La dichiarazione d’amore

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AUTRICE

GIUSEPPINA CATTANEO

         

http://giusicopioni.altervista.org/

POSIZIONE S.I.A.E. N° 193077

Codice opera Siae 926004 A

TITOLO

LA DICHIARZIONE

D’AMORE

COMMEDIA IN DUE ATTI

Personaggi

MARZIA Tenetti

ANNUNZIATA Tegolini (primo nome Maria) mamma di Marzia

CAROLINA la colf che trova lo striscione

FEDERICO MENESTRELLI amministratore

GIANFELICE carabiniere

DON ELPIDIO parroco

LIDIA la vicina

NICOLA ladro

CELESTINA suora

POLDO 2° carabiniere

RAMON autore dello striscione

TRAMA

Appeso dal cancello del loro condominio, mamma Annunziata con la figlia Marzia, trovano uno striscione che riporta una calorosa dichiarazione d’amore. La domestica Carolina aiuta le due donne a risalire all’autore innamorato segretamente della figlia ormai in età matura. Alcune visite maschili susciteranno fraintendimenti nelle reali intenzioni degli uomini in questione, fino a scoprire la verità, cioè che lo striscione era .................

ATTO PRIMO

A casa di Marzia.

SCENA I

Marzia

MARZIA. (Sta leggendo un giornale sul divano) “Tenta di uccidere la moglie mettendo del veleno nella stanza da letto prima di recarsi al lavoro. Morti due vicini di casa, un postino e un idraulico”. Se spargessi veleno in casa mia, nessuno morirebbe. Nemmeno un moscone! Postino ... se almeno ricevessi raccomandate! A tutti arrivano raccomandate! A me no. Niente raccomandate e perciò niente postino! L’idraulico! La mia caldaia funziona perfettamente. La mia vicina chiama l’idraulico in continuazione per la sua caldaia! Le ho chiesto di mostrarmi come farla smettere di funzionare ma non me lo vuol dire, dice che vuole tenersi l’idraulico tutto per sé perché è troppo bello. Avete capito? E io qui sola a sognare l’idraulico azzurro ... scusate, volevo dire, il principe azzurro.

SCENA II

Marzia e Annunziata

ANNUNZIATA. (Entra in scena da destra) Marzia! Quando la smetterai di oziare?

MARZIA. Quando qualcuno mi sposerà. Allora non ozierò e comincerò a girare il mondo.

ANNUNZIATA. Smetti di sognare ad occhi aperti allora e datti da fare per trovare quel “qualcuno”. (Al pubblico) lasciamogli credere che quando lo avrà trovato, lui la porterà in giro per il mondo.

MARZIA. Mamma, non è colpa mia se tu mi hai regalato una caldaia che non si rompe mai.

ANNUNZIATA. Che vuoi dire?

MARZIA. Voglio dire che è grazie alle caldaie rotte che oggi si fanno gli incontri amorosi.

ANNUNZIATA. (Al pubblico) come sono cambiati i tempi! Una volta si andava in balera per incontrare l’uomo della tua vita, ora si va in caldaia.

MARZIA. Questo pensiero fisso mi stressa. Mi sento stressata, stanca, triste, sognante, distratta, e pure scocciata.

ANNUNZIATA. E anche in sovrappeso mi sembra.

MARZIA. Io in sovrappeso? Ma se sono a dieta da sei mesi!

ANNUNZIATA. E quanti chili hai perso?

MARZIA. Cinque etti.

ANNUNZIATA. Solo cinque etti in sei mesi?

MARZIA. Mamma, non sono “solo” cinque etti ma “mezzo chilo”. E non è poco. E poi, lo sai che non mi piace fare le cose di fretta.

ANNUNZIATA. Lo so purtroppo.

MARZIA. Mamma, quando mi sento così, mi pongo sempre la stessa domanda: tu volevi un maschio o volevi me?

ANNUNZIATA. Io ... io ... me lo ricordo molto bene ... io volevo solo guardare il film!

MARZIA. Vuoi dire che ... sono stata uno sbaglio?

ANNUNZIATA. Certo che no. Anche se mi sono persa tanti film a causa di tuo padre, il povero marito mio. (Guardando in alto) che Dio se lo tenga ben stretto.

MARZIA. Dunque?

ANNUNZIATA. Io ho sempre desiderato una bambina. Una bambina come te.

MARZIA. Dici sul serio?

ANNUNZIATA. Certo figlia mia. Non ti cambierei con nessuno al mondo. Tranne che per George Clooney.

MARZIA. Mamma, per favore! Non scherzare su certe cose.

ANNUNZIATA. Non sto scherzando affatto!

MARZIA. Mamma!

ANNUNZIATA. Va bene, va bene. Con te non si può mai scherzare. (Al pubblico) non stavo scherzando. Ah, dimenticavo, la settimana prossima non posso accompagnarti dal ginecologo.

MARZIA. E perché?

ANNUNZIATA. Perché ho l’appuntamento dall’estetista.

MARZIA. Tu sai quanto tenga che tu ci venga. Tu sai quanta paura ho ad andare senza di te. Tu sai che non mi piace il mio ginecologo.

ANNUNZIATA. Si lo so.

MARZIA. E tu pur sapendo tutte queste cose, avresti il coraggio di scegliere ancora la tua estetista?

ANNUNZIATA. (Pensa) si.

MARZIA. Grazie mamma. Era quello che volevo sentirmi dire.

ANNUNZIATA. Suvvia, non è la fine del mondo.

MARZIA. Andare dal ginecologo è persino più brutto che andare ... dal pasticcere!

ANNUNZIATA. Ti capisco molto bene, per chi poi sta seguendo una dieta “ferrea” come la tua, è esattamente così.

SCENA III

Marzia, Annunziata, Carolina

CAROLINA. (Entra da destra correndo, ha il fiatone. Ha con sé una stoffa arrotolata e un sacco dell’immondizia nero) signora Marzia, signora Marzia! Guardi ... guardi ... cosa ho trovato ... appeso al cancello!

MARZIA. (Pensa sia il lenzuolo caduto dal suo terrazzo) grazie Carolina per avermelo riportato. Sarà caduto dal terrazzo a causa del troppo vento.

CAROLINA. (Non riesce a parlare a causa del fiatone) no ... no ... c’è scritto ...

MARZIA. Come? Qualcuno ha scritto sul mio lenzuolo?

ANNUNZIATA. Che scherzo di cattivo gusto.

CAROLINA. Nessuno ... scherzo. È un ... (v. i.).

MARZIA. Nessuno scherzo? Mi stai dicendo che qualcuno lo ha fatto di proposito?

ANNUNZIATA. E chi è stato? Tu lo sai visto?

CAROLINA. No ... no ... nessuno ha scritto.

MARZIA. Come “nessuno ha scritto”? O qualcuno ha scritto o nessuno ha scritto sul mio lenzuolo. Spiegati.

ANNUNZIATA.  Ma si può sapere perché parli a singhiozzo oggi? Non vorrai dirmi che sei in sciopero?! Marzia, se è in sciopero non la pagare.

CAROLINA. Scusate, dovevo solo riprendere fiato. Ho fatto le scale di corsa. 

MARZIA. Mostrami subito il mio lenzuolo.

CAROLINA. Non è il suo lenzuolo signora Marzia.

ANNUNZIATA. Non è il suo? (Esce un attimo a sinistra e rientra subito) non è il suo! Il suo è ancora appeso ad asciugare. E se non è il suo lenzuolo perché lo hai portato qui? Chissà che malattie porta addosso!

MARZIA. Carolina, porta via immediatamente quella specie di lenzuolo intriso di chissà quale ... (viene interrotta). 

CAROLINA. Signora, non è suo ma è per lei.

MARZIA. (Meravigliata perché non riceve mai regali) per me? Qualcuno mi ha regalato un lenzuolo?

ANNUNZIATA. E chi ti ha regalato un lenzuolo ... usato?

CAROLINA. (Che nel frattempo avrà srotolato il lenzuolo) è una dichiarazione d’amore.

MARZIA. Che vuoi dire?

CAROLINA. Legga. (Lo srotola).

MARZIA. (Legge) “Quando pensi di aver avuto tutto dalla vita, fai un incontro casuale e ti accorgi che non puoi più farne a meno. Sei una luce su questa terra. La mia luce. L’erba del vicino non è sempre così verde. Ti amo M.T.

CAROLINA. È una dichiarazione per lei Marzia.

MARZIA. (Felice) per me? E chi mi fa una dichiarazione in questo modo?

ANNUNZIATA. Perché c’è forse qualcun altro che ti ha fatto una dichiarazione?

MARZIA. Nessuno.

ANNUNZIATA. Siamo sicuri che sia per te?

MARZIA. Mamma, se Carolina dice che è per me, significa che è per me.

CAROLINA. Ci sono le iniziali dopo il “Ti amo” e corrispondono al suo nome e cognome. Emme per Marzia e Ti per Tenetti. Ho controllato, in tutto il condominio non c’è nessuno che abbia le stesse iniziali.

MARZIA. (Al settimo cielo) qualcuno mi ama ... qualcuno mi ama ...

ANNUNZIATA. Però è un modo strano per dirtelo ...

CAROLINA. Le persone fanno cose strane ed originali quando si tratta di dichiarazioni d’amore. Chi fa sventolare uno striscione da un elicottero, chi dalla cima di una montagna, e chi da ...

MARZIA. ... un cancello del condominio. Amo già chi me lo ha scritto.

ANNUNZIATA. Ma se non lo conosci nemmeno! Potrebbe essere chiunque! Persino ... persino ... un assassino!

MARZIA. Mamma, come sei catastrofica!

CAROLINA. Non credo proprio che sia un assassino.

ANNUNZIATA. E perché non un assassino?

CAROLINA. Perché avrebbe scritto le parole con il rosso ... sangue!

MARZIA. Invece sono blu!

ANNUNZIATA. E con questo? Se sono blu vuol dire che è stato scritto da un nobile?

MARZIA. (Sognante) un nobile si è innamorato di me ...

ANNUNZIATA. Perché tu conosci un nobile?

MARZIA. Io no, ma lui potrebbe conoscere me.

ANNUNZIATA. Improbabile.

MARZIA. Hai letto mamma quanto sono belle queste frasi d’amore?

ANNUNZIATA. Belle. Non ho capito il significato della frase: “l’erba del vicino non è sempre così verde”.

MARZIA. Mamma tu non te ne intendi, sono frasi d’amore moderne che noi giovani diciamo al giorno d’oggi. Vero Carolina?

CAROLINA. Assolutamente. Io dico spesso al mio fidanzato che l’erba della sua vicina non è sempre così verde come lui pensa.

MARZIA. Visto mamma? Che ti avevo detto?

ANNUNZIATA. (Poco convinta) sarà ... e perché hai portato anche con te quel ... sacco Carolina?

CAROLINA. Questo sacco era accanto allo striscione e secondo il mio fiuto, qui c’è la risposta alla nostra domanda.

MARZIA. Tu hai fiuto? E da quando?

ANNUNZIATA. Infatti, se non fosse mia figlia che ti mostra i lavori da fare in casa, tu non vedresti mai nulla che non va.

CAROLINA. Non quel tipo di fiuto. Io ho il fiuto dell’investigatrice.

