La collana

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ATTO I

LA   COLLANA

di Rino Gobbi

(treatti senza cambio scene, in dialetto padovano)

Personaggi:


MODESTO   

ETTORE           

CANDIDA

CECILIA           

MIRANDA

TRANQUILLO

MAFALDA       

ROSSELLA

MATTEO           

MERCEDES

SILVANA

VITTORIO

ANGELIKA

Nipote di tranquillo e Mafalda: scaltro, a volte filosofo.

Marito di Angelika: spalla di Modesto, scaltro.

Figlia di Tranquillo e Mafalda: caparbia.

Moglie di Modesto: ingenua.

Amica di Candida: svampita, ipocondriaca.

Zio di Modesto: irascibile e avaro.

Moglie di Tranquillo: energica.

Cognata di Tranquillo: altezzosa.

Fratello di Tranquillo: sottomesso alla moglie.

Vicina di casa: aggressiva.

Suocera di Mercedes: inflessibile.

Figlio di Miranda: tonto.

Moglie di Ettore: vanitosa.

.


Trama

“La collana” è la storia di un inganno escogitato dal nipote Modesto, aiutato dal suo amico Ettore, ai danni dello zio Tranquillo.

Tranquillo deve partire con la moglie Mafalda per partecipare a un matrimonio di una sua nipote a Firenze. Siccome teme che l’oro, lasciato a casa, sia derubato, lo affida a Modesto.

Modesto, d’accordo con Ettore, escogita un inganno allo zio e decide di fingere di avere perso la memoria e di non sapere più dove ha nascosto l’oro. Poi, quando presumibilmente lo zio metterà in palio una ricompensa per chi lo troverà, l’oro sarà rinvenuto da Ettore, e la ricompensa divisa tra loro due.

Fintantoché gli zii sono a Firenze Ettore si fa prestare da Modesto la collana, che fa parte dell’oro, per darla ad Angelika, sua moglie, che deve partecipare a una festa fuori paese.

Ettore dirà ad Angelika che la collana è della moglie di un suo amico, e che non si faccia vedere con il gioiello addosso perché la moglie di questo fantomatico amico potrebbe riconoscerla e volerla indietro. Ma la vanitosa Angelika viene scoperta con la collana da Miranda, l’amica di Candida, figlia di Tranquillo e Mafalda. Miranda rivela a Candida quanto ha visto. Tutte e due pensano che la collana le sia stata regalata da Modesto perché suo amante.

Quando tornano Tranquillo e Mafalda, Modesto recita la parte dello smemorato. Come previsto Tranquillo promette una ricompensa a chi troverà i gioielli.

Nel frattempo Candida rivela al padre che Modesto è l’amante di Angelika. Però il padre non le crede. Ma nella scena successiva Tranquillo vede Modesto ed Ettore litigare per la collana, perché Ettorenon voleva ritornargliela a Modesto se prima non gli avesse rivelato il nascondiglio dell’oro. Però Tranquillo pensa che stiano litigando perché Ettore aveva scoperto il tradimento. Modesto, uscendo sbatte la testa sullo stipite della porta e perde veramente la memoria.

Tranquillo fa chiamare il nipote per ammonirlo. Quando entra Modesto entra però anche Ettore; così Tranquillo decide di non rivelare quello che sa per timore di una scenata. Ettore fa capire a Modesto che ora vuole ritornargli la collana e, convinto che questi gli sveli il nascondiglio dell’oro,alza il valore della scommessa a duecento euro con Tranquillo. Ma Modesto, che ha perso veramente la memoria, implora l’amico di non scommettere. Ettore è sempre convinto che l’amico finga e pattuisce la scommessa.

Dopo qualche tempo rientra Ettore che racconta a Candida e a Miranda del tradimento di Modesto. Lui intende il tradimento in quanto l’amico non vuole più fargli trovare l’oro (che non può farlo perché ha veramente perso al memoria), ma Tranquillo e gli altri pensano ancora al tradimento di Modesto con Angelika.

Candida rivela a Ettore che Modesto è l’amante di sua moglie Angelika. Ettore esce infuriato alla ricerca di Modesto.

Entra Modesto, cui viene detto di scappare perché Ettore sa che lui è l’amante di sua moglie. Modesto non fa a tempo di raccapezzarsi quando entra Mafalda che lo aggredisce e lo manda a sbattere con la testa contro lo stipite della porta, e Modesto recupera nuovamente la memoria; poi fugge perché inseguito da Ettore.

Entra Angelika, e viene chiarito il fatto che lei non è l’amante di Modesto.Entra Modesto con l’oro e mentre scherza con Angelika entra anche Ettore, che li vede abbracciati, e lo insegue per picchiarlo. Alla fine viene chiarito tutto. Nel finale, Tranquillo esige i duecento euro da Ettore, quelli della scommessa. È il valore della collana che, siccome ce l’ha Angelika, a buon diritto spetta a lei, unica vincente di tutta la storia.

Una stanza con due uscite opposte e una finestra.

ATTO I

Nella casa di Tranquillo e Mafalda.

Scena prima

MODESTO, ETTORE

MODESTO                (entrando con Ettore, facendo il gesto dell’ombrello) Ghe sta ben a chel tirchio de me zio, chelse tièn tuto per éo, a chel avarasso, spilorcio, a chel tacagno, a chel peocioso che nol pensa ai so neodi.

ETTORE                    E ai amissi dei so neodi (cioè a lui).

MODESTO                L'è andà al matrimonio, no? Al matrimonio de so neoda. El se ga portà anche so mujere…

ETTORE                    To zia.

MODESTO                Sì, me zia. Ma ora mea pagherà. El me ga consegnà l'oro? Me lo ga afidà perché lo nascondesse ben dai ladri? Perché nol se fida dea Candida?

ETTORE                    So fiola, to cugina.

MODESTO                E mì lo go sconto ben, vero Ettore?

ETTORE                    Massa ben teo ghe sconto!

MODESTO                (ironico) Tanto che ora non riussimo pì a trovarlo gnanche noialtri (risata)!

ETTORE                    Ciò, se te perdi ea memoria…

MODESTO                A meno che, a meno che?…

ETTORE                    Se noialtri proponemo a to zio na ricompensa per chi lo troverà…

MODESTO                Compensa che cascherà nee nostre man perché teo troverè tì.

ETTORE                    Che divideremo a metà, da boni amissi, in barba a Candida.

MODESTO                La zitèa. (ironico) Quea che se ne frega dea casa, che noea spolvera mai, che ansa le robe fora posto, quea… amica de staltra (risata).

ETTORE                    Staltra, Miranda, (ironico) quea che xe atenta, che xe sveja, che la xe inteligente…

MODESTO                Inteligente come un’oca, ah, ah, ah! (entra Candida).

Scena seconda

MODESTO, ETTORE, CANDIDA

CANDIDA                 (spolverando) Cossa gavìo voialtri da ridere, sio drio ridere ae me spale forse?

MODESTO                Noialtri? No, perché dovarissimo ridere ae to spale cuginèta(risata).

CANDIDA                 Alora volì torme in giro davero? Come se non savesse che ghe xe un bon motivo per farlo.

MODESTO                E quae xeo, cugineta, che noialtri non lo conossemo?

CANDIDA                 L’oro, l’oro, eco el motivo. Non so proprio perché me papà non lo gàbia dà a mì da custodire, che so loro fiola. E lo ga da a tì.

MODESTO                Non te lo sè perché cugineta? Ma perché se lo dava a tì,i ladri te lo garia rubà subito.

ETTORE                    Par mì i ladri vedendo èa li sarìa invesse scampà.

MODESTO                Gheto sentìo cugineta cossa che ga dito Ettore?

CANDIDA                 Non me meravejo dea so ironia perché ea bote dà el vin che la ga, (acida) e dentro,èo ga el vin marso!

MODESTO                Calmate cugineta, se scherzava soeamente.

CANDIDA                 E basta con sta “cugineta”!

MODESTO                Sì, xe vero, basta cugineta (risata).

CANDIDA                 Adesso te sì veramente ofensivo, non vojo che se rida su de mì.(esce Candida).

Scena terza

MODESTO, ETTORE

MODESTO                (sincerandosi che Candida non ascolti) Vojo vedere la facia de me zio quando vedarà che so nipote ga perso ea memoria.

ETTORE                    Varda de non ridere Modesto quando che te sarè davanti a èo, perché ne va dea nostra reputassion, ma anche del nostro compenso.

MODESTO                Farò el serio

ETTORE                    Bravo.

MODESTO                A proposito, me racomando, gheto dito ad Angelika che non la se fassa vedere in giro con la colana?

ETTORE                    (ad alta voce, ammiccando a Candida fuori scena) Quea de to zia, che fa parte dei gioieli che te ghe sconto? Quea che te ghe dà ad Angelika per andare a una festa fora paese?

MODESTO                Ssst, sito mato! Parla piàn!Sì, proprio quea. Ghe gheto contà ea storia che la colana la xe dea mujere de un to amico, e cheèo non voe che se sàpia che te la ga prestà?

ETTORE                    Xa fato! Nessuno savarà che chea colana fa parte dei ori de to zii. Gnanche Cecilia, se tì no te ghe disi gnente.

MODESTO                Tuto dipende da Candida, secondo tì gheo dise a Cecilia che me zio me ga consegnà l’oro?

ETTORE                    Secondo mì no, perché ea ga paura de farla stare mae.

MODESTO                Anche secondo mì. No, te vedarè che non gheo dirà. (escono Modesto e Ettore. Entrano Candida e Cecilia)

Scena quarta

CANDIDA, CECILIA

CANDIDA                 …Cossì, sti ori che te disevo, adesso li ga to marìo… Ma tì proprio non te savevi gnente?

CECILIA                    Modesto me dise soeo le robe importanti

CANDIDA                 Che voria dire soeo queo che interessa a èo. Ah, sti omini, uno péso de staltro!… Adesso dovarìa arivare Miranda, la me amiga pì sincera, chea torna dal mercà, perché, vèdito Cecilia, a mì me piase la xente semplice.

CECILIA                    Ma mì so che Miranda la xe…

CANDIDA                 Sì, la xe un pocheto tonta, come che se dise, ma la capisso e non la togo in giro. (entra Miranda).

Scena quinta

CANDIDA, CECILIA, MIRANDA

CANDIDA                 Xa qua?! Cossa gheto comprà al marcà, le solite robe?

MIRANDA                Sì, le solite robe, ma anche dei pesseti rossi, li me faseva tanta pecà vederlinea vasca, che li andava avanti e indrio senza trovare na via d’uscita.

CANDIDA                Lo so che te ghe un cuore bon. Seto che i me genitori xe partii per Firense e li starà via una settimana?

MIRANDA                Sì, te meo ghevi xa dito un mese fa…

CANDIDA                 No, te lo ghevo dito diese giorni fa, ma non conta. Te sé el so oro…

MIRANDA                Sì, una volta to mama me lo gheva mostrà.

CANDIDA                 E seto a chi che lo ga consegnà l'oro? A Modesto. A Modesto lo ga consegnà!

MIRANDA                Nooo!?  Tuto cheloro? Quei braciali, quei orecini con le perle de to mare, e la colana?… Gheo ga da a Modesto? Achel farabutto? (rendendosi conto che c’è Cecilia) Oh, scusa Cecilia, l’è sempre to marìo, anche se el te trata da insulsa.

CECILIA                    Mì ghe vojo ben, l’è el me omo.

MIRANDA                Varda Cecilia che bisogna svejarse, svejarse!(a Candida)Ma perché to papà non lo ga afidà a tì el so oro?

CANDIDA                 Nol se fidava.

MIRANDA                E el se ga fidà de Modesto? Ma anche i tui alora i xe dei cretini! Come se fa, come se fa!

CANDIDA                E in pì ghe xe el so amigo Ettore.

MIRANDA                Oh Dio, n’altro de bon!

CANDIDA                 Pensa un fià in che man che xe finìo l'oro!

MIRANDA                Per fortuna che ogni volta che vegno da tì trovo dele novità, anche se le xe brute, perché a casa me anojo.

CANDIDA                 Serca de fare qualcosa, impegnate magari nel volontariato.

MIRANDA                Che roba xea?

CANDIDA                 Fare del ben agli altri.

CANDIDA                 E a mì, chi me fa del ben se me annoio sempre? (entrano Modesto e Ettore).

Scena sesta

CANDIDA, CECILIA, MIRANDA, MODESTO, ETTORE

MODESTO                (non accorgendosi di Cecilia) Lavorare bisogna, lavorare! Cossì te saverè quanto che costa el sae dea tera.

MIRANDA                Come fasso a savère quanto che costa el sae dea tera, no so mìa una contadina.

MODESTO                Lo so, te sì pì alta dei campi, tanto pì alta, altissima: te ghe ea testa nee nùvoe (risata).

CANDIDA                 Basta torla in giro!

