La corda di paglia

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LA CORDA DI PAGLIA

Titolo originale dell’opera: “CASADH AN TSUGAIN”

Atto unico

di DOUGLAS HYDE

Traduzione italiana di Gigi Lunari

                                   

PERSONAGGI

O'Hanrahan, un cantante girovago della provincia del Connacht

Moira Ni Regaun, la padrona di casa

Una, la figlia di Moira

Seamus O'Heran, il fidanzato di Una

Sheila, una vicina

Un suonatore di cornamusa,

vicini di casa ed altri.

Commedia formattata da

La commedia si svolge in una casa contadina nella 'provincia dì Munster, un centinaio d'anni or sono. Uomini e donne si muovono per la stanza o sono fermi, in piedi accanto al muro, come se avessero appena terminata una danza. In disparte, O'Han­rahan parla con Una. Il suonatore di cornamusa sta per attaccare un'altra danza, ma Seamus gli porta qualcosa da bere ed egli indugia. Un uomo si stacca dal gruppo, si avvicina ad Una e le porge la mano, come per invitarla a danzare, ma essa lo respinge.

Una                                  - Lasciami stare. Non vedi che sto parlando con lui? (Ad O'Hanrahan) Continua: che cos'è che stavi dicendomi?

O'Hanrahan                     - Che cosa voleva quello là da te?

Una                                  - Che facessi con lui il prossimo ballo, ma io ho detto di no.

O'Hanrahan                     - E perché avresti dovuto dirgli di sì? Credi che almeno per tutto il tempo in cui io starò qui ti lascerò ballare con altri? Ah, Una, nella mia vita non c'è stata né pace né gioia, prima di stasera; prima di venir qui e vederti.

Una                                  - E che gioia ti posso dare io?

O’Hanrahan                     - Quando un pezzo di legno è mezzo bruciato dal fuoco, non credi sia lieto sen­tirsi buttare addosso dell'acqua?

Una                                  - Tu non sei mezzo bruciato.

O’Hanrahan                     - Sto bruciando, sì. Il mio cuore è già per tre quarti bruciato e consumato, mentre io devo lottare contro tutto, come tutto è in lotta contro di me.

Una                                  - Non si direbbe che tu sia ridotto tanto male.

O’Hanrahan                     - Oh, Una di Regaun! Tu non puoi sapere quale sia la vita di un povero bardo senza casa, focolare, senza una terra sua, che non può far altro che andarsene vagabondo per le gran contrade del mondo: sempre solo con se stesso. Non ce giorno della settimana in cui, alzandomi al mat­tino, io non mi dica che sarebbe molto meglio per me esser già nella fossa, piuttosto che andare va­gabondando come faccio. Perché io non ho niente all'infuori del dono che Dio m'ha dato: le mie can­zoni. Quando comincio a cantare, il mio dolore ed i miei tormenti s'acquetano: dimentico la mia croce e la cattiva sorte. Ma adesso, da quando t'ho vista, Una, conosco qualcosa che è ancora più bello delle mie canzoni.

Una                                  - La poesia è il più bello tra i doni di Dio, e finché tu l'hai, sei più ricco di tutti coloro che hanno negozi pieni di merci e di quanti hanno stalle piene di bestie e fienili colmi di biade.

O’Hanrahan                     - Ah, Una, è una gran benedizione esser poeta, ma è anche una bella maledizione! Guarda me: ho forse un amico a questo mondo? c'è una sola persona sulla terra che abbia un pen­siero per me? che mi voglia bene? Me ne vado in giro come una povera oca selvatica. Tutti mi odiano. Tu non mi odi, vero, Una?

Una                                  - Non dire così. E' impossibile che ci sia qualcuno che possa odiarti.

O’Hanrahan                     - Vieni, sediamoci insieme in un angolo della stanza. Io ti canterò la piccola canzone che ho composto per te. E' proprio per te che l'ho composta. (Vanno in un angolo della stanza e si sie­dono l'uno accanto all'altra. Entra Sheila).

Sheila                               - Sono venuta più presto che ho potuto.

Moira                               - Benvenuta cento volte.

