La diciannovesima perla

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La diciannovesima perla

La diciannovesima perla

di Dashiell Hammett

Radiodramma poliziesco del ciclo "The Fat Man"

Numero minimo di interpreti: 5 uomini, 3 donne

Personaggi

Il Grassone, investigatore privato

Sua madre

Kathy Evans, una giovane attrice

Parker, investigatore privato

Signora Stanton, moglie del banchiere Geoffrey Stanton

Warner, proprietario di una gioielleria

O’Hara, capitano di polizia

Jenny, venditrice di noccioline alla Central Station

Karl, maggiordomo della signora Stanton

Un dottore

Un tassista


La cosa peggiore è che quando si è grassi ci si sente magri. Non ci si preoccupa affatto dell’eccesso di peso che si porta addosso nemmeno quando ci si vede per intero in un grande specchio o ci si pesa in farmacia. Non ci si sente mai veramente grassoni. L’unico momento in cui uno si sente tale è quando capita di incontrare una bella ragazza e... il fiato ti si mozza in gola, le mani ti sembrano enormi e non riesci a muovere le gambe... e in quel momento sei contento di avere un lavoro che ti assorbe totalmente... come il mio... salve, crimine!

(stacco musicale)

La storia inizia alla Central Station vicino all’ufficio Informazioni. Mia madre doveva partire per il week-end e io ero andato ad accompagnarla.

(in sottofondo il tipico rumore di una stazione ferroviaria)

MAMMA – Non occorre che aspetti fino a quando aprono i cancelli. Posso benissimo arrangiarmi da sola.

GRASSONE – Non ti preoccupare: ho comunque tempo. Vuoi delle noccioline?

MAMMA – Per l’amor del cielo, no!

GRASSONE – Io sì. Torno subito. (si avvia verso la venditrice di noccioline) Un sacchetto di noccioline, Jenny!

JENNY – Bene.

GRASSONE – Facciamo due.

JENNY – Ecco qua.

GRASSONE – (allontanandosi si scontra con una donna) Scusa, baby. Non avevo intenzione di venirti addosso.

SIGNORINA EVANS – Non fa niente. Stavo cercando di... Vi prego, mi fareste una cortesia?

GRASSONE – Come?

SIGNORINA EVANS – È estremamente importante. Qui, statemi vicino. Oh... svelto, sta venendo...

GRASSONE – Chi?

SIGNORINA EVANS – Non deve vedermi. Non deve sapere che sono qui.

GRASSONE – Perché no? Che cosa hai fatto?

SIGNORINA EVANS – Niente. Io... statemi di fronte, per favore! Ah, presto! Abbracciatemi come se doveste salutarmi perché sto partendo.

GRASSONE – Ma a che gioco giochiamo?

SIGNORINA EVANS – Per favore, copritemi il viso e baciatemi!

GRASSONE – Okay, baby... Come è andata?

SIGNORINA EVANS – Continuate...

GRASSONE – Per quanto tempo?

SIGNORINA EVANS – Non allontanatevi, tenetemi abbracciata!

GRASSONE – Finché vuoi bambina! Mi avevano detto che potevano succedere cose così, ma non avrei mai pensato che potessero capitare proprio a me.

SIGNORINA EVANS – Va bene, basta così.

GRASSONE – Magari fossi anch’io d’accordo! Dovremmo fare quest’operazione più spesso.

SIGNORINA EVANS – Devo scappare. È andato via.

GRASSONE – Ma tornerà.

SIGNORINA EVANS – No, no. Non devo perdere il treno. Grazie per avermi aiutato.

GRASSONE – Un attimo! Non mi dici perché...

SIGNORINA EVANS – No, altrimenti faccio tardi... (si allontana)

GRASSONE – Ma non so nemmeno... Okay, baby! Due navi sono passate nella notte!

MAMMA – Caspita, che saluti affettuosi! Chi era, caro?

GRASSONE – Non lo so.

MAMMA – Cosa?

GRASSONE – Mai vista prima.

MAMMA – Ah, è per questo che la baciavi.

GRASSONE – Non ricamarci su, mamma! Mi ha preso a prestito per un abbraccio al volo e basta.

MAMMA – Figlio mio, non è prudente abbracciare donne sconosciute alla stazione. Hai ancora l’orologio?

GRASSONE – Ho ben più del mio orologio, mamma. Ho la sua borsa.

(stacco musicale)

MAMMA – Ma come fai a sapere che lei è su questo treno?

GRASSONE – L’ho vista salire sulla carrozza davanti.

MAMMA – Allora dammi la sua borsa. Gliela darò non appena il treno esce di stazione.

GRASSONE – Stai scherzando!

CAPOSTAZIONE – (fischio prolungato)

MAMMA – Attento, stiamo per partire.

