La famiglia è Marta

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LA FAMIGLIA È MARTA

Una commedia amara

Di

Mario Fazio


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Personaggi:

Marta: Un’anziana signora piuttosto autoritaria

Olivia: Una dama di compagnia

Lidia: Una nuora in carriera

Aldo: Un marito soggiogato

Massimo: Un figlio meraviglioso

Federico: Compagno di Massimo


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(INTERNO GIORNO, ARREDAMENTO MINIMALE MA MOLTO COLORATO, PARETI VUOTE, DEFINITE DA CORDE MARINARE. A DESTRA UN TAVOLINO E ALCUNE SEDIE. A SX UNA POLTRONA COMODA. DUE DONNE GUARDANO FUORI DA UNA FINESTRA, ANCHE ESSA IN CORDA, IN FONDO A SX. UNA È IN PIEDI, L’ALTRA È SEDUTA SU UN DONDOLO, QUASI DI SPALLE. HANNO SUL CAPO UNA TENDA. BISBIGLIANO CON FARE LOSCO. LA STANZA E’ AL BUIO, SOLO LE DUE SONO APPENA ILLUMINATE. UNA VOCE CHE RIECHEGGIA, SOSTENUTA DA UNA TENUE MUSICA DI PIANO).

VOCE:                            “Vola, tesoro mio con le ali leggere dell'innamoramento. Scrollati le piume dalle ceneri delle indecisioni, delle paure che l'anima tua si fa peso. Ammorbidisci gli spigoli delle tue contraddizioni, perché la vita, amore mio, è il fluire dei tuoi sogni, derisi nell'armonia della quotidianità.

Amica mia, cedi i ricordi e le malinconie. Il viaggio giunge al compimento, in una fermata di anonime identità riflesse nello specchio della tua anima”.

LA MUSICA CALA E CAMBIANO LE LUCI.


MARTA:


(HA UN BINOCOLO) Non riesco a comprendere. Questo passaggio rimane oscuro per me.


OLIVIA:


(HA UN TACCUINO CON PENNA IN MANO) Sta sempre di spalle, come se lo sapesse!


MARTA:


Come sapesse cosa?


OLIVIA:


Come se sapesse di essere spiata!


MARTA:


Olivia! Noi non spiamo nessuno!


OLIVIA:


E esattamente come definirebbe il nostro stare nascoste dietro una tenda con un cannocchiale in mano a guardare in casa della sua vicina?


MARTA:


La nostra è indagine di mercato, molto discreta. Non si spia in questa casa, tutto è fatto alla luce del sole.


OLIVIA:


A me pare che stiamo al buio.


MARTA:


Perché non vogliamo spaventarla… La signora Giulia è una persona circospetta e molto attenta. Se dovesse fiutare che la stiamo osservando, il suo istinto avrebbe la meglio, si intimidirebbe e fuggirebbe via.


OLIVIA:


E’ la sua vicina, non la volpe bianca dell’Himalaya.


MARTA:


Tu non capisci la sfumatura. A volte sei gretta, vuota, terra terra. Si vede che fai parte del popolino.


OLIVIA:


Che vorresti dì, che so burina?


MARTA:


Shhhh! Che ci sente. Ecco mi hai fatto distrarre!! Quante stecche di vaniglia ha messo nel latte?


OLIVIA:


Due mi pare.


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MARTA:


Erano una e mezza. Vedi che è colpa tua?! Non mi sei utile qui, vai a sciacquare i panni che dopo facciamo i vetri del bagno. Ieri ti avevo suggerito di farli con il giornale e con acqua e aceto! Pieni di aloni sono. No, lei deve usare il panno in clorofilla!


OLIVIA:


Microfibra! Passa le ore sulla settimana enigmistica, non ci credo che non conosce i panni in microfibra, lei ci fa!


MARTA:


Ci faccio cosa?


OLIVIA:


La rimbambita!


(OLIVIA SI TOGLIE LA TENDA E SI ALZA. SI SGRANCHISCE LA SCHIENA E VA AD ACCENDERE LA LUCE. APPENA LA SCENA SI ILLUMINA MARTA SALTA SU DI SCATTO).


MARTA:


Ma   sei    matta!!


Vuoi


farci


scoprire!


Accendere


la


luce


così


all’improvviso.


OLIVIA:


Era buio, come ci andavo in bagno?


MARTA:


Vivi  in  questa


casa


da


quanto?


Dieci


anni?


Ti  serve


la


luce


per


camminare?!


OLIVIA:


Sì, come tutti i cristiani.


MARTA:


Tu stai dalla parte del nemico, eccola la verità. Guarda che ti ho visto confabulare con lei! Con la Giulia. Secondo me è al corrente di tutto, ecco perché quando mette il latte è sempre di spalle non mi fa vedere le quantità, perché sa di essere spiat… osservata da me! Perché TU glielo hai detto! Cosa ti ha dato in cambio, eh? Sporca mercificatrice di segreti culinari. Vi piace torturarmi!


OLIVIA:


Ma niente, signora Marta si calmi! Faccia un bel respiro e stia tranquilla un momento! Io la sua vicina non la conosco, a parte il buongiorno e buonasera! E non capisco il perché di questa commedia! Ma non può semplicemente chiedergliela la ricetta della torta? Perché la deve spiare dalla finestra? Sono mesi che va avanti così.


MARTA:


Mai! Non sia mai che Marta Dolores si inginocchi a chiedere la ricetta del ciambellone bicolore.


OLIVIA:


Gesù! Meglio che vado a fare i vetri del bagno. Loro un minimo di soddisfazione me la danno.


(BUIO, STACCO. POCHI SECONDI E SI RIACCENDE LA LUCE. MARTA È SEDUTA SU UNA POLTRONA DI LATO A SX IN PROSCENIO E TIENE LE GAMBE AVANTI SU UNA SEDIA. OLIVIA È SULLA DESTRA, DOVE SU UN TAVOLO PIEGA DEL BUCATO DA UNA TINOZZA)


OLIVIA:


Come va? Il cachet l’ha fatta stare meglio?


MARTA:


Macché… oggi è proprio una di quelle giornate no.


OLIVIA:


Magari potrei passarle il balsamo tigre sulle tempie.


MARTA:


Non accetto nulla che non abbia un foglietto illustrativo.


OLIVIA:


Su signora Marta, vada a sdraiarsi. Finisco io i panni.


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MARTA:


No, è peggio. Devo solo aspettare che passi da solo.


OLIVIA:


Vuole un massaggio alle spalle?


MARTA:


No.


OLIVIA:


Una tisana rilassante? Quello è muscolo -tensivo. C’è la tisana di sua nuora Lidia, che è rimasta nel cassetto da anni.


MARTA:


No… se è rimasta nel cassetto per anni ci sarà un motivo.


OLIVIA:


È vero, non ha il bugiardino. Le faccio il bicchierino con dieci gocce?


MARTA:


Se intendi dieci gocce di Rum invecchiato, ci sto.


OLIVIA:


Sono dieci gocce di Xanax invecchiato, prendere o lasciare.


MARTA:


Passo.


OLIVIA:


(PETULANTE) Il Rum! Non deve bere, con il suo fegato!


MARTA:


Io berrei con il tuo se fosse possibile (RIDE E POI SI TOCCA LE TEMPIE PER IL DOLORE).


OLIVIA:


Un po’ di musica ayurvedica ?


MARTA:


(SBOTTA) No, no e no!! Voglio solo essere lasciata in pace, non ti pago per farmi una montagna di domande, ti pago per fare le pulizie, perché SEI una donna delle pulizie, chiaro?


OLIVIA:


(PER NIENTE TOCCATA) Si dice operatrice domestica. E non sono neanche quello. Per i sindacati sono “Dama di compagnia”.


MARTA:


Ai miei tempi significava “puttana”.


OLIVIA:


Pure adesso.


MARTA:


Adesso non vale. Io sono solo una vecchia mezza rimbambita, non un bel militare in pensione.


(PAUSA)

OLIVIA:


“Un bel militare” a casa mia non è in pensione. Ha trent’anni ed è giovane e aitante! Comunque meglio anche un vecchio militare muto e barboso che una signora chiacchierona e con due rotelle fuori posto!


MARTA:


Lo so.


OLIVIA:


(PAUSA) Quindi lo ammette.


MARTA:


Di essere mezza rimbambita? Certo che sì. Ma solo io posso dirlo, tu non ti azzardare. Anzi lo sai come devi rispondere.


OLIVIA:


“Ma no, Signora Marta, lei ha il cervello che funziona benissimo!”


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MARTA:


Brava. C’è stato un periodo della mia vita in cui avevo grandi responsabilità, sai. Nessuno si sarebbe mai azzardato a darmi della rimbambita. Ho vissuto dieci anni in Francia, a Parigi, ed ero responsabile per le criticità strutturali nell’agenzia francese della NASA. Sono solo parole grosse, in pratica mi passavano carte su carte che leggevo senza capirne granché. C’era chi ne capiva più di me e io mi fidavo. Che periodo!! Quanti ricordi, fatti di pioggia umida, di romantiche Garçonnière, di escargot à la bourguignonne in qualche ristorantino sulla Senna. (PAUSA) L’uomo di allora si chiamava Michel. Un omone nero come il corvo. Un corpo statuario e una voce bassa e suadente. Furono anni molti noiosi nel lavoro ma altrettanto passionali tra le lenzuola. (PAUSA) Michel mi lasciò perché diceva che ero troppo distante da lui, che non mi importava della nostra relazione, che davo più importanza al lavoro che a lui - il che era vero - che non lo pensavo. E io per tutta risposta fuggii, come sempre mi capita quando mi trovo spalle al muro. Fuggo nello spazio e nel tempo. Pronta per un’altra vita. Tante vite, tanti inganni. Quante ne ho vissute, quanti ricordi che mi hanno lasciato. Quante persone ho incontrato, come fili di lana che si sono intrecciati, annodati e poi sciolti e divisi. Alcuni lasciando un po’ di colore, altri solo qualche sgualcitura. Qualcuno solo polvere sperduta. Eppure ogni vita ho dato il massimo, ben conscia che non sarebbe stata la vita definitiva, che non mi sarei fermata. Perché io devo correre, non mi posso fermare. Anche se fossi alla sbarra, annodata e inferma troverei il modo per uscire e correre via. Fuggire... magari nei ricordi.


(BUIO. INTERMEZZO. SI RIACCENDONO LE LUCI. MARTA È ALLA FINESTRA DA SOLA CHE GUARDA VERSO FUORI CON IL TACCUINO E IL BINOCOLO. DOPO UN PO’ LANCIA UN MEZZO URLO E BUTTA IL TACCUINO A TERRA. E SE NE VA A DX. BUIO. INTERMEZZO. SI RIACCENDONO LE LUCI. MARTA E A SX E OLIVIA A DESTRA STANNO PIEGANDO UNA LUNGA TOVAGLIA COLORATA. SULLA POLTRONA DI SINISTRA C’È SEDUTA LIDIA, LA NUORA DI MARTA. SI SISTEMA IL ROSSETTO GUARDANDOSI IN UNO SPECCHIETTO MENTRE È IN CALL CON UN DIPENDENTE TRAMITE AURICOLARE. HA UNA BORSETTA DA LAVORO)

LIDIA:                            No, no…no!…Bisogna stabilire i tagli per il personale in esubero nel settore M. Non mi interessa se ci sono padri, madri, handicappatati… pardon “categorie protette”, e quant’altro. Ci sono dei tagli da fare e mi aspetto da te una risoluzione veloce, pragmatica e chirurgica. (PAUSA) Cosa vuoi che me ne occupi io? C’è una gerarchia per questo, Polastri, sennò non si capisce perché io prendo uno stipendio più alto del tuo, o no? (PAUSA) Cosa vuoi insinuare che non me lo sono meritato? Che sono diventata dirigente per favori sessuali? Beh non sei troppo distante. (PAUSA) Almeno io posso permettermeli i favori sessuali… Te con quella stempiatura alta, l’alitosi permanente e la dermatite seborroica dove vuoi andare. Al massimo in qualche dark-room, visto che non ti vedono. (PAUSA) Ma sì dammi pure della stronza, non mi offendi. Senti non mi interessano le tue frustrazioni. Mi aspetto un report completo per lunedì, e non mi richiamare che ho uno (SARCASTICA) splendido weekend in famiglia. (ATTACCA E METTE VIA TUTTO NELLA BORSETTA) Scusate, il lavoro, seccature. Dicevamo?


