LA COLLANA DI PERLE
Commedia in un atto
di YVES MIRANDE E HENRI FEROULE
PERSONAGGI
DU FAISAN
GENOVEFFA
IL CAMERIERE
BARPLES
IL CASSIERE
Commedia formattata da
Du Faisan - (leggendo) E' seccante!
Genoveffa - Che cosa?
Du Faisan - (senza rispondere) E' spaventevole.
Genoveffa - Cosa è successo? Un nuovo terremoto in Giappone?
Du Faisan - (sempre senza rispondere) E' una vera catastrofe nazionale.
Genoveffa - Ma dammi un po' il giornale, giacche non vuoi rispondere. (Gli prende il giornale di mano).
Du Faisan - Andiamo!...
Genoveffa - (scorrendo il giornale) Corse ad Auteuil... Risultati della Maison Laffitte... Non vedo...
Du Faisan - (indicandole un punto) Lì, sul margine...
Genoveffa - (leggendo) Inghilterra... Gloriosa sconfitta Epinard... (Poi interrompendosi) Ebbene?
Du Faisan - Vedi, Epinard è stato battuto.
Genoveffa - Ed è questa la catastrofe nazionale?
Du Faisan - Non c'è altra espressione.
Genoveffa - Ma tu esageri.
Du Faisan - Non esagero. C'era in gioco l'onore del Continua a leggere.
Genoveffa - (leggendo) « Siamo stati battuti, ma l'onore è salvo... Ad Austerlitz Napoleone ha colto la più clamorosa vittoria ma è stato durante la campagna di Francia che ha dimostrato di avere del genio ». Però che cavallo quel Napoleone! (Correggendosi) Voglio dire quell’Epinard!
Du Faisan - E' facile confondere! Se avesse vinto, quanto avrebbero dovuto pagare i bookmakers inglesi?
Genoveffa - A chi?
Du Faisan - Alla Francia.
Genoveffa - Non posso farmene un'idea precisa.
Du Faisan - Duecento milioni.
Genoveffa - Ma sono ricchi... (Riprendendo il giornale) Ah! non abbiamo proprio avuto fortuna... è stato battuto per un'incollatura.
Du Faisan - Lo so.
Genoveffa - Il giornale aggiunge che è stato lui il vincitore morale della corsa.
Du Faisan - (alzando le spalle) Il vincitore morale! Non conosco vincitori di questo genere. Ah! Debbono allegramente burlarsi di noi questi inglesi, per la nostra vittoria mo-rale. Conosci forse a Montreuil, ad Auteuil, o a Longchamps, qualche sportello che paga il vincitore morale?
Genoveffa - No, ma... dopo tutto...
Du Faisan - (interrompendo) E allora?... (Alzando le spalle) Il vincitore morale! Noi siamo un popolo che si accontenta di parole, di frasi; mentre gli inglesi...
Genoveffa - Hai giocato su Epinard, tu?
Du Faisan - Naturalmente.
Genoveffa - (ridendo) E allora non è il caso di stupirsi se Epinard non ha vinto.
Du Faisan - Naturalmente bisognava bene che tu facessi un po' di spirito, più o meno di buona lega.
Genoveffa - Ed è altrettanto vero che tu perdi tanto se giuochi in Francia, quanto se giuochi in Inghilterra.
Du Faisan - Perché non sono in forma, ma aspetta.
Genoveffa - (guardando l'ora al polso) Sono le undici, me ne vado. Il mio amico deve passare da casa mia prima d'andare in borsa. Facciamo colazione assieme?
Du Faisan - (preoccupato) Non so... forse.
Genoveffa - Come, non sai? Dove fai colazione?
Du Faisan - In nessun luogo!
Genoveffa - (subdola) Che brutto carattere! E tutto per Epinard.
Du Faisan - (interrompendola) Si tratta di ben altro.
Genoveffa - Che cosa hai allora?
Du Faisan - Nulla.
Genoveffa - No, so che tu...
Du Faisan - Cosa?
Genoveffa - So che tu mi nascondi qualche cosa. A pranzo, ieri sera, non hai aperto bocca.
Du Faisan - Perché non avevo niente da dire.
Genoveffa - Non parlo poi di questa notte. Per la prima volta che ho potuto, dopo tante cautele, venire a dormire con te, non sono stata fortunata.
