La consuetudine indomata

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LA CONSUETUDINE INDOMATA

LA CONSUETUDINE INDOMATA

Dramma in un atto Franco Giacomarro.

PERSONAGGI:

Luigi Donati, industriale, 55 anni.

Oriana, sua moglie, 48 anni.

Ernesto, maggiordomo di casa Donati, 60 anni.

Alberto, figlio dei Donati, 25 anni.

Monica, figlia di Donati, 21 anni.

Luisa, amante di Luigi, 40 anni.

La verità (Attore o attrice seduti in mezzo al pubblico in sala)

(Salone di casa Donati. Mobili in stile moderno: tutto fa pensare ad un ambiente sociale molto elevato. Suppellettili di lusso, quadri d'autore, mobile bar con liquori e attrezzi per la preparazione di cocktails e drinks. Una porta centrale, un grande divano, due poltrone, una finestra con tende, un tavolinetto in cristallo collocato davanti al divano. Quando si apre il sipario Alberto e Monica discutono animatamente mentre leggono alcune riviste; entrambi sono seduti sul divano e ascoltano musica jazz.)

SCENA PRIMA

(Alberto, Monica)

ALBERTO: (E' vestito sportivamente, con un grosso foulard al collo. E' sarcastico, cinico, spietato e spesso ride in maniera poco controllata.) E pensare che ieri sera eravamo in trenta e adesso…che squallore! Sì, perché Massimo ha proprio una bella casa, beato lui!

MONICA: (E' fredda, scostante, poco partecipe emotivamente alle vicende della famiglia. Veste con gusto ma è alquanto inespressiva. Ha del fratello il cinismo, anche se riesce meglio di lui a controllare le sue emozioni.) Si, beato lui che se la potrà godere alla morte del padre mentre a noi chissà che sorte toccherà. E poi papà sempre con quell'Ernesto in bocca! Ma te lo immagini? Due uomini soli che vivono in una casa! Cosa si dirà di loro?

ALBERTO: E nella nostra casa! Nell'onorata casa dei Donati!

MONICA: Onorata...come se l'onore si misurasse a quintali! E te l'assicuro, qua ce n'è davvero poco! Cos'è l'onore? Mio padre che stravede per quel rammollito? O la mamma che cerca di coprire sempre tutte le scappatelle di papà, compresa la tresca con Luisa?

ALBERTO: Luisa? Ma che c'entra Luisa? E' solo un'amica!

MONICA: Come se fosse possibile l'amicizia tra uomini e donne. E poi. ..l'ufficio, il viaggio d'affari, la cena aziendale...eh, caro fratello: l'occasione fa l'uomo ladro!

ALBERTO: Insomma, basta! Adesso smettila con tutte queste chiacchiere! Anzi, speriamo che non ci abbiano sentito: pensa allo scandalo che potrebbe scoppiare: "Il dottor Donati, famoso industriale della tela, ha un amante maschio e una femmina!" Proprio un bel trio d'archi! No, no...meglio celare tutto...parlare sempre con discrezione, evitare le chiacchiere, i cicalecci, perché "La calunnia è un venticello!"

MONICA: Ci mancavano solo le citazioni! E allora, già che ci siamo, parla pure a voce alta. Tanto..."Verba volant, scripta manent!"

ALBERTO: Cicerone?

MONICA: No, Monica Donati!

ALBERTO: Spiritosa!

SCENA SECONDA

(Ernesto e detti)

ERNESTO: (Entra con un vassoio in mano; sopra il vassoio c'è una busta. Ernesto la porge ad Alberto. Parla sempre con misura, senza scomporsi mai, lentamente e scandendo le parole in modo che sembrino taglienti come coltelli. E' il classico maggiordomo anglosassone, tutto self-control e savoir faire) Signore, una lettera per lei. (Allunga il vassoio. Alberto è distratto. Continua a leggere e quando si accorge della presenza di Ernesto, prende la busta, posa il giornale e sta per aprire la busta, quando nota che Ernesto lo guarda con una certa insistenza.)

ALBERTO: (Apre la busta. Prima di estrarre il foglio) Beh, non vedi che sto leggendo? Forza, fuori! (Ernesto esce) Ma che intruso, sfacciato e impudente! Lo dico sempre io: non bisogna dare confidenza alla servitù, altrimenti si prendono il piede con tutta la scarpa! Sarà il solito scroccone o le dame di carità. (Comincia a leggere, sussurrando le parole. Si ferma e comincia a ridere. La lettera gli cade a terra. La sorella la raccoglie) Leggi, leggi! (Continua a ridere in maniera irrefrenabile) Io...figlio...di un....maggiordomo! Di un bifolco! Di un servo pezzente! Oh., che risate! Molto divertente! Leggi, leggi a voce alta!

MONICA: (Legge a voce alta) " Caro signor Alberto, ho saputo da fonti sicure che lei è figlio naturale del signor Ernesto, maggiordomo di casa Donati!" Ha ha ha! Tu figlio di quella specie di plebeo! No, questo è troppo!

ALBERTO: (Smette di ridere e si preoccupa un po') Si...ma...c'è poco da ridere qui! Questa lettera si deve distruggere, subito!

MONICA: (Prendendolo in giro) Bruciare...nel fuoco! Perché..."Scripta manent..." Ma che strana idea! Proprio originale! (Si ferma a pensare) E...se fosse...se fosse vero quello che...

ALBERTO: (Interrompendola) Vero? Cosa vuoi dire? Ma non pensarlo nemmeno! (Si odono dei passi) La mamma, presto...la lettera! (La mette in tasca. Entra Oriana, la mamma)

SCENA TERZA

(Oriana, Alberto, Monica)

ORIANA: (Appena entra, Alberto e Monica tentano forzatamente di fare gli indifferenti, ma invano. Oriana è viscida, sarcastica, melliflua e ha intuito tutto) Beh, che c'è? Cosa mi nascondi qui? (Si avvicina al figlio e gli fruga le tasche. Trova il foglio. Tenta di leggerlo)

MONICA: Mamma, non è niente...(Gli strappa il foglio dalle mani e lo strappa in tanti piccoli pezzetti. Getta i pezzetti per aria)

ORIANA: (Un po' stupita) Se non c'era scritto niente, perché l'hai strappata? Che c'era scritto, eh?

