La donna di governo

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“LA DONNA DI GOVERNO”

“LA DONNA DI GOVERNO”

di  CARLO GOLDONI

2 atti

(adattamento in dialetto napoletano di Bruno Alvino)

Personaggi:

VALENTINA  

FABRIZIO      

BALDISSERA

GIUSEPPINA 

ROSINA         

FULGENZIO  

IPPOLITO      

FELICITA     

DOROTEA     

TOGNINA      

NOTARO        

ATTO PRIMO

 LA SCENA

Terrazza della casa del Sig. Fabrizio: tipica loggia esterna stile ‘700. In fondo al centro, a destra e sinistra tre finestre a balcone interamente  pitturate in bianco. Ai due lati della scena, ulteriori uscite, verosimilmente collegate con l’ingresso centrale, alle spalle dei balconi e intorno intorno larghi drami di TNT bianco che cadono creando un effetto di bianco e nero con il fondale e le quinte.. Al centro della scena tavolino basso con due piccoli sedili sembre in bianco.

Buio. Parte “La trama”; dopo un po’ il notaio appare al pubblico davanti al sipario chiuso, opportunamente illuminato, e reciterà :

NOTAIO: Salute a vuie gente de chisti tiempe, tiempe ca.....sento ‘e dicere , addò la femmena s’è miso lo cazone, fa ‘o miedeco  e tutte l’arte ca ....  quanno ‘e personagge de sta commedia, ca .... ve vaco a raccuntare  steveno a chisto munno, lli  femmene certo nun s’applicavano. Io faccio lo nutaro, anze facevo, e tra tutte li stromiente e contratti  ‘e matremmonio ca me capitaie ‘e scrivere, ce ne fuie uno ca me facette ie a lo manecomio. ‘No mbruoglio ca manco lo demmonio volennece mettere tutta la malizia soia, sarrià ncarrato a preparare comme facette... sta signorina  Valentina. ‘Sta femmina, pe’ farve capì trasette pe’ servizio dinto a la casa de no possidente, certo Don Fabrizio e tanto trapanaie e traffecaie ca allo povero padrone ce arrivaie deritto a lo core. Io mo, ve lo voglio contare pure a vuie sto’ fatto, a dimostrarve ca si lli femmene voste so’ capace addirittura ‘e guvernà’ ‘e nazioni, a li tiempe mieie nun erano da meno a malizia e diavularia, comme  a dicere ca ‘a femmena è stata e sarà sempe a timone, n’coppe a la varca de lo tiempo. State a guardà’: ....  (esce)

Alla fine dell’azione, accompagnerà con la mimica l’apertura del sipario. Saluta ed esce. Sfuma musica.

Luce sulla scena vuota. Dopo un attimo parte “La donna di governo”, che accompagna l’ingresso dei  personaggi, che dopo 50“ di musica, al cambio-tempo, incominceranno a recitare.

Scena 1^

VALENTINA e BALDISSERA

VALENTINA  (entrando dal centro seguita da Baldissera) Zitto, parlate piano.

BALDISSERA (alzando ancora la voce)  Dorme ancora il padrone?

VALENTINA Vi dico di parlare piano. Ei dorme, e fin che dorme, facciam conversazione, ma sottovoce, che se qualcun ci sente, quando il vecchio sarà sveglio, glielo dice immantinente. È ver ch'egli mi crede, e posso dargli ad intendere quelle bugie ch'io voglio, ma avendo la famiglia acerrima nemica, voglio schivar, s'io posso, di far questa fatica.

BALDISSERA Si sa che nelle case, sono spesso dalla famiglia odiate le donne di governo. Ma io che ho buon cervello mi ripeto sempre, de nun me appaurare de li sbirri se ‘o tengo ‘nmano io   lu manganiello.

VALENTINA Dite ben; ma non voglio che possa questa gente      intaccarmi in niente presso il signor Fabrizio. Voi ben sapete che morto il di lui fratello, le sue due figlie, in casa sua mantiene e che non avendo, le donzelle, dello zio gran soggezione, vorrebbero disporre a farla da padrone. Io, cinqu'anní or sono, fui presa da Firenze e portata in questo loco per servir grossamente alla cucina e al foco; ma essendo io vissuta presso una nobile famiglia fiorentina, in quanto da  bimbetta loro affidata dai genitori miei, avea imparato oltre che a parlar bene e le maniere buone, a far di conti e ad amministrar la casa. Tornata a Napoli e venuta in questa casa tanto del mio padrone mi guadagnai l'affetto, che giunsi a comandare io sola in questo tetto. Il vecchio, poi, per dare all'apparenza qualche colore esterno, il titolo mi diede di donna di governo;(Cessa la musica) …ma in sostanza il buon vecchio prese d'amor tal fetta (ride) …..che adesso in questa casa io comando a bacchetta.

BALDISSERA Va tutto ben, ma me fa raggia ca sia troppo cerimuniuso co’ vuie chisto vecchio.

VALENTINA Siete forse geloso?

BALDISSERA Per dir la verità, un pochino …si.

VALENTINA Mi fate ridere. Povero bambolino !  La gelosia, è una passione antica  e chi di coltivarla ai nostri dì pretende, senza profitto alcuno …. ridicolo si rende. Tu, malandrin, sei pien di vizi infino agli occhi, e mostri aver paura che il mio padron mi tocchi? A lavorar principia, metti il cervello a segno, e fin che non ti vedo in grado  di mantenermi, ti voglio bene, non lo  nego, ma al tuo parlar non bado. Conosco il mio bisogno, di te non mi assicuro, Un pane alla famiglia coll'arte mia procuro; e se tu sei geloso, e se soffrir non puoi, o trovati un impiego, o bada ai fatti tuoi.

BALDISSERA (finto) Se impiegarmi potessi, vivrei piú civilmente, ma ho una difficoltà.

VALENTINA Che é?

BALDISSERA Nun saccio fa niente.

VALENTINA Non potresti servire?

BALDISSERA Servire? Me sceto’no poco tarde alla matina e non songo abituato a sentì’ comandi… Mi piace, e mi é piaciuto, far sempre a modo mio; e se il padron dicessemî una parola torta, ‘no muorzo ce darria a lo naso, andandomene mille miglia lontan dalla sua porta.

VALENTINA Dunque bríccon, speri di vivere soltanto in grazia mia, e poi non ti vergogni parlar di gelosia?

BALDISSERA (ammansendola) Perché crucciarti, amore, con queste discussioni, parlíam d'un'altra cosa .   …………. bisogno ho di monete.

VALENTINA Come? non v'ho  dato l'altro ieri appunto dieci denari?

BALDISSERA Si, certo, ma già li ho adoperati?

VALENTINA Cosa ne avete fatto?

BALDISSERA Oh,chesto nun ‘o supporto.       Che io abbia a rendervi conto di tutto quel che spendo.      Li ho spesi, e tanto basta. Comprato ho un fornimento per ammannire il foco. (tra se) Guai a me, se sapesse che li ho perduti al gioco.

VALENTINA Caro il mio Baldissera, se li spendete  bene, allora si che ve ne darò degli altri, non vo' che vi offendiate, se vo' saper anch'io come i danar sen vanno. Su, su non c’è da andare in collera. Eccoli, questi son due soldi,(mostra i due soldi)

BALDISSERA  Questa volta li prendo. (mostrando di farlo per compiacenza)

VALENTINA (trattenendoli)  Ma cosa ne farete?

BALDISSERA Cosí, davvero mi seccate. Me faie pigliare collera…

VALENTINA Vi pare una gran cosa far delle vostre spese partecipe la sposa? Se pronta e di buon core vi do quel che bisogna, questa vostra renitenza mi pare una vergogna.

BALDISSERA Par che non vi fidiate della condotta mia.

VALENTINA So che voi siete stato un fiore di virtù, …. non vorrei però che li giocaste.

BALDISSERA Oh, io non gioco piú.

VALENTINA Davvero?

BALDISSERA Non mi credete?

VALENTINA Oh, vien gente.

BALDISSERA Date qui.

VALENTINA Eccoli.

BALDISSERA (da sé ) Ieri sera il punto mi tradí.  (par­te per il centro accompagnato dallo sguardo di Valentina)

Scena 2^

VALENTINA, poi FABRIZIO

VALENTINA Povero Baldissera, lo so che è divenuto un giovane dabbene; e poi è grazioso,  ben fatto, amabile, compito…. ( sospirando) ah…. altro che questo brutto vecchiaccio incancherito! Rabbioso è come il diavolo, grida con tutto il mondo,                    è una bestia, è una furia, ma io non mi confondo. Un po' colle cattive, un poco colle buone, io lo meno pel naso il povero vecchione, e piluccar ben ben lo voglio in tal maniera, da viver da signora col mio bel Baldissera.

FABRIZIO(di dentro) Valentina.

VALENTINA Per bacco, … il vecchio… eccolo che arriva!

FABRIZIO(come sopra) Valentina.

VALENTINA Mi chiama sessanta volte al giorno.

FABRIZIO(come sopra) Valentina. (uscen­do fuori senza veder Valentina)Che tu sia malaretta; ca te venga ‘na paralese, ca puozze i’ sperza pe’ lo munno. ‘Ndo’ si’, Valenti...? (scoprendo Valentina, rimane sorpreso)

VALENTINA(facendo una rive­renza caricata) Eccomi qui, signore.

FABRIZIO(con sdegno) Grido, grido, e non sentite. Pecché non risponnite? VALENTINA Perché  ero addormentata.

FABRIZIO A quest'ora?

VALENTINA A quest'ora. Saran quattr'ore e più,      che ho fatto in questa casa levar la servitú. Ho fatto ripulir le stanze, il suolo, il tetto, ho fatto spiumacciare le coltrici del letto, lustrar nella cucina il rame insudiciato, e  han fatto queste mani il pane ed il bucato.

Ma qui non si fa nulla. Qui si fatica invano.       Il padron sempre grida. Che vivere inumano! Casa peggior di questa non vidi in vita mia; l'ho detto cento volte, voglio di qui andar via.

FABRIZIO (mansueto)Subito vi scaldate. Nu tezzone ardente…

VALENTINA Mi scaldo con ragione.

FABRIZIO  E…non sapea che dormiveve.

VALENTINA Ritrovatene un'altra che faccia quel ch'io faccio.

FABRIZIO No, cara Valentina, ingrato io non vi sono. Se ho detto quel che ho detto, vi domando perdono. Non saccio che farrìa per……. la mia Valentina.

VALENTINA Non è questa  la gratitudine che dal padron si aspetta… 

FABRIZIO (dandosi da se stesso un pugno nella testa) Puh, me darrìa ‘na mazzata ‘ncapo io stesso.

VALENTINA(da sé) Batti, accoppati pure.

FABRIZIO Lo saccio ca so’ ‘na bestia. E voi pure il sapete, e compatir conviene il difetto, qualche volta, di un uom che vi vuol bene.

VALENTINA Se fosse qualche volta, pazienza, soffrirei; Ma gridare tutto il giorno! Vivere non potrei.

FABRIZIO …E vabbuono, per l'avvenire… vedrete che mi regolerò. Fate quel che volete, mai piú non griderò.

VALENTINA Eppure lo sapete, per voi, se bisognasse, mi getterei nel foco. Vi servo con amore, son proprio interessata nel ben di questa casa.

FABRIZIO Conosco il vostro merito, vedo il vostro buon core. Lo so che mi servite con zelo e con amore, e un dí.….. basta,  nun me facite dicere…! De tutte st’attenziona vosta nun ve ne pentarrite. Vadano fuori di casa le mie nipoti, e poi... Valentina, vedrete quel ch'io farò per voi.

VALENTINA Eh signor, le sue care nipoti, …. sono due testoline, … altro non hanno in mente che mode e bizzarrie. Se si lasciassero fare, farebbero pazzie. La prima è superba, pretendente, che guai a chi la tocca, e a chi le dice niente.

La seconda, a dir il vero, ha un buon temperamento, ma sotto di quell'altra peggiora ogni momento.

E fan l'amor, signor, e son sí petulanti, che fino in propria casa fanno venir gli amanti.

FABRIZIO Gli amanti?

VALENTINA Sí, signore.

FABRIZIO           In casa?

VALENTINA Infatti.

FABRIZIO Disgraziate, insolenti,se la vedarranno co’ mico. Ma voi che cosa fate? Voi non dite niente?

VALENTINA Se dico? domandatelo. Grido continuamente; e m'odiano per questo, ed hanno progettato di far che voi mi diate prestissimo il commiato. Chi sa quante calunnie inventeran di me…!

FABRIZIO Valentina scacciata? da chi? chi ha tal potere? Fate i1 vostro dovere, e non temete un zero, vi do sulla famiglia un assoluto impero.

VALENTINA So che povera sono,  e superba non mi rende il ben che voi mi fate,  farò il mio dovere, se voi lo comandate.

FABRIZIO Si, la mia Valentina, che siate benedetta! Il cielo a' vostri meriti darà miglior destino. Tenite, ve voglio fa dono …di quest’anellino.

VALENTINA A me signor?

FABRIZIO           Si, a vuie.

VALENTINA  Caro il signor Fabrizio, però badate che se me lo vedono, diran che voi  per me nutrite un sentimento forte, (ridendo) magari che mi amate.

FABRIZIO           Che dican quel che vogliono.

VALENTINA Oh, son troppo gelosa della mia riputazione.

FABRIZIO Basta, se non volete... (ritira l'anello)

VALENTINA Per atto d'obbedienza, signore, il prenderò. (lo prende)Sarà quel che sarà. Tengo l'anello al dito. Già, per me non m'importa di ritrovar marito. Finché vive il padrone, vo' stare in questo stato, sposo cercar non voglio. (tra sé) Perché l'ho già trovato.

FABRIZIO E pur, prima ch'io muoia, spero vedervi ancora con uno sposo al fianco, e diventar signora.

VALENTINA Avreste cuore adunque d'abbandonarmi?

FABRIZIO Oibò. Anzi vorrei... ma basta. Per or non mi obbligate a dir piú di cosí. Quel che nel core io medito, voi lo saprete un dì.

VALENTINA Son nelle vostre mani, di me dispor potete, obbediente figlia, serva fedel mi avrete.

FABRIZIO Figlia, serva, e non altro?

VALENTINA Tutto quel che vi aggrada.

FABRIZIO Per esempio; se mai...

