poco non ingoiavo tutto il tubetto. Lei se n’era andata da tre settimane, e quella stessa mattina avevo ricevuto una sua cartolina. Senz’altro l’aveva scelta lui perché c’era il mare con su una schifezza di windsurf. Mi diceva: “Sono sicura che tu non ti annoi coi tuoi fiammiferi. Comunque , io qui sono felice.” Per poco non ingoiavo tutto il tubetto. Quello che mi salvò fu il ponte des Invalides, ero in piena costruzione, non potevo abbandonarlo in corso d’opera.

                            (PIERRE, angosciato, gli fa cenno di dargli l’acqua. FRANCOIS  riempie il bicchiere e glielo porta)

                            Ma per lei è diverso, signor Brochant. Se è sicuro che non se n’è andata con un altro uomo, non ci sono problemi.

                            (Porge il bicchiere dell’acqua a PIERRE)

                            Ma se c’è di mezzo un Jean-Patrice Benjamin, allora…

                            (PIERRE, con l’altra mano, ridigita il numero di Marlène e riattacca, angosciato)

                            Sempre occupato?

PIERRE                        Sì, starà cercando qualcuno che le guardi i cani.

                                      (Il telefono squilla sulle sue ginocchia. Sussulta a rovescia il bicchiere)

                                      Merda!

FRANCOIS                   E’ acqua, non è niente…

                                      (Va verso il bar, per cercare qualcosa con cui asciugare. PIERRE solleva il ricevitore)

PIERRE                        (Al telefono, mentre FRANCOIS asciuga) Pronto?… Ah, sei tu, ho provato a chiamarti, ma era occupato…Marlène, ascolta, non stare a preoccuparti dei cani, io non sono in grado di vederti stasera…Perché sono stanco e, soprattutto, perché Christine tornerà da un momento all’altro… Come, Leblanc? Perché mi parli di Leblanc?… Ma figurati, è una storia finita quella. Leblanc!… Se ne frega di Leblanc!… (Più freddamente) Be’, tu pensa quello che vuoi, ma io ti dico che mia moglie non è scappata con nessuno e che preferisco che tu rimanga a casa tua, stasera, è chiaro?… Pronto?…

                                      (Riattacca, furibondo)

                                      Non intende ragioni, quella maniaca!

                                      (FRANCOIS, che continua ad asciugare l’acqua dal tappeto, rimarca, un po’ sornione) Anche lei pensa che ci sia qualcuno?

PIERRE                        Come?

FRANCOIS                   No, niente, ho sentito senza volerlo, e mi è sembrato di capire che anche lei…

PIERRE                        (Interrompendolo) Quella parla a vanvera!… Be’, basta così, è asciutto adesso!

FRANCOIS                   (Smette di asciugare) Gliene porto un altro bicchiere.

                                      (Va verso il bar) Chi è, un suo amico?

PIERRE                        Mi scusi la franchezza, ma non sono affari suoi!

                                      (FRANCOIS ci rimane male. Porta il bicchiere d’acqua a PIERRE, poi va a raccogliere le sue foto, le mette nella cartella e, senza una parola, si dirige verso la porta. PIERRE, vagamente pentito della sua brutalità, si addolcisce)

                                      Non se ne abbia a male, signor Pignon, ma non sono in vena di parlare, tutto qua.

FRANCOIS                   (Glaciale) Le auguro la buona notte, signor Brochant.

PIERRE                        (Si arrabbia) Ma non se ne vada così, santo dio! Cosa c’è che non va?

FRANCOIS                   Niente. Solo che pensavo di essermi aperto con lei abbastanza da meritare un po’ più della sua confidenza.

 

                                     

PIERRE                        Ma lei ha la mia confidenza…

FRANCOIS                   Quando lei mi ha chiesto di raccontarle la mia vita, io non le ho risposto: “Non sono affari suoi.”

PIERRE                        (Dopo una breve pausa) Leblanc era un mio amico, il mio miglior amico, ma da due anni siamo in rotta, ecco, contento adesso?

FRANCOIS                   (Torna verso PIERRE, di nuovo pieno di curiosità) Come mai siete in rotta?         Perché ronzava intorno a sua moglie?

PIERRE                        Niente affatto, sono io che gliel’ho presa.

                                      (FRANCOIS lo guarda, perplesso. PIERRE spiega)

                                      Lui viveva con Christine e lei lo ha lasciato per me.

FRANCOIS                   Lei gli ha preso la moglie? Ma è spaventoso, tutti quelli che fanno il windsurf rubano la moglie agli amici, allora!

PIERRE                        (Esplode) Io non faccio il windsurf, non mi rompa con questa storia!

FRANCOIS                   Come sarebbe che lei non fa il windsurf? Mi ha detto poco fa che…

PIERRE                        (Si riprende) Non ne faccio così tanto da rubare la moglie agli… (Interrompendosi) Ma che sto dicendo!? (A Pignon) Bene, la sua curiosità è appagata, adesso?

FRANCOIS                   (Si siede) Non sono sicuro di aver ben capito: sua moglie era la moglie del signor Leblanc, che era il suo miglior amico…

PIERRE                        Non era la moglie, era l’amichetta. Avevano scritto un romanzo insieme e sono venuti a propormelo.

FRANCOIS                   E allora?

PIERRE                        Ho preso tutt’e due: il romanzo e Christine.

FRANCOIS                   (Scioccato) Ma perché ha fatto una cosa simile?

PIERRE                        Perché? Perché mi piaceva! Lei non ha mai desiderato la donna d’altri?

FRANCOIS                   (Sincero) Aspetti, ci devo pensare…

PIERRE                        No, lasci perdere… (Tornando alla sua preoccupazione) Sicuramente non è tornata da Leblanc, non è possibile, una donna non torna mai indietro.

FRANCOIS                   (Tristemente) Io comunque spero sempre che la mia torni.

PIERRE                        Glielo auguro, ma… No, Leblanc è carino, una brava persona, ma lei non è mai stata veramente innamorata di lui… Lui non era all’altezza…

FRANCOIS                   E il mio, allora, crede che fosse all’altezza con la sua tavola del windsurf?!

PIERRE                        (Infastidito) La smetta di mettermi sempre davanti il suo rivale, non è mica una gara, porca eva!

FRANCOIS                   Non sarà una gara, però il suo è meglio del mio, è evidente.

PIERRE                        (Ansioso di chiudere) Bene, credo che per oggi abbiamo esaurito l’argomento, signor Pignon.

                                      (Estrae due compresse dal tubetto e le ingoia. FRANCOIS resta fermo nella sua poltrona)

FRANCOIS                   Perché non gli telefona?

PIERRE                        A chi?

FRANCOIS                   A Leblanc, per sapere come regolarsi.

PIERRE                        Come no! Dopo due anni che non gli parlo, lo chiamo e gli dico: “Per caso, la donna che ti ho rubato è tornata da te?”

FRANCOIS                   (Riconoscendo che non è la soluzione migliore)

                                      Sì, in effetti… (Riflette un attimo e propone) E se lo chiamassi io?

PIERRE                        (Con fastidio) Ma no!

FRANCOIS                   Perché?

PIERRE                        Perché no.

FRANCOIS                   Perché non ci conosciamo abbastanza?

PIERRE                        Ma no, non è per questo.

FRANCOIS                   Lo chiamo e dico. “Buonasera, sono un vecchio amico della signora Brochant, non sa mica dove posso trovarla?”

PIERRE                        Sì, come no! E lui non avrà un minimo di diffidenza!…

FRANCOIS                   Io sto solo cercando di aiutarla.

PIERRE                        Ha già cercato altre due volte: prima facendo un numero sbagliato, e poi attirandomi in casa una pazza isterica che non riesco più a tenere a bada.

FRANCOIS                   (Avvilito) Va bene, non insisto. Buonanotte, signor Brochant.

                                      (Prende la sua cartella e si dirige verso la porta. PIERRE lo segue con lo sguardo, visibilmente tormentato)

PIERRE                        Signor Pignon.

FRANCOIS                   (Si ferma) Sì?

PIERRE                        (Esita un po’,  poi prende una decisione) Se io le dico esattamente quello che gli deve dire, pensa di poterlo fare?

FRANCOIS                   Certi momenti ho l’impressione che lei mi prenda per un imbecille.

                                      (PIERRE non reagisce, guarda FRANCOIS senza espressione. FRANCOIS  torna verso di lui, pieno di brio)

                                      Ma certo che posso farlo; che devo dirgli?

PIERRE                        (Dopo una breve pausa) Magari potremmo servirci del libro che hanno scritto insieme.

FRANCOIS                   Sì?

PIERRE                        Lei chiama Leblanc e gli dice che è un produttore cinematografico.

FRANCOIS                   Sì.

PIERRE                        Ha letto il romanzo e vuole acquistare i diritti per farne un film.

FRANCOIS                   Sì.

PIERRE                        E, alla fine della conversazione, gli chiede dove può trovare la coautrice.

FRANCOIS                   Quale coautrice?

PIERRE                        (Esasperato) Mia moglie! Gliel’ho detto che ha scritto un libro insieme a lei!

FRANCOIS                   Ah, sì, è vero. Okay, d’accordo, mi scusi.

PIERRE                        (Lo guarda con un ritorno di apprensione) Non funzionerà mai.

FRANCOIS                   Ma sì, ci siamo, ho capito. Non è semplice, ma ho capito.

PIERRE                        (Si arrabbia) Come, non è semplice! E’ semplicissimo: lei è un produttore, va bene?

FRANCOIS                   Va bene, va bene.

PIERRE                        Ha una casa di produzione a Parigi. (S’interrompe) No, a Parigi no, lui conosce tutti a Parigi… Lei è un produttore straniero.

FRANCOIS                   (Eccitato) Un grosso produttore americano!

PIERRE                        (Scoppia) Ma no, che idiota!

FRANCOIS                   Come?

PIERRE                        No, no, mi scusi… Lei è belga*, ecco!… Sì, perfetto, è belga!

(*NdT: Forse meglio tedesco, per l’accento è più facilmente riconoscibile)

FRANCOIS                   Perché belga?

PIERRE                        Perché va benissimo belga, lei è un grosso produttore belga, ha letto “Il Cavallino del Maneggio” –è il titolo del romanzo- e vuole acquistare i diritti per il cinema, va bene?

FRANCOIS                   E’ un bel romanzo?

PIERRE                        Pessimo, ma che importa?

FRANCOIS                   Mi secca un po’.

PIERRE                        Perché?

FRANCOIS                   Se il libro è brutto, perché andrei a comprare i diritti ?

PIERRE                        (Dopo una pausa, pazientemente) Signor Pignon…

FRANCOIS                   Sì?

PIERRE                        Lei è produttore?

FRANCOIS                   *(Illuminandosi) Sì, belga!

PIERRE                        *(Trattenendosi) Nella vita, lei è produttore?

(*NdT: NON NEL TESTO ORIGINALE)

FRANCOIS                   No.

PIERRE                        E non è neppure belga?

FRANCOIS                   No.

PIERRE                        Quindi non è per comprare i diritti del libro che lei chiama, ma per cercare di sapere dov’è mia moglie.

FRANCOIS                   (Riflette un po’, poi sorride con aria furba) E’ contorto, ma maledettamente ingegnoso. (Allunga la mano verso il telefono) Com’è il numero?

PIERRE                        47.45… (Ci ripensa) Lo faccio io. Si chiama *Juste Leblanc.

(*NdT: CREDO SIA MEGLIO PERDERE IL GIOCHINO DI PAROLE SU

“Juste” CHE TRADURLO IN “Giusto”)

FRANCOIS                   Juste? Non è un nome molto comune, credo di non conoscere nessuno che si chiama…

PIERRE                        (Interrompendolo) Non perdiamo tempo, signor Pignon: Juste Leblanc.

FRANCOIS                   Juste Leblanc.

PIERRE                        E Christine ha firmato il romanzo col suo nome da ragazza: Christine Le Guirrec.

FRANCOIS                   (Interessato) E’ della Bretagna?

PIERRE                        La prego, non perda la concentrazione.

FRANCOIS                   Sì, mi scusi.

PIERRE                        (Digita il numero) E non dimentichi, a fine conversazione, di chiedergli dove può trovare Christine Le Guirrec… Sta squillando, la metto in viva-voce!

                                      (Spinge un tasto e gli squilli, amplificati, risuonano nel salone. PIERRE porge con apprensione il telefono a FRANCOIS)

                                      A lei.

FRANCOIS                   Faccio l’accento belga?

PIERRE                        No.

                                      (La voce di Leblanc risuona nel viva-voce)

LEBLANC                    (F.S.) Pronto?

FRANCOIS                   (Con un accento abbastanza goffo) Pronto?  Io posso parlare a signor Juste Leblanc, bitte?

                                      (PIERRE alza gli occhi al cielo)

LEBLANC                    (F.S.) Sono io.

FRANCOIS                   Buona sera, signor Leblanc, Georges Van Brueghel all’apparecchio, perdona se io disturba a ora così tardiva, ma io produttore, ecco, vengo da Belge e molto interessato di vostro romanzo… (Ha dimenticato il titolo) di vostro romanzo…

PIERRE                        (Suggerendo sottovoce) “Il Cavallino del Maneggio”.

FRANCOIS                   (Al telefono) “Il Cavallino del Maneggio”, e io vole discutere acqvisto diritti per cinema.

LEBLANC                    (F.S.) Che cos’è, uno scherzo?

FRANCOIS                   No, niente scherzo, perché scherzo?

LEBLANC                    (F.S.) Etienne?

FRANCOIS                   Come?

LEBLANC                    (F.S.) Smettila con queste stronzate, Etienne, ti ho riconosciuto.

                                      (FRANCOIS guarda disorientato PIERRE, che gli fa cenno di continuare)

FRANCOIS                   (Al telefono) Voi fa errore, signor Leblanc, io non sono Etienne, io produttore e viene da Bruxelles.

LEBLANC                    (F.S. A bruciapelo) Di quale produzione?

FRANCOIS                   Scusi?

LEBLANC                    (F.S.) La sua casa di produzione, come si chiama?