ALBERTO: Ma niente, mamma, era solo un gioco!

ORIANA: (Al figlio) Tu stai zitto! (Alla figlia) Allora. ..cosa c'era scritto? (Attimi di silenzio. Lo sguardo minaccioso della madre sulla figlia, che cede)

MONICA: Niente, mamma: una sciocchezza. Uno stupido scherzo!

ALBERTO: (Rasserenatosi) Stupido? Davvero buffo! E idiota!

MONICA: (Non potendo trattenere l'ilarità) Pensa...c'era scritto che...Il signor Ernesto...il nostro caro maggiordomo...sarebbe il vero padre di...di Alberto! Ha ha ha! (Ride in maniera irrefrenabile)

ALBERTO: (Ridendo anche lui) Il servo e il padrone! Il padre e il figlio! (La reazione di Oriana è di grande imbarazzo, ma lei tenta in tutti i modi di mascherarlo)

ORIANA: E' interessante, molto interessante, quantomeno originale. E chi sarebbe il firmatario di questa missiva o...come ho capito bene...lettera anonima?

ALBERTO: (Ostentando indifferenza, riprendendo a leggere il giornale) Ma chi vuoi che sia stato? Un burlone, uno di noi, un amico in vena di scherzare...

MONICA: (Sospettosa) Mamma, perché t'interessa tanto sapere chi l'ha scritta? Se è tutto falso...

ALBERTO: Tutte stronzate!

ORIANA: Si, è vero! Ma che ci importa? Che ne sanno gli altri di noi? (Raccoglie tutti i pezzetti di carta della lettera e se li mette in tasca) Meglio bruciare tutto… non si sa mai...qualcuno potrebbe specularci sopra!

ALBERTO: E chi? Sentiamo, sentiamo...questa è bella!

ORIANA: Ma che ingenui idioti che siete! Ma Ernesto, che diamine!

MONICA: (Stupita) Ernesto? E perché?

ORIANA: Se tu fossi maggiordomo, ti accontenteresti di quello che hai? Non cercheresti di andare sempre più in alto, di scalare i gradini di quella società che ti ha relegato in un cantuccio? Dimmi, Alberto: hai mai visto un servo felice?

ALBERTO: Chi si contenta gode! Cara mammina, hai vinto ancora una volta. Andiamo, Monica...andiamo a raccontare tutto a Ernesto...Chissà che non ci creda veramente! Ha ha ha!

MONICA: Si, è vero...andiamo da Ernesto! (Escono)

SCENA QUARTA

(Oriana sola)

ORIANA: Il solito cappotto di Luigi buttato sulla sedia. Ora vado a posarlo nell'armadio. (Prende il cappotto, infila una mano nella tasca e trova un foglio. Lo legge) Ospedale di...analisi...il signor Luigi Donati è affetto da... (Il foglio gli cade dalla mano. Si accascia sulla sedia, senza parole e sconvolta) Tre mesi di vita...Luigi, perché non mi hai detto niente? Non sono nulla per te? Io...la madre dei tuoi figli...o della tua figlia... (Cambiando tono) Mio caro Luigi, come farò senza di te? Vivrò nell'indigenza, romperò tutti i rapporti sociali...vivrò nel tuo ricordo imperituro tutti i giorni della mia vita... E come farò a dirlo a loro, poveri figli miei! Li aspetta una vita priva della figura paterna, ma colmata dalla presenza viva e costante di un maggiordomo fidato e integerrimo. Qualche tempo fa, poverino, soffriva d'insonnia, quasi venticinque anni fa, per l'esattezza...più o meno l'età di Alberto. (Prende il foglio da terra e lo legge ancora. Entra il marito, di nascosto) Che disgrazia! Che immane tragedia!

SCENA QUINTA

(Oriana e Luigi)

LUIGI: (Entrando, dice subito) Oriana, che è accaduto? (Oriana nasconde il foglio in tasca) Ah, il cappotto...dammelo, lo metto nell'armadio. (Mette una mano nella tasca del cappotto, ma non trova il foglio) cara, senti, c'era un foglio qua in tasca...niente di importante, sai...una ricetta, il solito mal di testa... (Oriana, non vista, getta a terra il foglio. Luigi lo vede e lo raccoglie) Ah, eccolo qua! (Lo rimette in tasca un po' agitato)

ORIANA: Ma che hai, caro? Sei così agitato...

LUIGI: Niente, niente. Sai, ho avuto una giornataccia...E Alberto e Monica? Dove sono?

ORIANA: Poveri figli...tuoi!

LUIGI: (Sorpreso) Cosa vuoi dire con "tuoi"? Che significa? (Alterato) Non sono anche tuoi?

ORIANA: Niente...(Fingendo) Poveri figli "nostri"! Non ti vedono mai!

LUIGI: Perché, dipende forse da me? E poi loro sono già grandicelli e vaccinati, stai tranquilla che non hanno nostalgia di me!

ORIANA: Ma certo! I figli sono come i cuccioli: è la cagna che li accudisce, mentre il padre...può anche fregarsene!

LUIGI: Ma che ti prende? Sei forse scesa dal letto con il piede sbagliato? I figli… la cagna...Ma cosa credi, che mi sia divertito alle vostre spalle, oggi? (Comincia a tossire in maniera insistente)

ORIANA: (Preoccupata) Luigi, cosa c'è? Vuoi un pò d'acqua? Aspetta, ti prendo un pò di sciroppo...

LUIGI: (Gridando nelle pause della tosse) vai a quel paese! Non voglio niente! L'unica cosa che puoi fare è toglierti dai piedi!

ORIANA: E va bene: me ne vado! Ma non urlare e comportati in maniera più civile! E fatti visitare, perché se continui cosi...uno di questi giorni prenderai il volo!

