LA
COMMEDIA RICOMINCIA
Allegoria buffa in due atti di
ALDO LO
CASTRO
PERSONAGGI (in ordine d’entrata):
DORIANA, un’attrice
AMEDEO ovvero l’uomo con la pistola
PROSPERO, l’inserviente
CARLOTTA, un’attrice
GUSTAVO, giovane attore
IL REGISTA
L’azione si svolge in un teatro di provincia, in una città qualunque, in
qualsiasi epoca.
ATTO PRIMO
(Il camerino di un teatro. Doriana, l’attrice, dà gli ultimi ritocchi al
trucco. Canticchia
nervosamente. Di tanto in tanto, sbuffa contrariata. Qualcuno bussa all’uscio.
La donna
sembra non sentire. Si sente bussare con maggiore insistenza).
SCENA 1
AMEDEO – (fa capolino dall’uscio) Permesso?
DORIANA – (distrattamente) Avanti, avanti.
AMEDEO – (si avvicina a Doriana. Impugna una pistola. La sua voce è falsamente
gutturale .L’accento tradisce chiare origini sicule) Ferma dove si trova!
Questa è una rapina!
DORIANA – (per nulla spaventata, continua a truccarsi nervosamente e a
canticchiare) Sì, sì…
AMEDEO – Non si muova o sparo! Fuori i soldi!
DORIANA – (s’accorge finalmente dell’intruso. Con aria contrariata) E questo
“coso” da dove cavolo sbuca, adesso?
AMEDEO – I soldi!
DORIANA – (si alza e va avanti e indietro nervosamente) Stronzo! Stronzo e
idiota!
AMEDEO – Lo vuole vedere che sparo, ah?
DORIANA – Di che s’immischia, scusi? Ma chi è, lei? Cosa vuole?
AMEDEO – Come, cosa voglio?! I soldi voglio!
DORIANA – Senta, ho altro per la testa, io. Sia carino, esca.
AMEDEO – (brusco) Punto primo: io non sono carino. Punto secondo: esco quando
mi pare e mi piace! Punto terzo…
DORIANA – Non ne posso più! Non ne posso più! (Scoppia a piangere)
AMEDEO – (soddisfatto d’averla impaurita) Stia calma ché non le faccio niente.
Mi dia tutti i soldi che ha e poi uscirò definitivamente dalla sua vita.
DORIANA – (non lo sta nemmeno a sentire) Schiaffeggiami! Fammi del male…!
AMEDEO – Sono un gentiluomo, io! (Tra sé) Viziosa!
DORIANA – …ma non dirmi che ti faccio schifo!
AMEDEO – E va bene: non mi fai schifo.
DORIANA – (inviperita) Cosa?! Come si permette? Io non le faccio schifo?!
AMEDEO – No. Non mi fai schifo.
DORIANA – (ride istericamente) Questa è bella! Io non faccio schifo… a questo
qui!
AMEDEO – E perché, per forza mi devi fare schifo? Comunque, se ti fa piacere,
ti dico che mi fai schifo! (Tra sé) Chi se ne fotte?
DORIANA – (continua a ridere) No, no… la prego. Mica parlavo con lei!
AMEDEO – Ah, no? (Si guarda attorno) E con chi parlava?
DORIANA – (improvvisamente seria) Pensavo. Pensavo a quello che gli dissi
l’altra sera. Ma che cretina! Che cretina sono stata!
AMEDEO – E va bene, può capitare ogni tanto. Allora io che dovrei dire che sono
cretino di professione?
DORIANA – (Si siede. Prende nervosamente una sigaretta. Gli avvicina
distrattamente il pacchetto che ritira quasi subito) Vuole?
AMEDEO – No, grazie. Anzi, siccome io ci avrei un poco di premura, se, per
cortesia, mi vuole favorire i soldi…
DORIANA – Un povero disgraziato! (Ad Amedeo) Si accomodi.
AMEDEO – (siede) Ha messo il dito nella piaga. Un disgraziato sono.
DORIANA – E io dovrei piegarmi ad un piccolo insignificante disgraziato?!
AMEDEO – Certo. Perché io ci ho la pistola e lei no.
DORIANA – Ma lo sa cosa m’ha detto?
AMEDEO – Chi?
DORIANA – Ma lui! E chi se no?! Di chi stiamo parlando, scusi?
AMEDEO – Di chi stiamo parlando?
DORIANA – Mi ha detto: troia. Così, m’ha detto: troia!
AMEDEO – Troia?
DORIANA – Troia! Scusi, lei come avrebbe reagito?
AMEDEO – Se mi avessero detto troia?
DORIANA – (continua nel soliloquio) Ma a letto, al signorino, io piacevo! La
troia piaceva!
AMEDEO – E va bene… parole che si dicono…
DORIANA – Ah, ma adesso, basta! Basta! E’ finita!
AMEDEO – (si scuote) Sissignora, basta! Lei mi sta facendo perdere un sacco di
tempo, ha capito? Amica mia, la vede questa? (Le avvicina la pistola) Si sta
cominciando a innervosire. (Fa tremare l’arma) La vede come trema? E quando
trema significa che è nervosa. E quando è nervosa significa che può sparare da
un momento all’altro. Che faccio, sparo?
DORIANA – (assente) Che ha? Perché trema? Sta male?
AMEDEO – (contrariato) No! Fra poco, è lei che starà male. Anzi, malissimo!
Praticamente morta!
VOCE fuori scena – Doriana! In scena fra cinque minuti!
DORIANA – Va bene, va bene! (Ad Amedeo) La prego di perdonarmi ma sono
costretta a lasciarla. Mi spiace veramente. Lei mi stava dicendo… mi stava
dicendo qualcosa d’interessante, mi pare… Sapesse come sono mortificata! Ma non
vada via, mi raccomando. Sia gentile, mi aspetti. Mi aspetta, vero? Scusi ma
che ci fa con quella pistola giocattolo?
AMEDEO – (contrariato) Non è una pistola giocattolo!
DORIANA – Bravo. Mi aspetti. (Esce rapidamente)
SCENA 2
AMEDEO – (da solo. Rimane inchiodato per qualche istante. Poi, osserva la
pistola) Ma che ci faccio con questa in mano?! No, niente… non è cosa mia! E’
inutile insistere. Io non sono nemmeno capace di rubare il cappello a una
vecchia paralitica! Figuriamoci! Non è cosa mia… sono troppo fesso. Io qua non
ci dovevo venire! Ma che volevo dimo-strare? Che sono un duro… uno che ci sa
fare… uno pronto a tutto…? Beh, non l’ho dimostrato per niente! Ho dimostrato
il contrario, invece. Sono riuscito a dimostrare di essere un coglione! Alla
fine, ci sono riuscito perfettamente.
(Si sentono dei passi)
E ora che faccio? E che posso fare? Sono nel ballo e devo ballare, no? (Si
nasconde)
(Entra PROSPERO l’inserviente, un uomo di età indefinita. Ha una scopa in mano.
Non si
accorge della presenza di Amedeo).
PROSPERO – (si guarda attorno e scuote la testa) Sta fitennu ‘stu tiatru! E
pinsari ca scupu
d’a matina finu a’ sira! Gli “artisti” allordunu e iù puliziu! Ca santa
pacienza! Vo’ livamici ‘a munnizza agli artisti! (Imprecando comincia a
scopare)
AMEDEO – (gli punta la pistola alle spalle) Alza le mani!
(L’Inserviente, distratto dai suoi pensieri, non lo sente neppure)
Ahu! Alza le mani!
PROSPERO – (si volta di scatto, sorpreso) Cu’ è?
AMEDEO – Mani in alto! Questa è una rapina!
PROSPERO – (esegue e lascia cadere la scopa poi ride di gusto) Minchiuni! ‘U
sapi ca pa-reva veru? Bravo. Bravo veramente! (Lo applaude) Lei che è un nuovo
attore?
AMEDEO – (senza rispondere) Ce n’hai soldi?
PROSPERO – Iù, soldi?! (Sbotta ancora a ridere) Soldi?! (E, sempre ridendo,
tira fuori le tasche vuote dai pantaloni) Soldi?!
AMEDEO – (sconcertato) Ma che sei cretino?
PROSPERO – (improvvisamente serio e austero) Sissignore, sono cretino. E le
spiego anche
perché. Caro signore, io sono un cretino perché non sono riuscito a cambiare la
mia vita Non sono riuscito a ribellarmi! Non ho avuto il coraggio di darici
‘ncolpu di scupa ‘nta testa a tutti! Ha capito, egregio signore, perché sono un
cretino?
AMEDEO – Tu cretino, io cretino… ficimu scupa tutti dui!
PROSPERO – “Prospero veni ccà! Prospero vai ddà! Prospero pulizia il teatro!
Prospero, ac-cattimi i sigaretti!” E Prospero chi fa? Ca Prospero pulizia il
teatro, accatta i sigaretti al signor regista! Porta a passiari il barboncino
della primadonna…! Che pensano che Pro-spero ha una sua dignità? Ma quannu mai?
Chi cosa è ‘sta “dignità”? Si mangia, forsi? Ti fa campare? Ti può fare
mantenere una famiglia? No.
AMEDEO – No.
PROSPERO – E allura, Prospero, chi mi parri di dignità? Tu sei un povero morto
di fame e ba-sta! Un disgraziato. Una cosa ca non servi. Giustu?
AMEDEO – Preciso. Mi hai fatto il ritratto.
PROSPERO – Lei che è un attore?
AMEDEO – No, quale attore… O forse, sì, chi lo sa?
PROSPERO – Ma chi fa qualche parte in questa commedia?
AMEDEO – Sì. la parte del fesso.
PROSPERO – E pirchì è accussì dispiaciutu? Che c’è di male? Tanto è per finta,
no? E poi, se mi permette, io ormai ci ho esperienza e, secondo me, lei ‘a
parti d’o fissa la fa troppo bene. Si vede subito che è bravo.
AMEDEO – Te ne sei accorto anche tu, vero?
PROSPERO – A occhio nudo. Lei è un artista nato!
AMEDEO – E già. farò carriera!
PROSPERO – No, veramente fare carriera in questo teatro mi pare un poco
difficile. (Pausa. Abbassa la voce) Senta… siccome lei è nuovo dell’ambiente e
mi è simpatico, ci voglio dare un consiglio: stia attento che qua sono una
massa di imbroglioni! Gente senza scrupoli. Occhi aperti! Perché in questo
teatro è facile entrare… Il difficile è viverci. Mi sono spiegato?
SCENA 3
(Irrompe CARLOTTA. Ha l’aria stravolta, da folle).
