NOTA
Il teatro di Molière è qui presentato nella traduzione di Luigi Lunari, che per la BUR (Biblioteca Universale Rizzoli) ne sta traducendo l’opera omnia.
I testi sono qui pubblicati senza presentazioni o note: gli interessati possono comunque risalire – almeno per i titoli più noti – ai singoli volumetti pubblicati nella BUR, e per vari titoli minori al volume antologico “Molière – Commedie”, sempre a cura di Luigi Lunari, nella collana “radiciBUR”.
Le traduzioni sono condotte su testi originali in tutta fedeltà filologica; ma di alcuni di essi esistono anche versioni e adattamenti – sempre ad opera del sottoscritto Luigi Lunari – in occasione di particolari allestimenti, con interventi drammaturigici e aggiunte di canzoni (come ad esempio per Il Borghese Gentiluomo e per Le Furberie di Scapino). Queste rielaborazioni – ove interessino – si possono leggere chiedendone i testi a Luigi Lunari, tel. 039.883177 o via e-mail luigi.lunari@libero.it
M O L I E R E
LA CRITICA
DELLA
SCUOLA DELLA MOGLI
Traduzione di Luigi Lunari
Copyright Luigi Lunari Via Volturno 80 20047 Brugherio (MB)
Tel. +39.039.883177 e.mail luigi.lunari@libero.it
PERSONAGGI
URANIA
ELISA
CLIMENE
GALOPPINO, lacchè
IL MARCHESE
DORANTE o IL CAVALIERE
LISIDAS, poeta
I – URANIA, ELISA
URANIA Ma come, cugina: nessuno è venuto a trovarvi?
ELISA Proprio nessuno.
URANIA Questo mi stupisce proprio, che si sia rimaste sole sia io che
voi per tutta la giornata.
ELISA Stupisce anche me, perché non ci siamo affatto abituate; e la vostra
casa, grazie a dio, è il ritrovo consueto di tutti i fannulloni della
corte.
URANIA Il pomeriggio, se devo esser sincera, mi è sembrato lunghissimo.
ELISA A me invece è passato in un lampo.
URANIA Il fatto è che gli eletti ingegni, cugina, amano la solitudine.
ELISA Ah, serva umilissima del bell’ingegno! Sapete bene che non è
questo che mi interessa.
URANIA Quanto a me, lo confesso: mi piace la compagnia.
ELISA Piace anche a me, ma vorrei potermela scegliere. La quantità di
sciocchi che bisogna sopportare tra quelli che non lo sono, fa sì che
spesso preferisca star sola.
URANIA Troppa raffinatezza, riuscire a sopportare soltanto gli eletti.
ELISA Eccessiva disponibilità, sopportare indifferentemente persone di
ogni sorta.
URANIA Le persone intelligenti so apprezzarle, gli stravaganti mi divertono.
ELISA Oh dio, gli stravaganti mi annoiano ben presto; quasi tutti, già alla
seconda volta che li si vede smettono di essere divertenti. Ma a proposito
di stravaganti: non volete proprio liberarmi di quel vostro ingombrante
marchese? Pensate di lasciarmelo per sempre sulle braccia,
e che lo possa resistere alle continue stupidaggini che dice?
URANIA Quel modo di parlare è molto di moda, e a corte lo si trova divertente.
ELISA Tanto peggio per coloro che lo usano, e che si ammazzano tutto
il giorno a parlare un gergo tanto incomprensibile. Bella idea davvero,
quella di portare nelle conversazioni del Louvre i vecchi giochi di parole
raccattati nel fango dei mercati e di piazza Maubert!Bel modo
d’essere spiritosi, per dei personaggi di corte, che uno vi venga a dire:
«Signora, voi siete in piazza Reale,ma tutti vi vedono fin da tre leghe
da Parigi, poiché ciascuno vi vede di buon occhio!», perché Buonocchio
è un villaggio a tre leghe da qui! Molto chic e proprio spiritoso,
non vi pare? Quelli che inventano questi begli accostamenti hanno
ben ragione di vantarsene.
URANIA Queste cose non si dicono tanto per far dello spirito; la maggior
parte di coloro che ostentano di parlare in quel modo sanno bene
anche loro che è ridicolo.
ELISA Peggio ancora, allora: faticare per dir delle sciocchezze e far del cattivo
spirito di proposito. Per me, sono ancor meno giustificabili; e se potessi
esserne il giudice, so io a cosa condannerei tutti questi signori buffoni.
URANIA Lasciamo perdere quest’argomento, per cui mi pare vi scaldiate
un po’ troppo; e diciamo che Dorante è molto in ritardo, dato che
stasera dobbiamo cenare insieme.
ELISA Forse se ne è dimenticato, e...
II – GALOPPINO, URANIA, ELISA
GALOPPINO C’è Climene, signora, che viene a farvi visita.
URANIA Oh, dio mio! Che bella visita!
ELISA Vi siete lamentata che vi lasciano sola, e il Cielo vi ha punita.
URANIA Presto, andate a dirle che non sono in casa.
GALOPPINO Le abbiamo già detto che ci siete.
URANIA E chi è stato quello sciocco?
GALOPPINO Io, signora.
URANIA Diavolo d’un moccioso! Vi insegnerò io a inventarvi le risposte
per conto degli altri.
GALOPPINO Vado a dirle che avete detto che non ci siete.
URANIA Fermatevi, animale, e lasciatela salire; ormai è fatta.
GALOPPINO È ancora in strada che sta parlando con un uomo. (Esce)
URANIA Ah, cugina! Questa visita a quest’ora è proprio una noia!
ELISA Bisogna dire che quella donna è noiosa di natura; a me è sempre
stata antipaticissima, e mi spiace tanto per il suo blasone, ma è la più
stupida bestia che abbia mai cercato di far uso del cervello.
URANIA L’epiteto è un po’ forte.
ELISA Via, via, che a farle davvero giustizia se lo merita tutto e anche
qualcosina di più! Esiste qualcuno più di lei che sia veramente quel
che si dice una preziosa, nel peggior senso della parola?
URANIA Eppure lei rifiuta questa definizione.
ELISA È vero, ma rifiuta la parola, non la sostanza; perché per essere
preziosa lo è dalla testa ai piedi, e non ho mai visto nessuna far tutte le
smancerie che fa lei. Par quasi che sia fatta tutta a pezzi smontabili, e
che i movimenti delle anche, delle spalle e della testa siano regolati da
altrettante molle. Ostenta sempre un tono di voce languido e infantile,
fa boccuccia per far vedere che ha la bocca piccola, e strabuzza gli occhi
per farli sembrare più grandi.
URANIA Più piano! Se ci sentisse...
ELISA Ma no, ma no, non sta ancora salendo. Mi ricordo sempre di
quella sera che ha avuto il capriccio di conoscere Damone,3 solo per
la fama di cui gode e per le cose che ha presentato al pubblico.Voi sapete
che tipo è lui, e quanto poco ami conversare in società. Climene
l’aveva invitato come persona di grande spirito, e lui non è mai apparso
tanto ottuso come in quella occasione, tra una mezza dozzina di
persone a cui Climene lo aveva decantato, e che lo guardava non a
bocca aperta, come se dovesse esser fatto in modo diverso dagli altri.
