La fastidiosa

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tre atti

di Franco Brusati

Personaggi

Rudi Laurino

Lidia Laurino

Marco Laurino

Tommaso

Stella Varòn

Mamma Varòn

Il Generale

La Suora

Ubulibri


ATTO PRIMO

Venezia, un convento. Ciò che vediamo è la parte aperta al pub­blico, una specie d'immensa anticamera.

Dalla sinistra si accede a una piazzetta, visibile in parte attraverso una finestra. Nel fondo, un gran muro bianco, e una porticina che conduce nel convento vero e proprio. Di proscenio, sulla de­stra, un 'altra uscita. Al centro della stanza, lunghi e stretti, un ta­volo e una panca.

Seduti sulla panca in un mattino di sole, stanno Rudi e suo figlio. Rudi è vestito con estrema eleganza, giovanile e fuori moda. Fu­ma. Un silenzio, poi Marco esclama con leggerezza.

marco Quello che non capisco, è perché mammà vuol farsi monaca.

rudi   Tua madre?! E chi lo dice?

marco    Se sta là dentro...

rudi A riposarsi! È stata allevata qui. ha studiato qui. Niente di strano, che una signora per bene vada ogni tanto a ritrovare le sue amiche.

marco (soavemente ironico) Siamo nel 1963, papà. Le signore "per bene" non si ritirano più nei conventi.

rudi Ti sbagli! In ritirata ovunque, su tutti i fronti... (Balza in pie­di) Ah, perdio! Non una, che ti offra ancora il gusto della sorpre­sa, dell'assedio, dell'attacco. Che deserto, figliolo... Come mi trovi?

marco    Bene.

rudi    Invecchiato, eh?

marco    Ringiovanito.

rudi   (illuminandosi) Davvero?

marco Alla tua età... non si può far altro. (Rudi sta per offendersi, ma si mette a ridere, sicuro di sé)

rudi Stupido!... Stupido, stupido. Avessi tu, il nervo di tuo pa­dre!... Oh, non dico, capiteranno anche a te chi sa quante avven­ture. Giovane, ricco...

marco    (dolcemente) No, papà.

rudi   Come?

marco    Niente prestiti, oggi.

rudi E chi ti chiede nulla? Sei d'una volgarità, figliolo. Io ho la mia fortuna dentro. Non farei il cambio con te per tutto l'oro del mondo.

marco    Cos'hai fatto alla mamma?

rudi    (sconcertato) Eh?

marco (lentamente, fissandolo) Che cosa hai fatto, alla mamma? (Rudi scoppia a ridere,  "innocente")

rudi Io?... Ah, be'... Questa è straordinaria! (Indica la porta di fondo) Appena arriva la interroghi tu stesso, d'accordo? (Si met­te a passeggiare) Io voglio bene, a ma madre! È una donna sublime. Solo che... alle volte... Trent'anni di sublime... Prende alla gola.

marco    E allora?

rudi Allora penso a te lontano, nella tua bella casa di Roma... (Con altro tono, volubile) Come va tua moglie?

marco   Bene.

rudi    Sempre puttana?

marco    Papà...

rudi    Oh, è notorio. Perché non vi separate?

marco    Ci siamo separati. Due anni fa.

rudi    Ah, già è vero. Mi spiace, figliolo. Ti sono vicino.

marco    Grazie, papà.

rudi (riprendendo) Oppure esco a far due passi, fino alla Giudecca... (Disperato) Venezia, d'inverno!... Gesù! Un tanfo, una tri­stezza... È una voce che chiama, di là dal mare "Rudi, Rudi, son qua... sono a Rio".

marco    Ma che dici?!

rudi  Ti ho raccontato la storia di quella dama che salvai da un ca­nale, anni fa. Alta, bianchissima... Sta in Brasile. A Rio.

marco   (scatta, gridando) A quest'ora, papà!... sarà morta!!

