La cosa in sé

Stampa questo copione

ATTO PRIMO

LA COSA IN SE

di Fruttero e Lucentini

ATTO PRIMO

Soggiorno del tipo moderno con pezzi antichi, in penombra.  Sul fondo: a sinistra, scala di soppalco o attico; al centro, tavolo a mezzaluna sormontato da specchio con appliques laterali; a destra, grande finestra e uscita A su vestibolo.  In primo piano: a sinistra, scaffalature di libri con «angolo del televisore» e uscita B; a destra, «zona di ricevimento» e uscita C. Da qualche parte, ben visibile, cassapanca «da centro»; in un angolo, tavolino con telefono.  Illuminazione: appliques, faretti e lampade varie, accese solo in parte all'inizio.  Padre e Madre: giovanili, presenza, lei sui quarantacinque, lui sui cinquanta.  Figlia: sulla ventina.  Medico: coetaneo del padre.

Televisore acceso senza audio.  La Figlia, semiseduta su bracciolo di poltrona, passa da un canale all'altro col telecomando.  Il Padre è seduto nell'angolo opposto, presso lampada a piede con ampio paralume, e sta presumibilmente risolvendo un cruciverba su quotidiano ripiegato.  La Madre è in piedi nel vano della finestra e guarda distrattamente fuori nel buio.

MADRE: (voltandosi a metà, tono deciso) lo dico una cosa. (Meno decisa) Supponiamo che...

FIGLIA: (distaccata, senza enfasi) Mamma, ne hai già fatte trecento, di supposizioni.  Adesso hai voluto chiamare il vecchio amico, di famiglia.  E aspettiamolo, no?

il Padre, che aveva alzato la testa dal cruciverba, la riabbassa.  La Figlia, capitata su canale con musica sinfonica,-alza l'audio su Quinta di Beethoven.  La Madre accende un paio di luci e prepara vassoio con whisky (bottiglia scura, tipo Vat) e bicchieri; apre poi un frigo-bar per estrarne bottigliette di soda e riempire il secchiello del ghiaccio.

AUDIO

  

durante una variazione sul tema delle tre note ribattute, si trasforma in lungo fischio di granata terminato da esplosione e seguito da silenzio, mentre sul video l'orchestra continua come se niente fosse).

Pausa, durante la quale i tre si guardano piú con rassegnazione che con sorpresa; poi la Quinta riprende normalmente.  Al primo «pianissimo», suono di citofono dall'uscita sul vestibolo.

MADRE: Ah, eccolo.

FIGLIA: (riabbassa l'audio, s'avvia al citofono) Peccato.  Fosse arrivato un minuto prima, avrebbe avuto subito un bell'esempio. (Al citofono) Si? ... (Gracchio incomprensibile del citofono).  Ti apro. (Esce).

PADRE: Il frigo adesso funziona?

MADRE: (sta riempiendo il secchiello). Ne ha l'aria.  Il ghiaccio l'ha fatto.

PADRE: (dopo breve pausa, indicando la cassapanca) E ... ? 

MADRE: (va a premere, con udibile « clic », l'interruttore che accende le due appliques ai lati dello specchio, (apre, doPo breve esitazione, la cassapanca e guarda dentro,- richiude lentamente) Sembra tutto a posto.

PADRE: (scuote la testa) Sempre cosí!  Che ci vuoi fare?  Anche in circostanze... normali, è lo stesso.  Chiami l'idraulico perché lo scaldabagno non va, e quando quello arriva, tutto invece va benissimo.

Rumori ad hoc e suono di voci dal vestibolo.

FIGLIA: (vivace) Ciao!

MEDICO: Ciao, Giulia.  Scusate se ho fatto un po' tardi, ma ho avuto ancora...

FIGLIA: Figurati.  Scusaci tu di averti convocato cosí all'improvviso.  Posa pure li.  Dammi il cappotto.

MEDICO: Grazie. (Entra.  Giovialità ostentata) Eccomi qua.

MADRE: (andandogli incontro) Ciao.

MEDICO: (C.  S.) Come va, come va. (Al Padre, che s'è alzato a metà) Ciao, vecchio.

PADRE: (lo scruta accigliato; tono neutro) Ciao.

Pausa imbarazzata.  Il Medico, evidentemente, aspetta che gli spieghino perché l'hanno chiamato.

MADRE: (prendendogli il braccio) Vieni, siediti. (Lo fa sedere).  Bevi qualcosa?

MEDICO: No, grazie. (Li guarda; guarda la figlia che è tornata a sedere c. s. nell'angolo Tv) State tutti bene?  Non devo misurare la pressione a nessuno?  Nessuno ha male al pancino?

MADRE: No, te l'ho detto, non è...

MEDICO: (accennando al vestibolo) Comunque ho con me la classica valigetta.

MADRE:La salute non c'entra. (Risatina) Perlomeno non credo.

MEDICO: E allora cos'è?  Una cosa... di famiglia?

MADRE: Sí e no... E’ un po' difficile da... Vedi, la questione è che...

FIGLIA: E dài, non facciamola tanto lunga, spiegategli piú o me no la...

PADRE: (l'interrompe sarcastico) Piú o meno!

MEDICO: (alla Figlia, tono faceto) Hanno litigato?  Vogliono divorziare?

FIGLIA: Magari.  E’piú grave.

MEDICO:(tono c. s.) Hanno deciso di fuggire insieme?  Di rifarsi una vita in Brasile?

PADRE: (smorfia disgustata) Ah, signore.

MEDICO: (stupito) No, dicevo... cercavo solo di mettere... (Alla Madre, mezzo ammicco) E’ lui che ha il problema?

PADRE:(secco) Cosí pare. (Si alza) E tu adesso me lo aggravi!  Me lo complichi!                                                                                            MEDICO: lo... ti complico il problema!  Vuoi dire che non dovevo venire? (Fa per alzarsi).

PADRE: (mano conciliante sulla spalla) No, no, anzi ti ringrazio... Solo che, non so se te ne rendi conto, ma sei d'un falso... d'un Innaturale... da far cadere le braccia (Alla Madre) L'hai visto anche tu, come è entrato, come ci ha salutati. (Cammina su e giú parodiando) «Come va, come va... ciao vecchio ...la classica valigetta... il pancino... il Brasile... » Una scenetta che piú sforzata e meno naturale, meno credibile, non avrebbe potuto essere. Un modo di fare tutto costruito.  E costruito male. (Gesto verso il Medico) Un burattino.

MEDICO: Ma... (guarda sbigottito la Madre, poi la Figlia). 

FIGLIA:(solito tono tra obiettivo e ironico) Non è che ce                                                          l'abbia con te.  Sta solo cercando di entrare in argomento.

MADRE: Si.  Lui non voleva nemmeno che ti chiamassi, veramente.  Sono stata io a decidere che cosí non si poteva più andare avanti, che bisognava almeno parlarne con qualcuno. E naturalmente é a te che...                            MEDICO: (li guarda) A me come vecchio amico.  Perché non come medico, avete detto. 

FIGLIA: Non si sa.

Pausa.  Il Padre, aria assorta, prende la bottiglia di whisky e fa per stapparla, ma s'accorge che è ancora sigillata.

PADRE: (alla Madre, trafficando irritato col sigillo ecc.) Ma é nuova.  Potevi aprirla!                                                         

MADRE: Oh, scusa.

PADRE: (al Medico, continuando a trafficare) Vedi, il fatto è che noi... qui... ci troviamo in una situazione molto strana.  Anormale.  Innaturale. (Versa in un bicchiere un dito di whisky, aggiunge ghiaccio) Per questo è importante che sia naturale almeno tu.  Naturalissimo.  Il piú naturale possibile. (Lo scruta come un fotografo, e accompagna poi le «istruzioni» con manovre ad boc) Ecco, hai detto che non ti va, ma prendi almeno il bicchiere in mano... Accavalla le gambe...Poggiati un po' piú indietro... Accendi una sigaretta...(gliene la prendere una dal proprio pacchetto di Camel tipo «molle», gliela mette tra le labbra lui stesso, e sta per accendergliela con l'accendino da tavolo).

MADRE: (d'impeto, fermandolo anche col gesto) No, aspetta! Non con quello! (Imbarazzata, riprendendosi) Ci sono... devono esserci... dei fiammiferi...

FIGLIA: Ma perché, scusa?  Tanto, se non funziona, per lui non vuol dir niente.  E se invece...

MADRE: E se invece, nemmeno.  Ma siccome non gli abbiamo ancora spiegato, poi tutto diventa... ancora piú im-

brogliato, no? (Trova dei fiammiferi e la per accendere lei la sigaretta al Medico, che è rimasto immobile e rassegnato alla sua parte di bella statuina).

PADRE: (Sarcastico, alla Madre) Ma allora chi ti dice che i fiammiferi...

MEDICO: Sentite, una sigaretta con naturalezza me la so ancora accendere da me. (Estrae il proprio accendino

con gesto teatrale e lo porta alla sigaretta, facendolo scattare con udibile clic. L'accendino non si accende.Pausa. Altri due clic con identico risultato. Pausa  Nuova serie  di futili clic).  Ma guarda... Eppure ha sempre funzionato benissimo.  Un accendino infallibile. E l'ho caricato proprio oggi. (Fa scattare un altro paio di volte, finché si accorge della strana attenzione con cui gli altri lo guardano e si guardano).

PADRE: visto, che bella naturalezza?

FIGLIA: (stupore da fumetto) Wow!

La Madre, mano a cerchio intorno alla fronte, si allontana e si aggira nervosa.  Il Padre si accascia su divano o Poltrona.  La Figlia prende l'accendino da tavolo e dopo esitazione lo fa scattare: funziona.  Concentrata attenzione di Padre e Madre sulla fiamma mentre la Figlia allunga lentamente verso il Medico, che accende.  Pausa. il medico, dopo un'ultima prova a vuoto, reintasca il proprio accendino, accentuando in qualche modo la propria posa attendistica.

MEDICO: E va be', fate con comodo, io aspetto con la massima naturalezza. (Beve il suo whisky).

MADRE: (lamentosa) Secondo me, è piuttosto un fatto di attenzione... lo dico che lui (gesto verso il Padre), prendiamo per esempio la storia di Corso Garibaldi... (Scoraggiata, al Medico) Ma non so... Tu crederai che siamo matti.

FIGLIA: (tono di chi si decide per forza) Mamma, sarà meglio che provi a spiegargli io.  E andando per ordine. (Al Medico) Vieni. (Mano tesa per farlo alzare) Vieni, vieni. (Lo prende sottobraccio, si guarda intorno indecisa, finisce per portarlo davanti al televisore, di cui alza l'audio su pezzo di un concerto di musica heavy metal).

MEDICO: (durante un silenzio) E che vorrebbe dire?

FIGLIA: (ascolta ancora un momento, alza le spalle) Ah, be', niente.  Quando fanno questa roba non c'è modo di capire se è colpa dell'apparecchio, o se è proprio... (continua a parlare, ma un nuovo frastuono copre la voce).

Sempre col Medico sottobraccio, la Figlia si sposta quindi verso il fondo, accenna con parole inudibili alla scala, poi alla cassapanca, ed esce infine da A, mentre il pezzo si chiude tra fragorosi e interminabili applausi.

PADRE: (si associa ironico agli applausi, poi va brusco al televisore e lo spegne Dalla quinta di destra, fischio fortissimo e modulato di aspiratore passato su e giú Scatenamento di lavatrice).  Concerto per aspiratore e lavatrice! (Pausa. Ronzio di elettrodomestici minori).  Con macinini vari. (Pausa).  E beninteso funziona tutto.

MADRE: bisognerebbe vedere se l'aspiratore aspira.  Perché anche stamattina:    il motore girava, ma come aspirazione...

