La collana

Stampa questo copione

ATTO I

LA   COLLANA

di Rino Gobbi

(treatti senza cambio scene, in dialetto veneziano)

Personaggi:

MODESTO         Nipote di tranquillo e Mafalda, scaltro.

ETTORE             Marito di Angelika, spalla di Modesto.

TRANQUILLO   Zio di Modesto, irascibile e avaro.

MAFALDA         Moglie di Tranquillo, orgogliosa.

CANDIDA          Figlia di Tranquillo e Mafalda, maniaca delle pulizie.

MIRANDA          Amica di Candida, depressa e tonta.

VITTORIO          Figlio di Miranda, tonto.

ANGELIKA        moglie di Ettore, vanitosa.


Trama

“La collana” è la storia di un inganno escogitato dal nipote Modesto, aiutato dal suo amico Ettore, ai danni dello zio Tranquillo.

Tranquillo deve partire con la moglie Mafalda per partecipare a un matrimonio di una sua nipote a Firenze. Siccome teme che l’oro, lasciato a casa, sia derubato, lo affida a Modesto.

Modesto, d’accordo con Ettore, escogita un inganno allo zio e decide di fingere di avere perso la memoria e di non sapere più dove ha nascosto l’oro. Poi, quando presumibilmente lo zio metterà in palio una ricompensa per chi lo troverà, l’oro sarà rinvenuto da Ettore, e la ricompensa divisa tra loro due.

Fintantoché gli zii sono a Firenze Ettore si fa prestare da Modesto la collana, che fa parte dell’oro, per darla ad Angelika, sua moglie, che deve partecipare a una festa fuori paese.

Ettore dirà ad Angelika che la collana è della moglie di un suo amico, e che non si faccia vedere con il gioiello addosso perché la moglie di questo fantomatico amico potrebbe riconoscerla e volerla indietro. Ma la vanitosa Angelika viene scoperta con la collana da Miranda, l’amica di Candida, figlia di Tranquillo e Mafalda. Miranda rivela a Candida quanto ha visto. Tutte e due pensano che la collana le sia stata regalata da Modesto perché suo amante.

Quando tornano Tranquillo e Mafalda, Modesto recita la parte dello smemorato. Come previsto Tranquillo promette una ricompensa a chi troverà i gioielli.

Nel frattempo Candida rivela al padre che Modesto è l’amante di Angelika. Però il padre non le crede. Ma nella scena successiva Tranquillo vede Modesto ed Ettore litigare per la collana, perché Ettorenon voleva ritornargliela a Modesto se prima non gli avesse rivelato il nascondiglio dell’oro. Però Tranquillo pensa che stiano litigando perché Ettore aveva scoperto il tradimento. Modesto, uscendo sbatte la testa sullo stipite della porta e perde veramente la memoria.

Tranquillo fa chiamare il nipote per ammonirlo. Quando entra Modesto entra però anche Ettore; così Tranquillo decide di non rivelare quello che sa per timore di una scenata. Ettore fa capire a Modesto che ora vuole ritornargli la collana e, convinto che questi gli sveli il nascondiglio dell’oro,alza il valore della scommessa a duecento euro con Tranquillo. Ma Modesto, che ha perso veramente la memoria, implora l’amico di non scommettere. Ettore è sempre convinto che l’amico finga e pattuisce la scommessa.

Dopo qualche tempo rientra Ettore che racconta a Candida e a Miranda del tradimento di Modesto. Lui intende il tradimento in quanto l’amico non vuole più fargli trovare l’oro (che non può farlo perché ha veramente perso al memoria), ma Tranquillo e gli altri pensano ancora al tradimento di Modesto con Angelika.

Candida rivela a Ettore che Modesto è l’amante di sua moglie Angelika. Ettore esce infuriato alla ricerca di Modesto.

Entra Modesto, cui viene detto di scappare perché Ettore sa che lui è l’amante di sua moglie. Modesto non fa a tempo di raccapezzarsi quando entra Mafalda che lo aggredisce e lo manda a sbattere con la testa contro lo stipite della porta, e Modesto recupera nuovamente la memoria; poi fugge perché inseguito da Ettore.

Entra Angelika, e viene chiarito il fatto che lei non è l’amante di Modesto.Entra Modesto con l’oro e mentre scherza con Angelika entra anche Ettore, che li vede abbracciati, e lo insegue per picchiarlo. Alla fine viene chiarito tutto. Nel finale, Tranquillo esige i duecento euro da Ettore, quelli della scommessa. È il valore della collana che, siccome ce l’ha Angelika, a buon diritto spetta a lei, unica vincente di tutta la storia.

Una stanza con due uscite opposte e una finestra

ATTO I

Nella casa di Tranquillo e Mafalda.

Scena prima

MODESTO, ETTORE

MODESTO               (entrando con Ettore, colpendo vivacemente la mano destra sul braccio sinistro arcuato) Toh, a quel tirchio de me sio, a quel scelerato che se tièn tuto per èlo, a quel avarasso, spilorcio, a quel tacagno, a quel peocioso che nol pensa ai so neòdi.

ETTORE                    E ali amissi dei neodi (cioè lui).

MODESTO               L'è andà al matrimonio, no? Al matrimonio de so neòda. E èlo se ga portà apresso anche la mujere…

ETTORE                    To sia.

MODESTO               Sì, me sia. Ma ora el sio me la pagherà. El me ga consegnà l'oro? Me lo ga afidà perché lo nascondesse ben dai ladri? Perché nol se fida dela Candida?

ETTORE                    So fiola, to cugina.

MODESTO               E mì lo go nascosto ben, vero Etore?

ETTORE                    Massa ben te lo ghe sconto!

MODESTO               (Ironico) Tanto che ora non riussimo pì a trovarlo gnanche noialtri (risata).

ETTORE                    D’altronde, se te perdi ea memoria…

MODESTO               A meno che… a meno che…

ETTORE                    Se noialtri proponemo a to sio na ricompensa per chi lo troverà…

MODESTO               Compensa che cascherà nele nostre man.

ETTORE                    Che divideremo a metà, da boni amissi, in barba a Candida.

MODESTO               La zitela. (ironico) Quela che se ne frega dela casa, che ansa la polvere sui mobili, e le robe fora posto, quela… quela amica de staltra (risata).

ETTORE                    Staltra, Miranda, (ironico) quela che xe sana come un pesse, che la xe otimista e la sprigiona gioia da tuti i pori.

MODESTO               Da tuti i porri, te vorè dire, ah, ah (entra Candida).

Scena seconda

MODESTO, ETTORE, CANDIDA

CANDIDA                (spolverando) Cossa gavìo voialtri da ridere? Sìo drio forse torme in giro?

MODESTO               Noialtri? No. Perché dovarissimo ridere ale to spale cujneta? (risata).

CANDIDA                Alora volì torme in giro davero? Come se non savesse che ghe xe un motivo valido?

MODESTO               E quale xeo, cujneta?

CANDIDA                (a Modesto) L’oro, l’oro, eco el motivo. Non so proprio perché papà e mama non lo gàbia dà a mì da custodire, che so loro fiola. E lo ga da a tì.

MODESTO               E non te lo sè perché cujneta? Ma perché se lo dava a tì, te saresssi scampà dai ladri anssandoglielo.

ETTORE                    Par mì sarìa scampà i ladri.

MODESTO                Giusto! Vero cugineta?

CANDIDA                Basta con sta “cujneta”!

MODESTO               Sì, xe vero, basta cujneta (risata).

CANDIDA                Adesso te sì veramente ofensivo, non vojo che se rida su de mì (esce).

Scena terza

MODESTO, ETTORE

MODESTO               (sincerandosi che Candida non ascolti) Vojo vedere la facia de me sio quando vedarà che so nipote ga perso la memoria.

ETTORE                    Varda de non ridere Modesto quando sucederà, perché ne va dela nostra reputassion, ma anche del nostro compenso.

MODESTO               Farò el serio

ETTORE                    Bravo.

MODESTO               A proposito, me racomando, gheto dito ad Angelika…

ETTORE                    Me mujere.

MODESTO               Sì, gheto dito a to mujere che non la se fassa vedere in giro con la colana?

ETTORE                    (ad alta voce, ammiccando a Candida fuori scena) Quela de to sia, che fa parte dei gioieli che te ghe nascosto? quela che te ghe dà ad Angelika per andare a una festa fora paese?

MODESTO               Ssst! Sito mato!Sì, proprio quela. Ghe gheto racontà la storia che la colana la xe dela mujere de un to amico, e chel non vole che la so consorte sàpia che te la ga prestà?

ETTORE                    Xa fato. (con voce sostenuta) Nessuno savarà che quela colana fa parte deli ori de to sii.

MODESTO               Ssss!…che Candida podarìa sentirte (escono. Entra Candida).

Scena quarta

CANDIDA

CANDIDA                (spolverando e ordinando i soprammobili) Ah, sti omini! Uno pèso de staltro… Adesso dovarìa arivare Miranda la me amiga pì sincera. Quela povereta me fa pena perché la ga na salute cagionevole, e non ghe ne va ben una. Speremo che in quò la sia de bon umore (entra Miranda).

Scena quinta

CANDIDA, MIRANDA

CANDIDA                Toh, xa qua?

MIRANDA                (tenendosi il ventre) Oh, el me stomego, e solo perché go fato quatro passi.

CANDIDA                Ma dai, sarà stà el fredo, te garè ciapà un colpo.

MIRANDA                El fredo ghe xe per tuti, però i colpi li ciapo solo mì; e adesso go da andare ancora dal dotore…

CANDIDA                Ehmbè?!

MIRANDA                Elo me toe sempre in giro; el dise che con la me cartela clinica el podarìa farse na sièrpa, e ghe ne restarìa ancora per na sintura. E dopo el dise che la me visita garìa da partire dala testa, e fermarse là. A proposito de testa, lo seto che ogni tanto me fa male anche quela?

CANDIDA                Ma dai, sarà quando cambia el tempo. Sito meteoropatica per caso?

MIRANDA                (sospettosa) Cossa xea, un'ofesa o una malatia?

CANDIDA                Xe che te senti el tempo, tuto qua!

MIRANDA                Cioè xe na malatia?

CANDIDA                Ciamala come che te voi.

MIRANDA                Sicuro che la ciamo malatia, se la xe na malatia… Mejo, mejo, cossì podarò racontare al dotore che ghe ne go un'altra.