rudi  Perché? Son forse morto, io?... (Vorrebbe ridere, ma un no­do gli stringe la gola. Ripete, scrutando il figlio) Eh? Son... for­se... morto? (Un silenzio. Marco gli mette le mani sulle spalle, sorridendo)

marco Caro papà. Caro, vecchio, giovane papà. Come ci sarem­mo divertiti, se fossimo cresciuti assieme. (La porta si apre, e ap­pare una suora)

suora   Rudi. (Il padre si volta di scatto. Marco si alza)

rudi   Ma no... Suor Iginia. Ancora viva!

suora    Con l'aiuto di Dio.

rudi (le prende le mani, festoso) E che bella donna! (in fretta) Sì, sì, mi scusi... (indicando Marco) Lei ricorda mio figlio?

suora    Tommaso.

marco    (corregge, sorridendo) Marco.

suora    Ah, già, Marco. Tommaso era il tuo amico, quello...

marco    Quello buono.

suora Oh, eri buono anche tu... (Cordiale) Accomodatevi, acco­modatevi!... Lui vorrà vedere sua madre, immagino?

rudi    Credo bene. Torna a Venezia sì e no due volte all'anno, e...

suora    Il fatto è che adesso non vorrei disturbarla. Riposa.

marco    (ansioso) Sta male?

rudi  Daccapo! Glielo dica lei, sorella, che è normalissimo per Lidia venire qua. C'è già stata altre volte, no?

suora    (pensosa) Sì, un anno fa. (A Rudi) Fu quando lei...

rudi (in fretta) Lasci perdere, sorella!... C'è stata, questo è il pun­to. (A Marco) Ed era sana allora, com'è sana adesso!

suora   L'ultima volta soffriva un po' al ginocchio.

rudi Infatti! Infatti! Poi s'è messa nel fango, ed è guarita. Soffre ancora, al ginocchio?

suora     No.

rudi   (al figlio) Vedi? (Alla suora, incalzante) Fegato, reni?

suora   Neanche.

rudi    Il cuore?

suora    Bene.

rudi    E nel complesso?

suora    Muore. (Un silenzio)

rudi Come, muore?! (Prevenendo il figlio) Zitto! (Alla suora) Co­me, muore?! Che significa "muore"?!

suora   È stanca, e inquieta... Non ce la fa più.

rudi (scatta, furioso) Ah no, eh! Niente ricatti! Si muore così, in buona salute!...

suora    Forse ho usato un'espressione troppo forte.

rudi (a Marco, indicando la suora) Lo riconosce. (Alla suora indi­cando il figlio) Guardi che faccia. Ancora un po' e me lo ammaz­za... Due, in un colpo!

marco Sta' zitto, papà. (Sforzandosi alla calma) Suor Iginia, quando crede che posso rivederla?

suora    Appena si sveglia. Se vogliono accomodarsi di là...

marco    Perché?

suora Questo è il lato del convento aperto al pubblico. Ora siamo fuori stagione, ma vedessero che folla, l'estate...

rudi   Si sveglierà prima dell'estate, immagino!

suora Oh, è questione di poco. Li avvertirò io. Mi scusino... (Esce, richiudendo la porta)

rudi (disinvolto) Che matta. (Il figlio lo guarda in silenzio. Rudi distoglie gli occhi, imbarazzato. Fa un mezzo giro per la stanza, lancia di nuovo un 'occhiata a Marco che continua a fissarlo. Tira un calcio alla panca. di colpo si affloscia sul tavolo, e si mette a piangere. Un pianto breve, secco, rabbioso) Non posso, non posso, non posso perderla!...

marco _ (gli si avvicina, un po' commosso) Papà...

rudi    È importante, per me... È la mia vita!

marco La suora esagera, papà. Sai come si spicciano, loro, in due parole.

rudi    Io l'amo, l'amo, l'amo!

marco (dolcemente) Anche la mamma, lo sa... (Rudi alza di scatto (a testa, con tutt'altro tono)

rudi È appunto quello che mi preoccupa. Come ha fatto a saperlo?

marco    (sorpreso) Ma di chi parli?

rudi (quasi fra sé, brontolando) Le avevo tanto raccomandato di non telefonarmi a casa!

marco    Di chi parli, papà?!

rudi Di Stella, no?... Non te l'ho detto?... Be', stavo per farlo.

