La commedia del fantasma

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Tito Maccio Plauto

Tito Maccio Plauto

La Commedia del Fantasma

(Mostellaria)

Traduzione e adattamento vernacolare a cura della IV C –

Anno scolastico 1995-96

MOSTELLARIA  di  Tito Maccio Plauto

[Il titolo deriva da mo(n)stellum, che sarebbe un ipotetico diminutivo di monstrum, come castellum  è diminutivo di castrum.]  

ATTO I

1. Dialogo fra due personaggi: ZOLLA (servus rusticus) e TRAPPOLA (servus urbanus). Zolla  rimprovera a Trappola   le spese folli del comune padroncino FIORDAMORE  ed è preoccupato per l'economia della casa, che sta andando a rotoli. Riceve da Trappola  solo improperi e minacce.

2. Monologo di Fiordamore:  finché è stato sotto il controllo dei genitori è sempre stato giudizioso e onesto; ora che può disporre di se stesso (anche per la lunga assenza del padre)ha perso, per essersi dato all'amore e alla bella vita,  le sue ricchezze, l'onore e la virtù.

3. Dialogo fra BACIUCCHIELLA e BARCACCIA. Baciucchiella, tutta presa dall'amore per Fiordamore  (che l'ha riscattata per una grossa somma) dichiara che vuol esser fedele solo a lui; Barcaccia invece le dà consigli più pratici e più spregiudicati riguardo ai rapporti con gli uomini.

4. Arriva RUBACUORI, amico di Fiordamore, insieme alla sua amata cortigiana DELFINA. Fiordamore li invita a tavola, ma Rubacuori, visibilmente ubriaco, si addormenta.

ATTO II

 Davanti alla casa di Fiordamore è ancora apparecchiata la tavola. Fiordamore e le due dame banchettano conversando allegramente. Rubacuori giace profondamente addormentato. Arriva dal porto Trappola allarmatissimo: il vecchio padrone AZZECCATUTTO è tornato improvvisamente dal suo lungo viaggio e si sta avviando verso casa. Trappola invita tutti a nascondersi dentro: ci penserà lui a fare in modo che il padrone non entri.

3. Trappola spaventa Azzeccatutto  dicendogli che nella sua casa abita ormai un fantasma...

ATTO III

1. Giunge l'usuraio SCHIFASOLDI a richiedere (con gli interessi) i soldi prestati a Fiordamore per il riscatto della ragazza amata. Trappola cerca disperatamente di allontanarlo, ma il vecchio padrone capisce ugualmente che in sua assenza il figlio ha preso dei soldi in prestito. Trappola ammette il fatto ma dice che quei soldi sono serviti per acquistare una casa, quella del vicino, NASABECCO.

2. Gustoso dialogo a tre, giocato sul filo dell'equivoco: Azzeccatutto vuol vedere la casa di Nasabecco, quella che il figlio avrebbe comprato con i soldi dell'usuraio. Trappola preso tra due fuochi fa di tutto perché Azzeccatutto non s'accorga dell'inganno.

ATTO IV

1 e 2. TAVOLETTA e FIACCOLA sono alla ricerca del loro padrone Rubacuori e bussano alla porta di Fiordamore.

3. Trappola e Azzeccatutto escono dalla casa di Nasabecco: Azzeccatutto appare soddisfatto dell' "affare" che il figlio ha fatto acquistando la casa.

4. Tavoletta e Fiaccola incontrano Azzeccatutto e spifferano involontariamente tutta la verità al vecchio.

5.Azzeccatutto si dispera con Nasabecco e scopre così anche  la bugia della casa (che il figlio non ha mai acquistato). Furore di Azzeccatutto.

ATTO V

1. Monologo di Trappola: non è più possibile nascondere a lungo la verità.

2. Arriva Azzeccatutto, accompagnato da aguzzini armati di frusta. Trappola, per sicurezza, si siede su un altare (dove nessuno può  essere toccato) e risponde come può alle minacce di Azzeccatutto.

3.Giunge Rubacuori, non più sbronzo, e convince Azzeccatutto a perdonare il figlio Fiordamore (e anche il suo degno servo Trappola!). Fine.

 

PERSONAE                                      PERSONAGGI

TRANIO, servos                               TRAPPOLA, servo

GRUMIO, servos                               ZOLLA, servo

PHILOLACHES, adulescens            FIORDAMORE, giovane, figlio di AZZECCATUTTO. 

PHILEMATION, meretrix                BACIUCCHIELLA, ragazza amata da FIORDAMORE

SCAPHA, ancilla                               BARCACCIA, vecchia ancella

CALLIDAMATES, adulescens          RUBACUORI, giovane, amico di FIORDAMORE

DELPHIUM, meretrix                       DELFINA, amica di RUBACUORI

SPHAERIO, servos                                       PALLOTTA, servo di AZZECC.

THEOPROPIDES, senex                 AZZECCATUTTO, vecchio

MISARGYRIDES, danista                SCHIFASOLDI, usuraio

SIMO, senex                                       NASABECCO, vecchio, vicino di casa

PHANISCUS, servos                         FIACCOLA, servo di RUBACUORI

PINACIUM, servos                           TAVOLETTA, idem

Lorarii  (3 o 4)                                    Aguzzini armati di frusta

[I nomi italiani dei personaggi sono, con lievi varianti, quelli

proposti da E. PARATORE]

Si tratta di 13 personaggi (più gli Aguzzini che però non parlano), 10 maschili e 3 femminili

TRAPPOLA: “servus urbanus”  , personaggio principale, sta in scena per tutta la commedia ed    è          presente in quasi  tutti i dialoghi.  Parte lunga e impegnativa, da caratterizzare bene anche      per       quanto riguarda la mimica, che dev’essere piuttosto “arlecchinesca”

FIORDAMORE:  giovane, figlio del padrone, ha dilapidato il patrimonio divertimenti e per pagare il      riscatto di Baciucchiella.  E' presente solo nei primi due atti, con un lungo e impegnativo      monologo nel primo    atto. Il monologo è in settenari doppi e richiede accompagnamento mu-     sicale.

RUBACUORI, giovane gaudente, amico di Fiordamore. Presente  come ubriaco nel I e II atto. Ricom-   pare al V nella scena finale.  Parte breve ma non facile, per il grave stato   di ubriachezza che          deve caratterizzare il personaggio.

AZZECCATUTTO: è il padre che ritorna dal viaggio in Egitto e che subisce l'inganno di Trappola. Sta in scena dal II al V atto: parte abbastanza impegnativa, da "caratterizzare”: diventa infatti sem-   pre più nervoso e incavolato.

NASABECCO, vicino di casa, è  strumento inconsapevole  dell'inganno di Trappola.  Dialoga vivace     mente con  Trappola e  Azzeccatutto, nel  III  e IV atto.

      

SCHIFASOLDI, usuraio, protagonista di vivaci dialoghi, presente  solo nel III   atto. Parte breve ma      da caratterizzare  (nel senso dell’avidità e dell’attaccamento ai soldi)

ZOLLA,    "servus rusticus", rozzo e primitivo ma di sani princìpi,  rimprovera a Trappola la vita dis-     soluta.             E‘ presente solo nella I scena del I atto (classico personaggio “prologico”)  Parte brevis    sima ma fortemente caratterizzata., anche sul piano della rozzezza linguistica.

FIACCOLA, servo, compare solo nell'atto IV. Parte breve ma con un non facile monologo.       

TAVOLETTA,   servo, breve dialogo nel IV atto

PALLOTTA,  servo, poche battute nel II atto

BACIUCCHIELLA,    ragazza ex-prostituta ed ex-flautista riscattata da Fiordamore (con i soldi di pa-    pà). Parla solo nel I atto, in un lungo e vivace dialogo con Barcaccia.

DELFINA,    ragazza amica di RUBACUORI, con cui dialoga vivacemente alla   fine del I atto e al-       l'inizio del II.

BARCACCIA,   vecchia ancella, esperta e "navigata", dà consigli di vita a  Baciucchiella,  in un vivace   dialogo nel I atto.  Parte breve ma fortemente caratterizzata.

     

     

ATTO PRIMO

             Scena I

            ZOLLA,  TRAPPOLA

ZOLLA: Sorti da codesta cucina, vien fora, tu se' uno stronzo che si diverte a pigliammi pe' i culo di      costì  fra le padelle. Sorti di casa, sciagura di' padrone. Maremma cane, che mi venga un acci- dente se un te  la farò pagare,  in campagna.. Sorti di costì, ti dico, da i' puzzo di codesta       bettola. Perché‚ tu ti rimpiatti costì?

TRAPPOLA: O che hai da schiamazzare davanti a questa casa? O che credi d'essere in campagna? Va'   via da  questa casa, va' in campagna, vai al diavolo. E allontanati da codesta porta. O che vole-  vi per caso un po' di queste? [lo frusta]

ZOLLA: Ohi, ohi, o perché‚ tu mi frusti?

TRAPPOLA: Perché tu se' a i' mondo.

ZOLLA: E va bene: lascia che torni i' vecchio, fa' che gli arrivi sano e salvo qui' pover'omo che tu ti       mangi vivo mentre gli è via. Tu vedrai i' che        ti succederà....

TRAPPOLA: Te un tu distingui quello che gli è vero da quello che tu sogni, o bischeraccio. O come si   fa a mangiar vivo uno mentre gli è via?

ZOLLA: Via, signor cittadino, pagliaccio da baraccone, tu hai i' coraggio di rinfacciarmi la campagna?    Ma io so una cosa, Trappola, che presto tu sara' trascinato a girar la macina di' mulino. Ta po-   chi giorni tu verrai a fa' crescer la razza de' ferrati, di quelli che lavorano in campagna con quelle        belle catene a' piedi. Ora, finché ti garba, manda in malora i' patrimonio, corrompi qui' bravo      ragazzo, i' figliolo di' padrone, bevete pure notte e giorno, fate peggio di que' maiali de' greci;   compratevi le ganze e liberatele, fate ingrassare gli scrocconi, fate gran desinari dalla mattina             alla sera. Gli è questo che t'aveva raccomandato i' vecchio quando e' partì per l'estero? Gli è co-  sì che lui s'aspetta che tu gli amministri la casa? Tu pensi che un bravo servo debba far questo:      sputtanare i' patrimonio di' su' padrone e pervertirgli anche i' figliolo? E infatti ti dico che qui' figliolo, che ora si interessa solo a codeste cose, e' s'è rovinato. Da come gli era prima, che gli   era i' più bravo  e i' più serio di tutta la regione, ora gli è diventato i' più bravo nelle schifezze. E         pe' questo deve  ringrazia' te e tutti e' tu' begli insegnamenti.

TRAPPOLA: O icché te ne frega di me e d'i' che fo io? O in campagna, un tu ci hai i bovi da badare? A me mi piace bere, fare all'amore, pagarmi le puttane. E con questo l'è la pelle della mi' schiena             che metto a rischio, mica la tua.

ZOLLA: E tu hai un be' coraggio a parla' così.

TRAPPOLA: Ma che Dio ti fulmini! Puah! Senti che vampate  d'aglio  che manda            questo! Schifezza,             caprone d'un contadinaccio, trogolo di maiali, concimaia!

ZOLLA: O i' che tu ci vuo' fare? Mica tutti e' possan profumare d'unguenti esotici come te, e nemme     no mangiare alle mense signorili ne' posti di           riguardo, e vivere come tu fa' te di piatti tanto         raffinati. Te goditi pure le tu' tortorine, e' tu' uccellini, e' tu' pesciolini, e lascia che io m'arrangi   co i' mi' puzzo d'aglio. Te tu se' nato fortunato, io disgraziato: bisogna piglià la vita come l'è. E            a me mi' resterà i' mi' bene, e a te ti toccherà  i' tu' male.

TRAPPOLA: Per caso, un tu sarai mica invidioso, Zolla? Perché i' bene ce l'ho io, e i' male tu ce l'ha'     te. Ma gli è proprio quello  che tu ti meriti. A me mi s'addice fare all'amore e a te di     badare alle       vacche; a me di far una  vita bella, a te schifosa.

ZOLLA: Io ti vedo di già sotto la tortura di' boia. Se i' vecchio e' torna, tu lo vedrai: ti legheranno a i' palo, poi e' ti strascicheranno pe' le strade della città e poi  ti faranno diventare un   colabrodo con quelle belle fruste chiodate!

TRAPPOLA: O chissà che un succeda prima a te che a me!

ZOLLA: No no, io un me lo son mai meritato, te sì invece, e allora ti tocca proprio a te.

TRAPPOLA: Basta, ora abbozzala con questi discorsi, se un tu' vuo' far la fine d'una delle tu' bestie da macello.

ZOLLA: Io son venuto a pigliare i' foraggio pe' buoi. Che me lo date o no? O vu' mangiate voi anche     quello? E poi seguitate  pure a fare i' che vi pare: bevete, come que' maiali de' Greci, mangiate, sterminate tutti gli animali grassi, ingozzatevi fino a schiantare!

TRAPPOLA: Chetati, e tornatene in campagna. Io voglio andare a i' porto a comprarmi un po' di pe-      sce per la cena. I' foraggio te lo porteranno domani alla fattoria. E ora i' che tu ci hai da guarda-       re, pezzo da forca?

ZOLLA: Io? tu vedrai che tu diventera' te davvero un  pezzo da forca, tra poco.

TRAPPOLA: Mah, finché‚ la mi va così, e' mi va bene anche codesto "tra poco".

ZOLLA: Va bene, ma io so una cosa: l' arrivan  troppo prima le cose che ti danno noia delle cose che     le ti piacciano.

TRAPPOLA: Ora tu m' ha rotto davvero, vai vai in campagna, dai, moviti. O figurati se voglio perder    dell'altro tempo con te! [si allontana in direzione del porto]

ZOLLA: O che è bell'e andato via?  E un gliene frega un cavolo di tutto quello che gli ho detto. O dei,  vi prego, fate in modo che i' nostro vecchio e' torni prima possibile, prima che vada tutto in       malora, sia e' campi che la casa. E' son già tre anni che gli è via: se un torna, qui un  c'è rimasto            altro che gli avanzi pe'            pochi mesi. E dopo?   Ora me ne torno in campagna, ma ecco, ecco i'        figliolo di' padrone. Che bravo ragazzo che gli era! E ora, come s'è ridotto!....