La Figlia, sempre col Medico a rimorchio, rientra da B e va decisa verso la scala.

MEDICO: (indica la cassapanca, accennando a fermarsi) Mi dicevi di un altro fenomeno... singolare, a proposito di quel mobile.

FIGLIA: Si, si, ma dopo.  Andiamo per ordine. (Escono).

MADRE: Per ordine... Beata lei che ce ne trova uno i Adesso dove lo porta?  In camera nostra?  In bagno?

Rumori e ronzii di elettrodomestici, passi etc.

PADRE: Se vuole sapere da quando è cominciato, che gli diciamo?

MADRE: Be'... non so... La cassapanca è stata lunedí.

PADRE: La cassapanca! ... Ma io dico da quando è cominciato... tutto.  Quali sono stati... i primi segni.

MADRE: Ah, allora li, insisto, c'è la storia di Corso Garibaldi, che secondo me può spiegare tante cose.

PADRE: (gesto disgustato) Ah...

MADRE: (piccata) C'è poco da dire ah. (Guarda verso la scala) Ecco, Corso Garibaldi, per esempio, spiega benissimo la cosa della bilancia.

Sulla scala riappaiono in questo momento Medico e Figlia. Il Medico, aria chiusa, professionale, tiene in mano e bene in vista una bilancia pesa-persone, tipo bagno.  Sempre tenendo la bilancia, va a versarsi due dita di whisky che beve d'un fiato; poi sistema la bilancia in terra, in primo piano, facendo segno alla Madre di avvicinarsi.

MEDICO: Vieni.  Vediamo un po'. (La Madre si avvicina, si toglie le scarpe, sale sulla bilancia.  Il Medico si china a controllare) Cinquantuno. (Rialza gli occhi) 1 tuoi normali cinquantuno?

MADRE: Adesso si.

MEDICO: (lentamente, guardando anche la Figlia) Mentre altre volte vi succederebbe di pesarne di meno.  Almeno su questa bilancia.

MADRE: (rimettendosi una scarpa) Si. Giulia diciotto (si rimette l'altra; tono indignato, vagamente accusatorio) e io tre.

FIGLIA: (ridendo, alla Madre) Però qualche volta risali. (Al Medico, scalzandosi a sua volta) E anch'io qualche volta diciotto, qualche volta ventuno, dipende...o sennò (sale, controlla) i miei quarantasei normali.

MADRE: (accennando al Padre, tono c. s.) Mentre lui, i suoi normali settanta li pesa sempre.

MEDICO: Sempre su questa bilancia.  Ma in farmacia avete provato?

FIGLIA: Sí, però fuori, almeno finora, non è mai successo.

MADRE: (tono d'accusa accentuato) E' qui che pesiamo poco.

MEDICO: (rialza la bilancia, l'esamina, la posa da qualche parte) Un'ottima marca.  Ne abbiamo anche in ospedale (Torna a sedersi nella posizione di prima, mentre anche gli altri si risistemano; riestrae il proprio accendino e lo rigira) E anche questa è un'ottima marca.  Solo che qualche volta (fa scattare; l'accendino si accende al primo colpo) ... s'accende.

FIGLIA: Ecco, vedi?  Dalla Tv all'aspiratore, al mixer, allo scarico del bagno, a tutto quanto, non è che non funzioni mai niente. Funziona come gli gira.  Non ci puoi far conto. Per non parlare dei fenomeni come quello della cassapanca...

MADRE: O di Corso Garibaldi.

PADRE: O del mio vecchio dizionario.

FIGLIA: Già, c'è anche la storia del dizionario.

MEDICO: (alza una mano) No, no, aspettate, andateci piano a mettere tutto nello stesso sacco.  Fin qui era questione di elettrodomestici, apparecchi e baracchette varie che funzionano cosí cosí... E a proposito: il telefono (indica), la luce (indica), quelli per esempio funzionano regolarmente?

MADRE: Abbastanza.  Ma anche li, come fai a dirlo?  Tante volte manca la corrente, poi torna, ma magari era colpa dell'Enel.  E il telefono quando ti dà occupato o non risponde, che ne sai se era veramente occupato eccetera, o se... Oppure mi chiami tu ma qui non suona, e io allora che ne so?... Tu poi magari ci vediamo e mi dici ieri sera vi ho telefonato ma non c'era nessuno, e io dico strano, ieri non siamo mica usciti... Quante volte succede?

MEDICO: (vivace) E già! Ma tutta quella scena che mi trovavi poco naturale, anche quello fa parte del quadro clinico?

PADRE: Questo è il problema.

MEDICO: «Essere o non essere»?

PADRE: No. Amleto non c'entra.

FIGLIA: (seria) Lo dici tu.

PADRE: (dopo una pausa, al Medico) Senti, guardami con l'occhio di sempre.  Chi hai davanti a te?  Il principe Amleto, no. hai forse un poeta, un artista, un creativo per mestiere? O sennò un pensatore, un filosofo, un metafisico? No. (Si erge). L'uomo che hai davanti a te è un solido dirigente amministrativo, soddisfacente per l'azienda e soddisfatto della sua carriera, marito... in complesso adorabile e padre rispettoso, sportivo con moderazione,bevitore e fumatore medio non privo di interessi culturali...Cioé: zero!

MEDICO: (ride) Però, non è che come ritrattino sia tanto rassicurante.  Potresti essere uno di quei soggetti talmente « normali », « ordinari », che alla fine partono per la tangente, reagiscono con la fuga dalla realtà.

MADRE: (alzandosi con vivacità) Su questo per me non c'è dubbio.  Certo non spiega tutte le cose strane che succedono qui, ma... (Al Padre) Lo so che tu non vuoi sentirtelo dire, ma io sono convinta che alla base, all'origine di tutto, c'è La «fuga» di Corso Garibaldi.

PADRE: (esasperato) La «fuga» di Corso Garibaldi.

MADRE: Naturale. (Al Medico, mentre il Padre va a sedersi e spiega il giornale, disinteressandosi) Perché io non sarò medico, ma capisco benissimo che quando voi specialisti maschi parlate di fuga dalla realtà, intendete prima di tutto e soprattutto fuga dalla moglie.

MEDICO: Diomio... C'è moglie e moglie.

MADRE: Grazie... Ma c'è anche fuga e fuga.  Perché non so... Prendiamo Mariagrazia.  Lui adesso tutti gli danno addosso perché va be', non è che io voglia difendere lui... Ma lei: mamma mia! l'invadenza! la petulanza! la rompiscatoleria! ... Nella vita di quel poveraccio... a casa, fuori casa, sul lavoro, al cinema, in bagno... lei non sopportava un minuto di non esserci! ... E allora per forza.  In un caso cosí, la tela (sinistra a taglio sull'avambraccio destro), il fugone, te lo spieghi.  Mentre lui (accenna al Padre) non ha nemmeno quella scusa li.

MEDICO: No, eh?

MADRE: (molto secca) No! ... Perché se c'è una che la libertà degli altri, e specialmente la sua la rispetta e l'ha sempre rispettata, quella se permetti sono io.  Il mio principio è sempre stato di non stargli addosso, di pesargli il meno possibile!

MEDICO: Tre chili.

MADRE: Una non rompe, si tiene da parte, circola in punta di piedi... Vuoi leggerti in pace il tuo giornale?  Leggi il tuo giornale.  Vuoi che andiamo al concerto?  Andiamo al concerto.  Non vuoi andare al concerto?  Non andiamo al concerto.

FIGLIA: Una santa.

MADRE: (si smonta un istante, ma riprende) E il risultato qual è? Non hai piú peso.  Sparisci.  Non ci sei letteralmente piú.  Ti dico: lo capì anche un vigile che era li a far multe.  Tanto che si mise a ridere e mi fa, dice: «Stia tranquilla signora, vedrà che prima o poi lui se ne accorge ».

MEDICO: Non capisco.  Tu ti stavi pesando sulla tua bilancia, e lí c'era un vigile che...

TIADRE Ma andiamo, non scherzare, sto parlando di Corso Garibaldi!... Ti dico: io ero li coi miei pacchetti... Cioè: avevamo fatto delle spese, perché era un sabato.  E quando torniamo alla macchina, lui...

MEDICO: (indica il marito) Lui?

MADRE: Si, lui fa il giro... Cioè: gira intorno alla macchina per aprire no?... Apre... S'installa con tutto comodo, mentre lo sto sempre lí, impalata sul marciapiede coi pacchetti... Si mette gli occhiali... Mette la chiavetta... Mette in moto... E se ne va. (Pausa d'effetto.  Occhiata indignata alla Figlia che s'è -iiessa a ridere, mentre il Medico cerca di darsi un contegno).  Capito?  Nemmeno una fuga.  Pura cancellazione.  Non c'ero piú. (Si siede).

MEDICO: Ma se n'è proprio andato, o...

PADRE: (abbassa il giornale) Macché andato.  Avrò fatto tre metri, due secondi, prima di accorgermene.  Una distrazione di due secondi.  Capirai che offesa!

FIGLIA: (ancora ridacchiando) Si, papà, ma non è questione di due secondi o di due mesi. (Smette di ridere) Un fenomeno di cancellazione, di sparizione, c'è stato. E quindi, anche secondo me, un rapporto con tutto il resto ci potrebbe essere.

PADRE: Ma quale sparizione?  Dice lei stessa che un vigile s'è messo a ridere, vedendo che era rimasta lí.  Se fosse sparita come l'avrebbe vista?

FIGLIA: Questo è vero, ma...

MEDICO: (cercando di intervenire) Ma che diavolo...

FIGLIA: (respinge decisa l'interruzione) Ma restano certi vuoti, certe lacune della tua mente.  Resta il tuo atteggiamento non verso me o la mamma, ma verso le cose in generale, verso le cose in sé.  Ecco la causa dei fenomeni, secondo la mia teoria.

MADRE: D'accordo, ma non secondo la tua teoria.  Quella è piú pazzesca di tutto. lo dico invece che se lui...

MEDICO: No no no no, momento, momento, momento, fermiamoci qui!  Perché insomma se ho capito bene: tutte e due... anzi tutti e tre... considerate seriamente questa possibilità: che la mente di una persona...

PADRE: Non di una persona.  La mia.

MEDICO: La tua, va bene.  E allora che la tua mente, o inconscio che sia...

PADRE: Inconscio, inconscio.

MEDICO:    ... influisca materialmente sulle cose che vi stanno intorno. E' cosí?

MADRE: (angosciata) Diomio!  Si, è proprio cosí!

FIGLIA: (scientifica) Ma certo.

MEDICO: (al Padre) Cioè: saresti dotato di facoltà paranormali.

PADRE: Peggio. Molto Peggio. Perché io dietro certi scherzi... (indica vagamente intorno) la bilancia che non segna... la cosa che sparisce... l'accendino che fa cilecca...il tuo sorrisetto che non tiene...ci vedo la crepa, lo sgretolamento, il vuoto. (Pausa. Ancora più drammatico).Il vuoto!

Cupo silenzio. La Madre, in piedi, si torce nervosamente le mani. La Figlia mantiene la sua aria neutra. Il Medico dopo aver guardato alternativamente tutti, invita la Madre a sedersi e prende la bottiglia, prende un bicchiere dal vassoio.

MEDICO: Calma. Calma e sangue freddo. (sorride alla Madre, preparandosi a versare) Un...mezzo dito? finora ho bevuto solo io.

MADRE: Grazie.

Il medico versa, aumentando progressivamente l'inclinazione, ma dalla bottiglia non esce una goccia.

La raddrizza e la guarda sconcertato, la capovolge, la scuote, la raddrizza di nuovo guardandola controluce.