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OLIVIA:


Parlavamo della nostra meraviglia per questa visita inaspettata Lidia… La signora Marta pullula di gioia inespressa.


LIDIA:


(LA OSSERVA) Inespressa è il termine più adatto, sì.


MARTA:


Mio figlio dov’è?


LIDIA:


Sta parcheggiando. È l'unico uomo al mondo incapace di fare retromarcia. Si è preso un’auto con la telecamerina posteriore e non può guardarla quando fa manovra perché asserisce che gli viene il mal di mare! Peggio ancora quando parcheggia e parla con suo fratello contemporaneamente, così come l’ho lasciato poc’anzi. (RISUONA IL CELLULARE) Oddio io lo licenzio. Scusatemi, dopo lo stacco giuro. Sistemo la questione e torno, va bene? Polastri! Avevo detto di non richiamare. (FA PER USCIRE) Non muovetevi. (URLANDO ESCE).


MARTA


Dove vuole che vada, è casa mia!


(PAUSA. APPENA LIDIA È FUORI PORTATA LE DUE SI AVVICINANO CONFABULANDO)


MARTA:


Perché SS è qui?


OLIVIA:


SS? Sta per nazista?


MARTA:


Stronza Schizofrenica. Ma anche nazista è molto calzante.


OLIVIA:


Bello, mi piace.


MARTA:


Perché è qui? Ne sai qualcosa tu!


OLIVIA:


Giuro che non ne so nulla. È apparsa all’improvviso.


MARTA:


Quella donna ha voluto farmi fuori dal primo momento che mi ha vista. Ho questo vago ricordo di quando l'ho conosciuta. Un incubo più che un ricordo. Sì è presentata con Aldo nel mio Atelier. Sì, facevo la stilista. Quel periodo, durato qualche anno, avevo aperto un’azienda di formazione moda tutta mia. Fu un'esperienza bellissima. Tranne quando arrivò lei. Mi dissi “finalmente Aldo mi presenta una ragazza!”. Mi ero convinta che fosse gay come il fratello, ma più represso. Invece arrivò con questa Lidia. Già il nome mi disse tutto: Lidia, invidia, perfidia, clamidia. Sì gliela attaccò quasi subito. Anche allora si presentò all'improvviso, come apparsa dal nulla. E anche allora c'era sotto qualcosa. Donna meschina e manipolatrice. Ma io lo sono più di lei. C’è sotto qualcosa, lo sento.


OLIVIA:


Questo è poco ma sicuro.


MARTA:


Dobbiamo essere scaltre Olly, scoprire le sue carte, con fare mellifluo, attente a non farci sorprendere. Con questa gente bisogna avere il passo felpato.


LIDIA:


(RITORNA) Rieccomi, scusate ancora.


MARTA:


Lidia, perché cazzo sei qui? Che cosa vuoi esattamente?


OLIVIA:


Non ho capito il passo felpato.


LIDIA:


Carissime! Oggi per voi sarà una splendida giornata. Ho da riportarvi non una, non due… ma ben tre notizie meravigliose.


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OLIVIA


(A MARTA) Si mette male…


LIDIA:


(VA A SEDERSI E TIRA FUORI DALLA BORSA UN DIPLOMA) Sono diventata ufficialmente “Costellatrice familiare”!


MARTA:


Non eri un Asset Manager di qualche multinazionale della chimica? Ti sei buttata nelle stelle? Fai gli oroscopi?


LIDIA:


Tipo astronomo?


MARTA:


Astrologo!


OLIVIA:


Oddio che bello! Puoi calcolare l’ascensione e tracciare quelle linee strane?


MARTA:


Ascendente!


LIDIA:


(RIDE) Male, male, male. Non siete preparate sull’argomento… e come potreste esserlo del resto. Allora, (TIRA FUORI UN TABLET SU CUI SCORRONO DELLE SLIDE) le Costellazioni Familiari sono un metodo di presa di coscienza e risoluzione delle più diverse problematiche della nostra vita: dallo stato di malessere psichico, a sintomi fisici di varia natura.


MARTA:


(A OLIVIA) Quella che si definisce “auto-diagnosi”.


LIDIA:


Con le Costellazioni Familiari si opera per ricostruire la linea ereditaria e si prende coscienza dei traumi, delle ingiustizie, delle esclusioni, delle privazioni e delle violenze subite dagli antenati: tutti questi valori vengono trasmessi ai discendenti, insieme al compito risanatorio per riportare equilibrio nel sistema.


OLIVIA:


(SOTTOVOCE) Pare un discorso di insediamento.


MARTA:


(C.S.)  Mi  sa


che


comincio


a


capire


dove


vuole


arrivare


la


SS


manipolatrice.


LIDIA:


…E qui veniamo al secondo punto. (SI ALZA E METTE VIA IL TABLET) Vi annuncio ufficialmente che sto per entrare in contatto con l’alterità e sperimentarmi da care-giver con l’attaccamento!


OLIVIA E MARTA: Cioè?!


LIDIA:


Sto per diventare madre!!


(PAUSA)


OLIVIA:


(INTERDETTA) Che bello! Congratulazioni!


MARTA:


E di chi è?!


OLIVIA:


Come di chi è, signora Marta. Di suo figlio! Sta per diventare nonna!!


LIDIA:


Di Aldo, mi pare ovvio. (PAUSA)O forse no?


MARTA:


Non c’è mai fine al peggio. Da quanto?


LIDIA:


Beh la strada è ancora lunga.


MARTA:


Quanto?


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LIDIA:


Da quando deciderò io. Vi spiego (DALLA BORSETTA VA A PRENDERE UNA BUSTA PORTA GHIACCIO CHE DA A OLIVIA) Ecco a voi Sasha! È un nome bello vero? Va bene sia per donna che per uomo, così non posso sbagliare. E va bene anche nel caso fosse sessualmente ambiguo. Ora lo vedete ancora nel suo brodo in una forma primordiale, diciamo.


OLIVIA:


(PRENDE IL SACCHETTO) Che vuol dire, non capisco?


LIDIA:


Vedete io sono una donna pragmatica. Per cui, quando ho deciso di mettere al mondo, ho scelto di farlo in modo programmato e sicuro. Niente rapporti sessuali in primis, io e Aldo non lo facciamo mai, per carità. Il sesso è per il lavoro, non per la famiglia. Per cui mi sono documentata e ho scoperto che è possibile l’inseminazione assistita in ambiente domestico. Basta una borsa del ghiaccio e lo sperma del donatore, ovviamente. Io li chiamo “I Viaggiatori”, non sono carini?


OLIVIA:


(RIPASSA IL SACCHETTO A LIDIA) Oddio non dirmi che qui dentro c’è…


LIDIA:


Sì qui dentro c’è Sasha, in forma liquida al momento e ghiacciata. Non farla cadere.


MARTA:


Sei matta come un cavallo, lo sai? Scusa ma mio figlio sa di tutto questo, come ha potuto aderire ad un piano così malsano?


LIDIA:


Ovviamente no, non lo sa. (PAUSA, CON ENFASI) Sono le donne e solo loro che devono decidere della loro maternità.


MARTA:


E come hai fatto a prelevare il suo… sì insomma, Sasha, senza il consenso di Aldo?


LIDIA:


Mentre dormiva! Non si è accorto praticamente di nulla. Ha il sonno molto pesante suo figlio.


MARTA:


Questo è vero.


LIDIA:


È stata un’esperienza che non ripeterei comunque. Breve ma intensa. (A OLIVIA) Cara puoi depositare Sasha in freezer per favore? Nella borsa termica non credo regga ancora molto.


OLIVIA


(GUARDA MARTA)


MARTA


Fallo… Non voglio essere l’assassina di miliardi di potenziali nipoti, lì dentro. “I viaggiatori” ...


(OLIVIA ESCE E POI RIENTRA)

Lidia, credo ne dovresti parlare con Aldo… e con uno psichiatra.


LIDIA:


Lo farò, era venuto con me per questo. Volevo condividerlo a tutti, compreso mio marito. Ma si è evidentemente perso nella campagna qui intorno. O sta ancora facendo retromarcia, non mi stupirei. (SUONA IL CAMPANELLO) Oh eccolo, dev’essere lui.


MARTA:


(A OLIVIA CHE È RIENTRATA) Olly vai ad aprire a quella povera cavia di mio figlio. Il dispenser…


(ENTRA ALDO, UN UOMO PACATO, ANONIMO, BUONO E SOGGIOGATO).


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ALDO:


Buongiorno a tutti, scusate il ritardo. Ciao Mamma, ciao Olivia. Oh, un attimo scusate, devo immediatamente inviare un importante sms di lavoro. (PRENDE IL CELLULARE E MANDA UN BREVE MESSAGGIO)


LIDIA:


(LEGGE IL CELLULARE DOPO UNO SQUILLO) “Tesoro sono arrivato”. Aldo, amore, sono qui.


ALDO:


Tesoro! (RIDE) Oddio è vero, scusami, scusatemi. (A OLIVIA) Sono talmente abituato a non trovarla che quando vado in un posto le mando sempre un messaggio che sono arrivato. (FA PER BACIARLA MA LIDIA LO SCANSA)


LIDIA:


I capelli amore, sono appena passata dal coiffeur. (FA PER ABBRACCIARLA) No amore, il vestito l’ho appena ritirato nella laundry. (FA PER DARGLI LA MANO) Aldino ho appena rifatto le unghie, il franch, dai. (I DUE FINISCONO PER FARSI UN CENNO CON LA MANO). Perché ci hai messo tanto?


ALDO:


Ero al telefono con Massimo. Pensa mamma, anche lui sta venendo qui con Federico.


OLIVIA:


Che bello, li adoro, sono così simpatici. Una coppia bellissima.


MARTA:


Speriamo che non si presentino con il carrozzone del gay pride al seguito, come l’ultima volta.


LIDIA:


Suvvia Marta, sono i tuoi lupacchiotti. Io lo trovo un fatto meraviglioso che i figli vengano a far visita alla loro figura genitoriale femminile.


OLIVIA:


“Mamma” si dice così.


LIDIA:


Poi sono così colorati. Così moderni e fuori dagli schemi. Ci vuole, no? Le minoranze sessuali hanno un loro ruolo in questa società, ci ricordano cosa è giusto e cosa è sbagliato. O magari no? Da qualche parte ho letto che l’omosessualità è una naturale forma di regolamentazione delle nascite in una società numerosa. Quindi devono essere importanti anche loro. Perché sopprimerli? È come per la focaccia alla genovese.