            Scena II

           

            FIORDAMORE, solo

FIORDAMORE: Ho pensato e ripensato, mi son girato e rigirato un sacco di ragionamenti nel cervello (se ce   l'ho) su questo problema: a che cosa si può paragonare un uomo, quando nasce? A che cosa  assomiglia? E alla fine l'ho trovato il paragone giusto. Io penso che un uomo quando na-          sce assomiglia a una casa nuova, e ora vi dico perché‚. A voi questo vi sembrerà poco verosi-         mile, ma farò in modo che alla fine tutti sian convinti. Io vi dimostrerò che le cose stanno dav-    vero così, e anche voi, quando avrete ascoltato le mie parole non potrete fare a meno di darmi             ragione. E ora ascoltatemi bene, mentre sostengo la mia teoria: voglio che tutti capiscan bene             quello che penso:

 Quando la casa è pronta, dalla base fino al tetto

tutti lodano il costruttore e pure l'architetto;

tutti fanno gli elogi,  la prendon  per modello,

vogliono un edificio in tutto uguale a quello;

e nulla risparmiano, né soldi né lavoro,

e per la perfezione pagan tutto a peso d'oro.

Ma se poi ci va a stare un grande fannullone

trascurato, indolente e anche sudicione

anche alla costruzione gli s'attacca il difetto;

la sarà  fatta bene, ma se  manca il rispetto...

E succede che quando gli arriva l'acquazzone

fracassa le finestre, le tegole, il portone

e il padrone spilorcio, avaro e negligente

non vorrebbe per questo pagare proprio niente.

E cade giù la pioggia che inzuppa le pareti

che fanno passar l'acqua come fossero reti

e fa marcir le travi e tutto il fabbricato

e il lavoro di mesi gli è bell'e sputtanato.

E questa non è mica colpa  del fabbricante

ma di quel trascurato e spilorcio abitante.

Una riparazione la costa  poche lire

ma  s' aspetta  che tutto gl'incominci a marcire,

finché tutta la casa la viene già, travolta

e devon ripigliare  a farla un'altra volta.

I discorsi che ho fatto per questa costruzione

si potrebbero fare anche per le persone.

Diciamo innanzitutto che i nostri genitori

per noi figlioli sono come dei costruttori:

cercano di gettare un saldo fondamento

per evitarci, dopo, qualsiasi cedimento,

ed affinché l'esempio sia per tutti palese

non badano neppure a fortissime spese.

C'insegnano le lettere e la legislazione

e con gran sacrifici curano  l'istruzione;

gli danno tutto questo, al loro figlioletto,

perché tutta la gente lo  ritenga perfetto.

E quando va soldato, l'appoggiano a qualcuno

che gli possa evitare un passo inopportuno;

ma quando gli è tornato da fare il militare

si vede che fu vano tutto  quell'educare.

Fin quando i miei architetti mi hanno sorvegliato,

sono rimasto onesto, rispettoso, educato,

ma quando poi ho raggiunto la mia autonomia,

ho mandato in malora tutta l'ingegneria.

E' giunta l'indolenza, che è stata una tempesta:

m'ha rovesciato grandine e pioggia sulla testa,

la misura, il pudore, il rispetto di me stesso

sono andati a finire tutti quanti nel cesso.

E come un nubifragio m'ha travolto l'amore

m'è infiltrato nell'anima, e m'ha inzuppato il cuore;

e m'hanno abbandonato l'onore e l'onestà

e sono diventato proprio una nullità.

Le travi ch'eran salde, ora mi son marcite,

anche le fondamenta son tutte deperite

ed ora non so proprio quello che posso fare

né con che materiali poterle restaurare.

Mi viene da star male a vedere come sono

e di più a ripensare com'ero onesto e buono:

nessuno era più bravo di me come ginnasta

lanciavo bene il disco, il peso e pure l'asta,

il pallone, la corsa, i cavalli e le armi

eran le sole cose capaci d'eccitarmi;

per serietà e bravura da tutti ero ammirato,

ed ora cosa sono?  Un coglione imbranato.

Tutti mi stimavano,  non dico una bugia,

ora sono una cacca: la colpa è tutta mia.

           

            Scena III

            BACIUCCHIELLA, BARCACCIA, FIORDAMORE

BACIUCCHIELLA: Da tempo, perdinci, non facevo tanto volentieri un bel bagno freddo, cara la mia    Barcaccia, e non mi sentivo bella e ripulita come ora.

BARCACCIA: Tutto va alla perfezione, e poi, quest'anno c'è stato un bel raccolto, no?

BACIUCCHIELLA: O che c'entra il raccolto con il mi' bagno?

BARCACCIA: E c'entra, c'entra, come i' tu' bagno co i' raccolto.

FIORDAMORE: [Nascosto, parla a parte fino alla fine della scena] O Venere in          persona, eccolo il mio             temporale, il    mio acquazzone, quello che m'ha scoperchiato di tutto il pudore che avevo pri-     ma. L'amore mi s'è infiltrato dentro e ora non c'è più verso che mi possa ricoprire. Le pareti     della mia ragione le sono tutte inzuppate, fradicie, e ormai la mia casa l'è già crollata.

BACIUCCHIELLA: Guarda un po', Barcaccia mia, se questa veste la mi sta bene. Voglio esser proprio bella per Fiordamore, che è la luce dei miei occhi, il mio benefattore.

BARCACCIA: O che bisogno tu hai di farti bella, te che tu se' già bella per           le tu' maniere? Unn'è mica i' vestitoche gli garba agli innamorati in una donna, ma gli è quello che c'è dentro.

FIORDAMORE: Ma sentila! Che Iddio ci assista, che furbacchiona l'è questa Barcaccia, la ne sa una     più del diavolo. E come la conosce bene tutti i pensieri degl'innamorati!

BACIUCCHIELLA: E allora?

BARCACCIA: O che c'è ancora?

BACIUCCHIELLA: O perché non mi guardi? Guardami e vedi un po' se mi sta bene.

BARCACCIA: Bella come tu sei, e' te l'ho già detto, tutto quello che tu ti metti addosso e' ti sta bene.

FIORDAMORE: Per queste belle paroline, Barcaccia, ti farò un bel regalino! Non           posso mica lascia       re che la mia bella sia lodata gratis.

BACIUCCHIELLA: Via, Barcaccia, non mi adulare.

BARCACCIA: Tu se' proprio una bischerona. Ma come, tu preferisci che si parli male di te a torto          piuttosto che ti si lodi a ragione? Per me invece gli è  di morto meglio esser lodata a torto che     esser criticata a ragione, e peggio ancora gli è che mi ridan         dietro pe' come e' sono davvero.

BACIUCCHIELLA: A me Barcaccia, mi piace la verità, e voglio che la mi venga detta sempre. I bu-      giardi   un mi garban punto.

BARCACCIA: Spero che tu mi voglia bene, e che il tuo Fiordamore t'ami tanto quanto tu se' bella.

FIORDAMORE: Cosa dici, sciagurata? O che eresie le son queste? Che io ami lei? E perché‚ non hai     detto anche che lei ami me? Ritiro tutti i regali che ho detto. Barcaccia, con me t'hai chiuso.    Quel regalo che t'avevo promesso, ora tu te lo sogni.

BARCACCIA: Ma io un ci posso credere, che una come te, che la sa lunga, che l'è            esperta e smalizia-      ta, la si         metta a far la scema ni' modo più scemo.

BACIUCCHIELLA: Dimmelo pure se sto facendo qualche sbaglio.

BARCACCIA: Sicuro che tu lo fai lo sbaglio a pensare a lui e basta, a esser           tutta per lui e quegli altri       un tu gli guardi nemmeno. Ma dedicarsi  a un uomo solo lo devon fare le signore sposate,  mica             le prostitute.

FIORDAMORE: Perdio, ma che razza d'accidente gli è questo che m'è entrato in            casa mia. Che tutti      gli dei mi faccian morire fra le torture se io un farò crepare questa befana di sete, di fame e di     freddo!

BACIUCCHIELLA:  Non mi devi dare cattivi consigli, Barcaccia.

BARCACCIA: Tu sei proprio una scema a pensare che lui sarà il tuo amante e  il tuo benefattore eter     no.  Da' retta a me, con gli anni tu gli verrai a noia e lui ti pianterà

BACIUCCHIELLA:  Non m'aspetto certo questo da lui.

BARCACCIA: Le cose che un  ci s' aspetta le capitan più spesso di quelle che  ci si aspetta.   Ma allora, se con le parole un mi riesce  convincerti che quello che ti  dico gli è vero, giudica dai fatti.             Guardami come  sono, e com'ero una volta.  Non sono mica stata amata meno di quanto te tu          sei amata ora, e anch'io mi concessi a uno solo:  ma lui, per  la miseria, quando la mi' testa l'ha cambiato colore con gli anni,  m'ha  scaricato e chi l'ha più visto? Ti succederà anche a te ne     son sicura.

FIORDAMORE:  Tie':  o chi mi trattiene  dal mettere le mani addosso a quest'uccellaccio di' malaugu-  rio..

BACIUCCHIELLA:  M'ha liberato coi suoi soldi, per avermi solo per sé‚.  Mi par  giusto che io sia         solo per lui.

FIORDAMORE:  Oddio, che donna  amabile e onesta!  Ho fatto proprio  bene, perdiana,  son proprio    contento d' essermi rovinato per lei.

BARCACCIA: Sì, perdinci, tu se' proprio una scema.

BACIUCCHIELLA:   Ma perché?

BARCACCIA:   Perché un tu pensi a altro che a farti amare da lui solo.

BACIUCCHIELLA:   E perché non ci dovrei pensare, scusa?

BARCACCIA:  Ormai tu sei libera, tu hai di già quello che tu cercavi; anche se ora lui smettesse di volerti,             fregatene!  Vuol dire che perderà  tutti i soldi che  gli ha speso per riscattarti.

FIORDAMORE:   Quella la mi rovina, perdio, se un la farò crepare tra le torture  più tremende. Co'      su'  cattivi consigli la mi vo' guastare la  donna, questa sciagurata.

BACIUCCHIELLA:  Non gli potrò mai essere abbastanza riconoscente per quello che  gli ha  fatto.          Gli è proprio  inutile,  Barcaccia, che tu cerchi di convincermi a averlo meno caro.

BARCACCIA:  Però rifletti solamente  su questo:  se tu vuo' fare all'amore con lui e basta ora  che tu     se' giovane e bella, da vecchia tu piangerai.

FIORDAMORE: Come mi vorre' trasformare  in un angina per agguantare  alla  gola questa strega ve-    lenosa e strozzarla, ruffianaccia  maledetta.

BACIUCCHIELLA: No, no, devo esser riconoscente, ora che ho ottenuto quello chevolevo,  e come     lo accarezzavo prima, cosi  intendo continuare a fare ora.

FIORDAMORE: Che gli dei facciano cosa vogliono di me, se per queste parole un ti vorre'  liberare       un'altra volta e  strozzare Barcaccia!

BARCACCIA:    Sei tu se'proprio sicura che un ti mancherà nulla per vivere  e che quello sarà innamo-   rato di te per tutta la vita,   allora gli è  giusto che tu sia fedele a  lui e che tu ti debba fare le      trecce come le signore sposate.

BACIUCCHIELLA:  Se uno ci ha una buona reputazione  trova anche i  soldi. Io se riesco e mante-       nermi la  fama di ragazza onesta, sarò ricca a sufficienza.

FIORDAMORE:  Perdio,  anche se  dovessi  vendere  il mi' babbo lo venderei subito piuttosto che        permettere, finché campo, di vederti finire in       miseria.

BARCACCIA: E che  succederà a tutti quegli altri che ti amano?

BACIUCCHIELLA:  S'innamoreranno ancora di più, perché vedranno che son fedele a chi m'ha fatto     del bene.

FIORDAMORE: Oh, se venissero a darmi la notizia che mi' padre gli è andato! Mi          diserederei subito       da me e farei erede lei sola!

BARCACCIA: Mah, guarda che qui di' patrimonio tra poco ci rimarrà le briciole: un si fa altro che           mangiare e bere giorno e notte e tutti scialano da far schifo; l'è tutta una cuccagna.

FIORDAMORE: A fare economia voglio cominciar proprio da te: per dieci giorni in casa mia tu non      avrai un  accidente da mangiare e da bere.

BACIUCCHIELLA: Se tu vuoi dir bene di lui, fallo pure; ma se tu cominci a spettegolare, allora per-      dinci tu ne buschi davvero.

FIORDAMORE: Cavolo! Anche se savessi fatto a Giove un sacrificio di tutti i soldi che ho speso per    riscattarla, non li avrei impiegati meglio. Ma guarda un po' quanto la mi ama, proprio con tutta          l'anima! E io  ho fatto proprio un be' lavorino: ho messo in libertà un avvocato sempre pronto      a prender le mi' difese.

BARCACCIA: Eh, un c'è nulla da fare: tutti gli altri uomini per te in confronto a Fiordamore un val-       gono un fico             secco. E allora, un le voglio mica buscar per questo; ti darò ragione e ti dirò, se     ti fa piacere, che lui sarà i' tu' amore per sempre.

BACIUCCHIELLA:  Via ora Barcaccia,  dammi subito lo specchio e la scatola con le gioie: mi voglio     far bella. 

BARCACCIA:  Lo specchio l'usa la donna che la si vergogna di sé‚  e della sua  età.  O che bisogno tu    hai dello specchio te  che tu sei uno specchio più bello dello  specchio.

FIORDAMORE:  T' ha fatto un bel discorso, caraBarcaccia, e non per nulla e' ti ricompenserò...

BACIUCCHIELLA:  Che stanno bene i miei capelli?

BARCACCIA:  Se tu se'  messa bene te,  anche i tu'  capelli son messi bene.

FIORDAMORE:  Porca puttana! Guarda che razzaccia di donna l'è questa! Ora la           asseconda da fare        schifo,  prima la contraddiceva.

BACIUCCHIELLA:  Dammi i' cerone.

BARCACCIA:  Ma  che cerone e cerone! Che hai bisogno d'i cerone!

BACIUCCHIELLA:  Me lo devo metter sulle guance!

BARCACCIA:  Ovvia,  sarebbe come volere schiarire l'avorio co  i' catrame.

FIORDAMORE:  Bella battuta questa sull'avorio e su i' catrame! o brava Barcaccia!

BACIUCCHIELLA:  Allora dammi i' rossetto.