MEDICO: E’ vuota! (pausa. Si volta al Padre) Ma... non era nuova? Non l’hai aperta tu poco fa?

PADRE: Sì. A meno di... (sarcastico) una lacuna nella mia memoria. (s’alza e prende la bottiglia, la guarda e la rigira a sua volta) Per essere vuota è vuota. (La posa, guarda il Medico che si è seduto sbigottito) Ma non drammatizziamo. Calma, Perché è vero che tu ne avrai bevuto... quanto? Mezzo bicchiere in tutto?

MEDICO: Non so. Anche meno.

PADRE:  Ecco. Ma (riprendendo la bottiglia ed esaminando l’etichetta) vatti a fidare di questi importatori! Di questi imbottigliatori! Il prezzo sale (alza al massimo il braccio con la bottiglia) e il livello scende (capovolge la bottiglia e comincia a riabbassare il braccio).

Il gesto resta a metà: dalla bottiglia sgorga whisky in abbondanza, finendo su sottostante tappeto, e nell'attonita immobilità e silenzio se ne percepisce il gorgoglio.                                   . .

MADRE: (istericamente) Il tappeto shirvan!

PADRE: (Ancora un istante di immobilità, poi calcio esasperato al tappeto, voce strozzata) Il tappeto shirvan!!! (scaglia la bottiglia nella quinta di destra; fragore di vetri infranti).

Lunga pausa. Il Medico si alza e si aggira tra investigativo e visibilmente scosso. La moglie, automatica dopo lo shock, tira su il tappeto, controlla la macchia, esce col tappeto. Rumore di vetri calpestati. La figlia la segue. Rumore di vetri spazzati.

                                           

PADRE: E allora adesso cosa dici?

MEDICO: Io? Cosa vuoi che dica. Qui ci vorrebbe un esperto di... non so... non ho idea neppure di questo. Ma da quando sono cominciate queste... manifestazioni?

PADRE:  E vallo a sapere. I fatti più vistosi da non molto. Ma come faccio a sapere se già da prima... So che le manifestazioni... i fenomeni... si sono aggravati a poco a poco. E nello stesso tempo mi è cresciuto questo senso di irrealtà... per esempio... (confidenziale)... a me lo puoi dire: tu chi cazzo sei veramente?

MEDICO: (dopo una pausa indecisa mette mano al portafoglio, estrae una carta d'identità, la apre, la guarda) Veramente è scaduta.  E la fotografia è molto sbiadita.  Ma se ti fidi... (Porge il documento).

PADRE: (respinge sarcastico) Un pezzo di carta!  E con la foto sbiadita, per giunta! ... Ma se non posso fidarmi neanche piú di... (gesto verso la libreria, da cui va a prendere un grosso volume) Questo dizionario illustrato, mettiamo.  Ce l'ho dai tempi di scuola, e non è affatto sbiadito.  Tieni (sfoglia a caso, mostra)guarda qui la tavola dei mammiferi: l'ermellino, i chirotteri, la zebra con tutte le sue strisce ancora nitidissime, il canguro... (Dà il volume al Medico) Ma vedi un po' se c'è il Carducci? 

MEDICO: Tra i mammiferi?

PADRE: Ma via!  Dai, guarda.

MEDICO: (esegue perplesso, lo trova) Naturale che c'è, eccolo qui: «Carducci Giosuè, nato a Valdicastello in provincia di Lucca il 21.7.1835.

PADRE: Bene bene, allora oggi c'è. (Pausa).  L'altro giorno non c'era.  Un'altra volta non c'era l'Eufrate.

MEDICO: Come sarebbe?

PADRE: E come sarebbe?  Lo sai com'è quando uno fa le parole incrociate.  Ti serve il paese natale del Carducci?  Vai a vedere.  Valdicastello.  Ti serve il nome attuale dell'Eufrate?...

MEDICO: Firat.

PADRE: Bravo.  Solo che io, cosí, mi sono accorto che su questo mio vecchio dizionario... non potevo piú contarci. Un giorno è sparita l'intera tavola dei funghi.

MEDICO: Ah. (Guarda un momento la Madre, che rientra da destra).  Ma poi è tornata fuori?

PADRE: Si, ma intanto se n'era andata la Jugoslavia.  E magari ecco, in questo,momento mancano le ferrovie, il buddismo, o Metternich, che ne so?  Come fai a saperlo?  Non puoi controllare tutto nello stesso momento.

Pausa, mentre rientra anche la Figlia.

MEDICO: (guarda assorto il volume, facendo scorrere le pagine col pollice) Oddio... Tutto, dici tu... (Alza le spalle, rialza la testa) Ma non per rubare il mestiere al tuo analista...

PADRE: Quale analista?  Mai avuto analisti.

MEDICO: Lo so, lo so, scherzavo.  Ma tra questi vuoti che dici... tra quelli che hai effettivamente notato, voglio dire... non credi che possa esserci un qualche legame?

Qualcosa per cui tu rifiuteresti... rimuoveresti... proprio quelli e non altri?

PADRE: (tono annoiato) Ah, le rimozioni...

MADRE: Ma certo!  E' quello che ho sempre pensato.  Tu rimuovi. Rimuovi me... rimuovi tua figlia... ri...

PADRE: (brusco) D'accordo, d'accordo... (Al Medico) Ma che legame vuoi che ci sia tra il Carducci, i funghi...

MEDICO: Ah, se è per questo, te ne trovo quanti ne vuoi, di legami: il Carducci con la sua barba è chiaramente la figura del padre, complesso edipico; e i funghi, simbolo fallico per eccellenza, potrebbero riferirsi a un tuo complesso di castrazione.

PADRE: Ma tu ci credi?

MEDICO: (esita) lo personalmente, no.  Ma ammettendo per un momento che sia tu a provocare i fenomeni... e soprattutto le sparizioni... direi che varrebbe la pena di vedere cos'è, precisamente, che è sparito finadesso.  Cioè: quali sono precisamente i contenuti che il tuo inconscio... o quello che sia... tenderebbe a rimuovere.

FIGLIA: (ironica) Il contenuto della bottiglia?

MADRE: (vivace) No, ma magari della cassapanca.  Perché effettivamente, li dentro, nessuno di noi ha pensato a guardarci da quel punto di vista. (Al Medico, indicando) Giulia te l'ha detto della cassapanca?

MEDICO: M'ha accennato.  Pare che t'abbia fatto un'impressione terribile?

MADRE: Sfido!  Una rimozione cosí non c'era ancora mai stata.  Lui poi non era nemmeno in casa, c'ero solo io, che cercavo dei vecchi ferri da maglia n. 4 che forse erano finiti li... Perché quello è un mobile dove finisce un po' di tutto... Per cui appunto vado li, apro, ma davanti a tanta roba stipata in disordine ci rinuncio, richiudo.  Poi però mi dico: e se invece ne profittassi per mettere finalmente un po' d'ordine, vedere precisamente cosa c'è?  Sai, tante volte si ritrovano delle cose che una non sapeva nemmeno piú di averle.  Insomma riapro. (pausa).  Era vuota.

MEDICO: Come vuota...

MADRE: Vuota.  Non c'era piú niente, neanche la fodera a

fiorellini...Non ti dico lo spavento.  Lo shock.  Con tutto

che a certe cose, ormai, diosà se ci sono abituata.

MEDICO: E poi?

MADRE: Poi ha suonato il telefono.  Ero li a guardare quel vuoto con le gambe che mi tremavano, quando ha suonato il telefono.  Mi sono girata automaticamente, sarò rimasta voltata due secondi, poi lo sguardo m'è ricaduto sulla cassapanca.  Era piena.  Con la fodera e tutto. (Pausa). Altro che il dizionario! ... Ma per questo trovo che hai ragione, quando dici dei contenuti.  Cosa c'era tra quella roba che è sparita?  Cosa c'è li dentro esattamente? lo, da quando è successo, non ho piú avuto il coraggio di guardarci bene.

MEDICO: (va alla cassapanca, mano al coperchio) E guardiamoci adesso.

MADRE: (impaurita) No, aspetta...

MEDICO: Ma dài, via... (apre).

MADRE: (ansiosa) E' piena?

MEDICO: Pienissima.

Tutti si avvicinano e guardano dentro.

MEDICO: (libera con qualche difficoltà una racchetta da tennis, ne mostra le corde rotte) Cose che non servono piu, o mai fatte riparare... (Passa la racchetta alla Madre, che la posa su seggiolone o altro mobile ad boc, ed estrae una macchina fotografica) Rotta?

PADRE: No, mi é passato l'hobby.

MEDICO: (macchina alla Madre c. s.; si richina a frugare, estrae un sacchetto da cui fuoriescono due grossi ferri da maglia) Erano questi i ferri che cercavi?

MADRE: (tende la mano) Oh, grazie!  Questi voglio metterli da parte, prima che rispariscano.

MEDICO: (ignora la mano tesa ed estrae tutto il contenuto del sacchetto, cioè gomitoli vari e un maglione non finito, a colori sgargianti) Non é che lui volesse rimuovere proprio questo... bel maglione? 

MADRE: (prendendogli il maglione) Antipatico.

Pausa, mentre la Madre ricostituisce il sacchetto e lo mette da parte.

FIGLIA: (alla Madre e al Medico) Ma scusate: pensate davvero di poter trovare una spiegazione... un motivo... li dentro?  Perché a parte tutto: 'se c'era una cosa speciale che lui voleva rimuovere, rimuoveva quella, no?  Chi glielo faceva fare di vuotare tutta la cassapanca?

MEDICO: Anzi!  Può aver voluto nascondere anche a se stesso ciò che veramente voleva cancellare... sopprimere... e quindi ha soppresso tutto. (Pausa, cambia tono).  Dico cosi tanto per attaccarmi a qualche cosa... Per tentare di individuare qualche cosa che assomigli, sia pure lontanamente, a un indizio (alza le spalle, si china di nuovo a frugare) razionale... (Tira fuori un bambolotto mutilo) Questo cos'è?

FIGLIA: Il bambolotto Bubi, mio preferito fino alla pubertà. Ma sono stati loro a volerlo conservare, per ragioni sentimentale. lo per me, figurati.

MADRE: Si, adesso fai la cinica, ma ricordo la tragedia di quando gli si staccò il braccio.  E quel ruttino che faceva dopo la pappa?  Ti mandava in estasi, quel ruttino, non ti ricordi?

MEDICO: Ah, perché faceva anche il ruttino?

MADRE: Si, sí, e magari lo fa ancora.  (Schiaccia dietro).

BAMBOLOTTO: (fioco balbettio)       Mam-maaa...

MADRE: No, piú in alto.  Tra le spalle.

Il Medico schiaccia piú in alto.  Il bambolotto emette un rutto cavernoso.

MEDICO: (lasciando cadere il bambolotto) Oh, signore.

MADRE: (costernata) Cosí non l'aveva mai fatto.

Pausa d'imbarazzo.  Le due donne finiscono per guardare con sospetto il Padre.

PADRE: Ah, no, eh!  Questo non c'entra con i fenomeni. (Al Medico) E poi non è vero che ci tenessi anch'io a conservarlo, quel villanzone.

MEDICO: (raccatta il bambolotto e lo esamina) Ma no, qui sai cosa dev'essere?  Che la gomma della valvolina a poco a poco s'è disseccata, per cui... (Preme.  Altro tremendo rutto).

FIGLIA: Ma è disgustoso! (Va a sedersi da una parte).

MEDICO: Comunque non direi che si possa prendere per un indizio. (Al Padre) Tu che ne dici?  Per te ha nessun

significato particolare?

PADRE: (reciso)  Nessun significato.

MEDICO: (passa il bambolotto alla Madre; estrae dalla cassapanca una maschera esotica) E questa? Che cos'è?