VALENTINA Signor, convien ch'io vada.         Sento nella cucina a strepitare il cuoco, (da sé)Quest'anel sarà buono per il mio Baldissera (parte)

Scena 3^

FABRIZIO Solo

FABRIZIO Si cerco pe’ lo munno, io non ne trovo ‘n’ata comme a essa. Ah, ca pe’ cunsulazione lo cielo me l’ha mannata. Guai a me si se ne iesse luntan da ‘sta soglia! Per meglio assicurarla, vo' prenderla per moglie. So’ cheste doie nepote ca me guastano lo  progetto, me ne devo liberare, …si,a lo cchiù priesto. Prima che passi il giorno, risolvere io voglio: o il ritiro, o uno sposo, ma sposo a modo mio. E se mai... (vedendo arrivare qualcuno) chi è codesta? È la maggior, mi pare. Vieni, ca vieni a tiempo, accuminciammo ‘a essa….

         Scena 4^

GIUSEPPINA e il suddetto, inoltre Tognina che dopo un po’ apparirà sul fondo e non vista ascolterà i dialoghi seguenti.

Parte “Contrappuntino”, che accompagna l’ingresso di Giuseppina e il principio del suo dialogare con Fabrizio.

GIUSEPPINA Serva sua, signore zio.

FABRIZIO Buon giorno, Giuseppina.

GIUSEPPINA Mi saprebbe ella dire, dove sia Valentina?

FABRIZIO Valentina è impegnata a fare i fatti suoi.

GIUSEPPINA Che vuol dir che stamane non vedesi da noi?

FABRIZIO Vuol dir che se con lei si manca di rispetto, priesto sarà forzata partir da questo tetto.

GIUSEPPINA (mostrando che le dispiac­cia)Se n'andrà Valentina?

FABRIZIO           Sí, certo; io ve lo dico.

GIUSEPPINA Vada, se vuol andare, non me n'importa un fico.

FABRIZIO Come! Cosi si parla?

GIUSEPPINA Signor, ve ne offendete? È qualcosa del vostro? S'è ver, nol nascondete. S’ella è vostra parente, son pronta a venerarla, ma se non è che serva, posso anche strapazzarla.

FABRIZIO Strapazzarla?

GIUSEPPINA S'intende!

FABRIZIO           Provatevi, insolente.

GIUSEPPINA Se mi dà l'occasione, lo provo immantinente.

FABRIZIO Chi comanda qui dentro?

GIUSEPPINA Voi.

FABRIZIO           Chi dipende?

GIUSEPPINA Io.

FABRIZIO Voi dovete obbedire.

GIUSEPPINA Al superiore mio.

FABRIZIO I superiori vostri sono io e Valentina.

GIUSEPPINA Valentina comanda ai piatti di cucina.

FABRIZIO Comanda in luogo mio a tutta la famiglia.

GIUSEPPINA Ditemi il ver, signore, è sposa vostra, o figlia?

FABRIZIO È donna di governo.

GIUSEPPINA Governi, e non comandi.

FABRIZIO E una donna di merito. (cessa la musica)

GIUSEPPINA(ironica)Certo ha meriti grandi. Risparmia pel padrone, e mette via per sé. A ripulir la casa leva del sole ínnante, e fa le sue faccende insieme coll'amante.

FABRIZIO Ah linguaccia, linguaccia! Ca se ne pozza cadè’, lo saccio pecchè parlate…

GIUSEPPINA Io vi farò con mano toccar la verità.

FABRIZIO La verità? La verità è chesta. Scegliteve ‘no stato!

GIUSEPPINA Infatti. Io voglio maritarmi.

FABRIZIO Lo sposo ve l’aggio trovato.

GIUSEPPINA Giovane?

FABRIZIO Certo, accioè …..insomma….. sissant'anne.

GIUSEPPINA (Indignata) A un uom di sessant'anni dirò sul viso un no.

FABRIZIO Ed io ce diciarraggio: sine!

GIUSEPPINA Ditelo pure, e poi,quando l'avrete detto, lo sposerete voi.

FABRIZIO Nennè, oooh! …delle doie: .. una: o ve spusate a chisto o ve pigliate a Cristo. Ah!

GIUSEPPINA Un zio non può tal legge imporre a una nipote, alla quale fu preparata dal genitor la dote. Per me, per la sorella, signor, vi parlo chiaro: star più non vogliamo sotto una governante…. che per il naso vi mena come  storno! Questa donna di garbo conoscerete un giorno. Ma pensateci voi, che noi ci abbiam pensato, vogliamo in pochi giorni eleggere lo stato; e voi restate pure in pace e carità colla governatrice che vi governerà. (parte con una riverenza caricata, Tognina lesta si ritrae per non essere vista da Giuseppina, ma di lì a un po’ ricomparirà ad ascoltare.)

FABRIZIO  (Rimasto solo) Faccia tosta….., impertinente… Non saccio comm’è stato, ca co lo bastone  non t’abbia lo capo fracassato. Della mia Valentina parlare in tal maniera? La povera ragazza già me l'avea predetto, che avrebbero contr'essa parlato per dispetto. Cosí meco si parla? Sfacciata! impertinente! senz'ombra di giudizio…Se mi perdi di rispetto, vedrai che precipizio. (parla verso quella parte per dove è partita Giuseppina) Parte “ Contrappuntino”, durante la quale, mentre Fabrizio farà azione a soggetto, Rosina non vista timidamente tenterà più volte di entrare in scena. Cessa la musica.

Scena 5^

FABRIZIO, poi ROSINA

ROSINA (da sé, entrando a fine musica, Fabrizio, che le ha voltato la schiena)Con chi grida lo zio?

FABRIZIO(parlando come sopra)Io son quel che comanda.Quando io scelgo uno sposo, di piú non si domanda. In giovine dabbene codesta è una vergogna.

ROSINA Dice a me, signor zio?  

FABRIZIO(voltandosi nel sentirla parlare)         Anche a voi, se bisogna.

ROSINA Siete in collera?

FABRIZIO E come! Tengo la bile a la lengua!

ROSINA Oh, se voi siete in collera, io non vi parlo piú.

FABRIZIO (Calmatosi) Via parlate, Rosina, in collera non sono.

ROSINA Lo siete o non lo siete?

FABRIZIO (Gridando) Noneeee

ROSINA Dalle vostre urla,  sembra il contrario…..Griderete s'io parlo?

FABRIZIO No, con voi sarò buono.

ROSINA Chi ha detto dello sposo?

FABRIZIO Soreta Giuseppina, dice ca tutte ‘e doie ve volite trovà’ ‘no stato a modo vuosto.

ROSINA E mi dice ch'io taccia? che cara sorellina! Ella è stata la cagione, per cui anch'io contro al mio solito,  ho parlato a quel giovane.

FABRIZIO A chi? Che de chesto nun ne saccio niente! De quale giovane parlate?

ROSINA Del signor Ippolito.

FABRIZIO E chi è codesto Ippolito?

ROSINA Come! non lo sapete?

FABRIZIO (con isdegno) Non lo saccio, disgraziata.

 ROSINA Ecco, in collera siete.

FABRIZIO Son placido, son cheto. (Calmandosi)Voi col signor Ippolito parlaste; e la sorella?

ROSINA Col signore Fulgenzio ha favellato anch'ella.

FABRIZIO(con un poco di sdegno) Brave.

ROSINA (mostrando di intimorirsi)Signore...

FABRIZIO (trattenendo a forza lo sdegno) Son calmo, anzi me ne rido.

ROSINA Ridete, signor zio. Siate contento…. Ella vuol maritarsi, e l'ho da fare anch'io……; con mia sorella abbiamo stabilito d'imitare Valentina, trovandoci un marito. Ella pure trovato ha Baldissera.

FABRIZIO (con agitazione, trattenendo lo sdegno) Chi è costui?

ROSINA Lo sposo.

FABRIZIO Di chi?

ROSINA Di Valentina.(fintamente ingenua)….hanno parlato insieme tutta questa mattina.

FABRIZIO(scaldandosi di nuovo Come!... Chi l'ha veduta?

ROSINA Tutta la servitú.

FABRIZIO (alterato) Diavolo!

ROSINA Siete in collera?

FABRIZIO Ah, che non posso piú. (con sdegno caricato) Priesto, voglio sape’….Palesate, parlate.

ROSINA(avendo raggiunto il suo scopo, parte fingendosi  intimorita) Uh poverina me!(Esce)

Scena 6^

FABRIZIO solo, indi Tognina e Valentina

FABRIZIO (Chiamando)Ehi Rosina, Rosina; addo’ fuie?(Tra sé) Se ne vola comme  a lo viento. (Di nuovo verso Rosina che ormai non lo sente più)Addo’ vaie? Aspetta Rusina, siente……( da solo, disperato, piangente) Parte “Pensieri funesti”  Possibile che sia lo vero? Ca Valentina ingrata, me tradisce a ‘sta manera. No, no, …. La conosco, è impossibile, arde per me d'affetto. Ma fin che l'accusasse la falsa Giuseppina, io non ce credarria, ca chella è ‘na mappina…,ma chest’ata, no, chesta è ‘nnucente, e invece me vene a dicere lo stesso: che coll'amante la vide in sul mattino. Non potrebbe esser stato qualche spazzacamino, o qualche spaccalegne, o il fornaio, o il beccaio stesso, …o chillo d’a munnezza ca va pulizzanno ‘e cessi? (passeggiando avanti e indietro) Ma anche con un di questi, si,  quel che le pare e piace potria far la mattina... oibò; non è capace. Non stima, quella donna, il proprio onor sí poco; io ‘nce mettesse ‘a mano ‘ncoppe ‘o fuoco! La servitú ha veduto? Pàrlan per gelosia, parlan perché vorrebbero ch'io la cacciassi via: ma fuori di questa casa scaccerò loro e quanti sono. Sí, li scaccerò tutti, e le nipoti ancora, Valentina è una giovine dabben, savia, onorata.(esce continuando il suo pensiero) (cessa la musica)

TOGNINA (Alla fine del brano, uscendo dal suo nascondiglio, assicuratasi di essere ora proprio sola, chiama) Signora Valentina.

VALENTINA (dopo un attimo, entrando)          Che cosa c'è, Tognina?

TOGNINA Ho da dirvi una cosa.

VALENTINA Vuoi veder che l’indovino? Le due signorine, amabili, garbate,han di me delle cose al vecchio raccontate. Non è cosí?

TOGNINA E’vero. Han fatto la lor parte, ed io ho sentito tutto tirandomi in disparte. Hanno detto al padrone che siete innamorata. Che da voi Baldissera venuto è stamattina.

VALENTINA Ed egli l'ha creduto?

TOGNINA Parvemi da' suoi detti, ch'ei le rimproverasse per simili sospetti e che scacciate partissero con duolo; ma fremer l'ho veduto, quando è rimasto  solo. Ed io per vostra regola vi vengo ad avvisare.

VALENTINA Cara Tognina, vi sono obbligata, e all'attenzione vostra non mi vedrete ingrata. Ma fatemi un piacere: trovate Baldissera, ditegli che da me non venga innanzi sera, anzi che per parlare fra noi con libertà, a casa di mia sorella  ad aspettarmi andrà.

TOGNINA Volentieri, vi servo con tutto il genio mio, ma un favore, una grazia vo' domandarvi anch'io. Trovomi in un impegno con certi amici del marito mio:abbiamo stabilito pranzare in compagnia e  debbo anch'io, come gli altri, portar la parte mia; non avendo quattrini, non so come fare, voi sola, Valentina, mi potete aiutare.

VALENTINA Volentieri, Tognina, siete padron di tutto. Vi darò, se volete, un pezzo di prosciutto. Vi darò del buon vino, del meglio che vi sia, tutto quel che volete, … la chiave è in mano mia.

TOGNINA Ma che nessun di casa lo sappia.

VALENTINA Oh, questa è buona!…E chi l'ha da sapere? non son io la padrona?

TOGNINA Vo a trovar Baldissera 

VALENTINA Digli quel che ti ho detto, digli che da Felicita questa ser lo aspetto;e che mi voglia bene, ch'io gliene voglio tanto.

TOGNINA Vi servirò d'incanto. (parte)

Musica in sottofondo (La trama), buio. Notaio che esce per nuovo intervento.

NOTAIO: Cummannava e  dispensava tutto chello ca ngranfava: vino o farina, presutto o formaggio, finanche denare oltre a quacche rialo, favoriva chi ‘a serveva, chi pruvava a ce fa ‘a guerra ce perdeva sulo ‘o tiempo. Si cadeva s’aizava, s’apparava, se fingeva,  fuie ‘na gatta,  fuie ‘na volpe; ‘na faina, ca de tutto arrecettava e allo bello nnammurato  puntualmente cunzignava. Li nipote de lo vecchio strepetiavano, alluccavano, n’’a vulevano caccià’, ma ‘n avettene sultanto….., ma pecchè ve l’aggio ‘a di’, nun ve voglio levà’ ‘o sfizio de gustarve chisto mbruoglio comme a pigna d’uva fragola: n’aceniello appriesso a n’ato. (esce)

Alla fine dell’azione sfuma la musica e di nuovo luce in scena.

Scena 7^

VALENTINA, poi FELICITA

FELICITA (di dentro) Oh di casa!

VALENTINA Chi è?

FELICITA(c.s.) Sorella, siete qui?

VALENTINA(entrando)Mia sorella Felicita. Mi secca tutto i1 dì. Sempre viene a scroccare. Vuol sempre qualche cosa, ……ed io con quel degli altri faccio la generosa.(verso l’esterno)Venite pur, sorella. Avete soggezione?

FELICITA(entrando) Temevo che vi fosse quell'arpia del padrone.

VALENTINA Come state, Felicita?

FELICITA  Io sto come può stare  una povera vedova che non ha da mangiare.

VALENTINA Sempre venite a piangere.

FELICITA  Oh ca...(trattenendosi)… che mi fareste dire degli spropositi. Manco se voi non lo sapeste! Non si vede persona venire alla mia porta e quando non c'è pane, nessuno me ne porta.

VALENTINA Perché non lavorate?

FELICITA Cosa ho da lavorare? Quando ho fatto una calza, che arrivo a guadagnare? Con quattro, cinque soldi si sguazza allegramente!

VALENTINA Eh sorella..., vabben lasciamo stare..

FELICITA  Parlate.

VALENTINA Vi piace a non far niente.

FELICITA Uh povera minchiona! Avete un bel ciarlare, voi che siete padrona di bere e di mangiare. Anch'io vorrei provarmi di far la mia fortuna, se avessi un tal padrone, minchion come la luna. Ma ci vuol sorte al mondo.

