La cura del ponte

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La Cura del Ponte

La Cura del Ponte

Atto Unico

di

Mario Alessandro

                                                                                             


Mario Alessandro Paolelli

Via Mar Rosso, 219

00122 – Roma

tel.: 06 56.82.983 – 347 92.64.055

E-mail: merpeia@hotmail.com

www.marioalessandro.it

Copione protetto S.I.A.E. n° 160754


A Luca ed Eugenio.


PERSONAGGI (I.O.A.)

RAGAZZO (uomo)

BARBONE (uomo)


La scena raffigura quella che potrebbe essere una parte dell’arcata inferiore di un ponte. Un ponte qualunque, squallido, fatto di cemento armato, con delle scritte che inneggiano a quella o a quell’altra squadra, dichiarazioni d’amore ad un lui o ad una lei e magari anche una scritta a colori, molto grande, fatta da quegli artisti di strada con le bombolette di vernice colorata. C’è della spazzatura qua e là, un vecchio materasso, un paio di bottiglie vuote, un mucchio di giornali e qualche pezzo di cartone.

Riverso per terra, accanto al vecchio materasso, in una posa quasi innaturale, c’è un ragazzo sui vent’anni. Sembra morto. E’ vestito alla moda, con scarpe firmate, camicia fuori dai pantaloni, un bell’orologio al polso, maglioncino di cachemire sulle spalle ed occhiali da sole, anch’essi griffati, appoggiati sulla testa.

Dopo l’accensione delle luci, l’apertura del sipario ed una breve musica iniziale, entra in scena un barbone. Questo tipico ‘clochard’ arriva con un carrello da supermercato, al cui interno ci sono tre grosse buste di plastica contenenti cose di ogni tipo: le ‘sue’ cose. Con una mano spinge il carrello, dirigendosi verso quello che si presume sia il suo solito giaciglio per la notte, mentre con l’altra mano sorregge un’ulteriore busta piena di scatole e scatolette di cartone. Quelle scatole si riveleranno essere poi dei medicinali.

Il barbone è vestito ‘da barbone’, con degli abiti logori, macchiati, dei sandali aperti, rotti anche loro, ed un vecchio cappotto di cammello che sembra essere di valore, nonostante sia sporco e bisunto. Il barbone parla da solo, canticchia, bofonchia e dice spesso frasi sconnesse, senza alcun senso apparente, ma nonostante tutto si intuisce dai suoi modi che deve essere stata, chissà quando chissà dove, una persona di una certa caratura.

 

BARBONE             (dirigendosi verso il materasso) Notte stellata. Notte stellata, notte fortunata. Ne ho trovate tante oggi. Ho trovato tante scatoline colorate. Buttano. Buttano solo perché c’è scritto e buttano, buttano. Loro buttano e io prendo. Ne prendo tante. Alle volte poche, ma alle volte tante! (inizia una sorta di tango, accennando una canzone sul genere, insieme alla sua busta di medicinali. All’improvviso però si accorge del ragazzo e si ferma). Ospiti? OSPITI! Notte stellata. Notte stellata, notte fortunata! Abbiamo ospiti. Topi tanti, ma ospiti mai. No, no… no, no… no, no, no, no, no… (si avvicina un po’ timoroso) è un ragazzo… è morto! E’ morto, amica mia (rivolgendosi alla busta di medicinali). Allora non si arrabbia se io prendo le sue cose, non si arrabbia. (poggia la busta di medicinali per terra e continua a parlare mentre fruga il ragazzo) Qualcosa di valore, qualcosa che ci fa mangiare o bere! Qualcosa per noi... (trova un portafogli, lo apre, prende i soldi e poi rimette il portafogli a posto) c’è qualcosa, c’è molto! Molti soldi, è un ragazzo ricco! Con questi andiamo avanti per un po’ e magari compriamo qualche scatolina nuova o qualche scatolina piena! AH AH AH AH AH! (ride in modo molto particolare e si rimette a ballare il tango con la sua busta di medicinali, ma all’improvviso si ferma) Ma forse c’è altro, amica mia. Non braccialetti, non servono. Ma un orologio sì! Può farci comodo un orologio! (lascia nuovamente la busta in terra e si mette a frugare i polsi del ragazzo che continua a giacere per terra, inerme) Eccolo! Trovato! Togliamo, togliamo l’orologio! (canticchia qualcosa mentre cerca, con difficoltà, di togliere l’orologio al ragazzo. Ma mentre lo fa si accorge, dal battito del polso, che il ragazzo è vivo e fa un salto all’indietro: ha in mano l’orologio appena tolto) E’ VIVO! E’ VIVO! C’è battito, è vivo. Ma le cose sono mie, ormai! (si mette in tasca l’orologio) Non ce le può togliere, perché sta male! (a queste parole il barbone acquista un momento di lucidità, derivato dalla sua ‘vita precedente’ ed assume il pieno controllo di sè e della situazione) Sta male. Questo ragazzo sta male, bisogna fare qualcosa. (il barbone, prende una scatola di cartone e la mette accanto a sè poi tira su il ragazzo e lo mette a sedere, schiena al pubblico. Lo schiaffeggia...) Sveglia! SVEGLIA! TI DEVI SVEGLIARE, HAI CAPITO! SVEGLIATI! (il ragazzo ha come un sussulto) Dai, ora, forza! Vomita, VOMITA! (il ragazzo, sussultando, inizia a vomitare, sempre spalle al pubblico, nella scatola di cartone che era stata preparata dal barbone, il quale, dando anche lui le spalle al pubblico, sostiene il ragazzo) Ancora, ANCORA! Butta via tutta quella robaccia, BUTTALA VIA! (il ragazzo continua a vomitare) Che cos’era, eh? Extasy? Acidi? Allucinogeni? Che cosa ti sei preso per finire così? Eh? E alla tua età... quanto avrai, vent’anni? E VOMITA TI HO DETTO! (lo costringe ancora a dare di stomaco) Vieni qui, ragazzo mio, vieni qui. (lo stringe a sè, lo coccola, ma il ragazzo è fortemente stordito. Il barbone inizia a piangere) Non si può morire a vent’anni, non si può morire. Ma ora ti aiuto io, ti aiuta papà. (inizia a canticchiare una sorta di ninnananna).

Il ragazzo inizia lentamente a riprendersi ed a riacquistare conoscenza. Non appena si accorge che la sua testa è in mano ad una persona che non conosce, fa un salto per scansarsi ma nel fare questo si prende la testa fra le mani.

RAGAZZO             (urlando, stando molto male) La testa, LA TESTA!!! AH! (barcolla, ricade)

Il barbone torna nel suo mondo, col suo modo di parlare.

BARBONE             La testa, sì! La testa! Fa male la testa! Ma noi sappiamo cosa serve, lo sappiamo! Notte stellata, notte fortunata!

RAGAZZO             (fa per rialzarsi) Ma te chi cazzo sei? AH!... (ricade)

BARBONE             (mentre fruga tra le buste del carrello del supermercato) Cazzo. Ah, sì, cazzo! Cazzo, sì! Voi sempre molti cazzi. Dite sempre cazzo. Sì, sì. La lingua dei giovani. Cazzo! AH AH AH AH AH!!!

RAGAZZO             La testa, mi fa male la testa... (cerca di rivomitare nello scatolone ma senza esito)

BARBONE             Basta vomitare. Hai finito. Ora curiamo la testa... AH! Trovato! (tira fuori da una delle sue buste un vecchio e piccolo termos malridotto) Caffè! Un buon caffè, ci vuole. Vasocostrittore il caffè, oh sì! Vasocostrittore! (mentre parla si siede vicino al ragazzo e svita il tappo del termos, nel quale versa un liquido nerastro) Serve un buon caffè! Anche a noi quando beviamo ci viene il mal di testa, ma poi qualche volta vengono le persone buone che ci portano il caffè. Bevi, bevi. E’ il nostro caffè!