BARCACCIA:  Un te lo do,   tu se'  propio bellina! Che c'è  propio bisogno di rovinare un capolavoro     con un             altro trucco? Alla tua età  un bisogna truccarsi in codesta maniera,  né‚  con cere, né                      con ciprie né  con  altri troiai.

BACIUCCHIELLA:  Ovvia piglia lo specchio!

FIORDAMORE:  Porca miseria, l'ha dato un bacio allo specchio. Son quasi geloso! Come mi garbe        rebbe avere tra le mani un sasso pe'  dagli una bella sassata a quello specchio.

BARCACCIA:  Piglia l'asciugamano e pulisciti le mani.

BACIUCCHIELLA:  Perché‚ ?

BARCACCIA: Perché‚ tu hai toccato lo specchio e dietro lo specchio c'è l'argento. Se ti dovesse puzza   re le mani non vorrei che a Fiordamore gli  venisse in mente che tu se'andata in giro a prender      soldi da qualcuno!

FIORDAMORE:  Un mi sembra di aver ma' visto una ruffianaccia come te. Ma  che bella trovata           quella dello specchio.

 BACIUCCHIELLA:  Che pensi che mi debba ungere anche con qualche olio profumato?

BARCACCIA:  Oddio noooo........!

BACIUCCHIELLA:  E perché ?

BARCACCIA:  Perché  la donna l'odora bene quando la un'odora di nulla. Infatti  queste vecchie che si ungo    no per rimettersi in sesto, tutte risecchite, tutte  sdentate,  che vogliono nascondere le schifezze di' corpo co i' trucco, quando i' sudore si mescola con tutte quelle pomate forma unasalsa, un  sugo che sembra quello di uno stufato di maiale.  Un si sa d'i' che  le puzzano, ma tu senti che gli è un gran troiaio.

FIORDAMORE:  La ne sa una più di' diavolo! Nessuno gli ha più malizia di lei.   [Rivolto            al pubblico]       Gli è propio vero quello che l'ha detto,  la maggior parte di voi lo capisce bene, specialmente    quelli che ci hanno a casa una moglie vecchia, che magari l'hanno sposata solo pe' la dote.

BACIUCCHIELLA: Su via,  guarda l'oro e la sopravveste se mi stanno bene.

BARCACCIA: Un mi devo mica interessa'  di questo.

BACIUCCHIELLA:  E a chi deve interessare allora?

 BARCACCIA:  Te lo dico  io a chi! A  Fiordamore,  perché lui un ti compri nulla se non quello che       gli garba. L'amante di solito si conquista la donna con l'oro e co' vestiti di porpora. Ma a lui non      gli importa un accidente dell'oro e della porpora che tu ci hai addosso.  Un serve       mica a nulla     mostrargli quello che lui un vuole per sé.  La porpora la serve per nascondere l'età  e l'oro per nascondere una donna brutta. La donna bella l'è  più  bella nuda che vestita,  e poi gli è  inutile            che la s'addobbi se l'è  una screanzata. La maleducazione l'imbratta i' bell'ornamento più della         mota.  Infatti, se la donna l'è bella, l'è di già anche troppo addobbata di suo.

FIORDAMORE:  O come fo a tene'  le mani a posto? [Entra]  Gli è un pezzo che            siete qui. O  che          fate?

BACIUCCHIELLA: E' mi preparo per piacere a te!

FIORDAMORE:  Ma tu' se' già  anche troppo preparata!    [A Barcaccia]  Te va' dentro e porta via           tutti questi ornamenti inutili.[Barcaccia entra in casa]  Oh, dolcezza mia, e' m'è  venuto anche vo-          glia di bere con te!

BACIUCCHIELLA: E a me di bere con te.  Infatti quello che garba a te garba anche a me, amore mio.

FIORDAMORE: Ecco questa parola la vale venti milioni.

BACIUCCHIELLA:  Sii anche meno,  facciamo dieci e non se ne parla più

FIORDAMORE:  No venti, ti restano di debito solo dieci: fa' un po' il conto: per             riscattarti n'ho spe      si trenta.

FIORDAMORE: O che  me lo rinfacci?

FIORDAMORE:  Io te lo rinfaccio?  O come potrei fare,  se non ho mai fatto un investimento mi         gliore.

BACIUCCHIELLA:  Io ti amo e di sicuro anch'io non mi potevo  investire  meglio di così.

FIORDAMORE: Allora siamo pari: te tu  m'ami, io t'amo,  tutt'e due si considera            questo fatto bene.      Quelli che son felici  come noi, che si possan godere  la  felicità per sempre;  quelli che ci invi     diano, che nessuno gli possa trovar mai qualcosa di bono da  essere invidiati.

BACIUCCHIELLA:  Ovvia, sdraiati ora. [A un servo]  Dammi l'acqua sulle mani, ragazzo. Prepara i' de   sinare e apparecchia.  Cerca un po' anche i dadi. (A  Fiordamore]  Che vuoi de'  profumi?

 FIORDAMORE:  Ma a che  servono?  Io sto a tavola accanto a i' profumo de'profumi!   Oh, ma             questo gli è il mio  amicone  che viene qua con la sua ragazza.  Gli è  Rubacuori. Ecco,   splendore mio, ecco i cignali che vengono a assalta' la preda.

Scena IV

            RUBACUORI, DELFINA,  FIORDAMORE, BACIUCCHIELLA

            <SERVI DI FIORDAMORE>

RUBACUORI: [Visibilmente sbronzo, parla balbettando e strascicando le parole]             Voglio che mi si venga a             prendere da Fiordamore  presto. [A un servo   che l'accompagna] Hai capito quello che ti ho co          mandato? Di dove ero prima sono scappato perché‚  m'ero bell'e spallato di'pranzo e de'discor   si. Ora andrò a fa' baldoria da             qui' simpaticone di Fiordamore  che ci farà una bella accoglienza.   [A Delfina] Ma  che ti sembro briaco? 

DELFINA:  Mah, tu ti se' sempre comportato così .

RUBACUORI:  Vuoi che io abbracci te e che te tu abbracci me?

DELFINA:  Se ti va bene.

RUBACUORI:  Come tu' se' bona! tirami su.

DELFINA: Attento a non ribartare! sta' su.

RUBACUORI: Tu sei la luce dei miei occhi, e io sono i' tuo pupillo, amore mio.

DELFINA: E non  mi casca' qui per la strada! almeno arriva a i' letto che gli hanno preparato per noi

RUBACUORI: Lasciami.. lasciami cascare.

DELFINA: Ora ti lascio:  o casca.

RUBACUORI:  Fa' cascare anche quello che ho tra le mani.

DELFINA:  Noo, non cascare perché  se tu caschi,  casco anch'io.

RUBACUORI: O che te ne frega,  se si casca quarcheduno ci ririzzerà !

DELFINA:  Questo gli è  proprio di fòri, briaco marcio!

RUBACUORI:  Ma tu dici che son briaco?

DELFINA:  Via, dammi la mano, un  voglio che tu vada a sbatter per terra.

RUBACUORI: Tieni, piglia.

DELFINA: Dai, vien con me!

RUBACUORI: O dove?

DELFINA: Un tu lo sai?

RUBACUORI: Lo so,  m'è  venuto in mente. Vo  a casa a mangiare.

DELFINA: Nooo, di qua!

RUBACUORI: Già... gia..., ora  me ne ricordo.

FIORDAMORE: Permetti che gli vada incontro, anima mia? Gli è  i' mio migliore            amico.  Ritorno          subito.

BACIUCCHIELLA: Uhm, questo subito mi sembra di già  troppo tardi.

RUBACUORI: Che c'è  qualcuno qui?

FIORDAMORE: Eccolo!

RUBACUORI: Oh, allora Fiordamore,  come la va?

BACIUCCHIELLA: Che Iddio te la mandi bona, accomodati Rubacuori. O  da dove t'arrivi?

RUBACUORI: Da dove tu vo' che venga un briaco?

BACIUCCHIELLA: Perché  non ti sdrai, cara Delfina. [Al servo]  Dagli da bere!

RUBACUORI: Io...io  dormo perché  non ce la fo più !

FIORDAMORE: Tanto pe' cambiare!

DELFINA: Che cosa ne farò di questo, dopo?

BACIUCCHIELLA: E lascialo star lì. [Al servo]  E intanto fa' girare  la coppa a  cominciar da Delfina,    su, lesto.                                                                                               

[fine del I atto]

ATTO II

            Scena I

            TRAPPOLA, FIORDAMORE, RUBACUORI, DELFINA, BACIUCCHIELLA      

TRAPPOLA: I' grande Giove vole che io e i figliolo di' padrone Fiordamore si  vada in malora e farà      tutto i' che pole pe' riuscicci. Un ci  s'ha più speranza, un si sa più a chi raccomandassi, un ci può più  salvà nessuno, nemmeno la dea salute: siamo nei casini. A i' porto  ho visto una mon-    tagna enorme di guai, ho visto i’ padrone che tornava dall'estero, povero Trappola, tu  se' un          omo morto.  E un c'è mica  per caso qualcuno che vo’ venire ai mi’ posto e vo’ guadagnare un    po' di soldi? O dove sono andati a finire questi pigliabotte, quelli che pe' tre soldi  fanno le cor-            se a andare sotto le torri de' nemici per farsi infilzare da cinque lance o da dieci pe' volta.  Darò   du' milioni a i' primo che correrà a farsi crocifiggere a i' mi' posto, ma gli deano inchiodare du'      volte i piedi e du' volte i bracci. E dopo, a cose fatte,  venga pure a        chiedermeli e io glieli pa-        gherò in contanti.Ma  io che sarò poco disgraziato? sto qui a fare i' bischero invece di correre di corsa  a casa?

FIORDAMORE: Bene, ecco la cena, c'è Trappola che torna da i' porto!

TRAPPOLA: Fiordamore!

FIORDAMORE: O che  c'è?

TRAPPOLA: Eh…. io e te..

FIORDAMORE: E io e te cosa?

TRAPPOLA: Siamo nella merda fino a i' collo!

FIORDAMORE: O che è successo?

TRAPPOLA: Gli è tornato i' tu babbo!

FIORDAMORE: Ma cosa dici!

TRAPPOLA: Siamo finiti, sta per arrivare!

FIORDAMORE: O dove gli è, per favore?

TRAPPOLA: Gli è qui!

FIORDAMORE: O chi te l'ha detto, chi l'ha visto?

TRAPPOLA: E' l'ho visto io!

FIORDAMORE:  Povero me, cosa posso fare?

TRAPPOLA: Ma come, e tu mi domandi i'che fare?

FIORDAMORE: L'hai visto te di persona?

TRAPPOLA: Sì, sì l'ho visto io.

FIORDAMORE: Ma che se' sicuro?

TRAPPOLA: T'ho detto di sì!

FIORDAMORE: Se tu dici la verità, son proprio finito.

TRAPPOLA: E i'che ci guadagnerei io a raccontarti una balla? 

FIORDAMORE: E ora i'che fo?

TRAPPOLA: Fa' levare tutta questa roba di qui, chi ci dorme qua?

FIORDAMORE: Delfina, sveglia Rubacuori!

DELFINA: Rubacuori, Rubacuori,  svegliati!

RUBACUORI: So so.. no sveglio po.. portami da beeere!

DELFINA: Svegliati, e muoviti gli è tornato il babbo di Fiordamore!

RUBACUORI: Ah, che sta be be..ne?

FIORDAMORE: Lui sta bene, ma io son rovinato a morte.

RUBACUORI: Tu sei rovi..na.nato du..du vorte?

FIORDAMORE: Su, insomma che t'alzi,  sta arrivando i'mi babbo!

RUBACUORI: Come come?  Gli arriva i'tu babbo? Digli di ritorn… via, o che cavolo gli è tornato a       fare?

FIORDAMORE: O i'che posso fare, solo se mi trova ubriacoà che casino! In  più la casa l'è piena          d'amici e di donne. Gli è proprio uno sciagurato  chi si decide a scavare  un pozzo quando ci ha          di già la gola secca. Devo cercare di fa’ qualcosa prima che torni i'mi babbo.

TRAPPOLA: Guarda che questo qui gli ha ributtato giù la testa e s'è addormentato un' altra volta.

FIORDAMORE: Ma insomma,  che ti vo' svegliare, lo vo' capire che tra poco  gl'arriva i'mi babbo!       

RUBACUORI: I'tu babbo? te dammi i sandali e l'armi e ci penso io a sistemallo!

FIORDAMORE: Ma che mi vo' rovinare?

DELFINA: Sta zitto pe' carità!

TRAPPOLA: Portalo subito dentro.

RUBACUORI: Maremma bona, come la mi scappa!  vi piglio voi pe' orinali se un vu mi date un orina-    le!

FIORDAMORE: Povero me!

TRAPPOLA: Sta' tranquillo, fo ogni cosa io.

FIORDAMORE: Sono spacciato!

TRAPPOLA: Sta' zitto, ci penso io a mette' tutto a posto. Che vi va bene  se quando gli arriva i' babbo   un lo fo nemmeno entrare in casa e lo  fo scappa’ via? Voi intanto entrate in casa e sbaraccate       subito  tutta questa roba.

FIORDAMORE: E io dove posso stare?

TRAPPOLA: Dove  tu vòi! Con questa, con quella, fa' un po' te.

DELFINA: E se noi s'andasse  via?

TRAPPOLA: No, no, state qui,  continuate pure a bere   e  fate finta di nulla.

FIORDAMORE: Povero me, me la sto facendo addosso  dalla paura, son tutto un sudore, se penso a     dove s'andrà a finire a dar retta a  codeste belle paroline!

TRAPPOLA: Ma che ti riesce di sta’ un po' tranquillo e di fare i'che ti dico?

FIORDAMORE: E va bene

TRAPPOLA: Prima di tutto, Baciucchiella, e anche te, Delfina,  andate dentro.

DELFINA: Si farà come tu vuoi.

TRAPPOLA: Speriamo bene! Ma ora sta’ attento a quello che tu devi fare.  Prima di tutto  chiudi           bene a chiave             la casa e controlla che dentro nessuno gli apra bocca.

FIORDAMORE: D'accordo.

TRAPPOLA: Un  si deve sentì volare una mosca, proprio come se un ci fosse nessuno.

FIORDAMORE: Va bene.

TRAPPOLA: Quando i' vecchio busserà alla porta, un rispondete.

FIORDAMORE: Tutto qui?

TRAPPOLA: Portami la chiave e chiuderò io anche da fuori.