MODESTO                Varda checome èa che noea capisse ghe xe tanta gente… questo xe el vantaggio de chi non sa gnente.

CANDIDA                 Ciò, el voe fare anche el poeta adesso!

MODESTO                Ma se la lavorasse…

CANDIDA                 Ancora con sto lavoro?!...

MODESTO                Sì, perché l'omo xe fato per lavorare!

CANDIDA                 E ora lavora tì che te te credi un omo! Senti un fià chi parla de lavorare?!

MODESTO                (accorgendosi di Cecilia) Toh, cossa feto tì qua?

CECILIA                    So vegnù a trovare la Candida. Ma tì, non te me ghe dito che te ghe l’oro de to zio, almanco te podevi mostrarmelo.

MODESTO                Per farte stare mae?... No cara, mì te vojo un ben dell’anima… Varda, se chel taccagno de me zio me ghesse dito: Ciapa sto braciàe, o un anèo, o la colana e daghea a to mujere, mì te la garia dà.

CANDIDA                 Lo credo ben!

ETTORE                    Nel senso che la garia invesse vendù: voialtre femene non capì la psicologia dei maschi.

CANDIDA                 Mejo dire, la psicologia de voialtri do.

MODESTO                Perché voialtre sì sensa. Infati Dio ga fato l’omo come una machina perfetta, la femena un poco manco.

CECILIA                    Modesto, perché te parli cossì mae?

ETTORE                    (pomposamente) Lui parla da filosofo.

CANDIDA                 Eco, questi xe i omini che se trovemo fra i piè.           

MIRANDA                (a Modesto) Cossa disìvito quando che te sì entrà?

MODESTO                E queste xe e femene!Che non se ricorda queo che xe sta dito do minuti fa.

MIRANDA                Teo ghe deto prima, non teo ghe miga dito adesso!

MODESTO                Del lavoro parlavo, del lavoro de l’omo!

MIRANDA                Se xe l'omo che xe fato per lavorare, mì so una dona.

MODESTO                Furba la signora! Comunque sta tranquila che el lavoro manuale sparirà.

CANDIDA                 Ti xe da un toco che te lo ghe fato sparire.

MODESTO                (cenno sarcastico verso la cugina) El lavoro se basa sul trasporto, sula comunicassion: adesso ghe xe el computer, i cellulari;de sto passo ghe sarà solo el telelavoro e l’omo gavarà bisogno solo dele so idee per comunicare. El corpo no garà pì senso de esistere, e se dissolverà.

CANDIDA                 Senti el filosofo!

MIRANDA                Non te go mai sentìo parlare cossì ben.

CANDIDA                 Quando se trata de non lavorare el sa parlare anche mejo!

MIRANDA                Brrr che brividi. Ma mì per viagiare adopererò sempre la me bicicletta, non sparirò de certo.

MODESTO                Perché te sì una dele ultime persone povere e oneste.

MIRANDA                Beh, povera…

MODESTO                Povera nel senso che tì non te sì un'arampicatrice sociale se te usi ancora la to bicicleta.

MIRANDA                Scusa, dove pensito che dovarìa arampicarme?

ETTORE                    Eo intende un’arivista.

MIRANDA                E dove dovarìa arivare?

MODESTO               Ansemo stare và.

CECILIA                    Ma perché sì cossì? El mondo l’è tanto beo se se xe tranquii.

MODESTO                Ne basta uno de Tranquillo.

CECILIA                    (a Modesto) Vien a casa, che te me ghe promesso de tacarme ea mènsoea in cusina.

MODESTO                Cara, te sì ea dona che me piase de pì al mondo!

CANDIDA                 Lo credo ben!

MODESTO                Però con calma moglie, con calma vegnerò a casa…

ETTORE                    Vedìo, questa xe la prova che Modesto non xe un arivista.

CANDIDA                 Va, va Cecilia, che prima che te vè via tì po’ darsi che sto ebete te segua, e se l’è con tì non l’è pi con mì, a rompere con el so degno amico.

MODESTO                E invesse mì resto

CANDIDA                 Eco el ben che te voe.

CECILIA                    Go sentio che basta che sia uno soeo a voere ben.

CANDIDA                 E gaea da essere sempre ea dona quea “de uno soeo” che ga da voère ben? (Cecilia esce).            

Scena settima

CANDIDA, MIRANDA, MODESTO, ETTORE,

MIRANDA                (riceve in viva voce una telefonata al cellulare) Cossa voto Vittorio?... Ghe xe me papà che nol riesse a trovare el dentifricio curativo? L’è drio sercarlo in tuti i posti, ma non lo trova.

MIRANDA                Gaeo vardà in entrata, o in cusìna?…

ETTORE                    O in bagno…

MIRANDA                Sì, el poe essere in bagno. Ma perché sti omàni noi trova le robe de casa e le go da trovare sempre mì?

MODESTO                Voialtri adoperè el dentifriciocurativo?

MIRANDA                Certo, xe queo che racomanda i dentisti.

MODESTO                Alora te sbagli a usarlo: i dentisti non poe dare boni consigli, perché la gente non andarìa pì da lori. Non te trovi giusto anche tì, Candida?

CANDIDA                 (sbuffando) Sì, Modesto.

MIRANDA                Ma mì me trovo ben…

ETTORE                    Te spiego: imàginate un carossiere, se èo te disesse de non andare pì a sbatere con la machina adosso al muro del garage, el farìa el so dovere.

MIRANDA                Certo.

ETTORE                    Ma andarìa contro i so interessi, perché tì no te ghe porteressi la machina a riparare.

MIRANDA                Ettore, ma mì no go la machina!

MODESTO                I xe esempi, Miranda, esempi! Candida, corègeme se sbaglio.

CANDIDA                 Tì no te sbagli mai, te rompi e basta!

MIRANDA                Ora go da andare dal dottore perché go mal de testa.

MODESTO                Sito per caso meteoropatica.

MIRANDA                Cossa xea, na malatia?

ETTORE                    Maché, xe una che sente el tempo.

MIRANDA                Mì no sento el tempo: in casa ghemo l’orologio che no bate.

CANDIDA                 Me pare che sì drio torla in giro.

ETTORE                    Ma su, via, un po’ de ironia! Oh Dio, so drio parlare in rima anche mì.

MIRANDA                Cossa xea l’ironia, n’altra malatia?

MODESTO                Anche ti poetessa! Cara Miranda, l’ironia xe forse l’unica malatia che no te ghe.

MIRANDA                Mì no capisso…

CANDIDA                 Adesso basta prenderla in giro, finiamola!

MIRANDA                Vago via, mì so stufa de sti do qua! (esce).

Scena ottava

CANDIDA, MODESTO, ETTORE, CECILIA

CANDIDA                 Come mai ancora qua?

CECILIA                    Vòio andare a casa con Modesto, el ga da tacarme la mensola.

CANDIDA                 Varda, che èo el sia qua o che el sia là, la mensola non te la atacherà… Oh Dio, so drio parlare in rima anche mì!

ETTORE                    Doppia rima, te sì forte Candida!

CANDIDA                 Me so acorto, sarà colpa de to marìo chel me “ispira”.

MODESTO                (a Cecilia, irruente) Se ghemo da andare, alora andèmo!

CANDIDA                 Ecoel ben che te voe to marìo. Sta qua invesse Cecilia, che li vaga via loro invesse.

MODESTO                Sì, xe mejo andare. (escono Modesto ed Ettore).

                       

Scenanona

CANDIDA, CECILIA

CANDIDA                 Ah Cecilia, se li gavesse mì quei gioieli, sicuro che me li meterìa indosso; go soeo quei del batesimo e dei altri sacramenti, fora che el matrimonio, perché demorosi che me ne regala de novi, non ne vojo… beh, non ghe no. Ne gavevo uno una volta…

CECILIA                    Fernando?...

CANDIDA                 Sì Fernando, ma come fato a saverlo, non te ne go mai parlà?

CECILIA                    Me lo ga dito Modesto che Fernando dopo tanto el ga capìo con chi chel ghevaa che fare.

CANDIDA                 Con me papà, vero?

CECILIA                    No, no, el disèva chel gheva a che fare con tì.

CANDIDA                 Con mì?...(imbarazzata). Adesso xe mejo che te vaghi a controlare quelo che fa to marìo.

CECILIA                    Starà attaccandome la mensola…

CANDIDA                 Non farme ridere.

CECILIA                    Voto che non sia drio tacarme la mensola? L’è cossì caro èo!

CANDIDA                 Caro?... Te galo mai regalà qualcossa? Non so, un gioielo?

CECILIA                    Eo dise sempre che mì merito pì de un gioielo.

CANDIDA                 E non te lo compra… Almanco un profumo?…

CECILIA                    Eo dise che mì so un fiore e non go bisogno de profumo.

CANDIDA                 E non te lo compara… El ga ciapà tuto da me papà. Adesso va, vaa vedere se Modesto xe drio tacarte la mensola.

CECILIA                    (trasognata) Sì, vago dal mio amore. (esce Cecilia. Entra Miranda).

Scena decima

CANDIDA, MIRANDA

MIRANDA                (eccitata) Candida, non te podarè mai imaginare cossa che go visto apena adesso. Robe del’altro mondo! Una roba incredìbie, una roba massa grande, massa sporca… Conossito Angelika?

CANDIDA                 Sicuro, la mujere de Ettore, e alora?

MIRANDA                Conossito Mafalda?

CANDIDA                 Certo che la conosso, se la xe me mama! Insoma, calmate e dime cossa che xe sucesso.

MIRANDA                Te sé la colana de to mama? Quea che indossava soeo per le feste… A proposito, perché non sea ga messa per andare al matrimonio?

CANDIDA                 Me papà non ga voesto, el gheva paura che la perdesse.

MIRANDA                Intorno al colo?... Beh, seto dove che xe adesso la colana?

CANDIDA                 Sì che lo so, insiemeagli altri ori dei me genitori.

MIRANDA                E dove xei ora li ori dei to genitori?

CANDIDA                 Basta! Che rassa de imbrojo sito drio contarme? Teo go dito prima che i xe sta afidà a Modesto fintantochè lori andava a Firense per le nosse.

MIRANDA                A Modesto, te disi? Ne sito proprio sicura?

CANDIDA                 Certo che so sicura. Insoma, adesso basta! Cossa xe sucesso con sta colana?

MIRANDA                (sentenziando) La colana non la ga pì Modesto.

CANDIDA                 E chi la ga alora?

MIRANDA                La gaAngelika .

CANDIDA                 Chi?...Angelika? Ma sito sicura?

MIRANDA                Mì so sempre sicura de queo che digo e de queo che fasso.

CANDIDA                 Beh, non stemo esagerare adesso. Sicchè te ghe visto la colana indosso ad Angelika? Non xe possibie! Ma come gaea fato a finire da èa?

MIRANDA                Proprio non te lo sè? Non te lo indovini?

CANDIDA                 Non lo so proprio. Ghe la garà dà Modesto, chel manigoldo!

MIRANDA                E perché? Proprio non te ghe arivi? Se ghe so arivà perfin mì?

CANDIDA                 (comprendendo, sbalordita) Nooo!? (unendo i due indici della mani) Modesto e Angelika?… Non xe possibie!

MIRANDA                Epure?…

CANDIDA                 Ah, chel furfante de me cugin!

MIRANDA                Ah, chel furfante de to cugin!


ATTO II

Scena prima

TRANQUILLO, MAFALDA

TRANQUILLO         (vedendo dalla finestra arrivare Rossella a Matteo) Perché, ma perché te ghe voèsto parlare dei ori a me cognà, proprio a èa che te coèrse coi so gioieli, che non la vede l’ora de umiliare le persone, proprio a èa te ghe contà dei ori che te ghe? Cossì adesso ea xe qua per confrontarli con i suoi…E chel ebete de me fradèo che non l’è bon tegnèghe testa!

MAFALDA               Sì, va ben; ma ti alora non te podevi regalare un bracialeto un fià più grosso aea sposa, el pareva de filigrana, de quei che se regala al batesimo.

TRANQUILLO         Beh, matrimonio o batesimo, sempre un sacramento el xe!

MAFALDA               Ah sì, ma gheto visto quanti fiori che ghe jera, te parèveo un batesimo? A dire el vero el me pareva invesse un funeràe da quanti che li jera.

TRANQUILLO         Perché, cossa xeo el matrimonio?

MAFALDA               Non sta fare lo spiritoso, el jera un matrimonio e (sarcastica) la diferensa xe che to neoda la xe un po' pì grande de una neonata e la ga altre esigense. Non te vorè dire che te manca i schei? Tì e la to tacagnerìa! (Entra Rossella, che fugge subito per avvisare Matteo, contenta che i due litighino).

TRANQUILLO         Ma dove vaea?

MAFALDA   La garà ciapà paura.