CANDIDA                Seto che i me genitori li xe partii per Firense e li starà via una setimana?

MIRANDA                Sì, te meo ghevi xa dito.

CANDIDA                E el so oro…

MIRANDA                Na volta to pare meo gheva ga mostrà: el jera tanto.

CANDIDA                E seto a chi che gheo ga da da cusotidire? A Modesto. A Modesto lo ga consegnà!

MIRANDA                Nooo!?  Tuto chel’oro? Quei braciali, quei orecini con le perle de to mare, e la colana… Ma perché non lo ga afidà a tì?

CANDIDA                Non li si fidava.

MIRANDA                E li se ga fidà de elo?

CANDIDA                E in pì ghe xe el so amigo Etore.

MIRANDA                Oh Dio, staltro?!

CANDIDA                Pensa un fià in che man che xe finìo l'oro… Miranda, voto qualcossa, un tè per el to mal de stomego? Così te eviterè de andare dal dotore.

MIRANDA                No, anssa stare.

CANDIDA                Ma così te andarè a casa con èlo?

MIRANDA                Con chi? Col dotore? Sarìa el massimo!

CANDIDA                No, col to male, intendo (entrano Modesto ed Ettore).

Scena sesta

CANDIDA, MIRANDA, MODESTO, ETTORE

MODESTO               Lavorare, bisogna lavorare! Cossì te sentirè manco i dolori e te garè manco tempo per pensare ale to manie. L'omo xe fato per lavorare!

CANDIDA                Senti chi parla de lavorare?!

MIRANDA                Se xe l'omo che xe fato per lavorare, mì so una dona.

MODESTO               Furba la signora! Comunque sta tranquila che el lavoro manuale sparirà.

CANDIDA                Ma ti xe xa da un toco che te lo ghe fato sparire.

MODESTO               (cenno sarcastico verso la cugina) El lavoro se basa sul trasporto, sola comunicassion, ora, tanto lavoro xe fato dal compiuter, semo xa in internet, esiste la realtà virtuale, e de sto passo l'omo gavarà bisogno solo dele so idee per comunicare. El corpo no garà pì senso de esistere, e se dissolverà.

CANDIDA                Senti il filosofo.

MIRANDA                Non te go mai sentìo parlare cossì ben.

CANDIDA                Quando se trata de non lavorare el sa parlare anche mejo!

MIRANDA                Brrr che brividi. Ma mì no go el compiuter a casa, e per viagiare go ancora la me bicicleta: non sparirò de certo.

MODESTO               Perché te sì una dele ultime persone povere e oneste…

MIRANDA                Bè, povera…

MODESTO               Povera nel senso che ti non te sì un'arampicatrice sociale se te usi ancora la to bicicleta.

MIRANDA                Scusa, dove pensito che dovarìa arampicarme? Non so miga una che core su quele strane biciclete…

ETTORE                    Elo intende un’arivista.

MIRANDA                E dove dovarìa arivare?

MODESTO               Digo semplicemente che tì Miranda non te sì un'ambissiosa…

ETTORE                    Una che pensa a emergere. E xe ben cossì, perché queli che ariva al sucesso li ga sempre da calpestare qualcuno, passarghe sora per podere essere i primi (entra Vittorio, tremante).

Scena settima

CANDIDA, MIRANDA, MODESTO, ETTORE, VITTORIO

MIRANDA                (alzandosi premurosa) Vitorio, ma cossa gheto?

VITTORIO                Per poco una machina non me investiva. La jera grande come na coriera e la coreva a una fortissima velocità. El me pareva Berlusconi.

MODESTO               Eco la prova: Berlusconi xe un arampicatore sociale, un arivista, un self made man.

MIRANDA                Un semo meso mato, eco cossa chel xe èlo! (si accosta al figlio e lo coccola). Te sì spaventà, vero? Ah, chel briccon de Berlusconi! Ma dime, perché te sì vegnù qua?

VITTORIO                Ghe xe me papà chel xe furibondo perché nol riesse a trovare el dentrifico, quelo medicamentoso. L'è drio sercarlo in tuti i casseti, che i xe pieni dele to medisine.

MODESTO               Perchè, voialtri adoperè el dentrifico medicamentoso?

MIRANDA                Certo, xe quelo che racomanda i dentisti.

MODESTO               Alora te sbagli a usarlo: i dentisti non poe dare boni consigli, perché la gente non andarìa pì da lori. Non te trovi giusto anche tì, Candida?

CANDIDA                (sbuffando) Sì, Modesto.

MIRANDA                Ma mì me trovo ben…

ETTORE                    Te spiego: imàginate un carossiere, se èlo te disesse de non andare pì a sbatere con la machina adosso al muro del garage, el farìa el so dovere

MIRANDA                Certo.

ETTORE                    Ma andarìa contro i so interessi, perché ti no te ghe porteressi pì la to machina a riparare.

MIRANDA                Ettore, mì no go la machina!

MODESTO               I xe esempi, Miranda, esempi! Candida, coregeme se sbaglio.

CANDIDA                Ti no te sbagli mai, te rompi e basta!

MIRANDA                (a Candida) Adesso vago, me so scocià de stare qua con sti do. Se sentimo doman, dopo che so andà dal dotore; anche se temo andare da èlo: non vorìa disturbarlo ancora.

ETTORE                    Perché avere paura del dotore? La convension con l’als atribuisse a ogni medico un tot de pazienti, che poe acedere al so ambulatorio quando che li voe.

MIRANDA                Non ghe capisso gnente. Cossa xeo sto tot de pasienti che lori ga da avere?

ETTORE                    Che ogni medego vien pagà dalo Stao un tanto a tot.

MIRANDA                E mì sarìa una tot?

ETTORE                    Giusto, ti te sì una tot.

MIRANDA                El fato xe che i medisi no me guarisse mai. Non ga anche lori interesse che li me li guarissa? Sarìa un successo anche per lori.

ETTORE                    E che successo! Se non li riesse a guarirte le robe xe do: o ti te sprigioni tanta simpatia verso i dotori che non li te voe molare (Miranda si pavoneggia); o el to problema rapresenta un caso patologico non diagnosticabile.

MIRANDA                Mì posso essere anche simpatica, ma penso che sia la seconda che te ghe dito.

ETTORE                    Alora, se ti te ghè sta malatia non diagnosticabile, i casi per i medici xe ancora do: per non averte fra… le loro grassie, o li te cura, o li te elimina.

MIRANDA                La malatia?

ETTORE                    No, no, intendo o li te cura o li te elimina tì con la eutanasia.

MIRANDA                Cossa vol dire eutanasia?

ETTORE                    Farte morire dolcemente.

CANDIDA                Adesso basta con ste prese in giro. Finimoea!

MIRANDA                Andemo, andemo Vitorio a sercare el dentrificio per to pare. Ah, sti omini! (escono Miranda e Vittorio).

MODESTO               (a Ettore) Cossa dito, andemo via anche noialtri? (escono Modesto e Ettore).

Scena ottava

CANDIDA

CANDIDA                Ah, se li gavesse mì quei gioieli, eccome me li meterìa indosso. Go solo queli del batesimo e deli altri sacramenti; ma caspita, i xe custoditi da me pare perché el ga paura che li perda. De fidansati che me ne regala, non ne vojo… be', non ghe no. Ne gavevo uno una volta, Fernando, chel jera tanto inamorà de mì; ma quando chel ga conossìo me pare el me ga dito che un bon marìo non poe provedere al mantenimento dela moglie che la ga el pare avaro. Mì ghe go dito che elo ga da sposare mì e non me pare. E èlo me fa: "Ma come fasso a provedere a tì se élo non me aiuta? Alora mì ghe digo: "Ma tì non te ghe gnanche un soldo?" "No", risponde èlo. Alora mì, piena de amore, ghe go dito: "Ma mì te sposo lo stesso". E èlo me ga risposto: "Ma so mì che non te vojo sposare con un pare cossì" E dopo l'è partìo.

Cossì adesso so sensa morosi e anche sensa gioieli. (entra Miranda).

Scena nona

CANDIDA, MIRANDA

MIRANDA                (entrando guardinga) Candida, non te podarè mai imaginare cossa che go visto apena adesso. (eccitata) Robe del’altro mondo. Una roba incredìbie, una roba massa grande, massa sporca… Conossito Angelika?

CANDIDA                Sicuro, la mujere de Etore, e alora?

MIRANDA                Conossito Mafalda?

CANDIDA                Certo che la conosco, se la xe me mare, voto che non la conossa? Insoma, calmate e dime cossa che xe sucesso.

MIRANDA                Te sé la colana de to mare? Quela che indossava solo per le feste. Seto dove che xe adesso la colana?

CANDIDA                Certo che lo so, assieme con gli altri ori dei me genitori.

MIRANDA                E dove xei ora li ori dei to genitori?

CANDIDA                Basta! Che rassa de imbrojo sito drio contarme? Te lo go dito prima che i xe sta afidà a Modesto fintantochè loro andava a Firense per le nosse.

MIRANDA                A Modesto, te disi? Ne sito proprio sicura?

CANDIDA                Certo che lo sono. Insoma, cossa xe sucesso con sta colana?

MIRANDA                (sentenziando) La colana non la ga pì Modesto.

CANDIDA                E chi xe che la ga alora?

MIRANDA                La go vista indosso ad Angelika .

CANDIDA                Indosso a chi? Ad Angelika? Non xe possibile. La colana indosso ad Angelika? Ma come gala fato a finire da èla?

MIRANDA                Proprio non te lo indovini?

CANDIDA                Ghe la garà dà Modesto, quel manigoldo!

MIRANDA                E perché? Proprio non te ghe arivi? Se ghe so arivà perfin mì?

CANDIDA                (comprendendo, sbalordita) Nooo!? (unendo i due indici della mani) Modesto e Angelika?… Non xe possibile!

MIRANDA                Epure?…

CANDIDA                Ah, quel furfante de me cugin!


ATTO II

Scena prima

TRANQUILLO, MAFALDA

TRANQUILLO         (entrando con Mafalda; arrabbiati) … E tì non te sì Eva: ghe ne xe dele altre al mondo.

MAFALDA               E tì non te sì Adamo.

TRANQUILLO         Apunto, non go solo Eva a disposission (Mafalda imbarazzata).