Tutti pensavano che fosse lì per fornire battute di spirito alla compagnia,
che ogni parola che gli uscisse dalla bocca dovesse essere una
cosa straordinaria, che dovesse improvvisare versi su tutto quello che
veniva detto, e che anche per chiedere da bere dovesse uscire con
chissà quale battuta. Ma lui se ne è stato sempre zitto, con grande delusione
di tutti; e alla padrona di casa è tanto poco piaciuto quanto
poco a me è piaciuta lei.
URANIA Zitta. Le vado incontro sulla porta della stanza.
ELISA Ancora una cosa. Mi piacerebbe vederla sposata con il marchese
di cui abbiamo parlato: che bella coppia farebbero una preziosa e un
buffone!
URANIA Vuoi stare zitta? Eccola.
III – CLIMENE, URANIA, ELISA, GALOPPINO
URANIA A dire il vero sarebbe un po’ tardi per...
CLIMENE Oh, di grazia, mia cara fatemi subito portare da sedere.
URANIA Una poltrona, presto!
CLIMENE Ah, dio mio!
URANIA Che c’è?
CLIMENE Non ne posso più.
URANIA Che cosa avete?
CLIMENE Mi sento mancare.
URANIA Vi han preso forse i vapori?
CLIMENE No.
URANIA Volete che vi si slacci?
CLIMENE Mio dio, no.Ah!
URANIA Che cosa vi sentite? Quando vi è cominciato?
CLIMENE Più di tre ore fa; un malessere che mi ha preso al Palais-
Royal.4
URANIA E come mai?
CLIMENE Sono stata a vedere, in penitenza dei miei peccati, quell’orrendo
guazzabugli che è La scuola delle mogli. Sono qui, debolissima
ancora per la continua nausea che ne ho avuto, e credo che per riprendermi
mi ci vorranno quindici giorni almeno.
ELISA Ma guardate un po’ come i malanni ci saltano addosso quando
meno ce lo si aspetta.
URANIA Non so di che costituzione siamo, mia cugina e io; ma l’altro ieri
siamo state anche noi a vedere quella commedia, e siamo tornate a
casa tutte e due sane e salve.
CLIMENE Come? L’avete vista?
URANIA Sì; vista e sentita dal principio alla fine.
CLIMENE E non vi sono venute fin le convulsioni, mia cara?
URANIA Grazie a dio, non sono così delicata; e trovo anzi che quella commedia
dovrebbe semmai farla guarire, la gente, e non farla ammalare.
CLIMENE Ah, mio dio, ma che cosa dite! E un’asserzione simile può essere
avanzata da una persona che abbia ricche rendite di buon senso?
Si può impunemente, come fate voi, partire a lancia in resta contro la
ragione? E nel caso concreto, può esistere intelletto tanto affamato di
scipitezze da gustare le balordaggini di cui è condita quella commedia?
Io, vi confesso, non v’ho trovato un sol granello di sale. La storia
dei bambini che nascono dalle orecchie mi è sembrata di un detestabile
cattivo gusto; la torta alla crema mi ha fatto venire la nausea; a quella
minestra poi, ho creduto di vomitare.
ELISA Mio dio, con quanta eleganza dite le cose! Io avrei pensato fosse
una bella commedia, ma madame ha un’eloquenza così convincente,
sa porgere le cose in modo così suggestivo, che è giocoforza, pur se a
malincuore, essere della sua opinione.
URANIA Io non sono così condiscendente; e per dire come la penso, ritengo
questa commedia una delle più gradevoli che l’autore abbia mai
scritte.
CLIMENE Ah, mi fate pena davvero, a sentirvi parlare così; e non posso
proprio perdonarvi tanta oscurità di discernimento. Ma è possibile che
una donna virtuosa trovi di che compiacersi in un’opera che tiene il
pudore in continuo stato d’allarme, e che imbratta ad ogni piè sospinto
l’immaginazione?
ELISA Che bei modi di dire che avete! Che smaliziata giocatrice siete,
signora, in atto di critica, e come compiango il povero Molière che vi
ha per nemica!
CLIMENE Date retta a me, mia cara: mettetevi d’impegno a correggere
il vostro giudizio; e se tenete al vostro buon nome, guardatevi dall’andare
in giro per il mondo a dire che quella commedia vi è piaciuta.
URANIA Io non capisco che cosa ci avete trovato che possa offendere il
pudore.
CLIMENE Ahimè, tutto! E per me è assodato che una donna per bene
non può assistervi senza sentirsi in imbarazzo, tante porcherie e sconcezze
vi ho scoperto.
URANIA Si vede allora che per le porcherie avete una sensibilità che le
altre non hanno, perché io non ce le ho proprio viste.
CLIMENE Il fatto è che non volete averle viste, non c’è dubbio; perché,
santo cielo, tutte quelle porcherie son lì a viso scoperto. Non vi è nep-
pure il più tenue dei veli a ricoprirle, e anche gli occhi più audaci restano
sgomenti di fronte a tanta nudità.
ELISA Ah!
CLIMENE Ahi, ahi, ahi.
URANIA Ma allora, per piacere, indicatemene una, di queste porcherie.
CLIMENE Oh dio, è proprio necessario indicarvele?
URANIA Sì. Ditemi soltanto un punto che vi ha scandalizzata.
CLIMENE Vi basta la scena di quella Agnese, quando dice che cosa le
hanno preso?
URANIA Ebbene, che cosa c’è di osceno?
CLIMENE Ah!
URANIA Dite pure.
CLIMENE Pfui!
URANIA Sentiamo.
CLIMENE Io non vi dico niente.
URANIA Io non ci trovo niente di male.
CLIMENE Tanto peggio per voi.
URANIA Tanto meglio, invece, direi. Io guardo le cose dal lato dal quale
mi vengono mostrate, senza girarle e rigirarle per cercarvi quel che
non occorre vedere.
CLIMENE Il pudore femminile...
URANIA Il pudore femminile non consiste nel fare le schizzinose. Non è
bello voler superare in perbenismo ogni donna per bene. Questa forma
di ostentazione è la peggiore che esista; e per me non vi è niente di
più ridicolo di questo suscettibilissimo pudore che prende tutto in cattiva
parte, che dà un senso colpevole alle parole più innocenti, e che si
inalbera per delle semplici ombre. Credete a me, quelle che fanno tante
smorfie non per questo sono considerate più oneste. Anzi, la loro
misteriosa severità, e tutta quella ostentazione di sdegno stimolano il
senso critico del prossimo loro nei riguardi di tutto quel che dicono o
fanno; e quando si scopre qualcosa su cui si possa avere a che dire, son
tutti contenti. Per fare un esempio, l’altro giorno, a vedere quella commedia,
c’erano delle signore proprio nel palco di fronte al nostro, che
durante tutto lo spettacolo si son fatte vedere a far tante smorfie, a
voltar la testa dall’altra parte, a nascondere il viso, che dappertutto si
son raccontate un sacco di storielle sulla loro condotta, che senza quelle
smorfie non sarebbero certo saltate fuori; e c’è stato perfino un lacchè
che ha gridato bello forte che quelle erano più caste d’orecchio
che non di tutto il resto del corpo.
