La cugina inglese

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LA CUGINA INGLESE

COMMEDIA IN TRE ATTI

DI

ANGELO ALFIERI

PERSONAGGI

Luigina:          (Cugina inglese)

Nino:               (Padrone di casa)

Meletta:          (Moglie di Nino)

Mentina:         (Amica)

Domitilla:       (Ex attrice)

Vanda:            (Amica)

Piero:              (Sindaco)

Lino:               (Assessore)

La scena. L’appartamento di Nino. Sul fondale a sinistra la porta del bagno, sulla destra una finestra, nel mezzo, fra la porta e la finestra,  ad altezza d’uomo, verrà appeso un quadro di medie dimensioni. Sulla sinistra due porte, l’ingresso e la camera. Sulla destra la porta della cucina. Nell’angolo di destra un tavolo rotondo non troppo ingombrante, sulla sinistra, verso il proscenio, un divano anch’esso poco voluminoso. Qualche mobile non eccessivamente elegante, una televisione.

Tutte le commedie di questo autore sono tutelate dalla S.I.A.E.

PRIMO ATTO

Scena prima

Mattino

Nino:          (Entra in scena con un plaid sulle spalle, finge di essere un fantasma poi   con ampio gesto lo toglie e lo stende sul divano, non soddisfatto ripete il gesto. Non si accorge che la moglie è entrata con un mazzo di fiori che deve sistemare nel vaso al centro del tavolo. Soddisfatto del bel gesto si infila di nuovo nella porta della camera da letto. La moglie lo guarda stupefatta scuotendo la testa. Per ripicca leva il plaid e lo porta in cucina. Rientra Nino, si accomoda sul divano senza lamentarsi per mancanza dell’oggetto.  Poco dopo si alza di scatto perché ha dimenticato qualcosa in camera e vi ritorna stizzito. Rientra la moglie con un altra coperta, la sbatte e la stende a sua volta sul divano. Accende la televisione ed esce. Rientra Nino, guarda il divano.) E sì, ci sono i fantasmi! Da qualche tempo si spostano gli oggetti! Se non sono i fantasmi saranno altre entità simili. (Entra la moglie). Difatti eccone una.

Meletta:      Fai progressi: parli da solo! Il prolungamento dell’età influisce sul cervello in modo significativo … del resto era prevedibile poiché già in passato quando era al massimo splendore non eccelleva per acume. (Prende la borsetta, si infila la giacca che ha in mano). Noti qualcosa di strano?

Nino:          A parte te: no! 

Meletta:      Stranezza per stranezza … te lo dico francamente: sei pronto per il ricovero. Fidati! E non sono parole al vento. Comunque, lasciandoti alle visioni extrasensoriali, che padroneggi a meraviglia, ti comunico che sto uscendo. (È molto elegante).

Nino:          Definitivamente o in part-time? (Si gongola).

Meletta:      Verrà anche il giorno dell’abbandono definitivo del tetto coniugale per sopraggiunti palesi squilibri mentali: tuoi! (Ironici).

Nino:          Sii sincera con te stessa … riguardati! Stamattina fai dell’umorismo clinico di scarso profilo. Sei elegante! Esci presto. Impegni importanti di primo mattino. … Vai al circolo “Gli amici della pattumiera”? (Assume un atteggiamento teatrale).

Meletta:      Se mi accompagni ti posso scaricare là, per sempre.

Nino:          Sarà già piena a quest’ora. Ci sarà posto solo per te.

Meletta:      Vado via per non ferirti alle regioni sotto ombelicali, delle quali è nota la carenza strutturale. E vedi di sistemare quel buco che hai provocato nella parete del bagno per dar sfoggio della tua abilità edilizia. “Basta un colpetto di martello”: per disfare la casa. (Esce).

Nino:          Altro che fantasma: è pazza! Fanno i muri di cartone, come li tocchi cadono a pezzi. Per dire. Appendo questo per ora. (Appende un quadro con una tela bianca nella quale è stato opportunamente ricavato un ovale dalle dimensioni del volto di  Nino e che, per ora,l’ovale, rimane coperto da un velo di carta). Ecco fatto!Fino a mezzogiorno non si fa viva per cui mi posso riposare qui sul mio divano. La beatitudine post lavorativa, comunemente detta in linguaggio popolare: “pensione”. Beatitudine, devo dire, punteggiata da una certa noia strisciante. La pienezza del godimento non la sento ancora totalmente. Ci vuole fantasia per non soccombere … fantasia … ma quale fantasia. In questa casa ci vuole ben altro. Forse sarebbe stato meglio non accettare il pre pensionamento. Accidenti. Che bel programma mandano in onda … uno dice: pago il canone! Non so perché ma lo pago. Ho diritto di vedere cose nuove. Rintintin mi sembra ottimo … Porca miseria che disdetta, mi sono perso una puntata questa settimana. Dannazione.  … Ecco, la noia, la monotonia, il passato cinematografico che ti …

Domitilla:   (Da fuori). Nino … Nino! Sono Domitilla.

Nino:          Eh no è! Comincia alla mattina presto. Non c’è nessuno!

Domitilla:   Va bene, passo dopo!  

Nino:          Non è scema … Lo è molto di più! Non a caso sono amiche di vecchia data. Va detto! Uno dice perché, ma credevo che … no no: va detto. Sono amiche di vecchia ... (Campanello). E invece no! È grave! Avanti seccatrice!

Vanda:       Nino … non trattarmi così … vuoi che improvvisi un passo di danza per allietarti? (Si cimenta).

Nino:          Anche no! (Si alza per vedere chi è entrato). Vanda,per la miseria sei tu  … mi mangerei il fegato se l’avessi.

Vanda:       Non ce l’hai più?

Nino:          Eh no! Si è dissolto tutto nel sopportare la tua amica.

Vanda:       Cosa dici (Gli dà uno spintone facendolo crollare sul divano) hai una moglie adorabile, giovanile, simpatica, altruista … (Sarcastica).

Nino:          Fermati … va a finire che ci credo. E sii meno manesca. Sei venuta per me o l’odore di bruciato ti ha trascinato dentro?

Vanda:       Un effetti qualcosa di bruciato c’è.

Nino:          Non ti dico che cosa è bruciato perché sono un signore e non mi abbasso a volgarità ma … (Tocca la testa con l’indice).

Vanda:       Io sto per bruciare! (Civettuola).

Nino:          Appunto … sei entrata preventivamente … se mai dovesse capitare di incendiarmi mi rifugio a casa di Nino, tanto là dentro ogni tanto va a fuoco qualcosa.

Vanda:       Io brucio per te! Sei tonto però?!

Nino:          E non poco! (Tra sé) ma pensa che scema: brucia per me. Chi frequentano queste matte? Voglio approfondire! È pericoloso ma tento. Vanda puoi ripetere la frase del “brucio”.

Vanda:       Non vedi che vengo quando tua moglie non c’è?

Nino:          Infatti … ma pensavo che venissi per cercare il gatto. Qui non viene più! Va dalla vicina: la divina Domitilla … vai a trovarla, sentila come canta, sembra un usignolo strozzato.

Vanda:       Ma quale gatto: non ne ho! Cosicché mi rifiuti? (Melodrammatica).

Nino:          Perché? Non sei ancora scaduta.

Vanda:       Si vede che tua moglie ha delle caratteristiche che io non ho.

Nino:          Insomma!

Vanda:       Pazienza! Tenterò ancora. Non credere che finisca qui. Vado sconsolata. Guarda che vado?! (Esce).

Nino:          Non ti tengo! Perché ho voluto approfondire: mah? Non credo abbia delle caratteristiche, a meno che la si consideri furba … allora in quel caso. Una cosa è certa: le piace salire a vuoto. Mi fa dannare e sono appena le nove … tento un suicidio lento … mi strozzo un po’ per volta. Si trasferisse una buona volta. Dice dice ma rimane sempre qui … “e da qui me ne vado e non ne posso più del sindaco” … altro elemento dalle qualità  superlative. (Campanello). Eh ma allora fanno apposta … mi vogliono morto a tutti i costi. Che vita è? Mi sono pensionato per chi? (Spegne la tv). Rintintin perdonami ma ho gente … noiosi. Chi è?

Luigina:      Nino … sono Luigina! (Ha un piccolo cedimento).

Nino:          Ueilà. Non eri morta? Ti ho vista nella cassa. (Ride).

Luigina:      Non ero io … apri! (Entra). La voglia di scherzare non ti è passata vedo.  Fatti vedere? Però? Che bel giovanotto ti sei fatto!

Niuno:        Ti hanno già operata o sei venuta per quello?

Luigina:      Operata di cosa?

Nino:          Di cataratta totale.

Luigina:      Ma … vaneggi? Sei contento di vedermi? (Altro spintone, Finisce sul divano).

Nino:          Porca miseria non ne potevo più … anni e anni a penare: chissà perché non si fa vedere … ma chissà che fine ha fatto Luigina … ecco che fine ha fatto!

Luigina:      Sei in casa da solo? Tua moglie … la voglio conoscere: come si chiama?

Nino:          Non mi ricordo! Mi è venuta meno qualche mese fa. Era la sorella del sindaco.

Luigina:      Oh madonna non lo sapevo. (Si siede affranta).

Nino:          Nemmeno io! (Si alza un po’ seccato). Mi trattano come un pupazzo? (Tra se).

Luigina:      Chissà che dispiacere … mi sarebbe piaciuto conoscerla … povero Nino. Mi spiace! Me lo sentivo eh. Sarei dovuta rientrare prima. Hai sofferto tanto?

Nino:          Non lo dire. … Come mai sei qui? Passaggio, migrazione tardiva?

Luigina:      Sono un’oca adesso! Vengo ad abitare qui in città: mi trasferisco!

Nino:          Davvero? Dopo quarant’anni? E dove abiteresti?

Luigina:      Qui di fronte … quel palazzo. Quella finestra.

Nino:          Non farci caso: soffro di artrite. (Gli si sono piegate le ginocchia). Quel palazzo? Sei sicura? Lo stanno per demolire.

Luigina:      Sei matto? È nuovo! Mi sono stufata di stare in Inghilterra.

Nino:          Si saranno stufati anche loro. Eh?

Luigina:      Oh sì! Ho la mia bella pensione, un ottimo conto corrente, titoli azionari. Diciamo che non mi posso lamentare. In Inghilterra non è come da voi.

Nino:          È come da voi.

Luigina:      Esatto! Ne sai di cose?

Nino:          Hai voglia. Mi vedi così travestito da indigente ma ... Ti trattieni tanto?

Luigina:      Ho capito. Va bene caro cugino … per ora vado … mi sistemo e poi ci vediamo spesso. (Cedimento di Nino).  Se hai bisogno fai un fischio … basta aprire la finestra: siamo sullo stesso piano.

Nino:          È per quello che temo … (Un altro cedimento).

Luigina:      Hai bisogno di un sostegno economico?

Nino:          Eh, più che altro fisico. (Pensa un attimo). Dopo la morte di Meletta gli introiti hanno avuto un sensibile calo.

Luigina:      Non preoccuparti. C’è tua cugina. Cura quell’artrite. …(Sta per uscire).  Comunque mi potevi avvisare che era morta.