TRANQUILLO         Quea? La xe èa che mete paura dala so altessa, te vedarè che la xe andà a ciamare me fradeo per fare do risate so noialtri. Colpa tua che te ghe ghe dito dei ori.

MAFALDA   Ancora con sti ori?...Quale xeo el problema? Glieli mostro e dopo sea cata.

TRANQUILLO         Te gheto dismentegà che li go dà a Modesto?...A proposito, Modesto gheva da essere qua ad aspetarme.

MAFALDA               Aspetarte per cossa?

TRANQUILLO         Come per cossa? Per ritornarme i gioieli, no? (entraRossella con Matteo, delusa perché si sono calmati).

Scena seconda

TRANQUILLO, MAFALDA, ROSSELLA, MATTEO

ROSSELLA   E ora, cognatina mia, dove sono i tuoi gioielli?

MAFALDA   (impacciata) Li go qua…, ansi li go là. (decisa) Insoma, Tranquillo, perché Modesto non se vede?

TRANQUILLO         El gheva dito chel me spetava qua.

MAFALDA               Ma come faseva savère che jerimo tornà a casa?

TRANQUILLO         El telefono esiste anche per questo.

MAFALDA   E quando ghe gheto telefonà?

TRANQUILLO         Dal’autogril del’autostrada, non te te ricordi?

MAFALDAMì non me ricordo un bel gnente. So che te jeri andà ala toilette (Rossella si infastidisce).

TRANQUILLO         Apunto, sul parchegio ghe jera una cabina telefonica, e da là go telefonà.

MAFALDA               (agitata) Sul parchegio? E la pipì? Te la ghe fata drio un albero? Per risparmiare i sinquanta centesimi?

TRANQUILLO         Beh, insoma… noialtri òmini podemo fare robe che voialtre done non podì fare. Se ocoreva a tì, mì te li garìa dà i 50 centesimi.

MAFALDA               (alzando le braccia al cielo) Varda un fià cossa che me toca sentire!

TRANQUILLO         Sbaglio o te me pari un tantin arabià?

MAFALDA               Arabià mì? Nooo! Mì so calmissima. Mì… (scaraventa a terra i giornali dal mobile e altri oggetti), mì qua spaco tuto!

ROSSELLA               (a Matteo) Tutta questa scena per farci credere che hanno i gioielli.

MAFALDA               Cossa dito? I gioieli ghe sarìa se sto qua li avesse anssà in casa.

ROSSELLA               Io i miei gioielli me li metto addosso.

MAFALDA               Anche mì me li meterìa adosso se el me ghesse anssà. Ma mì scopio! (si irrita ulteriormente).

TRANQUILLO         Calmate, calmate per carità, se no ariva la Mercedes.

MAFALDA   Ah, te ghe paura de èa, vero? Ti, che te te senti cossì forte nei confronti de tuti, te ghe paura de na dona.

TRANQUILLO         Dona? Ciamea dona quea!… Oh Dio, eccoea qua. (entraMercedes, che si atteggia a Mussolini. Tranquillo tenta di nascondersi. Rossella e Matteo escono fuggendo dalla paura).

Scena terza

TRANQUILLO, MAFALDA, MERCEDES

MERCEDES             (con fare arcigno) Cossa xea sta baraonda!Quante volte ghe goi dito che non vojo sentire rumore qua dentro, che mì so drio scrivere.

TRANQUILLO         (impacciato) Te sì sempre drio scrivere…

MERCEDES              Sì, mì scrivo sempre, gaeo capìo Tranquillo?Go da stare in pace e èo non ga da fare sto bacàn, altrimenti me sconcentra.

TRANQUILLO         (osando) Ma tì non te te riposi mai?...

MERCEDES             No! E se me riposasse, èo el garìa da fare ancora manco rumore, gaeo capìo?

MAFALDA               A dire el vero so sta mì a fare rumore…

MERCEDES             Sì, ma per colpa sua, mì so come che i xe fati i omani…

MAFALDA               (tra sé) Se la conossesse veramente gli omàni non se la sarìa ansà scampare un marìo cossì bon… E adesso la vive con la suocera, che per fortuna non la xe da manco de èa in fato de agressività. (A Mercedes) Come feto a conossere gli omàni se…

MERCEDES             Li conossso e basta! Non ocore averli tra i piè per savere come che li xe. E adesso vago. (prende Tranquillo per un orecchio) Me racomando Tranquillo, tranquilo!… se no sta recia la prossima volta la vien via de neto. (entraSilvana).

Scena quarta

TRANQUILLO, MAFALDA, MERCEDES, SILVANA

SILVANA                 La recia la stacherò a tì se no te la smeti de importunare sta fameja per ben!

MERCEDES  (sottomessa) Ma li faseva rumore.

SILVANA                  El rumore che go sentìo mì el jera quelo tuo. Non te ghe più da disturbare Tranquillo, gheto capìo? E adesso fora da qua! (Mercedes esce.) Perdonèa, la xe solo un fià esuberante. (fa l’occhiolino a Tranquillo) Ciao Tranquillo. (escono Mercedes e Silvana. Entra Candida).

Scena quinta

TRANQUILLO, MAFALDA, CANDIDA

MAFALDA               …Mercedes, Solo un po’ esuberante? Comunque sò contento che la suocera ghe tegna testa

CANDIDA     (affacciandosi alla finestra) Mepare de vedere me zii vegnere qua. Ma non xe possìbie, loro li xe in Toscana.

MAFALDA               No, no, li gera qua e dopo li xe scampà.

CANDIDA                 Anche tì con la rima? Ma cossa succede in sta casa?

MAFALDA               Chi lo sa? Fato sta che la rima me xe scampà.

CANDIDA                 Ancora?... Ma ora li gera proprio me zii, e cossa faseveli qua?

TRANQUILLO         Li xe vegnù a vedere i ori de to mama.

MAFALDA   Ori che non go, perché to pare… to pare li ga dà a Modesto.

CANDIDA                 Go capìo, ma perché li xe andà via?

MAFALDA               Perché xe entrà Mercedes.

CANDIDA                 E perché xe entrà Mercedes… insomma mama, goi da cavarte tuto fora daea boca?

MAFALDA   La Mercedes la xe entrà qua perchè… perché (ricordandosi) perché to papà el ghe ga dà i ori a Modesto, e mì non posso mostrarghei a Rossella. Ma mì qua rompo ancora tuto! (si agita e butta a terra ancora giornali e altri oggetti).

TRANQUILLO         Fermate, per carità, se no entra ancora quela là…

CANDIDA                 Ma cossa succede, parlo in rima anche mì adesso?... Se poe savere cossa che succede mamma? Cossa sito drio fare?

MAFALDA               Domandalo a to pare cossa che so drio fare.

CANDIDA                 Lo vedo anche mì cossa che te sì drio fare. Ma perchè?

MAFALDA               Perché la vita con to pare xe un inferno, e mì so stufa, non ghea fasso pì.

CANDIDA                 Ma dai, mama, che l’inferno non esiste, almanco so sta tera.

TRANQUILLO         (suardando la moglie) Invesse mì penso che l’inferno esista anche so sta tera. Oh, se esiste! (esce).

CANDIDA                 Adesso basta mama… basta te digo!(entrano Rossella e Matteo, che dalla paura vanno a nascondersi in uno stanzino (dietro alla quinta dove c’è Candida davanti. Mafalda esce arrabbiata. Subito dopo entra Miranda).

Scena sesta

CANDIDA, ROSSELLA, MATTEO, MIRANDA

MIRANDA    (a Candida, non sapendo che Rossella e Matteo stanno sentendo dietro alle quinte) Go visto to zii, ma forse me sbaglio, nonli podeva essere lori perché li xe in Toscana. Mejo cossì, perché to zia…

CANDIDA                 (intuendo quello che voleva dire Miranda) Sì, me zia ea xe na bea signora, chea sa vestirse e anche comportarse…

MIRANDA                Vestirse e comportarse? Ma sea se veste come na principessa, èa, cossì ignorante, e la se comporta come se ea fosse la regina de Inghilterra, non te vedi come che fa la sprota.

CANDIDA                 Beh, insoma, ea se comporta da signora…

MIRANDA                Ma se te me ghe sempre dito che non tea soportavi per la sua “altezzosità”.

CANDIDA                 Varda che te garè capìo mae…

MIRANDA                No, no, te disevi proprio cossì, che la se ategiava a nobildonna, invesse la gheva tanta boria e basta, serte robe me le ricordo.

CANDIDA                 (senza girarsi, rivolta alla zia, che sta dietro alle quinte) Ea varda che queste le xe robe che se diseva cossì, tanto per parlare, mì no la garìa mai offesa.

MIRANDA                Ma cossa dito? Me deto anche del “lei” adesso?

CANDIDA                 (a Miranda) Del “lei”?... Ah, go capìo, comunque qua bisogna troncare se no la se mete male.

MIRANDA                Proprio adesso che ghemo apena scomissia? E to zio, chel panpaùgo, chel pare nonel marìo, ma el cagneto de to zia…

CANDIDA                 (aRossella) Ea varda che mì de me zio non go mai dito gnente.

MIRANDA                Ancora con sto “lei”?… Invesse te ghe dito male anche de èo, perché te disi el contrario adesso?Del resto, come se fa a non criticare una persona sensa dignità, che non parla quasi mai, che fa tuto queo che dise so mujere, per mì to zio l’è un povero ebete.

CANDIDA                 (allo zio) Anche questo non lo go dito, èa la se sbaglia sicuramente.

MIRANDA                Ma Candida, sito per caso impassita? So mì, Miranda, perché te continui a darme del “lei”?

CANDIDA                 (agli zii) La me scambia con un’altra, la xe na svampita, non sa cossa la dise.

MIRANDA                Invesse mì so cossa che digo, ma come mai te sì drio ofèndeme Candida, non te sarè anche tì come gli insulsi dei tuoi zii?

CANDIDA                 (aRossella) No la staga ciaparsea con mì, che mì non c’entro.

MIRANDA                Ancora con sto “lei”. Cara Candida, mì proprio no te capisso…

ROSSELLA   (Rossella esce, seguita da Matteo e si scaraventa su Miranda) Macapisco io! Noi saremmo degli “insulsi”? Senti da che pulpito!Ho sentito parlare di lei “signora”: lei è una tonta, con la testa Dio sa dove, una povera sciocca… e vuole insegnare a me, una donna di così alto rango, come devo comportarmi? Ma mi faccia il piacere!…

MATTEO                  Perché ti arrabbi Rossella, con me non ti arrabbimai?

ROSSELLA               Con te purtroppo non ne ho mai l’occasione; ma con questa…

MIRANDA                Mì go dito solo la verità, e la verità la garìa essere acetà da tuti.

ROSSELLA               Quale verità, la sua o la mia? E poi, sa cosa le dico, che lei qui è la macchietta di tutti.

MIRANDA                Come faea a conosserme se non me ga mai visto?

ROSSELLA               Me l’ha detto Candida.

MIRANDA                (a Candida) Ah, questo te ghe dito a to zia?

CANDIDA                 Te ghe dito tì che la verità la ga da essere acetà da tuti.

ROSSELLA               E anche tu Candida, cosa sono questi pettegolezzi sul mio conto?

CANDIDA                 Ma dai zia:el pettegolesso l’è un venticel che passa e va,se  te sì una vera signora te ghe da essere sora a ste robe, non te vorè mia badare a sti discorsi de bassa plebe, no?

ROSSELLA               Il pettegolezzo, un venticello che passa e va?... Invece per me questa non passerà di certo!(a Matteo, strattonandolo) Vieni, usciamo.(ironica, a Candida) Se per caso venissero “trovati” i gioielli, fammelo sapere, perché noi non possiamo stare qui in eterno per vederli.(escono Rossella e Matteo. Candida e Miranda tirano un sospiro di sollievo. Entra Tranquillo incrociando Rossella e Matteo).

Scena settima

TRANQUILLO, CANDIDA, MIRANDA

TRANQUILLO         Meno male che li xe andà via, ah quel povero me fradèo, che fine chel ga fato!

MIRANDA                (a Candida) Perché te ghe dè del “lei” a to zia?

CANDIDA                 Perché da pìcoa la go vista cossì elegante che non mea sentivo de darghe del tì.

MIRANDA                E adesso, perché non te ghe dè del “tu”?

CANDIDA                 Adesso?… Adesso go paura che se ofenda. Ma come mai te sì qua Miranda?

MIRANDA                Come mai?... A go sentìo un trambusto che ga fato svejare anche i morti.(Vede i giornali e gli oggetti per terra). Tranquillo?... El solito prepotente!

TRANQUILLO         Varda che non so sta mì a fare questo, xe sta la Mafalda.

MIRANDA    Mafalda? Non xe vero, chea povera dona che la gà da subìre le so prepotense e le privassion, anche se èo ga i soldi… Ah sicuro, èo ga i soldi, i ori, ma la colana…

CANDIDA                 (interrompendola perché non riveli la tresca) La colana… non basterà una colana per pagare el disonore per sta fameja.