CLIMENE Insomma, in queste commedia bisogna esser cieche, e far finta
di non vedere le cose.
URANIA Basta non vederci quello che non c’è.
CLIMENE Ah, io continuo a sostenere che le porcherie che ci sono, sono
addirittura abbaglianti.
URANIA E io continuo a non essere d’accordo.
CLIMENE Ma come, non è evidente la ferita inferta al pudore da quel
che dice Agnese nel punto di cui stiamo parlando?
URANIA No, non mi pare proprio. Agnese non dice una parola che non
sia di per sé pulitissima; e se voi volete sentirci sotto dell’altro, il senso
osceno glielo date voi, e non Agnese, che parla soltanto della coccarda
che le hanno preso.
CLIMENE Ah, potete dir coccarda finché volete; ma quel la su cui Agnese
esita tanto non è stato scritto né a caso né per niente. Quel la è un
vero e proprio scandalo; e per quanto possiate dire, non potrete certo
negare la spudoratezza di quel la.
ELISA È vero, cugina mia; anch’io sono con la signora contro quel la.
Non ho mai visto un la tanto spudorato, e voi fate male a difenderlo.
CLIMENE È di una insopportabile bisensualità.
ELISA Com’è quella parola che avete detto, madame?
CLIMENE Bisensualità, madame.
ELISA Ah, mio dio! Bisensualità. Non so che cosa vuol dire, ma come
parola la trovo di una bellezza favolosa.
CLIMENE Allora, vedete come il vostro stesso sangue si schiera dalla
mia parte?
URANIA Eh, mio dio! È una chiacchierona che non dice quel che pensa.
Non fidatevene troppo, date retta a me.
ELISA Oh, siete proprio cattiva a insinuare questi dubbi sul mio conto!
Pensate un po’ alla figura che farei se la signora credesse davvero a
quel che dite. Davvero, signora, sarò tanto sfortunata che voi mi giudichiate
così male?
CLIMENE No, no, io non mi fermo alle sue parole, e vi credo ben più sincera
di quanto essa dica.
ELISA Ah, e farete davvero bene, signora; ma mi renderete giustizia piena
solo credendo che davvero vi trovo di un fascino favoloso, che faccio
miei tutti i vostri sentimenti, e che sono incantata da quante raffinate
espressioni escono dalle vostre labbra!
CLIMENE Oh dio, parlo senza alcuna affettazione!
ELISA Lo si vede bene, signora, come si vede che tutto è spontaneo e
naturale in voi. Le vostre parole, il tono della voce, il vostro modo di
guardare, di camminare, di fare, di vestire, hanno non so quale impronta
di nobiltà che non manca di incantare. Io non faccio che studiarvi
con gli occhi e con le orecchie; e sono tanto infatuata di voi che mi
sforzo d’essere la vostra scimmia, e di contraffarvi in tutto.
CLIMENE Voi vi fate beffe di me, madame.
ELISA Chiedo scusa, madame. Chi si farebbe beffe di voi?
CLIMENE Non sono un buon modello, madame.
ELISA Oh sì, madame!
CLIMENE Voi mi lusingate, madame.
ELISA Niente affatto, madame.
CLIMENE Vi prego di risparmiarmi, madame.
ELISA È ben quel che faccio, madame, poiché non dico neppure la metà
di quel che penso, madame.
CLIMENE Ah, mio dio, di grazia, tronchiamo! Finireste col gettarmi in
una spaventosa confusione. (A Urania) Insomma, eccoci in due contro
di voi, e la testardaggine si addice tanto poco a una donna di spirito...
IV – IL MARCHESE, CLIMENE, GALOPPINO, URANIA, ELISA
GALOPPINO Signore, per piacere, fermatevi.
IL MARCHESE Tu non sai chi sono io, evidentemente.
GALOPPINO Sì, so chi siete; ma non potete entrare.
IL MARCHESE Eh, quanto chiasso, lacchè!
GALOPPINO Non sta bene voler entrare in una casa se gli altri non vogliono.
IL MARCHESE Devo vedere la tua padrona.
GALOPPINO Vi dico che non c’è.
IL MARCHESE Eccola là nella sua stanza.
GALOPPINO È vero, è lei; ma non c’è.
URANIA Ma che cosa sta succedendo?
IL MARCHESE Il vostro lacchè, signora, che fa lo sciocco.
GALOPPINO Gli ho detto che non ci siete, signora, ma lui vuole entrare
lo stesso.
URANIA E perché mai dite al signor marchese che non ci sono?
GALOPPINO L’altro giorno mi avete sgridato per avergli detto che c’eravate.
URANIA Ma guardate che insolente! Vi prego, signore, di non credere a
quel che dice.È un piccolo scervellato, che certo vi ha preso per un altro.
IL MARCHESE Me ne sono ben accorto, signora; e non fosse stato per rispetto
a voi gli avrei insegnato io a riconoscere le persone di qualità.
ELISA Mia cugina vi è molto obbligata per tanta deferenza.
URANIA E allora? Una sedia, ignorantaccio!
GALOPPINO Non ce n’è una lì?
URANIA Avvicinatela. (Il piccolo lacchè spinge la sedia di malagrazia.
Galoppino esce)
IL MARCHESE Il vostro lacchè, signora, ha scarso riguardo per la mia
persona.
ELISA Se così fosse avrebbe torto senz’altro.
IL MARCHESE Il fatto è che sto forse pagando gli interessi per la mia
brutta cera. Eh, eh, eh, eh!
ELISA Imparerà crescendo a distinguere la gente di rango.
IL MARCHESE Di che cosa stavate discorrendo, mesdames, quando vi ho
interrotte?
URANIA Della Scuola delle mogli.
IL MARCHESE Vengo giusto di là.
CLIMENE Ebbene, signor marchese, diteci di grazia: come vi è sembrata?
IL MARCHESE Veramente irritante.
CLIMENE Ah, ne sono proprio contenta.
IL MARCHESE La peggior cosa che si possa immaginare. Ma come diavolo!
Ho trovato posto per miracolo; all’ingresso ho corso il rischio di
soffocare per la calca, e mai tanta gente è venuta a camminarmi sui
piedi. Guardate, di grazia, come mi hanno conciato i merletti e i nastri.
ELISA È veramente una cosa che grida vendetta al Cielo, e voi fate bene
a criticare la Scuola delle mogli.
IL MARCHESE Credo sia la peggior commedia che sia mai stata scritta.
URANIA Ah, ecco Dorante, che stavamo aspettando!
V – DORANTE, IL MARCHESE, CLIMENE, ELISA, URANIA
DORANTE Non disturbatevi, vi prego, e non interrompete la vostra conversazione.
State parlando di quel che da quattro giorni è l’unico argomento
di discussione di quasi tutte le case di Parigi, e non si è mai visto
nulla di più divertente della diversità dei giudizi che si pronunciano
in proposito. Perché a me è successo di sentire certa gente distruggere
questa commedia per gli stessi motivi per cui ad altri era sembrata
più degna di lode.
URANIA C’è qui il marchese che ne sta dicendo molto male.