VALENTINA Da ridere mi viene; bisogna aver, sorella, volontà di fare bene.

FELICITA Ma che donna di garbo! Si sa lei vien da famiglia nobile, ha fatto ‘a signorina a Firenze mentre nuie ce morevamo ‘e famme a Napule…

VALENTINA Questo non lo potete dire, che furono i genitori nostri a mandarmi in quel di Firenze presso i miei putativi che non avevan figli….

FELICITA E grazie a loro oggi voi siete una perfetta donna di governo, ci vuol poco, sapete signora, a far quel che voi fate.

VALENTINA Ho fatto píú di voi; lavoro come un cane. E mai non son venuta a domandarvi un pane.

FELICITA Oh oh, quando viveva il gramo mio marito, quante volte veniste a saziarvi l'appetito!?

VALENTINA A saziarmi? Venni da voi pregata; ……..quel poco che avevate, l'avete scialacquato! E faceste il consorte morir da disperato.

FELICITA Certo; me l’aggio spassata

VALENTINA Ed or non mi seccate.

FELICITA Non dubiti, madama fiorentina, ca cchiù nun venarraggio

VALENTINA Ci venga, o non ci venga, non vo' morir per ciò. Se in casa qualche volta veniamo a incomodarvi, mi par, di quel ch'io faccio, ch'aveste a contentarvi.

FELICITA Certo, chi sente lei, mi mantiene, poverina! Mi mandaste in due mesi un sacco di farina.

VALENTINA E il barile di vino ve lo siete scordato? E l'affitto di casa non ve l'ho io pagato? Quando vien Baldissera a merendar con noi, roba per quattro giorni non ci resta per voi? Dire in coscienza vostra potete una tal cosa? Sono stata finora per voi poco amorosa? Se potesse parlare, lo scrigno del padrone……; appunto questa sera, Baldissera da voi dovea venire, ma non ci verrà più, lo manderò a avvertire.

FELICITA Baldissera doveva venir da me?

VALENTINA Mi preme parlar con esso; ….io pure sarei venuta insieme. Mi bastava star seco un quarto d'ora appena.

FELICITA(improvvisamente dolce e accomodante) Se venite di sera, potete stare a cena.

VALENTINA Forse s'avria cenato, ma non ci vengo piú.

FELICITA Lasciam queste fandonie, e mandiamola giú. Iammo, ca stasera v’aspetto…. Tengo  sete: Valentina, dammi un bicchier di vino.

VALENTINA Vino? Di mattina?

FELICITA Oh, acqua nun ne voglio.

VALENTINA Se vuoi la cioccolata...

FELICITA Beviamola, se c'è.

VALENTINA Ne tengo sempre preparata.Col pretesto di farla pel padrone, la tengo tutto il giorno a mia disposizione.

FELICITA Amo la cioccolata, il caffè, il rosolino, Ma piú d'ogni altra cosa mi dà piacere il vino.

VALENTINA Ora ne abbiam del buono.

FELICITA  Cara sorella mia, dammene ‘na bottiglia, che me ne ‘a porto mò.

VALENTINA Volentieri, anche due. Questa sera verrà Baldissera a trovarmi... Oh diamine! chi è là? (osservando fra le scene)

FELICITA(osservando anch’ella) Baldissera.

VALENTINA È tornato? Convien dir che Tognina non l'abbia riscontrato.

Scena 8^

BALDISSERA e dette

BALDISSERA(da sé, entrando) Maladetta fortuna!.

VALENTINA Mi parete confuso. Ditemi, cosa è stato?

BALDISSERA Nulla, mi duol la testa. (Oh fante indiavolato!)

VALENTINA Non avete incontrata Tognina?

BALDISSERA No, per niente, perché avrei dovuto?

VALENTINA Vi dirò, Baldissera:  volea da mia sorella vedervi in questa sera. Mandai per avvisarvi Tognina, la serva, perché in casa si è fatto di noi qualche rumore; e il padrone ha concepito per ciò qualche sospetto.

FELICITA Dunque da me verrete, quando il padrone è a letto.

BALDISSERA Ah, che ce tagliasse ‘a faccia….., chi è che ha riportato, ca nun se fa l’affari suoie? Che si guardino tutti da un uomo disperato.

FELICITA(pia­no) (E’ un diavolo costui. Guarda ben, Valentina.)

VALENTINA Siete molto furioso. Che avete stamattina?

BALDISSERA Mi scaldo per amore.

VALENTINA(dolce)Via, calmatevi un poco. Già son vostra, lo sapete. Su,ora andate, Baldissera, perché se il vecchio viene e vi trova, non averò piú bene.

BALDISSERA(da sé, osservando l'anello che ha Valentina in dito) (Ha un anel nelle dita ch'è nuovo, a parer mio.Me lo vorrìa ‘ngranfà’) Poco fa mi è venuto da comprare un anello per pochissimo prezzo, ma galantino, bello……, se avessi avuto il modo, me l'averei comprato.

VALENTINA È piú bello di questo? (gli mostra l'anello che ha)

BALDISSERA Questo chi ve l'ha dato?

VALENTINA Il padrone, stamattina.

BALDISSERA Lo padrone?

FELICITA  Come! Siete geloso?

VALENTINA Vi dispiace che il padrone me l'abbia regalato?

BALDISSERA No, ma  se lo portate al dito, vuol dire che vi è grato il dono……; se la mia Valentina mi ama con cuor sincero, ….. e se di me fa stima piú che del suo padrone, lascerà quell'anello a mia disposizione.

VALENTINA(dopo un attimo di riflessione, convinta e premurosa) Sì, la tua Valentina di cuore a te lo dona. Caro il mio Baldissera. (gli dà l'anello)

FELICITA  Uh povera minchiona! Ma guarda il mondo come va: quel che di qua si piglia, si butta via di là.

BALDISSERA(a Felicita) Che vorreste voi dire?

FELICITA Oh, io non dico niente.

VALENTINA Zitti, che sento gente. Povera me! il padrone...

BALDISSERA Truvamme ‘no pretesto.

VALENTINA Fate ch'eí non vi veda. Nascondetevi, presto.

BALDISSERA Dove?

VALENTINA ( indicando un punto esterno alla terrazza) Là, in quella camera.

FELICITA Ed io?

VALENTINA Colà voi pure.

FELICITA Con costui? (accennando Baldissera)

VALENTINA Nascondetevi, non facciam seccature. Presto, che arriva...

FELICITA. (a Baldissera)Andiamo, grazietta bella

VALENTINA Ehi, bada ben, Felicita.

FELICITA  Non dubitar, sorella. (esce)

BALDISSERA Mi raccomando a voi. (a Valentina)

VALENTINA Eh, saprò regolarmi.

BALDISSERA(da sé,uscendo) (Mi preme, or che ho l'anello, di venderlo e rifarmi.)

Parte “La trama”. Nuovo intervento del notaio.

NOTAIO: Cchiù s’astregna e cchiù ce sguazza ‘nda li mbruoglie chella pazza. Nun bastava ‘o nnammurato ca se iocava pure ‘e pelle, nossignori,  pure ‘a sora, sissignori, se mettette pe’ zuca a la zizza de Fabrizzio. Ma la femmina ‘e governo nun se perde, nun appena sistemato pe’ Felicita n’affare, già pensava a regola’ ‘o bisogno ‘e Baldissera. Ogne mossa ca facevano chelli ddoie povere figlie, Giuseppina co’ Rusina, pe’ ce stregnere li lacce, Valentina priesto armava n’ato marchingegno annanze. E guardate, ienno annanze,  ca se fide ‘e cumbinà’…. (esce)

C. s. A fine azione sfuma la musica.

Scena 9^

VALENTINA, Poi FABRIZIO

VALENTINA Dai segni e le parole certo poi dir conviene  che il caro Baldissera mi stima e mi vuol bene. Or sentirò se il vecchio di lui non dice niente; ma dica pur quel che vuole, l'aggiusto facilmente.

FABRIZIO (un poco alterato)Oh, vi ho trovato alfine.

VALENTINA Son qui, che mi comanda?

FABRIZIO Si dovrebbe rispondere, quando il padron do­manda.

VALENTINA Mi ha chiamato?

FABRIZIO Ho chiamato. (alterandosi) Si, tre vote aggio chiammato.

VALENTINA S'io v'avessi sentito, non avrei ritardato.

FABRIZIO Si diventa anche sordi, quando vi è qualche intrico.

VALENTINA Di che cosa parlate?

FABRIZIO Favorisca, signora, chi è benuto  stammatina de bon'ora?

VALENTINA È venuto... è venuto... che so io? il muratore, il fornaio, il facchino, il sarto ed il fattore.

FABRIZIO E’ venuto, è venuto! parlatemi sincera. Non è da voi venuto un certo Baldissera?

VALENTINA Ah ah, ve l'hanno detto! Ecco, se a questa porta viene a pisciar un cane, tosto a voi si riporta. S'io dico una parola, s'io faccio un gesto solo, vanno tutto al padrone a raccontar di volo. Non fan che sindacare tutte le azioni mie, ed il padron che ascolta, dà pascolo alle spie.

FABRIZIO Queste spie, dunque mi han detto il vero. E se vuie ve scarfate a ‘sta manera ce sarà certo ‘no mistero.

VALENTINA A ragion mi scaldo; non può venir da me chiunque mi pare e piace? Tutto ho da dir? Perché? Chi sono in questa casa? Son schiava incatenata? Di fare i fatti miei libertà mi è negata? Non starei con un principe a tal condizione; trovatevi una donna, ch'io troverò un padrone.

FABRIZIO Ecco; basta ch'io parli, la sua risposta è questa: trovatevi una donna. Ah ca me spaccarria la capa.

VALENTINA Rompetevi anche il collo.

FABRIZIO Ingrata, menzognera. Subito; voglio  sapè chi è sto’  Baldissera.

VALENTINA Senza scaldarvi il sangue, subito ve lo dico: codesto è un galantuomo, è un giovane pudico; un uom di buona grazia, che ha nobili talenti, nato di buona casa e d'ottimi parenti.

FABRIZIO Ha moglie?

VALENTINA Signor no.

FABRIZIO           Da voi per cosa viene?

VALENTINA Perché fin da ragazzi ci siam voluti bene.

FABRIZIO E ‘n faccia me lo dicite? Perfida! in faccia mia?

VALENTINA Non si può voler bene senza che mal vi sia?

FABRIZIO Eh sangue de ‘na ciuccia prena, chesto se po’ dicere a ‘no scemo.. A me vuie nun me menate  la povere ‘int’a ‘ll’uocchie!

VALENTINA Oh, voi siete un grand'uomo! uom veramente astuto! Lo volete sapere, perché è da me venuto?

FABRIZIO Perché?

VALENTINA Tutto l'arcano voglio vi sia svelato. È venuto da me, perch'egli è innamorato.

FABRIZIO Meglio, sangue de ‘na gallina scapezzata…!

VALENTINA Eh ben! che male c'è?

FABRIZIO Comme che male c’è, ‘nnamorato de vuie….:” che male c’è? “

VALENTINA Chi vi ha detto di me?        Si vede ben che siete un uomo pieno di malizia. All'amor che vi porto, voi fate un'ingiustizia. Sì poco vi fidate di mia sincerità? Povera sfortunata! Vo' andarmene di quà.Se son gli affetti miei tutti gettati al vento,meglio è ch'io me ne vada, e soffra un sol tormento. Sentirmi tutto il giorno rimproverare a torto, soffrire inutilmente le cose ch'io sopporto, essere malveduta da tutti in queste porte, è una pena d'inferno, una continua morte. (fingendosi dispiaciuta e amareggiata, dopo lunga pausa)E’ forse un male procurar marito a una sorella? La povera Felicita, che vedova è rimasta, signor, la conoscete, frequenta  questa casa. Non ha nessuno al mondo che le procuri il vitto, ha bisogno di soccorso, bisogno ha di marito. Io so che Baldissera sarebbe al di lei caso e di prenderla per moglie alfine l'ho persuaso…. Ma le miserie sue, signor, già vi son note, la povera infelice nulla può dargli in dote. Sperai dal mio padrone, per me tanto amoroso, aver qualche soccorso per contentar lo sposo. Volea di ciò pregarvi, ma con mio duolo io vedo, che nel cuor del padrone quella non son ch'io credo. Voi di me sospettate, voi mi credete infida, e vuole il mio decoro che da voi, io mi divida. Andrò dove mi porta la sorte inviperita: …a mendicare il pane colla sorella unita.

FABRIZIO(placidamente) Valentina.

VALENTINA Signore.

FABRIZIO E ver quel che mi dite?

VALENTINA,(fingendosi addolorata) Me lo chiedete ancora? Di dubitare ardite? FABRIZIO No, non dubito, o cara. Conosco il vostro affetto. Per la vostra sorella qualcosa io vi prometto. Bastano… ciento piezzi?

VALENTINA Eh, che un'ingrata io sono. Con voi non ci sto bene.

FABRIZIO           Vi domando perdono.

VALENTINA Cento pezzi mi offrite?

FABRIZIO           Sì, l'offerta è sincera. Siete in collera?

VALENTINA Non ho ragion, signore.  Anzi, vi compatisco, la causa è di coloro che vengon tutto il giorno a far 1'uffizio loro. V'intuonano l'orecchio con mille chiacchierate. Di me vi dicon male, son lingue scellerate; ma se davver mi amaste, con lor cambiando tuono, li mandereste al diavolo, a tutti, in quanti sono.

FABRIZIO Síne, ca s’’e pigliasse ‘o diavolo. Lo so che voi mi amate, lo so, ne son sicuro. Di quel pensier ch'io nutro, presto verremo al fine; e a chi di voi mi parla male…

VALENTINA (con ironia)Ecco le nipotine.

Scena 10^

GIUSEPPINA, ROSINA e detti

Parte “Le nipoti”. Giuseppina e Rosina entrano: la prima altera e sicura, la seconda impacciata e timida.

GIUSEPPINA( entrando, sottovoce  a Rosina)Non temete niente, la scena ha da esser bella.

ROSINA( come Giuseppina) Ma io non ho coraggio.

GIUSEPPINA(come sopra)Parlerò io, sorella. (Cessa la musica)

FABRIZIO Qual affar, signorine, vi porta in questa stanza?

GIUSEPPINA Ci porta, per dir il vero, un affare d'importanza. Non è vero, Rosina?