CARLOTTA– Dov’è? Dov’è quel disgraziato? (Va avanti e indietro nel camerino)
Dove si è nascosto il porco? Esci fuori, vigliacco! Esci, figlio d’un cane! Non
farmi arrabbiare, hai capito? Lo sai che quando mi arrabbio, divento
pericolosa, no? (A Amedeo) Tu chi sei?
AMEDEO – (piuttosto impaurito) Amedeo.
CARLOTTA – Dimmi subito dove si è nascosto!
AMEDEO – Chi?
CARLOTTA – (fuori di sé) Come, chi?! Ma che sei scemo o vuoi pigliarmi in giro?
Rispondi! Sei scemo, per caso?
AMEDEO – No… sono qui… per caso.
CARLOTTA – Nessuno è qui per caso! O, forse, tutti siamo qui per caso! Capisci?
AMEDEO – No.
CARLOTTA – Per forza. Sei scemo!
PROSPERO – (interviene) Guardi che qua non c’è, cara signorina.
CARLOTTA – Lo vedo da me che non c’è, cretino!
PROSPERO – (a Amedeo) Ha visto? Per cretino mi pigliano e per cretino mi
lasciano …!
CARLOTTA – (ai due) E allora?
AMEDEO – Allora, che?
CARLOTTA – Ho perso la pazienza! Avanti, parlate, idioti! Altrimenti faccio un
macello! Una carneficina! Una tragedia! Ammazzo prima lui poi quella puttanella
e poi ammazzerò anche voi due scimuniti!
PROSPERO – (sbuffa) Veramente poco fa, li ho intravisti dietro le quinte…
CARLOTTA – (urla) Ah! E che facevano?
PROSPERO – E che sono un guardone, io?!
CARLOTTA – Li voglio sorprendere io stessa! Voglio guardarli in faccia a tutti
e due: il porco e la troia! (Sta per uscire ma si blocca e guarda Amedeo)
Toglimi una curiosità. Che ci fai con quella pistola giocattolo?
AMEDEO – Non è una pistola giocattolo.
CARLOTTA – (ride istericamente) Ah, no?
SCENA 4
AMEDEO – (ancora turbato) Ma chi era? Una pazza?
PROSPERO – No. Una donna gelosa. Si vede subito che lei è nuovo di
quest’ambiente! Ma ci farà i calli. Questione di tempo ma poi si abitua. E’ un
pianeta strano, quello nostro, chi ci voli fari? Il teatro! Mah! (Pausa) ‘U
travagghiu m’aspetta. Mi ha fatto tanto piacere averla conosciuta, veramente.
(Riprende la sua scopa) Mi dicissi ‘na cosa: quella che è una pistola
giocattolo?
AMEDEO – Non è una pistola giocattolo!
PROSPERO – Allura è una pistola vera?
AMEDEO – Verissima!
PROSPERO – (Non gli crede. Immagina che l’altro scherzi e sta al gioco) E
allora, non per-da l’occasione: quando si troverà in scena, ci sparassi ai suoi
colleghi artisti! Ci sparassi là dove il fondoschiena cambia nome! Tanto, chi
ci campanu a fari? Sono delle compar-se! Iddi si cridunu grandi attori ma sono
comparse e basta! Oh, li bestii! E con questo, la lascio…
SCENA 5
(Rientra DORIANA)
DORIANA – Che stanchezza! Prospero, che diavolo ci fai qui? Come ti sei
permesso, cretino?
PROSPERO – Ho fatto le pulizie, signorina Doriana e ora me ne stavo andando…
DORIANA – E che aspetti? Su, vai… vai!
(Prospero esce in silenzio)
Anche i subnormali, in questo schifo di teatro! (Ad Amedeo) Ah, lei è ancora
qui… Bravo. Dunque, mi stava dicendo… mi stava dicendo qualcosa, mi pare…
(Nel frattempo cambia il costume di scena)
Che mi stava dicendo? Lei mi scuserà, vero? La vita d’un attore è uno strazio,
mi creda. Rincorriamo sempre i minuti! Va tutto così in fretta! Corriamo…
corriamo continua-mente, noi. (Osserva distrattamente la pistola che Amedeo
continua a tenere) Lei va sempre in giro con quella pistola giocattolo?
AMEDEO – Non è una pistola giocattolo!
DORIANA – Ah no? E che cos’è?
AMEDEO – Una pistola.
DORIANA – (per nulla turbata) Lo sa che lei è veramente buffo? E che ci fa con
una pistola?
AMEDEO – Vede, mia bella Doriana… quando uno nasce disgraziato – oppure ci
diventa di-sgraziato che è anche peggio – ha due modi per risolvere i suoi
problemi: o si procura una pistola e si spara un colpo in testa oppure si
procura una pistola e se ne va in giro per far capire alla gente “normale” che
anche lui esiste.
DORIANA – (sorride ironica) La sua è una logica tremenda, senza scampo. Mi dia
ascolto, lasci perdere le pistole. Non le serviranno a nulla, mi creda! Ma poi,
santo cielo, cosa vuol fare? Aggredire le persone… sparare! Magari ammazzare
qualcuno…! Per risolve-re i suoi problemi? Via, è pazzesco!
AMEDEO – (alza la voce) Io non aggredisco, io! Io “mi difendo”! Sissignora, mi
difendo! (Pausa) Quand’ero ragazzo, mio padre mi diceva che in questo mondo di
merda, quelli che vanno avanti sono i più forti. Gli altri, i deboli, gli
incapaci, rimangono dietro! Sempre più dietro! A mangiarsi il fegato! Ora, cara
signorina, sono anni che io sto die-tro! E di fegato, me n’è rimasto quasi
niente… Quasi niente ma mi è bastato: per met-termi in mano questa pistola!
Perché se uno questa benedetta forza non ce l’ha, che deve fare? Restare sempre
“dietro”? Trascinarsi per tutta la vita fino a raggiungere la fossa?
Nossignore! Io non ci sto! Visto che sono un debole, mi devo difendere! E con
questa ora… (indica la pistola) ho messo le cose a posto. Ora, il mio rapporto
con la gente è stato messo su un piano di parità. C’è più equilibrio… e il
problema dell’ingiustizia so-ciale l’ho risolto… a modo mio!
DORIANA – (serafica) L’ha risolto davvero?
AMEDEO – Sono… sulla buona strada.
DORIANA – (applaude) Bravo! Una bella performance, la sua. Ma sa che lei sarebbe
un otti-mo attore? Non scherzo, sa? Lei ha stoffa, temperamento, carattere,
personalità… Dav-vero!
AMEDEO – Ha visto che sono sulla buona strada? Ma il merito, come stavo a dirle
prima, non è mio. E’ di questa (indica la pistola).
DORIANA – Non sia modesto…
AMEDEO – E allora, per questi soldi che devo aspettare la fine del terzo atto?
DORIANA – Ottimo attore. E le ripeto che non scherzo.
AMEDEO – Nemmeno io scherzo. Mi dia i soldi o sparo.
DORIANA – (tranquilla) E allora, spari. Che aspetta?
AMEDEO – (confuso) Che aspetto? Aspetto i soldi, aspetto!
DORIANA – Non ho soldi.
AMEDEO – Le faccio osservare che ha una pistola puntata addosso!
DORIANA – Se mi puntasse un cannone, sarebbe lo stesso.
AMEDEO – (urla) Fuori i soldi!
DORIANA – (urla) Non ho un soldo! Non ho un soldo! Non ho un soldo! Va bene?
AMEDEO – Isterica!
DORIANA – Fissato!
(Si sente bussare. Amedeo nasconde la pistola)
Avanti!
SCENA 6
(Impacciato e timido, entra GUSTAVO)
GUSTAVO – Posso?
DORIANA – Entra!
GUSTAVO – Davvero?
DORIANA – Se ti dico di entrare! (Riprende a truccarsi)
GUSTAVO – Non avevo sentito bene. Buona sera, Doriana. Buona sera, caro
signore. Anche lei della compagnia? Qual è il suo ruolo, se non sono
indiscreto? Non mi pare d’averla vista, prima…
DORIANA – Non lo conosci perché non ha ancora un ruolo fisso.
GUSTAVO – Lo troverà, lo troverà il personaggio giusto. In questo teatro,
ciascuno ha il ruolo che più gli si addice. Gli spettacoli cambiano, le vicende
cambiano ma ciascuno di noi conserva il personaggio che gli è stato assegnato.
E’ una regola.
DORIANA – Gustavo, non stare a seccare la gente!
GUSTAVO – Crede che io la stia seccando?
AMEDEO – E qual è il suo personaggio?
GUSTAVO – Io? Io faccio sempre la parte del timido, dell’imbranato. Sempre.
AMEDEO – Chi l’avrebbe detto? E le piace? Dico: è soddisfatto?
GUSTAVO – (si stringe nelle spalle) Soddisfatto? Non saprei. Abituato,
piuttosto. Ecco, direi che ormai mi sono abituato. Io credo che bisogna sapersi
accontentare. Ed io mi sono accontentato. Come dice il proverbio? “Chi
s’accontenta, gode”.
AMEDEO – E lei… gode.
GUSTAVO – Già. (Accenna un sorriso idiota) Lei proviene dal classico?
AMEDEO – No. Commerciale.
GUSTAVO – (ride) Che tipo!
DORIANA – (ride) Gustavo intendeva il “teatro classico”. (A Gustavo) No, il
signore credo abbia fatto gavetta nello ”Sperimentale”.
GUSTAVO – E ha fatto bene. Una buona scuola, certamente. Anch’io avrei voluto,
sa? Ma le traversie della vita o la mia indole, chissà… Comunque, lei ha fatto
bene, a mio mode-sto parere. Perché, vede, il teatro di ricerca sviluppa
capacità intuitive…
DORIANA – (lo interrompe) Gustavo, falla finita! Come timido, sei un po’ troppo
rompiballe, mi pare.
GUSTAVO – Ah, sì, sì… verissimo. Io, spesso, non me ne rendo conto ma è la
pura, purissima verità. Sono un gran rompiballe. (Trae a sé Amedeo) Mi perdoni,
signore…
AMEDEO – Cosa…?
GUSTAVO – Devo chiederle un favore…
AMEDEO – Un favore? Che favore?
GUSTAVO – Non mi dica di no. Mi dice di no? Mi dica di sì.
AMEDEO – Ma si può sapere che…
GUSTAVO – Un grosso favore. A buon rendere, naturalmente. Sono certo che mi
darà occa-sione di dimostrarle tutta la mia gratitudine. No, no, non dica
niente! Saprò ricambiare il favore, le dico.