OLIVIA:


La focaccia alla genovese…


LIDIA:


Esatto. Se la mangi così com’è ti ungi tutta. Ci vuole la carta plastificata. Ecco, loro sono la carta plastificata, una cosa necessaria ma superflua. Un orpello benevolo. Tutti la vogliono ma nessuno ne vuole pagare la tara.


OLIVIA:


Questa è la più stramba definizione di omosessualità che abbia mai sentito.


LIDIA:


Comunque, mia adorata suocera, non sei felice che i tuoi lupacchiotti vengano a trovarti?


MARTA:


No, visto che se vengono qua sarà per chiedere qualcosa. Più che lupacchiotti sono belve assetate del mio sangue.


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ALDO:

Mamma non dire scemenze. Lo sai che ti adoriamo. E sono sicuro che

farai i salti di gioia appena arriveranno Massimo e Federico. Non dovrei

dirtelo, Massimo si è raccomandato. Non resisto! Devono comunicarti

una cosa molto importante!

MARTA:

Ah, avete i segreti tra fratelli! Non finirete mai di stupirmi te e Massimo.

Non vi parlate per mesi, a volte non mi sembrate manco fratelli e poi

scopro che tramate alle mie spalle, in combutta.

LIDIA:

Nessuno trama alle tue spalle Marta cara.

MARTA:

È una giornata no, dovevo capirlo subito.

OLIVIA:

E di che tratta questo segreto? Si può dire, ce lo puoi anticipare?

ALDO:

Ah, non lo so! Lo sai quant’è misterioso Massimo quando si tratta di

lui e Federico. Ogni volta che si parla di Federico poi, bocca cucita,

manco fosse un infiltrato della DIGOS. Va a capirne il motivo. Perché

“è una giornata no”?

MARTA:

Perché la tua adorata mogliettina ci ha detto che stai per diventare

padre.

ALDO:

Cosa?!

LIDIA:

Adesso non lasciarti andare ad esuberanze emotive. Ora ti spiego (SI

ALZA).

ALDO:

Amore!!  Finalmente!  (PRENDE  LIDIA  E  LA  ABBRACCIA  DI

FORZA,

SCONQUASSANDOLA,

E

BACIANDOLA

PRENDENDOLE LA TESTA TRA LE MANI)

LIDIA

(FURIOSA)  Cazzo  i  capelli!!!  (DA  UNA  BORSETTATA  AL

MARITO) Che zotico, hai appena buttato nel cesso 150 euro di beauty

farm!

ALDO:

Ma chi se ne importa tesoro! Sono anni che aspetto questo momento…

da quanto?

LIDIA:

Fammi spiegare.

ALDO:

(PAUSA) Un attimo… amore scusa il tecnicismo… ma come fai a

essere in cinta se noi non…

LIDIA:

Uh Aldino come sei demodé. Oggi come oggi non bisogna fare per

forza sesso con il proprio marito, sai?

ALDO:

Ah no? E con chi?

LIDIA:

Beh esistono alternative, surrogati…

ALDO:

Ecco lo sapevo. L’hai fatto con un altro, vero? Lo immaginavo… l’ho

sempre sospettato. È Polastri? State insieme tutto il giorno, tutti i

giorni. La carne è debole e il diavolo è tentatore.

MARTA:

(A OLIVIA) Più che il diavolo ad essere tentatore è la donna ad essere

puttana…

ALDO:

Su chi è? Me lo puoi dire. Anzi no, no, non dirmelo, ma chi se ne frega!!

Sto per diventare padre, evviva!!


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MARTA:


È disgustoso.


OLIVIA:


Ma no, è moderno. I genitori sono quelli che ti crescono secondo me, non quelli che ci mettono i liquidi.


ALDO:


Non potete capire. Per me è una gioia stupenda. Ma che dico, un sogno che si realizza. Però amore dovevi farmi partecipe. Non è giusto che decidi tutto tu.


LIDIA:


“Però”, Non”, “Ma” ...Gesualdo, evita di usare tutte queste congiunzioni negative! Ti ricordi cosa stabilisce la comunicazione efficace? Queste sono tutte barriere che si frappongono fra te e l'interlocutore. Bisogna imparare ad usare un linguaggio assertivo.


ALDO:


Ma tu le usi!


LIDIA:


“E” tu le usi. Oppure puoi dire “Tuttavia” tu le usi. E io comunque posso, perché io so quando ci stanno bene, Gesu.


ALDO:


Non chiamarmi così!


LIDIA:


Ti chiami così. È un nome orribile, cacofonico e desueto ma tant’è.


MARTA:


Gesualdo è un nome bellissimo e unico! Mio padre si chiamava così, pace all’anima sua. Povero bastardo. E non vi dico come si chiamava il mio bisnonno! Comunque ti sei organizzato mi pare, visto che ti fai chiamare Aldo.


ALDO:


Beh, farmi chiamare Gesù, suonava un tantino auto celebrativo.


LIDIA:


E di cattivo auspicio direi.


OLIVIA:


Non che il martirio gli manchi.


MARTA:


Figurati, con tutto quello che si sente in giro. Scommetto che se ti fossi chiamano Douglas Kevin Harrison, non avresti fatto una piega. Vero Olly?


OLIVIA:


Vero come il fatto che mi chiami Olly.


ALDO:


“E tuttavia” sto per diventare papà! Mamma e tu stai per diventare nonna!! Te l’immagini? Le pappine? Le cacchine sante? I piagnistei fino a notte fonda.


MARTA:


(SMORZA) Evviva.


LIDIA:


Aldo stai zitto e placati!! Mettiti seduto subito e lasciami spiegare! Non sono ancora incinta. E non lo farei mai con Polastri visto che è un mio subordinato, oltreché gay pure lui. Sono ovunque, altro che naturale equilibrio della specie. Ho deciso di praticare l’inseminazione assistita domiciliare. Ho prelevato il tuo seme che ora è nel congelatore in cucina. (PAUSA)


OLIVIA:


Vicino ai piselli.


LIDIA:


Perché ho portato “I viaggiatori” proprio qui oggi?


MARTA:


Me lo sto chiedendo da parecchio.


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LIDIA:


Perché deve essere fatto qui. Non si discute... fa parte della terza notizia meravigliosa cara che ora ti annuncerò…


ALDO:


Scusami lidy ma come hai fatto… cioè io non mi sono accorto di aver…


MARTA:


Sega!!


LIDIA:


(SVELTA) Ho espletato il mio ruolo di moglie mentre dormivi!


ALDO:


Ma proprio mentre dormivo?! Non mi sono accorto di nulla.


LIDIA:


Oh, eri in piena fase REM. Altrimenti troppo ci avrei messo per…impennare il PIL, diciamo. (FA UN GESTO ELOQUENTE) Comunque per tutto il resto ci sono voluti pochi secondi, tesoro. Hai fatto appena un gemitino timido timido.


ALDO:


Beh se me lo avessi detto avrei fatto da solo. Sono piuttosto pratico sulla questione.


LIDIA:


Non volevo darti anche questa incombenza. E lo sai che non sono affatto interessata alla tua vita sessuale. Pensare che mi sono altresì prodigata in ben tre minuti e mezzo di accoccolamento post-coito. Mentre tu russavi.


OLIVIA:


(A MARTA) Questi non sono moderni, sono da manicomio.


MARTA:


Questa storia mi ricorda moltissimo William, un inglesino timido con cui ho intrattenuto una breve relazione in Inghilterra, a Londra, durante il mio “periodo rinascimentale”. Insegnavo a suonare l’arpa allora. Che ricordi! Ero così giovane e così piena di talento. William no, lui non aveva alcun talento. Infatti durò molto poco, tanto quanto durava a letto, giusto per riallacciarmi alle tue performance sessuali Gesualdo.


ALDO:


Una madre non dovrebbe sindacare sulle performance amorose del figlio…e non dovrebbe neanche raccontare le sue!!


MARTA:


“Una” madre forse no… Io non sono una madre qualunque.


OLIVIA:


Tornando a monte, ero molto curiosa riguardo alla terza notizia.


LIDIA:


Ah sì, c’entri anche tu cara. Siediti. Anche tu Marta.


OLIVIA:


Se ci fa sedere non c’è niente di buono.


LIDIA:


Anche tu Gesu. Seduto. (TIRA FUORI UN FASCICOLO DALLA BORSA) Cara Marta, come avrai intuito la nostra famiglia sta per allargarsi. Per cui io, e di conseguenza anche Gesualdo, abbiamo deciso di prendere possesso di questa abitazione, in quanto la nostra è troppo piccola per una famiglia numerosa. E poi siamo in affitto, per cui perché cercare un altro affitto, quando abbiamo una casa bella, grande e in campagna a disposizione?


MARTA:


Perchè ci abito io?


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LIDIA:


Questo è il punto. Ecco qui tre opuscoli degli ospizi in zona. “Residenza per anziani”, scusate. Ho selezionato quelli la cui retta può essere comodamente coperta dalla tua pensione. Sulla prima, Villa “Eterno Riposo”, troverai in giro voci contrastanti riguardanti lager e malnutrizione, ma sono tutte notizie create ad hoc dalla stampa per fare sensazionalismo. Ti consiglio la numero 3…Dov’è… Villa “Semolino”, Villa “L’oste poroso”, eccola: Villa “Addio Crepuscolare”, ha un ottimo catering, tutto a base di pappette e omogenizzati. Ovviamente non hai scelta, tesoro. In quanto, qualora decidessi di restare, posso farti passare facilmente per incapace di intendere e di volere. Ragione per cui è previsto il ricovero coatto. Nel qual caso finiresti a Villa “Urli Sinistri”, non ha una buona nomina. Trovi queste ultime voci a pagina 5 e 6 del carteggio numero 3. A me questa ultima ipotesi converrebbe perché la pensione verrebbe girata direttamente ai figli, cioè Aldo, cioè me. Massimo non lo considero perché in quanto gay, è facilmente passabile per pederasta, malato mentale e origine di tutti i mali di questa società.


OLIVIA:


Ma è seria?


LIDIA:


Ah cara, sì, non mi sono dimenticata di te. Trovi nel carteggio 7 la tua lettera di licenziamento. Mi sono permessa di firmarla a nome tuo, tanto hai la firma di una bambinetta alle elementari, carina lei. Senza buona uscita, è chiaro. In caso dovessi fare storie ho creato tutta una serie di testimonianze di maltrattamenti a carico di Marta. False, ma tanto chi le controlla. Conosco un giornale di zona che mi ha già fornito pieno appoggio per divulgare la notizia. Il popolo ha bisogno di notizie sempre nuove, di mandare al patibolo mediatico chiunque innocente o no che sia. La verità? Non fa notizia. La colpa sì. Ve lo immaginate il sapore del successo? Essere sulla bocca di tutti? Quasi quasi vi invidio. Ma perché arrivare a tanto? Sono sicura che troveremo un accordo senza alcun tipo di riserva. (PAUSA) Ora, perché, vi domanderete, mi sono data questo gran da fare per il vostro bene? Perché voglio che questa casa sia l’inizio della mia nuova vita da madre. Per cui l’inseminazione deve avvenire tra queste mura. Lo so, lo so. Ora voi starete pensando che sono una donna gretta, meschina e manipolatrice. Potete dirlo, non c’è problema, i complimenti non mi imbarazzano. Ma sarò prima di tutto madre e devo pensare al bene e al futuro della mia famiglia. E se devo far saltare qualche testa non mi tiro certo indietro. Sono cattiva? Odiosa? Sì, sì, basta adularmi. Lo sono. I cattivi servono, sono funzionali alla società. La piazza deve avere un cattivo, una nemesi da odiare, per poter giudicare, per poter assaporare il potere di condannare senza se e senza ma. Il potere capite, è sempre lì il nocciolo della questione. A ben pensarci io sono una martire. Marta, sei pallida. C’è qualcosa che non va?