Nino:          La prossima volta che capita ti avviso. Ciao. Ma porca miseria anche questa mancava. Chissà cosa faceva in Inghilterra. Da giovane cosa faceva? Mmh! Mi sfugge la professione.

Meletta:      (Entra. Crede che il marito le voglia dirle qualcosa per via del dito indice alzato. Va direttamente in camera). Non parlare.

Nino:          (Allarga le braccia). Giornata storta … intoccabile. La trattano male e chi ne paga le conseguenze è il sottoscritto. (Rientra Meletta). Ti hanno “rifiutata”?

Meletta:      Chi ha portato i pesci?

Nino:          Li tieni sotto il letto? Mi sembrava di averli messi nel frigorifero. Li ho rubati al supermercato. (Ridacchia).

Meletta:      Ti metti anche a rubare adesso?

Nino:          Mi sento Robin Hood, rubo ai ricchi …

Meletta:      Robin Hood non è mai esistito.

Nino:          Lo dici tu! Il pellerossa che abita sopra si chiama Hood … Aud. … cucud … Lady Marian mi sapresti dire che fine ha fatto il mio plaid preferito?

Meletta:      Lo stavo sbattendo perché mi sono accorta che il peso era raddoppiato ed è caduto sull’automobile dello sceriffo di Nottingham. Vai a ricuperarlo.

Nino:          Ma pensa. Ha parcheggiato qui? Ti posso parlare serenamente senza addivenire ad uno scontro diretto?

Meletta:      Sentiamo! Aspetta: parla! (Ha preso un libro grosso).

Nino:          Non sei obbligata a massacrarmi. Voglio dire una cosa … prima, durante la tua lunga assenza mattutina, è venuta mia cugina, quella che abitava in Inghilterra. Penso che sia la prima vittima della Brexit … l’avranno sorteggiata e spedita in patria. Tu tu e tu via! Lei era la terza …

Meletta:      Non l’ho mai vista.

Nino:          Meglio! Vedi … ti prego non insultarmi! Per levarmela di torno … le ho detto che … sei morta! Eh lo so, sarà un desiderio inappagato che è affiorato … la noia.

Meletta:      (Una piccola pausa). Sei un pirla! Perché non ti sei fatto passare tu per morto?

Nino:          Io stavo parlando. Se ne sarebbe accorta!

Meletta:      (Irritata, si avvicina alla finestra). Sei di un’intelligenza sbalorditiva. Che marito. Se lo venissero a sapere le amiche guai. Ti rapirebbero per averti in casa come trofeo. Oltre a questa rarità britannica è venuto qualche altro a farti visita? Componenti di qualche gruppo di intellettuali del movimento “demenza senile precoce”?

Nino:          Li ho mandati via. (Tra sé). È pazza.

Meletta:      Vieni a vedere: novità a nord.C’è una pazzoide che si sbraccia proprio sul balcone dirimpetto al nostro.

Nino:          È lei! Luigina smettila! È appena arrivata e si fa già conoscere. Chiuditi dentro! Ritirati! Che modi. Sì ti ho vista. Ciao! Mi sembra cretina.

Meletta:      Fa sempre parte della famiglia. Non può essere troppo diversa da te.

Nino:          Come a dire che sono un cretino?

Meletta:      Hai voluto approfondire il concetto di tua spontanea volontà.

Nino:          Esatto! Mentre tu brilli nel firmamento dei geni … senti (Esita). Ti ho fatta passare per la sorella del sindaco. Mi è scappata.

Meletta:      Nella confusione mentale in cui versi non mi meraviglia il fatto che ti scappi di tutto. … Il sindaco non ha sorelle.

Nino:          Luigina non lo sa!

Meletta:      Perché mi coinvolgi sempre in avventure folli … una buona volta di’ la verità. Dicevi: mia moglie non è in casa e finiva lì. 

Nino:          Mi scappano fuori di bocca. (Campanello) e quattro.

Mentina:     Lo so che sei in casa e che tua moglie è uscita. Apri.

Meletta:      Voglio proprio vedere cosa dici! Adesso vado in camera. Voglio proprio vedere fino a che punto di scelleratezza arrivi in mia assenza. Non ti lamentare delle ferite poi! (Esce, la si vede sull’uscio).

Mentina:     Ciao birbante … (Nino allarga le braccia come a dire: ecco, ci siamo). poco fa una signora ha chiesto di te e mi sono preoccupata.

Nino:          Grazie del pensiero. Non sono abituato a simili attenzioni. (Alza la voce). È mia cugina vittima della Brexit … cosa vuoi a quest’ora? Sai che ho paura a stare in casa da solo. Mi bussano personaggi poco raccomandabili e non apro.

Mentina:     Spero di non essere tra quelli? Ti ho portato l’acido muriatico. La tua signora l’aveva dimenticato sul bancone. Certo che Meletta è un bel tipo. Si comporta sempre così? Esce a tutte le ore … e tu la lasci andare a zonzo senza batter ciglio. Io la controllerei! (Meletta drizza le orecchie).

Nino:          Mentina perché mi vuoi complicare l’esistenza? Vivo sull’orlo dell’abisso. Basta un soffio d’aria per precipitarvi dentro … Ti ho fatto qualcosa di male? Mia moglie, “che io amo alla follia, e ci tengo a dirlo,(Alza la voce per farsi sentire meglio) potrebbe essere presente in questa stanza senza essere vista.

Mentina:     Si rende invisibile?

Nino:          Ultimamente sì! Mi posso confidare? Però non dire niente. È malata! Grave! (Meletta, da dietro la porta, gli fa il gesto dell’ombrello).

Mentina:     Povera donna … mi hai dato un dispiacere immenso. Vado giù, ma non sono più quella di prima.

Nino:          Sei quella di adesso!

Mentina:     Un colpo qui. Al cuore. Sembra così sana.

Nino:          Sì ma la mente è in disordine. A volte è qui e un attimo dopo non c’è più. Non star male anche tu eh? Dai, animo! La vita continua. Lascia l’acido.

Mentina:     Se ti viene a mancare io ti sarò sempre vicina. Ricordalo.

Nino:          Come si fa a scordarsi. Vai … qualcuno ti potrebbe rubare le caramelle.

Meletta:      (Entra). Al prossimo che entra cosa gli racconti? Che vago di notte travestita da lupo mannaro? Nino finiscila! Finiscila! Te lo dico senza ferirti … per ora. “Amore”! Pulisci i pesci che hai rubato.

Nino:          Era per dire … vado a rubare i pesci: te li faccio friggere nell’acido?

Meletta:      Demente!

Nino:          Mi ama! Porco cane se mi ama.

Scena seconda

Nel pomeriggio

Domitilla:   (Entra all’improvviso senza bussare, Domitilla è stata una grande attrice. Nino e Meletta stanno giocando a scacchi). Amici! (Tutte le volte che entra si mette a recitare qualcosa). L’impero sta crollando.

Nino:          E chi se ne frega. Domi … ci fai spaventare … non siamo pronti a queste improvvisazioni. Il cuore ne risente. Il suo in particolare che è già debole.

Meletta:      Pensa al tuo. Domitilla … lo sai che esistono case per attori semi defunti? A voi artisti queste sorprese non fanno effetto. Là potresti entrare in scena ogni momento. Gridi, piangi, ridi, ti rotoli nel fango.

Nino:          Che fa bene al cuoio … alla pelle …

Meletta:      (Da’ una pacca al marito). Capisci che ti stiamo consigliando per il tuo bene.  

Nino:          E un pochino anche per il nostro. Si è spaventato anche un pedone sulla scacchiera.

Domitilla:   Sono troppo impulsiva, mi lascio andare ... a volte sono sopraffatta dai personaggi che affiorano dal fondo della memoria e premono, premono per uscire prepotenti. Oh, conte Vronski che tristezza.

Nino:          Essere o non essere! … Scusa! Ho sbagliato dramma. Signora Karenina  rinvii a domani: oggi c’è lo sciopero dei treni.

Meletta:      Che palazzo eh? Con questa se non hai un cultura letteraria non ne esci.

Nino:          E noi fortunatamente l’abbiamo … per dire.

Domitilla:   Mi sento rifiutata, non capite! Mi rifugio nei miei alloggi. Ciao Emma!

Meletta:      Eh no è: questa no! Emma lo dici a tua sorella. Scusa eh!

Nino:          Domitilla rifugiati … vieni quando c’è il sindaco.

Piero:                   Eccomi qui! Mi cercavate?

Nino:          Ma porco cane che scemo. Non posso più parlare. Tutti i paesi hanno un  sindaco introvabile invece qui, il nostro, ci viene in casa. E magari seguito da un assessore. Difatti c’è!

Lino:           Ho sentito vociferare …

Meletta:      Anche noi! E tanto. (Allusiva). Domitilla accomodati per un paio di minuti. Quando suona il gong vai a casa.

Domitilla:   Lei è il sindaco?

Piero:                   Ebbene sì!

Nino:          Non sembra neh? Eppure! Lui è specializzato in contravvenzioni. Ha vinto un concorso. Ne dà a piacere … vuole una multina? Prego! Ma sì me ne dia due. Perché non alza il costo dei parcheggi? Tre euro all’ora è così poco.

Piero:                   È colpa sua.

Lino:           Io devo chiudere il bilancio in parità.

Meletta:      E fai pagare le multe a noi qua. La Vanda spende più in multe che in cibo. E Mentina, la droghiera, non è da meno. Non lamentarti se poi chiudono il negozio. Signor vociferare.

Piero:                   Si comportano male. Il sindaco deve obbligatoriamente condurre l’amministrazione in modo da non creare polemiche con l’elettorato. (Con enfasi). 

Domitilla:   Come recita bene! Che attore!

Lino:           Ah … da quel punto di vista è intoccabile.

Piero:                   Imbecille cosa dici …

Nino:          È il teatrino della politica … lui lo fa più in grande.

Piero:                   Ma dico? Io sono un sindaco serio … non mi lascio turlupinare da nessuno.

Lino:         È vero! Da nessuno.

Meletta:      Perchè sei salito?

Piero:                   Passo per un saluto agli amici nella più totale cordialità e onestà fiducioso della vostra …

Lino:           Siccome siamo in scadenza del mandato … scusa!

Nino:          Parla … dillo! Sono in cerca di voti … che sarà mai. Faccio il porta a porta e nel frattempo ritiro anche la spazzatura.

Domitilla:   Che capitolo hai toccato. Vivo da sola e mi fa pagare come se fossimo in  tre. Questa volta non la voto.

Piero:                   Ma via … vedrò di rivedere la sua posizione. Avranno fatto qualche errore … distratti come sono.

Nino:          … L’errore l’abbiamo fatto noi a nascere. (Intercalato, al pubblico).

Piero:                   Sono qui per questo. Il mio slogan è: vivi sereno nella tua città e vota per il sindaco …

Nino:          … Baccalà! (Intercalato). 

Piero:                   Il sindaco è come un fratello.

Lino:           Mi hai tolto la parola di bocca.

Meletta:      Pensa che genio. Volete bere qualcosa?

Nino:          Sono abituati a mangiare … no dico  …  

Domitilla:   Mi è passata la voglia.

Nino:          Da una parte è meglio … per te dico. Recitare è una faticaccia.

Meletta:      Non per tutti. Ciao Domi. Vieni più spesso: (Esce Domitilla) mai! È un’attrice. Lei! Altri recitano per convenienza.