TRANQUILLO         Ma Candida, cossa sito drio dire? Mì non te capisso… La colana non pagherà el disonore dea fameja? Ma de quale colana sito drio parlare?

CANDIDA                 Ogni cosa a suo tempo, Tanto, (sarcastica) “non te costa gnente” aspetare per savère.

TRANQUILLO         Savère cossa? (entra Ettore).

Scena ottava

TRANQUILLO,CANDIDA, MIRANDA, ETTORE

MIRANDA                Ettore, non so se te sé che…

CANDIDA                 (interrompendola ancora e guardandola di sbieco. A Ettore) …Che xe tornà i me genitori.

ETTORE                    Lo vedo to papà, non so miga orbo.

CANDIDA                 Ma i xe tornà con una luna…

MIRANDA                E do personagi…

ETTORE                    No te vorè mia dirme che i xe tornà con to zii da Firenze?

CANDIDA                 Proprio quei.

ETTORE                    Oh Dio, chea coppia là?

MIRANDA                Ettore, scolta…

CANDIDA                (accompagnando Miranda all’uscita perché non parli della collana). Su, Miranda, andemo fora a fare do passi. (Escono Candida e Miranda. Entra Mafalda).

Scena nona

TRANQUILLO, ETTORE, MAFALDA

ETTORE                    Mì so qua per un motivo specifico: a Modesto xe capità una roba, ma una roba…

MAFALDA               Oh Dio, cossa ghe xe capità? Un incidente? Xeo in ospedàe?

ETTORE                    No, nol xe in ospedàe: xe che el gà ciapà na bota in testa.

TRANQUILLO         Beh, se xe per na bota in testa non xe gnente de grave, visto la so consistensa. Pitosto el me oro, come mai non l'è vegnù a portarme i gioieli che ghe go dà? Ti te saverè sicuro dell’oro, no?

ETTORE                    Altroché se lo so!... Ma qua sta el problema. Lo ga sconto e dopo el ga ciapà la bota.

TRANQUILLO         E con questo? Mì vojo i me gioieli.

ETTORE                    El fato xe che dopo la bota non se ricorda pì dove che li ga messi.

TRANQUILLO         Non se ricorda pì? Gheo fasso ricordare mì dove che li ga messi. Dove xeo adesso, che lo vojo vedere mì coi me oci.

ETTORE                    Modesto l'è drio la porta, el se vergogna de queo che ghe xe capità. Ricordève che el ga perso anche un poco de udito. (Va alla porta e grida forte). Modesto! Modesto! (va fuori, poi entra con Modesto).

Scena decima

TRANQUILLO, ETTORE, MAFALDA, MODESTO

MODESTO                Sito ti Ettore? Te podevi anche ciamarme, no?

ETTORE                    Ascolta, go xa racontà dea amnesia a to zio.

MODESTO                A me zio, cossa ghe gheto racontà?

ETTORE                    Dea to amnesia.

MODESTO                A chi gheto contà dea me amnesia?

ETTORE                    A to zio… Insoma, anseme parlare: te ricordito proprio gnente del'oro che te ghe sconto?

MODESTO                Quale oro, non so de cossa che te parli?

TRANQUILLO         Non te sé de cossa che el parla? Te dago mì la to amnesia. Non te te ricordi del'oro che te go dà? (si avvicina minacciosamente).

MODESTO                Al di là, al di là zio.

TRANQUILLO         Al di là?… Ma cossa dito?

ETTORE                    Te vorè dire  "alto là!".

MODESTO                Al di là, alto là, che diferensa fa.

MAFALDA               Toh, Modesto ancora poeta! Sarà sta la bota che lo fa parlare in sto modo.

TRANQUILLO         Al di là, o alto là, te vedarè cossa che te capiterà… Toh, so drio parlare in rima anche mì. Comunque, rima o non rima ora te…

MODESTO                Sì sì, adesso me ricordo vagamente del'oro. Quelo che te me ghe consegnà?

MAFALDA               Sì, queo, dove lo gheto nascosto?

MODESTO                Non ve lo ga dito Ettore? Go ciapà una bota in testa.

TRANQUILLO         Vedo che qualcossa te te ricordi?

MAFALDA               Vardachi che me xe capità per neòdo. Qua dentro i xe tuti mati, xe mejo che vaga a lavare i piati… Caspita, so drio parlare ancora in rima. (esce Mafalda. Entrano Candida e Miranda).

Scena undicesima

TRANQUILLO, ETTORE, MODESTO, CANDIDA, MIRANDA

TRANQUILLO         (a Modesto, minacciandolo) Ma ora ti te ghe da ricordarte dove che te ghe messo l’oro, se no…

MIRANDA                Almanco la… (collana).

CANDIDA                 (intervenendo) Sì, almanco la…ssemo passare un poco de tempo e vedarì che la memoria ritornerà; anche perché go sentìo che procurare dele emossion a chi ga subìo un trauma poe essere grave, e poe perdere definitivamente la memoria, se non morire. (strattona Miranda per portarla fuori, quando entra Vittorio.Miranda torna indietro. Candida esce da sola.).

Scena dodicesima

TRANQUILLO, ETTORE, MODESTO, MIRANDA, VITTORIO

MIRANDA                Cossa sito vegnù a fare ancora qua?

VITTORIO                So vegnù qua perché te vegni a casa.

MIRANDA                Aspeta un fià, che go da risolvere el problema del'oro.

VITTORIO                Quale oro?

MIRANDA                Queo che Modesto ga sconto.

VITTORIO                Sconto? E domandègheo a èo dove che lo ga sconto.

MIRANDA                Lo ga sconto e dopo el se ga dismentegà dove che lo ga messo.

TRANQUILLO         (disperato) Come fèmo a trovare el me ora adesso?               

VITTORIO                Alora l’è un mona anche èo…Perché non lo andè a sercare?

TRANQUILLO         Vero, perdiana! Come mai non ghe go pensà prima? Se semo… se sì in tanti a sercarlo, lo troveremo de sicuro.

VITTORIO                Scomissiando dala casa de Modesto.

MODESTO                No, no, a casa mia no.

TRANQUILLO         Perché a casa tua no? Sarà pì fàssie che te lo gàbi sconto là.

MODESTO                No, no, là non lo go sconto.

TRANQUILLO         Non te te ricordi dove che te lo ghe sconto, ma te te ricordi dove che non te lo ghe sconto!

MIRANDA                Cossa diseo Tranquillo? Mì no capisso; e ti Vittorio, capissito cossa che ga dito Tranquillo?

VITTORIO                Ma sì, el parla del’oro che xe sta sconto.

MIRANDA                Vedìo che Vittorio xe inteligente, e no bauco come dise qualcuno.

TRANQUILLO         (sospettoso, a Modesto) Siché, secondo tì non l’è a casa tua?

MODESTO                Sicuramente no.

TRANQUILLO         (riflettendo) … Sicuramente no…Va ben, va ben, e ora va a sercare l’oro anche tì.

ETTORE                    E chi lo trova gavarà una bela ricompensa.

TRANQUILLO         Adesso non esageremo: el gavarà el me ringrassiamento. Imaginève che sia una cacia al tesoro; eco, sì, una cacia al tesoro, e vinserà chi lo troverà.

MODESTO                E chi lo troverà se lo tegnerà, questo xe el jugo dela cacia al tesoro.

TRANQUILLO         Sbaglio, o quando che se parla de presiosi te torna l'udito? E po', proprio tì te parli, che te sì queo che lo ga perso. Darò sì una ricompensa a chi lo troverà, ma escludendòte, naturalmente: darò 100 euro a chi troverà i me gioieli. (sentendo“gioielli”,entranoRossella e Matteo, con Mafalda. Modesto vedendo arrivare Mafalda, esce per paura di ramanzine).

Scenatredicesima

TRANQUILLO, ETTORE, MIRANDA, VITTORIO, ROSSELLA, MATTEO, MAFALDA

(Rossella e Matteo discosti)

MAFALDA               (aspra) I tuoigioieli?…i miei gioieli!

ETTORE                    Podèmo fare 200 euro?

TRANQUILLO         Alora non se ne parla. Voialtri volè rubarme chel poco che go. Non posso acetare: dovarìa fare un secondo lavoro.

VITTORIO                (a Tranquillo) Ma se non l'è bon fare gnanche el primo? (Tranquillo lo schiaffeggia. Piangendo) Xe la mama che dise sempre cossì!

MIRANDA                (imbarazzata, poi decisa) Xe vero, el diga el contrario se el ga corajo… Ma varda un fià: s-ciafesare cossì me fiolo davanti ala gente!

MAFALDA               (a Tranquillo) Te sì massa impulsivo. Eco, te dovarissi movere le man, ma per altre robe.

TRANQUILLO         Se xe verso de tì, alora so d'acordo. (a Vittorio, che si lamenta per lo schiaffo). Vèdito Vittorio, mì sofro quando molo s-ciafe ala gente.

ETTORE                    (a Modesto) Ma to zio fa de profession el s-ciafesatore?

TRANQUILLO         (a Ettore) Ignorante, solo a me mujere, quando se li merita.

MAFALDA               A quanto pare me li merito spesso.

TRANQUILLO         Ansemo stare, và; te disèvo Vittorio che me dispiase quando dago qualche s-ciafon, ma lo fasso per educare la gente, e nonostante mì sofra, go da s-ciafesare qualcuno.

VITTORIO                Tranquillo, mì vorìa che in seguito nol sofrisse pì.

ETTORE                    Bravo Vittorio. (a Tranquillo) E ora?

TRANQUILLO         Cossa e ora?

ETTORE                    D’acordo per 200 euro?

TRANQUILLO         (fa un po’ di conti) E vaga per 200 euro, che in quò me sento generoso. E adesso via tuti, a sercare el tesoro… e mì a rimeterghe i schei!

ROSSELLA               (a Matteo) I gioielli non esistono proprio!

MATTEO                  Allora, se non esistono possiamo tornare a casa Rossella?

ROSSELLA               Ma se esistessero?

MATTEO                  Possiamo tornare a casa lo stesso, io voglio tornare a casa.

ROSSELLA               Sciocchino, ci sono cose che si devono assolutamente sapere, qui si parla di oro.

TRANQUILLO         (aRossella) Tu non vai a cercare i gioielli.

ROSSELLA               Io i gioielli non occorre che li cerchi, li trovo dall’orefice.(Rossella esce con Matteo. Escono anche Ettore e Mafalda. Entra Candida).

Scenaquattordicesima

TRANQUILLO, MIRANDA, VITTORIO, CANDIDA

TRANQUILLO         (a Candida e Miranda) Non partì anche voialtre, non ve interessa ciapàre la ricompensa? (Candida fa segno a Tranquillo di mandare via Vittorio. A Vittorio) Vittorio, và torme el jugo dele frecete col bersaglio fintanto che aspetemo; te sé dove che el xe, no? (Accorgendosi della parete con il buco, ma senza il chiodo). Anche el martèo e i ciodi.

VITTORIO                Certo. (Vittorio esce).

Scena quindicesima

TRANQUILLO, MIRANDA, CANDIDA

CANDIDA                 (a Tranquillo) Capitol!…

TRANQUILLO         Cossa dito? Ve go  domandà se non ve fa comodo anche a voialtre ciapare 200 euro?

CANDIDA                 Dallas!…

TRANQUILLO         Ma insoma, sito diventà mata? Cossa sito drio cianciare?

MIRANDA                Cossa dito Candida. Non te capisso gnanche mì?

TRANQUILLO         Non ghe xe da meravejarse.

CANDIDA                 Qua semo a “Beautiful”: lusso, feste… (entra Vittorio col bersaglio delle freccette e i chiodi).

TRANQUILLO         (osservando solo i chiodi, spazientito) E adesso va a torme anche el martelo (Vittorio esce. A Candida) Alora dime, perché te parli in sto modo?

CANDIDA                 Lusso, bele done, amori legitimi e… amori clandestini.

TRANQUILLO         Insoma, cossa voto dirme?(entra Vittorio con un martello senza manico).

Scena sedicesima

TRANQUILLO, MIRANDA, CANDIDA, VITTORIO

TRANQUILLO         (a Vittorio, fissando sbalordito il martello) Hai ragione, mi sono dimenticato di dirti di portare anche il manico. Ora va a prendermi anche le freccette. (esce Vittorio, entra Mafalda).

Scena diciassettesima

TRANQUILLO, MIRANDA, CANDIDA, MAFALDA

MAFALDA               (ironica) E anche el pomo, che in quò me sento Guglielmo Tell. Scaricherò pure la tension su qualcossa se non posso scaricarla so qualcuno.

MIRANDA                Ma manca el serpente…

CANDIDA                 Tut’al pì mancherà el fiolo de Guglielmo Tell.