MARZIA. Si, sei la mia Carolina 007.

ANNUNZIATA. Al massimo potresti essere una “farina 00!

CAROLINA. Prendetemi pure in giro, ma io vi dimostrerò che dentro al sacco c’è il nome dell’autore dello striscione. Guarda caso, proprio oggi questo sacco dell’immondizia era in un posto inusuale. (Inizia a togliere dal sacco cartacce, bottiglie di plastica, lattine e altro).

ANNUNZIATA. (Ironica) Marzia, regolati perché ora vorrà un aumento di stipendio. Gli investigatori costano!

CAROLINA. Non sarebbe una cattiva idea dato che il mio stipendio è fermo a quella cifra da dieci anni.

MARZIA. (Volendo tagliare corto) non stavi cercando il mio corteggiatore? Non distrarti allora o ti potrà sfuggire, 007dei miei stivali.

CAROLINA. (Al pubblico) quando si tratta di aumento, cambia sempre discorso. Trovato! Ho trovato l’autore! (Ha in mano un pezzo di carta accartocciato).

MARZIA. Leggi! Leggi!

ANNUNZIATA. Sono curiosa anch’io di sapere chi mi libererà da mia figlia.

MARZIA. Mamma ...

ANNUNZIATA. Non si può più parlare in questa casa.

CAROLINA. Sentite ... (legge) Paco Salomon ... è uno straniero! Signora Marzia è spagnolo il suo corteggiatore segreto.

ANNUNZIATA. Fai leggere anche me ...

CAROLINA. Paco Salomon ... presto andremo in Spagna! Evviva! (Balla) la movida spagnola! El nino de oro!

MARZIA. (Balla) beviamo la sangria! Taca toro! Olè! Olè!

ANNUNZIATA. È meglio che ritorniate coi piedi e col cervello a casa vostra, la Spagna la vedrete solo in vacanza o sulla cartina geografica. Qui c’è scritto, paco salomon ...

CAROLINA. E io che ho detto? (Al pubblico) è sempre così sapete? Se le cose le dico io non vanno bene, ma se loro dicono le stesse cose, sono perfette.

ANNUNZIATA. Paco salomon e um paco di carta igenica con dopiveli. Questa è una lista della spesa scritta da una persona che non sa scrivere. Altro che spagnolo!

CAROLINA. E quel Salomon?

ANNUNZIATA. Quel salomon è un salmone.

MARZIA. E perciò ... niente Spagna?

ANNUNZIATA. Si, se ci vuoi andare in vacanza ... da sola.

CAROLINA. O con me.

ANNUNZIATA. Carolina, porta via questo sacco per favore.

CAROLINA. E no, io sono sicura che qui dentro c’è il nome ... dello spagnolo che la ama. (Prosegue a rovistare nel sacco).

SUONO DI CAMPANELLO

MARZIA. Se fosse lui?

ANNUNZIATA. Lui chi?

CAROLINA. Lo spagnolo!

ANNUNZIATA. E perché dovrebbe essere spagnolo? Lo striscione è scritto in italiano!

CAROLINA. Lo ha fatto solo per sviare le indagini.

ANNUNZIATA. Carolina, se tu fossi alle mie dipendenze, ti avrei già licenziato da un pezzo.

SUONO DI CAMPANELLO

SCENA IV

Marzia, Annunziata, Carolina e amministratore

AMMINISTRATORE. (Fuori scena) c’è nessuno? Sono Federico, l’amministratore del condominio.

MARZIA. Avrà con sé le spese condominiali. (Mentre va ad aprire) ragazze, mi raccomando, nessuna parola sullo striscione. Il mio spasimante è un fatto privato e riservato. 

ANNUNZIATA. E se si venisse a sapere che qualcuno ti ha scritto uno striscione invece di parlarti direttamente, chissà che risate si farebbe.

MARZIA. Ecco, vedo che hai capito. (Apre la porta).

AMMINISTRATORE. (Entra da destra) buongiorno signora Tenetti. Perdoni il disturbo ma sto consegnando le spese a tutto il condominio.

MARZIA. Puntuale come un orologio.

AMMINISTRATORE. Eh, lo so, è sempre un momento triste questo.

CAROLINA. Ma non come il trenta del mese. Vero signora Marzia?

AMMINISTRATORE. Il trenta? Ieri ne avevamo il trenta.

CAROLINA. E’ quello che vado dicendo da ieri, ma sembra che qui nessuno ci senta.

MARZIA. Carolina, non importunare il signor Menestrelli con i tuoi problemi.

CAROLINA. Miei e suoi!

AMMINISTRATORE. Signora Carolina, le posso chiedere perché ... rovista nella spazzatura?

CAROLINA. Sto cercando lo spasimante della ... (viene prontamente interrotta).

MARZIA. Spumante! Carolina sentiva odore di spumante ... provenire da questo sacco contenente il “secco” esposto in strada ... e così ...

ANNUNZIATA. ... e così ha pensato che ci fosse una bottiglia di vetro.

CAROLINA. Io ho pensato tutte quelle cose?

MARZIA. Io sono una ecologista convinta e sono per la raccolta differenziata sempre. Anche con la spazzatura di altri.

AMMINISTRATORE. Brava! Un comportamento da cittadina modello.

CAROLINA. (Al pubblico) vedete? Lei che mi sta guardando è una cittadina modello, io che sto frugando nella spazzatura, no.

ANNUNZIATA. E come vede, oltre al vetro, ci sono anche bottiglie di plastica. Che inciviltà!

MARZIA. Non capisco come non si possa amare la nostra Terra, come non si possa fare tutto il necessario per alleviare dolori alla nostra Terra!

AMMINISTRATORE. Io non sapevo che lei fosse un’ecologista in prima linea.

ANNUNZIATA. In primissima linea, mia figlia è una pura ecologista al cento per cento.

AMMINISTRATORE. (Pensa) torno subito. (Esce).

MARZIA. (Respirando) l’abbiamo scampata. Per il momento. Mamma, grazie per avermi sostenuta.

ANNUNZIATA. Figurati, non voglio mettere in ridicolo mia figlia.

CAROLINA. Se in ridicolo ci sono io, non importa, vero? E comunque, è me che dovete ringraziare. Se l’amministratore non fosse stato distratto da me mentre rovistavo nel sacco ... avrebbe visto sicuramente lo striscione dato che è in bella mostra.

MARZIA. Mamma, non hai piegato lo striscione?!

ANNUNZIATA. E no, volevo capire meglio quello che c’era scritto.

MARZIA. (Mentre lo piega) lo leggeremo dopo, l’amministratore starà ritornando. Spero non porti con sè altre spese.

AMMINISTRATORE. (Entra con altri 4-5 sacchi dell’immondizia, tutti uguali ma di colore diverso da quello trovato da Carolina) spero di fare cosa gradita portandole questi sacchi da controllare per la raccolta differenziata. Li ho trovati ieri all’angolo della strada e li avevo depositati nel ripostiglio.

CAROLINA. Sinceramente, io avrei gradito delle altre spese per la signora da pagare.

MARZIA. Sono tanti ...

ANNUNZIATA. (Fingendo) ha fatto benissimo! Non è un bel gesto Marzia?!

MARZIA. (Mentendo) gesto splendido.

AMMINISTRATORE. Sono contento di avervi reso felici.

CAROLINA. Io non sono poi così felice dato che presumo tocchi a me controllare tutto.

ANNUNZIATA. Ovvio.

CAROLINA. Visto da tutti i presenti che la signora Marzia è una persona molto attenta all’ambiente, pensavo che potesse aiutarmi.

MARZIA. Non ti pago per pensare, ma per lavorare.

AMMINISTRATORE. Non capisco chi possa averli depositati in quell’angolo nascosto. Si cerca sempre di pensare bene di chi ti sta accanto, invece poi ti accorgi che l’erba del vicino non è sempre così verde.

ANNUNZIATA. MARZIA. CAROLINA. (Si guardano stupite perché è una frase scritta sullo striscione) l’erba del vicino non è sempre così verde? (Controllano velocemente lo striscione senza farsi vedere. E lo faranno in modo divertente).

MARZIA. (Piano alla mamma) è l’autore dello striscione?!

ANNUNZIATA. (Piano a Marzia) potrebbe essere.

CAROLINA. (Interessata) lei è spagnolo?

AMMINISTRATORE. No, non sono spagnolo.

CAROLINA. Ne è sicuro? Mi dica la parola sangria in spagnolo.

AMMINISTRATORE. Non saprei ... sangria?

CAROLINA. Esatto. E mi dica come si dice “movida” in spagnolo?

AMMINISTRATORE. Penso ... movida.

CAROLINA. (Si avvicina alle due, piano) è lo spagnolo che stavamo cercando. Non ha sbagliato una frase!

MARZIA. (Piano alle due) no, non è lui. È troppo in là con gli anni!

ANNUNZIATA. (Piano a Marzia) potrebbe avere delle qualità nascoste però.

MARZIA. Nascoste bene a quanto pare.

AMMINISTRATORE. Scusate, ma dovrei passare dagli altri cond ... (viene interrotto).

ANNUNZIATA. Lei non si muove di qua. Carolina, fai accomodare lo spagn ... volevo dire il signor Federicos.

AMMINISTRATORE. Io ... mi chiamo Federico e non Federicos.

CAROLINA. E se lei non sapesse ancora che il suo nome è Federicos? E qual è il suo cognome?

AMMINISTRATORE. Il mio cognome è Menestrelli.

CAROLINA. È un cognome spagnolo?

AMMINISTRATORE. No. E ora se mi scusate ...

ANNUNZIATA. Senor Federicos, le piace la mia muciacia? (Indicando Marzia).

AMMINISTATORE. Prego?

MARZIA. Mamma, smetti per favore.

ANNUNZIATA. (Alludendo) “l’erba del vicino non è sempre così verde” ... le piace allora? (Indica all’amministratore sua figlia con la testa).

AMMINISTRATORE.Non capisco ...

CAROLINA. È stato lei ha scrivere quelle frasi oppure no?

AMMINISTRATORE. Si sono stato io. (Indicando le fatture).

MARZIA. Oh no! E io che mi immaginavo un bel giovanotto che ... (v. i.).

AMMINISTRATORE. Mi dispiace, sono solo io che faccio i conti per il condominio.

CAROLINA. Conti? Lei ha scritto i conti?

AMMINISTRATORE. Si. Preparo io tutto.

MARZIA. E perciò lei è solo l’autore delle fatture e non dello ...

AMMINISTATORE. Si ... non stava parlando di chi avesse preparato le fatture?

CAROLINA. Eh no! Siccome stamane ho trovato uno strisc ... (viene prontamente interrotta).

MARZIA. Grazie signor Federico per le fatture e se proprio deve andare, non la voglio trattenere.

ANNUNZIATA. E ... e quell’erba di cui parlava?

AMMINISTRATORE. Scusi, di che erba sta parlando?

CAROLINA. Signora Annunziata, se non lo ha ancora capito, niente Spagna e niente erba.

AMMINISTRATORE. (A Marzia piano) sua mamma sta bene?

MARZIA. (All’amministratore, piano) oggi non molto, deve aver preso troppo sole. A lei il sole fa questi brutti effetti. Ma si riprenderà in fretta, ne sono sicura. Si fidi di me.