Piero:                   Signora. Non mi ha nemmeno salutato. Vive sola? È messa bene! Hai ragione: è Domitilla Lungo Magni. Dite che è influente? Era famosa.

Nino:          Stai pensando di levarle le tasse per convincerla a sostenerti nella campagna elettorale?

Lino:           Mi hai tolto le parole di bocca.

Meletta:      È per quello che hai sempre la bocca piena tu. Aspetta … c’è era un leccapiedi di traverso.

Nino:          Capita! Oltre ai soldi mangia anche il vocabolario per  impapocchiare meglio.  

Piero:                   Il gabinetto dov’è?

Lino:           Ma Piero abbiamo il nostro.

Nino:          Meletta! Cambiamo partito che è meglio. Tutta questa intelligenza mi inquieta.

Meletta:      Pensa che sono i migliori. (Buio).

Scena terza

Il giorno dopo

Vanda:       (Entra al seguito di Mentina e Meletta). Mi ha appioppato un'altra multa. Adesso non posso lasciare i vasi pieni di fiori esposti per via dell’inquinamento. I fiori non si mangiano. O mangiano anche quelli?

Mentina:     Fa apposta. A me ha mandato un ultimatum, lui la chiama circolare, ma sempre ultimatum è, nel quale mi viene contestato l’uso improprio del marciapiede. Qualche scemo mi ha piazzato uno di quei trespoli con i giornali gratuiti e i volantini pubblicitari e a me tocca pagare una multa se entro dieci giorni non sparisce. E io sai che ho fatto? Gliel’ho portato davanti all’ingresso del comune. Voglio vedere a chi la fa pagare.

Vanda:       Brava! Eh! Basta con ‘sti furti legalizzati.

Meletta:      Lo sapete che la cugina di mio marito è tornata in Italia?

Mentina:     Me l’ha detto ieri. È un bene o un male?

Meletta:      Non la conosco e penso che la conoscerò sotto falsa qualifica.

Mentina:     (Guarda Vanda). Come stai Meletta? (Pensa che sia davvero pazza).

Meletta:      Bene! Prendo dello sherry? (Va in cucina).

Mentina:     Lo sai che è malata di mente?

Vanda:       Non mi dire! Povero Nino. Una così brava persona. È grave?

Mentina:     Purtroppo sì! Va sostenuto.

Vanda:       Ci penso io. Voi state lontane. Via tutte …

Domitilla:   (Entra sempre senza preavviso). Amiche “Cesare mi ha abbandonata”.

Vanda:       Era ora! Chiamo Antonio? “Antonio fatti vedere da Cleopatra prima che l’avveleni di persona”.

Domitilla:   Non siete preparate. Basta: io non vi recito più nulla.

Mentina:     Pensi di farci uno sgarbo? Invece di folleggiare ascoltami. Meletta è malata.

Vanda:       E tanto! Arriva. Hai visto chi è sopraggiunta? Cleopatra.

Meletta:      Infatti si è sentita una zaffata di mummia stantia. Voi non ci crederete ma ho un mal di testa tremendo.

Domitilla:   Alla sera prima di finire inutilmente a letto con tuo marito fai un po’ di yoga rilassante.

Meletta:      Dormiamo separati da un pezzo. Credete, a me piace il treno ma di notte voglio riposare. Sferraglia a più non posso.

Mentina:     Che brutta età.

Vanda:       Giralo sottosopra.

Meletta:      È peggio. Manda in vibrazione la stanza. (Bevono lo  sherry. Campanello). Deve venire qualcun’altra? Avanti!

Luigina:      Buongiorno … sto cercando il signor Nino Cantasolo.

Meletta:      Nomen omen. È un solista notturno. Non è in casa … aspetti! Lei è la cugina anglosassone?

Luigina.      Yes! Voi siete amiche?

Meletta:      Noi sì! Tutte.

Mentina:     Sta male … non ragiona più. (A Vanda). L’assecondiamo?

Vanda:       Che scelta abbiamo: ormai. Ci presentiamo! Io sono Vanda la fioraia, lei è Mentina la droghiera, lei Domitilla, è un’attrice, dice, invece lei non lo sappiamo.

Meletta:      Eggià io sono la più scema del gruppo. Piacere: Meletta.

Luigina:      Sua  moglie si chiamava Meletta. Me lo ricordo bene!

Vanda:       È un nome così comune.

Luigina:      Oh sì! In Inghilterra ce ne sono tante.

Mentina:     È pieno di melette? Che strano paese.

Luigina:      Nino mi diceva che versa in difficoltà economiche a causa della dipartita della moglie. 

Vanda:       Cosa?

Mentina:     (A Vanda). Hai capito … la dà già per defunta. Che mascalzone!

Meletta:      Giuro solennemente di strozzarlo.

Luigina:      Vedo che non lo amate molto. Proprio ora più che ne avrebbe bisogno.

Domitilla:   Noi tutte lo amiamo … a diverso titolo.

Meletta:      E così si scoprono gli altarini eh?! Una volta scomparsa la moglie invisibile  si fanno largo le arpie.

Luigina:      In Inghilterra ce ne sono tante.

Meletta:      Se quel paese è così ben fornito di tutto perché è venuta qui?

Luigina:      Guardi … la finisca. E visto che non c’è, quello che gli avevo promesso lo tengo io.

Domitilla:   Meletta, se fossi in te mi offenderei. Come mo …

Meletta:      Domitilla vuoi recitare qualche brano per intrattenerci?

Domitilla:   Mi disprezzi ed ora mi inviti a declamare un brano.

Mentina:     Meletta sei sicura di volerla ascoltare?

Vanda:       Accondiscendi! (A Mentina). D’accordo. Prendi un copione a caso. “L’uomo dal fiore in bocca”.

Mentina:     (A Vanda). Almeno tace, avendo un fiore in bocca. Che maligne siamo!

Luigina:      Mi piace il teatro, in Inghilterra …

Meletta:      … ne abbiamo di più. Brava! Ci torni!

Luigina:      Maleducata. Vado stizzita … lo dirò a mio cugino che cosa sono le amiche. Vipere. Si sposti “attrice” … ma vada via. (Esce).

Domitilla:   Se stava a casa sua era meglio.

Meletta:      Non sai quanto … e ma torna … (Alza i toni, la amiche si convincono della malattia). Lo disintegro. Preparatevi al peggio.

Vanda:       Senti, adesso noi andiamo, se dovessi aver bisogno, anche per piccole cose: chiamami. Quello che dovevamo dire lo rimandiamo a domani. (Escono tutte).

Meletta:      Non distinguo più la cretina dalla pazza … boh! Probabilmente il sole sta inviando dei raggi particolari proprio qui da noi.  Mentre invece in Inghilterra li ha già mandati da un pezzo. Quando torna le paga tutte. Gli faccio vedere che differenza c’è tra una malata vera e una finta. Già morta.

Scena quarta

Il mattino dopo

Meletta:      (Entra, stende il plaid ed esce, si mette dietro la porta della cucina). Voglio vedere cosa fa! L’annoiato.

Nino:          (Entra). Lo sceriffo ha riportato la coperta. Bravo sceriffo. So che ti nascondi da qualche parte ... fatti vedere … non temere l’ira del pelide … fantasma di mia moglie esci allo scoperto!  

Meletta:      (Da dietro la porta). Sono qui idiota!

Nino:          Sei solo? Che scema! (Ridacchia).

Meletta:      (Entra). No! Ho lasciato Artù nel lago perché la spada non usciva ma mi ha promesso che appena la estrae si fionda qui per cacciartela nel pappa molla.

Nino:          Ueilà … giornata storta. Chissà cosa le ho fatto stavolta. Meletta, smettiamola di nominare i personaggi delle favole.

Meletta:      Parliamo di tua cugina invece, che queste favole le conosce bene.

Nino:          Mia cugina è …

Luigina:      Con permesso?!

Nino:          Qui! Hanno tutte dei poteri. Mi azzardo? Come mai da queste parti?

Meletta:      Te lo dico io?

Nino:          Perdonala.

Luigina:      Nino … povero ragazzo … manda via la domestica: guardi che ieri l’ho capito subito che è la sua domestica. (Nino ha un sobbalzo).

Meletta:      Certo che in Inghilterra le è venuto un intuito formidabile. Sono così stupefatta che mi è venuta la pelle d’oca quando invece dovrebbe venire a lei.

Luigina:      Da noi in Inghilterra …

Meletta:      Siete pieni d’oche! Qui da noi no! Abbiamo solo asini.

Luigina:      Mi chiedo come fai a circondarti di un essere simile. Parla come se fosse tua moglie.

Nino:          Non sta bene!

Luigina:      Ecco il motivo!

Domitilla:   (Entra si appoggia allo stipite come trasognata). Sono Elisabeth Bennet. Cerco mio marito: dev’essere qui!

Nino:          Può Darcy … Domitilla ti prego … finiscila.

Luigina:      Bella famiglia che ha! … Mi scusi. L’attrice se non sbaglio?  Brava! Imbecille. (Tra se).

Domitilla:   Mi avesse vista anni fa quando calcavo il palcoscenico.

Luigina:      Immagino! (Intercalato).

Nino:          Purtroppo ora “calca” noi. Domitilla … non porteresti la signora con te?

Meletta:      Essendo la domestica … malata per giunta. (Sottolinea).

Domitilla:   Ho saputo. Fattene una ragione Meletta. Vieni cara, stavo giusto rievocando la Carmen.

Meletta:      Non ho nessuna voglia di prendermi qualche pugnalata. E non vendo sigarette. Preferisco stare qui a soffrire con il signore: vedovo. Lui è vedovo!

Domitilla:   Si vede!

Nino:          Da cosa?

Domitilla:   Dalla domestica che ha!

Luigina:      Sta continuando la terapia o l’ha interrotta? (A Domitilla).

Meletta:      Matrimonio strano, non trova signora Domitilla?

Domitilla.   Ultimamente trovo anch’io che è leggermente sfasato.. (Tra sé). Mah!

Luigina.      Da noi in Inghilterra è ben diverso il menage. Scusa Nino. Hai detto che versi in condizioni precarie e mantieni una befana simile?  

Nino:          E con questa battuta mi sono giocato la felicità per i prossimi vent’anni.

Meletta:      Quando uno è scemo.

Luigina:      Hai sentito? Sei scemo!

Meletta:      Tranquilla: lo sa!

Domitilla:   Che dramma! Che dramma.

FINE PRIMO ATTO

SECONDO ATTO


Scena prima

Qualche giorno dopo

Luigina:      (Entra). Mi dice: passa, e non si fa trovare? Aspetto in silenzio. Qui  sono molto rumorosi e imprecisi. Italiani: non cambieranno mai! (Scuote  il capo). Chissà che vita conduce ‘sto cugino. Un così bravo ragazzo. Così giovane. Non ha ancora sessant’anni e la moglie ne avrà avuti meno. Quando ti capita la iella. (Si guarda attorno).A giudicare da quello che vedo non se la passa troppo bene. Appende quadri senza dipinto. Me lo chiamano astrattismo. Ma mi facciano il piacere. Soldi gettati alle ortiche. … Provvedo io, in passato mi aiutò senza pretendere e ora che posso gli faccio un bell’assegno. Diecimila sterline basteranno? Per ora sì.