Il barbone porge il tappo del termos al ragazzo che, ancora intontito, beve senza pensarci. Ma non appena lo fa prova un moto di disgusto e sputa tutto.

RAGAZZO             Che schifo, ma che cazzo mi hai dato? Aaah... (si sente nuovamente male e cerca di vomitare ancora nella scatola)

BARBONE             Meno cazzi! Meno cazzi e più caffè! Così il mal di testa passa. Vasocostrittore il caffè! Vasocostrittore!!!

RAGAZZO             SMETTILA! Non hai capito che questa cazzo di testa mi FA MALE? Ah...

BARBONE             Fa male! Fa male! Ma tu non vuoi il caffè! Vasocostrittore!

RAGAZZO             Mi fa schifo il tuo caffè... (inizia a piangere per il dolore) Mi fa male, mi fa male...

BARBONE             (bofonchia) Piange, piange e non vuole il caffè. Il nostro buon caffè. (si riempie il tappo del termos con un’altro po’ di caffè e lo beve. Non appena lo beve, lo sputa anche lui) Schifo! Fa schifo il caffè! AH AH AH AH! Ha ragione. Allora curiamo la testa in altro modo, in altro modo. (canticchiando si dirige verso la busta dei medicinali ed inizia a frugare estraendo diverse scatole)

RAGAZZO             Non cantare, non cantare... aaaah... la testa...

BARBONE             (bofonchiando mentre continua a rovistare) Non cantare! Non beve il nostro caffè che però fa schifo. Poi non ci fa cantare. Prende il nostro posto e non ci fa neanche cantare. E non beve il nostro caffè. E tanti cazzi! Quanti cazzi!.. Eccolo! (ha trovato la scatolina che stava cercando, ne estrae una pasticca e la porge al ragazzo) Questa. Questa fa passare il mal di testa!

RAGAZZO             Cos’è?

BARBONE             Pasticca! Tu dovresti essere abituato alle pasticche, no? Questa è un’altra pasticca. Ma questa non fa male, fa bene! Non è il caffè, che fa schifo!

RAGAZZO             Acqua...

BARBONE             Acqua? Acqua! Serve acqua per la pasticca. Oppure puoi usare il caffè, vasocostrittore il caffè! No, forse è meglio di no. Fa schifo il caffè. Acqua. (va a prendere una bottiglietta dentro il suo carrello) Notte stellata, notte fortunata... ecco l’acqua. Bevi. Bevi e pasticca.

Il ragazzo, anche se contro voglia, prende la pasticca soprattutto perché non ha molta forza di reagire.

BARBONE             Bravo! Bravo ragazzo! Molti cazzi, ma bravo ragazzo. Stenditi un po’, ora. Riposa. Notte fortunata, per te, ragazzo. Hai incontrato me! Non pensare più al caffè, la pasticca ti farà bene. Riposa.

RAGAZZO             (mentre cerca di stendersi sul vecchio materasso, con voce flebile) Mi fa male la testa…

BARBONE             Ho capito! Ho capito che ti fa male, ma devi avere pazienza! Nimesulide. Serve un po’ di tempo al nimesulide e il mal di testa passerà. (qui bofonchia con sé stesso, parlando molto velocemente, mentre rovista tra le sue buste, togliendole dal carrello e sistemandole accanto al giaciglio. NdA: questo piccolo monologo fornisce un tempo drammaturgico nel quale il ragazzo potrà pian piano riaversi) Certo, con un po’ di caffè era più veloce, ma il caffè non piace. Fa schifo, fa schifo anche a me il caffè, glielo dico alla suora, ci toglie la birra e ci dà il caffè schifoso, amaro, schifoso, il nostro giaciglio, è nostro il giaciglio, intruso, il ragazzo è un intruso, vomita, fa schifo, ci sporca tutto, noi siamo puliti, la suora dice che siamo puliti, non come gli altri, noi siamo puliti, e lui sporca, lui fa schifo (sposta il cartone nel quale ha vomitato il ragazzo e lo porta distante dal giaciglio), lui fa schifo, non il nostro caffè, la suora dice che anche il caffè è misericordia e che noi siamo puliti, non come gli altri, noi non puzziamo, ci laviamo spesso, ci laviamo spesso le mani, come facevamo una volta (qui si guarda le mani facendo una breve pausa), noi siamo puliti e il ragazzo è sporco, (toglie le scatoline dalla busta e le dispone, in modo quasi rituale, con ordine,  tutte intorno al materasso dove ora sta il ragazzo) begli abiti, belle scarpe, ma è sporco, si sporca con le pasticche, con la droga, è sporco, ma noi siamo puliti, come dice la suora, siamo puliti, e ora dobbiamo far andare via l’intruso, non ci piace la compagnia, fa schifo il caffè, fa schifo, ma è misericordia, vogliamo stare soli, ci piace stare soli, stare da soli, fa effetto il nimesulide, passa il mal di testa, e il ragazzo va via, va via a piedi, no, va via con la macchina, l’abbiamo vista lì sopra, sopra il cavalcavia, mentre scendevamo giù l’abbiamo vista, non sapevamo che era sua, ma è sua, certo che è sua, bella macchina, devo dare da mangiare a Giacomino, dov’è Giacomino?, deve essere qui, fa schifo il caffè, così non va via a piedi, così va via presto, passa il mal di testa e noi restiamo soli, soli come sempre, il carrello funziona ancora ma devo andare alla mensa, domani, domani andiamo alla mensa, no Giacomino non viene, non può venire, abbiamo scelto di stare da soli, il nimesulide fa effetto e noi restiamo da soli, non dovevamo fare quello che abbiamo fatto, non lo dovevamo fare, bella macchina, bella macchina, ma noi abbiamo le nostre cose, il carrello funziona, funziona il carrello, non ci piace la compagnia, abbiamo le nostre scatoline, loro ci proteggono, ci proteggono, loro proteggono noi e noi le salviamo dall’immondizia, all’ospedale buttano, siamo puliti, la suora dice che siamo puliti, è misericordia, loro le buttano le scatoline, le buttano perché la data non va bene, scade, scade, e il caffè fa schifo, è una bella macchina ma lui se ne va, adesso se ne va, quando la data non va più bene loro buttano, ma loro non sanno, non sanno che il principio attivo non scade, non lo sanno, le farmacie dicono di buttare, così l’ospedale butta e compra altre scatole, ma noi le prendiamo, le salviamo, salviamo il principio attivo (ridacchia)…

Ora il giaciglio su cui si trova il ragazzo è completamente circondato dalle scatole dei medicinali, rendendo la scena buffa e surreale.

RAGAZZO             (svegliandosi, ancora un po’ intronato) Dove sono…?

BARBONE             A casa di Luigi, nel letto di Luigi!

Si sente squittire un topo, si vede qualcosa muovere e scappar via. Il ragazzo fa un salto per lo spavento.

BARBONE             Beh, nel letto di Luigi e Giacomino. (rivolto al topo) Torna qui Giacomino, saluta il ragazzo…

RAGAZZO             (intronato) Tu chi sei, dove mi trovo…?

BARBONE             A casa di Luigi, nel letto di Luigi!

RAGAZZO             (intronato) Chi cazzo è Luigi?

BARBONE             Io. Io sono Luigi. Così mi hanno chiamato le suore. (complice, sottovoce) Il caffè è delle suore, non è di Luigi…

RAGAZZO             (guardandosi intorno, si accorge delle scatole e terrorizzato si alza in piedi, ricadendo poi seduto, perché ancora non riesce a reggersi in piedi) Cosa sono queste scatole???