IL MARCHESE È vero, io la trovo abominevole: diavolo! Abominevole
come abominevole si può essere; insomma, quel che si dice una cosa
abominevole.
DORANTE E io, mio caro marchese, trovo abominevole questo giudizio.
IL MARCHESE Come, cavaliere? Mi vuoi dire che difendi quella commedia?
DORANTE Sì, io la difendo.
IL MARCHESE Perbacco, ti garantisco io che è abominevole!
DORANTE La garanzia non mi basta. Ma per qual motivo, caro marchese,
questa commedia sarebbe come tu dici?
IL MARCHESE Perché è abominevole?
DORANTE Sì.
IL MARCHESE È abominevole perché è abominevole.
DORANTE Con il che è detto tutto: il processo è finito. Ma perché non
illumini anche noi, non ci dici quali sono i suoi difetti?
IL MARCHESE E io che ne so? Io sono andato a sentirla, e basta. Però so
benissimo che non ho mai visto niente di più brutto. Possa esser dannato!
E Dorilas, che era vicino a me, era della mia stessa opinione.
DORANTE Opinione autorevole: sei ben appoggiato.
IL MARCHESE Basta vedere come continuano a ridere in platea! A me
non occorre altro, per dichiarare che quella commedia non val niente.
DORANTE Allora tu, caro marchese, sei uno di quei signori del bel mondo
che non vogliono che la platea abbia neppure un briciolo di intelligenza,
e che quando in platea si ride si vergognano a farsi vedere ridere
anche loro, foss’anche per la più bella battuta che si possa immaginare?
Proprio l’altro giorno ho visto a teatro un nostro amico che si è
reso ridicolo per questo. Ha assistito a tutto lo spettacolo con l’aria più
triste e seria del mondo; a tutto quello che divertiva gli altri, lui corrugava
la fronte; a ogni scoppio di risa, alzava le spalle e guardava la pla-
tea con aria di compatimento; e ogni tanto, lanciandole un’occhiata di
disprezzo, diceva ad alta voce: «Ridi, platea, ridi pure!»6 Una commedia
nella commedia, insomma, il malumore del nostro amico. Uno
spettacolo generosamente offerto al pubblico; e tutti alla fine erano
d’accordo che non avrebbe potuto recitar meglio. Rendetevi conto, insomma,
per piacere, sia tu che gli altri, che il buon senso non ha un posto
fisso a teatro; che la differenza che corre tra un mezzo luigi d’oro e
una moneta da quindici non influisce sul buon gusto; e che, tutto sommato,
del giudizio della platea io mi fiderei abbastanza, sia per il fatto
che in platea vi sono molte persone in grado di giudicare un’opera secondo
le regole, sia perché tutti giudicano comunque secondo il miglior
modo di giudicare, che è quello di attenersi alle cose, di non avere
né cieche prevenzioni, né affettate compiacenze, né ridicole suscettibilità.
IL MARCHESE Eccoti dunque, cavaliere, paladino della platea! Perbacco,
me ne rallegro vivamente, e non mancherò di avvertirli che sei dei
loro. Ah, ah, ah, ah, ah, ah.
DORANTE Ridi pure quanto vuoi. Io sono per il buon senso, e quel che
non posso sopportare sono i bollori cerebrali dei nostri marchesi di
Mascarillo.Mi fa rabbia vedere certa gente comportarsi in modo ridicolo,
malgrado il suo rango; gente che trincia giudizi e che parla spavaldamente
di qualsiasi cosa, senza intendersene; che quando assistono
a uno spettacolo gridano d’entusiasmo ai punti brutti, e non fanno
neppure una piega a quelli belli che di fronte a un quadro, in occasione
di un concerto, criticano e lodano allo stesso modo, sempre a rovescio;
che usano i termini propri di una data arte prendendoli qua e là
al volo, senza mancare di storpiarli e di impiegarli a sproposito. Eh,
che diamine! Se Dio non vi ha dato il dono di un qualcosa, signori, statevene
zitti! Non fate ridere quelli che vi sentono parlare, e pensate invece
che tenendo la bocca chiusa può anche darsi che gli altri vi prendano
per gente che sa il fatto suo.
IL MARCHESE Perbacco, cavaliere, mi pare che tu stia...
DORANTE Mio dio, marchese, non è con te che ce l’ho. Ma con una dozzina
di signori che disonorano tutta la corte con il loro comportamento
stravagante, e fanno credere al popolo che noi siam fatti tutti così. Quanto
a me, dichiaro di non aver nulla a che fare con loro; e non perderò occasione
di prenderli tanto in giro che alla fine metteranno giudizio.
IL MARCHESE Dimmi un po’, cavaliere: secondo te Lisandro è una persona
intelligente e di gusto?
DORANTE Sì, senza dubbio; e molto.
URANIA Non si può negarlo.
IL MARCHESE Domandategli che cosa gliene sembra della Scuola delle
mogli; vedrete che vi dirà che non gli piace.
DORANTE Eh, dio mio! C’è un sacco di gente che si fa guastare dalla
troppa intelligenza, che vede male le cose perché le esamina fin troppo
da vicino, e che oltre tutto si rifiuta di pensarla come gli altri perché
vuol sempre aver l’onore dell’ultima parola.
URANIA È vero. Il nostro amico è uno di quelli, non vi è dubbio. Quando
esprime un’opinione, deve essere per forza una novità assoluta, ed
esige che tutti la aspettino con grande rispetto. Qualsiasi approvazione
che preceda la sua è un attentato alla sua autorità, e lui se ne vendica
drasticamente prendendo subito il partito contrario. Pretende di esser
sempre consultato su tutto quel che è arte e cultura; e io sono sicura
che se prima di presentarla al pubblico l’autore gli avesse fatto leggere
la commedia, l’avrebbe giudicata la più bella commedia che mai sia
stata scritta.
IL MARCHESE E che cosa ne dite della marchesa Araminta, che va dicendo
dappertutto che è una cosa spaventosa, e che non ha potuto resistere
alle sconcezze di cui è piena?
DORANTE Dico che questo è coerente con l’atteggiamento che ha
assunto; e che ci sono delle persone che si rendono ridicole col voler
essere troppo perbene. La marchesa Araminta è una donna intelligente,
ma ha seguito il cattivo esempio di quelle che, giunte ormai
a una certa età, e volendo rimpiazzare in qualche modo ciò che
si accorgono di perdere pretendono che le fisime di una scrupolosa
pruderie possano sostituire la gioventù e la bellezza. Quella poi supera
ogni limite, e la sua suscettibilità è di una tale solerzia che le
fa scoprire sconcezze laddove nessuno si era mai sognato di vedercele.
Si dice che arrivi al punto di massacrare la nostra lingua, poiché
non esiste quasi parola cui la severità della marchesa non voglia
tagliare o la testa o la coda, tante sono le sillabe oscene che essa
vi trova.
URANIA Siete pazzo davvero, cavaliere.
IL MARCHESE Però, insomma, cavaliere, tu difendi la Scuola delle mogli
facendo la presa in giro di quelli che la condannano.
DORANTE No, ma io sostengo che quella signora ha torto di scandalizzarsi...
ELISA Un momento, signor cavaliere; potrebbe non esser la sola a pensarla
a quel modo.