GRASSONE – Non ti preoccupare. Scendo alla Centoventunesima Strada.

MAMMA – Soltanto per restituirle la borsa?

GRASSONE – Mi pare una ragione plausibile.

MAMMA – Però devi scendere alla Centoventunesima. Oh, stiamo andando!

GRASSONE – Okay, mamma! Vado a restituire questa borsa. Eh...

MAMMA – Cosa succede?

GRASSONE – La gentildonna è sul marciapiede! Scendo!

MAMMA – Stai attento! Guarda quello che fai!

GRASSONE – Sì, sì... ci vediamo.

MAMMA – Ciao.

(rumore di treno in corsa)

GRASSONE – Buona sera, bellezza!

SIGNORINA EVANS – Ah, mi avete spaventato.

GRASSONE – Però non ti avevo spaventato l’altra volta. Rifacciamo il giochino?

SIGNORINA EVANS – Direi di no.

GRASSONE – Non andar via. Ho ancora la tua borsa.

SIGNORINA EVANS – Oh, grazie.

GRASSONE – Che cosa succede, bimba? Chi hai fatto fuori?

SIGNORINA EVANS – Prego...!

GRASSONE – Hai certamente fatto qualcosa, altrimenti perché fuggi?

SIGNORINA EVANS – Perché no? Potrei cercare di sfuggire a un pericolo. Sono inseguita da un uomo.

GRASSONE – Quell’uomo sul treno?

SIGNORINA EVANS – Come fate a sapere che era sul treno?

GRASSONE – Semplice matematica. Sei salita per seminarlo. Lui deve averti seguita. Altrimenti non saresti scesa.

SIGNORINA EVANS – È esattamente quello che è successo.

GRASSONE – Che cosa è successo?

SIGNORINA EVANS – Non so cosa vogliate dire.

GRASSONE – Dai bimba, dimmi la verità! Ti posso aiutare.

SIGNORINA EVANS – Non credo di voler essere aiutata da voi.

GRASSONE – Okay, baby. Scompaio subito.

SIGNORINA EVANS – No. Aspettate.

GRASSONE – Hai cambiato parere?

SIGNORINA EVANS – No. L’uomo che mi ha seguita mi ha fatto cambiare idea...

GRASSONE – Cosa?

SIGNORINA EVANS – È là sul marciapiede!

(stacco musicale. Nell’ufficio del Grassone)

GRASSONE – Qui starete tranquilla, signorina Evans!

SIGNORINA EVANS – È questo il vostro ufficio!

GRASSONE – Sì... entrate.

SIGNORINA EVANS – Grazie.

GRASSONE – Sedetevi, mettetevi a vostro agio. Ditemi: da quanto tempo vi segue quel tipo?

SIGNORINA EVANS – Da circa tre giorni.

GRASSONE – E voi non sapete chi sia? O che cosa cerchi?

SIGNORINA EVANS – No.

GRASSONE – Che lavoro fate, signorina Evans?

SIGNORINA EVANS – Sono un’attrice.

GRASSONE – Di teatro?

SIGNORINA EVANS – Quando lavoro.

GRASSONE – Forse vi ho già vista.

SIGNORINA EVANS – Non a New York. Non ho mai recitato qui.

GRASSONE – Non avete un amico?

SIGNORINA EVANS – No, nessun amico.

GRASSONE – E chi vi mantiene in quegli splendidi abiti?

SIGNORINA EVANS – Ho un reddito personale. Mio padre mi ha lasciato dei soldi.

GRASSONE – Anche quelle splendide perle?

SIGNORINA EVANS – Non sono vere.

GRASSONE – Davvero!

SIGNORINA EVANS – Non mi credete?

GRASSONE – No.

SIGNORINA EVANS – Perché no?

GRASSONE – Perché voi non sapete mentire.

SIGNORINA EVANS – Come!

GRASSONE – L’esperienza insegna che i bugiardi respirano a fondo dopo ogni menzogna che dicono. Voi ansimate come una vecchia vaporiera.

SIGNORINA EVANS – Come osate parlarmi in questo modo?

GRASSONE – Uscite di qui signorina Evans. Non intendo occuparmi del vostro caso.

SIGNORINA EVANS – Ve ne occuperete, eccome. Siete insopportabile...

GRASSONE – (sussurrando) Continuate così, continuate così...

SIGNORINA EVANS – Cosa?

GRASSONE – Continuate così, continuate a trattarmi male: c’è qualcuno fuori della porta.

SIGNORINA EVANS – Maiale prepotente e presuntuoso. Se fossi un uomo, vi darei una lezione da ricordarvela per il resto dei vostri giorni.