                                      (FRANCOIS si volta ancora verso PIERRE, che sembra preso a sua volta in contropiede)

FRANCOIS                   (Improvvisa) I Film di Paesi Piatti.

                                      (Appare felice della sua trovata e solleva il pollice verso PIERRE, che ha l’aria sempre più preoccupata)

LEBLANC                    (F.S.) I Film di Paesi Piatti?

FRANCOIS                   Sì, è casa di produzione giovane, ma dinamìca, signor Leblanc.

LEBLANC                    (F.S. Abbassando un po’ la guardia) Ed è interessato al mio romanzo?

FRANCOIS                   Assolumente, molto interessato.

LEBLANC                    (F.S.) E’ per il cinema o per la televisione?

FRANCOIS                   Per cinema, signor Leblanc, per grande schermo, no per piccola finestra!

                                      (E’ sempre più fiero della propria prestazione. PIERRE ha sempre l’aria preoccupata. LEBLANC, all’altro capo, sembra abboccare)

LEBLANC                    (F.S.) Devo avvertirla che voglio farlo io l’adattamento.

FRANCOIS                   Questo no problema, signor Leblanc. Voi deve solo sapere che noi non grande produzione e che non ha mezzi enormi, ma se voi no troppo ingordo…

LEBLANC                    (F.S.) Sistemeremo dopo le questioni economiche, quando posso incontrarla, signor… signor?

FRANCOIS                   Van Brueghel. Io chiama domani mattina a casa e noi prende appuntamento, ja?

LEBLANC                    (F.S.) D’accordo, a domani.

FRANCOIS                   A domani, signor Leblanc.

                                      (Riattacca e si volta verso PIERRE, trionfante) Ecco fatto! Abbiamo i diritti! E a buon mercato, anche! Ha funzionato, ha funzionato in pieno!

PIERRE                        (Lo fissa, incredulo) E mia moglie?

FRANCOIS                   Cosa?

PIERRE                        Ha dimenticato mia moglie! Ha cazzeggiato per cinque minuti e ha dimenticato mia moglie!

FRANCOIS                   (Si sbatte la mano sulla fronte) Che cantonata!

PIERRE                        (Ancora incredulo) E’ andato oltre ogni immaginazione.

FRANCOIS                   Ah! Sì, ho proprio preso una cantonata!

PIERRE                        (Quasi con rispetto) No, lei ha proprio aperto nuove frontiere!

FRANCOIS                   (Riprende il telefono) Lo richiamo.

PIERRE                        Mi ridia quel telefono!

FRANCOIS                   Gli dico: “A proposito, signor Leblanc, ho dimenticato di chiederle dove posso trovare la sua coautrice, Christine Le Guirrec”, è semplice!

PIERRE                        Mi ridia quel telefono.

FRANCOIS                   (Gli ridà il telefono) Peccato, potevamo risolvere.

PIERRE                        (Lo guarda un attimo, di nuovo tormentato) Lei non gli dirà altro che: “A proposito, ho dimenticato di chiederle dove posso trovare la sua coautrice, Christine Le Guirrec”?

FRANCOIS                   Non una parola di più.

                                      (PIERRE esita ancora un po’, poi ridigita il numero e inserisce di nuovo il viva-voce. Si ode di nuovo la suoneria, poi la voce di Leblanc, fuori scena)

LEBLANC                    (F.S.) Pronto?

FRANCOIS                   (Al telefono) Signor Leblanc, scusa che io disturbo ancora, qui sempre signor Van Breughel…

LEBLANC                    (Interrompendolo. F.S.) Mi scusi, sono sull’altra linea col mio agente, la richiamo tra un minuto, qual è il suo numero?

FRANCOIS                   (Legge il numero scritto sul telefono) Quarantacinque-novanta-cinquantasei,zero tre.

PIERRE                        (Disperato) Oh, dio, no! (Interrompe la comunicazione)

FRANCOIS                   (Al telefono) Pronto?… Pronto?…. (A Pierre) Ha riattaccato.

PIERRE                        Ma no, sono stato io, deficiente!

FRANCOIS                   Come, scusi?

PIERRE                        Gli ha dato il numero del mio telefono!

FRANCOIS                   Be’, sì, mi ha chiesto dove poteva richiamarmi!

PIERRE                        (Incredulo) Ma lei non si riposa mai?

FRANCOIS                   (In buona fede) Mi scusi, ma ammetto di essere un po’ smarrito, cerco di capire, ma…

PIERRE                        (Scrolla il capo con aria di rispetto) Classe veramente mondiale. Forse addirittura campione del mondo!

                                      (Squilla il telefono. FRANCOIS s’illumina)

FRANCOIS                   Squilla!

PIERRE                        E’ contento! Squilla e lui è contento!

FRANCOIS                   E’ lui che richiama… Che fa, non risponde?

                                      (Scatta la segreteria. Si ode prima il messaggio di Pierre, poi la voce di Leblanc)

LEBLANC                    (F.S.)  Pierre, sono Juste. Per qualche secondo mi sono chiesto che cosa ci facesse in casa tua quello strano produttore belga, poi ho capito che volevi semplicemente sapere dov’è tua moglie. Se è così, ti consiglio di chiedermelo direttamente e senza accenti stranieri. Ciao.

PIERRE                        (Alza precipitosamente il ricevitore) Juste?

LEBLANC                    (F.S.) Sì?

PIERRE                        (Al telefono) Sono io. Dov’è Christine?

LEBLANC                    (F.S. Dopo un attimo) Era da due anni che aspettavo questo momento ma, stranamente, ora non mi dà nessuna  gioia…Anzi, credo addirittura di commiserarti.

PIERRE                        Non ti chiedo molto, dimmi soltanto se è lì da te.

LEBLANC                    (F.S.) No. Mi ha chiamato poco fa per dirmi che ti lasciava, era sconvolta, ce l’aveva a morte con te per via della tua cena di stasera, la tua famosa cena, la cena dei…

PIERRE                        (Precipitosamente) Aspetta un secondo! (A FRANCOIS) Può spegnere la segreteria, per favore?

                                      (FRANCOIS obbedisce. PIERRE riprende la comunicazione)

                                      Non ti ha detto dove andava?… (Tormentandosi) Ma dove sarà andata, santo dio?…Sì, lo so che l’hai provata anche tu questa cosa, ma io, in più, ho anche il colpo della strega…

                                      No, no, non sto scherzando, se mi vedessi ti metteresti a ridere: non mi posso muovere, sono piegato in due, faccio pena, guarda!… (Improvvisamente emozionato) Che tu mi proponga questo, dopo quello che ti ho fatto, mi commuove, davvero, ma preferisco stare solo…No, sei molto carino, non ti disturbare, preferisco starmene solo, davvero… Buonanotte, e grazie ancora.

                                      (Fa per riattaccare, ma ci ripensa) Juste?… Non sei obbligato a farlo, ma se per caso ti richiamasse… Grazie, non lo merito proprio un amico come te.

(Riattacca e si volta verso FRANCOIS, sempre piantato vicino alla porta)

FRANCOIS                   Io stavo per eclissarmi…

PIERRE                        Mi può passare quel bloc-notes, per favore?

                                      (FRANCOIS esegue)

                                      Lasci questo biglietto attaccato alla porta, per quella pazza.

                                      (Scrive sul bloc-notes)

                                      “Ho preso dei calmanti, dormo, non voglio vedere nessuno stasera.”

                                      (Posa il foglio sul tavolinetto davanti a lui)

                                      Ecco, spero che abbia il buon gusto di lasciarmi in pace.

FRANCOIS                   Vuole che rimanga qui ad aspettarla? Lei si chiude in camera sua e io faccio barriera.

PIERRE                        No, no, lei ne ha già fatte abbastanza.

FRANCOIS                   Lo so che non sono stato all’altezza, poco fa, al telefono, e mi dispiace veramente, signor Brochant. Avrei voluto tanto aiutarla…

PIERRE                        Adesso mi aiuti ad arrivare al letto, non le chiedo altro che questo.

                                      (Si alza a fatica. FRANCOIS lo aiuta e lo conduce lentamente verso la camera da letto)

FRANCOIS                   Io… stavo pensando… e se le insegnassi a fare i modellini?

PIERRE                        No.

(Si ferma per riprendere fiato. FRANCOIS torna alla carica)         

FRANCOIS                   A me hanno aiutato molto, sa.

PIERRE                        No.

FRANCOIS                   E’ il momento ideale per imparare, si rende conto? Lei si trova contemporaneamente abbandonato e minorato!…

PIERRE                        (Sottotono) Ho detto di no! Non li voglio fare i modellini, è chiaro, porcaeva, non voglio!

                                      (Gli chiude la porta in faccia) Buonanotte, signor Pignon.

FRANCOIS                   (Alla porta chiusa) Mi chiami François, è più semplice… Lei non ha nulla in contrario se io la chiamo Pierre, Pierre?

                                      (Va a prendere la sua cartella, esita un po’, sorridendo, tira fuori le foto dei modellini e li dispone sul tavolo, dicendo in direzione della camera da letto)

                                      Le lascio qui le foto, tanto ho le copie… Così, se domattina dovesse annoiarsi… Buonanotte, Pierre.

                                      (Non ricevendo risposta, fa per andarsene, ma ci ripensa)

                                      Dimenticavo il biglietto per Marlène!

                                      (Va a prenderlo dal tavolinetto. CHRISTINE entra)

CHRISTINE                  Chi è lei?… (Chiama) Pierre!

FRANCOIS                   (Va verso di lei) Shhh!… Non entri: sta dormendo!

CHRISTINE                  Prego?

FRANCOIS                   E’ con me che ha parlato prima al telefono… Ma sì: l’Ariete con ascendente Gemelli!

CHRISTINE                  Come?

FRANCOIS                   Sì. Dovevo chiamare il medico e invece ho chiamato lei. E Pierre dopo mi ha spiegato che lei è stata… la sua amichetta, insomma.

CHRISTINE                  La sua amichetta?

FRANCOIS                   Sì, e mi dispiace se ho fatto un po’ di confusione al telefono, perché, in effetti, la situazione è chiarissima: sua moglie lo ha lasciato, ma lui sta bene, è felicissimo, dorme, e non vuole essere disturbato, è chiaro?

CHRISTINE                  (Raggelata) Chiarissimo, sì… Vado a dirgliene quattro!

FRANCOIS                   Marlène… Mi permette di chiamarla Marlène?

CHRISTINE                  Ma la prego.

FRANCOIS                   Non conosco Pierre da molto tempo, ma credo di capirlo abbastanza, e vorrei darle un consiglio da amico.

CHRISTINE                  L’ascolto.

FRANCOIS                   Sappia aspettare. Sua moglie se n’è andata, lei non si precipiti nella breccia. Rimanga l’amante sensuale e divertente che io immagino. Sia per lui giarrettiere e champagne, se capisce cosa intendo dire. Continui a vederlo tre-quattro volte a settimana come prima. Lo distragga e aspetti il suo turno, che se deve venire, verrà.

CHRISTINE                  Glielo ha detto lui che mi vedeva tre-quattro volte a settimana?

FRANCOIS                   (Galante) Mi ha detto che lui la vedrebbe tutti i giorni, se potesse, e io lo capisco: lei è una gran bella donna.

CHRISTINE                  (Dopo una breve pausa) Penso che lei abbia ragione: è meglio che non lo svegli.

FRANCOIS                   Brava, Marlène! Torni saggiamente a casa e io le faccio una predizione: molto presto lui si presenterà alla sua porta con un flacone di profumo per lei e un enorme osso per i suoi cani!

CHRISTINE                  E’ lei che doveva andare a cena con lui stasera?

FRANCOIS                   (Sorpreso) Come lo sa? Le ha forse parlato di me?

CHRISTINE                  Sì, ma anche se non lo avesse fatto, l’avrei riconosciuta lo stesso.

                                      (Esce. FRANCOIS si frega le mani soddisfatto)

FRANCOIS                   Un capolavoro!

                                      (PIERRE appare sulla porta della camera da letto, visibilmente imbronciato. FRANCOIS lo guarda con compassione)

                                      Che succede? Non riesce a dormire?

PIERRE                        (Un po’ impastato) E’ ancora qui,lei?

FRANCOIS                   Ringrazi il cielo che sono ancora qui, Pierre.

PIERRE                        Perché?

FRANCOIS                   (Sorride, pregustando l’effetto) Abbiamo avuto una visita.

PIERRE                        Da chi?

FRANCOIS                   La pazza!

PIERRE                        Marlène?

FRANCOIS                   E’ appena uscita. Voleva forzare la porta della sua stanza, ma lei ha la fortuna di conoscere un signore che si chiama François Pignon, il quale ha detto: “Non si passa!”

PIERRE                        (Incredulo) E’ riuscito a cacciare Marlène?

FRANCOIS                   Sì, e non per vantarmi, ma credo di essermela giocata abbastanza finemente, questa volta. Ho alternato dolcezza e  fermezza e si è ritrovata fuori in quattro e quattr’otto!… Non la rivedrà per un pezzo, quella!

PIERRE                        (Sempre più incredulo) Non è da Marlène lasciarsi cacciare così.

FRANCOIS                   Confesso di averla trovata molto meno agitata di quanto non mi avesse detto. Anzi, mi è sembrata perfino un po’ fredda.

PIERRE                        Marlène fredda?

FRANCOIS                   Sì, insomma, riservata, ecco. Mi aspettavo di peggio, io. Abbiamo avuto una ninfomane al ministero, la signora Loiseau, che stava al plus-valore: be’, non si poteva nemmeno entrare nel suo ufficio! Un giorno ha perfino aggredito il signor Lepetit, il capo del personale. Un veterano di Algeria! No, la sua è molto più ragionevole.. e carina, anche: una gran bella donna. Come l’ha conosciuta?

PIERRE                        Ho pubblicato un suo libro.

FRANCOIS                   Ah, anche lei scrive?

PIERRE                        Diciamo così.

FRANCOIS                   (L’occhio vispo) Un libro erotico?

PIERRE                        No, perché?

FRANCOIS                   Be’, una ninfomane…

PIERRE                        Macché, era un libro spiritualista sul suo viaggio in India… Un guazzabuglio… L’ho pubblicato in una delle mie collane più deboli: “esoterica.”