(Marco lo guarda esterrefatto. Poi, a poco a poco, si mette a ride­re. Ride sincero, liberato da un peso).

marco Tutto qui? !... Tutto qui... Dio sia lodato!... E io temevo... chi sa che cosa!... (Divertito, un po' sfottente) Come si chiama?... Stella?

rudi    Perché? Non ti va?

marco    Sììì!... Alta? Bianchissima?... Una "gran dama", papà?

rudi   Ti sorprenderebbe?

marco    Conoscendo i tuoi gusti...

rudi    Rispetta almeno tua madre, imbecille!

marco   E tu?

rudi    Io l'ho sposata. È un'altra cosa.

marco (prende un tono magico, sottovoce) Eppure l'amavi, un tempo. "Mi sono perduto in lei come un bambino nel bosco" di­cevi...

rudi   (come in sogno) Io?

marco    Sì.

rudi   Però.

marco    E aggiungevi "Il matrimonio è stato la mia favola".

rudi (risvegliandosi) Eh, una favola contro natura, figliolo! Sposi la farfalla, e dopo una stagione te la ritrovi bruco. Ah, perdio!... (Si volta, angosciato) Marco, è vero che l'Uomo sta per esplorare l'Universo?

marco    Dicono.

rudi  Bene, Pensa che tua madre e io non usciamo nemmeno più alla sera!

marco    (dolcemente) Cosa fate, papà?

rudi  Niente. Io guardo la televisione, oppure siedo alla finestra -quella in corridoio, sai...

marco    (c.s.) Non vedi niente, da lì.

rudi  Be'... I figli dell'architetto. Hanno molte relazioni... Balla-. no... (A poco a poco la luce isola Rudi dal resto della scena. Si ode una musichetta. Rudi è di proscenio, volto alla platea, come contemplasse, oltre un'invisibile finestra, la festa nel palazzo di fronte. Sospira) La gioventù!... (Si riscuote, amaro) Naturalmen­te tua madre sta in camera sua, e soffre!

marco    Per Stella.

rudi Macché. Non la conoscevo ancora. (In fretta, imbarazzato) Una storia d'assegni... Avevo fatto io la sua firma... Insomma, sciocchezze!  (Riprendendo) Che fai? La lasci là, a straziarti  ma? Non puoi. Fai un colpo di telefono, e ordini due rose. (Con altro tono) Ho giù il conto, al negozio.

marco   Dopo, papà.

rudi (riprende con slancio) Be', lo crederesti?... Io le respiro anco­ra. Quelle due rose - erano anni che non compravo un fiore a tua madre - galleggiano sulla mia vita, la profumano di buo­no... (Tende l'orecchio, chiude gli occhi) Ecco. Il garzone del fio­raio sale le scale... Non suona perché ho lasciato aperto io... En­tra...

(Nel cerchio di luce che sottolinea il ricordo, alle spalle del padre, appare una ragazza bionda. Chiede con grazia)

ragazza Scusi, signore. Sono per lei, queste rose? (Lentamente Rudi riapre gli occhi, fissando immobile la platea. Lo si direbbe trafitto da un richiamo celeste. Dalla immaginaria casa di fronte, il ballabile continua. Rudi si volta adagio. La ragazza legge l'indi­rizzo sul cartellino del fioraio) "Casa Laurino". (Rudi non ri­sponde. Le si avvicina, incantato, e comincia a girarle intorno. Poi sì avvicina al figlio - che per tutta la scena rimarrà nella zo­na d'ombra - ed esclama con comica gravità, indicando la ra­gazza)

rudi  Hai capito?... Così! (Si scuote di colpo e si precipita, agitato e confuso, a toglierle i fiori di mano) Dia dia dia... Non si stanchi.

