La cicogna impazzita

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GIORGIO CASINI

GIORGIO CASINI

La Cicogna Impazzita

Commedia in due atti

Personaggi

MARIA

La mamma

GINA,

La vicina

PIO,

Il babbo

GIANNI,

Il figlio

BENNY,

La figlia

DEMETRIO,

L'amico

Cose che capitan,, di questi tempi

PRIMO ATTO

Stanza di soggiorno in casa di Pio e Maria. Una porta a destra che dà sull'ingresso, quindi l'esterno; due porte a sinistra: una in proscenio che immette alle camere di Benny e Gianni, l'altra sul fondo per la camera dei coniugi e allo studio. Arredamento modesto ma decoroso, che riflette il carattere austero del padrone di casa: un tavolo con tappeto, in posizione centrale, alcune sedie, una credenza sul fondo. Quadri alle pareti. È sabato mattina.

SCENA 1 - MARIA, GINA

Suono di campanello. Maria entra da sinistra in fondo, esce da destra e rientra subito con Gina.

MARIA- Venga, venga Gina; si accomodi.

GINA- Scusi se vengo a disturbare. Aon aveva mica da fare? Mi dispiace...

MARIA- Non si preoccupi; un minuto di tempo per lei lo trovo sempre. Fra poco dovrebbe essere qui anche il signor Demetrio. Non ha mica fatto sapere nulla in contrario?

GINA- No no. Ero venuta a trovarla, proprio un minutino così al volo, perché mi è frullata nel capo un'idea che gliela vorrei ... sottoporrere.

MARIA- Cosa mi vuol fare?

GINA- Sotto... mettere, sotto... stare... sotto... Insomma: gliela volevo spiegare!

MARIA- Sottoporre: aveva detto bene... quasi bene.

GINA - E allora perché mi ha fermato? Sora Maria, lo sa che io non son mica tanto esperta di linguaggio, e ogni volta che vengo in casa sua sto tutta in soggezione e cerco di parlare... in punto e virgola come si suol dire. Se lei mi interrompe, mi stoppa il discorso, non so se dico bene, finisce che mi si blocca quel po' di materia grigia che ho sotto i capelli e non son più buona a pronunciare sillaba.

MARIA- Ovvia, Gina. Ci conosciamo ormai da tanto tempo. Si sta uscio a uscio: basta attraversare il pianerottolo e ci si ritrova, io in casa sua e lei in casa mia.

GINA- Difatti son venuta via, e non ho nemmeno chiuso la porta: dovevo portarmi dietro le chiavi, non so mai dove tenerle...

MARIA- C'è suo marito in casa?

GINA- No... Chissà dov'è. Non ci sta mai in casa quell'uomo; è nato vagabondo, non ha mai lavorato in vita sua. Ora poi che gli è riuscito agguantare la pensione anticipata, allora sì che non fa nulla!

MARIA- Ma, se non ha mai lavorato, come fa a essere andato in pensione?

GINA- Gliel'hanno data!... Una volta gli riuscì di cascare di bicicletta, si graffiò un po' ungomito, dice che ora è invalido... Sa com'è.

MARIA- (Sospira). Succede!

GINA- Ho dato una mandata al chiavistello, a volte una ventata non abbia a chiudere l'uscio. Ma io le volevo espo... espir... esponere quel progetto che m'è balenato nel cervello per vedere di raccattare un po' di soldi per la nostra associazione.

MARIA- Esponga esponga. Lo sa come dice il nostro motto: più gente più cervelli, più cervelli più idee, più idee più lavoro, più lavoro più soldi per aiutare le persone che più patiscono nel mondo.

GINA- "Una mano lava quell'artra". Il nome dell'associazione!... Fra fiere di beneficenza, balli, recite, tombolate; qualche bimbo, laggiù nell'Africa nera, lo abbiamo fatto mangiare!

MARIA- Latte, farina, riso... Li ha fatti mangiare in bianco quei bimbetti neri. Li ha fatti diventare grigi... Non mi faccia ridere, sora Gina.

GINA- Avevo pensato, per il mangiare dei bimbi poveri, di farlo guadagnare ai bambini che hanno già mangiato; che son pieni... quasi da dare di fuori... con licenza.

MARIA- Come come come?

GINA- Un campionato di ruttini!

MARIA- Cosa?!

GINA- I bimbetti piccini: lattanti. Quando hanno mangiato, ai bimbi piccoli gli si fa fare il ruttino, per capire che hanno digerito. E più grosso lo fanno e meglio è!

MARIA- Ho capito! Lei li vorrebbe misurare tutti e al più... grosso dargli un premio! Una medaglia.

GINA- Non c'è mica bisogno di mettere in palio una medaglia d'oro... Io ne ho sempre una di mio marito che gliela dettero a una corsa in bicicletta: sa, quella che poi ci cascò...

MARIA- Correva in bicicletta suo marito?

GINA- Noo... Un giorno passava da una strada dove, si vede, c'era una corsa. Andava tranquillo, si ritrovò a passare sotto uno striscione, tutti a battergli le mani; dissero che era arrivato terzo, gli dettero una medaglina così... Non è che sia tanto grossa ma il suo effetto lo fa.

MARIA- E ora, lei la vorrebbe dare a quelli dei ruttini?

GINA- C'è scritto sopra: "Campionato regionale dilettanti". Si potrebbe intitolare: Il miglior ruttino della Toscana! Cosa ne dice?

MARIA- Vuole andare all'estero addirittura?

GINA- Stia a sentire: le mamme allattano i bimbi... o sennò gli danno la boccetta, il biberon. Una giuria calcola quello più forte, quello più piano, più lungo, più corto, chi lo fa subito chi dopo un po'...

MARIA- E chi vuol vedere, deve comprare il biglietto!

GINA- Anche chi vuol sentire! Poi si possono trovare gli sponsor; se lo immagina un cartello che dice: latte più bianco ruttino più stanco, latte materno ruttino d'inverno, latte cremoso ruttino corposo!

MARIA- O Gina: mi diventa anche poetessa?... Però non lo so se sarà una cosa da farsi.

GINA- Si son provate tutte! A star sempre a inventare qualcosa di nuovo per levare i quattrini di sotto alla gente, non è mica facile!

MARIA- Ha ragione. Sentiamo ora quando arriva il sor Demetrio. Può darsi che lui abbia qualche idea.

GINA- Poveruomo, mi sa che anche lui è un po' esaurito. I primi tempi che ci si rintropa... ci si rintrova... Sul primo che ci ritrovavàvamo...

MARIA- Le riunioni, gli incontri.

GINA- Ecco. Dicevo: il sor Demetrio, qualche idea ce l'aveva. Se lo ricorda quando fece il campionato dei pappagalli muti.

MARIA- Già; fu divertente.

GINA- Un pappagallo che chiacchiera, ce l'hanno tutti. Farli stare zitti, è il difficile!

MARIA- Ma da un po' di tempo non ha più idee: deve essere un po' esaurito. (Si comprime lo stomaco, fa una smorfia di dolore)

GINA- Si sente male? (Maria fa cenno di no) Ha preso fresco? Stia attenta, c'è tanta influenza in giro... O suo marito? Ha trovato qualcosa in questi ultimi tempi?

MARIA- Lui dipinge. Anche ora è di là che finisce un quadro; dice lo deve portare all'asta di beneficenza. Ci crede, fra tinte, colori e pennelli mi ci spende un bel po' di quattrini.

GINA- Ma suo marito guadagna bene. O non è il direttore del Comune?

MARIA- Ministro degli interni!! E' vice funzionario all'ufficio dei suoli pubblici e dei passi carrabili.

GINA- Insomma è una persona importante.

MARIA- Se lo immagina! Tutto il giorno fra pezzi di carta, che è arrivato al punto che non ci capisce più nulla nemmeno lui!

GINA- E' un uomo serio; io non l'ho mai visto ridere. Di quegli uomini, come si dice: tutti d'un pezzo. Ci crede, mi mette soggezione; quando me lo trovo davanti, mi vien fatto di controllarmi se sono al posto: se ci ho la camicetta troppo scollata... Ho sempre paura che mi guardi male. E 'nvece io, anche se ho qualche annetto sulle spalle, mi garba essere spumeggiante e appariscente.

MARIA- Cosa dice! Gli anni sulle spalle! È sempre giovane, sora Gina...

GINA- A dirglielo in confidenza, ho passato la quarantina... da un pezzo.

MARIA- (Sospira) Anch'io.

GINA- Ma ci ho sempre lo spirito... un po' esuberante

MARIA- Fa bene. Bisogna essere allegri nella vita!

GINA- Parole sante. Ma quando vedo suo marito... mi mette soggezione. O allora, giù!

MARIA- No, in fondo è buono. È serio: ci ha i suoi principi morali: non sgarra di un capello! È preciso; d'altronde è abituato sul lavoro: oh, i passi carrabili devono tornare al centimetro.

GINA- Ma anche in famiglia è così pignolo? Con i figlioli chissà com'è severo.

MARIA- In casa non ha mai fatto mancare nulla. I figlioli li ha tirati sù volenterosi, bravi. A Gianni mancano pochi esami a prendere la laurea, la bimba, Benedetta, lei invece ha preferito trovarsi un lavoro, è impiegata in una società di assicurazioni.

GINA- La SAI?

MARIA- No... cosa devo sapere?

GINA- No, dicevo, la SAI: l'assicurazione O l'Interpol...

MARIA- E tanto è ricercata dalla polizia!!

GINA- O non sono tutte agenzie delle assicurazioni. Insomma... Sono fidanzati, vero?

MARIA- Ci hanno... il partner... mi pare si dice così. Lo sa come sono i giovani d'oggi: non ti fanno mai sapere nulla.

GINA- Ora dove sono? Dai parti... partigiani. (Sguardo interrogativo di Maria) Come ha detto lei.

MARIA- Partner. È una parola americana per dire che hanno... un boy-friend... un ragazzo... insomma un fidanzato... quasi fidanzato...

GINA- Anche il suo Gianni?!

MARIA- No, lui ci avrà una ragazza... spero. Che non lo so come si dice in americano.

GINA- Insomma, sono fuori.

MARIA- No, sono sempre nelle loro camere; che vuole, oggi è sabato, a lavorare e a scuola non ci vanno e allora si trattengono un po' di più a letto. La sera tornano tardi: vanno a ballare, si incontrano... magari si innamorano... e non ti fanno sapere nulla!

GINA- Da una parte, beati loro! Ai nostri tempi, si ricorda, non potevi mettere il naso fuori dall'uscio se non ci avevi qualcuno di famiglia dietro. E sa: di giovanotti belli, ce n'erano anche a quei tempi.

MARIA- O non ha sposato un campione del ciclismo! Di cosa si lamenta?

GINA- Non mi prenda in giro!... Ma, per ritornare ai suoi figlioli: si sposano? La Benny ci ha il suo lavoro...

MARIA- Benedetta, che la chiamano tutti Benny perché dice è più corto. Il suo ragazzo, che io non ho mai visto, si è laureato da poco, un posto si spera che lo troverà. La ragazza del mio Giovanni, studia anche lei... Mi creda: è tutta una preoccupazione!

GINA- A chi lo dice! Io, figlioli non ne ho... D'altra parte, è stato meglio così.

MARIA- Perché?

GINA- Con il mio Umbertino?! Non è stato buono a farli, se lo immagina come li avrebbe tirati sù!

MARIA- Via, non si lamenti tanto. In fondo è un brav'uomo... Ci ha anche la medaglia della bicicletta!

GINA- Buon per lei, sora Maria: ha sempre voglia di ruzzare... Allora, per quei ruttini? Si sente il sor Demetrio?... Tanto fra poco dovrebbe arrivare.

SCENA 2 - PIO, MARIA, GINA

PIO- (Entra da sinistra. Ha un quadro coperto da un telo). Buongiorno sora Gina, ben alzata.

GINA- (Istintivamente si chiude lo scollo della camicetta e si tira giù la gonna) Grazie, sor Pio, ma è già un pezzo che son levata.

PIO- Brava! Fa molto bene! A letto bisogna starci quando si è malati... e soltanto se c'è l'ordine del medico! A stare senza far nulla vengono tutte le peggiori tentazioni; lo sa, come dice il proverbio: l'ozio è il padre di tutti i vizi! L'inattività è una malattia!

GINA- Già: non ci avevo mai pensato.

PIO- (A Maria). I ragazzi? Non si sono ancora alzati?

MARIA- Non lo so; qui, non sono ancora venuti ma vedrai che si saranno alzati. Del resto, è sabato, son liberi: se stanno un pochino di più a letto...

PIO- A chi somigliano! La sera vanno fuori, chissà dove vanno, cosa fanno; tornano tardi! E la mattina ciondolano!... A chi somigliano!... Io, appena fa giorno, mi butto di sotto dal letto.

GINA- (A Maria) Poveromo, si fa male?

PIO- Specialmente il sabato: non vado a lavorare e mi metto a dipingere. La prima luce del giorno è quello che ci vuole per capire il valore del tono di colore. Tutte le sfumature che ci sono nella prima luce del giorno... non c'è altra cosa.

GINA- Ecco perché il mio Umbertino non è mai stato buono a tingere! Si alza sempre alle dieci!

PIO- Quando il sole è già alto, la luce si appiattisce e la pennellata perde tutto il suo spessore.

MARIA- L'hai finito quel quadro?

PIO- Sì; ho dato l'ultima pennellata, la vernice essiccante. Ora vado ad esporlo per l'asta di domani.

MARIA- È venuto bello?

PIO- Non sta a me giudicare ma, modestamente, mi sembra che sia venuta una cosa... (falsamente modesto) abbastanza interessante. Da dilettante, vero. Ma quando ci si impegna con la volontà e la determinazione, anche un dilettante... insomma può fare delle cose buone!