                                      (Si dirige lentamente verso il bar. FRANCOIS sorride)

FRANCOIS                            Cammina da solo, ma allora va meglio!

PIERRE                        Un pochino. (Si serve un bicchiere d’acqua, sognante) Non riesco a credere che sia riuscito a metterla alla porta tanto facilmente.

(Suonano alla porta. I due si immobilizzano)

                                      Chi è ancora?

FRANCOIS                  (Eccitato) Lasci, vado io! Non c’è tregua, eh?

                                      (Va ad aprire e torna, precedendo LEBLANC)

E’ il signor Leblanc.

(LEBLANC ha la stessa età di Pierre e la faccia di uomo sensibile e generoso. Sorride a Pierre)

LEBLANC                    Sono venuto comunque.

PIERRE                        (Commosso) Fai veramente schifo per quanto sei gentile, Juste.

                                      (I due si abbracciano)

LEBLANC                    Non mi andava di lasciarti qui solo.

FRANCOIS                   Non era mica solo. (Si presenta) François Pignon.

LEBLANC                    (Stringe la mano a FRANCOIS) Molto lieto. (A PIERRE)

                                      E’ il produttore belga?

PIERRE                        Sì, e se ne stava andando. Arrivederla, signor Pignon.

FRANCOIS                   Non mi chiami signor Pignon; mi chiami François, ci tengo.

PIERRE                        D’accordo, arrivederla.

FRANCOIS                   Arrivederla, Pierre.

                                      (Va a raccattare la sua cartella porta-documenti e indica a PIERRE le foto stese sul tavolo) Le ho lasciato qualche foto… Se ha tempo di darci un’occhiata, domani…

PIERRE                        Molto gentile, ma se le tenga pure, temo di non avere proprio la testa per queste cose, in questo momento.

FRANCOIS                   Bene. (Va a raccogliere le foto)

PIERRE                        (A LEBLANC) Tu stai bene?

FRANCOIS                   (Mostrando le foto a LEBLANC) Sono dei modellini che faccio io coi fiammiferi…

PIERRE                        (Interrompendolo) Signor, Pignon, Juste non è venuto fin qui per parlare di modellini.

FRANCOIS                   (Offeso) Ah, va bene, d’accordo, chiedo scusa.

                                      (Si mette a sistemare metodicamente le foto nella loro cartellina. PIERRE si rivolge a LEBLANC)

PIERRE                        (Con calore) Che cosa fai di bello, raccontami!

LEBLANC                    Continuo a scrivere… Non so fare altro, sai.

PIERRE                        A cosa stai lavorando adesso?

LEBLANC                    Una biografia di Balzac. Mi piace molto.Amo scrivere dei grandi autori: spero sempre che il loro talento sia contagioso.

PIERRE                        Me la farai leggere?

LEBLANC                    Certo,non sentirti obbligato, però… Ma non sono venuto qui per parlarti delle mie opere. Christine mi ha richiamato poco fa.

PIERRE                        (Di nuovo teso) Allora?

LEBLANC                    Temo che sia andata da Meneaux.

PIERRE                        Cosa?

LEBLANC                    Pascal Meneaux, il pubblicitario, lo conosci. Lei è senz’altro da lui in questo momento.

PIERRE                        (Inorridito) No!

LEBLANC                    Mi ha detto al telefono che l’aveva invitata a bere una cosa, io ho cercato di dissuaderla, ma…

                                      (FRANCOIS ascolta attentamente il dialogo, raccogliendo lentamente le sue foto. PIERRE si volta verso di lui, impaziente)

PIERRE                        Non ha ancora finito, lei?

FRANCOIS                   Sì, no, le sistemo in ordine cronologico: le prime costruzioni sopra e…

PIERRE                        (Interrompendolo) Le sistemi a casa sua, per favore.

FRANCOIS                   (Freddamente) D’accordo.

PIERRE                        (A LEBLANC) Ma perché proprio Menaux? E’ quanto c’è di peggio!

LEBLANC                    Forse è per questo che l’ha scelto.

                                      (FRANCOIS approva con la testa)

                                      E’ molto arrabbiata con te, sai.      

PIERRE                        E per punirmi si sceglie un dongiovanni di merda, un donnaiolo schifoso; ma è pazza!

FRANCOIS                            (Chiudendo la sua cartella) E la mia, allora? Gliel’ho detto                             chi si è scelto!

PIERRE                        (Esasperato) Ma vuole lasciarci un po’ in pace, lei!?

FRANCOIS                   (Raggelato) Buonasera, signor Brochant.

                                      (Si dirige verso la porta)

PIERRE                        (A LEBLANC) Dove abita quel maiale?

LEBLANC                    Io so che ha una garçonniere da qualche parte, qui a Parigi, ma l’indirizzo…

FRANCOIS                   Buonasera, signor Leblanc.

LEBLANC                    Buonasera. (A Pierre) Dev’essere molto segreto, e non vedo proprio chi potrebbe darcelo.

FRANCOIS                   (Sul punto di uscire) Buonasera, signor Brochant.

PIERRE                        (Grida) Buonasera!… Comunque, io lo devo trovare quell’indirizzo, porcaeva!…

FRANCOIS                   (Con l’aria di non volersela prendere) Ha avuto l’accertamento, Meneaux.

PIERRE                        Cosa?

FRANCOIS                   Se è Pascal Meneaux, il pubblicitario, ha avuto l’accertamento. Lo so, ho visto la sua pratica al ministero. E’ stato Cheval, un mio amico, a occuparsene. Effettivamente, ha una garçonniere a Parigi, ma non è per niente segreta. Non per noi, comunque. Buonasera, signor Brochant.

                                      (FRANCOIS esce. PIERRE si volta verso LEBLANC, disperato)

PIERRE                        Riacchiappalo, porcaeva!

                                      (LEBLANC si precipita fuori e dopo un secondo torna con FRANCOIS)

FRANCOIS                            Ha bisogno di me, Pierre?

PIERRE                        Mi scusi, signor Pignon, sono stato un po’ nervoso poco fa…

FRANCOIS                   (Interrompendolo) François, mi chiami François.

PIERRE                        Mi scusi, François.

FRANCOIS                   Confesso che ero abbastanza ferito. Le lascio le mie foto e lei nemmeno le guarda; mi do da fare per liberarla da una pazza e lei mi ringrazia a stento… Capisco che lei sia nervoso, però…

PIERRE                        Be’, le chiedo scusa… Si accomodi, si rilassi, vuole bere qualcosa, mio caro François?

FRANCOIS                   (Si siede) No, grazie.

                                      (Apre la cartella e tira fuori le foto) Non è per fargliele vedere: è solo per metterle in ordine. Non la disturberò più con queste, stia tranquillo.

PIERRE                        (Falso) Ma no, ma no, lei non mi disturba affatto. (A LEBLANC) François fa delle costruzioni abbastanza straordinarie coi fiammiferi.

LEBLANC                    (Educatamente) Davvero?

PIERRE                        Eccome! Gli faccia vedere il Pont Neuf, François.

LEBLANC                    Non l’ho fatto il Pont Neuf.

PIERRE                        (Spazientito) Be’, gli faccia vedere un altro ponte! (A LEBLANC) Vedrai, è bellissimo.

FRANCOIS                   (Porge una foto a LEBLANC) Questo è il mio primo lavoro: trecento quaranta tre fiammiferi: come può vedere, è abbastanza rudimentale.

LEBLANC                    (Falso) Ma molto promettente.

FRANCOIS                   Vedrà il seguito!

PIERRE                        (Facendo un grosso sforzo per rimanere mellifluo) Pensa di poterci trovare l’indirizzo di quella garçonniere, François?

FRANCOIS                   Dovrei chiamare Cheval, ma mi secca, a quest’ora. (Dà un’occhiata all’orologio) Starà guardando la partita su Canal Plus, non è il momento di disturbarlo. (Porge un’altra foto a LEBLANC) Questo è un derrick: una torre di trivellazione per estrarre il petrolio. Mia moglie guardava sempre quel telefilm tedesco alla tivvù e allora mi sono detto: “E se le facessi un derrick?”

LEBLANC                    (Guarda la foto) E’ un derrick portentoso, sì! (A PIERRE) Hai visto?

PIERRE                        (Nervoso) Sì, sì…

FRANCOIS                   (Si mette a ridere) Sapete come l’ho chiamato? L’ispettore Derrick! Per via di quel telefilm tedesco, capito?

PIERRE                        (Sempre più teso) François, mia moglie probabilmente si trova a casa del più grande maniaco sessuale di Parigi. Non potrebbe fare uno sforzo e chiamare Cheval?

FRANCOIS                   Ma perché è andata da quel maniaco sessuale?

                                      (PIERRE e LEBLANC si scambiano un’occhiata)

PIERRE                        Perché la sua andò da Jean-Patrick Sebastien?

FRANCOIS                   (Correggendolo) Jean-Patrice Benjamen.

PIERRE                        Sì, va bene. Ma perché da lui?

FRANCOIS                   Ah, questo non lo so  proprio.

PIERRE                        Be’, non lo so nemmeno io. Le dispiacerebbe chiamare Cheval, adesso?

FRANCOIS                   (Tira fuori una rubrica dalla cartella) Ce lo avrò il suo numero di casa, almeno?… Vediamo, vediamo, Cheval… Cheval… Ah, sì, Cheval; lei è fortunato, ce l’ho!… Ah, guarda, ho anche quello di suo fratello, Louis Cheval, che fa l’insegnante… E’ strano, perché lo conosco appena, devo avere annotato il suo numero il giorno della prima comunione del piccolo Cheval…

PIERRE                        (Interrompendolo) Molto interessante, ma ce lo racconterà più tardi. Ora si sbrighi, per favore.

FRANCOIS                   (Guarda l’orologio) Le consiglio di aspettare l’intervallo.

PIERRE                        Perché?

FRANCOIS                   Io lo chiamerei anche adesso, ma se lo becco durante un’azione da goal, c’è il rischio che si metta di malumore e che mi mandi al diavolo. Se fossi in lei, aspetterei l’intervallo.

PIERRE                        (Sempre più teso) E quando c’è l’intervallo?

FRANCOIS                   Non dovrebbe mancare molto. La cosa migliore è di guardare la partita; dov’è il televisore?

PIERRE                        (Nervoso) Io non mi metto a guardare una partita di pallone, adesso!

FRANCOIS                   C’è Saint-Etienne contro Auxerre…

PIERRE                        (Esasperato) Me ne frego!… (Si riprende) Mi scusi. C’è un televisore in cucina.

FRANCOIS                   (Si alza) Alla fine del primo tempo chiamo Cheval. E’ il solo modo di giocarsela di fino, mi creda!… Dov’è la cucina?

                                      (PIERRE indica una porta)

                                      A fra poco…E’ comoda la televisione in cucina!

                                      (FRANCOIS sparisce in cucina. Si odono delle voci in tv. LEBLANC si rivolge a PIERRE)

LEBLANC                    Senti, ma non è un po’ coglione?

PIERRE                        E’ per questo che l’ho invitato.

LEBLANC                    (Incredulo) Non mi dire che è lui il tizio?…

PIERRE                        (Un grido dal cuore) Sì…E’ orribile… orribile…

FARNCOIS                   (F.S.) Non trovo Canal plus… Ah, sì, eccolo!

LEBLANC                    (Divertito) Ma non mi dire! E’ il cretino della tua cena?

PIERRE                        Non ne posso più, Juste… Non ne posso più…

                                      (LEBLANC scoppia a ridere)

                                      C’è poco da ridere.

                                      (Il sonoro della tv, molto forte. PIERRE urla)

                                      Abbassi!

                                      (Il sonoro si abbassa)

LEBLANC                    (Scosso dal riso) Scusa… ma vederti lì col colpo della strega e con le tue pene d’amore in balìa di quel…! Oh, diosanto!… Oh, diosanto!…

PIERRE                        (Abbattuto) Smettila, dài…

LEBLANC                    (Riesce a tornare serio) Vedi, veramente non ho gioito quando Christine m’ha detto che ti lasciava, ma immaginarti qui in piena crisi, avendo come unico confidente il coglione che hai selezionato con tutta la tua perfidia, questo, scusa,  mi fa morire dal ridere! (Scoppia di nuovo a ridere)

                                      (Suonano alla porta)

PIERRE                        Che c’è, ancora?

LEBLANC                    Vado io.

                                      (Va ad aprire la porta. Entra MARLENE. Sulla trentina, seducente, ma un po’ troppo agitata. Si precipita verso PIERRE)

MARLENE                   Scusa se arrivo così tardi, ma non ho trovato nessuno per i cani, li ho lasciati in macchina, sono piena di peli! Stai un po’ meglio, povero caro?

                                      (PIERRE la guarda, stupefatto. MARLENE si volta verso Leblanc)

                                      E questo è l’Ariete, immagino! L’Ariete cattivo e bugiardo!

PIERRE                        (Con una calma inquietante) No, è in cucina, l’Ariete cattivo e bugiardo. E io ho da dirgli due parole! (Grida) Pignon!…

                                      (Il sonoro della tv cessa in cucina. Entra FRANCOIS)

FRANCOIS                   Anche l’Auxerre ne ha segnato uno! Primo tempo due a uno… (Si accorge di MARLENE e s’illumina) E’ tornata?

PIERRE                        (Facendo le presentazioni) François Pignon… Marlène.

                                      (FRANCOIS, che andava sorridendo verso MARLENE, si blocca)

FRANCOIS                   Marlène?

PIERRE                        (Glaciale) Chi ha cacciato poco fa, Pignon?

FRANCOIS                   Marlène!

MARLENE                   Come?

PIERRE                        Eccola là Marlène, davanti a lei! Chi ha cacciato?

LEBLANC                    (Incredulo) Non mi dire che… (Scoppia a ridere) Oh, santodio!…

PIERRE                        (Seccato) Senti, se sei qui per ridere, torna pure a casa tua!

LEBLANC                    (Riprendendosi) Scusa.

PIERRE                        (A FRANCOIS) Era una donna bruna con un tailleur grigio quella che ha sbattuto fuori?