MAFALDA               Non te aceti mai quelo che te digo mì; in tuti sti ani che semo insieme, mai una volta che gàbia deciso mì. Digo, un bracialeto un poco pì pesante non te podevi regalarghelo ala sposa? El pareva de filigrana! El pareva de queli che se regala per el batesimo.

TRANQUILLO         Bè, matrimonio o batesimo, sempre un sacramento el xe.

MAFALDA               (sarcastica) La diferensa xe che la to neòda la xe un po' pì grande de una neonata, e la ga altre esigense. Non te vorè dire che te manca i schei? Ti e la to tacagnerìa!

TRANQUILLO         A proposito, Modesto gheva da essere qua ad aspetarme.

MAFALDA               Aspetarte per cossa?

TRANQUILLO         Come per cossa? Per ritornarme i gioieli, no?

MAFALDA               Sì, ma come faseva èlo a savere che te jeri tornà a casa?

TRANQUILLO         El telefono esiste anche per questo.

MAFALDA               E quando ghe gheto telefonà?

TRANQUILLO         Dal’autogril del’autostrada, non te te ricordi?

MAFALDA               Mì non me ricordo un bel gnente, so che te jeri andà ala toilete.

TRANQUILLO         Apunto, sul parchegio ghe jera una cabina telefonica, e da là go telefonà.

MAFALDA               (agitata) Sul parchegio? E la pipì? Te la ghe fata drio un albero per risparmiare i sinquanta centesimi?

TRANQUILLO         Bè, insoma… noialtri omini podemo fare robe che voialtre done non podì fare. Se ocoreva a tì, mì te li garìa dà i soldi.

MAFALDA               (alzando le braccia al cielo, incollerita) Varda un fià cossa che me toca sentire!

TRANQUILLO         Sbaglio o te sì un tantin arabià?

MAFALDA               Arabià mì? Nooo! Mì so calmissima. Mì… (guarda il carrello di giornali e li scaraventa a terra) solamente che mì qua spaco tuto (entra Candida).

Scena seconda

TRANQUILLO, MAFALDA, CANDIDA

CANDIDA                Ma cossa xe drio sucedere qua? Mama, cossa feto?

MAFALDA               Domandalo a to pare cossa che fasso.

CANDIDA                Lo vedo anche mì cossa che te sì drio fare, ma perchè?

MAFALDA               Perché la vita con to pare xe un inferno, e mì so stufa, non ghe la fasso pì.

CANDIDA                Ma dai, mama, che l’inferno non esiste, almanco qua in tera.

TRANQUILLO         (guardando la moglie) Invesse mì penso che l’inferno esista anche qua in tera. Oh, se esiste! (si sposta verso i giornali sparsi).

CANDIDA                Adesso basta mama… basta te digo! (Mafalda si calma. Entra Miranda).

Scena terza

TRANQUILLO, MAFALDA, CANDIDA, MIRANDA

MIRANDA                Passavo de qua e go sentìo dei rumori (vede i giornali).

CANDIDA                Oh che sempio, che sempio.

MIRANDA                Mì lo go sempre dito che to pare xe un sempio, ma non savèvo chel fosse anche violento.

TRANQUILLO         Varda che non so sta mì a fare questo: xe sta la Mafalda.

MIRANDA                Mafalda? (si avvicina a Mafalda ancora arrabbiata e la coccola). Sta povera dona che la gà da subìre le so prepotense e le so privassion anche se èlo ga i soldi. Ah, sicuro èlo ga i soldi, ma la colana…

CANDIDA                (interrompendola perché non riveli la tresca) La colana… non basterà una colana per portare la pace in questa casa.

TRANQUILLO         Ma cossa sito drio dire? Mì non te capisso… La colana non porterà la pace? Ma de quale colana sito drio parlare?

CANDIDA                Ogni cosa a so tempo: tanto “non te costa gnente” aspetare per savère.

TRANQUILLO         Ma saèere cossa? (entra Ettore).

Scena quarta.

TRANQUILLO, MAFALDA, CANDIDA, MIRANDA, ETTORE

MIRANDA                Etore, non so se tì te sé che…

CANDIDA                (interrompendola ancora e guardandola di sbieco) …Che xe tornà i me genitori.

ETTORE                    Li vedo, non so miga orbo.

CANDIDA                Ma li xe tornà con una luna… (accompagnando Miranda all’uscita perché non parli). Su, Miranda, andemo fora a fare do passi.

Scena quinta

TRANQUILLO, MAFALDA, ETTORE

ETTORE                    Non xe una novità…

TRANQUILLO         Cossa non xe una novità?

ETTORE                    Che voialtri litighè… cioè che gavì qualche discussion… insoma che ve spieghè. Ma mì so qua per un motivo specifico: a Modesto xe capità una roba, ma una roba…

MAFALDA               Oh Dio, cossa ghe xe capità? Un incidente? Xeo in ospedale?

ETTORE                    No, nol xe in ospedale, xe che el gà ciapà na bota in testa.

TRANQUILLO         Se xe per na bota sola testa non xe gnente de grave, visto la so consistensa. Pitosto el me oro, come mai non l'è vegnù a portarme i gioieli che ghe go dà?

ETTORE                    Qua sta el problema. Elo li ga nascosti e dopo el ga ciapà la bota.

TRANQUILLO         E con questo? Mì vojo i me gioieli.

ETTORE                    El fato xe che non se ricorda pì dove che li ga messi.

TRANQUILLO         Non se ricorda pì? Ghelo fasso ricordare mì dove che li ga messi. Ma dove xelo adesso; che lo vojo vedere mì, coi me oci.

ETTORE                    Modesto l'è drio la porta, el se vergogna de quelo che ghe xe capità. Ricordève che el ga perso anche un poco de udito (va alla porta e chiama forte). Modesto! Modesto! (va fuori, poi entra assieme con Modesto).

Scena sesta

TRANQUILLO, MAFALDA, ETTORE, MODESTO

MODESTO               Sito ti Etore? No te ghevo visto. Te podevi anche ciamarme, no?

MAFALDA               (tra sé) Non solo amnesia e sordità, anche cecità.

ETTORE                    Ascolta, go xa racontà dela amnesia a to sio.

MODESTO               A me sio, cossa ghe gheto racontà?

ETTORE                    Dela to amnesia.

MODESTO               A chi gheto racontà dela me amnesia?

ETTORE                    A to sio… Insoma, anssa che te spiega: te ricordito proprio gnente del'oro che te ghe nascosto?

MODESTO               Quale oro, non so de cossa che te parli?

TRANQUILLO         Non te sé de cossa che el parla? Te dago mì la to amnesia. Non te te ricordi del'oro che te go dà? (si avvicina minacciosamente).

MODESTO               Al di là, al di là sio.

TRANQUILLO         Al di là?… Ma cossa dito?

ETTORE                    Te vorè dire  "alto là!".

MODESTO               Al di là, alto là, che diferensa fa.

ETTORE                    Toh, Modesto anche poeta!

MAFALDA               Xe la bota che lo fa parlare in quel modo.

TRANQUILLO         Al di là, o alto là, te vedarè cossa che te capiterà… Toh, so drio parlare in rima anche mì.Comunque, rima o non rima ora mi te…

MODESTO               Sì sì, adesso me ricordo vagamente del'oro, quelo che te me ghe consegnà tì?

MAFALDA               Sì, quelo, dove lo gheto nascosto?

MODESTO               Non ve lo ga dito Etore? Go ciapà una bota in testa.

TRANQUILLO         Vedo che qualcossa te ricordi?

MIRANDA                (sospettosa) Questo non me quadra

MODESTO               (a Miranda) Te ghè la testa quadra? Ghe vole na bela modestia per afermare questo.

MIRANDA                Ma sito sordo per caso? Go dito che non me quadra, nel senso che non riesso a capire.

MODESTO               Come volevase dimostrare.

MAFALDA               Qua dentro i xe tuti mati, mejo che vaga a lavare i piati… Caspita, so drio parlare in rima anche mì (esce. Entrano Candida e Miranda).

Scena settima

TRANQUILLO, MODESTO, ETTORE, MIRANDA, CANDIDA

TRANQUILLO         (a Modesto, minacciandolo) Ora tì te ghe da ricordarte dove che te ghe messo i gioieli, altrimenti…

MIRANDA                Almanco la… (collana).

CANDIDA                (intervenendo) Sì, almanco la…ssemo passare un poco de tempo e vedarì che la memoria ritornerà; anche perché go sentìo dire che procurare dele emossion a chi che ga subìo un trauma poe essere grave, e poe perdere definitivamente la memoria, se non morire. (strattona Miranda per portarla fuori, quando entra Vittorio. Candida esce da sola, facendo una smorfia di disappunto verso Vittorio).

Scena ottava

TRANQUILLO, ETTORE, MODESTO, MIRANDA, VITTORIO

MIRANDA                Cossa sito vegnù a fare ancora qua?

VITTORIO                (a Miranda) So vegnu a torte.

MIRANDA                Aspeta un fià, che go da risolvere el problema del'oro.

VITTORIO                Quale oro?

MIRANDA                Quelo che Modesto ga perso.

VITTORIO                Perso? E perché non l'and'è a sercare?

TRANQUILLO         Vero, perdiana! Come mai non ghe go pensà prima? Se semo… se sì in tanti a sercarlo, lo troveremo di sicuro.

ETTORE                    E chi lo trova gavarà una lauta ricompensa

TRANQUILLO         Adesso non esageremo: el gavarà el me ringrassiamento: imagineve che sia una cacia al tesoro; eco, sì, una cacia al tesoro, e vinserà chi lo troverà.

MODESTO               E chi lo troverà se lo tegnerà. Questo xe el jugo dela cacia al tesoro.

TRANQUILLO         Sbaglio, o quando che se parla de presiosi te torna l'udito? E po', proprio tì te parli, che te sì quelo che lo ga perso. Darò sì una ricompensa a chi lo troverà, ma escludendo tì, naturalmente: darò sinquanta euro a chi troverà i me gioieli (entra Mafalda. Modesto esce vedendola arrivare, per paura di ramanzine).

Scena nona

TRANQUILLO, ETTORE, MIRANDA, VITTORIO, MAFALDA

MAFALDA               (aspra) I to gioieli?…i nostri gioieli! (nessuno la bada).