Sheila                               - Che cosa si fa adesso?

Moira                               - Abbiamo appena cominciato. C'è stata una giga, e adesso il suonatore di cornamusa sta bevendo un bicchiere. Tra un minuto, appena il suonatore sarà pronto, ricominceranno a ballare.

Sheila                               - C'è tanta gente in casa tua, stasera. Sarà una bella festa.

Moira                               - Speriamo, Sheila. Ma sarei più contenta se almeno una persona non ci fosse.

Sheila                               - Stai parlando di quel giovanotto alto e bruno, vero? Quello che sta conversando con Una, là nell'angolo. Da dove viene? Chi è?

Moira                               - E' il peggior vagabondo che abbia mai messo piede in Irlanda. Tommaso O'Hanrahan si chiama, ma è Tommaso il girovago che avrebbero dovuto battezzarlo, ad esser giusti. Ah, non è una bella disgrazia che mi è capitata, che lui mi sia entrato in casa proprio stasera?

Sheila                               - Che tipo è? Non è quello che compone canzoni, e che viene dal Connacht? Ne ho già sentito parlare: dicono che non esista nessuno in Irlanda che sappia ballare meglio di lui. Mi piace­rebbe vederlo ballare.

Moira                               - Che la cattiva sorte gli sia compagna! Io lo so bene che tipo è, perché lui ed il mio primo marito erano un po' amici. E quante volte ho sen­tito dire dal povero

Diarmuid                         - che Dio abbia misericordia dell'anima sua     - che razza di tipo è Tommaso O'Hanrahan. Era maestro di scuola, giù nel Connacht, e ne combinava sempre una peggiore dell'altra. Perfino canzoni, scriveva; e beveva whis­ky, e con le sue chiacchiere seminava discordia tra i vicini. Dicono che non ci sia una donna in tutte le cinque provincie che lui non sia capace di abbin­dolare. Ma la morale della storia è che il parroco l'ha mandato via dalla parrocchia; lui s'è trovato un altro posto ed ha continuato a combinare altri guai finché non l'hanno cacciato anche di lì; e poi ancora avanti a questo modo. Adesso non ha più né lavoro, né casa, né niente, e non fa altro che andare in giro per le campagne, cantando e chiedendo in cambio l'alloggio per la notte. Nessuno ha coraggio di respingerlo, ma perché tutti hanno paura di lui. E' un grande poeta, sì. E se ti capitasse di farlo adirare potrebbe lanciarti un incantesimo che ti durerebbe addosso per tutta la vita.

Sheila                               - Che Dio ci aiuti! Ma come mai stasera è venuto qui?

Moira                               - Passava, ed ha sentito dire che avremmo dato un ballo; e siccome ci conosceva ha pensato di venire. Era abbastanza in amicizia con il mio primo marito. E' incredibile come riesca a vivere, senza aver altro che le sue canzoni. Dicono che egli non possa andare in un paese senza che tutte le donne si innamorino di lui e tutti gli uomini lo odino.

Sheila                               - (prendendo Moira per le spalle) Voltati, Moira, e guardalo adesso, con la testa vicino a quella di tua figlia. Le sta sussurrando qualcosa all'orecchio; ha scritto una poesia per lei e gliela sta recitando piano piano. Oh, quel mascalzone! Adesso le getterà addosso un incantesimo!

Moira                               - Oh Dio, oh Dio! Non è stata una disgra­zia che sia venuto in casa mia? Da quando è entrato in questa stanza tre ore fa, è sempre a parlare con Una. Ho fatto tutto il possibile per separarli l'uno dall'altra, ma non sono riuscita a niente. Una vec­chia canzone, una fantasia qualsiasi basta per farla andare in estasi, la povera Una. E crede che sia ben fatto restar lì, ad ascoltare Tommaso O'Han­rahan. Il suo matrimonio con Seamus O'Heran è già fissato a tre mesi da oggi. Guarda il povero Sea­mus, vicino alla porta, come li sta fissando. Come si vede che sarebbe sua volontà di poter prender per la gola quel vagabondo. Ho proprio paura che con tutte le sue chiacchiere finirà col far perdere la testa a Una. Com'è vero che sono viva, nasce­ranno dei guai, da questa notte!