AMEDEO – Senta…
GUSTAVO – Vede… io sono così timido che quando mi guardo allo specchio… divento
rosso e balbetto… Sì, balbetto. Non posso farci niente. Sono fatto così.
AMEDEO – Sì, ho capito, ma…
GUSTAVO – Ecco, le spiego. Io… (abbassa il capo. Sottovoce) Io amo Doriana.
AMEDEO – Congratulazioni. Ma io che c’entro?
GUSTAVO – (improvvisamente aggressivo) La smetta d’interrompermi, ha capito?
(Torna ad essere timido e impacciato) Come stavo a dirle… io amo Doriana ma a
causa di questa mia… dannata, irreversibile timidezza, non sono mai riuscito a
dichiararle il mio amore. Lo so, è ridicolo ma non posso farci niente…
AMEDEO – Ma perché, io posso farci qualcosa?
GUSTAVO – Lei? Ma certo! E’ la Provvidenza che l’ha mandata qui, oggi! La
Provvidenza!
AMEDEO – (stordito) Dice?
GUSTAVO – Dico! Se lei sapesse! Sono dieci anni che aspetto questo momento! Dieci
lunghi anni che mi danno l’anima, mi strazio il cuore…! Dieci anni!
AMEDEO – E dopo dieci lunghi anni… arrivo io.
GUSTAVO – Arriva lei!
AMEDEO – La Provvidenza.
GUSTAVO – Sì, sì, la Provvidenza!
AMEDEO – Come se ci fossimo dati appuntamento.
GUSTAVO – Se vuole.
AMEDEO – Per fare che?
GUSTAVO – Le spiego. Io ci ho provato, mi creda… Ho provato mille volte a darmi
corag-gio… Niente da fare. Tutte le volte che tentavo di parlarle… niente! La
voce mi è sem-pre rimasta qui, in gola. Fonemi… farfugliamenti… balbettii… e
nient’altro. Ah, ma adesso c’è lei! C’è lei che è venuto a salvarmi la vita!
Lei!
AMEDEO – La Provvidenza.
GUSTAVO – Lei sarà la mia voce. (Si eccita, va acquistando sicurezza) Lei
parlerà per me. Sarà il mio Cirano di Bergerac! E le dirà quanto l’amo. Glielo
dirà?
AMEDEO – Che cosa?
GUSTAVO – Ma gliel’ho detto! Lei si distrae, si agita, non mi ascolta…! Lei
sarà Cirano!
AMEDEO – Ma che Cirano d’Egitto!
GUSTAVO – Lei si confonde. Quella è Cleopatra non Cirano!
AMEDEO – Senta, io non ho mai fatto queste cose… Non saprei neppure da dove
comincia-re… Lasciamo perdere, è meglio. Glielo dirà lei stesso, quando si
sentirà… quando…
GUSTAVO – (deciso. Sguardo da folle) Nient’affatto! Glielo dirà lei! O forse
preferisce ve-dermi navigare per altri dieci anni in un mare d’angoscia e
d’incertezza, come Ulisse…?
AMEDEO - (lo guarda atterrito) Come… Ulisse?
GUSTAVO – (sinistro) Lei… “deve” aiutarmi.
AMEDEO – (timido e confuso) Ma è troppo stupido… troppo ridicolo!
GUSTAVO – (urla, fuori di sé) Stupido?! Ridicolo?! Ma siamo ammattiti?
DORIANA – (interviene) Lo faccia contento. Stia al gioco. Vede, fa così con
tutti… A chiun-que chiede la stessa identica cosa. E’ una mania, la sua. Una
ingenua mania. Ma Gusta-vo è assolutamente innocuo creda. E’ come un bimbo. Io
lo conosco bene. Sia buono, dunque lo assecondi.
AMEDEO – (si scuote) Senta, non sono un pagliaccio, io! Signori miei, qua,
stiamo perdendo di vista il filo del discorso. (Urla) Fino a prova contraria,
la ragione della mia “visita” è un’altra! O ce lo siamo dimenticati? (Cava di
tasca la pistola).
(Alla vista dell’arma, Gustavo saltella eccitato, batte le mani…)
GUSTAVO – Bene! Bravissimo! Che idea fantastica! Ecco, bene, bene… assuma un
atteggia-mento deciso! Forte… virile… violento, magari! Mi piace, mi piace! Lei
è geniale!
AMEDEO – (calmo) Ora v’ammazzo a tutti e due e mi tolgo il pensiero.
DORIANA – (nervosa) Ma perché vuol rovinare tutto, perché? Che gusto ci prova,
eh? Me lo dica!
GUSTAVO – (inviperito, a Doriana) Sei una bestia! Non ti devi intromettere, hai
capito? De-vi stare zitta! Un’altra parola e ti spacco quel bel musetto da oca
rincoglionita!
AMEDEO – (strabiliato) Ma… non era timido… innocuo…?
DORIANA – Quella del timido è la parte che gli hanno imposto, non quella che
più gli piace.
GUSTAVO – (sovreccitato e pieno di entusiasmo) Parlerò col regista. Gli dirò
che ti dia –possiamo darci del tu, vero? – Sì, gli dirò che ti dia un bel
personaggio…! Un gangster oppure uno stupratore, eh? Uno di quelli che gode nel
violentare le donne! Nella nostra commedia manca giusto un attore come te. Eh,
si vede che hai fatto l’”Avanguardia”… altro che! Un maniaco sessuale! (Sempre
più caricato ed eccitato) Afferri con decisio-ne la tua vittima – una bella
vergine, naturalmente! – le strappi i vestiti… gli indumenti intimi e poi… e
poi scopri la sua bianca pelle nuda, selvaggia…! E poi… (ammicca furbescamente)
Che ne dici? Ti va? Ma è naturale che ti va! Magari, invece di spararle un
colpo di pistola, usi il coltello… E’ più dolce… più romantico… ne convieni? Le
ta-gli la gola. Così! Bello, bellissimo! Suggestivo! Un inno alla brutalità, al
sadismo! Il trionfo della crudeltà! Potessi avere io un ruolo simile! Ma io,
purtroppo, non ne sono capace… Parlerò col regista, te lo prometto. Adesso,
torniamo a noi. Tu, Doriana, con-tinua a truccarti e non rompere le palle. Tu,
invece, tu – scusa, come ti chiami?
AMEDEO – (inebetito) Amedeo.
GUSTAVO – Benissimo. Vieni qui, Amedeo. Punta la tua pistola su di lei.
AMEDEO – Così?
GUSTAVO – Sì, così. Ora, l’espressione. Voglio un’espressione da duro…
AMEDEO – (fa quel che può) Così?
GUSTAVO – (senza rispondere, torna al suo ruolo di timido) Io non ho il
coraggio, mi creda. Lei, invece, potrà fare miracoli. Con quella pistola, poi…
AMEDEO – Che… che devo dire?
GUSTAVO – Ripeta tutto quello che io le suggerisco.
AMEDEO – Sì.
GUSTAVO – E’ pronto?
AMEDEO – Sì.
GUSTAVO – Doriana, amore mio…
AMEDEO – Doriana, amore mio…
GUSTAVO – Se non vuoi dare ascolto alle mie parole, ascolta il mio cuore…
AMEDEO – Se non vuoi dare ascolto alle mie parole, ascolta il mio cuore…
DORIANA – (nervosa) Gustavo, non seccarmi!
GUSTAVO - … che palpita per te!
AMEDEO - … che palpita per te.
GUSTAVO – Sei crudele, Doriana…
DORIANA – Sei stronzo, Gustavo!
AMEDEO – (a Doriana) Stia al gioco anche lei, no?
DORIANA – Ma io “sto” al gioco.
GUSTAVO – Non odiarmi, ti prego…
AMEDEO – Non odiarmi, ti prego…
DORIANA – Ma vattene!
GUSTAVO – Amami! Amami solo per un poco ma amami!
AMEDEO – (preso dall’ansia, si confonde) Amami! Solo per poco ma… ma…mamami!
GUSTAVO – Se non vorrai amare me, non amerai nessuno perché io ti toglierò la
vita!
(Amedeo rimane senza parole. Silenzio imbarazzato)
DORIANA – (a Gustavo) Sei un birichino, tu! Ecco quello che sei! Un piccolo,
cattivo ma-scalzoncello! (Sempre più affettuosa e materna) Vieni qui,
Gustavino… vieni da Do-riana tua…
(Gustavo le si avvicina come un bimbo che ha appena fatto una marachella e si
siede sulle
ginocchia di lei).
Cattivone! Brutto cattivone! Cosa volevi fare alla tua Do-do, eh? Volevi
ucciderla?
(Gustavo nega col capo)
Non volevi uccidere sul serio la tua Do-do, nevvero? (Sorride comprensiva) Il
mio pic-colo, dolce, dolce assassino… che voleva ammazzare la piccola, dolce
Do-do! Lo sai che dovrei darti tante botte sul culetto? Lo sai?
GUSTAVO – Facciamo la pace, Do-do?
DORIANA – Non lo meriteresti.
GUSTAVO – Facciamo la pace, Do-do!
DORIANA – E va bene. Facciamo la pace, Gustavino.
(I due si baciano con eccessivo, plateale trasporto)
GUSTAVO – (si alza dalle ginocchia di Doriana. Poi, compito come un gentiluomo ingle-se…)
Grazie, Doriana. E grazie anche a lei, gentile signore. Lei ha dato un senso
alla mia vita. Le sono debitore. Buona sera, caro signore. Buona sera, Doriana.
DORIANA – (si aggiusta i capelli) Buona sera, Gustavo.
AMEDEO – (trasecolato) Buona… sera.
(Gustavo lentamente e con molta eleganza, esce).
SCENA 7
AMEDEO – (ancora scosso) E… finisce sempre in questo modo… il “gioco”?
DORIANA – Sempre così. Cosa vuole, mi fa tanta tenerezza! Mio marito ha le sue
piccole ma-nie… è rimasto un po’ infantile ma è tanto buono… è adorabile…
AMEDEO – (sconcertato) Cosa, cosa…? Suo marito?! Quello lì sarebbe…
DORIANA – (risentita) “Quello lì” è mio marito. Gustavo mi ha sposata cinque
anni fa.
AMEDEO – Ah, ecco… (scoppia in una risata irrefrenabile, quasi isterica)
DORIANA – Non vedo cosa ci sia tanto da ridere. La smetta, per favore! Ma vuole
smetterla?
AMEDEO – (senza riuscire a trattenersi) Mi scusi ma è troppo divertente…! Mi
scusi…
DORIANA – Sa una cosa? Lei potrebbe diventare un buon attore ma le manca una dote:
la fan-tasia. Non ha fantasia, caro mio! Ecco perché i comportamenti umani più
semplici la sorprendono…e la turbano.