Piero:                   (Fa capolino). Il signor Nino è fuori?

Luigina:      Penso di sì: lo sto attendendo. Sono la cugina. Piacere: Luigina Santonorè. Come la torta. 

Piero:                   È vero. Che bella signora … complimenti. Dove si era nascosta fino ad ora?

Luigina:      In un posto sicuro.

Piero:                   Sono il sindaco del paese.

Luigina:      Ah, the major …

Piero:                   Non sono maggiore. Sono il sindaco. Va bene: quello che dice lei.

Luigina:      Mi sembra un po’ indietro in fatto di lingue.

Piero:                   Mah … non saprei … in Italia le lingue le parliamo a spanne.

Luigina:      Con le scuole che avete ci credo!

Piero:                   L’Italia è un paese avanzato.

Luigina:      Nel senso dello scarto.

Piero:                   Non offenda prego! Mi chiamo Piero Dellospirito.

Luigina:      Santo. Pensi che da noi, lassù, il sindaco non fa mai visite ai cittadini.

Nino:          (Entra). Qui da noi è l’attività principale. Vagabondaggio elettorale. Oltre alla frantumazione delle orchidee via etere abbiamo in omaggio la visitina.

Luigina:      Che strano modo di fare l’amministratore!

Nino:          Perché strano? Va di moda! Hanno meno fondi e di conseguenza più gambe.

Meletta:      (Entrano). Vieni Domitilla … non trasalire inutilmente. Ah! Siamo pieni di ospiti non proprio graditi. Nino, mi puoi presentare ufficialmente?

Nino:          Luigina … ti presento Meletta Dellospirito mia pregiata domestica nonché … (Stava per dire “sorella del sindaco” ma si ricorda che l’ha già fatta morire). Nonché.

Piero:                   Signora  nonché?

Meletta:      Hai visto che sorpresa Domitilla? Ogni volta che entri ti trovi in un mondo misterioso.

Domitilla:   Mi sento una nullità … che artisti! 

Luigina:      Non so se piangere o ridere … comunque condoglianze per la sorella. L’ho saputo da poco. Non l’ho nemmeno conosciuta pensi. E già sento di volerle bene. (Piero ha  un sobbalzo).

Meletta:      Donna squisita.

Nino:          Piero ti devo parlare a quattr’occhi. Di là! Sono sopraggiunte complicazioni del tutto impreviste.

Piero:                   Credo anch’io.

Domitilla:   Che commedia è?

Meletta:      Te lo dico dopo … è inedita! È basata sull’improvvisazione.

Luigina:      Mi chiedo cosa sono venuta a fare  … Nino … Lo chiami lei che è in confidenza.

Meletta:      Non sa quanto! (Riappaiano i due). La britannica ti cerca.

Piero:                   Cara Meletta pur vedendoti raramente e ultimamente ancor meno

Meletta:      Confermo!

Piero:                   … dico che ti trovo bene aldilà di tutti gli eventi. E mi spingo oltre.

Nino:          Il balcone è di là.

Piero:                   Nino: lasciami finire.

Luigina:      L’ha sempre avuto il vizio di intromettersi. Taci!

Piero:                   Dicevo che gradirei se venissi a cena da me questa sera.

Nino:          Sindaco: non spingerti troppo. Alla sera non esce mai. Teme abusi. Si fatica a crederle ma ..

Domitilla:   Non mi viene il titolo.

Meletta:      Domitilla non ti sforzare … ti danneggi da sola. Passo io da te.  Va bene: accetto l’invito! A dopo.

Luigina:      Nino. Ho premura … (Lo porta in un angolo).Ti lascio quest’assegno. Non lo sciupare.

Nino:          Ma Luigina … non è il caso. Credimi!

Luigina:      Scappo! (Esce).

Piero:                   La seguo.

Nino:          No! Ha da fare un attimo.  

Domitilla:   Meletta … domani fammi avere il copione. Addio! Non pensavo che stesse così male. (Tra se. Esce).

Meletta:      Tu non fare il furbo hai capito. Invito a cena.

Piero:                   Capisci che tutto ha un prezzo … potrei anche sorvolare per amicizia ma … se si viene a sapere che ho avuto una sorella … di questi tempi è come dire addio alla rielezione.

Nino:          Chi ti rimborserebbe gli introiti che perderesti.

Meletta:      Eh!

Piero:                   Appunto! Mi fai sragionare.

Nino:          Hai ragione. Sei figlio unico. Non avevo pensato allo scandalo: mia moglie la sorella del sindaco, quando sanno tutti che tua mamma è morta di parto per metterti al mondo. A volte le madri commettono errori incredibili neh? Io piuttosto avrei trovato un’altra soluzione: ti avrei strozzato.

Piero:                   Ah sì … Nino, stai dicendo che sono inutile?

Nino:          Io? Non lo pensare nemmeno. Guarda ti do quest’assegno. Diciamo che è a sostegno della tua candidatura e per il disagio … (Non avendolo nemmeno guardato). Quattro euro in più sai che cambia.

Piero:                   D’accordo … ti ringrazio a nome di tutto il mio staff … terrò presente il gesto all’indomani del voto. Sarò generoso eccetera eccetera. (Tronfio. Lo mette nel portafoglio senza guardarlo).Grazie!

Nino:          Non essere retorico con me.  

Piero:                   Vorrà dire che mi inventerò una storia.

Nino:          Sono più di quattro anni che le inventi. Non dovresti far fatica.

Piero:                  Come non faccio fatica?

Nino:          La minore era mia moglie. Tu il maggiore. Ti ho già instradato.

Piero:                   Ah ecco … tua moglie la minore? Questa tua cugina mi conosce? Mi ha detto Major: maggiore. 

Nino:          Ah! Sì! Vieni con me al bar delle volpi che mettiamo a punto i dettagli, maggiore.

Meletta:      Per oggi ho fatto il pieno. Di più sarebbe strafare.

Piero:                   Questa cugina da dove viene?

Nino:          Regno unito! Appena è scattata la  Brexit l’hanno spedita al suo paese.

Piero:                   È una donna interessante.

Nino:          Pensa a tua sorella appena morta.

Meletta:      Appunto! Peccato che è morta all’improvviso altrimenti una ferita grave a chi so io … l’avrei lasciata in eredità. (Esce). 

Piero:                   Perché ti lasci scappare tutte ‘ste cose dalla bocca?

Nino:          Pensa se mi scappassero da qualche altra parte. (Buio).

Scena seconda

Il giorno dopo

Lino:           (Arriva con Mentina).  Eh cara Mentina ogni cittadino deve fare il proprio dovere, rispettare i regolamenti, astenersi dalla pessima abitudine di non pagare le tasse.

Mentina:     Tranne voi amministratori.

Lino:           Non dire così … sono luoghi comuni. Non fare di tutte le erbe un fascio.

Mentina:     Questo invece non è un luogo comune. Senti lasciamo stare perché più andiamo avanti nel discorso e meno voglia mi viene di votarti.

Lino:           Non mi importa. Sei una ragazza adorabile.

Mentina:     Me lo dicono tutti appena mi vedono, poi cambiano idea.

Lino:           Quando ti decidi a convolare?   

Mentina:     Tu comincia a comprarmi l’aereo … poi ne parliamo.

Meletta:      (Entra dall’ingresso). Chi state aspettando: mio fratello?

Mentina:     (Porta Lino in un angolo). È malata di mente. Vedi di assecondarla. Sì Meletta  … stamattina tarda.

Lino:           Poveraccia!

Meletta:      State decidendo il futuro del comune? Mio marito? Scommetto che vi ha detto di venire per chissà quale trovata?

Nino:          Prego cara cugina: fate largo a lady Luigina di sassessxerzek-fresh chi se ne frega. Cameriera ci serva dello sherry. Accomodiamoci.

Luigina:      Dai sbrigati Pometta vai vai … da noi le domestiche scattano di più. Non c’è paragone.

Mentina:     (Tra se) Cosa  è successo qui?  … Chi sarebbe la cameriera?

Luigina:      Oh bella! Lei!

Meletta:      Oggi la faccio io … mi sento tanto sguattera ogni tanto che se non mi metto a scopare il pavimento do fuori da matto. Pensa che roba! (Va in cucina).

Lino:           Hai ragione: è grave. Che situazione.

Mentina:     Nino se hai bisogno dillo …

Nino:          No … non ho …

Luigina:      Bisogna stargli vicino a questo povero ragazzo … oh signore che strazio. La moglie poverina, ancora giovane … contro queste disgrazie non c’è rimedio … se n’è andata. 

Mentina:     Lo so! Me ne ha parlato Nino: non c’è cura?

Luigina:      Ma adesso ci sono io. Ci pensa la tua Luigina.

Nino:          Pensate che è venuta apposta dall’Inghilterra  … a volte il destino eh? 

Lino:           Sei stato fortunato. L’avessi io una cugina.

Nino:          Non aggravate la tua situazione … porta via la droghiera. A quando le nozze?

Mentina:     A mai! (Lino è sconsolato).

Luigina:      Non sposatevi … poi si rimane vedovi e sono sofferenze. Diglielo Nino.

Nino:          Lo sanno già …

Mentina:     Poi subentrano le malattie …

Luigina:      E si muore giovani. Diglielo Nino.

Meletta:      Diglielo Nino che non si muore solo per le malattie … ma anche per le legnate furibonde delle mogli. Lo sherry … cugina inglese.

Mentina:     Che cos’ha ‘sta donna. (Tra se).

Lino:           Mi cadono le braccia. Mi avete gettato nello sconforto.

Meletta:      Se preferisci ti getto nella pattumiera. Basta dirlo.

Domitilla:   (Entra, si aggrappa allo stipite).  Amiche mie … domani è un altro giorno.

Nino:          Si vedrà. (Intona la canzone). Mi sbaglio o manca quella che brucia? Infatti non la vedo.

Vanda:       Eccomi … chi ha sentito la mia mancanza? (Dovrebbe essere Nino).

Nino:          Domitilla si stava strappando le vesti: aspetta! Rossella: diglielo!

Domitilla:   Non avete rispetto per l’arte. Non declamerò più, non reciterò più. Vivrò da rifugiata nei miei possessi.

Nino:          Corri: ti sta bruciando Tara. (Tra se).

Meletta:      Che stia maturando? (Domitilla).

Lino:           Che brava! Recita meglio del sindaco.

Piero:                   (Entra di corsa) Nino ti devo parlare! Raggiungimi in gabinetto.

Nino:          Gli scappa! E dove va a farla: qui! Serva pure signora.  Hai bisogno del badante per assolvere le funzioni più elementari? (Escono).

Vanda:       E così lei sarebbe inglese?

Luigina:      Purtroppo sono italiana emigrata ritornata troppo tardi.

Meletta:      Troppo! Se fosse rimasta là, con l’intelligenza che ha, l’avrebbero nominata baronetta.

Luigina:      Lo sono! Dama guardarobiera.

Meletta:      Guarda che roba!

Vanda:       Ma la regina non sapendo dove appenderla l’ha spedita qui.

Mentina:     Non ci sono più la regine di una volta.

Lino:           Io sono per la repubblica!

Meletta:      Vuoi che ti dica il perché? (Lino scuote il capo). Meglio! Chissà il mio datore di lavoro cosa sta facendo in bagno?