LUIGI: Dopo di te, cara, dopo di te! (Oriana esce. Luigi le rivolge un gestaccio. Silenzio. Continuando a tossire) Ernesto...Ernesto...(Più forte)...Ernesto!

SCENA SESTA

(Luigi e Ernesto)

ERNESTO: (Dopo essere entrato, molto lentamente) Il signore ha chiamato?

LUIGI: Certo che ho chiamato. Hai fatto una bella scoperta!

ERNESTO: Desidera?

LUIGI: Desidero, desidero...io voglio!

ERNESTO: Cosa vuole, signore?

LUIGI: Nulla. Solo parlare un po'.

ERNESTO: (Un po' stupito, ma sempre composto) Parlare con...con me, signore?            

LUIGI: (Infastidito) Signore...signore...basta con questo signore! Chiamami...chiamami signor Luigi, si!

ERNESTO: (Con velata ironia) Certo, signore...(Luigi gli manda uno sguardo di rimprovero) E' meno formale. Certamente, signor Luigi.

LUIGI: Ah, così va bene! Siediti, siediti pure, Ernesto. Oggi devo parlarti di una cosa della massima importanza. Ma prima di parlartene, devi darmi la tua parola d'onore che non dirai niente a nessuno. (Lo guarda in silenzio per cercare nell'espressione del suo viso un cenno di approvazione) Allora, posso stare tranquillo?

ERNESTO: (Senza esitare) Signor Luigi, lo giuro sul mio unico...(Correggendosi) sull'anima di mio padre. Dica pure. Lei comanda e io obbedisco.

LUIGI: Ernesto, caro e fedele servitore da una vita, ancora pochi mesi ed io...

ERNESTO: E lei?

LUIGI: Ed io...non sarò più...tra voi.

ERNESTO: (Che non ha capito la metafora) Ma come, parte, signore?

LUIGI: Parto, ma per un viaggio...senza ritorno!

ERNESTO: (Che ha capito, cinicamente) Biglietto di sola andata, signor Luigi? Sola andata. Prima o poi staccheremo tutti questo biglietto. Gratuito, s'intende! L'ultimo tagliando...destinazione ignota. Svelti, signori: il treno parte! In carrozza!

LUIGI: So quello che lascio, non so quello che trovo. Lascio una moglie fedele, due figli che mi somigliano, un affezionato maggiordomo...

ERNESTO: Posso permettermi, signor Luigi, di metterla in guardia sulle certezze che lei ha appena enunciato?

LUIGI: (Stupito) In guardia?

ERNESTO: Signor Luigi, lei è proprio sicuro che sua moglie le è stata sempre fedele? Come possiamo avere la pretesa di conoscere tutto degli altri se conosciamo solo una parte di noi?

LUIGI: Ma cosa vuoi saperne tu di mia moglie? Come osi?

ERNESTO: Vede? Ogni volta che nelle certezze della nostra vita si incarna un dubbio, tutto crolla. E ciò che mi ha detto pochi istanti fa va a farsi benedire.

LUIGI: E poi, perché non ti disperi per me? Non hai nemmeno fatto notare un minimo segno di dolore!

ERNESTO: E per cosa? Per una notizia sicura? Per avermi rivelato l'unica cosa certa che io so sarebbe accaduta prima o poi? E' un po' ipocrita, signore, piangere sulla verità.

LUIGI: E io che mi ero lasciato prendere da un sentimento di amicizia nei tuoi confronti! Ma non poteva essere altrimenti!

ERNESTO: (Un po' infastidito, alzando la voce) Desidera altro, signore?

LUIGI: (Gettandosi le mani sul volto) Ah, mio caro Ernesto, l'uomo davanti al baratro non capisce più nulla! Perdonami...perdonami! (Lo abbraccia, piangendo sulla sua spalla. Ernesto rimane impassibile e con le braccia abbassate)

ERNESTO: Signore, basta! Così mi stringe fino a soffocarmi! (Lo scosta con violenza) E mi bagna tutta la giacca con le sue lacrime di coccodrillo! (Si passa la mano sulla giacca proprio nel punto in cui Luigi si è appoggiato piangendo)                            

LUIGI: (Aggressivo) Come sai tu, uomo che sta in basso, cosa ci può essere nel cuore del tuo padrone?

ERNESTO: Io so. So tutto perché sono uno della famiglia, anche se non vi appartengo per motivi di. ..rango.

LUIGI: Scusami ancora, Ernesto! Andiamo al dunque: devo lasciare tutti i miei averi a chi merita la mia fiducia.

ERNESTO: Allora lascerà tutto a sua moglie e ai suoi figli...non vedo perché debba continuare a stare qui. Se permette... (Sta per uscire)

LUIGI: (Trattenendolo) A mia moglie? Che sento lontana da me in tutti i sensi? Che non si degna nemmeno di entrare o uscire dal mio letto?

ERNESTO: Ma la signora dorme, anche se non nel suo letto...(Si avvicina al divano e lo accarezza) Dorme qui, su questo divano. Ci dorme proprio bene, sa? Si riposa e sogna!

LUIGI: (Alzandosi e minacciandolo) Ma che ne sai tu, eh? Che ne sai?

ERNESTO: E' ancora una volta la verità che bussa alla porta, è vero, signore?

LUIGI: E poi , i miei figli...chi li vede mai? Dove sono? Hanno o non hanno un padre?

ERNESTO: Signore, è più padre chi sta con loro ogni giorno.

LUIGI: Cosa vorresti insinuare, brutto vecchio rimbecillito? Il padre dei miei figli sono io!

ERNESTO: Voglio dire che padri si nasce, ma padri si può anche diventare.

LUIGI: Ma che bel trattato di filosofia! Sei venuto a farmi la morale? Che ne sai tu dei figli se non sei padre?

ERNESTO: Io ne so quanto lei e più di lei, signore. E poi che ne sa lei di me? Ne so più io di lei che lei di me!

LUIGI: (Dopo un po' di silenzio) Che sai tu di me? Ciò che sto per dirti ti darà torto: ho fatto testamento. E sai a chi ho lasciato tutto? Indovina!

ERNESTO: Ma...ai suoi figli...a sua moglie...