BARBONE             Proteggono! Le scatole proteggono! (facendo il giro dei vari medicinali) Abbiamo l’acetilsalicilico, il salbutamolo, il cortisone, i betabloccanti, il nimesulide, vasodilatatori, vasocostrittori, torazina, metadone, tranquillanti. Loro ci proteggono. Tutte intorno, mentre dormiamo, ci proteggono dalle malattie, ci proteggono!

RAGAZZO             Tu sei pazzo…

BARBONE             NO! ...No... Sono solo. Solo e devo essere protetto. E le scatole mi proteggono. E la testa? Non ti fa più male la testa?

RAGAZZO             La testa? Un po’... ma quanto ho dormito, da quanto tempo sono qua?

BARBONE             Da quando sei malato! Da quanto sei malato? Mesi? Anni? Io non mi ricordo più da quanto sono qui…

RAGAZZO             Devo... devo andare via, dov’è la macchina? (fa di nuovo per rialzarsi ma ricade)

BARBONE             Fermo! Sei debole, mal di testa, mal di pancia. Riposo, ti serve ancora riposo, non puoi guidare così.

RAGAZZO             Ma dov’è la macchina, DOVE SONO???

BARBONE             Sei a casa di Luigi, sotto il ponte del cavalcavia. Cura, il ponte. Il ponte cura tutto. E’ tanto che sono qua e il ponte cura tutte le malattie, con l’aiuto delle scatoline, i ricordi, cura anche i ricordi, il ponte, il ponte cura i ricordi. La tua macchina è lì sopra.

RAGAZZO             Dove?

BARBONE             Sopra il ponte! La macchina è sopra il ponte, Luigi è sotto il ponte. E anche tu… e anche le scatoline… e il carrello… e Giacomino… e…

RAGAZZO             Ho capito!!! Ho capito…

BARBONE             Bella macchina. Hai una bella macchina.

RAGAZZO             E’ di mio padre...

BARBONE             Bella macchina. Ricco. Tuo padre è ricco.

RAGAZZO             Sì, è ricco. Ma te che vuoi?

BARBONE             NIENTE! (si inalbera) NON VOGLIO NIENTE! Sono io che sto qua! E dormo. E metto le scatoline. Io arrivo e tu occupi il mio posto. Io ti faccio vomitare. Ti do’ il caffè che fa schifo. Tu vomiti, puzzi, dormi, occupi il mio posto e scacci Giacomino. IO NON VOGLIO NIENTE! Voglio il mio posto, CHE È MIO!

RAGAZZO             Ma non urlare, non urlare... ho mal di testa. Ora me ne vado. Dammi ancora un minuto...

BARBONE             (torna ad essere tranquillo come se nulla fosse successo) Puoi restare. Finché stai male, puoi restare. Ma poi vai via, così torna Giacomino. E’ ricco. E’ ricco tuo padre. E’ ricco?

RAGAZZO             Sì, è ricco.

BARBONE             Che fa, che fa tuo padre? Fammi indovinare... è ricco, fa il calciatore!

RAGAZZO             No.

BARBONE             Fa il dentista!

RAGAZZO             No.

BARBONE             Fa il benzinaio! (di sottecchi) I benzinai hanno sempre tanti soldi in mano, io li ho visti!

RAGAZZO             (scocciato) E’ avvocato.

BARBONE             Avvocato... difende! Difende i giusti! E difende i cattivi! Difficile. E’ difficile il lavoro di avvocato!

RAGAZZO             Non lo so...

BARBONE             (complice) E’ ricco, eh? (il ragazzo non risponde) Di chi è avvocato? Dei poveri o dei ricchi?

RAGAZZO             E’ l’avvocato di molti politici.

BARBONE             Ah! Politica! Brutta. Brutta la politica. E tu? Tu non fai l’avvocato?

RAGAZZO             Sto studiando Legge.

BARBONE             (ride) Avvocato il padre, avvocato il figlio! (ride) Notte stellata, notte fortunata!  Anche tu difenderai i ricchi? O i poveri? Difenderai Luigi? Avvocato il padre, avvocato il figlio... aspettative. Tuo padre ha tante aspettative su di te, vero?

RAGAZZO             Ma te che cazzo vuoi???

BARBONE             (alterandosi) BASTA CAZZI! BASTA CAZZI! NON MI PIACE, NON MI PIACE! Per il caffè è giusto, fa schifo, ma tu vomiti, fai schifo e io ti lasco il mio posto, che è mio, qui abito io! ABITO IO! E tu insulti, insulti sempre! Io curo e tu insulti. Il ponte cura e TU INSULTI!

RAGAZZO             Basta, non urlare, NON URLARE! Non ti dico più niente, ma non urlare, per favore...

BARBONE             (torna ad essere tranquillo come se nulla fosse successo) Aspettative, vero? Ci sono aspettative...

RAGAZZO             No. A mio padre non gliene frega niente di quello che faccio...

BARBONE             E’ strano. Avvocato il padre, avvocato il figlio. Dovrebbe essere contento, orgoglioso, contento. Forse ‘troppe’ aspettative?

RAGAZZO             Ha da fare, deve lavorare. Non ha tempo da perdere. Non credo che sappia neanche a che anno sto. Tanto finisco fuori corso…

BARBONE             Non chiede? Non chiede niente? Studi? Eh? Studi? Com’è andato l’esame? Com’è andato? Non chiede?

RAGAZZO             Te l’ho già detto, NON HA TEMPO!

 

BARBONE             Tempo. Neanche io avevo tempo. Carriera. Pensa alla carriera.

RAGAZZO             Forse sì. Non lo so a cosa pensa, non me ne frega niente di quello che pensa.

BARBONE             Io non stavo mai a casa. Per la carriera, sai? Lui sta poco a casa? A cena. Non andavo a cena. Lui cena? Viene a casa, viene a cena?

RAGAZZO             A casa? Mpfh... negli ultimi cinque anni sarà stato a cena tre volte.

BARBONE             Impegnato. E’ molto impegnato. Mangia poco, eh? Ma fa mangiare te, no?

RAGAZZO             Anche io non sto quasi mai a casa a cena.

BARBONE             E cosa mangi? Pasticche? Pasticche che poi fanno vomitare? Ti droghi? Con cosa ti droghi?

RAGAZZO             Ma che CAZ... che cosa vuoi da me? Perché non mi lasci in pace? Me ne devo andare di qua... (cerca di alzarsi ma ricade)

BARBONE             Perché i ricchi si drogano? Sono ricchi! Non ti piace che tuo padre pensa alla carriera?          

RAGAZZO             (gli riaffiora il mal di testa, più forte, quasi piangendo) ... la testa... lasciami in pace, perché non mi lasci in pace...

BARBONE             Adesso...  forse ‘adesso’ pensa alla carriera... ma non è colpa sua. E’ colpa dei politici! Sono loro che gli fanno pensare alla carriera! Solo loro i cattivi! Ma prima no, vero? Prima ti parlava! Prima dei politici... ti parlava prima? Ti ascoltava prima?

RAGAZZO             (affaticato dal mal di testa) ... il lavoro è importante, è un avvocato importante, te l’ho detto, non può avere molto tempo per noi...

BARBONE             Noi! C’è un ‘noi’... fratelli, sorelle?

RAGAZZO             Mia madre.

BARBONE             La mamma. Scordavo la mamma. Hai una mamma...

RAGAZZO             ...mi fa male la testa...