AMEDEO – E già, ha ragione lei. Non ho certo la fantasia di voi attori. Per
fortuna. (Ridacchia ancora) Comunque, basta con le sciocchezze. Mi faccia la
cortesia: mi dia i soldi.
DORIANA – Non ha fantasia e non ha memoria. Le ho già detto che non ho un
soldo. Dunque, perhé insiste?
AMEDEO – Insisto perché “devo” insistere. Così come lei resiste perché “deve”
resistere.
DORIANA – Bravo. Ineccepibile. In ogni gioco, ciascuno deve rispettare il
proprio ruolo. Vuo-le smentirmi, eh? Lei vuole dimostrare che la fantasia non
le fa difetto e che, in definiti-va, ama giocare… come tutti!
AMEDEO – (severo) Può darsi. Però tenga presente che in questo “gioco”, lei
potrebbe diven-tare la mia vittima e io il suo carnefice!
UNA VOCE fuori scena – Doriana! Mancano tre minuti!
DORIANA – D’accordo! Arrivo! La devo lasciare ancora una volta. Mi scusi.
Capirà: sta per cominciare il secondo atto. Continueremo più tardi la nostra
piacevolissima conversa-zione… Sono certa che non andrà via… Lei, ormai, è in
trappola! (Ride) A bientot, mon amis!
UNA VOCE fuori scena – Doriana!
DORIANA – (mentre esce) E che cavolo! Manca ancora un minuto, no?
SCENA 8
(Amedeo rimane solo. Guarda la pistola che ha in mano. Scuote la testa. Si
siede. Lo sguar-do fisso nel vuoto. Osserva ancora la pistola)
AMEDEO – Il secondo atto! Prendi una pistola in mano e vedrai che tutto sarà
diverso. La tua immagine sarà diversa! Tutte fesserie! Ma quando mai! Mi ero
illuso che potevo dare un calcio al mondo…! Il mondo doveva rotolare ai miei
piedi come una palla di gomma afflosciata…! Quanto sono cretino! Il mondo, caro
Amedeo, continua a girare e conti-nua a fottersene di te! Non esisti! (Si
rivolge alla pistola) Non abbiamo impressionato nessuno, cara mia. Sono tutti
troppo occupati a “giocare”! In fondo, sono dei poveri di-sgraziati come me.
Giocano. Giocano perché anche loro vorrebbero cambiare “faccia-ta”… Giocano a
ritoccare la propria fotografia… Solo che l’”origi-nale” rimane quello che è.
Bello o brutto, rimane quello che è…
SCENA 9
(Sull’uscio fa capolino PROSPERO)
PROSPERO – Ma chi fa, parra sulu?
AMEDEO – Ogni tanto mi capita.
PROSPERO – (entra) Lo so. Capita un poco a tutti, egregio signore. Io, per
esempio, siccome sugnu sulu quasi sempri… quasi sempre parlo da solo. E che
devo fare? Mi tengo com-pagnia. Certo, c’è quando mi piace e c’è quannu mi
siddiu macari a sintirimi…! Però, in genere, mi ascolto volentieri.
AMEDEO – Tu “credi” di parlare da solo ma non è così.
PROSPERO – Ah, no? E cù cu’ parru?
AMEDEO – Nessuno parla da solo, caro Prospero! Vedi… quando uno si disgusta
della pro-pria fotografia, tenta di comunicare con l’originale…
PROSPERO – Con l’originale?
AMEDEO – Certo. Per ritrovare il bandolo della matassa. Per riprendere il filo
del discorso…E sì perché ogni tanto, ‘stu filu si rompe o si perde… e uno perde
i contatti col proprio o-riginale. Hai capito?
PROSPERO – (con la mimica fa intendere d’aver capito poco ma subito dopo,
sicuro) No.
AMEDEO – Eppure è semplice.
PROSPERO – Lei è un attore istruito e parla difficile…
AMEDEO – Segui il mio ragionamento…
PROSPERO – Sissignore. Anzi ora m’assettu accussì mi veni megghiu. (Gli siede
accanto)
AMEDEO – Io, tu, tutti… siamo delle “fotografie”, delle “copie”. E allora,
l’”originale” dove sta?
PROSPERO – Dal fotografo…?
AMEDEO – Dentro di noi. Ora, la fotografia – cioè la nostra immagine – è quella
che vedono gli altri… e perciò noi ci sforziamo di cambiarla… di “ritoccarla”… Perché?
Per sem-brare diversi. Che so, più belli, più interessanti, più forti, più
intelligenti… Certe volte ci riusciamo e certe volte no. Io, per esempio… mai.
Non sono mai stato capace. Taluni, invece, ci riescono così bene che finiscono
con l’ignorare del tutto il proprio originale.
PROSPERO – E si vede che la fotografia, a certuni, ci piace più dell’originale.
AMEDEO – E bravo a Prospero! E poi, dicono che sei cretino! Però, ricordati
questo: le perso-ne che amano troppo la propria fotografia vivono nell’illusione
di essere ciò che non so-no… E stai tranquillo che ‘sti signori non parlano mai
“da soli”… per paura! Paura di dovere fare i conti con l’originale!
PROSPERO – Mah! Io, però, penso che prima o dopo, uno deve farli i conti cù
‘st’originale. Non è che si può essere fotografia per tutta la vita…!
AMEDEO – E perché no?
PROSPERO – Ca comu perché no? Perché se gli altri scoprono che sei solo una
copia, finìu!
AMEDEO – No. No, perché, in tal caso, uno, presto presto, si affretta a dare
qualche altro ri-tocco, a cambiare qualche “elemento”. Insomma, la regola è
una: nessuno sia mai se stesso. In modo che nessuno scopra la nostra vera
identità.
PROSPERO – Certo che se il mio originale è come la fotografia… parola d’onore,
fussi cosa di sputarici ‘nta facci! Ma io mi domando e dico: perché dobbiamo
complicare l’esistenza? Perché una fotografia non deve essere uguale al suo
originale, come sarebbe di giusto?
AMEDEO – Che ci vuoi fare? L’essere umano è come un bambino… Ha bisogno di
ricono-scimenti, apprezzamenti, elogi…! E allora, vive nella continua ricerca
di un modello che piaccia a tutti. “Sarò accettato così? E così? Chissà se così
avrò successo?”
PROSPERO – A proposito di bambini, quand’ero piccolo, lo sa che cosa mi piaceva
fare? Prendere la foto di mio nonno, buonanima, e “ritoccarla”, come dice lei.
Un giorno gli disegnavo la barba e gli tappavo un occhio! Un altro giorno gli
mettevo i baffi e gli oc-chiali…(ride) Mischinu, chi pareva riddiculu!
AMEDEO – E già. Questo gioco piace anche a certe persone adulte: prendono la
nostra foto-grafia e ne fanno quello che vogliono. Un giorno ci tappano gli
occhi, un giorno le orec-chie… Un altro giorno ci mettono un bel cerotto nella
bocca…! Ah, se gli originali a-vessero la forza di ribellarsi!
PROSPERO – (si alza) Mi piace comu parra, sa? M’ha fattu doliri ‘a testa però
mi piaci. Dice cose interessanti, lei. Ora mi ni vaiu prima c’arriva qualche
pazza. Arrivederla! (Mentre esce) Bravu! Mi piaci comu parra… bravu!
(Prospero esce)
SCENA 10
AMEDEO – (da solo) Era più confuso che persuaso, il povero Prospero! E ha
ragione. D’altronde, in questo mondo, tra fotografie e originali, c’è veramente
una gran confu-sione!
(Si mette comodo sulla poltroncina)
Mah! Aspettiamo la fine della commedia.
Lentamente SIPARIO
ATTO SECONDO
Il palcoscenico di un vecchio teatro. Alcune sedie, un tavolo, dei praticabili,
drappi di
vario colore e spezzati di scena qua e là…Sul fondo, un telo nero.
Quando il sipario si aprirà, sulla scena vedremo il REGISTA, il giovane GUSTAVO
e
CARLOTTA.
A sipario chiuso – le luci di sala ancora accese– tuona la voce fuori scena del
REGISTA.
SCENA 1
VOCE DEL REGISTA – E allora, lo vogliamo aprire questo schifo di sipario, sì o
no?
(Il sipario rimane chiuso) Il sipario! Maledetti! Stronzi!
ALCUNE VOCI fuori scena – Sipario! Sipario!
(Il sipario si apre velocemente).
REGISTA – (vistosamente miope, porta dei grossi occhiali) Aria! Aria! Porca la
miseria ladra! Hanno la mania di chiudere! (Urla verso le quinte) Qui, se c’è
qualcosa che bisogna chiudere, sono i cessi! Va bene? I cessi! Non il sipario!
Idioti! (Pausa) Gustavo! In quale buco ti sei rintanato? Dove sei, figlio d’una
scimmia zoppa?
GUSTAVO – (che è seduto assieme a Carlotta. Timidamente) Io sto qua, dottore…
REGISTA – (dopo alcuni tentativi, lo localizza) Ah, bravo, bravo… E dove sta
quell’altra…?
GUSTAVO – E’ là, dottore…
REGISTA – Là? E’ aleatorio! Là, dove? Ma che facciamo, giochiamo a rimpiattino?
GUSTAVO – No, dottore… Carlotta è seduta là, parola d’onore…
CARLOTTA – (sbuffa) E’ da mezzora che me ne sto qua, seduta come una ebete!
REGISTA – (le si avvicina minaccioso) Embé? E allora? Qua, noi lavoriamo!
Sgobbiamo! E se c’è da star seduti per mezzora, tu te ne stai seduta per
mezzora! Va bene? Se te lo ordino io, tu ti siedi per sei ore, per una
giornata…! Per un mese! Va bene?
CARLOTTA – Ma mica devo fare la parte della paralitica!
REGISTA – E se anche fosse? Avresti qualcosa da obiettare?
CARLOTTA – (implorante) Dottore, perché mi umilia? La prego, dottore, non mi
faccia fare la paralitica! Ne soffrirei troppo, dottore! La scongiuro, dottore,
non mi rovini…! Sono ancora così giovane…!
REGISTA – Vedremo, vedremo!
GUSTAVO – Se permette…
REGISTA – Non permetto! Va bene?
GUSTAVO – Va bene.
REGISTA – (a Carlotta) Tu non farai la paralitica. Farai la donna violentata
dal maniaco.
CARLOTTA – (entusiasta) Oh, grazie, dottore! Fare la violentata è la mia più
grande aspirazione, dottore! Lei mi rende felice, dottore! Lei ha capito la mia
personalità! Ha intuito le mie doti artistiche…! Lei è grande, dottore! Lei…
REGISTA – Basta! Sta’ zitta! Va bene?