GINA- Lei è bravo, sor Pio. Si vede che lo fa proprio... conpassione.

PIO- (Stacca bene le parole) Con - passione. Che vuole, cara signora Gina, è il mio unico svago: il lavoro, la famiglia e un'attività che mi consente di comunicare con la gente. Al giorno d'oggi non si parla più; oggi, tutt'al più si ascolta: la televisione, i giornali, i politici... Ma un dialogo serio, approfondito, in famiglia, con gli amici, fra colleghi... con il prossimo, insomma! Lei, lei sora Gina, lei che mi sembra una brava persona, lei riesce a parlare col prossimo?!

GINA- Beh... dipende... A volte... (Pio fa un gesto evidente di delusione) No! No, volevo dire: io non ci parlo proprio... Io non do confidenza alla gente che non conosco!

PIO- Già già... Mi rendo conto.

MARIA- Ce lo fai vedere, cotesto quadro?

PIO- Veramente, non sarebbe corretto mostrare le opere prima di averle consegnate al committente.

MARIA- Ma io sono tua moglie. La sora Gina ormai è di casa.

GINA- Stia tranquillo non si dice nulla al sor Mittente. Non lo conosco nemmeno.(A Maria) Chi è?

PIO- E va bene: un minuto solo. (Scopre il quadro e lo mette in mostra sul tavolo). Bisogna stare attenti, perché ci sono certi colori che non asciugano subito.

MARIA- Si, bello... C'è un bell'accozzo di colori.

GINA- Bello! Bello davvero. Ma lo sa, sor Pio, che lei è proprio bravo!... O cosa dovrebbe rappresentare?

PIO- Potrebbe essere la simbologia della vita.

GINA- (A Maria, sottovoce) È una malattia nuova?

PIO- (Continuando) Questa massa più scura è un bue... pascola... Le corna vengono su, si alzano, si mescolano con i rami dell'albero e tutti assieme vanno verso il cielo: il regno animale e il regno vegetale uniti nella volta celeste... La materia, libera lo spirito che sale... sale...

MARIA- C'è il suo significato.

GINA- Bello. Lo spirito, con il sale che gli serviva per metterlo sull'albero che il toro l'aveva preso a cornate... Che cose!

MARIA- Lo porti all'asta di beneficenza?

PIO- Sì, spero possano venderlo bene. Purtroppo, c'è tanta miseria nel mondo che non si fa mai abbastanza.

GINA- È vero: non si sopperisce!... Senta, sor Pio: o perché non ne fa qualcuno anche per noi, di quadri. Lei si è buttato con quegli altri ma anche l'associazione nostra si dà da fare.

PIO- Lo so, lo so... Ma che vuole, ormai conosco quella gente già da tanto tempo. Son persone che hanno un certo peso nell'ambito culturale cittadino; c'è anche il capufficio dei passi carrabili... Gente seria, di specchiata moralità... Ma non è detto: qualche iniziativa in comune, potremo sempre studiarla.

GINA- Il Comune lasciamolo stare, non ti dànno mai una lira.

MARIA- È vero: promettono promettono ma: quando hanno da fare la giunta, quando debbono aprire il bilancio, quando lo debbono chiudere...

GINA- Avranno paura d'averci riscontro d'aria!... (Cambia tono) Sor Pio: quel quadro mi ha messo nella memoria che ce n'ho uno anch'io. Lo potrei dare alla mano che lava quell'altra, per allottarlo.

PIO- A chi lo vuole dare?!

MARIA- "Una mano lava l'altra". La nostra associazione: si chiama così.

PIO- Ah... Parrebbe lo slogan di un negozio di lavatrici... Va bene, allottatelo pure, dipende da quanto ci volete ricavare; è antico? (Ricopre il quadro che porterà via quando esce).

GINA- Non lo so mica; è tanto che ce l'ho: lo portò una volta Umbertino che glielo aveva regalato un suo amico. Rappresenta un paesaggio: tutte le casine da una parte, gli alberini eppoi il mare con una barchina a vela e il sole al tramonto.

PIO- Molto oleografico.

GINA- No, l'olio non c'è; bottiglie non se ne vedono, nemmeno fiaschi. Da una parte, mi pare c'è un motorino... o una bicicletta. Non è tanto grande, sarà così (lo mima, piuttosto piccolo).

PIO- Ma cos'è: una piccola tempera?

GINA- Un temperino? No no... Faccia una cosa, sor Pio: lo venga a vedere.

SCENA 3 - GIANNI, PIO, MARIA, GINA

GIANNI- (Entra da sinistra, proscenio) Buongiorno. Ciao pà', mamma come stai. C'è anche lei, Gina.

PIO- (Guarda l'orologio. Ironico). Ce la prendiamo comoda!... Il sole è già alto... gli uccelletti volteggiano nell'aria, i pesci sguizzano nell'acqua... e l'operoso alveare risuona dell'usato ronzio...

GIANNI- Babbo, ti sei messo a scrivere poesie? La pittura non ti bastava più?... Bellina, però la storiellina dei pesci e delle api... Finisce così? Non continua?

PIO- No; non prosegue!... L'aria fresca della mattina, la luce del giorno appena spuntato...

GIANNI- La prima luce del giorno è quello che ci vuole per capire il tono di colore. A letto bisogna starci quando si è malati e soltanto se c'è l'ordine del medico. L'inattività è una malattia... Babbo, l'abbiamo imparato a memoria.

PIO- Due figlioli impertinenti! (Alla moglie) Ecco cosa ci siamo tirati su: due figlioli che non ti rispettano... che ci prendono per il bavero!... Due vecchi, siamo diventati! Due vecchi da buttare nel sacchino della spazzatura! O da spedire all'ospizio!

MARIA- No, Pio: son convinta che Gianni non voleva dire cotesto.

GIANNI- Certo. Babbo, lo sai che ti vogliamo bene. Con Betty lo diciamo sempre: un babbo così non ce l'ha nessuno... Ma oggi è sabato, abbiamo due giorni di festa davanti senza studiare, senza lavorare: stiamo allegri; ci può stare uno scherzo... fra amici... perché noi siamo amici, babbo. Fra poco sarò ingegnere, dovrò fare l'uomo serio... fammi fare il ragazzaccio, ancora per un po'.

GINA- (A Maria) Come parla bene il suo bimbo. Ci crede, mi ha fatto venire i lucciconi agli occhi.

MARIA- Lei è di molle lenti, bella mia sora Gina.

GIANNI- E, se può servire a qualcosa... l'ingegnere vorrebbe abbracciare il funzionario dei passi carrabili. (Allarga le braccia. Pio, invece, gli tende la mano per una stretta calorosa).

PIO- (Dopo la stretta di mano, a sé stesso) E sai: hanno sempre ragione loro!

MARIA- O Benny, non si è ancora alzata?

GIANNI- Dalla sua camera non è uscita. Ma vedrai dovrebbe star poco.

PIO- Che sistema di storpiare così i nomi! Benedetta, Giovanni: son nomi tanto belli. E invece... Benny... Gianni...

GIANNI- Son più corti, si fa più presto. Te lo immagini il ragazzo di mia sorella, quando le vuol fare un complimento: Benedetta, ti voglio bene... È più semplice: Benny mi garbi. A me, la mia ragazza le pare già troppo lungo Gianni: ha principiato a chiamarmi Giò... Caro babbo, bisogna essere pratici.

PIO- Già: il tempo è denaro! O perché non vi chiamate con un fischio: chissà quanto risparmiereste!... Sarà meglio che vada a portare quel quadro.

GINA- Allora sor Pio, ci passa da casa mia, gli faccio stimare quella pittura? Èaffare di un minuto.

PIO- Beh, proprio un minuto.

MARIA- Vengo anch'io. Ritorno subito perché deve venire il sor Demetrio. Te, Gianni, esci?

GIANNI- Sì: devo incontrare la mia ragazza. Ma aspetto ancora un po': è sempre presto. Guardo il giornale.

MARIA- Allora, noi andiamo. (Esce a destra con Pio e Gina).

SCENA 4 - GIANNI, BENNY

(Gianni sfoglia un giornale, accende la radio: musica classica)

BENNY- (Entra da sinistra, prende la borsetta dimenticata sul mobile la sera prima, ne estrae una busta con un foglio che legge. Poi, a Gianni). Ti sei dato alla musica classica? Quale novità?

GIANNI- Ho acceso la radio: era già su quel programma... Del resto, di mattina, è riposante.

BENNY- Già. Ci sarebbe quasi da ridere: la mattina uno si alza (guarda l'orologio) alle dieci... e ha bisogno di riposarsi. (Sbadiglia e si stira ironicamente).

GIANNI- (Calmo, guarda l'orologio, lo mostra alla sorella). Mancano dieci minuti... alle dieci.

BENNY- Hai ragione, scusa... Torna ancora un po' a dormire... Vuoi che ti rincalzi le coperte?

GIANNI- Spiritosa!... Ma se questamusica ti dà proprio noia... (spegne la radio) E non se ne parla più. (Benny rimane silenziosa) A dirtela in confidenza, non mi garbava tanto neanche a me.

BENNY- Roba da gente seria: da vecchi! Vuoi mettere le musiche che suonano in discoteca... I piedi si muovono da soli: è come se qualcuno ti prendesse per le spalle e ti scuotesse tutta; ti ritrovi in mezzo a tutti i ragazzi e ti sembra di dover ballare per forza, anche se non ne hai voglia.

GIANNI- E quando sei lì, perdi la cognizione del tempo, ritorni a casa che è quasi giorno.

BENNY- E dormi fino alle dieci!

GIANNI- Dieci alle dieci.

BENNY- D'accordo: non ci vuoi perdere nulla... Però è buffo: dicono che per arrivare a comprendere qualcosa della musica moderna, bisogna conoscere bene la musica classica.

GIANNI- (Pensa un po') Ma io non la voglio mica capire: a me basta di ascoltarla.

BENNY- L'altro giorno ho sentito un disco di musica americana: ce l'ha Marco il mio ragazzo... Musica country; allora tu sentissi, ti sembra di stare in mezzo alla prateria... di una dolcezza che ti fa struggere.

GIANNI- Marco: il biologo. Che fa?

BENNY- Fa quello che fanno tutti i neo laureati: aspetta.

GIANNI- Trovare un lavoro non è facile.

BENNY- Lui si è laureato bene. Magari, soltanto da sei mesi e in questo tempo ha voluto riposarsi un po'.

GIANNI- Fa bene! Lo studio stressa! Io, quando riuscirò ad agguantare quel benedetto pezzo di carta, voglio stare un anno senza fare nulla.

BENNY- A dormire fino a mezzogiorno.

GIANNI- Ci sarebbe da sentire babbo: la luce della mattina... col rilievo della pennellata. Ora ha trovato una storiellina con pesci che sguizzano, le rondini... coll'alveare...

BENNY- Le rondini?

GIANNI- Non mi ricordo tanto bene... Povero babbo; in fondo è buono e non ha tutti i torti... No no: quando prendo la laurea, subito il secondo giorno comincio a cercare lavoro!

BENNY- Anche Marco continua ad andare all'istituto per mantenere i contatti; e difatti gli hanno proposto di andare in America per un corso; che poi potrebbe anche restarci e farsi una posizione.

GIANNI- Sii? Buon per lui!... Accetta, naturalmente?!

BENNY- Lui sarebbe propenso... ma ci son tante cose...

GIANNI- Ho capito: qui c'è il tirami tirami, la sua donna: te!

BENNY- Beh, sì... potrebbe essere una ragione...

GIANNI- Ma se lui trova da sistemarsi laggiù, poi ci vai anche te, vi sposate... un prete ci sarà 'n tutta l'America! Ti fai americana; quando ritorni non parli più né l'italiano né l'americano... chissà quante risate ci faremo!

BENNY- Beh, non è così semplice, Ho da dirgli delle cose...

GIANNI- Cosa? (Benny non risponde) Non me lo vuoi dire? Sono il tuo fratellone, ci siamo sempre confidati... Ma allora è una cosa seria.

BENNY- Piuttosto. (Gli porge il foglio che ha letto prima) Leggi.

GIANNI- (Scorre il foglio) Non ci capisco mica nulla... Sono analisi... Aspetta un po': dottor Antonio .... ginecologo. (Realizza di colpo) Sei incinta!

BENNY- Sì, aspetto...

GIANNI- E lo dici con cotesta faccia!? Ma allora non è una cosa seria, è una cosa bella! Bisogna essere allegri, bisogna ridere, ballare (la prende per le braccia e cerca di farla ballare)... No no, scusa, non ci pensavo: nelle tue condizioni può essere pericoloso... Mettiti a sedere, stai riguardata.

BENNY- Beato te che la prendi sul ridere.

GIANNI- Dovrei piangere? I figlioli sono una gioia; come dice babbo: una benedizione del cielo!

BENNY- Quelli che nascono dentro il matrimonio

GIANNI- Anche quelli al di fuori! Perché, loro chi sono, marziani!? Sono esseri umani anche loro!... Il matrimonio... Vi potete sposare... Marco cosa ne dice?

BENNY- Non sa ancora nulla, debbo vederlo oggi. Ma io non so se glielo dirò; ci ho pensato tutta la notte: se per stare dietro a me, rinuncia a andare in America, potrebbe perdere l'occasione forse più bella della sua vita.

GIANNI- (Sospettoso) Già; stai zitta... non gli dici nulla... Dimmi un po': per caso, non avresti mica intenzione di liberartene? (Indica il ventre di Benny)

BENNY- Gianni! Cosa ti frulla per il capo?! Non lo farei mai! (Si carezza il ventre, molto dolce) Il mio ranocchietto... mi pare già di sentirlo tirare pedate...