FRANCOIS                   (Sulla difensiva) Lei mi dice: “Ora arriva quella pazza! Ora arriva quella pazza!” Io vedo arrivare una donna e mi dico: “E’ lei, è la pazza!”

MARLENE                   (A PIERRE) Di chi sta parlando?

LEBLANC                    (Trattiene a stento il riso) Torno subito…(Si precipita in cucina e scoppia a ridere F.S.)

PIERRE                        (A FRANCOIS, in tono piatto) Che cosa le ha detto, esattamente?

FRANCOIS                   A chi?

PIERRE                        (Gridando) A mia moglie!

FRANCOIS                   Ma niente!

PIERRE                        Mia moglie torna a casa, lei le parla cinque minuti e la mette in fuga: che cosa le ha detto!

FRANCOIS                   (Gesto verso MARLENE) Ma io credevo che fosse l’isterica!

                                      Ho pensato: ha trovato qualcuno che le guardi i cani e viene qui a fare casino, questa ninfomane!

MARLENE                   Ma di chi sta parlando?

                                      (LEBLANC, che stava uscendo dalla cucina, vi rientra precipitosamente. Lo sentiamo ridere F.S.)

PIERRE                        Marlène, fai la brava, tornatene a casa: io ho un grosso problema da risolvere.

MARLENE                   Pierre, ascoltami…

PIERRE                        Marlène, vattene, per favore!

MARLENE                   Cosa? Io mi ammucchio in macchina con quattro cani per venire da te e tu mi sbatti fuori!?

                                      (LEBLANC esce rapidamente dalla cucina e viene a prendere MARLENE per un braccio)

LEBLANC                    Un consiglio, Marlène, se ne vada, sennò qui finisce male.

MARLENE                   Ma come si permette, lei!?

LEBLANC                    (La tira verso la porta) Mi dia retta, vada subito via, è la cosa migliore!

PIERRE                        Vattene, presto, Marlène! Fila!

MARLENE                   (Si libera il braccio e si volta verso PIERRE, in tono drammatico) La pazza, l’isterica e la ninfomane pregano il porco, il mascalzone e il miserabile di non telefonare mai più! Mai più!

                                      (Esce. PIERRE si volta verso FRANCOIS con orrore)

PIERRE                        Ha cacciato mia moglie. Lei era tornata e lui l’ha cacciata. L’ha spedita diritta a casa di Meneaux.

FRANCOIS                   Va bene, d’accordo, ho preso una cantonata, ma davvero non è colpa mia. Giuro, si sarebbe sbagliato chiunque.

PIERRE                        (In tono piatto) Se ne vada.

LEBLANC                    (Tornando verso di loro) No, abbiamo bisogno di lui, Pierre. (A FRANCOIS) Per favore, chiami Cheval.

PIERRE                        (Continua a fissare FRANCOIS con orrore) Non voglio più vederlo, deve andarsene.

FRANCOIS                   Sono veramente dispiaciuto, signor Brochant, avrei voglia di sprofondare sotto terra, ma lei non sa quanto desideri aiutarla!

LEBLANC                    (Incalzante) Pierre, c’è l’intervallo, bisogna chiamare subito Cheval.

FRANCOIS                   Mi riscatterò, signor Brochant. Mi dica di chiamare Cheval… La prego, mi dica di chiamare Cheval!

                                      (PIERRE esita. LEBLANC interviene ancora) 

LEBLANC                    Diglielo, Pierre! Pensa a Christine, bisogna tirarla via di là, santodio! Dài, digli di chiamare Cheval!

FRANCOIS                   Su, mi dica di chiamare Cheval!

LEBLANC                    Digli di chiamare Cheval.

FRANCOIS                   Mi dica di chiamare Cheval.

LEBLANC                    Digli di chiamare Cheval.

FRANCOIS                   Mi dica di chiamare Cheval.

PIERRE                        (Con notevole sforzo) Chiami Cheval.

FRANCOIS                   (S’illumina) Grazie…grazie, signor Brochant!…

                                      (Va verso il telefono) Sistemeremo tutto, vedrà, sistemeremo tutto! (Digita un numero)

PIERRE                        Metta il viva-voce.

                                      (Si ode la suoneria del telefono amplificata dal viva-voce, poi la voce di Cheval)

CHEVAL                      (F.S.) Pronto, son qua!

FRANCOIS                   (Al telefono) Lucien, tutto bene? Sono François.

CHEVAL                      (F.S.) Allora, come butta stasera, ai tifosi dell’Auxerre?

FRANCOIS                   Prima di tutto, io non tifo per l’Auxerre, e poi, due a uno, non è mica finita.

CHEVAL                      (F.S.) Non è finita, ma sentilo, il coglione! Si beccano due pallini nei primi cinque minuti e lui dice che non è ancora finita! Avete una squadra di burattini, di mezzetacche, di signorine!

FRANCOIS                   E chi si è fatto stracciare a Bordeaux, la settimana scorsa, eh? L’Auxerre, per caso? (Gridando) Saint-Etienne: ‘ffanculo! Saint-Etienne: ‘ffanculo!…

CHEVAL                      (F.S.) Ma vacci tu affanculo!

FRANCOIS                   Vacci tu!

                                      (Cheval riattacca. FRANCOIS fa altrettanto)

                                      Che stronzo!… (Grida verso il telefono) Saint-Etienne, serie B. Saint-Etienne, finirete lì!… Coglione!

                                      (PIERRE e LEBLANC si guardano, a bocca aperta.

                                      FRANCOIS impiega qualche secondo a rendersi conto, poi riprende il telefono)

                                      Lo richiamo.

LEBLANC                    (Bisbigliando) Ma questo è un fuori classe!

PIERRE                        (Sfinito) E’ così da un’ora… è inarrestabile.

FRANCOIS                   (Digitando il numero) Lo richiamo, vi dico. Non è successo niente; ci becchiamo continuamente, ma ci adoriamo!

                                      (Si ode la suoneria del telefono nel viva-voce, poi la voce di Cheval F.S.)

CHEVAL                      (F.S. Gioviale) Pignon?

FRANCOIS                   Sì, Lucien, ti ho richiamato perché ti devo chiedere un favore.

CHEVAL                      (F.S.) Va bene, ma a una condizione.

FRANCOIS                   Quale?

CHEVAL                      (F.S.) Che tu gridi: “Forza, Auxerre!”

                                      (FRANCOIS esita. Si volta verso PIERRE e LEBLANC, visibilmente indeciso)

LEBLANC                    Coraggio, santodio!

                                      (FRANCOIS lo guarda, pateticamente. PIERRE e LEBLANC, per incoraggiarlo, si mettono a scandire insieme ala maniera dei tifosi)

PIERRE & LEBLANC  Forza, Auxerre! Forza, Auxerre! Forza, Auxerre!…

FRANCOIS                   (Serio, a PIERRE) Lo faccio per lei, Pierre. (Al telefono) Forza, Auxerre!

CHEVAL                      (F.S.) Oh! Ma allora è una cosa seria quella che mi devi chiedere!

FRANCOIS                   Sì, Lucien, è molto importante.

CHEVAL                      (F.S.) Dimmi.

FRANCOIS                   Te lo stai lavorando tu Meneaux, vero?.. Pascal Meneaux, il pubblicitario.

CHEVAL                      (F.S.) Affermativo.

FRANCOIS                   So che ha una garçonniere qui a Parigi e vorrei sapere l’indirizzo.

CHEVAL                      (F.S.) Tu non sei per niente il suo tipo, sai!

FRANCOIS                   Come?

CHEVAL                      (F.S.) A lui piacciono con più petto e con meno peli sulle gambe! (Scoppia a ridere)

                                      (FRANCOIS ride suo malgrado e si volta verso PIERRE, imbarazzato)

FRANCOIS                   E’ un buontempone!… (Al telefono) E’ una cosa seria, Lucien, ho bisogno di quell’indirizzo.

CHEVAL                      (F.S.) Ma perché vuoi l’indirizzo dello scannatoio di Meneaux?

FRANCOIS                   (Esita un po’,  poi spiega) Ti dirò la verità, è per un amico che pensa che sua moglie sia lì.

CHEVAL                      (F.S.) Da Menaux? Ahi, ahi, ahi! Sua moglie da Meneaux? Poveretto!

FRANCOIS                   Ora capisci perché voglio quell’indirizzo.

CHEVAL                      (F.S.) Hai voglia se capisco! Io l’ho visto all’opera Meneaux: appena appare una sottana all’orizzonte, diventa pazzo, il porcellone! Non lo tiene più nessuno il porcellone!

                                      Che porcellone!

PIERRE                        (Seccato) Basta, adesso!

CHEVAL                      (F.S.) E lo conosco il Cornelio?

FRANCOIS                   No, non credo. (Posa la mano sul ricevitore e si rivolge a PIERRE) Lei ha avuto l’accertamento?

PIERRE                        (Seccamente) No.

FRANCOIS                   (Al telefono) No, non lo conosci. Com’è l’indirizzo?

CHEVAL                      (F.S.) Non posso dartelo adesso, non lo so a memoria. Ce l’ho nella pratica al ministero, te lo darò domattina.

PIERRE                        (Teso) Non voglio aspettare fino a domattina!

FRANCOIS                   (Al telefono) Lucien, è urgente, te lo chiedo come un favore personale, non puoi fare subito un salto al ministero?

CHEVAL                      (F.S.) Subito? Ma vuoi scherzare? E la partita?

FRANCOIS                   La registri, poi vediamo il secondo tempo insieme.

CHEVAL                      (F.S.) Non posso: Charlotte mi ha chiesto di registrarle la telenovela. E’ andata a cena dalla madre.

PIERRE                        (A FRANCOIS) Gliela registriamo noi!

FRANCOIS                   (Al telefono) Te la registriamo noi, Lucien. Ti prego, corri al ministero, fallo per me.

CHEVAL                      (F.S. Esitante) Sei un rompiballe, sai! Non ho nemmeno cenato!

PIERRE                        (A FRANCOIS) Mangerà qualcosa qui!

FRANCOIS                   (Al telefono) Il mio amico t’invita a cena. Abita in Rue de l’Université, numero 47. E’ a cinque minuti dal ministero.

CHEVAL                      (F.S.) Ma se nemmeno lo conosco, il tuo Cornelio!

FRANCOIS                   E’ molto simpatico, vedrai.

CHEVAL                      (F.S. debolmente) Sei proprio un rompiballe, sai…

FRANCOIS                   (Serio) Io ho detto. “Forza, Auxerre”, Lucien; ho detto: “Forza, Auxerre.”

CHEVAL                      (F.S.) Rue de l’Université 47?

FRANCOIS                   Terza porta a sinistra.

CHEVAL                      (F.S.) A tra poco. (Riattacca)

FRANCOIS                   (Riattacca, sfiancato, ma felice) Ce l’abbiamo fatta, signor Cornelio!…(Si riprende) … signor Brochant, voglio dire…Non è stato facile, ma ce l’abbiamo fatta!

PIERRE                        Bisogna registrare la partita a quel ritardato, adesso.

                                      (Va verso la scala)

FRANCOIS                   Non è per niente ritardato, Cheval; è uno dei migliori ispettori dell’ufficio. Nella vita scherza sempre, ma sul lavoro, attenzione! (Indica l’arredamento con un gesto circolare) Sguinzagliatelo in un appartamento come questo e, mi creda, può far male!

                                      (PIERRE, colpito alle spalle, si volta verso FRANCOIS, le sopracciglia aggrottate)

PIERRE                        Che cosa intende dire?

FRANCOIS                   (Guarda di nuovo l’arredamento, ma questa volta con una certa preoccupazione) Ha detto che non ha mai avuto l’accertamento fiscale?

PIERRE                        No, ma non ho niente da nascondere.

FRANCOIS                   Nessuno ha mai niente da nascondere, Pierre, ma salta sempre fuori qualcosa!

LEBLANC                    A pensarci bene, non so se sia prudente invitare a casa propria un ispettore del fisco.

FRANCOIS                   Soprattutto uno come Cheval!

PIERRE                        (Spazientito) Ma non l’ho mica invitato io!

FRANCOIS                   Ah, sì, chiedo scusa, ma lei ha detto: “Mangerà qualcosa qui”, io ho solo trasmesso l’invito.

PIERRE                        Comunque, visto che mi considera suo amico, non verrà a fare gli straordinari da me!

FRANCOIS                   Lei non conosce Cheval. Faceva l’accertamento anche a sua madre.

PIERRE                        Io non lo voglio vedere quel signore. Lei lo aspetterà sul pianerottolo e si farà dare l’indirizzo di Meneaux!

FRANCOIS                   La troverà una cosa losca.

PIERRE                        Me ne frego!

FRANCOIS                   Senta, se lei non ha niente da nascondere, se tutti questi quadri, tutti questi oggetti sono puliti, non avrà nulla da temere…Cosa gli darà da mangiare?

PIERRE                        (Preoccupato) Come?

FRANCOIS                   Lei l’ha invitato a cena, che cosa gli diamo? E’ una buona forchetta, Cheval!

PIERRE                        (Pensando ad altro) Ci sono dei surgelati in frigo… E delle uova, credo…

FRANCOIS                   Ci penso io. (Va verso la cucina e si ferma sulla soglia) Vedrà, a parte questo, è molto divertente, Cheval, sa un sacco di barzellette marsigliesi… e sa anche imitare molto bene l’accento dei negri. (Prova) Tu gome sta, amigo? Duddo bene?… A me non riesce tanto bene, ma lui è irresistibile, mi fa morire dal ridere!

                                      (Esce. PIERRE si guarda intorno con l’aria preoccupata, poi prende una statuetta di bronzo per nasconderla. LEBLANC lo aiuta, poi indica un dipinto di Modigliani alla parete)

LEBLANC                    E’ un falso, quello?

PIERRE                        Indovina. (Va per staccare il quadro e caccia un urlo di dolore) Ahi!

LEBLANC                    (Va ad aiutarlo) Attento alla schiena!

PIERRE                        (In un impeto di rabbia) Sono stufo, ma stufo!…

                                      (Attraversano il salone portando insieme il quadro, poi si fermano per riprendere fiato)

LEBLANC                    Dove la mettiamo tutta questa roba?

PIERRE                        In camera da letto. Mettiamo tutto in camera da letto.