Sheila                               - E non potresti metterlo fuori di casa?

Moira                               - Potrei sì. Certo nessuno qui prenderebbe le sue parti, eccetto forse qualche donna. Ma è un grande poeta, e conosce una maledizione che fa sradicare gli alberi e scoppiare le pietre. Dicono che quando un poeta come lui lancia una maledizione contro chi lo scaccia dalla propria casa, il seme mar­cisce nella terra e le mucche perdono il latte. Ma se facesse tanto d'uscire anche solo un momento dalla porta, t'assicuro che non lo lascerei certo più rien­trare.

Sheila                               - Se lui uscisse di sua volontà la maledi­zione non avrebbe più alcun potere'?

Moira                               - Nessun potere. Ma di sua volontà non se ne andrà certo, ed io non posso cacciarlo di casa per paura della sua maledizione.

Sheila                               - Guarda il povero Seamus. Sta andando da lei. (Seamus si alza e si avvicina ad Una).

Seamus                            - Ballerai con me, Una, appena il suo­natore di cornamusa sarà pronto?

O’Hanrahan                     - (alzandosi) Io sono Tommaso O'Hanrahan e sto parlando con Una di Regaun; e finché lei acconsentirà a parlare con me non per­metterò a nessuno di venire tra noi due. Seamus (senza dargli ascolto) Ballerai con me, Una?

O’Hanrahan                     - (furente) Non ho appena finito di dirti che Una di Regaun sta parlando con me? Vattene in fretta, pagliaccio, e smettila di venir qui a disturbare.

Seamus                            - Una...

O’Hanrahan                     - (gridando) Vattene! (Seamus si allontana da Una e da O'Hanrahan e si avvicina a Moira e Sheila).

Seamus                            - Moira Regaun, io vi chiedo il permesso di buttar fuori di casa quel maleducato ubriacone d'un vagabondo. Io e i miei due fratelli lo butteremo fuori, se ce lo permettete. E una volta fuori farò i conti con lui.

Moira                               - Oh, Seamus, non farlo! Quell'uomo mi fa paura. Ho sentito dire che conosce una maledi­zione che sradica gli alberi e fa scoppiare le pietre.

Seamus                            - Non mi farebbe paura neanche se conoscesse una maledizione per rovesciare i cieli! E' su me che la maledizione dovrebbe cadere, ed io lo sfido. Anche se potesse uccidermi in questo istan­te, non gli lascerò stregare Una. Datemi il permesso di buttarlo fuori, Moira Regaun.

Sheila                               - Non farlo, Seamus. Io ho un'idea mi­gliore di questa. Ho pensato al modo di metterlo fuori di casa. Se seguirai il mio consiglio se ne andrà fuori da solo, docile come un agnello; e appena fuori della porta potrai chiudergli la porta alle spalle e non lasciarlo più rientrare.

Moira                               - Che il Cielo ti dia ogni bene, Sheila. Di' quello che hai pensato.

Sheila                               - Sarà la cosa più facile del mondo. Lo metteremo fuori a intrecciare una corda di paglia e poi gli chiuderemo la porta alle spalle.

Seamus                            - E' facile da dire, ma non da fare. Lui ti risponderà: intrecciatela tu, la corda di paglia.

Sheila                               - E allora noi diremo che qui nessuno ha mai visto fare una corda di paglia e che non c'è nessuno in tutto il paese che sappia come la si comincia.

Seamus                            - E lui crederà, che noi non abbiamo mai visto una corda di paglia?

Sheila                               - Ci crederà. Crede a qualsiasi cosa. Una volta che ha bevuto un bicchiere, crederebbe anche se gli si dicesse che lui è il re d'Irlanda. E stasera un bicchiere l'ha già bevuto.

Seamus                            - Ma che scusa possiamo trovare, per dire che abbiamo bisogno di una corda di paglia?

Moira                               - Non puoi inventare qualcosa, Seamus?

Seamus                            - Certo. Potrei dire che si sta levando il vento e che devo fissare il catenaccio, se non voglio che il vento spalanchi la porta.