GIANNI- È sempre presto... ci vorrà almeno... io non me ne intendo ma... Ma poi, potrebbe anche essere una ranocchietta.

BENNY- È lo stesso. L'unica cosa che cambierà saranno i camicini: da celeste a rosa.

GIANNI- Già, i camicini... e le scarpine... Bisognerà dirlo anche a babbo.

BENNY- Te lo immagini quanto ci avrà da urlare e da sbraitare!

GIANNI- Gli si dice che è arrivata... una benedizione del cielo, così: fra capo e collo.

BENNY- Diciamolo prima a mamma.

GIANNI- Sì, è di là dalla Gina, aspettano il sor Demetrio, ci hanno da fare una delle solite riunioni.

BENNY- Bisognerebbe trovare il modo di parlarci prima che arrivi gente.

GIANNI- La vado a chiamare. (Esce a destra, rientra subito con Maria)

SCENA 5 - MARIA, GIANNI, BENNY

MARIA- Il sor Demetrio non si è ancora visto... Oh, Benny, ben alzata.

BENNY- Grazie mamma; te come stai? (Le va vicino, l'abbraccia). Ho sentito che hai una riunione, sarai piena d'entusiasmo, sarai allegra...

GIANNI- Mamma, sei proprio fortunata a stare in questa associazione. (Le si avvicina, l'abbraccia) Fai star bene la gente e ti diverti!... A inventare sempre qualcosa di nuovo c'è da divertirsi... Il sor Demetrio poi, è un tipo simpatico, divertente; a volte anche un po' buffo.

MARIA- Buffo... Cerca di dire sempre delle cose piacevoli, che ci mettono in allegria.

BENNY- Lo sai che, certe volte ti invidio: sei così contenta quando parli dell'associazione... come si chiama? Una mano... e quell'artra... Bella la mia mammina! (La stringe a sé)

GIANNI- Ma chi ce l'ha, una mamma più bella di questa!

MARIA- (Si scioglie dall'abbraccio) Bimbi, mettiamo le carte in tavola: cosa mi dovete chiedere?

BENNY- Noi?... Nulla, mamma

MARIA- Tutti questi abbracci... non mi sembrano tanto puliti.

GIANNI- Da quando in qua, due figlioli non possono più abbracciare la mamma!

MARIA- Accomodatevi. Potete immaginare come ne son contenta!... Del resto, ci avete tutti e due qualcosa di meglio da abbracciare.

BENNY- Mamma!... Stasera vengo a darti il bacino della buonanotte.

MARIA- Magari alle tre e mezzo! Mi svegli e mi dài il bacino per farmi addormentare!

BENNY- No no; stasera vado a letto presto.

GIANNI- Sì, da qui in avanti, la sera, un po' di televisione e a letto presto... con il bacino. Bisogna che si riguardi, la Benny.

MARIA- Perché? cosa c'è?... Hai litigato con il tuo parte... partene, come si dice! Come siete complicati! Era assai meglio ai miei tempi: il mio damo, la mia dama; ci si capiva subito... Allora? Ci hai litigato? Non te la prendere: vuol dire che non era adatto per te!

BENNY- Ma no, mamma; io e Marco non abbiamo litigato... anzi. Mamma... come faccio a dirtelo, mamma...

MARIA- Mamma mamma... Cos'hai da dirmi?

GIANNI- Diceva: mamma, per dire che è una bella parola, piena di sentimento... musicale... Mamma... mam-ma... non-na.

MARIA- Cosa c'entra tua nonna? Poverine, sono morte tutte e due.

BENNY- Però è una bella parola... musicale

MARIA- O se la musica non vi è mai piaciuta! State a sentire quelle canzonette che per capirci qualcosa bisogna fare degli sforzi mentali, da restarci mezzi morti!

GIANNI- (Deciso) Mamma; ti piacerebbe essere nonna?

MARIA- Mi piacerebbe sì... ma dipende da voi... (Realizza) Aspetta un po'!... Oimmei il cuore! Bimbi, non sono scherzi da farsi... Cosa vi prende?

GIANNI- Mamma, non ci farai mica una tragedia? Son cose che capitano. Quando due fanno all'amore.

MARIA- Ecco cosa succede a star fuori la notte fino alle tre e mezzo!

GIANNI- Certe cose succedono anche di giorno.

MARIA- Ha ragione tuo padre: che tempi! che usanze!... Gianni, da te non me lo sarei mai aspettato... E anche Anna, la tua donna... non la conosco ma mi hai sempre detto che è una ragazza seria, responsabile... e ora, tutto ad un tratto...

BENNY- Mamma; cos'hai capito?

MARIA- Ci vuole poco a capirlo! Quando una mamma deve diventare nonna, vuol dire che il figliolo... e la nuora aspettano.

GIANNI- No, non è come pensi te.

MARIA- Perché: hanno inventato qualche sistema nuovo per mettere al mondo i figlioli?... Con tutti questi ritrovati moderni è capace, invece che a un nipote, mi capiterà di dover cantare la ninna nanna al mio nonno!

BENNY- Stai sicura: sarà soltanto un nipotino.

GIANNI- Potrebbero anche essere due gemelli.

MARIA- Ma allora la cosa è già parecchio avanti... Ha fatto l'ecografia? O in casa di Anna cosa dicono? Voglio conoscere tua suocera; se dobbiamo diventare nonne dello stesso nipotino...

BENNY- Mamma, non hai capito: non è Gianni che aspetta.

MARIA- Quello è poco ma sicuro! A quanto ne so, l'uomo incinto non l'hanno ancora inventato!

GIANNI- Benny vuole dire che il bimbetto l'aspetta lei!

MARIA- Il tuo?!... O bimbi mi gira la testa... fatemi riconcentrare. Dunque: (A Gianni) te, aspetti un bimbo; che però te lo fa lei... ma lei è la tua sorella... No! Ricominciamo da capo.

GIANNI- Mamma, ascoltami; concentrati: Benny ha un ragazzo: Marco; si trovano, stanno assieme, si vogliono bene... sarà successo anche ai tuoi tempi... A un certo punto arriva un bimbetto...

MARIA- Dove?

GIANNI- Qui! Lei! Mamma: è Benny che aspetta... è incinta.

MARIA- (Commossa) Benedetta... (A Gianni) Allora te non c'entri per nulla? Ma io l'ho sempre detto: Gianni è tanto un bravo ragazzo... bravo.

BENNY- Allora sarei io, la poco di buono! Il disonore della famiglia!

MARIA- (L'abbraccia, le carezza il ventre) No no, cosa dici; te sei la mia Benedetta, di nome e di fatto... Scusatemi tutti e due; mi avete dato una notizia che non ci ero preparata e il cervello mi è andato un po' a processione... e non mi è ancora ritornato tanto stabile... Sono notizie queste qui che non ti lasciano mica bene... Come si farà... La gente... (Con nuovo entusiasmo) Bisognerà organizzarci; ci devono essere sempre in qualche cassetto, dei camicini di quando eravate piccoli voi... celesti e rosa... Cosa diranno nel palazzo... Tutte le nostre amicizie... Non lo sai ancora se sarà maschio o femmina?

BENNY- No, è sempre troppo presto.

MARIA- Ma tanto, ce l'ho per tutt'e due i casi. Si casca sempre ritti. (Si tocca lo stomaco e fa una smorfia di dolore)

GIANNI- Mamma, cos'hai, ti senti male?

MARIA- No, non è nulla. Sarà l'emozione.

GIANNI- Scusaci, forse siamo stati un po' troppo bruschi. Ti è passata? (Maria fa cenno di sì) Ora bisognerà dirlo a babbo.

MARIA- (Dopo un lungo silenzio sottolineato da espressioni di gravità) Qualcosa si studierà. Ora fatemi riprendere un po' di padronanza perché deve venire quella gente... e per ora, è meglio non far sapere nulla.

BENNY- Mamma: sei propio ammirevole!

GIANNI- Eroica!

BENNY- Vieni in camera mia, ti rifai il trucco: un po' d'ombretto, una spolveratina di cipria. Ci ho un fondo tinta parecchio scuro, ti starebbe bene.

MARIA- Per carità! Ci sarebbe da sentire tuo padre! Grazie lo stesso. (Campanello) Forse son loro. (Gianni va ad aprire).

SCENA 6 - DEMETRIO, GINA, MARIA, BENNY, GIANNI

GIANNI- (Rientra e annuncia). C'è il signor Demetrio. (Verso l'interno) Venga, venga.

GINA- (Sulla porta, si volge verso l'interno). Sor Demetrio, non doveva. Lei è l'ospite d'onore.

DEMETRIO- (Entra. A Gina). Ohibò! Non sia mai detto! Prima le signore: è la più elementare regola del galateo e Demetrio Bacherotti, il sottoscritto, non mancherà certo ai suoi doveri di gentiluomo! (Saluta Maria con un leggero inchino). Signora Maria, la trovo sempre più in forma, per usare una espressione di tipo sportivo che però contrasta, mi permetta, con la sua indole dolce, sognante, altruista (sospira, fatalista). Ma così va il mondo; bisogna adeguarsi. Mi accontenterò di deporre sull'ara della sua simpatia, l'olocausto di tutto me stesso. (Saluta Benny) La signorina Benedetta; benedetta da madre natura che ha voluto profondere in lei tutte... tutte le grazie... Beh, tutte! Il profumo dei fiori, l'azzurro del mare, l'oro dei tramonti, la luce... la luce... dell'alba. Cara Benny, permetta ad un vecchio scapolo impenitente di trovarla sempre più affascinante, più... radiosa... oserei dire più migliore, se le mie vaghe rimembranze letterarie, apprese in una fredda aula di terza media, nonmi ricordassero che l'espressione è piuttosto scorretta. Pazienza! Una grammatica ci divide... Con Gianni ci siamo già salutati di là nell'ingresso: una rude, virile stretta di mano, come si conviene fra uomini veri.

GINA- Si fa per dire. (Tutti la guardano) ... Dicevo: dice bene il signor Bacherottoli. Gli riesce sempre di trovare le parole giuste. O come fa?

DEMETRIO- Basta dare libero sfogo alla fantasia, alla sensibilità che ciascuno tiene chiusa nella cassaforte della propria anima.

GIANNI- (Occhiata a Benny, trattengono il riso) Parole sante, sor Demetrio, parole sante... e con un po' di poesia.

DEMETRIO- (Contento) Trova?! (Modesto) Le mie origini culturali sono molto povere: nasco diplomato medio inferiore. Ho dovuto penare assai per farmi una cultura autonoma. All'epoca non ebbi possibilità economiche; il lavoro mi prese; il parastato italiano: anonimo, ripetitivo. Unica alternativa: qualche idea per aiutare il prossimo. Ma lasciamo le malinconie e pensiamo a cose più serie. Vogliamo iniziare questa riunione? I giovani partecipano?... Pardon: ho commesso una gaffe imperdonabile; anche le signore qui presenti sono molto giovani. Posso sperare nel perdono?

MARIA- Lasci perdere, gli anni ci sono.

GINA- E nemmeno si nascondono.

GIANNI- Io rimarrei molto volentieri ma bisogna che vada via: devo andare dalla mia donna.

DEMETRIO- Fortunato mortale! Io invece... Qualche rara amicizia, senza una famiglia.

GIANNI- Sor Demetrio la saluto. Auguri per l'associazione... Sora Gina, lei ce la ritrovo... Mamma, Benny, ciao. (Tutti rispondono al saluto. Esce)

BENNY- Io vado di là: Ho da riguardare certi vestiti.

MARIA- Digià?

BENNY- Beh, sai, ogni tanto... Con permesso. (Esce)

SCENA 7 - DEMETRIO, MARIA, GINA

MARIA- Accomodatevi. (Si siedono al tavolo, Demetrio fra le due donne). Sora Gina, lei che fa dasegretaria, ci legge il verbale dell'ultima volta?

GINA- (Apre una cartella che ha portato, inforca gli occhiali. A Demetrio) Lo devo leggere?

DEMETRIO- (Con nobile accondiscendenza). Proceda.

GINA- (Si schiarisce la voce. Durante la lettura Demetrio rivolge cenni di simpatia a Maria, sottolineando con espressioni di sopportazione i passi più improbabili) Prima di tutto la data.

DEMETRIO- Soprassieda. (Stupore delle donne). Vada avanti, vada.

GINA- I presenti...

DEMETRIO- Non perdiamo tempo con quisquilie burocratiche. Venga al dunque.

MARIA- Venga al dunque... vada, vada...

GINA- Scusate ma... devo venire o devo andare? Mettetevi d'accordo.

DEMETRIO- Faccia lei... Legga, se vuole...

GINA- Leggo sì! Ieri sera ci sono stata fino alle undici, per ricopiarlo in bella calligrafia. Che ho anche dovuto litigare col mio Umbertino che voleva andare a letto presto. Quello, quando ci sono le partite alla televisione ci starebbe fino alle due, sennò alle dieci comincia a ciondolare il capo e bisogna andare a dormire. Guarda qui: mi ci è venuto anche uno scarabocchio che non mi riesce capirci tanto bene. (Comincia la lettura) Allora: c'è da discute...

DEMETRIO- ...re.

GINA- Cosa c'entra il re? Non è mica una novella, con il re e con le fate.

DEMETRIO- Discute-re: discutere, si dice.