GRASSONE – Basta così. (spalanca la porta) E tu cosa fai qui?

UOMO – Niente. Stavo solo...

GRASSONE – Ehi, torna indietro... (l’uomo scappa) Figlio di un cane, se ti prendo te ne pentirai... e ti prenderò anche a costo di morire. (rumori di colluttazione)

UOMO – Uh, brutto scimmione!

GRASSONE – Non sono poi lento come sembro.

UOMO – Non era necessario che mi placcassi.

GRASSONE – Mi dispiace, amico. È un istinto che risale a quando giocavo a football. Ce la fai a tirarti su?

UOMO – (con sforzo) Non lo so. Ahi!

GRASSONE – Ecco qua! E adesso dimmi cosa stavi facendo fuori della porta.

UOMO – Stavo tenendo d’occhio la signorina Evans.

GRASSONE – Ecco un passatempo interessante. Ritorniamo in ufficio e dicci perché.

(rumore di passi)

UOMO – È il mio lavoro. Sono un detective privato.

GRASSONE – Bene, bene! Chi ti ha dato l’incarico?

UOMO – La signora Stanton.

GRASSONE – La moglie del banchiere Geoffrey Stanton?

UOMO – Sì, vuole un rapporto su ogni mossa della signorina Evans.

GRASSONE – Perché?

UOMO – Questi sono affari miei.

GRASSONE – Forse interessa anche alla signorina Evans. Signorina Evans! Signorina Evans, dov’è finita?

UOMO – Cosa succede?

GRASSONE – Se n’è andata.

(stacco musicale. Abitazione della signora Stanton)

MAGGIORDOMO – C’è qui un signore che vuole vedervi, signora Stanton.

SIGNORA STANTON – Chi è, Karl?

MAGGIORDOMO – Ha rifiutato di darmi il suo biglietto da visita. Ha semplicemente detto “Il Grassone viene a far visita”.

SIGNORA STANTON – Il Grassone? Cosa pensate che voglia?

GRASSONE – Informazioni, signora Stanton.

SIGNORA STANTON – Santo cielo! Come osate entrare senza essere annunciato.

GRASSONE – Ma sono stato annunciato. Sono io “il Grassone”.

SIGNORA STANTON – Non ho mai avuto il piacere di fare la vostra conoscenza e non intendo certamente farla ora. Accompagnatelo alla porta, Karl.

GRASSONE – Non penso che Karl ci riuscirebbe... È meglio che consentiate a farmi restare.

SIGNORA STANTON – Che cosa volete?

GRASSONE – Informazioni sulla signorina Evans. Non sono riuscito a tirar fuori niente da quel mollusco a cui voi avete ordinato di pedinarla.

SIGNORA STANTON – Quale mollusco? Di che cosa state parlando?

MAGGIORDOMO – Devo chiamare la polizia, signora Stanton?

SIGNORA STANTON – Me la cavo benissimo da sola, Karl.

MAGGIORDOMO – Molto bene, signora.

SIGNORA STANTON – Che cosa stavate dicendo, signor... non ricordo il vostro nome.

GRASSONE – Non l’ho detto. Mi conoscono tutti come “Il Grassone”.

SIGNORA STANTON – Oh, adesso so chi siete. Il signor Parker mi ha parlato di voi.

GRASSONE – Parker?

SIGNORA STANTON – L’uomo che avete quasi ucciso fuori dal vostro ufficio. Mi ha detto che gli siete saltato addosso come una tonnellata di mattoni.

GRASSONE – Non aveva alcun diritto di spiare quello che stavamo dicendo nel mio ufficio. È vero che voi gli avete dato l’incarico di pedinare la signorina Evans?

SIGNORA STANTON – Sì.

GRASSONE – Posso chiedervi perché?

SIGNORA STANTON – Credevo che tutti sapessero che intendo divorziare da mio marito. La signorina Evans è soltanto una delle ragioni.

GRASSONE – Una?

SIGNORA STANTON – L’unica che mi occorre. Vedete, il signor Stanton ha fatto l’errore di regalarle una collana.

GRASSONE – Cosa?

SIGNORA STANTON – Una collana di perle molto costosa.

GRASSONE – Capisco.

SIGNORA STANTON – Mi sembrate deluso.

GRASSONE – Del signor Stanton?

SIGNORA STANTON – No, della signorina Evans. Spero che non ne siate innamorato.

GRASSONE – Siete sicura che vostro marito le abbia regalato la collana, signora Stanton?

SIGNORA STANTON – Ritengo che fosse un regalo, ma non ho mai fatto domande. Comunque, non m’interessa sapere come sono andate le cose.

GRASSONE – In altre parole, vostro marito e la signorina Evans...