BARBONE             DEVI ASPETTARE! (rendendosi conto che ha parlato a voce troppo alta, la abbassa) Devi aspettare! Nimesulide. E’ il principio attivo, ma devi aspettare, ci vuole tempo. Hai una mamma?

RAGAZZO             (risentito, arrabbiato) Perché tu non ce l’hai una mamma?

 

BARBONE             Ce l’avevo, sì! E’ morta. Infarto. Infarto al miocardio, ma era anziana. Anche la tua è morta?

RAGAZZO             Per me è come se lo fosse...

BARBONE             E’ malata!? Dov’è? In ospedale? Io conosco tutti gli ospedali! E se non so dov’è chiedo alle scatoline!

RAGAZZO             Dov’è?... Starà giocando a bridge da qualche parte oppure si sta facendo la lampada  in qualche centro benessere del cavolo. Forse sta facendo una partita a tennis al circolo o si starà facendo fottere per l’ennesima volta dal portiere... non lo so dov’è...

BARBONE             (come per voler cambiare discorso) E’ tardi. Ora di dormire. Forse è preoccupata.

RAGAZZO             Preoccupata? Echissenefrega... L’ho vista preoccupata! Per un paio di scarpe che non riusciva ad abbinare a un vestito, perché non trovava le chiavi della macchina o perché forse era saltata la partenza per la crociera...

BARBONE             ...strana mamma...!

RAGAZZO             Fanculo. Fanculo, fanculo, fanculo, fanculo... (piange, con la testa tra le mani)

Si sente lo squillo di un telefonino. Questo squillo continua imperterrito per diversi secondi.

BARBONE             Squilla. Qualcosa squilla.

Il Ragazzo, nervosamente, si mette la mano in tasca, afferra il suo cellulare e lo scaraventa in terra. Lo squillo si interrompe.

BARBONE             Non squilla più... (dopo un piccolo momento di pausa) forse era la tua mamm...

RAGAZZO             Ma mi dici che vuoi? MI DICI CHE VUOI??? Non puoi semplicemente startene lì in un angolo tra quei cartoni luridi, con le tue cazzo di scatoline, le tue buste, il tuo sorcio, il tuo schifo, la tua puzza e lasciarmi in pace per qualche minuto? Non ce la fai a stare zitto?

BARBONE             Suor Maria dice che non puzzo. Io mi lavo, non sono come...

RAGAZZO             CHE CAZZO VUOIIIIIIIIIIIIIII? Lasciami in pace... lasciami in pace...

BARBONE             Non è colpa mia se non ceni a casa e quando ceni non c’è nessuno. Anche Luigi è sempre solo la sera. Bevevo! Ogni tanto bevevo! Ma la suora mi toglie la bottiglia. Se non mi faccio trovare ubriaco mi dà il cibo. Il cibo sono proteine, grassi, zuccheri. Ai mitocondri servono gli zuccheri… La suora ci dà un pasto caldo. E il caffè. (quasi piangendo, con gli occhi lucidi perché è stato trattato male) Ma a te il caffè non piace... anche a me non piace... ma è vasocostrittore il caffè...  vasocostrittore... (bofonchia)

RAGAZZO             Scusa.. adesso me ne vado... (debole) adesso me ne vado…

                                                                  

BARBONE             (quasi piangendo) Luigi è sempre da solo. Ma gli fa piacere avere un po’ di compagnia. Non era così, Luigi. E non si chiamava Luigi...

RAGAZZO             Come ti chiami?

BARBONE             Non lo so. E’ una notte stellata! Notte stellata, notte fortunata! Non ricordo il mio nome.

RAGAZZO             Che mestiere facevi?

BARBONE             (fermandosi, quasi lucido) Medico. Ero un medico.

RAGAZZO             (guardandosi intorno) Ecco perché ti piacciono i medicinali.

BARBONE             Le scatoline, sì. Mi sono sempre piaciute le scatoline. Prendevo tutte quelle che mi portavano. Ed anche i soldi. Ho preso tanti soldi per dare le scatoline che dicevano loro. Ero ricco. Ero ricco anch’io!

RAGAZZO             Come hai fatto a finire così?

BARBONE             Finire? Perché finire? Non ho finito niente! Ho cominciato. Ho cominciato una vita nuova, una vita senza ricordi...

RAGAZZO             Che tipo di medico eri?

BARBONE             Uno di quelli che curano le persone!

RAGAZZO             (scocciato) Cos’eri, un dentista? Un ortopedico? Un medico della mutua?

BARBONE             Chirurgo. Ero un chirurgo.

RAGAZZO             (stupito) E stavi in sala operatoria? Tu?

BARBONE             SÌ! Sì… ed ero sempre il primo, sai? Sempre il primo! Forse per quello mi chiamavano ‘primario’. Forse era quello il mio nome se tutti mi chiamavano ‘primario’! Non Luigi, ‘primario’!

RAGAZZO             (stupito) Eri un primario?

BARBONE             Ero bravo, ero molto bravo. Sempre il primo. Forse ero il più bravo. Curavo il cuore. Ho fatto anche degli esperimenti! Il mio nome, sai, è apparso pure sulle riviste. Sulle riviste dei medici. Ma sono noiose quelle riviste, hanno poche figure, non mi piacciono. Ogni tanto la suora mi porta anche le riviste! (con aria complice) ...Ma neanche quelle mi piacciono: le butto!

RAGAZZO             Eri un cardiochirurgo?

BARBONE             Sì. (lucido) Esperto di radiologia e chirurgia vascolare. (tornando ‘barbone’) Mi è sempre piaciuto il cuore. Organo buffo, il cuore. Una pompa! (mima il cuore aprendo e chiudendo velocemente il pugno) Sistole-diastole sistole-diastole sistole-diastole (ride, e poi si fa serio) Ma si ferma. (ferma il movimento del pugno) Il cuore si ferma con la droga. (ridendo) Sapevi che il cuore si ferma con la droga? Il cuore si ferma...

RAGAZZO             Eri un cardiochirurgo e un primario? Secondo me dici un mucchio di cazzate…

BARBONE             No, non cazzate! Ero bravo. Ero il più bravo! Il primario più giovane del paese, dicevano. Ero orgoglioso. Il più giovane e il più bravo.

RAGAZZO             Non è possibile…

BARBONE             Forse è così. Forse non è possibile. Forse non sono mai stato niente e mi chiamo Luigi. E la suora ci ha azzeccato! (ride e poi torna serio) Ha un soffio al cuore, la suora. Lo sento quando si avvicina. Un disturbo particolare… alla valvola mitralica…

RAGAZZO             Allora perché avresti smesso di fare il medico?

BARBONE             Vuoi mangiare qualcosa? Ho qualcosa da mangiare. (corre a cercare nelle buste rimaste nel carrello) Dovrei avere qualcosa da mangiare, è rimasto da stamattina. L’ho trovato ma non è sporco. L’ho trovato vicino al bar. La macchina, hai una bella macchina. Il bar sopra al cavalcavia. Ecco! (estrae da una busta mezzo panino con una fetta di prosciutto cotto che esce vistosamente di fuori) Tieni. (lo pulisce con la manica del cappotto) Lo do a te.

RAGAZZO             No, non mi va di mangiare…

BARBONE             (mettendosi a mangiare il mezzo panino) Fuori corso. Non studi, allora, eh? Sei fuori corso. Fai Legge ma non studi. Perché non studi?

RAGAZZO             Ma a te che te ne importa?

BARBONE             Bel ragazzo, bella macchina. Fai sport? Fai sport? Sport?

RAGAZZO             Ogni tanto gioco a tennis…

BARBONE             Hai la ragazza, allora, hai la ragazza?

RAGAZZO             No…

BARBONE             NO? Tante ragazze, allora. Bella macchina, tante ragazze!