ROSINA Per me poco mi preme.Mia sorella ha voluto ch'io ci venissi insieme.

VALENTINA(con ironia) Certo, se la signora si è presa tanta cura, convien dire che sia la cosa di premura.

GIUSEPPINA La cosa veramente tanto non preme a noi, quanto dovrebbe premere al zio Fabrizio e a voi.

VALENTINA A me, signora mia?

GIUSEPPINA A voi.! …….. Non è creanza…...che facciate aspettare quell'uomo in quella stanza. (accenna la camera dov'è Baldissera)

FABRIZIO Come? che cosa dite? Parlate chiaramente.

GIUSEPPINA Ditelo voi, sorella.

ROSINA Oh, io non dico niente.

VALENTINA Guardate il grande arcano! lo dirò io……… primiera: dunque, là dentro in quella camera vi è il signor Baldissera.

FABRIZIO Come! un uomo nascosto?

VALENTINA E ben, che male c'è?

GIUSEPPINA Non c'è male nessuno. Ella lo sa il perché.

VALENTINA Lo so, e lo sa egualmente anche il signor Fabrizio.

FABRIZIO Non saccio niente….., saccio ca se vole sposà’ la sora vosta, … ma mò che canchero ce fa dint’’a la ccammero vosta?

GIUSEPPINA(ironica) Sentite? lo fa credere sposo della sorella.

ROSINA A me par che per sé lo voglia.

GIUSEPPINA Si, si, per sé, la sfacciatella.

VALENTINA Piano, piano, signore, meco non tanto ardire! Che io son chi sono alfine, …. e vi farò pentire.

FABRIZIO Come negar potete, se chiaro è il tradimento?

VALENTINA Signor, con sua licenza. Ritorno in un momento. (si dirige nella suddetta camera)

Scena 11^

BALDISSERA e detti, poi FELICITA, poi VALENTINA

BALDISSERA (entrando in scena) Chi mi cerca?

FABRIZIO (furiosamente, trattenuto da Giuseppina)Briccone!

BALDISSERA Uè, statte a lo posto tuoio ca so no’ galantommo.

FABRIZIO Perfido, scellerato, che fai tra questi luoghi?

BALDISSERA Son, con vostra licenza. venuto a prender moglie.

FABRIZIO Embè, chillo me ‘o dicce ‘nfaccia…., ma mò ‘ndo sta  la disgraziata?

FELICITA(entrando in scena)  Portatemi rispetto; son femmina onorata.

FABRIZIO Veh! (rimane incantato vedendo Felicita)

GIUSEPPINA Felicita è qui?

ROSINA Tal cosa io non sapea.

VALENTINA(tornando)Ecco, signor padrone, ecco di che son rea. Non dovea veramente prendermi l'ardimento di far che si sposassero in un vostro appartamento; ma la povera donna, da tutti abbandonata, per carità là dentro da me fu ricoverata. Han ragion le due nipoti ardite,         han ragione tutte due, hanno ragion d'odiarmi, perché ne' fatti loro io non dovea mischiarmi. Pazienza, anderò via. Ambe saran contente. Potran coi loro amanti trattar liberamente. Perdo la mia fortuna. (a Felicita) Tu perdi a un tempo stesso cento soldi di dote, ch'egli m'avea promesso. Ma pur che viva in pace il mio caro padrone, ogni buona speranza sen vada in perdizione. Potrò dir che servito l'ho con amore e zelo. Andiam, sarà di noi quel che destina il cielo.

ROSINA(da sé) Quasi mi fa da piangere.

GIUSEPPINA(da sé)Che tu sia maledetta!         Come, per farsi merito, la tenerezza affetta!

FABRIZIO Nun saccio do’ songo, me sengo ‘mbriacato e non saccio che farrìa.(furioso verso le nipoti) Co’ vuie, fauze e zandragliere, co’ vuie me sfogarria…

ROSINA (Fugge via senza dir niente)

GIUSEPPINA Con me? con me, signore?

FABRIZIO Iatevenne..!

GIUSEPPINA Credete che io sia com'è Rosina? Voi non mi conoscete. VALENTINA(ironica) La signora Geppina è giovane di merito, ha una mente felice, ha un intelletto aperto.

GIUSEPPINA Voi avete uno spirito pronto, sublime e franco, abile a tramutare il color nero in bianco.

VALENTINA Non arriverò mai al suo felice ingegno, di sostener capace ogni piú forte impegno.

GIUSEPPINA Arriverete un giorno …… di tanta impertinenza, di tanta presunzione, ……..a far la penitenza.

FABRIZIO Come! cosí si parla?

VALENTINA Signor, non vi sdegnate. Saran della signora le gelosie troncate. Di già da questa casa risolto ho allontanarmi,ed avrà con questo, finito di dire e d'insultarmi.

FABRIZIO No, che via non ve andrete; no, non vi lascio andare, A costo ca io m’avesse ‘a scapezzare! Meco restar dovete; non serva, ma signora, padrona infin ch'io vivo, e dopo morto ancora. (a Giuseppina) E voi, o in un ritiro dovrete intísichire, o a lei, se vi comanda, star sotto ed obbedire.

GIUSEPPINA Obbedire a una serva?

FABRIZIO Serva? mi maravíglio. È donna di governo, è donna di consiglio.

GIUSEPPINA Da una vile servaccia non soffro questi torti. Che vada a comandare al diavol che la porti. (parte)

FABRIZIO Temeraria! Screanzata, ah ca si t’afferro….

VALENTINA Chetatevi.

FABRIZIO Non posso.

VALENTINA Almen per amor mio.

FABRIZIO Ah sí, per amor vostro farò quel che volete, voi armar il mio sdegno e disarmar potete.., so che siete una giovane dabben, savia, onorata; so che le male lingue vi avean perseguitata. Se per vostra sorella nutrite un vero affetto, fatele pur del bene, che anch'io ve lo permetto. Anzi quei cento soldi che per lei vi avea promesso, eccoli in questa borsa, ve li vo' dare adesso. (tira fuori una borsa)

VALENTINA Obbligata, signore. (volendo prendere la borsa)

FELICITA (trattenendo Valentina) La sposa tu non sei.

BALDISSERA(allun­gando la mano) Se io sono il marito, quei soldi sono miei.

FABRIZIO Li abbia l'un, li abbia l'altro, per ciò son destinati.

BALDISSERA Dateli a me, signore, che non saran mal dati. (allunga la mano, e Fabrizio gli vede l'anello in dito)

FABRIZIO Comme! che veco?( a Valentina) L'anello che ve ne aggio fatto dono, lo tene chisto a lo dito?

VALENTINA Signor, gliel'ho prestato.

FABRIZIO Perché?

VALENTINA Perché codeste due povere persone non avevan l'anello per far la sua funzione.

FELICITA(da sé) Che mappina!

FABRIZIO Ma perché nel dito, invece che la sposa, lo veco del marito?

VALENTINA Perché avendo Felicita la man un po' magretta, la verga dell'anello le riesce un po' larghetta. Non è vero? (a Felicita)

FELICITA E’ verissimo.

FABRIZIO Se fatta è la funzione, a voi di quell'anello può far restituzione.

VALENTINA Lasciamo che Felicita lo porti un par di giorni, per farselo vedere almen ne' suoi contorni.             

FABRIZIO Se è largo,fernesce ca lo perde…

FELICITA (pronta) Lo pozzo astregnere co no’ filo, …vorrei che lo vedessero certi parenti miei…

VALENTINA Certo padrone..

FABRIZIO           Lo tenga, se cosí piace a voi. Eccovi i cento soldi... (alza la borsa)

BALDISSERA Grazie alla sua bontà. (prende la borsa velocemente)

FABRIZIO E’  lesto. (a Valentina)

VALENTINA Compatire convien la povertà.

FABRIZIO Siatele buon marito. (a Baldissera)Siate una buona moglie. (a Felicita) Quando vi pare e piace, venite in queste soglie. Quel che vuol Valentina, voglio che fatto sia; chesta è la patrona mia, chesta è la gioia mia. (parte felice)

BALDISSERA(rimasti soli) Brava, la mia ragazza.

FELICITA Brava, sorella mia.

VALENTINA Per quel ch'egli mi ha detto, non aver gelosia.

BALDISSERA No, no, non son si pazzo; seguita pur cosí. Vorrei che queste borse venissero ogni dì.

FELICITA Voglio la parte mia.

BALDISSERA Bene, ma in altro loco dividerem; venite. (in atto di        partire)

VALENTINA Parti senza dir nulla?

BALDISSERA Parto, perché io temo che qualcuno della casa possa tornare…, ci rivedremo; addio. (parte)

FELICITA Voglio la mia metà. Famme correre, è troppo scetato sto’ Baldissera tuoio; eh, ma si co mico vo’ fa palo e palo … se stesse attiente ca so peggio de ‘no’ diavolo... (parte)

VALENTINA Ecco quel che ha prodotto l'odio di      questa gente: può Baldissera in casa venir liberamente. E per meglio ingannar il credulo Fabrizio, or tengo questa favola dello sposalizio. Lo so che col padrone sono una donna ingrata, so che sarò purtroppo dal mondo condannata, ma questa è la premura, questo è l'amor fraterno che hanno peí lor padroni le donne di governo. (parte)

Una musica (“Finale”) e il notaio accompagnano la chiusura del sipario sul primo atto.

ATTO SECONDO

La stessa scena del I Atto

Parte “Finale”, che accompagna l’apertura del sipario. Notaio c.s. Sfuma la musica.

Scena 1^

GIUSEPPINA e ROSINA 

GIUSEPPINA Sorella mia, conviene risolver qualche cosa. Questa donna insolente è troppo ardimentosa; e lo zio che non vede l'inganno e la malizia, per una serva commette un’ingiustizia.

ROSINA Veramente è una cosa che non si può soffrire! (Parte “Contrappunto” musicale che accompagnerà tutta la scena)

GIUSEPPINA  Costei, venuta in casa per serva da cucina, si diede da principio a far la modestina;

ROSINA In compagnia degli altri, o in camera soletta,  stava cogli occhi bassi e colla bocca stretta,

GIUSEPPINA E quando una parola sentia dir licenziosa, coprivasi la faccia, facea la scrupolosa.

ROSINA Sbrigava le faccende con zelo ed attenzione, sempre al lavoro si facea trovare dal padrone.

GIUSEPPINA Udiva i suoi comandi senza mirarlo in viso, s'ei le dicea uno scherzo, ella facea un sorriso;

ROSINA Quando di casa usciva, e quando egli tornava, ella il padron vestiva, ella il padron spogliava.

GIUSEPPINA D'inverno intiepidiva i suoi vestiti al foco, d'estate una camicia metteva in ogni loco;

ROSINA La mattina per tempo, appena risvegliato, era attenta a portargli al letto il cioccolato. Sa ch'ei mangia di gusto, ed ella ogni mattina facea colle sue mani per lui la pietanzina;

GIUSEPPINA La sera, stando seco quando 1'avea spogliato, narravagli í successi' di tutto il vicinato, e avea la sofferenza, per star con esso unita, di giocar a tresette di un soldo alla partita.

ROSINA Un poco di attenzione, un poco di ciarlare, un po' di buona grazia lo giunse a innamorare; e quando ella s'accorse d'averlo innamorato, di diventar padrona la massima ha fondato.

GIUSEPPINA Credendola il buon vecchio donna di gran giudizio, la trasse di cucina dall'umile esercizio. le diede della casa governo e direzione, cambiò vari domestici a sua requisizione.

ROSINA Piú del padrone istesso comanda in queste soglie; per quello che si dice, vuol prenderla per moglie. e una semplice serva è giunta a questo segno sol colle stregherie d'un femminile ingegno. Soltanto voi, sorella cara, capace mi sembrate d’altrettanto

GIUSEPPINA No, non son io capace d'usar simili inganni,  ma li conosco, e bastami di ripararne i danni. Ho avvisata di tutto nostra zia Dorotea:  da noi verrà fra poco, saprà la nostra idea. Ella che fu sorella di nostra madre, ha in mano la ragion di difenderci contro d'un zio inumano.

ROSINA Oh, ma se viene qui nostra zia, è tanto una ciarliera, che comincerà a strepitare e andrà avanti fino a sera.                                             

GIUSEPPINA Accada quel che accada, s'ha da finire un dí. (cessa la musica) Oh, per l'appunto è qui. (osservando fra le scene)

Scena 2^

DOROTEA e dette

DOROTEA Oh nipoti!

GIUSEPPINA Son serva.

DOROTEA          State ben? (siede)

ROSINA Per servirla.

DOROTEA Con queste vostre istoríe,  ...quando si firnisciarrà? Quanto si manna al diavolo chesta massaraccia, e  quanno ce ‘o facimme ‘no bello scippo ‘nfaccia?

ROSINA(a Giuseppina) Sentite? Ve l'ho detto.

GIUSEPPINA Vede, signora zia, noi  non abbiamo il modo di farla cacciar via. Il vecchio non ci ascolta.

DOROTEA          Oh, ‘sto viecchio rimbambito, senza riputazione! Veziuso guallaruso!

ROSINA Zitta, che non vi senta.

DOROTEA          Che  m’importa, che mi sentesse puro….! (alzandosi furiosamente) Glielo tirò sulla faccia, se il tiavolo mi tenta. E se le nepote  mie continua a maltrattà’, io non ce perdo niente e ‘o manno a fa squartà’! (siede)E mo vedimmo, sst, atesso lo faccio vetere io…..!(dimenandosi sulla sedia)

ROSINA(a Dorotea) Ma non facciamo strepiti.

DOROTEA          Povera scioccarella!

ROSINA Pensiamo a qualche modo...

DOROTEA          Gliela farem vetere.

ROSINA Si, ma senza tanto chiasso...,

DOROTEA          Statte zitta….

ROSINA Temo che la signora zia mi metta contro lo zio e poi non farà nulla.

DOROTEA          Oh sanghe d’’a marina (si alza) Mò chesta me face ascire ‘a fora ‘o  semmenato; e già, atesso con una serva, …….andiam con civiltà:(caricaturandola) non facciamo strepiti, …., ssst!  Mo l’antiamo puro  a riverire…

ROSINA Già,  ma  non mortificatemi. (mettendosi il fazzoletto agli occhi)

GIUSEPPINA(a Rosina) Parla per nostro bene.