                                      (LEBLANC si mette a ridere)

                                      Per favore, Just, è già abbastanza difficile così… Smettila di ridere come un deficiente!

LEBLANC                    (Ilare) Un cretino che in meno di un’ora porta tua moglie all’adulterio e te all’accertamento fiscale ha comunque del prodigioso, non trovi?

                                      (Ripartono, portando il quadro verso la camera da letto. LEBLANC continua a ridere, mentre cala il sipario)

         FINE DEL PRIMO TEMPO

SECONDO TEMPO

                   Stessa Scena, ma molto più spoglia. Tutte le suppellettili di valore sono state tolte. Nel grande salone, che ora sembra assai austero, restano solo i mobili indispensabili. Un tavolinetto da bridge è stato messo in mezzo alla stanza per la cena di Cheval. LEBLANC, solo in scena, finisce di apparecchiare. PIERRE appare sulla porta della cucina. Cammina con un po’ più di facilità ed ha in mano una caraffa di vino e un bicchiere.

LEBLANC                    (Annusando, guardando la caraffa) Che vino è quello?

PIERRE                        Un Lafitte Rothschild del 94.

LEBLANC                    Non vorrai dargli un vino che puzza di caro dannato a dieci metri di distanza!

PIERRE                        Mi dispiace, è tutto quello che ho.

FRANCOIS                   (Urlando, fuori scena) Rigore! Rigore! Era rigore quello!

PIERRE                        (Grida) Basta, idiota!

LEBLANC                    (Per calmarlo) Forse stava per segnare l’Auxerre.

PIERRE                        Me ne frego!

LEBLANC                    (Gli toglie di mano caraffa e bicchiere) Rilassati, bisogna risolvere questo problema. (Assaggia il vino) Cristosanto!

PIERRE                        Ebbene, sì: è buono!

LEBLANC                    Non hai un vinello qualsiasi?

PIERRE                        (Si arrabbia) No, non ho un vinello qualsiasi! Ho lavorato tutta la vita, mi sono battuto come un cane per non avere un vinello qualsiasi! Ho solo grandi vini in cantina, e se Cheval ha sete, beva l’acqua!

FRANCOIS                   (Sempre F.S.) A destra! A destra! Siamo scoperti sulla destra!

PIERRE                        Io vado lì e gli do un cazzotto sul muso!

LEBLANC                    No, Pierre, hai bisogno di lui, devi stare calmo adesso.

FRANCOIS                   (Esce dalla cucina, raggiante) Per poco non pareggiavamo!

PIERRE                        E chi se ne…

LEBLANC                    (Interrompendolo) Pierre!… (A FRANCOIS) Ne capisce di vino, Cheval?

FRANCOIS                   Cheval? Di vino? Ne capisce e come!.. Vedo che avete aperto una buona bottiglia, l’apprezzerà di sicuro.

LEBLANC                    Sentito, Pierre? E’ un vero problema, questo.

PIERRE                        Lo risolvo io il problema, vedrai!

                                      (Sparisce in cucina. FRANCOIS si rivolge a LEBLANC)

FRANCOIS                   Che problema?

LEBLANC                    Il vino.

FRANCOIS                   (Chinandosi sulla caraffa) Lui ha naso…

PIERRE                        (Tornando dalla cucina) Vuoi un vinello qualsiasi? L’avrai il vinello qualsiasi!

                                      (Versa dell’aceto nella caraffa del vino)

LEBLANC                    Ma che fai?

PIERRE                        Sbatto dell’aceto nel mio Chateau Lafitte. E’ un trucchetto che t’insegno se hai degli amici che vogliono trasformare un grande vino in una ciofeca! (Agita il miscuglio) Ecco fatto!

                                      Lafitte tagliato! (Versa un bicchiere di miscuglio e lo porge a LEBLANC) Assaggia!

LEBLANC                    No, no. Assaggialo tu.

                                      (PIERRE porge il bicchiere a FRANCOIS)

FRANCOIS                   No, grazie.

                                      (PIERRE assaggia il miscuglio)

LEBLANC                    Allora?

PIERRE                        E’ strano… (Assaggia ancora) Gli dà corpo, secondo me…

LEBLANC                    (Prende il bicchiere e assaggia) Eccome!

PIERRE                        Non peggiora mica, vero? Anzi, io trovo che migliora.

LEBLANC                    Nettamente.

FRANCOIS                   Sentiamo… (Assaggia) Ah, sì. Buona a sapersi, questa!

PIERRE                        (Versa una doppia dose di aceto nella caraffa) Così dovrebbe andare!

                                      (Ne versa un po’ a FRANCOIS, che beve e soffoca, in procinto di vomitare. LEBLANC lo conduce verso il bagno)

                                      Perfetto!

LEBLANC                    (A FRANCOIS, che è sparito dentro al bagno) Tutto bene?

                                      (FRANCOIS esce dal bagno, apparentemente ristabilito)

FRANCOIS                   Tutto bene. (Ha un altro conato e torna dentro)

                                      (Suonano alla porta)

LEBLANC                    (Teso, a FRANCOIS) Eccolo!

FRANCOIS                   (Apparendo di nuovo, con voce roca) Vado io!

                                      (Ancora mezzo soffocato, si precipita verso la porta e apre a CHEVAL: un ometto al contempo gioviale e inquietante, con una ventiquattrore)

LEBLANC & PIERRE  Buonasera.

CHEVAL                      Buonasera.

FRANCOIS                   (Facendo le presentazioni) Lucien Cheval… Pierre Brochant, Juste Leblanc.

PIERRE                        La ringrazio, signor Cheval, di essersi disturbato e…

CHEVAL                      (Lo interrompe, ispezionando macchinalmente la stanza)

                                      Non ditemi niente!

FRANCOIS                   Come?

CHEVAL                      Della partita, non ditemi niente!

FRANCOIS                   No, no, l’Auxerre ha pareggiato, ma a parte questo non ti dico niente.

CHEVAL                      (In tono piatto) L’Auxerre ha paregiato?

FRANCOIS                   (Raggiante) Ma no, ti prendevo in giro!   

CHEVAL                      (Sollevato) Ma che stronzo! Che stronzo! (A PIERRE E e a LEBLANC) E’ stronzo, eh?

PIERRE & LEBLANC  Sì.

FRANCOIS                   (Ancora compiaciuto del suo scherzo) La faccia! La faccia che ha fatto quando ho detto che l’Auxerre aveva pareggiato!

CHEVAL                      Guardatelo! E’ felice come una pasqua! Gli basta poco per divertirsi!

PIERRE                        (Teso) Signor Cheval…

CHEVAL                      Sì?

PIERRE                        Grazie di essersi disturbato; ha quell’indirizzo?

FRANCOIS                   (Riprende il tono serio, per spiegare a CHEVAL) Il signor Brochant è il signore di cui ti ho parlato al telefono.

CHEVAL                      Ah, sì, il….

FRANCOIS                   (Interrompendolo) Sì, esatto.

PIERRE                        Mi scusi se le metto fretta, ma è urgente.

CHEVAL                      (Batte la mano sulla sua ventiquattrore) E’ qua dentro il suo indirizzo. (A FRANCOIS) Sto morendo di fame.

FRANCOIS                   T’ho fatto una frittata con le verdure, siediti.

                                      (Sparisce in cucina, Cheval va a sedersi al tavolo)

CHEVAL                      Mangio da solo?

PIERRE                        Sì, noi abbiamo cenato… (Dissimulando a stento l’impazienza) Allora, dov’è questa garçonniere?

CHEVAL                      E’ qui, è qui! (Apre la ventiquattrore) Ricordo che feci un accertamento a un Brochant, tre anni fa. Michel Brochant, è un suo parente?

PIERRE                        Michel Brochant? E’ possibile, dove abita?

CHEVAL                      In galera. S’è beccato cinque anni. Era simpatico. (Si guarda intorno) Aveva un bellissimo appartamento, come questo… (Sospira) che fu sequestrato e messo in liquidazione giudiziaria. (Tira fuori un grosso fascicolo dalla borsa) Ah, eccolo qua, il seduttore! (Apre il fascicolo) Sarà un’impresa individuare lo scannatoio, perché è pieno di immobili, il signor Meneaux: rende bene la pubblicità! (Guarda PIERRE) E lei in che ramo è, signor Brochant?

PIERRE                        Editoria.

CHEVAL                      (Tornando al fascicolo) Vediamo, dove sono questi appartamenti?… Avevo la lista da qualche parte… Ah, eccola qua! “Proprietà fondiaria di Pascal Meneaux”! Andiamo a vedere dove si trova il nido d’amore… Rue Saint James? No, questa è la residenza principale, dove abita con la signora Meneaux. Perché esiste una signora Meneaux. E’ sposato il signor Meneaux. Strapazza le mogli degli altri, ma c’è una signora Meneaux che lo aspetta in Rue Saint James e che lui può scaricare dalla dichiarazione… (Guarda PIERRE) Va bene, l’editoria?

PIERRE                        L’editoria?… Mica tanto, no…

LEBLANC                    (Dando manforte) Non è più come una volta, questo è certo.

CHEVAL                      (Si versa un bicchiere di vino) Anche a bere sono da solo?

PIERRE                        Sì, noi abbiamo già bevuto… E’ un vinello di un contadino, me lo dà a poco prezzo.

CHEVAL                      (Tiene il bicchiere in mano, ma non beve e torna al fascicolo) Rue Vieille-du-Temple… No, no,  questa è una casa che affitta… Ma dov’è questa garçonniere?

                                      (Posa il bicchiere e guarda PIERRE) Non è lei che ha pubblicato “Le Messi Azzurre”?

PIERRE                        (Improvvisamente inquieto) “Le Messi Azzurre”…Ehm, sì, può darsi…

CHEVAL                      Come, può darsi? Lei non sa quello che pubblica?

PIERRE                        Be’, sa, si fa un po’ di confusione coi titoli… Ma “Le Messi Azzurre” credo sia mio, sì.

CHEVAL                      E non è un best-seller, forse?

PIERRE                        Sì… insomma, sì e no… se vogliamo è un best-seller, però…

LEBLANC                    Non è proprio un best-seller “Le Messi Azzurre”.

PIERRE                        Non proprio, no… E’ un libretto carino, che va benino…

CHEVAL                      Quante copie ne ha tirate?

PIERRE                        Ottocentomi… Non lo so, non ho i dati. (Si spazientisce)

                                      Parleremo dopo di editoria, signor Cheval; l’indirizzo, per favore!

CHEVAL                      Lei mi dice che l’editoria va male ed è uscito col best-seller dell’anno!

PIERRE                        (Perde le staffe) Non è un best-seller, porcaeva! Non l’ha letto nessuno quel cazzo di libro!

FRANCOIS                   (Uscendo dalla cucina) Io! Io l’ho letto e l’ho trovato bellissimo.

LEBLANC                    (Cercando di buttarla in scherzo) Ah, era lei? (A PIERRE)

                                      Te l’avevo detto che c’era stato un lettore!

FRANCOIS                   Oh, no, ce ne sono parecchi. Lo so perché quando l’ho comprato, ho chiesto al libraio. “Cos’è che vende di più in questo periodo?”

PIERRE                        (Fulminandolo con lo sguardo) Se si occupasse della sua frittata?…

FRANCOIS                   E’ pronta…Davvero, non stia a preoccuparsi: sta andando  benissimo il suo libro, signor Brochant. Al ministero lo hanno letto tutti…Quanto meno, in contabilità.

                                      (Sparisce in cucina)      

LEBLANC                    Sì, be’, mettiamo pure che piaccia ai contabili, non si va mica tanto lontano.

PIERRE                        Eh, sono ben poca cosa, in effetti.

FRANCOIS                   (Rientra con una frittata alle verdure) Io non sarei tanto d’accordo. Se uno conta i contabili computisti, i contabili amministrativi, i contabilii statali…

PIERRE                        (Lo interrompe, esasperato) Non ci metteremo a contare i cantabili, adesso! Io devo sapere dov’è mia moglie, me ne sbatto dei contabili!

FRANCOIS                   Oh, mi scusi. (A CHEVAL) Sbrigati a trovare quella garçonniere, Lucien, lo vedi che il povero signor Brochant sta sui carboni ardenti.

                                      (Torna in cucina)

CHEVAL                      (Sorride malignamente a PIERRE) E meno male che ha un best-seller per risollevarsi il morale!…(Si rituffa nel fascicolo) Rue Vernet… anche questa è affittata…Un affitto molto basso, peraltro: non mi sorprenderebbe se ci fosse un accordo sottobanco…

                                      (FRANCOIS rientra dalla cucina con una pepiera)

FRANCOIS                   (A PIERRE) Anche un altro dei suoi libri è andato molto bene: "Flash-back”, lo hanno letto tutti al ministero.

CHEVAL                      (Interessato) “Flash-back”? E’ suo anche quello?

PIERRE                        (Con voce rotta) Il tempo passa, signor Cheval, non potrebbe fare un po’ più in fretta?

CHEVAL                      “La gatta frettolosa…” eccetera!…(Riposa il bicchiere, senza bere, e sfoglia il fascicolo) Questi sono uffici e non c’interessano…(a PIERRE) “Flash-back”! Un altro bell’en plein, eh?… (Torna al fascicolo) Ufficio… ufficio… (Mangia un pezzo di frittata) Buonissima la tua frittata, François.

FRANCOIS                   Grazie, Lucien.

CHEVAL                      Squisita, François.

FRANCOIS                   Una buona frittata, quando è buona, è veramente buona. Il mio segreto è di aggiungere un goccio di birra nelle uova sbattute, perché la…

PIERRE                        (Schiocca rumorosamente la lingua, esasperato)

CHEVAL                      (Si rituffa nel fascicolo) Ufficio… ufficio… ufficio… (Alza lo sguardo su PIERRE) Ha subìto un furto di recente?

PIERRE                        (Sorpreso) No, perché?

CHEVAL                      Perché ci sono delle parti più chiare alle pareti, come se  fossero stati tolti dei quadri.

FRANCOIS                   (Sinceramente ammirato) Vede tutto! E’ fantastico, no? Vede tutto! Sei fantastico, Lucien! (Fulminato dallo sguardo di PIERRE, tace)

CHEVAL                      (Modesto) Grazie, François.