CARLOTTA – Certo, dottore. Va bene, dottore.
SCENA 2
AMEDEO – (sospinto da Doriana, entra con la pistola in pugno) Ma no, le dico,
io non sono capace! Per favore, vuole smetterla di spingermi?
DORIANA – Non faccia il bambino ed entri! Su, coraggio…
AMEDEO – Non ho nessuna intenzione di…
DORIANA – Mi creda: ne sarà entusiasta! Si divertirà come un matto!
AMEDEO – Io non sono affatto venuto per divertirmi! E lei lo sa bene! Dunque…
REGISTA – (urla infuriato) Silenzio! Facciamo silenzio, va bene? Chi diavolo è
costui?
DORIANA – Un attore formidabile, dottore.
GUSTAVO – E’ vero. E se permette…
REGISTA – Non permetto! Mai! Va bene?
GUSTAVO – Va bene.
REGISTA – (osserva molto da vicino Amedeo) Dunque, dunque, dunque… Costui
sarebbe un attore, eh?
GLI ALTRI – Sì, dottore.
REGISTA – Silenzio!
GLI ALTRI – Sì, dottore.
REGISTA – Vediamo un po’. Girarsi! (Amedeo esegue) Fammi vedere le mani!
(Amedeo esegue) Ma che ci fai con quella pistola giocattolo?
AMEDEO – Non è una pistola giocattolo.
REGISTA – Ah, no? E che cos’è?
AMEDEO – Una pistola.
REGISTA – E perché mai vai in giro con una pistola?
AMEDEO – Beh, il discorso sarebbe lungo…
REGISTA – Va bene, va bene… Non me ne frega assolutamente nulla! La cosa non mi
riguarda. Del resto, ognuno di noi ha le sue piccole fissazioni, le sue manie…
Una volta, ho conosciuto un tizio che si portava sempre dietro una vecchia
sedia-sdraio…
CARLOTTA – Che strano! E perché?
REGISTA – Aveva bisogno di riposarsi spesso. Era stanco della vita.
CARLOTTA – Ah, beh…
REGISTA – Ma torniamo a noi. Sì, sì, sì… questo giovanotto non mi dispiace…
Fisico asciutto… Sguardo intelligente da ebete… Comportamento paranoico…
GUSTAVO – A questo proposito, dottore, se permette…
REGISTA – No! Assolutamente, inderogabilmente, indiscutibilmente no! Va bene?
DORIANA – Non indisporre il dottore e stai zitto, stupido.
GUSTAVO – Certo.
REGISTA – Benvenuto nella nostra famiglia, giovanotto!
TUTTI – Benvenuto nella nostra famiglia!
AMEDEO – Grazie.
REGISTA – Prego. (Lo osserva ancora e con la massima scrupolosità) Che idea!
Che idea magnifica! Che ispirazione! Che ispirazione!
DORIANA – Il dottore ha avuto un’ispirazione! Viva il dottore!
TUTTI – Viva il dottore!
AMEDEO – (senza convinzione) Viva il dottore.
REGISTA – Tardivo ma efficace! Bravo! (Ride di gusto. Ridono anche gli altri)
Basta così, dementi! Ascolta, mio giovane amico, ti darò un ruolo superbo…
affascinante! Farai il maniaco! Contento?
AMEDEO – Il… maniaco?
(Tutti battono le mani eccitati)
REGISTA – Il maniaco sessuale, naturalmente! Va bene?
TUTTI – (ad Amedeo) Va bene?
AMEDEO – Ma… io non ho mai fatto il maniaco…
TUTTI – Storie!
AMEDEO – E non ho mai fatto l’attore.
REGISTA – Meglio! Io non voglio un attore! Non mi serve un attore! Io ho bisogno
di una creatura genuina, vergine e primitiva! Va bene?
TUTTI – Genuina, vergine e primitiva!
REGISTA – Va bene?
AMEDEO – E… sarò pagato per fare la creatura genuina, vergine…
REGISTA – (ride) Ma certo… che no! (Agli altri) Siete forse pagati, voi?
TUTTI – Mai!
REGISTA – Va bene? (Prende sottobraccio Amedeo e passeggia sul proscenio) Vedi,
figliolo… Noi non siamo dei volgari mercenari. Ciascuno di noi non è qui per il
miserabile, sudicio denaro… ma per realizzare se stesso. Per scoprire la
propria dimensione animale in piena libertà e in totale, assoluta assenza di
democrazia! Va bene?
TUTTI – Va bene!
REGISTA – Qui, mio giovane e insignificante amico, in un certo senso, si gioca.
Si gioca a vivere. Per giocare, pretenderesti una paga?
AMEDEO – Ma… mi faccia capire… il pubblico pagherà un biglietto o no?
REGISTA – Ma è ovvio… che no! Tuttavia, la gente viene. Magari per curiosare ma
viene. La gente ama ficcanasare nelle altrui esistenze!
(Improvvisamente, lo pianta in asso, si rifugia in un angolo e sfoglia,
eccitato, un copione)
DORIANA – Vedrai che successo!
CARLOTTA – Io mi chiamo Carlotta. Sarò io la tua partner. (Ammiccante) La donna
violen-tata dal mostro… Violentata, eh? Sei contento? Che ne dici? Tu come ti
chiami?
AMEDEO – Amedeo.
DORIANA – (a Carlotta) Cosa, cosa? Tu saresti la sua partner?! Che ridere! Lo
vedremo, piccola stronza! Stupida oca! Attrice da casino!
CARLOTTA – Doriana, la puttana! Doriana, la puttana!
GUSTAVO – (alle due donne) Se permettete…
CARLOTTA – DORIANA – No!
DORIANA – (a Carlotta) Io ti trito a pugni i dentini e poi ti spappolo quel bel
muso di scimmia!
CARLOTTA – E io ti stacco una gamba con un morso e con quella ti prendo a calci
in culo!
(Si lanciano urlando l’una contro l’altra in una lotta accanita)
GUSTAVO – (eccitato) Brave! Brave! Così! Forza! Dateci sotto! (Ad Amedeo che
tenta di dividere le contendenti) Togliti dai coglioni, tu! Sì, scatenatevi!
Belve! (Ride come un folle) Così! Siete delle belve! Divoratevi! Il sangue!
Dov’è il sangue? Voglio vedere il sangue!
AMEDEO – Ora basta… per favore… signorine…!
GUSTAVO – Ma sta’ zitto, idiota! Se non riesci a divertirti, fatti gli affari
tuoi, almeno! (Alle donne) Siete bravissime! Siete formidabili! Tutto questo è
bello, meraviglioso, brutale!
REGISTA – (che non si è accorto di nulla. Alza gli occhi dal copione)
Eccezionale! Eccezionale!
(Si avvicina agli altri) Beh? Che diavolo succede qui? (Non riesce a
individuare chi è implicato nella rissa) Gustavo! Alzati e vergognati!
Maltrattare una donna! Che schifo!
GUSTAVO – Ma… dottore…!
REGISTA – Silenzio! Maledetto! Se ne avessi il tempo, ti strapperei i… ma non
ho il tempo!
GUSTAVO – Dottore, se permette…
REGISTA – No. Va bene?
GUSTAVO – Va bene.
REGISTA – Gustavo!
GUSTAVO – Sì, dottore?
REGISTA – Vieni qui! Avvicinati!
(Gustavo esegue. Il Regista gli molla un sonoro ceffone. Gli altri applaudono).
Così impari, animale! Vai al tuo posto!
(Gustavo rientra nei ranghi fra rumorosi sberleffi).
Adesso al lavoro! Basta celiare. Va bene? Qui si celia troppo, va bene?
TUTTI – Va bene.
REGISTA – Dunque, dunque, dunque… Ricapitoliamo. Carlotta!
CARLOTTA – Sì, dottore?
REGISTA – Titolo dell’opera che andiamo a provare.
CARLOTTA – “Al violentatore piacciono tutte tranne le vecchie”.
REGISTA – Bravissima. Doriana!
DORIANA – Sì, dottore?
REGISTA – Quando e dove si svolge l’azione?
DORIANA – Quando e dove vuole lei, dottore!
REGISTA – Magnifico! Gustavo!
GUSTAVO – Sì, dottore?
REGISTA – Riassumi la trama.
GUSTAVO – (in panne) Sì… la trama… Dunque… La trama si svolge… Tutto ha inizio…
REGISTA – (urla fuori di sé) Subnormale! Rincoglionito! Stronzo! Va bene? Tu
non parli, tu! Tu non fai che sbavarti addosso, tu!
GUSTAVO – Ecco… Vede, dottore… non ho avuto il tempo di ripassare il copione…
REGISTA – Gustavo!
GUSTAVO – Sì… dottore?
REGISTA – Vieni qui. Avvicinati.
GUSTAVO – Certo, dottore. (Ancora una volta si avvicina al Regista. Altro
ceffone e altro applauso)
REGISTA – Così impari a studiare, disgraziato! Torna al tuo posto! (Ancora
sberleffi degli altri)
CARLOTTA – Posso dirla io la trama, dottore?
DORIANA – No! Voglio dirla io! Voglio dirla io!
REGISTA – Silenzio! O vi spacco il cranio, maledetti! (Improvvisamente calmo)
Illustrerò la trama. Siamo in un appartamento. Forse borghese e forse no. Al
quinto piano o all’ottavo, non importa un fico secco. In un palazzo di
periferia… o in pieno centro, chi se ne frega? Nella città che io preferisco.
AMEDEO – Qual è la città?
TUTTI – Sssttt!! Quella che preferisce il dottore, no?
REGISTA – Qui vive una coppia di sposi. Lei è estremamente bella, sensuale,
affascinante… Lui, no. Lui è un essere insignificante, timido, pauroso… (Guarda
Gustavo con intenzione) Un ometto grezzo, scialbo, privo di qualsivoglia
personalità… Un coglione, insomma…
GUSTAVO – (con convinzione) Grazie, dottore.
REGISTA – Non ringraziarmi. Te lo meriti. Assieme a questa coppia, vive una
cameriera. Una ragazza molto semplice… quasi idiota… ma attraente e decisamente
formosa. Una sera… Una sera fredda e piovosa d’inverno… o una torrida sera
d’estate, non ha la minima importanza… entra in azione il violentatore. Lo
stupratore. Il mostro che, da mesi, terrorizza la città. Un uomo sanguinario,
deciso…! Una belva spregevole e crudele! Egli non ha scrupoli, non conosce
alcuna morale… Continua tu, Carlotta!