MIRANDA                Mì digo che manca el serpente, el demonio.

TRANQUILLO         Alora, se proprio el ga da esserghe, farà me mujere la parte del demonio, che la xe la pì adata.

MAFALDA               Capisso la to alusion, seto.

TRANQUILLO         Comunque el serpente non c’entra con Guglielmo Tell.

MIRANDA                Ma come? Se ghe ga da essere un pomo ghe sarà anche el serpente sul'albero.

TRANQUILLO         Varda che Guglielmo Tell gavarà a che fare con un pomo, non con un serpente.

MIRANDA                Mì go sempre savesto che ghe jera un pomo e el serpente, e non savevo che se ciamasse Guglielmo Tell queo che ga scacià Adamo ed Eva fora dal paradiso terestre.

CANDIDA                 Se ciamava e se ciama Dio, l’Essere perfettissimo, chel ga creà l'omo quasi perfeto come Eo.

TRANQUILLO         Tanto perfeto da doverlos-caciare una volta che ga visto cossa chel gaveva creà.

CANDIDA                 Ma la sua disendensa sì, fata de pàrgoi, pieni de bontà, ingenui, teneri, soavi…

TRANQUILLO         Sì, infati el primo xe sta Caino…

CANDIDA                 Xe sta colpa del pomo se l'omo se gà rovinà.

TRANQUILLO         Ciamelo pomo!

MIRANDA                Mì, non me ga fato perfeta.

TRANQUILLO         Questo lo se vede ben.

MIRANDA                Intendo che go tante malatie, e dopo so un poco… un poco…

TRANQUILLO         Distratta?...

MAFALDA               Ma una volta te jeri perfeta.

TRANQUILLO         Forse apena nata.

MAFALDA               Basta Tranquillo! Cossa credito de essere tì, el mejo?! Te sì el marìo pì insoportabìe che conossa?!

MIRANDA                (a Candida) Perché, quanti mariti gaea to mamam? (entra Vittorio con le freccette).

Scena diciottesima

TRANQUILLO, MIRANDA, CANDIDA, MAFALDA, VITTORIO

TRANQUILLO         Adesso va Vittorio, va a sercare l’oro anche tì.

VITTORIO                Ma mì volevo jugare frecete…

TRANQUILLO         Qua non tira aria bona per i tosèti: xe fàssie che qualche freccia sbaglia bersaglio e la ciapa queo giusto. Va a sercare l'oro, te digo!(Vittorio esce. (Tranquillo accantona le freccette e il resto. Esce anche Mafalda. Entra Cecilia).

Scena diciannovesima

TRANQUILLO, MIRANDA, CANDIDA, CECILIA

CECILIA                    Tranquillo, so vegnù qua per sentire sta storia che Modesto ga sconto el so oro, el me pareva cossì imbamboeà.

TRANQUILLO         Perché el ga ciapà na paca in testa… Ma nol te ga dito gnente dea bota chel ga ciapà?

CECILIA                    Oh no, Modesto sopporta ben el mae, e de solito nol me dise gnente perché el ga paura che staga mae anche mì.

CANDIDA                 Te la spiegherò n’altra volta la storia,adesso xe mejo che te vaghi via, perché poe capitare qua me zio con me zia, e non so se te fassa piassere vederli.

CECILIA                    Oh no, Rossella xe mejo de no; ma to zio elmefa pecà, chel poro omo, varda dove che l’è andà a incatiàrse. (esce Cecilia).

Scena ventesima

TRANQUILLO, MIRANDA, CANDIDA

MIRANDA                Xe mejo che senta anche la Mafalda, bisogna ciamarla.

TRANQUILLO         No, ànssala stare, la xe xà agità per conto suo…

CANDIDA                 Qualcuno trama nel buio, in segreto.

MIRANDA                Ora ghe so arivà anche mì, te parli dela colana.

TRANQUILLO         (aCandida) De quale colana parla la Miranda? C’entra col me oro?

CANDIDA                 Ma no papà, sta Tranquillo.

TRANQUILLO         Mì so Tranquillo solo de nome, e non de fato. Disìme cossa che sta sucedendo, altrimenti… altrimenti me arabio. Modesto ga vendù el me oro?

MIRANDA                No Tranquillo, non c’entra col so oro.

TRANQUILLO         Ah, manco mae, alora poe sucedere qualsiasi roba.

CANDIDA                 Ma un poco del to oro c'entra papà.

TRANQUILLO         Un poco del me oro c’entra? Spiegate mejo.

CANDIDA                 (Maliziosa) Colpa dela colana.

TRANQUILLO         (agitandosi) Insoma, de che colana parlèo? Basta con sto girare intorno, disìme queo cheghì da dirme, (batte un pugno sul tavolo) se no scomissio a movere le man! (entraMercedes).

Scena ventunesima

TRANQUILLO, MIRANDA, CANDIDA, MERCEDES

MERCEDES              (a Tranquillo) Movere le man? Le mova su de mì se ga el corajo, sempre sula povera Mafalda…

CANDIDA                 Varda che me mama non xe qua.

MERCEDES              Cossa conta, ea ga sempre su con èa, e el fa sto strepito qua! Tranquillo, lo aviso per l’ultima volta: se eo continua a disturbare,mì lo ciapo per el colo e lo buto fora daea porta, anche se la xe sua, gaeo capio? (vedendoSilvana entrare, Mercedes scappa. Entra Silvana).

Scena ventiduesima

TRANQUILLO, MIRANDA, CANDIDA, SILVANA

SILVANA                  Xea vegnù ancora a diturbarte,Tranquillo?

TRANQUILLO         Sì, ma la gaveva razòn… go battù il pugno sula tavola e go fato rumore.

SILVANA                  Ela se ga arabià solo per un pugno sula tavola? Adesso te vedarè quanti pugni ghe darò mì a èa. Ma varda un fià, vegnere in casa tua ad alsare la vose… Ma mì posso sempre vegnere in casa toa, vero?

TRANQUILLO         Sì, sempre… (a bassa voce) finché te vien a mandare via quela arpia deto nuora.

SILVANA                  Adesso vago a sistemare la facenda. Arrivederci a tutti. (fa ancora l’occhiolino a Tranquillo.Esce Silvana). 

Scena ventitreesima

TRANQUILLO, MIRANDA, CANDIDA

CANDIDA                 Te starè un poco calmo adesso!

TRANQUILLO         (riprendendosi) De cossa jerimo drio parlare?

MIRANDA                Digheo tì Candida, che a mì non crederìa.

TRANQUILLO         O una o l’altra, disìme cossa che xe successo perché…(si sentono di là le grida di Mercedes picchiata da Silvana).

TRANQUILLO         Ea fa ben a punire chea prepotente! (agitato) E adesso disìme cossa che xe sta storia del me oro, dea me colana, so stufo de sto tergiversare, disìmeo se no… (avanza verso di loro minaccioso) 

CANDIDA                 (impaurita) Modesto xe l’amante de Angelika!

TRANQUILLO         (dopo un attimo di perplessità si mette a ridere) Còntemene un'altra de pì bona: Modesto, amante de Angelika? La mujere de Ettore, el so migliore amico? Questa xe veramente bona!

CANDIDA                 E cara. Cossa dirìssito se te disesse che Miranda ga visto la colana de me mama indosso ad Angelika?

TRANQUILLO         Miranda la gavarà visto una colana adosso adAngelika, ma non quela de to mama, quela la xe insieme agli altri ori che xe sta sconti da Modesto.

CANDIDA                 (a Miranda) Jera la colana de me mama, o no? Varda che se non xe vero, le conseguense sarìa gravi.

TRANQUILLO         Se xe per questo le conseguense sarìa gravi anche se fosse vero.

MIRANDA                Certo che la xe quela de Mafalda, sarò anche tonta, ma certe robe a mì non me le scapa.

CANDIDA                 (a Tranquillo) Visto?!

TRANQUILLO         Non xe possìbie che Angelika gabia la me colana e sia l’amante de Modesto.

CANDIDA                 Varda che xe l'amico del marito l'amante, de norma.

MIRANDA                Candida, varda che te te sbagli: Modesto xe l'amante de Angelika e non dea Norma. La colana la gaveva Angelika ela Norma la go vista proprio ieri, e non la gheva gnente adosso.

TRANQUILLO         Proprio gnente?...

CANDIDA                 Papà?!... Miranda, varda che tì teconfondi l'averbio col nome proprio. Angelika xe el sogeto, e norma xe l'averbio.

MIRANDA                Adesso capisso: Angelika xe el sogeto che gà creà el diverbio.

CANDIDA                 Brava, anche se non te ghe dito giusto, te ghè indovinà lo stesso. (a Tranquillo) Capissito papà?

TRANQUILLO         Non ghe credo e basta! Se non vedo coi me oci che quela xe la me colana, non crederò.

CANDIDA                 D’acordo “Tomaso”, staremo a vederegli svilupi e dopo te me sarè dire.

MIRANDA                Tomaso? Cossa xeo, el secondo nome?

CANDIDA                 El xe un eufemismo per dire una roba invesse de n'altra.

MIRANDA                A mì non m'importa de sto eufemismo: mì so contro quele done che voe diventare omini…

CANDIDA                 Eufemismo, non feminismo, Miranda! El xe solamente un modo de dire... Andemo a fare do passi in giardin, va, che con questo qua xe inùtie discutere. (escono Candida, Miranda eTranquillo. Entrano Modesto e Ettore).

Scena ventiquattresima

MODESTO, ETTORE

MODESTO                Spariti tuti! Li xe andà a sercare l'oro anche lori, ma che non lo troverà mai, vero Modesto?

MODESTO                sicuro che non lo troverà.

ETTORE                    Te lo ghè sconto ben, vero? Ma dime, lo gheto sconto in casa?

MODESTO                Me gheto ciapà per uno stupido? Ghevo previsto la mossa de me zio: savevo che el gavarìamandà tuti in sercadei gioieli a casa mia. Pensa tì se mì lo nascondevo là!

ETTORE                    E gavevimo previsto anche la ricompensa.

MODESTO                Perfin previsto che el me garìa escluso.

ETTORE                    Ma mì so qua aposta, sono la to spala. El tesoro lo troverò mì, vero?

MODESTO                Sicuro, cossì jerimo d'acordo, e cossì faremo.

ETTORE                    Alora dime dove che te lo ghè sconto?

MODESTO                El posto dove lo go sconto l'è… Ma, e la colana? Te ghe da darme prima la colana in modo che la meta insiema al'altro oro.

ETTORE                    Se vago a torla può darsi che nel fratempo qualcuno trova veramente l'oro.

MODESTO                L’oro non xe in casa mia, te go dito.

ETTORE                    Alora tanto mejo: te me disi dove che el xe, cossì mì passo per casa, togo la colana, e la meto insieme all’altro oro. Dopo porterò el tuto qua da to zio, che me darà i 200 euro, che se divideremo a metà.

MODESTO                Non se ne parla… Prima te porti qua la colana e dopo te digo dove che xe l'oro: meti che per qualche motivo la colana non sia a casa tua, che so, che Angelika la gàbia nascosta e ti non te la trovi, o che èa non voja ritornartela, o…

ETTORE                    Angelika sa che la colana non xe sua, e tantomanco mia: ghe go dito che la xe de un me amico; ansi, ghe go dito che questo amico l'è partìo con la mujere per un viajo, cossì la ga smesso de domandarme chi fosse per ringrassiarlo.

MODESTO                (teso) Comunque mì no te digo gnente fintantochè la colana non torna neeme man.

(Tranquillo fa per entrare, ma vedendo i due litigare si ritrae. Arriva Cecilia, che fa lo stesso.

ETTORE                    Te sì un traditore! Ti, el me mejore amico. No te garìa mai credù capace de tanto! Me vegnerìa voja de ciapare la colana e butarla via. Ma mì so tropo bon e te la dago indrìo; cossì Angelika non la garà gnente de tuo e porterà queo che ghe compro mì. Tì, che te credevo un amico sincero. (esce).

MODESTO                (rincorrendolo) Aspeta, aspeta, ragionèmo un fià (sbatte la testa contro lo stipite della porta, rimanendo intontito e perdendo veramente la memoria). Oh Dio, cossa me capita? Dove sono? Dove so drio andare? (esceanche Modesto).

Scena venticinquesima

TRANQUILLO, CECILIA

TRANQUILLO         (entrando) Incredibile! Incredibile! Me neòdo che tradisse el so amico. E per colpa dea colana?

CECILIA                    Tranquillo, ma che succede? Cossa xea sta storia dela colana?

TRANQUILLO         La xe na storia longa cara Cecilia.

CECILIA                    La voio conossere lo stesso.

TRANQUILLO         E ora sapi che Modesto ghe ga regalà la me colana adAngelika.

CECILIA                    L’è sta generoso…

TRANQUILLO         Ma la colana la xe mia!