Du Faisan - Ero stanco.
Genoveffa - No, perché non hai chiuso occhio. Ti sentivo voltarti e rivoltarti sul letto. Questa mattina sembrava che stessi meglio... ma adesso, ecco...
Du Faisan - Ah! le donne.
Genoveffa - Senti, piccolo, se tu non confidi a me le tue pene, a chi le racconterai? Non sono io forse il tuo migliore amico?
Du Faisan - E' vero.
Genoveffa - Allora confidati.
Du Faisan - Tu non puoi fare nulla, piccola.
Genoveffa - Caro, se mi credessi capace di esserti utile, mi metteresti al corrente?
Du Faisan - Quante storie vai a cercare tu!
Genoveffa - Su, su, parla...
Du Faisan - Ebbene, poiché vuoi proprio saperlo, ti dirò che il cassiere del circolo sarà qui fra venti minuti.
Genoveffa - Per portarti del danaro?
Du Faisan - Non ho voglia di scherzare.
Genoveffa - A chiedertene?
Du Faisan - Temo...
Genoveffa - Quanto?
Du Faisan - Duecento...
Genoveffa - Duecento franchi?
Du Faisan - ... mila!
Genoveffa - Duecentomila franchi?
Du Faisan - Ne hai impiegato del tempo...ma hai finitoper arrivarci.
Genoveffa - Duecentomila franchi... I mieicomplimenti.
Du Faisan - Non c'è di che.
Genoveffa - Ah! La cassa del circolo ti haprestato duecentomila franchi?
Du Faisan - Sei pazza?
Genoveffa - Allora come li devi?
Du Faisan - Li ho perduti sulla parola,
Genoveffa - Hai trovato qualcuno al circolo che ha giocato con te sulla parola?
Du Faisan - Come vedi.
Genoveffa - Uno nuovo?
Du Faisan - Sì, dapprima costui è stato molto gentile: « Mio caro marchese - mi ha detto - me li renderete quanto vi farà comodo ». Ma poi, mezz'ora dopo mi girava attorno con aria inquieta.
Genoveffa - Avrà preso informazioni.
Du Faisan - Non so niente. Ma poi mi ha avvicinato dicendomi che avrebbe dovuto liquidare una certa pendenza con una banca e che quei denari gli occorrevano per il giorno dopo...
Genoveffa - Per oggi? E tu che cosa hai risposto?
Du Faisan - Ciò che dovevo rispondergli: che non aveva che mandare a ritirarli a casa mia.
Genoveffa - Che cosa arrischiavi?
Du Faisan - Che egli non mandasse perché, dopo queste parole, mi è sembrato che si tranquillizzasse. Ho avuto un momento di speranza, un piccolo momento. «E' inteso - ha finito per dirmi - il cassiere del circolo passerà da voi prima di mezzogiorno ».
Genoveffa - Puoi essere tranquillo. Non verrà!
Du Faisan - Credi?
Genoveffa - Ma sì, quest'uomo non deve certamente amare le corse inutili.
Du Faisan - Mi sono messo in un bell'impiccio.
Genoveffa - Non si direbbe.
Du Faisan - I debiti di gioco si regolano nelle ventiquattr'ore.
Genoveffa - Se fosse come per gli altri si potrebbe... Comincia a dargli un acconto.
Du Faisan - Non si può. E poi con che cosa?
Genoveffa - Potrei chiedere ventimila franchi al mio amico per pagare una nota urgente.
Du Faisan - Ventimila franchi! Cosa vuoi che ne faccia? E poi ho degli scrupoli... e poi... infine... con ciò che ti debbo già!
Genoveffa - Lascia andare! Sai bene che è un banchiere!
Du Faisan - Non è una ragione, e poi non servirà a nulla.
Genoveffa - Come vuoi fare?
Du Faisan - Non so.
Genoveffa - Se non pagassi cosa ti succederebbe?
Du Faisan - Quasi nulla... Domani il mio nome sarà affisso nell'albo del Circolo e sarò radiato dall'elenco dei soci.
Genoveffa - Subirai l'affissione … Tu, un marchese?... Che umiliazione!
Du Faisan - Lo so... è un colpo duro.
Genoveffa - Quale sarebbe l'effetto?
Du Faisan - Cambiare tutta la mia vita, le mie abitudini. Tutta una vita da rifare.
