La corista

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“ LA SIGNORA COL CAGNOLINO “

LA CORISTA

di Anton Cechov

Personaggi:

VALIA, corista

NINA, moglie tradita

KOLPAKOV, marito di Nina

ATTO UNICO

L’Uomo è al centro della scena.

KOLPAKOV - Voglio presentarvi Valia: non molto giovane, non molto bella, non molto intelligente. Fa la corista in una compagnia teatrale di provincia. Una brava ragazza che piace agli uomini, accomodante e non complicata, che non può aspirare certo a protettori facoltosi. E così concede i suoi favori ad ammiratori piuttosto modesti e attempati, come me, i quali del resto non si trovano affatto male. (Così dicendo si mette, come si suol dire, a proprio agio e va a prendere posto su un divano accanto a Valia, anche lei “en desabillé”) Non avrei dovuto bere quel Porto, dopo pranzo.

VALIA - Perché?

KOLPAKOV - Prima di tutto perché il Porto si beve prima di pranzo. Poi perché non era vero Porto.

VALIA - Beh allora, se non era vero, non conta.

KOLPAKOV - Comunque, era disgustoso. Ho lo stomaco delicato io, stomaco aristocratico. Mica come Popov, il tuo mercante. Ti piace, eh, quel Popov, quella specie di enorme bruto…

VALIA - Per essere bruto, è bruto…

KOLPAKOV - (rutta) Mi è rimasto sullo stomaco il tuo Porto.

VALIA - Posso darle la bouillotte…

KOLPAKOV - Brava! Col caldo che fa! Trova qualcosa di meglio.

VALIA - Col mal di stomaco so che non si deve bere ghiacciato. (Suono di campanello alla porta)

KOLPAKOV - (ricomponendosi) Dio buono, chi è?

VALIA - Sarà il fattore… O forse Katia che mi riporta il vestito che le ho prestato.

KOLPAKOV - Ah, bene. (Si abbandona sul divano, mentre Valia esce in anticamera)

NINA - Abita qui la cantante Valeria Pitak?

VALIA - Sono io, signora.

KOLPAKOV - Cielo, mia moglie! (Raccoglie in fretta giacca e scarpe e si precipita nella camera vicina)

NINA - Mio marito è qui, lo so! (Una signora elegante, senza trucco, vestita di nero, irrompe nella stanza, seguita da Valia, dapprima spaventata, poi, constatata la sparizione dell’Uomo, rassicurata) Sono Nina Nicolaevna, moglie di Aleksandr Kolpakov. So che è qui.

VALIA - Vede bene di no.

NINA - Sì, vedo. Ma qui è entrato. Lo sto seguendo da quando è uscito dal ristorante.

VALIA - Non posso dire. Io non c’ero al ristorante.

NINA - Senti questa sfrontata! Lei non c’era al ristorante! Lo credo bene che lei non c’era al ristorante.

VALIA - Vede… Qui non c’è nessuno!

NINA - Si sarà nascosto quando m’ha sentita entrare. Ma io non mi abbasserò a perquisire il suo appartamento! Non conti su me per una rappresentazione di questo genere! E non tenti di mentire. Io so! So che è il suo amante!

VALIA - E allora! Se lo sa, che cosa vuole da me?

NINA - Ah no, questo tono no, carina! Non le si addice proprio. (Afferra Valia, la costringe a girarsi, la esamina attentamente, a lungo, impietosamente. Sotto questo sguardo inquisitore, Valia si rannicchia in se stessa. Evidentemente darebbe non so cosa per sparire) Allora tutto qui! Tutto qui quello che gli ha fatto girare la testa. Dieci copechi di cipria, rossetto e capelli tinti, e il signore pianta la famiglia, umilia la moglie, distrugge un focolare. Mi vuol dire lei che cos’è? Lei che cos’ha da dargli che io non ho?

VALIA - Io non lo so.

NINA - Che cosa trova qui che gli manca a casa sua? Eh? Me lo dice?

VALIA - Io non lo so. Io non sono mai stata a casa sua.

NINA - (mugolando) Ah, sfotte anche! Villana, d’una sfrontata, d’una traviata! Come si permette di venire a ridermi in faccia con tanta impudenza?!

