La donna di cera
Testo di MihaiVantu
Traduzione di Loredana Chircu
Sera. Una stanza di ospedale, luce soffusa, non si vedono bene gli oggetti; si vede l'ombra di una donna con un bambino in braccio, canticchia una ninna nanna, si ferma ad ogni movimento del bambino. Il bambino sembra che si sia addormentato e lei cerca di metterlo nella culla. Fuori si sente la sirena dell’ambulanza. La mamma lo riprende in braccio urlando verso il corridoio:
Mamma: Al diavolo, state un po’ zitti!
Cammina nervosa per la stanza, dondolando il bambino con gesti bruschi.Il bambino tace e nella stanza scende un silenzio intenso. La mamma si ferma, avvicina il viso alla bocca del bambino per accertarsi che respiri, quindi prova a metterlo ancora nella culla.
Mamma: Dai, amore, dormi, come puoi star bene se non dormi? Dai, vedrai cheandrà tutto bene… La mamma non va da nessuna parte, è qui con te. Tutto quello che devi fare è chiudere gli occhioni e dormire . (Ricomincia il fracasso in corridoio ) Se questi facessero un po’ di silenzio… Sì, amore, lo so che c’è rumore , ma almeno prova. La mamma è stanca, non può più tenerti in braccio, dai, fai la nanna.
Uffa, dormi! Bruci ancora. Vedi, se non smetti di piangere fai male solo a te stesso. Cerca di capire. Come puoi capire tu... sei così piccolo ... Senti, ti racconto una storia. Ehi, guarda, se stai zitto ti racconto di te. Sì, sì, sì o no. Ma taci, stai zitto, non riesco a sentirmi nemmeno i pensieri! Zitto! Perdonami, amore, perdonami, sono stanca, non posso resistere all’infinito.
Forse sta male. Scotta, sicuramente c'è qualcosa che non va. Corro subito a chiamare qualcuno, ti lascio qui un po’. Arriva subito la mamma.
Mamma: Dicono che devo lasciarti piangere, cosi ti stancherai e ti addormenterai.Ma come faccio a lasciarti piangere?!? Ricordi cosa mi ha detto quella vecchietta al bar? Certo che te lo ricordi, eri nella pancia e mi hai dato un calcio che mi fa ancora male. Diceva che avrei avuto un maschietto, e guarda caso ce l’ho, Che saresti stato biondo con gli occhi azzurri, e sei proprio cosi, che sarebbe stato malato, e sei malato, e che un giorno saresti diventato importante, aspetta ...come ha detto ...eh …però non ti avrò per sempre vicino a me. Forse andrai via all'estero, o forse ti sposerai presto. Però, non mi dimenticherai. No, non lo puoi fare, io sono la tua mammina. Vedo che ti piace quando ti parlo. Avrei voluto che anche il tuo papà, pace all’anima sua, fosse qui. Ma, di sicuro c’è. Me lo sento, vicino, ogni giorno. Ma, tu non farai mai il
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soldato, non te lo permetterò. No, no. Lui è partito per ... Quanto gli sarebbe piaciuto conoscerti ... era così orgoglioso quando ha sentito che saresti stato un maschietto. Ti ha visto, sai? Sì, nell'ecografia. Eri piccolo, ancora più piccolo di come sei adesso. Ed era felice. E mi ha amato ... Mi amava anche perché eri dentro di me. Tu eri il regalo più bello che ... Quanto vorrei che lui fosse qui adesso. Avrebbe dovuto essere qui.