FIORDAMORE: Oh, Trappola sono tutto nelle tue mani.

TRAPPOLA: [tra sé‚, rivolto al pubblico]   Mah,  che vi riesce capire  chi gli è più bravo  tra l'avvocato e il cliente? A me  mi sembra che un ci sia nemmeno un pelo di differenza!

  

Scena II

            TRAPPOLA, PALLOTTA

TRAPPOLA: Chiunque o cialtrone o in gamba, quando vole può fregare un  fesso! Ma si deve stare        attenti che fili tutto liscio e che un  succeda nulla che ci possa metter ne' guai e che ci faccia       rimpianger d'esser nati. Io farò così e da tutto questo casino che s'è  combinato devo fare in                  modo che tutto torni limpido e chiaro, senza tirarmi addosso  dell'altre grane. Ma perchè tu          esci Pallotta?

PALLOTTA: Ecco, eccomi qua

TRAPPOLA: Bravo, vedo che te t'ha capito ogni cosa!

PALLOTTA: [indicando Fiordamore che è dentro casa]  E' m'ha mandato lui a pregarti di tene' lontano su'      padre in tutte le maniere e di non fallo entrare in casa pe' nessuna ragione.

TRAPPOLA: Anzi, farò di più. Unn' avrà nemmeno i' coraggio di guardarla la casa           e scapperà via con     la faccia coperta a gambe levate. Dammi la chiave e va dentro, te  chiudi da dentro e io chiude        rò da fuori. Ora che venga pure; oggi   a i'  vecchio gli farò una di quelle feste che un gli sarà     fatta  nemmen da morto.  Ora leviamoci dalla porta, lo spierò da lontano per  vedere quando             gli arriva  pe' pigliassi questo scherzetto che gli ho preparato.                            

           

            Scena III

            AZZECCATUTTO, TRAPPOLA,  <SERVI con bagagli)

 

AZZECCATUTTO. O Nettuno, grazie per avermi fatto tornare vivo a  casa. Se in futuro rimetterò        piede nell'acqua tu potrai fare di me  quello che non hai fatto ora.  Basta, basta,  dopo oggi tra   noi due è  chiuso! Quello  che ti dovevo te l'ho già dato.

TRAPPOLA: [a parte] Cavolo, o Nettuno,  t'hai fatto proprio una bischerata a farti scappare un'occa-      sione così!

AZZECCATUTTO: Dopo tre anni torno a casa dall'Egitto, in famiglia aspetteranno tutti il mio ritor-    no.

TRAPPOLA: [a parte] Pe' la verità, s'aspettava di più quello che venisse a dicci che t' eri crepato.

AZZECCATUTTO: Ma che c'è? La porta è chiusa, così, di giorno?  Busserò. Ehi, c'è nessuno?  Non      mi aprite la porta?

TRAPPOLA: Ma chi gli è quello che s'è avvicinato a casa nostra?

AZZECCATUTTO: Ma questo è il mio servo Trappola.

TRAPPOLA: Salve, o padrone Azzeccatutto, son proprio contento che tu sei arrivato sano e salvo, che sei  stato sempre bene?

AZZECCATUTTO: Sempre, come tu vedi.

TRAPPOLA: Benissimo!

AZZECCATUTTO: O che siete impazziti?

TRAPPOLA: E perché?

AZZECCATUTTO: Come perché, siete tutti fuori e non c'è nemmeno un cane a fare la guardia alla       casa, nessuno che apre e nessuno che risponde. A  furia di bussare ho quasi scassato tutti e due i battenti.

TRAPPOLA: Porca miseria, un tu n'avrai mica toccato la casa ?

AZZECCATUTTO: Perché un la dovevo toccare? Te l'ho detto, ho quasi rotto la            porta a forza di             bussare.

TRAPPOLA: Tu l'hai toccata?

AZZECCATUTTO: Te l'ho detto, l'ho toccata e ho bussato.

TRAPPOLA: Ah!!!

AZZECCATUTTO: Che c'è?

TRAPPOLA: Cavolo, t'ha’ fatto proprio un bell'affare!

AZZECCATUTTO: Che affare?

TRAPPOLA: Un tu potevi fare  un'azione più terribile e più sciagurata.

AZZECCATUTTO: Cosa c'è ora?

TRAPPOLA: Va via, allontanati da questa casa maledetta! Vien qui vieni  accanto           a me. T'hai toccato     la porta?

AZZECCATUTTO: Se non  l'avessi toccata secondo te  come avrei fatto a bussare?

TRAPPOLA: Porco cane, t'hai ammazzato…

AZZECCATUTTO: Chi?

TRAPPOLA: Tutti i tuoi..

AZZECCATUTTO: Che tutti gli dei  ti possan fulminare…accidenti a te e a questo malaugurio.

TRAPPOLA: Ho paura che un tu ti  potrai mai purificare, né te, né questi qui[indica i servi] .

AZZECCATUTTO: Per quale motivo? Cosa tu mi vieni a dire ora?

TRAPPOLA: Ehi… la', di' a tutti e due di anda' via di là.

AZZECCATUTTO: Andare via!

TRAPPOLA: Un vi riprovate a toccare la casa e toccate anche voi la terra.

AZZECCATUTTO: Per piacere, dimmi cosa succede.

TRAPPOLA: E son sette mesi che nessuno mette piede in casa da quando  la s'è abbandonata.

AZZECCATUTTO: Abbandonata? O cosa avete combinato?

TRAPPOLA: Guardati intorno, un c'è mica qualcuno che ci spia?

AZZECCATUTTO: No, no è tutto tranquillo.

TRAPPOLA: Riguarda per benino.

AZZECCATUTTO: Non c'è anima viva, parla!

TRAPPOLA: Qui gli è stato commesso un delitto capitale.

AZZECCATUTTO: Cosa?

TRAPPOLA: T'ho detto che gli è stato commesso un delitto da un  bel po' di tempo.

AZZECCATUTTO: Già da tanto tempo?

TRAPPOLA: Noi e' s'è scoperto solo ora.

AZZECCATUTTO: Cos'è questo delitto e chi l'ha fatto? Raccontami su.

TRAPPOLA: Un tale  gli ha preso un suo ospite e l'ha ammazzato;  io credo che sia quello che t'ha         venduto la casa.

AZZECCATUTTO: L'ha ammazzato?

TRAPPOLA: Gli ha preso l'oro e l'ha sotterrato qui, in questa casa.

AZZECCATUTTO: Perché tu pensi che gli abbia fatto questo?

TRAPPOLA: Ora te lo dico, ascoltami! Una sera i' tu figliolo aveva cenato fuori e quando tornò s'andò tutti a letto e ci s’addormentò come sassi.. Pe'caso m'ero scordato di spegnere la lanterna e al-   l'improvviso  lui  e fa un grand'urlo.           

AZZECCATUTTO: Chi lui? Forse i' mi figliolo?                                

TRAPPOLA: Szz…szz…; Chetati e ascoltami soltanto! E dice che gl'è  venuto in sogno un morto.

AZZECCATUTTO: In sogno?

TRAPPOLA: Sii, ma ascolta e basta…e dice anche che il morto gli ha  detto così.

AZZECCATUTTO: In sogno?

TRAPPOLA: Mi sembra proprio strano che lo dicesse da vivo,  visto che  gli è stato accoppato sessan-   t'anni fa'. A  volte tu mi sembri un po'…….rincoglionito.

AZZECCATUTTO: Mi cheto, va bene.

TRAPPOLA: Ma ecco che quello gli dice in sogno:  "Io sono Diaponzio, un  ospite venuto dal mare:      abito qui,  questa è l' abitazione che mi  è stata assegnata, ma non è mia, infatti il dio del mare          non ha  voluto che l'inferno mi ricevesse perchè sono morto prima del  tempo. Sono stato in-    gannato  per la mia buona fede: il mio ospite mi ha ucciso e mi ha sotterrato di nascosto in que  sta  casa,  per spogliarmi dei quattrini. Ora vai via di qui anche te,  questa casa è maledetta e sa  crilega". Per raccontare tutte le cose incredibili che succedono ci vorrebbe  un anno!!!   St,st…

AZZECCATUTTO: O che è successo? La porta l' ha fatto rumore!

TRAPPOLA: Gli è stato di certo i' morto a battere!

 AZZECCATUTTO: Oh, oh, non ho più nemmeno un gocciolo di sangue nelle vene! Ora i morti mi      tiran giù vivo nell' Inferno!

[Si sentono altri rumori, grida e risate soffocate]

TRAPPOLA: [a parte]  Sono fritto: quelle teste di c.. mi stanno rovinando i'piano. Ho paura che il vec-   chio alla fine mi colga in fallo.

AZZECCATUTTO: Perché tu parli da solo?

TRAPPOLA: Vien qui, levati dalla porta! Scappa, ti prego.

AZZECCATUTTO: E dove scappo? Scappa anche te.

TRAPPOLA: Io unn'ho paura, sono in pace coi morti.

VOCE dall’INTERNO: Ehi, Trappolaaa……

TRAPPOLA: Se tu hai un po' di cervello un mi chiamare! Io un ci ho colpa,  un    sono stato io a            battere alla porta.

AZZECCATUTTO: O  che ti piglia, Trappola? Con chi tu parli?

TRAPPOLA: Ah, scusa, t'eri te che tu mi chiamavi? Che gli dei mi proteggano,  e             pensavo fosse il          morto, che volesse sapere perché te t'avevi battuto alla porta.  Ma te un tu obbedisci a quello      che ti dico?

AZZECCATUTTO: E cosa  posso fare?

TRAPPOLA: Un ti girare, scappa  copriti il capo.

AZZECCATUTTO: Perché te non  scappi?

TRAPPOLA: Io sono in pace coi morti.

AZZECCATUTTO: Lo so, ma allora perché t'avevi tanta paura?

TRAPPOLA: Ehm… un ti preoccupare di me, ti dico; io penserò a me stesso.  Te            scappa e prega Er       cole che ti protegga.

AZZECCATUTTO: Oh Ercole  ti chiedo aiuto.

TRAPPOLA: Anche io te lo chiedo…ma perché ti spedisca un bell'accidente,  vecchiaccio! O dèi  vi      supplico, aiutatemi  perché io oggi n'ho combinata una proprio grossa!

                    

ATTO III

           

Scena I

            SCHIFASOLDI, TRAPPOLA, AZZECCATUTTO

SCHIFASOLDI: [A parte]  Non ho mai visto un anno peggiore di questo per l'usura. E sto           tutto i'            

giorno in piazza: e non mi riesce appiccicare una lira in prestito a nessuno.

TRAPPOLA: [A parte] Porca miseria. Sono bell'e fritto e sistemato pe' sempre: gli è qui proprio l'usu-     raio che ci ha prestato e' sòrdi per riscattar la ragazza. Ora se un mi vien prima qualche idea       geniale, si scopre tutti gli altarini e   i' vecchio e sa ogni cosa. Ora provo a abbordarlo.

           [Sopraggiunge Azzeccatutto] O perché questo gli arriva così presto?  Ho paura che il vecchio gli ab-   bia annusato qualcosa. Ora vo da lui. Accidenti che tremarella che ci ho addosso!  Un c'è cosa peggiore che avere la coscienza sporca. Comunque a come le son messe le cose un mi resta al-        tro che continuare a fare imbrogli.

[Rivolto a Azzeccatutto] O te di dove tu vieni?

AZZECCATUTTO:  Ho incontrato ora quello che mi ha venduto questa casa.

TRAPPOLA: Che gli hai detto anche i' che t'avevo detto io?

AZZECCATUTTO: Sì,  gli ho detto ogni cosa.

TRAPPOLA: Oh povero me! Ho paura che le mi' trappole le m'abbiano intrappolato.

AZZECCATUTTO:  Che c'è?

TRAPPOLA:  Nulla. Ma...che gl'hai detto tutto davvero?

AZZECCATUTTO:  Ogni bene. Per filo e per segno.

TRAPPOLA:  Ma... che t'ha detto anche dell'ospite?

AZZECCATUTTO:  No di certo.

TRAPPOLA:  Ah, gli ha detto di no...

AZZECCATUTTO:  Se avesse confessato te l'avrei detto. Ora  che si fa?

TRAPPOLA: I' che si fa?   Ascoltami,per Dio, chiama un giudice (se se ne trova uno che mi crede). E    allora tu vincerai sicuramente: sarà facile come bere un bicchier d'acqua.

SCHIFASOLDI: Ma ecco Trappola, servo di Azzeccatutto: quelli non mi danno né e' sòrdi, né               gl’interessi.

AZZECCATUTTO:  [A Trappola che cerca di allontanarsi] O dove tu  vai?

TRAPPOLA: Io? No no un vo mica  via....[Tra sé]   Sono un disgraziato, uno scalognato..lassù ci ho        tutti contro.  Ora gli arriva  l'usuraio mentre i' vecchio gli è propio qui.  Sono propio un uomo   disgraziato. Ora le son rogne   da tutte e due  le parti.  Ora vo da quello [indica Schifasoldi].

SCHIFASOLDI:   Ovvia, viene qui da me. Siamo salvi. C'è buona speranza di ripigliare i sòrdi.

TRAPPOLA: O guarda come gli è tutto contento... quell'illuso. Salve Schifasoldi.

SCHIFASOLDI:  Salve Trappola.  Cosa tu mi dici de' sòrdi?

TRAPPOLA:   Brutta bestia, va' via subito.  E tu' sei appena arrivato e tu m'ha dato subito una bella      stangata.

SCHIFASOLDI: (a parte)  Certo che questo gli è a mani vuote.

TRAPPOLA: (a parte)  E questo gli è propio un indovino.

SCHIFASOLDI: Senti, ma perché un tu lasci perdere tutti questi rigirii?

TRAPPOLA:  E te senti me:  ma perché un tu mi dici i'che tu voi?

SCHIFASOLDI:   Dov'è Fiordamore?

TRAPPOLA:  Un tu saresti potuto arrivare  in un momento più opportuno.

SCHIFASOLDI:  O  che c'è?

TRAPPOLA:  Vien qua.

SCHIFASOLDI:   Oh Dio mio, ma perché un tu mi rendi i' sòrdi?

TRAPPOLA:  Oh, ascolta, e lo so che tu ci hai una buona voce, ma unn'emporta che tu voci.

SCHIFASOLDI:  Io, perdio, e vocio quanto voglio.

TRAPPOLA: Oddio, non far lo stronzo.......