ETTORE                    Podemo fare sento euro?

TRANQUILLO         Alora non se ne parla: voialtri volè suchiarme quel poco che go. Non posso acetare, dovarìa fare un secondo lavoro.

VITTORIO                (a Tranquillo) Ma se non l'è bon fare gnanche el primo? (Tranquillo lo schiaffeggia. Piangendo) Xe la mama che dise sempre cossì!

MIRANDA                (imbarazzata, poi decisa) Xe vero, el diga el contrario se el ga corajo… Ma varda, s-ciafesare cossì me fiolo davanti ala gente!

MAFALDA               (a Tranquillo) Te sì tropo impulsivo, eco, te dovarissi movere le man, ma per altre robe.

TRANQUILLO                     Se xe verso de tì, alora so d'acordo. (A Vittorio, che si lamenta per lo schiaffo). Vèdito Vitorio,mì sofro quando che molo sciafe ala gente.

ETTORE                    (a Modesto) Ma to sio fa de profession el s-ciafesatore?

TRANQUILLO         (a Ettore) Ignorante: solo a me mujere, quando se li merita.

MAFALDA               A quanto pare me li merito spesso.

TRANQUILLO         Ansemo stare, te disevo Vitorio che me dispiase quando che molo qualche s-ciafòn; ma xe per educare la gente; e nonostante mì sofra go da s-ciafesare qualcuno.

VITTORIO                Tranquilo, mì vorìa che in seguito nol sofra pì.

ETTORE                    Bravo Vitorio. (a Tranquillo) E ora?

TRANQUILLO         Cossa “e ora?”.

ETTORE                    D’acordo per sento euro?

TRANQUILLO         (fa un po’ di conti) E vaga per sento euro, che in quò me sento generoso. E adesso via tuti a sercare el tesoro… e mì a rimeteghe li schei. (escono Ettore e Mafalda. Candida fa cenno a Miranda di restare).

Scena decima

TRANQUILLO, CANDIDA, MIRANDA, VITTORIO

TRANQUILLO         (a Candida e Miranda) Voialtri non partì, non ve interessa ciapare la ricompensa? (Candida fa segno a Tranquillo di mandare via Vittorio. A Vittorio) Vittorio, và a torme el jugo dele frecete fintanto che aspetèmo. Te sé dove che el xe, no? (guarda la parete e non vede chiodi) Anche el marteo e i ciodi.

VITTORIO                Certo. (Vittorio esce).

Scena undicesima

TRANQUILLO, CANDIDA, MIRANDA

CANDIDA                Capitol!…

TRANQUILLO         Cossa dito? Ve go domandà se non ve fa comodo anche a voialtre ciapare sento euro?

CANDIDA                Dallas!…

TRANQUILLO         Ma insoma, sito diventà mata? Cossa sito drio cianciare?

MIRANDA                Cossa dito Candida, non te capisso gnanche mì?

TRANQUILLO         Non ghe xe da meravejarse.

CANDIDA                Qua semo a “Beautiful”: lusso, feste… (entra Vittorio col bersaglio delle freccette e i chiodi).

TRANQUILLO         (osservando solo i chiodi, spazientito) E adesso va a torme anche el martelo (Vittorio esce).(a Candida) Alora dime, perché te parli in sto modo?

CANDIDA                Lusso, bele done, amori legitimi e… amori clandestini.

MIRANDA                Mì so cossa che vol dire amori clandestini: xe sta una volta, quando che so stà invità a una festa olè con me marìo.

TRANQUILLO         Non go mai sentìo de una festa olè.

MIRANDA                Ma sì, dove ghe xe giovanoti mesi nudi.

TRANQUILLO         E giovanote no?

MIRANDA                Sì, sopratuto loro.

TRANQUILLO         A meno che non le sia stà tute ragasse spagnole, se dise una festa osè.

MIRANDA                Olè, osè, che diferensa fa?

TRANQUILLO         Ne fa, ne fa! E li amori clandestini?

MIRANDA                Per mì jera quei che se abrassava, se basava e i se ansava.

CANDIDA                Sito poeta anche tì, adesso?

MIRANDA                Mì? Perché?

CANDIDA                Ansemo stare; e dopo, quando sti amori se ansava, cossa fasevei?

MIRANDA                Se abrasava e i se basava.

CANDIDA                Te lo ghe xa dito.

MIRANDA                Sì, ma i se abrassava e i se basava con altri.

TRANQUILLO         Ma dove xelo sto locale?

CANDIDA                (severa) Papà?…

TRANQUILLO         (riprendendosi, a Candida) Ma te parlavi di Dallas, feste… cossa xe che te voìvi dirme Candida? (entra Vittorio con un martello senza manico).

Scena dodicesima

TRANQUILLO, CANDIDA, MIRANDA, VITTORIO

TRANQUILLO         (a Vittorio, fissando sbalordito il martello) Te ghe razon, me so dismentegà de dirte de portarme anche el manego. Ora va a torme anche le frecete (esce Vittorio, entra Mafalda).

Scena tredicesima

TRANQUILLO, CANDIDA, MIRANDA, MAFALDA

MAFALDA               E anche el pomo, che in quò me sento Guglielmo Tell: scaricherò pure la tension su qualcossa se non posso scaricarla so qualcuno.

MIRANDA                Ma manca el serpente…

CANDIDA                Tut’al pì mancherà el fiolo de Guglielmo Tell.

MIRANDA                Mì digo che manca el serpente, el demonio.

TRANQUILLO         Alora, se proprio el ga da esserghe, farà me mujere la parte del demonio, che la xe la pì adata.

MAFALDA               Capisso la to alusion, seto.

TRANQUILLO         Comunque el serpente non c’entra con Guglielmo Tell.

MIRANDA                Ma come? Se ghe ga da essere un pomo ghe sarà anche el serpente sul'albero.

TRANQUILLO         Varda che Guglielmo Tell gavarà a che fare con un pomo, non con un serpente.

MIRANDA                Mì go sempre savùdo che ghe jera un pomo e el serpente, e non savevo che se ciamasse Guglielmo Tell quelo che ga scacià Adamo e Eva fora dal paradiso terestre.

CANDIDA                Se ciamava e se ciama Dio, l’Essere perfetissimo, chel ga creà l'omo quasi perfeto come Elo.

TRANQUILLO         Tanto perfeto da doverlo s-caciare una volta che ga visto cossa che el gaveva fato.

CANDIDA                Ma la so dissendensa sì, fata de pargoli, boni, ingenui, teneri, soavi…

TRANQUILLO         Sì, infati el primo xe sta Caino.

CANDIDA                Xe sta colpa del pomo se l'omo se gà rovinà.

TRANQUILLO         Ciamelo pomo!

MIRANDA                Mì, non me ga fato perfeta.

TRANQUILLO         Questo lo se vede ben.

MIRANDA                Intendo che go male dapertuto.

MAFALDA               Ma una volta te jeri perfeta.

TRANQUILLO         Forse apena nata (entra Vittorio con le freccette).

Scena quattordicesima

TRANQUILLO, CANDIDA, MIRANDA, MAFALDA, VITTORIO

TRANQUILLO         Adesso va Vittorio, va a sercare l’oro anche ti.

VITTORIO                Ma mì volevo jugare frecete…

TRANQUILLO         Qua non tira aria bona per i toseti, va a sercare l'oro!

VITTORIO                Ma mì pensavo che fosse vietato ai putei sercare l'oro.

TRANQUILLO         (arrabbiato) Ai putei xe vietato stare qua. Vai! (Vittorio esce. Esce anche Mafalda).

Scena quindicesima

TRANQUILLO, CANDIDA, MIRANDA

MIRANDA                Xe mejo che senta anche la Mafalda, bisogna ciamarla.

TRANQUILLO         (accantonando il gioco delle freccette) No, anssa stare. La xe xà agità per conto suo…

CANDIDA                Qualcuno trama nel buio, in segreto.

MIRANDA                Ora ghe so arivà anche mì: te parli dela colana.

TRANQUILLO         (a Candida) De quale colana parla la Miranda? C’entra col me oro?

CANDIDA                Ma no papà, sta tranquilo.

TRANQUILLO         Mì so tranquilo solo de nome e non de fato. Disème cossa che sta sucedendo, altrimenti… altrimenti me arabio. Modesto ga vendù el me oro?

MIRANDA                No Tranquilo, non c’entra col so oro.

TRANQUILLO         Ah, manco male, alora poe sucedere qualsiasi roba.

CANDIDA                Ma un poco del to oro c'entra papà.

TRANQUILLO         Un poco del me oro c’entra? Spiegate mejo.

CANDIDA                (maliziosa) Colpa dela colana.

TRANQUILLO         (Agitandosi) Insoma, dove xela sta colana? Basta con sto girare intorno: dime quelo che te ghe da dirme, (batte un pugno sul tavolo) se no scomissio a movere le man.

CANDIDA                (impaurita) Modesto xe l’amante de Angelika.

TRANQUILLO         (dopo un attimo di perplessità si mette a ridere) Racontemene un'altra de pì bona: Modesto, amante de Angelika? La mujere de Etore, el so migliore amico? Questa xe veramente bona.

CANDIDA                E cara: cossa dito se te disesse che Miranda ga visto la colana indosso ad Angelika?

TRANQUILLO         Miranda la gavarà visto una colana adosso a Angelika, ma non quela de me mujere: quela la xe assieme con li altri ori che xe sta sconti da Modesto.

CANDIDA                (a Miranda) Jera la colana de me mama, o no? Varda che se non xe vero, le conseguense sarìa gravi.

TRANQUILLO         Se xe per questo le conseguense le sarìa gravi anche se fosse vero.

MIRANDA                Certo che la xe quela de Mafalda: mì sarò tonta, ma certe robe non me le scapa.

CANDIDA                (a Tranquillo) Visto?!

TRANQUILLO         Anche se Angelika avesse la me colana, questo non prova che Modesto sia el so amante.

CANDIDA                Xe l'amico del marito l'amante, de norma.

MIRANDA                Varda che te te sbagli: Modesto xe l'amante de Angelika e non de Norma. La Norma la go viasta proprio ieri e non la gaveva gnente indosso.

TRANQUILLO         Proprio gnente?!...

CANDIDA                Papà!...

TRANQUILLO         Cara Miranda, tì te travisi l'averbio col nome proprio. Angelika xe el sogeto e norma l'averbio.

