La differenza

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Una casa di un single sembra, dovunque disordine, un divano al centro della scena, più in disparte un letto sfatto, un computer

LA DIFFERENZA

di Roberto Braida

personaggi:

Roberto

Stefania, la trans

Una casa di un single sembra, dovunque disordine, un divano al centro della scena, più in disparte un letto sfatto, un computer bene in vista, abiti in disordine.

Roberto entra in scena, sta suonando il suo cellulare.

Roberto

Ciao mamma, tutto bene. (guarda un po’ di bollette che ha tra le mani) ora vado in ufficio, poi vado a giocare a tennis e poi mi butto a letto, che mi sa che non gliela faccio mica ad alzarmi domani mattina. No, va tutto bene. Dai, non ho i soldi per comprarmi un appartamento, riesco a malapena a pagarmi l’affitto e le bollette, come pensi possa dare un anticipo di almeno 50.000 euro e poi accollarmi un mutuo da 900 euro al mese…?

Sì, mi sto organizzando in qualche modo. Non lo so ancora, ma pensavo di condividere la casa con qualcuno, per dimezzare le spese. Solo che prima che trovi la persona giusta…

Va bene, ti tengo informata. Ciao.

(canticchia) Mamma son tanto felice, perché ritorno da te… E chi le paga queste bollette…?

(prende la borsa del tennis e fa per uscire, squilla il telefonino)

Pronto? Salve, sì ho messo io l’annuncio. Ciao, sono Roberto. Ciao Francesco. Dunque, l’appartamento è di circa 40 mq, ha due camere, piccole ovviamente, una cucina ed un bagno. E’ in ottime condizioni, ci vivo da solo da 5 anni. Non gli ho fatto tanti interventi ma è molto carina. L’affitto della stanza è di 400 euro, utilizzo della cucina compreso e divisione delle bollette. Tu di dove sei? Avezzano? Sei a Roma per lavoro? Che lavoro fai? (cambia espressione) Ah! Beh, immagino che i tuoi orari siano un bel po’ differenti dai miei. Io esco alle 7.30 e rientro alle 7 di sera, tu lavorando ai mercati generali immagino ti alzi alle 3 e rientri a casa alle 3 di sera. Oddio, francamente non è proprio un bell’affare. Poi mi sa tanto che non sono così di mano per Ostiense. Io sto a Centocelle, forse ti conviene cercare più verso Testaccio. Sì, forse sì. Grazie comunque per aver chiamato. Ciao. (tira un sospiro di sollievo)

Meno male che non hai insistito. Immagina che vita di strazio con uno che si alza alle 3 di mattina… che russa… che fa bordello… no…!!!

(riprende la borsa del tennis, fa per uscire. Squilla di nuovo il telefonino).

Pronto, sì buongiorno. Guardi, l’appartamento è di circa 40 mq, sto cercando un coinquilino per condividere le spese e… Che c’entra la parrocchia scusi? Sì, ho fatto la comunione quando avevo 5 anni o 6 non mi ricordo… con gli scout, sul lago di Bracciano… vabbé, ma che c’entra questo? No la cresima non l’ho fatta, non ho intenzione di sposarmi, meglio, se mi dovessi sposare in chiesa forse la farei ma proprio non è il caso… Senta, non ho tempo da perdere, mi dica cosa vuole, stavo uscendo. Ma a messa non ci vado da 15 anni forse anche 20, ma che vuole che me ne freghi a me. Senta se ha intenzione di vendermi qualcosa sta perdendo tempo!

Ma non ci vado con le prostitute! Ma come si permette! Certo che conosco il problema, mica vivo al Polo Nord. In che senso la stanza libera? No mi faccia capire. Siccome non avete più spazio nel vostro centro accoglienza state cercando stanze libere per ospitare ragazze tolte dalla strada? Mi perdoni padre, lei è un prete vero? Ma non vi pare che state un po’ esagerando? Guardi, vi faccio le donazioni per la festa patronale, vi mando i vestiti che non uso più, provo a fare del bene quando è possibile, sopporto i Cugini di Campagna che fate venire per il concerto della festa della chiesa sotto casa, ma ora basta! Non vi pare di avere esagerato un po’ con la richiesta? Ma io non mi voglio sposare! E soprattutto non voglio sposarmi con una ragazza che non conosco, e che per di più qualcuno potrebbe anche venire un giorno a reclamare!

Addio! (chiude il telefono) poi dice che uno diventa ateo! Andiamo Roger! (fa per andare via, ancora il telefonino, ma risponde scocciato).

Pronto! Sì, sono Roberto. Cos’è? Per l’appartamento? Guardi, mi dica subito se è interessata oppure no, non ce la faccio più stamattina. Hanno chiamato solo pazzi furiosi. (si raddolcisce un po’) Ciao Francesca. Scusami veramente, ero di corsa e da quando ho messo l’annuncio sul messaggero stamattina stanno chiamando le peggiori persone. Sì, tieni presente che ho bisogno di un coinquilino, o coinquilina, per dividere le spese della casa, casa è abbastanza piccola, sono 40 mq, ma organizzandoci si può stare bene e non rompersi le scatole a vicenda. Tu che mestiere fai? La modella? Però…! Ma hai sufficiente lavoro? Intendo dire se sei tranquilla da un punto di vista economico, per garantire il pagamento dell’affitto intendo… Penso di sì, possiamo vederci qui così vedi la casa e ti rendi conto della situazione. Allora ci vediamo fra un paio d’ore, io vado a giocare a tennis e poi torno a casa. Ci vediamo alle 5 da me. Devi citofonare Braida. Ciao, a più tardi.

(chiude il telefono, rimane perplesso. Prende la borsa di nuovo ed esce. Buio. Una musica al pianoforte accompagna l’uscita e il buio)

(Roberto entra in casa)

Roberto

Prego, accomodati. Scusa il disordine ma come vedi sto rientrando ora dal tennis.

Francesca

Non ti preoccupare, sono abituata al disordine. Vivi da solo?

Roberto

Sì, da 15 anni ormai. Ora però mi sono stancato di guardare la televisione e il muro prima di addormentarmi… (si rende conto che ha fatto una gaffe). Scusa, non intendevo quello che forse hai capito, cioè, quello che intendevo è che delle volte è anche piacevole dividere la cena con qualcuno a casa propria…

Francesca

Non c’è problema, non sono così formale. Certo che la casa è piccola, come pensi si possa dividere un appartamento così in due?