ragazza (ridendo) Ma io non sono stanca! F. non sono neppure il garzone del fioraio. Il garzone è malato, il proprietario e mio amico, e così mi sono offerta... Passavo per caso.

rudi (fissandola) Per caso. (Di scatto, con slancio) Io mi chiamo Rudi.

ragazza    (un po' sorpresa) Ah.

rudi   E lei?

ragazza Io?... Devo andare. È tardi. (Si avvia. Rudi le sbarra il passo)

rudi    Aspetti! Non ho pagato.

ragazza   Non deve pagare a me.

rudi   Non posso darle la mancia.

ragazza    Non gliela chiedo. (Rudi grida, disperato)

rudi  Non so il suo nome!

ragazza    Il mio nome?... Mi chiamo Stella. Perché?

rudi Perché volevo dirle... Stella... (Si guarda intorno, perduto, non sa cosa trovare. Finalmente esclama, trionfante) Stella, se lei siede vicino alla finestra, può vedere i figli dell'architetto. Ricevo­no delle amiche, ballano... Le piace ballare? (Finalmente la ra­gazza ha un sorriso divertito)

stella    Sì. E a lei?

rudi  Sono stato campione, ai miei tempi. (Dal fondo della scena, Marco esclama)

marco    Non è vero! (Rudi si volta di scatto)

rudi   Come, non è vero?

marco Non è vero, non è vero. Ballavi malissimo. (Rudi gli si avvi­cina, stizzito. Hanno il tavolo in mezzo)

rudi    Che ne sai, tu?

marco    Lo ricordo, papà. Eri costretto a tirar fuori le tue ferite, per

restare seduto... (Indica la nuca) La calotta d'argento!

rudi    Le parlerò anche di quella, stai tranquillo! marco    Dicendo la verità?

rudi    Certo! Precipitato in aereo durante un volo sulle Alpi!

marco    Ma quando, papà?! Non l'ha mai saputo nessuno!

rudi   O insomma! È mia o tua, 'sta calotta?!

marco    (indicando Stella) Oggi non si riesce più, con quei trucchi... Bisogna farle ridere!

rudi (gridando) Lo so benissimo! (S'interrompe: seduta nell'an­golo illuminato del proscenio, volta alla platea, Stella è scoppia­ta in una risata allegra. Ride di cuore, asciugandosi le lacrime ai bordi degli occhi. Il padre esclama, vittorioso) La senti?... Imbe­cille.

marco    (piano) Ride di te, papà.

rudi Che importa. Io rido dopo. (Si stacca dal figlio e torna vici­no a Stella che continua a ridere. Afferra passando uno sgabello, siede ridendo accanto a lei, quasi ai suoi piedi. Lei lo guarda, si porta una mano alla bocca, il riso si spegne) Mia moglie è ma­lata.

stella    (trasalendo) Oh! È in casa?

rudi    Sì, ma non può venire di qua. Male al ginocchio.

stella    Grave?

rudi    Quanto basta. Mi parli di lei.

stella    Vuol bene, a sua moglie?

rudi    Sono così solo.

stella   Non ha figli?

rudi    Uno. Vive a Roma.

stella   Che tipo è?

rudi   Oh... Un mascalzone. (Si volta) Scusa, Marco...

marco    Ti pare, papà.

rudi   Ma è per creare un po' di...

marco   Capisco benissimo. (Rudi torna a voltarsi verso Stella)

stella    Non è bello parlare così di suo figlio.

rudi   Crede che non mi piacerebbe parlarne diversamente? Era così caruccio, da piccolo. Poi ha cominciato a disprezzarmi, a ridere...

stella    Perché?

rudi    I figli. Si fanno un'idea del padre, e gli serbano rancore se non le rassomiglia.