CARLOTTA – Sì, dottore. Egli non ha scrupoli, non conosce alcuna morale, non
conosce paura… non conosce neppure le sue vittime… (tentenna) Le conosce,
dottore?
REGISTA – Chi?
CARLOTTA – Le sue vittime. Le conosce?
REGISTA – Ma a chi vuoi che interessi, cretina?! Continua!
CARLOTTA – Sì, dottore. L’uomo approfittando del buio, s’introduce
nell’appartamento del quinto piano… (Qualcuno le fa segno che potrebbe non
essere il quinto piano) Ma… poiché s’accorge di avere sbagliato appartamento…
sgattaiola nel buio… fuori… Richiude la finestra e va al sesto piano… (Altri
suggerimenti) Poi ci ripensa e finalmente va all’ottavo piano. Giuntovi, forza
con delicatezza la finestra…
AMEDEO – Ma, scusate… come ha fatto ad arrivare, dall’esterno, alla finestra di
un ottavo piano?
REGISTA – (spazientito) Fantasia! Un po’ di fantasia! Il teatro… la vita stessa
è fantasia! Va bene?
TUTTI – Fantasia. Va bene?
REGISTA – Basta così. Il resto lo dirò io quando e se ne avrò voglia. Adesso,
tutti al lavoro! Tu, Carlotta e tu, Gustavo, siete la coppia di sposi. Tu,
Doriana, la cameriera. E tu… tu come ti chiami?
AMEDEO – Amedeo, dottore.
REGISTA – Tu, Amedeo, farai…
AMEDEO – Il maniaco, lo so.
REGISTA – Bravo. Sei sveglio. Meglio così. Ti dirò io quando entrare e cosa
fare. Va bene?
AMEDEO – Va bene.
REGISTA – Toglietemi il “piazzato”! Atmosfera! Via con la prima scena!
(Gustavo e Carlotta si siedono. Lei legge un libro. Lui guarda un’inesistente
televisore)
CARLOTTA – (distrattamente) Perché guardi sempre la televisione?
GUSTAVO – Perché mi piace, la televisione.
CARLOTTA – Sei “pubblicodipendente”.
GUSTAVO – Si dice “teledipendente”.
(Pausa).
CARLOTTA – In ogni caso, resti sempre un “dipendente”.
GUSTAVO – Tutti dipendiamo da qualcuno o da quualcosa.
CARLOTTA – Io non dipendo da niente e da nessuno.
GUSTAVO – Dipende.
CARLOTTA – In che senso?
(Gustavo non risponde)
CARLOTTA – (irritata) In che senso?
GUSTAVO – (incolore e piatto, da robot) La domanda è incompleta. Ti prego di
formularla diversamente o di formularne un’altra. Grazie.
REGISTA – (interviene, soddisfatto) Bravo!
GUSTAVO – Grazie.
REGISTA – Ma ti pare.
(Improvvisamente Gustavo diventa nervoso. Si agita. Gli occhi sempre puntati
sull’assente apparecchio televisivo).
CARLOTTA – (tranquilla) Perché ti agiti?
GUSTAVO – Perché sono nervoso.
CARLOTTA – E’ per questo che ti agiti, dunque?
GUSTAVO – Sì, è per questo! Per cos’altro, allora? Guardalo, Carlotta!
Guardalo! E’ lui!
CARLOTTA – “Lui”?
GUSTAVO – (sempre più nervoso) Lui, ti dico! La belva! Il violentatore! L’uomo
che ha stuprato 246,5 donne!
CARLOTTA – Virgola cinque?!
GUSTAVO – Ma non badare ai decimali, stupida! Guardalo in faccia, invece!
Guardalo bene! Perché nel caso tu dovessi incontrarlo… (Urla) Dio non voglia
mai!
CARLOTTA – (serafica) Perché non dovrei incontrarlo? (Guarda la televisione)
Non è poi così brutto come lo si dipinge…
GUSTAVO – Sei pazza! Non sai quello che dici!
CARLOTTA – Se lo dici tu…
GUSTAVO – (sta ad ascoltare) Dio mio! Sento dei rumori! Qualcuno forza la
finestra del quinto… o dell’ottavo piano…!
CARLOTTA – Chi vuoi che entri dalla finestra di un ottavo piano? Giusto l’uomo-
ragno!
GUSTAVO – Sta’ zitta! Fammi sentire!… (con gli occhi sbarrati, guarda davanti a
sé. Urla) Lui! E’ lui! No! No! No!
REGISTA – (interviene) Stop! No! Non così! Gustavo! Dove sei? Dove si nasconde
l’animale?
CARLOTTA – E’ lì, dottore.
REGISTA – (riesce ad afferrarlo) Figlio d’una scimmia porca! Tu sei la mia
rovina, la mia dispe razione! Va bene?
GUSTAVO – Va bene.
REGISTA – Quando arriva il mostro, tu non devi gridare, hai capito? Non devi
nemmeno fiatare!
GUSTAVO – Sì, dottore. Lo so, dottore.
REGISTA – E allora, perché hai gridato?
GUSTAVO – Non lo so…
REGISTA – Deficiente! Tutti a posto! Ripetere! .
CARLOTTA – (riprende) Chi vuoi che entri dalla finestra di un decimo piano?
GUSTAVO – Sta’ zitta! Fammi sentire! (Gli occhi sbarrati, sussurra appena) No…
no…
REGISTA – (interviene ancora) No! Va bene? No! Tu non sei un deficiente! Tu sei
il coglione più mostruoso della terra!
GUSTAVO – Certo, dottore…
REGISTA – Io voglio partecipazione, coinvolgimento, pathos| Esigo
l’annientamento totale dell’io! Va bene?
GUSTAVO – Va bene.
REGISTA – Ricominciare!
CARLOTTA – Chi vuoi che entri dalla finestra del ventesimo piano?
GUSTAVO – Sta’ zitta! Fammi sentire. (Sta ad ascoltare)
REGISTA – Maledetto! Io ti distruggo! Dove si nasconde la scimmia mascherata?
CARLOTTA – E’ lì, dottore.
REGISTA – Dimmi, Gustavo, c’era forse, pathos, partecipazione? Il tuo “io” è
stato annientato, per caso?
GUSTAVO – Non lo so, dottore…
REGISTA – Stronzo. Quante volte ti ho spiegato questa scena?
GUSTAVO –(tira fuori un piccolo quaderno) Io annoto tutto. 241 volte.
REGISTA – Adesso, imbecille, ti farò vedere come si fa: guarda me. Osserva bene
i particolari. Va bene?
GUSTAVO – Va bene.
(Il Regista stravolge gli occhi, urla come un forsennato, si trappa i capelli)
REGISTA – Perché? Perché? Quale tragedia incombe sulla mia casa? Sulla mia
famiglia? Su di me? (Si lascia cadere a terra e si contorce) Meglio morire!
Piuttosto che assistere impotente a tanta sciagura! Voglio morire! (Si alza
rapidamente) Adesso, a te, idiota!
GUSTAVO – Sì, dottore. (Imita il Regista nel peggiore dei modi) Quale tragedia
incombe sulla mia casa? Sulla mia… famiglia? Voglio morire! Non ne posso più!
Voglio morire!
REGISTA – A terra! Maledetto! A terra!
GUSTAVO – Sì! A terra! A terra! Come un animale! Come un verme!! Io sono un
verme! Perché sono un verme così rivoltante?
CARLOTTA – (chiama) Doriana!
DORIANA – Sì, signora?
CARLOTTA – Prenditi cura di mio marito, per favore.
DORIANA – Certo, signora. Su, su, coraggio, signor Gustavino. Non faccia così,
non abbia paura…
GUSTAVO – Voglio morire! Doriana, fammi morire… ti supplico!
CARLOTTA – Disgustoso e deplorevole!
DORIANA – Ci vuol pazienza, signora mia… (A Gustavo) Si alzi, ora… Non abbia
paura, le dico! Ci sono io, no? (Si siede) Su, da bravo, venga qui, sulle mie
ginocchia…
(Gustavo – piangendo – esegue).
Così… bravo…
GUSTAVO – Ti ringrazio, Do-do.
REGISTA – Ma… che siamo impazziti?! Si recita a soggetto, ora? Continuare, di
grazia, e non usciamo dal seminato, va bene?
CARLOTTA – Doriana!
DORIANA – Sì, signora?
CARLOTTA – Basta così. Puoi ritirarti.
DORIANA – (alzandosi, lascia cadere giù Gustavo che riprende a piangere) Sì,
signora. (Esce)
GUSTAVO – (ancora a terra) Ma perché non volete farmi morire? Cosa ho fatto di
così terribile, io, per essere condannato a vivere?
CARLOTTA – Tutto questo è ridicolo.
GUSTAVO – (si rialza rapido) Che c’è di ridicolo nel desiderare la morte?
CARLOTTA – E’ ridicolo, stronzo! Perché tu sei già morto.
GUSTAVO – Ne sei certa?
CARLOTTA – Come sono certa della mia esistenza.
GUSTAVO – Morto?!
CARLOTTA – Morto! Defunto! Putrefatto!
GUSTAVO – (urla) E allora voglio vivere, per Dio! Fatemi vivere! Voglio vivere!
CARLOTTA – Tu sei pazzo. Non sai più quel che vuoi.
GUSTAVO – (si ricompone) Stanotte, ho sognato.
CARLOTTA – Che cosa hai sognato?
GUSTAVO – Un sogno.
CARLOTTA – E allora?
GUSTAVO – C’era del sangue… tanto sangue… un oceano di sangue… Io navigavo
placidamente. Nemmeno un alito di vento… Tutto sinistramente calmo…La mia barca
aveva una strana forma: il guscio d’un uovo… trasparente… tant’è che riusci-vo
a vedere ciò che mi stava attorno… Poi, improvvisamente, senza una ragione, il
guscio si spezza in due ed io cado giù e mi ritrovo sommerso da tutto quel
sangue…! Cerco qualcosa a cui aggrapparmi…! Tento di gridare aiuto! Ma la voce
si ferma in gola, prigioniera della mia stessa paura! Nessuno viene in mio
soccorso, nessuno… E tutt’intorno… solo sangue… sangue… che mi inghiotte
lentamente…
CARLOTTA – E poi?
GUSTAVO – E poi, mi sveglio. (Prende un giornale e legge)
CARLOTTA – Ridicolo e assurdo. (Chiama) Cameriera!
DORIANA – (appare) La signora ha chiamato?
CARLOTTA – Se non avessi chiamato, saresti venuta?
DORIANA – No, signora.
CARLOTTA – E dunque perché mi chiedi se ho chiamato?
DORIANA – Non lo so, signora.