MIRANDA                Adesso capisso: Angelika xe el sogeto che gà creà el diverbio.

CANDIDA                Brava, anche se non te ghe dito giusto te ghè indovinà lo stesso. (a Tranquillo) Capissito papà?

TRANQUILLO         Non ghe credo, e basta! Se non vedo coi me oci che quela xe la me colana non crederò.

CANDIDA                D’acordo “Tomaso”. Vedaremo li svilupi e dopo te me sarè dire.

MIRANDA                Tomaso? Cossa xelo, el secondo nome?

CANDIDA                El xe un eufemismo per dire una roba invesse de n'altra.

MIRANDA                A mì non m'importa del feminismo: savì, mì so contro quele done che voe diventare omini…

CANDIDA                Eufemismo, non feminismo, Miranda. El xe solamente un modo de dire... Andemo fora, che con questo qua xe inutile discutere (escono Candida e Miranda. Esce anche Tranquillo).

Scena sedicesima

MODESTO, ETTORE

MODESTO               (entrando con Ettore) Spariti tuti! Forse li xe andà a sercare l'oro, ma che non lo troverà mai, vero Modesto?

MODESTO               Certo che non lo troverà.

ETTORE                    Te lo ghè nascosto ben, vero? Ma dime, lo gheto nascosto in casa?

MODESTO               Me gheto ciapà per uno stupido? Ghevo previsto la mossa de me sio: savevo che el gavarìa aissà tuti ala ricerca dei gioieli a casa mia. Pensa tì se mì lo nascondevo là!

ETTORE                    E te gavevi previsto anche la ricompensa.

MODESTO               Perfin previsto che nol me garìa fato partecipe ala "cacia al tesoro".

ETTORE                    Ma mì so qua aposta, sono la to spala. El tesoro lo troverò mì, vero?

MODESTO               Certo, cossì jerimo d'acordo, e cossì faremo.

ETTORE                    Alora dime dove che te lo ghè nascosto?

MODESTO               El posto dove lo go messo l'è… Ma, e la colana? Te ghe da darme prima la colana, in modo che la meta insiema al'altro oro.

ETTORE                    Ma la xe a casa: Angelika la gavarà messa via.

MODESTO               Non la xe tornà dala festa?…

ETTORE                    Sì che la xe tornà.

MODESTO               E ora va a torla.

ETTORE                    Ghe vorà del tempo, e intanto qualcuno podarà trovare veramente l'oro.

MODESTO               L’oro non xe in casa mia, te go dito.

ETTORE                    Alora tanto mejo: te me disi dove che el xe, cossì mì passo per casa, togo la colana e la meto insieme. Dopo porterò el tuto qua da to sio, che me darà sento euro, che se divideremo a metà.

MODESTO               Non se ne parla: prima te porti qua la colana, e dopo te digo dove che xe l'oro. Meti che per qualche motivo la colana non sia a casa toa, che so, che Angelika la gàbia nascosta e ti non te la trovi, o che ela non voja ritornartela, o…

ETTORE                    Angelika sa che la colana non xe sua, e tantomanco mia: ghe lo go dito che la xe de un me amico; ansi, ghe go dito che questo amico l'è partìo con la mujere per un viajo, cossì la ga smesso de domandarme chi fosse per ringrassiarlo.

MODESTO               (teso) Comunque mì no te digo gnente fintantochè la colana non torna tra le me man (Tranquillo fa per entrare, ma poi, non visto, si ritrae vedendo i due litigare).

ETTORE                    Te sì un traditore! Tì, el me mejore amico. No te garìa mai credù capase de tanto, me vegnerìa voja de ciapare la colana e butarla via. Ma mì so tropo bon e te la dago indri, cossì Angelika non la garà gnente de tuo e indosserà quelo che ghe compro mì. Tì, che te credevo un amico sincero (esce).

MODESTO               (rincorrendolo) Aspeta, aspeta, ragionemo un fià (sbatte la testa contro lo stipite della porta, rimanendo intontito e perdendo veramente la memoria). Oh Dio, cossa me capita? Dove sono? (esce).

scena diciassettesima

TRANQUILLO

TRANQUILLO         (entrando) Incredibile, incredibile! Me neodo, amante dela mujere de Etore… E per colpa dela me colana, cioè de quela dela Mafalda? E adesso che Etore lo ga scoperto, cossa sucederà? (entrano Candida e Miranda).

Scena diciottesima

TRANQUILLO, CANDIDA, MIRANDA

CANDIDA                Uhhh mama mia, che caldino.

TRANQUILLO         Proprio che casino.

CANDIDA                Ma papà, cossa dito? Sito sordo anche tì adesso?

TRANQUILLO         (tra sé) Sì, l'è un casin!

CANDIDA                Apunto, te devi credere papà che Angelika ga la colana de Modesto.

TRANQUILLO         Come la colana de Modesto? Quela colana, se mai, xe mia.

MIRANDA                Non la sarìa gnanche sua, la xe de Mafalda.

TRANQUILLO         Se dise mia per intendere nostra, mia e de Mafalda.

MIRANDA                Perché? Ve la mettì una volta per uno?

CANDIDA                Insoma, papà, te ghè da credere, non te ghe da essere proprio un Tomaso…

MIRANDA                Ancora con sto feminismo!

TRANQUILLO         Ora podì ciamarme pure Tranquilo, anche se d'ora in poi non so se lo sarò ancora: sì, ghe credo: la colana la ga l'Angelika.

CANDIDA                La gheto vista?

TRANQUILLO         No, non la go vista.

CANDIDA                E ora, come mai sta improvisa convinsion?

TRANQUILLO         Go apena assistìo a una barufa fra Modesto e Etore, per via de sta colana.

MIRANDA                Cossa cossa?… Loro do jera qua, e li ga tacà bote?

TRANQUILLO         Tacà bote no, ma quasi.

CANDIDA                Ma alora Etore ga scoperto la tresca fra Modesto e so mujere?

TRANQUILLO         E come, se la ga scoperta!

CANDIDA                E cossa se diseveli? Raconta, cossa se diseveli?

TRANQUILLO         Cossa voto, so arivà ala fine: gò sentìo solamente parlare dela colana e de Angelika: Dopo Etore xe quasi scampà e Modesto, corendoghe drio el se ga ciapà na bota sola porta (entra Angelika).

Scena diciannovesima

TRANQUILLO, CANDIDA, MIRANDA, ANGELIKA

(Candida fa segno al padre di non intervenire).

ANGELIKA              (sfoggiando la collana) Gavìo visto Etore? (subito) Ve piase la me colana? Savìo, la xe un regalo…

CANDIDA                De Etore?

ANGELIKA              Ma no, de uno… de uno… insoma, ve piasela?

TRANQUILLO         Altroché se la me piase, vorìa che la fosse mia.

ANGELIKA              Alora se la compra. E dopo, su Tranquilo, non la starebe ben adosso a èlo; forse adosso a Mafalda… Ma dove xela la Mafalda che vojo mostrarghe anche a èla el me gioielo (fa per andare a cercarla).

CANDIDA                (trattenendola) Ferma, tanto a Mafalda non ghe importerìa dela to colana.

ANGELIKA              Come feto a dire che non ghe ne importa: mì so che noialtre done semo vanitose, e sicuramente ela vorà confrontare la me colana con la sua: la ne garà sicuramente una anche èla, spero, o no?

MIRANDA                La gaveva… Ora la xe indossà da na bisbetica, da na sgualdrina, che non la varda in facia nessuno e fa le corna al marìo.

ANGELIKA              Chi xela sta carogna? Me fa schifo sentire de done de sta taja.

MIRANDA                Prova a indovinare? (esce. Entra Mafalda).

Scena ventesima

TRANQUILLO, CANDIDA, ANGELIKA, MAFALDA

MAFALDA               (fissando Angelika) La colana… la colana… (Candida le si butta addosso e la spinge fuori per evitare la scenata) Dopo te varderè la colana, dopo mama; prima go da dirte una roba, e dopo podarì discutere tì e la Angelika. (ad Angelika) Vero Angelika?

ANGELIKA              Certo che ghemo da discutere: go da mostrarghe la me colana (Candida e Mafalda escono).

Scena ventunesima

TRANQUILLO, ANGELIKA

ANGELIKA              Gavìo visto come che se ga supìo la Mafalda per el me gioielo? La pareva fora de èla. Dovì ametere anche voialtri che la xe una belessa; e dopo, a mì la sta tanto ben, invesse se fosse un'altra a portarla non ghe donerebe cossì tanto (se la toglie e la osserva). Élo, cossa ne penselo Tranquilo?

TRANQUILLO         Sì… sì… La te stà molto ben (entrano Candida e Mafalda).

Scena ventiduesima

TRANQUILLO, ANGELIKA, CANDIDA, MAFALDA

ANGELIKA              (a Mafalda, che è stata convinta a tacere da Candida) Stavo disendo che la colana sta molto ben indosso a mì; invesse se fosse un'altra dona a indossarla, magari una vecia, la sarìa oro sprecà. Cossa ne pensito tì, Mafalda? (la porge a Mafalda che la prende con mani tremanti) Non la xe na roba passesca? Cossa te ne pare?

MAFALDA               La xe lavorà ben, la xe grossa, la costerà un ocio dela testa, sicuramente.

ANGELIKA              Vedo che te ne intendi.

MAFALDA               Vorìa che la fosse mia.

ANGELIKA              Non se poe avere tuto dala vita! Tì fatela regalare da Tranquilo… Ah, dismentegavo che èlo l'è un tirchio (Tranquillo freme), e non te regalarìa mai una roba del genere. Su, provala almanco, fa come se la fosse tua (Mafalda la indossa. Angelika gliela toglie subito) Ah, non te sta ben per gnente! La sta mejo indosso a mì (la indossa). Ma non te me domandi chi che me la gà dà?

MAFALDA               Lo so.

ANGELIKA              Come te lo sè?

MAFALDA               Xe stà Etore, to marìo.

ANGELIKA              Niente afato: Etore non c’entra.

MAFALDA               Chi xe stà alora?

ANGELIKA              Non te lo posso dire; comunque xe uno che xe partìo, e cossì posso mostrarvela. Savì, l'è un segreto, perché èlo non vole che la mostri in giro.