PADRE: (tono da inventario) Maschera riportata da crociera nel favoloso Yucatan. Fabbricata a Hong Kong. Nessun significato.

MEDICO: (maschera alla Madre c. s.; tira fuori un voluminoso metro avvolgibile e a molta, con manico, guardandolo interrogativo ed estraendo qualche decimetro di nastro) Metro?

PADRE: (tirando il nastro e allontanandosi a ritroso) Lungo metro avvolgibile.  Sempre utile in una casa. Mai usato. (Sparisce nella quinta, torna seguendo il nastro fin quasi al contenitore, lascia scattare) Nessun significato.

MEDICO: (metro c. s.; tira fuori una grossa scatola legata con nastro) Posso aprire?

MADRE: Sono lettere di famiglia.

PADRE: Apri, apri. (Appena il Medico ha aperto, prende lui stesso una busta a caso, guarda il mittente, estrae il foglio, legge) «Carissimi, la tragedia della povera Tina ci ha lasciato tutti come ben potete immaginare.  Un destino cosí, quando ancora... » (S'interrompe, ricaccia foglio e busta tra gli altri, pesca altra busta c. s.) «Cari cugini, la nascita della vostra bimbetta ci riempie di...» (S'interrompe di nuovo, ricaccia foglio e busta c. s.,     consegna la     scatola alla Madre) Nessun significato.

MADRE: (doloroso sdegno) Ma come puoi dire?  La povera zia Tina... La nascita di nostra figlia... Nessun significato?!

MEDICO: (conciliante) No, lui vuol dire come indizio.  Come eventuale causa di rimozioni.

MADRE: (secca) Comunque, a tirar via cosí non serve a niente. O si va un po' a fondo, o se no...

PADRE: O se no?  Vorrai mica che ci mettiamo a leggerle tutte?  Perché allora (si volta al Medico, che intanto ha estratto due grossi album di foto aprendone uno) dovremmo anche far passare una per una tutte queste... belle istantanee.

MEDICO: (punta il dito su una foto) qui dove siete?

PADRE:  Mah?

MEDICO: (volta pagina) Ah, qui è Cortina.

PADRE: (autosfottente) Con la sua caratteristica conca.

MEDICO: (dito su foto) E con caratteristica valligiana su sfondo di cime nevose?

PADRE: No, con caratteristica suocera, su sfondo di cime nevose.

La Madre gli prende brusca i due album e si volta, posandoli accanto al maglione.

PADRE: (con sussurro teatrale e gesto negativo, al Medico) Nessun significato.

MEDICO: (frugando nella cassapanca; tono ostentato di scandalo) Oh, oh, oh.  Che cosa abbiamo qui? (Estrae da un involucro di cellophane e posa accanto a sé un vaporoso mucchietto color fragola, sollevando ed esibendo

poi i diversi capi) Un  reggiseno mozzafiato!  Un reggicalze vertiginoso! ... E non parliamo di queste (si drappeggia con mutandine da porno-sbop).

MADRE: (inferocita, strappandogli l'indumento) Ma insomma!

MEDICO: Oh, Scusa.  Non pensavo Che fossero tue.

MADRE: (c. s.) E infatti non lo sono! ... Cioè, me le ha portate lui da Londra, del resto molti anni fa, ma io non mi sono mai sognata di metterle! (Prende in fretta anche reggiseno e reggicalze, rimette il tutto nell'involucro esita su che farne, finisce per voltarsi alla Figlia) Tieni per piacere, vammi a buttare via questa roba.

FIGLIA: (prende l'involto, fa per riaprirlo) Ma perché? In fondo...

MADRE: (esasperata) Vammi a buttare via questa roba!

FIGLIA: Come vuoi.  Ma per me... (uscendo, con risatina) nessun significato.

PADRE: (al Medico) Neanche per me. (Alla Madre) E non capisco perché te la sei presa tanto.  Se ricordo bene me lo dicesti tu se ti trovavo dei dessous un po'...

MADRE: lo ti dissi se mi trovavi qualche cosa di un po' carino e spiritoso!  Non una parure porno!

MEDICO: (ridacchia) Allora però, se posso permettermi,perché non l'hai buttata via subito?

MADRE: (seccata, ma calando di tono) Ma non so, non ricordo, l'avrò ficcata li provvisoriamente, tanto per toglierla dalla circolazione...

PADRE: (al Medico) li fatto è che le donne non buttano mai niente. C’è altro?

MEDICO: (guarda nella cassapanca, mano al coperchio) No, non c'è piú niente.  é vuota.

(Pausa, mentre la Figlia rientra)

PADRE:  In fondo mi chiedo se non sia proprio questo, l'indizio. (Pausa).  Il vuoto. E lo stesso con il dizionario: senza guardare se fosse meglio eliminare il Carducci, i funghi o la Jugoslavia...  a chi tocca tocca... Pur di sfoltire un po'... diradare... alleggerire... (Si volta e si allontana teatralmente di qualche passo)

MEDICO: (semischerzando, alla Madre) E tu compragli un dizionario più piccolo...  Butta via un po' di quella roba...

FIGLIA: (seria) Potrebbe essere pericoloso.  Se la mia idea è giusta, potrebbe verificarsi un ulteriore aggravamento dei fenomeni. (Al Padre, che s'è voltato a guardarla) E tu almeno oscuramente te ne rendi conto.  Non è vero?

PADRE: (fa ancora qualche passo su e giú, si ferma) No! (Al Medico) Perché secondo la sua idea, almeno a quanto l'ho capita, io sarei qualcuno del tutto a parte, un essere letteralmente unico al mondo.

MEDICO: (alla Figlia) Be', ogni persona è... letteralmente unica al mondo.

FIGLIA:Si, ma lui...

PADRE: Ma andiamo! ... Mi succedono cose strane, va bene.  Ma a parte questo: dove sarebbe la mia unicità?  Sarò depresso, sarò assillato da troppe cose... Ma come tutti, no? Cose, cose, cose! Milioni, miliardi, miliardi di miliardi di cose!  Belle o brutte o indifferenti non importa.  Il punto è che sono troppe. il punto è che basta! ... Aria, aria!  Spazio! ... (Al Medico) Non ce l'hai anche tu, non ce l'abbiamo tutti, questo bisogno di respiro?                                                   

MEDICO: Massì, certo. Solo che tu... non vuoi distinguere tra cose e cose. Io direi casomai: piú di questo e meno di quello.  No?

PADRE: (deciso) No. Meno di tutto. (Riapre il dizionario sul tavolo, si china a guardare) Guarda, a cominciare da A: «A, prima lettera dell'alfabeto».  Meno A. Siamo sommersi dalle A: Azienda Autonoma, Anonima Assicurazioni, Agenzia Auto Alfa, Associazione Artisti e Artigiani Asmatici... Oppure: Attenzione, Attendere prego. Ah, no.  Ah, si.  Ah, ecco.  Ah, è lei avvocato... Ma quale avvocato!  Meno avvocati, meno aziende, meno attenzione... E ancora (riabbassa gli occhi sulla pagina) « Aa, fiume della Lettonia».  Meno fiumi, meno Lettonia. «Aaland, isola del... » Meno isole. « Abbiategrasso ». Meno. «Acidosi». Meno. «Acquario, costellazione e segno zodiacale». Meno segni, meno costellazioni... Meno roba sulle spalle.

FIGLIA: (oracolare, dalla scaletta) Meno mondo. Meno universo. Te l'ho detto, papà: sei un solipsista stanco.

MEDICO: Solipsista?

FIGLIA: Certo. Ma stanco. E’ per questo che siamo tutti in pericolo. In quanto il solipsismo di per sé non sarebbe, diciamo, grave. Ma tu capisci che se il soggetto è stanco...                

MEDICO: Ci Credo, ci credo, solo che il solipsismo... cioèmi pare, vagamente, di averlo già sentito nominare... Ma che roba sarebbe?  Psicologia?

FIGLIA: Anche,se vuoi.Ma guarda che «psismo» non c'entra niente con Psiche.  Solipsismo, solipsista, vengono dal latino solus ipse, «solo se stesso», cioè in definitiva (indica il Padre, che ha riabbassato la testa sul suo cruciverba) solo lui.  Si tratta di una dottrina filosofica che...

MEDICO: Ah, ecco, mi pareva.  Una (accentuata sfumatura di ironia) dottrina filosofica.

MADRE: (rincarando) Che del resto, quando abbiamo fatto il liceo noialtri, nemmeno si portava. L'idealismo, l'eclettismo, il pragmatismo, quelli si, molto a fondo... e anche cenni sull'esistenzialismo... Ma il solipsismo, ricordo che la Jacobini, una professoressa di prim’ordine, che poi ha avuto la libera docenza, be': il solipsismo, secondo lei, non    era neanche un vero problema.

FIGLIA: Ah, no? E mi dici che v'ha fatto a fondo l'idealismo?  Ma fammi ridere!

MADRE: (incerta, sulla difensiva) Che c'entra.  L'idealismo è una cosa, e...                                          

FIGLIA: E il solipsismo un'altra?  Andiamo bene!  Brava! ... (Compatimento) Vero che quando hai studiato tu era tutto cosí: a compartimenti stagni (gesto separativo): qui i presocratici, qui i normanni, qui la rivoluzione francese, qui il dolce stil novo...

MADRE: (si riaccende) Il dolce stil novo! ... Ma che dici?...

FIGLIA: (al Medico, indicando il dizionario) Tu guarda un po' li dentro cosa dice.

MEDICO: (malizioso) Di che? Del dolce...

FIGLIA: Del solipsismo! Ci dovrebbe essere... se papà non l'ha soppresso.

MEDICO: (sfoglia) Sci... scià... sindaco... sinusite... sogliola,soia, sole, Solimano...

PADRE: (alza gli occhi incuriosito) Solimano?

MEDICO: Certo: «Sultano turco; fu grande mecenate e legislatore». C'è anche Solingen, « Città della Westphalia; rinomato centro della lavorazione degli acciai». 

PADRE: Nessun significato.

MEDICO:  (Ignorando l’interruzione) E poi... eccolo qui: «Solipsismo: posizione limite dell'idealismo, per cui... »

FIGLIA: (trionfante, alla Madre) Tiè! ... E brava la tua Jacobini.

MADRE: Ma niente affatto!  é proprio quello che diceva lei! Posizione limite, e quindi insostenibile. (Al Medico)cosa dice?

MEDICO: Dunque: «Posizione limite dell'idealismo, per cui si afferma come reale solo l'esistenza del soggetto individuale, mentre tutte le altre cose e persone sono sue mere rappresentazioni, prive di realtà in sé ». (pausa). Ah. (altra pausa). Cioè?

FIGLIA: Come «cioè»? E’ chiaro.Vuol dire che non c'è nessuna prova che il mondo esterno... il cosiddetto mondo esterno... ci sia davvero.  Uno crede di vedere e toccare che delle cose reali, di parlare con delle persone reali, e invece è tutta una sua immaginazione.  Esiste solo lui, capisci?  Solus ipse!  Gli altri non ci Sono. O perlomeno la loro esistenza non è dimostrabile.

MADRE: (sarcastica) E questo sarebbe un vero problema filosofico?

FIGLIA: Mamma: se Cartesio...

MEDICO: Però!  In fondo me lo sentivo!

MADRE: (allarmata)   Che cosa?