SIGNORA STANTON – Preferirei che vi risparmiaste qualsiasi commento, se non vi dispiace. Ne sentirò parlare abbastanza davanti al giudice.

GRASSONE – Quando il caso verrà discusso, signora Stanton, voi dovrete presentare delle prove. E in questo momento, il vostro testimonio chiave, la signorina Evans, è scomparsa.

SIGNORA STANTON – Probabilmente è nell’appartamento di mio marito.

GRASSONE – Oh, lui non abita qui?

SIGNORA STANTON – No, non regolarmente.

GRASSONE – Dopo avervi conosciuta, signora Stanton, non posso certo dargli torto.

(stacco musicale. Abitazione del banchiere Geoffrey Stanton. Squillo di campanello e rumore di porta aperta)

GRASSONE – È in casa il signor Stanton?

CAPITANO O'HARA – Sì, è in casa.

GRASSONE – O’Hara! Cosa fai qui, capitano?

CAPITANO O'HARA – Vieni dentro. Sto aspettando il referto medico. Ha un coltello piantato nel torace.

GRASSONE – Chi ce l’ha ficcato?

CAPITANO O'HARA – Non lo so. L’assassino non ha lasciato il suo biglietto da visita. Vuoi vedere il corpo?

GRASSONE – Vediamo. Dov’è?

CAPITANO O'HARA – Là nell’angolo e, per favore, lascia stare quelle mandorle ricoperte di cioccolato. Non sono state ancora esaminate.

GRASSONE – Quand’è successo il fatto?

CAPITANO O'HARA – Non lo so ancora. Sono arrivato soltanto da pochi minuti.

GRASSONE – Il corpo è sempre stato lì dov’è adesso?

CAPITANO O'HARA – Non si è mosso di certo.

GRASSONE – È ben strano, non è vero?

CAPITANO O'HARA – Cosa?

GRASSONE – Un tizio si prende una pugnalata nel torace senza che ci sia stata una colluttazione. Non c’è nessun segno di lotta.

CAPITANO O'HARA – E allora?

GRASSONE – Niente. È incredibile, ecco tutto.

CAPITANO O'HARA – Perché?

GRASSONE – Perché di solito il coltello viene affondato nella schiena. Se attaccata di fronte, la vittima cerca di proteggersi.

CAPITANO O'HARA – Però se non ha ragione di temere la persona che va verso di lei... un’amica, una fidanzata... quando vede il coltello è troppo tardi.

GRASSONE – Che cosa ti fa pensare che sia stata la fidanzata?

CAPITANO O'HARA – Non lo so. Non so nemmeno se avesse una fidanzata.

GRASSONE – E quindi non metterle il cappio al collo.

CAPITANO O'HARA – Ma quale cappio! Perché poi te la prendi tanto!

GRASSONE – Lascia perdere. Solo che non mi piacciono le tue deduzioni, capitano O’Hara.

CAPITANO O'HARA – A quanto pare è stato ucciso da qualcuno che conosceva e non temeva. Se non era la fidanzata...

GRASSONE – La smetti di parlare della fidanzata?

CAPITANO O'HARA – Perché? È una tua amica?

GRASSONE – Non farmi ridere.

CAPITANO O'HARA – Ma cos’hai? Cos’è che ti rode stasera?

GRASSONE – I tuoi ragionamenti. Stanton era forse seduto su quella sedia quando è stato ucciso. L’assassino potrebbe aver spostato il corpo per metterci fuori strada.

CAPITANO O'HARA – Non credo. L’assassino non ha avuto nemmeno il tempo di far sparire l’unico indizio che lo inchioderà.

GRASSONE – Quale?

CAPITANO O'HARA – Un pezzo di filo nella mano del morto. Lo vedi?

GRASSONE – Sì, sembra proprio un pezzo di filo di seta.

CAPITANO O'HARA – Deve averlo strappato dal vestito dell’assassino prima di essere colpito con il coltello.

GRASSONE – O’Hara, non si strappa un filo soltanto dai vestiti di una persona!

CAPITANO O'HARA – Allora, che cos’è?

GRASSONE – Non lo so. Apriamogli la mano e vediamo.

CAPITANO O'HARA – Aspetta. Non serve aprirgliela. Vedo qualcosa tra le dita.

GRASSONE – Che cos’è?

CAPITANO O'HARA – Una perla.

(stacco musicale. Il Grassone bussa alla porta di casa della signorina Evans)

GRASSONE – Signorina Evans! Signorina Evans! Se siete in casa, aprite!

SIGNORINA EVANS – Chi è?

GRASSONE – Il Grassone.

SIGNORINA EVANS – Da solo?

GRASSONE – Sì. Aprite, coraggio!

SIGNORINA EVANS – Cosa succede?