Roberto

Beh, in verità c’è poco spazio vivibile ma organizzandosi si riesce ad ottenere un po’ di spazio. Ad esempio quel tavolo laggiù è inutile, lo uso ormai solo come appoggio per le mie cose… o quella libreria magari spostandola da un’altra parte ci fa guadagnare almeno un metro di superficie…

E poi c’è la stanza che ancora non hai visto, quella tua, diciamo… vieni, te la faccio vedere.

Francesca

Piccola, ma funzionale. L’hai arredata tu?

Roberto

Alcune cose le ho trovate, qui mi sono trasferito da 5 anni, prima stavo sempre in zona. Questo è mio e anche la cucina è mia, prima c’era una vecchia macchina del gas che faceva solo puzza…

Francesca

Hai detto 400 euro al mese?

Roberto

Sì, più la divisione delle bollette. Di condominio pago 50 euro al mese compreso acqua e  riscaldamento, luce e gas. Non ho messo il telefono visto che ho il telefonino, e non prende neanche tanto bene. Pensa che volevano mettere una antenna ripetitore proprio sulla nostra terrazza, ho pensato: e vai, finalmente posso stare al cellulare senza scendere dal letto. E invece gli altri condomini hanno bocciato la proposta. Gli davano 15.000 euro per il disturbo. Dicevano che la loro vita non valeva 15.000 euro diviso 20 condomini… e allora l’antenna l’hanno fatta nel palazzo di fronte, a 10 metri di distanza. Risultato: non hanno preso una lira e si sono tenuti il cancro…

Francesca

Vabbé, ma i vicini dell’altro palazzo sono dei mercenari. Si vede che i tuoi coinquilini hanno più cervello in zucca…

Roberto

Non lo so questo, so solo che potevamo rispiarmarci due anni di bollette condominiali e invece ci ritroviamo poveri ed ammalati.

Francesca

Oddio, mi sembri un po’ esagerato. il fatto è che vorrei capire se quelli che dicono no a queste cose poi comunque stanno lì a lamentarsi tutto il giorno se non c’è segnale sul telefonino.

Roberto

Brava, vedo che hai capito il punto. O come quelli che gettano l’immondizia e pretendono che qualcun altro la venga a prendere e la butti a 1000 chilometri di distanza.

Francesca

Magari se gli conviene lo fanno.

Roberto

Gli conviene sicuramente… hai detto che fai…?

Francesca

Modella. Più foto che sfilate, ho un agente a Roma che cerca di piazzarmi ai provini di qualche pubblicità e poi, come tutti, sogno il magico mondo del cinema. Ma di questo ho molto da lamentarmi…

Roberto

Perché?

Francesca

Perché il cinema, come lo spettacolo di successo, è fatto solo per persone di un certo tipo, di un certo livello. Se hai una qualche spinta va bene, ti piazzano 4 o 5 pose in una fiction, magari diventi pure protagonista, ti fai il tuo reality del cavolo, qualche buona pubblicità, serate e roba varia e la vita ti svolta. Per noi poveri cristi non credo ci sia un posto sicuro in paradiso. Quindi mi devo accontentare di fare provini, qualche foto e… cercare una stanza in un appartamento di quasi 50 mq con uno sconosciuto.

Roberto

(come per presentarsi) Roberto!

Francesca

Quarantatre anni e una sindrome di Peter Pan ancora da superare. Me lo ricordo come ti chiami, non ti preoccupare. Hai visto già parecchie persone?

Roberto

(fingendo) beh, sì. Ne ho viste già quattro, 3 mi hanno detto che sarebbero disponibili subito a trasferirsi. Poi ci sei tu, e poi ho un altro appuntamento verso le 8 di stasera. Un’altra ragazza. Tutte ragazze oggi! Non è mica il mio compleanno!

Francesca

Tutte ragazze, cosa cerchi?

Roberto

Meno guai e meno fastidi possibile.

Francesca

Ho capito, ma di solito chi vuole dividere una stanza cerca di stare con un compagno del proprio sesso, perché proprio tutte ragazze.

Roberto

Attenzione che potrei interpretarla male questa osservazione (sorride).

Francesca

Sindrome di Peter Pan e permaloso. Questo è quello che hanno in comune gli uomini di 40 anni.

Roberto

Beh, io a 43 dovrei già essere oltre…

Francesca

Pensi che una nostra convivenza possa funzionare?

Roberto

Ragazze in casa ne ho avute…

Francesca

E come farai quando vorrai portartene una a casa quando invece ci sarò io?

Roberto

Sinceramente non ci avevo pensato. Però non penso sia un problema, ho preso talmente tante mazzate con le donne che non ho più voglia di cercare altri guai. Senza offesa, penso stia diventando misogino. Ci sono troppi aspetti delle donne che proprio non capisco…e uno di questi sono le continue domande…

Francesca

Allora ho ragione sul permaloso…Scusami, non volevo. Ma vorrei capire qualcosa in più di te. Non credi che convivere potrebbe far pensare male qualche tua preda?

Roberto

Beh, forse sì. Ma, ti ripeto, non me ne frega niente. Va bene così. Preferisco tornare a casa e trovare un’amica che un problema. Casa per me è un rifugio, almeno l’ho sempre considerato così. Fino a qualche tempo fa facevo di tutto per tornare a casa. Ho bisogno dei miei momenti, di stare con me stesso, di non fare sempre il buffone, o meglio, di ricaricarmi.

Che orari hai?

Francesca

Non ho degli orari precisi. Vado quando mi chiamano per delle foto, per delle sfilate, per dei provini. Insomma, alla fine sto sempre a casa… e ti preparo la cena.

Roberto

Ora sei tu che ti stai sbilanciando.

Francesca

No, volevo solo colpirti scherzosamente. Mi piace stare qui, mi piaci tu. Verrei volentieri se tu…

Roberto

Mi  spiace chiedertelo ma, economicante sei tranquilla?

Francesca

Oddio, al momento sì, non dovrei avere problemi…

Roberto

(un po’ perplesso) Quante valigie hai?

Francesca

(facendo un salto di gioia) Siiii! Grande. Ti giuro, non ti rompo le scatole, non faccio nulla che possa disturbarti.