DORANTE So comunque che voi non la pensate così; e che quando siete
andata a vederla...
ELISA È vero; ma ho cambiato idea. La signora sa confortare la sua opinione
con degli argomenti così persuasivi che mi ha trascinato dalla
sua parte.
DORANTE Ah, signora, vi chiedo scusa! E se lo desiderate ritirerò per
amor vostro tutto quello che ho detto.
CLIMENE Non voglio che sia per amor mio, ma per amore della ragione;
perché questa commedia, a volerla ben guardare, è assolutamente indifendibile,
e io non posso concepire che...
URANIA Ah, ecco il signor Lisidas, l’autore.8 Capita molto a proposito.
Signor Lisidas, prendetevi una sedia e venite qui.
VI – LISIDAS, DORANTE, IL MARCHESE, ELISA, URANIA, CLIMENE
LISIDAS Signora, sono un po’ in ritardo; ma ho dovuto leggere la mia
commedia a casa della signora marchesa, di cui vi avevo parlato; e le
lodi che le sono state fatte mi hanno trattenuto colà un’ora di più di
quanto non pensassi.
ELISA Le lodi sono un mezzo efficacissimo per catturare un autore.
URANIA Accomodatevi, signor Lisidas; leggeremo la vostra commedia
dopo cena.
LISIDAS Tutti quelli che si trovavano dalla signora marchesa verranno
senz’altro alla prima rappresentazione, e mi hanno promesso che faranno
in tutto e per tutto il loro dovere.
URANIA Ne sono sicura. Ma adesso sedetevi, se non vi dispiace. Stavamo
parlando di un argomento che mi piacerebbe approfondire.
LISIDAS Sono certo, signora, che anche voi prenoterete un palco per
quel giorno.
URANIA Vedremo. Continuiamo la discussione, per piacere.
LISIDAS Vi avverto, signora, che sono quasi tutti prenotati.
URANIA Questa è una bella notizia. Bene: siete arrivato che avevo proprio
bisogno di voi, perché qui tutti erano contro di me.
ELISA Il cavaliere si era schierato subito al vostro fianco; ma adesso che
sa che la signora è alla testa del partito avverso, fate bene a cercarvi un
altro alleato.
CLIMENE No, no, non vorrei proprio che egli mancasse alla corte che
deve a vostra cugina, e lo autorizzo a schierare la ragione dalla stessa
parte dei suoi sentimenti.
DORANTE Con questo permesso, signora, avrò l’ardire di difendermi.
URANIA Ma anzitutto sentiamo l’opinione del signor Lisidas.
LISIDAS Su che cosa, signora?
URANIA A proposito della Scuola delle mogli.
LISIDAS Ah, ah.
DORANTE Che ve ne sembra?
LISIDAS Non ho nulla da dire; sapete che tra noi autori ciascuno usa
parlare delle opere degli altri con molta circospezione.
DORANTE Ma qui tra noi, insomma, che cosa ve ne pare di questa commedia?
LISIDAS A me, signore?
URANIA Onestamente, diteci la vostra opinione.
LISIDAS Io la trovo molto bella.
DORANTE Davvero?
LISIDAS Davvero. Perché no? Non è la più bella commedia che sia mai
stata scritta?
DORANTE Uhm, uhm, siete un essere diabolico, signor Lisidas! Voi non
dite tutto quello che pensate.
LISIDAS Pardon?
DORANTE Dio mio, io vi conosco! È inutile far finta.
LISIDAS Io, signore?
DORANTE Si vede benissimo che il bene che dite di questa commedia lo
dite solo per cavalleria, e che in fondo al cuore voi la pensate come
quei tanti e cui non piace affatto.
LISIDAS Ah, ah, ah.
DORANTE Insomma: volete ammettere che La scuola delle mogli è una
cosa orrenda?
LISIDAS È pur vero che non gode dell’approvazione degli esperti.
IL MARCHESE Oh dio, cavaliere, te l’han fatta! Ecco cos’hai combinato
con i tuoi scherzi. Ah, ah, ah, ah, ah!
DORANTE Toccato, mio caro marchese, toccato.
IL MARCHESE Hai visto che i sapienti sono dalla nostra parte?
DORANTE È vero, il giudizio del signor Lisidas merita ogni considerazione.
Ma il signor Lisidas consentirà anche che io non mi arrenda per
questo; e poiché ho avuto l’audacia di contrastare le opinioni della signora,
non se ne avrà a male se controbatterà anche le sue.
ELISA Come?! Avete contro di voi madame, il signor marchese e il signor
Lisidas, e osate ancora fare resistenza? Pfui, è una vera impertinenza!
CLIMENE Ecco una cosa che io proprio non capisco: come delle persone
ragionevoli possano ficcarsi in testa di dare protezione alle sciocchezze
di questa commedia.
IL MARCHESE Che dio mi fulmini, signora, per me è una cosa penosa
dal principio alla fine.
DORANTE Questo si fa presto a dirlo, marchese. Niente di più facile che
trinciar giudizi a questo modo; direi che nulla al mondo può essere risparmiato
dalle tue inappellabili sentenze.
IL MARCHESE Perbacco! Tutti, gli attori che l’hanno vista ne hanno detto
peste e corna!
DORANTE Ah, allora non parlo più: hai ragione tu, marchese! Se gli altri
attori ne hanno parlato male, bisogna credergli assolutamente. È
tutta gente illuminata, e che giudica disinteressatamente. Non c’è altro
da dire: mi arrendo.
CLIMENE Arrendetevi o fatene a meno, io so soltanto che non mi persuaderete
mai a trovar sopportabili le impudicizie di quella commedia,
e tanto meno quel modo offensivo di prendere in giro le donne.
URANIA Quanto a questo, io mi guardo bene dall’offendermi per quel
che vi si dice e dal sentirmene chiamata in causa. Le satire di questo
genere cadono direttamente sui costumi, e non colpiscono le persone
che di riflesso.Vediamo di non tirarci addosso da noi stesse le frecce di
una critica fatta in generale! Traiamo vantaggio dalla lezione; invece,
se possibile senza comportarci come se si parlasse proprio di noi in
persona. Quei ridicoli personaggi che vengono ritratti sui palcoscenici,
bisogna che tutti sappiano guardarli senza irritazione. Sono dei pub-
blici specchi, in cui non si deve mai dichiarare di aver visto riflessi noi
stessi; scandalizzarsi nel veder preso in giro un certo difetto, vuol dire
attribuirselo esplicitamente.
CLIMENE Quanto a me, io non parlo certo di queste cose perché me ne
senta parte in causa; mi pare che il mio modo di vivere sia tale da non
dover temere che la gente mi cerchi a teatro tra i personaggi di donne
che si comportano male.
ELISA Certamente nessuno, madame, andrà a cercarvi lì. La vostra condotta
è perfettamente nota, e a questo proposito sono tutti d’accordo.
URANIA Neppure io, signora, ho detto nulla che riguardi voi; le mie parole,
come la satira a teatro, hanno un valore generale.
CLIMENE Non ne dubito, signora. Ma lasciamo perdere questo argomento.