GRASSONE – Siete nei guai, bimba. E voglio scoprire fino a che punto. Dove siete scomparsa mentre inseguivo quel tizio che vi pedinava?

SIGNORINA EVANS – Sono fuggita dalle scale, perché?

GRASSONE – È quello che voglio sapere, perché?

SIGNORINA EVANS – Per sfuggire a quell’uomo, naturalmente. Sapevo che voi non gli avreste permesso di seguirmi.

GRASSONE – Magari lo avessi fatto! Dove siete andata?

SIGNORINA EVANS – A casa.

GRASSONE – Mentite! Ho tentato di telefonarvi tutta la notte.

SIGNORINA EVANS – Sono andata a mangiare.

GRASSONE – Dove? Nell’appartamento del signor Stanton?

SIGNORINA EVANS – Cosa? Non so di cosa state parlando!

GRASSONE – Coraggio, bambina, ditemi la verità! La conosco già a metà. Voglio sapere anche l’altra metà o chiamo la Polizia.

SIGNORINA EVANS – Cosa ho fatto di male?

GRASSONE – Parecchie cose. Molte non mi riguardano, ma un omicidio è affar mio.

SIGNORINA EVANS – Omicidio!

GRASSONE – Avete capito bene. E non fissatemi in quel modo! Anche una pessima attrice può sembrare innocente... se è abbastanza bella.

SIGNORINA EVANS – Ah, perché continuate a dire che sono bella?

GRASSONE – Perché lo siete. Se io fossi la metà di quello che sono, vi prenderei tra le braccia e...

SIGNORINA EVANS – Cosa?

GRASSONE – Non importa.

SIGNORINA EVANS – Coraggio, fatelo!

GRASSONE – State scherzando?

SIGNORINA EVANS – Fallo! Baciami, tesoro!

GRASSONE – Non chiamarmi “tesoro”.

SIGNORINA EVANS – Non mi hai mai detto il tuo nome. Come ti devo chiamare?

GRASSONE – Lascia perdere.

SIGNORINA EVANS – Mi devi credere, tesoro. Devi avere fiducia in me.

GRASSONE – Perché?

SIGNORINA EVANS – Perché io ho fiducia in te. Baciami ora.

GRASSONE – Sì...

SIGNORINA EVANS – ... Oh, quando vuoi sei dolcissimo!

GRASSONE – Chi ti ha dato la collana che portavi al collo?

SIGNORINA EVANS – Cosa?

GRASSONE – Chi te l’ha data? Perché non la portavi al collo?

SIGNORINA EVANS – Cosa?

GRASSONE – Chi te l’ha data? Perché non la porti adesso?

SIGNORINA EVANS – Me la sono tolta.

GRASSONE – Dov’è?

SIGNORINA EVANS – Non mi credi?

GRASSONE – Dov’è? Voglio vederla!

SIGNORINA EVANS – Ce l’ho...

GRASSONE – Dove?

SIGNORINA EVANS – Nella mia toilette. Sei soddisfatto?

GRASSONE – Non ancora. (rumore di passi) È questa la collana che portavi quando eri nel mio ufficio?

SIGNORINA EVANS – Quanti gingilli come questi pensi che io abbia?

GRASSONE – Non lo so. Potresti averne altri. Chi te lo ha dato?

SIGNORINA EVANS – Il signor Stanton.

GRASSONE – Perché non me lo hai detto prima!

SIGNORINA EVANS – Perché la cosa non ti riguardava!

GRASSONE – Ottima risposta. Mi riguarda adesso?

SIGNORINA EVANS – Se vuoi...

GRASSONE – E tu cosa vuoi, signorina Evans?

SIGNORINA EVANS – Che mi chiami Kathy, non signorina Evans.

GRASSONE – Okay, Kathy. Mi occupo io del tuo caso.

SIGNORINA EVANS – C’è un mio caso?

GRASSONE – Ci sarà. Domani mattina, qui ci saranno centinaia di piedipiatti.

SIGNORINA EVANS – Perché?

GRASSONE – Non ti preoccupare. Andrà tutto bene.

SIGNORINA EVANS – Non la pensavi così quando sei entrato.

GRASSONE – Quando sono entrato, non mi aspettavo di trovare questa collana di perle, per lo meno non intera. Ti dispiace se la prendo?

SIGNORINA EVANS – Per farne cosa?

GRASSONE – Pensavo che avessi fiducia in me.

SIGNORINA EVANS – Non hai ancora risposto alla mia domanda.

GRASSONE – Ho bisogno di questa collana come alibi per salvarti, Kathy. Ricordati che sto lavorando per te, non certo per la polizia.

(stacco musicale. Nella gioielleria del signor Warner)

GRASSONE – Siete sicuro che queste perle siano state comperate qui, signor Warner?