Sheila                               - Ma basterà che lui s'avvicini alla porta per vedere che non è affatto vero che il vento si stia levando.

Seamus                            - Aspetta! Adesso ho una buona idea: diremo che c'è una carrozza rovesciata ai piedi della collina, e che han chiesto una corda di paglia per aggiustarla. Stando sulla porta, lui non potrà vedere così lontano, e non potrà dire che non è vero.

Moira                               - Questo è quello che ci vuole, Sheila. Tu, Seamus, va' dagli uomini e di' loro il nostro piano. Di' quello che devono dire: che nessuno in questo paese ha mai visto una corda di paglia, e anche tu vedi di raccontar la storia un po' bene, in modo che lui ci creda. (Seamus va da persona a -persona, bisbigliando all'orecchio di ciascuno. Alcuni comin­ciano a ridere. Il suonatore di cornamusa ha comin­ciato a suonare una danza. Tre o quattro coppie si alzano per ballare).

O’Hanrahan                     - (dopo esser rimasto ad osservare per qualche minuto le coppie che hallano) Ehi! Tor­nate subito a sedervi! Lo chiamate ballare, tutto quel pestare che fate? Andate a spasso per la stanza come se foste una mandria di buoi, siete pesanti come manzi e goffi come orsi. Che io possa essere impiccato se non preferirei stare a vedere degli ana­troccoli zoppi saltellare per la stanza su una zampa sola. Fate largo ad Una di Regaun e a me!

Un uomo                         - (di quelli che stanno hallando) E per­ché dovremmo lasciare il posto a te?

 

O’Hanrahan                     - Il cigno che è nato dalla spuma del mare, la fenice reale, la perla dal candido petto, la Venere tra tutte le donne, Una di Regaun s'è alzata per danzare con me. E dovunque ella si mo­stri il sole e la luna si inchinano davanti a lei, e così farete voi. Essa è troppo bella, troppo simile al cielo, perché qualsiasi altra donna possa starle vi­cino. Ma aspettate un momento. Prima di farvi vedere come sa ballare il più bell'uomo del Connacht vi farò sentire il poema che ho scritto per la stella della provincia di Munster, Una di Regaun. Vieni, o astro fra tutte le donne. Canteremo insieme la mia canzone e poi faremo vedere a tutta questa gente che cosa vuol dire ballare. (Essa gli si avvi­cina ed i due cominciano a cantare).

« Questa è la bianca Una dai biondi capelli,

la bella che sta distruggendo il mio cuore.

Lei è il mio amore segreto, l'eterno rapimento

e di nessun altra m'importerà mai più ».

Una                                  - « O bardo dagli occhi neri, sei tu che nel mondo hai trovato fama e vittorie. lo vengo a te e lodo le tue labbra; tu m'hai fatto balzare il cuore nel petto-».

O’Hanrahan                     - « O bella Una dai capelli d'oro, mio desiderio, mio affetto, mio amore e tesoro. Insieme al suo bardo essa andrà lontano, profonda è la ferita da lei infetta al cuore».

Una                                  - « Né giorno e notte sembreranno lunghi ascoltando le tue dolci parole più melodiosa di canto d'uccelli è la tua bocca; nel mio petto, nel cuore, hai trovato l'amore».

O’Hanrahan                     - « Ho camminato per l'intero mondo:

Inghilterra, Irlanda, Francia e Spagna.

E non ho visto al mio paese o lontano

una ragazza bella come Una».

Una                                  - « Ho sentito l'arpa melodiosa suonare per le strade di Cork; di gran lunga più melodiosa mi è parsa la tua voce, di gran lunga più armoniosa mi è parsa la tua bocca».

O’Hanrahan                     - « Una volta io non ero che una povera anatra selvatica e la notte non mi era meno nemica del giorno finche non ho visto Una: essa è la gioia del mio cuore, colei che bandì da me il dolore e la miseria».

Una                                  - « Ed io ieri mattina camminavo nel bosco al sorgere del giorno. C'era un uccellino che cantava dolce: come amo l'amore e com'è bello!». (Un grido, un rumore e Seamus O'Heran entra di corsa).