Io non capisco come possiate accettare che in un certo punto
della Scuola delle mogli, si pronuncino tanti insulti contro il nostro sesso;
io lo confesso, sono spaventosamente in collera contro questo autore
impertinente che osa chiamarci animali.
URANIA Ma non vedete che lo fa dire a un personaggio ridicolo?
DORANTE E poi, signora, non sapete che le ingiurie degli innamorati
non offendono mai? E che sono tipiche sia delle collere d’amore che
dei momenti di dolcezza? E che in simili occasioni le parole più inconsuete,
per non dir di peggio, vengono prese spesso come testimonianze
d’affetto da parte di coloro stesse che le subiscono?
ELISA Potete dir tutto quel che vi pare, queste cose io non so proprio
digerirle, tali e quali la minestra e la torta alla crema di cui la signora
ha parlato poc’anzi.
IL MARCHESE Ah, mio dio, già, la torta alla crema! Ecco quel che avevo
notato: la torta alla crema! Vi sono obbligatissimo, signora, per avermi
ricordato la torta alla crema! Bastan forse tutte le mele della Normandia,
per questa torta alla crema? Torta alla crema, perbacco! Torta alla
crema!
DORANTE Beh, e che cosa vuol dire, con torta alla crema?
IL MARCHESE Ma perbacco, cavaliere! Torta alla crema!
DORANTE E allora?
IL MARCHESE Torta alla crema!
DORANTE Sentiamo un po’ le tue ragioni.
IL MARCHESE Torta alla crema!
URANIA Ma mi pare che si debba spiegare il proprio pensiero.
IL MARCHESE Torta alla crema, madame!
URANIA Che cos’è che non vi piace?
IL MARCHESE A me? Niente. Torta alla crema!
URANIA Ah, io ci rinuncio!
ELISA Il signor marchese sa il fatto suo e ve le ha cantate a dovere! Ma
io vorrei ora che il signor Lisidas completasse l’opera con qualche tocco
nel suo stile.
LISIDAS Veramente non è mia abitudine criticare alcunché, e sono sempre
alquanto indulgente con le opere altrui.Tuttavia, senza fare offesa
all’amicizia che il signor cavaliere testimonia per l’autore, mi si concederà
che commedie di questo genere non sono propriamente delle
commedie,e che c’è una bella differenza fra tutte queste sciocchezzuole
e la bellezza del genere drammatico. Purtroppo, oggi alla gente
piace quello; si corre dietro soltanto a quella roba lì, e mentre le grandi
opere vengono rappresentate in una spaventosa solitudine, le stupidaggini
attirano tutta Parigi.Vi confesso che qualche volta il cuore
mi sanguina, e che è una vergogna per la Francia.
CLIMENE È pur vero che in questo campo il gusto si è incredibilmente
guastato, e che il nostro secolo si sta incanagliando spaventosamente.
ELISA Molto bello anche questo: incanagliarsi! L’avete inventato voi,
madame?
CLIMENE Eh!
ELISA Volevo appunto dire.
DORANTE Secondo voi dunque, signor Lisidas, intelligenza e bellezza si
trovano solo nei grandi drammi in versi, e le commedie sono delle stupidaggini
di nessun valore?
URANIA Io non la penso affatto così. La tragedia è un qualcosa di molto
bello quando è ben fatta, non c’è dubbio; ma anche la commedia ha
il suo fascino, e io credo che fare una buona commedia sia altrettanto
difficile che scrivere una bella tragedia.
DORANTE Sicuramente, signora; e se anzi, quanto a difficoltà, metteste
un più dalla parte della commedia, non credo che sbagliereste. Perché
insomma, io trovo che è molto più facile scatenarsi sulle grandi passioni,
sfidare in versi il Fato, accusare gli astri e ingiuriar gli eterni dèi, che
penetrare con efficacia nel ridicolo dell’animo umano, e portare sul
palcoscenico in modo gradevole i difetti del mondo. Quando raffigurate
degli eroi, potete far quel che volete. Sono ritratti fatti secondo il
proprio gusto, dai quali non si pretende nessuna rassomiglianza; e basta
seguire l’estro di una fantasia che si lancia in volo e che spesso lascia
il vero per il fantastico. Ma se volete rappresentare degli uomini,
bisogna dipingere dal vero. Quei ritratti devono essere somiglianti; e
se non riuscite a far sì che vi si riconosca la gente del vostro tempo, la
commedia non c’è. Insomma, in un’opera drammatica, per non essere
criticati, basta dire delle cose sensate e scriverle bene; ma questo nella
commedia non è sufficiente; bisogna essere divertenti; e non è impresa
da poco far ridere un pubblico serio e preparato.
CLIMENE Io credo di far parte del pubblico serio e preparato; eppure
non ho trovato niente da ridere in quel che ho visto e sentito.
IL MARCHESE E io, parola mia, neppure.
DORANTE Quanto a te, marchese, la cosa non mi stupisce: non c’erano
giochetti di parole.
LISIDAS Credete a me, signore, non è che ci sia molto di più; e quanto a
comicità, io la trovo piuttosto freddina.
DORANTE Alla corte non è sembrato.
LISIDAS Ah, signore, la corte!
DORANTE Continuate, signor Lisidas. So benissimo quel che volete dire:
che la corte non capisce niente di queste cose.È la solita scappatoia
di voialtri signori autori, quando le vostre opere fanno fiasco, di dar la
colpa all’ingiustizia del mondo e agli scarsi lumi dei cortigiani. Col vostro
permesso, signor Lisidas, vi dirò che i cortigiani hanno la vista
buona come gli altri; che si può sapere il fatto proprio in colletto di
pizzo veneziano e con le piume, così come in parrucca corta e colletto
di tela;che la grande prova per tutte le vostre commedie è il giudizio
della corte; che è il gusto della corte che bisogna studiare, se si vuole
imparare l’arte di avere successo; che non vi è luogo al mondo in cui si
pronuncino sentenze altrettanto giuste; e che anche senza tener conto
di tutte le persone colte che vi fanno parte, bastano il naturale buon
senso e la quotidiana dimestichezza con il bel mondo per dare a chiunque
frequenti la corte un modo di intendere, che giudica le cose ben
più acutamente di quanto non faccia tutta la stagnante erudizione dei
pedanti.
URANIA È pur vero che, per quanto poco la si frequenti, a corte vi passa
ogni giorno davanti agli occhi quanto basta per acquisire una certa
pratica di giudizio, soprattutto sul piano del buono e del cattivo gusto.
DORANTE Qualche personaggio ridicolo lo si incontra anche a corte,
sono d’accordo; e come vedete sono io il primo a criticarli. Ma credete
a me, ve ne sono parecchi tra gli eletti ingegni di professione; e se è
giusto prendere in giro certi marchesi, trovo che a maggior motivo andrebbero
presi in giro gli autori, e che sarebbe molto divertente portare
sul palcoscenico le loro colte smancerie, le loro ridicole raffinatezze,
il loro maledetto vizio di assassinare la gente con le loro opere, la loro
ingordigia di lodi, il loro interessato giocar con le idee, il loro mercato
di reputazioni, e le leghe in cui si stringono, di difesa e di offesa, così
come le loro guerre intellettuali e le loro battaglie a forza di prosa e di
versi.