SIGNOR WARNER – Certo, le ho scelte io personalmente per il signor Stanton.

GRASSONE – Potrebbe esisterne una uguale a questa?

SIGNOR WARNER – È molto improbabile. Le perle sono come le persone: per questo è così difficile averne due uguali.

GRASSONE – Allora è vostra la collana?

SIGNOR WARNER – Sì, è stata fatta qui.

GRASSONE – Anche il filo?

SIGNOR WARNER – Oh, il filo può avercelo messo chiunque. Non c’è nulla di particolare in un fio.

GRASSONE – Le perle invece sono particolari?

SIGNOR WARNER – Certo... Perché il signor Stanton le ha infilate in modo diverso?

GRASSONE – Volete dire che non sono più nello stesso ordine?

SIGNOR WARNER – Sono in ordine. Ma ce ne sono soltanto diciotto.

GRASSONE – Cosa?

SIGNOR WARNER – Manca la grossa perla centrale.

(stacco musicale. Squilla il telefono)

SIGNORINA EVANS – Pronto.

GRASSONE – Pronto, Kathy. Sono il Grassone. Vuoi essere accusata dell’omicidio del signor Stanton?

SIGNORINA EVANS – No.

GRASSONE – E allora fai quello che ti dico.

SIGNORINA EVANS – Ma io non l’ho ucciso.

GRASSONE – Però sei una bugiarda. Perché ieri non mi hai detto che sapevi che era morto?

SIGNORINA EVANS – No...

GRASSONE – Stai zitta! So che l’altra sera sei stata nell’appartamento di Stanton. Devi esserci andata, altrimenti come facevi ad avere la collana?

SIGNORINA EVANS – Non so dove vuoi arrivare...

GRASSONE – Non fare la scena con me... Hai raccolto le perle dal pavimento e le hai infilate di nuovo... tutte eccetto una!

SIGNORINA EVANS – Cosa?

GRASSONE – Sei una sciocca! Hai lasciato la più importante in mano al morto.

SIGNORINA EVANS – Oh, no!

GRASSONE – Questa è la tua ultima possibilità, Kathy. Vieni nel mio ufficio tra un quarto d’ora o vado alla polizia!

SIGNORINA EVANS – Ma io...

GRASSONE – Vieni!

(stacco musicale seguito da alcuni colpi alla porta dell’ufficio del Grassone)

PARKER – Sì?

SIGNORINA EVANS – Sono io, Kathy.

PARKER – Avanti. (Kathy Evans entra)

SIGNORINA EVANS – Signor Parker, cosa fate qui?

PARKER – Vi stavo aspettando. Mi ha mandato a chiamare il Grassone.

SIGNORINA EVANS – E lui dov’è?

PARKER – Sarà qui a momenti. È uscito per pochi minuti.

SIGNORINA EVANS – Ah, così.

PARKER – Entrate pure. Non abbiate paura.

SIGNORINA EVANS – Io... (entra e chiude la porta)

PARKER – Il Grassone vuole che vi faccia vedere qualcosa.

SIGNORINA EVANS – Che cosa?

PARKER – Guardate là sulla scrivania. Vedete?

SIGNORINA EVANS – Che cos’è?

PARKER – La perla... la più grossa della collana.

SIGNORINA EVANS – E voi cosa fate qui?

PARKER – Questo riguarda il Grassone. Voleva soltanto che ve la facessi vedere. La riconoscete?

SIGNORINA EVANS – Io... non sono un’esperta di perle.

PARKER – E allora non sareste interessata a comprarla?

SIGNORINA EVANS – Non da voi. Chi vi ha detto che è in vendita?

PARKER – Il Grassone. Me l’ha offerta per...

SIGNORINA EVANS – Che cosa succede?

PARKER – Sss... c’è un microfono nascosto in questa fruttiera. Al Grassone evidentemente interessa la vostra reazione.

SIGNORINA EVANS – Dov’è... perché è andato via?

PARKER – Qui alla finestra... sul lato del palazzo. Forse sta ascoltando in un altro ufficio.

SIGNORINA EVANS – Adesso non ascolterà più.

PARKER – Non fatelo! Pazza, mettete giù il microfono.

SIGNORINA EVANS – Perché?

PARKER – Perché saprà che siete stata voi a distruggerlo. Volete che... Dov’è quella perla, signorina Evans?

SIGNORINA EVANS – Prego?

PARKER – Quella perla... voi l’avete presa mentre ero alla finestra.

SIGNORINA EVANS – Vi sbagliate. Non mi sono nemmeno avvicinata alla scrivania.

PARKER – Forza, datemela o vi perquisisco.

SIGNORINA EVANS – Lasciatemi andare!