PIERRE                        (Sempre più teso) Mi sta ispezionando o mi sta aiutando, signor Cheval?

CHEVAL                      Se la stessi ispezionando, signor Brochant, lei non mi farebbe questa domanda: lo avvertirebbe direttamente, mi creda. (Si rituffa nel fascicolo) Ah! Eccolo qua! Boulevard Maurice-Barrès: sapevo che era dalle parti del Bois. Lo abbiamo, signori, lo abbiamo, il maniaco! Lo abbiamo, il pervertito! Lo abbiamo, il fallico!

PIERRE                        A che numero?

CHEVAL                      37bis, Boulevard Maurice-Barrès, a Neuilly.

PIERRE                        (Si alza a fatica) Ci vado subito.

LEBLANC                    Ma no, aspetta, prima bisogna essere sicuri che lei è lì!

                                      (PIERRE si blocca) Non vorrai piombargli in casa in piena  notte senza sapere se tua moglie è con lui!

CHEVAL                      Non le aprirà nemmeno: è molto sospettoso il Menaux!

PIERRE                        Butterò giù la porta!

LEBLANC                    Non è così facile buttare giù una porta.

FRANCOIS                   Specie se è blindata.

LEBLANC                    E poi, anche se ci riesci, magari spacchi la porta e Christine non c’è; allora cosa fai?

                                      (PIERRE è perplesso. FRANCOIS suggerisce)

FRANCOIS                   E se gli telefonassimo?

PIERRE                        Per chiedergli cosa? Se mia moglie è nel suo letto? Sicuramente risponderà: “Ma certo, è qui, al calduccio, sotto il piumone!…”

CHEVAL                      (Divertito) Sotto il piumone!… (Di nuovo serio) Mi sorprenderebbe: è un gran bugiardo, il Meneaux: sono quindici giorni che lavoro su un viaggio che ha fatto in Kenya con una donzella e lui insiste a dire che era un viaggio d’affari. Ma io gli ho detto: “Non si fa un viaggio d’affari in Kenya con una spogliarellista del Crazy Horse!” E sapete lui che mi ha risposto?…

PIERRE                        (Lo interrompe, esasperato) Sia gentile, signor Cheval, stiamo cercando una strategia, ci lasci riflettere!

CHEVAL                      (Offeso) Le stavo illustrando il personaggio; pensavo potesse essere utile.

PIERRE                        No!

FRANCOIS                   (Eccitato) E’ andato in Kenya con una spogliarellista del Crazy Horse?

CHEVAL                      Ventun’anni. Lolita Strùdhelpaf.

 (Comincia a mimare uno spogliarello)

PIERRE                        (Si arrabbia) Ha finito, sì?

LEBLANC                    Non t’arrabbiare, Pierre.

CHEVAL                      (Passa un dito sulla superficie di un tavolo, per vendetta)

                                      C’era un soprammobile qui: c’è ancora l’impronta sulla polvere.

LEBLANC                    Signor, Cheval, per favore!

PIERRE                        Può andarsene, ora; l’indirizzo l’abbiamo: vada pure!

LEBLANC                    Sia gentile, signor Cheval, la smetta di assillarlo!

CHEVAL                      Io non assillo nessuno: rilevo alcuni particolari inquietanti, tutto qua.

FRANCOIS                   (Ammirato) Ve l’avevo detto, io: è un professionista fantastico!

CHEVAL                      Ora mi fai arrossire, François.

FRANCOIS                   Non fare il modesto, Lucien: troppi ne hai incastrati di evasori!

PIERRE                        (A LEBLANC) Se ne vadano tutt’e due.

CHEVAL                      (A FRANCOIS) Te lo ricordi il caso Forestier? Lui mi diceva: “Io ho molte aderenze, sa… Ho molte aderenze!…”

LEBLANC                    (A CHEVAL e FRANCOIS) Stiamo zitti adesso, per favore!

                                      (A PIERRE) Ho un’idea… mi senti, Pierre? Penso di avere un’idea.

PIERRE                        Sentiamo.

LEBLANC                    Bisogna spaventarlo… Meneaux, bisogna spaventarlo, per costringerlo a smascherarsi.

PIERRE                        E come?

LEBLANC                    Lo chiamiamo e gli diciamo che tu sei al corrente, che sai che tua moglie è da lui e che vai lì con l’intenzione di spaccare tutto. Gli si può anche dire che non ci vai da solo, ma con tre tuoi operai armati di spranghe di ferro.

PIERRE                        (Rianimandosi) Non è un cattiva idea…

CHEVAL                      Operai tipografici, eh? Ha anche una tipografia. Ma lei ha una grossa azienda, allora!

LEBLANC                    Signor Cheval! (A PIERRE) O tua moglie è lì, e lui la manda via perché ha paura; oppure lei non è lì, e noi ce ne rendiamo subito conto.

FRANCOIS                   Sì, è una buona idea questa; è un’ottima tattica.

PIERRE                        (A LEBLANC) Che significa: “lo chiamiamo”? Chi lo chiama? Io no di certo, perché se lei è lì, riconoscerà la mia voce.

LEBLANC                    Certo…e riconoscerebbe anche me.

CHEVAL                      Non posso chiamarlo nemmeno io: passo le mie giornate con lui, in questo periodo.

                                      (Si voltano tutti e tre verso FRANCOIS, che sorride)

FRANCOIS                   Sento che ci sarà bisogno di me.

PIERRE                        (Inorridito) Per carità!

LEBLANC                    E’ il solo che possa farlo, Pierre!

PIERRE                        Oh, no!

FRANCOIS                   Sono pronto.

PIERRE                        Oh, no!

LEBLANC                    Ma sì. Gli spiegheremo bene quello che deve fare e andrà tutto bene.

PIERRE                        Vedrai come andrà tutto bene!

FRANCOIS                   (Offeso) Io l’aiuto volentieri, ma se lei non vuole, fa lo stesso… Non voglio mica farlo per forza.

LEBLANC                    Sì, sì, non si muova! (A PIERRE) Da parte di chi lo facciamo chiamare?

PIERRE                        Come?

LEBLANC                    Bisogna chiamarlo da parte di un suo amico; di qualcuno che possa avere il numero della garçonniere, sennò s’insospettisce.

CHEVAL                      Potete chiamarlo da parte di Jean-Paul Roussin, il suo socio: passano la vita insieme.

LEBLANC                    Bene, allora lo chiamiamo da parte di Roussin.

PIERRE                        E perché Roussin non chiama di persona?

LEBLANC                    Eh?

PIERRE                        Perché Roussin farebbe chiamare da un altro? Meneaux lo troverà strano.

CHEVAL                      Roussin non può chiamare, perché si trova in aereo. E’ partito per Los Angeles stasera, me l’ha detto Meneaux.

LEBLANC                    Ma va benissimo, questo: chiamiamo da parte di Roussin che non è riuscito a parlare con Meneaux prima di prendere l’aereo!

FRANCOIS                   Bene, è perfetto!

LEBLANC                    Ha capito bene la strategia?

FRANCOIS                   E’ chiarissima, sì.

LEBLANC                    Be’, allora, coraggio!

PIERRE                        Alt, alt, alt!…Bisogna farlo provare!

LEBLANC                    Ma no, ha…

PIERRE                        (Imperioso) No! So quello che dico: bisogna che faccia delle prove!… E parecchio, anche! (Si rivolge a FRANCOIS)               Signor Pignon, ripeta dopo di me: “Pronto, chiamo da parte di Jean-Paul Roussin, che ha cercato di contattarla prima di prendere l’aereo perché aveva un messaggio urgente da darle.”

FRANCOIS                   D’accordo.

PIERRE                        No! Ripeta!… Io sono Pascal Meneaux, lei mi telefona. Ripeta quello che le ho appena detto.

FRANCOIS                   No, va bene, ho capito.

PIERRE                        (Teso) Per favore, signor Pignon, ripeta parola per parola: “Pronto?”

FRANCOIS                   (Di malavoglia) Pronto, la chiamo da parte di Jean-Paul Roussin.

LEBLANC                    Benissimo.

FRANCOIS                   Roussin ha cercato di contattarla prima di prendere l’aereo. Aveva un messaggio urgente per lei.

LEBLANC                    Ma è perfetto così! (A PIERRE) E’ perfetto, no?

PIERRE                        (Cauto) Aspettiamo il seguito.(A FRANCOIS) E poi aggiunge: “Brochant sa tutto.”

FRANCOIS                   D’accordo.

PIERRE                        No, ripeta!

CHEVAL                      Andiamo, ha capito, non è mica cretino!

                                      (PIERRE e LEBLANC si scambiano un’occhiata)

PIERRE                        No, ma… Bisogna farlo provare, provare e riprovare. Coraggio, signor Pignon: "Brochant sa tutto.”

FRANCOIS                   Brochant sa tutto.

PIERRE                        Meneaux risponde: “Cosa?” E lei dice: “Pierre Brochant sa tutto di lei con sua moglie e sta venendo lì.” E Meneaux chiede: “Ma chi parla?” E lei risponde: “Lei non mi conosce, sono un amico di Roussin, che mi ha incaricato di avvertirla che Brochant sta arrivando lì e non da solo…”

FRANCOIS                   (Proseguendo) “… ha con sé degli operai armati di spranghe di ferro, pronti a sfasciare tutto.”

LEBLANC                    Bravissimo!

CHEVAL                      Se la cava bene, eh?

FRANCOIS                   Ma è’ una roba da pappagallo.

PIERRE                        Meglio così!

FRANCOIS                   Magari potrei improvvisare un po’…

PIERRE                        (Grida) No!

FRANCOIS                   Non gridi così: mi ha fatto paura!

PIERRE                        Lei ripeta alla lettera quello che le ho detto io, capito?

FRANCOIS                   (Imbronciato) Va bene.

LEBLANC                    (A PIERRE) Proviamo?

PIERRE                        (Guarda FRANCOIS, con aria incerta) Non lo so… Ho paura.

CHEVAL                      E di che? La strategia è eccellente: intimidazione del soggetto e crollo conseguente.

PIERRE                        Non è la strategia che mi fa paura.

FRANCOIS                   Vuole che ripeta un’altra volta?

CHEVAL                      (Ridendo) A proposito di ripetere, la sai quella del pappagallo che ripeteva continuamente: “Attenti al gradino! Attenti al gradino!”?

FRANCOIS                   (Già disposto a ridere) No.

CHEVAL                      E tutti ci sbattevano il grugno perché non c’era nessun gradino!

                                      (CHEVAL e FRANCOIS ridono convulsamente)

FRANCOIS                   Mi fa morire questo!…Eh! Eh! Adesso fagli il “Bovero negro”!… Ma, sì, dài: “Io bovero negro…”!

PIERRE                        (A LEBLANC) Hai capito in che mani siamo!?

LEBLANC                    Non c’è altra soluzione, Pierre. (A FRANCOIS) Avanti, signor Pignon.

FRANCOIS                   Avanti, march!… (A CHEVAL) Com’è il numero?

CHEVAL                      (Legge dal fascicolo) 47.47.59.63

FRANCOIS                   Partiti!

                                      (Prende il telefono e comincia a digitare il numero)

PIERRE                        (Angosciato) Non ce la farà.

CHEVAL                      Ma sì, è molto preciso, Pignon; è il contabile più preciso di tutto il ministero.

FRANCOIS                   Grazie, Lucien. (A PIERRE) Sta squillando.

PIERRE                        Metta il viva-voce.

                                      (FRANCOIS obbedisce. Si odono gli squilli, poi la voce di Meneaux)

MENEAUX                  (F.S.) Pronto?

FRANCOIS                   (Al telefono) Pascal Meneaux?

MENEAUX                  (F.S.) Sì?

CHEVAL                      (Entusiasta) Bellissimo: sembra di stare al cinema!

PIERRE                        (Teso) Shhh!…

FRANCOIS                   (Al telefono) Scusi il disturbo, chiamo da parte di Jean-Paul Roussin.

MENEAUX                  (F.S.) Sì?…

FRANCOIS                   Roussin ha cercato di contattarla prima di prendere l’aereo, aveva un messaggio urgente per lei.

                                      (PIERRE e LEBLANC sollevano il pollice per congratularsi con FRANCOIS)

MENEAUX                  (F.S.) Mi dica.

FRANCOIS                   Brochant sa tutto.

MENEAUX                  (F.S.) Cosa?

FRANCOIS                   Pierre Brochant sa tutto di lei con sua moglie e sta arrivando lì per fare un macello!

CHEVAL                      (Ammirato) Bravo, François!

                                      (FRANCOIS si schermisce con un gesto della mano)

MENEAUX                  (F.S.) Ma chi parla?

FRANCOIS                   Lei non mi conosce, sono un amico di Roussin, il quale mi ha incaricato di avvertirla che Brochant sta venendo lì e che non è da solo: ha con sé quattro suoi operai armati di spranghe di ferro.

PIERRE                        Perché quattro?

LEBLANC                    Fa lo stesso.

MENEAUX                  (F.S.) Ma è pazzo, quello! Io non sono qui con sua moglie.

                                      (LEBLANC fa il segno della vittoria con ambedue le mani)

FRANCOIS                   Lei non è lì con la signora Brochant?

MENEAUX                  (F.S.) Ma no, ha telefonato per dire che non veniva più.

FRANCOIS                   A me Roussin ha detto: “E’ lì con la signor Brochant.”

MENEAUX                  (F.S. Esasperato) Ma niente affatto; sono qui con la moglie del mio ispettore fiscale!

FRANCOIS                   Come?

                                      (CHEVAL, che stava masticando beato un boccone di frittata, si blocca)

MENEAUX                  (F.S.) Uno stronzo che mi perseguita da tre settimane! Mi sto facendo sua moglie: non sono affatto qui con la signora Brochant!

                                      (FRANCOIS interrompe la comunicazione. Cala un silenzio imbarazzato, poi CHEVAL si sblocca, manda giù il boccone di frittata e chiede con voce rotta)

CHEVAL                      Posso usare il telefono, per favore?

PIERRE                        Ma la prego.