Roberto

Ehi… non correre, guarda che ho ancora una persona da vedere.

Francesca

(raggiante) Ma io già lo sento che staremo qui insieme, lo so, lo leggo dai tuoi occhi… perché è vero, vero?

Roberto

(tirandosela un po’) non lo so…

Francesca

(incalzandolo) sarò invisibile…

Roberto

guarda che abbiamo 45 mq da dividere, invisibile potresti essere in un castello.

Francesca

Sarò ordinata…

Roberto

Ogni cosa al suo posto!

Francesca

Silenziosa!

Roberto

…e precisa come un orologio svizzero!

Francesca

Chiamami Rolex!

Roberto

Non lo so se cominciamo bene…

Francesca

Ti prego, non te ne pentirai. Tu vedi la ragazza stasera; falle vedere la casa, invitala a cena, insomma, fai finta che io non ci sia nella tua vita. Poi domani con calma io arrivo e cominciamo la nostra parte di vita insieme. Che ne dici?

Roberto

So già che mi pentirò...

Francesca

(lo bacia e uscendo) vado subito a preparare le mie cose, faccio le valigie in un attimo. (si ferma sull’uscio) grazie. Non te ne pentirai.

Roberto

So già che me ne pentirò…

(Francesca gli va incontro e lo bacia dolcemente sulla guancia)

Francesca

No, non te lo permetterò. (esce)

Roberto (da solo)

Sono già pentito…

(buio)

(alla luce Francesca va verso un telefonino che sta suonando, è quello di Roberto che ha lasciato sul comodino)

Roberto (off)

Stefy, mi guardi chi è per cortesia? Sono sotto la doccia…

Francesca (entrando)

È tua madre

Roberto (off)

Rispondi, dille che la richiamo io.

Francesca

Ma è il tuo telefono!

Roberto

E allora, il tasto per rispondere è lo stesso…

Francesca

Pronto! Buongiorno signora, no, è che Roberto sta facendo la doccia e non può rispondere allora…

Certo, la faccio chiamare più tardi….Francesca… non sono la fidanzata di suo figlio, sono solo la sua coinquilina. Sì signora so cucinare… faccio la modella… va bene, glielo riferirò. Grazie e arrivederci.

Roberto (off)

Che ha detto?

Francesca

Che siccome so cucinare ci possiamo sposare…!

Roberto (rientra con un accappatoio)

Che facciamo?

Francesca

Ci sposiamo! D’altronde, come dice tua madre, so cucinare, sto a casa tua da 2 settimane, hai 45 anni, che aspetti?…

Roberto

43, prego…

Francesca

Io ne ho 29, ma che vuoi di più…

Roberto

Lasciala perdere mia madre, quella rompe quando non deve rompere. Pensa che ancora mi chiama per chiedermi se mi sono messo la maglia sotto la camicia.

Francesca

E tu te la metti?

Roberto

Alcune volte…

Francesca

Ovviamente quando devi andare da lei te la metti…?!

Roberto

Certo! Mica sono scemo, pensi che mi voglia sentire rimbombare il suono stridulo di una voce di una vecchia rompiballe che dice “ ti sei beccato la bronchite! te l’avevo detto di metterti la maglia di lana”…?

Francesca

Certo che le madri sono sempre così invadenti…?

Roberto

E la tua? Non me ne parli mai…

Francesca

Non ho molto da dire…

Roberto

Mi sa tanto che non hai voglia di parlarne.

Francesca

Non ho molto da dire…

Roberto

Ognuno di noi ha da dire qualcosa su chi l’ho ha messo al mondo…

Francesca

Non ho rapporti con mia madre da ormai 10 anni… sono andata via di casa quando ne avevo 18 e non l’ho più voluta sentire…

Roberto

Scusami, se posso… perché?

Francesca

Mi ha cacciato via. Non mi voleva più come figlia, diceva che non mi conosceva più. Posso anche capirlo, ma mi ha trattata come fossi un’appestata, mi ha buttato nel cassonetto dei rifiuti come gettano i neonati… se solo fosse stata un po’ più dolce con me, se solo fosse stata un po’ più comprensiva, forse io oggi sarei un’altra persona, forse oggi avrei avuto già la forza di essere quello che vorrei essere, forse sarei stata finalmente me stessa.

E invece no, mia madre ha dovuto fare la parte della madre! “se vuoi stare sotto questo tetto, devi fare quello che dico io!”… e me ne sono andata…non ce la facevo più a sopportare. sono andata per un po’ di tempo, tanto per sbollire, da una mia amica alla Caritas. Aiutavo a servire i pasti ai poveri…

Roberto

Fatico a starti dietro. Non ho capito se ti sei pentita di essertene andata…

Francesca

Pentita? Come vuoi si senta una che è stata rinnegata dalla propria madre, un figlio rappresenta la continuazione della propria esistenza, un figlio è se stessi, come vuoi che si senta la parte di se stessa che sta qui di fronte a te e che non si dà pace perché non è quello che vorrebbe essere..?!

Roberto

Dici che ti ha rifiutata e allora? cosa pensi di fare, di annullarti perché ti ha detto di farlo?

Francesca

Vedi, quando da piccolo ho cominciato a frequentare i miei coetanei nessuno avrebbe mai creduto quello che poi è avvenuto.

Roberto

In che senso?

Francesca

Io non giocavo con i trenini, con i soldatini, con le macchinette… no! Non andava bene, io giocavo con le bambine, io ero con loro, compravamo i vestitini per le Barbie, le pettinavamo, facevamo la spesa e cucinavamo per lei e per Ken.

Roberto

Non capisco.

Francesca

Hai proprio deciso di fare il finto tonto?

Roberto

Niente finzione, non capisco…

Francesca

Perché anche tu vuoi darmi questo dispiacere?

Roberto

Oddio, io proprio non ci arrivo. Che c’entra tutto quello che mi hai raccontato con te… che vuol dire?

Francesca

Io non mi chiamo Francesca.

Roberto

Ma che dici?

Francesca

All’anagrafe mi hanno segnato con un altro nome, simile, ma un altro nome.

Roberto

Quale?

Francesca

Non è che sia importante ma i miei documenti ancora parlano chiaro.

Roberto

O me lo dici o fammi vedere il documento.

Francesca

(prendendo un documento da una borsa) eccolo! Ma non mi prendere per il culo!