GINA- (Si arrende pur non avendo capito) Come vuole lei... Ci sono da discute-re le nostre cose. Punto. Per esempio come fare a spedire in Africa, tutti i quattrini che si sono trovati nel cestino che si era messo alla porta quando fu fatta la recita di Giulietta e Romeo nel teatrino di Don Gelsomino che sarebbe il curato di Sant'Orsola che poi è la parrocchia di questi posti qui dove abitiamo noi. Il sor Bacherottoli Demetrio dice che ci converrebbe fare un vaglia internazionale ma datosi che i quattrini non è che siano un gran ché, costerebbe di più la spedizione, la quale oltre a non fargli arrivare nulla a quei poveri bimbetti, dovrebbero mandarci qualcosa loro e sicché morirebbero di fame più di quel che muoiono ora. Ripunto. Ridice sempre il sor Demetrio che ha un amico suo che dovrebbe partire per quei posti quest'altro mese, dice che va a fare una gita turistica che spendono pochissimo e si divertono un mondo, beati loro ma è tutto da un altra parte che per andarli a trovare gli ci vorrebbe due settimane di viaggio col camion, il cammello la bicicletta e un pezzetto a piedi, e questo suo amico non si può trattenere tanto perché le ferie gli finiscono al più al più il giorno quindici e se non ritorna a lavorare lo licenziano. Punto e da capo. Insomma, viste tutte le difficoltà venute alla luce, i soldi, per ora, son sempre lì. - Che ho fatto anche il conto di quanti sono, l'avevo appuntato su un foglietto ma positivo l'ho lasciato a casa. - Con la quale, siccome si è fatto tardi e alla sora Maria occorre la tavola per apparecchiare perché i suoi vogliono mangiare, la seduta viene sciolta: la segretaria - che poi sarei io - va a preparare qualcosa da cena a suo marito, per non sentirlo litigare e il signor Demetrio Bacherottoli...

DEMETRIO- Bacherotti.

GINA- Sì, insomma lui, ritorna a casa sua perché fra poco gli comincia quel teleromanzo che ha visto già tutte le puntate e ora vuole vedere come va a finire... Letto e circoscritto... no: sottoscritto (scusandosi) c'è una patacca. (Continuerà a prendere appunti)

DEMETRIO- Bene bene... per quanto, quell'accenno alla televisione... poteva essere omesso. L'ammontare dei soldi, l'incasso; ce l'ha segnato lei? L'ha lasciato a casa... (Maria ha una smorfia di dolore). Si sente male?

MARIA- No no, non è nulla: uno stropiccione allo stomaco... Spesso mi prendono... sono come delle nausee. Scusate, ora è passato... (A chiusura) Com'è andata a finire quella telenovela? Si sono sposati?

DEMETRIO- No. Sono fuggiti per ignota destinazione... Ma sicuramente avranno coronato il loro sogno d'amore... Ah, l'amour... l'amour...

GINA- Bello! Com'è romantico. L'amù. Cos'è, spagnolo?

DEMETRIO- Ohibò, lo spagnolo: lingua afrodisiaca! Il francese invece è lingua dei sentimenti... Che volete, (guarda Maria) al cuore e ai sentimenti non si comanda. Cosa siamo noi, poveri mortali, per opporci ai disegni del Cielo?

MARIA- (Mesta) È proprio vero: quando ti capitano certe cose fra capo e collo, non ci puoi fare nulla.

DEMETRIO- Qualcosa la rattrista, mia cara e dolce amica?

MARIA- No no, non si dia pena... Piuttosto, visto che il tempo passa, cerchiamo di studiare qualcosa per rimediare due soldini?

GINA- Si potrebbe rifare Giulietta e Romeo: venne bene, la gente ci pianse tanto...

DEMETRIO- (Modesto) Dalla compassione...

GINA- Insomma piacque: io dico che se lo rifacessimo ci sarebbe il teatro pieno. Maria nella parte di Giulietta era un sogno: pareva lei in carne e ossa. E anche lei, sor Demetrio nella parte di Romeo, pareva proprio innamorato.

DEMETRIO- Non è poi tanto difficile innamorarsi di una così bella donna. Da modestodilettante, vero. Ma ripeterlo non mi pare una buona cosa: le repliche non hanno mai il fascino di una "prima". Io proporrei altre cose per impinguare le nostre modeste casse.

GINA- Io avevo studiato il campionato dei ruttini.

DEMETRIO- Sì, me ne ha parlato... Interessante, lo terremo presente... Vedo; vedo già la competizione: si potrebbero fare degli incontri eliminatori e, per i finalisti studiare un girone all'italiana con andata e ritorno.

MARIA- Dove lo vorrebbe fare, al palazzetto dello sport?

DEMETRIO- Vedremo, vedremo. Avevo pensato anche a una gara di ballo: rock acrobatico. Non per noi ovviamente. L'avevo proposta all'istituto di ricovero per anziani ma la risposta non è stata delle più incoraggianti.

GINA- Io avevo pensato alla partita di pallone...

MARIA- Fra i vecchietti dell'ospizio?

DEMETRIO- Per carità! Non è proprio il caso.

GINA- O allora, cosa possiamo inventare?... O, mettersi a dipingere come fa suo marito?

MARIA- Lei ci ha un quadro, no?

GINA- Seh... suo marito mi ha detto che deve essere un calendario. Non mi ha saputo dire il mese e nemmeno l'anno ma che è un calendario è proprio sicuro.

MARIA- Chi vuole che lo compri un calendario...

GINA- E poi scaduto!

DEMETRIO- Bisogna trovare un quadro, un bel soggetto allegorico: un prato fiorito con una bella donna sdraiata, coperta da un velo; un guerriero con elmo e corazza tenta di conquistarla ma lei sorride invece ad un amorino che scaglia una freccia verso un giovane pastorello che offre un agnellino alla bella Venere discinta.

GINA- Bello!! Come andò a finire?

DEMETRIO- Beh, è un'allegoria: non ha un finale.

GINA- Noo? Peccato. Uno dei due la doveva sposare. Povera donna quando nasce il figlio come fa?

DEMETRIO- Quale figlio?

GINA- L'ha detto lei: una bella sposa, stesa sul prato, incinta!

DEMETRIO- Non mi pare di aver detto questo.

GINA- Oh, l'ho sentito bene, non son mica sorda... Quel pastore l'aveva messa incinta coll'agnello!

DEMETRIO- Discinta! Vestita di veli! Le allegorie sono sempre poco vestite.

GINA- Po' po' di donnacce!... Per quanto... basta andare un po' sul mare... ti fanno vedere tutto!

DEMETRIO- L'eros che si purifica nella semplicità della vita agreste e rifugge il materialismo e la forza bruta del guerriero.

MARIA- Lei lo saprebbe dipingere?

DEMETRIO- Non credo proprio che ne sarei capace. Forse suo marito...

GINA- Il sor Pio ha fatto le corna!

DEMETRIO- Suo marito?! Non lo avrei mai ritenuto capace! Signora Maria, lei ha in me un amico, un difensore, un paladino! Disponga pure di me.

MARIA- Grazie ma non credo ci sia bisogno di tutte coteste cose. Mio marito ha fatto un quadro dove c'è un toro con le corna che si mescolano con i rami di un albero... non ho capito bene perché.

DEMETRIO- Forse anche lui ha fatto una allegoria.

GINA- Però senza donne nude!

MARIA- Io potrei cercare di convincerlo a fare un quadro anche per noi. Lì, alla sua associazione li vende bene. Bisogna che lo prenda un po' a quattr'occhi.

DEMETRIO- Nell'intimità dell'alcova...

MARIA- Sì, quando siamo a tavola... ma oggi no: dovremo ragionare di altre cose.

DEMETRIO- Affari di famiglia. Non voglio certo invadere la vostra privacy.

GINA- Insomma, avete visto: anche per questa volta, qualcosa l'abbiamo studiato.

DEMETRIO- Veramente non mi pare di aver raggiunto grossi risultati. Comunque, (a Gina) lei faccia il verbale. Ha preso degli appunti?

GINA- Ce li ho tutti qui. (Mostra la cartella).State a sentire: c'erano due innamorati che scappavano dalla televisione per andare a sentire i ruttini nel palazzo dello sport che però c'erano tutti i vecchietti che ballavano il roccherròl e poi giocavano al pallone. Si picchiavano come dannati perché l'arbitro non gli aveva dato un rigore. (Occhiate interrogative degli altri due) Questo ce l'ho messo io per farlo venire più movimentato... Siccome sul calendario di Giulietta e Romeo c'era l'allegoria, il sor Demetrio si è messo a chiacchierare lo spagnolo che dice è più affri... africano e a fare la corte a una sposa tutta mezza nuda che faceva l'amore con un soldato sopra un campo di grano e così avevano scacciato le pecore a un pastore che li prese a frecciate in quel posto. Ma corna non ce ne sono state punte perché il bove del sor Pio aveva cominciato a picchiare sull'albero e quando vanno a tavola nell'alcova, la sora Maria lo convince a fargli fare il paladino. Punto e basta... Stasera la ricopio sul quaderno di bella.

DEMETRIO- Ci faccia anche un disegnino.

GINA- No, per quello non sono mai stata capace.

MARIA- Allora, ci si rivede quest'altra settimana?

DEMETRIO- D'accordo. Potrei invitarvi a casa mia ma sono così ristretto.

MARIA- Non si preoccupi, possiamo rivederci qui.

SCENA 8 - PIO, DEMETRIO, MARIA, GINA

PIO- (Entra) Oh, sor Demetrio, buonasera. Scusate; vi ho disturbato?

DEMETRIO- Che dice, signor Pio; lei è in casa sua; siamo noi che dobbiamo scusarci per queste periodiche invasioni. Lei capisce: la mancanza di una sede specifica ci costringe a peregrinare nelle abitazioni dei vari soci.

PIO- Non si dia pena; se è contenta mia moglie, per me...

MARIA- Abbiamo finito, stanno per andare via.

DEMETRIO- Togliamo il disturbo. (A Pio) La sua signora oltre che ottima attrice, una Giulietta da antologia, è una perfetta padrona di casa; sa mettere gli ospiti a loro agio. Dono raro di questi tempi: un po' di dolcezza, un sorriso... Dove li trovi ormai...

PIO- Avete concluso qualcosa di positivo?

GINA- Si era detto di fare un'allegoria.

PIO- Una che?

DEMETRIO- La signora Gina vuole dire che ci era venuto in mente di trovare un dipinto... allegorico che, con le sue vibrazioni cromatiche, possa suggerire un significato: qualcosa che ricordi la nostra associazione.

GINA- "Una mano lava quell'altra"

PIO- Metteteci la fotografia di una bella saponetta. (Imbarazzo degli altri)

MARIA- Te, il tuo quadro, l'hai portato ai tuoi amici?

PIO- Sì, gliel'ho lasciato; domani lo mettono all'asta.

MARIA- Gli è piaciuto?

PIO- Sì sì, ho saputo, sotto sotto, che ci sono già parecchie offerte piuttosto consistenti.

DEMETRIO- Lì da voi ci bazzicano persone di un certo peso... sociale ed economico.

GINA- O perché non si cerca di fare qualcosa assieme... La partita di pallone per esempio!

PIO - Cosa?! Mettermi a giocare al pallone! Ioo?!

MARIA- Non gli reggerebbe il fiato; è un po' sfiancato il mio maritino.

DEMETRIO- Certo certo: la vita sedentaria... si sa... Ma non c'è soltanto il pallone.

GINA- I ruttini!!

DEMETRIO- Non mi sembra il caso... Ma qualcosa studieremo, inventeremo... realizzeremo...

PIO- Sì sì, vedremo...

DEMETRIO- Da questo connubio dovrà nascere una creatura... bella... forte... forte... (non trova altre parole) mi aiuti lei signor Pio...

PIO- (Interdetto) Si starà a vedere!

DEMETRIO- Bravo! (Gli stringe la mano) Ho la sua parola!... Allora togliamo il disturbo. Signora Maria, grazie per la sua squisita ospitalità: stare in casa sua è un po' come trovarsi in quella zona dell'empireo compresa tra l'ossigeno e il suono d'arpe... Signora Gina, l'accompagno per visionare quella distinta d'incasso. Posso offrirle il braccio? (Esce con Gina)

SCENA 9 - PIO, MARIA, BENNY

PIO- Com'è cerimonioso quell'uomo. Signora Maria... la squisita ospitalità, la dolcezza, il sorriso... Giulietta. Ora ha tirato fuori anche il suono delle arpe. Certe volte non so se essere geloso o ridergli sulla faccia!

MARIA- Poveromo, ha quei modi galanti che ora non usano più e lo fanno sembrare un po' ridicolo, ma essere geloso non mi sembra proprio il caso.

PIO- Sì sì, sarà...

MARIA- Si dà tanto da fare per dare un aiuto al prossimo. Sta sempre a studiare qualcosa.

PIO- Non ha mica da fare altro: è solo, il lavoro non l'ammazza di certo, figlioli da tirare su non ne ha. Da una parte, beato lui.

MARIA- Perché? A te, i figlioli, pesano?

PIO- No, non volevo dire questo! Sono una benedizione del cielo... Ti danno tanti problemi, a volte ti fanno perdere la pazienza, costano... ma se non ci fossero, che vita sarebbe?

MARIA- Bisogna mettersi nei loro panni e compatirli se qualche volta, ne combinano qualcuna... Si sa, le cose non possono mica andare sempre per il verso giusto.

PIO- Cosa sono questi discorsi... C'è qualcosa che non va? Cos'è successo? Cos'ha combinato, Gianni... o Benedetta... o tutti e due?

MARIA- No, Gianni non c'entra. Poverino, lui ha da studiare...

PIO- Allora è la tua figliola?! Cos'ha fatto? L'hanno licenziata da lavorare? Ha litigato con il fidanzato?... se di fidanzamento si può parlare... Allora? Sai qualcosa... Non me lo dici... Io pagherei a sapere perché il capo di casa deve essere sempre l'ultimo a sapere le cose che lo riguardano!... Allora!!

MARIA- Non è una cosa grave... Al giorno d'oggi... Ma vedrai si sistema tutto.