AMMINISTRATORE. (A Marzia piano) ma oggi non c’era il sole!

CAROLINA. (Che avrà ascoltato) è stato il sole di ieri. Su di lei ha un effetto ritardante.

AMMINISTRATORE. Capisco. Beh, io vado. Arrivederci.

ANNUNZIATA. Adios amigo!

AMMINISTRATORE. ... arrivederci ...

CAROLINA.  (Piano all’amministratore) ... è il sole ...

AMMINISTRATORE. Immaginavo. (Esce a destra).

MARZIA. Grazie a Dio non è lui.

ANNUNZIATA. Ne sei proprio sicura?

MARZIA. Mamma basta per favore. E se anche fosse stato lui, gli avrei detto comunque di no, stanne certa.

ANNUNZIATA. Non puoi lasciarti scappare queste occasioni.

CAROLINA. Quello non era un’occasione, ma un saldo.

ANNUNZIATA. Figlia mia, se vai avanti di questo passo, rimarrai sola. Ciao. (Esce di scena a destra).

MARZIA. Non vede l’ora di vedermi maritata! Mi venderebbe a chiunque!

CAROLINA. Cosa ne faccio di tutti questi sacchi?

MARZIA. Di sotto non si possono portare perché l’amministratore è ancora nei paraggi e perciò ... per il momento li mettiamo sul terrazzo.

CAROLINA. Se li vuol portare lei, faccia pure, non mi offendo. Intanto vedo di trovare qualche indizio sul suo ammiratore sconosciuto in questo sacco.

MARZIA. Solo perché stai lavorando, li porto io sul terrazzo. Ma chi potrebbe essere l’autore di questo striscione ...? (Esce a sinistra con i sacchi).

SCENA V

Carolina e Carabiniere

CARABINIERE. (Spiando dalla porta) Carolina ... Carolina ... ci sei? (Entra).

CAROLINA. Ciao amore.

CARABINIERE. Ciao amor ... e. Cosa stai facendo?

CAROLINA. (Colta sul fatto) io? Niente. Stavo solo ... stavo solo ... occupandomi della raccolta differenziata. Si, ecco, stavo occupandomi della differenziata. (Al pubblico) non posso dire la verità o mi troverò presto disoccupata.

CARABINIERE. È un’indecenza!

CAROLINA. (Che non ha capito il motivo per cui dice la frase e tutte quelle che seguono. Decisa) vero!

CARABINIERE. È uno scandalo al giorno d’oggi!

CAROLINA. (Decisa) assolutamente si!

CARABINIERE. È uno sfruttamento illegale!

CAROLINA. (Decisa) sono pienamente d’accordo!

CARABINIERE. La tua signora raccoglie tutta l’immondizia in un sacco unico e poi la fa differenziare a te. Queste cose non si fanno! Tu non sei una schiava! Chiamala che gliene voglio dire quattro. Anzi la denuncio per sfruttamento!

CAROLINA. (Decisa) si, denunciamola!

CARABINIERE. Dov’é?

CAROLINA. (Decisa) è di là quella sfruttatrice!

CARABINIERE. E se non la smette di trattarti così le metto subito le manette.

CAROLINA. Si, mettile subito le manette!

SCENA VI

Carolina, Carabiniere e Marzia

MARZIA. (Rientrando da sinistra) eccoli sistemati ... ah, buongiorno Gianfelice.

CARABINIERE. Non è un buon giorno per me.

CAROLINA. (Decisa) e nemmeno per me!

MARZIA. E ... perché? È successo qualcosa di brutto?

CARABINIERE. La mia Carolina.

MARZIA. Ma ... non mi sembra sia così brutta! Non è una bellezza ... ma da qui a brutta ce ne passa.

CARABINIERE. Sta trattando la mia amata Carolina come una schiava.

MARZIA. Come ... un schiava?

CAROLINA. (Decisa) si, come una schiava! (Al Carabiniere, rendendosi conto) e perché come una schiava?

CARABINIERE. Non ti stava forse facendo selezionare tutta l’immondizia?

CAROLINA. (Decisa) si, vero!

MARZIA. Non è così! È solo che ...

CARABINIERE. Sentiamo, mi dica perché il mio amore era inginocchiato a differenziare l’immondizia?! Mi dica!

CAROLINA. Su, lo dica! Lo dica perché mi ha messo in ginocchio a differenziare l’immondizia?

MARZIA. (Al Carabiniere) scusi un attimo. (Prende Carolina e si allontanano. Piano) cosa stai facendo? Ma se sei stata tu a voler rovistare nel sacco per cercare le prove del mio innamorato!

CAROLINA. (Piano a Marzia) è vero! Non me lo ricordavo più.

MARZIA. E perciò ora vedi di rimediare col tuo fidanzato o sei nei guai.

CAROLINA. E come faccio?

MARZIA. Tu mi hai messo in questo pasticcio e perciò ... vedi di arrangiarti. E non far parola dello striscione!

CAROLINA. Assolutamente no!

CARABINIERE. Ora io la porto in centrale e la denuncio per sfruttamento ... (viene interrotto).

CAROLINA. (Avvicinandosi con dolcezza) Gianfelicino ...

CARABINIERE. Si, dimmi.

CAROLINA. Ti arrabbi se ti dico che non è stata la signora Marzia a ordinarmi di separare l’immondizia?

CARABINIERE. Non è stata lei? Che vuoi dire?

MARZIA. Voglio dire che non è stata lei. Non sei arrabbiato vero?

CARABINIERE. Certo che sono arrabbiato! Lo sai che non voglio mi si racconti bugie!

MARZIA. Ma io non ti ho raccontato bugie, caro Gianfelicino.

CARABINIERE. Ma se mi hai appena detto che non è stata la signora Marzia a ... (v.i.).

CAROLINA. ... non è stata lei perché sono stata ... (v.i.).

CARABINIERE. Non mi dirai che sei stata tu perché io ... io ...

CAROLINA. Io? No! È stata ... la mamma della signora Marzia ad obbligarmi!

MARZIA. Come? È stata mia ... (v.i.).

CAROLINA. (Piano a Marzia) o sta al gioco o riferisco dello striscione.

MARZIA. È stata mia mamma! Quando io non c’ero. Appena arriva, mi sente. Non deve permettersi di chiedere queste cose vergognose alla mia cara Marzia.

CARABINIERE. Beh, se le cose stanno così ...

CAROLINA. Eh si, stanno così.

MARZIA. Purtroppo mia mamma, ha un inizio di una malattia degenerativa e spesso non sa quello che dice.

CARABINIERE. Beh, capisco, certe situazioni sono un problema ... capisco molto bene.

SUONO DI TELEFONO

MARZIA. Carolina ...

CAROLINA. Si ...

MARZIA. Il telefono ...

CAROLINA. Si, lo sento ...

MARZIA. E non vai a rispondere?

CAROLINA. Io? Il telefono è suo.

MARZIA. È mio ma io pago te per rispondere al telefono.

CAROLINA. Davvero? Lei mi paga per rispondere al telefono? E perché io non le so queste cose? E perché allora cucino, sistemo casa, “faccio la differenziata” quando invece dovrei solo rispondere al telefono?

MARZIA. Va bene, ho capito, rispondo io. (Esce a sinistra).

CARABINIERE. Hai fatto bene a metterla al suo posto. Se dai una mano a certe persone e queste si prendono tutto il braccio.

CAROLINA. Questa, si è presa anche la gamba. E ... perché sei qui? Perché questa sorpresa Gianfelicetto?

CARABINIERE. Ho avuto una chiamata da queste parti perché ... (Suona il suo cellulare) scusa. Si, dimmi ... (Si mette in disparte e finge di parlare).

CAROLINA. Io odio i cellulari. I telefoni fissi no, allontanano da me le persone poco gradite (indica a sinistra. Controlla lo striscione). Chi mai può aver fatto una cosa così carina? Senza firma e senza nessuna prova è impossibile scoprirne l’autore. E io sono curiosa di saperlo. Anzi, curiosissima! (Guarda il suo uomo, guarda lo striscione e poi riguarda il suo uomo). E se chiedessi al mio Gianfelicicino di trovare chi lo ha scritto? Lui indaga su casi più difficili di questo e il colpevole lo trova sempre. Potrei poi fargli giurare di non farne parola con nessuno, lo stipendio serve a tutti e due per pagare il mutuo della nostra futura casa. Glielo dico o non glielo dico? (Guarda a sinistra, poi il suo uomo, poi ancora a sinistra) glielo dico. Vado sul sicuro con lui, il mio Gian è un uomo molto discreto.

CARABINIERE. (Smette di parlare al cellulare) ma guarda! C’è un tizio che è rimasto incastrato nel bagno di un ristorante e chiamano me! Più che lui è il suo piede che è incastrato nella tazza del water. È successo perché quando ha finito di ... (viene interrotto).

CAROLINA. Si-si, ho capito, va bene così.

CARABINIERE. Lo conosci, è il dirimpettaio di tua cugina che mi hai presentato la settimana scorsa.

CAROLINA. Si, lo conosco. (Al pubblico) è la discrezione in persona. Gianfilino, se io ti chiedo una cosa, tu mi aiuti?

CARABINIERE. Tutto quello che vuoi Caroletta mia.

CAROLINA. Ma tu poi non vai in giro a raccontarlo, vero?

CARABINIERE. Assolutamente no, Carolinetta mia.

CAROLINA. Bene. (Va a prendere lo striscione che si trova sulla sedia arrotolato e per il momento si vede solo la parte dietro, quella non scritta) questo è ... (viene interrotta).

CARABINIERE. Quel lenzuolo mi ricorda il motivo per cui sono venuto qui.

CAROLINA. Non è proprio un lenzuolo.

CARABINIERE. Una signora del palazzo di fronte ci ha chiamato perché ha trovato la sua auto sporca di pittura blu e vuole sporgere denuncia.

CAROLINA. Pittura blu?

CARABINIERE. Si, e ci sono segni di pittura blu anche vicino al cancello d’entrata del vostro palazzo.

CAROLINA. (Timorosa) vicino al cancello ... (guarda lo striscione) pittura ... blu?

CARABINIERE. Si. La signora ha sporto denuncia e il disgraziato che ha compiuto questo reato se la dovrà vedere con la giustizia.

CAROLINA. Con la ... giustizia ...?

CARABINIERE. Eh si, tolleranza zero per gli imbrattatori. Su, torniamo a noi. Che mi stavi dicendo su quel lenzuolo?

CAROLINA. Ah ... questo?

CARABINIERE. Si, mi stavi dicendo che non è proprio un lenzuolo. E che cos’è allora?

CAROLINA. Ecco ... ecco ... questo ... siccome ... presumendo ...

CARABINIERE. Mi stavi chiedendo qualcosa di cui non dovevo fare parola con nessuno. Dimmi dunque.

CAROLINA. Per gli imbrattatori c’è sempre il carcere vero?

CARABINIERE. Si certo. Perché questa domanda?

CAROLINA. Niente, chiedevo ...

CARABINIERE. (Si avvicina allo striscione) se non è un lenzuolo, che sarà?! Sai che mi hai incuriosito?

CAROLINA. (Si allontana subito per non far scoprire lo striscione) e ti pareva.

CARABINIERE. Che sarà mai di così prezioso.