stella   Ma dovrebbe esser fiero, di lei, con tutte le cose che ha fat­to! Sportivo, audace... (Gentile, indicando la nuca) Le fa male, la testa?

rudi    La testa, il cuore, le gambe. Mi fa male tutto. Mi fa male di vivere.

stella   Oh, come può dire così?

rudi    Sa che ho tentato di uccidermi?

stella    Lei!... In che modo?

rudi    (spiegando) Quand'ero ragazzo, amavo molto Lord Byron... (Stella non dà segni di conoscerlo). Byron! Il poeta! (Idem, Rudi passa oltre, impaziente) Be', insomma, un tale... Che usava, ben­ché zoppo, andare a nuoto da San Marco fino al Lido. E io face­vo altrettanto, ogni mattina... (Si volta a prevenire il figlio, la­mentoso) Lo so, lo so!... Lasciami dire.

marco   Non apro bocca, papà.

rudi (a Stella, riprendendo) Ora è passato del tempo, naturalmen­te, e ho smesso. Ma l'altro giorno pioveva. Sono tornato fin là, e mi sono detto "Se mi buttassi in acqua?... Così come sono -vecchio, amaro... Vestito".

stella   (ansiosa) E... s'è buttato?

rudi    No.

stella  Ha fatto bene. (Si alza) Alle volte penso anch'io che tutto sia finito, che non valga più la pena di vivere...

rudi   Alla sua età!

stella   Oh, son vecchia, sa? Ho ventun anni.

rudi    Bambina mia.

stella ... E invece no. La vita è bella, se la prendiamo dalla parte giusta.

rudi   Bisognerebbe credere in qualche cosa.

stella    Ma io sono cattolica! Porto la croce.

rudi   (sorpreso) La croce?

stella   Vuoi vederla? (Rudi gira attorno lo sguardo, cercando)

rudi Prego... (Stella si slaccia tranquillamente l'abito accollato, e se lo apre sul petto, dove brilla una croce)

stella   E' oro. (Rudi alza appena la mano)

rudi   Posso?

stella Prego. (Con dita leggere, esitanti, Rudi solleva la croce, fa­cendo scorrere lieve la catenella. Sospira)

rudi Eh... La Fede! (Lascia ricadere la croce ed esclama con tutt'altro tono) Vuol bere qualcosa?

stella Io? Per carità... Debbo andare. (Si riallaccia in fretta l'abi­to. Tutta la scena diventa concitata, convulsa)

rudi    Come! Adesso?

stella   Non ci conosciamo nemmeno...

rudi    Appunto! Diamoci il tempo!

stella    Oh, con quei modi... Non mi fido. (Marco ride)

marco   Visto? Hai corso troppo.

rudi Se non le dicevo niente se ne andava lo stesso! Come si fa?... (Alla ragazza, affannoso) La prego! Aspetti ancora un minuto! Non sparisca così... Lei è tanto giovane... giovane... giovane... Debbo rivederla!

stella   Ma io son fidanzata!

rudi E io sono sposato! Vede bene che siam fatti l'uno per l'al­tra... Sul ponte, davanti al fioraio?

stella   Come osa?!... Lì mi conoscono tutti... Più in là, se mai.

rudi    In piazza! Alle quattro?

stella    No, non ci pensi!... Mi lasci andare!... Alle quattro?

rudi    Alle cinque, alle sei, di giorno, di notte... Quando vuole!

stella    (avviandosi) Non è possibile, mi creda! Non è possibile!

rudi    Stella! (Stella si volta)

stella     Sì?

rudi I fiori. Sono per lei. (Prende le rose dal tavolo e gliele porge. Lentamente Stella allunga le mani, stringe il mazzo a sé. Luce e musica si stanno spegnendo)

stella    Grazie... A domani.