Mentina:     (Si avvicina a Vanda). Siamo alla fine cara. Alla fine! Da quando è arrivata questa è peggiorato tutto. Sai quando si dice un crollo: ecco!

Vanda:       Diciamo a Domitilla di finirla con le sue pagliacciate. Abbia almeno il buon senso di capire.

Nino:          (Entra sorretto da Piero). Non mi reggo in piedi: fatemi sedere.

Mentina:     Anche lui adesso! Madonna che disastro.

Nino:          Che  notizie … (fa sei gesti incomprensibili). Vinci le elezioni di sicuro. Il disagio … lo crei a me. Altro che il fratello della sorella.

Piero:                   Fa le cose senza pensarci … Nino, stai attento! Perché io sono uno onesto sennò a quest’ora … eh eh …

Tutti in coro:       Ohhh!

Piero:                   Beh? Sono il sindaco: io!

Lino            Diglielo … noi siamo il sindaco.

Nino:          Mi sento meglio (Gli cedono le gambe). Come molleggio bene.Luigina, cosa facevi in Gran Bretagna di preciso? Non mi tornano i conti. (Piero gli ha mostrato l’assegno).

Domitilla:   La dama di corte.

Luigina:      Cosa facevo? Non lo posso sbandierare qui davanti a tutti. Te lo dirò in privato … vieni in gabinetto con me.

Meletta:      Giornataccia eh? Avranno fatto il pieno di fagioli.

Piero:                   Diecimila per l’esattezza. 

Mentina:     Senti: io vado! Mi becco qualche strana malattia qui. Ho paura.

Vanda:       Ti seguo a ruota. Lino, aspetti il capo o scendi con noi?

Piero:                   Vai!

Mentina:     Dai! Dammi la mano! È timido. Mi vuoi sposare senza nemmeno darmi prima la mano? Prima si prende la ragazza per mano poi piano piano, dopo qualche anno la si bacia e dopo cento la si sposa.

Lino:           Piano piano finiamo sottoterra e buonanotte.  

Meletta:      Accontentati … ti potrebbe andare peggio.

Nino:          (I ragazzi stanno per uscire ma … Nino entra carponi). Dio che giornata. Se arrivo a stasera è un miracolo. È mai possibile … qualcuno si prenda cura di un martire della sofferenza. 

Luigina:      Hai capito adesso.

Nino:          Cameriera mi venga ad aiutare. Non vede in che stato sono ridotto?

Meletta:      Alzati pagliaccio. Chissà cosa faceva: per ridurti ad una larva dev’essere qualcosa di eclatante.

Piero:                   Molto di più credo! 

Nino:          Non ho parole … vedo doppio. Vedo Cleopatra sul seggiolone. Che immagine agghiacciante.

Domitilla:   Sono sempre più incredula. Vi prometto che non mi esibirò mai più. Mi sento superatra. Una star del mio livello. Bolscevichi. (Esce a testa alta un po’ amareggiata).

Vanda:       Per me sarebbe meglio se facessero venire un esorcista.

Mentina:     Sì,  ma bravo! (Buio).

Scena terza

Il giorno dopo

Meletta:      Tu sei da scorticare vivo. Basta Nino. È l’ultima volta: tu a casa da solo non ci rimani più! Ogni volta che esco succede il finimondo. Devi crescere: cresci! Capisco che non hai più svaghi e che la pensione deprime ma cerca almeno di non strafare. Piuttosto taci. Facciamo così: non rispondere alle domande.

Nino:          Si signora! Se qualcuno mi chiede se sono scemo io non rispondo.

Meletta:      In quel caso dovresti dire: sì lo sono! Sei inguaribile. Preferisco morire sul lavoro piuttosto che andare in pensione.

Nino:          Se non hai mai lavorato? Scusa! Mi è scappata. Vedi. Affiorano.

Meletta:      Sì sì affiorano. Qualche giorno ti faccio affiorare definitivamente. (Va alla finestra). Eccola la deficiente inglese. (La apre). Sparati.

Nino:          Non è colpa sua … pensa che mi crede povero!

Meletta:      Io ti faccio ricoverare: basta! … così tanto per capire: perché ti crede povero?

Nino:          Nel parlare …

Meletta:      A vanvera!

Nino:          Mi è sfuggita un “indigenza” che mi ha colpito dopo la tua dipartita. 

Meletta:      Sei stato colpito ma non dall’indigenza.

Nino:          Esatto … ma no! È stata una sua iniziativa … mi ha detto: “ se hai bisogno” …

Meletta:      E tu?

Nino:          Essendo venuta meno mia moglie … gli introiti …

Meletta:      È vero, non è colpa sua. È che ti lasci trasportare della malattia che ti sta per arrivare.

Nino:          Non sono malato.

Meletta:      No? Dillo tra un po’ … ( prende il mattarello e lo rincorre per il palco). La sorella del sindaco, la cameriera, la moglie malata. (Campanello). Guerriglia sospesa temporaneamente. Avanti!

Domitilla:   Ho sentito dei rumori!

Nino:         Sta facendo i ravioli e li batte … metodi moderni.

Meletta:      Dimmi Domi … cosa stai per rappresentarci. Non farci caso: è un mattarello sperimentale. Lo chiamano spaccaossa coniugale. Questa è la versione senza nodi.

Domitilla:   Giacché sono qui vi voglio dire che … mi hanno scritturata per una messa in scena dell’Amleto.

Nino:          Tardiva! Non avrai intenzione di venirlo a provare qui?

Domitilla:   No! Meletta ha bisogno di stare in pace. Povera cara amica. Riguardati. I lavori di cucina lasciali a lui. Vedrai che un rimedio si trova.  

Meletta:      L’ho già trovato. Ripassa domani, troverai una situazione totalmente diversa. Senti … spiegami bene il fatto del rimedio?!

Domitilla:   Lo sanno tutte che sei malata di mente.

Meletta:      Ahhhh … Eggià. Te lo ha detto Mentina vero? E ti ha detto anche che divento invisibile ogni tanto.

Domitilla:   Proprio.

Nino:          E tu credi ovviamente .. e se ti dicessi che è già morta?

Domitilla:   A questo punto anche se mi dicessi che è la sorella del sindaco non mi meraviglierei. 

Nino:          Hai sentito? Domitilla a te piace vedere i telefilm che mostrano le lotte familiari tra moglie e marito …

Meletta:      Noi andiamo pazzi … adesso esci e rimani dietro la porta. Se dovessi sentire lamenti esagerarti chiama l’ambulanza.  

Domitilla:   Siete strani … penso che nella letteratura non ci siano eguali.

Nino:          La realtà supera sempre la fantasia … purtroppo.  

Luigina:      (Entra prepotente). Tu, a me, sparati non lo dici: chiaro! Serva!

Domitilla:   Prendo nota per un futuro dramma che ho in mente. Butto giù due righe.

Luigina:      Fila tu … attrice!

Domitilla:   Dov’è l’amica di un tempo … è morta forse? (Nino annuisce). Meletta non ti lasciar sopraffare da una semi straniera … salvaguardati. Abbi il coraggio di Giovanna. Vado!

Luigina:      Ma vai al diavolo scema di guerra. Te e Giovanna. Mio cugino ha bisogno di pace. Povero vedovo. Dovevo rientrare prima.  Che errore ho commesso. … a proposito di vedovo: ti è bastato l’assegno o …

Mentina:     (Entra) Ti ho portato del pollo arrosto … per non farti affaticare.

Meletta:      Grazie Mentina, sei un tesoro.

Vanda:       (Entra molto triste). Ciao Meletta … ho fatto la spesa per te, spero di aver preso tutto.

Luigina:      Nino, con quello che ti costa le risparmi anche la fatica di servirti?

Meletta:      Quando certe notizie diventano di pubblico dominio è logico che accadano certe cose.

Nino:          Quali notizie?

Piero:                   Salve! È il vostro sindaco che parla e vi annuncia che da domani il costo dei parchimetri scenderà, un gesto di rispetto nei confronti dei cittadini onesti tartassati … non vedo l’attrice!   

Nino:          Poi non è vero che stai cercando di accalappiarla. Non viene più! Adesso ha in mente “Amleto”.

Piero:                   Peccato! Mi stavo innamorando.

Nino:          Che mestiere fai esattamente?

Piero:                   Il sindaco!

Nino:          Solo quello puoi fare. Di più sarebbe una catastrofe.

Meletta:      Innamorati della cugina inglese.

Piero:                   Che è generosa … scusate … mi riprendo. Ho avuto un attacco di entusiasmo.

Luigina:      Cosa ne sa lei della mia generosità?

Nino:          Niente: ogni tanto straparla. L’abitudine.

Meletta:      Assomiglia a qualcuno.

Luigina:      (Lo porta in disparte). Nino, ho capito! Tieni questo. Sono altre diecimila. (Nino si accascia al suolo, Piero tenta di sostenerlo, l’assegno gli finisce in mano).

Piero:                   Un altro? (Lo mette  in tasca). Stavolta non glielo restituisco!

Luigina:      Passo domani! Se permettete lo aiuto io mio cugino. (Esce).

Nino:          Sbarrate la porta. (Sviene).

Vanda:       Sai che sono perplessa?

Mentina:     A chi lo dici!

Meletta:      Cosa ti sei messo in tasca tu?

Piero:                   Contributi elettorali degli italiani all’estero.

Lino:           (Entra). Sindaco … sei atteso! Mentina … cara … (Le da la mano). Vedi ti do la mano …

Mentina:     Stai tentando di accorciare i tempi? Va bene dai: ti concedo un bacetto. A fine anno!

Nino:          (Si riprende). Che sogno ragazzi! Pensate che ho visto il sindaco infilarsi in tasca un assegno e mi diceva che lo avrebbe utilizzato per i poveri ma il suo assessore mi sussurrava che non è vero. Se lo sperpera alle Maldive. Cose da pazzi!

Meletta:      A volte i sogni sono tutti sballati.

Mentina:     A volte invece sono così veri che solo un pazzo ne porrebbe dubitare.

Piero:                   Io non rubo niente: raccolgo quello che trovo.

Vanda:       Trovi il modo di eliminare i balzelli che ha messo. Come per esempio quello che riguarda il divieto, per noi donne, di circolare con le calze trasparenti. 

Nino:          Insomma … in certi casi è meglio non vederle certe gambe.

Lino:           In certi casi è meglio. Vero Mentina?

Mentina:     Io scendo! Certi discorsi mi turbano.

Meletta:      Evitiamo rotture improvvise. Delle calze. Andate a spasso. (Escono Mentina, Vanda e Lino). Scio! Mi riempiono il pollaio per niente. 

Piero:                   Mi accodo!

Meletta:      Tira fuori l’assegno della befana. (A malincuore glielo dà). Diecimila sterline? (Piero esce barcollando, Nino è inebetito). Guarda quello che disdegna il denaro … prendi l’ascensore se non vuoi finire in ospedale. Nino, che significa?

Nino:          Che siamo poveri! (Gag a piacere).

Meletta:      Tu sei pazzo! Se non  trovo un espediente finisco in manicomio.

Nino:          Hai del cognac?

Meletta:      Ancora? Mi sembri già saturo. Smettila di fare lo scemo ad oltranza. Madonna che marito. (Lo guarda). Avvolgiti nel plaid e fatti portar via dagli spazzini.