DOROTEA Non la pozzo soffrire. Da piangere vi viene? (alzandosi) Piange la bambinella? l'hanno mortificata? (deridendola)

ROSINA Tutti di me si burlano. Sono pur sfortunata. (piangendo parte)

DOROTEA S’ella fosse mia figlia le darei tante botte che ci lasciasso i segni in sulle gotte.

GIUSEPPINA Qualche volta, credetelo, anch'io m'arrabbierei.      Mi getterei nel fiume, s'io fossi come lei.      Ma lasciamo che dica e ritroviamo il modo di trovar, s'è possibile, di questo impiccio il nodo.

DOROTEA          Statte zitta. Piuttosto chiammatela ‘sta sciacquetta; sentiamo cosa sa dire.

GIUSEPPINA S'io la mando a chiamare, non ci vorrà venire. E pur se viene l’accusa e la minaccia a nulla servono, se il vecchio la difende.

DOROTEA E il vecchio ove si trova?

GIUSEPPINA È fuor di casa ancora.

DOROTEA Aspetterò ch'ei vene!

GIUSEPPINA Ma frattanto ch'ei viene, fra noi pensiamo un poco alla maniera di farmi uscir di questo loco.

DOROTEA Maritatevi.

GIUSEPPINA Come?  (dopo breve pausa)         Tanto alla bontà vostra e al vostro amor mi affido, che il cor sinceramente vi svelo e vi confido: amo il signor Fulgenzio.

DOROTEA          Lo so: stamane è stato ta me, e anch'ei me n'ha parlato.       Questo per voi mi sembra un ottimo partito, certo po’ essere ‘no buono marito.Gli ho tetto ti venire qui e perciò eglio qui nci verrà a momenti.                        

GIUSEPPINA Verrà qui?

DOROTEA          Senza tubbio

GIUSEPPINA Di giorno!

DOROTEA          Cosa importa?

GIUSEPPINA Cosa dirà lo zio se lo vede?

DOROTEA Che diavule! non sapete né men se siete nata! Di chi avete paura?

GIUSEPPINA Che il vecchio non sopporti...

DOROTEA Non ci son io?

GIUSEPPINA Non basta.

DOROTEA          Il diavolo vi porti. (scorgendo Fulgenzio) ‘O vi lloco ca vene..

Scena 3^

FULGENZIO e dette

DOROTEA          Innanzi pure.      

FULGENZIO( facendosi vedere) Posso venire?

DOROTEA Venite. De che ve mettite paura      ? (Fulgenzio esita) E ghiammo, vi’ che molla e‘ vrachiere, iammo bello ca nun tengo ‘a pettenià’….. Spiegatevi presto e bene, voi a Giuseppina l’amate? Si! Ve la volete sposare? Si!  E allora facimme ampresso ampresso o sciuglimmelo sto’ nureco!

FULGENZIO Tutto vuole il suo tempo…

DOROTEA Povero mammalucco. Ma dico io: giovane, bella, ricca, civile e spiritosa, desidera chiù de tuto d’essere vostra sposa…..;  …e ci volete pensare?

FULGENZIO Finirà che non riuscirò a spiegarmi se parlate voi sola.

DOROTEA Io? Se non ho parlato!

GIUSEPPINA (accomodante) Sentiam, signora zia, sentiam quel che vuol dire.

DOROTEA Iammo avanto

FULGENZIO Son pronto a sposarla, però prima che l’affar sia fatto, … bisognerebbe preparare il contratto. 

DOROTEA          Sí, si, perdete il tempo nel fabbricar lunari.

FULGENZIO Non credo che lo zio sarà così perfido  che le vorrà negare il dritto della dote?

DOROTEA          Aggio capito! Siete un di quegli amanti che cercano il danaro. Ho creduto che foste di un altro naturale.       Andate; ho conosciuto che siete un animale.

FULGENZIO (fa per partire)

GIUSEPPINA Fermatevi, signore, che vo’ parlare anch'io: ….mio zio vuol maritarmi con un che piace a lui; ei del mio cor dispone, io l'ho disposto altrui, (Dorotea fa moto di volerla interrompere)Signora, con licenza, lasciatemi parlare. Fulgenzio dice bene, vorria la convenienza che allo zio prima di farlo chiedessi la licenza. Ma quella diavolaccia di femmina insolente farà tutti gli sforzi perché non se ne faccia niente.Dunque s'è ver che voi mi amate, lasciate ogni riguardo.

DOROTEA Siete, se non lo fate, un amator bastardo.

FULGENZIO Ho capito, signora, e del mio amore in segno, quando che piú vi piaccia, darvi la man m'impegno.

DOROTEA Anche adesso?

FULGENZIO Anche adesso.

DOROTEA          Ora sí, e prima no?

FULGENZIO Quel ch'io pria non sapeva, or dal suo labbro io so.( a Giuseppina)Farò quel che bramate.

Scena 4^

VALENTINA e detti

VALENTINA Serva di lor signore.

GIUSEPPINA E ben, cosa volete?

DOROTEA Qui nessun vi domanda; andarvene potete.

VALENTINA Perché meco nascondersi, s'io posso far del bene? Se la mia padroncina brama di maritarsi, perché meco si mostra restia nel confidarsi? Crede forse d'avermi nemica in tal faccenda? Di oppormi alle sue nozze io non sarei sí buona; anzi se l'interesse m'ha vinta e persuasa, dovrei desiderare di restar sola in casa. Certo mi fanno un torto a sospettar di me, mi odiano in questa casa, e non saprei perché. Se meco le signore si fosser confidate, protesto che a quest'ora sarebber maritate; e anche presentemente, se in me si von fidare, se mi parlano schietto, vedran quel che so fare.

FULGENZIO Parmi che questa giovane parli sincera e schietta.

GIUSEPPINA(a Dorotea) Signora zia, che dite? vogliam di lei fidarci?

DOROTEA Proviamo. Tanto…che mal può derivarci…

VALENTINA Vedete, mia signora, se mi aveste avvisata, ora in un labirinto voi non sareste entrata. Fate venir l'amante nel vostro appartamento, e lo zio con un altro di voi fa l'istrumento.

GIUSEPPINA Con chi vuol maritarmi?

VALENTINA Con Pasqual Monferrato.

DOROTEA Con quel brutto vecchiaccio? oh che sia scorticato!

VALENTINA Eccolo ch'egli viene.

GIUSEPPINA Che s'ha da far?

FULGENZIO Ch'io vada?

VALENTINA Per or non vi consiglio di andar per quella strada. Se v'incontra, è finita.Vi potete nascondere nell'altro appartamento.

FULGENZIO E poi?

VALENTINA Lasciate fare.

DOROTEA Via, stolido, scemunuto. (spingendolo verso l'altra camera) FULGENZIO Obbligato. (passa nell'altra camera)

GIUSEPPINA Valentina, mi fido.  

VALENTINA Sí, fidatevi pure.

DOROTEA Non ci fate la bestia.

VALENTINA Oh, stian più che sicure.

 Scena 5^

FABRIZIO, GIUSEPPINA, DOROTEA, VALENTINA

FABRIZIO ‘Ndo diavole site?

GIUSEPPINA Siam qui, signore zio.

FABRIZIO(a Dorotea, con sdegno) Pure vuie ccà?

DOROTEA          Certo, ce sto puranco anch’io

FABRIZIO Non ce potisseve fa la grazia de portà’ lli ppacche voste a ‘n’ata parta?

DOROTEA  Oh che maniera incivila ! Vide che ciucciaria!

FABRIZIO Oh ca te pigliasse lo diavolo!

DOROTEA          Corpo di satanasso!

FABRIZIO Che ardir!

DOROTEA          Che petulanza!

VALENTINA(con autorità) Cos'è questo fracasso? (a Fabrizio) State zitto, signore. Io non vo’ che si gridi.

FABRIZIO Come volete mia cara.

GIUSEPPINA Di una femmina scaltra tanto il poter prevale, che gli empiti raffrena d'un animo bestiale.

FABRIZIO (a Giuseppina)  Stateve zitta, io proprio a vuie cercava; alfín vi ho ritrovata. Vengo a darvi la nuova che or or vi ho maritata. Sarete alfin contenta di uscir da queste porte, ed il signor Pasquale sarà vostro consorte.

GIUSEPPINA Quel vecchio?

DOROTEA          Quel catavero?

FABRIZIO Lo prenderà.

VALENTINA Signore, con sua buona licenza, non si ha colle fanciulle da usar la prepotenza. Ella vuol maritarsi come le pare e piace. Un zio, s'è galantuomo, lo deve sopportare in pace. Vostra nipote per maritarsi ha pronto un altro sposo.

FABRIZIO E chi è costui?

VALENTINA Fulgenzio,ch'è in quelle stanze ascoso.

FABRIZIO Comme!

GIUSEPPINA Cosí parlate?

DOROTEA          È questo il vostro impegno?

VALENTINA Io credea di far bene. Ho fatto quel che ha fatto lei con Baldissera. Se lei lo fece per zelo, lo zelo da me si aspetti; se per astio lo fece, lo faccio per vendetta.

Ma io mi giustificai col mio padrone; ella, se può, s'ingegni coll'arte e la ragione. E se i disegni miei le son riusciti amari, col suo sublime ingegno a provocarmi impari.

GIUSEPPINA Perfida!

DOROTEA          Disgraziata!

FABRIZIO           Fuori di quella stanza! Fuori di quella casa! (verso la camera dov'è Fulgenzio)

Scena 6^

FULGENZIO e detti

FULGENZIO Signor, meno baldanza. Parto da queste soglie, perché il padron voi siete. (a Valentina)Ma voi, donna ribalda, voi me la pagherete.         (Parte)

FABRIZIO Meco averà che fare.    

GIUSEPPINA (a Fabrizio) Signor, chiedo perdono.( a Valentina) Perfida, un qualche giorno conoscerai chi sono. (parte)

FABRIZIO Can che abbaia alla luna.

DOROTEA          Me l'ho legata al dito.

FABRIZIO Non ci fate paura.                  

DOROTEA          Oh vecchio incancherito ! (parte)

VALENTINA Povera me! Sentite? Perch'io vi porto amore, deggio mille strapazzi soffrir con mio rossore.Tutti mi voglion morta.        

FABRIZIO No, gioia mia diletta! Non temete.

VALENTINA Con Giuseppina in casa non avrò mai respiro.

FABRIZIO Che ho da far di costei?

VALENTINA Cacciarla in un ritiro.

FABRIZIO Subito. Andrà in un ritiro per forza o per amore. Chi sono e chi non sono, farò vedere un poco. Vedran se Valentina comanda in queste soglie.    Oggi... lo voglio dire. Oggi... sarai mia moglie. (parte)

VALENTINA Di ciò poco m'importa; anzi in ogni maniera voglio, se fia possibile sposarmi a Baldissera. Di queste due sorelle la prima è castigata, l'altra col mezzo mio vo' che sia maritata. So che Ippolito l'ama, con lui m'intenderò. Una prodiga mancia da lui procurerò. E operando in tal guisa farò che il mondo dica, ch'io son con chi lo merita della giustizia amica. In pratica si vede che al mondo fa figura chi a tempo sa adoprare l'inganno e l'impostura. È ver che qualche volta suol partorir rovine, ma se fortuna è meco, posso sperar buon fine. (parte)

Parte “La trama”. Intervento notaio.

NOTAIO: Manco Zia Dorotea cu allucche e strepiti bastaie, comme a nu’ sciummo ca gira ‘e pale d’’o mulino e da lo grano ne fa ascì farina, accussì Valentina moveva  ‘e file de chella tela ca cchiù se arravugliava e cchiù essa sbrugliava. Sistemata la primma nepota, accunciaie appriesso pure la siconda. Ma la sora Felicita ce mettette lli mane, comme se dice : ..trasuta de sicche se vuleva mettere ‘e chiatto, ‘ngiarmaie pure essa, dicette, facette e priesto lo iuoco se facette ‘mpicciuso.‘A storia ca ve conta è arrivata a lo mumento,  ca a mumente me mannaiene a chiammà pe’ ‘stroi’ ‘no matremmonio, tutto chello ca ne vene ve’ ‘o vedite vuie appriesso, io mo vaco, ce vedimmo a lo finale (esce)   Sfuma la musica.

Scena 6^

FELICITA  e VALENTINA

FELICITA (Apparendo inscena) Non son da meno a Valentina nel saper fare. Siam figlie di una madre…. Aggio fatto ‘no bello affare co’ Baldissera suoio; nun sulo me so fatto metà de la dote ca lo vecchio c’avea dato pe farce spusà, ma quanno po’ aggio acchiappato lu giovane co’  lu lardo ‘ncuollo proprio mentre turnava da lo iuoco. Povero isso: ha perso li cinquanta soldi de la dote, s’è dovuto impegnar l’anello che Valentina gli diede  e pe’ nun farme parlare m’ha firmato ‘na carta, co’ la quale m’assegna trecento soldi si mantengo lu segreto su lo iuoco co’ Valentina e se immantinente faccio in modo ch’ella lo sposi…, nun c’è che dire… proprio ‘no bello affare.(dopo un attimo vedendo arrivare Valentina) Oh, Valentina.

VALENTINA Che fate qui, sorella?

FELICITA E un po’ che vi aspetto.

VALENTINA Sono stata col vecchio.

FELICITA  Ove si trova?

VALENTINA In letto. Ogni dì dopo pranzo dorme due ore almeno.

FELICITA Dunque sei per due ore in libertà?

VALENTINA Si, quando per la rabbia non si destasse in pria. Credo che in questa casa il diavolo ci sia. Hanno le due sorelle mangiato da sé sole; il vecchio inviperito veder piú non le vuole, e la maggior di loro, che meco è indiavolata, a forza in un ritiro doman sarà cacciata.

FELICITA Buon per te che sen vada quella superba e scaltra. Ma perché non procuri sia chiusa anche quell'altra?

VALENTINA Rosina è assai piú buona, e senza la germana l'avrei trovata condiscendente e umana. Anzi perché non dicano di me quel che hanno detto, vo’ maritar Rosina, vo' farlo per dispetto. Io so ch'è innamorata di un giovane onorato, di un giovane innocente che Ippolito è chiamato. Da me verrà fra poco; l'ho detto al padron mio, e mi ha dato l'arbitrio di far quello che voglio. E quella signorina che meco è sì orgogliosa, fremerà nel vedere che la germana è sposa.

FELICITA(significante) E tu, cara sorella, quando vuoi maritarti?

VALENTINA Lo farò, ma vi è tempo.

FELICITA Eh, dovresti spicciarti.