TRANQUILLO         (tra sé) Modesto l'è partìo?… Oh Dio, sì, con la testa.

ANGELIKA              (guardando la collana) Adesso go da andare (saluta tutti) Ah, dismentegavo: non disì gnente a Etore dela colana, altrimenti li sarà guai. Arivederci a tuti! (esce).

Scena ventitreesima

TRANQUILLO, CANDIDA, MAFALDA

CANDIDA                Lo credo ben che sarìa guai. Che baldraca! Cossa se credela de essere? Na magnaomini?! Solo perché la xe atraente e la ga tute le so robe a posto…

TRANQUILLO         Per mì xe xa pì che suficiente.

MAFALDA               Tutti uguali voialtri omini, sgranè i oci vedendo una bela dona!

TRANQUILLO         Ma mì li sgrano anche vedendo tì: dal'orore.

MAFALDA               Adesso basta Tranquilo, e voialtri, spiegheme sta storia che Angelika ga la me colana e mì go da fare finta de gnente. Capìo che quela la xe mia e non me interessa un acidente de chi ghe la gà regalà.

CANDIDA                Certo che c’entra, chi gaveva l'oro con la colana?

MAFALDA               Modesto.

CANDIDA                E ora?…

MAFALDA               Alora xe sta Modesto a regalarghela…  (comprendendo) Ah, chel furfante!…  Ma alora Angelika e Modesto xe cossì… (unendo i due indici).

TRANQUILLO         Candida, va a ciamare Modesto, da solo, me racomando. Che el vegna qua subito che vojo sentire una spiegassion da èlo.

CANDIDA                Vago (esce. Esce anche Mafalda. Entra Miranda con Vittorio).

Scena ventiquattresima

TRANQUILLO, MIRANDA, VITTORIO

TRANQUILLO         (a Vittorio) Trovà gnente?

VITTORIO                No, anche se go rovistà dapertuto, perfin in sofita, e nel ripostiglio drio la casa de Modesto… là go trovà qualcossa.

TRANQUILLO         Dime, per carità, gheto trovà l'oro?

VITTORIO                Go trovà dei giornali.

TRANQUILLO         Porno?

VITTORIO                Come porno?

MIRANDA                Ma suvìa Tranquilo, el xe proprio uno scioco! Me fiolo, cossa volo che ghe ne sàpia me fiolo de ste robe? Elo xe un povero ingenuo (accarezzandolo), èlo nol sa gnanche cossa che vol dire baso, vero Vitorio?

VITTORIO                Ma dai mama, tuti sa cossa che xe un baso, cossa vol dire osceno, libidine, amplesso…

MIRANDA                Ma… Vitorio, chi te ga insegnà tute ste robe?

VITTORIO                Xè sta Luigino, chel me ga prestà dei giornaleti. Comunque sta tranquila mama: i xe una vera schifessa: lo go capìo fin dal'inissio.

MIRANDA                Ma non te li garè miga leti?

VITTORIO                Ma no mama, cossa dito, li go solamente vardà (entra Modesto).

Scena venticinquesima

TRANQUILLO, MIRANDA, VITTORIO, MODESTO

TRANQUILLO         Ah, finalmente! E Candida?

MODESTO               E chi la ga vista?

TRANQUILLO         Non te la ghe vista o non te te ricordi se la te ghe vista? Perché ela xe vegnù a sercarte.

MODESTO               A sercare mì, e come mai?

TRANQUILLO         Perché te dovarissi spiegarme alcune cosette… (guardando Vittorio) Miranda, porta via el toso, che xe ben che nol senta quelo che se dise qua dentro.

MIRANDA                El me putèo xe un omo ormai: lo gavì apena constatà. Non vedì con chi che el liga? Con Luigino, purtropo, anche se el dovarìa ligare con altri tosi.

MAFALDA               Te vedarè che èlo ligarà.

MODESTO               A chi ghe le darà? Elo, po'…

TRANQUILLO         Ligarà, non ghe le darà.

MODESTO               Chi ligarà?

TRANQUILLO         (sbuffando) Ligherà con i tosi bravi.

MODESTO               Elo ligarà i tosi bravi? E perché mai? Non penso che Vitorio li ligarà.

MIRANDA                Basta, sito drio torme in giro, forse? Va, va a casa Vitorio, che qua li xe tuti semi (escono Miranda e Vittorio. Arriva Candida che origlia con Miranda).

Scena ventiseiesima

TRANQUILLO, MODESTO

TRANQUILLO         (a Modesto) Ora te me contarè sta storia che… (entra Ettore)

scena ventisettesima

TRANQUILLO, MODESTO, ETTORE

TRANQUILLO         (a Ettore) Ma non te jeri andà a sercare el tesoro?

ETTORE                    Infati lo go sercà.

TRANQUILLO         E non te lo ghè trovà…

ETTORE                    No, Infati… (sottovoce, a Modesto) Go portà la colana.

TRANQUILLO         Ma non geri arabià voialtri do?

ETTORE                    Noialtri do? Quando?

TRANQUILLO         (giustificandosi) No, no, gnente, me sbagliavo.

ETTORE                    Tranquilo, volo ritornare in possesso del so oro?

TRANQUILLO         Certo che lo vojo: che discorsi xeli questi!.

ETTORE                    Alora scometemo che mì in mesora lo porto qua davanti a èlo?

MODESTO               (che ha perso veramente la memoria) No, no Etore, non scometere. Ti non te sé dove che xe l'oro.

ETTORE                    (strizzando l’occhio a Modesto) Certo che non lo so. Ma so el modo come arivarghe, specialmente adesso che go con mì la… (fa un segno intorno al collo).

TRANQUILLO         Cossa gheto con tì?

ETTORE                    La chiarovegensa, quela dote che possiedo e che me permeterà de trovare i gioieli.

TRANQUILLO         Tì, chiarovegente? Ma fàme ridere.

ETTORE                    Scometemo che mì so un chiarovegente e che troverò l'oro?

ETTORE                    No, non farlo, mì no me ricordo gnente.

ETTORE                    Lo so, lo savèmo tuti che non te ricordi gnente.

MODESTO               Non ricordo davero.

ETTORE                    (sottovoce, a Modesto) Bravo! (a Tranquillo) Alora, scometemo sentocinquanta euro che in mesora mì ghe porterò el so oro?

TRANQUILLO         Ti te sì mato, non te darò mai sentosinquanta euro.

ETTORE                    Ma xe poco pì dela ricompensa… El varda che se non lo trovo i sentosinquanta euro li go da sborsare mì.

MODESTO               Non scometere Etore.

ETTORE                    (sottovoce) Bravo, continua a fingere.

MODESTO               Ma mì non so drio fingere.

ETTORE                    (sostenuto) Lo savèmo tuti che non te sì drio fingere. (a Tranquillo) Alora, cossa ne dìseo? Xeo disposto a sborsare sentosinquanta euro?

TRANQUILLO         No, gnente afato!  Se te troverè i gioieli te darò i soldi dela ricompensa: sento euro.

ETTORE                    Gnente afato, mì scometo sentosinquanta euro, ansi dosento, cossa ne diseo?

TRANQUILLO         So che, conosendote, podarìa perderlo veramente. Tì te voi vederme povero.

ETTORE                    Cossì el sarà ancora pì povero. Mì vojo el giusto compenso.

MODESTO               Etore, non scometere, te prego, non scometere (Ettore non gli bada. Tranquillo riflette).

TRANQUILLO         E va ben, acetato: sarà la me rovina!


ATTO III

Scena prima

CANDIDA, MIRANDA

MIRANDA                Gheto capìo? Quel tacagno de to pare ga scomesso con Etore, e forse el garà da sborsare quei dosento euro. Mì… mì lo strosserìa quel Etore. Dio me ga fato dona, ma…

CANDIDA                Anche noialtre ghemo la nostra forsa.

MIRANDA                Sì, nela lengua.

CANDIDA                Intendevo la psicologia feminile.

MIRANDA                Mì so che go tanto male, anche sensa la psicologia.

CANDIDA                A me invesse Etore, el cornuto, me fa pena, poareto. Per fortuna che la ga presa ben. Gheto visto come che li se gà calmà dopo che me papà li ga visti litigare. Pareva che li fosse diventà ancora amissi. Pareva che li si fosse dismentegà del'adulterio. (entra Ettore, sconsolato).

Scena seconda

CANDIDA, MIRANDA, ETTORE

CANDIDA                Cossa xela sta aria aflita, Etore. Non te ghevi da trovare l'oro e vinsere la scomessa?

ETTORE                    Xe inutile che te me prendi in giro perché… Ma tì, come fasivito a saèere la storia dela scomessa? Se non sbaglio non te ghe jeri quando che go scomesso con to pare.

CANDIDA                Ghe jerimo, ghe jerimo! Insoma lo gheto trovà o no questo oro?

ETTORE                    (eludendo la domanda) Tuta colpa de Modesto, e mì che lo credevo un amico.

MIRANDA                Su questo te ghe rasòn: non se se comporta cossì tra amissi. I tradimenti va sempre a finire male.

ETTORE                    Ma come? Savì dela storia tra mì e Modesto?

CANDIDA E MIRANDA    Cossa?!

ETTORE                    Ma no, cossa gavìo capìo: se trata de quelo che ghemo fato insieme.

CANDIDA MIRANDA       Cossa?!

ETTORE                    So drio parlare del’ingano, come mai lo savèvi?                     

CANDIDA                Noialtre done semo fate anche per questo, no?

ETTORE                    Ma quando lo gavìo savù?

CANDIDA                Da quando ghemo visto la colana de Mafalda indosso ad Angelika.

ETTORE                    Voialtre gavì visto la colana indosso ad Angelika? Ma quando xe sta?

CANDIDA                Cossa interessa quando xe sta, el fato xe che Modesto gà regalà la colana ad Angelika, non dirme che non te savèvi gnente, perché Tranquilo ve gà visto barufare per questo.

ETTORE                    Tranquilo me ga visto? Ma alora savì tuta la storia?

CANDIDA                Certo che la savèmo.

ETTORE                    Comunque, mì la colana volevo tornargliela poco fa, e tutto sarebbe tornato a posto.

CANDIDA                Come a posto?… Sensa una spiegassion?

ETTORE                    A mì bastava che èlo avesse la colana per meterla insieme ali altri gioieli, tuto là.