SCHIFASOLDI:   E io  ti dovrei portar rispetto?

TRAPPOLA: Pe' piacere, va' via a  casa tua.

SCHIFASOLDI: Eh? Io dovrei andar  via?  Ma nemmeno...

TRAPPOLA:  Ascorta, allora torna qui verso mezzogiorno.

SCHIFASOLDI:  Ma che mi saranno resi gl’interessi?

TRAPPOLA:   Sì, sì, però ora va' via.

SCHIFASOLDI:    Ma perché e dovrei andare via di qui e perdere tempo? Oh unn'è meglio se rimango   qui fino a mezzogiorno?

TRAPPOLA: No,  va' a casa: te lo dico io, perdio, va' via.

SCHIFASOLDI: Ma voi datemi prima gl’interessi. I che l'è questo giochino?

TRAPPOLA:    Ma insomma perdiana....va' via, ascortami, per una volta.

SCHIFASOLDI: Allora lo sai i' che fo?   Lo chiamerò, perdio,  a voce alta.   

TRAPPOLA: Allora tu' sei propio contento quando tu' voci, eh?

SCHIFASOLDI:  Ma insomma, io chiedo i' mio. Gli è di già un be' po' di giorni che vu mi pigliate per     i' culo in codesto modo; se vi dò noia, rendetemi gl’interessi e io vo via, con questo tu eviterai        tutte le discussioni.

TRAPPOLA: Ascolta,  e' sòrdi e tu' gli avrai.

SCHIFASOLDI:  Perdio, gl’interessi, e voglio per prima cosa gl’interessi!

TRAPPOLA:  Ma i' che tu' dici, schifezza delle schifezze?  Che se' venuto qui a fare i' giustiziere, eh?     Ma fatti un po' gli affari tua. Lui un  dà nulla,      un ti  deve dar propio nulla.

SCHIFASOLDI: Un  mi deve nulla?

TRAPPOLA:    Di qui un tu poi portare via nulla. Ma i' che t'hai paura  che lui lasci la città per colpa      tua? Ma se gli è già pronto per renderti i sòrdi!

SCHIFASOLDI:   Ma io non voglio il capitale: voglio gl’interessi, quelli voglio per prima cosa.

TRAPPOLA:  Oh Dio, senti, un ci rompere.  Nessuno ti da'nulla, fai i' che tu voi. Un tu  se' mica i'         solo che dà sòrdi in prestito.

SCHIFASOLDI:  Dammi gl’interessi, rendimi gl’interessi,  rendimi gl’interessi! Che me li date ora           gl’interessi? Eh?

TRAPPOLA:   Interessi di qua, interessi di là... Un tu' sai dire altro che 'interessi'.  Pussa via! Unn' ho         mai visto una bestiaccia più schifosa di te.

SCHIFASOLDI:  Oh, ma i' che tu' pensi, di farmi paura con codeste parole, eh?

AZZECCATUTTO: [avvicinandosi] Accidenti, questo si riscalda: gli è lontano, ma gli è infocato di          brutto.   [A Trappola] Ma cosa sono gl’interessi che ti chiede?

TRAPPOLA: Oh, ecco il padre che viene dall'estero:  lui ti darà ogni cosa: sòrdi e interesse.  Ora però    non ci             mettere nei casini continuando a chiederli a noi. Guarda un po' se si ferma.

SCHIFASOLDI: Oh, io sto zitto solo se mi sarà reso ogni cosa.

AZZECCATUTTO: Che dici?

TRAPPOLA:  Che vuoi?

AZZECCATUTTO:     Chi gli è questo? Che vole? Perché e dice i' nome  di' mi' figliolo Fiordamore        e ti insulta? Che cosa vu' gli dovete dare?

TRAPPOLA:  Per Dio buttaglieli ni' viso 'gl’interessi' a questa bestia.

AZZECCATUTTO: Io dovrei...?

TRAPPOLA:    Che ti movi a sbatacchiagli  i' sòrdi ni' viso?

SCHIFASOLDI:    Oh, guarda che io i' sòrdi ni' viso li sopporto di morto, ma di morto volentieri.

TRAPPOLA: Che lo senti?  Un ti pare proprio adatto a fare l'usuraio, quella razza  di uomini schifosi?

 AZZECCATUTTO:  Un mi importa nulla, ne' chi gli è, i' che gli è, di dove viene:           voglio sapere solo             questo: di che interessi parla.

TRAPPOLA:  Eh...Fiordamore  deve qualcosa a questo qui, pochino però...

AZZECCATUTTO:  Quanto sarebbe?

TRAPPOLA: Quasi 40 mine. Unn'è mica tanto..

SCHIFASOLDI: Infatti gli è pochino.

AZZECCATUTTO:  Allora se  ho capito bene, c'è de'sòrdi presi in usura, con gli interessi da rendere.

TRAPPOLA: Insomma gli si deve dare quarantaquattro mine  in tutto: capitale e interessi

SCHIFASOLDI:  Esatto, io un chiedo nulla di piu'.

TRAPPOLA:  Ma sentilo...E vorrei anche vedere, cavolo,  se tu avessi i' coraggio di chiedere  anche un centesi mo in più. Digli che tu glieli darai, così si leverà di torno.

AZZECCATUTTO: I' che dovrei digli io?

TRAPPOLA: Dai, digli che tu glieli darai, così va via.

AZZECCATUTTO:  Io? 

TRAPPOLA:  Si, te. Forza diglielo, da' retta a me, te lo dico io.

AZZECCATUTTO:  Dimmi un po': ma cosa è stato fatto con questi quattrini?

TRAPPOLA:  Ora e' sono proprio a i' sicuro.

AZZECCATUTTO: Allora pagatelo voi se sono  al sicuro.

TRAPPOLA:  I' tu' figliolo e’ gli ha comprato una casa.

AZZECCATUTTO:  Una casa?

TRAPPOLA:  Davvero, una casa.

AZZECCATUTTO:  Benissimo! Fiordamore sta ritirando tutto da suo padre; il ragazzo  si incammina   sulla strada del commercio. Ma sul serio una casa?

TRAPPOLA:  Sii, una casa ti dico, ma lo sai come?

AZZECCATUTTO:  E come fo a saperlo?

TRAPPOLA:  Eh, eh!

AZZECCATUTTO:  Che sarebbe?

TRAPPOLA:  Non me lo chiedere.

AZZECCATUTTO:  Allora?

TRAPPOLA:  Tutta tirata a lucido, uno spettacolo.

AZZECCATUTTO:  Benissimo, ma con quanto l'ha presa?

TRAPPOLA. E l'ha pagata parecchio, (centoventi talenti) ma per ora gli ha dato quaranta mine di ca      parra,   che aveva preso in prestito da lui (indica l'usuraio). Sai, quando e gli ha visto come l'era            ridotta la su' casa, che             vòi,  e n'ha comprata un' altra.

AZZECCATUTTO.  Splendido!!

SCHIFASOLDI:  Porca miseria, e l'è quasi mezzogiorno.

TRAPPOLA:  E l'è meglio che tu lo paghi, se no ci vomita addosso tutte le su' porcherie.

AZZECCATUTTO.  Figliolo, tu devi trattare con me.

SCHIFASOLDI.  Allora e devo chiedere a te i soldi?

AZZECCATUTTO.  Vieni da me domani, vai.

SCHIFASOLDI.  Allora posso anche andare,  tanto domani e si riscuote!! (esce)

TRAPPOLA.  (fra sé)  Che gli arrivi un accidente, porca l'oca, e c'è mancato  poco che mi mandasse        tutto all'aria; un c'è verso!  al giorno d'oggi  la razza più odiosa e l' è quella degli usurai.

AZZECCATUTTO.  Ma insomma, i' mi figliolo dove l'ha comprata la casa?

TRAPPOLA.  (fra sé)  Ecco, ci siamo. L'è la fine

AZZECCATUTTO.  Mi rispondi?

TRAPPOLA.  E te lo dico sì, un attimo, e son qui che cerco di ricordare  i' nome del proprietario.

AZZECCATUTTO.  Fa' veloce.

TRAPPOLA:  (a parte)  I'che posso fare ora? Proviamo a digli che la casa  di' su' figliolo  l'è quella del      vicino. Ho sentito  dire che le  frottole che          le riescon meglio le son quelle inventate a caldo.      Gli è come se ti venisse un'ispirazione divina e allora ci s'azzecca sempre.  Mah, o la va, o la           spacca!

AZZECCATUTTO:  Allora? che t'è venuto in mente?

TRAPPOLA:  Diamine, che ti pigli un tentennino (fra sé).  E' l'ha...e l'ha comprata da questo qui, da i'     vicino.

AZZECCATUTTO:  Sul serio?

TRAPPOLA:  Porca miseria, se t'hai intenzione di pagare allora su i' serio, se no, no.

AZZECCATUTTO:  Non sto più nella pelle, ho una voglia di vedere questa casa  che la mi porta via.    Bussiamoalla porta, Trappola, di modo che  qualcuno venga ad aprire.

TRAPPOLA: (fra sé) E son finito!! E un'so più i' che dire, e vo a sbattere i' muso un'altra volta ni' so-     lito scoglio. E ora? Un so più che cavolaccio inventare; questa volta ci son propio infino a i'        collo.

AZZECCATUTTO:  Insomma, fa' uscire qualcuno alla svelta, e digli se ci fa  visitare la casa.

TRAPPOLA:  Chetati un attimo: ma qui ci sono delle donne; bisognerà vedere se le sono disposte.

AZZECCATUTTO:  Ha' detto bene, senti un po' se  gli è possibile entrare mentre io  t' aspetto qui        fuori (e si allontana un po’).

TRAPPOLA:  Ma un c'è qualche dio che incenerisca  questo vecchiaccio da capo a piedi?  Ogni volta    che ne penso una, e' mi mette  sempre i bastoni tra le rote. Oh, che bella sorpresa! Ecco Nasa    becco, il padrone della casa che gli esce propio a fagiolo. Ora e mi imbosco un po',  così e vedo            di fare una bella assemblea di tutti i pensieri di' mi' cervello; e quando avrò trovato un'idea pe'   uscir da' casini, gli andrò incontro.                     

           

            Scena II

            TRAPPOLA, NASABECCO, AZZECCATUTTO

NASABECCO: [A parte]Un c'era mai stata una volta, a casa mia, che  avessi mangiato  così         bene. La         mi' mo            glie l'ha fatto un pranzettino, da  leccassi  i baffi; ora però la vorrebbe che andassi a letto: eh no, no, no  un ci penso nemmeno. E ho avuto subito l'impressione che ci fosse qualcosa di  strano, quando l'ha messo in tavola de' piatti più boni di' solito! E la voleva portarmi a  letto quella vecchia. No, no, e poi  si dorme male con la roba sullo stomaco! Alla larga!  E me la sonfilata  subito fuor dall'uscio di casa zitto zitto. Ora la mi' moglie la  sarà in casa a scoppiar dalla bile contro di me.

TRAPPOLA: (fra sé)  E la vedo dimorto male per questo vecchio: gli è toccato cenar  male  e dormir         peggio!!

NASABECCO: A pensacci bene,  quelli che gli hanno sposato una donna  con una discreta dote ma       vecchia, e un n' hanno mai sonno: e ci credo, basta            vedere con chi devono andare a letto!! Per    me l'è la medesima: gli è  meglio che vada a farmi una bella passeggiata in piazza piuttosto che         infilarmi ni' letto di casa mia.              Io e un lo so che abitudini l'hanno le vostre mogli: ma la mia la conosco dimorto bene e so che la me la fa passar brutta e so anche che la sarà sempre peggio.   Povero  me che vita da cani.

TRAPPOLA. (tra sé) Se tu te gli cerchi i casini, caro mio, e t'hai poco da dare  la colpa quegli altri; tu       dovresti prendertela con te. Ma ora mi  sembrerebbe i' caso di digli due paroline! Idea! Toh, ho      trovato il mododi pigliarlo pe' i' naso senza rischiare  troppo.(forte) Che Iddio ti protegga, Nasa-          becco!!

NASABECCO. Oh, bada chi c'è, ciao Trappola!!

TRAPPOLA. Come l'è ?

NASABECCO. Un c'è male. I' che tu fai?

TRAPPOLA. E dò la mano ad un uomo eccezionale.

NASABECCO. Come tu sei gentile.

TRAPPOLA: Pe’ carità gli è proprio vero!

NASABECCO. Io invece dò la mano ad un servo dimorto mascalzone.

AZZECCATUTTO. [da fuori] Ehi farabutto torna subito qui, vien qua, Trappola.

TRAPPOLA. [sporgendosi]  Arrivo immediatamente.

NASABECCO. Allora? Quanto manca ....

TRAPPOLA. A'i che ??

NASABECCO. E tu lo sai sì  a che cosa voglio intendere, a quello  che si fa lì dentro...

TRAPPOLA. I' che si fa ??

NASABECCO. Dai, non  fare i' tonto,  tu fa' bene a godertela; in fondo e si vive una volta sola.

TRAPPOLA. Oh, ora ho inteso di che tu parlavi.

NASABECCO. E vu ve la spassate eh ?! Vino, pesce, salse, carne, l'è una cuccagna !!

TRAPPOLA. Finora l'è andata bene, ma da oggi l'è finita la pacchia.

NASABECCO. Come sarebbe a dire ??

TRAPPOLA: Eh, siamo fritti, Nasabecco!

NASABECCO. Ma va !! E un ci sono mai stati problemi.

TRAPPOLA. Fino a ieri e t'hai ragione, un c'era problemi: e si faceva  i' che si voleva. Ma ora, Nasa-      becco, la barca la traballa.

NASABECCO. O che è successo ??

TRAPPOLA. Una disgrazia.

NASABECCO. Oddio, come ? La vostra barca la mi sembrava di morto a i' sicuro.

TRAPPOLA, Ohi, ohi

NASABECCO: Ma insomma che è successo?

TRAPPOLA: Oh povero me, son rovinato!

NASABECCO: Ma perché?

TRAPPOLA: Perché gli è arrivato un'altra nave a darci  una speronata di quelle..!

NASABECCO:  Mi dispiace, ma di che si tratta?

TRAPPOLA:  Gli è tornato il padrone.

NASABECCO:  Oh allora vu' starete freschi!

TRAPPOLA:  Te lo chiedo in ginocchio, non gli dire una parola a i' mi' padrone.