VALIA - Io non sono venuta. È lei che è venuta.

NINA - A cercare mio marito, non a espormi al suo sarcasmo.

VALIA - Non capisco niente di che cosa dice.

NINA - Non si faccia più stupida di quello che è. Capito il gioco!… Giochiamo all’ingenua, alla semplice col cuore in mano… e intanto affiliamo gli artigli. Lei è un animale da preda, un rapace! (Afferrandole le braccia) Voglio sapere tutto! Lei deve dirmi come l’ha attirato nel suo antro.

VALIA - Io non ho mai attirato nessuno. Noi artisti…

NINA - Oh! Un’artista!

VALIA - Non abbiamo il diritto di rifiutare quando un ammiratore (sghignazzata nervosa di Nina) viene a trovarci, se no il direttore ci licenzia.

NINA - La poverina! Vittima del dovere! Vuole che pianga con lei?

VALIA - Io non voglio niente.

NINA - Allora fuori, racconti. Dica in che modo gli ha fatto girare la testa.

VALIA - Io non ho fatto niente. Gli ammir… i signori che vogliono vederci vengono a trovarci. Alexandr è venuto con gli altri.

NINA - (braccia al cielo) Alexandr! Come osa chiamarlo Alexandr!

VALIA - È il nome che mi ha detto lui. Non m’ha voluto dire altro.

NINA - E a che titolo, di grazia, doveva “dirle altro”? E così è venuto qui, e poi…

VALIA - Dipende…

NINA - In che senso “dipende”?

VALIA - Qualche volta gli faccio del tè… Altre volte mi chiede di cantare qualcosa.

NINA - Cantare!

VALIA - Adesso sono corista, ma prima ero solista.

NINA - Ah, viene qui per prendere il tè e per sentirla cantare. E basta.

VALIA - (con un sorriso semplice) Oh, beh, sa…

NINA - So cosa?

VALIA - Certe volte, quando ci vuole ci vuole!

NINA - (scuotendola) Seduttrice! Confessi! Hai confessato. L’hai attirato, l’hai spinto al vizio, alla depravazione!

VALIA - (liberandosi) Lui quelle cose non le chiama mica così…

NINA - Taci. Non una parola. Non voglio sentire simili orrori. Dio ti punirà. (Crolla in una poltrona, la testa fra le mani) Dio mio, Dio mio, che miseria, che miseria! (Singhiozza) Eravamo una coppia unita, una famiglia modello, quattro bambini! E a un tratto la rovina si abbatte su di noi. Il padre non conosce più il suo dovere, abbandona la casa e per chi? Per una… per una… corista… il cui corpo lo ossessiona… per la quale è pronto a qualunque follia!… E il piccolo che ha la rosolia!…

VALIA - (commossa) Non c’è da piangere, signora, non è niente di grave.

NINA - Non è niente di grave, non è niente di grave!… Novecento rubli andati in fumo… di cui non può rendermi conto…

VALIA - Io non c’entro!

NINA - Lei non c’entra! Povera innocente! Ma per chi mi prende? Crede ch’io non sappia quanto costa a un uomo mantenersi un’amante…

VALIA - No… le giuro… non mi ha mai dato soldi…

NINA - Non giochiamo con le parole. C’è modo e modo di dare soldi! Basta che le paghi l’affitto, che le faccia dei regali!

VALIA - No, io non sono una prostituta. Io mi guadagno la mia vita.

NINA - (sghignazzando) Oh! Oh! Vedo! Che brava bambina, meritevole! Coraggiosa! Il socialismo! Allora, vuole dirmi cosa sono diventati i miei novecento rubli?

VALIA - Non so. Lui non me l’ha detto.

NINA - Dopo tutto, lei ha così scarsa nozione del denaro che può anche darsi che non si renda conto delle spese a cui lo manda incontro. Sappiamo che razza di cicale siete… Non vi rovinate certo gli occhi a cucire o le mani a fare il bucato, voi… Per voi tutto è facile, non avete da far conti, voi.