MEDICO: Che «ipse» modestamente sono io, mentre voi... nix, poveretti: non ci siete proprio. O perlomeno siete indimostrabili

MADRE: (si guarda; gesto delle mani a esibizione di se stessa) lo? (Scherzosa indignazione) Ma che villano ! Sarai indimostrabile tu!  Eh!  Anche la sottoscritta può dire che esiste solo lei mentre voi nix.  E lo stesso possono dire lei (indica la Figlia), lui (indica il Padre), il mio parrucchiere, il tuo elettrauto, il Papa e tutti quanti.  Tutti ipse. (Didattica, alla Figlia) Ecco perché il solipsismo è un falso problema e non sta in piedi un momento: perché è una contraddizione in termini, sia sul piano pratico che su quello puramente filosofico.

FIGLIA: Ah, è questo che diceva la Jacobini?

MADRE: Esattamente.

FIGLIA: Dimostrandosi cosí ancora piú cretina di quanto immaginassi.

MADRE: Giulia! ... Come ti permetti di...

FIGLIA: (grida) Ma come ti permetti tu!  Se tutta la filosofia moderna, da Cartesio in poi, gira intorno a quel problema li! ... Perché il cogito cartesiano... hai presente il cogito? ... be', cosa vuol dire secondo te?

MADRE: (grida) E che ne so?  Adesso stavamo parlando del solips...

FIGLIA: (C.  S.) Ma è lo stesso!  Il fatto di Cartesio è che lui dubitava di tutto, no?  Salvo che di...

MEDICO: Già, il dubbio cartesiano!  Me lo ricordo anche io.

FIGLIA: Bravo.  Ma qual era l'unica cosa di cui non dubitava?

MEDICO: Mah? (Alla Madre, col sussurro di chi chiede al compagno di banco) Tu lo sai?

MADRE: Sssí... cioè... bisogna vedere in che senso... in quanto se lui, Cartesio voglio dire...

FIGLIA: (secca) Non lo sai.  L'unica cosa di cui Cartesio non dubitava, era di esserci lui stesso. «Penso, dunque sono».  Tutto il resto, cose e persone, poteva benissimo esistere solo nella sua testa.

MEDICO: Poi però s'è visto che non era vero.

FIGLIA: «S'è visto» come?  Non prenderai sul serio le storie di mia madre!

MEDICO: Prendo sul serio la morte di Cartesio.  Perché insomma lui è morto, e noi, tre secoli dopo, bene o male ci siamo ancora.

FIGLIA: Ah, ma questo non significa che fosse sbagliata l'idea.  Significa semplicemente che il vero solipsista non era Cartesio. (Pausa).  Quello che esiste veramente solo lui, che immagina tutto e tiene su tutto... ve l'ho già detto chi è. (Si volta a guardare il Padre.  Silenzio).

MADRE: (grida angosciata, implorante) No, Giulia, no!

E’ mostruoso!  Non puoi pensare una cosa simile di tuo padre!

FIGLIA: (distaccata) Ma io non penso niente, mamma.  Non capisci? é lui che pensa noi.  È lui che ci fa parlare, muovere, fare tutto come se... ci fossimo davvero.

Silenzio sbigottito.  Il Padre finisce per alzarsi e cammina parlando come tra sé.

PADRE: Ma si.  Perché no.  In fondo sarebbe un grande sollievo. (Si ferma) Ipse.  Solus ipse (sollievo). Io solo. (Ricammina) L'intravedevo... lo sospettavo... c'ero arrivato da me, in pratica.  Ma... (si riferma, dubbioso). 

FIGLIA: Ma ti rifiutavi di ammettere tale verità in tutta la sua vertiginosa estensione.

PADRE: (occhiata un po' sorpresa alla figlia, ma passando sopra) Perché non ne vedevo i vantaggi.  Mi faceva paura la responsabilità, sentivo Soltanto... il peso, la fatica di reggere tutto questo (gesto).  Voi, e tutti gli altri. Questa casa, e tutte,le altre Le strade, le nuvole, gli alberi.  Ogni foglia di ogni albero, ogni filo d'erba, ogni insetto. (Sorriso) Capirai!  Una persona sola... Ma se tutto, come dici tu, esiste unicamente nella mia testa, dov'è piú la responsabilità? (Si guarda intorno) Un sogno.

Pausa.  La Figlia, accentuando il suo atteggiamento manierato, risale qualche gradino e si volta gettando indietro la testa.  Tono e posa da programma «culturale», tra il serioso e il lezioso.

FIGLIA: La vita come sogno è in effetti una semplificazione per cosí dire popolare dell'ipotesi solipsistica.  Ma tu hai colto assai bene i vantaggi che ne discendono sotto il Profilo etico. La responsabilità del soggetto è impegnata se il mondo esterno sussiste come realtà autonoma. Se al contrario, come appunto nei sogni, tale realtà non sussiste, chi cazzo se ne frega di tutto quanto!

La Madre emette una specie di gemito strozzato.  Il Padre gira la testa di scatto, ma passa sopra e. s. e finisce per annuire.

PADRE: Eh, si.  Eh, si.  Finita la vecchia storia di dover sempre guardare in faccia la realtà! (Si corregge) La cosiddetta realtà. (Si guarda intorno compiaciuto) Cosí, invece, guardi o non guardi è lo stesso.  Pensa la liberazione! Per tutta la vita uno si preoccupa, si affanna, si tormenta, si arrovella, per delle cose che in sé...

FIGLIA: (trillante) Das Ding an sich!

MADRE: (accasciata) Sai anche le parolacce tedesche?

FIGLIA: Das Ding an Sich, «la cosa in sé». E’ la formulazione kantiana dello stesso problema di Cartesio. (Lezioso sorriso) Esistono le cose in sé?  Ovvero: esiste qualcosa di esterno al soggetto e indipendente da esso?  Facciamo un esempio. Il soggetto, ingenuamente, presta fede alla testimonianza dei propri sensi e attribuisce esistenza autonoma a questo oggetto: un tavolo; o a quest’altro: un dottore. Ma ecco intervenire la riflessione critica: è filosoficamente corretto il mio giudizio?...  non può darsi che i sensi mi ingannino?... In altri termini: non me la sto filosoficamente... prendendo nel culo?

La Madre, che ha seguito a bocca aperta movimenti e parole della Figlia, emette un urlo.

FIGLIA: (smarrita, come svegliandosi) Eh?  Cosa?  Che c'è?

MADRE: C'è che... non solo dici cose inaudite: parli in modo inaudito! .. sarà

FIGLIA: (si riprende, tono normale) Ah, si?  Non so. stata la foga della dimostrazione.

MADRE: Bella dimostrazione.

PADRE: Si, bella, bella.  Il fatto della cosa in sé...

FIGLIA: (trilla, di nuovo leziosa) Das Ding an sich.

PADRE: ... l'avrò anche studiato ma non me lo ricordavo.Ma Kant, questa Ding, l'ammette?  Per lui c'è?

FIGLIA: (c. s.) L'ammette, ma dopo infiniti tentennamenti. C'è, non c'è... c'è ma è inconoscibile... è trascendente... è un puro noumenon... tanto che alla fine Hegel avendogli 'sta cosa in sé veramente sfracellato i coglioni, la sopprime.

MADRE: (batte il piede in terra) No!!!

PADRE:   Perché no?  Se a Hegel le cose in sé...

MADRE: (C.  S.) Ma io dico tua figlia, non le cose!  Tua figlia!  Non lo vedi? (Al Medico) Non te ne sei accorto anche tu? (Di nuovo al Padre) E’lei che non è in sé!

Pausa.  Tutti e tre guardano la ragazza.

FIGLIA: (fa qualche passo verso lo specchio, si guarda un momento, si gira con un'alzata di spalle; riprende, da questo punto in poi, il suo tono normale) Per forza.  Cose o persone è lo stesso.  Nessuno di noi è in sé, siamo tutti sue mere rappresentazioni. Lo siamo sempre stati. (Pausa). Solo che lui adesso è stanco, sta perdendo colpi, non arriva piú a rappresentarsi un mondo coerente, ordinato, stabile. Per cui la situazione... Ve l'ho già detto: la situazione si sta facendo molto pericolosa. (Con animazione) Ma anche straordinariamente interessante.  I sintomi...                          

MEDICO: (interviene autorevole) Momento, momento.  Di che pericolo parli esattamente?  Non è mica che ti sen

ti... male? (Prendendole il polso) Permetti?

FIGLIA: (ironica) Figurati.                                                       

MEDICO: Perché devo dire che poco fa... (S'interrompe per contare il polso, mentre la Madre s'avvicina ansiosa.  Poi, alla Madre) Febbre non ne ha. (Alla Figlia) Dicevo che poco fa... (bonomia professionale) parolacce a parte... mi sei parsa effettivamente...

FIGLIA: ... strana?  Ma è normale.  Fa parte, (ironica) scusa mamma, del casino che...                                                                            

Tutte le lampadine cominciano a vacillare.

MADRE: (lamentosa) Oddío, adesso ricominciamo con la luce.

FIGLIA: (gesto) Ecco: fa parte di questo casino qui.

Le lampadine si accendono e spengono disordinatamente, con attimi di buio completo.

MADRE: (c. s.) Ah, signore. lo non ne posso piú.                        

FIGLIA: Semplici vacillamenti, per ora.  Mere intermittenze della rappresentazione.                                             

MEDICO: Bisogna dire che è una situazione un po' pesante.               

Tutte le lampade si ristabilizzano, ma una, per corto circuito, si fulmina con rumore secco.

FIGLIA: (risatina quasi compiaciuta) Pensate se uno di noi si spegnessecosí!                                                  

MADRE: Senti, Giulia. Stammi a sentire: io credo che quella di poco fa fosse tutta una scena per impressionarci.  Uno show di pessimo gusto, tra l'altro.  Un espediente disonesto per cercare di far stare in piedi questa scempiaggine del solipsismo. (Scimmiottando) Cartesio, Hegel, il soggetto, la cosa in sé... Ti metti a pontificare con noi perché hai ancora un'infarinatura di scuola.  Ma è solo un'infarinatura, te lo dico io.  Cose orecchiate, cultura cervellotica e maldigerita. Ci fosse qui un docente, uno studioso un po' serio, ti smonterebbe in due minuti.

FIGLIA:E tu telefona alla tua Jacobini.

MADRE: Sciocca.

PADRE: Be'... mica per farla venire qui.  Ma potresti sempre sentire cosa dice.  Telefona, telefona.

MADRE: Ma figurati!  E poi a quest'ora.

PADRE: E cos'è?  Neanche le dieci.  Sarà lí che guarda la televisione.

FIGLIA:Qualche programma su Aristotele.

MADRE: (sempre al Padre, ignorando la Figlia) Ma sono anni che... Non si ricorderà neanche piú di me... Non ho il suo numero...

PADRE: (prende l'elenco, comincia a cercare) Il nome te lo ricordi?

MADRE: Mah?  Maria-qualcosa, mi pare.  Maria Teresa?

PADRE: Ecco.  Jacobini prof.  Maria Teresa. Otto cinque due...

MADRE: (ultima ritrosía) Ma no... non è possibile... cosa le raccontiamo?

PADRE: ... tre due nove. E’libero. Ecco. (Passa il ricevitore alla Madre e va a sedersi).