CECILIA                    Se vede che ghea pagherà.

TRANQUILLO         (disperandosi) Ma come se fa ad essere cossì ingenui: secondo tì, perché el ga regalà la colana adAngelika?

TRANQUILLO         Perché se la mettesse.

TRANQUILLO         Va ben, xe vero anche questo, ma perché, in nome de Dio, no te versi i oci e te te rendi conto che… che… Possibile che sto amore grande che te ghe per to marìo non te fassa ragionare un poco? E adesso che Ettore lo ga scoperto, cossa sucederà?.

CECILIA                    El sarà contento, el ga sparagnà i soldi per comprarghea èo.

TRANQUILLO         (vedendo arrivare Candida e Miranda) Adesso fàme un piassère Cecilia, va via!(esce Cecilia. Entrano Candida e Miranda).

Scena ventiseiesima

TRANQUILLO, CANDIDA, MIRANDA

CANDIDA                 (a Tranquillo, additando Cecilia appena uscita) Te ghe da tasère con Cecilia, mejo non darghe un dolore cossì forte.

TRANQUILLO         Tanto, èa non ghe crede…

CANDIDA                 Come, non ghe crede?

TRANQUILLO         Anssemo stare, và.

CANDIDA                 Tì sì che te ghe da credere che Angelika ga la colana de Modestoe che loro do i xe amanti.

TRANQUILLO         Come la colana de Modesto? Quela colana, se mai, xe mia!

CANDIDA                 Insoma, papà, te ghè da fidarte de noialtre, non te ghe da essere sempre un Tommaso…

MIRANDA                Ancora elfeminismo?!...

TRANQUILLO         Ora podì ciamarme pure Tranquillo, anche se d'ora in poi non so se lo sarò ancora.  Sì, ghe credo: la colana la ga Angelika.

CANDIDA                 La gheto vista?

TRANQUILLO         No, non la go vista.

CANDIDA                 E ora, come mai sta improvisa convinsion?

TRANQUILLO         Go apena assistìo a una barufa fra Modesto e Ettore, per via dela colana.

MIRANDA                Cossa, cossa?… Loro do jera qua, e li ga tacà bote?

TRANQUILLO         Tacà bote no, ma quasi.

CANDIDA                 Alora Ettore ga scoperto la tresca fra Modesto e so mujere?

TRANQUILLO         E come se la ga scoperta!

CANDIDA                 E cossa se disèveli? Raconta, cossa se disèveli?

TRANQUILLO         Cossa voto, so arivà ala fine: gò sentìo solamente parlare dela colana e de Angelika: Dopo Ettore xe quasi scampà e Modesto, corendoghe drio el se ga ciapàna bota sola porta. (entra Angelika con la collana addosso, seguita da Rossella e Matteo. Esce Miranda schifata da Rossella).

Scena ventisettesima

TRANQUILLO, CANDIDA, ANGELIKA, ROSSELLA, MATTEO

ANGELIKA              Chi xei sti do che li me ga seguìo fin qua?… Ah, li ga visto la colana: naturale che i me segua. (Tranquillo fa per gettarsi su Angelika per riprendersi la collana, ma Candida lo trattiene).

ANGELIKA              (sfoggiando la collana) Gavìo visto Ettore? Non vorìa che fosse qua…Ve piase la me colana? Savìo, la xe un regalo…

CANDIDA                 De Ettore?

ANGELIKA              Ma no, non la xe de Ettore. Alora, ve piàsela?

TRANQUILLO         Altroché se la me piase. Vorìa che la fosse mia.

ANGELIKA              Alora se la compri. E dopo, su Tranquillo, non la starìa ben adosso a èo. Forse adosso a Mafalda… Ma dove xea la Mafalda, che vojo mostrare anche a èa el me gioelo. (Additando Rossella e Matteo) Ma me disìo si o no chi li xe sti do qua?

ROSSELLA               Io sono la signora Rossella e questo è mio marito, se le interessa.

ANGELIKA              (a Tranquillo) Ma se poe savere chi che li xe?

TRANQUILLO         Ea xe me cognà e l’altro xe me fradèo.

ANGELIKA              Ah, quea che se crede de essere… (si tappa la bocca). Ebbene, cara signora, cossa ne dìsea dea me colana?

ROSSELLA               Puà, la sua è bella, ma ce ne sono di migliori.

ANGELIKA              (a Matteo) Ah sì, e a èo, cossa ghe parea la me colana?

MATTEO                  Io vedo che è belliss…

ROSSELLA               (colpendolo alla testa) Taci sciocco, adesso ti sei messo a fare l’intenditore di collane?

MATTEO                  Per me è bella…

ROSSELLA               (colpendolo ancora alla testa) È di bigiotteria, e basta!

ANGELIKA              Roba de bigiotteria la porterà èa, non mì.

ROSSELLA               Cosa?... Tranquillo, costei mi sta offendendo, prendile mie difese, dille chi sono.

TRANQUILLO         Tutal pì ghe dirò cossa che xe diventà me fradèo soto de tì.

ROSSELLA               Candida, difendici almeno tu, sono tua zia, dille che a casa ho molti gioielli, migliori di quella rozza collana. Dille che se vesto così elegante devo avere anche i gioielli adatti.

CANDIDA                 Gheo diga èa che la ga cossì tanta parlantina.

ROSSELLA               (a Matteo) Hai sentito come mi ha risposto mia nipote?Qua mi sembra di non essere considerata, nè io né te. Andiamo via, che non è posto per noi.(escono Rossella e Matteo).

Scena ventottesima

TRANQUILLO, CANDIDA, ANGELIKA

ANGELIKA              Andè a ciamare ea Mafalda che ghea mostro anche a èa.

CANDIDA                 Ame mama non ghe importa dea to colana.

ANGELIKA              Come feto a dire che non ghe importa: mì so che noialtre done semo vanitose, e sicuramente la vorà confrontare la me colana con la sua: la ne garà sicuramente una anche èa, spero, o no?

MIRANDA                La gaveva… Ora la xe indossà da na bisbetica, da na…, che non la varda in facia nessuno e tradisce el marìo.

ANGELIKA              Chi xea sta poco de bon, che ghe sbato sul muso queo che se merita, e la s-ciafesarìa anche. (entraMafalda).

Scena ventinovesima

TRANQUILLO, CANDIDA, ANGELIKA, MAFALDA

MAFALDA               (accorgendosi diAngelika, le si scaglia addosso) La colana… la colana… (Candida si intromette e la spinge fuori per evitare la scenata) Dopo te varderè la colana, dopo mama! Prima go da dirte una roba, e dopo podarì discutere tì e la Angelika. (ad Angelika) Vero Angelika?

ANGELIKA              Certo che ghemo da discutere: go da mostrarghe la me colana. (Candida e Mafaldaescono).

Scena trentesima

TRANQUILLO, ANGELIKA

ANGELIKA              Gavìo visto come che la Mafalda se sta de sasso vedendo lame colana? La pareva fora de èa. (a Tranquillo) El ga da ametere anche èo che la colana xe una belessa; e dopo, a mì la sta tanto ben. (Se la toglie e la osserva). Éo, cossa ne pènseo?

TRANQUILLO         Sì… sì… La te stà tanto ben. (entrano Candida e Mafalda).

Scena trentunesima

TRANQUILLO, ANGELIKA, CANDIDA, MAFALDA

ANGELICA              (a Mafalda, che è stata convinta da Candida a tacere) Stavo disendo che la colana sta molto ben indosso a mì, invesse se fosse un'altra dona a indossarla, magari una vecia, la sarìa sprecà; cossa ne pensito tì Mafalda? (la porge a Mafalda che la prende con mani tremanti) Non la xe na roba passesca? Cossa te ne pare?

MAFALDA               La xe grossa, la xe lavorà ben.

ANGELIKA              Vedo che tene intendi.

MAFALDA               Vorìa che la fosse mia.

ANGELIKA              Non se poe avere tuto dala vita! Tì fatela regalare da Tranquillo… Ah, dismentegavo che èo l'è un tirchio (Tranquillo freme), e non te regalarìa mai una roba del genere. Su, provala almanco, fa come se la fosse tua. (Mafalda la indossa. Angelika gliela toglie subito) Ah, non te sta ben per gnente! La sta mejo indosso a mì (la indossa). Ma non te me domandi gnanche chi che me la ga dà?

MAFALDA               Sarà stàEttore, to marìo.

ANGELIKA              Niente afato: Ettore non c’entra.

MAFALDA               Chi xe stà alora?

ANGELIKA              Non te lo posso dire; comunque xe uno che xe partìo, e cossì posso mostrarvela. Savì, l'è un segreto, perché èo nol voe che la mostra in giro.

TRANQUILLO         (tra sé) Modesto l'è partìo?… Oh Dio, sì, coea testa!

ANGELIKA  (guardando la collana) Adesso go da andare. Ah, dismentegavo: non disì gnente a Ettore dela colana, altrimenti sarìa guai. Arivederci a tuti! (esce Angelika. Entra Cecilia).

Scena trentaduesima

TRANQUILLO, CANDIDA, MAFALDA CECILIA

CANDIDA                 Lo credo ben che sarìa guai. Che baldraca! Cossa se credela de essere Angelika? Na magnaomini?! Solo perché la xe atraente e la ga tute le so robe a posto.

CECILIA                    Xe vero,la tien la casa in ordine, con tute le robe a posto.

CANDIDA                 Sì, a posto… Tì no te voi credere cossa che la ga fato.

CECILIA                    Qualsiasi roba la gàbia fato xe da perdonare, tutti ghemo qualche vizieto

TRANQUILLO         Non l’è un vizieto… Ma se no te voi capire…Angelika xea o non xea na bea tosa?

CECILIA                    Lo vedo anche mì chea xe na bea tosa, che merita de essere vardà?

TRANQUILLO         Brava! E vardà da chi?

CECILIA                    Dai òmani, penso.

TRANQUILLO         Sì, ma da quai?

MAFALDA               Insoma basta! Tutti uguai voialtri òmini, sgranè i oci vedendo una bela dona.

TRANQUILLO         Ma mì li sgrano anche vedendo tì: dal'orore.

MAFALDA               Adesso basta Tranquillo, e voialtri spiegheme sta storia che Angelika gà la me colana e mì go da fare finta de gnente. Capìo che quela la xe mia e non me interessa un acidente de chi che ghe la gadà?

CANDIDA                 Sicuro che c’entra! Chi gaveva l'oro con la colana?

MAFALDA               Modesto.

CANDIDA                 E ora?…

MAFALDA               Alora xe sta Modesto a regalarghela…  (comprendendo) Ah, che furfante!…  (unendo i due indici) Ma alora Angelika e Modesto xe cossì?…

CECILIA                    (unendo le dita).Cossa vol dire cossì?

TRANQUILLO         Che sono… amici.

CECILIA                    Oh che beo, el me Modesto ga un’amica.          

TRANQUILLO         Sì… amici, adesso tì Cecilia te ve a ciamare Modesto, che el vegna qua subito che vojo sentire una spiegassion da èo.

CECILIA                    Perché èo e Angelika li xe amici? Vago subito. (esce Cecilia.

Scena trentatreesima

TRANQUILLO, CANDIDA, MAFALDA

TRANQUILLO         Ma dove vivea quela là? Nel mondo dele fate?

CANDIDA                 La xe una bona tosa, che la ga sposà un deficiente.

MAFALDA               E adesso il deficiente sta arrivando.

TRANQUILLO         Andè via voialtre, che con sto qua me arangio mì. (escono Candida E Mafalda. Entra Modesto).

Scena trentaquattresima

TRANQUILLO, MODESTO

TRANQUILLO         Ah, finalmente! E Cecilia?

MODESTO                E chi la ga vista?

TRANQUILLO         Non te la ghe vista o non te te ricordi se te la ghe vista? Perché la xe vegnù a sercarte.

MODESTO                A sercare mì, e come mai?

TRANQUILLO         Perché te dovarissi spiegarme alcune cosette.(arriva Candida, seguita da Miranda,che si mettono ad origliare).

TRANQUILLO         Ora te me contarè sta storia che… (entra Ettore).

Scena trentacinquesima

TRANQUILLO, MODESTO, ETTORE

TRANQUILLO         (a Ettore) Ma non te jeri andà a sercare l’oro?

ETTORE                    Infati lo go sercà.

TRANQUILLO         E non te lo ghè trovà…

ETTORE                    No, non lo go trovà… (sottovoce, a Modesto) Go portà la colana.

TRANQUILLO         Ma non jeri arabià voialtri do?

ETTORE                    Noialtri do? Quando?

TRANQUILLO         (giustificandosi) No, no, gnente, me sbagliavo.

ETTORE                    Tranquillo, voeo ritornare in possesso del so oro?

TRANQUILLO         Sicuro che lo vojo: che discorsi xei questi!