MARTA:


(SORRIDE BONARIA) Ti spiace Olly? (PASSA IL CARTEGGIO A OLIVIA E POI SI SCARAVENTA AL COLLO DI LIDIA) Io ti ammazzo, brutta bagascia psicopatica!!


(SUONA IL CAMPANELLO. TUTTI SI AVVENTANO AL CENTRO. MARTA SU LIDIA. OLIVIA CHE CERCA DI TRATTENERE MARTA E ALDO CHE CERCA DI STACCARE LIDIA DALLA PRESA).


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IL CAMPANELLO CONTINUA A SUONARE. BUIO.

(MUSICA DI STACCO, SI SENTE UNA RADIO CHE GRACCHIA. SI ILLUMINA IL PROSCENIO A SX DOVE MASSIMO E FEDERICO SONO IN AUTO, MENTRE VIAGGIANO VERSO CASA DI MARTA. MASSIMO È AL TELEFONO CON ALDO. MASSIMO È UN RAGAZZO MOLTO TRANQUILLO MA FORTE E SICURO. FEDERICO INVECE È ENERGETICO E FRENETICO, IN FONDO PIUTTOSTO INSICURO).


MASSIMO:


Aldo sono io. Sì stiamo arrivando a casa di mamma. C’è anche Fede, sì.

Come? Non sento.


FEDERICO:


Non dovresti parlare mentre guidi, è pericoloso.


MASSIMO:


Hai ragione. Mio fratello già non capisce quando gli parli ad un metro, figuriamoci a un cellulare che non prende. Pronto? Aldo? Sì, sto arrivando con Federico. Abbiamo da darvi una notizia fantastica! Che dici? Tra poco, siamo quasi arrivati. Non ho capito… Davvero? Va beh niente, è caduta la linea.


FEDERICO:


(PRENDE IL CELLULARE A MASSIMO) Vuoi che lo richiamo?


MASSIMO:


(SOVRAPPENSIERO) Ma no, tempo un quarto d’ora e siamo lì. Poi stava parcheggiando la macchina il che implica che l’unica altra attività che riesce a fare è respirare perché non ha alternativa. Ah! Ah!


FEDERICO:


Sprizzi gioia da tutti i pori…


MASSIMO:


È che mi ha detto che c’è anche quella stronza di mia cognata.


FEDERICO:


Ahia…


MASSIMO:


Eh…


FEDERICO:


Non sarà il caso di rimandare? Non mi va di parlare di “quella” cosa con lei, ci rovina tutto. Lidia rovina sempre tutto.


MASSIMO:


No, dobbiamo essere superiori. Sono la nostra famiglia.


FEDERICO:


La nostra famiglia è Marta, tua madre. Nonostante lei creda sempre che le stiamo per chiedere qualcosa o tendere un qualche tipo di trappola. Chissà perché è così prevenuta.


MASSIMO:


Ha avuto una vita complicata.


FEDERICO:


Una? Tua mamma ha avuto mille vite e tutte complicate! Sono anni ormai che la conosco e ogni tanto ancora esce un qualche episodio in uno sperduto paese del mondo di cui non sapevo. Solo il mese scorso ho scoperto che è stata primaria di medicina generale in Alaska! Hai una famiglia strana, ammettiamolo. Per non parlare di tuo fratello ci considera un difetto di natura da rinchiudere in un manicomio. E Lidia che crede fermamente che abbiamo una qualche malattia incurabile solo perché siamo gay. (PAUSA) Che fai?


MASSIMO:


(SI ACCOSTA) Mi sono accostato.


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FEDERICO:


Lo vedo… Siamo quasi arrivati. (SCATTA)No!! Pausa sigaretta proprio ora? Non potevi aspettare che arrivavamo davanti a casa? Che destino il mio. Mi sono sempre detto “il prossimo che mi prendo non deve fumare” e puntualmente mi ritrovo a cercare disperatamente tabaccai alla due di notte, a fare ritardi improvvisi e pause tattiche da ossessionati tabagisti.


MASSIMO:


Non devo fumare!! Placati!


FEDERICO:


Stai calmo tu. Ogni volta che andiamo da tua madre, sei idrofobo prima ancora di arrivare. (PAUSA)Voglio dirti questo, ci tengo. Qualunque cosa accada, noi andremo avanti con i nostri progetti, ok? Non ci faremo intimorire da nessuno. Men che meno da quella bigotta androfobica di Lidia. Siamo una squadra.


MASSIMO:


Siamo una piccola squadra.


FEDERICO:


Piccola. Ma invincibile.


MASSIMO:


Lo facciamo per Sara?


FEDERICO:


Lo facciamo per noi… e per Sara.


MASSIMO:


Se sarà Sara.


MASSIMO:


Se Sara sarà. (RIDONO)


(I DUE SI BACIANO E VIENE BUIO. MUSICA DI STACCO. LUCE. LA SCENA SI RIAPRE CHE È PASSATO POCO TEMPO. QUANDO SI RIACCENDE TROVIAMO MARTA SDRAIATA SULLA SINISTRA E OLIVIA DAVANTI ALLA FINESTA. MARTA HA IN TESTA UN PANNO UMIDO E UN CERO IN MANO ACCESO SUL PETTO. SI LAMENTA)


MARTA:


Ohhh… che dolore. Sto morendo Olivia…


OLIVIA:


Hm sì…idee per il funerale?


MARTA:


Una cosa semplice: una bara bianca, con intagli in oro, decorata con un praticello vivo e innevato su cui sbocciano stelle alpine, che al passaggio, ognuno coglierà e metterà all’occhiello. E canti di angeli verso il cielo…


OLIVIA:


Una cafonata insomma. Non sta morendo!


MARTA:


Invece sì… non credo di poter reggere questa volta. Quella maledetta ha affondato la lama finalmente.


OLIVIA:


Vedrà che si riprenderà e metterà le cose a posto, come sempre. Basta lamentarsi, su.


MARTA:


Non ci posso fare niente. È il mio destino. Mi chiamo Dolores di cognome, ce l’avevo scritto nel sangue dall’inizio che il mio sarebbe stato un cammino di sofferenza.


OLIVIA:


Secondo  me


invece


èfatale


l’indole


metà


partenopea


e


metà


portoricana.


MARTA:


Quella incide.


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OLIVIA:                        Magari le interesserà sapere che la signora Giulia sta per mettere le

bacche di vaniglia.

MARTA:                        Non mi interessa più niente ora. Non la voglio più conoscere la ricetta

del ciambellone bicolore. Sono finita.

OLIVIA:                        (SI GIRA) È il terzo ciambellone che prepara oggi. Secondo me ha

messo su una pasticceria clandestina.

MARTA:                        Avvisami se comincia a infornare ciambelloni alla marijuana.

OLIVIA:                        (SI GIRA) Così la denuncerà alla finanza?

MARTA:                        No, scendo di corsa a comprarmene uno!

OLIVIA:                        Ecco ho perso l’attimo, non ho visto quante stecche ha messo!

MARTA:                        Siamo destinati a perdere l’attimo.

OLIVIA:                        Parli  per  lei…  (SEMPRE  GUARDANDO  FUORI)  Certo  che  è

strano…

MARTA:                        cosa?

OLIVIA:                        Suo figlio. Sta girando per il piazzale ad uccidere le lucciole.

MARTA:                        Massimo?!

OLIVIA:                        No, Aldo!

MARTA:                        Tutto normale se si tratta di Aldo.

(SUONA IL CAMPANELLO)

OLIVIA:                        Eccoli, sono Massimo e Federico. Su! Non si faccia trovare così!!

MARTA:                          Non ci penso proprio. Fammi commiserare un po’. Ogni tanto ci vuole.

Forza la scena tre.

OLIVIA:                        No, non la tre! Non voglio farlo!

MARTA:                        Ti licenzio!!

OLIVIA:                        Va bene. Allora vado col solito copione. Ma non sono d’accordo!

(OLIVIA VA AD APRIRE E VA FUORI SCENA)

OLIVIA:                        (F.S. PIANGENDO) Ragazzi!! Siete appena arrivati in tempo!!

MASSIMO:                   (F.S.) Olly ma cosa succede!

FEDERICO:               (F.S.) Olivia tutto bene?

OLIVIA:                        (F.S.) Vostra madre… non ce la fa… ha avuto un colpo apoplettico!!

(MARTA IN SCENA FA GLI SCONGIURI)

FEDERICO:               (F.S.) Ci risiamo!!

OLIVIA:                        (ENTRA) Siete appena arrivati in tempo per assisterla nel suo letto di

morte.

MASSIMO:                   (ENTRA CON FEDERICO) Mamma! Di nuovo con questa storia!!


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FEDERICO:


Signora Marta, si alzi! Ormai lo sappiamo che finge!!


MASSIMO:


Mamma alla tua età ancora queste commedie! E Olivia mi stupisco di te che le dai spago.


OLIVIA:


(SERIA)Minaccia di licenziarmi ma che devo fare?


FEDERICO:


(A OLIVIA) Comunque l’interpretazione era molto meglio dell’altra volta.


OLIVIA:


Davvero? Sono migliorata?


MARTA:


No, eri una cagna terribile!!


OLIVIA:


Ecco che si è ripresa!


MARTA:


Hai pure sbagliato! La scena tre era l’infarto. Il colpo apoplettico non l’abbiamo mai provato!


OLIVIA:


(CON ORGOGLIO)Ho improvvisato!


FEDERICO:


Sei stata molto naturale.


OLIVIA:


(COMPIACIUTA) Sì? Grazie!


MARTA:


Neanche si può soffrire in pace. Morire ogni tanto tra il dolore, le lacrime e la pietà del capezzale.


MASSIMO:


Che è successo stavolta?


MARTA:


Quella rovina famiglie di Lidia - Perfidia ha detto che vuole portarmi via la casa!


OLIVIA:


È vero. Guardate. (DA I FOGLI AI RAGAZZI) Ci ha portato anche i depliant degli ospizi di zona. E ha aggiunto che siccome sei gay si prenderà la tua parte di eredità dopo che avrà internato tua madre e fatta passare me per un’aguzzina.


MARTA:


L’unico fatto che si avvicina allo stato delle cose.


OLIVIA:


Tra poco ci divento sul serio un’aguzzina! Spenga quel cero!! Basta!


(MARTA SPEGNE IL CERO E SI ALZA)


MASSIMO:


Incredibile. Ha qualcosa in mente non c’è dubbio.


FEDERICO:


L’ennesimo piano machiavellico di una malata mentale.

signora Marta.


Mi scusi eh


MARTA:


Chiamala pure pazza maledetta.


FEDERICO:


Non ci posso credere che le abbia chiesto una cosa del genere. Quella donna è una strega, una megera… una…


OLIVIA:


SS!


MASSIMO:


Sì, hai ragione, una nazista.


MARTA:


(A MEZZA BOCCA) No, una stronza schizofrenica.


MASSIMO:


Mamma stai tranquilla. Non gliela faremo passare liscia a quella lì. Stavolta ha veramente superato il limite della decenza. E Aldo?


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MARTA:


Non ha detto nulla. Come sempre. Rideva…Che deve dire, è un uomo troppo buono tuo fratello, se ne sta nel suo mondo.