MADRE: Pronto... Casa Jacobini?  Vorrei parlare con... lo sono un'ex allieva... Vorrei parlare con la professoressa, se... Ah, è lei signora, mi pareva, ho riconosciuto subito la sua voce... lo sono la Gasparotto.  Cioè: veramente adesso sono Ricci, sposata Ricci.  Ma allora, al «Galileo Galilei»... (S'illumina) Angela Gasparotto, si ( ) Si, certo!  Terzo banco sulla destra!  Cioè: il primo anno ero piú in fondo, ma poi... ( ) Esattamente!  Vicino alla Bonfiglioli!  Ma che memoria, signora!  Che precisione di... (si volta verso gli altri,- gesto rotatorio della mano libera, a sottolineare la valentia dell'insegnante) Dopo... quanti anni? (11 Padre le contraccambia il gesto rotatorio a sottolineare il gran numero degli anni) Eh, si... Come sta, signora, come sta? lo ho seguito, sa, ho saputo della sua docenza, della sua attività universitaria.. ( ) Ah, questo è vero.  Il vecchio «Galilei»!  Sono stati gli anni piú belli anche per me, Eccome no! (Rievocativa) Il bidello Anselmi... Il preside professor... De Meis, già!  Ma noi... sa come lo chiamavamo? (Ride) Via col vento!  Per via di quella sua magrezza impressio... Oooh, mi dispiace! Non sapevo.  Eh, si.  Giusto quest'estate anche una nostra cugina di Firenze, neanche cinquant'anni, in due mesi... Terribile. lo? Be' in complesso non mi lamento.  Cioè, malanni di ordinaria amministrazione... e un piccolo intervento... ma niente di... alle ovaie, sa? (Lunghissima pausa, a un certo punto della quale il Padre la gesto interrogativo con le dita riunite, mentre il Medico ghigna apertamente).  Oh, signore, Ma questo quando? (... ) Ah, Ma adesso è tutto (... ) Il femore, si.  Ma lei mi diceva anche... Ah, per quello anch'io... di coliti ne so qualcosa, purtroppo. (Spinta dai reiterati segni d'impazienza del Padre e del Medico) Ma lei vorrà sapere perché la disturbo, e per di piú a un'ora cosí... ( ) Troppo gentile... (... ) Ah, l'insonnia è terribile! ... ( ) Lo so, un vero tormento... Ma lei non prende niente? ) No, no, ha ragione, quella roba li è meglio non Ma ha provato con le erbe? una mia amica... (stizzito segno agli altri di aspettare) Naturale.  Ogni caso è a sé, sono cose molto soggettive.  Ma a proposito... ( ) Si, dicevo,. a proposito, mi sono permessa di disturbarla, pensi (risatina), proprio a proposito del concetto di soggettività. ( ) Come «per via orale»?  No, non da quel lato.  Dicevo in senso filosofico: il problema della soggettività del... soggetto, per cosí dire.  La cosa... della cosa in sé. ( ) No, no, io... ma mi sarebbe piaciuto, sa?  Ricordo quelle sue lezioni su Platone: per me, guardi, erano un vero... erano una festa! ... (Gesti sarcastici del Padre, che inizia una sorta di estasi platonica) Ma anche Bacone, lo Spinoza, il Vico, lei riusciva a renderceli vivi! ... Poi però come dicevo mi sono sposata, sono subentrati interessi piú immediati.. Morale: le basi che lei ci ha dato, quelle le ho sempre, i grandi problemi li ho tutti ben presenti... l'idealismo, anche l'esistenzialismo, per dire; ma non sono piú tanto preparata se devo scendere su temi marginali, secondari... su problemi minori come, mettiamo... il solipsismo.  Ora... Aaaah, lo dicevo, ecco, ecco: uno pseudoproblema!  Ricordavo perfettamente, ma ne volevo conferma.  Grazie, signora.  Grazie.  Per cui... insomma... non c'è nessun pericolo...No, dicevo pericolo cosí, al limite... Ma dato che il problema stesso è falso, cioè non si pone neanche. (Pausa).  Chiaro. (Pausa).  Chiarissimo! (Annuisce trionfalmente: gesto di «altro che balle» poi scandisce ripetendo) Siamo sul terreno del puro «a priori» cioè al di là di ogni possibile esperienza Beniiiissimo, ah,... questo me lo scrivo, se permette... (acchiappa foglio o busta, ma fa segni disperati agli altri per una penna; il Medico gliela dà) Ecco, può ripetermi? (Scrive, compitando) «Il solipsismo, come ogni assunto metafisico, non è neppure paradossale o assurdo: è essenzialmente gratuito. In quanto si... contrae?... ah, no, in quanto si sottrae per definizione a qualsiasi verifica sperimentale... Oggettivo o soggettivo che lo si creda, il mondo della nostra esperienza resta infatti comunque sottoposto a... ferme?... a ferree leggi (annuisce soddisfatta) che non è in nostro potere di modificare». (Alla Figlia) Eh: questo taglia la testa al toro.

FIGLIA: Ma quale toro! (Si avvicina a braccio teso) Dammi qua.

MADRE: (resistendo) Giulia, ma non si può! ... Abbiamo già approfittato fin troppo! ... Signora, mi scusi, ma c'è qui mia figlia che... vorrebbe chiederle direttamente non so che altro. Per quanto, dopo una spiegazione così valida... così...

FIGLIA: (prendendo il ricevitore) Mi scusi davvero, signora professoressa, ma non è per mettere minimamente in discussione quello che diceva lei.  Anzi.  Perché è chiaro che finché il mondo intorno a noi funziona come si deve ( ) Si, sí, finché rispetta le sue ferree leggi, non c'è modo di sapere se sia reale, cioè se esista come cosa in sé, oppure se sia immaginato da qualcuno. Ma supponiamo... per assurdo... che questo qualcuno a un certo punto sia stanco, entri in crisi, cominci a perdere il controllo della situazione... Che cosa potrebbe succedere? Ah, ecco (ripete automaticamente) « In tal caso le ferree leggi si fotterebbero». (Un po’ sconcertata) Si fotterebbero, signora? ( ) No, no, convintissima, è la mamma Che sembra un po'... scossa, forse pensando alle conseguenze.  Le quali in pratica, dunque, è questo che volevo chiederle: quali potrebbero essere? (...) Addirittura! ... ( ) No, no, è piú che logico. Una volta che la cosa in sé non c'è piú per niente...Ma al principio, quando mio padre... Cioè, volevo dire quando il soggetto, naturalmente, piú o meno ce la fa ancora: le manifestazioni     che tipo di manifestazioni... Ecco... Ecco. Un momento, che scrivo anch’io (scrive, compitando e annuendo) «Vuoti. Lacune ... alterazioni... crepe... lacerazioni nel tessuto della realtà». Si, si, corrisponde.  E quindi anche guasti interruzioni, sparizione di oggetti ed eventualmente di... non so... mammiferi?... funghi?

PADRE: (interessatissimo) Dammi. Fai parlare me.

FIGLIA: (prima di cedergli il ricevitore) Un momento. Resti in linea, signora. Le passo direttamente il solipsista.

PADRE: (euforico) E l'Eufrate, cara signora, che mi dice dell'Eufrate?  E anche il Gange, ovviamente (...)il Cervino, Acapulco e le Seychelles.  Eh, si annunciano tempi duri, per la geografia! ... «Venezia che affonda»? No, no, signora, lì veramente io non c'entro. O almeno non credo proprio.  Venezia comunque la vorrei tenere. (... )Non dipende da me, dice lei.  Le mie preferenze, simpatie o antipatie, non...Come i sogni, già.  Sono tuoi, ma non li controlli.  Puoi solo stare a vedere. Appunto. (Sdrammatizza). E quindi starò a vedere. In ogni caso le siamo tutti gratissimi, cara signora, della sua simpatica partecipazione. E ci scusi ancora per l'invadenza, soprattutto a un'ora cosí...Capisco: i postumi dell'operazione. Senza contare il femore. (Chiama con un gesto il Medico, che avanza di qualche passo ma poi, vedendosi offrire il ricevitore, la disperati segni di diniego) Ma... senta signora, abbiamo giusto qui con noi un medico di grande valore nostro carissimo amico. Glielo passo...

MEDICO: (si rassegna dopo gesti di comico furore) Mi dica tutto, signora.

In questo momento, sebbene il Medico abbia il ricevitore all'orecchio, il telefono comincia a emettere squilli rabbiosi e ravvicinatissimi.  A ogni squillo corrisponde un abbassamento delle luci.

MEDICO: (sbalordito) Ma che succede!,.. Pronto!  Pronto!  Signora, suona cosí anche da lei?... Pronto!  Pronto! (rimette giù, e il doppio fenomeno cessa) (Ritira su, tutto ricomincia, rimette giú e tutto cessa di nuovo)

Mentre il Medico provoca sperimentalmente altri squilli, le varie lampade cominciano a fulminarsi una dopo l'altra.

MADRE: (sull'isterico) Oh, dio, ma è la fine! (Perde il controllo) E’ la fine, è la fiiineeee...

MEDICO: (pianta il telefono e corre a scuoterla) Basta! Smettila! Smettiamola!  Piantiamola con questa montatura!

La luce della lampada a piede, unica rimasta, comincia a vacillare e ad abbassarsi.

FIGLIA: (in fretta, già avviandosi) io vado a prendere delle lampadine di ricambio. (Alla Madre) Ce ne sono?

MADRE: (filo di voce, tragica) Nell'armadio a muro in corridoio.

La Figlia esce.  Lungo silenzio.  La luce continua a calare, ma con momentanei rialzi.

MEDICO: (alla Madre) Dai, non fare quella faccia!  Ehi! (Le schiocca le dita sotto il naso.  Si volta al Padre) Sono sbalzi di corrente.  Ecco perché le lampadine non durano.  Non reggono il voltaggio.

FIGLIA: (rientra con grossa lampadina) C'è questa, che andrebbe bene per lì (indica la lampada a piede).

MEDICO: Benissimo, mettiamola subito.  Tanto anche quella ormai è bella e andata. (Scostando il Padre che fa per intervenire) No, no, lascia, faccio io.

Il Medico va alla lampada a piede ed eventualmente la sposta («Mettiamola un po' piú in mezzo... ») in posizione piú adatta al successivo sviluppo.  S'infila quindi con la testa e le spalle sotto l'ampio paralume, per svitare la vecchia lampadina ormai fiochissima.

MEDICO: Accidenti come scotta!...

Nel buio, durante la battuta che segue, l'attore è sostituito sotto il paralume da manichino gonfiabile, abbigliato ad hoc e con le braccia alzate.

MEDICO: Ecco, tieni questa, per favore, ma attenta che ancora scotta... Oh, e adesso mettiamo questa qui, bella robusta... Che però... ma com'è che non s'avvita?... Ah, no... si... ecco qua... s'avvita... (La lampadina s'accende) Ecco fatto.

Il «Medico» resta ancora un momento con le braccia alzate sotto il paralume.  Poi scoppia, riducendosi a un mucchio d'abiti sul pavimento.

Istante di immobile orrore.  Urlo lacerante della Madre, seguito da scatenamento violentissimo della sirena d'allarme del terrazzo.  Sirena per quindicina di secondi, con progressiva riaccensione di luci . Poi, con fortissimo scricchiolío e tremendo schianto finale una lunga crepa verticale s'apre nel muro di fondo.

SIPARIO


ATTO SECONDO

Jacobini e madre in soggiorno. Sono appena rientrate.

JACOBINI: No, guarda, Gasparotto: noi ci ridiamo sopra, e menomale che ne abbiamo il coraggio! Ma è un problema gravissimo. Gravissimo. Per non parlare della rabbia, della bile. Perché se almeno, dico io, non ci fossero più per niente. Una dice sono sparite, sono estinte, chiuso. Mi metto il cuore in pace, no? Invece vengono, si presentano, si offrono. L’ultima l’altroieri. Una di Varese.

MADRE: Di Varese?

JACOBINI: Di Varese. Viene, parliamo, le faccio vedere la casa, lei dice va bene voglio tot. Io accetto il suo tot – vergognoso – senza fare una piega, dico allora d’accordo domattina alle nove. Bene. L’hai più vista tu?

MADRE: Che roba!...E non le avrà nemmeno telefonato, immagino.

JACOBINI: Telefonato? Quelle il telefono lo usano da casa tua per telefonare in Australia! Sennò nemmeno se lo sognano. Oh, finalmente uan poltrona!