Roberto

Francesco… che vuol dire che…

Francesca

Roberto, non sono una donna…

Roberto

In che senso?

Francesca

Non sono una donna come pensi tu, sono un transessuale.

Roberto

…ma che cacchio dici?!

Francesca

Te lo devo far vedere?

Roberto

No, cioè, sì per la miseria, perché mi sa tanto che mi stai prendendo in giro. E’ un’altra di quelle tue prove, come quando sei venuta qui la prima volta che mi facevi le domande a trabocchetto per vedere le mie reazioni…

Francesca

Sì, le domande a trabocchetto. Allora vieni a vedere sul serio (con un gesto quasi violento cerca di togliersi i pantaloni ma Roberto la blocca)

Roberto

No, non ti preoccupare. Non è che non ci credo… (Roberto appare terribilmente imbarazzato, poi come se lei stesse scherzando)

Francesca

(vedendolo scosso e cambiando) dai, sto scherzando!

Roberto

Ma non mi fare questi scherzi, ci potrei rimanere, sei proprio una brava attrice. Tu non dovresti fare la modella, tu dovresti fare l’attrice. Mi ci hai fatto credere.

Francesca

Perché la cosa ti sconvolgerebbe?

Roberto

Oddio, no, o forse sì. Però mi hai messo addosso un’ansia. Non sapevo come reagire. Tu sei sempre così seria quando fai gli scherzi. Non te ne accorgi. Ecco che dovresti fare: andare a Scherzi a parte!

Francesca

Non conosci nessun transessuale?

Roberto

Ne ho conosciuto uno una volta, però non so se definirlo transessuale oppure no. Aveva la barba che gli cresceva, forse era più un travestito. Ne ho visti parecchi per strada, brasiliani credo… chissà perché appena parli di transessuali parli di Brasile… Un trans è molto femminile, no?

Francesca

Beh, semplicisticamente sì, anche se potrei darti mille altre particolarità, ma non mi dilungo. E se fossi stato un transessuale veramente? Mi avresti mandato via?

Roberto

Niente contro i transessuali però preferirei una donna…

Francesca

E che cos’è che hanno di diverso secondo te a parte quel particolare che è proprio di un essere maschile…?

Roberto

E hai detto poco? Non è che faccia proprio piacere trovare quel piccolo particolare in mezzo alle gambe, no?

Francesca

Quanto sei stronzo! (è offesa)

Roberto

Scusa, ma che cosa ho detto? Perché ti arrabbi così tanto? Ho solo parlato di una cosa così, non è che stavo parlando della fame nel mondo o della guerra…

Francesca

Sì, scusa. E’ che delle volte mi illudo che le persone possano comprendere determinate situazioni, mi sembravi una persona più intelligente.

Roberto

Fermi! Eh, come te la prendi! Hai per caso amici transessuali? Perché ti scaldi così tanto, sembra che abbia toccato un argomento delicato…

Francesca

Prima non scherzavo!

Roberto

Sul matrimonio…?

Francesca

Credo proprio che non posso più stare qui con te neanche un minuto di più. (si alza di scatto dal divano)

Roberto (rimane solo nella stanza)

Perché, che cosa ti ha dato fastidio, cosa ho fatto di così grave per offenderti.

Francesca

(rientra con delle valigie in mano, rovista qualcosa che ha lasciato nella stanza)

Scusami, ma proprio devo andare.

(fa per uscire, si mette le mani in tasca, ne tira fuori un mazzo di chiavi)

Queste non mi servono più, cerca una nuova inquilina, magari più femmina di me…

(esce sbattendo la porta)

Roberto

Francesca! Ma che cosa ho detto che non va. Io proprio non capisco, andavamo bene insieme. E che cazzo, non resiste nessuna più di un quarto d’ora con me. Che cos’ho? La lebbra? Aspetta un attimo… ma vuoi vedere che… ma certo! È innamorata di me! Ma come ho fatto a  non capirlo! Che idiota, non ti accorgi mai di niente tu, ma sei proprio un cretino! Vabbé, ma mica ho detto niente che potesse offenderla… mica ho parlato di altre donne. Altre donne… donne… se di donne si tratta… e già perché io di donne non ne ho più viste nelle ultime due settimane, tranne che in casa… (sul divano trova un reggiseno imbottito, ne tira fuori una protesi. Rimane perplesso) oddio! Ma che veramente parlava sul serio…? Non ci posso credere, tutto questo tempo a vivere con lei e non mi sono mai accorto di nulla. Vabbé ma come facevo… non la vedevo mica quando andava in bagno a pisciare…; i piedi! Certo, avrei dovuto accorgermi che i suoi piedi sono grandi, avrà minimo il 43 e… che c’entra, ci sono un sacco di ragazze che hanno i piedi lunghi… ma le mani? Anche le mani danno dei segnali, e le sue erano decisamente normali, da donna insomma. E allora come cazzo avrei dovuto accorgermene! Dai discorsi che faceva? Non faceva proprio nessun tipo  di discorso strano.

Che cretino che sei. Se ne è andata, e l’unica cosa che riesci a fare è dire: che cretino che sei… magari se la richiamassi e la facessi ritornare… (prende il telefonino, fa il suo numero) L’utente da lei chiamato… e ti pareva che non lo staccava… e dove cavolo la becco adesso… magari sta ancora qua sotto al bar. Sbrigati Braida, sbrigati! (esce e buio)

(rientra con il telefonino in mano, sta parlando con un amico)

Roberto

No, non lo so, ha preso e se ne è andata via come una furia, sparita. Certo che ho provato a chiamarla ma ha sempre il cellulare spento. Ormai sono 3 giorni che non si fa più vedere…ci sto male, mi manca proprio. Io non pensavo che lei potesse riempire la mia vita così. Ehi, stai attento a fare le solite battute idiote, sto parlando di una persona alla quale voglio veramente bene. Non sto parlando di sesso, porca miseria, ti sto dicendo che ho trovato una persona fantastica e che me la sono fatta fuggire sotto il naso e tu continui a parlarmi di trombarmela…! E basta! Forse non hai ancora capito: è un transessuale! Lo capisci questo, non rientra nei miei schemi mentali. Le voglio bene, non ho detto che me la devo trombare per forza, no? Vabbé, ho capito, lascia stare che è meglio. Ci vediamo al circolo. (chiude) ma vaffanculo, sto stronzo! (getta via il telefono)

Che cambierebbe? Già, che cambierebbe…? Non è una donna o lo è? Fa differenza secondo te? Boh, io non lo so più.