LUIGI: (Soddisfatto) Hai visto che non hai capito niente? Lascio tutto a te. Solo tu saprai amministrare il mio patrimonio e nono dilapidano come farebbero quelle tre sanguisughe, specialmente quel depravato ed incosciente di Alberto!

ERNESTO: (Con un sorriso sottile e beffardo) Ma è sincero...leale...la bocca della verità. Tutto suo padre!

LUIGI: (Distrattamente, cerca di riportare il discorso sull'argomento che lo interessa di più) Sì, è vero: tutto suo padre...Allora, accetti?

ERNESTO: Signore, io obbedisco ai suoi ordini. Lei comanda ed io eseguo.

LUIGI: Bravo, bravo Ernesto! Che uomo! (Lo abbraccia)

ERNESTO: (Scacciandolo con lentezza) Quell'Alberto… tutto suo padre! Signore, desidera un bel caffè?

LUIGI: No, grazie Luigi…sono troppo nervoso…e poi tra poco andrò a dormire. Sono molto stanco. Buonanotte, Ernesto.

ERNESTO: Come desidera. Buonanotte, signore. (Luigi esce)

(Ernesto si prepara  il caffè. Apre l'armadio, prende il barattolo del caffè, poi un cucchiaino, apre la caffettiera, prende una bottiglia, versa dell'acqua nella caffettiera e comincia a riempirne la parte inferiore con polvere di caffè. Fa tutto con gesti lenti e misurati, imitando anche nella mimica il suo modo di parlare)

SCENA SETTIMA

(Ernesto solo)

ERNESTO: Il caffè è come il cuore dell'uomo: più sta sul fuoco, più nero e duro diventa. (Mentre parlava ha già chiuso la caffettiera, avvitandola. Cerca i fiammiferi per accendere il fornello. Dopo un po' li trova nella tasca della giacca da camera che indossa) Le cose più utili le trovi sempre nei posti più impensati, più vicine a te della tua stessa immaginazione. (Pensa) Alberto, Alberto...sei come il fuoco. Vorrei toccarti, ma non posso! Mi brucerei subito! E se lo facessi mi prenderebbero per pazzo! E' strano come nel mondo le cose più belle sono anche le più evanescenti: anima, intelligenza, onore, verità...(Si ferma pensieroso) Verità...quella poi, sfugge sempre! Albertino mio, non hai fatto niente per farti amare un po' da me, che sono tuo padre. E allora...perché dividere tutto con te, con tua madre e con tua sorella? Quei soldi saranno miei…tutti per me...senza nessuno che osi toccare una sola banconota...Potrei far finta di licenziarmi...Far credere a tutti che ne ho abbastanza di mentire cosi spudoratamente e dire che avrei bisogno di cambiare un po' aria...così nessuno sospetterà la mia intenzione di rendere tutti servi. E già: di questo si tratta...Loro servi ed io padrone...padrone di tutto...e di tutti. (Bussano alla porta) Chi è?

SCENA OTTAVA

(Oriana e Ernesto)

ORIANA: (Dall'esterno) Sono io, Oriana. Posso?

ERNESTO: (Sempre impassibile) Avanti, signora. (Oriana entra) A cosa devo l'onore di questa visita? Nella mia modesta camera, poi...

ORIANA: (E' molto agitata e nervosa e non riesce a stare ferma) Ciao, Ernesto. Offrimi una sigaretta. (Non ottiene risposta. Infastidita) Allora? Hai perso la lingua? Ho detto che voglio una sigaretta!

ERNESTO: Signora, lei sa benissimo che io non ho mai fumato. E' come se lei mi conoscesse poco, dopo trent'anni di onorato...servizio!

ORIANA: Ma che fai, mi dai del lei, adesso? Ti sei proprio ammattito! Che ti prende? Parla!

ERNESTO: Eh, signora: anche i muri hanno orecchie. Voglio dire che il signor Luigi, suo marito, potrebbe sospettare qualcosa e...

ORIANA: Sospettare qualcosa? A proposito, è accaduto un fatto molto strano: quella lettera che hai portato tu, ad Alberto...

ERNESTO: Ebbene?

ORIANA: Sai, c'era scritto che tu sei il vero padre di Alberto!

ERNESTO: Ma è la verità!                      

ORIANA: Sì, ma chi l'ha potuta scrivere? Oltre a noi due chi sa come stanno veramente le cose?

ERNESTO: Vorrebbe insinuare che l'avrei scritta io? Mi fa tanto stupido da arrivare a questo punto? E poi quello che c'era scritto è vero: per questo non ci crederà nessuno. Sa, poco fa ho parlato con suo marito e mi è sembrato turbato, sospettoso, quasi sconvolto.

ORIANA: Ma sempre ingenuo! Stai tranquillo, non scoprirà niente. E' sempre così impegnato...Ma che ti ha detto? Lo puoi dire alla tua Orianuccia! (Lo abbraccia con passione. Lui si stacca subito dal suo abbraccio)

ERNESTO: Signora, ma lo sa che non sta bene prenderai queste confidenze con la servitù? (Sottovoce) E se il signor Luigi...fosse...dietro la porta?

ORIANA: Ma che porta e porta! Starà già dormendo come un ghiro! E russando! Ma...ancora per poco, sai? Ernesto, ancora poco tempo e...

ERNESTO: (Come se non sapesse nulla) E...cosa?

ORIANA: E...Luigi...passerà...a miglior vita!

ERNESTO: (Fingendo stupore) Come, a miglior vita?

ORIANA: (Cinicamente contenta) Sì! Ho trovato il risultato di un'analisi clinica: positivo! Ma... a te non ha detto niente?

ERNESTO: E cosa avrebbe dovuto dirmi? Povero signor Luigi, anche per lui...cala il sipario! Per lui, per noi, per me e...per lei. Cala per tutti.

ORIANA: Ehi, ma che diavolo dici? E non pensarci! Noi siamo vivi e...ci amiamo. E poi chi muore giace e chi vive si dà pace! E quando il triste evento si sarà verificato, noi ci godremo i frutti della sua eredità!