Nino:          Non essere severa. Cosa dico di male?

FINE SECONDO ATTO

TERZO ATTO

Scena prima

Una settimana dopo

Nino:          Molto bene! Voglio chiarire tutto. Eh sì! E le restituisco il denaro, anche se sarebbe un errore … lo farò in un secondo momento. Le dirò che apprezzo molto il gesto ma per ragioni etiche non posso accettare eccetera eccetera. Spero che non arrivi nessuno stamattina. (Si mette la giacca. Campanello). Che stupido! Mi illudo.  Il porto è chiuso!

Domitilla:   Tieni … il copione dell’Amleto.

Nino:          Lo devo gettare in pattumiera?

Domitilla:   Interrogami.

Nino:          Avevamo detto che non ci avresti scassato le nocciole e ti vuoi far interrogare? Conosco il testo per sommi capi. Non è il mio genere. Fatti interrogare dal sindaco, che oltretutto è un genio. Ha lasciato ad intendere di avere un debole per te.

Domitilla:   Il sindaco? Uomo dai gusti raffinati: un po’ ignorantotto devo dire.  

Nino:          Nessuno è perfetto. Ti toglierebbe le tasse.

Domitilla:   Davvero?

Nino:          In confidenza! Mi ha detto che se lo sostieni in campagna elettorale non solo ti sgrava dei balzelli ma ti sposa.

Domitilla:   Mi basta solo che mi levi i balzelli.

Nino:          Domitilla qualcosa devi dare in cambio.

Domitilla:   Non gli basta la mia arte, la  mia immagine?

Nino:          Per me è anche troppo ma sai lui è piuttosto addentro alla miseria del materialismo … gli piace mangiare fuori pasto: è goloso!

Domitilla:   Preferisco pagare le tasse. Ho bisogno di volare alto.

Nino:          Ho un aquilone di là … approfittane.

Meletta:      (Entrano). Ma prego: signori, la baronessa imperiale in missione, entri, suo cugino è in casa.

Luigina:      La tua domestica ama allargarsi a dismisura.

Domitilla:   (Si avvicina alla porta a guarda fuori). Boh! Guarda che non c’è nessuno qui fuori. Scusi, lei è sicura di star bene? Abbia perlomeno un po’ di rispetto per gli ammalati.

Luigina:      Parli per se! Da oggi in avanti in questa casa comanderò io. Penso io a lui! Giusto Nino.

Nino:          (Si è appoggiato al divano per non cadere). Sono incredulo.

Meletta:      Lascio volentieri. Non aspettavo altro. Ma l’avviso. Il signore è un improvvisatore pluridecorato.

Nino:          Sta scherzando ...  mia moglie scherza. (Capisce di aver commesso una leggerezza)

Luigina:      Povero  Nino … la cerca ancora … che batosta dev’essere stata. Le volevi tanto bene?

Nino:          Ah sì … molto di più! Pensavo peggio (Tra sé).

Domitilla:   Non pensavo che il progresso portasse a simili risultati. Volevi bene a tua moglie?

Nino:          Sì! Era la sorella del sindaco.

Piero:                   (Entra sulla battuta). È vero! Appena nato, mia madre, prima di morire, mi disse che dal primo matrimonio ebbe una figlia. Ora defunta! (Nino gli fa cenno che ha sbagliato). No non era la madre era la figlia seconda … della madre: no. Che vi devo dire. La, mente … ehh no! La mente no! Niente! Perdonate. Non sono più padrone di me stesso. Il dolore mi sconvolge ancora. (Nino allarga le braccia disperato). Sono disperato. (Grande prova d’attore).

Domitilla:   (Con gesto plateale, getta dalla finestra il copione dell’Amleto).  Al diavolo ‘sta roba. C’è di meglio! Nino hai ragione: dev’essere un genio. Già da neonato capiva tutto.

Piero:                   Modestamente vero!

Domitilla:   Non si vanti troppo lo faccio per interesse.

Luigina:      Bene! Che camera mi hai assegnato?  

Nino:          Sento mia moglie poi decido.

Meletta:      Lo sa che è in ascolto … telepatico!

Piero:                   Mi sono infilato in una situazione senza via d’uscita: lo sento!

Nino:          Piero, non lo fai per te, ma per il buon nome del casato.

Luigina:      Non afferro bene ma credo che mi nascondiate qualcosa. Nino, domani mi sistemo qui … vedrò di affittare dall’altra parte.

Meletta:      Vuol rimanere senza tetto? Attenta perché la moglie,ormai scomparsa, è in grado di ritornare all’improvviso dal regno delle ombre come una furia.

Luigina:      Non ho paura. Mi fa un baffo. A domani! (Esce).

Domitilla:   Forza: chi comincia?

Piero:                   Questo imbecille le ha detto che lei è mia sorella ma …. È morta!

Domitilla:   A me hanno detto che è malata. Grave! Troviamo una via di mezzo?

Meletta:      Ho un marito incapace. E per noia si lascia andare a racconti fantasiosi che, guarda caso, mi coinvolgono in prima persona.

Domitilla:   Lo sappiamo solo noi come stanno le cose. Basta non spifferare.

Meletta:      La cugina inglese gli ha dato due assegni perché lo crede povero e vedovo.

Piero:                   E li stava dando a me. Ma io, ben lungi dal tenerli, li ho restituiti.

Meletta:      Non è proprio così ma diciamo che va bene lo stesso. Domitilla, non sono malata. Chiaro! Il malato è lui caso mai.

Domitilla:   Capisco … quindi non è nemmeno vero che il sindaco mi sta corteggiando?  

Piero:                   Quello è vero! Lo ammetto.

Nino:         Domitilla, tanto per fraternizzare, assegnagli una parte dell’Amleto: non dovevi gettare via il copione, di sicuro sarà finito sull’auto dello sceriffo. (Guarda la moglie che per sbeffeggiarlo gli fa la linguaccia) Ti piacerebbe fare la parte dello spirito?

Piero:                  Insomma! Non ce ne sarebbe un’altra meno impegnativa?

Meletta:      Vai da lei per iniziare le prove. Sali sul parapetto del balcone ti libri …

Domitilla:   E sia … tento eh! Tento! Lei ha già avuto in passato esperienze teatrali?

Piero:                   O dio … proprio teatrali no ma avrei un certo appetito ecco.

Domitilla:   Mi spiace, non ho niente in casa da rosicchiare. Per quello si rivolga altrove. 

Nino:          Non c’è bisogno di dirlo. Lui mangia ovunque.

Piero:                   Appetito teatrale intendevo. Maligno.

Meletta:      Io sorvolerei sull’argomento. Prego. (Apre la porta). Forse abbiamo trovato il modo di tenerla lontano.

Scena seconda

Arriva Luigina pensando di stabilirsi in casa

Luigina:      Eccoci qua … (Ha una bottiglia con se). Se dovesse volteggiare il fantasma gli spruzzo un po’ d’acqua santa sui piedi … ti sistemo io. Sono abituata ai fantasmi. Fortunatamente in Inghilterra ho imparato a maneggiarli. Quando si resta vedovi si ha bisogno di una mano amica, disinteressata. (Esce per prendere una valigia, rientra e vede la moglie di spalle entrare, rimane sull’uscio).

Meletta:      (Era in camera. Ha una vestaglia ampia, una specie pleurant) Dio mio che nottata … che fracasso: mi sembra di dormire con una banda di paese in concerto. (Non vede Luigina). Professor grancassa svegliati … lo sveglio io. (Solleva il cappuccio a mo’ di fantasma e si avvia verso la camera).

Luigina:      Allora è vero: è un fantasma! Crede di spaventarmi … non mi conosce. (Esce, ci ripensa, rimane sull’uscio perché entra Nino).

Nino:          Hai dormito bene caro il mio bel fantasmone?

Luigina:      Le parla anche.

Meletta:      (Esce dalla camera ancora totalmente imbacuccata). Non ho chiuso occhio imbecille. Finiscila! Ti mando da tua cugina a dormire.

Nino:          Io con gli stranieri non dormo.

Luigina:      Preferisce dormire coi fantasmi. Come si è ridotto poverino.(Chiude la porta e bussa).

Meletta:      Domitilla  torna a letto. Si vede che ha già finito di fare le prove col sindaco.

Nino:          Ma cosa vuoi che provino … non sanno leggere. Dall’Amleto ricaveranno l’Otello. Avanti.  (Nel frattempo Meletta si è tolta la vestaglia, è rimasta in pigiama). È la cugina inglese … hai la casa infestata dai pipistrelli?

Luigina:      Non solo io! Da quando la domestica dorme a casa del suo padrone?

Meletta:      (Va a cambiarsi, dalla camera). Qui da noi quando il padrone rimane vedovo la domestica gli canta la ninna nanna per farlo addormentare.

Luigina.      Ma pensa.

Nino:          E non sempre ci riesce: ad un certo punto se ne va disperata. Senza motivo.

Meletta:      Il motivo c’è: non vuole diventare sorda. (Campanello, rientra). Sarà qui per la via crucis.

Luigina:      Dite il rosario in casa?

Nino:          Sempre! Non te l’hanno detto in Inghilterra? Avanti! … Ecco, prego! Non sono qui per la via crucis: sono in missione. Quale sostanza magica vi ha fatto confluire qui?

Luigina:      Immagino.

Mentina:     Siamo venute per Meletta … dai usciamo … vieni al parco. L’aria fresca fa bene ai nervi.

Vanda:       Andate voi, io rimango qui con Nino. Ha tanto bisogno di conforto.

Luigina:      Ci penso io a lui … segua il corteo … devo fare una disinfestazione. Sarei dovuta venire prima ma purtroppo non ho potuto.

Nino:          Maledetta Brexit … non potevano aspettare qualche anno.

Meletta:      Sì … esco! Oggi prendo una giornata di ferie: ha capito? Di ferie.

Vanda:       Povera stella.

Mentina:     Sembra a posto … invece … andiamo giù. Vieni tesoro.

Meletta:      Oggi sono in ferie che bello … me le paga tutte … vedrete (saltella come fanno le bambine quando giocano). Pirla pirla pirla. Scemo scemo scemo.

Vanda:       Che fine poverina. (Escono).

Luigina:      Di’, guarda che l’ho vista prima … volteggiava a più non posso. Tieni. È acqua benedetta, spruzzagliela addosso: sui piedi!

Nino:          È inglese? L’hai presa alla fonte di mago Merlino … E dimmi, cosa hai visto esattamente?

Luigina:      Tua moglie, il fantasma di tua moglie.

Nino:          È un fantasma ma per altri motivi … noooo! È grave! Prima ancora di mor … quel sindaco ha una sorella …

Luigina:      Per me quello è un bugiardo patentato. Figurati la sorella cosa era. Prima di sposarsi bisogna fare attenzione a chi si porta in casa.

Nino:          Sante parole. Ma adesso è troppo tardi per i ripensamenti.

Domitilla:   Entra Piero … che attore! Fai sentire agli amici una frase.

Luigina:      L’Italia è stata colpita da qualche epidemia?

Nino:          Non credo! È normale che il sindaco reciti. La differenza è che lui lo fa fuori dal palcoscenico, ma per il resto non vedo anomalie.

Lino:           Sindaco … c’è il consiglio oggi. Ti perdi per strada. (Entra affannato).