CAROLINA. È prezioso ... si. Anzi ... preziosissimo! Questo ... questo ... è ...

CARABINIERE. Sentiamo. Sembra così avvolto nel mistero, tutto così quasi mistico.

CAROLINA. (Pensa) mi ... mi ... mistico?

CARABINIERE. Si, ho detto mistico perché ... (v.i.).

CAROLINA. Suora!

CARABINIERE. Suora?

MARZIA. (Entra da sinistra).

CAROLINA. La signora Marzia si vuol fare suora.

MARZIA. Eh?!!!

CARABINIERE. Signora Marzia ... perché ... suora?

MARZIA. Io ... suora? Carolina, non capisco perché ... (viene interrotta).

CAROLINA. ... non vuole farsi suora ... per il momento.

MARZIA. (Piano a Marzia) che cosa stai combinando?

CAROLINA. (Piano a Carolina) niente. Sto solo salvando la vita al suo scrivano innamorato.

MARZIA. Hai detto qualcosa, al tuo ... quando io ... (indica Gianfelice).

CARABINIERE. E quando si farà suora?

MARZIA. Mai.

CAROLINA. Ecco ... sta pensando di farsi suora ma è ancora indecisa.

MARZIA. Molto indecisa. Diciamo indecisissima. 

CARABINIERE. Quella stoffa mi sembra ...

CAROLINA. (Pensando che stia scoprendo tutto), no, Gianfelicettino, non è quello che tu pensi ...

MARZIA. Glielo hai detto!

CARABINIERE. È la stoffa ...

CAROLINA. (Pensa che dica lo striscione) no!

CARABINIERE. ... per l’abito da suora!

CAROLINA. (Si rende conto di quello che ha appena sentito) si! E’ per l’abito da suora! (Finge di prendere le misure a Marzia) il colore è perfetto. Lo facciamo sopra il ginocchio o sotto?

CARABINIERE. Io direi sotto il ginocchio.

MARZIA. (Piano a Marzia) più tardi ti strozzo.

CAROLINA. Si, sotto il ginocchio. E come lo facciamo lo scollo?

CARABINIERE. Lei è fortunata signora ... volevo dire, suor Marzia. È fortunata ad avere la mia Carolina con lei. A volte succede così, fai un incontro casuale e ti accorgi che non puoi più farne a meno.

CAROLINA. MARZIA. (Si guardano) fai un incontro casuale che non puoi più farne a meno?

CAROLINA. Che cosa hai detto?

CARABINIERE. Quello che avete ripetuto voi.

CAROLINA. (Alterata) che cosa hai detto?

CARABINIERE. Che ho detto di così strano: fai un incontro casuale che non puoi più farne a meno.

CAROLINA. MARZIA. (Controllano velocemente lo striscione senza farsi vedere e lo fanno in modo simpatico) fai un incontro casuale che non puoi farne più a meno.

CAROLINA. E così ti piace lei. (Indica con la testa Marzia).

CARABINIERE. Lei? Non capisco che vuoi dire.

CAROLINA. Tu capisci molto bene invece. Come puoi farmi questo?!

CARABINIERE. Sei sicura di stare bene? Io amo te e nessun altro. Ma l’hai vista? Quel genere non fa per me.

MARZIA. (Infastidita) e di che genere sarei io?

CARABINIERE. Un genere che va bene con l’abito lungo bianco. Quello di prima. (Indicando lo striscione-abito da suora).

CAROLINA. Ne sei sicuro? Non mi stai mentendo?

CARABINIERE. E perché dovrei?

CAROLINA. Se sei innamorato di lei devi dirmelo subito o io dubiterò di te per sempre.

CARABINIERE. (Le prova la febbre) non scotti ... ma non sai ugualmente quello che dici. A me quella non fa nessun effetto. E poi non capisco il motivo di queste domande.

MARZIA. Stia attento a quello che dice sa? Non farò nessun effetto a lei ma a qualcun altro si.

CARABINIERE. Non ne sono convinto.

MARZIA. Eh no, e ne ho la prova. (Prende lo striscione).

CARABINIERE. (Ride a crepapelle).

MARZIA. E perché ride?

CAROLINA. Infatti perché ridi?

CARABINIERE. Il telo bianco ... suora ... ha fatto effetto ... a Dio! (Ride).

MARZIA. (Guarda lo striscione che ha con sé) veramente questo è di un mio ... (v.i.).

CARABINIERE. Devo andar in caserma. Ciao Carolinuccia, non stancarti troppo. Buongiorno signora Marzia, volevo dire ...

SCENA VII

Carolina, Carabiniere, Marzia e Parroco

PARROCO. (Entra da destra).

CARABINIERE. ... buongiorno suor Marzia.

PARROCO. Suor Marzia?

MARZIA. (Fra sé) ci mancava anche il parroco. Don Elpidio, le dico subito che non sono una suora.

CARABINIERE. Ma intanto ha già preparato la stoffa.

CAROLINA. Gianfelicetto, vai che ti aspettano in caserma. Ci vediamo stasera.

CARABINIERE. Si, si, Carolinettina mia. (Esce a destra).

PARROCO. Mi racconti di questa sua scelta suor Marzia.

CAROLINA. Io porto di là il sacco.

MARZIA. No. Tu ti fermi e spieghi tutta questa faccenda a Don Elpidio.

CAROLINA. Questa è casa sua e tocca di diritto a lei. (E si defila a sinistra col sacco dell’immondizia).

PARROCO. Sto passando in tutte le case per la benedizione e mi fa molto piacere che lei stia pensando di prendere i voti.

MARZIA. Io non sto pensando di prendere i voti, né di darli e né di sottrarli. È la mia collaboratrice domestica che a volte fantastica sulle cose.

PARROCO. Comunque non ci sarebbe nulla di male, anzi.

MARZIA. Immagino. A me piace Dio, non lo posso negare. Ma mi piacciono di più gli uomini che abitano sulla terra. E ci sono dei fusti che non le dico. Biondi, bruni, neri, muscolosi, che ti fanno arricciare la pelle. Poi ce ne sono anche di … (v. i.).

PARROCO. Si-si, ho capito, ho capito, si è spiegata molto bene.

MARZIA. Non ho ancora incontrato l’anima gemella ma so che la incontrerò presto.

PARROCO. Sono contento per lei. Si ricordi che l’unica persona che non la deluderà mai in assoluto è Dio. Iniziamo. (Sta per benedire casa).

MARZIA. Don Elpidio, lei ha … (v. i.).

PARROCO. Signora Marzia, dopo. (Sta per benedire casa).

MARZIA. Don Elpidio, ieri lei ha … (v. i.).

PARROCO. Se continua a parlare non mi da tempo per benedire casa sua.

MARZIA. Don Elpidio, lei l’ha già benedetta ieri. Non se lo ricorda?

PARROCO. Ieri? Non mi sembra.

MARZIA. Si, prima di mezzogiorno. Non se lo ricorda?

PARROCO. È vero! Mi ha dato una congrua offerta.

MARZIA. (Al pubblico) ed è per questo che voleva benedirla un’altra volta!

PARROCO. (Si accorge dello striscione e si avvicina) lo sta preparando lei?

MARZIA. (Lo precede e prende lo striscione) si … no.

PARROCO. Si, no, cosa?

MARZIA. Dipende da quello che vuole sapere. Lei cosa intendeva quando ha detto: “Lo sta preparando lei?”.

PARROCO. È per l’arrivo del nuovo curato?

MARZIA. Si-si, è per l’arrivo del nuovo curato. Sono giorni che penso a come ricevere il nuovo curato! E ho fatto ... questo. (Al pubblico preoccupata) ma che cosa avrei fatto?

PARROCO. Sono contenta che ci abbia pensato. Lo dirò anche agli altri del rione. Brava.

MARZIA. Grazie. Io penso continuamente all’arrivo del nuovo curato. Io non faccio altro che pensare a lui.

PARROCO. Lei si, che è una brava parrocchiana. Mi congratulo con lei. E la ricorderò sempre nelle mie preghiere.

MARZIA. Grazie, troppo buono. (Al pubblico) non so cosa ho fatto ma sono contenta di me stessa.

PARROCO. Me lo vuol mostrare?

MARZIA. Che cosa?

PARROCO. Lo striscione.

MARZIA. Lo striscione? (Preoccupata) e lei come sa dello striscione?

PARROCO. Me lo ha detto lei, poco fa.

MARZIA. Io non ho detto nulla e non capisco come lei lo sappia.

PARROCO. Ma se ne abbiamo parlato per tutto il tempo e le ho fatto i complimenti per la bellissima idea.

MARZIA. Ah, è vero! E … cos’è che avrei fatto di così interessante?

PARROCO. Scrivere uno striscione di benvenuto al nuovo curato.

MARZIA. Io avrei fatto questo?

PARROCO. Si. Non è quello lo striscione di benvenuto?

MARZIA. Questo?

PARROCO. Si. Mi mostri cosa ha scritto. (Sta per prendere lo striscione dalle sua braccia).

MARZIA. (Allontanandosi da lui tenendosi ben stretto lo striscione) si-si. Questo è lo striscione per l’arrivo del curato! Certo! Io ho scritto uno striscione per l’arrivo del nuovissimo curato! Però … però … preferisco … che sia una sorpresa ... per tutti. E poi non ... l’ho ancora terminato.

PARROCO. Come vuole. Le raccomando solo di non usare frasi ricercate. Scriva cose semplici che sono sempre le più gradite. 

MARZIA. Stia, tranquillo sarà tutto molto semplice.

PARROCO. Ho sempre pensato che “tu” sei una luce su questa terra. Posso darle del tu?

MARZIA. Sei una luce su questa terra???? (Al pubblico) avete sentito?

SUONO DI CELLULARE DEL PARROCO

PARROCO. Scusi. (Risponde al telefono).

SCENA VIII

Marzia, Parroco e Carolina

CAROLINA. (Entra da sinistra) non mi rimproveri per il ritardo. Ho sistemato anche i sacchi che aveva deposto lei. Ora stanno bene così tutti ordinati.

MARZIA. Stanno bene sei sacchi dell’immondizia su un terrazzo?

CAROLINA. Si certo.

MARZIA. Smettila di dire stupidaggini. Marzia, sai chi è il parroco?

CAROLINA. Ehm … un parroco?

MARZIA. Lo so che è un parroco! Ma sai che ha detto?

CAROLINA. Ha parlato di Gesù?

MARZIA. Si. No! Volevo dire ... sai che mi ha detto: “Tu sei la mia luce su questa terra”.

CAROLINA. Lui? Il parroco ha detto queste parole?

MARZIA. Si. Una frase di quelle scritte su questo striscione.

CAROLINA. Oddio, non c’è più religione!

MARZIA. Anche tu allora pensi che sia lui il mio …

CAROLINA. Scusi signora se mi permetto, ma solo uno come lui può vedere quello che non c’è.

MARZIA. Non so come tu faccia a non collegare la bocca col cervello. (Al pubblico) io lo so, non ce l’ha un cervello!

CAROLINA. Signora, stia tranquilla, indago io. Sono brava in queste cose.

MARZIA. Cerca di essere discreta mi raccomando. Non voglio che capisca subito. Cerca di girarci intorno.