ETTORE                    Alora scometèmo che mì in mesora lo porto qua davanti a èo?

MODESTO                (che ha perso veramente la memoria) No, no Ettore, non scometere. Ti non te sé dove che xe l'oro.

ETTORE                    (strizzando l’occhio a Modesto) Certo che noeo so, ma so el modo come arivarghe, specialmente adesso che go con mi la… (fa un segno intorno al collo per indicare la collana).

TRANQUILLO         Cossa gheto con tì?

ETTORE                    La chiarovegensa, chea dote che possiedo e che me permeterà de trovare i gioieli.

TRANQUILLO         Tì, chiarovegente, ma fàme ridere!

ETTORE                    Ah no? Alora scometemo che mì troverò el so oro?

ETTORE                    No, non farlo, mì no me ricordo dell’oro.

ETTORE                    Lo so, lo savèmo tuti che non te te ricordi dell’oro.

MODESTO                Non ricordo davero.

ETTORE                    (sottovoce a Modesto) Bravo, te sì un atore nato! (a Tranquillo) Alora scometemo 200 euro che in mesora mì ghe porterò qua el so oro?

TRANQUILLO         Ti te sì mato, non te darò mai 300 euro.

ETTORE                    Ma xe poco pì dela ricompensa… el varda che se non lo trovo li dovrò sborsare mì.

MODESTO                Non scometere Ettore.

ETTORE                    (sottovoce) Bravo, continua a fingere.

MODESTO                Ma mì non so drio fingere!

ETTORE                    (sostenuto) Lo savèmo tuti che non te sì drio fingere. (a Tranquillo) Alora, cossa ne diseo? Xeo disposto a sborsare i 300 euro?

TRANQUILLO         No, gnente afato!  Se te troverè i gioieli, te darò i soldi dela ricompensa: 200 euro.

ETTORE                    E mìscometo300 euro!

TRANQUILLO         (riflette) So che, conosèndote, podarìa perderlo veramente. Tì te voi vederme in miseria, vero?

ETTORE                    El varda chel sarà ancora pì povero se non lo trovo.

MODESTO                Ettore, non scometere, te prego, non scometere! (Ettore non gli bada).

TRANQUILLO         E va ben, acéto i 300 euro dela scommessa: sarà la me rovina!


ATTO III

Scena prima

CANDIDA, MIRANDA

MIRANDA                Gheto sentìo? Chel tacagno de to pare ga scomesso con Ettore, e forse el garà da sborsare quei 300 euro. Mì… mì lo strosserìa chelEttore.

CANDIDA                 Invesse a me fa pena chel toso, per fortuna che la ga ciapà ben: gheto visto come che li se gà calmà dopo che me papà li ga visti litigare, li xe diventà ancora amissi (entra Ettore, sconsolato).

Scena seconda

CANDIDA, MIRANDA, ETTORE

CANDIDA                 Cossa xea sta aria aflita, Ettore. Non te ghevi da trovare l'oro e vinsere la scomessa?

ETTORE                    Xe inùtie che te me toi in giro perché… Ma tì, come fasìvito a savère la storia dela scomessa? Se non sbaglio non te ghe jeri quando che go scomesso con to pare.

CANDIDA                 Ghe jerimo, ghe jerimo mì ela Miranda. Insoma lo gheto trovà o no sto oro?

ETTORE                    (eludendo la domanda) Tuta colpa de Modesto, e mì che lo credevo un amico.

MIRANDA                Su questo te ghe rasòn: non se se comporta cossì tra amissi, i tradimenti va sempre a finire mae.

ETTORE                    Ma come? Savì anche dela storia tra mì e Modesto?

MIRANDA                Oh Dio! Anche questo me toca sentire! La storia tra voi due, no!

ETTORE                    Ma cossa gheto capìo, intendo quelo che ghemo fato insieme.

MIRANDA                Incredìbie!

ETTORE                    Ma cossa sio drio pensare? So drio parlare del’ingano.  Da quando xe che lo savì?

CANDIDA                 Da quando ghemo visto la colana de Mafalda indosso ad Angelika.

ETTORE                    Voialtre gavì visto la colana indosso ad Angelika? Quando xe sta?

CANDIDA                 Cossa interessa quando xe sta. El fato xe che Modesto gà regalà la colana ad Angelika; non dirme che non te savèvi gnente, perché Tranquillo ve gà visto barufare per questo.

ETTORE                    Tranquillo me ga visto? Ma alora savì tuta la storia?

CANDIDA                 Sì che la savèmo.

ETTORE                    Comunque, mì la colana volevo tornarghea poco fa, e tutto sarìa tornà a posto.

CANDIDA                 Come a posto?… Sensa una spiegassion?

ETTORE                    Me bastava che èo avesse la colana per meterla insieme agli altri gioieli, tuto qua.

CANDIDA                 Ma se Modestonon se ricorda… nol sa dove che li xè… Ah, quando li gavesse trovà. Beh, contento tì! Se bastava consegnare la colana perché tutto ritornasse normale…

ETTORE                    Ma éo non me gà rivelà el posto dove che el gà sconto l'altro oro.

CANDIDA                 Certo che no, se non se lo ricorda.

ETTORE                    Se lo ricorda, se lo ricorda… Ma non te gavèvi dito de conossere tuta la storia?

CANDIDA                 Sì.

ETTORE                    E alora come feto a non savère che èo fa aposta de non ricordarse dove chel gà scosto l'oro?

CANDIDA                 Eo sta fingendo, alora?

MIRANDA                Insoma, Modesto sta fingendo?

ETTORE                    Ma cossa ve ciapa? Sicuro chel xe drio fingere.

CANDIDA                 Scusa Ettore, el xe drio fingere per cossa?

ETTORE                    El l’è drio fare credere de non savere dove chel gà sonto l'oro?

MIRANDA                Questo proprio non lo savèvimo.

ETTORE                    E cossa savìvi alora?

MIRANDA                Che Modesto xe l'amante de…

CANDIDA                 Tasi! Se èo non sa gnente xe mejo non rivelarghe cossì de boto el tradimento.

ETTORE                    (minaccioso) Cossa dito Miranda? Sito diventà mata? Modesto amante de chi?

MIRANDA                Ormai lo sa tuti: Modesto e Angelika xe (unisce gli indici). Ma non gavì barufà per questo?

ETTORE                    Gavèmo barufà perché èo non voleva dirme el nascondiglio del'oro in modo che mì guadagnasse la ricompensa.

CANDIDA                 E non te savèvi che Modesto xe l'amante de to mujere?

ETTORE                    Ma come gaeo poesto chel farabuto?! E come mai non me ne so acorto prima?

CANDIDA                 I mariti xe sempre gli ultimi a venirlo a savère.

ETTORE                    (tra sé) Eco perché non vole rivelarme el nascondiglio dei gioieli, anche se ghe davo de ritorno la colana: perché el xe l'amante de Angelika e la colana ormai la xe de me mujere; èo voe rompere l’amicissia con mì perché el me ga fato… Ma sì, xe vero: l'è un traditore.

MIRANDA                E tì te sì un beco… Oh scusa… non volevo.

ETTORE                    (guardandola minacciosamente) Tì tasi, che se te te vardassi in testa te vedarissi una foresta.

CANDIDA                 Ancora con sta rima…

ETTORE                    Dove xeo, dove xeo chel farabuto! (esce di corsa. Subito dopo entra Modesto).

Scena terza

CANDIDA, MIRANDA, MODESTO

MODESTO                Dove xeo Ettore?

CANDIDA                 Cossa voto da Ettore?

MODESTO                Non posso dirlo a tì.

MIRANDA                E a mì, puoito dirlo?

MODESTO                Ancora manco!

CANDIDA                 Varda che savemo tuto: el fato dela memoria e…

MODESTO                Infati vojo convinserlo che go perso davero la memoria.

CANDIDA                 Ah, te ghè perso davero la memoria? Fingito o fingito de fingere?

MIRANDA                Candida, parla pian se no non te capisso.

CANDIDA                 E alora, perché non te vòi rivelare el nascondiglio del'oro?

MODESTO                Ettore ve gà dito tuto?

CANDIDA                 Sì, tuto; e noialtre ghe ghemo riferìo queo che savèmo de tì. Parlemo prima del'oro: dove lo gheto messo? E basta con sta storia del'amnesia!

MODESTO                Ma mì go perso veramente la memoria, lo volì capire o no?

CANDIDA                 Te ghemo dito che Ettore me ga rivelà tuto. Te convien andare a tore l'oro e portarlo ai me genitori, perché se li vien a savère del'ingano li sarà guai per tì. Del'altro argomento ne discuteremo dopo.

MODESTO                Quaeo altro argomento?

MIRANDA                Non semo stupide, seto. Racontame, invesse: quando xe scomissià sta storia?

MODESTO                La storia dea colana?

CANDIDA                 La storia dea colana, sì, quaea se no? Da quanti ani xe che andè avanti cossì?

MODESTO                Machè ani! Cossa sito drio dire? Da quando to pare ga deciso de consegnarme l'oro. Ma perché te meo domandi?

CANDIDA                 E prima, con ea?… Non ghe xe stà gnente?

MODESTO                Con chi? Con to mama? Gnente, te lo giuro: solamente el fato che la colana jera sua.

CANDIDA                 Machè me mama! Con l’altra, con Angelika.

MODESTO                (soprappensiero) Ah Angelika? Sì, la gheva la colana.

CANDIDA                 Ma chi ghe ga dà la colana ad Angelika?

MODESTO                So sta mì, ma…

MIRANDA                Ah, tì te regali colane in giro?

MODESTO                Voialtre gavì visto Angelika con la colana? Lo go ditomì che non jera da fidarse de éa, la vanità dele done xe massa grande. Go fato mae a dargherla.

CANDIDA                 E come mai non te ghè acetà indrio la colana da Ettore? Xe naturale che èo non voja pì crederte.

MODESTO                El voèva che ghe disesse el nascondiglio, ma mì go perso veramente la memoria.

CANDIDA                 E come mai te te ricordi dea colana?

MODESTO                Mì ricordo tuto, ma non me ricordo dove che go messo l'oro, lo volì capire o no?… Ma dove xeo Ettore, che vojo spiegarghe la me situassion.

MIRANDA                Ettore?… Ettore jera qua… Oh Dio, varda che l'è corso via come una furia per dartele de santa razon perché el  gà scoperto che te sì l'amante de Angelika.

MODESTO                Cossa dito? Mì, l’amante de Angelika? (entra Tranquillo).

Scena quarta

CANDIDA, MIRANDA, MODESTO, TRANQUILLO

TRANQUILLO         (furioso, a Modesto) Ah, te sì qua soeo, finalmente! Alora, spiègheme sta storia che tì, me neodo, te sì l'amante de Angelika. Da quanto tempo xe che sì insieme? Dai, su, dìmeo prima che…

MODESTO                Ma mì no fasso i corni a Ettore, cossa dito?

TRANQUILLO         (ritornando su Modesto, scagliandosi contro) Mì lo copo questo qua!

CANDIDA                 Papà, sta bon!

TRANQUILLO         Come se fa a stare boni con un neodo cossì, chel me perde l’oro, ma el trova come amante la mujere del so amico.

CANDIDA                 Te digo de stare bon lo stesso!

TRANQUILLO         Per stare bon bisogna che vaga via. (Tranquillo esce agitato. Entra Mafalda).

Scena quinta

CANDIDA, MIRANDA, MODESTO, MAFALDA

MAFALDA               (minacciosa, verso Modesto) Ah, bruto porco! Fedifrago che non te sì altro!

MIRANDA                (a Candida) Cossa vol dire chea paròea là?

CANDIDA                 Amante de Angelika.

MAFALDA               Finalmente sòeo. Ridàme la colana. Su, va a torla da quea… (si scaglia contro Modesto che sbatte la testa sulla porta).

MIRANDA                O Dio, che bota!

MODESTO                Che bota,davero!… Me pare… me pare de…

MAFALDA               (a Modesto) Ti non te sì afidabìe, te sì un miserabìe.

CANDIDA                 E via con ste rime!

MODESTO                Tasì, tasì un fià… Adesso ricordo, adesso ricordo tuto: l’oro… adesso ricordo dove lo go sconto. Oh finalmente! Cossì podarò darlo a Ettore.

CANDIDA                 (dura) Ti te lo portarè qua, da to zio e to zia, e non da Ettore.

MAFALDA               Brava Candida!(Si sentono dei passi).

CANDIDA                 (a Modesto) Và, scampa che xe qua Ettore per dartele, non vojo vedere pestamenti in questa casa: dovì sbrigarvela fora. Va, scampa! (Modesto esce. Esce anche Miranda. Subito dopo entra invece Angelika con la collana addosso).

Scena sesta

CANDIDA, MAFALDA, ANGELIKA

ANGELIKA              Bongiorno a tuti. Cossa xee ste face da funerae? So drio sercare Ettore.