Genoveffa - Se non fosse che per questo...
Du Faisan - E' già abbastanza, mi sembra.
Genoveffa - Vi sono anche le mie amiche.
Du Faisan - Le tue amiche?
Genoveffa - Non hai pensato a quello che potranno dire, quando sapranno che tu sei stato radiato?
Du Faisan - Confesso che no.
Genoveffa - Mi sembra già di sentirle: « Ah! poverina, prendiamo viva parte al tuo dolore... lo sai... Ma che cosa ha potuto fare per essere stato messo alla porta? ».
Du Faisan - E' seccante.
Genoveffa - Sicuramente. Dovresti aggiustarla questa storia!...
Du Faisan - (alzando le spalle) Non sai quel che dici... E' come se già fosse tutto fatto... già rovinato... Non mi risparmieranno.
Genoveffa - E la colpa è tua... tu hai fatto a quei signori brutti scherzi...
Du Faisan - Come?
Genoveffa - Ma si. Si dice che tu scommetticon loro alle corse e quando loro vincono, trovi dei pretesti per non pagare, o per pagare solo in parte.
Du Faisan - (smontato) E chi ti ha detto tutto questo?
Genoveffa - Il mio amico. Mi ha anche detto: « Du Faisan! Ma paga i jockeys perché non vincano! ».
Du Faisan - Imbecille!
Genoveffa - Ah! tu non godi di una buona stampa. Vi è soprattutto una cosa che ti fa torto...
Du Faisan - Cosa?
Genoveffa - La donna che avevi prima di me... Essa era veramente troppo vecchia...
Du Faisan - Non è così vecchia come credi, E poi ha dei begli occhi!
Genoveffa - Sì, ma si dice che non è precisamente per i suoi begli occhi che tu eri con lei.
Du Faisan - Invidie, gelosie!
Genoveffa - Non credo. Il mio amico...
Du Faisan - Ancora! Lascialo stare in pace,
Genoveffa - E' per dirtelo. Egli ha pure idee molto vaste. Ebbene, se venisse a sapere che sono la tua amante, non ne sarebbe contento.
Du Faisan - Ti adoro!
Genoveffa - Anch'io. D'altra parte, non so perché. Ed è questo il peggio, che ti amo anch'io.
(Entra il cameriere).
Du Faisan - Chi c'è?
Il cameriere - Il signor Luigi Barpels.
Du Faisan - Un minuto.
Genoveffa - E' Barpels, il gioielliere?
Du Faisan - Ma sì, chi vuoi che sia?
Genoveffa - Ancora uno che viene a portarti denaro. Me ne vado. Ti telefonerò verso mezzogiorno per sapere cosa si deve fare.
Du Faisan - Va bene... (L'abbraccia).
Genoveffa - Non mi abbracci bene.
Du Faisan - Pensavo al cassiere. (L'abbraccia di nuovo. Suona. Il cameriere entra, mentre Genoveffa esce).
Du Faisan - Fate entrare il signor Barpels.
Il cameriere - Va bene, signore.
Du Faisan - (tendendogli la mano) Buon giorno, Barpels.
Barpels - Come state, caro marchese?
Du Faisan - Male, molto male.
Barpels - Avete infatti la faccia un po' sofferente.
Du Faisan - E' per il morale...
Barpels - Una donna?
Du Faisan - No... un uomo...
Barpels - Ah!
Du Faisan - ...cui devo versare duecentomila franchi fra pochi minuti.
Barpels - Non vorrei essere al suo posto. Non ho fortuna.
Du Faisan - Ecco!...
Barpels - Ero venuto per domandarvi, così, di passaggio, se potete darmi un acconto sulla vostra nota.
Du Faisan - Non dò mai acconti, caro signor Barpels.
Barpels - E.... purtroppo...
Du Faisan - Non per cattiva volontà. Per sistema.
Barpels - Per sistema?
Du Faisan - Sì... Quando uno si lascia andare a concedere un acconto, è rovinato, i creditori ritornano. Sono continuamente attaccati al suo campanello. Si deve dare addio alla propria tranquillità, ed io alla mia ci tengo tanto!
Barpels - Allora liquidatemi tutto.
Du Faisan - Vedete bene che non è questo il giorno.