CAROLINA. Lasci fare a me, so io come trattare certa gente in certe situazioni.

PARROCO. (Sta chiudendo la telefonata) a dopo. Scusate ma devo andare a impartire l’olio santo ad un malato. La ringrazio di nuovo per l’idea originale.

MARZIA. Si figuri.

CAROLINA. Scusi don Elpidio, le volevo chiedere una cosa, ma non posso dirgliela così … ecco …

MARZIA. (Piano a Carolina) giragli intorno, non essere diretta.

CAROLINA. (Piano a Marzia) tranquilla, lascia fare a me. (Al parroco) a lei piace Marzia?

PARROCO. In che senso?

MARZIA. (Fra sé) la discrezione fatta a persona. (Affrettandosi) don Elpidio, Carolina intendeva … se le piace il mio modo di essere … credente.

PARROCO. Oh, si molto.

MARZIA. E come persona fisica?

PARROCO. Ha un’altra domanda di riserva?

CAROLINA. Allora, le piace?

MARZIA. Carolina! Smetti!

PARROCO. Certo. A me piacciono tutte le mie parrocchiane … generose.

MARZIA. E ti credo.

PARROCO. Scusate ma ora devo andare. A presto (Esce a destra).

MARZIA. Non ti avevo detto di girargli intorno?

CAROLINA. E perché non l’ho fatto?

MARZIA. Ma se gli hai chiesto se gli piacevo?!

CAROLINA. Si, ma avrei potuto chiedergli se era il tuo innamorato. O se avesse scritto lui lo striscione.

MARZIA. (Lasciandosi andare sulla sedia) lo striscione! E chi mai me lo avrà scritto!

CAROLINA. Il quarto mistero di Fatima. Volevo dire “Il quarto mistero di Marzia”.

SIPARIO

ATTO SECONDO

A casa di Marzia.

SCENA I

Marzia, poi Annunziata

MARZIA. (In scena con l’abito da suora in piedi ad una sedia).

ANNUNZIATA. (Entra da sinistra, con degli spilli. La guarda mettendosi a destra e poi a sinistra).

MARZIA. Allora?

ANNUNZIATA. Un attimo che sto controllando.

MARZIA. È da un’ora che mi stai usando.

ANNUNZIATA. E tu usi me da una vita.

MARZIA. Ovvio, sei mia mamma. E poi io non ti uso.

ANNUNZIATA. Nemmeno io.

MARZIA. Come no? Mi stai usando come manichino solo per fare un favore a Suor Celestina.

ANNUNZIATA. Le ho promesso che glielo avrei accorciato e dato che lei è alta come te ...

MARZIA. Ora posso togliermelo?

ANNUNZIATA. Hai paura che la vocazione si impregni in te tramite l’abito?

MARZIA. Non c’è pericolo. Io sono sempre innamorata del mio ... poeta. (Scende e prende dall’armadietto lo striscione).

ANNUNZIATA. Poeta ... se quello è un poeta io sono ... una sarta.

MARZIA. Mamma, tu sei un sarta. Hai appena sistemato l’abito della suora.

ANNUNZIATA. Si, ma non sono una sarta vera e propria, mi diletto.

MARZIA. E io spero che il mio poeta sia poeta solo con me o mi sente.

ANNUNZIATA. Ma quale poeta può scrivere: l’erba del vicino non è sempre così verde.

MARZIA. Mamma, tu di arte non ne capisci nulla.

ANNUNZIATA. Se l’arte è quella, preferisco non capirne proprio.

MARZIA. Posso allora togliermi questo abito?

ANNUNZIATA. Un attimo. Sali di nuovo sulla sedia per favore che lo devo controllare in tutti i suoi angoli.

MARZIA. (Lascia lo striscione su una sedia).

ANNUNZIATA. (Si sposta in tutti gli angoli delle casa, in modo simpatico, per controllare se l’abito va bene).

MARZIA. Volevi forse dire che dovevi controllare gli angoli della casa, non dell’abito.

ANNUNZIATA. Ora è perfetto. Puoi scendere.

MARZIA. (Ironica) sicura di averlo controllato bene? (Indicando un posto in casa) da quell’angolatura non lo hai ancora visto.

SCENA II

Marzia, Annunziata e Carolina

CAROLINA. (Entra da destra di fretta) lo so, sono in ritardo di cinque ... (vede Marzia) minuti. Signora Marzia ... che le è successo? L’ho lasciata ieri che era una signora e oggi la trovo ... suora. Stavo scherzando quando ieri dicevo al parroco che lei ... (v. i.).

MARZIA. Carolina, zitta!

CAROLINA. (Disperata) è tutta colpa mia. Io ieri ho detto che lei era una suora. Ma io non immaginavo che si lasciasse convincere così facilmente ... (v. i.).

ANNUNZIATA. Carolina, basta! Non si è fatta suora.

CAROLINA. (Non ascoltandola sempre disperata) io lo avevo detto solo per coprire lo striscione ... (v.i.).

MARZIA. Non sono una suora! Sto solo provando il vestito di suor Celestina per ... (v. i.).

CAROLINA. Si comincia sempre così, prima si prova e poi ... (v. i.).

MARZIA. Non sono una suora e non voglio esserlo. Per favore!

CAROLINA. Non è una suora e non vuole esserlo?

ANNUNZIATA. No.

CAROLINA. (Normale) ah, bene.

MARZIA. E ... perché sei in ritardo oggi?

CAROLINA. (Inventando) ecco ... ho fatto un sogno premonitore, lei si era fatta suora e così avevo timore che ...

MARZIA. Si, si, raccontalo a qualcun altro. Ora vai a sistemare le stanze. (Scende e si toglie l’abito).

CAROLINA. Subito signora! (Sta per andare ma poi si ferma) e lo striscione? Novità?

ANNUNZIATA. Nessuna. Io pensavo ... e se chiedessimo in giro? Magari qualcuno ha visto qualcosa.

CAROLINA. Ma se ieri abbiamo detto che sarebbe stato meglio non chiedere per non cadere nel ridicolo?!

MARZIA. Si, è vero, ma facendo così non scopro l’autore.

ANNUNZIATA. È noto che chi fa queste cose è una persona timida e perciò difficilmente si manifesterà. E poi non è detto che si cada nel ridicolo.

MARZIA. Vero. Ce lo siamo detto noi, ma potrebbe anche essere che nessuno lo pensi.

CAROLINA. Si, potrebbe. Io però non rischierei. Lei signora Marzia ha una sua reputazione e non credo voglia rovinarsela.

MARZIA. E quale sarebbe?

CAROLINA. Zitella e senza marito a causa dell’età.

MARZIA. Grazie. Non so che farei senza le tue certezze.

SUONO DI CAMPANELLO

ANNUNZIATA. E se fosse lui? (Va ad aprire).

SCENA III

Marzia, Annunziata, Carolina e Lidia

LIDIA. (Entra da destra) ciao ragazze.

MARZIA. (A Carolina) hai sentito come mi ha chiamato?

ANNUNZIATA. “Ci ha chiamato”! La frase era al plurale.

LIDIA. Io dico ragazze a tutte, anche alle signore di novant’anni.

CAROLINA. E ci sei andata molto vicino, con loro due!

MARZIA. (Scocciata) Lidia, che vuoi? Siamo leggermente indaffarate.

ANNUNZIATA. Non siamo indaffarate per nulla.

CAROLINA. Davvero? Allora mi metto comoda. (Si mette sul divano o su una sedia).

LIDIA. Mio cugino ha avuto un imprevisto e non può venire al concerto con me e così ho un biglietto che mi avanza per il concerto dei Pooh e ho pensato che a voi potrebbe ... (v.i.).

CAROLINA. (Glielo toglie di mano) grazie: io adoro i Pooh!

LIDIA. Veramente volevo chiederlo a Marzia se ... (v.i.).

CAROLINA. Oh ma a lei non piace la musica dei Pooh.

ANNUNZIATA. (Piano a Marzia) glielo diciamo? Magari lei ha visto qualcosa.

MARZIA. (Piano a Marzia) non saprei ...

CAROLINA. E come vedi non ti sta nemmeno ad ascoltare. Questo biglietto è perfetto per me.

LIDIA. Scusate, non è educazione parlare sottovoce quando ci sono visite.

CAROLINA. Ci sono visite? E chi c’è?

LIDIA. Io. E oggi è anche il mio compleanno.

MARZIA. Auguri Lidia. E quanti anni compi?

LIDIA. Cinquantadue (Anni dell’attrice).

ANNUNZIATA. Te ne davo di meno sai?

CAROLINA. Ma come? È da un bel po’ che è in giro.

MARZIA. Eh si, non sei poi così giovane.

LIDIA. (Ironica) grazie amiche, vengo da voi tutti i giorni.

ANNUNZIATA. Stavano scherzando. Vero che stavate scherzando?

MARZIA. Ma si che scherzavamo ...

CAROLINA. Io no.

MARZIA. Tu scherzavi.

CAROLINA. Per niente.

ANNUNZIATA. Carolina, sicura che non stavi scherzando?

CAROLINA. Quante volte lo devo dire ancora?

MARZIA. (Alzando il tono di voce per minacciarla) tu stavi scherzando e trovi Lidia giovane.

CAROLINA. (Decisa) stavo scherzando e trovo Lidia giovane.

LIDIA. (Si accorge dello striscione) voi lo sapevate che oggi è il mio compleanno e mi avete preparato uno striscione di auguri! (Si avvicina allo striscione).

MARZIA. (Arriva prima e lo prende lei) questo non è per te.

LIDIA. (Delusa) non mi avete preparato nessun striscione per il mio compleanno?

ANNUNZIATA. No. Ma l’anno prossimo te ne prepareremo due.

CAROLINA. E perché non facciamo tre?

MARZIA. Mamma, io glielo dico.

ANNUNZIATA. Ma si dai.

MARZIA. Lidia, questo è uno striscione ... (v. i.).

LIDIA. Parlando di striscione mi viene in mente che mia madre, il mese scorso, ha trovato uno striscione d’amore appeso al cancello del suo condominio! Per l’esattezza una dichiarazione d’amore. (Ride).

ANNUNZIATA. Davvero?

CAROLINA. Guarda il caso ...

MARZIA. E perché ridi?

LIDIA. (Ride) era per una signora di circa la tua età Marzia! Ti rendi conto? Una dichiarazione d’amore che hanno visto tutti! (Ride).

ANNUNZIATA. MARZIA. CAROLINA. (Ridono amaramente).

LIDIA. Vi rendete conto? (Ride).

MARZIA. (Ride) si, mi rendo conto. (Smette all’istante di ridere) non ho capito che cosa ci sia da ridere.

ANNUNZIATA. CAROLINA. (Smettono all’istante di ridere).

LIDIA. La signora è stata lo zimbello di tutti i condomini e di chi ha visto lo striscione! Che vergogna! Come fanno i ragazzini! (Ride). Non è divertente?

MARZIA. (Ride) si, molto divertente.

LIDIA. Divertente e fuori luogo. (Ride).

ANNUNZIATA. (Ride amaramente) che vergogna!

MARZIA. (Ride amaramente) roba da ragazzini!

CAROLINA. (Ride amaramente) una dichiarazione scritta su uno striscione! Che bassezza! (Ride).