(da dietro spunta Francesca che era rimasta in penombra)

Francesca

Fa differenza?

Roberto

(spaventato)

Oddio, Francesca. Ma che ci fai qui? Come hai fatto ad entrare? Le chiavi le avevi lasciate quando sei uscita.

Francesca

Sì, lo so, ne avevo fatto una copia di scorta. Ma ero venuta a prendere un paio di cose che avevo lasciato e poi… ti avevo lasciato un biglietto sul cuscino del letto. Speravo che stasera andando a dormire potevi comunque sapere qualcosa in più su di me.

Roberto

Francesca ti prego, perché sei scappata così?

Francesca

Sto solo cercando di difendermi. Io per te non sono una persona normale, almeno come lo intendi tu…

Roberto

Ma tu sei normalissima…

Francesca

No, Roberto, io sono speciale, e questo non lo devi mai dimenticare. Ho sofferto troppo ascoltando i giudizi della gente. Io qui avevo bisogno di tranquillità, di qualcuno che nella vita comune fosse comunque capace di accettare una situazione  particolare. Ho provato a vedere quello che tu vedevi in me, e sebbene all’inizio mi hai dato l’idea di non renderti conto di chi avessi davanti, ti avevo dato un po’ di tempo, ma prima mi hai fatto capire che ho ancora molto da imparare, e che tu devi ancora avere la forza di capirmi. Non è facile, lo so, ma non posso permettermi ancora il lusso di sentirmi uccisa per colpa di un corpo al quale non mi sento di appartenere al 100%. Non sono malata, lo capisci? Io sono una persona, sono una persona che lavora, che mangia, che gioca, che ama, che soffre, che vive; per la miseria! Ci sono anch’io su questa terra! perdonami se tento di esistere anch’io, come te… (piange)

Roberto

Scusami, non volevo. Quando ti ho detto quelle cose le ho buttate là senza rendermi conto, non volevo comunque ferirti. Sono solo rimasto sorpreso dalle tue domande, mi hanno spiazzato e mi hanno costretto a rispondere come non avrei voluto.

Francesca

Ma è quello che pensi veramente!

Roberto

Non è vero. Se pensassi quello che intendi tu non starei qui da tre giorni a soffrire per tentare di farti tornare. Ti ho cercata ovunque, ho chiesto in giro alle persone, a chi ti conosceva, sono andato alla Caritas… ho chiamato la tua agenzia…. Chiedi a loro se non l’ho fatto?!

Francesca

Hai sprecato il tuo tempo allora…

Roberto

Ma va bene lo stesso, sei tornata ora…

Francesca

Me ne sono andata al mare.

Roberto

Al mare?

Francesca

Conosco un posto a Torvaianica, una pensioncina, ci andavo anni fa quando scappavo di casa. Mi facevo dare sempre una stanza che si affaccia sul mare e me ne stavo in continuazione a fissarlo per capire cosa era che volessi dalla mia vita. Non mi ha mai risposto però, o quello che mi diceva mi faceva sempre stare male, così ho smesso di ascoltarlo e ho lottato. Ho tentato di farmi valere, ho battuto i pugni sul tavolo e mi sono fatta ricevere da chiunque. Io vivevo, ero convinta di questo.

Roberto

E poi?

Francesca

E poi? E poi non lo so perché, mi sono innamorata. L’avevo conosciuto quando ancora lavoravo per strada. (Roberto ha una reazione) Sì, lavoravo per strada come la gran parte di noi. Dovevo pur campare in qualche modo, no? Lui era un bel ragazzo, mi piacque subito. Veniva ogni tanto con la sua macchina, una Golf nera, con lo stereo a tutto volume, andavamo a farci un giro e poi facevamo l’amore. Ma poi mi riportava lì e non lo vedevo più per un po’. Non me ne davo pace. Così una sera quando venne, gli ho detto che non volevo, che non volevo stare insieme a lui solo in macchina, volevo che mi portasse in giro come fanno gli innamorati veri, mano nella mano, a fare shopping, a fare un week-end al mare, al ristorante. E lui no, lui non voleva, lui diceva che non poteva, che aveva dei problemi… e che si vergognava di farsi vedere con un trans in giro dagli amici, che l’avrebbero preso per frocio, lo avrebbero preso per il culo e che quelli mi avrebbero pagato per farsi una scopata e per farsi fare un pompino.

Roberto

Stai calma…

Francesca

Gli diedi uno schiaffo, così per reazione. Cominciò a prendermi a calci e pugni in mezzo alla strada. Mi diceva “puttana, pompinara, troia, frocio rottoinculo”. E se ne andò. Io rimasi lì per terra per almeno un quarto d’ora prima che si avvicinasse una coppia. Mi portarono al pronto soccorso, ma non ce la feci a denunciarlo.

Roberto

Perché non lo hai fatto! Questa gente merita di stare dietro le sbarre!

Francesca

Troppe cose avrei dovuto fare… ma facevo la puttana, forse fa parte del lavoro della puttana ogni tanto prendere una scarica di botte.

Roberto

E che hai fatto?

Francesca

Mi sono rimessa in piedi, ho lasciato quel lavoro di merda e mi sono risistemata un po’. Mi sono iscritta al collocamento dello spettacolo, ho fatto un corso per diventare modella, uno per truccatrice, ed ora eccomi, bella, pulita e… sempre triste.

Roberto

Immagino sia stata dura farti accettare, ma quello che posso dire è che nessuno dovrebbe essere giudicato per quello che appare ma per quello che è. Questo è un mondo dove apparire ed essere sono concetti troppo astratti. Delle volte rimaniamo coinvolti talmente tanto dal nostro ruolo che ci dimentichiamo chi siamo.

Francesca

Io vorrei solo essere me stessa. Quello che appare fuori non è altro che una proiezione di me. Non ho bisogno di fare questo per farmi notare, io sono questo. Credi che sia facile la mattina svegliarmi prima di te per non farti vedere quello che sono in realtà? Non ti rendi conto di quanto trucco mi metto sulla faccia per non essere Francesco?