Barpels - Sarei curioso di conoscere la data di questo giorno. Ogni volta che presento una fattura, non è mai il giorno propizio: scelgo sempre male.
Du Faisan - Vi ho rilasciato delle cambiali.
Barpels - Che sono anche state rinnovate tre volte.
Du Faisan - Credete? Attendete ancora un po'. Un po' più, un po' meno. E poi, voi, caro Signor Barpels, non avete bisogno di denaro...
Barpels - Ma, con ragionamenti simili, il Commercio non sarebbe più possibile. (Prende sulla tavola da un astuccio una collana di perle, h camino) Oh! ecco una bella collana!
Du Faisan - Credete?
Barpels - Sì, le perle hanno buon'acqua, sono abbastanza grosse e molto rotonde... E' un bel gioiello.
Du Faisan - Non esaltatevene: è falso.
Barpels - Falso? No, non sono diventato pazzo.
Du Faisan - Vi dico che sono pezzi di vetro.
Barpels - (con la lente) Vere perle... Dove le avete prese?
Du Faisan - Da Bluze... Le ho pagate venticinque luigi, un mese fa.
Barpels - Non contatemi storie. Questa collana è vera e voi lo sapete meglio di me.
Du Faisan - Volete scherzare?
Barpels - Se osassi... direi piuttosto che voi... (Guarda ancora le perle ad una ad una. E dopo un attento esame) Dire che questa collana è falsa, è come dire che io sono totalmente incretinito.
Du Faisan - (impressionato, prendendo la collana) Vediamo, vediamo... Io non so più che dire.
Barpels - No, ma io so cosa dico. E' il mio mestiere. (Prendendogli la spilla della cravatta) Questa è falsa. Guardate la differenza. (L'intacca coi denti).
Du Faisan - Oh! la mia perla! Una perla da due luigi!
Barpels - Ne troverete una vera soltanto per venticinque biglietti da mille. (Mostrando la collana) Mentre questa vale almeno trecentocinquantamila franchi.
Du Faisan - Mi abbrutite. Non capisco più nulla.
Barpels - Io, sì.
Du Faisan - Come?
Barpels - Ecco, voi avete donato alla vostra amante una collana falsa.
Du Faisan - Sì.
Barpels - Ebbene, una donna esce con una collana falsa e rientra alla sera con una collana vera. Sono cose che succedono nelle migliori famiglie!
Du Faisan - Ah! Sgualdrinella! E si lagna sempre!
Barpels - E' molto delicato, e poi ella aveva senza dubbio paura di addolorarvi. Non si consegna una collana di tanto valore a uno che non ha potuto offrirvi che una imitazione.
Du Faisan - Voglio darle una lezione. Dite che vale quattrocentocinquantamila franchi?
Barpels - (rettificando) Trecentocinquantamila... trecentomila... Sono disposto a prenderla a questo prezzo.
Du Faisan - (dandogli la collana) E' vostra.
Barpels - Ma cosa vuol dire vostra?...
Du Faisan - Non ve ne incaricate!...
Barpels - Dal momento che io sono coperto, basta. Vi rilascio uno chèque. (Prende il libretto degli chèques).
Du Faisan - Benissimo.
Barpels - (scrivendo lo chèque) All'ordine del marchese Du Faisan la somma di... (S'arresta) Trecentomila, vero?
Du Faisan - Come, trecentomila?... Trecentocinquantamila ...
Barpels - Ho dedotto la mia fattura di cinquantamila franchi.
Du Faisan - Anch'io, ma non come voi.
Barpels - Come allora?
Du Faisan - Rilasciatemi uno chèque di trecentocinquantamila e resti liquidato il vecchio conto.
Barpels - Ma così io perdo cinquantamila franchi.
Du Faisan - Vecchia canaglia. So benissimo che questa collana non la rivenderete certo a meno di mezzo milione.
Barpels - Non esagerate!
Du Faisan - Non dico ancora tutto! Via, firmate...
Barpels - Ma veramente...
Du Faisan - Cosa? E' un'occasione unica per potere riavere il vostro denaro; non lasciatevela sfuggire.
Barpels - Ma non ho con me le vostre cambiali...
Du Faisan - Ma sì, le avete, non siete venuto a domandarmi un acconto senza averle portate...
Barpels - Forse... vedo... (Prende il portafoglio e ne estrae le cambiali) Non me ne ricordavo più.