LIDIA. Quando ci penso, non riesco proprio a smettere di ridere. Non avere il coraggio di dichiararsi! Che uomo codardo! Lasciamo perdere ... ditemi del vostro striscione.

MARZIA. Nostro striscione?

LIDIA. Si, quello che tieni in mano.

MARZIA. Io ho in mano uno striscione?

ANNUNZIATA. Lei ha in mano uno striscione?

LIDIA. Non sarà che per caso anche voi... (v.i.)

CAROLINA. Ale-oo, ale-oo. A-ta-lan-ta! A-ta-lan-ta! (Squadra di calcio della propria città).

MARZIA. (Muovendo lo striscione) forza Atalanta!

ANNUNZIATA. (Aiutando Marzia con lo striscione) Atalanta, olé! Atalanta, olè!

LIDIA. È uno striscione per l’Atalanta! Non vi sapevo così tifose.

MARZIA. Altro che tifose! Noi non ci perdiamo una partita di pallavolo!

LIDIA. Pallavolo? L’Atalanta non è una squadra di calcio?

ANNUNZIATA. Si certo! Oltre al calcio non ci perdiamo nemmeno una partita di pallavolo.

CAROLINA. Ale-oo, ale-oo. A-ta-lan-ta! A-ta-lan-ta!

MARZIA. Ale-oo, ale-oo. A-ta-lan-ta! A-ta-lan-ta!

ANNUNZIATA. Ale-oo, ale-oo. A-ta-lan-ta! A-ta-lan-ta!

LIDIA. Mi sembrate tutte matte. Ora vi lascio, ho altro da fare che a stare a sentirvi.  (Esce a destra).

CAROLINA. Grazie del biglietto.

MARZIA. L’abbiamo scampata per poco.

ANNUNZIATA. Non possiamo rivelare a nessuno dell’esistenza dello striscione.

MARZIA. Io ... io ... lo brucio quello striscione!

ANNUNZIATA. Si, ma dopo aver trovato chi lo ha scritto. Carolina, mettilo in un posto sicuro nel frattempo che io e Marzia andiamo a consegnare l’abito a suor Celestina.

MARZIA. Si, andiamo. Così provo a chiedere in giro, con molta discrezione, con tanta discrezione per non farmi scoprire, se qualcuno ha visto qualcosa a riguardo dello striscione ma solo per sapere se possono risalire a me. (Escono a destra).

CAROLINA. (Respira, poi al pubblico) avete visto che pace senza di loro? Perché io sono solo la colf, altrimenti le avrei già licenziate quelle due!

SUONO DI CAMPANELLO

CAROLINA. Avranno dimenticato qualcosa. È meglio sistemare lo striscione o le sento. (Lo piega per bene e lo lascia su una sedia. Va ad aprire. Porta aperta).

SCENA IV

Marzia, Annunziata, Carolina e Amministratore

AMMINISTRATORE. Buongiorno Carolina.

CAROLINA. Buongiorno signor Menestrelli.

AMMINISTRATORE. Ho trovato questo orologio da uomo sul pianerottolo di questo piano e sto cercando il proprietario. Ho già chiesto alla signora che abita a fianco ma dice che non è suo.

CAROLINA. Da uomo?

AMMINISTRATORE. Si, da uomo.

CAROLINA. Mi dica l’ultima volta che ha visto un uomo entrare qui, a parte lei e il mio fidanzato.

AMMINISTRATORE. (Pensa) non saprei ...

CAROLINA. Nessuno. Gli uomini qui, non ci vengono, scrivono solo sugli striscioni.

AMMINISTRATORE. Prego?

CAROLINA. Niente, niente. Dicevo cose senza senso.

SUONO DI TELEFONO

CAROLINA. Scusi un attimo. (Esce a sinistra portando con sé il biglietto del concerto dei Pooh).

AMMINISTRATORE. Io ... avrei fretta. Ma mi tocca aspettare.

SCENA V

Ladro e Amministratore

LADRO. (Entra da destra in fretta. Si vede che è nervoso).

AMMINISTRATORE. Buongiorno.

LADRO. Buongiorno. Io non voglio farle del male e perciò mi dia quello che è mio.

AMMINISTRATORE. (Al pubblico) ecco il proprietario dell’orologio! Ha una faccia che non mi piace però.

LADRO. So che è qui. Mi dia quello che è mio e me ne vado.

AMMINISTRATORE. E come so che è suo?

LADRO. Si deve fidare di me. Il proprietario sono io.  

AMMINISTRATORE. È la prima volta che la vedo in questo palazzo e non credo di potermi fidare di qualcuno che non conosco.

LADRO. (Estrae la pistola) me lo dia o va a finire male.

AMMINISTRATORE. Pia ... pia ... no. Non ... sia ... precipitoso. E poi ... non mi sembra il caso di usare la pistola, non credo che valga così tanto. (Guarda l’orologio. Al pubblico) a me sembra addirittura di plastica!

LADRO. Il valore a lei non deve interessare. Quella è tutta roba mia e di nessun altro! Mi restituisca il tutto oppure io ...

AMMINISTRATORE. Io ... cosa?

LADRO. ... le sparo.

AMMINISTRATORE. No, no, si fermi. Io le do tutto, però vorrei essere sicuro che lei sia il legittimo proprietario. Colore?

LADRO. Nero.

AMMINISTRATORE. (Si gira e controlla l’orologio) mi dispiace ma non è nero.

LADRO. Le dico che è nero.

AMMINISTRATORE. E io le dico che non è così. A meno che lei non sia daltonico.

LADRO. (Arrabbiato) come mi ha chiamato?

AMMINISTRATORE. Stia calmo ... pensavo che lei fosse daltonico.

LADRO. Io non sono dal ... quella cosa lì! Badi a non insultarmi o io ...

AMMINISTRATORE. ... mi spara. L’ho capita! E comunque non era un insulto perché quella parola significa ... (v.i.).

LADRO. Mi dia ciò che è mio!

AMMINISTRATORE. Va bene, va bene. Come è permaloso, mamma mia! (Gli consegna l’orologio) eccolo.

LADRO. (Lo prende e lo guarda) e questo che cos’è?

AMMINISTRATORE. È quello che mi ha chiesto. E come vede non è nero. E non c’era nemmeno bisogno di presentarsi con una pistola. Buonasera. (Esce a destra).

LADRO. Ma questo ... ma questo è un orologio e non il mio sacco nero che contiene ... (v.i.).

SCENA VI

Ladro, Amministratore e Carolina

CAROLINA. (Rientra da sinistra) era una mia amica e non mi mollava più. Ma ... ma ... lei chi è? (Al pubblico) mi allontano lasciando l’amministratore e al ritorno mi ritrovo un’altra persona. E non è proprio male. Buongiorno.

LADRO. Buongiorno.

CAROLINA. Non avrà forse mangiato l’amministratore? Ah, ah! Le è piaciuta la mia battuta?

LADRO. Per niente. Lei abita qui?

CAROLINA. Diciamo di si. (Al pubblico) con tutte le ore di servizio che la mia signora mi obbliga a fare, potrei prendere benissimo il domicilio.

LADRO. Allora lei è la persona che fa per me.

CAROLINA. (Al pubblico) oh, questo mi vuol conquistare con le lusinghe. Lo so, sono molto attraente. È un dono di nascita. (Al ladro) lei preferisce il mio lato destro o il mio lato sinistro?

LADRO. Non capisco. Senta, io non ho tempo da perdere.

CAROLINA. Lei vuole andare subito al sodo. Sporcaccione!

LADRO. Non capisco il suo modo di parlare e non mi interessa. Mi dia ... (v.i.).

CAROLINA. (Vede la pistola) oh ma che bella! Io adoro le pistole. (Gliela toglie).

LADRO. Scusi, ma ... ma ... quella ... sarebbe mia ...

CAROLINA. È la passione anche del mio ragazzo. Non si offende se le dico che sono già fidanzata? Sono sicura che presto troverà una ragazza che farà per lei. È d’antiquariato?

LADRO. No. E se ora me la vuol ridare ...

CAROLINA. (Le punta l’arma) il mio ragazzo non me le lascia mai usare e io adoro tanto impugnarle.

LADRO. Si, capisco ... l’abbassi per favore.

CAROLINA. La voce?

LADRO. No, la pistola.

CAROLINA. Oh, scusi. Prego. (Gliela consegna) secondo me è una pistola d’antiquariato.

LADRO. Assolutamente no.

CAROLINA. Come no? Vede l’impugnatura? (Gliela toglie) questa è un’impugnatura retrò.

LADRO. (Riprendendosela) non è retrò.

CAROLINA. (Riprendendosela) e io invece le dico che è un tipo vecchio.  

LADRO. (Riprendendosela) e io sono sicuro di no.

CAROLINA. (Sta per riprendersela).

LADRO. (Se la tiene ben stretta) senta, lei non ha ancora capito chi sono io.

CAROLINA. Nemmeno lei sa chi sono io, non ci conosciamo!

LADRO. Smetta di dire cose senza senso, non ho tempo da perdere. Mi dia quello che è mio e che lei sa non essere suo.

CAROLINA. (Al pubblico) vuoi vedere che è il cugino di Lidia e rivuole il suo biglietto per andare al concerto dei Pooh?

LADRO. Me lo dia o faccio un concerto con questa che non se lo immagina.

CAROLINA. (Al pubblico) è il cugino di Lidia. (Al ladro) senta, non c’è bisogno di fare tutte queste scene. Una pistola vecchia per ... sssss ... glielo vado a prendere. (Esce a sinistra).

LADRO. Finalmente si è decisa. Che gente! Si appropriano della roba che non è loro! Non che fosse mia, però io ho messo tutto nel sacco nero quello che ... (v.i.).

CAROLINA. Eccolo qui. (Mostra il biglietto per il concerto).

LADRO. (La guarda da capo a piedi) dov’è?

CAROLINA. Mi sta prendendo in giro?

LADRO. È lei che mi sta prendendo in giro.

SUONO DI TELEFONO

CAROLINA. Ora vado a rispondere e spero che al mio ritorno se ne sia andato. Mentre esce al pubblico) ti ucciderebbero per il biglietto di un concerto! (Esce a sinistra).

LADRO. Quella è una pazza. Io rivoglio il mio diadema di diamanti che era nel sacco nero della spazzatura e che qualcuno di questa casa s’è portato dentro! Il mio “palo”, che non è capace di fare il palo perché si è lasciato sfuggire la refurtiva, è un bravo segugio e ha pedinato chi lo ha preso e portato qui.

SCENA VII

Ladro e suor Celestina

SUOR CELESTINA. (Entrando da destra) è permesso? Signora Annunziata ...

LADRO. Oh, una suora. (Nasconde la pistola).

SUOR CELESTINA. Buongiorno. Anche lei qui ...

LADRO. Come anche ... lei ... perché anche lei ...

SUOR CELESTINA. Si anch’io.

LADRO. Come anch’io?

SUOR CELESTINA. Mi hanno detto che me lo avrebbero portato ma non ho visto ancora nessuno e così sono venuta a prenderlo.

LADRO. (Fra sé) farabutti! Hanno promesso il mio sacco anche ad altri! E se questa è una suora vera allora io sono padre Ralf. Questa è una ladra bella e buona come me (Alla suora) e così a lei glielo avrebbero portato ...