PIO- Sì ma, cosa, si sistema!

MARIA- Tutto... Vedrai poi sarai contento anche te.

PIO- Farò i salti mortali dalla contentezza... se sapessi di cosa si tratta. (Maria lo evita) Ma qui è tutto inutile!... Cos'ha fatto, si può sapere?

MARIA- Nulla. Poverina, lei non ne ha colpa... Son cose che succedono.

PIO- Succedono?! Cosa succede?!... Dov'è, di là in camera sua?

MARIA- No!... Non lo so... Sì, mi pare.

PIO- (Chiama in quinta) Benedetta! Vieni di qua! Lesta!... Almeno lei, lo saprà cosa le è successo!

MARIA- Ora non la sgridare. C'è rimasta tanto male, poverina... è pentita.

PIO- Pentita? Di cosa?

BENNY- (Entra: ha l'aria decisa di chi deve affrontare un combattimento). Mi avete chiamato?

PIO- (La squadra un po') E questa qui sarebbe una faccia da pentita?!

BENNY- Babbo, non cominciamo con i pentimenti e con i piagnistei: non si rimedia nulla. Oramai la cosa è fatta, esiste una realtà che bisogna prenderla così com'è. I problemi, quando ci sono, bisogna vedere di risolverli; io le mie responsabilità me le prendo tutte.

PIO- (Calmo) Meno male... (alla moglie) Allora, è pentita sul serio... (Sbotta) Pentita?! Ma di cosa!!!

BENNY- Naturalmente avrò bisogno d'aiuto... e vorrei poter contare sui miei genitori. Mi sembrerebbe una cosa naturale.

MARIA- Certo. Vedrai che anche babbo si convincerà

BENNY- Grazie babbo, lo sapevo che avresti capito e non ti saresti tirato indietro.

PIO- Ma cosa devo capire?! Di cosa avrai bisogno?! Me lo volete dire!!

BENNY- Beh: i camicini ci sono. Magari qualche copertina, due lenzolini... E poi l'ospedale.

PIO- L'ospedale??!! Chi ci deve andare?!

BENNY- Io. Mi sembra la miglior cosa.

PIO- Hai qualche malanno? Devi essere operata?

BENNY- Babbo, non è proprio un'operazione. D'altra parte, in casa non si usa più.

PIO- Stiamo calmi. Stiamo calmi: ragioniamo. Una volta il marito era il capo della famiglia, comandava tutto; poi hanno cambiato il codice civile e marito e moglie hanno diritti uguali: mi sta bene. E se i figlioli son maggiorenni, possono intervenire anche loro sui problemi familiari: e mi sta bene anche questo! Ma che un poveruomo, che in fin dei conti porta in casa lo stipendio, non possa nemmeno sapere di cosa si tratta... questo no! Non mi sta più punto bene!!

BENNY- Babbo, pensavo che mamma ti avesse spiegato...

MARIA- Non ne ho avuto il tempo.

BENNY- Sì, o il coraggio.

PIO- Perché devi andare all'ospedale? Lo posso sapere anch'io?!

BENNY- Mi sembra l'ambiente più adatto per far nascere un figlio.

PIO- E chi lo deve avere il figlio?

BENNY- Io.

PIO- Tee?

BENNY- Sì babbo: io.

PIO- Perché?

BENNY- Perché l'aspetto.

PIO- Cosa... aspetti?

BENNY- Un figlio! Babbo: sono incinta.

PIO- Te? E come hai fatto?

BENNY- Veramente... Babbo, ti sembrano argomenti di conversazione!?

PIO- No: non se ne parla; non se ne può parlare! Quelle cose si fanno e basta!! (Alla moglie) E te che ti rigiravi nel letto fino alle tre e mezzo, per sentirla arrivare!

BENNY- Ci risiamo con la storia delle tre e mezzo! Può succedere anche a mezzogiorno!

PIO- Ma ti rendi conto di cosa dirà la gente?! E la tua coscienza? Non ti dice nulla la tua coscienza?! Non la senti una vocina dentro che ti dice... non farmelo dire cosa ti dice, perché io le parolacce non son capace a dirle!... Perché le donne come te si chiamano in una maniera sola: una parola che comincia on la lettera Pi!

MARIA- Basta per piacere... mi sento male... Sono cose che capitano...

PIO- Nelle case per bene non capitano!... Le case per bene... Ma ora, questa casa, che casa è diventata...

BENNY- Va bene, babbo: se questa deve restare una casa per bene, come la intendi te, vuol dire che per me non c'è più posto. Va bene babbo: me ne vado!

MARIA- No, Benny! Se in questa casa ci comando un pochino anch'io, te non te ne vai... (A Pio) L'hai detto te: il codice civile... quella roba lì...

PIO- (Fra sé) E io che gli ho sempre dato il voto!

BENNY- Ma se le cose stanno in questa maniera, se da ora in avanti, per chiamarmi devi adoperare quella parola che comincia con la Pi... allora è meglio che me ne vada: certe parole non si dicono in questa casa!

MARIA- Via, Benny, non la prendere in questo tono. Babbo, in fondo è buono e le cose le capisce. Ora, magari, lo abbiamo preso un po' alla sprovvista ma poi gli passa. (A Pio) Ragioniamone con calma: vedrai si sposano.

PIO- Chi?!

MARIA- La tua figliola con il suo fidanzato.

PIO- Ah, perché c'è anche un fidanzato!? Che razza di fidanzato è, per combinare certi lavori! Farci portare per bocca da tutti!... Che razza di fidanzato!

BENNY- Di quella razza d'uomini che vogliono bene alla loro donna!

PIO- Innamorato cotto... immagino.

BENNY- O cotto o crudo, a me piace così com'è!... Forse il bambino non era previsto ma dal momento che c'è, cosa devo fare, lo devo buttare via?... Se mi accompagni te, dal ginecologo, lo posso anche abortire! Ma mi ci devi accompagnare te!

PIO- (Non sa cosa rispondere) Ma falla finita!

MARIA- Facciamoli sposare. Ora il suo ragazzo deve andare in America, pare che abbia una borsa di studio, ma quando ritorna...

PIO- Mettigli un po' di sale sulla coda!

MARIA- E se lui trova da sistemarsi laggiù, ci può andare anche lei.

PIO- Vada vada; si sposi pure l'americano! Io sono un po' all'antica: mogli e buoi dei paesi tuoi!

MARIA- Qui, veramente, si tratta di un marito.

PIO- È lo stesso! Le corna ci sono sempre.

BENNY- Corna? Già, quel proverbio, non l'ho mai potuto mandare giù: I buoi hanno le corna e infilare le corna nel matrimonio non mi sembra mica tanto incoraggiante.

PIO- Rincornàti si rimane noi: Tua madre ed io. Lo capisci che non potremo più uscire di casa per paura che la gente ci rida alle spalle!... Già: ma tanto in America, a queste cose non ci badano...

SCENA 10 - GIANNI, PIO, MARIA, BENNY

GIANNI- (Entra da destra) Salve... cosa c'è, una riunione di famiglia?

PIO- La sai la novità, la sai?!

GIANNI- Se non me la dite, come faccio a saperla.

PIO- Una cosa che se te la dico, non ci credi!... Anche te, con i tuoi amici, come farai?

GIANNI- Babbo, mi sembri quel signore al telegiornale quando dice che c'è stato un terremoto.

PIO- E difatti, si tratta di un terremoto!... Quasi.

GIANNI- Davvero? E dov'era l'epicentro, qui in casa? Ci sono morti, feriti? Danni?

PIO- Non prenderla sul comico, è una cosa seria. La tua sorella... la santarellina... lo sai cos'ha fatto?!

GIANNI- No, dimmelo.

PIO- Bisognerà vergognarsi per colpa sua! Lo sai cos'ha combinato col suo ragazzo? Coll'americano!

GIANNI- Me lo immagino.

PIO- No; non te lo puoi immaginare. Te, certe cose, son sicuro, non le faresti mai... La tua sorellina è incinta!

GIANNI- Non mi sembra il caso di farne una tragedia... I figlioli, lo dici sempre te, sono una benedizione del cielo.

PIO- (Non sa cosa rispondere) Sì ma... (Alza le braccia e guarda in alto) Troppa grazia... Cielo!

GIANNI- Del resto, a questi lumi di luna, se per sistemarti devi aspettare di avere un lavoro, la casa montata... e il corredino pronto, sai quanto devi aspettare! Almeno così, la cosa è fatta e in una maniera o nell'altra una sistemazione dovrà saltare fuori.

PIO- Bene, bravo. Dagli anche ragione! Perché ha aspettato così tanto?... poteva cominciare prima: a quest'ora poteva aver messo sù un asilo, la scuola materna.

BENNY- Grazie Gianni. Ma non è il caso di parlare di sistemazioni, perché qui dentro, per me, non è più il caso di restare.

GIANNI- E allora non ci potrò restare nemmeno io, perché... le benedizioni del cielo non arrivano mai da sole. Mamma, hai detto che ti piacerebbe tanto essere nonna... Babbo, quanto ti manca per andare in pensione? Chiedila anticipata, ti ho trovato un lavoro: dovrai badare i nipotini!

MARIA- I nipotini?

GIANNI- Sì, almeno due...

PIO- Come sarebbe a dire?

GIANNI- Anna, la mia ragazza, l'ho vista propio ora... insomma, me l'ha detto... quasi in anteprima: fra sette o otto mesi darà alla luce, si dice così, un figlio... mio.

BENNY- (Abbraccia il fratello) Gianni... Anche te... Come sono contenta!

GIANNI- Anch'io. (Ai genitori) Non dovete preoccuparvi. Anna ed io abbiamo deciso: smettiamo di studiare e vedremo di trovarsi un lavoro. non sarà facile ma il suo babbo, conosce il direttore del supermercato, ha detto che un posto di cassiera lo potrà trovare, io m'intendo un po' di motori, conosco tanti meccanici... tanto per principiare, poi staremo a vedere.

MARIA- Un ingegnere... che va a fare il meccanico.

GIANNI- Piano con quell'ingegnere... c'è sempre tempo.

PIO- E così è tutto sistemato! Ti dài tanto da fare, ti consumi a lavorare come un dannato, per tirare su i figlioli, per dare loro una posizione, per non fargli mancare nulla... e poi alla fine, la bellaricompensa: ti ritrovi fra i piedi due disgraziati, due morti di fame. E tutto questo perché? Per non aver voluto dar retta ai principi più saggi della vita. Ecco a cosa portano le passioni sfrenate, i bagordi, il non voler ascoltare la coscienza! Quando non si sente più quella vocina di dentro che ti dice: questo è male non lo devi fare, allora è finita, va tutto a catafascio.

GIANNI- Cosa dovremmo fare, secondo te, babbo: prendere questi figlioli e metterli nel cassonetto della spazzatura? Magari sperando che non passi qualcuno che sente un lamento e lo tira fuori, sennò ti rovina tutto. Io le mie responsabilità me le prendo... e anche Benny. Se volete essere ancora i nostri genitori e darci una mano, vi ringraziamo; sennò faremo da noi.

BENNY- Voi avete sempre immaginato il matrimonio come una bella festa: un vestito bianco con lo strascico, un pranzo con cento invitati in un ristorante di lusso, il viaggio di nozze in capo al mondo... Sì è bello ma non è tutto. Ci sono anche i sentimenti; e quelli stanno rinchiusi dentro e li sento solamente io, e la gente non li deve vedere, perché sono miei e basta. E i figlioli: hai ragione te, babbo, sono una benedizione del Cielo.

PIO- Ma anche le benedizioni... (Alza lo sguardo e fa un gesto come a dire: "m'hanno rotto!". Campanello).Chi sarà? Gianni, vai un po' a vedere chi è. (Gianni esegue).Non facciamoci trovare con i lucciconi agli occhi: non vorrei che fosse la tua amica.

SCENA 11 - GINA, PIO, MARIA, GIANNI, BENNY

GINA- (Entra introdotta da Gianni). Con permesso? Scusate, disturbo? (Si avvicina a Maria) Avete una riunione di famiglia? Le avevo portato a far vedere quel foglio dell'incasso: la distinta, come la chiama il sor Demetrio. Ha detto che ci possiamo contentare. Se riusciamo a trovare il modo di mandarli in Africa... (Nota l'aria grave di tutti). Ma ora non mi pare il caso: c'è burrasca?... Glielo lascio, tanto io l'ho ricopiato sul quaderno... Allora vado... Sor Pio, ci pensa a quella cosa che si era detto?... Un quadretto (Gesto vago di Pio) O sennò, senta che idea m'è passata per il capo: Si fa una recita tutti assieme? Lei sa recitare, ha sempre raccontato che da giovanetto andava nella filodrammatica della parrocchia... Si fa Giulietta e Romeo, sua moglie fa Giulietta e lei... no, lei Romeo non mi sembra adatto. Potrebbe fare il Montecchio o il frate... sì, con un bel barbone! Si compra un sacchetto di stoppa, ci vengono anche i baffi!

MARIA- Scusi, sora Gina, non mi sento punto bene. (Si siede, da evidenti segni di nausea).

BENNY- Mamma, cosa ti è successo? (Tutti le si fanno intorno).

PIO- Maria, vuoi sdraiarti sul letto?

GIANNI- Mamma, è già la seconda volta stamani.

GINA- Anche quando era con noi, le è preso un malore.

PIO- Devo chiamare il dottore, l'ambulanza?

MARIA- No no, non è nulla; ora mi passa.

PIO- Ma cos'hai? Da cosa dipende?

GINA- Andiamo, sor Pio, lo dovrebbe sapere... da cosa dipende (Pio casca dalle nuvole) Io non lo so, perché non l'ho mai provato ma da quello che si sente dire mi sembra chiaro che sua moglie... dovrà ingrassare un po'... specialmente nella pancia.