CANDIDA                Ma se non ricorda… Nol sa dove che li xè… Ah, quando li gavesse trovà. Bè, contento tì, se bastava consegnare la colana perché tutto ritornasse normale…

ETTORE                    Ma élo non me gà rivelà el posto dove che el gà sconto l'altro oro.

CANDIDA                Certo che no, se non se lo ricorda.

ETTORE                    Se lo ricorda, se lo ricorda… Ma non te gavèvi dito de conossere tuta la storia?

CANDIDA                Certo.

ETTORE                    E alora come feto a non savère che èlo finge de non savère dove èl gà nascosto l'oro?

CANDIDA                Elo sta fingendo, alora?

MIRANDA                Insoma, Modesto sta fingendo?

ETTORE                    Ma cossa ve ciapa? Certo che sta fingendo.

CANDIDA                Scusa Etore, sta fingendo per cossa?

ETTORE                    De non savère dove chel gà nascosto l'oro, no?

MIRANDA                Questo proprio non lo savèvimo.

ETTORE                    E cossa savèvi alora?

MIRANDA                Che Modesto xe l'amante de…

CANDIDA                Tasi! Se èlo non sa gnente, xe mejo non rivelarghe cossì de boto el tradimento.

ETTORE                    (minaccioso) Ma cossa dito? Sito diventà mata? Modesto amante de chi?

MIRANDA                Ormai lo sa tuti: Modesto e Angelika xe (unisce gli indici). Ma non gavì barufà per questo?

ETTORE                    Gavèmo barufà perché èlo non voleva rivelarme el nascondiglio del'oro in modo che mì guadagnasse la ricompensa.

CANDIDA                E non te savèvi che Modesto xe l'amante de to mujere?

ETTORE                    Ma sito drio farneticare? Modesto amante de Angelika?… Ma come galo poesto quel manigoldo? E come mai non me ne so acorto prima?

MIRANDA                I mariti xe sempre li ultimi a venirlo a savère.

ETTORE                    (tra sé) Eco perché non vole rivelarme el nascondiglio dei gioieli, anche se ghe davo de ritorno la colana: perché el xe l'amante de Angelika, èo vole rompere l’amicissia con mì. Ma sì, certo: l'è un traditore.

MIRANDA                E tì te sì el so beco… Oh scusa… non volevo.

ETTORE                    (guardandola minacciosamente) Tì tasi, che se te te vardassi in testa, te vedarissi una foresta.

CANDIDA                Ancora con sta rima.

ETTORE                    Dove xelo, dove xelo quel farabuto! (esce di corsa. Subito dopo entra Modesto).

Scena terza

CANDIDA, MIRANDA, MODESTO

MODESTO               Dove xelo Etore?

CANDIDA                Cossa voto da Etore?

MODESTO               Non posso dirlo a tì.

MIRANDA                E a mì, pòito dirlo?

MODESTO               Ancora manco!

CANDIDA                Varda che savèmo tuto: el fato dela memoria e…

MODESTO               Infati vojo convinserlo che go perso la memoria.

CANDIDA                Ah, te ghè perso la memoria? Fingito o fingito de fingere? E alora dime, perché non te vòi rivelare el nascondiglio del'oro?

MODESTO               Etore ve gà dito tuto?

CANDIDA                Sì, tuto; e noialtre ghe ghemo dito quelo che savèmo de tì. Parlemo prima del'oro: dove lo gheto messo? E basta con sta storia del'amnesia.

MODESTO               Ma mì go perso veramente la memoria, lo volì capire o no?

CANDIDA                Te ghemo dito che Etore me ga rivelà tuto, non te poi pì fingere. Te convien andare a tore l'oro e portarlo ai me genitori, perché se li vien a savère del'ingano, li sarà guai per tì. Del'altro argomento ne discutemo dopo.

MODESTO               Quale altro argomento?

MIRANDA                Non semo stupide, seto. Racontame, invesse: da quando xe scomissià sta storia?

MODESTO               La storia dela colana?

CANDIDA                La storia dela colana sì, quale se no? Da quanti ani andè avanti cossì?

MODESTO               Machè ani! Cossa sito drio dire? Da quando to pare ga deciso de consegnarme l'oro. Ma perché te me lo domandi?

CANDIDA                E prima, con ela?… Non ghe xe stà gnente?

MODESTO               Con chi, con to mare? Gnente, te lo giuro: solamente el fato che la colana jera sua.

CANDIDA                Machè me mare! Con l’altra, con Angelika.

MODESTO               (soprappensiero) Ah Angelika? Sì, èla gavèva la colana.

CANDIDA                Ma chi ghe ga dà la colana ad Angelika?

MODESTO               So sta mì, ma…

MIRANDA                Ah tì te regali colane in giro?

MODESTO               Voialtre gavì visto Angelika con la colana? Lo go dito mì che non jera da fidarse de ela. La vanità dele done xe tropo grande. Go fato male a dargherla.

CANDIDA                E come mai non te ghè acetà indrio la colana da Etore? Xe naturale che èlo non voja pì crederte.

MODESTO               Voleva che rivelasse el nascondiglio, ma mì go perso veramente la memoria.

CANDIDA                E come mai te te ricordi dela colana?

MODESTO               Mì ricordo tuto, ma non ricordo dove go messo l'oro, lo volìo capire o no?… Dove xelo Etore, che vojo spiegarghe la me situassion.

MIRANDA                Etore?… Etore jera qua… Oh Dio, varda che l'è corso via come una furia per ciaparte e dartele de santa razon perché el  gà scoperto che te sì l'amante de Angelika.

MODESTO               Cossa disìo? Mì, amante de Angelika? (entra Tranquillo).

Scena quarta

CANDIDA, MIRANDA, MODESTO, TRANQUILLO

TRANQUILLO         (cattivo, a Modesto) Ah, te sì qua solo, finalmente! Alora, spiegheme sta storia che tì te sì l'amante de Angelika. Da quanto tempo xe che sì insieme? Dai, su, dimelo prima che…

CANDIDA                Papà, non sta farghe mae, controlate.

TRANQUILLO         Per controlarme bisognna che vaga via (esce Tranquillo. Entra Mafalda).

Scena quinta

CANDIDA, MIRANDA, MODESTO, MAFALDA

MAFALDA               (minacciosa verso Modesto) Ah, bruto porco! Fedifrago che non te sì altro!

MIRANDA                (A Candida) Cossa vol dire quela parola là?

CANDIDA                Amante de Angelika.

MAFALDA               Finalmente solo. Ridame la colana. Su, va a prenderla da quela… (si scaglia contro Modesto che sbatte la testa sulla porta).

MIRANDA                (sottovoce) Oh Dio, che bota!

MODESTO               Che bota. Giusto, che bota… Me pare… me pare…

MAFALDA               (a Modesto) Tì non te sì afidabile, te sì indegno.

MODESTO               Permèteme di di-ssentire, sia…

MIRANDA                Ah la bota! Te mancava solo de essere anche balbo.

MODESTO               Mì non so balbo afato, volevo dire che mì dissento.

MIRANDA                Ma anche mì ghe sento: xe l'unica malatia che non go.

MODESTO               Fermi, fermi tuti… Adesso ricordo, adesso ricordo tuto: l’oro… adesso ricordo dove lo go nascosto. Oh finalmente podarò darlo a Etore.

CANDIDA                (dura) Ti te lo portarè qua, da to sio e to sia, e non da Etore.

TRANQUILLO         Brava Candida, te vedarè che me ricorderò de tì.

CANDIDA                (a Modesto) Invesse a tì manigoldo, che te entri in questa casa quando e come che te voi, i me genitori li xe stà nei to riguardi do bei anfitrioni.

MIRANDA                (A Candida) Cossa xei to pare e to mare?

CANDIDA                Do anfitrioni.

MIRANDA                Ma, scusa, non la xe una parolassa?

CANDIDA                Non essere cossì adolessensiale.

MIRANDA                Anche questa xe na parolassa!

TRANQUILLO         Insoma, basta che na parola finissa con oni o ale, per tì le xe tute parolasse! (si sentono dei passi).

CANDIDA                (a Modesto) Và, scampa che xe qua Etore per dartele. Mì no vojo vedere pestamenti in questa casa: dovì sbrigarvela fora. Va, scampa (Modesto esce. Subito dopo entra invece Angelika, con la collana addosso. Miranda, vedendola, esce).

Scena sesta

CANDIDA, MAFALDA, ANGELIKA

ANGELIKA              Bongiorno a tuti. Cossa xee ste face da funerale? So drio sercare Etore.

MAFALDA               Ah, bruta sgualdrina, anche sto corajo te ghè! De vegnere in casa mia a sfogiare ancora la me colana? Prima li me gà costreto a tasère; ma adesso, damela subito, altrimenti te la strapo da dosso.

ANGELIKA              Questa colana xe mia.

MAFALDA               Non la xe tua: quela colana xe mia.

ANGELIKA              Questa colana me la xe sta dà, e me la tegno mì, almanco finchè Etore non me dise de ritornargherla.

MAFALDA               Ritornargherla a chi? A Modesto?

ANGELIKA              Cossa c’entra Modesto? La colana la xe de un amico de Etore. Etore la doveva consegnargliela adesso chel jera tornà, e dopo, non so el perché, la gà rimessa al solito posto.

MAFALDA               Voto dire che xe sta Etore a darte la colana? E non Modesto?

ANGELIKA              Certo che xe sta Etore. Perché?

MAFALDA               Perché quela colana xe mia, e Tranquilo la gavèva dà a Modesto con altri ori perché li custodisse finche jerimo via.

ANGELIKA              Sua?… Sicchè xe Modesto l'amico de Etore che…

MAFALDA               Proprio Modesto.

ANGELIKA              Xe sta èlo a prestarmela, alora. Ma perché Etore non me gà dito che la colana la jera de Modesto?

MAFALDA               Mia! Non de Modesto.

ANGELIKA              Sì, la sua, ma perché non me lo gà dito?

CANDIDA                Perché voleva che la fosse “dismentegà” con li altri ori, e dopo ritrovà al momento oportuno. Quei do briconi!

MAFALDA               Oh Dio, che imbrojo! Alora, adesso se Etore trova Modesto lo baterà per gnente.

CANDIDA                “Per gnente” non xe la parola giusta.

ANGELIKA              Spieghème un fià perché Etore garìa da pichiare Modesto?