 

Seamus                            - Oh Dio! Aiuto, aiuto! La grande car­rozza s'è rovesciata ai piedi del colle! La cassetta in cui era chiusa la posta s'è sfasciata, e non c'è nean­che una corda o un pezzo di spago per legarla. Han­no chiesto se abbiamo una corda di paglia, o qual­cosa del genere. Tutte le lettere andranno perse, se non si troverà una corda di paglia per legare la cassetta!

O’Hanrahan                     - Non seccarci! Abbiamo finito di cantare la nostra canzone, e adesso vogliamo bal­lare. La diligenza non si sogna neanche di passare da questa strada.

Seamus                            - Invece adesso passa proprio per questa strada. Ma già, tu sei forestiero e non lo sai. Non è vero che adesso la diligenza passa di qui, amici?

Tutti                                 - Passa di qui, passa di qui, certo.

O’Hanrahan                     - Non me ne importa niente, che passi o non passi. Lascerei che venti carrozze si rovesciassero sulla strada, piuttosto che rinunciare a vedere la perla dalla iridata pelle danzare per me. Dite al guidatore che se la intrecci lui, una corda di paglia.

Seamus                            - Oh, accidenti! Non si può. Quei cavalli sono così vigorosi, e balzani e così pieni di fuoco che quel povero cocchiere deve tenerli per le briglie. E deve proprio mettercela tutta pur di tenerli a freno. Ho proprio paura che non riesca a dominarli e che gli scappino di mano. Sono vivacissimi; sono i cavalli più selvaggi che io abbia mai visto in vita mia.

O’Hanrahan                     - E non c'è nessun altro nella car­rozza che possa fare una corda, visto che il cocchiere deve tenere i cavalli per le briglie? Lascia perdere; balliamo.

Seamus                            - Ci sono altri tre uomini nella carrozza. Ma uno è senza una mano; l'altro trema ancora tutto dallo spavento e non è neanche capace di stare in piedi. E quanto al terzo uomo non c'è nes­suno in tutto il paese che sarebbe disposto ad an­dare a parlargli di corda, perché è con una corda che suo padre è stato impiccato per aver rubato delle pecore.

O’Hanrahan                     - Allora voi andate a intrecciare una corda e lasciate a noi il posto per ballare! (A Una) Ed ora, o astro fra tutte le donne, fammi vedere come Giunone cammina tra gli dèi, o come cam­mina Elena per cui Troia fu distrutta. Parola mia, da quando è morta Deirdre - per la quale fu messo a morte Naoise figlio di Usnech - tu sei sua sola erede in Irlanda. Cominciamo.

Seamus                            - Non cominciate a ballare finché non si sia trovata una corda. Noi non siamo capaci d'in­trecciare una corda; non c'è nessuno qui che sappia intrecciare una corda di paglia.

 

O’Hanrahan                     - Non c'è nessuno qui che sappia intrecciare una corda di paglia?

Tutti                                 - Nessuno.

Sheila                               - E' vero. Nessuno qui ha mai fatto una corda di paglia. E credo anzi che nessuno in que­sta casa ne abbia mai vista una, eccetto me. Mi ricordo benissimo che quando ero bambina ne ho vista una al collo di una capra che mio nonno aveva portato a casa dal Connacht. E tutti dicevano: Oh Etto, che razza di roba è mai questa? E lui rispondeva che era una corda di paglia, e che nel Connacht tutti le facevano. Ha detto che uno reg­geva la paglia e un altro la intrecciava. Adesso io reggerò la paglia e tu la intreccerai.

Seamus                            - Vado a prendere della paglia. (Esce).

O’Hanrahan                     - « Canterò il mio disprezzo per la provincia di Munster. Essi non vogliono lasciarci soli a danzare, non sono neanche capaci di intrecciare una corda. Provincia di Munster senza pregi e senza benessere! Sia disprezzata per sempre la provincia di Munster, ove non vogliono lasciarci soli a danzare; la provincia di Munster dalla gente stupida che non sa neanche intrecciare una corda».