RAGAZZO             Beh, sì, la macchina aiuta…

BARBONE             Luigi la mattina prende il carrello e va alla stazione per lavarsi. Le suore dicono che sono pulito e io mi lavo sempre. Poi vado al Mc Donald. A mezzogiorno buttano i primi panini e io so dove li buttano! Ne prendo un po’ e li porto agli amici. Amici come Luigi, sotto un altro cavalcavia. (guarda in alto) Bella macchina. Il bar. C’è il bar qui sopra. Poi devo arrivare dove c’è la metropolitana perché lì c’è la mensa, la mensa delle suore e poi devo tornare qui, da Giacomino.

RAGAZZO             Perché mi racconti la storia della tua vita?

BARBONE             Tante cose! Luigi fa tante cose! Ma tu che fai? Bella macchina! Tuo padre è ricco! Tu che fai? Non studi, non hai la ragazza, non fai sport. Che fai?

RAGAZZO             Vuoi sapere cosa faccio? La mattina mi alzo verso mezzogiorno. Poi mando a fanculo mia madre, se ho la sfortuna di trovarmela tra i piedi mentre cerco qualcosa da mangiare in cucina. Poi mi prendo una birra e mi ributto sul letto o faccio un tuffo in piscina. Nel pomeriggio chiamo un paio di amici ed esco. Di solito mi vedo col gruppo in uno di quei locali dove puoi entrare solo se sei vestito in un certo modo. Lì si parla di occhiali da sole, di macchine, di moto, di donne e spesso di erba. Si beve, si fuma, si gioca a biliardo e poi si cambia locale. Si va in uno di quelli con l’happy hour, giusto per mettere qualcosa sotto i denti. Poi se ci va andiamo in discoteca e continuiamo con l’erba oppure cambiamo locale oppure ho rimorchiato qualche puttanella e finisco la serata a casa. Altrimenti, verso le tre, le quattro del mattino, ci vediamo in piazzetta per prendere i cornetti. Anch’io faccio un sacco di cose, vedi ‘barbone’ ? (detto in modo dispregiativo)

BARBONE             Se vuoi Luigi porta i panini di Mc Donald anche a te. Mangi meno di Luigi!

RAGAZZO             (cercando di interrompere la conversazione) Che ore sono? (cerca sul polso il suo orologio ma non lo trova) Dov’è il mio orologio?

BARBONE             Ladri! Qui pieno di ladri! Ecco perché metto le scatoline, proteggono, proteggono le scatoline. Forse sono arrivati prima di me. Forse cercavano il caffè ma hanno trovato l’orologio (nel dire la parola ‘orologio’ estrae dalla tasca l’orologio appena rubato, come per far vedere com’è fatto un orologio, ma per fortuna il ragazzo è voltato dall’altra parte e non vede perché nel frattempo sta cercando anche il portafogli, così il barbone ha tutto il tempo di rimetterselo in tasca). Lo scambiano. Poi forse lo scambiano per una birra.

RAGAZZO             Cazzo. Era un Rolex!

BARBONE             Forse ‘due’ birre…

RAGAZZO             (frugando nel proprio portafogli) Mi hanno anche fregato i soldi… quando mi passerà questo mal di testa?

BARBONE             Quando i recettori beta-positivi del Nimesulide arriveranno alla base del cervelletto, per meglio irrorare il principio attivo.

RAGAZZO             Ma come parli? Forse eri davvero un medico. O forse reciti a memoria quello che trovi scritto nelle ‘scatoline’…

BARBONE             NO! NO! Mai leggere quello che è scritto nelle scatoline! Se leggi non prendi più medicine. Controindicazioni. Controindicazioni. Mai leggere, mai.

RAGAZZO             Se eri davvero un medico allora perché hai smesso?

BARBONE             (serio) Controindicazioni.

RAGAZZO             Eh?

BARBONE             Molte controindicazioni nel fare il medico. Così come nel fare l’avvocato.

RAGAZZO             Non ti capisco.

BARBONE             Stress, magari, no? Quando i medici non capiscono parlano di stress! E’ facile! La malattia più facile!

RAGAZZO             Hai smesso di fare il medico per lo stress?

BARBONE             O per la carriera? Importante, sì, era molto importante per me la carriera. La droga no, era contro la carriera, non si poteva. Ferma il cuore la droga, sai? Overdose è infarto! Infarto overdose, overdose infarto. E’ semplice! (mimando il cuore con il pungo) Sistole diastole, sistole diastole, sistole diastole. Poi si ferma. E’ bello il cuore. E’ una pompa. Carriera. Era importante. Per tuo padre anche è importante la carriera? Fa carriera con i politici, vero?

RAGAZZO             E questo che c’entra?

BARBONE             Tu vuoi morire?

RAGAZZO             No, non voglio morire…

BARBONE             Chissà com’è morire? Forse è come dormire. Io ho visto morire tante persone. Controindicazioni. Una delle controindicazioni del fare il medico. Ho visto morire tante persone. Tu lo sai com’è morire?

RAGAZZO             Morire?

BARBONE             Tu vuoi morire?

RAGAZZO             No, non voglio morire te l’ho già detto!

BARBONE             Ma ti droghi! E’ come morire. Tu vuoi morire.

RAGAZZO             Non mi sono drogato. Ho solo preso una pasticca per divertirmi con gli amici.

BARBONE             E’ per la carriera, vero? E’ per la carriera che vuoi morire!

RAGAZZO             Di che stai parlando?

BARBONE             Si uccide per la carriera, si muore, io lo so. Tempo. Tuo padre non ha tempo.

RAGAZZO             Te l’ho detto, lavora molto.

BARBONE             Lavora per sé. Lavora per la carriera. Non ha tempo. Ha tempo per sé. Non ha tempo per te.

RAGAZZO             Mi dà tutto quello che mi serve.

BARBONE             NO! Tu non hai tempo. Non hai il ‘suo’ tempo. No. Sbagliato. Hai sbagliato parole. Forse il principio attivo non ha ancora funzionato.

RAGAZZO             Che parole? Ma che dici???

BARBONE             Non ti dà tutto quello che ti serve, ma ti dà tutto quello che vuoi. Quello che vuoi, non quello che ti serve.

RAGAZZO             Adesso ho capito. Eri un cazzo di strizzacervelli, altro che chirurgo.

BARBONE             UN PRIMARIO! UN CARDIOCHIRURGO! SPECIALIZZAZIONE IN RADIOLOGIA E CHIRURGIA VASCOLARE! Tu non hai tempo. Non hai il tempo di nessuno. Nessuno ha tempo per te.

RAGAZZO             Io me ne vado. (cerca di alzarsi ma ancora non ce la fa)

BARBONE             Ti droghi.

RAGAZZO             Io non mi drogo!

BARBONE             Ti droghi.

RAGAZZO             IO NON MI DROGO!

BARBONE             Pasticca. La pasticca è droga. Tu lo sai. Lo sai.

RAGAZZO             Volevo solo provare.

BARBONE             Assaggiare un piatto esotico, si prova. Una nuova lavanderia, si prova. Un posto nuovo per le vacanze, si prova. La morte, non si prova.

RAGAZZO             Una volta non succede niente.

BARBONE             A casa di Luigi, nel letto di Luigi!

RAGAZZO             Che cosa?

BARBONE             Sei qui, tu, ora. Non sei a casa tua. Sei a casa di Luigi, nel letto di Luigi! Quindi succede! Qualcosa succede! E’ successo. Anche a me è successo. Carriera. E il tempo. Lui non ha tempo. E a te importa di lui, non di tua madre.

RAGAZZO             Adesso che c’entra mia madre?