CARLOTTA – Stupida! (Pausa) E’ pronta la cena?
DORIANA – (titubante, al Regista) Devo… rispondere di sì?
REGISTA – Rispondi come ti pare! Purché tu dica: “La cena è pronta”!
DORIANA – (rinfrancata) La cena è pronta.
CARLOTTA – Non ho fame.
DORIANA – La cena è pronta ugualmente!
CARLOTTA – T’ho detto che non ho fame!
DORIANA – (piagnucola) Ma… la cena è pronta…
CARLOTTA – Insopportabile!
GUSTAVO – (mentre continua a leggere) … e idiota!
REGISTA – (interviene) Ma perché continui a rompere? Vattene!
DORIANA – (continua a piangere) Ma se vado via così, la mia scena non ha
senso…!
REGISTA – E se rimani? Ha senso la tua scena, se rimani?
DORIANA – Non lo so.
REGISTA – E dunque, vattene, sparisci!
DORIANA – Sì, dottore. Comunque, la cena è pronta! (Esce)
CARLOTTA – Quella ragazza è sempre più strana. Dovrò cacciarla via.
GUSTAVO – L’hai già licenziata quindici volte.
CARLOTTA – Se sarà necessario, la licenzierò per la sedicesima volta!
GUSTAVO – Brava. Bisogna aver polso con i domestici.
REGISTA – Il guaio è che non se ne trovano…
GUSTAVO – Diceva, dottore?
REGISTA – Domestici. Non se ne trovano facilmente.
CARLOTTA – Ha provato con le agenzie?
REGISTA – Tutte!
GUSTAVO – C’è stato all’agenzia “Africa, addio”?
REGISTA – Buona, quella! Mi hanno mandato un negro alto un metro e novantasette
centi-metri!
CARLOTTA – Troppo alto?
REGISTA – No… mi ero abituato.
GUSTAVO – Troppo nero?
REGISTA – Nemmeno. Lo choc è stato tremendo ma… alla fine ho superato anche
quello.
GUSTAVO – CARLOTTA – E allora?
REGISTA – Era cannibale. Una preoccupazione continua, credetemi! Pensate:
quando uscivo, i bambini, li tenevo rinchiusi in cassaforte!
CARLOTTA – Apprezzabile precauzione.
REGISTA – Un giorno, però, mi è sparita la cuoca svizzera.
GUSTAVO – Scappata?
REGISTA – No. Divorata… dal cannibale. Trovai i resti nella pattumiera…
CARLOTTA – Che schifo!
REGISTA – Non esageriamo. La cuoca svizzera mica era da buttar via…!
GUSTAVO – In che mondo viviamo! Un uomo – sia pure nero – che sbrana il suo
simile! Assurdo!
REGISTA – Sconcertante!
CARLOTTA – Inconcepibile!
REGISTA – Mostruoso. Beh, adesso godiamoci l’ingresso del maniaco! (Ride con
sadico piacere)
AMEDEO – (fa capolino da una quinta) Tocca a me?
REGISTA – Sì, tocca a te!
(Amedeo entra. Il Regista gli consegna dei fogli)
AMEDEO – Che sono questi?
REGISTA – Le tue battute sono scritte tutte qui. Vai tranquillo… Non hai
problemi. Va bene?
AMEDEO – Va bene.
REGISTA – E non dimenticare: atteggiamento aggressivo, crudele! Voce tagliente,
sinistra! Vai!
AMEDEO – (entra tranquillamente leggendo sui fogli) Ma che bella famigliola!
REGISTA – Dalla finestra! Devi entrare dalla finestra! E poi, ti ho detto:
aggressivo, crudele… imbecille! Va bene?
AMEDEO – (confuso) Imbecille… va bene.
(Va sul fondo e mima – peggio che può – l’ingresso da una finestra)
Ma che bella… (sbircia sul foglio) famigliola!
(Carlotta lancia un urlo terrificante)
Perché gridi, bambina?
REGISTA – (molto contrariato) Ma chi sei, Rodolfo Valentino? Non la devi
conquistare! Non la devi sedurre! La devi violentare!
AMEDEO – (ripete con un’intenzione diversa) Perché gridi, bambina? (Controlla i
fogli e, rivolto a Gustavo, legge) E tu chi sei, l’ometto di casa?
GUSTAVO – Sì. E scommetto che lei è… lei è…
AMEDEO – Hai vinto la scommessa, piccolo. Ora, spogliati!
GUSTAVO – (casca dalle nuvole) Io?!
AMEDEO – (gli mostra il foglio) Tu. Così sta scritto. Vedi? (insiste) Ora
spogliati!
REGISTA – Ma non è possibile!
CARLOTTA – E no che non è possibile, porcaccia la miseria! (piange, si dispera)
Non me ne va bene una! Dottore, eravamo d’accordo, no? Ero io la violentata!
REGISTA – Calma! Calma, per favore! Va bene? (Legge anche lui sul foglio) E
già. E’ scritto proprio così.
DORIANA – (entra) Ma che succede?
REGISTA – Succede che siamo in un bell’inghippo!
DORIANA – Che inghippo?
GUSTAVO – Questo qui (indica Amedeo) secondo il copione, dovrebbe violentare
me!
AMEDEO – E che è colpa mia? Sai che divertimento!
DORIANA – Noi non siamo qui per divertirci. Quindi se il copione dice…
GUSTAVO – E no! Anche se il copione dice…
AMEDEO – Sono d’accordo con lui.
DORIANA – Ma io sono stupita davvero, Gustavo. Hai a portata di mano una grande
occasione e te la lasci sfuggire in un modo così infantile?
GUSTAVO – Cos’avrei io a portata di mano…?
DORIANA – Un ruolo diverso, perdiana! Un ruolo in cui potresti mettere in
vetrina le tue grandi capacità attoriali…! Sei cretino! Talmente cretino da non
capire che stai buttando alle ortiche la tua carriera!
GUSTAVO – (piange come un bambino) Io sono stufo dei tuoi consigli e dei tuoi
rimproveri! Sono stufo, hai capito? Forse sbaglierò ma io non mi farò mai
violentare da questo qui!
AMEDEO – Continuo ad essere d’accordo.
CARLOTTA . (piange) Come sono sfortunata!
REGISTA – Questo è un caso unico. Cerchiamo di non perdere la testa, va bene?
TUTTI – Va bene.
REGISTA – Intanto, partiamo dal presupposto che “lui” non può sbagliare.
AMEDEO – “Lui”… chi?
TUTTI – Ssstt! Lui!
REGISTA – E dunque… se lui dice che il violentatore dovrà violentare Gustavo…
ebbene, io non me la sento di violentare la volontà di lui.
AMEDEO – Ma… scusatemi se insisto… chi è “lui”?
REGISTA – (sottovoce) L’autore. L’essere supremo da cui dipendono le nostre
azioni quotidiane, i nostri destini, la nostra stessa vita. Tuttavia…
TUTTI – Tuttavia?
REGISTA – Tuttavia, io vorrei salvare capra e cavoli, come suol dirsi.
TUTTI – E allora?
REGISTA – (entusiasta) E allora, il violentatore violenterà tutti: lui, lei e
l’altra!
GUSTAVO – Ma…
REGISTA – Non voglio repliche, va bene?
GUSTAVO – Ci mancherebbero anche le repliche!
CARLOTTA – Lei è un genio, dottore! Risolve sempre tutto!
DORIANA – (che non sta nella pelle) Allora, anch’io sarò violentata!
CARLOTTA – Ma è chiaro! Non hai sentito? Sono felice per te, Doriana!
DORIANA – E io per te, Carlotta!
GUSTAVO – Se permettete…
TUTTI – No!
GUSTAVO – Sia fatta la volontà di “lui”!
TUTTI – Amen.
AMEDEO – Dottore… quando dice lei, io violento.
REGISTA – Benissimo. Bravo, caro. Tu hai già capito come funzionano i
meccanismi. Bravo!
AMEDEO – Grazie, dottore.
REGISTA – E allora, tutti a posto! Via i proiettori 2, 3 e 4! Via con la
musica! Atmosfera! Dunque: ricapitoliamo. Amedeo entra dalla finestra del
ventesimo piano… rapido e felino. Aspetto sanguinario, voce cupa e sinistra.
Nell’ordine, violenterà: Carlotta, Doriana e infine Gustavo. Va bene?
TUTTI – Va bene!
REGISTA – Pronti?
TUTTI – Pronti!
REGISTA – Cominciare!
(Carlotta e Gustavo tornano a sedersi. Doriana, con un vistoso piumino,
spolvera mobili inesistenti.)
GUSTAVO – (spaventato, a Carlotta) Hai sentito?
CARLOTTA – (ride) Che sia lo stupratore?
GUSTAVO – Non scherzare! E non ridere! Sento dei rumori, porca vacca!
CARLOTTA – Perché invochi la mamma?
GUSTAVO – (satanico) Quando sarai violentata, allora sarò io a ridere! (Ride)
CARLOTTA – E allora, rideremo insieme.
GUSTAVO – (a Doriana) E tu, smettila di danzare con quel piumino! Vi dovrebbe
squartare! A tutt’e due!
DORIANA – Non si dia pensiero per me, signor Gustavino: io non ho paura.
GUSTAVO – Ancora rumori! Io non resisto più! I miei nervi cedono! Cedono!
(Amedeo mima il suo ingresso dalla finestra: laborioso quanto comico).
AMEDEO – Ma che bella famigliola!
CARLOTTA – (urla) Mamma!
(La scena della “recita” che precede e fino all’ingresso di Amedeo e successivo
urlo di Carlotta, verrà ripetuta tre volte – e sempre con maggiore velocità -
poiché l’urlo è fuori tempo. Pertanto il Regista interverrà a soggetto.
Finalmente, alla fine dell’ultima rapidissima ripetizione, Carlotta e Doriana
urlano insie-me…)
AMEDEO – Perché gridate, bambine? E tu chi sei, l’ometto di casa? (Ride di
cuore)
GUSTAVO – Sì. E scommetto che lei è…
AMEDEO – Hai vinto la scommessa, piccolo. Ora… (si corregge) no: ti spoglierai
dopo. (Ride)
CARLOTTA – (abbracciata a Doriana, simula paura) Cosa vuole, dunque, signore?
Perché mai si è introdotto furtivamente nel nostro appartamento dalla finestra
del trentesimo piano?
AMEDEO – Perché se avessi suonato, non mi avreste aperto.
DORIANA – Questo è vero.
CARLOTTA – Ha proprio ragione. Ci scusi.
AMEDEO – Per carità. Può succedere a tutti.
GUSTAVO – Perché mai, signore, ha quella pistola in pugno? Intende usarla,
forse?