ERNESTO: (Ambiguo) Noi? Noi...chi?

ORIANA: Ma...io e te! E chi, altrimenti? (Pensa un po'. Poi, come illuminata da un'intuizione) Alberto...si, è nostro figlio, ma lui ha già una posizione... Se un patrimonio si divide in due, è più cospicuo di un altro diviso…in tre!

ERNESTO: (Alzando la voce) Nemmeno davanti a un figlio, signora, si fermano la sua arroganza e il suo spietato egoismo! Lei per il denaro passerebbe sul suo cadavere!

ORIANA: (Urlando) Basta! E non continuare a darmi del lei! Ma che hai? Cosa ti ho fatto? Per trent'anni ti sei mantenuto alle mie spalle e hai il coraggio di trattarmi cosi? Ingrato!

ERNESTO: (Più calmo ma sempre tagliente e misurato) Signora, su', rifletta: suo marito, anzi, un marito, l'avrebbe servita come ho fatto io? Come il primo giorno e ogni giorno servizio completo. Colazione a letto, pranzo, cena, pietanze, feste, banchetti, cenoni...No, no! Un marito non avrebbe fatto tutto ciò che io ho fatto per lei in tutti questi anni!

ORIANA: Perché, in fondo al tuo cuore io non sono forse tua moglie?

ERNESTO: Ma sono stanco di fingere! Ho finto per trent'anni: ora basta! Ancora un po' di tempo e...

ORIANA: E...cosa avresti intenzione di fare?

ERNESTO: Ma...di andarmene, signora! E le auguro di godersi il resto dei suoi giorni con il suo patrimonio assieme ai suoi figli, nel ricordo imperituro, alla memoria, del signor Luigi, buonanima!

ORIANA: No, Ernesto, no! Proprio adesso che tu ed io potevamo dire e gridare forte al mondo il nostro amore e vivere insieme.. .tu, così, da un momento all'altro, decidi di piantarmi e di andartene? Nemmeno i soldi ti interessano? Come vivrai.! Ma, se te ne andrai, tornerai sicuramente a domandarmi il pane!

ERNESTO: Non si vive di solo pane, signora: ci sono altre cose, nella vita.

ORIANA: Ma che bella morale! Il signor Ernesto è proprio un eccellente idealista! Rinunzia al denaro, ad una vita agiata e senza problemi, da servo diventa padrone e...

ERNESTO: (Interrompendola) E improvvisamente, padre. Ecco, è proprio questo il punto: dopo trent'anni mi sono talmente abituato al mio ruolo di subalterno che non riuscirei ad adattarmi al mio nuovo stato sociale di padrone e di padre.

ORIANA: E...tuo figlio?

ERNESTO: Mio figlio? Mi ha sempre disprezzato! Come potrebbe amarmi?

ORIANA: Dobbiamo dirglielo: è l'unico rimedio. Sapendo che tu sei suo padre...forse...

ERNESTO: Con venticinque anni di ritardo? Così Monica diventerebbe orfana e Alberto no? Paradossi della vita, state prendendo il sopravvento su quest'inutile monotonia. Ogni tanto ci vuole un po' di chiasso; altrimenti che vita sarebbe? (Pensa) Alberto mi odia. Come potrebbe amarmi?

ORIANA: Ma sei suo padre. Deve amarti!

ERNESTO: No, signora, non è detto: si amano le persone che ci hanno amato. E poi i padri si capiscono solo il giorno in cui si diventa padri e si prova sulla propria pelle cosa vuol dire esserlo. E Alberto non ha figli: non potrebbe capire.

ORIANA: Insomma, qual è la tua ultima decisione, visto che sei spietato anche verso tuo figlio?

ERNESTO: La mia ultima decisione? Andarmene via da tutto e da tutti! E nessuno saprà mal che io sono il padre di Alberto! Mai! Mai! (Si ode il rumore di una chiave che apre la porta dell'appartamento) Il signor Luigi è rientrato...cena finita...situazione imbarazzante...ci troverà qui soli e...

ORIANA: Ma perché, perché te ne vuoi andare?

ERNESTO: (Gli chiude la bocca con una mano) Perché sono stanco di mentire! Per trent'anni ho mentito e adesso voglio dire...la verità! La verità! La verità! (La prende per la gola. Urlando) La verità! (Tenta di soffocarla) La verità! (Lascia la presa. Oriana cade a terra svenuta. Ernesto esce. Oriana dopo un po' rinviene)

SCENA NONA

(Oriana, Alberto, Ernesto, Luigi)

ORIANA: (Rimasta sola, grida) Alberto...Alberto...Aiuto!

ALBERTO: (Entra improvvisamente e vede la madre a terra sconvolta) Mamma...mamma...che hai? Che è accaduto? Mamma, rispondi...chi è stato? (L'aiuta a rialzarsi e la fa sedere su una sedia)

ORIANA: (Con un filo di voce) E' stato...è stato...

ALBERTO: Chi? Chi è stato?

ORIANA: Tuo...tuo padre!

ALBERTO: (Sconcertato e stupito) E' stato papà? Ma…io...l'ammazzo! Lo uccido! (Esce correndo)

ORIANA: Si! E' stato lui! Tuo padre! (Piangendo) Tuo padre! (Qualche attimo di silenzio. All'improvviso si ode un colpo di pistola) Alberto...Alberto...Che hai fatto? Rispondi...Alberto! (Entra Luigi con una mano piena di sangue. E' ferito. Si sente la porta che si apre e si richiude di scatto)

LUIGI: (Sconvolto e incredulo) Oriana...Alberto...mi ha sparato...così...senza motivo! (Cade a terra)

ORIANA: Io gli avevo detto: "E' stato tuo padre a ridurmi così!"

LUIGI: (Rialzandosi con molta fatica) Ma...se ero appena tornato a casa? Alberto...Alberto.. .perché?

ORIANA: Alberto...dove sei? Cosa hai fatto? Alberto, è stato tuo padre!