NASABECCO. Non ti preoccupare, e ci ho la bocca cucita.

TRAPPOLA. Oh caro avvocato difensore, che Iddio ti protegga.

NASABECCO. Un so i' che farmene di clienti  come te.

TRAPPOLA. Ora ascolta perché il vecchio e m'ha mandato da te.

NASABECCO: Prima cosa, rispondi a questa domanda:  il vecchio cos'ha capito per  ora dei vostri af-   fari?

TRAPPOLA: Nulla!

NASABECCO: Allora non  se l'è presa con i' figliolo?

TRAPPOLA:  Lui l'è tanto tranquillo quanto l'è tranquilla la bella  stagione. Ora m'ha ordinato di chie    derti in tutti i modi  se può vedere la tua casa.

NASABECCO: Non è in vendita.

TRAPPOLA: Lo so bene questo,  ma il vecchio vuole costruire in casa  sua un gineceo, i bagni, un         viale per passeggio e un portico.

NASABECCO:   Ma icche' gli è venuto in mente?

TRAPPOLA:   Allora te lo dico. Vuol dare moglie ai' su' figliolo i' prima    possibile. Gli è per questo      che vo' fare i' gineceo novo.  Infatti  dice che un architetto gli ha  lodato casa tua che l'è co        struita  veramente bene.  Allora la vo' pigliare come esempio,  se un ti dispiace! Poi gli è ancora           più convinto di pigliarla a modello, perché gli ha sentito dire che qui, nell'estate, d'ombra ce n'è          a sfare, a i' fresco di quelle belle colonne, per tutt'i' giorno.

NASABECCO:  Macché ombra, figùrati! ..quando c'è l'ombra dappertutto,  a casa            mia  c'è i' sole,             sempre...come un creditore che s'impuntella alla porta. La un c'è l'ombra qui...se non qualche-     duna nel pozzo!

TRAPPOLA:  Ma almeno qualche Umbra che c'è?

NASABECCO: Un lo fa lo spiritoso...: tanto le cose stanno come dico  io!

TRAPPOLA: Però lui la vo' vedere.

NASABECCO: Guardi pure se gli va!  Se c'è qualcosa che gli  garba, costruisca pure sul mio esempio!

TRAPPOLA:   Allora vo...vo a chiamarlo!

NASABECCO: Va e chiamalo!

TRAPPOLA:  Dicono che Alessandro Magno e Agatocle sono quei due che  hanno fatto delle im           prese incredibili. O icché si dirà di me, che ho  compiuto, per terzo, imprese straordinarie                       l'aiuto di nessuno?  ‘Sto vecchio qui          (indicando Nasabecco)  e' porta una bella soma su i' grop        pone  e così anche  quell'altro.            Un mi son mica trovato un brutto lavoro!   I mulattieri  e' ci           hanno i muli da soma e io invece e' ci ho gli uomini da soma.  Ti  trasportano qualsiasi cosa         gli metti addosso...!    Un so se chiamarlo, avviciniamoci.  Ohù, Azzeccatutto!

AZZECCATUTTO: O chi mi chiama?

TRAPPOLA: Qui' servo fedele in tutto e per tutto a i' su' padrone!

AZZECCATUTTO:  Da dove tu vieni?

TRAPPOLA:  Quello che tu m'avevi ordinato e l'ho concluso propio bene!

AZZECCATUTTO:  Perché tu ci hai messo così tanto?

TRAPPOLA:    Il vecchio aveva da fare, perciò ho dovuto aspettare.

AZZECCATUTTO:  E t'hai i'vizio di tornare tardi...

TRAPPOLA:   Eh già...pensa un po' a qui' proverbio: unnè facile succhiare e soffiare ai' medesimo                     tempo: un potevo mica esse qui e là  allo stesso tempo!      

AZZECCATUTTO: E allora?

TRAPPOLA:  Visita e guarda icché tu' voi!

AZZECCATUTTO:    Allora guidami...

TRAPPOLA:   O che ti trattengo!?

AZZECCATUTTO:  Ti seguo.

TRAPPOLA:   Ecco il vecchio in persona che ti aspetta sulla porta; tu  sapessi come gli è triste per aver             venduto questa casa.

AZZECCATUTTO: E allora che vuole?

TRAPPOLA:  Che convinca  Fiordamore  a restituirgliela indietro.

AZZECCATUTTO:    Credo proprio di no. Sai in campagna ognuno miete per  sé.  Se la si fosse            comprata e se             ci si fosse rimesso noi, non la rivorrebbe indietro; il guadagno bisogna tenerselo     per sé, poi bisogna  andarci piano con la misericordia!

TRAPPOLA: O per Bacco, tu perdi tempo a chiacchierare...Seguimi.

AZZECCATUTTO: Sia fatto quello che vuoi.

TRAPPOLA: Eccolo lì il vecchio.(Rivolto a Nasabecco) Ecco, ti porto il  mio uomo.

NASABECCO:   Sono contento che tu sia tornato sano e salvo  dall'estero, Azzeccatutto.

AZZECCATUTTO: Che gli Dei ti proteggano!

NASABECCO:  Mi diceva che tu volevi visitare questa casa.

AZZECCATUTTO:  Se un ti dispiace...

NASABECCO:  Anzi son contento.  Entra pure e guarda a tuo piacere..

AZZECCATUTTO:  Ma le donne...

NASABECCO: E fregatene delle donne: viaggia per casa come se fosse  tua.

AZZECCATUTTO:(Rivolto a Trappola)   In che senso "come se fosse mia"?

TRAPPOLA:   Un gli ricordare l'acquisto proprio ora che gli è triste per aver venduto la casa...un tu lo    vedi come gli è avvilito?

AZZECCATUTTO:  Sì,lo vedo.

TRAPPOLA:  Allora un gli far credere di pigliallo in giro, non essere impaziente, e non gli ricordare di    averla             comprata.

AZZECCATUTTO:  Capisco,  tu mi dai dei buoni consigli e anche umani. E allora?

NASABECCO:  Allora entra e guarda a tuo comodo!

AZZECCATUTTO: Come tu sei gentile...

NASABECCO: Oh Santo Cielo, gli è un dovere. Vuoi qualcuno che ti guidi?

AZZECCATUTTO: No grazie, non mi piace esser guidato. Comunque vada a  finire voglio andare in    giro per conto mio.

TRAPPOLA:  Lo vedi come sono il vestibolo e il porticato davanti  alla casa?

AZZECCATUTTO: Diamine, proprio stupendi!

TRAPPOLA: Guarda come son messi, quanta solidità e quanto spessore...

AZZECCATUTTO:   Non mi sembra d'aver visto battenti più belli.

NASABECCO: Per forza,con quello che mi sono costati a suo tempo!

TRAPPOLA: Lo senti, "a suo tempo"...sembra che contenga le lacrime  a forza!

AZZECCATUTTO:  Quanto li avevi pagati?

NASABECCO:  Ho dato tre mine per tutti e due, senza poi contare il trasporto.

AZZECCATUTTO: Oh, ma sono molto più scadenti di quanto credevo.

NASABECCO: E perché?

AZZECCATUTTO:   Sono tarlati tutti e due da cima a fondo.

NASABECCO:   Credo gli abbiano tagliati prima del tempo...comunque è  l'unico            difetto. Ma vanno       ancora benissimo con una passatina di  pece; non gli ha fatti mica un mangiapolenta qualsiasi      venuto da chissà dove!

AZZECCATUTTO:  Vedo vedo!

TRAPPOLA:   Non vedi le connessioni della porta si baciano...

AZZECCATUTTO: Icché vuol dire si baciano?

TRAPPOLA:  Insomma volevo dire combaciano. Sei soddisfatto?

AZZECCATUTTO:  Più che la guardo e più che la mi garba.

TRAPPOLA:  La vedi là una cornacchia dipinta che spizzica due avvoltoi?

AZZECCATUTTO:  Io un vedo nulla.

TAPPOLA:  Io sì, infatti l'è ni' mezzo ai due avvoltoi; prima punzecchia uno e poi l'altro.   Scusa eh,      guarda dalla parte mia...che la  vedi ora?

AZZECCATUTTO:  Io un vedo nessuna cornacchia.

TRAPPOLA:   Se un tu vedi la cornacchia, guarda dalla tua parte: gli  vedi            almeno gli avvoltoi?

AZZECCATUTTO:   Senti, io non vedo nessun uccello.

TRAPPOLA:  E va be', lasciamo perdere: la vecchiaia la ti fa de' brutti scherzi!

AZZECCATUTTO:  Però le cose che riesco a vedere le mi piacciono tutte un sacco.

NASABECCO: Allora andiamo a vedere la parte di dentro.

AZZECCATUTTO: T’hai ragione.

NASABECCO: Ehi, giovanotto, accompagna questo signore in casa e portalo a  giro! Ti farei da guida   io stesso, se non avessi un affare al mercato.

AZZECCATUTTO: T'ho già detto che non voglio che tu mi porti in  giro; non mi garba farmi tirare in   qua e là. Preferisco andare in  giro per conto mio, che avere una guida.        

NASABECCO: Dicevo di portarti in giro per la casa.

AZZECCATUTTO:  E io entro senza guida.

NASABECCO: Come tu vòi...

AZZECCATUTTO: Allora entro.

TRAPPOLA: Aspetta se poi i cani...

AZZECCATUTTO:  Guarda un po'...

TRAPPOLA:  Sciò, va via cagnaccio! Sciò, che ti levi di qui, subito! Ma  vai in  malora...O che sei anco ra qui, sciò,  pussa via!       

NASABECCO: Non c'è nessun pericolo: l'è una cagna incinta: figurati se  l'è tranquilla! Tu poi entrare   senza paura.  Io vo al mercato.

AZZECCATUTTO: Tu se' stato molto gentile, buona passeggiata. Trappola, ascolta me, fa' allontanare            questa            cagnaccia dalla porta, anche se (dice) la un morde.

TRAPPOLA:    Guarda bellina come l'è sdraiata e tranquilla; o che vuoi fare la figura del pauroso e per   di più del rompiscatole?

AZZECCATUTTO: Già t'hai ragione. Allora seguimi.

TRAPPOLA:  Figurati se mi stacco da' tu' piedi.[Entrano nella casa di Nasabecco]

Fine dell’atto III

ATTO IV

            Scena I

            FIACCOLA, solo

FIACCOLA:   I servi che, anche quando non ci hanno colpa, gli  hanno paura di  buscarne, sono i           più       utili ai             padroni.  Infatti quelli che non hanno paura di nulla,  dopo che si sono  meritati le bot      te, cercano tutte le scappatoie più idiote: se la danno a gambe levate, cercano di scappare...Ma           se son riacciuffati si beccano             un sacco di frustate. Ma io un son mica come loro. Io preferisco     evitargli, i guai, piuttosto che             mettere a rischio la mi' schiena. Io voglio che la cotenna di' mi'       groppone la rimanga pulita e liscia come l'è ora e un voglio che la si  rovini a suon di botte. Se    avrò giudizio, la terrò all'asciutto da quelle grandinate di frustate che si beccano gli altri. E an   che i' padrone, gli è come i servi voglion che sia: se son boni, e' gli è bono anche lui, se son      delle carogne anche lui diventa una carogna. anche in casa nostra ci           son de' buoni a nulla, che             spendan tutto i' che gli hanno, che son boni altro che a piglià.. botte. Quando gli si chiede d'an    dare incontro a i' padrone, e' dicono: Un mi rompe' le palle, io un ci vo:  te           chissà.. che voglia       tu ci hai d'andar chissà.. dove, o che t'è venuto voglia d'andare a pascolar fòri mulaccio che un        tu se' altro?. Ecco i' che mi dicono quando voglio far le cose per bene. Con tutti i servi che c'è   mi tocca andarci a me da solo a prendere i' padrone. Ma quando lui e' lo verrà.. a sapere,  gli fa            rà  una bella ripassata con fruste di puro cuoio bovino. Ma a me della schiena di loro un me ne frega un cavolaccio: a me ne importa della mia. Gli è meglio che sian loro a consumar le fruste,             piuttosto che io a consumar la corda.

                           

            Scena II

            TAVOLETTA, FIACCOLA

TAVOLETTA: Alt! fermati, o Fiaccola, ti vuoi voltare?

FIACCOLA: Non mi rompere!

TAVOLETTA: Ma guarda come l'è schizzinosa  questa bertuccia!  O che rimani un po' qui mangiapa     ne schifoso?

FIACCOLA: Io mangiapane?

TAVOLETTA: Si' proprio: con un po' di cibo ti si può portare dappertutto.

FIACCOLA:  A me mi garba mangiare: e a te i'cche te ne frega?

TAVOLETTA:  Ah, tu fai il gasato perché tu sei il cocchino del padrone.

FIACCOLA:  Ma vah!! Mi fa male gli occhi.

TAVOLETTA: Perché‚?

FIACCOLA: Perché mi dà.. noia il fumo delle tu’ chiacchiere.

TAVOLETTA: Ma sta' un po' zitto, farsone, che tu fabbrichi monete false.

FIACCOLA:  Ma io un  ci casco  in codeste provocazioni: i' padrone mi conosce.

TAVOLETTA: E' ti conosce si', figurati se un conosce  i' su' be' materassino.

FIACCOLA:  Se tu non fossi briaco un tu diresti certe stronzate.

TAVOLETTA: Io ti dovrei dar retta, mentre tu fai sempre il tuo porco comodo? Ma ora intanto vien      con me, sciagurato,  si va a riprendere i' padrone.

FIACCOLA: Via, ora smettila di parlare in questo modo.

TAVOLETTA: E va bene. Ma ora busserò alla porta.

Ehi, c'è qualcuno che impedisce a questa porta di essere sfondata? Un c'è nessuno che la vòle     aprire? Nessuno gli esce da questa porta. Qui dentro c'è degli stronzi che a i' mondo un ce n'è      uguali. E infatti gli è meglio far piano, se no qui se gli esce qualcuno davvero c'è da pigliare an  che un sacco di botte. 

Scena III

TRAPPOLA,  AZZECCATUTTO, FIACCOLA, TAVOLETTA

TRAPPOLA:  Che te n'è parso dell'affare?

AZZECCATUTTO:  Son tutto contento.

TRAPPOLA: Ti sembra troppo caro l'acquisto?

AZZECCATUTTO:  Che io sappia, non ho mai visto buttare una casa in questo  modo.

TRAPPOLA: Che ti piace?