GIANNI- Che discorsi sono?

BENNY- Mamma è vero? Anche te aspetti?

GINA- Anche?... Perché, c'è qualcun'altra incinta? Chi è? Benny; per caso...

PIO- Ma la faccia finita con coteste chiacchiere! Qui, non aspetta nulla nessuno!

GINA- Non volevo mica essere invadente. Ma quando ci sono gli stomacuzzi, le nausee...

PIO- Ci mancherebbe altro! Alla nostra età!

GINA- Non siete mica ancora fuori. E poi basta guardarla: ci vuol poco a capirlo.

PIO- E invece lei non ha capito nulla! Io son sicuro che non dipende da... quello.

GINA- Se lo dice lei...

PIO- Lo dico bene io! Io rispetto certe date e... e non mi faccia dire altro!

GINA- Se è sicuro. Ma per me, non ci sono dubbi... Del resto, i mariti son sempre gli ultimi a saperlo.

PIO- Cosa?!

GINA- Nulla nulla, si figuri... Ma se lei è sicuro... Non sarà mica stato lo spirito santo?!

PIO- Si spieghi.

MARIA- Andiamo Pio, non darai mica retta alle chiacchiere della Gina! Fa per dire, vero?

GINA- Certo. Non mi permetterei mai! Ci mancherebbe altro!... Non siamo mica più ai tempi di Giulietta e Romeo...

GIANNI- Sora Gina, la ringraziamo per la visita; ci ha fatto tanto piacere. Quando vuole, ci venga a trovare.

GINA- Te, Benny, non ce li hai li stomacuzzi?

BENNY- Per ora no! Sora Gina: l'uscio è sempre aperto.

GINA- Ho capito: dovete discutere le vostre cose. Allora me ne vado. Maria, su colla vita. Vedrà che non è nulla... Arrivederci.

GIANNI- L'accompagno. Ritorni, l'uscio è sempre aperto. (Esce con Gina, rientra subito)

BENNY- Soprattuttoper uscire!

PIO- Cosa voleva dire di Giulietta e Romeo?

MARIA- Nulla. Sai com'è. Non è mica tanto stabile di cervello, dice la prima cosa che le viene in mente.

PIO- La recita. La parte di Romeo: era il tuo amïo Demetrio!

MARIA- Cosa c'entra... Ma cosa vi siete messi in testa? Per qualche doloretto allo stomaco. Si vede non ho digerito bene; le rape mi hanno sempre un po' scombussolato.

BENNY- Mamma, sarebbe bellissimo.

GIANNI- Te lo immagini: crescerebbero tutti e tre assieme. (Madre e figli si abbracciano).

PIO- Non bastavano i figlioli... Anche la moglie... A quest'età... Cosa dirà la gente... Ci mancava anche Romeo... Cosa dirà la gente... cosa dirà...

SECONDO ATTO

La stessa scena del primo atto. Il giorno dopo, domenica, di pomeriggio. Maria, seduta fa la calza, Pio passeggia nervosamente.

SCENA 1 - PIO, MARIA

MARIA- E siediti un poco, per favore. Mi fai girare la testa.

PIO- (Si siede, si rialza, passeggia di nuovo) È stata precisa la Francesca, categorica: il bimbo c'è.

MARIA- Meno male che ieri l'abbiamo trovata in casa. Di sabato, anche le levatrici fanno festa.

PIO- Francesca è un'amica; non ha nemmeno voluto nulla per il disturbo.

MARIA- Bisognerà farle un regalino.

PIO- Mi sarebbe piaciuto di più pagarla. Saremmo stati dei clienti: lei ha il segreto professionale, non poteva dirlo a nessuno.

MARIA- Ci conosce da tanto tempo, è una persona seria... E poi, da qui in avanti il segreto professionale non credo che servirà più a gran ché. (Indica il ventre che ingrosserà).

PIO- Ha detto anche che, volendo, si potrebbe liberarsene: la legge lo consente. (Maria piange) Cosa c'è?!... L'ha detto lei, mica io! (Senza troppo calore) Lo sai che sono sempre stato contrario. Ho sempre avuto le mie convinzioni morali... Mi sono sempre assunto le mie responsabilità... (Si accalora) Le mie! Ma quando il responsabile è qualcun' altro... Quando c'è un Romeo di mezzo... (Si calma) No no. Sono un uomo serio, ho le mie convinzioni morali... Ma come farò a farmi vedere per la strada, salutare gli amici... come farò a tornare in ufficio. Me le immagino già le battute: "il passo carrabile: ci dovevi mettere un bel lucchetto. Tua moglie non lo sa che davanti ai passi carrabili c'è il divieto di sosta?" (Maria si alza e fa per andarsene) Dove vai, si può sapere?

MARIA- Se credi davvero che io sia una di quelle, è meglio che me ne vada.

PIO- Ma dove vuoi andare?

MARIA- Non lo so. Ma un posto dove la gente possa capire che sono una persona per bene, lo troverò.

PIO- Mettiti a sedere, non la buttare tanto sul tragico... Ragioniamo. Che sei sempre stata una brava moglie, una compagna affettuosa, l'ho sempre detto e che in vecchiaia tu abbia perso il cervello, a dire la verità, sembra parecchio improbabile anche a me. Ma il bimbetto c'è... Io, del mio comportamento son sicuro; sono un po' all'antica, non sarò tanto aggiornato sui metodi che usano ora ma quando s'invecchia si sa, tanti figlioli non ci si possono più permettere e allora si sta attenti. Ne abbiamo sempre parlato, abbiamo calcolato... Insomma, siamo andati avanti per tanti anni e uno sbaglio proprio ora non è possibile.

MARIA- Uno sbaglio può succedere a tutti.

PIO- No, non è possibile. E anche se fosse, cosa dirà la gente: "dopo tanti anni, si son decisi propio ora che son vecchi?"... Mettici il tuo Romeo che ti sta sempre appiccicato addosso, ci vuole poco a tirare le conclusioni.

MARIA- E te, naturalmente, credi alla gente invece che a tua moglie... Vorrà dire che me ne andrò, così in ufficio non potranno più fare le battute sui passi carrabili e sui divieti di sosta. (Fa per avviarsi; si ferma) Ah, quando sarai solo e non avrai niente da fare, pigliati un calendario e riguardati bene le date... Forse ce ne troverai qualcuna che non quadra.

PIO- Cosa intendi dire?

MARIA- Giulietta e Romeo. Ti ricordi? Fu un successo: applausi e complimenti non finivano più.

PIO- Ti abbracciavano tutti... Ma cosa vuol dire? Avevi recitato bene. Tutti furono bravi.

MARIA- Successe un paio di mesi fa, più o meno.

PIO- Sì, fu una bella serata. Io ero orgoglioso di mia moglie... Te eri piuttosto... euforica.

MARIA- Dopo la recita, don Gelsomino ci offrì un rinfresco: qualche dolcino, un bicchiere di champagne... magari due...

PIO- Si tornò a casa tutti pieni di entusiasmo... Sì: ero contento di te...

MARIA- E ci dimenticammo il calendario...

PIO- Già... il calendario... (lunga pausa durante la quale, con appropriate espressioni dà a vedere di ricostruire l'accaduto). A questo punto, immagino che dovrò chiederti scusa.

MARIA- No, lascia perdere. Non è successo nulla.

PIO- (Altra pausa). Bisognerà ricominciare tutto da capo.

MARIA- Sarà dura. Siamo vecchi... ma mica tanto!

PIO- Chi l'ha detto che siamo vecchi?! Io ho finito vent'anni da... da... da tanto tempo che non me lo ricordo più nemmeno io! Beh sì: un po' vecchietti lo siamo sul serio; ma ce la faremo! (Campanello) Proprio ora! Fammi andare a vedere chi è questo rompimento... (va ad aprire. Rientra con Gina)

SCENA 2 - GINA, PIO, MARIA

GINA- (Ha in mano un pacchetto) Scusate, non disturbo mica?... Tante volte, la domenica volete andare a fare una gita... Ditemelo, caso mai torno in un altro momento.

PIO- No, stiamo in casa.

GINA- Già, non è il caso di strapazzarsi tanto.

PIO- Ci piace passare una domenica pomeriggio fra le mura domestiche, tranquillamente, senza doversi mangiare il fegato con le automobili, il traffico... Io non capisco cosa ci trovino di tanto bello, la domenica, a rinchiudersi in una scatolina di lamiera e stare tre ore a litigare per una precedenza, unsorpasso o per un parcheggio.

MARIA- Senta me: voleva quarcosa?

GINA- Mi era venuta in mente un'idea; sempre per l'associazione.

PIO- (Sarcastico). Le mani che si lavano... Cos'ha inventato: un nuovo detersivo?

GINA- Fortunato lei, sor Pio, che è sempre allegro, ha sempre voglia di scherzare.

PIO- Eh, sì! Se non si prendesse un po' sul ridere... bella mia sora Gina!

MARIA- Allora, quest'idea?

GINA- Sì... ma se non ne avete voglia... Dopo quello che è successo ieri.

PIO- Ieri? Cos'è successo?

GINA- Ieri mattina... (Occhiataccia di Pio) Si sente meglio, sora Maria?

MARIA- Sì, sto bene grazie.

GINA- Meglio così... Gli stomacuzzi non son mica nulla; non si deve preoccupare. Durano un mese, due, poi passano... Se comincia a ingrassare un po'...

PIO- Questo detersivo?! Volevo dire: l'idea nuova?

GINA- Ah sì. Dunque: dopo quello che è successo ieri... insomma stanotte non mi riusciva di chiudere occhio; pensa e ripensa mi è venuto in mente che ci avevo sempre in fondo al canterale, un vestitino da neonato che l'avevo fatto l'anno scorso per una mia cugina che doveva partorire ma poi invece vennero delle complicazioni e il professor Bugni la fece abortire... Ma tanto, qui, aborti non ce ne sono.

PIO- Di certo! Ma che c'entra?

GINA- (Apre il pacchetto, mostra il vestitino) Guardate: lo feci tutto io con i ferri del cinque... non ci vuole mica tanto; in un paio di giorni, a starci un po' dietro, si fanno.

MARIA- (Osserva il vestitino) Brava, brava Gina. L'ha fatto proprio benino. Anche la misura, mi sembra giusta.

PIO- (L'osserva pure lui, lo ha nelle mani) Sì: potrebbe essere un'idea buona... Me lo figuro, un ranocchietto qui dentro... che piange perché ha fame e vuole la puppa... che ti stringe un dito con la sua manina... che ti bagna con la pipì...

GINA- Sor Pio, è rimasto un po' indietro. Non usano mica più le fasce. Oggi, esistono i pannoloni e quel pericolo lì non c'è più.

MARIA- Lei è pratica, eh?

GINA- Io? Basta guardare la televisione (tono da annunciatrice). La pipì non fuoriesce e il culino rimane bello asciutto.

PIO- Ha ragione, ero rimasto ai miei tempi... Invece certe cose bisognerebbe continuare a starci sempre nel mezzo: per restare giovani, per non far diventare il cervello annebbiato e incartapecorito.

MARIA-Ne faccia tanti, ne faccia più che può. In qualche maniera si vedrà di smerciarli.

GINA- Di che colore li devo fare?

MARIA- Tutti... Celeste... rosa... a strisce... La lana ce l'ha?

GINA- Ne ho sempre un gomitolo quasi intero. Caso mai la compro.

MARIA- Brava. Ora si dia da fare. Si mette una bancarella in piazza, vedrà quanti soldi si guadagnano! I bimbi fanno sempre effetto!

GINA- Vado a casa e comincio subito. Voglio telefonare al sor Demetrio, chissà come sarà contento... Allora vado; ha bisogno di nulla?

MARIA- No no, grazie. Vada.

GINA- La sua bimba sta bene? (Stupore di Pio e Maria) Dicevo: alle volte, potrebbe avere qualche doloretto... Meglio così! Mica tutte sono uguali! Caso mai mi chiama, eh... Se fosse una cosa urgente non occorre nemmeno che attraversi il pianerottolo: mi picchia alla parete, tanto io sto sempre sulle intese, capisco e corro subito. Il vestitino glielo lascio? (Pio fa per darglielo) Lo tenga lei, vedo le piace. Lo tiene per campione! Arrivederla... Ha capito? Non si pèriti a battermi nel muro! Ci si vede! (Esce).

SCENA 3 - BENNY, PIO, MARIA

PIO- (Riflette) Mah... sarà quel che Dio vorrà

MARIA- Non sei ancora convinto?

PIO- Sì sì; però tutto questo trambusto... quando si verrà a sapere... C'è tanta gentaglia nel mondo, che non aspetta altro che parlarti male dietro le spalle!

MARIA- Si era stabilito che delle chiacchiere della gente non ne teniamo conto.

PIO- Ma come fai, quando ti trovi davanti uno che magari ti sorride ma non sai se lo fa perché gli rimani simpatico o se ti vuole prendere in giro...

MARIA- Te lo insegno io come devi fare: alza la testa e guardalo fisso negli occhi; a muso duro. Se continua a sorriderti vuol dire che gli sei simpatico, sennò si mette la coda fra le gambe, rigira i tacchi e se ne va.

PIO- Forse hai ragione... (Cambia). Ci sarà da pensare anche a come fare per tirare avanti... Con i soldi, intendo: i bambini costano.

MARIA- Gianni e Benny ci penseranno per conto loro; hanno detto che in qualche maniera si arrangiano.

PIO- Dovranno rinunciare a tutto. Poverini, da una parte mi fanno pena.

MARIA- Da una parte sola?

BENNY- (Entra da sinistra). Ciao pa'. Mamma, come stai?

MARIA- Non c'è male; te?