ERNESTO: (Entrando con una cassetta medica) Il signor Alberto è andato via sbattendo la porta. Avete sentito che rumore? (Comincia a medicare lentamente la ferita di Luigi, dopo aver aperto la cassetta medica, con la garza e il cotone) La signora è fuori di sé, signor Luigi. Farnetica. Non sa quel che dice. Coraggio signore, le è andata bene: soltanto un graffio. Guarirà presto.

LUIGI: E mio figlio? E' stato lui a spararmi. Perché? Perché?

ERNESTO: Ha bevuto tutto il pomeriggio. E' ubriaco fradicio.

LUIGI: (Alla moglie) Ma chi è stato a ridurti così?

ERNESTO: Un pazzo, signore. Un pazzo furioso, entrato in casa di nascosto, nell'ombra...

ORIANA: E' stato tuo padre! Tuo padre! (Ernesto porta via Luigi sostenendolo con un braccio)

ERNESTO: (Prima di uscire, con lo sguardo rivolto alla donna) Povera signora! Non sa quel che dice. Andiamo, signor Luigi. (A Oriana) Signora, le porto subito qualcosa e poi vado a fare una telefonata per fissare un appuntamento con il medico. (Oriana sviene. Ernesto la prende e la stende sul divano)

LUIGI: Ernesto, amico mio...fratello mio...grazie...grazie!

ERNESTO: Dovere, signore. Dovere.

SCENA DECIMA

(Alberto, Monica e detti)

(Ernesto sta per uscire, ma entrano Alberto e Monica. Alberto è sconvolto, Monica è indifferente. Ernesto blocca Alberto e lo abbraccia, trattenendolo)

ERNESTO: Signore, ma cosa ha fatto? Ha creduto veramente che suo padre…

ALBERTO: Toglimi quelle mani di dosso! (Si avvicina al padre) Ma che hai fatto? Sei impazzito?

LUIGI: Alberto, tua madre ha un forte esaurimento nervoso. A volte delira, perde la cognizione del tempo…scambia le persone… Un folle, uno sconosciuto, entrato qui per caso l'ha aggredita! Forse voleva rapinarla. Ma il tuo gesto dimostra quanto ami veramente tua madre. Quello che hai fatto mi ha causato un immenso dolore fisico, ma allo stesso tempo ha aperto il mio cuore. E' stata la prove dell'amore che nutri per noi genitori. Per un padre è sempre una bella soddisfazione sapere che i figli...

ERNESTO: (Interrompendolo) Sarebbero capaci di fare qualsiasi cosa per la madre o...il padre!

MONICA: (Ad Alberto) Non sapevo che fossi un tiratore così abile. ..sempre se volessi sparare alla mano o.. .al cuore! (Ride)

LUIGI: E smettila di ridere anche su queste cose! Sei sempre la solita cinica viziata!

MONICA: Viziata? E da chi? E' forse normale avere tutto dalla vita senza avere la sensazione di averselo guadagnato? Dimmi, è normale guardarsi intorno e non poter dire di nessuna cosa, di nessun oggetto: "Questo è mio! L'ho guadagnato io col sudore della mia fronte?"

ERNESTO: La signorina ha ragione: le cose, nella vita, bisogna guadagnarsele, costi quel che costi!

ALBERTO: (A Ernesto) Perché, tu te le sei guadagnate le tue cose? Tutto quello che usi non è tuo! Qua, in questa casa, non c'è niente di tuo! Mettitelo bene dentro questa tua testolina! (Si alza e gli batte un pugno sulla fronte. Ernesto non reagisce)

ERNESTO: Ne è proprio sicuro, signor Alberto?

ALBERTO: (Che non capisce) Certo che sono sicuro! E ora fuori dai piedi!

LUIGI: Alberto, non ti permetto di trattare Ernesto in questo modo! C'è un limite a tutto!

ERNESTO: C'è un limite a tutto, è vero. Anche alla vita. Vado a telefonare. Compermesso. (Ernesto esce)

ORIANA: (Che ha capito la metafora) Sai, Luigi, non conoscevo di Ernesto questa sua capacità di cogliere, quasi metaforicamente, i sentimenti di ognuno di noi...

MONICA: (Interrompendola, quasi con compassione per il suo discorso apparentemente senza senso) Mamma, dai, andiamo! Sono convinta che questa visita ti farà bene...anche se...(Rivolta al padre e ad Ernesto) ci sarebbero altre persone che avrebbero bisogno di una bella visita...(Si tocca la tempia con l'indice) alla testa!

LUIGI: I figli: che bella invenzione!

MONICA: (Fingendo di pentirsi del gesto) E dai, papà, non essere intollerante. Io scherzavo!

ERNESTO: (Rientrando) Signori, tra un quarto d'ora il dottore vi aspetta.

ORIANA: (Guarda l'orologio) Le cinque meno un quarto? Andiamo, forza ragazzi! Alberto, guidi tu?

ALBERTO: No, non ne ho proprio voglia. Ernesto, esci l'automobile e guida tu.                            

MONICA: (Con disprezzo) I maggiordomi: che bella invenzione! Ciao, papà! (Lo bacia) E non te la prendere!

LUIGI: (A Monica) Vai, vai, non importa...vai pure! (Comincia a tossire) Andate...(Tutti si salutano e Luigi rimane solo.  Suona il campanello. Luigi risponde al citofono) Chi è? Ah, Luisa...sei tu? E...cosa vuoi? No, non c'è nessuno: sì, ti apro subito. (Schiaccia il tasto del citofono. La porta si apre. Entra Luisa, donna bellissima ed elegante, vestita in maniera provocante, con minigonna, sigaretta con bocchino e occhiali scuri, che toglie quando entra. Dopo essere entrata, abbraccia e bacia Luigi)

SCENA UNDICESIMA

(Luigi, Luisa)

LUISA: Ciao, Luigi. Come va?

LUIGI: Bene. Ma tu? Come mai qui a casa mia? A cosa devo l'onore di questa visita?

LUISA: Mah, niente, così...Passavo di qui e mi son detta: "Adesso vado a vedere come sta Luigi!" Tanto, ho visto uscire tuffi poco fa. Ero in macchina...