BARBONE             Lui non c’è mai. Non c’è mai per te. Eppure studi le sue cose, perché lui non c’è?

RAGAZZO             Non è vero che non c’è…

BARBONE             Perché i ricchi si drogano? Hanno tutto!

RAGAZZO             (arrabbiato: in crescendo sulle battute successive) … io non mi drogo…

BARBONE             Ma tu non hai quello che ti serve. C’è la carriera in mezzo!

RAGAZZO             Deve lavorare…

BARBONE             Non ha tempo per te.

RAGAZZO             Ha molti casi importanti…

BARBONE             Non ha mai tempo per te.

RAGAZZO             E’ il capo di uno studio famoso…

BARBONE             A casa non c’è mai.

RAGAZZO             Spesso è fuori per lavoro…

BARBONE             Non sa cosa fai all’università, non sa quali sono i tuoi amici, non sa cosa succede a casa, non sa dove sei tu ora!

RAGAZZO             BASTA!

BARBONE             (è lucido. Impersona il padre del ragazzo ma inconsapevolmente, perché ora fa sé stesso, rivedendo nel ragazzo il proprio figlio. Si vede che parla da solo, per conto suo) Non so nulla di te, non so cosa fai, con chi vai, non so chi sei, ma la mia è stata una scelta precisa! Non è stata ‘la vita’ che mi allontanato da te, ho scelto di farlo ed è giusto che tu ora mi odi.

RAGAZZO             (il ragazzo sente le frasi del barbone ma anche se sa che non parla con lui, gli risponde come se fosse così, come se se ne approfittasse per sfogarsi contro suo padre) E’ giusto così. Hai il tuo lavoro, sei un pezzo grosso, ci sono cose più importanti da…

BARBONE             (parla da solo) ODIAMI! DEVI ODIARMI! ABBI IL CORAGGIO DI ODIARMI!

RAGAZZO             Io sto bene così…

BARBONE             (parla da solo) Guarda come ti sei ridotto. Io lo so che è colpa mia e anche tu lo sai!

RAGAZZO             Cosa vuoi da me?

BARBONE             (parla da solo) Parlami! Sfogati! SPIEGAMI! Spiegami… ho bisogno che tu mi spieghi… ho bisogno di sentirlo dire dalla tua voce…

RAGAZZO             CHE COSA VUOI SENTIRE? Che non ho aspirazioni, che non ho ambizioni? Che ho preso Legge all’università solo per compiacerti? O per ‘cercare’ di compiacerti! Credevo che ti avrebbe fatto piacere, pur sapendo che mi faceva SCHIFO! All’inizio facevi finta di interessarti ma non te ne fregava niente, non te ne è mai fregato niente! Io avrei fatto Lettere o avrei suonato in qualche gruppo, che cazzo ne so. Non ho neanche avuto il tempo di capire cosa volessi fare tanto ero preso a cercare di far sì che tu ti interessassi a me! Io volevo solo... quante volte ho cercato di farmi vedere, quante volte ho cercato di comunicare, quante volte ho cercato di parlarti, quante volte ti ho parlato! Ma tu sentivi! Sentivi e non ascoltavi! Non mi ha mai ascoltato... hai sempre e solo sparato critiche senza sapere niente, niente, niente!

BARBONE             (parla da solo) Per me eri un peso. Solo un peso. All’inizio era semplice. Bastava comprarti quello che serviva, lasciarti dei soldi e fregarmene del resto. Ma poi tu hai complicato tutto. (quasi disperato) Perché la droga? Perché?

RAGAZZO             Vuoi sapere perché? Ora ti spiego come funziona. All’inizio si beve. E bevi perché vuoi stordirti il più possibile e per cercare di arrivare sul letto quasi già addormentato, e per non essere costretto a pensare a quello schifo che sta diventando la tua vita. E a quel punto sei così stordito che possono farti bere, fumare o prendere qualunque cosa. E’ solo vuoto, un gran vuoto, riempito solo dalla rabbia, la rabbia di essere venuto al mondo. Da persone che non mi volevano, per le quali era chiaro che fossi un peso, come mi hai detto. Io dentro ho solo il vuoto. Il vuoto e la rabbia. Ma con la rabbia non riesco a colmare il vuoto…

BARBONE             (parla da solo, quasi piangendo) Scusami. Sono stato un egoista. Ti ho distrutto. Ho distrutto te per salvare me…

RAGAZZO             Quand’ero piccolo una volta sei rientrato a casa tardi proprio mentre io mi ero svegliato per un incubo e non riuscivo a riprendere sonno. Allora tu mi sei venuto vicino e per farmi riaddormentare mi hai detto di pensare a qualcosa di bello. Un pensiero felice, mi dicevi, quel pensiero felice che dovrebbe accompagnarti prima di addormentarti o la mattina quando ti svegli. Io quel pensiero felice non ce l’ho più da tanto tempo… (mette la testa fra le ginocchia)

BARBONE             (torna a parlare col ragazzo e ad ‘essere’ barbone) Notte stellata, notte fortunata! Luigi è tuo amico, Luigi ti capisce.

RAGAZZO             Forse dovrei fare come hai fatto tu. Cambiare tutto…

BARBONE             Triste. Sei triste. Ma il ponte cura! Cura tutto il ponte! Cura la tristezza, cura la malinconia, cura i ricordi… (fa per avvicinarsi e consolare il ragazzo ma lui si scansa)

RAGAZZO             Lasciami in pace…

BARBONE             Pace. Hai bisogno di pace. Luigi lo sa che hai bisogno di pace. Ma non dipende solo da te. Devi imparare a capire!

RAGAZZO             Lasciami in pace…

BARBONE             E se nessuno capisce, c’è il ponte! Ci vuole tempo, ma poi il ponte cura tutto. E ci sono le scatoline, ti proteggono le scatoline!

RAGAZZO             Perché non mi lasci in pace…?

BARBONE             Si arrabbia? Ubriaco, se torni ubriaco, si arrabbia tuo padre?

RAGAZZO             Prima. Prima si arrabbiava. E io ero contento. Contento perché credevo che fosse un segno che gliene importasse qualcosa e contento perché allo stesso tempo lo ferivo, anche se non sapevo il perché…

BARBONE             Per la carriera! Luigi te lo ha già detto! Luigi c’è già passato! E’ un pezzo grosso, è ricco, è ricco tuo padre.

RAGAZZO             Che cosa c’entra la carriera? Perché me no sto qui a parlare con un fottuto barbone di merda!

BARBONE             Scandalo! Io lo so… io lo so come funziona… tu no! Tu non lo hai ancora capito! Tu sei di scandalo!

RAGAZZO             Di cosa parli?

BARBONE             La carriera! La carriera politica! Si arrabbia per quello. Non gliene importa, non gliene importa della tua salute. Gli importa della carriera! E se tu torni ubriaco, tu gli sei di scandalo, di scandalo!

RAGAZZO             Non parlare così!

BARBONE             Pubblicità! E’ cattiva pubblicità! Non si può fare carriera con una cattiva pubblicità! E tu sei lo scandalo, ‘tu’ sei la cattiva pubblicità!

RAGAZZO             Sai che me ne frega.

BARBONE             (ride) Me ne frega, sì, sì. Me ne frega! A te non frega, ma a lui sì!

RAGAZZO             MA A TE CHE TE NE FREGA? A TE CHE CAZZO TE NE FREGA? A te e al tuo ponte di merda.

BARBONE             Un figlio. Anche Luigi aveva un figlio come te.

RAGAZZO             E tu, allora? A te il ponte è servito? Ti ha curato il ponte? Io non vedo una persona sana qui, io vedo un vecchio barbone schifoso, pieno di… di manie! Che si circonda di vecchie scatole di medicinali scaduti (nel dire questo comincia a prendere a calci le scatoline che circondavano il giaciglio). Un barbone sporco, sporco come questo materasso pieno di pulci.