AZZECCATUTTO:  Mi chiedi se la mi piace? Perdio, la  mi piace si'.

TRAPPOLA: E del gineceo? E del portico?

AZZECCATUTTO:  Bellissima! Un c'è nessuna cosa più bella al mondo.

TRAPPOLA: Io e Fiordamore s'è  misurato tutti i portici degli edifici pubblici.

AZZECCATUTTO:  E allora?

TRAPPOLA: Di sicuro quello gli è i' più lungo di tutti.

AZZECCATUTTO: Ostia, anche se mi offrissero sei talenti di argento [sei miliardi?] per questa casa      non la             venderei.        

TRAPPOLA: Dio bono! Anche se tu la volessi vendere, un  te lo permetterei mai.

AZZECCATUTTO:  Questo nostro patrimonio è stato investito proprio benino con questo affare.

TRAPPOLA: Io dico che è stato fatto con un mio consiglio, ma lo convin si io a farsi prestare con l'interesse             dall'usuraio, i sòrdi   che s'è dato a lui come caparra.

AZZECCATUTTO:  Tu hai salvato tutta la barca! Gli si devono ottanta mine,  vero?

TRAPPOLA: Non una lira di più.

AZZECCATUTTO:  Li riceverà  oggi.

TRAPPOLA:  Fa’ bene, in modo che non ci siano impicci. Anzi, se tu gli  dai a me,  io poi glieli  dò a     lui.

AZZECCATUTTO:  E infatti se li dò a te, ho paura che sia una bella fregatura per me.

TRAPPOLA:   Tu pensi che avrei i' coraggio d' ingannarti anche solo per scherzo con le parole o co'       fatti?

AZZECCATUTTO: E tu pensi che io avrei il coraggio di non stare in guardia con           te?

TRAPPOLA:  Che cosa?! O che t'ho mai imbrogliato da quando sono al tuo servizio?

AZZECCATUTTO:  Io infatti sono stato attento giustamente, grazie a Dio e al  mio giudizio. Non        farsi fregare da te gli è già abbastanza.

TRAPPOLA:  Sono d'accordo.

AZZECCATUTTO:  Ora vai in campagna e digli che sono arrivato.

TRAPPOLA:  Farò come tu dici.

AZZECCATUTTO:  Ordinagli di venire al più presto in città con te.

TRAPPOLA: Va bene. Ora passando da dietro arriverò da' miei amici; dirò  che gli è tutto a posto e       che il vecchio se n'è andato.

 

            Scena IV                       

            FIACCOLA, TAVOLETTA, AZZECCATUTTO

FIACCOLA: Qui un si sente né il rumore degli invitati che c'era sempre  né la flautista né nessun altro.

AZZECCATUTTO: O questa? O cosa vogliono questi uomini vicino a casa  mia? Cosa vogliono? O     che ci   hanno da guardare così attentamente dentro?

TAVOLETTA:  Continuerò a bussare alla porta. Ehi! Apri! Ehi Trappola,  apriii!

AZZECCATUTTO:  O che storia l'è questa?

TAVOLETTA:  Insomma, che vuoi aprire? Siamo venuti a prendere Rubacuori.

AZZECCATUTTO: Ehi voi, ragazzi, cosa state facendo? Che volete demolire la  casa?

FIACCOLA:  Ehi vecchietto, e a te icché te ne frega?

AZZECCATUTTO:  Che me ne frega?

FIACCOLA:  Un tu sarai mica il nuovo prefetto, che ti devi occupare degli affari degli  altri, chiede       re, guardare, ascoltare...

AZZECCATUTTO:  Questa casa dove siete voi è mia.

FIACCOLA: Icché tu dici? O che s'è bell'e venduto anche la casa  Fiordamore? O forse questo vecchio             ci prende per il culo...

AZZECCATUTTO:  Sul serio, ma voi che ci fate qui?

FIACCOLA: Allora: il nostro padrone gli è qui a fare baldoria.

AZZECCATUTTO:  Il vostro padrone sarebbe qui a fare baldoria?

FIACCOLA: Proprio così.

AZZECCATUTTO:  Ragazzo tu mi sembri un po' troppo spiritoso.

FIACCOLA: Si viene a prenderlo.

AZZECCATUTTO:  Chi?

FIACCOLA:  Il nostro padrone.  Cavolo, quante volte te lo devo ripetere!

AZZECCATUTTO:  Senti, ragazzo, qui non ci abita nessuno: insomma, penso che tu  sia uno che ca-   pisce.

FIACCOLA: Non è in questa casa che abita il giovane Fiordamore?

AZZECCATUTTO:  Ci ha abitato, ma già da tempo se n’ è andato.

TAVOLETTA: Sicuramente questo vecchio gli è un rincoglionito!

FIACCOLA: Sì nonnino , tu ti sbagli di grosso: infatti so bene che gli abita qui, a meno che non abbia    traslocato oggi, o ieri.

AZZECCATUTTO:  Macché, son già  sei mesi non c'è più nessuno qui.

TAVOLETTA: Te tu sogni.

AZZECCATUTTO:  Io?

TAVOLETTA: Sì proprio te!

AZZECCATUTTO: Ora tu mi hai proprio rotto! [A Fiaccola] Lasciami parlare con            questo ragazzo:          non  ci-a-bi-ta nes-su-no.

FIACCOLA: E invece ci abita di sicuro, infatti ieri e tre, quattro,  cinque,             sei, giorni fa, sempre, da             quando su' padre se n'è andato  all'estero, unn'è mai  passato tre giorni di fila  senza che si fa        cesse baldoria.

AZZECCATUTTO:  Cosa?

FIACCOLA:  Voglio dire che un mi ricordo  tre giorni di fila senza che qui ci si desse a mangiare, a         bere, a far baldoria, a portare in casa donne: puttane,  suonatrici di cetra,  suonatrici di flauto...

AZZECCATUTTO:  O chi faceva queste cose?

FIACCOLA: Fiordamore.

AZZECCATUTTO:  Fiordamore chi?

FIACCOLA: Quello che ci ha i' babbo che si chiama Azzeccatutto.

AZZECCATUTTO:  Sono morto, se le sono vere le cose che tu racconti! (fra sé)continuerò a interro       garlo.

Sei sicuro che qui, chiunque sia questo Fiordamore, ci ha i' vizio di bere qui con il vostro pa-       drone?

FIACCOLA: Proprio qui.

AZZECCATUTTO:  Servo, tu sei un idiota fuori dal comune. Non sarai mica per caso stato te  a           mangiare e a bere da fare schifo?

FIACCOLA: Cosa?!!!

AZZECCATUTTO:  Ti dico così perché tu non sbagli questa casa con un'altra.

FIACCOLA: Ehi, lo so dove devo andare e conosco il posto, ci sono stato tante di quelle  volte. Fior     damore, quello che ci ha i' babbo che si chiama Azzeccatutto, sta qui di casa, e dopo che su' pa     dre  se n'è andato per affari, gli ha riscattato una suonatrice di flauto.      

AZZECCATUTTO:  Fiordamore, quindi..gli avrebbe...?

FIACCOLA:  Proprio Baciucchiella

AZZECCATUTTO:  A che prezzo?

FIACCOLA: Trenta.

AZZECCATUTTO:  Talenti?

FIACCOLA:  Ostia, no, per trenta mine!

AZZECCATUTTO:  L'ha liberata?

FIACCOLA: Certo l'ha liberata per trenta mine.

AZZECCATUTTO:  Tu dici che Fiordamore ha comprato l'amante con trenta mine?

FIACCOLA: Esatto.

AZZECCATUTTO:  E che da quando su' padre se n'è andato non ha mai smesso di fare baldoria con    il tuo padrone?

FIACCOLA: Esatto.

AZZECCATUTTO:  E ha comprato quella casa?

FIACCOLA: No!

AZZECCATUTTO:  E ha dato in anticipo quaranta mine al proprietario?

FIACCOLA: No!!

AZZECCATUTTO:  Tu mi rovini, tu m'ammazzi!

FIACCOLA: Te? Pensa un po’ a su' padre: lui si che gli è rovinato!

AZZECCATUTTO:  Eh, tu hai detto proprio la verità.

FIACCOLA:  Vorrei che fosse una bugia: tu sei un amico di suo padre, mi  sembra.

AZZECCATUTTO:  Pover' uomo, povero padre!

FIACCOLA: Questo unn'è  ancora nulla, in confronto con tutti  gli altri  su'  altri svaghi e le su' spese.

AZZECCATUTTO:  Gli ha mandato in  rovina su' padre!

FIACCOLA:  Qua c'è un maledetto servo, Trappola, che gli è un' iradiddio; quello           gli è capace di far       piazza pulita  anche delle  ricchezze d'Ercole! Mi fa proprio compassione qui' padre:  quando       verrà a sapere ogni cosa i' cuore gli s'arrostirà com'un carbone. 

AZZECCATUTTO:  Se le cose che tu dici le son vere..

FIACCOLA: Perché dovrei raccontar delle frottole?

TAVOLETTA: Ehi, voi, porca miseria, o che volete aprire?!

FIACCOLA: Ma icché tu bussi qua, se non c'è nessuno? Scommetto che sono  andati a far bisboccia      da qualche altra parte. Gnamo via, gnamo.

AZZECCATUTTO:  Ragazzo...

FIACCOLA:  Si seguiterà a cercare. Vien con me da questa parte.

TAVOLETTA: Eccomi.

AZZECCATUTTO:  Ragazzo, che vai via di già?

FIACCOLA: Eh, te tu ci hai la libertà che ti protegge le spalle: io se un rispetto i' padrone e un gli fo      tutti i servizi che vòle, un ci ho nulla  per difendermi i' groppone dalle  frustate.

            Scena V

            AZZECCATUTTO, NASABECCO

AZZECCATUTTO:  Sono finito! Non so cosa dire! A sentir queste cose  mi sembra di esser non an-      dato  in Egitto, ma  di essere  stato portato a giro in terre abbandonate, sconosciute, come in un   altro mondo,   tanto che io non so più in che paese mi son cacciato. Ma lo scoprirò. Tanto per             cominciare ecco quello che ha venduto la casa a i' mio figliolo.[A Nasabecco] O che stai facendo?                                                                                    

NASABECCO:  Torno a casa dalla piazza.

AZZECCATUTTO:  Che è forse  successo qualcosa di nuovo?

NASABECCO:  Certo.

AZZECCATUTTO:  E allora, cosa?                                                                                                                                

NASABECCO:  Ho visto portare via un morto.

AZZECCATUTTO:  Un altro?

NASABECCO:  Sì ho visto un morto che era portato a seppellire: eppure dicevano            che poco tempo        prima gli era vivo!

AZZECCATUTTO:  Accident' a te!!

NASABECCO:  Perché vuoi sapere dagli altri cosa è successo, te che tu sta' costì senza fare un acci-      dente!

AZZECCATUTTO:  Perché oggi sono tornato dall'estero.

NASABECCO:  Ho capito! Ho un impegno fuori, non pensare che ti inviti a cena.

AZZECCATUTTO:  Non ci tengo.

NASABECCO:  Ma se non me lo chiederà  nessuno prima, domani..verrò io a cena a casa tua

AZZECCATUTTO:   Nemmeno a questo ci tengo. Ma ora aiutami se non hai niente di più  impor-        tante da fare.

NASABECCO:  Certo.

AZZECCATUTTO:  Per quanto ne so io tu hai ricevuto 40 mine da Fiordamore.

NASABECCO:  Per quanto ne so io invece nemmeno un soldo.

AZZECCATUTTO:  Dal mio servo Trappola?

NASABECCO:  Ancora meno.

AZZECCATUTTO:  La caparra che ti ha dato lui ...?

 NASABECCO:  Ma che stai sognando?

AZZECCATUTTO:  Io? Piuttosto te, che tu speri di riavere la casa facendo il finto tonto.

NASABECCO:  Cosa? Ma di che cavolo tu stai parlando?

AZZECCATUTTO:  Del contratto che quando io ero via lui gli  ha stipulato con te.

NASABECCO:  Lui gli ha fatto con me un affare in tua assenza? Quale? E in che giorno esattamente?

AZZECCATUTTO:  Ti deve dare 80 mine d'argento

NASABECCO:  Certamente non a me. Se proprio tu me le devi dare su, dammele:  la parola la si deve   mantenere.

AZZECCATUTTO:  Veramente non è mia intenzione negare  e te le darò di sicuro. Però non mi ne       gherai che tu ne hai già ricevute 40.

NASABECCO:  Aspetta un attimo, tu dici che io avrei ricevuto 40 mine  d'argento?

AZZECCATUTTO: Sì, proprio così: te le doveva dare come caparra per la casa.

NASABECCO:  Cosa? Ma Trappola m'ha detto  che tu  volevi dare moglie a i'tuo figliolo  e  che tu        volevi costruire qui nella tua proprietà.

AZZECCATUTTO:  Io volevo costruire qui?

NASABECCO:  Eppure m' ha detto così.

AZZECCATUTTO:  Son rovinato, ohi ohi  son già finito. Caro vicino, son bell'e             sottoterra.

NASABECCO:  Non sarà che Trappola ti ha messo in de' bei casini??

AZZECCATUTTO:  Altro che  casini, mi ha rovinato di' tutto!  Oggi mi ha infinocchiato da fare schi-   fo.

NASABECCO:  Ma che stai dicendo?

AZZECCATUTTO:  Questa faccenda l'è proprio come te la racconto: oggi me l'ha tirato in tasca  per    sempre. Ma ora ti prego,  aiutami, dammi una mano.

NASABECCO:  Cosa vuoi?

AZZECCATUTTO:  Ti scongiuro, vieni con me!

NASABECCO:  Vabbene.

AZZECCATUTTO:  Dammi una bella squadra di servi  e le fruste.

NASABECCO:  Prendili pure.