Roberto

Ho pensato in questi giorni di aver sbagliato qualcosa, di aver detto una parola fuori posto, un atteggiamento sbagliato. Poi mi sono detto se tutto questo era solo il frutto del nostro modo di apparire, ma poi no, perché le cose che magari ho detto le ho dette con il cuore, pensando di parlare con una persona fidata. Un’amica insomma.

Francesca

Chissà che penserai ora di me…

Roberto

Non mi importa chi sei veramente. Ho imparato che le convenzioni sociali sono solo dei dati. Scavare fino al profondo dell’anima, essere se stessi e dimostrarlo anche agli altri. E’ difficile, è una società che  in fondo non ce lo permette. Siamo sempre più pronti ad apparire piuttosto che ad essere.

Francesca

Io sono l’incrocio tra l’inganno e la realtà. Tra l’apparire e l’essere. Chi vuoi ch’io sia?

Roberto

Vorrei che tu fossi quella che ti senti di essere, senza inibizioni…

Francesca

Ne sei proprio sicuro?

Roberto

Sì, un po’ di verità a casa mia la sera, dopo una giornata di falsità…

Francesca

Grazie.

Roberto

Ti va di rimanere a casa mia stasera?

Francesca

Solo se prima mi porti a cena fuori.

Roberto

Ah, però…! Trattoria romana alla volemose bene oppure, per rimanere in tema di apparenza, ti vuoi sparare un locale di tendenza con la musica lounge, con tavernello spacciato per verdicchio, con una sequela di smart parcheggiate in tripla fila e con le smartare che fanno finta di essere fighe?

Francesca

Non è che mi stai dando molta scelta. Capisco che tu le smartare proprio non le puoi vedere. Allora vada per la trattoria romana.

Roberto

Ok, ma poi andiamo a ballare.

Francesca

E sentiamo un po’: dove mi vorresti portare.

Roberto

Beh, andiamocene a Testaccio, ti potrei proporre l’alibi o radio londra…

Francesca

Ok, non voglio romperti troppo però…

Roberto

Per carità, non ti preoccupare, è un piacere per me.

Francesca

Grazie.

Roberto

Andiamo?

Francesca

Sì, ma prima mi riprendo le tette… (prende il reggiseno imbottito, si toglie la maglietta di spalle alla platea e si allaccia il reggiseno. Roberto è un po’ in imbarazzo ma anche divertito)

(escono)

(in sottofondo si sente un musica da discoteca, un sagomatore illumina un tratto del palco. solo loro due che con un bicchiere in mano stanno ballando)

Francesca (nel frastuono della musica)

Ma lo hai visto quello, che tipo?

Roberto

Che devo fare, metterti al guinzaglio. Questi qui sono dei morti di fame che appena vedono una ragazza ci si fiondano.

Francesca

Come si vede che non sei abituato. Lasciali fare, tanto poi sono io che decido con chi stare.

Roberto

Scusa, la mia donna se permetti la proteggo come è dovere di ogni bravo cittadino.

Francesca (spingendolo)

Ma và! Guarda che mi proteggo bene anche da sola. Non vuoi mica che ti ricordi cosa ho passato qualche anno fa.

Roberto

Sì, ma mi hai detto che ci hai preso anche un sacco di botte, e quindi mi tocca proteggerti.

Francesca

Se mi fai incazzare invece ti meno io…

Roberto

Che fai, mi tiri i capelli?

Francesca

Dimentichi l’anagrafe…

Roberto

No, è solo convenzione sociale. Ti picchio lo stesso!

(cambiando tono)

Francesca

Sai, ti devo ringraziare ancora per la tua amicizia. Mi stai dimostrando che può andare bene anche in questo modo.

Roberto

Parla più forte!

Francesca

Grazie! Sei un tesoro!

Roberto

Sì, ma adesso tesoro mio scatenati e fammi capire chi è il tuo uomo!

(Francesca e Roberto ridono e ballano, sembra esserci complicità, Francesca balla addirittura una lap-dance incitata da Roberto – buio)

(alla luce i due ancora con la musica che sta scemando entrano mezzi ubriachi in casa. Hanno anche le valigie portate via da Francesca)

Roberto

Prego signora, l’appartamento reale!

Francesca

Grazie buon uomo per il servigio, le manderò la mancia non appena avrò la mia dote di gioielli che ora è, nevvero, nella mia valigia…

Roberto

Comandi signora, dove le metto?

Francesca

Le appoggi nella mia stanza, grazie caro.

Roberto

Come vuole vossignoria.

(Roberto va nella stanza a poggiare le valigie, mentre Francesca crolla sul divano come addormentata)

Roberto (rientrando)

Oh, certo che quel tipo che continuava a dirti “bella figa, balla con me!” era proprio uno sballo. Ma ti sei resa conto di come stava fuori? A un certo punto il buttafuori lo voleva cacciar via. Ci provava con tutte. Povere cubiste, che lavoro di merda che fanno! Pensa tutta la sera con tutti questi impasticcati che non si reggono che gli sbavano dietro…

Era parecchio però che non stavo così bene. Grazie, dobbiamo sicuramente rifarlo, magari ci andiamo venerdi o sabato sera almeno rimaniamo a dormire la mattina dopo. Che ore sono? Le 4? Madonna, e domani chi si alza. Andiamo a dormire?

(si gira e vede che è già addormentata. Musica al pianoforte, Roberto prende una coperta, le toglie le scarpe, si sofferma sulla misura, sembra voglia alzare la gonna per vedere cosa c’è sotto ma desiste, la copre e spegne la luce. Se ne va nella sua stanza, Francesca si gira, sembra risvegliarsi, Roberto si precipita a sentire cosa sta dicendo)

Roberto

Sì, dimmi…

Francesca

(nel sonno) ti voglio bene…

Roberto

(imbarazzato, le da un bacio sulla fronte) anch’io. Sogni d’oro.

(musica pianoforte - va via, prima di sparire nella quinta controlla che sia tutto in ordine, la guarda ancora per una volta dormire e poi si allontana. buio)

(buio)

(Francesca si sveglia, fuori dalla finestra entra un raggio di luce, è mattina. Si guarda intorno ma non c’è nessuno. Si sente frastornata, guarda l’orologio. Poi si avvicina ad una bottiglia di acqua per berne un sorso, si accorge di essere ancora con un abito da sera e se ne rammarica)

Francesca

Mi si è tutto sgualcito, accidenti…! Ma che ore sono…?