rudi A domani. (La ragazza esce, la luce cambia. Rudi è rimasto immobile, come inseguisse con la memoria l'immagine perduta)

marco   Papà. (Il vecchio si riscuote, infastidito)

rudi Oh, tu e i tuoi "papà"!... Sembri un clacson. Lo so, lo so. È finita.

marco   Fossi stato più cauto...

rudi Sarei scappato! Magari a Roma. eh?... No, caro. No. Io but­to il mio cuore oltre l'ostacolo. Sempre!... Son le gambe, che fan fatica a seguire.

marco    (divertilo) E la ragazza?

rudi (esausto) Oh, quella è un camoscio!... Mi telefona, mi spia, mi rincorre. Sa dove sono, dove vado, con chi, quando...

marco    (concludendo) Ti ama!

rudi    (vanitoso) Be', insomma... Piange.

marco   Perché?

rudi Le donne!... Ho buttato all'aria il suo matrimonio, d'accor­do. Ma lei non perde occasione per ricordarmelo!

marco   Che sfacciata.

rudi (incoraggiato dalla apparente complicità del figlio) Dice che toccava a me, evitarle il peggio...

marco     Pure!

rudi    Che sono io il più vecchio, e avrei dovuto guidarla...

marco    Non ti merita, papà!

rudi    Dici?

marco    Ti ha ingannato!

rudi    (commosso) Ah, Marco... Dovrei vederti più spesso!

marco Papà! (Si abbracciano. Ma così facendo, il padre getta in­volontariamente un'occhiata fuori dalla finestra, sulla piazzetta. Subito sussurra a Marco con aria misteriosa, agitato)

rudi    Non voltarti.

marco    Come?

rudi Non voltarti, non voltarti. (Si stacca dal figlio e muove verso l'altra estremità della stanza. Gira appena la testa) Guarda fuori. (Marco obbedisce)

marco     È lei?

rudi    Sì.

marco   Ti sta aspettando.

rudi    Che ti dicevo?

marco   (allegro) Meglio, no?... Così le parli, e chiudi.

rudi    (impallidendo) Come, chiudo?

marco    Vuoi che la mamma torni a casa, sì o no?

rudi   Certo...

marco    O preferisci finirla così, a fuoco lento?

rudi Ah, adesso capisco perché mi incoraggiavi a parlar male di Stella! Volevi prepararmi.

marco    Un taglio netto, papà. Una piaga pulita.

rudi    Sul corpo mio!

marco Anche sul suo, stai tranquillo. Da bravo, su... Chiamala. (Rudi è preso dal panico)

rudi   Adesso? !

marco    Certo.

rudi Ma è pazzesco!... Io... io non ho il coraggio di affrontarla così!...

marco Lo so, ci penso io. Tu aspetterai fuori. (Lo spinge verso l'u­scita)

rudi    (resistendo) Domani...

marco   Domani parto.

rudi    E tua madre?

marco Sa già tutto!... Poi la suora ci avverte, non temere. (Si stac­ca dal padre, va alla finestra e chiama) Signorina!... Sì, lei. Mi scusi... Un minuto. (Dalla soglia, Rudi si volta ancora)

rudi   Marco.

marco    (voltandosi) Sì?

rudi (timidamente) Parlale bene, di me. Dille che se la faccio sof­frire non è per cattiveria. Ma perché sono debole.

marco    D'accordo.

rudi   (con slancio) Dille che è bella, fresca!

marco     Sì.

rudi   E che le manderò due fiori, appena posso.

marco    Questa volta avrebbe l'aria di un funerale, papà.

rudi   Hai ragione... Niente fiori.

marco Niente fiori. (Rudi esce. Giunge dal Caffè sulla piazza la musica di un'orchestrina. Marco apre la porta interna del conven­to, da un'occhiata, richiude con cura, poi si affretta verso l'in­gresso, allungando lo sguardo fuori scena, e esclamando ad alta voce, con un sorriso) Avanti, signorina.