VALENTINA Per or non son sì pazza; sai che, se mi marito, è per me col padrone 1'affar bello e finito. Di quel che ho conseguito, ancor non mi contento: voglio veder se mi riesce ch'ei faccia un testamento  che mi lasci erede, e dopo la sua morte poter esser sicura almen di cambiar sorte. Intanto Baldissera farà un po' di giudizio.

FELICITA Povero Baldissera! S'egli non ha alcun vizio.

VALENTINA So che giocar gli piace, e che giocò non poco.

FELICITA Oh lo saccio  de sicuro: ha abbandonato ‘o iuoco.

VALENTINA Davvero? Tu mi consoli.

FELICITA  Pecchè nun te ‘o spuse?

VALENTINA Se potessi, il farei. Ma se di quà men vado, cosa di noi sarà?

FELICITA Non lo potresti prendere, e far ch'ei stesse qua?

VALENTINA Come?

FELICITA  Dimmi, sorella, lo viecchio non m’ha creduta  sposa di Baldissera?

VALENTINA È ver, se l'ha bevuta.

FELICITA  Dunque, fa ca lo padrone tuio ce permette de potè’ alloggià’ dint’a ‘sta casa . Di giorno già sappiamo che mio marito egli lo crede, di notte con  chi dorma il vecchierel non vede.

VALENTINA Affé, non dici male; potria passar l'inganno.(scorgendo Ippolito) Ma ecco che arriva lo sposo di Rosina. A ritrovarla andate. Ditele pian pianino, che l'altra non vi senta, che venga qui da me. Andate, e fate presto.

FELICITA Non ti pentir sorella, di far a modo mio. (da sé, e partendo)(Se mi riceve in casa, potrò mangiare anch'io.)

Scena 7^

VALENTINA, poi IPPOLITO, indi ROSINA

VALENTINA Caro il mio Baldissera, mi ama davver non poco. Quanto son io contenta che abbia lasciato il gioco.

IPPOLITO(di dentro) Si può venir?

VALENTINA Si, venga.

IPPOLITO  Perdoni.

VALENTINA Favorisca.

IPPOLITO Non vorrei

VALENTINA Venga innanzi.

IPPOLITO Non so se mi capisca.

VALENTINA Cosa vuol dir?

IPPOLITO  Mi scusi.

VALENTINA Parli.

IPPOLITO Per caso.........di quattro bastonate non vi saria pericolo?

VALENTINA Signor, mi maraviglio. Son donna di giudizio.

IPPOLITO Eh, lo credo.

VALENTINA Venite

IPPOLITO(con timore) Dov'è il signor Fabrizio?

VALENTINA Dorme.

IPPOLITO  Dorme?

VALENTINA Vorrei che 1'affar si spicciasse.

IPPOLITO Dite piano.

VALENTINA Perché?

IPPOLITO  Non vorrei si svegliasse.

VALENTINA Siete ‘si timoroso?

IPPOLITO Oibò! siete in errore.

VALENTINA  Dunque, signor Ippolito...

IPPOLITO  Che fa la mia Rosina?

VALENTINA Sta bene, or la vedrete.

IPPOLITO Dove?

VALENTINA Qui.

IPPOLITO (terrorizzato)Vado via.

VALENTINA Veder non la volete?

IPPOLITO Vorrei e non vorrei... È ver che le parlai, ma di giorno nel viso non l'ho veduta mai.

VALENTINA E per questo?

IPPOLITO E per questo, se viene in questo loco  se mi vede, ho paura di vergognarmi un poco.

VALENTINA Credete esser sí brutto?

IPPOLITO Brutto? Signora no. Mi vedo nello specchio, e non son brutto, il so. Ma non ho fatto mai l'amore in vita mia, e per la prima volta ho un po' di ritrosia.

VALENTINA Quanti anni avete?

IPPOLITO Avrò ventitré anni e mezzo.

VALENTINA E di ventitré anni siete in amor si grezzo?

IPPOLITO Vi dirò, finché visse, la mia signora madre mi ha tenuto lontano da femmine leggiadre.. Una volta ch'io feci un scherzo a una signora, mi ha menato uno schiaffo che mel ricordo ancora.

VALENTINA Volete maritarvi?

IPPOLITO Io si che lo vorrei.

VALENTINA Ecco qui la ragazza.

IPPOLITO(a Valentina)          Mi raccomando a lei.

ROSINA (apparendo) Chi mi vuole?

VALENTINA Son io.

IPPOLITO  Oh bellina! (compiacendosi del volto di Rosina, ma allontanandosi per vergogna)

ROSINA    Chi è quello?

VALENTINA Ippolito.

ROSINA Davvero?

VALENTINA Non lo conoscete? So pur che gli parlaste.

ROSINA Sempre di notte…….

VALENTINA Ed or come vi piace?

ROSINA Mi piace ancor di piú.

VALENTINA Né men vi salutate?

ROSINA Serva.

IPPOLITO  Servo di lei.

VALENTINA Via, dite qualche cosa.

ROSINA Che ho da dir?

IPPOLITO Non sa­prei.

VALENTINA Rispondetemi almeno. Amate voi Rosina?

IPPOLITO (Ride)

VALENTINA Ridete? Che vuol dire la vostra risatina? Spiegatevi,l'amate? Ditelo colla bocca. (ad Ippolito, che fa cenno di sí col capo)

IPPOLITO . (piano a Valentina)Mi vergogno.

VALENTINA L'amate sí o no?

IPPOLITO Ma sì, non ve l'ho detto?

VALENTINA Or che lo dite, il so. (a Rosina)E voi, signora mia, me lo volete dire?

ROSINA Ma che bisogno c'è che mi fate arrossire? Non ve l'ho detto in camera?

VALENTINA Replicatelo qui. L’amate o non l’amate?

ROSINA L’amo.

IPPOLITO Ha detto di sí. (saltando per allegrezza)

VALENTINA La volete in sposa?

IPPOLITO Io?

VALENTINA Sí, voi; la volete?

IPPOLITO Dorme il signor Fabrizio?

VALENTINA Dorme. Di che temete?  Aprite quella bocca. Spicciatevi. E cosí?

IPPOLITO Dirò quel ch'ella dice.

VALENTINA (a Rosina)Voi cosa dite?

ROSINA Sl.

IPPOLITO Viene il signor Fabrizio?

VALENTINA Non viene, e s'ei venisse, a tutto quel che ho fatto, giammai mi contraddirebbe; oggi sarete sposi; lo zio darà la dote per legge di natura dovuta alla nipote.Ma poi circa la dote, ci parleremo insieme.

IPPOLITO Io che ho da far di dote? La dote non mi preme. Bastami... (arrossendo)

VALENTINA Via, che cosa? Perdeste la favella?

IPPOLITO Bastami, ….voglio dirlo…..,  quella grazietta bella.

VALENTINA(a Rosina)  Voi nelle vostre camere a ritirarvi andate. (ad Ippolito) Voi nel caffè vicino ad aspettar restate. Parte “Due soldi...”

IPPOLITO Fate presto.

VALENTINA A momenti.

ROSINA Non mi tenete in pena.

IPPOLITO Io sono sulle brace.

ROSINA Io son fra le catene.

VALENTINA Vi sentite d'amore imbestialir cosí e pregar vi faceste a pronunziare un sí?

IPPOLITO Vado via.

ROSINA  Mi ritiro.

IPPOLITO Che pena!

ROSINA Che martello!

IPPOLITO Addio, sposina cara.     

ROSINA Addio, sposino bello. (partono)

Scena 8^

VALENTINA, poi FELICITA, BALDISSERA e il NOTARO

VALENTINA Han fatto come gli orbi talor sogliono fare: un soldo a dar principio, tre soldi a terminare.

Cessa la musica

FELICITA(apparendo) Come va la faccenda?

VALENTINA Va bene; innanzi sera, l'affar sarà concluso. Del nostro affare possiam parlare adesso.

FELICITA Senti, sorella mia, mi son preso un arbitrio, nun te piglià’ collera: sentendo che sposare Baldissera nun te saria dispiaciuto, gli ho detto  di venire con un notaro. Ho fatto male?

VALENTINA Ma quando glielo diceste?

FELICITA  Mò, mò: doppo che so  ghiuta a chiamar la signora.

VALENTINA Che dice Baldissera?

FELICITA  Giubila dal contento. E’ già qua, co’ ‘o  notaro appriesso..

VALENTINA Ma, ..ma…, così tutto in un colpo?

FELICITA Meglio fare ogge chello ca può’ fa’ dimane…, aspetta, ca li faccio trasire..

VALENTINA Sorella, un momento..

FELICITA (non ascoltando) Venga pure Baldissera,venga, signor notaro, a fare un istrumento fra questi che son qui. Un contratto di nozze, niente di speciale.    Vogliono maritarsi. (ai due) È Ver? non è cosí?

BALDISSERA Se Valentina accorda.

VALENTINA Per me son contentissima….… ma…., ma si che c’ho un pensiero.. FELICITA Scriva, scriva; s'accomodi vossignoria illustrissima.

NOTARO (Siede, e si mette a scrivere) Si accosti la fanciulla.

VALENTINA Eccomi, son da lei.

NOTARO Ditemi quel ch'io devo rogar' negli atti miei. (Valentina parla all’orecchio quasi, pian piano al Notato, il quale va scrivendo)

FELICITA (sottovoce a parte con Baldissera) Che dite, Baldissera? Son donna di talento? Merito i trecento soldi?

BALDISSERA (c.s.) Anche di più.

FELICITA Allora ne  voglio quattrociento

BALDISSERA Ma io dicevo pe’ dicere…, vabbuono tutto quel che vi piace.

FELICITA  (Di piú, saper dovete :  a bevere e a mangiare in casa resterete.)

BALDISSERA (Meglio; ma come il vecchio non sarà poi geloso?)

FELICITA (Egli che mio vi crede.. . )

NOTARO(finito intanto di scrivere la dettatura di Valentina)         Venga da me lo sposo.

BALDISSERA (Va vicino al Notaro)

VALENTINA. (a Felicita) Mi tremano le gambe, quando ci penso su.

FELICITA Quando la cosa è fatta, non ci si pensa più.

VALENTINA Se il vecchio ci scoprisse, sarebbe un precipizio. Stare attenti conviene.

FELICITA Tocca a te aver giudizio.

VALENTINA Col marito vicino finger d'esser fanciulla è una cosa difficile.

FELICITA E’ cosa de niente…

Scena 9^

FABRIZIO e detti

FABRIZIO ( da fuori )Che è ‘sta ammuina?

VALENTINA Oh diavolo! Il padrone.

BALDISSERA E’ fatta la frittata.

FELICITA  Ritrova un'invenzione.

VALENTINA Non ti crucciar; ho bene in pugno tutta la situazione!

FABRIZIO (apparendo)         Che si fa, Valentina?

VALENTINA Un contratto di nozze.

FABRIZIO           Per chi?

VALENTINA Per la Rosina. Venne il signor Ippolito, saran pochi momenti. Parlai colla ragazza; entrambi son contenti. Ho chiamato il notaro; ei stende il suo contratto, e voi lo vederete allor che sarà fatto.   Siete forse pentito?

FABRIZIO No, ma dint’ ‘a ‘sto  matrimonio, che c'entra Baldissera?

VALENTINA Serve di testimonio.

FABRIZIO Schiavo, signor notaro.

NOTARO   Servo, padrone mio.

FABRIZIO Con sua buona licenza, voglio vede’ pur'io.

NOTARO Chi siete voi?

FABRIZIO Chi songo? Chi sono? Oh, questa è bella! Lo zio della fanciulla.

VALENTINA Oh via, non vi scaldate, s'egli non sa chi siete. Ecco qui l'istrumento; prendetelo, e leggete. (leva la carta dal tavolino) Dove avete gli occhiali? eh! Vi vorran due ore prima che li troviate; leggerò io, signore. Venite qua, sentite, se il notar si contenta. Leggiamo pian, che alcuno di casa non ci senta. In questo giorno eccetera dell'anno mille eccetera…... Alla presenza eccetera di me notaro eccetera, promette Rosa Panfili, nipote di Fabrizio, sposarsi con Ippolito Moschin quondam Maurizio. E per dote promette lo zio di detta sposa dar diecimila lire, e piú qualch'altra cosa, con patto che dallo sposo, sui beni ereditati  diecimila lire le siano assicurate. Ed obbligando eccetera, e protestando eccetera, Alla presenza eccetera di me notaro eccetera. Parvi che vada bene?

FABRIZIO           Che dite voi?

VALENTINA Benissimo.

FABRIZIO Si site vuie cuntenta, pe’ me so’ cchiù che priato.

VALENTINA Dunque se ciò va bene, e se contento siete, il contratto di nozze voi pur sottoscrivete?

FABRIZIO Subito volentieri l'approvo e lo confermo. Io Fabrizio de' Panfili di propria mano affermo. (si sottoscrive) Bravo, signor notaro.

NOTARO   Signore, a lei m'inchino. (a Fabrizio)

VALENTINA(a Fabrizio)  Dategli la sua paga.

FABRIZIO           Eccovi un bel zecchino.

NOTARO Obbligato. Perdoni; non l'avea riconosciuto.

FABRIZIO No, non vi è mal nessuno.

NOTARO  Servo suo. (in atto di partire)

FABRIZIO           Vi saluto.

FELICITA (piano al Notaro) (Trattenetevi abbasso, vi ho da parlare anch'io.)

NOTARO (Vi servirò.)

FELICITA (Aspettatemi.)

NOTARO   (Quest'è l'obbligo mio.) (parte)

VALENTINA Terrò io questa carta.

FABRIZIO           Date a me la scrittura.

VALENTINA Eh no, nella mia cassa la terrò più sicura.

FABRIZIO Bene, dov'è Rosina?

VALENTINA La vederete poi. Ora di un'altra cosa si ha da parlar fra noi.

FABRIZIO Di che?

VALENTINA Vorrei pregarvi...

FABRIZIO Pregar? Accossì mò me parlate? Dite quel che vi piace, chiedete e commannate.

VALENTINA Vorrei, per non star sola tutta la vita mia, che venisse Felicita a farmi compagnia. Ella con suo marito potrebbero aiutarmi, da cento e cento cose potrebber sollevarmi. Basta che voi gli date una camera ed  un letto.

FABRIZIO Vuie site la patrona, voi sola in questo tetto. Vengan liberamente, quando voi lo aggradirete. Fate quel che volete, non vo' che me lo chiedete.