FEDERICO:


La verità Massimo e che hai un fratello che è un’ameba. Una nullità, un pupazzo senza alcuna personalità.


MARTA:


Ha parlato Nietzsche!


FEDERICO


Mi scusi signora Marta… non voglio offendere.


OLIVIA:


Difficile mantenere un’oncia di personalità con un’idrovora come quella a fianco. È come pensare di friggere cipolle per tre giorni senza impuzzolirsi gli abiti.


MARTA:


E allora voi due statene fuori e fatevi gli affari vostri!! È una questione da uomini, questa!!


OLIVIA E FEDERICO SI GUARDANO INTERROGATIVI


MASSIMO:


Federico ha ragione ed è l’unico a dire cose che tutti pensiamo ma nessuno ha il coraggio di ammettere, te per prima mà.


MARTA:


Non è colpa sua, e basta! Non è mai colpa dei figli. (PAUSA) Come mi sono ridotta così, Massimo. Ad essere così isterica, così piagnucolona, così fragile? Come ho potuto permettere alla vita di trasformarmi così? Con tutte le occasioni che ho avuto, tutte le vite che mi sono passate tra le dita! L’ho fatto per amore? Per permettere a voi di crescere sani, forti, indipendenti, senza io avere le palle di ignorarvi, di mettervi da parte per curare me stessa. Ho amato un uomo che aveva altro per la testa. Non la famiglia, non me, non voi. Eppure l’ho amato, gli ho dato tutta me stessa, mi sono modificata per lui, ho dato un calcio nel culo del mio profondo essere, e mi sono plasmata. Non ho pianto quando vostro padre è morto perché mi sono detta “Per fortuna te ne sei andato presto, quando ho ancora un po’ della mia vita da godere”. (RIDE) È ironica la vita. Ed eccomi qui, dieci anni dopo, senza nulla a cui guardare, senza aver guadagnato nulla. Non ho più voi che mi state vicino per pietà, non più la casa che presto mi verrà portata via volente o nolente. Non più la salute. All’unica amica che ho, le pago uno stipendio a fine mese e con il restante riesco a fare la spesa, stando attenta alle offerte sui volantini. Ieri siamo andate, che c’erano i fusi di pollo in offerta? Non ricordo. Sai quali sono i miei momenti migliori? I nostri pranzi, su questa tavola. Noi tutti insieme che si litiga, si ride, si pensa al futuro e si assaporano i propri caratteri. Questa tavola apparecchiata la domenica, è il mio pensiero più dolce. (PAUSA) Sono stanca, di tutto e di tutti. Non voglio più niente da niente. Non ho più la mia casa… l’ho già detto? È stato poco fa vero? O ne parlavamo ieri Olly? Non ricordo. Non è la prima volta che mi succede. (PAUSA) I ricordi… sono elementi maledetti. Sono scomodi in gioventù e dita nelle piaghe in vecchiaia. Eppure sono la mia unica fuga quando scappo dalle paure della mia quotidianità. Perché io sono vecchia! Sono una vecchia!! Come ho fatto a trasformarmi così. L’ho già detto? Ero curiosa sapete? Ero curiosa di capire perché la mia mente vacillasse. Ti ricordi tua nonna, Marco…M…ma...Massimo? Io la ricordo con infinito amore. E poi con pietà. E poi con rabbia perché volevo che morisse… non volevo più osservare il suo letto prosciugarla, la sua lucidità nelle ombre lontane dei suoi occhi. (PAUSA) Il suo più bel


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ricordo era di quando tu eri bambino e volevi le sue famigerate frittelle di mele annurche. Ma lei non c’era già più, vacillava, si perdeva, dimenticava le cose. Però tu ci tenevi e lei si mise a preparartele. Scambiò lo zucchero con il bicarbonato, versò l’acqua nell’olio bollente, un disastro. (RIDE) Quando rientrai ti aveva servito un piatto di frittelle immangiabili con chissà cosa dentro, tu ne avevi masticata una distrattamente e ti eri dedicato ad altro. Che bella la giovinezza… tutto scivola via, senza peso. Tu non avevi capito. Io sì e lei pure. Nella fine dei suoi giorni la osservavo nel suo letto, che l’ha abbracciata per gli ultimi dieci anni, notte e giorno. Il letto dovrebbe esser fatto per dormire, lei ci viveva. E allora mi immaginavo che dietro i suoi occhi opachi, dietro le sue grida da vecchio neonato, lei stesse semplicemente rivivendo i suoi ricordi più belli. Così mi sono ritrovata in mia madre. Nelle sue dimenticanze, nelle contraddizioni della sua mente malata. Il Dottor Martora mi ha raccontato che oggi ci sono dei sistemi di diagnosi per sapere se ce l’hai o no, Lui. E così l’ho fatto e l’ho saputo. Ho saputo che ho Lui… o Lui possiede me, chissà. Ho saputo che ho l’Alzheimer. Ho dichiarato al mondo la mia condanna a morte. La stessa di mia madre e prima ancora di mio nonno. Una tara maledetta. Che egoismo mettervi al mondo figli miei. Se avessi saputo, non sareste mai nati. Io sarò la causa della tua morte o di quella di tuo fratello. Non c’è destino peggiore per una madre che ammazzare i propri figli.

(BUIO. INTERMEZZO. SCENA SUCCESSIVA. MASSIMO È SEDUTO DOVE STAVA FEDERICO. QUEST’ULTIMO È SULLA DESTRA. OLIVIA È ALLA FINESTRA CHE GUARDA FUORI. FEDERICO RIMANE SULLA SINISTRA)


OLIVIA:


Io lo sapevo… l’ho sospettato all’inizio. Ne avevo colto i sintomi, le incertezze, le dimenticanze. Ma trovi tutte le spiegazioni plausibili, ti riempi di alibi, per non accettare l’unica verità possibile.


FEDERICO:


Mi sembra incredibile che tua mamma possa aver pensato una cosa del genere. Va aiutata, è ovvio.


MASSIMO:


Mia mamma è una che non si fa aiutare. Si farebbe in quattro per noi ma per lei nulla, zero.


OLIVIA:


Non va lasciata da sola, mi pare chiaro. Vero è che io ci sono praticamente ventiquattrore al giorno, ma ci sono momenti in cui la lascio sola. Aspetta aspetta… Non ti girare, non ti girare… Niente. Si è girata.


FEDERICO:


Olivia sei sorprendente a volte! Stiamo affrontando un problema che è una montagna e tu a spiare la vicina! Ma poi io non capisco, ma non potete chiedergliela ‘sta ricetta? Mesi che andate avanti così!


OLIVIA:


(CITA) “Non sia mai che Marta Dolores si inginocchi a chiedere la ricetta del ciambellone bicolore”. Per tua mamma questa torta conta molto più di quel che credi.


FEDERICO:


Dovremmo occuparci di Marta, non dei ciambelloni bicolore!


OLIVIA:


Oddio… ora mi viene l’ansia, non vorrei che facesse qualche sciocchezza mentre sono al bagno, che ne so, o a fare una doccia.


FEDERICO:


Olly, non ti ci mettere anche tu!


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MASSIMO:


“Qualche sciocchezza”, non diciamo fesserie. Come puoi pensare una cosa del genere?


OLIVIA:


Voi non state sempre con lei. Ognuno di voi ha la sua vita. È naturale che sia così. Ma io che ci vivo insieme vi dico che qualcosa è cambiato in lei. Il suo sguardo… è diventata persino “buona”. Qualche giorno fa ho cucinato i fagiolini e l’ho tenuti in pentola dieci minuti più del previsto. In altre occasioni avrebbe minacciato di licenziarmi, invece non ha fatto una piega. Li ha persino mangiati. È preoccupante.


MASSIMO:


(SI METTE LA TESTA TRA LE MANI) Oddio, anche mia mamma. Dopo mia nonna, anche lei. Voi non avete idea di che significa. La vedi letteralmente scomparire. È come morire, ma ogni giorno, più volte.


FEDERICO:


(VA DA LUI) Hey, stai tranquillo. Non disperarti amore mio. Oggi non è come vent’anni fa. Tua mamma si è fatta prendere dallo spavento e vede tutto nero, ma tu no. Tu devi essere forte per lei. Oggi ci sono cure, si sono fatti dei passi avanti, c’è un sostegno familiare, si tratta solo di organizzarsi. E poi abbiamo la fortuna di avere Olly. E tu hai me… e tuo fratello.


MASSIMO:


Chi?!


OLIVIA:


Beh certo… Olivia con un congruo aumento di stipendio!


FEDERICO:


Olivia!


OLIVIA:


La fai facile tu! Io non sono un’infermiera. Sai che significa accudire un disabile? E se mi scappa per la campagna? Come la vado a recuperare? Ci vuole un cane, un pastore tedesco, così mando lui. Io avevo i miei programmi…


MASSIMO:


E quali erano?


OLIVIA:


Mi immaginavo anziana, sistemata… in questa casa con vostra mamma… Con lei che si prendeva cura di me. E io facevo la bella vita, amata e viziata.


FEDERICO:


Ma sei seria?


OLIVIA:


No, cretino! Mica sono come quella squinternata di tua cognata.


MASSIMO:


E mio fratello che fa finta di niente, che non c’è mai quando si tratta di prendere una decisione! È sempre in un mondo tutto suo, sempre disperso nella sua collezione di aeroplanini di carta. Dov’è ora?


FEDERICO:


L’avevo visto qui fuori.


OLIVIA:


Si sarà perso nel piazzale. Ha il senso dell’orientamento di un gatto in tangenziale.


FEDERICO:


Era in giardino ad uccidere le lucciole.


OLIVIA:


Oh, sì, l’ho visto anche io prima mentre spiavo la vicina.


MASSIMO:


Cosa?!


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FEDERICO:


Sì, dice che Lidia gliel’ha comandato. Blaterava di una specie di rito, non ho capito bene. Ha sostenuto che le lucciole interferiscono con il cerimoniale da compiere stasera. Cito testuale: “La luce generata dai coleotteri interferisce con le energie cosmiche che dall’universo arrivano alle sue braccia”. Quindi ora il povero Aldo è fuori a caccia di lucciole, le uccide una per una. Sai che novità, lei comanda e lui esegue.


OLIVIA:


A proposito di novità, quale era la vostra sorpresa, di cui parlavate prima? Finalmente vi sposate ora che si può anche qui, nella retrograda Italia?


MASSIMO:


Non proprio… noi...


ALDO:


(RIENTRA, GIOVIALE CON UNA RACCHETTA PER LE MOSCHE E UN BARATTOLO DI LUCCIOLE MORTE) Sono qui! Tutto ok? Si mangia?


OLIVIA:


Quante lucciole hai assassinato, poverine?


ALDO:


Genocidio. Il piazzale ora è deserto.


MASSIMO:


Come fai a pensare a cose del genere dopo una notizia così importante?


ALDO:


Quale notizia?


MASSIMO:


Che fai il cretino? Quella di mamma… per non parlare di quella pazzoide di tua moglie. È da ricovero.


ALDO:


Mamma dici? Lo sto pensando anche io.


MASSIMO:


Non mamma, idiota, Lidia!


ALDO:


Lidia?


MASSIMO:


Tua moglie!


ALDO:


Ma nooo, ma che vai a pensare. Guarda che facce che avete! Non è niente di che, lo sai come fa la mamma… esagera tutto. (RIDE) State qua a fare la tragedia per nulla… Poi si vedrà, c’è tempo. Non dobbiamo preoccuparci di niente.