PARKER – Non finché non tirate fuori la perla.

SIGNORINA EVANS – No.. no... (divincolandosi)

PARKER – Aprite la mano... apritela, vi ho detto... il Grassone mi uccide se ve ne andate con la perla... tornate indietro, diavolo d’una femmina!

SIGNORINA EVANS – Neanche per sogno!

SIGNORA STANTON – Un attimo, signorina Evans!

SIGNORINA EVANS – La signora Stanton!

SIGNORA STANTON – Prenderò io quella perla, prego!

PARKER – Attenta, ha una pistola!

SIGNORA STANTON – Ferma lì, signorina.

SIGNORINA EVANS – Non riuscirete a prendermi.

SIGNORA STANTON – Ferma! (colpi di pistola)

SIGNORINA EVANS – Aaah!

SIGNORA STANTON – Vi ho detto di fermarvi. La polizia vi sta cercando per l’omicidio di mio marito.

(stacco musicale seguito da rumori di strada)

SIGNORA STANTON – Salite sul taxi, signorina Evans.

SIGNORINA EVANS – Dove mi state portando?

SIGNORA STANTON – Salite.

PARKER – La tengo d’occhio io, signora Stanton.

SIGNORA STANTON – Grazie, signor Parker. E ora, tassista, in fretta alla Stazione di Polizia.

TASSISTA - Bene. (si chiudono le portiere della macchina)

SIGNORA STANTON – Perché non partite?

TASSISTA – Sto aspettando il verde, signora.

GRASSONE – (battendo alcuni colpi sul vetro della macchina) E sta aspettando anche me!

PARKER – Il Grassone!

GRASSONE – Sorpresa! Come va, Kathy?

SIGNORINA EVANS – Va bene, grazie!

GRASSONE – Bisogna far subito vedere quella spalla. All’ospedale, tassista. A tutta velocità.

SIGNORA STANTON – Un momento. Stiamo andando ala Polizia.

GRASSONE – Con una ferita alla spalla? Ha bisogno di cure mediche.

SIGNORA STANTON – Ma io...

GRASSONE – All’ospedale, tassista, e dacci sotto!

(stacco musicale seguito da rumori di strumenti medici)

GRASSONE – Come sta, dottore?

DOTTORE – Guarirà. La pallottola ha soltanto sfiorato la spalla.

SIGNORA STANTON – Signorina Evans, siete molto fortunata.

GRASSONE – Volete dire che voi siete molto fortunata. Non sapete che è proibito sparare alla gente?

SIGNORA STANTON – Non potevo certo lasciarla andare con quella perla, non vi pare?

GRASSONE – Perché no? Non è quella che è stata trovata in mano a vostro marito. È falsa.

SIGNORA STANTON – Ma voi ci avete detto di venire nel vostro ufficio così avreste preso chi tentava di rubarla.

GRASSONE – E voi come facevate a saperlo?

SIGNORA STANTON – Era ovvio.

DOTTORE – Questa non è una buona ragione per spararle, signora Stanton.

SIGNORA STANTON – Ma io non ho sparato sul serio. Ho cercato solo di spaventarla.

DOTTORE – In ogni caso, devo fare rapporto alla polizia. Volete venire con me, signora Stanton?

SIGNORA STANTON – Certamente.

(la signora Stanton e il dottore si allontanano)

GRASSONE – Sei spacciata, Kathy.

SIGNORINA EVANS – Cosa vuoi dire?

GRASSONE – Anche la giuria più indulgente ti condannerà.

SIGNORINA EVANS – Ma io non l’ho ucciso.

GRASSONE – Io credo di sì. Cosa ne pensi, Parker?

PARKER – Non posso dire niente finché non conosco tutti i fatti.

GRASSONE – Ma tu i fatti li conosci tutti. Non l’hai seguita nell’appartamento di Stanton nel tardo pomeriggio?

PARKER – Sì, certo.

GRASSONE – Quanto tempo ci è rimasta?

PARKER – Circa venti minuti.

GRASSONE – E poi è andata diritta alla stazione?

SIGNORINA EVANS – Ma non l’ho ucciso. Era già morto quando sono entrata.

GRASSONE – E allora perché hai preso le perle e le hai rinfilate?

SIGNORINA EVANS – Perché sapevo che sarei stata accusata ingiustamente. Qualcuno ha messo quella collana in mano al signor Stanton.

GRASSONE – Mmm... questa è bella.

SIGNORINA EVANS – È vero. Non avevo le perle quando sono entrata nel suo appartamento.

PARKER – Cosa?

SIGNORINA EVANS – Mi erano state rubate la mattina.

GRASSONE – Puoi dimostrarlo?

SIGNORINA EVANS – No.

GRASSONE – Puoi provarlo a me, Kathy?