Hai i suoi occhi. Quando mi guardi, sembra che mi guardino i suoi occhi. Sai che ha avuto anche lui il morbillo da piccolo? E gli è passato. Per fortuna ci hanno dato una camera solo per noi due. Almeno quello. Scotti tanto. Dicono che non possono darti nessuna medicina. Che passa da solo. Perché sei troppo piccolo. Però, noi diventeremo grandi, no? Tra poco ti rincorrerò per casa. (il bambino da segni che vuole cominciare ancora a piangere) No no no, no, la mamma è qui con te. Vuoimangiare un po’ di pappe? Vediamo, forse adesso vuoi mangiare un pochino? Sai, hanno detto che se non vuoi le pappe devono metterti la flebo. E non va bene. Fa molto male. Dai amore, mangia un pochino. (si scopre un seno per dargli da mangiare ) Dai, che è buono il latte. Cosi. (Guarda il bambino che mangia e comincia a piangere di gioia, ha paura anche di muoversi per non disturbarlo) Dai,piccolino, ancora un po’. Bravo, non sai come sono felice. Per questo piangevi, e la mamma, che è una stupida, non aveva capito. Ma, tu, amore mio, sei intelligente e hai capito che devi lottare per diventare grande. È chiaro che diventerai un uomo importante. Ha mangiato! Ha mangiato! Hanno detto che se comincerai a mangiare, la crisi è superata. Così hanno detto e tu hai fatto le pappe. Hai reso la mamma molto felice. Non sai neanche quanto. Vedrai che starai meglio e andremo a casa. Giocheremo con tutti i nostri sonagli. Sì, amore. Chi è l’amore dolce della mamma? Chi? Tu. Grazie Signore, Vergine Maria, sapevo che non mi avresti abbandonato. Grazie! (Si inginocchia con il bambino in braccio e comincia a pregare a voce alta) Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi, peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen. Bravo, amore, bravo, bravo, bravo. Ora facciamo due passi per fare il ruttino. Scotti ancora ma ti passerà. Adesso scotti per la febbre, un domani per passione per qualche ragazza, fin quando scotti va bene, l’ importante è non essere freddo … Ma come posso dire queste sciocchezze ...
Adesso proviamo a dormire. Tra poco arrivano per la puntura e ricominciamo daccapo. (Si stende per terra e lo fa dondolare sulle gambe, guardandolo con attenzione) Quando ero piccola ho sognato di averti. Sì, lo sapevo già che avrei avutoun bambino biondo con gli occhi azzurri. Non volevo fare qualcosa di speciale, soltanto la mamma. E poter amare il mio cucciolo. La mamma mi diceva che sono pazza, che mi sarei rovinata il futuro. A quanto pare noi donne possiamo fare dei figli solo dopo aver fatto una carriera. Ma, cosa mi serve la carriera se ho te. Tu sei la mia carriera. Sì, amore. Tu. E quando crescerai, crescerà anche la mia carriera. E quando avrai successo ce l’avrò anch’io. E ce l’avrai il successo. Cosa c’è? Mi piace quando mi guardi cosi ... Con i tuoi occhioni grandi e belli. Farai perdere la testa ad un sacco di ragazze, vedrai. Ma, ora cerca di dormire un po’. Tuo papà diceva così quando eravamo solo noi due: Notte, notte, piccolino, sogni d’oro, mio piccino, sotto i raggi della luna, luminosa e scintillante. E vedrai che domattina, il sole penserà che sei un
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fiore e ti bacerà con tanto amore. Bello, vero?
Cosi, dormi, piccolo mio. Mamma ti ama, lo sai? Mi stendo anch’ io un po’. Caro mio, quanto è difficile senza di te. So che devo essere forte, che devo vivere per lui. Ti amo. Oggi è stata dura, mi sei mancato più che mai. Ma penso che già lo sai. Sento che sei qui con me, o almeno mi piace credere che tu sia qui. Oggi questi bastardi l’hanno guardato a malapena. Se gli portavo qualcosa sicuramente sarebbe stata tutt'altra cosa. Il suo dottore è andato in vacanza, passa di qui ogni tanto una dottoressa che mi parla come se fossi una bestia. Ed è anche una donna, dovrebbe capirmi. Non so come fa Dio a sopportare queste ingiustizie ... Dicono che non possono fargli niente. Che è troppo piccolo. Questa sera però ha mangiato. Sapessi con quanta voglia anche. Sta lottando per sopravvivere. Piccolino. Ti assomiglia cosi tanto. Anche adesso che dorme è uguale a te. Abbi cura tu della casa. Io devo stare ancora qui ... Oggi ho parlato con un'altra mamma. Si lamentava che sua figlia dorme tutto il tempo. Beh, se avesse avuto questo