VALIA - Oh! Sì, li faccio i conti… Il mio cachet di corista non è gran che…

NINA - Ah, certo che se avesse solo il suo cachet di corista!… Ma non sono qui per giudicarla… Forse qualcuno le avrà fatto del male e lei avrà le sue ragioni per vendicarsi, per distruggere la felicità altrui, per ridurre in schiavitù un uomo, per rovinarlo con i suoi capricci, per trasformarlo in un relitto, in un rifiuto…

VALIA - Che cosa posso fare per lei?

NINA - Deve rifiutarsi di rivederlo…

VALIA - Va bene, glielo prometto… Non lo vedrò più…

NINA - E restituirmi i novecento rubli.

VALIA - Novecento rubli! Ma non li ho!

NINA - (ghignando) Lei scherza! Non avrà forse novecento rubli liquidi, ma avrà gioielli, pellicce…

VALIA - Aleksandr non mi ha mai regalato gioielli.

NINA - Andiamo! E questi? (Indica gli orecchini di Valia)

VALIA - Gli orecchini? Ma non me li ha mica regalati lui. È stato il signor Popov.

NINA - Allora, dove sono quelli che le ha regalato lui?…

VALIA - (ricordandosi) Ha ragione… Mi regalò un paio di orecchini all’inizio… È l’unico regalo che mi ha fatto. (Va al comò, da una scatola portagioie prende un paio di orecchini che porge a Nina) Ecco, li tenga pure.

NINA - Questi? Ma questi valgono sì e no venti rubli!

VALIA - Lo so!

NINA - Voglio i miei novecento rubli!

VALIA - Non mi ha mai dato nient’altro… Ogni tanto portava qualche pasticcino!

NINA - Pasticcini! Mentre ai suoi figli manca il pane! Eh? Vuole che la scongiuri in ginocchio? Ebbene, ecco! Sia felice! Sia felice! Goda! (Si mette in ginocchio) Eccomi ai suoi piedi!

VALIA - (commossa) La prego. Si alzi, per favore.

NINA - Per il pane dei miei figli sono pronta a strisciare! A umiliarmi!

VALIA - No, no! Le darò tutti i miei gioielli! (Le dà collane, braccialetti, ecc.) Anche se non me li ha dati Aleksandr…

NINA - Saranno sì e no, cinquecento rubli.

VALIA - Ecco. Prenda tutto. (Le dà tutta la scatola delle gioie, prende anche un candeliere d’argento sul caminetto) Prenda anche questo. È d’argento… E questi! (Si toglie gli orecchini e glieli dà) Ma si alzi, per l’amor del cielo!

NINA - Tutta questa roba non arriva a novecento rubli.

VALIA - Avrei ancora l’orologio d’oro di mio padre con la catena e i ciondoli… e la sua tabacchiera… (Va a prenderli in un altro cassetto e dà tutto a Nina. Mentre Nina valuta il nuovo bottino, Valia ritorna dal cassetto) E i suoi gemelli. Ecco. Adesso non ho più niente. (Nina si alza) Va bene così?

NINA - (Mette tutto nella borsa) Che Dio la perdoni. (Esce dignitosa. Appare Kolpakov costernato)

KOLPAKOV - Oh! Che vergogna!

VALIA - Le ho dato tutto. Tutto quello che avevo.

KOLPAKOV - Lei, così nobile, così orgogliosa, così pulita, in ginocchio davanti a te, davanti a “te”!

VALIA - Che gioielli mi avete mai portato? Quando mai, se posso chiedere?

KOLPAKOV - Gioielli… cose da nulla, i gioielli! Lei si è messa in ginocchio davanti a te, davanti a una sgualdrina! E sono io che l’ho condotta a questo punto! Io che l’ho permesso! No, non mi perdonerò mai questa cosa! Non me la perdonerò!

VALIA - Io vi domando: che gioielli mi avete mai portato?

KOLPAKOV - Scostati da me, via… creatura spregevole! Si è messa in ginocchio!… E davanti a chi? Oh, Dio mio! (S’infila rapidamente la giacca e, tenendosi schifiltosamente discosto da Valia, si avvia alla porta ed esce. Mentre Valia scoppia in un pianto disperato, si fa BUIO)

SIPARIO