Du Faisan - Rilasciatemi due chèques. Uno da duecentomila e l'altro da centocinquantamila franchi.
Barpels - Ecco. (Gli rimette gli chèques).
Du Faisan - (dandogli la collana) Ecco il gioiello. (Ridendo) Sapete: è falso.
Barpels - (prendendolo) Se stessi ancora cinque minuti qui finireste per farmi paura. Arrivederci.
Du Faisan - Arrivederci. (Barpels esce. Il marchese suona il campanello. Entra il cameriere).
Du Faisan - Vi ho detto questa mattina che per il cassiere del Circolo io non ero in casa... Ci ho pensato meglio... Appena viene fatelo passare.
Il cameriere - Appunto... E' già in anticamera, mentre sta scrivendo qualcosa per il signor marchese, avendogli io detto che il signor marchese era partito prestissimo.
Du Faisan - Non importa: fallo passare.
Il cameriere - Bene... (Esce. Un secondo dopo, entra il cassiere).
Du Faisan - Non sapevo che eravate voi. Altrimenti non vi avrei fatto dire che ero uscito.
Il Cassiere - Ma, signor marchese, è naturale che io non mi sarei permesso di disturbarla, se non avessi avuto delle istruzioni formali.
Du Faisan - Oh! Dio mio! E perché?
Il Cassiere - Il signor marchese dovrebbe sapere... il motivo che mi conduce qui...
Du Faisan - Ah! sì, quella piccola riscossione...
Il Cassiere - Non sarei venuto, se non avevo avuto istruzioni formali, ma prevedevo che si direbbe stato inutile disturbare il signor marchese
Du Faisan - (secco) E perché, se vi aggrada!
Il Cassiere - (timidamente) Perché, veni mente, duecentomila franchi...
Du Faisan - Ebbene? Credete tanto straordinario che io sia in debito di duecentomila franchi ?
Il Cassiere - Oh! no, signor marchese.
Du Faisan - Ebbene, allora, cosa significano tutte queste storie? (Prende lo chèque rilasciotogli da Barpels) lo, quando devo, pago... Ecco una chèque... (Gli tende lo chèque; e siccome il cassiere sembra imbarazzato) Non vi va?
Il Cassiere - A me, sì, signor marchese.
Du Faisan - E' uno chèque di una persona seria...
Il Cassiere - (esaminando lo chèque) rassicurato) Ah! perfettamente, signor marchese, perfettamente. (Fra sé) Che tiro avrà fatto costui?
Du Faisan - Si direbbe che ciò vi contraria.
Il Cassiere - Oh! come il signor marchese ha potuto pensare questo?... Ma sono quei signori che staranno a bocca aperta...
Du Faisan - Ho capito. Si immaginano senza dubbio che io non avrei potuto fare fronte,
Il Cassiere - Forse...
Du Faisan - E' meraviglioso, parola d'onore. E se ne rallegreranno. (Gesto evasivo del cassiere) Sì... Sì...
Il Cassiere - Il signore ne ha nemici...
Du Faisan - Lo so, lo so... E'... che per can. sa mia sono quasi tutti rovinati. Ah! speravano che non pagassi... Non mi conoscono quei signori...
Il Cassiere - Sì, sì...
Du Faisan - Piuttosto di essere espulso mi farei saltare le cervella! Espulso! Io! Mai! Guardate... (Prende la rivoltella in un cassetto) Ecco con che cosa pagherei! (Punta parlando la rivoltella sul cassiere).
Il Cassiere - Vi prego, signor marchese, sono padre di famiglia... cotesti giocattoli...
Du Faisan - Non c'è pericolo...
Il Cassiere - Si crede appunto questo. Quell'argentino che gioca forte al circolo dalle quattro alle sei... vi ricordate?...
Du Faisan - Sì... alto, bruno...
Il Cassiere - Due anni fa si era suicidato...
Dir Faisan - Ciò non gli impedisce di avere fortuna...
Il Cassiere - Voglio dire che si era tirato un colpo di rivoltella...
Du Faisan - Dove?
Il Cassiere - In casa.
Du Faisan - Vi domando in che parte del corpo.