Luigina:      Glielo do io un consiglio: lo leghi. 

Piero:                   Ci credete se vi dico che questa donna mi ha fatto perdere la testa?

Nino:          Altroché … vero Luigina?

Luigina:      Il perdere la testa presuppone di averne avuta una.

Nino:          La senti che saggia!

Piero:                   Ah … mi vuole offendere a tutti i costi.

Lino:           Lascia perdere. Scendi. Ve lo porto via!

Domitilla:   A stasera. Mi toglie le tasse! Eh! Fessa sì ma … Lei è sposata?

Luigina:      Lo sono stata …

Domitilla:   Io no! Ho preferito altro: il teatro! L’arte. La professione. (Esce).

Luigina:      Intende quella professione o un’altra?

Nino:          Mah … io sono vedovo di professione, lei avrà fatta quella della nubile.

Luigina:      Va bene! Vuoi che mi trasferisca settimana prossima?  Forse è meglio. La valigia la lascio qui? Pensa che non l’ho ancora aperta. Ne ho portate sei. Allora hai capito: se volteggia un po’ d’acqua e sparisce. Nel frattempo torno in gran Bretagna perchè devo sistemare alcune faccende. Sarei dovuta andarci settimana prossima ma la situazione che ho trovato qui mi costringe ad affrettare i tempi … rimarrò lontana una settimana. Riguardati. Ciao cugino.(Esce).

Nino:          Certo! Mamma mia che disastro. Devo parlare a Meletta. Esco un attimo per rinfrescare le idee. Se si trasferisce è la fine. Mi potrebbe uccidere.(Sposta la valigia in un angolo).È leggera. Mah!

Scena terza

Poco dopo

Meletta:      (Entra con le due amiche). Ecco! Questo è quanto.

Vanda:       Ti ha messo in una situazione imbarazzante.

Mentina:     Non pensa mai alle conseguenze.

Meletta:      Improvvisa! Se pensasse solo una frazione di tempo in più vivrei felice. Non è cattivo e nemmeno stupido è che ama favoleggiare. Cosa vi devo dire: sono abituata ormai. Voi capite che se lo fa con uno che ti viene in casa per un qualsiasi motivo è un conto, quello poi chi lo vede più, ma con la cugina.

Mentina:     E con noi … capisci che ci stavo cascando.

Meletta.      Domitilla e il sindaco sanno tutto.

Vanda:       L’ha messo in ginocchio: una sorella! Se solo trapelasse la notizia finirebbe nel dimenticatoio, altro che rielezione.

Meletta:      Ti spiacerebbe?

Vanda, Mentina e Meletta: Neanche un po’!

Meletta:      Ho trovato! Andiamo da Domitilla. Ascoltate! (Sussurra all’orecchio delle amiche). Non mi è antipatica ma … non vorrei che diventasse troppo invadente. Sai questi finti inglesi hanno sempre un residuo di italiano nelle vene.

Vanda:       Condivido. Andiamo dalla divina a raccontargli la favola. 

Mentina:     Sei sicura che è un bene? Che resti tra noi. E le ventimila sterline?

Meletta:      Sono nel cassetto. Vedremo! (Escono).

Scena quarta

Il giorno dopo

Nino:          Molto bene, per un po’ non la vedo. Quando torna le racconto tutto e le restituisco il denaro. Sarò anche un improvvisatore ma sono onesto. … Anche se a quella non i soldi non mancano. (Si mette la cravatta, la giacca, ecc). Come ha fatto ad ottenere quel lavoro … mah! È partita praticamente in mutande ed è tornata ricca. Che studi aveva fatto? … Ah … già … ah ecco perché … Eggià … certo … e l’ho anche aiutata economicamente a suo tempo. Vuoi vedere che dandomi quelle sterline intende pareggiare i conti? Gliele restituisco: ci mancherebbe! Non se ne parla nemmeno.

Piero:                   (Entra all’improvviso). Di che cosa?

Nino:          Tu arrivi sempre al momento giusto.

Piero:                   E cosa vuoi. (Si guarda attorno). Tua moglie è in casa?

Nino:          Non è morta?

Piero:                   Nino … solo tu mi puoi salvare: prestami quelle ventimila per la campagna.

Nino:          Io credevo che le volevi per la storia della sorella trapassata, mai nata tra l’altro  … e  invece no! D’accordo, parlerò con mia cugina quando torna.

Piero:                   Non glielo dire … facciamo tra noi … alla fine li restituisco eh!

Nino:          No! O te li da di sua spontanea volontà o non se ne fa niente. Quando torna le prospetto la faccenda … dirà di no, è ovvio, e ti arrangerai.

Piero:                   Dille che sono per una buona causa.

Nino:          Quale sarebbe?

Piero:                   La mia rielezione … in fin dei conti è diventata una nostra concittadina.

Nino:          È vero! In fin dei conti. Sai che ti dico: quella se lo compra il paese. Lo sai cosa faceva in Inghilterra. (Gli sussurra qualcosa. Piero esce barcollando).  

Piero:                   Che periodo. Ciao cugino della cugina della sorella … C’è la defunta.

Meletta:      Cosa gli hai dato da bere. Non si regge in piedi.

Nino:          Niente! Voleva i soldi di Luigina.

Meletta:      Come mai non si è ancora vista?

Niuno:        È andata in Inghilterra per sistemare qualcosa e torna fra qualche giorno.

Meletta:      Bene! Naturalmente tu, quei soldi non li vuoi tenere.

Nino:          Esatto!

Meletta:      Uno dice perché li devo tenere, non sono miei!?

Nino:          Esatto!

Meletta:      Metto la moglie nei guai perché sono un cretino …

Nino:          Esatto! Veramente ti crede un fantasma … vedi quella bottiglia, è per te. Quando ti aggiri per casa te ne dovrei versare un po’ sui piedi.

Meletta:      Hai solo da provarci …  Stavolta improvviso io! (Va in cucina).

Nino:          Mah! Cosa faccio di così strano?

Domitilla:   Ho sentito la voce. Dov’è … Che attore … shakespeariano … ha delle doti nascoste quell’uomo. L’ho sottovalutato ma ora … ne sento la mancanza.

Nino:          Non è morto … per ora! Cerca solo soldi a tutti.

Domitilla:   Lo so!

Nino:          Vedo che sta facendo la raccolta differenziata. Casa per casa … grande sindaco eh?

Domitilla:   Come recita l’Amleto lui non lo recita nessuno.

Nino:          Ofelia … rifugiati da tuo padre Polonio.

Domitilla:   È morto!

Nino:          Pure quello! Che tempi!

Domitilla:   Il principe Claudio vagabonda sui tetti alla ricerca del fratello.

Nino:          Oh madonna che giornata … Meletta intervieni.

Meletta:      (Era in cucina). Non fare la tragedia. (Ha un teschio in mano).

Nino:          Con questa è impossibile: ha visto Claudio sul tetto.

Meletta:      Claudio chi? Il donnaiolo di fronte?

Nino:          Il cugino. Domitilla, si è avanzato questo di Claudio. Tieni!

Domitilla:   (Prende  il teschio). Non sapete niente voi. Miserabili.

Nino:          Vai dal sindaco. Ti corregge lui. Esci di scena Domitilla, mi brucia il sipario.  Mamma mia …  Meletta dove hai trovato quel cranio?

Meletta:      È tuo!

Nino:          Davvero?

Meletta:      Lo stavo gettando nella spazzatura assieme al resto dello scheletro. Ti vuoi mettere a giocare al piccolo medico per ammazzare la noia? Senti la necessità   di questa stravaganza?

Nino:          No! Di questa no! (Buio).

Scena quinta

Quattro giorni dopo

Meletta:      Ciao Nino … che vispo stamattina … dove devi andare: a pesca?

Nino:          Hai per caso bevuto quell’acqua miracolosa?

Meletta:      Sei perspicace! Le indovini tutte. Come mi vedi, diversa?

Nino:          Abbastanza. Non so se è l’età o il frutto della saggezza improvvisa dovuta all’acqua magica.

Meletta:      Da quando è arrivata tua cugina il livello si è alzato. A proposito non si è ancora vista.

Nino:          Torna … ha lasciato una valigia in ricordo. Strano che non l’abbia ancora aperta. 

Meletta:      Lo faccio adesso!

Nino:          Lascia. In qualità di cugino tocca a me sbirciare. Ci potrebbero essere dei segreti di famiglia.

Meletta:      Che io non devo vedere da morta.

Nino:          Esatto! Ahhhh, finiscila … Guarda guarda. Di chi saranno? Prego! La parola all’esperta.

Meletta:      Sono due dipinti!

Niuno:        Ma come fai ad indovinare sempre?

Meletta:      Rubati! Di sicuro! Hai capito la cugina … ventimila sterline così … Due quadretti cosà …

Nino:         Credimi … non li ha rubati … fidati!

Meletta:      Per me … è una ladra.

Nino:          Di scarabocchi? Non li vedi. Li ha comprati a Portobello da quel tale col pappagallo. (Bussano).

Mentina:     (Da fuori). C’è la riunione di condomino come da programma.

Meletta:      Capisco!

Nino:         (Si gratta la testa). Hai in programma? Conosci il significato della parola.

Meletta:      Ci sono tutte?

Mentina:     Chi manca sta arrivando!

Nino:          Sì! ho capito! Vi manca una rotella. Le solite favole da donne. Vado via un attimo per riprendermi dallo smarrimento che mi colpirebbe se vi dovessi ascoltare.

Meletta:      Torna tardi … e scendi dalle scale … fa bene alla circolazione.

Nino:          (Si avvicina alla bottiglia e ne beve un sorso). Poi dicono che i parenti lontani sono inopportuni. Lasciano sostanze stupefacenti … nel senso del meraviglioso. Fresca! Era di mago Merlino. Introdotta in Italia illegalmente. Esco … ma prego entrate … la riunione sta per iniziare. Vi prego non morite di noia. Inventatevi … (Entrano nell’ordine Vanda, Mentina e Domitilla). Il corteo funebre.

Domitilla:   Più o meno! Come mi trovate? 

Nino:          Faresti impallidire Nefertiti. (Esce).

Domitilla.   Villano! Sta salendo … prepariamoci … mi raccomando: gesticolate urlate: purtroppo non ho avuto il tempo di istruirvi … siate vere coefore.

Vanda:       No!

Meletta:      Preferisci prefica?

Vanda:       Forse è meglio. 

Meletta:      C’è molta differenza. (Ironica).

Domitilla:   Ignorante! Mi vuoi rovinare Eschilo. (Con saccenza).

Mentina:     Speriamo che non arrivino seccatori. I veli! (Hanno dei veli neri da lutto che si usavano in passato, si siedono attorno al tavolo, assumono vari atteggiamenti). Eccola!

Luigina:      Posso? Chi è morto: la domestica? Magari morisse.

Vanda:       Nino! (Piangono tutte, gridano).

Meletta:      Oh Luigina … se n’è andato in un lampo.

Mentina:     Abbiamo fatto il funerale ieri … pover uomo. Il mio povero amico d’infanzia. (Luigina ha un sobbalzo, ci saranno trent’anni di differenza tra i due).

Luigina:      (Tra sé). Li nasconde bene gli anni.

Domitilla:   L’avessi visto. Con il suo manto bianco.