AMEDEO – (osserva la pistola) Questa? Una vecchia storia… sarebbe lungo a
spiegare…
DORIANA – CARLOTTA – La userà contro di noi?
AMEDEO – No. Per ora… no. (Ride)
GUSTAVO – Vuole soldi?
CARLOTTA – Vuole l’argenteria di casa, per caso?
AMEDEO – (butta via i fogli del copione) Soldi? Argenteria? No. E’ troppo
tardi, ormai! Peccato. E’ troppo tardi. Devo andare fino in fondo, ormai…
(Ride. Si siede. A Gustavo che, intanto, cerca di allontanarsi impaurito)
Siediti! Gustavino!
(Gustavo esegue a malincuore).
REGISTA – Bene, figliolo! Sei in gamba! Hai fatto benissimo a buttar via il
copione! Puoi andare a braccio, ormai! Tu non esisti più! Amedeo è morto! E’ il
violentatore che, adesso, vive in te! Il mostro!
AMEDEO – (sinistro) Sì, dottore. Amedeo è morto. E dalle sue ceneri è nato il
violentatore. Il terribile mostro! (Agli altri, sconcertati e disorientati) Non
è così?
TUTTI – Certo!
AMEDEO – (prende in mano la situazione) Un po’ di atmosfera, prego… ché devo
violen-tare questa bella signora!
CARLOTTA – (molto recitato) E sia, dunque. Non ho la forza per ribellarmi a
voi, signore!
AMEDEO – Meglio.
CARLOTTA – (c.s.) Sono una fanciulla indifesa e sfortunata! Non mi ribello al
mio triste destino. E dunque affrettatevi, signore. Poiché è d’uopo ch’io
soggiaccia ai vostri bassi istinti… pardon… ai vostri nobili appetiti! Fate
presto… e che Dio vi perdoni, signore! (Lascia cadere il vestito e rimane in
slip e reggiseno)
GUSTAVO – (di cuore) Puttana!
DORIANA – Ma… signor Gustavino…!
GUSTAVO – E puttana anche tu!
AMEDEO – (afferra Carlotta) Puttana o no, devi resistermi! Devi urlare! Se non
c’è resistenza, non c’è stupro e se non c’è stupro, io non mi diverto! Urla!
(Carlotta urla più che può. Le luci si abbassano. I due corpi sono
avvinghiati).
CARLOTTA – (recita ma… chiaramente soddisfatta) Aiuto! Soccorso! Sei un bruto!
Sei un bruto e un animale! Aiuto! Soccombo, gente!
REGISTA – (eccitato) Continuate! Continuate!
GUSTAVO – (esaltato) Sì! Continuate! Porci!
DORIANA – (sorride maliziosa) Ma… fa sul serio!
CARLOTTA – E sta’ fermo, disgraziato! Dottore! M’ha dato un pugno in testa! E
morde anche lo stronzo! Morde! Ehi, Amedeo! La vuoi smettere?
GUSTAVO – Dottore, è una scena stupenda! Meravigliosa! Selvaggia! Bravo! Domina
quella femmina immonda! Falle del male! Percuoti la sua carne impudica!
(L’amplesso fra Carlotta e Amedeo si trasforma in una lotta accanita).
REGISTA – (spaventato) Ma che fa? L’ammazza? La sta ammazzando! Quello non è un
uomo! E’ il diavolo in persona! Fermatelo! La sta soffocando! L’ammazza! Ci
ammazzerà tutti! Ci ammazzerà! (Esce di corsa)
(Intanto, nell’ombra, si nota Amedeo che brandisce un pugnale: Carlotta urla
terrorizzata: L’uomo la trafigge più volte).
DORIANA – (in preda al panico) L’ha uccisa! E’ un mostro! (Tenta la fuga. Amedeo
l’afferra)
AMEDEO – Ferma! Dove corri? Certo che sono un mostro! Non sono, forse, il
violentatore? Lo stupratore di belle donne indifese? Ora, tocca a te! (Le
strappa la camicetta. Doriana gli sfugge un paio di volte poi, si concede,
rassegnata. La costringe a sede-re) Stai buona, ora. (A Gustavo) E siediti
anche tu, stronzo!
GUSTAVO – Naturale.
DORIANA – Cos’hai in mente di fare?
AMEDEO – (Ripone il coltello in tasca) Non ti preoccupare. Non ti ucciderò col
coltello. E in quanto a violentarti, non ci penso nemmeno. M’è passata la
voglia. No. Non t’ammazzerò col pugnale. E’ troppo faticoso. E io sono stanco…
Stanco di tutto.
GUSTAVO – (fa per andarsene) Scusa tanto… se permetti…
AMEDEO – Dove vai, Gustavino?
GUSTAVO – (impietrito) Dove vado?
AMEDEO – Torna a sedere!
GUSTAVO – (esegue) Naturale.
AMEDEO – Naturale. (Tira fuori la pistola) Vi ammazzerò con questa. D’altra
parte, ormai che ce l’ho, devo usarla, no? Che figura ci farei se non vi
sparassi? E poi, è semplicissimo. Magari è un’arma rumorosa… è vero… Ma premere
il grilletto è roba da bambini. E’ perfino rilassante.
GUSTAVO – Io non credo che sia…
AMEDEO – Che sia rilassante?
GUSTAVO – No. Non credo che sia una buona idea…
DORIANA – E spara! Che aspetti? Spara! Scommetto che ti manca il coraggio!
AMEDEO – Ce l’ho, ce l’ho il coraggio, cara Doriana. E io che non volevo
crederci: con questa in mano, le cose cambieranno da così a così, mi dicevo. E
io che non volevo crederci! Invece, il miracolo si è avverato. (Li guarda e
scuote la testa) Sapete che vi dico? Le vostre fotografie non mi piacciono…
nemmeno ritoccate e forse… non piacciono neppure a voi!
DORIANA – Scommetto che non riuscirai a premere quel grilletto!
GUSTAVO – Io… ribadisco il concetto: non mi pare una buona idea…
(Amedeo spara due colpi in rapida successione. Gustavo e Doriana crollano a
terra).
AMEDEO – Erano delle pessime fotografie… venute male… Scolorite, sfocate… Erano
“già” senza vita. Come me. (Punta la pistola alla tempia e spara. Cade a
terra).
SCENA 3
(Entra Prospero, l’inserviente)
PROSPERO – Minchiuni! E chi successi ccà? Ci sunu cchiù morti ca muschi! (Si
avvicina a Amedeo) Chistu non è chiddu ca “sviluppa” fotografie? Sviluppa?… i
brucia! Mah! ‘U sapi che cosa ci debbo dire? Fra tutte queste fitinzie di
fotografie, lei era l’unico che mi piaceva. Anche se parlava difficile, mi
piaceva lo stesso. Ma pirchì si sparau macari lei, babbasunazzu? Forse, l’ho
capito. Ho l’impressione che il suo originale si è incazzato. Non ni puteva
cchiù e… Sbagghiu? Mah! Comunque, lei mi piaceva. Faceva doliri ‘a testa però
mi piaceva. (Esce)
SCENA 4
CARLOTTA – (si rialza) Cavolo, sono completamente distrutta! E’ stato
massacrante! Non mi reggo in piedi… Questa 3824esima replica mi ha sfiancata!
DORIANA – (si rialza) 3825, cara. E’ la replica numero 3825. Dovresti avere più
memoria.
CARLOTTA – 3824! Sei tu che non hai memoria!
DORIANA – 3825!
GUSTAVO – (si rialza) Si tratta della replica 3866. Io annoto tutto (tira fuori
il quadernetto) Ecco qui: 3866. Né una in più né una in meno.
CARLOTTA – Non importa. L’importante è, invece, che sia andata bene.
DORIANA – Altro che! E’ andata a meraviglia! Credo d’essere stata impeccabile.
CARLOTTA – Io, senza falsa modestia, sono stata semplicemente superba!
GUSTAVO – Beh, anch’io credo d’essere stato in gamba… no?
CARLOTTA – Tu?
DORIANA – Accettabile. Accettabile, mio caro. Senza infamia e senza lode.
GUSTAVO – Certo. Ma voi siete state splendide! La scena finale, poi… una bomba!
CARLOTTA – (indica Amedeo) Dobbiamo riconoscere, però, che lui è stato il migliore.
GUSTAVO – E’ vero.
DORIANA – Sembrava proprio vero!
CARLOTTA – Ti assicuro che quando mi ha violentata… era tutto vero!
DORIANA – Tutto?
CARLOTTA – Tutto!
DORIANA – (aria sognante) Oh, mamma mia! Eccezionale!
GUSTAVO – (si avvicina ad Amedeo e lo scuote) Ehi, Amedeo, adesso puoi alzarti!
Ma che aspetta l’applauso, questo qui? Amedeo!
DORIANA – Sei stato bravo ma ora alzati, carino! E’ finita!
CARLOTTA – Amedeo! Perché non vuole alzarsi?
GUSTAVO – E chi lo sa?
DORIANA – Chi ci capisce qualcosa, è bravo!
REGISTA – (entra. E’ entusiasta) Congratulazioni! Congratulazioni a tutti! Vi
ho ammirato dalla sala. Ineccepibile! Tutto alla perfezione. Fantastico!
CARLOTTA – Dottore!
REGISTA – Sì?
DORIANA – Dottore, venga qui!
REGISTA – (fatica a localizzarli) Qui?! Siamo alle solite! Qui, dove?
GUSTAVO – Amedeo è rimasto a terra, dottore. Rifiuta di alzarsi.
REGISTA – (riesce a portarsi sul gruppo) Rifiuta? Amedeo! Alzati! La commedia è
finita! Dico a te, figlio d’un cane! Alzati! Va bene? Amedeo!… Ma… non respira…
Questo sembra… no… è proprio morto, va bene? Morto!
TUTTI – Morto?!
REGISTA – Ha preso troppo seriamente il suo ruolo e non ha saputo uscirne che
in questo modo. Bravo ma… stupido e primitivo! Evidentemente non sarebbe mai
diventato un attore. Non pensiamoci più! Va bene?
TUTTI – Va bene!
REGISTA – Tutti a posto?
TUTTI – A posto!
CARLOTTA – Dottore, farò ancora la violentata?
REGISTA – Vedremo, vedremo…
DORIANA – Ricominci, stronzetta?
REGISTA – Silenzio! O vi spacco il cranio! Maledetti! Va bene?
TUTTI – Va bene!
REGISTA – (in proscenio) Signori, la commedia ricomincia!
Carlotta e Gustavo tornano a sedere per ricominciare. E dopo le prime battute,
lentamente…
il SIPARIO