SUOR CELESTINA. Eh si. A lei no?

LADRO. No, a me no. Io devo estorcerlo con la forza invece.

SUOR CELESTINA. Quando si ha tanto lavoro, a volte può succedere. Si sa che la signora Annunziata lavora bene.

LADRO. Lavora bene appropriandosi del lavoro svolto da altri.

SUOR CELESTINA. A me non risulta. Anche se so che a volte le capite di rimediare a dei lavori non suoi.

LADRO. Il lavoro che ho fatto io è stato ad opera d’arte! È stato il mio palo che se lo è fatto soffiare da sotto il naso.

SUOR CELESTINA. Anche lei nel ramo del tes ... (v. i.)?

LADRO. Non ho un interesse ben preciso, mi va bene tutto quello che porti a qualcosa di sostanzioso. E poi io sono un perfezionista, nessuno si deve accorgere di nulla.

SUOR CELESTINA. Immagino la soddisfazione. Anche a me piace un lavoro ben fatto.

LADRO. Stia attenta ai “pali”, li scelga giovani, non come il mio.  

SUOR CELESTINA. Pali? (Al pubblico) sto sempre alla larga dai pali con la mia utilitaria. (Al ladro) io dei pali ne faccio volentieri a meno.

LADRO. Lo farò anch’io d’ora in avanti. Non mi ha ancora detto in che consiste il suo lavoro.

SUOR CELESTINA. (Al pubblico) lui lo chiama lavoro il mio! Il mio “lavoro”, come lo chiama lei, è più che altro ... spirituale.

LADRO. (Al pubblico) ecco perché indossa questo abito! A lei gli affari, vanno bene?

SUOR CELESTINA. Ormai siamo in poche e perciò di lavoro ce n’è.

LADRO. (Al pubblico) poche? La sua gang sarà composta solo da donne. Noi siamo ancora in parecchi. Scusi, posso chiederle che armi usa?

SUOR CELESTINA. Le mie armi sono le più semplici, pazienza, pazienza e l’aiuto di Dio.

LADRO. Dio? Lei chiede aiuto a Dio? Non credo proprio che lui l’aiuti.

SUOR CELESTINA. Dio aiuta tutti.

LADRO. Non penso proprio.

SUOR CELESTINA. (Al pubblico) è ateo. (Al ladro) si fidi di me. Se non fosse per Dio come potrei fare questo “lavoro”?

LADRO. Non capisco ...

SUOR CELESTINA. Lei si avvicini a Dio e vedrà che la vita e il lavoro le sorrideranno.

LADRO. Beh, se servisse a migliorare il mio lavoro, perché no?! Al mio “palo” qualche preghiera non gli avrebbe fatto certamente male.

SCENA VIII

Ladro, suor Celestina, Annunziata e Marzia

MARZIA. (Entra de destra).

ANNUNZIATA. (Mentre entra da destra) le avevo detto che sarei andata da lei alla cinque e invece non si è fatta trovare.

MARZIA. (Vede la suora) non c’era perché è qui da noi.

SUOR CELESTINA. Buongiorno. Lo avete con voi?

LADRO. Scusi, ma c’ero prima io.

MARZIA. Lei chi è e che ci fa in casa mia?

LADRO. Sono qui per lo stesso motivo suo. (Indica la suora).

ANNUNZIATA. Come? È impossibile!

SUOR CELESTINA. Quando si lavora bene è normale che i clienti aumentino.

LADRO. Si sbrighi. Mi dia ciò che mi appartiene. (Estrae la pistola).

MARZIA. E ... sarebbe?

SUOR CELESTINA. Ma che bisogno c’è di usare maniere forti? Signora Annunziata gli dia subito quello che vuole. Sembra si stia innervosendo.

ANNUNZIATA. Non capisco ...

SUOR CELESTINA. Sta aspettando quello che lei le ha preparato. (Al ladro) è una giacca, pantaloni o altro?

LADRO. Che sta dicendo?

MARZIA. Tu hai sistemato un abito a questo ... (v. i.).

ANNUNZIATA. Io no! Non l’ho mai visto in vita mia.

LADRO. Vita breve avrà se non mi consegna ciò che è mio e che ha promesso anche a lei. (Indica la suora).

SUOR CELESTINA. Lei mi sta dicendo che vuole il mio ... (v. i.).

LADRO. Non il suo, ma il mio!  

SUOR CELESTINA. Ne è sicuro? Non credo che indossato le stia bene come a me.

LADRO. Non lo devo indossare, ma rivendere! E mi porterà un sacco di soldi.

SUOR CELESTINA. (Al pubblico) il mio abito da suora vale così tanto? Forse è di una stoffa pregiata e io non l’ho mai saputo?

LADRO. Allora? Sbrigatevi perché sto perdendo la pazienza.

MARZIA. Mamma, dagli quello che vuole o qui finisce male.

ANNUNZIATA. Ma ... è sicuro che vuole ... (v.i.).

LADRO. (Punta la pistola con più sicurezza).

MARZIA. E daglielo ...

ANNUNZIATA. (Consegna al ladro la borsa con l’abito da suora) eccolo ...

LADRO. Ah non è più nel sacco nero ... non importa. Finalmente. (Prende avidamente la borsa e la rovescia. L’abito da suora è per terra. Rovista nella borsa vuota e poi palpeggia l’abito in cerca di qualcosa che non trova). Dov’è?! Dove lo avete messo?!

ANNUNZIATA. Ma ... questo è ...

SUOR CELESTINA. ... il mio abito che mi avevano promesso di sistemare.

MARZIA. Non voleva ciò che era stato promesso a suor Celestina?

LADRO. Come? Lei è davvero una suora?

SUOR CELESTINA. Si certo.

LADRO. E doveva ritirare il suo ... abito?

ANNUNZIATA. Si, l’abito che le ho accorciato ...

LADRO. Io non voglio questo abito!

SUOR CELESTINA. Se non è questo che sta cercando, lo porto via subito allora. (Al pubblico) non vorrei si ricordasse che non è ciò che voleva. (Prende l’abito, lo rimette nella borsa) arrivederci. Signora Annunziata passerò un’altra volta a saldare. Nella speranza di trovarla ancora ... (mentre sta uscendo) viva!

LADRO. Sto aspettando!

ANNUNZIATA. Io non capisco che cosa voglia da me.

LADRO. Io voglio quello che ... (v.i.).

SCENA IX

Ladro, Annunziata, Marzia e Carolina

CAROLINA. (Entra in scena da sinistra) non mi mollava più. Signora Marzia, la prossima volta risponde lei anche se non si trova in casa.  

LADRO. ... quello che qualcuno di questa casa ha preso ma che è mio.

CAROLINA. Ancora con questa storia?! Lo prenda, lo prenda! (Gli consegna il biglietto del concerto) e sa cosa faccio? Vado a comprarmi un biglietto del concerto dei Modà. (Esce a destra).

LADRO. (Guarda il biglietto e legge) “concerto dei Pooh”. E questo cos’è?

MARZIA. Ora che ha trovato quello che stava cercando, metta via la pistola. Tutto questo can-can per i Pooh ...

ANNUNZIATA. E se ora se ne vuole andare, noi abbiamo da fare.

LADRO. (Straccia il biglietto) ormai sono al limite della pazienza! Datemi ciò che mi appartiene! (Urla) sbrigatevi! Sapete chi sono io? Un ladro! Un ladro che è stato derubato!

MARZIA. (Urla) è questo il modo di parlare?!

ANNUNZIATA. (Urla) Marzia, perché urli?

MARZIA. (Urla) non lo so!

LADRO. (Urla) smettetela di urlare! (Quasi implorando) rivoglio ciò che è mio! Rivoglio la mia luce! (Al pubblico) dovreste vedere tutti quei brillanti ... con quelli mi sistemo a vita.

ANNUNZIATA. La mia luce? (Piano a Marzia preoccupata) hai sentito, vuole la sua luce?!

MARZIA. Ha detto “La mia luce”!

ANNUNZIATA. MARZIA. (Corrono a prendere lo striscione, lo aprono e lo mostrano al pubblico).

MARZIA. Un ladro è innamorato di me.

ANNUNZIATA. Con te non si può mai stare tranquilla.

MARZIA. E dai la colpa a me? Io non ho fatto nulla per attirarmi le simpatie di questo ladro. (Ammirata) anche se a guardarlo bene, non è niente male.

ANNUNZIATA. Simpatia per te ... da quanto vedo, sembra gli sia già passata. Prima ti dona un meraviglioso striscione scritto col cuore ... (al pubblico) si fa per dire ... e ora lo rivuole.

MARZIA. Vuoi dire che non gli piaccio già più?! Non può fami questo?! Qualcuno mi deve pur volere!

ANNUNZIATA. Hai ragione! Non è un comportamento questo. Ora mi sente.

LADRO. (Al pubblico) queste sono furbe. Vogliono tenere la refurtiva tutta per loro. (Alle due) sto aspettando. Oppure io ... (v. i.).

MARZIA. Oppure io ... che cosa? Sei un essere subdolo! Dimmi cosa c’è in me che non va!

ANNUNZIATA. E diglielo, dille cosa c’è che non va in lei!

LADRO. Lo vuole sapere?

MARZIA. Si che lo voglio sapere.

ANNUNZIATA. Si che tutti noi lo vogliamo sapere.

LADRO. Ebbene ... lei è ... lei è ... una ladra!

MARZIA. Da che pulpito!

ANNUNZIATA. In che senso ladra?

LADRO. Si, ladra! (Pensando a ciò che rivuole) ha rubato la cosa più preziosa che potessi desiderare. (Al pubblico sognante) io amo tutto ciò che brilla. 

MARZIA. (Entusiasta) mi ama perché brillo. Hai sentito mamma?

ANNUNZIATA. Si, ho sentito. Però non ho capito se ti ama perché è brillo o perché brilli tu.

MARZIA. Mamma!

LADRO. Sto ancora aspettando.

MARZIA. (Si avvicina sinuosamente) ecco la tua luce luccicante.

LADRO. (Si guarda in giro) dov’é? Dov’è il sacco!?

MARZIA. Sacco a me?!

SCENA X

Ladro, Annunziata, Marzia, Carabiniere e Poldo

CARABINIERE. (Entra con la pistola) giù le mani da quel sacco!

POLDO. Giù le mani dal sacco!

ANNUNZIATA. Stia tranquillo che non l’ha toccata! Dillo anche tu Marzia che non ti ha toccata o qui va a finir male.

MARZIA. Gianfelice, non mi ha toccata. Te lo assicuro.

CARABINIERE. (Si avvicina e gli toglie la pistola) dov’è il sacco?

POLDO. Dov’è il sacco?

MARZIA. Non starete parlando ancora di me spero!

CARABINIERE. Dov’é? E sbrigati a parlare o per te si mette male.

POLDO. Dov’é? E sbrigati a parlare o per te si mette male.

LADRO. Io non l’ho più. Lo hanno loro.

ANNUNZIATA. Non osare dare del sacco anche a me perché altrimenti ... (v. i.).

CARABINIERE. (A Poldo) ammanettalo.

POLDO. Ammanettalo. (Lo ammanetta).

CARABINIERE. (Al ladro) dove sono i gioielli?

POLDO. (Al ladro) dove sono i gioielli?