LUIGI: E decidi di entrare qui, a casa mia? Beh, la cosa mi fa piacere. certo...due buoni amici che s'incontrano...che male c'è?

LUISA: Appunto, che male c'è? (Con tono più confidenziale) Luigi, è proprio tutto finito tra noi? Perché dobbiamo solo restare amici?

LUIGI: Perché in questo mondo tutto è destinato, prima o poi, a diventare cenere. E quello che tu reputi certezza oggi, domani è dubbio, ignoto.

LUISA: Ma...non capisco...cosa vuoi dire? Noi siamo qui e ancora abbiamo una vita davanti!

LUIGI: Una vita? Perché, c'è un numero preciso di anni che ci può indicare quanto dura una vita? Io adesso sono vivo e fra un momento potrei essere morto. E poi...(Imbarazzato) io amo mia moglie e non ho bisogno più di te!

LUISA: E allora...è proprio tutto finito tra noi? Peccato...è stato bello lo stesso. Luigi, io ti amo ancora! (Abbracciandolo) Posso darti l'ultimo bacio prima di dirti addio? (Luigi resta immobile.) Se è così che vuoi, per me va bene...sì, e vero: tutto, prima o poi, è destinato a finire. Non sappiamo apprezzare il dono dell'immortalità. Le nostre opere, i nostri ricordi, mantengono in vita il nostro nome...nei secoli...

LUIGI: (Infastidito, urlando) Basta! Smettila di dire queste sciocchezze! Finiamola con questa commedia! Vai via! Esci per sempre dalla mia vita e non farti vedere mai più!

LUISA: (Lo abbraccia disperatamente) Luigi, Luigi! (Si apre la porta. Entra Oriana seguita da Monica, Ernesto e Alberto)

SCENA DODICESIMA

(Alberto, Monica, Ernesto, Oriana e detti)

ORIANA: (Con stupore e rabbia) Che cosa sta succedendo qui? Che significa questa sceneggiata? Qui, in casa nostra? Questo è troppo! Luisa, hai superato ogni limite!

LUISA: (Tentando di giustificarsi) Ma, Oriana...era solo una visita...ci stavamo solo salutando!

ORIANA: Ma a chi vuoi darla a bere? (A Luigi) E tu, bugiardo fino alla fine!

LUISA: Che vuol dire "fino alla fine"?

ORIANA: Ah, non lo sai? Mi sembra strano che lui non ti abbia ancora detto niente!

LUISA: Ma di cosa stai parlando? Spiegati! Non ti capisco!

LUIGI: (Tenta di sviare il discorso) E la visita? Già finita? Così presto?

ORIANA: (A Luigi) Così presto? Ma come, io sono appena entrata in macchina quando vedo Luisa che sale a casa nostra…e sarei dovuta andare dal dottore e perdere così questa ghiotta occasione? (A Luisa) E tu...fuori di qui! La cena, e passa...le telefonate, e passa....il viaggio d'affari, va bene. Ma qui, a casa mia...è troppo! Via!

ALBERTO: Che razza di donna! Approfittare così di mio padre!

LUISA: Ma...ci stavamo solo salutando! E' la verità!

ERNESTO: La verità? E chi può sapere la verità?

ALBERTO: (A Ernesto) Che ne sai tu di cosa è successo? (A Luisa) Fuori di qui!

MONICA: Si, fuori! Chissà cosa ha trovato mio padre in te di tanto interessante!

ERNESTO: Ma...se la verità...si presentasse qui in carne ed ossa per spiegarci come stanno realmente le cose?

LUIGI: Ernesto, il dottore è morto! Non potrà più visitarti!

ERNESTO: Quell'Alberto: tutto suo padre!

LUISA: Stavo solo salutandolo!

LUIGI: Si, è vero!

ALBERTO: (A Ernesto) Te l'ho detto mille volte: poca confidenza con me!

MONICA: Mio fratello mi somiglia tanto: non per niente siamo figli degli stessi genitori! (Si ode una voce dalla platea. L'attore che interpreta la verità, vestito di nero, si alza dal suo posto e comincia a parlare con gli attori sul palco muovendosi e camminando in mezzo al pubblico. Tutto dovrà svolgersi in maniera naturale, senza far capire agli spettatori che si tratta di un attore, almeno nelle prime battute.)

SCENA TREDICESIMA

(Voce della verità e detti)

LA VERITA': Ne è proprio sicura, signorina Monica?

LUIGI: (Volgendo lo sguardo verso la platea, si copre gli occhi con una mano per proteggersi dalla luce dei riflettori) Ma...chi è stato? Ci lasci recitare in pace! (Sottovoce agli altri attori) Continuiamo.

LA VERITA': Sì, sì, continuate pure! Recitate, coraggio! Non uscite dal vostro mondo. Ho ancora bisogno di voi!

ALBERTO: (Indignato) Recito da dieci anni e non mi era mai accaduto niente di simile! Stia zitto! Buttatelo fuori!

LA VERITA': Perché, cosa vi ho detto io? Continuate a recitare pure questa bella commedia! Ha ha ha!

ORIANA: Ma chi è lei? Cosa vuole? Non sa che noi siamo attori e attrici? E qui c'è un pubblico che è venuto a vedersi uno spettacolo e vuole sapere come andrà a finire!