(Stella entra. Porta un abito diverso da quello che indossava nella scena evocata dal pa­dre. Marco le indica la panca, cordiale) Non abbia paura. Noi non ci siamo mai visti, ma ci conosciamo già. Sono Marco Lauri­no. (La ragazza lo guarda, poi siede sul bordo della panca, dicen­do educata)

stella    Stella Varòn.

marco Se ho chiesto di vederla qui, non è per gusto sacrilego. Fuo­ri c'è mio padre, di là mia madre, e lì dietro, Dio. Ho bisogno in un certo senso di tutta la famiglia, per essere alla sua altezza. (Sorride. Stella io fissa immobile e non apre bocca. Lui riprende, lirico) Lei è come l'uccellino che il guardacaccia raccoglie sull'er­ba in un mattino invernale. Lo stringe nella sua grossa mano per riscaldarlo, fors'anche con tenerezza, - quel tanto di tenerez­za... che hanno... i guardacaccia - ma in realtà è lui, a riceverne calore. A meno che un goffo impulso, non lo induca a soffocare - bestia! bestia! - ciò che avrebbe dovuto proteggere. (Stella non batte ciglio. Marco riattacca, malsicuro) Signorina... Mio padre... è il guardacaccia... (Scattando) Oh, insomma! Dica qualcosa! Non sente le bestialità che mi escono dalla bocca?

stella A me sembrano bellissime. (Marco sorride, un po' ironico, un po' compiaciuto)

marco    Davvero? Cosa... le è piaciuto di più?

stella L'odore di bosco. Mentre parlava sentivo proprio... un odore di bosco.

marco    Povero Cappuccetto, cui non basta un lupo.

stella    Oh, non creda, so vivere.

marco (con affettuosa ironia) Certo, ha ventun anni... Me ne ha parlato, mio padre.

stella   Anche di lei mi ha parlato. Abita a Roma.

marco    Sì.

stella     Dove?

marco    A San Filippo.

stella    Sul Gianicolo!

marco   L'Aventino.

siella   Davanti alla fontana!

marco   Più in su.

stella   Ai Cavalieri di Malta?

marco    Brava.

stella (sospirando) Io non sono mai stata, a Roma. (Fortunata­mente spiega, dopo una pausa) Però leggo le Guide. (Un silenzio) Quelle azzurre, sa. (Un silenzio) Signor Laurino...

marco  Marco. (Stella ringrazia con un triste sorriso. Abbassa gli occhi)

stella    Voleva dirmi che è finita, tra me e suo padre?

marco      Sì.

stella   Dovrei piangere.

marco Non è necessario. (Si allontana, sospirando) Anche mia ma­dre pesa, su questa storia. Un'ombra bianca... che contro le leggi della prospettiva ingigantisce allontanandosi. Ora è enorme.

stella    S'io fossi stata Rudi, avrei voluto bene a mia moglie.

marco    Anche lui, avrebbe "voluto"... (Con altro tono) Allora, Stella? Chiudiamo? C'è altro, da dire?

stella   No. (Riflette) Ah!... Il bambino.

marco   Che bambino?

stella (candida) Il mio. Quello che aspetto.

(Un silenzio. Marco la guarda esterrefatto. Poi volta la testa... Ma già, preceduto dal­lo scricchiolio delle scarpe troppo lucide, è riapparso Rudi. Preci­so, tranquillo, al momento suo, come la statuetta di un orologio a carillon. Fa due o ire. passi, e si ferma all'altra estremità della scena. Ha l'aria più assente che colpevole. Lo sguardo vago, le mani allacciate dietro la schiena, sembra un cameriere in attesa di ordini, o un soldato in visita. Marco gli si avvicina a gran passi, gli si ferma davanti. Rudi gli lancia una brevissima occhiata, poi gira la testa verso la platea, raschiandosi la gola come fanno i cani).

 

marco   (furibondo) Ah, be', insomma... È enorme, ecco... Alla tua età!... Ma non ti vergogni?!

rudi    Sì.