MASSIMO:


Aldo ma dove cazzo vivi?


ALDO:


Piuttosto parliamo di cose serie. Oggi è un giorno molto importante! Ho portato una sorpresa per mamma! (TIRA FUORI UNA SCATOLINA)


OLIVIA:


Eccone un altro. Le interesserà solo se in quella scatolina c’è qualcosa di alcolico.


FEDERICO:


Oggi sarà decisamente il giorno delle soprese!


ALDO:


No Olivia, niente di alcolico. Vi presento il mio nuovo prototipo di aeromobile. (LO TIRA FUORI) Il “Concordia”.


OLIVIA:


Affonda?


FEDERICO:


Perché Concordia e non Concorde visto che ci somiglia pure?


ALDO:


Perché è talmente bello che mette d’accordo tutti gli appartenenti all’ OAC.


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OLIVIA:


OAC?


ALDO:


Organizzazione Aviatori Cartacei.


MASSIMO:


Ma che ho fatto di male…


ALDO:


Ora vi spiegherò come si arriva a cotanta meraviglia: Piegare la carta è un’arte e quella degli areoplanini lo è ancora di più perché, a differenza degli origami classici, gli areoplani devono poter volare. Questo mio nuovo progetto è geniale: ecco vedete, tutto parte dall’idea di piegare quella che poi sarà la coda del velivolo. L'angolo eventualmente formato dalle semi-ali con un piano orizzontale viene detto “angolo di diedro” e la sua presenza ha una notevole importanza nel rendere un velivolo auto stabile. Il bilanciamento invece sarà garantito dalle ali basse, perché la magia di questo origami è quello di creare non due, bensì quattro ali, due laterali classiche e due che puntano verso il basso dando portanza. Ecco fatto, l’opera è praticamente compiuta, ora dovremo solo capire se volerà o meno. Io sono sicuro che volerà perché per arrivare a Concordia, ho creato circa 300 prototipi. Ho persino ottenuto il lascia passare del OAC. Ma nell’origami aereodinamico il dubbio c’è sempre. Volerà? Non volerà? (LANCIA L’ORIGAMI VERSO IL PUBBLICO) E voilà! Sono un genio!! (LA MUSICA SI ALZA FORTE. TUTTI GLI ATTORI TIRANO FUORI AEREOPLANINI E LI LANCIANO VERSO IL PUBBLICO, MUOVENDOSI SUL PALCO COME IN UN SOGNO)


LIDIA:


(ENTRA DA SINISTRA DI CORSA, SI INGINOCCHIA) Aldino!! Questo tuo aereoplanino dimostra il tuo genio!! Fammi tua stasera, distesa su un letto di aereoplanini di carta!!


MASSIMO:


Oh Aldo non potrò mai arrivare a tanto! Questo Concordia mette in risalto la tua genialità e la mia inettitudine.


FEDERICO:


È così bello! Così eccitante! Se fosse una donna diventerei etero e me lo porterei subito a letto!


OLIVIA:


(PIANGE) Aldo non riesco a trattenere le lacrime! Altro che ciambellone bicolore! Qual è il tuo segreto??


MARTA:


Sono fiera di te, tesoro! Sei molto meglio tu di Massimo! Sei il mio figlio preferito!!


(ALDO SI È RIMESSO AL TAVOLO E SI RITROVA UN AEREOPLANINO CHE NON VOLA IN MANO. SI RISVEGLIA COME DA UN SONNO. GLI ALTRI ATTORI HANNO TUTTI RIPRESO LA LORO POSIZIONE. CALA LA MUSICA)


ALDO:


Dove ero rimasto? Ah sì. Ecco fatto! Volerà o non volerà? (LANCIA L’AEREOPLANINO CHE CADE A TERRA) Niente da fare. Ha ragione Lidia, questa famiglia crea un’energia negativa che affonda ogni cosa.


FEDERICO:


Questa      fissazione       degli


areoplanini


di


carta…La


trovo


psicologicamente rilevante.


OLIVIA:


Dov’è che vuoi volare via?


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MASSIMO:


Ti rendi conto che intorno a te girano cose molto più importanti Aldo? Smettila di stare in un mondo tutto tuo!


ALDO:


Mah… che vuoi che ti dica. Secondo me invece sei tu che la stai facendo più grave di quel che è, come sempre.


MASSIMO:


Senti ci sono delle decisioni da prendere, non puoi lavartene le mani.


ALDO:


Io non decido nulla, per qualsiasi cosa chiedete a Lidia.


MASSIMO:


Ma che c’entra tua moglie! Stiamo parlando di nostra madre, la nostra, capito?


ALDO:


Ho capito, non ti scaldare. Comunque ne devo parlare con Lidia. Lo sapete che ho le mani legate.


FEDERICO:


E non solo quelle. Se posso permettermi Aldo, dovresti provare a prendere in mano la situazione una volta tanto.


ALDO:


Ecco non permetterti visto che non fai parte della famiglia. Il matrimonio è una cosa seria, soprattutto ora che sarò padre. Per voi è tutto più facile.


MASSIMO:


Federico fa parte della famiglia molto più di te, visto che te ne freghi di tutto.


FEDERICO:


Intendi per noi omosessuali? Per noi è più facile?!


ALDO:


Ecco che vi scaldate subito! Appena si tocca l’argomento e via di luoghi comuni. La verità è che per voi È più facile! Punto! Volete mettere anche solo i casini legali che ci sono dietro un matrimonio tradizionale? Le responsabilità? Il fatto che hai una chance, una sola e se la toppi sei rovinato per tutta l’esistenza. Perché per quanto si dica la legge a noi maschi, non ci tutela minimamente. Voi no, potete fare come cazzo vi pare, tanto che avete da perdere. E via di coppie aperte, relazioni a tre, gangbang, amatoriali, neri, arabi, asiatici, interraziale per mischiare un po’, maturi, militari, uncut, bondage, bukkake, bear, doppia e tripla penetrazione, fetish, fisting, pissing, vintage e quant’altro.


MASSIMO:


Detto così pare un mercatino della domenica.


FEDERICO:


Esperto però tuo fratello.


ALDO:


Non mi venite a parlare di matrimonio perché non avete la più pallida idea di cosa comporta, delle responsabilità che ci sono dietro. Dei doveri di cui si è fatta promessa di fronte a Dio.


MASSIMO:


Non ci posso credere. Mai sentito tante banalità tutte insieme. Per te tutto si riduce a questo?


ALDO:


Siete voi che sfilate vestiti da pagliacci… vestiti poi…


MASSIMO:


Davvero credi che il matrimonio tradizionale sia esente da questo?


FEDERICO:


Fa male sentire queste cose nella propria famiglia


MASSIMO:


Fede lascia perdere. È un discorso troppo complesso. E abbiamo ben altro a cui pensare.


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MARTA:


(RIENTRA DA DX CON UNA RIVISTA E UN VASSOIO CON DEL THÈ SOPRA) Cosa è complesso?


ALDO:


Niente Mamma, è solo Massimo che esagera come al solito. Omen Nomen.


MARTA:


Ah lui è sempre stato così. Tutto all’estremo, non ci sono vie di mezzo.


MASSIMO:


Mamma…


MARTA:


Pensa che quando è nato, in sala parto, mentre io ero intenta ad urlare tutte le imprecazioni che conoscevo, l’ostetrica mi fa “è una bambina bellissima”, perché era uscita la testa e lui aveva un visino perfetto, da bambolina! Allora non c’erano tutte le analisi che ci sono oggi per sapere il sesso. Immagina io, in mezzo a tutto quel dolore, ero felicissima! Volevo una bambina! Dopo pochi secondi mi fa “... una bambina con un pisellone così!” (RIDE).


FEDERICO:


(A MASSIMO) Dai, non me l’avevi


mai raccontato


quest’aneddoto


suggestivo.


MASSIMO:


Ti prego non foraggiare il suo ego.


MARTA:


A giudicare dal sorriso di Federico direi che è una caratteristica che hai mantenuto!


MASSIMO:


Mamma, ti prego…


FEDERICO:


Confermo!


MARTA:


Pensate che quando era bambino, a otto anni, andava correndo per i corridoi ad alzare le gonne delle bambine. La Maestra non faceva altro che mandarmi a chiamare. Sosteneva che a dieci anni voleva avere già dei figli… Non sapeva neanche cosa volesse significare, raccontava sempre che avrebbe coltivato un orto di cavoli e che sotto ci avrebbe trovato un fratellino. Io lo accontentai, infatti di lì a poco arrivò Aldo e lui si ricredette subito. Non che Aldo fosse una testa calda. È nato con la camicia e infatti è sempre stato uno comodino comodino. Alle feste mentre tutti facevano un casino tremendo, lui stava dentro il porta TV a leggere un fumetto, magari vestito da clown. Due caratteri diversi, due mondi opposti i miei figli.


ALDO:


Io invece credo lui che viva tutte le cose con troppa enfasi.


MASSIMO:


Meglio che non viverle affatto.


MARTA:


A me invece pare che tuo fratello sia l’unico a dire cose sensate qui dentro.


ALDO:


Quale fratello?


MARTA:


(VAGA)Uno dei due. Anche se spesso neanche io l’ascolto troppo. Ah,


viho portato una tisana juventina.

OLIVIA:Ayurvedica.


26


MARTA:


Beh io di calcio non ne capisco nulla. (LEGGE LA SCATOLA) Tisana di natura fitoterapica con elementi di zenzero e curcuma. Miele di quercia, vecchia almeno di duecento anni, e pepe nero per attivarla. Volendo ho messo anche del curry che secondo me ci sta bene, perché ha un nome esotico. A parte c’è del ghiaccio per bloccare il processo rigenerante e cosmologico.


FEDERICO:


Signora Marta non credevo che fosse esperta di queste cose.


OLIVIA:


Infatti non lo è. Ha solo eseguito. Fu un regalo di Lidia di qualche Natale fa, pensavo di averla buttata, invece c’è ancora. Era scaduta ma credo che questo non faccia che alimentare il suo potere mistico.


MARTA:


Esatto. Sta qui per chi la vuole (POSTA IL VASSOIO E VEDE LE LUCCIOLE DI ALDO). E questi cosa sono? Mosche morte? (PRENDE QUALCHE INSETTO E LI METTE NELLE TISANE) Ecco qui, ci staranno benissimo, dicono che sono il cibo del futuro! Allora, stavo facendo delle parole crociate. Un medico mi ha detto che per contrastare Alzy bisogna tenere attivo il cervello.


OLIVIA:


Alzy?


MARTA:


Sì l’Alzheimer. Il dottore dice anche che non bisogna mitizzare la malattia, ma dargli una dimensione accessibile e domabile.


OLIVIA:


È uno spunto interessante. Comunque le parole crociate le fa da un pezzo la signora Marta, quindi dovrebbe rincoglionirsi più tardi.


MARTA:


Te le fai da prima di me eppure sei un bel pezzo avanti.(SI SIEDE A DX) Allora sono bloccata qui: 13 orizzontale. “Dicesi di famiglia tradizionale”… finisce per “suale”


ALDO:


Questa è facile e capita a fagiolo: “Eterosessuale”.


MARTA:


No, non ci sta.


FEDERICO:


Scommetto che invece ci sta “Omosessuale”.


MARTA:


Aspettate  vediamo


le


altre.


Questa


verticale:


“Inutile,


Inefficace”,


quattro lettere.


MASSIMO:


Aldo?


OLIVIA:


Vano.