LA VERITA': Ma come, prima avete evocato la mia presenza e ora mi cacciate via? Io non merito tutto ciò. Io sono...la verità! (Tutti gli attori si guardano con stupore e sgomento. L'unico che rimane indifferente è Ernesto; anzi sembra quasi compiaciuto. La verità continua a parlare e tutti rimangono immobili come statue) Sapete voi cos'è la verità? E' un mostro, peggio: è qualcosa di indefinibile che ci tocca il corpo e la mente, la forza o l'intelletto. Un cercare affannoso: come, perché, dove, quando... "Chi l'ha ucciso? Cosa sarà accaduto? Voglio sapere perché!...Giura lei di dire la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità?" "Sì, lo giuro!" E poi fuori tre ore di menzogne, di calunnie, di bugie, infischiandosene del giuramento fatto poco prima su un sacro libro che loro trasformeranno in un mucchio di carta straccia! La verità… Quanti hanno lottato per te e sono morti per te, o in nome tuo...ma la verità non è venuta mai a galla! mai! Esistesse veramente questa verità che come una gobba ci portiamo dietro! La sentiamo vicina, per non vederla mai. E' dietro di noi, ci spia, ci rendiamo conto della sua presenza opprimente e mimetica. E sta appunto in questa mimetizzazione la non presenza della verità. Verità è ciò che è, ciò che vediamo, che tocchiamo...verità è la vita...verità è la morte! Quale verità più vera della morte per noi prigionieri di questo mondo che non abbiamo voluto, ma che non vorremmo lasciare mai! Io ti vedo, verità bella, nuda e cruda, che ti nascondi dietro le assurdità del peccato, dell'ipocrisia, dell'umana superbia, dello stupido orgoglio! Sei come un'anguilla che vorrei tenere tra le mani, ma sfuggi, scivoli, vuoi farla franca. Hai paura, hai paura anche tu dite stessa, di saperti viva e appunto per questo, perduta. La verità! Una serie di orrori quotidiani perpetrati da uomini normali, da bugiardi di professione che celano sotto una coltre di perbenismo i misteri con i quali avvolgere il delitto, l'adulterio, la pazzia! Tutte urne cinerarie sepolte sotto la terra del signor non si sappia in giro!

Ed ora, signori, a voi. Bella idea, Ernesto, quella lettera, scritta per destare il sospetto che qualcuno avrebbe saputo, oltre a voi due, la storia del figlio...Ernesto, abbraccia tuo figlio...Alberto, abbraccia tuo padre! (I due si abbracciano. Ernesto Piange. Alberto è più contenuto) Bella sensazione, è vero, Ernesto? Dopo trent'anni...era ora! Oriana, volevi distruggere la lettera, bruciarla, altrimenti il maggiordomo avrebbe potuto specularci sopra! Bel modo di nascondere l'inganno! Le battutine, ottime, non ce che dire..."Figli tuoi!" E poi la storia del testamento...Sapete, miei cari amici, che il signor Luigi ha saputo da un'analisi clinica che ha tre mesi di vita? E sapete a chi lascia tutti i suoi averi? Non a sua moglie e nemmeno ai suoi figli: al fidato Ernesto! (Appena la voce pronuncia il nome del maggiordomo, Alberto si stacca dall'abbraccio che lo stringeva al vero padre) Tu volevi lasciare la casa per non dare a intendere che avevi intenzione di fuggire con tutta l'eredità! Meno male che Oriana sarebbe passata sul cadavere del figlio… Bellissima trovata anche quella: "E' stato tuo padre!" Alberto, ora hai capito chi è stato? Luisa, Luisa … "Ci stavamo solo salutando!" L'unica verità, l'unica e sola verità in un mare di menzogne! Ed ecco che ora tutto è chiarito: tutto scorre. La mia visita non è stata molto gradita, l'ho capito subito. Sono venuto qui a rompervi le scatole! Ma...non vi preoccupate...state tranquilli: me ne vado! Voi non meritate, bugiardi come siete, la mia presenza qui tra voi. E non pensate di eliminarmi fisicamente, perché ogni volta che hanno tentato di farlo, sono rinata più forte di prima, pronta a soccombere e a risorgere milioni di volte! Vivere...morire...rinascere...trionfare...soffocare…risorgere...Non scomodatevi troppo e continuate a nascondervi! Bene: tutto è sistemato. L'importante è, signori, che non si sappia in giro la verità...la verità...la verità...(L'attore esce dalla platea attraverso un'uscita qualsiasi e la sua voce si allontana con un'eco fino a perdersi completamente. Tutti i presenti escono dal loro rigido torpore e tornano a muoversi)

SCENA QUATTORDICESIMA

(Tutti tranne la Verità)

ORIANA: (Si avvicina ai figli, abbracciandoli) Cari figli "miei", ma come potevate pensare che...

LUIGI: E poi io scoppio di salute! (Si batte i pugni sul petto) Guardate qua: vostro padre sembra un ragazzo di vent'anni! (A Ernesto) Amico mio, bastone della mia vecchiaia, come farei senza di te? (Gli batte una mano sulla spalla, affettuosamente) Luisa, esci fuori da questa casa, subito! (Luisa, con gli occhi a terra, esce) Beh, che facciamo? Andiamo a fare una bella passeggiata, e così tutti vedranno una bella famiglia unita e felice, con un padre che scoppia di salute, una moglie fedele e due figli che somigliano...

ERNESTO: (Interrompendolo) Al padre!

ALBERTO: (Alzando un braccio, tenta di colpire Ernesto) Come osi fare dello spirito in un momento come questo?

LUIGI: (Fermando il braccio di Alberto che stava per colpire Ernesto) Che tutti vedano qual è la verità! (Ernesto sta per indossare il cappotto) E tu che stai facendo? Vorresti uscire con noi? Non sai che la servitù non ci accompagna mai nelle occasioni mondane? Togliti quel cappotto e scusati con il pubblico per questa intrusione che ha interrotto così tragicamente il nostro spettacolo!

ERNESTO: Intrusione? Perché, è entrato qualcuno qui?

LUIGI: Fai finta di non capire? Qui non è arrivato nessuno.. .o se proprio è arrivato qualcuno, era sicuramente pazzo. Pazzo furioso! Noi usciamo. Fai il tuo dovere. (Si inchina assieme a Alberto, Oriana e Monica) Signore...signori... (Escono. Ernesto rimane solo. Indossa con lentezza la divisa da maggiordomo: i guanti, il papillon, ecc. Quando è pronto, si porta al centro del palco. Pacatamente)

ERNESTO: Signore e signori, vi chiediamo scusa per lo spiacevole inconveniente causato dall'intrusione inattesa di uno spettatore colpito da una momentanea crisi di pazzia. (Con tono da regista, urlando) Sipario! (La scena diventa improvvisamente buia)

F   I   N   E