MAFALDA               Ah, svergognata! Anche sto corajo te ghè? De vegnere in casa mia a sfogiare ancora la me colana? Prima li me gà costreto a tasère, ma adesso… damela subito, se no te la cavo da dosso!

ANGELIKA              Questa colana xe mia!

MAFALDA               Non la xe tua, quela colana xe mia.

ANGELIKA              Questa colana me la xe sta dà, e me la tegno mì, almanco finchè Ettore non me dise de ritornarghea.

MAFALDA               Ritornargherla a chi? A Modesto?

ANGELIKA              Cossa c’entra Modesto? La colana la xe de un amico de Ettore chel jera andà via. Fatostà che Ettore la doveva consegnare a sto amico che l’è tornà, e dopo, non so el perché, la gà rimessa al solito posto.

MAFALDA               Voto dire che xe sta Ettore a darte la colana? E non Modesto?

ANGELIKA              Certo che xe sta Ettore. Perché?

MAFALDA               Perché la colana xe mia, e Tranquillo la gavèva dà a Modesto con gli altri ori perché li custodisse finchè jerimo a Firenze.

ANGELIKA              Sua?… Sicchè xe Modesto l'amico de Ettore che…

MAFALDA               Proprio Modesto.

ANGELIKA              Alora xe sta èo a prestarmela? E non me ga dito gnente perché la colana jera sua e non ghevo da mostrarvela.

MAFALDA               Oh Dio, che imbrojo! Alora, adesso se Ettore trova Modesto lo bastonerà per gnente.

CANDIDA                 “Per gnente” non xe la paròea giusta!

ANGELIKA              Spieghème un fià perché Ettore garìa da darghe bote a Modesto?

CANDIDA                 Perché pensa che el sia el to amante.

ANGELIKA              El me amante? Ma sìo drio schersare?! (entra Modesto portando l’oro, seguito da Tranquillo).

Scena settima

CANDIDA, MAFALDA, ANGELIKA, MODESTO, TRANQUILLO

MODESTO                (svuotando l’oro sul tavolo) Eco l’oro! Ora tuto xe a posto. (Tranquillo e Mafalda controllano subito. Ad Angelika) Ciao Angelika… mì sarìa el to…

ANGELIKA              Sì, ti te saressi el me…

MODESTO                (scherzando) Beh, seto, un pensierin…

TRANQUILLO         Oh, digo, sìo diventà mati! (entra Ettore e li vede abbracciati. Modesto fugge. Ettore lo rincorre intorno alle quinte. Entrano anche Miranda e Cecilia).

Scena ottava

CANDIDA, MAFALDA, ANGELIKA, MODESTO, TRANQUILLO, ETTORE, MIRANDA, CECILIA

CECILIA                    Perché li core cossì forte?

TRANQUILLO         Perché li voe ciapàrse.

CECILIA                    Oh che beo, li juga anche lori come i putei.

ETTORE                    Fèrmate, fèrmate Modesto, che te vojo soeo amassare.

TRANQUILLO         L’oro xe arivà e Modesto se ne xe andà.

CANDIDA                 Mancava soeo èo da essere poeta! (Modesto entra in scena correndo, inseguito da Ettore.

MAFALDA               Ettore, Ettore… Oh Dio, adesso quei se le darà. Come podemo fare per spiegare? (entra Modesto di corsa).

CANDIDA                 Modesto, ghemo capìo che non te sì l'amante de Angelika.

MODESTO                Lo so anche mì, ma disìgheo a queo che me insegue! (scappa. Entra Ettore).

TRANQUILLO         (lentamente) Ettore, fermate, dove veto? Aspeta che te spieghemo noialtri (Ettore pare non sentire).

MAFALDA               (ironica, a Tranquillo) Non te podarissi parlare ancora pì lento? Bisogna dirghe subito che Modesto non xe l'amante de so mujere.

TRANQUILLO         Te ghe rasòn, stavolta te ghe rasòn. (entra Modesto di corsa. Confondendosi) Modesto, Ettore non xe l'amante de Cecilia.

MODESTO                Lo so, con na femena cossì xe impossibìe (scappa via).

MAFALDA               (a Tranquillo) Te sì duro a capire: te lo ghe da dire a Ettore che non xe l’amante de so mujere, e non a Modesto. Provèmo con Miranda. Miranda, ti te ghè da dire soeamente: Modesto non xe l'amante de to mujere!

MIRANDA                (ad alta voce) Modesto non xe l'amante de to mujere!

CANDIDA                 No, non adesso: quando passa Ettore.

MIRANDA    (passa Ettore).Ascolta Ettore, Modesto non xe… (Ettore è già fuori).

MAFALDA               Cecilia, dighe tì a Etore che to marìo nol xe l’amante de Angelika.

CECILIA                    Oh, mì non so bona de dire una paroea cossì bruta.

MAFALDA               Te ghe da sforzarte.

CECILIA                   (passa Ettore. Confondendosi) Ettore so mì, ea Cecilia, i me dise che tì no te sì… (aMafalda) Come ièrea chea paròea? (intanto i due fanno un altro giro).

MAFALDA               Amante!

CECILIA                    (passa Ettore) Eco, tì no te sì l’amante de… (ancora a Mafalda) de chi? (altro giro)

TRANQUILLO         De Angelika.

CECILIA                    De Angelika!

ETTORE                    Lo so anche mì, se la xe me muiere…

TRANQUILLO         Insoma, come ghemo da fare per fermarli? (entra di corsa Modesto).

MODESTO                Fè qualsiasi roba, basta che la fasì, che mì so stufo de corere (sparisce).

ANGELIKA              Lo farò mì, fermerò mìEttore, in fondo so sempre so mujere e vedarì che èo me ascolterà. (entra Ettore di corsa, Angelika gli si para davanti). Ettore, scoltame…

ETTORE                    (spintonandola) Scansate, bruta donnaccia (sparisce).

TRANQUILLO         Su, metèmose davanti col corpo! (arriva Modesto e si arresta, arriva Ettore e si ferma anche lui).

TUTTI                        Ettore, Modesto non xe l'amante de Angelika.

ETTORE                    Dovì dire che nol xe pì l'amante de me mujere perché el xe come se fosse morto. (entraMercedes).

Scena nona

CANDIDA, MAFALDA, ANGELIKA, MODESTO, TRANQUILLO, CECILIA, ETTORE, MIRANDA, MERCEDES

MERCEDES             Non uno, ma in tanti qua morirà se non finì de corere. Come goi da dirveo che bisogna che sia anssà in pace, che so stufa, che bisogna finirla sta commedia! E se continuè con sto bacàn  mì ve strosso. E adesso calmi, calmi!…

TUTTI                        (riprendendo, sottovoce a Ettore) No, Modesto non xe mai stàl’amante de Angelika. (aMercedes) Va ben cossì?

MERCEDES  Finalmente ghi capìo, cossì, proprio cossì gavì da parlare.(entraSilvana).

Scena decima

CANDIDA, MAFALDA, ANGELIKA, MODESTO, TRANQUILLO, CECILIA, ETTORE, MIRANDA, MERCEDES, SILVANA

SILVANA                  Cossa xeo sto silenzio, e ti Mercedes, cossa feto qua?

MERCEDES              So vegnù a farli stare ziti.

SILVANA                  Stare ziti?... Più ziti de cossì! Te sì tì che te fè un pandemonio ogni volta che te vien da Tranquillo. Su vieni a casa!

MERCEDES  Li faseva bacàn, me credito o no?

SILVANA                  (a Tranquillo) Fasìvi bacàn? (Tranquillo fa di no con la testa.A Mercedes) Visto? Tranquillo ga dito de no. (strattonandola) Su, vieni a casa! (escono. Silvana rientra sulla porta per fare l’occhiolino a Tranquillo. Escono Mercedes e Silvana).

Scena undicesima

CANDIDA, MAFALDA, ANGELIKA, MODESTO, TRANQUILLO, ETTORE, MIRANDA, CECILIA

ETTORE                    (a tutti, con voce forte) Scusè, ma voialtre cossa me ghivi dito? E dopo cossa xe stà queo che go visto adesso, una alucinassion?

MAFALDA               Ma dai, che li schersava.

ETTORE                    Non se schersa con ste robe. E perché prima gavì dito che el jera l'amante de Angelika e adesso non l'è più? Bisogna che me spieghè, perchè se non copo èo, mì copo voialtre.

MIRANDA                Tutto xe partìo da mì che go visto la colana de Mafalda intorno al colo de Angelika.

ETTORE                    La colana de Mafalda?… Ah, quea de Modesto. E ora?

MIRANDA                Mì pensavo che ghe la gavesse ragalà de nascosto Modesto, chel fosse el so amante.

ETTORE                    Sì fàte anche per questo voialtre done, vero? Per pensare a robe che non esiste. (vede l’oro) Ma cossa xeo questo? Li me pare i gioieli de Tranquillo.

TRANQUILLO         Infati li xe i me gioieli, qualcossa non va?…

ETTORE                    (scagliandosi contro Modesto) Ah furfante, adesso capisso el to jugo: no te me ghe voesto rivelare el nascondiglio per fare tì bea figura con to zio.

MODESTO                Non xe vero: quando so andà fora, dopo la barufa che ghemo fato, mì go ciapà na bota in testa, una vera stavolta, e go perso veramente la memoria, per questo non te go rivelà el nascondiglio, anche se tì te voèvi ritornarme la colana: perché non lo ricordavo proprio.

ETTORE                    E ora, varda caso, la memoria te xè ritornà, vero?

MODESTO    La me xè ritornà con un'altra bota, quando te go inseguìo dopo la barufa tra noialtri do.

CECILIA                    Modesto, te ciapi sempre bote e no te me disi mai gnente.

MODESTO                Perché farte stare mae quando xe impossibie stare ben?

MIRANDA                (sottovoce a Candida) Mì no go capìo gnente, tì gheto capìo qualcosa?

CANDIDA                 Ormai non me sforzo pì de capireun tipo cossì.

MODESTO                Insoma, l'oro xe qua. Mejo che la sia finìa sta storia!

ETTORE                    E la ricompensa? La doveva essere mia, almanco la metà.

TRANQUILLO         La ricompensa non speta a nessuno, e tìEttore te ghe perso la scomessa, e te ghe da darme i300 euro.

CANDIDA                 Te sì un sporco avaro papà. Ormai la storia xe finìa, come voto pretendere i soldi da Ettore quando ti te ne ghe xa tanti? Come farà èo a darteli?

TRANQUILLO         I pati xe pati, e èo ga da darme i soldi.

MIRANDA                Che spilorcio!

TRANQUILLO         (a Candida) Varda che coincidenza:i 200 euro della ricompensa xe proprio el presso dea colana… Ma dove xea la colana? Angelika, dame la colana; dove la gheto messa?

ANGELIKA              Quae colana?

TRANQUILLO         Su, non sta scomissiare anche tì con la storia del'amnesia, altrimenti me pento de essere stà cossì indulgente.

ANGELIKA              Go sentìo de una ricompensa per chi trovava l'oro.

TRANQUILLO         Certo, per chi trovava l’oro, ma non per chi trovava la colana, che peraltro non essendo tua, te la ghevi portà adosso creando tuti quei pasticci.

ANGELIKA              Signor Tranquillo, èo non gà specificà quale e quanto oro, per cui mì go la colana e vojo la ricompensa.

TRANQUILLO         Ma de quaea ricompensa sito drio parlare?

ANGELIKA              E èo, de quaea colana xeo drio parlare?

TRANQUILLO         Tuti con l’amnesia qua.

ANGELIKA              Anche èo, a quanto pare.Sàeo cossa che femo? Sicome el ga dito che el presso dea colana xe uguale a queo dea scomessa, mì me tegno la colana.

TRANQUILLO         Ma mì la scommessa non la go fata con tì.

ANGELIKA              Lo so, ma sta de fato che la colana la go mì, e la colana la fa parte del’oro dea scomnessa.Mì mea tegno.

TRANQUILLO         Va ben, va ben, anche perchè non pagherò gnente, me sembra una decision sàgia.

MAFALDA               Sàgia un corno! La colana xe mia! (lo picchia sulla testa).

CECILIA                    Ma Modesto, non jera toa la colana?

MAFALDA               (a Cecilia) No sta scomissiare anche ti adesso!

TRANQUILLO         Ma i soldi li costa… non posso pagare 200 euro.

MAFALDA               La colana xe mia, la colana xe mia!…

TRANQUILLO         I soldi xe fruto del me sudore.

MAFALDA               Del nostro sudore! Vojo indrìo la me colana.   

TRANQUILLO         Te te ne comprerè un’altra.

MAFALDA               Con che soldi? Con quei che te me dè tì? Spilorcio, avaro, tirchio che non te sì altro!(continua a picchiarlo, mentre Angelika, defilata, estra la collana dalla tasca e se la ammira).