Il Cassiere - Ah! bene... al cuore. Ebbene, il commissario arriva e lo trova disteso a terra e vede accanto a lui la rivoltella. La prende, la osserva. Ne estrae le cartucce e poi, per volere ricostruire il dramma, si punta la rivoltella, (fa il gesto), preme macchinalmente il grilletto... Ebbene, signor marchese, è restato fulminato sul colpo... Una palla era rimasta nella canna. Quindici giorni dopo, l'argentino era già al circolo. (Guardando improvvisamente l'ora) Sono le undici e mezzo. Dio mio, sono in ritardo.
Du Faisan - Avete tanta fretta? Le partite non incominciano che alle due. Prendete un bicchierino di porto con me.
Il Cassiere - Grazie, signor marchese, grazie. Devo assolutamente rientrare al circolo.
Du Faisan - Che cosa c'è di così urgente?
Il Cassiere - Quei signori erano così sicuri che voi non avreste pagato che hanno deciso di giudicarvi, per l'espulsione, per mezzogiorno! (Esce).
Du Faisan - (solo) Comprendo che sia meravigliato... Fa un caldo qui... (Prende la rivoltella, che mostrava poco prima al cassiere, preme un grilletto... e appare un ventaglio col quale si fa aria).
Du Faisan - (a Genoveffa, che appare d'improvviso) Tu?
Genoveffa - Uscendo avevo dimenticato la mia collana.
Du Faisan - Per quella collana...
Genoveffa - Lo so, ma preferisco averla. (Aprendo lo scrigno dove era la collana) Eh! Come non c'è? Sono sicura d'averla lasciata qui dentro.
Du Faisan - Forse ti sbagli.
Genoveffa - O l'avrò lasciata in camera da letto. (Va nella camera e ritorna preoccupata) Ma non c'è, non c'è! (Inquieta) Dove può essere?
Du Faisan - Fai tanto rumore per una collana falsa? (Siccome ella apre un cassetto) E' inaudito, non è lì dentro...
Genoveffa - E' inaudito, come?
Du Faisan - Non cercare!
Genoveffa - Come? L'hai presa tu?
Du Faisan - L'ho venduta.
Genoveffa - Hai venduto la mia collana?
Du Faisan - Ne ho abbastanza di vederti con delle perle false.
Genoveffa - E' uno scherzo, vero?
Du F'aisan - Uno scherzo, e perché? Ho trovato un'occasione e ne ho approfittato.
Genoveffa - Non farmela cercare di più.
Du Faisan - Ti dò la mia parola d'onore.
Genoveffa - Ebbene, hai fatto un bell'affare!
Du Faisan - Ma dimmi un po', perché ti preoccupi tanto per una collana di perle false?
Genoveffa - False... erano vere... verissime!
Du Faisan - E me lo hai nascosto. E' questa 3a fiducia che hai in me?... Come le hai avute?
Genoveffa - Dal mio amico...
Du Faisan - Avevi l'indelicatezza di venire da me con un gioiello che ti era stato dato da un altro!
Genoveffa - Era vero, ma per te era falso! ...
Du Faisan - Bel pretesto!
Genoveffa - Cosa mi dirà mai il mio amico!
Du Faisan - Non m'interessa!
Genoveffa - Ma pensa che la collana me l'ha donata soltanto l'altro ieri!
Du Faisan - Digli che l'hai perduta.
Genoveffa - Non mi crederà.
Du Faisan - Non sarai la prima, a cui accade di smarrire una collana.
Genoveffa - Non attacca.
Du Faisan - Farà un'inserzione sui giornali.
Genoveffa - Come sei furbo!
Du Faisan - Faranno un'inchiesta...
Genoveffa - Si verrà a sapere che sono la tua amante e si saprà che la mia collana non è stata perduta... io invece perderò il mio amico.
Du Faisan - Basta, eh!... Non dovevi far altro che essere più sincera con me.
Genoveffa - Ti chiedo perdono.
Du Faisan - Puoi farlo. E stai tranquilla. Fatti animo. Ci penserò io...
Genoveffa - In che modo?
Du Faisan - Dopo colazione andremo da Bluze a comprarne un'altra più bella ancora. E il tuo amico non se ne accorgerà.
Genoveffa - Credi?
Du Faisan - Forse che io mi sono accorto che egli aveva sostituito la mia collana con una vera? Come vuoi che egli si accorga che hai sostituito una vera con una falsa?
FINE