BENNY- Per ora non mi lamento.

MARIA- Ti sei riposata?

BENNY- Mi sono sdraiata un po' sul letto. Ora esco, vado da Marco.

PIO- Glielo hai detto?

BENNY- Sì, ieri.

PIO- Cosa dice?

BENNY- Non stà più nei panni dall'emozione... Capirai, anche per lui è la prima vorta!

PIO- Lo spero bene!!... E... dell'America non dice nulla?

BENNY- Stamani doveva vedere il suo capo per sentire se gli possono spostare la partenza... o addirittura rinunciarci.

PIO- E... se non gli spostano nulla?

BENNY- Io lo mando via di legge! Quando sarà sistemato ci potrò andare anch'io... col bimbo.

PIO- Speriamo che tu ce lo trovi sempre...

BENNY- Se non ce lo trovo vuol dire che non mi voleva bene! E un uomo che non mi vuol bene è meglio perderlo che trovarlo!

MARIA- (Dà segni di malessere)

BENNY- Mamma, ti riprende?

PIO- Vieni, andiamo di là: ti sdrai un po', vedrai ti passa. (La conduce fuori a sinistra).

SCENA 4 - GIANNI, BENNY

GIANNI- (Entra) Si risente male?... Stavo per entrare, ho sentito babbo che attaccava con i soliti discorsi, e ho preferito aspettare... Da ieri è diventato parecchio scorbutico.

BENNY- Povero babbo. Si è visto crollare di schianto tutto il mondo che si era costruito pezzo per pezzo, durante tutta una vita. C'è da capirlo.

GIANNI- Il colpo è stato forte. Viveva in un mondo con delle regole precise: certe cose si possono fare, altre no; un mondo che a noi sembra un po' artificiale: come un bel mobile, una credenza con tanti gingilli sopra, tutti con il loro posto ben preciso; il soldatino a destra, la damina a sinistra e guai a scambiarli; così è stato stabilito e così sia.

BENNY- Quando si arriva ad una certa età, con una sistemazione familiare e sociale oramai definita, vengono a mancare gli stimoli; uno si adatta a quel tran-tran e tira avanti. Per trovare qualcosa di emozionante c'è chi si mette a collezionare francobolli, chi a dipingere... Gli orizzonti si restringono, tutto diventa piatto e grigio: è la vecchiaia...

GIANNI- E se ti arrivano due figlioli un po' scapestrati, con un bimbetto per uno, scoppia la tragedia... Bisogna essere sinceri: l'abbiamo fatta un po' grossa, tutti e due. Bisognava starci più attenti.

BENNY- Cosa credi, che non mi sia dispiaciuto? Ma non per la figura che ci faccio, o per quello che dirà la gente. No! La moralità, come la chiamano, ce l'ho dentro di me e non accetto di essere condannata dal mondo... Sì: sarebbe stato meglio se non fosse successo, tanti problemi si sarebbero risparmiati ma, dato che è successo, bisogna organizzarsi e vedere come si può rimediare.

GIANNI- Certo che la situazione cambierà. Per mantenere un figliolo non bastano mica le noccioline... Ma io, nel mio piccolo, sono un tipo che sa anche rimboccarsi le maniche, la mia ragazza lo stesso... E babbo a un certo punto, gli converrà stare parecchio zitto, perché anche lui...

BENNY- Anche per lui è stato un bel colpo. Ha tirato fuori la storia del tradimento ma, son sicura, che non ci crede nemmeno lui.

GIANNI- Lasciamolo sfogare per un po', forse gli farà bene. Poi, se non rientra in carreggiata, gliene dirò quattro: rispettosamente, da bravo figliolo... ma gliele dico. Soltanto pensare quelle cose lì di mamma, non è possibile!

BENNY- Nemmeno se ce la vedessi... Povera donna: non gliele ha fatte quando era giovane...

GIANNI- Te l'ho detto: ora ha bisogno di sfogarsi... Si deve riabituare... ha bisogno di ritornare a vivere... ha bisogno di ritornare giovane!

BENNY- Mamma è diversa; l'ha presa abbastanza bene. Forse perché è rimasta sempre più giovane... di spirito... di sensibilità, di affetti...

GIANNI- Ma anche come età, non è mica vecchia. Se la vita, come dicono, comincia a quarant'anni, mamma è una neonata!

BENNY- E babbo un ragazzino... Tutto sommato, questo fratellino che ci deve arrivare, ci può far comodo: ammorbidirà un po' l'atmosfera.

GIANNI- Lo dice sempre babbo: i figlioli sono una benedizione del cielo!…

BENNY- ...Quando oramai son grandi e non ti danno più tanto da fare! (Campanello. Gianni apre)

SCENA 5 - DEMETRIO, GIANNI, BENNY

GIANNI- (Introduce Demetrio). Venga sor Demetrio, si accomodi.

DEMETRIO- Con permesso. Disturbo?

BENNY- Non si preoccupi, si metta a sedere. Noi dobbiamo uscire... Avete qualche riunione?

DEMETRIO- O no! L'abbiamo fatta appena ieri. La mia visita vuole essere innanzitutto un omaggio alla bellezza, alla giovinezza... alla freschezza... alla... sì insomma, di una giovanetta dal celestiale sguardo e dal roseo sorriso.

GIANNI- (A Benny).E io che son tuo fratello, ti ho sempre sotto gli occhi, e non mi ero mai accorto di tutte queste cose.

DEMETRIO- Progenitrice di efebica stirpe!

BENNY- Come sarebbe a dire?

DEMETRIO- La stirpe, i figli. Da una così bella mamma non potranno che nascere esseri belli come... Adone... o come Venere.

GIANNI- I figli? Quali?

DEMETRIO- (Si rende conto di avere detto troppo). Già... quali?... Quelli che verranno... in seguito. Le donne, si sa, nel corso della vita procreano... e dalle belle donne, è logica deduzione… è un sillogismo: nasceranno dei figli molto... molto... Beh: molto!

BENNY- Sempre poetico il sor Demetrio, sempre complimentoso, pieno di paroline dolci... Ma stia attento: il mio ragazzo potrebbe essere geloso.

DEMETRIO- Il fortunato mortale! Detto in confidenza, un poco lo invidio... Ma la mia visita, oggi, aveva il principale scopo di attingere alla fonte, notizie di vostra madre.

GIANNI- Sta bene! Molto bene!

DEMETRIO- Mi fa piacere. Allora si è ristabilita? Ieri stava parecchio male, la poveretta... E anche oggi, a quanto ne so...

GIANNI- Le notizie volano...

DEMETRIO- Le notizie sono fatte per essere divulgate. I selvaggi dell'Africa nera avevano il tam-tam, i pellerossa adoperavano segnali di fumo: il mondo civile ha i giornali, la radio, la televisione.

BENNY- Povera mamma: alla televisione non ce la vedo propio.

DEMETRIO- Era solo un modo di dire. Nel nostro piccolo mondo privato, per comunicare basta un'occhiata, un gesto, un cenno, una sensazione, una percezione... direi extracorporea.

GIANNI- Sicché lei, sarebbe anche un po' mago?

DEMETRIO- O no! Ci mancherebbe altro! Non ci credo proprio a quelle cose. Mi ci vedete a fare scomparire o apparire cose o persone?

BENNY- Allora la mamma, sarà meglio farla venire qui in carne e ossa. Era venuto per vederla, noo? (Demetrio annuisce) Aspetti qui, vado a vedere se può venire. (Esce a sinistra).

DEMETRIO- E così, caro Gianni, la vita svolge il suo ciclo: si cresce e si moltiplica! (Gianni non partecipa alla conversazione) E tu, e tu?... Non moltiplichi?... Detto così può essere una espressione quasi divertente, anche se con presupposti evangelici. Ho capito: vuoi farci la sorpresa!... Eh?... Mattacchione!... Hai la ragazza, vero?... Mi hanno detto che è carina... Già, cose che capitano... (Gianni continua a tacere). Si va facendo tardi... ho un appuntamento... E lo studio?... Va bene, va bene?... Sei un bravo ragazzo: intelligente, volenteroso... non avrai problemi all'università... Peccato dovere interrompere... Voglio dire: certe volte si creano delle situazioni... Ma non è il tuo caso...

SCENA 6 - MARIA, DEMETRIO, GIANNI, BENNY.

MARIA- (Entra con Benny). Sor Demetrio, mi cercava?

DEMETRIO- Ero solo venuto a portarle il conforto della mia simpatia e solidarietà, per quello che può valere, in un momento piuttosto critico per la sua salute.

MARIA- La ringrazio ma non doveva disturbarsi. Sto bene.

BENNY- Allora mamma, se non hai bisogno di nulla, io andrei: ho da vedere... quella persona, per sapere cos'hanno deciso.

MARIA- Vai vai, non ho bisogno di nulla. Caso mai, c'è babbo di là. Stai attenta, non strapazzartitanto.

GIANNI- Stai tranquilla mamma, l'accompagno io. Anch'io devo vedere... qualcuno.

MARIA- Andate... e fate... meglio che potete.

GIANNI- Sor Demetrio... mi stia bene.

DEMETRIO- Grazie caro, cercherò di esaudire il tuo desiderio. Cara Benny, il mio pensiero la seguirà... ovunque. Addio, cari. (Benny e Gianni escono).

MARIA- Si metta a sedere. (Demetrio ringrazia e siede) La ringrazio di essere venuto a trovarmi ma non era proprio il caso; sto bene,

DEMETRIO- Signora Maria... La mia visita ha lo scopo di esprimerle i sensi della mia più profonda amicizia... Amicizia della quale, penso lei non possa dubitare.

MARIA- Cosa dice! Ci si conosce oramai da tanto tempo. Siamo sempre andati d'accordo. Si può dire che abbiamo lavorato insieme e si lavora ancora, per tirare avanti quell'associazione.

DEMETRIO- Il crogiuolo! Una fucina d'idee e di entusiasmi e... con tutto il rispetto, anche di sentimenti... Sì, cara amica, non le sarà sfuggita l'attenzione, l'ammirazione, unitamente alla stima e al rispetto che ho sempre nutrito nei suoi confronti. Cara signora Maria.

MARIA- Sor Demetrio, ci vada pianino.

DEMETRIO- Non tema! Non tema. Sono un gentiluomo.

MARIA- Sono sposata... con figli, son quasi nonna... cioè: potrei essere nonna.

DEMETRIO- Cosa importa l'età. Si hanno gli anni che ci sentiamo addosso e... lei è ancora giovane...

MARIA- Sarebbe meglio dire... matura.

DEMETRIO- La maturità è il centro della vita! Un frutto giunto a maturazione cessa di essere acerbo e raccoglie in sé tutta la fragranza, il sapore pieno, il colore... le forme turgide e pastose; in una parola: la completezza dell'esistenza... Prima che abbia inizio il decadimento fisico e intellettuale.

MARIA- Non si sbilanci tanto. Stia attento. Faccia l'uomo serio.

DEMETRIO- Con la massima serietà le dico: signora Maria, lei sarà sempre la mia Giulietta! Ed io, posso sperare di essere ancora il suo Romeo?

MARIA- Guardiamo di non mescolare il teatro con le cose serie... Fu una bella esperienza, anche se come Giulietta e Romeo, bisogna dire che si era un po' appassiti.

DEMETRIO- In teatro si crea l'effetto scenico: il trucco, la luce, i costumi... Ma poi, che importa l'età quando i cuori si parlano, comunicano, dialogano... i cuori... i cuori... Beh, sì: i cuori!

MARIA- Ma allora lei fa propio sul serio! Gesùmmaria! O quella?

DEMETRIO- Da lungo lasso di tempo, nascondo i miei sentimenti... ma ora che la situazione va precipitando mi sento in dovere di proporle la soluzione di tutti i suoi problemi, che gradirei lei considerasse anche come miei problemi.

MARIA- O quali sarebbero questi problemi?

DEMETRIO- Inutile fingere, o nascondere la testa sotto la sabbia. Il suo nuovo stato ha creato una situazione, diciamo, conflittuale fra lei e il signor Pio.

MARIA- Scusi: che conflitto ci dovrebbe essere fra me e mio marito?

DEMETRIO- Il signor Pio, che non ho menzionato con l'appellativo di marito, perché ha cessato di nutrire per lei quella stima e quell'affetto che un coniuge deve sentire nei confronti dell'altro... Il signor Pio, dicevo, cova verso di lei dei sospetti infamanti.

MARIA- Mio marito?! Poveruomo, o cosa dovrebbe sospettare! E poi lei... cosa ne sa?

DEMETRIO- Frammenti di conversazione, sguardi, sensazioni... quasi impalpabili... Insomma: non vorrà negare che il signor Pio la ritiene... fedifraga!

MARIA- Fedigrafa?! Ioo?... Non me ne ero mica accorta.

DEMETRIO- Quell'uomo, che indegnamente lei continua a considerare suo marito, di frontealla sua condizione di futura madre, non ha saputo trovare niente di meglio che insultarla, accusandola di essere venuta meno al più sacro dei doveri coniugali: la fedeltà!

MARIA- Continui, vada avanti... Son curiosa di sapere come va a finire.

DEMETRIO- L'ottusità mentale del genere umano, certe volte è infinita... Non negherà che lei sta per essere cacciata di casa... Forse, ha già avuto l'ultimatum!

MARIA- (Divertita). La dichiarazione di guerra! Ci manca solo che intervengano le Nazioni Unite... O il consiglio dei ministri.

DEMETRIO- Non vogliamo scomodare consessi così elevati. Cara amica: se dovesse verificarsi una tale calamità, se dovesse trovarsi in mezzo a una strada, io: Demetrio Bacherotti, in coerenza con la profonda amicizia che ci lega... sarei orgoglioso di offrirle ospitalità nella mia umile dimora. Un appartamentino da scapolo, bilocale termosingolo posto macchina coperto, piccolo, intimo, caldo... un nido che potrebbe risuonare del cinguettio del piccolo passerotto.