MADRE: ( con tono colpevole)  Ecco, vede, l’ho fatta stancare, signora professoressa! Avrei dovuto insistere per prendere un taxi.

JACOBINI: No, no. Un po’ d’aria mi ha fatto benissimo. Un po’ di moto è proprio quello che mi ci vuole.

MADRE: Be’ comunque ora siamo a casa...

JACOBINI: Bel quartiere. Basta chiudere un po’ gli occhi sui mucchi di spazzatura, le scritte sui muri... Mah! Qualche siringa qua e là, qualche preservativo...be’ non è poi la fine del mondo...

MADRE: Alemno non è colpa di mio marito...O lei crede che lui possa...magari entrarci...anche in fenomeni di questo tipo?

JACOBINI: .(lungo risucchio meditativo) Vedi, cara, un marito produce sempre disordine. Figuriamoci un marito solipsista! (risatona troncata quando si rende conto della gaffe) Comunque adesso vediamo...Hai fatto bene a venire da me. Mi ha fatto piacere vedere la tua casa e mi farà piacere conoscere tuo marito, tua figlia...

MADRE: Mia figlia dovrebbe rientrare tra poco, e anche lui dall’ufficio torna presto, di solito. Ma intanto ci prendiamo il nostro tè, parliamo ancora un po’ tranquille. Perché c’è una cosa, o meglio un concetto, che sul piano filosofico...dirò forse una stupidaggine, ma...

JACOBINI: Dimmi, dimmi.

MADRE: Ecco. Dunque, se lui è veramente quello che anche lei ormai sospetta che sia...

JACOBINI: (sospira e allarga le braccia) Eh...Aspettiamo a vedere, però.

MADRE: Sì, ma volevo dire: se noi siamo sue rappresentazioni, quando lui, come adesso, non sta qui, a rappresentarsi noi...che fa? Dov’è?

JACOBINI: (con tono di ovvietà) E’ in ufficio a rappresentarsi l’ufficio. Sempreché... qualche scappatella, vero? (risatona) Ma ammettiamo che sia veramente in ufficio. Non si limita alle quattro carte che ha davanti o al...ehm...sedere delle segretarie...No. Lui spazia e mette in scena tutto.

MADRE: Una tazza di tè, professoressa?

JACOBINI: Volentieri. (allusiva) Se ce n’é. D’altra parte non è che possiamo supporre che sparisca sempre tutto! (risatona)

MADRE: Insomma, secondo lei su...sulla Ding, cioè...sulla non-Ding, non c’è il minimo dubbio?

JACOBINI: Eh, a questo punto...ho proprio paura di no. Magari vedrete che, anche così, un modus vivendi lo troverete. In fondo, a quanto mi dici, lui è un brav’uomo. Di cose irreparabili non ne sono successe. Anche quel simpatico medico, vostro amico è poi rispuntato fuori in ottime condizioni.

MADRE: Sì, vicino ai mercati generali...

JACOBINI: Chi lo avrebbe mai immaginato. Il crollo della “cosa in sé”!

MADRE: Lei pensa che potrà aggravarsi?

JACOBINI: La verità è che non ne sappiamo nulla. Le premesse teoriche del solipsismo sono note...ma le conseguenze pratiche cominciano appena a profilarsi. Però, chissà, la situazione potrebbe anche stabilizzarsi, magari a un livello più modesto...Lui dice che non ce la fa a reggere tante cose? Pazienza, vuol dire che ne reggerà un po’ di meno, sacrificando non so, l’America Latina, qualche stella, o qualche dinastia: i Ming, mettiamo. O i Merovingi...Per quello che me n’è sempre fregato a me de Merovingi...non trovi?

MADRE: Ah, io ci metterei la firma.

JACOBINI: D’altra parte, senti: ne sappiamo talmente poco che magari questa sua presa di coscienza potrebbe anche spingerlo ad accrescere...a riempire ulteriormente questo suo...Perché di spazio ne ha! Non è quello che gli manca!

MADRE: Quindi potrebbe essere...una crisi benefica?

JACOBINI: Chi può dirlo! Col solipsista depresso, esaurito, non c’è da stare tranquilli. Ma chissà che anche l’euforia... Col solipsista euforico, diosà cosa potrebbe saltar fuori.

La JACOBINI crolla il capo. Poi gira bruscamente la testa dalla parte opposta, da cui provengono fiochi vagiti.

JACOBINI: Muri di carta! Anche a casa mia...non abbiamo più una vita privata. Nell’appartamento accanto al mio...

MADRE: Ma non c’è nessun appartamento accanto al nostro...non da questa parte! Qui c’è la stanza di Giulia. Ci siamo state pochi minuti fa...

Si avvia affrettando il passo, la Jacobini la segue arrancando

Voci della madre e della Jacobini.

JACOBINI: Tikki-tikki-tikki...ma che bel bambinone!

MADRE: E’ proprio il ritratto di Giulia. Tale e quale...Guardi: ride!

JACOBINI: Che ti dicevo? Forse c’è una ripresa in senso positivo. Finite le sparizioni, questo è invece un caso significativo di accrescimento... billi-billi, ciukki-ciukki, billi-billi-billi. (bacia il neonato)

MADRE: Però potrebbe risparire da un momento all’altro!

JACOBINI: Ah no. Che c’entra. Una volta che c’è c’é. D’altra parte si vede che non è una cosa buttata lì così. E’ venuto fuori con tutto il suo corredini, la sua culla, il biberon già preparato...Ho visto che di là c’è anche un bel pacco di pannolini...(al neonato)  Insomma, ha fatto le cose per bene, il t4o paparino...(risatona)

MADRE: Ma allora il padre...sarebbe...

JACOBINI: No. Non confondiamo, ragazza mia. Io dicevo che tuo marito  è il padre nel senso che il responsabile è lui: ma come lo è di tutti noi, sue rappresentazioni. Non è come se questo frugoletto fosse una cosa in sé, capisci?

MADRE: Già...non è una cosa in sé...

JACOBINI: Nessuno di noi è in sé.

Rumore della porta d’ingresso

MADRE: Oddio, è Giulia. Come glielo diciamo, adesso? Come la prenderà?

JACOBINI: Come la prenderà? Sarà contenta. Un bel bimbo così, senza nessuna fatica...

FIGLIA: Mamma?

MADRE: (ride in modo sforzato)  Sì, Giulia, siamo qui. Vieni a conoscere... Professoressa Jacobini, questa è mia figlia Giulia...

JACOBINI: Ah, la mammina! Brava, brava, brava..

La figlia guarda sconcertata la madre e la Jacobini. Si guarda intorno e nota il biberon sul tavolino.

MADRE: Giulia, c’è una cosa che...non so come dirtelo...credimi, per me è una gioia...

FIGLIA: Mamma, che stai dicendo?

MADRE: Ecco...Giulia...insomma: hai avuto un bambino.

FIGLIA: Da papà.

JACOBINI: E che bel bambinone!

FIGLIA: Un maschio?

JACOBINI: Sì, sì. Abbiamo controllato.

FIGLIA: E dov’è?

MADRE: In camera tua, con tutte le sue cose.

La figlia lascia il soggiorno, mentre si sente il rumore della porta d’ingresso. Entra il padre di ritorno dall’ufficio, con giornale valigetta etc. La madre e la Jacobini lo fissano fra l’imbarazzato e il sarcastico. Lui le guarda fra il sorpreso e l’infastidito.

MADRE: Caro, ti presento la professoressa Jacobini...

Mentre i due si salutano rientra la figlia col neonato in braccio.

PADRE: (con tono neutro)  Di chi è?

FIGLIA: (stesso tono) Mio, pare. L’ha trovato mamma poco fa.

PADRE: Nella cassapanca?

FIGLIA: No. In camera mia. Ma è uguale.

PADRE: Meno male che volevo meno cose.

MADRE: La professoressa ha avuto al gentilezza...

JACOBINI:  La gentilezza? L’interesse! Umano ma, soprattutto, professionale, se così posso dire! Solus ipse! L’unicum a cui tutto... (mani divergenti) a cui tutto...(mani convergenti) Questa è la singolarità vertiginosa del solipsista...il quale, se no, come uomo, può anche essere un cretino qualsiasi...(risatona) Mi scusi...al limite, volevo dire...

PADRE: Niente, si figuri. E’ anche l’idea di mia moglie.

JACOBINI: Che bel bambinone. Diventerà un solipsistone, come il nonno!

PADRE: Non ci sarà anche un padre, da qualche parte? Avete guardato in giro?

MADRE: No...veramente...nelle altre stanze non abbiamo guardato. (si alza ed esce per andare a cercare)

JACOBINI: Che problemi! Che complessità! Quante ramificazioni inaspettate!

FIGLIA: (al bambino) E non abbiamo ancora visto niente!

JACOBINI: Bisognerebbe ristudiare un po’ tutto...fisica, biologia...Io purtroppo non ne so, e anche in filosofia...sono sempre stata un’insegnante coscienziosa...ma è da un bel po’ che non mi tengo al corrente...

La madre, che è rientrata, ha ascoltato le frasi della Jacobini.

JACOBINI: Però potrebbe essere il caso di sentire qualcuno di questi che oggi vanno per la maggiore. Potrei far girare la voce e combinare di incontrarci qui...Una specie di tavola rotonda...

PADRE: (alla madre) Allora?

MADRE: Niente, non c’è nessuno.

JACOBINI: Ma sì. Meglio così. Abbiamo i nonni, la mamma...che bisogno abbiamo anche di un padre?

MADRE: Mi scusi, professoressa, lei parlava di una tavola rotonda. Qui da noi?

JACOBINI: Mica facciamo venire dei premi Nobel. Una cosa informale, tra studiosi dei diversi rami...

MADRE: ...Ecco...ma sarebbe sempre un convegno di persone molto colte...intellettuali...Sa, io ho un po’ trascurato queste cose negli ultimi tempi...Non è come se fosse un cocktail o una cena in piedi...

JACOBINI: E tu fagli la cena in piedi. Vedrai che se c’è da mangiare non si tirano indietro!

CAMBIO SCENA

ECCLESIASTICO:  Questo salmone...sarà una mera rappresentazione ma è veramente notevole...

JACOBINI:  Sa, dottore, una volta...non so se sia stato per gli agnolotti o per quello che ho mangiato dopo, ma la notte! Io già, come le ho detto, la notte non chiudo occhio...

SIGNORA IN LUNGO: Il padrone di casa!? Con la figlia!?

SIGNORA IN CORTO:  Ma no! Mi ha spiegato Giancarlo che quel fatto lì, del bambino intendo, è tutta una cosa scientifica...o filosofica...non so...No, io dicevo quella là, vestita da bambina. Chiamala bambina...

SIGNORA IN LUNGO:  Ah, sì, carina però...

SIGNORA IN CORTO:  Mmmmm...comunque, quella lì sarebbe la moglie del gran filosofo, quello là...

SIGNORA IN LUNGO:  Ma è anche la nipote dell’astronomo, no?

SIGNORA IN CORTO:  Ma quale nipote! No lei e l’astronomo...(bisbiglio)

SIGNORA IN LUNGO:  Ma avrà novant’anni!

SIGNORA IN CORTO:  Ma pare che abbia un telescopio! (ridono) D’altra parte anche la psicanalista...

PSICANALISTA:  Pepe! Pepe! Pepe! Chi ha del pepe? Pepe, please!

MOGLIE DEL FILOSOFO:  (al medico) Ma è qui che lei...è sparito?

MEDICO:  Là.

MOGLIE DEL FILOSOFO:  Incredibile! E poi? Dove è ricomparso?