VALENTINA Vi son tanto obbligata.

FABRIZIO Che cerimonia è chesta?

VALENTINA Tanta bontà….

FABRIZIO           Finitela di rompermi la testa. (parte felice e cerimonioso)

FELICITA Brava, brava, sorella mia. Tutto va ben, l'ho caro.( con intenzione a Baldissera) Vado per far trascrivere l'obbligo dal notaro. (parte)

VALENTINA Che vi par, Baldissera?

BALDISSERA Vi guardo, e mi confondo. Di che site capaci vuie femmene a ‘sto munno…! (parte)

VALENTINA Oh, le donne, le donne la sanno lunga. Ma poche sono quelle da mettere con me. Se corrisponde il fine all'opra incominciata, merito fra le donne d'essere incoronata. (parte)

Scena 10^

GIUSEPPINA e DOROTEA, poi FULGENZIO

GIUSEPPINA Venite pure zia, che il vecchio è uscito. Possiam liberamente parlar senza timore.

DOROTEA Paura? De che? De chi? De isso? Hai da vede’ che aggio ‘a fa succedere…, ssst! Cacciarvi in un ritiro? Chiudervi con violenza? Un zio colla nipote usar tale pripotenza? E per chi, maladetto? Pe’ chi? Pe’ ‘na serva, (urlando senza ritegno) …….Pe’ ‘na sgualdrina…, per una femminaccia ridicola, proterva.

GIUSEPPINA  Noi ci perdiamo in chiacchiere, si deve ricorrere alla legge ed accusar lo zio..

DOROTEA          Dite bene, ricorrere potiamo, facciamoci un memoriale, e antiamo a  presentarlo, …. Antiamo…..

FULGENZIO (Entrando) Con licenza, signore. So che il signor Fabrizio è uscito fuori di casa; per questo d’importunarvi ho preso libertà, mi preme infatti di saper tutta la verità…...

GIUSEPPINA Certo; lo zio pretende che in un ritiro io vada.

DOROTEA Ma con un memoriale nuie ‘nce spezzammo ‘e gamme…

FULGENZIO Non parlavo di questo, piuttosto desidero saper come ha fatto Rosina a sposare Ippolito

GIUSEPPINA Rosina?

DOROTEA          Sposata?

FULGENZIO Non lo sapete?

DOROTEA Non lo so, e nun ce credo.

GIUSEPPINA Signor, v'ingannerete.

FULGENZIO Come poss'io ingannarmi, se il vecchio adesso adesso      in spezieria del Cavolo' lo raccontava lui stesso? E ha nominato il notaro che ha fatto 1'istrumento! Si ha da saper s'è vero.

DOROTEA          Rosa dov'è? Aspettate. (parte)

FULGENZIO(riflettendo) Non sarebbe gran caso che avesse acconsentito.      Qual’è quella fanciulla che sdegni aver marito?

GIUSEPPINA E che si sia sposata senza dir nulla a me?

FULGENZIO In casi di tal sorte ciascun pensa per sé. Per comprar un vestito la donna si consiglia, ..ma se le dan lo sposo, sta zitta, e se lo piglia.

GIUSEPPINA Crederlo ancor non posso.

FULGENZIO (scorgendo Dorotea che torna con Rosina) Ecco qui la sorella.

GIUSEPPINA Se è vero, mi sentirà.

Scena 11^

DOROTEA, ROSINA e detti, indi TOGNINA

DOROTEA ‘A vi’ ccà‘sta sfacciata, e sta arrivanno pure chill’ato pesce allesso d’Ippolito..

GIUSEPPINA Come, sorella ingrata, vi sposate senza dirmi  niente?

ROSINA Oh, questa si ch'è bella! Se me lo voglion dare, non me l'ho da pigliare?

GIUSEPPINA Siete sposata adunque?

ROSINA Sposata? Io non lo so.

FULGENZIO Non faceste la scritta?

ROSINA La scritta? Signor no.

GIUSEPPINA Ma non venne il notaro?

ROSINA Per me non è venuto.

DOROTEA Ha sottoscritto il vecchio?

ROSINA Il  zio? Non l'ho veduto.

GIUSEPPINA Chi ha fatto il matrimonio?

ROSINAVi dirò come è stata.         La donna di governo mi ha chiamata in camera. C’era anche il signor Ippolito. Mi ha detto qualche cosa, …..mi ha detto se di lui volevo esser sposa….., mi vergognai da prima, sentendo a dir cosí. Ma poi..., ma poi io non so altro. Ippolito è partito,  e ha detto Valentina, che sarà mio marito.

GIUSEPPINA Sarà? Dunque non è. Se Ippolito andò via.

TOGNINA (entrando, fintamente sottomessa) Certo signor Ippolito vurria la padroncina.

GIUSEPPINA Facciamolo venire.

ROSINA(a Tognina) Chiamate Valentina.

TOGNINA Valentina, signora, sta dint’a la camera soia ‘nzerrata. Aggio già tuzzuliato ma nun risponne. La credo addormentata. Pure lo signor Ippolito volea parla’ con essa.

ROSINA Dov'è il signor Ippolito?

TOGNINA Sta fora.

ROSINA E fallo entrare, che aspetti?

TOGNINA Ca me lo diciate.

ROSINA Or te lo dico! (Tognina non parte) E allora Tognina che aspetti?

TOGNINA Ca me lo dicite..

ROSINA Ma te l’ho detto!

TOGNINA Addo’ maie? Avite ditto: “Mo te lo dico”, e po’ nun avite chiù parlato..

DOROTEA Fallo trasì’, ‘nzallanuta..

ROSINA No, anzi aspettate, ….anderò io. ( Parte maliziosa)

DOROTEA          (a Rosina, con derisione) E comme s’è scetata ‘a vi’……

TOGNINA Nun ce pareva ‘a signorina Rosina.

GIUSEPPINA Tu taci!

TOGNINA E che aggio ditto ‘e male?

GIUSEPPINA Tu sei una serva e per di più fedelissima della tua amministratrice:

TOGNINA E che vulite fa’…, chi me cresima m’è cummara…

GIUSEPPINA (indispettita) Tognina…, potete lasciarci soli…, uscite!

TOGNINA (finta) Serva vosta! (inchino e parte)

Scena 12^

IPPOLITO e detti, tranne TOGNINA

IPPOLITO(con timidezza) Rosina... Uh quanta gente! Servo di lor signori.

GIUSEPPINA Venga, signor Ippolito.

IPPOLITO Grazie dei suoi favori.

FULGENZIO Amico, mi consolo. Siete alfin maritato.

IPPOLITO Non ancora... ma spero...

FULGENZIO Non siete voi sposato?

IPPOLITO Sposato no, promesso. Non è vero, Rosina?

ROSINA È vero.

IPPOLITO  Ho ben speranza di farlo domattina.

FULGENZIO Ma il notar Malacura non ha steso il contratto?       Non faceste la scritta?

IPPOLITO Non ne so niente affatto.

GIUSEPPINA Ecco, signor Fulgenzio, codesta è un'invenzione.

DOROTEA Ma se l'ho sempre detto che Fulgenzio è un gran minchione.

FULGENZIO Ora son nell'impegno. Voglio vedere un poco, se ritrovo il notaro; Vado e vengo, signore. Vi prego ad aspettarmi. (parte)

DOROTEA Andate, scimunito.

GIUSEPPINA Zia, cara…! ( ad Ippolito) Credetemi, signore, sí facile non è che  possiate sposar Rosina  prima che io sposi Fulgenzio.

IPPOLITO Eh signora cognata, si sposi quando vuole. Le auguro di buon cuore pace, salute e prole.

GIUSEPPINA L'affar chi ha maneggiato?

IPPOLITO Valentina, signora.

GIUSEPPINA Parlaste collo zio?

IPPOLITO  Non l'ho veduto ancora.

DOROTEA E allora? Vuo’ vedé’ ca mo’ se trattano le nozze co’ le serve! No, non si farà niente.

IPPOLITO Or ora io casco qui.

ROSINA (ad Ippolito)  Non temete di nulla.

IPPOLITO  Davvero? (con allegria)

ROSINA Fino ch'io vivo sarò vostra.

IPPOLITO  Davvero?

ROSINA Ve lo prometto.

IPPOLITO Evviva. (saltando per allegrezza)

Scena 13^

FULGENZIO, il NOTARO e detti, indi TOGNINA

FULGENZIO Ecco, ecco il notaro. Il signor Malacura vi dirà da se stesso, se fatta ha la scrittura.

NOTARO Sí, signori, l'ho fatta, non son tre ore ancora.

FULGENZIO Sono io lo scimunito? Che dice la signora? (a Dorotea)

DOROTEA(al notaro) Han sottoscritto  gli sposi?

NOTARO   Certo, hanno il nuzial contratto soscritto di propria mano.

ROSINA Io ho firmato la scritta?

IPPOLITO  Io ho sottoscritto?

NOTARO   Oibò…

GIUSEPPINA Non sono questi gli sposi?

NOTARO Questi? Signora no.

DOROTEA Oh bella!

GIUSEPPINA Oh questa è buona!

FULGENZIO Dunque chi sono  stati?

NOTARO Mi par, se mi ricordo... Ecco, li ho qui notati: (tira fuori un taccuino)Valentina Marmita e Baldissera Orzata.

GIUSEPPINA La donna di governo.

DOROTEA          L'amico l'ha sposata.

GIUSEPPINA Ma come mai può darsi che il vecchio di tal cosa non abbia ad isdegnarsi? Dite, signor notaro, l'ha saputo il padrone?

NOTARO Anzi vi ha posto anch'egli la sua sottoscrizione.

GIUSEPPINA Come diavolo mai?... V'è dote nel contratto?

NOTARO Sí, diecimila lire...

GIUSEPPINA Egli è impazzito affatto.

DOROTEA (chiamando) Togninaaaa!

TOGNINA (da fuori) Sí signora.

DOROTEA          Cammina, spezzate ‘e cosce ccà!

TOGNINA Dicite.

DOROTEA Fai subito venire la donna di Governo, e nun te freccechià ‘e ce dicere ca ce sta lo nutaro dint’’a la casa co’ ‘sti signori. (A Giuseppina) è meglio che non sappia come stanno le cose al momento, sarebbe capace d’inventar qualsiasi altra storia, ma stavolta non ne uscirà.

GIUSEPPINA Giusto. Brava la zia.

DOROTEA (Di nuovo a Tognina) He capito, zitta?

TOGNINA (falsa)  E chi parla..

GIUSEPPINA E allora vai sbrigati a chiamarla.

TOGNINA Parto. (tra sé) E state sicure ca Valentina sarà ‘nfurmata a tiempo de tutta ‘sta iacuvella. A chi me fa bene, bene ce faccio..(parte)

NOTARO Quand'io salia le scale, mi par, se non ho errato, che il padrone di casa sia entrato nel cortile.

DOROTEA Andiam, venite co’ mico; se è isso ce parlammo subbeto. Che parli di ritiro, che torni a far il pazzo… ma stavolta che il diavolo mi porti, se anch'io non lo strapazzo. (parte)

GIUSEPPINA Andiam, signor Fulgenzio. Vo' che mi senta il zio. Se vuol dotar la serva, non lo ha da far col mio. Per darlo a quella indegna,vuol toglierlo a me; ma si farà dal giudice stracciar quella scrittura. Mia zia fa gran parole, ma io farò dei fatti. La giustizia per tutto sa castigare í matti. (parte)

FULGENZIO Venga, signor notaro.

NOTARO   Dove?

FULGENZIO Venga con noi. L'aspetto della sorte spesso cambiar si vede, e talor da un disordine un ordine procede. (da sé, e parte)

NOTARO Per quello che si sente, par vi sia dell'imbroglio. Per me basta che paghino, altro cercar non voglio. (da sé, e parte)

IPPOLITO (a Rosina)  Ci hanno lasciati soli.

ROSINA Andiamocene anche noi.

IPPOLITO Non potrei un pochino restar solo con voi?

ROSINA Signor no, non conviene; soli staremo allora che saremo sposati.

IPPOLITO Cara, non vedo l'ora. (partono)

Parte “Tutto un imbroglio”, che accompagna la scena che segue.

Scena 14^

VALENTINA e TOGNINA

TOGNINA (entrando con circospezione) Venite so’ asciuti, certo so’ ghiuti a parla’ co’ lo padrone. Madonna d’’e lupine e mo’ site ruvinata, pecchè certo lo nutaro avrà svelato tutto l’arcano..  

VALENTINA (comparendo) Povera me! La trama è già svelata. Manco mal che di tutto mi hai avvisata. Sanno del mio matrimonio, e credono sinora che il padrone lo sappia, e sia anche d'accordo. Ma se con lui si abboccano, se parlan di tal fatto, come potrò, se il chiede, nascondere il contratto? La carta è in mano mia, posso celarla... è vero; ma sospettoso il vecchio lo crederà un mistero. Sono in un brutto impaccio. Ah sorella malnata, ….sarà la mia rovina. Or che sarà di me, di lei, di Baldissera? Tutti precipitati saremo a una maniera.

TOGNINA Faciteve venì’ ‘no pensiero, e ‘ncuollo a me cuntate, ca farraggio tutto chello ca vulite pe’ ve fa’ asci’ da chisto manicomio.

VALENTINA Ma il perdere, pazienza, la grazia del padrone, potrà pur non essere così grave; quel che è peggio è che perderò in faccia al mondo la mia riputazione. Ed io che tanto feci per esser rispettata, dovrò di questa casa uscir disonorata?

Cessa la musica

TOGNINA (sbirciano in fuori) Vien gente.

VALENTINA Povera me! Vo’ a mettermi in un canto. Quel ch'io debba risolvere, mediterò frattanto. S'esco da tal pericolo, giuro di mutar vita; giuro, per fin ch'io viva, di vivere pentita.Ah se alcun mi sentisse, direbbe: il marinaro si scorda del pericolo, quando passato ha il faro. Ma io no certamente. Farò una mutazione io. Bastami di salvare la mia riputazione. (parte insieme a Tognina)

Scena 15^

GIUSEPPINA, DOROTEA, ROSINA, FULGENZIO, IPPOLITO e NOTARO, indi FABRIZIO

FULGENZIO Non ci vuole in sua camera, vuol che aspettiamo qui.

DOROTEA Non me ne vaco. Se crede il vecchio ca mollo l’uosso, se sbaglia assaie,  io nun me movo ‘a ccà fino a dimane.