diavoletto dolce qua cosa avrebbe fatto? Dovrei dormire un po’. Ma, non mi va di lasciarti perché non parliamo molto ultimamente. Ieri però ti ho sognato. Eri con lui in un prato e giocavate a rincorrervi. Lui era un po’ più grande, aveva i capelli lunghi, era tutto paffuto ed eravate così felici insieme ... il nostro cucciolo prezioso si è fermato e ti ha chiesto: ma la mamma dov’è? E tu gli hai risposto che ho da fare e che verrò appena avrò finito. In quel momento ho avuto tanta nostalgia di te. Eri così felice che mi son svegliata felice anch’io. Grazie per aver cura di lui quando dormo. Grazie per aver cura di noi. E’come ha deciso il destino che deve essere. Non possiamo metterci contro. Siamo solo degli esseri umani. Voi guidate la gente al buio. Guiderai anche me? So che ti preoccupi per me. Un giorno comprai una mela. Avevo voglia. E la commessa mi ha guardato strano e mi ha detto che quelle mele non si potevano mangiare. Erano di cera. Sembravano così vere. E se fossi anch’io di cera? Sembro vera ma mi sciolgo piano piano con il calore del fuoco che mi brucia dentro. Un giorno spegnerò questo fuoco e allora tu, caro mio, mi condurrai verso la luce. Oppure mi prenderai solo la luce che ho dentro... Che sciocchezze dico. Ho un sacco di cose da fare. Devo lavare, preparare i cambi, cucinare, e poi qualcuno deve anche pulire qui. Qualcuno deve fare tutte le faccende. Guardalo come dorme ... Dai, adesso lasciami dormire un po'. Dopo devo cominciare daccapo.
(Chiude gli occhi, si addormenta con il bambino sulle gambe, la luce si spegne, il trambusto delle ombre si ferma come se tutti guardassero la stanza. La mamma sussulta, apre gli occhi, prende il bimbo in braccio e si addormenta ancora stringendolo al petto, poi si sveglia in preda al panico come dopo un incubo. Guarda il bambino, si avvicina con il suo viso a quello del bambino, si tranquillizza e lo mette nella culla, poi si inginocchia e comincia a pregare)
Ave Maria ...
Beata Vergine, tu me l’hai dato, tu hai fatto questo miracolo, tu mi capisci meglio di qualunque altro, anche tu ne hai avuto uno, sai cosa significa. Ti prego, aiutalo, abbi
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pietà di lui e fallo star bene. Ho solo lui. Lui è tutto quello che mi è rimasto. Però, non mi lamento. Finché ho lui sono contenta. Tu mi puoi aiutare. Ti prego fallo stare bene. Cacciami via questa paura. Non riesco nemmeno a dormire. Come passa lentamente il tempo ... i secondi passano in silenzio ed io aspetto con il cuore in gola. Se potessi fermare il tempo o addirittura se potessi spostare le lancette avanti e indietro come voglio io, stai sicuro che saprei cosa fare. I secondi passano silenziosi nel buio e hanno fretta di morire ... Se solo si fermassero, il tempo si fermerebbe, invece i secondi nascono, si consumano aspettando e muoiono. E tu un giorno ti chiederai cosa hai aspettato. Io so cosa aspetto. Che si svegli il piccolo. Per prenderlo ancora in braccio. Per prendermi cura di lui.
(Il bambino inizia a piangere e lei si affretta di andare verso la culla) La mamma è qui, schhht è qui la mamma, si prende cura di te.
Non devi avere paura, non ti lascerò mai. Vediamo, scotti ancora. Maledetta febbre …togliamo un po’ di vestiti, forse ... a me piaceva tanto stare nuda quando ero piccola. Così mi ha detto la mamma. Ero contentissima. E tu? Sì, amore? Siiii! Guarda che ometto ha la mamma. E starà meglio, vero? Guarda che bel pancino. Di chi è questo pancino? E’ tuo? e se la mamma te lo mangia tutto e ti lascia senza? Eh?
Èmeglio cosi? No? Sì, amore. Vuoi fare un altro po’ di nanne? No no no perché amore? Perché piangi? Hai gli occhi che ti luccicano ... stanno per piangere ancora. Beh, è bello piangere? (Comincia a dondolarlo). Sì, vedo che mi guardi sempre. La mamma non se ne va, te lo prometto. Quindi, non avere paura. Dai, ci vestiamo che ti raffreddi. Vedrai che supereremo anche questo. Ci dimenticheremo che ti sei ammalato. Vedrai. Che bravo bambino ha la mamma. Cosi, dormi. La mamma sta qui con te. Ma, come mai ho così tanta paura? Forse è meglio chiamare qualcuno. Non è normale che sia così caldo, dopo freddo. Dio Santo. Basta, cosa succede? Calmati. Starai meglio. Devi. Vedrai. Io vado a chiamare qualcuno.