(prende la bottiglia d’acqua e si accorge che sul tavolo c’è un biglietto di Roberto. Lo legge)

Francesca

“non volevo disturbarti, dormivi troppo bene. Ti ho lasciato la macchinetta del caffè pronta. Ci vediamo più tardi”.

(si avvicina alla quinta che è la camera di Roberto per vedere se è ancora in casa. Lo chiama)

Roberto! Roberto! … è uscito sul serio.

(si sfila il vestito e rimane in intimo, cerca di sistemare il divano meglio che può. Poi però viene sopraffatta dalla stanchezza e si butta sul letto di nuovo a dormire)

Altri cinque minuti, tanto non ho niente da fare oggi…

(rimane addormentata soltanto con l’intimo indosso. Entra Roberto tentando fare piano. La trova però distesa sul divano mezza nuda. Si avvicina, sorride, questa situazione però gli piace. Ma prende la coperta e la copre. Roberto ha con se una bustina di cornetti. L’appoggia di nuovo sul tavolo ed esce cercando di fare piano. Appena Roberto esce lei si sveglia improvvisamente).

Francesca

Saranno passati cinque minuti…? Oddio la testa…

(si alza e va verso il tavolo, dove si accorge della busta. Si guarda in giro e non vede nessuno)

Roberto! Ma sei in casa? Oddio…!

(si accorge di essere in biancheria intima e corre a mettersi qualcosa addosso che ha sulla sedia. Appena si ricompone ricomincia la ricerca. Guarda dappertutto, guarda anche sotto al divano, ma ovviamente lui non c’è)

Ti prego, Roberto, se ci sei fatti vedere, mi stai mettendo paura. Sto sognando forse? Giurerei che quei cornetti non c’erano prima sul tavolo ed ora… saranno buoni o no, io non lo so chi li ha messi, meglio fare colazione giù al bar!

(fa per uscire, trova le chiavi di casa su di un mobile e le prende anche se con un po’ di esitazione. Buio).

(al cambio Roberto entra con un giornale in mano, si accorge che Francesca non c’è. La chiama)

Roberto

Francesca! Sei in casa? Forse è già uscita, ma come è possibile, ci avrò messo 10 minuti al massimo. Non mi dire che si è accorta che le guardavo le gambe e, …le gambe…certo che la natura fa proprio brutti scherzi. Come si fa a dotare una persona che non vuole essere uomo di una bellezza così esagerata e una donna che invece vorrebbe essere donna di una bellezza… un cesso insomma!

Mah! I cornetti manco li ha toccati, la macchinetta del caffè è intatta, il biglietto l’ha letto però… se ne è andata, ne sono sicuro. Le valigie? (si affaccia) stanno lì, chiuse. Ma che vuol dire?

(squilla il telefono) pronto? Ciao mamma. Si sto andando a lavorare, oggi ho fatto un po’ tardi però ora vado. Sì che me la sono messa la maglia di lana, mamma ho 43 anni, ma possibile che ogni volta mi chiedi se ho messo la maglia di lana? Non sono mica più un ragazzino. Non me lo becco il raffreddore e non devi portarmi il brodo di carne. No mamma, Francesca, perché così si chiama quella che tu chiami sciacquetta, se ne è andata di casa e mi ha lasciato da solo, va bene? Sei più tranquilla ora. Ti ho detto di no, la figlia dell’avvocato Di Biase non la voglio incontrare, non me ne frega niente. E’ un cesso mamma! La natura è stata cattiva con lei, perché oltre a non averla dotata di sembianze femminili non l’ha nemmeno dotata di un cervello maschile. È una completa idiota. Ma perché vuoi che mi ci fidanzi? Ma può cercarmi quanto vuole, io non ne voglio sapere niente. Piuttosto mi sposo un camionista bulgaro ma la figlia di Di Biase no. No, non sono gay! Ma come te lo devo dire mamma. Sì, hai ragione, a 43 anni tuo padre era già andato in pensione, ma che vuoi da me, io a 43 anni sto ancora cercando la donna della mia vita. E se continui a rompere sicuramente la trovo che sono già in pensione… a 70 anni! sempre che me la danno la pensione a me se non vado a lavorare. Ciao mamma, scappo. No, non vengo domenica a casa. Sì lo so che ci stanno le nipotine ma proprio non mi va di sorbirmi un’altra iniezione di vita familiare dove tutti quanti mi chiedono perché non mi sposo e perché non ci fai partire il trenino al pranzo di nozze e guarda quanto sono belli i bambini, perché non ne fai uno… Basta! Ciao mamma! (chiude) E che cazzo! Ma la vita nelle altre famiglie è così complicata? O solo io ho una mamma così ossessiva? A parte che anche se ci vado a lavorare, coi tempi che corrono, chi me la dà la pensione… (si riprende) Ma dove cazzo è finita Francesca? (chiama il tel) Spento! Ma non lo accendi mai sto cazzo di telefono?

Che ti prende? Perché sei così ansioso? C’è qualcosa che non va? È Francesca vero? Che ti ha fatto? E’ affascinante vero? Sì, ma è pur sempre un uomo, ed io amo le donne… vabbé ma questo non vuol mica dire niente. Francesca è un’amica, una compagna per casa, la mia vita non è mica qua dentro, posso benissimo stare condividere una stanza con un trans gender, o come diavolo si dice, e frequentare le mie donne fuori… sarebbe così complicato? Sì, se non mi sentissi così terribilmente in colpa. Non starò mica diventando gay…?! Ma smettila, ma che discorsi ti fai, ma quando mai… Oddio, ma è così complicato accettare una condizione così “diversa”… e che gli dico agli altri, a quelli che stanno fuori, che sto con un trans? Che capirebbero…? (guarda l’orologio)

E’ tardi, devo uscire… (esce)

(ancora musica al pianoforte, Francesca nella penombra sta preparando una tavola, accende una candela e si siede in attesa del rientro di Roberto. E’ vestita con un abito molto sexy, da sera. La situazione è molto romantica. Roberto entra)

Roberto

Wow, aspetti qualcuno?

Francesca

Continui a fare l’ingenuo. Siediti e goditi la serata. Non sapevo come ringraziarti e allora ho provato a fare a modo mio.