AZZECCATUTTO:  Intanto ti racconterò ogni cosa, in che modo oggi m'ha  infinocchiato. [Escono]

Fine dell’atto IV

ATTO V

           

            Scena I

                        

            TRAPPOLA, solo

TRAPPOLA: L'omo che ha paura quando si trova nei casini non vale il  becco di un quattrino, anche     un so nemmeno  cosa voglia dire la parola  becco di un quattrino.  Infatti dopo che il padrone    mi ha mandato in campagna per chiamare il suo figliolo, sono andato di nascosto per il viottolo nel  nostro giardino.  Ho aperto l'uscio che dà sul viottolo e ho portato fòri tutto lo squadrone,             omini e donne. Dopo che gli ho liberati tutti dall'assedio e gli ho messi a i' sicuro ho convocato              l'assemblea de' mi' compagni. Ma appena l'ho convocata m'hanno buttato fuori.   Ora che           m'accorgo di essere stato preso in giro dalla mi' gente  fo come fanno tutti gli altri, quando              s'avvedono di una cosa che   diventa torba:   continuano a fare un polverone tale che alla fine       un si capisce più nulla.  Infatti una cosa la  so di sicuro: col cavolo che questa faccenda si può   nascondere al padrone. E io un ci ho un cane d'un amico che mi possa tirar fòri da questo gi-  nepraio.....................................          Ma che rumore gli è questo? Ah, l'è la porta di' nostro vicino che             si sta aprendo. Guarda c'è i' mi padrone: voglio proprio sentire la su' canata.

           

            Scena II

            AZZECCATUTTO,  TRAPPOLA, <SERVI FRUSTATORI>

AZZECCATUTTO: [ai servi frustatori] Fermatevi qui all'uscio e quando vi chiamo            uscite subito fori  e arrestatelo immediatamente. L'aspetterò davanti a    casa quel mascalzone che m'ha infinocchiato, e così             oggi mi divertirò a frustargli a sangue la cotenna di' groppone, quant'è vero iddio.

TRAPPOLA: [fra sé] La cosa l'è spifferata; ora, Trappola, gli è meglio che tu ti mova.

AZZECCATUTTO: [a parte] Lo devo acchiappare con astuzia, quando gli arriva. Non gli farò  vedere    subito l'amo, glielo calerò pian piano. Fingerò di non sapere nulla.

TRAPPOLA: [fra sé‚] Farabutto che un tu se' attro! Nessuno in tutta la città può essere più  furbo di lui.  Ingannarlo oggi gli è come cercare di ingannare un sasso, mi avvicinerò e cercherò di parlargli.

AZZECCATUTTO: Ora vorrei proprio che venisse qui.

TRAPPOLA: Se tu mi cerchi son qui.

AZZECCATUTTO: Bravo Trappola, che c'è?

TRAPPOLA: I contadini stanno arrivando da' campi, Fiordamore  sarà qui  tra poco.

AZZECCATUTTO: Maremma cane, arriverà da me a puntino: penso che il nostro vicino sia una bella   faccia   tosta e un bel figlio di bona donna .....

TRAPPOLA: Perché?

AZZECCATUTTO: Perch‚ dice che non t' ha mai conosciuto...

TRAPPOLA: Lo dice?!?

AZZECCATUTTO: E dice anche che voi non gli avete dato nemmeno un soldo.

TRAPPOLA: Via dai, tu mi prendi in giro, penso che non lo abbia detto.

AZZECCATUTTO: E allora?

TRAPPOLA: Tu stai scherzando, lo so. No, no, non l' ha detto.

AZZECCATUTTO: Ti dico che l' ha detto, perdiana, e dice anche di non aver  mai venduto questa ca- sa a Fiordamore.

TRAPPOLA: Ah, cane, gli ha forse detto  anche di non aver preso i quattrini?

AZZECCATUTTO: Anzi, mi ha detto che è pronto a giurare che non ha venduto  la casa e  che non      ha preso nemmeno una lira.

TRAPPOLA: E allora e' sòrdi che ci ha dato l'usuraio?

AZZECCATUTTO: Gli ho detto anche questo.

TRAPPOLA: E cosa ha risposto?

AZZECCATUTTO: Ha promesso di darmi tutti i suoi servi per…indagare.

TRAPPOLA: Balle, col cavolo che te li darà.

AZZECCATUTTO: Gli darà di certo.

TRAPPOLA: Se domani andassi in tribunale...

AZZECCATUTTO: Aspetta voglio provare.

TRAPPOLA: Provare?!? Gli è sicuro. Mandami qui' farabutto, oppure ordinagli di darti i diritti di           proprietà della casa.

AZZECCATUTTO: No, prima voglio far venire i servi per l'interrogatorio.

TRAPPOLA: Porca miseria anch'io penso proprio che si deve fare così.

AZZECCATUTTO: Dunque se io facessi venire qua gli uomini?

TRAPPOLA: Se tu l'avevi bell'e fatto gli era meglio, io, intanto, mi  metterò qui sull'altare.  (a parte) Qui            c'è diritto d'asilo: nessuno mi può  toccare.

AZZECCATUTTO: Perché proprio costì?

TRAPPOLA: Non capisci un cavolo: perché‚ non vi si possano rifugiare  quei servi          che lui  ti darà per             l'inchiesta. Io farò la guardia  per te, perché non si fermi l'inchiesta.

AZZECCATUTTO: Alzati!

TRAPPOLA: Col cacchio.

AZZECCATUTTO: Non ti mettere sull'altare, ti prego.

TRAPPOLA: Perché no?

AZZECCATUTTO: Lo saprai: voglio  a tutti i costi che siano proprio i servi a rifugiarsi  costì. Lasciali fare, sarà più facile che il giudice lo condanni a pagare.

TRAPPOLA: Quello che tu devi fare, fallo da solo; ma perché tu vuoi ingarbugliare ancora di più l'af-    fare? Non sai che palle sia andare in tribunale.

AZZECCATUTTO: Allora levati di lì che ti voglio domandare una cosa.

TRAPPOLA: Ma la cosa te la posso dire benissimo anche da quassù, mi  sembra di aver più giudizio       quando sono seduto; e poi i consigli  dati dai luoghi sacri son più sicuri, che vuoi mettere?

AZZECCATUTTO: Smettila con codeste cavolate, levati di lì. Guardami bene in faccia.

TRAPPOLA: Ti guardo.

AZZECCATUTTO: Mi vedi bene?

TRAPPOLA:  Eh, ti vedo: se ci fosse qualcun'altro con noi, morirebbe di fame.

AZZECCATUTTO:  Come?

TRAPPOLA:  Perché un troverebbe nulla, nemmeno un fico secco. E siamo du' figli di bone donne        uno  peggio di quell'altro!

AZZECCATUTTO:  Tu m'hai fregato!

TRAPPOLA: Oh i' che t'ho fatto?

AZZECCATUTTO: Tu me l'ha' messo in tasca!

TRAPPOLA: O i' che tu voi dire?

AZZECCATUTTO:   Tu m'hai spremuto benino benino mentre tu  mi prendevi per il naso!

TRAPPOLA: Per il naso?  Che ho fatto un bel lavorino? che ti cola di più il moccico ora?

AZZECCATUTTO:Tu m'hai strizzato anche il cervello da i' capo,   altro che moccico! perché gli ho      scoperti tutti i vostri intrighi,   da cima a fondo, non da cima a fondo, perdio, ma anche da         fondo in cima.

TRAPPOLA: Oggi nessuno contro i mi' volere mi pòle schioda' di qui...

AZZECCATUTTO: Guarda che io ti condanno a morte! Fo circondare l' altare di            fascine e gli do fo-      co, mascalzone!   

TRAPPOLA:  Un lo fare! Di solito son più bono lesso che arrosto!

AZZECCATUTTO:  Perdio, farò in modo che… che…tu sia portato ad esempio!

TRAPPOLA: Allora ti garbo se tu mi voi come esempio.

AZZECCATUTTO:  Avanti, parla: come gli era i'mi' figliolo quando me ne sono andato?

TRAPPOLA:  Co' piedi, le mani, i diti, gli orecchi, i labbri...

AZZECCATUTTO: T'ho chiesto un' altra cosa!

 TRAPPOLA:   Per questo ti rispondo un' altra cosa! Toh,guarda un po' chi  arriva, l'amico di' tu' fi-        gliolo, Rubacuori.  Parla con me davanti a lui, se t'hai qualcosa da ridire.

           

            Scena III

            RUBACUORI, AZZECCATUTTO, TRAPPOLA

RUBACUORI:    Quando co'  una bella dormita mi son fatto  passar la sbronza, Fiordamore  m'ha          detto che i'su' babbo era ritornato qua da un viaggio all'estero  e come il su' servo l' ha  fregato.   E m'ha detto anche che gli aveva una gran fifa a  farsi vedere da i' su' babbo. Ora sono solo io a         poterlo difendere, l'uni           co che lo può far perdonare. Eccolo,  meno  male! Salve! Sono contento        di vederti ritornare salvo dal viaggio, Azzeccatutto. Rimani a cena qui da noi stasera.

AZZECCATUTTO:  Rubacuori, che iddio t'aiuti:  grazie della cena ma non importa.

RUBACUORI:  Ovvia,vieni no!

TRAPPOLA:   Gnamo accetta! Se poi un ti piace anderò  io a i'tu' posto.

AZZECCATUTTO:   Mascalzone, tu mi pigli anche in giro? Faccia da schiaffi!

TRAPPOLA:  Solo perché t'ho detto che vo a cena a i' tu' posto?

AZZECCATUTTO: Infatti un tu ci verrai, ti farò  mettere in croce,  come tu ti  meriti.

RUBACUORI: Su lascia perdere e stasera quando tu vieni a cena da me...

TRAPPOLA: O digli di sì, gnamo! Perché tu stai zitto?

RUBACUORI:  E te perché tu ti se' rifugiato costì sull'altare?

TRAPPOLA:   Tu sei proprio bischero a non capirlo: quando gli è arrivato  m'ha  fatto una paura...!        [Ad Azzeccatutto]  E ora  digli  pure i' che ho fatto. Ecco qua l'arbitro fra noi due: su  spiega!    

AZZECCATUTTO:  T'accuso di aver pervertito i' mi' figliolo.

TRAPPOLA:  Ma  ascoltami un po' ora! T'hai ragione,  gli ha sbagliato, mentre un            tu c'eri gli ha libe-       rato l'amante, gli ha preso della grana in prestito dallo  strozzino  e fra l' altro un c'è rimasto più          nulla.   Ma che s'è comportato in modo tanto diverso  da quello  che fanno tutti i        figlioli di          buona  famiglia?

AZZECCATUTTO:  Porca miseria!  E devo stare attento perché tu ci hai una parlantina troppo furba.

RUBACUORI:  Via lasciami giudicare questa cosa. Alzati, che mi metto io a sedere a' i' tu' posto.

AZZECCATUTTO:   Va bene, pensaci te.

TRAPPOLA:  Questa l'è una trappola. Fa' in modo che un mi succeda nulla e  che           un ti succeda nulla     per colpa mia.

AZZECCATUTTO:  I' resto un'è nulla in confronto a come tu m'hai imbrogliato!

TRAPPOLA: Bene, perdiana, e' son propio contento di'che ho fatto: alla tua età, co' capelli bianchi, bi   sognerebbe avere un pochinino di sale in zucca!

AZZECCATUTTO:  Allora i' che  dovrei fare?

TRAPPOLA:    Se tu conosci qualcuno che scrive delle commedie, va' a dirgli in che modo tu  sei stato fregato: tu gli darai una bella ispirazione pe'  su'  personaggi.

RUBACUORI:   Oh stai un po' zittino! Lasciami parlare e ascoltatemi.

AZZECCATUTTO:  Va bene.

RUBACUORI: Prima di cominciare gli è bene che tu sappia che sono amico di  tu' figliolo. Gli è ve        nuto lui da me perché‚ si vergognava a farsi  vedere da te per i'che gli ha combinato, perché  lo           sa che tu lo  sai. Gli è un po' ingenuo,  gli è giovane: via, perdonalo.  Gli è sempre i' tu' figliolo. Tu lo sai che alla sua età e’ son quelli e' piaceri che tutti cercano.  E poi tutto quello che gli ha   fatto, l'ha fatto insieme a  noi, mica da solo: noi e' s'è  sbagliato, tutti insieme. L'interesse, il ca-       pitale e tutte le spese fatte per riscattare la ragazza.... via, ti si renderà ogni cosa fino            all' ultimo       centesimo, si raccoglierà i nostri soldi: di tuo un tu ci rimetterai una lira.

AZZECCATUTTO:    Um mi poteva capitare uno che ci ha una chiacchiera più convincente della tua. Ma un sono mica arrabbiato, un  sono mica incavolato con lui.   Anzi, anche  quando ci sono   io,  che beva, che faccia l'amore, che se la goda quanto  gli  pare: se gli è vero che si          vergogna         dei su' debiti, mi sembra di già gastigato abbastanza.

RUBACUORI: E si vergogna, e come!.

TRAPPOLA: E dopo questo be' perdono, a me i' che mi succederà?

AZZECCATUTTO:   Tu sarai appeso a ciondoloni, sudiciume, tu morirai a forza di frustate.

TRAPPOLA: E se mi vergogno anch'io?

TRAPPOLA: T'ammazzerò,  perdio, quant'è vero che son vivo!

RUBACUORI:   Ovvìa o fagli questa grazia: perdona a Trappola, per piacere, tutto quello  che gli ha      fatto,  fallo per me, fammi contento!

AZZECCATUTTO:   Gli è più facile che da me tu ottenga un miliardo piuttosto  che io rinunci a fare    un battuto e una polpetta di  questo farabutto per le su' bravate!

RUBACUORI:  Su, via, perdonalo!

TRAPPOLA:  Io?  guarda un po' che faccia gli ha qui' pendaglio da forca!

RUBACUORI: Trappola, smetti un po'  di far versacci se tu se' furbo.

AZZECCATUTTO:   E te che la smetti con queste preghiere! Ci  penserò  io a farlo star calmo co' una  grandinata di frustate.          

TRAPPOLA:   Oh, un ti disturbare,  un n'importa!

RUBACUORI:   Via,  su, lasciati impietosire.

AZZECCATUTTO:  E basta con queste preghiere.

RUBACUORI: Dai, via, ti prego.

AZZECCATUTTO:  T'ho detto che non voglio esser pregato.

RUBACUORI:  Gli è inutile che tu ti impunti, che tu faccia le picche su  questa sola colpa.  Questa sola perdonala, fallo per me!

TRAPPOLA:  O come tu la fa' lunga! Ma i'che ti costa? e i' che tu credi, che domani un ne farò un'altra di bischerate? allora tu me le fara' scontare come si deve tutte e due, questa e quella.

RUBACUORI: Via, lasciati convincere!

AZZECCATUTTO: E allora va' via, via, tu l'hai scampata,   ma ringrazia lui.      

Spettatori,  la commedia è finita: applaudite.

FINE