La mamma: Andate tutti al diavolo. Siete voi che dovreste curarci, preoccuparvi pernoi. Per fortuna dorme ancora. Ho visto in televisione quanto sia facile lasciare morire la gente negli ospedali. Quando ero piccola, mi piaceva credere di essere la Vergine Maria. Ero vergine, mi chiamavo Maria ma non ero quella Vergine. Con quel meraviglioso bambino in braccio. Giocavo sempre con una bambola e la chiamavo gesù. Doveva diventare grande, cambiare il mondo. Ed io ero orgogliosa di essere la sua mamma. Ha cambiato il mondo o almeno ha provato a farlo, mettendosi in croce per noi. Ed io piangevo, accettavo la sua morte, rompendo la bambola. Poi doveva rinascere. Così ha detto Lui, che era risorto per noi, e allora mi mettevo a riparare la bambola. Ma non assomigliava mai a Gesù, piuttosto ad una bambola handicappata. Mi sono anche messa sotto i vestiti quella bambola, facendo finta di avere nella pancia quel bambino divino. Mia nonna rideva. E mi diceva che un giorno anch’io avrei avuto il mio gesù. E che non sarebbe servito romperlo per farlo risorgere perché sarebbe rimasto per sempre con me. La mamma quando ha visto la bambola rotta non mi ha fatto più andare in chiesa. Diceva che la chiesa mi rovina la testa. Un giorno anche lui cambierà il mondo. Ed il mondo lo metterà in croce. Ed io
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sarò vicino a lui. Per lavargli le ferite e proverò a non piangere per non aumentare la sua sofferenza. E quando gli lanceranno i sassi contro, mi metterò davanti a lui per proteggerlo. Qualsiasi cosa farà, rimarrà sempre il mio gesù. Cambierai il mondo, vero? Mi manca la mamma. Raramente mi manca, ma ora mi manca. Se lei fosse qui di certo farebbe ordine in questo ospedale. Una volta è venuta a scuola per parlare con la mia insegnante. Era così arrabbiata che sbatteva gli occhi e
parlava a voce altissima. L'insegnante ci aveva chiesto soldi per le tende o qualcosa del genere e la mamma non voleva darne più. Ne aveva dati anche l’anno prima e non capiva come mai le tende dell’anno scorso non andassero più bene. E l’insegnante mi aveva messo una nota e la mamma è venuta a parlare con lei e il giorno dopo avevamo un’altra insegnante. Non ho mai saputo cosa fosse successo. Vorrei tanto essere anch’ io così forte come lei. Per cambiare qualcosa in quest’ospedale. Come dorme tranquillo, non posso credere. A volte mi sveglio di notte spaventata e gli metto la mano sul naso per sentire se respira. Non so perché. Ho tanta paura… Ho questa grande paura da quando l’ho sentito per la prima volta dentro di me. Sarà meglio che dorma un po’. Ma, non ci riesco. Come respira male. Sembra che sia molto lontano e il suo respiro arriva a me sempre più piano. Devo lasciarlo dormire. Chissà come mai ho sempre voglia di tenerlo in braccio. Così sbaglio. Lo vizio e poi lui urla tutta la notte. Ma, come si fa a lasciare questo piccolino a piangere? Con quale cuore? Quando lasciamo l’ospedale voglio vendere la casa e andare a vivere in campagna. Vorrei una casa in montagna, isolata. In qualche posto, solo noi due. E intorno a noi solo boschi, molti animali… un ruscello, un luogo puro per un bambino santo. In cortile ci sarà un melo. Un melo vecchio. L’albero dell’amore sotto di quale il frutto dell’amore fa i compiti. Dico un sacco di sciocchezze. Ma, cosa posso fare? Queste sciocchezze mi fanno star bene.