LISIDAS Molière è proprio fortunato, signore, ad avere un difensore così
caloroso. Ma in fondo, per tornare al fatto, qui si tratta di sapere se
la Scuola delle mogli è bella o brutta; e io mi offro di indicarvi i cento
tangibili difetti che vi si trovano.
URANIA Quel che è strano in voi signori poeti è che condannate sempre
le commedie che tutti corrono a vedere, e che parlate bene soltanto
di quelle che non fanno un soldo.
DORANTE Perché sono d’animo nobile e si schierano sempre dalla parte
degli afflitti.
URANIA Ma di grazia, signor Lisidas, diteci un po’ quali sono questi difetti,
di cui io non mi sono neanche accorta.
LISIDAS Chi ben conosce Aristotele e Orazio vede subito, signora, che
questa commedia pecca contro tutte le regole dell’arte.
URANIA Vi confesso che frequento poco quei signori, e che delle regole
dell’arte non so proprio nulla.
DORANTE Siete proprio dei bei tipi, voi, con le vostre regole, con le quali
mettete in imbarazzo gli ignoranti e a noi rintronate la testa ogni giorno.
A sentirvene parlare si direbbe che queste regole siano chissà quale
profondo mistero; e invece non sono altro che tre o quattro pacate osservazioni,
fatte a lume di buon senso, su certe incongruenze che potrebbero
guastare il piacere che questo genere di opere procurano; e
quello stesso buon senso che a suo tempo ha ispirato quelle osservazioni,
porta a farle tranquillamente tutti i giorni senza bisogno di Orazio e
di Aristotele. Quel che vorrei sapere è se la grande regola di tutte le regole
non sia per caso quella di piacere al pubblico, e se un’opera di teatro
che ha raggiunto questo scopo non dimostra con ciò stesso di aver
seguito la strada giusta. O si vuol dire che tutto un pubblico può sbagliarsi
in pieno, e che uno non sappia giudicare se si diverte o meno?
URANIA Io ho notato una cosa di quei signori: ed è che quanto più un
autore parla di regole, e dimostra di conoscerle meglio degli altri, tanto
più facilmente scrive poi commedie che non piacciono a nessuno.
DORANTE E questa è la prova, signora, che non bisogna dar molto peso
alle loro fumose discussioni. Perché in fin dei conti, se le commedie
che seguono le regole non piacciono, e quelle che piacciono non sono
secondo le regole, bisognerebbe necessariamente concludere che le
regole erano sbagliate. E dunque infischiamocene di questi cavilli cui
si vuole assoggettare il gusto del pubblico; e di fronte a una commedia
badiamo soltanto all’effetto che essa fa su di noi. Abbandoniamoci liberamente
alle cose che ci smuovono dentro, senza andare a caccia di
elucubrazioni che ci impediscano di divertirci.
URANIA Anch’io, quando vado a teatro, guardo soltanto se la commedia
riesce a interessarmi; e una volta che mi son divertita non sto lì a
domandarmi se avevo ragione o torto, e se le regole di Aristotele per
caso mi proibivano di ridere.
DORANTE È come se uno avesse trovato una salsa eccellente, ma volesse
controllare se è buona sulle ricette del Cuoco francese.
URANIA È vero; e io non capisco le sottigliezze di certa gente su cose
che ciascuno dovrebbe poter sentire spontaneamente.
DORANTE Avete ragione, signora, di trovarle strane, tutte queste misteriose
sottigliezze. Perché, a dar retta a loro, dovremmo ridurci a non
poter più fidarci di noi stessi; i nostri sensi sarebbero schiavi in tutto; e
perfino nel mangiare e nel bere non avremmo più il coraggio di trovar
buona una cosa, senza l’autorizzazione dei signori esperti.
LISIDAS Insomma, signore, le vostre ragioni si limitano al fatto che la
Scuola delle mogli ha avuto successo; e che sia fatta secondo le regole
a voi non importa nulla, una volta che...
DORANTE Un momento, signor Lisidas, questo non ve lo concedo. Io
sostengo che la vera arte è quella che piace, e che questa commedia
essendo piaciuta a coloro per i quali era stata scritta, trovo che può esserne
soddisfatta e non badare tanto al resto. Ma detto questo, sostengo
anche che essa non pecca contro nessuna delle regole di cui voi parlate.
Le ho lette anch’io, grazie a dio, come chiunque altro; e potrei facilmente
dimostrare che non vi è forse un’altra opera di teatro che rispetti
le regole quanto questa.
ELISA Coraggio, signor Lisidas! Se cedete voi siamo perduti!
LISIDAS Ma come, signore! E la protasi, l’epitesi, la peripezia?...
DORANTE Ah, signor Lisidas, volete schiacciarci con i vostri paroloni!
Non esibiteci tutta la vostra cultura, per carità! Umanizzate il vostro
linguaggio, e parlate in modo che vi si possa capire. Pensate proprio che
una parola greca dia più peso alle vostre ragioni? E non vi sembra che
potrebbe essere lo stesso dire esposizione del soggetto invece che protasi,
intreccio invece che epitasi, e scioglimento invece che peripezia?
LISIDAS Sono termini propri dell’arte teatrale, di cui è pur lecito servirsi.
Ma visto che queste parole feriscono le vostre orecchie, mi spiegherò
altrimenti; e vi prego di rispondere in modo preciso alle tre o
quattro cose che ora vi dirò. È ammissibile una commedia che violi il
nome stesso delle opere di teatro? Perché in fin dei conti, l’espressione
poema drammatico deriva da una parola greca che significa agire, a
indicare come la natura del dramma consista nell’azione; e in questa
commedia, azione non ce n’è affatto, e tutto si limita a una serie di racconti
fatti da Agnese o da Orazio.
IL MARCHESE Ah, ah, cavaliere!
CLIMENE Ecco un’osservazione molto intelligente, che coglie un sottilissimo
distinguo.
LISIDAS Si è mai sentito niente di tanto poco spiritoso, o per meglio dire,
niente di più volgare, di quelle battute a cui tutti si divertono tanto,
soprattutto quella dei bambini che nascono dalle orecchie?
CLIMENE Perfetto.
ELISA Ah!
LISIDAS La scena del servitore e della cameriera dentro casa, è o non è
lunga e noiosa, ed è vero o non è vero che non c’entra per niente?
IL MARCHESE È vero.
CLIMENE Assolutamente.
ELISA Ha ragione.
LISIDAS E Arnolfo, non fa un po’ troppo presto a dare i soldi a Orazio?
E visto che è il personaggio ridicolo della commedia, era proprio il caso
di fargli compiere un gesto da persona tanto rispettabile?
IL MARCHESE Bene. Altra osservazione giusta.
CLIMENE Ammirevole.
ELISA Meravigliosa.
LISIDAS La predica e le Massime non son forse scritte in modo ridicolo,
contrario al rispetto che si deve ai misteri della nostra fede?
IL MARCHESE Ben detto.
CLIMENE Questo si chiama parlare!
ELISA Non si può dir meglio.