Luigina:      A cavallo … è stato un incidente?

Meletta:      Travolto dagli zoccoli … dal pullman.

Luigina:      Ma ti dico io … prima la moglie adesso lui … peccato.

Vanda:       Che famiglia disgraziata. Non solo abbiamo perso un amico … ma anche l’uomo ideale.

Meletta:      L’avevo capito che era l’uomo ideale … menomale che è morto.

Domitilla:   Nell’elogio funebre ho voluto sottolineare la sua generosità, magnanimità, gentilezza.

Meletta:      Domitilla finiscila perché va a finire che ci credo.

Luigina:      Non dovevo allontanarmi.

Piero:                   Eccomi a voi amati concittadini … altro decesso?

Luigina:      Il mio Nino!

Piero:                   Oh porca miseria … e quando? Ti giri un attimo e trac. Spazzati via come foglie. (Telefona). “Lino sali!” Come mai non ne ho saputo niente!

Luigina:      È stato improvviso. Il pullman.

Piero:                   Il miglior amico … mi ha lasciato solo ... (Si siede affranto).

Meletta:      Senza quattrini. Ha voluto che il funerale lo pagassi tu. Sono state le sue ultime parole.

Piero:                   Ma guarda? Chissà perché proprio io.

Luigina:      Pago tutto io. Tocca a me in qualità di cugina. (Piero tira un sospiro di sollievo).

Lino:           (Entra). Eccomi sindaco. Mentina tesoro … perché?

Piero:                   Dio mio che sciagura. È trapassato all’improvviso.

Lino:           Chi?

Meletta:      Lui! Il mio datore di lavoro.

Piero:                   Domitilla … non ti lasciar travolgere dagli eventi. Ti chiederei di sposarmi se non fossimo di fronte ad una tragedia immane.

Meletta:      Sarebbe una tragedia davvero.

Domitilla:   Sindaco non precorriamo i tempi. Lasciamo spazio al lutto ... le nostre decisioni non contano. (Da grande attrice).

Meletta:      Il lutto si addice a Domitilla. (Domitilla le fa un gestaccio).

Lino:           E così sarebbe morto Nino … mah! (Tra sé). Chi sia il più malato è ancora un mistero. (A parte. Telefona a Nino. Sottovoce). “Nino sali … tra cinque minuti … ti dico di salire” .

Luigina:      Dio mio che rientro in patria. Nefasto.

Vanda:       Forse se rimaneva là non sarebbe successo.

Luigina:      Forse! Peccato! Sentite: vado! Non è possibile, sono tornata apposta per lui. Torno domani. A chi faccio le condoglianze? (Si guarda attorno asciugandosi le lacrime).

Meletta:      A me! Sindaco vai anche tu … vogliamo soffrire da sole. Povere tapine.

Piero:                   Avete ragione. Meletta dire che sono triste è dir poco.

Vanda:       Non dirlo.

Domitilla:   Ti prego raggiungimi nel mio appartamento: finiamo di soffrire di là.

Piero:                   Certo cara! Abbiamo appena cominciato. Pensiamo a noi in questo frangente.

Meletta:      Che al resto ci pensiamo noi. Ricorda la promessa. (A parte). È andata ragazze. Basta tenerlo lontano quando c’è lei.

Mentina:     Non verrà tutti i giorni eh? (Idem).

Lino:           Perché è morto?

Piero:                   Non girare il coltello nella piaga … non vedi in che stato … ci ha lasciati. Volevo chiederle del denaro ma il momento così straziante impone di desistere dal manifestare venalità.

Nino:          (Entra). Sono qui. (Appena entra il sindaco lo va ad abbracciare).

Piero:                   Condoglianze amico mio.

Nino:          Non mi dire che è morta tua sorella per davvero? (Guarda le donne). Domitilla organizza bene le tue pagliacciate: è ancora viva!

Domitilla:   L’idea di farti morire è stata sua.

Nino:          Di farmi morire? Sono morto io?!

Lino:           Stanno male tutti … (Va ad abbracciare Mentina, si coccolano).

Piero:                   (Realizza solo ora). Nino … sei vivo! Sono un po’ confuso. Mi sono lasciato trascinare dell’emozione. Nino congratulazioni per il mancato decesso. Cosa mi fate dire perdiana. Ho un animo sensibile, mi lascio coinvolgere. Perché l’avete fatto trapassare?

Meletta:      Devo morire solo io … crepi lui.

Nino:          Tu non stai bene: parola di defunto … Domitilla è tutta colpa tua e del tuo maledetto teatro.

Vanda:       Non sei contento: ti ha liberato dalla cugina.

Piero:                   Quello è vero!

Nino:          Perlomeno, ti devo dare atto. … Un gesto apprezzabile.  (Campanello).

Meletta:      (Panico). Chi è?

Luigina:      Apra … ho dimenticato una cosa.

Lino:           Le prendiamo! Oggi le prendiamo.

Mentina:     Nasconditi in bagno. Presto!

Meletta:      Un attimo!

Nino:          Siete matte … voi siete matte da legare.  

Vanda:       Forza … vai al gabinetto. (Nino entra in bagno e va a posizionarsi al centro del quadro che, come sappiano, copre un foro. La moglie, fingendo di lacerare la tela già predisposta, lo posiziona esattamente. Deve sembrare un ritratto).

Meletta:      Infila la testa qui dentro. Qualche volta anche i buchi servono. Guardate che bel morto. Ti dona la cornice.  Potresti rimanere lì per sempre.

Nino:          Ne parliamo dopo.

Meletta:      Non fare versi. Non parlare. Speriamo che non abbia voglia di entrare in bagno. Entri Luigina.

Luigina:      Mi sono scordata la valigia e gli assegni … tanto ormai …

Meletta:      Prego! Non l’abbiamo aperta. E questi sono gli assegni.

Luigina:      Peccato (Piange). Era l’unico parente rimasto … io e lui. (Guarda il ritratto del cugino). Sembra vivo. Caro Nino. Non sembra neanche morto.

Domitilla:   Trovate anche voi? Abbiamo preso un truccatore di prim’ordine.

Piero:                   È appena morto.

Lino:           Il fotografo: bravo. Fa dei ritratti parlanti.

Luigina:      Vedo! Pensate che essendo l’unico parente rimasto era destinato a diventare il mio erede universale. (Si sente un tonfo in bagno è Nino che è caduto, infatti non si vede più nel riquadro). Chi è? È il fantasma di sua sorella?

Lino:           No no, è quello del fratello!  

Luigina:      È sparito! Ma che famiglia ha lei? Nino cosa hai fatto, hai sposato un fantasma ed ora ti perseguita! … La bottiglia presto.

Vanda:       Vada al cimitero a trovarlo. Sarà là adesso!

Lino:          Va avanti e indietro con una facilità.

Mentina:     È capacissimo di scappare dalla tomba … non sta fermo un attimo.(Si sente  lo scroscio del water).

Luigina:      Avete sentito?

Lino:           Questi fantasmi moderni si prendono certe libertà guardi.

Meletta:      Si sarà infilato nel buco … magari.  Vediamo se c’è ancora? Nino … batti un colpo. (Si sente il colpo). È lui: lo riconosco!

Piero:                   Pensi, si riconoscono anche dopo morti.

Luigina:      Certo che morire uno dopo l’altro è triste. Si volevano tanto bene? 

Meletta:      Sapesse.

Domitilla:   Reciterò in suffragio una mia composizione.

Nino:          (Batte più colpi).

Meletta:      Quando fa così è perchè non vuole.

Lino:           È vero! Detesta le composizioni anche da morto.

Domitilla:   Sì eh! Te lo ha detto nell’attimo del trapasso. (Risentita).

Meletta:      Calmati Domitilla potrebbe arrabbiarsi a dismisura con conseguenze imprevedibili.

Piero:                   I morti vanno rispettati: purtroppo.

Luigina :     Datemi un English coffee. Sono esausta.

Meletta:      Vanda pensaci tu. (Riappare Nino nell’ovale). Lo vorrà anche lui. Conoscendolo.  Ha lo sguardo furbo. (Altro colpo). Il caffè ai defunti fa male. Diventano nervosi e non riposano in pace (allude al fatto che non sta fermo).

Piero:                   È vero! Signora, mi perdoni l’ardire! So che non è il momento. Ho bisogno di quelle ventimila sterline per la campagna elettorale. Restituisco tutto a elezioni avvenute.

Nino:          (Batte ancora più forte). 

Meletta:      Sentitelo. È decisamente contrario. Nino vuoi che tua cugina presti il denaro?

Nino:          Noooo … (Dall’oltretomba).

Lino:           (A mentina) Sta passando il limite.

Luigina:      Mi spiace non vuole, e io rispetto le volontà dei defunti. Ci mancherebbe!

Vanda:       Fa bene! Prego … (Le serve il caffè).

Luigina.      È freddo!

Domitilla:   La circostanza lo impone. Nino lo prendeva sempre freddo. Povero Nino. Lo beva alla memoria. Allo spirito. “Per aspera ad astra”. Intoniamo un canto antico a suffragio?

Nino:          (Borbotta qualcosa). Non possumus audire.

Meletta:      Nino, sei già in paradiso. Dicono che quando parlano in latino è segno che l’anima è già lassù a gironzolare. (Si avvicina al ritratto). Oh Nino, com’eri bello.

Mentina:     Si mette male. (Tra se).

Luigina:      Se lo merita quel pover uomo.

Piero:                   Chiedigli se ha già incontrato mia sorella. (Ironico).

Meletta:      Hai trovato tua moglie? (Smorfia di Nino).

Nino:          (Batte dei colpi tipo “ammazza la vecchia”).

Luigina:      Cosa dice?

Vanda:       È assente: fuori per lavoro, sta spruzzando gli insetti. 

Mentina:     Si lavora anche di là? (Ingenua).

Lino:           Molto. E gratis. (Tra se).

Luigina:      Che anno! (Affranta sta per uscire). Pensate che gli volevo lasciare tutto: una villa nella campagna inglese con tenuta, l’appartamento al di là della strada, i due quadri di Picasso che ho qui in valigia, trecentocinquantamila sterline e i titoli azionari. (Meletta ad ogni parola si accascia sempre più fino a sedersi per terra,  Nino sgrana gli occhi gag a piacere). E adesso, essendo l’unica superstite della famiglia mi toccherà anche questo appartamento in eredità. Sarò costretta a venderlo. (Altro tonfo in bagno, Meletta sviene, il sindaco si accascia sul divano). Vado costernata.

Piero:                   Addio sterline.

Lino:           È morto davvero! Vado a vedere? Forza Nino. Ti sorreggo.

Nino:          (Esce dal bagno traballante). Tu sei tutta matta … (Vede Meletta a terra). Meletta non fingere di  morire per tentare di salvarti.

Vanda:       Ma non era già morta?

Meletta:      Ti piacerebbe.

Nino:          Me l’ hai fatta grossa: mi hai fatto morire sul più bello. Pensa prima di agire.

Meletta:      Uccidetemi! Lo merito. (Plateale).

Nino:          Scelta coraggiosa. (Bussano alla porta). Avevate previsto anche un immediato ritorno della cugina?

Piero:                   Vada via: sono morti tutti.

Nino:          Addio eredità.

FINE

Ogni riferimento alle persone e ai fatti è puramente casuale