SIGNORINA EVANS – Non lo so. Guardami.

GRASSONE – Ti guardo.

SIGNORINA EVANS – Non ho ucciso il signor Stanton. Te lo giuro.

GRASSONE – Un giuramento non serve, Kathy. Comunque ti darò una mano a uscire di qui.

SIGNORINA EVANS – Come?

GRASSONE – Ti darò un vantaggio sulla polizia.

PARKER – Sei pazzo!

GRASSONE – Occupati dei fatti tuoi, Parker.

PARKER – Questi sono fatti miei. Se ha ucciso Stanton...

GRASSONE – Avanti, falle tirare un po’ di fiato!

PARKER – Sono responsabile tanto quanto te. Non puoi pretendere che sia vostro complice!

GRASSONE – Fai finta di non sapere niente.

PARKER – Sei pazzo! È contro la legge aiutare un assassino! Chiamo la polizia.

GRASSONE – Non ti avvicinare al telefono.

PARKER – Per l’amor del cielo, usa il cervello. Tanto la prenderanno lo stesso.

GRASSONE – Non ti avvicinare al telefono, ho detto!

SIGNORINA EVANS – Lascia stare! Non posso scappare. Sarebbe peggio.

PARKER – Certo! Prima chiamiamo la polizia, meglio è. Pronto, passatemi la polizia, per favore.

GRASSONE – Tu non farai quella telefonata, Parker.

PARKER – Cosa?

GRASSONE – Non farai quella telefonata! Altrimenti prendo questo bisturi e te lo infilo tra le costole!

PARKER – Mettilo giù, mettilo giù... pazzo!

GRASSONE – Vedi, Parker, anche senza preavviso, la vittima cerca di afferrare la mano dell’assassino, la mano che impugna il coltello.

PARKER – Cosa?

GRASSONE – Non capisci? Se uno ti si avvicina con un coltello, cerchi di prendergli la mano, non il collo.

PARKER – Di cosa stai parlando?

GRASSONE – Sto parlando di Stanton! Lui non avrebbe potuto strappare le perle dal collo di Kathy. Se lei si fosse fatta avanti con un coltello, lui avrebbe tentato di afferrarle la mano come tu hai fatto con me.

PARKER – Vuoi dire che è stata accusata ingiustamente?

GRASSONE – Hai indovinato. È stata accusata ingiustamente da un tizio che conosceva ogni suo movimento, un tizio che sapeva quando rubare la collana e metterla in mano a Stanton nel momento più propizio. A chi corrisponde questa descrizione, Parker? Chi conosceva ogni movimento di Kathy in questi ultimi tre giorni?

PARKER – Perché guardi me?

GRASSONE – Perché quel tizio sei tu. Volevi Stanton fuori dei piedi perché così avresti potuto sposare la signora Stanton... la vedova Stanton. Tu non sei un detective privato: l’ho scoperto cinque minuti dopo averti conosciuto.

PARKER – Molla quel bisturi e stai fermo dove sei. Ho in mano una pistola.

GRASSONE – Attenta Kathy. È capace di usarla.

PARKER – Sicuro... se non ti fai da parte.

CAPITANO O'HARA – Pronto!

GRASSONE – Il telefono è aperto, Parker. Hai reso piena confessione alla polizia.

PARKER – Cosa? (colluttazione)

CAPITANO O'HARA – Pronto! Pronto!

GRASSONE – Calma, capitano! Devo consegnarti un assassino!

(stacco musicale seguito da rumori di strada)

GRASSONE – Così tu e Stanton eravate soltanto buoni amici, Kathy?

SIGNORINA EVANS – Proprio così.

GRASSONE – Mmm... doveva esserti molto affezionato per regalarti una collana di perle.

SIGNORINA EVANS – So che non ci crederai, ma lui era fatto così. Voleva regalare una splendida macchina nuova a un chirurgo che lo aveva operato alla mano.

GRASSONE – E tu che cosa hai fatto per quel brav’uomo?

SIGNORINA EVANS – Uscivo con lui, mi portava agli spettacoli e alle feste...

GRASSONE – Io scendo qui...

SIGNORINA EVANS – Vai già a casa?

GRASSONE – Già. Ciao, Kathy.

SIGNORINA EVANS – Aspetta un attimo. Ci rivedremo ancora?

GRASSONE – Non lo so.

SIGNORINA EVANS – Perché? Non ti piaccio?

GRASSONE – Certo. Ma vado a casa, bella mia! Se no rischio di prendermi una cotta.

SIGNORINA EVANS – E cosa c’è di male?

GRASSONE – Devo farmela passare. Ciao, Kathy. Ricordati: le donne non amano i grassoni.

(stacco musicale)