CHEVAL                      (Prende il telefono e comincia a digitare un numero, continuando a parlare nello stesso tono) Doveva fare delle compere dalle parti dei Champs-Elysées questo pomeriggio, e allora le ho detto: “Charlotte, ti dispiace portarmi questo formulario  all’ufficio del signor Meneaux?” E ZAC! (Fa il gesto del predatore che azzanna la preda) Me l’ha azzannata subito, la belva! (Al telefono) Buonasera, signor Meneaux, vuole essere così cortese da passarmi la signora Cheval, per favore?… Mi ha riconosciuto benissimo, signor Meneaux. Ci vediamo domattina alle nove, come al solito, e ricominciamo tutto daccapo. E ora, mi passi mia moglie, per favore… Charlotte?… No, non spiegarmi niente, voglio che tu lasci subito quell’appartamento, capito? Immediatamente!… Come?… Rivestiti, certo, si capisce, ma torna immediatamente a casa!… Charlotte, non sono solo, non posso parlare adesso, mi dirai tutto a casa… Charlotte?… Ti avevo registrato la telenovela.

                                      (Riattacca. Gli altri lo osservano in silenzio. Prende il bicchiere di vino, lo tracanna, si strozza e sputa tutto sul tappeto. Poi, mestamente)

                                      Che cos’è questo vino?

PIERRE                        (Falso) Anche lei lo trova un po’ acido?

CHEVAL                      Devo vomitare, dov’è il bagno?

FRANCOIS                   Vieni con me, Lucien.

                                      (Conduce CHEVAL verso il bagno, ma sbaglia porta e apre quella della camera da letto. Parecchi quadri, ammucchiati dietro la porta, crollano ai piedi di CHEVAL)

PIERRE                        (Stancamente) Era la porta accanto, Pignon!

CHEVAL                      (Piatto) Interessante, questa stanza.

PIERRE                        Sì, la uso un po’ come ripostiglio, ci ammucchio vecchie cose senza valore…

CHEVAL                      (Tragico) Me ne frego, François… E’ spaventoso, ma me ne frego!

FRANCOIS                   Di che cosa?

CHEVAL                      Qui c’è puzza di frode fiscale lontano un miglio, e io me ne frego!

FRANCOIS                   Coraggio, Lucien, torna a casa, domani andrà meglio. Affibbierai un sacco di multe, domani… Ecco, non dimenticare la borsa.

                                      (Lo accompagna alla porta. CHEVAL prende la sua borsa, muovendosi come un sonnambulo)

                                      Vuoi che ti dia la registrazione della partita? Sarà finita, ormai.

CHEVAL                      No, grazie, François. Non ho più la testa per il calcio, stasera. (Si ferma sulla soglia) Arrivederla, signor Brochant. Arrivederla, signor Leblanc.

PIERRE & LEBLANC  Arrivederla, signor Cheval.

                                      (CHEVAL esce. PIERRE e LEBLANC si mettono a ridere)

LEBLANC                    Oh, dio, dio!…

FRANCOIS                   Non c’è niente da ridere; è stato un brutto colpo, povero Lucien!

PIERRE                        Povero Lucien? Gli sta bene, invece! Non se ne poteva più della sua boria!

                                      (Non si accorge che CHEVAL è ricomparso sulla porta)

                                      Il cornelio! Il cornelio è lui, invece!…(Cantilenando) Ha le corna- come un cervo! Ha le corna- come un cervo!

LEBLANC                    (Si unisce a PIERRE) Ha le corna- come un cervo! Ha le corna- come un cervo!

CHEVAL                      (Interrompendoli) Mi dispiace interrompervi, ma c’è una signora sul suo zerbino.

LEBLANC                    Cosa?

CHEVAL                      Sullo zerbino, una signora, ed è piuttosto malridotta.

                                      (LEBLANC e PIGNON si precipitano fuori e rientrano sorreggendo MARLENE, che sembra effettivamente in pessimo stato)

PIERRE                        Marléne!…

MARLENE                   Gli uomini sono veramente ignobili… ignobili… Che fine hanno fatto i tuoi mobili, dì?

PIERRE                        Non importa. Che ti è successo, piuttosto?

MARLENE                   E’ colpa tua!… Ero talmente sconvolta, poco fa, che non sono potuta tornare a casa: avevo bisogno di parlare con qualcuno!…Ma da chi si può andare, alle dieci di sera, così, senza preavviso?…Allora ha pensato a un tale che non ha una grande reputazione, ma che è abbastanza disponibile: un pubblicitario che ho conosciuto tempo fa, il quale mi ha subito invitato a bere una cosa da lui…

PIERRE                        Meneaux!

FRANCOIS                   Pascal Meneaux!

LEBLANC                    Boulevard Maurice-Barrès, 37bis!

CHEVAL                      Fascicolo numero 7295 CR 88.

MARLENE                   (Sorpresa) Lo conoscete?

PIERRE                        (Occhiata inquieta verso CHEVAL) Me lo racconterai un’altra volta, Marléne…

MARLENE                   Mi aveva detto: “Venga a qualsiasi ora, sarà sempre la benvenuta”. Io suono alla porta, e chi mi trovo davanti? Una biondina un po’ volgare, completamente scatenata. Rideva come una pazza e ballava su dei fogli che mi sembravano formulari d’imposta.

PIERRE                        (Cercando di fermarla) Marléne, me lo racconterai dopo, t’ho detto!

CHEVAL                      No, no, è interessante. (A MARLENE) Ballava su dei formulari d’imposta?

MARLENE                   Sì, avevano ricoperto il pavimento del soggiorno con degli avvisi di riscossione d’imposta e li calpestavano, sbellicandosi dalle risate. Una cosa sconvolgente…

PIERRE                        Marléne!

MARLENE                   Allora li ho lasciati alla loro danza e mi sono ritrovata sul pianerottolo, più sola che mai…Li ho sentiti da dietro la porta, mentre si rotolavano sui formulari e lui le gridava: “Fa’ il cavallino, fa’ il cavallino!”

                                      (LEBLANC scoppia a ridere. PIERRE si volta verso di lui)

PIERRE                        Juste!

                                      (LEBLANC tace)

MARLENE                   Sono entrata in un bar, ho bevuto tre vodke e poi sono tornata qui e sono svenuta sul tuo zerbino.

                                      (Si abbandona sul divano e si guarda intorno, sorpresa)

                                      Dove sono finiti i tuoi mobili, dì?

CHEVAL                      (In tono inespressivo) Lui gridava: “Fammi il cavallino!”

                                      (PIERRE e LEBLANC non riescono a controllarsi e scoppiano a ridere. CHEVAL si dirige verso la porta e getta un’occhiata assassina a PIERRE)

CHEVAL                      Buonasera, signor Brochant di Rue de l’Université 47, terza porta a sinistra… Ci rivedremo presto.

                                     

(Esce. PIERRE si rivolge a MARLENE)

PIERRE                        Bene, Marléne, adesso te ne torni a casa. Il signor Pignon, che se se ne stava andando, ti accompagnerà fino alla macchina… Non le dispiace, vero, François?

FRANCOIS                   Ma figuriamoci; tutt’altro!

PIERRE                        (A MARLENE) Torni a casa, ti riprendi, e domattina ti chiamo.

MARLENE                   Permetti che mi riposi un po’? Ho avuto uno shock, sai.

PIERRE                        Marléne, scusa, ma ho un grosso problema da risolvere e non posso occuparmi di te, in questo momento.

MARLENE                   Anch’io ho un grosso problema, Pierre. Ti amo.

LEBLANC                    (Va verso la porta) Be’, allora, io vi lascio…

PIERRE                        No, aspetta!

                                      (LEBLANC  si ferma)

MARLENE                   Ti amo, Pierre; ti amo dal primo giorno in cui mi hai fatto venire nel tuo ufficio per parlarmi del mio libro e mi hai detto: “Si sta più comodi sul divano:”

PIERRE                        (Infastidito) Marléne, ti prego…

LEBLANC                    Arrivederci, Pierre. (Riparte verso la porta)

PIERRE                        Ma non squagliartela così, insomma!

LEBLANC                    (Brusco) Se tu non avessi la pessima abitudine di prendere coi libri anche le loro autrici, avresti meno problemi. Ti chiamo se ho notizie.

                                      (Esce. FRANCOIS va a prendere la sua cartella porta-documenti)

FRANCOIS                   Mi permetterò di chiamarla domani per avere sue notizie. Buonasera, Pierre.        (Si allontana verso la porta)

PIERRE                        (Lo richiama) Pignon! (Gesto imperioso che significa “a cuccia!”)

MARLENE                   No, lascialo andare, vieni a sederti accanto a me.

PIERRE                        Marléne, se non te ne vai subito, sarò costretto a buttarti fuori.

MARLENE                   (Si sdraia sul divano) Dài…

PIERRE                        (A FRANCOIS) Mi aiuti, la prego, non posso fare niente con questa schiena!

FRANCOIS                   Non posso mica usare la forza.

PIERRE                        (Si arrabbia) Usi quello che vuole, ma che se ne vada; non voglio più vederla!

MARLENE                   Attento, Pierre, se mi tratti con questa cattiveria, finirai col perdere anche me, come hai perduto lei. E ti ritroverai solo. I cattivi finiscono sempre soli.

                                      (Squilla il telefono. PIERRE risponde)

PIERRE                        Pronto?… Sono io! Sì… (Improvvisamente inquieto) Sì, sono il marito di Christine Brochant, perché? Le è successo qualcosa?… (Con voce rotta) No…In quale ospedale si trova?… Vengo subito!

                                      (Riattacca e si volta verso FRANCOIS, affranto) Era la polizia. Ha avuto un incidente di macchina. E’ al Bichat.

                                      (Va verso la camera da letto)

FRANCOIS                   E’ grave?

PIERRE                        No. Secondo la polizia è solo traumatizzata, ma passerà la notte in osservazione. Mi vesto e vado. (Gesto verso MARLENE) Mi liberi di lei, per l’amor di dio!

                                      (Scompare nella camera da letto. FRANCOIS è visibilmente smarrito)

MARLENE                   Stia tranquillo, me ne vado.

                                      (Si alza, ma è costretta a sedersi di nuovo) Accidenti!…

FRANCOIS                   Non ce la fa?

MARLENE                   Non sono abituata a bere e…

FRANCOIS                   Lei ha bisogno di un caffè bello forte. (Si dirige verso la caffettiera del bar)

MARLENE                   Che mascalzone questo Pierre!

FRANCOIS                   Non dica così, attraversa un momento difficile, e…

MARLENE                   Io me ne torno in India… Non voglio più vivere qui, la gente è troppo meschina… Lei non vuole un cane, per caso?

FRANCOIS                   Un cane? No, perché?

MARLENE                   Non posso portarli in India: me li mangiano.

FRANCOIS                   No!

MARLENE                   Sì. Tre anni fa sono partita con Mickey, un bastardino molto intelligente, gli volevo un gran bene…

FRANCOIS                   E se lo sono mangiato?

MARLENE                   Credo proprio di sì… ho ritrovato il suo collare pieno di salsa al curry e…

FRANCOIS                   (Le porta il caffè) Ma è spaventoso!

MARLENE                   (Prende il caffè) Grazie…C’è una tale fame, laggiù… (Si mette a piangere) Come ho potuto innamorarmi di un mascalzone simile!

FRANCOIS                   (Commosso) Non pianga, Marléne… La prego, non pianga…

MARLENE                   (Si calma) Mi scusi… Ha un kleenex?

FRANCOIS                   (Estrae un fazzoletto dalla tasca) Tenga, è pulito.

MARLENE                   (Si asciuga gli occhi e lo guarda con simpatia) Lei ha un buon karma, sa.

FRANCOIS                   Trova?

MARLENE                   Sì… Era senz’altro un delfino, in una vita precedente. Si vede dagli occhi.

FRANCOIS                   Mi piacciono tanto i delfini.

MARLENE                   Anche a me.

FRANCOIS                   Mi piaceva tanto anche quel fumetto col delfino Flipper.

MARLENE                   Ah, sì! Era carino Flipper… (Beve il caffè) Be’, in marcia…

FRANCOIS                   Va meglio?

MARLENE                   Sì.

FRANCOIS                   Ce la fa da sola, o vuole che l’accompagni fino alla macchina?

MARLENE                   No, non si disturbi, non occorre.

FRANCOIS                   Ma sì, è più prudente. Non vorrei che le succedesse qualcosa, ha già sofferto abbastanza stasera.

MARLENE                   (Ricomincia a piangere) Perché è così carino, lei; e lui così carogna?

                                      (Si abbandona tra le sue braccia. Lui le batte sulla schiena, turbato)

FRANCOIS                   Su, su…Si calmi, Marléne… Mi creda, è una persona molto per bene .

MARLENE                   (Si stacca da lui e si dirige verso il bar) Lo credevo anch’io. Dove ho messo la mia borsa?…Eppure c’era qualcosa in lui che non mi piaceva…quel suo modo di burlarsi di tutto, di mettere tutto in ridicolo…

FRANCOIS                   Ha il senso dell’umorismo, io trovo che è bello questo.

MARLENE                   (Si sistema, davanti allo specchio del bar) E’ divertente, sì, ma è cattivo… Come quelle cene che fa tutti i mercoledì coi suoi amici…Infatti, se non avesse avuto il colpo della strega, stasera, a quest’ora, starebbe sbeffeggiando un povero diavolo. Ma dove ho messo la borsa? Ah! Eccola là!

                                      (Prende la borsa e tira fuori il portacipria)

FRANCOIS                   (Aggrottando le sopracciglia) Che vuol dire: starebbe sbeffeggiando un povero diavolo?

MARLENE                   Non gliene ha parlato? Tutte le settimane fanno quella che loro chiamano “la cena dei cretini”. Io lo trovo orrendo.

FRANCOIS                   (Con voce rotta) La cena dei cretini?

MARLENE                   (Ignara del suo turbamento) Invitano un individuo il più cretino possibile per prenderlo in giro tutta la serata…

                                      (FRANCOIS la fissa, pietrificato. MARLENE si ritocca il trucco) La settimana scorsa era al colmo della gioia: aveva trovato un collezionista di yo-yo.