MEDICO:  Oh...in via Pacini, sa, dopo i mercati generali. Non le dico per trovare un taxi a quell’ora...

JACOBINI:  Poteva ricomparire sulla luna. E allora avrebbe dovuto aspettare il prossimo razzo! (risatona)

ARCHEOLOGO:  Ci stavamo chiedendo, professore, lei che conosce il cielo come le sue tasche: questi famosi buchi neri...non saranno mica in rapporto con...

ASTRONOMO: I buchi neri non direi...giacché non si tratta di veri e propri buchi, ma di elevatissime concentrazioni di materia. Piuttosto, non so se lei è al corrente di quell’immenso vuoto che è stato scoperto recentemente nell’universo; ebbene, su quel fatto c’è effettivamente da chiedersi se...

Si avvicinano il filosofo e il padre

FILOSOFO:  Stavate parlando del grande vuoto infracosmico?

ASTRONOMO:  Sì, e ci chiedevamo se è sempre stato vuoto, o se è stato lei che due anni fa...

PADRE:  Tutto è possibile. Ma che c’era dentro? Cose importanti?

ASTRONOMO:  E me lo chiede? Ma chissà quanti mondi, quanti pianeti abitati!

ARCHEOLOGO:  E che dovremmo dire noi archeologi? Troviamo cocci millenari, ne deduciamo l’esistenza, che so, della civiltà ittita, e invece...niente. Falsi cocci, falsi millenni. Magari ha combinato tutto lui nel ’64.

MOGLIE DEL FILOSOFO:  Mi scusi, ma le civiltà non sono come un osso di dinosauro! Ci sono tutte le testimonianze scritte!

PADRE:  E chi le ha scritte?

FILOSOFO:  Questo ci avvicina al paradosso di Bertrand Russell: secondo cui il mondo sarebbe stato creato da pochi minuti, ma provvisto di un’umanità che ricorda un passato illusorio.

ECCLESIASTICO:  Già, ma, se non erro, il paradosso di Russell è del 1921, quando il nostro amico qui non era nemmeno nato.

FILOSOFO:  Sì, ma ormai siamo al punto che non è esistito nessun 1921. Se non tieni ben saldo il principio del realismo finisci per forza nel solipsismo! Marx l’aveva visto perfettamente.

ECCLESIASTICO:  Se permetti San Tommaso lo aveva visto ancora meglio. Chi più realista di lui? Ma di un realismo poggiato sulla roccia della creazione divina! Se neghi la realtà creata da lassù ti ritrovi...quella del nostro simpatico anfitrione. Non pèer criticare, sa? Ma è un’altra cosa, mi perdoni. Ah, galantina di fagiano con tartufi neri!

FILOSOFO:  Perbacco! Che squisitezza!

ECCLESIASTICO:  A voi sembrerà un sacrilegio, ma io col fagiano ci vedrei meglio il pistacchio.

SIGNORA IN CORTO:  Non voltarti subito. Guarda quel tizio che sta con la psicanalista.

SIGNORA IN LUNGO:  Mamma mia! E’ venuta con  un suo paziente?

SIGNORA IN CORTO:  Macché paziente! E’ il marito!

PSICANALISTA: Eppure, chissà che in questa cosa, come in tante altre, la psicanalisi non possa dire l’ultima parola.

MARITO DELLA PSICANALISTA:  Ccc...ccc...ccc...ccconpermesso!

ECCLESIASTICO:  L’ultima ne dubito. Magari la penultima.

PSICANALISTA:  Ma è l’evidenza stessa dei fatti! (al padre) Mi sembra evidente che i complessi, ad esempio, lei li abbia praticamente tutti. A cominciare da quello di colpa. Perché è chiaro che la colpa di ogni cosa è sua: dalle trasgressioni di Edipo, o di Caino...

FILOSOFO:  A quelle di Hitler...

ECCLESIASTICO:  O di Stalin...

PADRE:  Senza contare catastrofi naturali, terremoti, inondazioni, pestilenze, carestie, incendi...e chi più ne ha più ne metta.

PSICANALISTA:  E, nello stesso tempo, un grosso complesso di superiorità. Un ego gonfiato a dismisura. Purtroppo è un processo già molto avanzato; ma affrontandolo subito, con un’analisi un po’ intensiva, diciamo da (estrae un’agenda dalla borsetta)  lunedì no...facciamo da martedì, cinque sedute alla settimana...

ECCLESIASTICO:  Semplici sintomi...manifestazioni esteriori...Sì, a quelle potrà forse rimediare col suo lettino...

SIGNORA IN CORTO:  O col suo lettone! Figuriamoci se si lascia sfuggire il coso in sé del solipsista.

ECCLESIASTICO:  Comunque, l’ultima parola non può spettare alla scienza, ma alla fede!

FILOSOFO:  La fede nella realtà.

ECCLESIASTICO:  La fede in Dio. Lo stesso Cartesio, padre del razionalismo moderno, cosa concluse dopo la notte del suo lungo dubbio? Solo la fede in Dio può restituirmi la fede nella realtà.

FILOSOFO:  Ma se recuperiamo la fede nella materia, nella kantiana cosa in sé, anch’io sono disposto, come te e come lo stesso Kant, a venerare “la legge morale in me e il cielo stellato sopra di me”.

L’ecclesiastico gli tende le braccia. Cameratesco abbraccio tra i due

SIGNORA IN LUNGO:  Come parlano bene!

SIGNORA IN CORTO:  Sì, ma il prete ha più classe.

Suono insistente del citofono

MADRE:  Ma doveva arrivare ancora qualcuno?

JACOBINI:  Non mi pare. Comunque se viene per mangiare arriva tardi. Hanno spolverato già tutto!

MADRE: (al citofono) Sì...Chi, scusi?...(lunga pausa, sguardo costernato verso il padre; di nuovo al citofono con tono smarrito) Va bene...salgano...ultimo piano a destra. (schiaccia il pulsante e va agitatissima verso il padre) Ascolta...(lo prende da parte, sussurrandogli concitatamente alcune frasi in cui spiccano solo, ripetutamente, le parole “...il padre...” “...i suoceri...addirittura”)

La madre va ad aprire la porta e rientra facendo strada a Ivano e i suoi genitori

PADRE:  Mi dispiace ricevervi così...ma proprio stasera abbiamo gente, e...ah, ecco Giulia.

FIGLIA: (a voce bassa) Piacere...

Scena delle presentazioni. Luce e musica da definire

FIGLIA:  Venite, venite. Si è addormentato proprio adesso. (escono)

MADRE:  Non dirmi niente, guarda! Non dirmi niente!

PADRE:  Il bambino t’è piaciuto, no? E anche a lei, signora.

JACOBINI:  Il bambino sì, ma un padre come quello...poveri noi!

MADRE:  Ma che bisogno c’era di far uscire fuori anche lui! Chi lo voleva! Chi l’ha chiesto!

PADRE:  Il nonno è pensionato delle ferrovie...sembrano buona gente...

MADRE:  E ci mancherebbe pure che fosse cattiva!

(rientra la neo-famigliola con il bambino con  corredini e pacchi di pannolini. Nuovamente musica. Figlia e genitori si abbracciano. La famigliola se ne va. Gli invitati si fanno d’attorno alla madre per consolarla)

SIGNORA IN LUNGO:  Ma chi erano quelli? Che è successo?

SIGNORA IN CORTO:  Ma niente! Adesso non gli va bene la famiglia di quel tipo un po’...be’ quello che rappresenterebbe il padre del bambino.

SIGNORA IN LUNGO:  Rappresenterebbe? Ma...allora...non è il vero padre?

SIGNORA IN CORTO:  Sìì. Cioè...no. Oh, insomma! E’ di un complicato che non ci capisco niente nemmeno io. Poi ce lo facciamo spiegare da Giancarlo.

JACOBINI:  L’avevo detto, io! Cose combinate in fretta, alla carlona! Magari adesso cadrà in una nuova depressione!

MEDICO:  Col pericolo di nuovi fenomeni distruttivi. Sparizioni, spacchi, crolli... e dio sa che altro.

Le luci cominciano a vacillare e si cominciano ad avvertire dei fragori. Moderata confusione con esclamazioni di “Cos’è” “Cos’è stato” “E’ caduto qualcosa?” “di sopra” “no di sotto” “fuori” ecc. La signora in lungo e la signora in corto si guardano sbigottite. La prima fa per scappare, ma non sa in che direzione andare.

SIGNORA IN LUNGO: Non dovevamo venire! Non dovevamo venire!

VOCI: Andiamo via! Andiamocene!

ALTRE VOCI: Calma, calma!

Grandi fragori

FILOSOFO:  Via, via! Qui crolla tutto!

Mentre tutti, ad esclusione del padre, abbandonano frettolosamente le scena, cambio luci e, sul fondale, appare la proiezione della galassia.

Il padre avanza in proscenio, sporgendosi come sull’orlo di un abisso.

PADRE:  Ehm!

ECO: Ehm! Ehm! Ehm! Ehm! Ehm!

PADRE:  MA!

ECO: MA! MA! MA! MA!

PADRE:  Ma io...

ECO: Io... Io... Io... Io...

PADRE:  Iiiiio!

ECO: Iiiiio! Iiiiio! Iiiiio! Iiiiio! Iiiiio!

JACOBINI:  (rientrando e indicando la galassia)  E’ già la nostra, quella lì?

PADRE:  No, è la Messier 81. Più o meno dello stesso tipo, ma lontanissima...

JACOBINI:  Come si sente?

PADRE:  Un po’ giù...

JACOBINI:  Eh, capisco. E’ un brutto momento...Però, vede, è come se, a parte lei, non fosse mai veramente esistito qualcuno...

PADRE:  Però ci si affeziona lo stesso. E’ vero che erano tutte semplici rappresentazioni, però, col tempo ci si abitua...

JACOBINI:  Com’è vero. Perfino io che ho sempre cercato di guardarmi da certi...coinvolgimenti, specio dopo un’esperienza negativa, da ragazza, quando...be’ glissons...Insomma, la mia non è stata una vita molto esposta alle passioni...però...finisce che, in mancanza d’altro, una si attacca perfino a...Pensi: una volta avevo un vecchio spazzolone...

PADRE:  Non mi dica.

JACOBINI:  Glielo giuro! Sa, uno di quei vecchi spazzoloni con cui si dava la cera ai pavimenti. Solo che a un certo punto, sono passata anch’io alla lucidatrice. Be’, sa che ogni tanto me lo vado ancora a guardare, nel suo armadietto?

PADRE:  Cammelli, piramidi, palme tutto andato però (esce di scena per rientrare subito dopo con sotto il braccio tavole di scienze naturali (astronomia, biologia ecc.) che comincia ad appendere alle pareti osservandole)

Entra il MEDICO in tenuta semi-balneare, con calzoni corti, t-shirt cappello e occhiali da sole. Attraversa la scena e si siede in terra. Segue la FIGLIA in costume da bagno, con vistosa foglia di fico applicata. Anche lei si siede e comincia a spalmarsi di crema solare

PADRE:  (al medico) Oh! Giusto te!

MEDICO:  Oh, signore... Che paura mi hai fatto!

PADRE:  Dunque. Ascoltami bene: lo sai che differenza passa tra il  bene e il male?

MEDICO: (trinfante) Sì che lo so!

La figlia si volta inorridita a guardare il medico, portandosi la mano alla bocca.

PADRE: (minaccioso) Ah sì? E come lo sai?

Il medico, accortosi della gaffe si rattrappisce impaurito, ma non riesce ad evitare di guardare colpevolmente il serpente che penzola con la mela in bocca.

PADRE:  Via, miserabile! Fuori! (alla figlia) Fuori anche tu! Femmina perduta!