BARBONE             Le suore dicono…

RAGAZZO             Sei SPORCO! Guarda come ti sei ridotto! Dormi sotto i ponti, dormi con i topi, ‘parli’ con i topi! E ti trascini dietro quel carrello arrugginito pieno di porcherie!

BARBONE             (si siede) Le suore dicono che sono pulito…

RAGAZZO             Come hai fatto a ridurti così, eh? Tu che mi vuoi ‘consolare’, che credi di aver capito tutto della mia vita!

BARBONE             Le suore dicono che sono pulito…

RAGAZZO             Tu che eri un medico o dici di essere stato un medico, perché sei diventato un barbone? Perché ti sei ridotto a dormire sotto a un ponte, a mangiare nell’immondizia e a chiedere la carità alle suore?

BARBONE             Le suore dicono che sono pulito…

RAGAZZO             Ho capito, ho capito! Sei pulito, va bene. Ma perché stai qua? Perché sei scappato?

BARBONE             Capito. Capito! Ora dice che ha capito! Ora è lui che ha capito tutto e non sa niente! Non sa niente…

RAGAZZO             Hai ragione. Non so niente. E non me ne frega niente. Ma ora mi sento meglio. Andate a fanculo te e il tuo ponte. (fa per andare via)

BARBONE             Un figlio. Anche Luigi aveva un figlio come te.

RAGAZZO             (tornando sui suoi passi) Perché dici ‘aveva’?

BARBONE             E’ morto. Lui sa che vuol dire morire. Luigi ancora no. O forse sì.

RAGAZZO             Scusa non potevo sapere. Com’è morto?

BARBONE             Ucciso. E’ stato ucciso.

RAGAZZO             E chi l’ha ucciso?

BARBONE             Luigi. Luigi lo ha ucciso.

RAGAZZO             Tu hai…?

BARBONE             Sì. Luigi… ma anche la droga. Lo ha ucciso anche la droga. E Luigi ha aiutato la droga.

RAGAZZO             Tuo figlio si drogava?

BARBONE             Sì, ma Luigi non lo sapeva. Non lo sapeva che si drogava, non lo sapeva. Non sapeva molte cose. (è come se tornasse in sé, come se tornasse quello di prima) Non sapevo molte cose. Non sapevo nulla, non sapevo nulla di lui…

RAGAZZO             E come lo hai…?

BARBONE             Ero un primario. Primario di chirurgia generale, ma la mia specialità era la chirurgia vascolare. Non era la prima volta che venivo coinvolto dal Pronto Soccorso. Mi arriva una chiamata. Devo correre perché sta arrivando un paziente in condizioni gravissime, direttamente dal Pronto Soccorso. Quasi ‘scocciato’ dall’inconveniente, mi sistemo, mi lavo, mi vesto ed entro in sala operatoria pensando al solito caso di ferita da arma da fuoco accidentale o di emorragia interna dovuta ad un incidente domestico o della classica botta in testa presa cadendo dalle scale. Mi avvio verso il poveretto mentre i miei collaboratori mi coinvolgono con frasi del tipo ‘arresto cardiaco’. ‘pressione al minimo’, ‘gravissimo’, e snocciolano la solita serie di valori sballati. Così come sono ogni volta che si opera d’urgenza. Sempre più scocciato e pensando a come fare in fretta per non ritardare alla solita cena del giovedì con i colleghi, guardo il paziente. Lo guardo e vedo mio figlio. Esanime, sul tavolo operatorio, con la vita che lo stava abbandonando.

RAGAZZO             O cazzo…

BARBONE             Non ho avuto neanche il modo di dire quello. Non c’era tempo. Conoscevo quelle pupille, non era la prima volta che le vedevo. Erano pupille di droga. Di corsa mi faccio ripetere tutti i valori a cui prima non avevo prestato attenzione e ne ho la conferma. Mio figlio aveva avuto un infarto causato da un’overdose. Solo allora mi accorgo che l’altro dottore gli sta praticando il massaggio cardiaco. Non capisco più nulla. Il tempo comincia a dilatarsi e per la prima volta, da che faccio il medico, mi viene voglia di vomitare. Sento le voci concitate degli infermieri che urlano delle cose ma io non riesco a capirle. Sono un cardiochirurgo, un primario che ha salvato molte vite, ma avevo già capito che non si poteva fare più nulla per la vita a cui tenevo di più. Ma era mio figlio. Comincio a urlare ordini a destra e a sinistra. Iniettate questo, iniettate quest’altro. Preparate il defibrillatore. Ma non c’è tempo. Io lo so che non c’è tempo. Ho già il bisturi in mano. Gli apro il torace e afferro il suo cuore con questa mano. Sai, è una pompa il cuore, (ne mima il movimento) sistole diastole, sistole diastole, sistole… gli massaggiavo il cuore con la mia mano, cercando di simulare un movimento che il suo organismo non era più in grado di riprodurre. Sistole diastole, sistole diastole… (commosso) ma non c’era nulla da fare, lo sapevo che non c’era nulla da fare, non appena ho visto quelle pupille. Eppure io ho voluto accarezzare il suo cuore, come per salutarlo un’ultima volta. Ero lì, col cuore di mio figlio in mano, un cuore che aveva appena smesso di funzionare a vent’anni.

RAGAZZO             (quasi a cercare di consolarlo) … ma non è stata colpa tua…

BARBONE             CERTO CHE E’ STATA COLPA MIA! Perché credi che il destino, nei suoi macabri disegni, abbia voluto consegnarmi il cuore di mio figlio proprio quella notte che ero di turno, proprio in quell’ospedale? Lo ha fatto per sbattermi in faccia il mio egoismo, il mio menefreghismo, il mio fallimento! Chi credi che l’abbia ucciso, eh? La droga? L’eroina? Io, IO l’ho ucciso! Non sapevo niente di lui, niente! Non ci parlavamo più da chissà quanto tempo. Io, sempre preso dai miei successi, dai miei convegni, dalle mie relazioni, dalle mie amanti e lui? Dov’ero io quando lui aveva bisogno? Dov’ero io la notte in cui un figlio di puttana gli ha dato la prima pasticca, la pasticca che hai preso tu questa sera, eh? DOV’ERO IO? Dov’ero quando mio figlio, dopo quella prima disgraziata pasticca, si era sentito male sotto a uno squallido ponte di cemento, con la sola compagnia di un senzatetto e un topo di fogna? Ma la vita è così, io avevo sempre ignorato mio figlio, scegliendo di dedicare tutto me stesso al mio lavoro e soprattutto alla mia carriera. Finché, alla fine, ho stretto in mano i frutti delle mie scelte… (torna ad essere ‘barbone’. Immagina che un bambino gli corra incontro e lui finge di prenderlo in braccio e metterselo sulle spalle) Vieni piccolino, vieni dal tuo papà! Adesso Luigi ti fa fare cavalluccio, come quand’eri piccolo, te lo ricordi, eh? Te lo ricordi? (gira in tondo facendo fare cavalluccio ad un bambino immaginario) Te lo ricordi come facevi con papà? Cloppete, cloppete, cloppete (mentre fa questi versi piange a dirotto), quanto ti piaceva! Cloppete, cloppete, cloppete. (va accanto al ragazzo, finge di mettere il bambino in terra) Vai, ora. (come se parlasse ad un qualcuno fuori scena) E non prendere caramelle dagli sconosciuti! (rivolto al ragazzo) Non prendere caramelle dagli sconosciuti… (accarezzandolo) e mettiti a fare i compiti… ricordati di fare i compiti, così diventi bravo come papà…

RAGAZZO             (allontanandosi) Non immaginavo…

BARBONE             Poi è stato veloce, sai? (mentre parla va in giro a raccogliere le scatoline che il ragazzo aveva calciato via un po’ dappertutto e le rimette nella busta) Il lavoro. Luigi lascia il lavoro. E la moglie. La moglie lascia Luigi. Amici. Ma Luigi non aveva amici, non veri amici. Colleghi, tanti colleghi. E poi Luigi resta solo. Col dolore. Ma poi trova le scatoline e comincia ad andare a cercare le scatoline, che fanno passare tutti i dolori.