MARZIA. (Salutando con la mano) iu-u! Sono qui. Sono il più bel gioiello che si trova nei paraggi.

CARABINIERE. Lo sapete chi è questo?

POLDO. Lo sapete chi è questo?

MARZIA. Si, un ladro che mi ha scritto una dichiarazione su uno strisc ... (v. i.).

ANNUNZIATA. (Cantando) striscia quì, striscia lì, striscia-striscia.

MARZIA. Mamma, che stai facendo?

ANNUNZIATA. Canto. Lo sai che mi piace cantare. (Piano) non dobbiamo far parola con nessuno dello striscione!

MARZIA. (Piano a Annunziata) è vero! (Cantando) striscia quì, striscia lì, striscia-striscia.

ANNUNZIATA. (Cantando) striscia quì, striscia lì, striscia-striscia.

CARABINIERE. Basta! Qui non si gioca! Allora? Dove sono i gioielli che ha rubato nella gioielleria qui vicino?

POLDO. Basta! Qui non si gioca! Allora? Dove è il sacco con nascosto i gioielli che ha rubato nella gioielleria qui vicino?

MARZIA. Come?

ANNUNZIATA. Come?

MARZIA. Lei è ... lei non è il mio spasimante ... mamma ...

ANNUNZIATA. Ho sentito, non è nemmeno lui ...

CARABINIERE. Il tuo palo ci ha detto tutto. Parla o ti torturo. Dov’è il sacco?

POLDO. Il tuo palo ci ha detto tutto. Parla o ti torturo. Dov’è il sacco?

LADRO. Lo hanno queste signore. Ve lo devo dire in cinese?

MARZIA. Ah, se parlate in cinese, io non vi rispondo.

ANNUNZIATA. Noi mastichiamo solo il cibo ... cinese.

CARABINIERE. Non mi ingannare! Dov’è il sacco nero con la refurtiva?!

POLDO. Non mi ingannare! Dov’è il sacco nero con la refurtiva?!

LADRO. Non vi inganno! Ho provato in tutti i modi a farmi consegnare il sacco!

MARZIA. Volete dire che c’è una refurtiva...

ANNUNZIATA. ... in un sacco? (Indica a sinistra).

SCENA XI

Ladro, Annunziata, Marzia, Carabiniere, Poldo e Carolina

CAROLINA. (Entra da destra) ho dimenticato di prendere i soldi ... ciao tesoro (al Carabiniere). Che succede? C’è qualcosa che devo sapere?

CARABINIERE. Carolinuccia mia, il palo di questo malvivente ha visto portare in casa della tua signora un sacco nero. Ha detto che era stata una bella ragazza. E secondo me non puoi che essere tu.

POLDO. Carolinuccia mia, il palo di questo malvivente ha visto portare in casa della tua signora un sacco nero. Ha detto che era stata una bella ragazza. E secondo me non puoi che essere tu.

CARABINIERE. Carolinuccia mia, lo dico solo io.

POLDO. (Sta per parlare).

CARABINIERE. (Lo zittisce subito)

MARZIA. Bella ragazza ... perché non ha visto me.

ANNUNZIATA. Senza togliere nulla a nessuno, ma nemmeno io sono da meno.

LADRO. Non mi parli del mio palo che se lo vedo, lo piego in due! Come ha potuto lasciare incustodito il sacco con dentro i miei gioielli!

CARABINIERE. I gioielli del gioielliere vuoi dire!

POLDO. I gioielli del gioielliere vuoi dire!

CAROLINA. In quel sacco che era accanto allo strisc... (v. i.).

ANNUNZIATA. MARZIA.  (Interrompendola) striscia quì, striscia lì, striscia-striscia.

CAROLINA. (Ricordandosi che non può rivelare nulla della striscione) striscia quì, striscia lì, striscia-striscia.

CARABINIERE. Posso avere ora il sacco?

POLDO. Posso avere ora il sacco?

CAROLINA. Oh si certo. Vado subito a prenderlo. (Esce a sinistra).

ANNUNZIATA. MARZIA. Ti aiutiamo! (Escono a sinistra).

CARABINIERE. Grazie tesoro.

POLDO. Grazie ... (sta per dire tesoro quando Carabiniere gli lancia un’occhiata) Carolina.

CARABINERE. (Con la mimica fa capire che così va molto meglio).

POLDO. (Subito) tesoro.

CARABINIERE. (Lo guarda di traverso). 

ANNUNZIATA. MARZIA. CAROLINA. (Rientrano con tutti i sacchi).

CAROLINA. Noi abbiamo tutti questi.

CARABINIERI. E che ci fate con tutti questi sacchi sul terrazzo?

MARZIA. È una storia un pò lunga.

LADRO. È quello nero. Signor carabiniere, la arresti. Era il mio.

CARABINIERE. Smettila! Poldo, andiamo alla centrale. E meglio portarsi via tutti i sacchi, non si sa mai. (Li prende).

POLDO. Smettila! Poldo, andiamo alla centrale. E meglio portarsi via tutti i sacchi, non si sa mai. (Esce a destra col ladro).

CAROLINA. Se dovessi trovare dentro qualche tracce di uno spagnolo, fammelo sapere.

CARABINIERE. (Serio) e perché?

POLDO. (Serio) e perché?

CAROLINA. Tranquillo amoruccio, a me non interessa nessuno spagnolo, io ho te e tu sei più caliente di uno spagnolo. E’ sempre per la storia lunga di prima.

CARABINERE. Molto meglio. Carolina, grazie a te, questo caso è stato risolto. Io e te siamo una coppia fantastica. A stasera. (Esce).

CAROLINA. Avete sentito? Ho risolto un caso. Io da sola ho risolto un caso. E domani sarò su tutti i giornali: bella ragazza ritrova refurtiva in un sacco nero dell’immondizia. Però ... però non so nemmeno di che refurtiva si trattava.

ANNUNZIATA. Gioielli a quanto pare.

MARZIA. Senti “ragazza che hai trovato la refurtiva e che hai portato in casa mia un ladro che avrebbe anche potuto uccidermi”, il bagno ti sta aspettando.

CAROLINA. Oh, grazie. Avrei proprio bisogno di un bel bagno caldo.

MARZIA. Pulire il bagno! Solo pulirlo e tirarlo a lucido!

CAROLINA. Qui, come si diventa eroi, si fa anche in fretta a tornare ad essere niente. (Vede lo striscione, lo prende e lo apre) ma, ancora nessuna novità di questo striscione?

ANNUNZIATA. Niente. Pensavamo che l’autore fosse addirittura quel ladro, figurati.

MARZIA. Ma chi mai potrà avermi scritto ... mostramelo bene ... (legge) quando pensi di aver avuto tutto dalla vita ...

SCENA XII

Annunziata, Marzia, Carolina e Ramon

RAMON. (Affacciandosi dalla porta. Recita a memoria) ... fai un incontro casuale e ti accorgi che non puoi farne a meno. Sei una luce su questa terra. La mia luce. L’erba del vicino non è sempre così verde. Ti amo.

MARZIA. (Balbettando) lei è ... lei è ...

ANNUNZIATA. È proprio lui ... non ci sono dubbi.

CAROLINA. Io dubbi ne avrei, è troppo bello questo tipo!

ANNUNZIATA. Come ti permetti? Mia figlia merita un tipo così.

RAMON. Scusate, quello è mio.

MARZIA. E io sono felicissima che sia il tuo. Posso darti del tu vero?

RAMON. Si, certo.

ANNUNZIATA. Sono felicissima che lo abbia scritto lei sa? Sento già di volerle bene.

CAROLINA. Io, finché non vedo la fine della commedia non ci credo.

MARZIA. Sono già innamorata.

ANNUNZIATA. Anch’io.

MARZIA. Mamma ...

ANNUNZIATA. Di mio genero.

RAMON. Sono contento per voi. E se ora non vi dispiace ... (va a prendere lo striscione e se ne sta andando).

MARZIA. Ma ... ma ... che stai facendo?

ANNUNZIATA. Dove va con lo striscione per mia figlia.

RAMON. Per sua figlia? Questo non è per sua figlia.

CAROLINA. Volevo ben dire io.

ANNUNZIATA. Carolina! E lei, è sicuro che non sia per mia figlia Marzia?

RAMON. No, non è per sua figlia.

MARZIA. (Triste) se non è per me, per chi è?

CAROLINA. Fermi tutti. (Si avvicina allo striscione, lo trattiene e legge) M. T. Signora Annunziata il suo primo nome non è Maria?

ANNUNZIATA. Si. E con ciò?

MARZIA. Infatti, non capisco.

CAROLINA. Capisco io. M. T. sta per Maria Tegoli! Il suo vero nome signora Annunziata!

MARZIA. (Arrabbiata) mamma! Come hai potuto farmi questo?

ANNUNZIATA. Io non ho fatto nulla, ha fatto tutto lui e ... ne sono lusingata.

CAROLINA. (A Ramon) com’è che lei conosce il primo nome della signora Annunziata?

RAMON. Io non conosco il suo primo nome. Come nemmeno il secondo e il cognome. E nemmeno il nome di tutte voi. Voglio solo portar via il mio striscione e metterlo sul cancello della mia amata che abita nel paese vicino.

MARZIA. Co ... co ... co ... come?

CAROLINA. Mi sa ma ero nel posto sbagliato al momento sbagliato.

RAMON. E si, conosco da poco Matilde, ma ho perso la testa per lei e pensavo di farle la dichiarazione in questo modo originale. Conoscevo l’indirizzo e pensavo di conoscere anche il paese. Invece questo l’ho sbagliato. Grazie per averlo tenuto in perfette condizioni. (Mentre esce) Matilde, arrivo!

ANNUNZIATA. E così il nome e il cognome e l’indirizzo erano esatti ... ma non il paese!

MARZIA. Perché sono così sfortunata!

CAROLINA. Io me lo aspettavo. Chi poteva scrivere delle cose carine a lei!? O a lei!?

MARZIA. Carolina! È tutta colpa tua! Vattene o non rispondo più di me!

CAROLINA. Va bene, va bene me ne vado. (Al pubblico) vado a prendere un po’ d’aria sul terrazzo nella speranza che faccia bene anche a loro. (Esce).

ANNUNZIATA. Per colpa sua abbiamo trascorso due giorni di ansia e di angoscia.

MARZIA. Non farmici pensare. Le ho sempre detto di non impicciarsi degli affari degli altri! E noi invece lì ad ascoltarla! Fortuna che non lo abbiamo detto a nessuno.

CAROLINA. (Entra di corsa) c’è un tizio che ha appena attaccato uno striscione sul nostro cancello! (Sta per uscire a destra).

MARZIA. Cosa? Tu non ti muovi di qui!

ANNUNZIATA. Guai a te se porti ancora in questa casa uno striscione che non sia quello dei tifosi!

CAROLINA. Ma io ...

MARZIA. Vai a pulire il bagno! E restaci per i prossimi cinque anni!

CAROLINA. Vado, vado. Anche se c’è una cosa che mi dispiace di tutta questa faccenda.

ANNUNZIATA. E cosa?

MARZA. Non averti licenziata?

CAROLINA. Non aver saputo cosa volesse dire la frase: “L’erba del vicino non è sempre così verde”.

SIPARIO