Roberto

Non avrei chiesto di meglio stasera, ho avuto una giornata pesante.

Francesca

Beh, allora tanto meglio…

Roberto

Posso andare a lavarmi le mani almeno?

Francesca

Concesso, ma torna presto, sennò si fredda…

Roberto

Volo! (esce da una quinta. Quando è sola Francesca si sistema il reggiseno)

Francesca

Posso intanto servire nei piatti?

Roberto (uscendo)

Certo, ho una fame!

Francesca

(porgendo un piatto colmo) ecco per lei. Assaggi e poi mi dice cosa ne pensa.

Roberto

Grazie. Buon profumo. Vedo che manca il vino. Posso stappare una bottiglia che è in frigo?

Francesca

Scusa, l’ho dimenticato. È l’unico favore concesso…

Roberto

(stappando il vino) buon profumo. Meravigliose note fruttate, ottimo colore giallo paglierino, temperatura ideale direi…

Francesca

Non sarai mica esperto di vini?

Roberto

No, mi piacciono i vini, ma mi fanno ridere i sommelier, dicono una serie di cazzate una dietro l’altra, e c’è un sacco di gente che ci crede…

Francesca

A averlo saputo ti compravo il Tavernello.

Roberto

Offendi la mia intelligenza…

Francesca

Pensavo che volessi imitare quelli che vanno agli aperitivi.

Roberto

Agli smartari? Mai!

Francesca

Spero che sia di tuo gradimento il mangiare.

Roberto

Ottimo. Mi mancava una serata così. Grazie.

Francesca

Siamo solo all’inizio. Chi ti ha detto che non ti avveleni?

Roberto

Non lo faresti mai… vero?

Francesca

A te non ti avveleno, ancora.

Roberto

Allora rischio se ti tengo in casa…

Francesca

Se il rischio è il tuo mestiere affitta la camera a qualcun altro.

Roberto

Allora voglio stare tranquillo con te.

Francesca

Ma ti fidi così tanto?

Roberto

Sai che cosa ho fatto al lavoro oggi?

Francesca

Facciamo come una coppia qualsiasi che si raccontano la giornata?

Roberto

Aiuto! Soffoco!... scherzo. Oggi un mio collega mi ha chiesto se avevo una amica da presentarle, e io ho risposto di no, ma che potevo chiedere a te se ne conosceva qualcuna da presentargli.

Francesca

E perché proprio io dovrei avere amiche da presentare al tuo collega?

Roberto

Ma perché in un certo senso ti conoscono, parlo spesso di te in ufficio.

Francesca

E tu che cosa le dici di me?

Roberto

Beh, che sei la mia convivente.

Francesca

Non mi dire che gli hai detto che sono la tua ragazza… e che viviamo insieme.

Roberto

No, non proprio. Gli ho detto che dividevo l’appartamento con una persona…

Francesca

Una persona…

Roberto

Sì, sinceramente ancora non gli ho detto tutto. Un giorno forse, quando mi accorgerò che potrò dirgli tutto, senza avere il timore di essere preso per il culo da tutti lo farò. Ma ora no, non è il momento.

Francesca

(si rattrista un po’) hai visto che è come dico io? Non siete ancora pronti per parlare con sincerità di voi stessi…

Roberto

No, non è proprio così. Perché dovrei dire che vivo con una persona diversa dal comune? perché dovrei abbassarmi a definire il nostro rapporto come un rapporto particolare. C’è forse qualcosa di strano in noi due? Forse che tu non sei una persona?

Francesca

Sì, ma non sono una persona normale agli occhi degli altri.

Roberto

E allora che te ne frega! Tu davanti ai miei occhi sei qualcosa di più. Tu sei il mio valore aggiunto. Io non chiedo ad una coppia gay di parlarmi del proprio compagno come di un frocio che sta con lui. Io lo rispetto come persona, a seconda del percorso che ha fatto nella vita.

Francesca

Sì, ma…

Roberto

Ma non eri proprio tu quella che mi diceva che non ero pronto ad affrontare una persona fuori dal comune come sei tu? Ed ora ti fermi di fronte a queste minchiate?

Francesca

Hai ragione, ma queste minchiate fanno parte della mia vita.

Roberto

Ed ora anche della mia. quindi se non vuoi dividere con me queste minchiate sono io che non voglio più vivere con te.

Francesca

Mi stai facendo male!

Roberto

Tu mi hai fatto male. Mi hai fatto credere che dovevo cambiare e quando pensavo di essere cambiato, trovo te da cambiare.

Francesca

Non ce la faccio, non ce la faccio…

Roberto

E sai che cosa mi ha chiesto il mio collega?

Francesca

No, cosa?

Roberto

Mi ha chiesto se anziché fargli conoscere una tua amica non gli facevo conoscere te.

Francesca

E perché non lo hai fatto?

Roberto

Perché sono un cretino, ecco perché. Gli ho detto di no, che non volevo.  Perché tu stai con me e basta!

Francesca

Davvero?

Roberto

Sì, ma ora non so se ho fatto bene oppure no.

Francesca

Scusami Roberto, non credevo.

Roberto

Sono confuso…

Francesca

Non ci sarei mai uscita comunque con un tuo amico.

Roberto

Ah, beh! Vorrei vedere…

Francesca

Ci stiamo rovinando la cena.

Roberto

Sì, e tu hai fatto una fatica immensa per prepararla. E solo per me…

Francesca

Beh, insomma. L’ho comprata in rosticceria…

Roberto

Disgraziata! Mi hai preso in giro!

Francesca

Vabbé, ma sono stata onesta, no? Io mica so cucinare!

Roberto (alzandosi dalla sedia in modo divertente e minaccioso)

Ora però me la paghi! (la rincorre e la prende)

Francesca

E ora che fai? Non mangi più?

(si ritrovano faccia a faccia. E’ inevitabile il bacio. Musica in sottofondo, si abbracciano, ballano un lento).

Francesca

E ora? Il nostro rapporto lo sai che non sarà più lo stesso.

Roberto

Non lo metto in dubbio, forse migliorerà.

Francesca

E i tuoi colleghi?

Roberto

Ho cambiato le mie prospettive: casa è diventato il mio rifugio. Fuori c’è solo finzione.

(continuano a ballare, sagomatore e buio a poco).

FINE