RAGAZZO             Io devo… devo andare adesso...

BARBONE             E poi Luigi trova il ponte. Cura tutto, il ponte. Il ponte cura tutto. Anche lo stress! (ride)

RAGAZZO             Grazie per avermi aiutato.

BARBONE             (cerca una scatolina nella busta. La trova) Non io! Non io! Il Nimesulide, ti ha aiutato, non io. Non Luigi.

RAGAZZO             Beh, grazie lo stesso.

BARBONE             E’ ricco tuo padre! E’ ricco! E fa carriera!

RAGAZZO             Sì, fa carriera…

BARBONE             Tu devi capire tuo padre!

RAGAZZO             Io non credo che… forse però adesso è più chiaro…

BARBONE             E poi tu devi aiutare tuo padre.

RAGAZZO             Non credo di potere e non credo di volerlo fare.

BARBONE             Già due morti in questa storia. Ma possono diventare tre…

RAGAZZO             …o quattro…

BARBONE             Legge. Intelligente. Fai Legge, sei intelligente. Se tu capisci Luigi puoi capire anche altro. Puoi curarti. Forse ora il ponte ha curato anche te.

RAGAZZO             Forse.

Si sente lo squittio di un topo.

BARBONE             Giacomino! E’ tornato Giacomino! Puoi andare ora. Luigi non è più solo.

RAGAZZO             Allora vado. Se per caso trovi il mio orologio puoi tenerlo.

BARBONE             Luigi ha già un orologio. (nel dire questo estrae dalla tasca l’orologio sottratto al ragazzo e glielo fa vedere, ma come la volta precedente, mentre lo fa, il ragazzo è girato dall’altra parte. Si rimette l’orologio in tasca)

RAGAZZO             Se lo trovi puoi tenerlo lo stesso. Grazie ancora. (fa un cenno con la mano e fa per uscire di scena)

BARBONE             (ricambia il cenno con la mano, ma poi ferma il ragazzo esclamando…) Aspetta! Regalo. Luigi ha un regalo per te. In cambio dell’orologio. (corre a frugare nella busta delle scatoline)

RAGAZZO             Non c’è bisogno, davvero. Devo andare.

BARBONE             (continuando a frugare) Aspetta! Pasticca. Principio attivo. Luigi la trova, la trova subito… eccola! (estrae una scatolina dalla busta, prende una pasticca, incartata nel suo alluminio e la porge al ragazzo) Tieni. E’ un regalo. Un regalo di Luigi.

RAGAZZO             Nimesulide…?

BARBONE             NO! No… meglio del nimesulide. Vasocostrittore. Come il caffè. Se stai male ancora, se stai male perché ti droghi.. usa la pasticca. Usa la pasticca di Luigi. Meglio. Allora ti sentirai subito meglio. Usa la pasticca di Luigi. Lo farai?

RAGAZZO             Non credo che…

BARBONE             Lo farai? Userai la pasticca di Luigi?

RAGAZZO             Va bene. (si mette la pasticca in tasca) Grazie. Grazie di tutto. (fa un cenno con la mano ed esce)

Il barbone ricambia il cenno. Inizia una sorta di tango, accennando una canzone sul genere, insieme alla sua busta di medicinali. Poi si ferma all’improvviso, prende l’orologio dalla tasca e guarda l’ora.

BARBONE             E’ tardi, Giacomino. (si rimette l’orologio in tasca)

Il barbone, lentamente, rimette tutte le scatoline intorno al materasso, eseguendo il solito rituale e mentre lo fa parla da solo.

BARBONE             L’abbiamo fatto di nuovo, eh? L’abbiamo raccontata nello stesso identico modo. Sono passati tanti anni ma l’abbiamo raccontata nello stesso modo, siamo stati bravi, Luigi è stato bravo. Anche alla commissione l’avevamo raccontata così, ma per loro era facile credere. Non potevano pensare che un padre uccide il figlio. Anche allora era una notte stellata… Ci aveva creduto subito la commissione. E anche questo ragazzo ci ha creduto. Sono stato bravo. Questa volta come l’altra volta. Tutti ci hanno creduto. Subito. Non può essere che un padre uccide il figlio. Ma i fondi erano importanti, erano troppo importanti. Non ce ne è mai importato nulla di nostro figlio, eh Luigi? Ma noi avevamo capito subito. Dai valori, dagli occhi. Era un drogato. Ma la carriera era importante, era importante. Lui era drogato. Non sapevo niente di lui. Non ne ho mai saputo niente. Bastava dare i soldi a lui o alla madre. Ma era drogato. Non potevo. Brutta pubblicità. Il nuovo farmaco era pronto, stavano per arrivare i fondi. Soldi. Tanti soldi. E forse entravo in politica… ma è stato facile, Giacomino, facile. E’ facile occludere l’aorta se sei un cardiochirurgo. Facile. C’era concitazione. Sapevano che era mio figlio, mi lasciavano fare. E per me è stato facile. Non poteva esserci uno scandalo. Arrivavano i fondi, arrivavano i politici. Non potevo permettermi uno scandalo. Era un drogato, lo avrebbero saputo tutti. E’ stato facile. Basta chiudere l’aorta col bisturi. Sembra un infarto. Poi abbiamo finto. Abbiamo pianto. Abbiamo tolto di mezzo la cartella con i valori così nessuno ha mai saputo nulla. Per un primario è semplice sostituire le cartelle. L’abbiamo raccontata bene! Il cuore tenuto in mano, il ‘macabro’ destino! Siamo stati bravi! La commissione ci ha creduto subito. Era mio figlio. Non può essere che un padre uccide il figlio. Avevamo fatto bene i nostri conti. Luigi aveva calcolato tutto. Ma non aveva calcolato il rimorso. Quello non l’aveva calcolato… quello non l’aveva calcolato… (ha finito di sistemare le scatoline, mette via la busta e si va a sdraiare sul materasso per dormire) ma oggi l’abbiamo rifatto, eh Giacomino? L’abbiamo rifatto! Il ragazzo era su una brutta strada. Stesso ragazzo, mio figlio. Stesso padre, Luigi, per il ragazzo. Allora l’ho rifatto. Ho ucciso il ragazzo. Gli ho dato una pasticca di cianuro. Di cianuro, Giacomino… Scandalo. E’ ricco, è ricco suo padre. Non può permettersi uno scandalo e Luigi non può permettere che altri abbiano il rimorso, anche se il ponte cura tutto. Luigi ha già il rimorso e un rimorso in più non cambia. Gli abbiamo dato il cianuro ma gli abbiamo dato anche una possibilità di scelta. Se non prende più le pasticche, non prende il cianuro e abbiamo salvato il figlio. Se le prende, prende il cianuro e abbiamo salvato il padre. Così il padre può fare carriera, senza rimorsi… senza rimorsi… Notte stellata. Notte stellata, notte fortunata. Luigi ha fatto una buona azione. Una buona azione, così forse la suora ci darà dell’altro caffè. Fa schifo il caffè… fa schifo… (si addormenta)

- FINE -