MARTA:


Brava Olivia. Quindi la terza lettera è N. “…Nsessuale”.


OLIVIA:


Famiglia tradizionale…è sicura?


MARTA:


Ci sono! “Pansessuale”, mi piace!


ALDO:


Non è che deve piacerti, ci deve stare!


MARTA:


Infatti ci sta.


ALDO:


Fammi vedere (VA DA LEI E FA PER PRENDERLE LA RIVISTA, LEI GLIELA SBATTE IN TESTA)


MARTA:


Guai a te, non toccarmi le parole crociate.


OLIVIA:


Lascia stare Aldo, ha un modo tutto suo di farle.


27


ALDO:


Ma poi che significa, panesessualità che roba è, si mangia?


FEDERICO:


Gesù… la pansessualità è una nuova corrente di pensiero che vede la sessualità non più legata ai generi maschio/femmina ma alla naturale inclinazione sessuale dell’individuo, slegata da stereotipi e convenzioni sociali.


ALDO:


E certo, basta andare contro natura e siete contenti voi. Come la metti la metti, quello è.


MARTA:


Basta controllare il 20 verticale per avere la controprova. “È quello il figlio che ti meriti”.


ALDO:


Nato.


FEDERICO:


Cresciuto!


MARTA:


Bravo Fedez! ci sta perfetto.


FEDERICO:


Non mi chiamare Fedez ti prego.


ALDO:


(CHE LE STA ACCANTO) Ma che cavolo di parole crociate sono? Non è vero che ci sta bene, sei andata fuori di 3 caselle.


MARTA:


A me sta bene così!


ALDO:


La parola giusta era “Naturale”. Mamma ma che ti sei rimbambita?


OLIVIA:


“No signora Marta, il suo cervello funziona benissimo”. Dove l’hai preso ‘sto cruciverba?


MARTA:


(VA VEDERE LA RIVISTA) Famiglia Cristiana.


FEDERICO:


Ora si capisce tutto.


ALDO:


Non sarà mica il numero 1974? Manca alla mia collezione.


MARTA:


Anche fosse ormai è mio.


ALDO:


Va beh. Prova un po’ la 22 verticale: “Lo sono le coppie di fatto”, la parola è “Illegittime”.


MASSIMO:


Ti sbagli. La parola esatta è “civili”. Vero mà?


MARTA:


Bravo massimo, è proprio lei. Infatti se facciamo la 43 orizzontale:

“Sono il male del secolo”.


ALDO:


Gay!


MASSIMO:


Bigotti!


(PARTE UNA MUSICA CELESTIALE. DA SX ENTRA LIDIA TRAFELATA CON LO SMARTPHONE IN MANO CHE LAMPEGGIA)


LIDIA:


Fermi tutti!!! È il momento!


MARTA:


Pensavo dicesse “Questa è una rapina”.


ALDO:


Tesoro come mai così trafelata, che succede?


LIDIA:


Amore non essere indagatorio. “Tesoro vedo che sei trafelata, come ti senti in questo momento”?


28


ALDO:


Scusa.


LIDIA:


Signori! Signora Marta. È il momento. La mia app “I-Ovulator” mi sta intimando che il mio picco di ovulazione è perfetto per l’ingravidamento. È ora Aldo. Mio figlio sta per arrivare.


ALDO:


“Nostro” figlio, amore.


LIDIA:


Sì, sì. Hai preso tutte le lucciole?


ALDO:


Eccole qui tesoro, le ho contate. 306. Per riconoscerle le ho dato un nome una per una. Lucia, Daniela, Valentina, Yarina.. Cosa dobbiamo fare?


LIDIA:


(PRENDE IL BARATTOLO) Tu nulla, hai già dato.


ALDO:


Ma voglio partecipare! Cioè, senza ma. Sarebbe bello partecipare!


LIDIA:


Non ti preoccupare Gesualdo. Tutti parteciperanno.


MARTA:


Chissà cosa si è inventata stavolta!


LIDIA:


(AFFRANTA) Marta, tesoro. Ho saputo. Aldo mi ha confessato tutto. Sono profondamente devastata dal dolore per la tua prematura scomparsa. Ma vedi il lato positivo: morirai nella solitudine, abbandonata da tutti, tra i liquami del tuo corpo in disfacimento, tra piaghe di decubito e dolore perpetuo.


MARTA:


Quale sarebbe il lato positivo?


LIDIA:


Sarà una cosa molto lenta.


MARTA:


Aldo, tua moglie è una pazza psicopatica.


LIDIA:


“Se hai passione per quello che fai, un po’ di pazzia è inevitabile, probabilmente necessaria”.


MARTA:


Oscar Wilde?


FEDERICO:


No, Lady Gaga.


MASSIMO:


Una citazione alta.


LIDIA:


Ora silenzio! Adesso compiremo il rito propiziatorio di pre-iniziazione della vita! Un rito per ridestare l’innato inconscio collettivo familiare, così da rimettere ordine al sistema! Riavviarlo, resettarlo.


OLIVIA:


Ce l’hai già detto.


FEDERICO:


Non sarebbe meglio che ci fosse un’ostetrica.


MASSIMO:


Secondo me sarebbe meglio un tecnico di computer.


LIDIA:


Silenzio! Ora metterò in atto la Psicogenealogia e tramite le Costellazioni Familiari opererò per ricostruire la linea ereditaria dove si prende coscienza dei traumi, delle ingiustizie, delle esclusioni, delle privazioni e delle violenze subite dagli antenati!


OLIVIA:


(AD ALDO) Poverina, ha subito violenze da giovane?


MARTA:


Direi che è evidente.


29


ALDO:


Se non in questa, in una vita precedente.


LIDIA:


(A MARTA) Marta! Tu sarai Fratello Appalisarco!


MARTA:


Il mio bisnonno?


ALDO:


Appalisarco?!


MASSIMO:


Vedi, ora lamentati di “Gesualdo”.


ALDO:


Ora capisco molte cose.


LIDIA:


Appalisarco, colui che perse la casa e tutti i poderi al gioco! Non è casuale che tu Marta ti diletti con futili mestieri! (INDICA LA RIVISTA) Portala con te nel setting! Nulla è per caso nel Gruppo Costellatore!


MARTA:


Dove mi metto?


LIDIA:


Qui alla finestra! Sento… un’energia a questa finestra.


MARTA:


Sì è quella stronza della mia vicina di casa che non…


LIDIA:


(INTERROMPE) Olivia! Tu sarai la povera Erietta. La sguattera che Fratello Appalisarco violentò e il cui feto fu gettato nel fontanile del paese!


OLIVIA:


Gesù!


ALDO:


Che c’è?


OLIVIA:


No, dicevo Gesù ma davvero è successa ‘sta cosa?


MARTA:


Macché sono dicerie del paese. Non è mai successa una cosa del genere. Il mio bisnonno era strano si diceva ma non un violento… mi ricordo una volta di tanti anni fa, quando restauravo quadri antichi per la galleria degli Uffizi a Firenze e…


LIDIA:


(INTERROMPE) Non vi deconcentrate!! Olivia preparati ad essere deflorata!


OLIVIA:


Magari! Sono anni che non mi deflora nessuno. Poi perché io devo fare la sguattera, scusa?


LIDIA:


Lo sento, è il tuo karma. Ora silenzio, non spezzate la linea guida che così faticosamente sto seguendo. (SI VOLTA VERSO MASSIMO E FEDERICO) Voi due! Voi siete gli sporchi demoni, traviati e maledetti, che hanno perseguitato la piccola Erietta!


MASSIMO:


Te pareva.


LIDIA:


Ella si suicidò guidata dallo sconforto e dalla prostrazione.


OLIVIA:


(A MARTA) Ammazza che famiglia sfigata.


LIDIA:


(A MASSIMO) Tu sarai sconforto e tu…


FEDERICO E LIDIA:    Prostrazione.


30


LIDIA:


Nulla è per caso. Puoi intravvedere la correlazione linguistica? “Prostrazione- Prostata”: fatti controllare caro. Speriamo sia qualcosa di grave. (PAUSA) Io sarò il povero feto! Conteso tra tutti i dolori di questa famiglia. Colui che voleva sorgere alla vita e non ne ha avuto fortuna!


ALDO:


E io?


LIDIA:


Oh sì tesoro… tu… tu sarai il fontanile!


ALDO:


Oh...Bello… il fontanile. E che storia ha il fontanile.


LIDIA:


Niente. È lì fermo che l’acqua gli scorre sopra. Immune da tutti i problemi. Avete tutti compreso il vostro ruolo?


(TUTTI CONFERMANO POCO CONVINTI)


MARTA:


Dunque se ho capito bene, io violento Olivia, sdraiata su Aldo, sotto la finestra mentre faccio la settimana enigmistica, nel frattempo Massimo e Federico mi sconfortano e mi prostrano. Alla fine prendo te e ti getto su Aldo.


LIDIA:


No! Accidenti. La drammatizzazione è un processo interiore. Dovrete solo immaginare che questo accada! È una fantasia guidata, capite! Voi rimarrete ai vostri posti mentre io mi concentrerò con una musica tantrica. Quando sarò pronta correrò in cucina e accoglierò il seme in me!


OLIVIA:


Povera patatina, prenderà freddo...


FEDERICO:


Che  immagine


orribile


Olivia.


Io


non


ho


capito


le


lucciole


cosa


c’entrano.


LIDIA:


(SPARGENDO LE LUCCIOLE A TERRA) Le lucciole rappresentano i viaggiatori che corrono la loro corsa verso la vita!


FEDERICO:


Ma sono morte poverine…


(RISUONA LO SMARTPHONE DI LIDIA)


LIDIA:


Presto!! I-Ovulator mi sta intimando che mi restano pochi minuti di massima ovulazione, dobbiamo sbrigarci. Siete tutti pronti?


(TUTTI SI GUARDANO CON ARIA INTERROGATIVA)


LIDIA:


E costellazione sia!! Luci!


(MARTA SPEGNE LA LUCE. LIDIA È AL CENTRO DELLA STANZA, CON INTORNO GLI ALTRI ATTORI. PARTE UNA MUSICA LENTA.PARTE UN TUCA-TUCA LENTISSIMO SU CUI LIDIA CANTA LE PRIME STROFE. ALLE FINE LO SMARTPHONE SUONA UN ALLARME E LIDIA SCAPPA A DESTRA)


OLIVIA:


Non sapevo che il Tuca-tuca fosse tantrico.


FEDERICO:


Questo è un manicomio.


MASSIMO:


Questa famiglia è matta.


MARTA:


(ACCENDE LA LUCE) Avrà funzionato? Sarà rimasta gravida del tuca-tuca?


31

(SI SENTE UN URLO STRAZIANTE DA DX. LIDIA RIENTRA CON LA BORSA DEL GHIACCIO VUOTA, SCONVOLTA).


LIDIA:


Qualcuno ha… rapito… i… miei bambini….


(SVIENE AL CENTRO. TUTTI VANNO A SOCCORRERLA).


ALDO:


Presto è svenuta. Diamole qualcosa.


OLIVIA:


Non conviene lasciarla così?


MARTA:


...O darle un colpo di grazia.


MASSIMO:


Ci vuole dell’acqua.


FEDERICO:


C’è la tisana che ha portata la signora Marta. Andrà benissimo.


MASSIMO:


Sì va bene quella.


(FEDERICO PRENDE UN BICCHIERE CON DELLA TISANA DENTRO E LA DANNO DA BERE A LIDIA CHE PIANO PIANO SI RIPRENDE).