                                      (Si ode la porta del bagno che si apre e i passi di Pierre che si avvicina. MARLENE rimette il portacipria nella borsa)

                                      Eccolo. Me ne vado, non ho più molta voglia di rivederlo.

                                      (Gli scocca un bacino leggero sulle labbra) Grazie di essere stato carino con me. Chiamami presto, dolce delfino.

                                      (Esce. FRANCOIS resta immobile un istante, il volto privo di espressione.

                                      PIERRE entra dalla camera da letto, vestito, pronto per uscire. S’illumina vedendo che Marléne non è più lì)

PIERRE                        Ah, è riuscito a cacciarla, vecchio mio! Bravissimo!

                                      (FRANCOIS  lo guarda, paralizzato. PIERRE va a prendere una rosa da un vaso)

Si parte!

(Si dirige verso FRANCOIS con incedere ancora esitante)

Spero di riuscire a guidare!

(Si ferma davanti a FRANCOIS)

La sua cartella…

(FRANCOIS non si muove. PIERRE lo sospinge verso la sua cartella porta-documenti)

Si sbrighi, vecchio mio, ho fretta.

(FRANCOIS va a prendere automaticamente la sua cartella)

FRANCOIS                   (Senza guardare PIERRE) Signor Brochant…

PIERRE                        Sì?

FRANCOIS                   La cena di stasera…

PIERRE                        Sì?

FRANCOIS                   Che cos’era, esattamente?

PIERRE                        Be’, gliel’ho detto, una cena tra amici ai quali ho parlato dei suoi lavori e che volevano conoscerla…Bene, andiamo, ora!

FRANCOIS                   E c’erano anche altri invitati?

PIERRE                        Sì, certo… Non potremmo parlarne mentre scendiamo in ascensore?

FRANCOIS                   Che genere d’invitati?

PIERRE                        (Improvvisamente all’erta) Che significa questo interrogatorio?

FRANCOIS                   Niente…Volevo soltanto sapere come recluta i suoi invitati. In base a che cosa li sceglie? Al talento, all’intelligenza? Quali sono i criteri, esattamente?

PIERRE                        (Dopo una breve pausa) Dove vuole arrivare, signor Pignon?

FRANCOIS                   Mi ha invitato a una cena di cretini, signor Brochant?

PIERRE                        (Perfettamente ingenuo) Una cena di cretini? E che cos’è?

FRANCOIS                   Me lo dica lei.

PIERRE                        Basta, non dica altro, ho capito, è stata lei! Lo sapevo che finiva per portare lo scompiglio, quella pazza! Che cosa è andata a raccontarle?

FRANCOIS                   Che lei e i suoi amici ogni settimana fate una cena per ridere alle spalle di gente come me.

PIERRE                        E lei ci ha creduto? Ah, devo dire che lei mi stupisce, signor Pignon. Ma come, lei dà retta a una ragazza che io ho liquidato sotto i suoi occhi: una pazza furiosa, che direbbe qualsiasi cosa per vendicarsi!

FRANCOIS                   Io non ho avuto l’impressione che dicesse qualsiasi cosa.

PIERRE                        Le ha fatto il trucchetto del buon karma? Cosa le ha detto che era in una vita precedente? Un leone, una balena, un pinguino?

FRANCOIS                   Un delfino.

PIERRE                        Ecco. Io, invece, ero un albatros, pare! E lei ha dato retta a quella svitata? (In tono di bonario rimprovero) Signor Pignon!…

FRANCOIS                   (Vacillante) Mi sembrava sincera…Mi ha perfino detto che la settimana scorsa lei ha invitato un collezionista di yo-yo.

PIERRE                        Certo, come no! E sa cosa ci hanno servito a cena? Il resto del cane che le hanno mangiato in India. No, ma veramente, signor Pignon, le sembra serio?

FRANCOIS                   (Sempre più vacillante) No, ma…

PIERRE                        Andiamo, via! Abbiamo già perso abbastanza tempo con questa sciocchezza!

                                      (FRANCOIS esita. PIERRE lo scuote) Sù, mia moglie mi aspetta, dovrei già essere lì!

(FRANCOIS si decide, ma non sembra del tutto convinto, mentre si dirige verso la porta. Squilla il telefono. PIERRE rientra e solleva il ricevitore)

Pronto?… Ah, sei tu, tesoro. Arrivo, stavo proprio uscendo per venire all’ospedale. Come stai, dimmi?… (Cambia espressione) Ma che significa questo?… Christine, ti prego, non ricominciare!…Ma è grottesco, io ti amo, non ti lascio sola in ospedale!… Christine, ascolta, io ho bisogno di te. Ho capito molte cose, stasera, sai…No, smettila, me ne frego di quella là!… Ma non è affatto la mia amante; è quel coglione che se l’è inventato!… Ascolta, sarò lì tra dieci minuti; parleremo di tutto a voce, va bene?… (Grida) Christine!…

(Riattacca. Resta un attimo immobile, poi lascia la rosa e si dirige verso il bar. Si serve un bel bicchiere di scotch, senza degnare di uno sguardo FRANCOIS)

FRANCOIS                   Quel coglione se ne va, ora, ma prima vorrebbe farle una domanda.

PIERRE                        (Con voce sorda, senza guardarlo) Mi lasci in pace!

FRANCOIS                   No, ho bisogno di una risposta. Perché mi ha invitato a quella cena, signor Brochant?

                                      (PIERRE non risponde. Sembra aver dimenticato la presenza di FRANCOIS. Manda giù un gran sorso di scotch)

                                      Non me ne andrò finché non mi avrà risposto. Perché mi ha invitato a quella cena?

PIERRE                        (Finalmente si volta verso di lui) Io posso dirle soltanto una cosa: che è a causa di quella cena che da due ore prendo legnate da tutte le parti. Cena dei cretini o no, io l’ho pagata carissima. E posso anche dirle che lei, in una serata, ha vendicato tutti i cretini che hanno partecipato a tutte le cene dei cretini di tutti i tempi e di tutto il mondo. Ecco. Buonanotte, signor Pignon.

FRANCOIS                   (Dopo una breve pausa, tristemente) Aveva ragione Marléne: lei è cattivo, signor Brochant.

PIERRE                        Sì, certo, sono cattivo! Lo dice anche Christine. Siete tutti d’accordo, vede: io sono cattivo; bisognerebbe metterlo nella mia segreteria. (Canticchia sull’aria del can-can) “Brochant com’è cattivo – com’è cattivo il signor Brochant!”

                                      (Ingoia un’altra grossa sorsata di scotch)

FRANCOIS                   Non dovrebbe mescolare l’alcol con le medicine.

PIERRE                        E perché no? E’ una bella morale per questa storia: il cattivo, abbandonato da tutti, si ubriaca da solo  dentro un grande appartamento vuoto! E Pignon torna a casa sua, pensando: “Gli sta bene, a quello stronzo!” (Canticchia sull’aria del can-can) “Brochant com’è cattivo – com’è carino il signor Pignon!”

                                      (Beve un altro bicchiere di scotch. FRANCOIS esita un po’, poi butta la sua cartella su un mobile, va verso il telefono e digita un numero)

                                      Che cosa fa, adesso?!

FRANCOIS                   (Al telefono) Pronto, buonasera, vorrei il numero telefonico dell’ospedale Bichat, per favore.

PIERRE                        Ah, ricomincia!…

FRANCOIS                   (Al telefono) 47.32.78.23. Grazie.

                                      (Chiude, riapre e digita il numero dell’ospedale)

PIERRE                        Non gliela passeranno, cosa crede? E’ un ospedale, non è mica un clinica!

                                      (FRANCOIS inserisce il viva-voce. Si ode il telefono che squilla, poi la voce della centralinista)

CENTRALINISTA       (F.S.) Ospedale Bichat.

FRANCOIS                   (Al telefono) Buonasera, vorrei parlare alla signora Christine Brochant, per favore. E’ stata ricoverata stasera a seguito di un incidente d’auto.

CENTRALINSTA         (F.S.) Spiacente, ma i pazienti non possono ricevere chiamate dopo le diciotto, signore. Richiami domattina alle nove.

PIERRE                        Visto?

FRANCOIS                   (Al telefono) Sia gentile, mi passi la signora Christine Brochant, signorina: sono il professor Archambaud.

                                      (PIERRE lo guarda stupefatto. All’altro capo del telefono, la centralinista cambia subito tono)

CENTRALINISTA       (F.S.) Oh, mi scusi, professore, resti in linea, per favore.

FRANCOIS                   (Con autorevolezza) Ho parecchia fretta, mia cara, si sbrighi, per favore.

                                      (PIERRE spalanca sempre di più gli occhi. Si ode un breve conciliabolo all’altro capo del telefono, poi di nuovo la voce della centralinista, rispettosissima)

CENTRALINISTA       (F.S.) Le passo la signora Brochant, professore.

FRANCOIS                   (Al telefono) Grazie, piccola.

PIERRE                        La smetta con questa commedia, mi ha appena sbattuto giù il telefono in faccia!

CHRISTINE                  (F.S.) Pronto?

FRANCOIS                   (Al telefono) Signora Brochant?

CHRISTINE                  (F.S.) Sì, buonasera, professore.

FRANCOIS                   No, non sono il professor Archambaud, signora Brochant.

CHRISTINE                  (F.S.) Chi parla?

FRANCOIS                   Sono il cretino di suo marito.

                                      (PIERRE  ascolta a bocca aperta)

CHRISTINE                  (F.S.) Come?

FRANCOIS                   Ci siamo intravisti poco fa. Mi chiamo François Pignon e sono il cretino che suo marito doveva portare a cena stasera.

CHRISTINE                  (F.S. Dopo una breve pausa) Mi dica.

FRANCOIS                   Ho appena saputo perché suo marito mi aveva invitato e può immaginare in che stato d’animo sono. So che lei ha avuto un incidente d’auto, ma io credo di essere sotto shock quanto lei… Pronto?

CHRISTINE                  (F.S.) Sono qui, sì.

FRANCOIS                   Ma non la chiamo per compiangermi; la chiamo perché compiango lui. Non so se sia l’uomo più cattivo che abbia mai conosciuto; di sicuro è il più infelice. Ero qui quando lei gli ha detto di non venire all’ospedale, e l’ho visto così smarrito, così disperato, che ho cercato di dimenticare che sono un cretino e ho deciso di telefonarle… (Silenzio all’altro capo) Signora Brochant?

CHRISTINE                  (F.S.) Sì?

FRANCOIS                   Mia moglie mi ha lasciato due anni fa, e quel giorno mi è crollato il mondo addosso. Sono sopravvissuto facendo i miei modellini, ma in fondo, dentro di me, c’è sempre un cumulo di rovine. E questo non lo auguro a nessuno, nemmeno a suo marito.

CHRISTINE                  (F.S.) Immagino che sia lì, accanto a lei?

FRANCOIS                   Come?

CHRISTINE                  (F.S.) E’ lì accanto a lei e le sta suggerendo queste commoventi battute.

FRANCOIS                   Ma no, per niente, signora Brochant, le do la mia parola d’onore che ho preso da solo l’iniziativa di chiamarla e che lui non ha suggerito proprio niente.

CHRISTINE                  (F.S. Scettica) Sì… E’ lì, accanto a lei?

                                      (FRANCOIS esita, lancia un’occhiata a PIERRE e decide)

FRANCOIS                   No, la sto chiamando da una cabina telefonica.

CHRISTINE                  (F.S. Dopo una breve pausa) Perché mi ha chiamata, esattamente?

FRANCOIS                   Signora Brochant, per due ore ho visto suo marito cercare disperatamente di rintracciarla. E’ arrivato perfino a telefonare a Pascal Meneaux alla sua garçonniere, disturbandolo mentre era tra le braccia di una donna che non era lei!

CHRISTINE                  (F.S. Divertita) Ha telefonato a Meneaux?

FRANCOIS                   Lei non immagina quello che ha fatto stasera per amore suo! Si è riconciliato col suo miglior amico, si è sbarazzato dell’amante, ha perfino insultato un ispettore del fisco. Ha messo ordine nella sua vita in maniera incredibile, e ora si trova tutto solo nel suo grande appartamento, a mescolare alcol e medicine. Io sono molto preoccupato per lui, ed è per questo che l’ho chiamata, signora Brochant.

                                      (PIERRE lo guarda, commosso. All’altro capo del telefono, anche Christine sembra toccata)

CHRISTINE                  (F.S.) Devo riflettere… Comunque, grazie di avermi telefonato, signor Pignon.

FRANCOIS                   Arrivederla, signora Brochant.

CHRISTINE                  (F.S.) Arrivederla.

                                      (FRANCOIS riattacca e si volta verso PIERRE. Sembra svuotato)

FRANCOIS                   Richiamerà.

PIERRE                        (Col nodo in gola) Signor Pignon…

FRANCOIS                   Sì?

PIERRE                        Andremo comunque a cena, martedì prossimo, ma questa volta sarà lei a invitare me. E sono sicuro di conquistare la palma!

FRANCOIS                   (Sorride) Sono sfinito… E’ terribilmente faticoso essere intelligente!

PIERRE                        Io non lo so; bisognerà che provi.

FRANCOIS                   Lei deve promettermi una cosa, signor Brochant.

PIERRE                        Tutto quello che vuole, signor Pignon.

FRANCOIS                   Deve promettermi che ci penserà su due volte prima di dare del cretino a qualcuno.

PIERRE                        Glielo prometto, François. Glielo giuro.

                                      (Squilla il telefono in mano a FRANCOIS, che alza il ricevitore senza riflettere)

FRANCOIS                   (Al telefono) Pronto?…Sì, signora Brochant, glielo passo subito… Come?… (Imbarazzato) Ehm…No, non sono più in una cabina telefonica, sono effettivamente di nuovo da suo marito, ma ora le spiego… Pronto?… Pronto?…

PIERRE                        Che cretino! Ma che cretino! Ma, veramente, che cretino!

FRANCOIS                   (Precipitosamente) La richiamo! La richiamo! Le dico che la richiamo, andrà tutto a posto!…

                                     

(Digita febbrilmente il numero di telefono,mentre cala il sipario)

 

                                                        FINE