CANDIDA                Perché pensa che el sia el to amante.

ANGELIKA              El me amante? Ma sìo drio schersare? (entra Modesto portando l’oro, seguito da Tranquillo).

Scena settima

CANDIDA, TRANQUILLO, MAFALDA, ANGELIKA, MODESTO

MODESTO               (svuotando il contenitore sul tavolo) Eco l’oro! Ora tuto xe a posto (Tranquillo e Mafalda controllano subito. Ad Angelika) Ciao Angelika… mì sarìa el to…

ANGELIKA              Sì, ti te saressi el me…

MODESTO               (scherzando) Bè, seto, un pensierin…

TRANQUILLO         Oh, digo, sìo diventà mati! Finchè se schersa se schersa, ma dopo…

ANGELIKA              Se fa sul serio.

MODESTO               Ma dai sio, sta’ al to nome!

TRANQUILLO         Cioè?…

MODESTO               Cioè tranquilo. Non stà avere timore, che mì so un filosofo, e le done le giudico con distaco; ansi, quando che ghe xe na dona in meso a tanti omini, mì vardo li omini.

TRANQUILLO         I gusti xe gusti. Ghe xe democrassia, libertà de selta, de tendensa.

MODESTO               Osservo li omini mentre che li amira la dona. Li ciapo nel momento culminante dela loro spontaneità, e dal loro ategiamento comprendo l'omo.

TRANQUILLO         E per dove lo prendi l’omo?

MODESTO               Lo comprendo, non: lo prendo, alora te sì sordo anche tì!

TRANQUILLO         Ghemo capìo: tì te vivi de spirit, ma dopo te varderè anche la dona, spero?

MODESTO               El me spirito, come che te disi tì, non me permete de abassarme al livelo pretamente umano, mì me sento superiore a ste robe e perciò vardare o non vardare una bela dona per mì xe lo stesso, e de solito non la vardo.

TRANQUILLO         (agli altri) Queste xe le reminissense dela bota, (a Modesto) Ma li omini sì?

MODESTO               Come che go dito: solo in loro particolari ategiamenti.

CANDIDA                Tì te sì tuto mato!

MAFALDA               Anche un neòdo cossì me doveva capitare! (ad Angelika) E la me colana? Damela subito (Angelika si discosta e si mette la collana in tasca).

CANDIDA                (ricordandosi, a Modesto) Và, va via che ghe xe Etore che vole pichiarte.

MODESTO               Perché vole pichiarme?

CANDIDA                Perché te sì l'amante de Angelika.

MODESTO               Cosa soi mì?

CANDIDA                Sì, scusa: Etore pensa che tì te sì l’amante de Angelika.

MODESTO               Mì? (scherzando l’abbraccia) Mì so davero el so amante (entra Ettore e li vede abbracciati. Modesto fugge. Ettore lo rincorre intorno alle quinte. Entra anche Miranda).

Scena ottava

TRANQUILLO, MAFALDA, MODESTO, ETTORE, CANDIDA, ANGELIKA, MIRANDA

ETTORE                    Fèrmate, fèrmate Modesto, che te vojo solo amassare.

TRANQUILLO         L’oro xe arivà e Modesto se ne xe andà.

CANDIDA                Ancora el poeta! (Modesto entra in scena correndo, inseguito da Ettore.

MAFALDA               Etore, Etore… Oh Dio, adesso queli se le darà. Come podemo fare per spiegare? (entra Modesto di corsa).

CANDIDA                Modesto, ghemo capìo che non te sì l'amante de Angelika.

MODESTO               Lo so anche mì, ma disìghelo a quelo che me insegue (scappa fuori. Entra Ettore).

TRANQUILLO         (lentamente) Etore, fermate, dove veto? Aspeta che te spieghèmo noialtri (Ettore pare non sentire).

MAFALDA               (ironica, a Tranquillo) Non te podarissi parlare ancora pì lento? Bisogna dirghe subito che Modesto non xe l'amante de so mujere.

TRANQUILLO         Te ghe razon, stavolta te ghe razon (entra Modesto di corsa). Modesto, Etore non xe l'amante de to mujere.

MODESTO               Lo so, so sensa (scappa via).

MAFALDA               (a Tranquillo) Te sì duro a capire: te lo ghe da dire a Etore e non a Modesto. Provemo con Miranda. (a Miranda) Miranda, ti te ghè da dire solamente: Modesto non xe l'amante de to mujere!

MIRANDA                (ad alta voce) Modesto non xe l'amante de to mujere!

MAFALDA               No, non adesso: quando passa Etore (passa Ettore).

MIRANDA                Ascolta Etore, Modesto non xe… (Ettore è già fuori).

TRANQUILLO         Insoma, come ghemo da fare per fermarli? (entra di corsa Modesto).

MODESTO               Fè qualsiasi roba, purchè la fasì, che mì so stufo de corere (sparisce).

ANGELIKA              Lo farò ìi; fermerò mì Etore, in fondo so sempre so mujere e vedarì che èlo me ascolterà (entra Ettore di corsa. Angelika gli si para davanti). Etore, ascoltame…

ETTORE                    (spintonandola) Scansate, bruta sgualdrina! (sparisce).

TRANQUILLO         Su, barichemo la porta col corpo, vedemo se la sfonderà. (arriva Modesto e si arresta. Arriva Ettore e si ferma).

TUTTI                        Etore, Modesto non xe l'amante de Angelika.

ETTORE                    Dovì dire che nol xe pì l'amante de me mujere perché el xe come se fosse morto.

TUTTI                        No, non lo xe mai stà.

ETTORE                    Scusè, ma voialtre cossa me ghivi dito? E dopo cossa xe stà quelo che go visto adesso, una alucinassion?

MAFALDA               Ma dai, che li schersava.

ETTORE                    Non se schersa con ste robe. E perché prima gavì dito che el jera l'amante de Angelika, e adesso non l'è pì? Bisogna che ve spieghè, altrimenti se non copo èlo, mì copo voialtre.

MIRANDA                Tutto xe partìo da mì che go visto la colana de Mafalda intorno al colo de Angelika.

ETTORE                    La colana de Mafalda?…Ah, quela de Modesto. Ebene?

MIRANDA                Mì pensavo che ghe la gavesse ragalà de nascosto èlo.

ETTORE                    Sì fàte anche per questo voialtre done, vero? Per pensare a robe che non esiste (vede l’oro). Ma cossa xelo questo? Li me pare i gioieli de Tranquilo.

TRANQUILLO         Infati, xe i me gioieli, qualcossa non va?…

ETTORE                    (scagliandosi contro Modesto) Ah furfante, adesso capisso el to jugo: no te me ghe volesto rivelare el nascondiglio per fare bea figura con to sio.

MODESTO               Non xe vero: quando so ussìo dopo la barufa che ghemo fato, mì go ciapà na bota in testa, una vera stavolta, e go perso veramente la memoria. Per questo non te go rivelà el nascondiglio, anche se tì te volevi ritornarme la colana: perché non lo ricordavo proprio.

ETTORE                    E ora, varda caso, la memoria te xè ritornà, vero?

MODESTO               La me xè ritornà con un'altra bota quando me sia Mafalda me gà inseguìo. Insoma, l'oro xe qua. Mejo che la sia finìa sta storia!

ETTORE                    E la ricompensa? Doveva aspetare a mì, alamnco la metà.

TRANQUILLO         La ricompensa non speta a nessuno, e tì Etore te ghe perso la scomessa, e te ghe da darme i dosento euro.

CANDIDA                Te sì un sporco avaro, papà, ormai la storia xe finìa, come voto pretendere i soldi da Etore quando ti te ne ghe xa tanti? Come farà èlo a darteli?

TRANQUILLO         I pati xe pati, e èlo ga da darme i soldi!

MIRANDA                Che avaraccio!

TRANQUILLO         (a Candida) Varda, el presso dela colana el xde quelo dela scomessa… Ma dove xela la colana? Angelika, dame la colana, dove la gheto messa?

ANGELIKA              Quale colana?

TRANQUILLO         Su, non sta scomissiare anche tì con la storia del'amnesia, altrimenti me pento de essere stà cossì indulgente.

ANGELIKA              Go sentìo de una ricompensa per chi trovava l'oro.

TRANQUILLO         Certo, per chi trovava l’oro, ma non per chi trovava la colana, che peraltro non essendo tua, te la ghevi portà adosso creando tuti quei casini.

ANGELIKA              Signor Tranquilo, èlo non gà specificà quale e quanto oro, per cui mì go la colana e vojo la ricompensa.

TRANQUILLO         De quale ricompensa sito drio parlare?

ANGELIKA              E èlo, de che colana xelo drio parlare?

TRANQUILLO         Tuti con l’amnesia qua.

ANGELIKA              Anche èlo, a quanto pare.

TRANQUILLO         Va ben, va ben, te me ghè convinto, darò a tì la ricompensa, ora su, dame la colana.

ANGELIKA              Quando gavarò i soldi.

TRANQUILLO         Non te te fidi de mì?

ANGELIKA              Non tanto; salo cossa che podèmo fare? Sicome el ga dito che el presso dela colana xe uguale a quelo dela scomessa, mì me tegno la colana.

TRANQUILLO         Ma mì la scommessa non la go fata con tì.

ANGELIKA              Lo so, ma sta de fato che la colana la go mì, e la colana fa parte del’oro dela scomessa. Mì me la tegno.

TRANQUILLO         Mì no ghe capisso gnente.

ANGELIKA              Alora ansemo stare le robe come che le xe: la colana resta a mì e elo non sborserà gnente.

TRANQUILLO         Non sborserò gnente?.. Va ben, la me sembra na decision sagia.

MAFALDA               Sagia un corno! La colana xe mia (lo picchia sulla testa).

TRANQUILLO         Ma i soldi costa… non posso pagare dosento euro.

MAFALDA               La colana xe mia, la colana xe mia!

TRANQUILLO         I soldi xe fruto del me sudore.

MAFALDA               Del nostro sudore! Vojo indrìo la me colana!

TRANQUILLO         Te te ne comprerò n’altra.

MAFALDA               Sì, con che schei se non te me dè gnanca un centesimo da quando semo sposà. Maledeto, maledeto! (continua a picchiarlo, mentre Angelika tira fuori la collana dalla tasca e se la ammira).