MARIA- Quasi quasi, mi ci fa credere... Sa che lei parla molto ma molto bene, sor Demetrio.Doveva tentare la carriera politica... o fare il rappresentante di commercio.

DEMETRIO- Troppo buona; sono un modesto autodidatta... Ma saprei essere un buon compagno, un padre, un angelo custode e... non oserei sfiorarla nemmeno con un dito.

MARIA- (Cessa di divertirsi. Si arrabbia) Ci mancherebbe altro! Ma cosa ci si è messo nella testa?! Lei, sor Demetrio, ha troppa fantasia! Si inventa le cose di qui a lì! La faccia finita!!

SCENA 7 - GINA, DEMETRIO, MARIA

GINA- (Di fuori, chiama con voce soffocata) Maria... Sor Demetrio. Sono io, apritemi.

DEMETRIO- La signora Gina. Cosa le è successo? (Maria va ad aprire)

GINA- (Entra. Parla a bassa voce) Scusate, non ho suonato perché avevo paura di richiamare l'attenzione di suo marito. Vi ho sentito parlare un po' più calorosamante e allora mi son detta: poverini, avranno bisogno... e così, eccomi qui.

MARIA- Sempre sollecita, la nostra Gina. Ma non si dia pena: al sangue non ci siamo ancora arrivati, anzi: il sor Demetrio stava per andarsene, non è vero?

DEMETRIO- Veramente... non avevo manifestato una tale intenzione... ma se insiste...

MARIA- La ringrazio di tutto cuore della visita. Mi ha fatto tanto ma tanto piacere.

GINA- O cosa è successo? Forse suo marito si è accorto di qualcosa?

MARIA- Di cosa si deve accorgere? Cosa sa, sora Gina?

GINA- Io? Nulla! Ma siccome abbiamo gli appartamenti a parete... le case moderne, sa com'è, anche senza volerlo, certe volte si sente tutto... senza malizia... Allora cosa ha deciso? Ci va?

MARIA- Dove?

GINA- Dal sor Demetrio. La casa è un po' piccola ma c'è tutto: il metano, l'acqua calda, un bel cucinino, un terrazzino per stendere i panni, pensi c'è anche la televisione col satellite...

MARIA- O lei come fa a saperlo?

GINA- Se lo ricorda ci andai una volta a portargli i biglietti della lotteria di quando si allottava la bicicletta, che lui li doveva smerciare fra i suoi colleghi...

MARIA- E le riuscì di vedere tutte quelle cose lì?

GINA- Gliel'ho detto: la casa è piccolina, si fa presto a girarla tutta.

DEMETRIO- La signora Gina fu così gentile da portarmi fino a casa quei biglietti... Lei invece, potrebbe trattenersi... fino a quando le torna comodo. Anche per sempre.

GINA- Com'è romantico! Ne approfitti, ci vada, un'occasione così, prima che ritorni...

MARIA- O perché non ci va lei... a stendere i panni sul terrazzino!

GINA- Io ho mio marito, poveruomo, non lo posso mica abbandonare.

MARIA- E nemmeno io posso abbandonare il mio!

GINA- Ma, non l'ha buttata fuori di casa?!

DEMETRIO- Non per insistere ma, ho l'impressione che la situazione vada precipitando.

MARIA- (Li guarda. Sorride. Breve pausa) Va bene, va bene. Prima però, bisogna che lo saluti: un briciolo di educazione. (Si affaccia alla porta di fondo a sinistra) Pio... Pio... vieni un pochino qui, per piacere. (Ai due) Sapete com'è... bisogna dirglielo.

DEMETRIO- (A Gina) Separazione consensuale... Con alimenti inclusi.

SCENA 8 - PIO, MARIA, GINA, DEMETRIO

PIO- (Entra; indossa un camice da pittore, ha in mano alcuni pennelli). Mi volevi, Maria? Cosa c'è? Oh, abbiamo visite. Buonasera.

DEMETRIO- Buonasera... Vedo che stava dipingendo. Natura morta o... la Didone abbandonata? Lo abbiamo disturbato?

PIO- No no. Mi ero messo a buttar giù qualche schizzo. Sapete com'è: le idee, quando arrivano vanno prese al volo e fissate sulla tela. Sennò poi spariscono e chi s'è visto s'è visto.

GINA- Cosa fa, un altro toro? Come quello di ieri, coll'albero e con le corna?

PIO- Già: le corna... Povera bestia, portarsi dietro tutto quel peso... Noi esseri umani, invece le corna non le abbiamo; non le abbiamo mai avute!

DEMETRIO- Immaginare un uomo con le corna! Forse qualche pittore surrealista... Ma non è il suo caso, signor Pio.

PIO- C'è chi se lo immagina... anche senza essere surrealista; e nemmeno pittore!

DEMETRIO- Già... Comunque ci dispiace di averla strappata alla sua pausa contemplativa... di meditazione. So benissimo come ci si sente quando si viene strappati brutalmente alle riflessioni... filosofiche... etiche... morali. Riflessioni... riflessioni... Beh; riflessioni!

GINA- Quando si mette a riflettere il sor Demetrio... Oh, ne studia sempre qualcuna nuova. Come quando inventò la trappola per i topi, che era una trappola come tutte le altre ma col formaggio sponsorizzato dalla latteria del sor Pompeo. Ma la protezione degli animali si mise a litigare e allora non se ne fece di nulla.

DEMETRIO- (A Gina) Lasci perdere... sciocchezze. (A Pio) Ci siamo permessi perché la signora Maria ha voluto chiamarla.

PIO- Ah, sì? (Alla moglie) Cosa volevi? Ti senti male, hai bisogno?

MARIA- No, sto veramente bene.

DEMETRIO- Forse, sua moglie voleva porgerle un saluto.

PIO- Dovete andare da qualche parte, per la vostra associazione? Le mani sporche... volevo dire le mani pulite... insomma le mani che si lavano... Vai vai; ritorni presto? Caso mai, per cena comincio a fare qualcosa io: intanto posso mettere l'acqua sul fuoco.

DEMETRIO- Può darsi che la signora non torni a casa per cena...

PIO- Mangiate fuori? Dove andate?... Stai attenta, lo sai: se mangi troppo piccante la sera, ti rigiri per tutta la notte.

MARIA- (Sorridente, ironica, affettuosa e complice verso il marito) Vedrai stasera non ritorno. Povero Pio: dovrai startene da solo in quel lettone...

PIO- (Sta al gioco ma ancora un po' incredulo) Perché non ritorni?

MARIA- Non me l'hai detto te di andare via? (Posa melodrammatica) M'hai scacciata di casa!

PIO- (Ormai convinto, sta al gioco. Melodrammatico pure lui) Ioo?!

MARIA- (c.s.) Sì, te!... Siccome sono una moglie infedele, hai fatto la scena madre e m'hai buttato fuori di casa... (Normale) Non te lo ricordi?

PIO- Ah, sì. Quando è stato, ieri? O stamani?... L'ho recitata bene la cosa lì... la scena madre?

MARIA- Peccato non c'era il pubblico a sentirti... chissà che applausi, avresti avuto!

GINA- Io l'ho sempre detto: si dovrebbe mettere a recitare!

PIO- E poi? com'è finita?

MARIA- C'è stata un'altra scena patetica: l'ha fatta il sor Demetrio. Pensa come è buono, mi ha invitato a casa sua: mangiare, bere e dormire senza spendere una lira.

PIO- E te stai quii?! Corri sai, vacci in volata! Bisogna saperne approfittare delle occasioni.

GINA- (A Demetrio) Ha visto, si mette bene: c'è anche il consenso del marito

PIO- Non ce n'è bisogno di consensi... Siamo in un paese libero, noo? Ma una moglie per bene non se ne va, non abbandona la famiglia: si è presa degli impegni e li mantiene. E un marito per bene non scaccia la moglie che non gli ha fatto nulla.

DEMETRIO- Bene... Bene... Sono contento di vedervi rappacificati.

PIO- No, non siamo rappacificati... perché non siamo mai stati litigati. Anzi non ci siamo mai voluti tanto bene come ora. Un figliolo a quest'età è proprio una benedizione del Cielo! Ci pensate: si ricomincia tutto da capo, si ritorna giovani! Poi ci sono i figlioli, che ci daranno due nipotini... speriamo due soli... Che famiglia, sarà la nostra! Faticosa, da non farcela... ma bella, piena di vita... piena di pannolini pisciosi... e d'allegria! Non la cambierei con tutto l'oro del mondo!

MARIA- Sor Demetrio, la ringrazio dell'invito, è stato tanto gentile ma, lo vede, ho una bella famiglia da tirare avanti.

DEMETRIO- Bella famiglia davvero! Non voglio certo arrogarmi il diritto di ergermi a giudice ma mi sembra di poter affermare, senza tema di errore, che la moralità, qui, non ci sta di casa! Proprio non ci sta!... Di casa!

GINA- Non ci sta! Senza tema! E noi che ci siamo sempre venuti... ingenuamente... senza malizia... Quando lo verrà a sapere il mio Umberto...

DEMETRIO- Gli altri soci! Che diranno!... Alla prossima assemblea proporrò la radiazione della nominata Lupetti Maria, con ritiro della tessera!

PIO- Io dico cosa aspetta! Così non vi avrò più per la casa a rompere i corbelli! Potete principiare da ora con le radiazioni!... Arrivederci... E buon viaggio! (Si avvicina all'uscita di destra, con un inchino ironicamente garbato, li invita ad uscire)

DEMETRIO- Signora Gina, non intendo restare un minuto di più in questo obbrobrio. (Gonfia il petto, alza la testa e, con incedere da nobile offeso, esce).

GINA- In questo brodo! Nemmeno io ci voglio restare! Tanti saluti! (Imita l'uscita di Demetrio).

SCENA 9 - PIO, MARIA

PIO- Finalmente!... Mi dispiace per te, erano tuoi amici.

MARIA- Gli amici si riconoscono nei momenti delicati. Se non ti sanno capire, che amici sono?

PIO- L'associazione... era il tuo passatempo.

MARIA- Da qui in avanti, di passatempi n'avrò anche troppi.

PIO- Bisognerà rimboccarsi le maniche; ci sarà da lavorare sodo.

MARIA- E la cosa ti spaventa?

PIO- No, a te?

MARIA- Nemmeno. Basta che mi reggano le forze: non siamo mica più tanto giovincelli.

PIO- Dimmi la verità: Sei contenta di quanto è successo?

MARIA- A dire che faccio le capriole dalla contentezza, sarebbe un po' esagerato... ma la volontà di ricominciare tutto da capo ce l'ho; e in quanto alle forze... vorrà dire che piglierò le vitamine!

PIO- E se la gente chiacchiera, lasciamola discorrere.

MARIA- Noi si sa come stanno le cose! E anche i nostri ragazzi, mi pare che son parecchio responsabili. Non abbiamo proprio nulla da vergognarci!

PIO- Si, debbono vergognarsi gli altri. Pensano male perché son capaci di farlo. O magari, lo vorrebbero fare ma non gli riesce nemmeno quello!... I nostri ragazzi: era meglio se non succedeva ma, dal momento che è successo, si son comportati proprio come avrei voluto che si comportassero.

MARIA- Ma, da principio, li hai sgridati, li hai rimbalzati.

PIO- Te lo devo dire? Ero accecato... Si vive in un mondo che ti fa vedere le cose come dentro una gran nebbia: vedi delle sagome e ti devi abituare a passarci nel mezzo, senza scontrarti con nessuno... Ma chi sono queste ombre? Non ce l'hanno un volto, una voce; e così, piano piano, ti abitui a scivolare, senza dar noia a nessuno: buongiorno e buonasera e tutto finisce lì.

MARIA- È proprio vero: l'importante è sapersi comportare in modo da stare dentro le regole. Che poi, chi l'ha inventate queste regole? Non si è mai saputo.

PIO- Mi sembra di essere tornato al principio, ai primi tempi.

MARIA- Son passati tanti anni...

PIO- No: son passati due mesi, un mese... da quando si cominciò a costruire questo ranocchietto (le tocca il ventre). È come se ci fossimo risposati... Il primo matrimonio, mi pare sia andato abbastanza bene, il secondo sarà anche meglio... Per ora siamo sempre in luna di miele...

MARIA- Due sposini... ma, c'è tempo per parlarne. Ora ci sono tante cose da fare...

PIO- Cosa c'è da fare?

MARIA- Tutto! C'è da preparare... e te non starmi fra i piedi. M'impicci. Guarda: prendi i tuoi pennelli e vai di là a pitturare.

PIO- La pittura, per un pezzo, la dovrò mettere da parte.

MARIA- No, almeno questo quadro lo devi finire. Cosa ci metti?

PIO- Mi era venuto in mente... ma non lo so se sia un'idea buona... Tu, però, mi devi aiutare.

MARIA- Se mi riesce... Ma cosa ci vuoi mettere?

PIO- Volevo fare... una cicogna... col becco lungo con tutti i fagotti dei bambini... almeno tre... che fa il nido proprio sul tetto di questa casa.

MARIA- Bello... Ti riuscirà?

PIO- Ci provo. E anche se non dovesse venirmi tanto bene, non importa. La nostra cicogna, a dirselo in confidenza, non è mica tanto normale.

MARIA- Deve avere il cervello un po' a processione.

PIO- La cicogna impazzita! Lo voglio intitolare così il quadro. Andiamo: ho bisogno del tuo aiuto (si avviano a sinistra) Sì sì: la cicogna impazzita! Ti piace? (Maria approva. Escono a sinistra).

FINE