LISIDAS E quel signor del Ceppo, infine, che ci viene presentato come
un uomo colto e intelligente, e che sembra in varie occasioni una persona
tanto seria, non cade un po’ troppo nel comico e nell’eccessivo,
nel quint’atto, quando descrive ad Agnese la violenza del suo amore
per lei, con quello stravagante ruotare d’occhi, quei ridicoli sospiri, e
quelle lagrimucce sciocche che fan tanto ridere tutti?
IL MARCHESE Perbacco, splendido!
CLIMENE Miracoloso!
ELISA Evviva, signor Lisidas!
LISIDAS E mille altre cose ancora, che tralascio per non essere noioso.
IL MARCHESE Perbacco, cavaliere, eccoti conciato per le feste!
DORANTE Bisogna vedere.
IL MARCHESE Perdio, hai trovato il tuo uomo!
DORANTE Può darsi.
IL MARCHESE Rispondi, rispondi, rispondi, rispondi.
DORANTE Volentieri. Il...
IL MARCHESE E allora rispondi, per piacere.
DORANTE E lasciami dire. Se...
IL MARCHESE Perbacco, ti sfido a rispondere!
DORANTE Sì, ma se parli sempre tu...
CLIMENE Per favore, sentiamo le sue ragioni.
DORANTE Anzitutto, non è esatto dire che tutta la commedia è fatta solo
di racconti.Vi sono molti fatti che avvengono in scena, e quanto ai
racconti sono anch’essi azione, e parte integrante dello sviluppo; basti
pensare che tutti questi racconti vengono fatti, ingenuamente, proprio
al diretto interessato, che ogni volta cade in quella grande agitazione
che tanto diverte il pubblico, e che dopo ogni nuova notizia si dà a organizzare
tutte le misure possibili per tentar di evitare la disgrazia che
gli fa tanta paura.
URANIA Da parte mia, io trovo che la bellezza del soggetto della Scuola
delle mogli è proprio in questo perpetuo confidare le cose; e quel
che mi pare piuttosto divertente è il fatto che un uomo intelligente,
pur informato sempre di ogni cosa da quell’ingenua della sua donna e
da quello sventato del suo rivale, non riesca ciononostante ad evitare
quel che gli capita.
IL MARCHESE Bazzecole, bazzecole!
CLIMENE Debole risposta.
ELISA Pessimi argomenti.
DORANTE Per quel che riguarda i bambini che nascono dalle orecchie,
la battuta è divertente solo in relazione al personaggio di Arnolfo; e
l’autore non l’ha scritta perché sia di per sé una cosa oltremodo spiritosa,
ma solo per caratterizzare il personaggio che la dice, per sottolinearne
ancor più la stravaganza, dato che egli racconta questa banale
sciocchezza detta da Agnese come la cosa più bella del mondo, e che
gli dà una gioia inconcepibile.
IL MARCHESE Cattiva risposta.
CLIMENE Per nulla soddisfacente.
ELISA Non dice niente.
DORANTE Quanto al denaro che dà così facilmente, a parte il fatto che
la lettera del suo migliore amico è per lui una cauzione più che sufficiente,
non è per nulla contraddittorio che una persona sia ridicola in
certe cose e del tutto a posto e per bene in certe altre. E quanto alla
scena di Alano e Giorgina in casa, che qualcuno ha trovato lunga e
fiacca, essa ha comunque una sua ragione, perché come Arnolfo durante
il suo viaggio resta preso in trappola dalla pura ingenuità della
sua donna, così al ritorno se ne sta un bel po’ di tempo chiuso fuori a
causa dell’ingenuità dei suoi servi, in modo che venga punito in tutto e
per tutto proprio attraverso ciò con cui aveva creduto garantire la sicurezza
delle sue precauzioni.
IL MARCHESE Ecco degli argomenti che non valgono niente.
CLIMENE Son tutti colpi a vuoto.
ELISA Una cosa penosa.
DORANTE Quanto al discorso moraleggiante che voi chiamate predica,
quello che è certo è che varie persone veramente religiose che lo hanno
sentito non vi hanno trovato niente di irriverente; e che quel parlare
di inferno e di pentoloni bollenti si giustifica perfettamente se si
tien conto della stravaganza di Arnolfo e dell’ingenuità di colei cui è
rivolto. E quanto alla dichiarazione d’amore del quinto atto, accusata
di essere eccessiva o troppo comica, vorrei sapere se questo non si
chiama far la satira degli innamorati, e se non è vero che anche le persone
normali, comprese le più serie, in casi simili fanno delle cose
che...?
IL MARCHESE Parola mia, cavaliere, faresti meglio a star zitto.
DORANTE Va bene. Ma in fondo, se proviamo a guardare noi stessi
quando siamo innamorati...?
IL MARCHESE Non voglio star neanche più a sentirti.
DORANTE Stammi a sentire, se non ti spiace. Non è vero forse che una
violenta passione...?
IL MARCHESE (canta) La, la, la, la, lare, la, la, la, la, la, la.
DORANTE Come...?
IL MARCHESE La, la, la, la, lare, la, la, la, la, la, la.
DORANTE Io non so se...
IL MARCHESE La, la, la, la, lare, la, la, la, la, la, la.
URANIA Mi sembra che...
IL MARCHESE La, la, la, lare, la, la, la, la, la, la, la, la, la, la.
URANIA Succedono delle cose abbastanza divertenti in questa nostra
discussione. Io dico che si potrebbe proprio ricavarne una piccola commedia,
e che non starebbe male come seguito della Scuola delle mogli.
DORANTE Avete ragione.
IL MARCHESE Perbacco, cavaliere, a te toccherebbe una parte che non ti
gioverebbe molto.
DORANTE È vero, marchese.
CLIMENE Anch’io terrei molto a che si facesse, purché si mantengano le
cose proprio come si sono svolte.
ELISA E io presterò volentieri il mio personaggio.
LISIDAS E anch’io credo proprio che non rifiuterò il mio.
URANIA Visto che tutti ne sarebbero contenti, cavaliere, fate un appunto
di tutto questo e datelo a Molière, voi che lo conoscete, perché ne
faccia una commedia.
CLIMENE Sono certa che se ne guarderebbe bene, visto che non sono
tutti inni in suo onore.
URANIA No, no, assolutamente; so come la pensa: non gli importa che si
parli delle sue commedie, purché la gente vada a vederle.
DORANTE Sì. Ma che finale potrebbe dargli? Perché qui non può concludere
ne con un matrimonio né con un riconoscimento; e io non so
proprio come si potrebbe far finire la discussione.
URANIA Bisognerebbe trovare qualcosa.
VII – GALOPPINO, LISIDAS, DORANTE, IL MARCHESE,
CLIMENE, ELISA, URANIA
GALOPPINO Signora, il pranzo è servito.
DORANTE Ah, ecco a proposito quel che ci occorre per il finale che stavamo
cercando! Impossibile trovar qualcosa di più naturale e spontaneo.
Si discuterà da una parte e dall’altra con grande accanimento, come
abbiamo fatto noi, rimanendo ciascuno della propria idea; un valletto
verrà ad annunciare che il pranzo è servito; ci si alzerà, e si andrà
tutti a cena.
URANIA La commedia non potrà finir meglio, e anche noi faremo bene
a fermarci qui.