LIDIA:


(STRALUNATA) Che buona… cos’è?


MARTA:


La tua tisana che mi avevi regalato a Natale.


LIDIA:


A Natale di 6 anni fa?


MARTA:


Sì, è durata tanto.


OLIVIA:


Era talmente buona che l’abbiamo centellinata…


LIDIA:


Niente avviene per caso… Era destino che fosse qui, per me… (DI SCATTO) La borsa!... è vuota! Chi è stato?


MARTA:


Chi è stato a fare cosa?


OLIVIA:


A rubare i ghiaccioli… i cosi… quel che stavano nel freezer, di Aldo… per infilarseli..


MARTA:


Quali cosi? Ma come ti esprimi?


OLIVIA:


Gesù! Già si è dimenticata tutto? Il ghiaccio! Il ghiacciolo di Aldo…


ALDO:


Il mio seme!


MARTA:


Hai congelato il tuo seme? E perché?


LIDIA:


Per avere un figlio!!


MARTA:


Non potevate fare sesso come tutti? Io il ghiaccio l’ho messo nella tisana, che ne sapevo! Mi sono dimenticata, ho Alzy! (GELO)


LIDIA:


(URLA) Ho appena deglutito i miei figliiiii!!!


32


MARTA:


(RECITA) Ascoltatemi bene, scellerati:


triturerò le vostre ossa in polvere,

e con essa, impastata al vostro sangue,

farò una pasta e con questa una sfoglia

per fare delle vostre teste infami

due pasticci farciti, e inviterò

quella puttana della vostra madre

a ingoiare la stessa sua progenie,

come i suoi figli la gran madre Terra.


OLIVIA:


Non ti ricordi niente ma citi a memoria un monologo di Shakespeare.

Io ci rinuncio.


MARTA:


Sì è stato durante il mio periodo sperimentale. Facevo parte di questa compagnia teatrale avanguardista, erano gli anni ’70. Poca arte, tanto sesso.


ALDO:


Tesoro, vedo che stai piangendo: come ti senti in questo momento?


LIDIA:


(PIANGENDO)Bravo! L’hai detto giusto!!! Disperata!


MASSIMO:


(SBOTTA) Insomma basta!! Io non ne posso più! Questa storia è un delirio puro! Non ho mai sentito tante scemenze tutte insieme! Se vuoi un figlio fattelo, cazzo! Fat e l’amore, rotolatevi nel letto, sul tappeto in sala, sul divano, nel bagno, dove volete!!


ALDO:


Figurati, noi al massimo ci diamo un bacino prima di andare a dormire.


LIDIA:


(A MASSIMO, TRA LE LACRIME) Come puoi dire una cosa del genere, come puoi accusarmi di essere sessualmente negligente con Aldo, mio marito! Tu che non hai la più lontana idea di come si tocca il corpo di una donna.


ALDO:


Considerando che non ti fai sfiorare neanche per sbaglio, neanche io direi.


MASSIMO:


(A FEDERICO) Io non ce la faccio più, Fede. Io glielo dico, devono sapere.


MARTA:


Dobbiamo sapere cosa?


FEDERICO:


Hai ragione. È che volevo aspettare un momento di serenità, di gioia.


OLIVIA:


Quante vite hai?


MASSIMO:


(VA DA FEDERICO E GLI PRENDE LA MANO) C’è qualcosa che non vi abbiamo mai detto. È una notizia che è arrivata all’improvviso, inaspettata è dir poco. E ci ha rivoluzionato la vita. Voi siete la nostra famiglia, è giusto che voi sappiate. Vedete cinque anni fa ho avuto la gioia e la fortuna di conoscere questa splendida persona qui a fianco a me ora.


MARTA+OLIVIA:  L’ha presa larga…


33


MASSIMO:


Mi ha insegnato cos’è l’amore, a me che fino ad allora pensavo fossero solo una serie di posizioni sessuali. Io che non ci ho mai pensato a farmi una storia seria, sempre a cambiar l’odore alle lenzuola, a scordarmi i nomi delle persone con cui condividevo un letto, spesso senza neanche conoscerlo un nome. Invece quest’uomo un giorno mi ha preso per mano e mi ha fatto entrare in questo fantastico mondo, in cui due persone si uniscono nell’anima e nello spirito e solo dopo nel corpo. Perché vi dico questo? Perché Federico nasconde un segreto che non ha voluto svelare a nessuno e di cui io stesso mi sono fatto custode, per rispetto delle sue scelte.


OLIVIA:


Oddio, è malato?


FEDERICO:


No Olivia, non sono malato. Sto benissimo. Anzi direi che non sono mai stato meglio. Quello che sta cercando di dirvi Massimo è che io in realtà non mi chiamo Federico. Il mio vero nome è Sara. Sono nato donna. E lo sono ancora. Ho fatto le cure ormonali per il passaggio di sesso ma non sono ancora operato. Quando ho conosciuto Massimo ho voluto aspettare a dirglielo. Avevo paura, temevo di perderlo prima che riuscisse a conoscermi per quel che valevo davvero. A differenza della solita prassi non siamo finiti a letto subito. Ma ci siamo conosciuti, ci siamo innamorati. Quando gli ho detto che biologicamente sono ancora una donna, lui ha solo sorriso ed è detto “oddio e che c’hai fatto con i boxer che ti ho regalato” (RIDE). Quando poi gli ho comunicato che avrei voluto diventare uomo, a tutti gli effetti, lui non ha fatto una piega. Infine, quando gli ho annunciato di aspettare un figlio, lui mi ha guardato e mi ha baciato. Semplicemente. E mi ha solo promesso che…


MASSIMO:


…Che un giorno saremo due meravigliosi papà.


OLIVIA:


Non è malato… è incinta!


FEDERICO:


Ovviamente ho interrotto tutte le cure. Mi sono fatto visitare e il bimbo sta benissimo, è una femminuccia. E si chiamerà Marta, come la nonna. Perché questa famiglia sei tu, Marta. Perché questa famiglia deve continuare a esistere.


LIDIA:


Non è possibile. Tu sei un uomo incinta?


MASSIMO:


Sì hai detto bene Lidia. È un uomo. Perché è nato così, si è sentito uomo da subito e da sempre ha cercato di esserlo nel migliore dei modi. È un uomo, nato donna, a cui piacciono gli uomini. Si chiama “Transomosessualità” non è nulla di strano, è solo una forma di sessualità, una delle tante forme che la società si ostina a ostacolare, a tacciare per malattie, malformità, eccezioni. E invece sono persone normali, non eccezioni ma eccezionali direi. Come il mio Federico.


LIDIA:


Un uomo riesce a restare incinta e io no, ma cosa ho fatto di male!!


ALDO:


Se   magari


cercassimo


una


volta


tanto


di


fare


l’amore


in


modo


normale…


LIDIA:


Normale… cos’è normale!! Non ci si capisce più niente!!


(UNA LUCINA SI ALZA SUL PALCO E DANZA SULLA SCENA)


34


OLIVIA:


Guarda! Una lucciola è sopravvissuta, poverina.


ALDO:


Che strano, ero sicuro che fossero tutte stecchite! Ora ci penso io, dev’essere Paola, molto coriacea…


LIDIA:


Cosa? Fermo!! Dove…. Oddio… è vero… Non capite?! È un segno evidente! Vuol dire che non è tutto perduto! Dov’è il ghiaccio della tisana… Guardate! Un cubetto è rimasto da parte… non si è del tutto sciolto!! Qualche viaggiatore è ancora vivo! “Sasha-ipotetica” ancora esiste! Aldo! C’è ancora tempo!! Presto!!


ALDO:


(TRASCINATO FUORI) Che stiamo andando a fare?


(LIDIA PRENDE ALDO E LA CIOTOLA DEL GHIACCIO E SCAPPA A DESTRA. LE LUCI SI OSCURANO E VANNO SOLO SUL TAVOLO. BUIO. MASSIMO E FEDERICO ESCONO. OLIVIA VA VICINO ALLA FINESTRA AL BUIO, VICINO ALLA SEDIA A DONDOLO DOVE SI SIEDE UN FIGURANTE DI SPALLE, CON UNA PARRUCCA IN TESTA. È LEGATO. MARTA, È ILLUMINATA AL CENTRO).

MARTA:                          Non c’era ancora tempo. Quando arrivarono in cucina Aldo e Lidia si guardarono come non si erano mai visti fino ad allora. E fecero l’amore, tra le mie tisane. I viaggiatori non arrivarono mai a destinazione, non quelli almeno. Nacquero due femmine, bellissime. Marta (UNA LUCE ILLUMINA PROSCENIO SX DOVE FEDERICO E MASSIMO TENGONO IN BRACCIO UNA NEONATA IN FASCE) e Sasha (STESSA COSA A DX CON ALDO E LIDIA). Federico terminò il suo cammino e divenne uomo in tutto e per tutto, mentre Lidia e Aldo si separarono poco dopo. Un matrimonio destinato a durare tutta una vita ed uno destinato a non durare. (SUONA IL CELLULARE DI LIDIA CHE ESCE DI SCENA, MOLLANDO IL BIMBO AD ALDO) Divennero famosi i due ragazzi, ma la celebrità non scalfì minimamente ciò che provavano ma cementò il loro rapporto. La mia condizione invece peggiorò poco dopo la nascita delle mie nipotine. Alzy bussò alla porta e io lo feci entrare. Olly mi rimase fedelmente accanto fino alla fine. Ero la sua famiglia.

(SI ILLUMINA LA FINESTRA IN FONDO)


OLIVIA:


Signora Marta! Ecco!! Ho visto!! Sono due stecche e un pezzetto!! Signora Mart...(SI CHINA SU MARTA ORA INERME E TAGLIA LE CORDE CHE LA LEGAVANO. LE MANI CADONO SUI FIANCHI. QUESTO QUADRO DI DX RIMARRA’ IN CONTROLUCE) Non mi viene… non mi viene nessuna battuta per sdrammatizzare. L’ironia talvolta deve darsi per vinta. E così amica mia non conoscerai mai la ricetta del ciambellone bicolore. Non importa più, vero? Ora riposa amica cara. Riposa dalle tue inquietudini. Taglia via i legacci delle tue immaginazioni, magia che ti ha tenuta in vita, ricordi in cui ho sempre pensato che ti fossi rifugiata, tra i tuoi occhi spenti, opachi, rifugiata in quadri spensierati. Possa tu vegliare su quel fantastico mondo, dove le famiglie sono tutte uguali, dove l’amore è l’unico collante di un matrimonio, dove la sessualità è un arcobaleno dai colori mai distinti. E lascia a noi che restiamo il fardello di una verità disuguale per tutti. Evviva la tua famiglia, amica mia, perché eri tu. La tua famiglia, era Marta.


35


MARTA:


(LUCE SUL TAVOLO DOVE SI È SPOSTATA MARTA) Eppure sono stata felice. Non so se esiste un segreto per una famiglia felice. Penso sia come per gli innamorati, quelli che si dicono tutto pur lasciando una piccola fessura per il passeggero oscuro, per l’ospite ingrato che tutti portiamo dentro. E poi… che stavo dicendo? Non ricordo più. Venite, venite a tavola che è pronto. (LA DUE COPPIE SI AVVICINANO AL TAVOLO E SI SIEDONO A FIANCO A MARTA). Oggi è domenica… e come ogni domenica la famiglia si riunisce, per stare insieme. Oggi è domenica e io… sono felice.


LA MUSICA RESTA PER I SALUTI FINALI.

BUIO. FINE.