GIUSEPPINA E dov'è Valentina, che non si vede intorno?

DOROTEA Sarà col caro sposo a consumare il giorno.

IPPOLITO Anch'io colla sposina un dí mi tratterrò.

ROSINA (ad Ippolito)  Ecco lo zio; parlategli.

IPPOLITO Oh, mi vergognerò.

FABRIZIO  (entrando ed osservando tutti) Che nobile congresso! Che bella accucchiata ‘’e ….nobbele.

DOROTEA          Siam stanchi d'aspettare.

FABRIZIO Se siete stanca, …..iate a pusà ‘o culo ‘a ‘n’ata parte; con voi non ho che fare.

GIUSEPPINA Orsù, non siam venuti per taroccar.

FABRIZIO (a Giuseppina) Infatti, parlate bbuono, ca priesto sarite moneca.Domani  voi nel ritiro andrete.

DOROTEA          Ah ca me prodeno ‘e mmane.

GIUSEPPINA( Cercando di non perdere la calma) Io dunque nel ritiro andar son destinata. E Rosina, signore?

FABRIZIO           Rosina è maritata.

GIUSEPPINA Prima di me si marita?

FABRIZIO Quello ch'è fatto, è fatto.        Ecco appunto il notato che ha steso il suo contratto.

NOTARO Io, signor? Non è vero.

FABRIZIO           Come! E che state ‘mbriaco?

NOTARO  Sono un uom conosciuto. Il contratto ch'io feci, non fu per questi qui. E voi ben lo sapete. Se poi sposar volete la signora Rosina, per lei farò la scritta. FABRIZIO      Stateve zitto, ma che dicita. Mo’ ve faccio vedè’. ‘Ndo sta Valentina? (si guarda intorno) Valentina,? Ndo site? Valentina. Chiammatela.

Scena 16^

VALENTINA e detti

VALENTINA Eccomi qui, signore.

FABRIZIO Ma che dice ‘sto scùitato?  (accennando al Notaro)

VALENTINA So quel che dir volete.        Se mi udirete in pace, tutto, signor, saprete. Ascoltatemi voi, m'oda la terra e il cielo: il carattere mio sinceramente io svelo. Nacqui in bassa fortuna,voi lo sapete. Che non fec'io, signore, per acquistar concetto?

Che non fec'io per essere gradita in questo tetto? Tutti servir m'accinsi, e le padrone istesse  potean de' miei servigi esser contente anch'esse. Ma per destino avverso da voi fui troppo amata, e l'amor del padrone  mi rese odiata. Disseminai pur troppo discordie in questo tetto. Ma questo è il minor fallo, piú desta il mio rossore la fiamma che ho coltivato di un imprudente amore. Venni a servir qua dentro piagata già da un primo amore; gli occhi di Baldissera m'aveano innamorata. ….E così,  a voi celando il foco che ardea ne' petti nostri, piacevole un po' troppo mi resi agli occhi vostri. Una povera figlia senza sostanza alcuna cercò mal consigliata di far la sua fortuna. So che 1'error fu grande, ma mi sedusse il cuore il comodo, l'esempio, la povertà, l'amore. Giunsi coll'amor mio soverchiamente ardito far creder di Felicita quel ch'io volea in marito e da un error passando a piú studiati eccessi, giunsi a sposar l'amante sugli occhi vostri istessi. Era per me il contratto! A voi da me fu letto, tacciando de' vostri occhi il debole difetto. Sostituito ho il nome, e i pezzi diecimila letti da me con arte non son che quattromila. Di quattromila lire son ricca a vostre spese Ora… renderli son disposta a voi senza contese. Povera son venuta, povera tornar voglio; detesto le menzogne, detesto il folle orgoglio. So che merito castigo, so che un'ingrata io sono. Eccomi a' vostri piedi a domandar perdono. (si getta a' piedi di Fabrizio)

FABRIZIO (Si mostra confuso fra la rabbia e l'amore, facendo alcuni movimenti cbe mostrano le due passioni) Ah trista!... Oh me infelice! . . .  Vattenne... Ah che martello.. Che tu sia maladetta... Alzati... Oh, quanto si bella..

DOROTEA Brava, signora sposa!

GIUSEPPINA Valentina garbata!

VALENTINA Abbastanza, signore, son io mortificata. La caritade insegna non avvilir gli oppressi. Tutti abbiamo bisogno di esaminar noi stessi.

Scena ultima

FELICITA, BALDISSERA e detti

FELICITA Sorella, cos’'è stato?

BALDISSERA Cos'è stato, cognata?

FABRIZIO (a Baldissera) Iesce fore. Fuori di qua, malocriato, a te e a ‘sta scellerata. (a Felicita)

BALDISSERA A me? Che cosa ho fatto?

FELICITA A me? Site ‘mpazzuto?

VALENTINA Sorella, Baldissera si sa ch'è mio marito. E voi che a questo passo mi avete consigliata, meco a parte sarete della fortuna irata.

BALDISSERA La dote?

VALENTINA Quanto tengo  al mondo, vo' rendere al padrone.

BALDISSERA (a Felicita) Rendimi dunque tosto tu pur l'obbligazione.

VALENTINA Che obbligazione?

BALDISSERA  Per fare ch'io fossi tuo marito,  di quattrocento soldi l'obbligo mi ha carpito, ed il notar l'ha scritto.

NOTARO   Ahe, nun accominciammo. Io fei quel che m'hanno detto.

VALENTINA (a Felicita) Rendigli quello scritto.

FELICITA (dando la carta a Baldissera) Tiene fattenne ‘no fazzoletto ca nun te pozza mai avastare pe’ lo sanghe ch’hai da iettare. ( parte disperata))

DOROTEA (a Fabrizio)  E ben, con quest'istorie, signor, cosa faremo?

FABRIZIO Non me rompete ‘a  capa.  Non mi seccate piú, fate quel che volete: andate, andate subito al diavol quanti siete. (a Valentina) Ah strega disgraziata!

VALENTINA (Pure ancor mi vuol bene.) (da sé)

DOROTEA Orsú, nipoti mie, vedimmo ‘e risolvere. Ca ce sta ‘o nutaro, testimonie nun ne mancano,    facciamo i matrimoni. (il Notaro prende in nota i nomi dei quattro sposi, che si dispongono insieme a Dorotea e al notaro stesso intorno ad un tavolino portato da Tognina su gesto di Giuseppina) Parte “Il lato buono di tutti” in sottofondo

FABRIZIO(a Valentina, singhiozzando) Avesti cor?... Briccona. (si sposta disperato e solo a  meditare in un lato della scena)

BALDISSERA ( appartatosi con Valentina)Ritornerà qual fu.

VALENTINA Ma di quell'arti indegne io non mi vaglio piú.

BALDISSERA S'ha da mangiar.

VALENTINA Lavora.

BALDISSERA Basta. Si proverà.

VALENTINA Se sarai galantuomo, il ciel t'aiuterà.

BALDISSERA Almeno aver procura da viver per un poco.

VALENTINA L'anello? I cento soldi?

BALDISSERA  Ah, li ho perduti al gioco.

VALENTINA Ah Felicita indegna! m'ingannò ancora in questo.

BALDISSERA Oh iuoco maladetto! ti lascio e ti detesto.

DOROTEA ( distogliendosi al fine)Bene, signor notaro, distenterà i contratti. Già ha inteso telle toti le condizioni e i patti. Intanto, per no’ pertere questa giornata invano, tutti quattro gli sposi si porcano la mana.

NOTARO Dunque io vi lascio, poi ci vedremo per le sottoscrizioni, che or proprio non mi pare il caso. (prende le sue cose, saluta e parte )

TOGNINA  (prendendo il tavolino) Chisto lo poso. (esce)

GIUSEPPINA (andando da Fabrizio) Signor zio, si contenta?

FABRIZIO(arrabbiato, facendosi forza)Si, vi do la licenza.

FULGENZIO Permette, signor zio?

FABRIZIO Si. (arrabbiato)

FULGENZIO (lo bacia e poi imitato da tutti, mentre Valentina, pentita osserva)

ROSINA Posso sposarmi? (c.s.)

FABRIZIO Ma sine, sine,  aggio ditto sine.

IPPOLITO Posso abbracciarvi?

FABRIZIO (battendo i piedi e perdendo la pazienza, spaventando Ippolito) Ah, ma lo facite pe’ dispetto.

DOROTEA Ma nun lo ‘nguitate, non vedite che è ‘na bestia…

FABRIZIO Io ‘na bestia? Io ‘na bestia? S’io fosse bestia, …. mo’ chisto core nun me faciarria accossì male…

DOROTEA Via, via che si finisca; (ai quattro sposi) porcetevi la mana..

FULGENZIO ( dando la mano a Giuseppina) Siete mia.

GIUSEPPINA Sono vostra.

IPPOLITO ( a Rosina) Ecco la mano mia.

ROSINA (offrendo la mano) Pigliate.

DOROTEA E mo’ scappate ciento miglia luntano da ‘sto demonio.

FABRIZIO No, non songo diavolo, songo stato ‘no sventato, e da chella ‘ngrata songo stato assassinato.  (Rivolgendosi a VALENTINA) Barbara, haie chisto core? Non te faccio compassione? Come potrai abbandonare lo povero padrone?

VALENTINA Fabrizio mio, caro e gentile, l’amor purtroppo è cosa che non si acquista con le ricchezze e questo non è mia colpa; ma ora, ora che sono maritata, l’onore mio vuol che me ne vada anch’io col mio consorte. Voglio seguire il costume delle consorti oneste. Mi ricorderò sempre del ben che mi faceste e quel che male acquistai vi rendo immantinente (Baldissera ha uno scatto d’ira subito frenato da uno sguardo di Valentina) Sfuma la musica

FABRIZIO  Ma none, no, portate via tutto. Da voi non voglio niente. Godetevelo in pace; il ciel vi dia quel bene, che a me per causa vostra sperar ……più non conviene. Vi perdono ogni cosa, mi scordo delle offese….. e ….venite a ritrovarmi almen due volte al mese. ( si avvicina e le da un tenero bacio sulla guancia, mentre i presenti applaudono felici)

VALENTINA  Accetto volentieri il generoso invito. Si, verrò trovarvi unita a mio marito. Nuovamente vi chiedo perdon di vero cuor; chiedo di quel che ho fatto perdono alle signore;

FABRIZIO Ma mo’ pe’ dint’’a la casa ‘nce vole ‘na femmina a lo posto de Valentina.. (assenso generale a gesti e sguardi a soggetto)Ah, ecco aggio truvato: Tognina.

VALENTINA Oh, no. (Tutti bloccati). Cambio luce. Alza volume.  (rivolgendosi ora al pubblico) se donne di governo mi avessero ascoltata, lo so che giustamente, … mi avranno criticata. Ma …dal teatro alla casa vi corre un gran divario: un carattere è il mio del tutto immaginario. L'ha sognato il poeta, e poi l'ha posto in scena, perché di femmine buone tutta la terra è piena.

( Inchino)Parte “Finale”. A 14” abbassa volume.

Il notaio si muove e parlando al pubblico chiude il sipario.

Buio.

Fine

SCHEDA COSTUMI

La storia si colloca a Napoli nella seconda metà del 1700. Ci affidiamo alla vostra competenza per una fedele riproduzione della moda del luogo in quel periodo.

Personaggi

Valentina- donna di governo

Abito sicuramente dimesso. Forse gonna scura ampia con grembiule in stile e camicione chiaro preferibilmente con ampia scollatura. Bustino?Vedi pag 2 de i due gem. Venez. E pag 9 di scena

Fabrizio vecchio padrone di casa

Per capirsi... un Pantalone a Napoli.

Pantaloni, camicia, gilet e giacca lunga. Tutto tinte scure.vedi pag 17 de la Locandiera

Rosina e Giuseppina nipoti di Fabrizio

Abito in stile, non appariscente. Rosina è quella gentile. Giuseppina quella antipatica. Vedi pag. 3 de i due gemelli veneziani, ma non tinte scure.

Baldissera innamorato spiantato di Valentina

Giovane di bell’aspetto vestito bene ma non ricco. Vedi pag 9 di scena (ma con giacca) oppure meglio pag 17 di la locandiera fig grande, ma senza mantello. Preferibilmente tinte scure.

Fulgenzio e Ippolito innamorati di Giuseppina e Rosina

Giovani damerini, soprattutto il secondo, un po’ cocco di mamma. Il primo senza troppe pretese, più merlettato il secondo. Tinte preferibilmente chiare, ma non identiche a quelle delle due ragazze. Tutto sommato simili nella struttura del costume a Baldissera, ma più eleganti.

Dorotea zia delle due ragazze

Vecchia interpretata da un uomo. Dev’essere naturalmente comica,un po’ ridicola. Vedi pag 13 de Il bugiardo, ma con più fiocchi e merletti e altre tinte, insomma meno fine, più spocchiosa e naturalmente in stile con Napoli. In fondo è una signora arricchita e molto poco elegante.

Notaio

Vecchio, comico. Abito da notaio. Voi forse saprete meglio di noi. Per indicazione sarebbe carino pag 7 de i due gem. Venez.ma tutto tinte scure.

Se non è giusto per il notaio fate voi ci fidiamo.

Felicita sorella di Valentina

Donna del popolo che vive da tempo sulle spalle della sorella. Vedova. Vestita modestamente ma non come Valentina. Preferibilmente abito, non appariscente. Vedi pag 17  de la locandiera, magari in altra tinta, ma con lo stesso effetto di vecchio, come vestito usato innumerevoli volte. Magari con scollatura generosa.

Tognina cameriera

Abito semplice a scollo quadrato e manica a tre quarti senza sottogonna. Tinta triste. Con grembiule e cuffietta.

“LA DONNA DI GOVERNO”

di  CARLO GOLDONI

2 atti

(adattamento in dialetto napoletano di Bruno Alvino)

CAST

Personaggio

Interprete

Telefono casa

cellulare

VALENTINA  

 

Olimpia Alvino

FABRIZIO      

 

Tonino Paola

BALDISSERA

 

Gabriele Morvillo

GIUSEPPINA 

 

Angela Alvino

ROSINA         

 

Simona Frulio

FULGENZIO  

 

Marco De Riso

IPPOLITO      

 

Antonio Marinaro

FELICITA     

 

Rossella Russo

DOROTEA     

 

Bruno Alvino

TOGNINA      

  

Tina Norvello

NOTARO     

Donato