Seamus                            - (entrando) Ecco la paglia.

O’Hanrahan                     - Dammela qui. Vi farò vedere io che cosa sa fare l'uomo del Connacht, abile e servi­zievole, intelligente e sensibile, dalle mani operose e dal cervello sveglio e dal cuore coraggioso, ma che la sorte ed i grandi sconvolgimenti del mondo hanno condotto in mezzo alla gente idiota della provincia di Munster; gente senza onore, senza no­biltà d'animo, che non sa vedere il cigno tra le anatre, l'oro tra i metalli vili, il giglio tra gli sterpi, la stella delle giovani donne in mezzo alle loro vec­chie inutili e grinzose. Datemi un bastone. (Un uomo gli porge un bastone; egli vi avvolge attorno una manciata di paglia e comincia ad attorcigliarla, mentre Sheila continuerà a porgergliene).

« C'è una perla di fanciulla che ci dà luce:

essa è il mio amore, il mio desiderio;

è la bella Una, la gentile regina delle donne,

e gli uomini di Munster non sanno apprezzare (neppure metà delle sue grazie.

Perdio, questi uomini di Munster devono essere

(ciechi,

se non sanno vedere il cigno tra le anatre!

Ma essa verrà con me, la mia hella Elena,

dove il suo portamento e la sua hellezza saranno

(lodate per sempre.

Oh, Vergine Santa! Che bel villaggio è questo!

Che magnifico villaggio, dove tante sono le (persone che vengono impiccate,

che nessuno ha mai bisogno di fare una corda,

dopo tutte quelle che rubano al boia.

 Il laborioso uomo del Connacht

si fa la sua corda,

ma quello di Munster

la ruba al boia.

Che io possa vedere una bella corda,

una corda di canapa,

stringere per il collo

tutti coloro che sono in questa stanza». Per una donna i greci hanno lasciato le loro terre e non si sono dati riposo finché non hanno distrutto Troia; e per una donna questo villaggio sarà male­detto. Fino al giorno del giudizio, in nome di Dio onnipotente, per sempre nei secoli dei secoli; poiché non hanno saputo capire che Una di Regaun è la seconda Elena, che sopravvanza in bellezza Deirdre e Venere e tutte le donne che sono venute prima di lei e che verranno dopo di lei.

« Ma essa verrà con me, la più bella tra le donne.

Verrà nel Connacht popolato da gente civile;

vi saranno feste, vino e carne,

grandi balli, giochi e musica». Oh, Vergine santa! Possa il sole non sorgere più su questo villaggio, e possano le stelle non splen­dere più su di esso, e possa... (Intrecciando ed indie­treggiando è ormai giunto fuori della porta. Tutti gli uomini corrono a rinchiuderla. Una fa per cor­rere fuori, ma le donne la trattengono. Seamus le si avvicina).

Una                                  - Oh, oh, oh, non chiudetelo fuori! Lasciatelo entrare! E' Tommaso O'Hanrahan. E' un poeta, è un bardo, è un uomo meraviglioso! Oh, lasciatelo entrare, non fategli questo!

Seamus                            - O Una, amore mio, lascialo perdere. EpIì se ne è andato, ed anche le sue maledizioni se ne sono andate con lui. Domani se ne sarà andato anche dal tuo pensiero, e tu dal suo. Non sai che a me piaci più di centomila Deirdre, e che sei la mia sola gioia a questo mondo?

O’Hanrahan                     - (da fuori, battendo alla porta) Apri­te! Aprite! Aprite! Fatemi entrare! Oh, le mie set­tecentomila maledizioni su di voi! (Continuando a battere alla porta).

« La maledizione del debole e del forte,

la maledizione dei preti e dei frati,

la maledizione dei vescovi e del papa,

la maledizione delle vedove e degli orfani!». Aprite!

Seamus                            - Vi sono grato, amici! Ed anche Una vi sarà grata domani. E tu vattene, vagabondo! Puoi ballare lì fuori e da solo, adesso. Non è bello starsene tranquilli vicino al fuoco, ascoltando la tempesta? Via, vattene! Dov'è il Connacht, adesso?

FINE