Come dorme bene ... sembra non sia neanche malato. Il suo viso è disteso, lui è rilassato, è dolcissimo. Dormirei anch’ io ma ho paura degli incubi. Arrivano sempre più spesso. Sogno sempre che vengono a rubarlo. Qui in ospedale non sarebbe neanche da meravigliarsi, non c’è nessuna guardia, come se fossi a casa di qualcuno che non gliene frega niente di me. In qualsiasi momento può entrare qualcuno per rapirlo. È troppo dolce. ..Ho sentito altri casi di rapimento. Io,una volta mi sono persa, dalla mamma, poverina, mi ha cercato dappertutto e io l’aspettavo davanti alla porta. Mi ha visto un vicino e mi ha accompagnò a casa. Mi ero addormentata sullo zerbino della porta quando è tornata la mamma. Sarebbe meglio che mi addormentassi un po’. Ho bisogno di dormire. Ma, non posso. Ho paura. Se… oggi quando viene la dottoressa la obbligassi a fare qualcosa o almeno a spostarci in un altro ospedale. Mi hanno detto che devono tenerlo sotto osservazione ma qui l’unica che lo osserva sono io. E poi, come non possono fare niente?!? Non ci sono le cure per il morbillo? Ehi, ma io so che se gli porto qualcosa sicuramente troveranno le cure. Ma non posso andare a casa per prendere qualcosa. Perché non posso lasciarlo da solo. Soldi non ne ho… che diavolo faccio… Lui è più importante di qualsiasi cosa. Trovato, domani andrò a vendere le fedi. Prenderò qualche soldo. Che gente senza cuore. Si, le venderò… lui comunque è dentro il mio cuore. Dicevo che sei
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dentro il mio cuore. Ogni tanto mi dimentico che sei qui, con me. Non ho altra scelta. Forse se gli do dei soldi si prenderanno cura di lui. Guarda come dorme… bene, vero? Se non fosse per queste macchie… so che starà meglio…. Un giorno lo
guarderò e penserò che sei tu. Ti assomiglierà sempre di più. E un giorno farà impazzire un sacco di ragazzine… devo dargli da mangiare ma come faccio a svegliarlo? Non me la sento… ha pianto tutta la notte….meglio aspettare, non importa… dorme ancora un po’…Magari se dorme starà meglio.
Com’è pallido ... o è colpa della luce? Sembra pallido, e che freddo è…devo vestirlo un pochino. È freddo qui, per forza si raffredda. Manca solo questo, che si prenda pure il raffreddore adesso… ma… no… non respira….
(La mamma rimane immobile vicino alla culla, non sa cosa fare, lo guarda e non capisce se sia reale, poi lancia un grido disumano, straziante, prende il bambino in braccio, lo scuote, lo culla con gesti automatici, gira per la stanza come un leone in gabbia, poi cade in ginocchio)
Santissima Madre di Dio, tu mi aiuterai, tu puoi farlo, tu mi capisci meglio di chiunque altro, tu sai cos’è il dolore, ti prego, dammi indietro il bambino, fai questo miracolo, tu lo puoi fare. Solo tu lo puoi fare. Restituiscigli l’anima. Fallo respirare di nuovo. Soffia su di lui. Fai qualcosa, ti prego. Lo puoi fare, lo so. Non prendermi anche lui. È tutto quello che ho. Abbi pietà di me, ti prego. Non puoi fare questo, non ti ho fatto niente. Vergine Maria, se ho sbagliato qualcosa, perdonami, ma non farmi questo. Non lasciarmi senza cuore. Non prendermi tutto. Portamelo indietro. Mi senti? Non essere crudele. Sei una mamma anche tu! Dammi indietro il mio bambino,
èmio, è solo mio, lo voglio indietro. Non hai pietà? Ti serviva il mio bambino? Prendilo allora, prendi anche il suo corpo.
(Scaglia il bambino verso il muro. Quando cade si vede sotto la copertina una bambola tutta aggiustata.)
Dammi indietro il bambino!
(Nella stanza entrano degli infermieri che provano a calmarla. La sedano e la mamma si lascia cadere sul letto)
Si amore, sono qui. La mamma è qui. Non piangere. La mamma ti ama. Mi sono addormentata un po’. Sono stanca. La mamma è qui. Poverino, ti eri scoperto. Uffa, ma come pensi di guarire se ti scopri? Fai il bravo, dai. Riposo ancora un po’ e poi giochiamo. Dai, dormi …
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