(Marco indica la porta del convento)

 

marco   E gliel'hai pure detto, alla mamma!

rudi    Sì.

marco    (incalzante) A che scopo? Per cattiveria, per vigliaccheria?!

rubi   Mi sentivo solo.

marco    Adesso, lo sarai!... Altro che fegato, reni, ginocchia... Muore di te!

rudi    Forse anche tu c'entri un pochino.

marco    Io non faccio figli! (Ai due) Ne siete certi, almeno?

rudi    Sì.

marco    (indicando Stella) L'ha vista, un dottore?

rudi    Qualche giorno fa. (Si sporge un po' in avanti per chiedere a Stella, da lontano) No?

stella     Sì.

rudi   Come stai, oggi?

stella    Bene.

rudi    Fa caldo, eh?

stella    È umido.

marco Se vi sembra il momento, di scambiarvi i bollettini! (A Stel­la) Anche lei non m'incanta, sa!... La scusa del fioraio, e intanto ci si introduce nelle case dei vecchi... (Guarda Rudi) O dei bambi­ni... Dio sa cos'è.

rudi    (nobile) Tuo padre.

marco Eh!... (Scattando, a Stella) La faccia tosta, poi, di seguirlo fin qua!

stella   Ma io non l'ho seguito!

marco Ah, no, eh? (Indicando la piazzetta) Mi spieghi allora cosa faceva seduta a quel Caffè!

stella   (esita, imbarazzata) Aspettavo... Il mio fidanzato.

marco   Un altro! (A Rudi) Siete in tre.

stella (confusa) Nooo!... Oh Dio... È sempre quello di prima!... Stavamo già per sposarci, quando incontrai Rudi.

marco   Che scusa gli ha dato?

stella    Nessuna... È povero.

marco   (indicando Rudi) Oh, sa. Nel cambio...

stella    Ma lui non vuol rassegnarsi!

marco    Gli ha mai parlato di mio padre?

stella    (virtuosa) Oh, no!... Non starebbe bene.

marco Che brava ragazza. (Batte una mano sulla spalla di Rudi) Sei salvo, vecchio mio! Hai una fortuna... (Spiega il suo proget­to) Stella incontra il fidanzato, lo seduce di nuovo - ormai è pra­tica - e lo sposa. Così lei trova un marito, lui l'amore, il figlio un padre, e tu torni da mammà!

stella (esterrefatta) Ma cosa dice, signor Marco?!... Sposarlo? Adesso? (Punta il braccio verso la piazza, alludendo al fidanzato) Il figlio non è suo!

marco    (severo) Pensi al Vangelo, signorina. Comincia eguale.

stella (sconvolta) Ma non è la stessa cosa!... Fra noi sarebbe igno­bile!... Ingannare così... (In cerca d'aiuto) Rudi!

rudi  Io non so, Stella... (Abbassa gli occhi) Veramente non so... (Confuso) Perdonatemi. (Le volta le spalle, e si allontana verso il centro della stanza. Stella si guarda attorno, smarrita. Si ode nitida nel silenzio la musica che sale dalla piazza. Lentamente, Stella si avvicina alla finestra e guarda fuori)

marco    (piano) È già arrivato?

stella     Sì.

marco   Cosa fa?

stella Niente. Ascolta la musica dell'orchestrina. Ora fa un cenno al cameriere...

marco    Gli vorrà chiedere di lei.

stella Il cameriere non capisce... (Soffoca una mezza risatina) È d'un sordo!... (Si ritrae di scatto dalla finestra) Oh, dio, guarda­no qua. Non voglio che mi trovi con voi!... (Indica il lato destro della scena) Si può uscire, da quella parte?

marco   A che scopo?

stella (con eccitazione infantile) Mi faccio trovare al Caffè. Do del bugiardo al cameriere. Se lui non mi crede, piango. E poi... (Si affloscia di colpo) E poi?... Cosa gli dico?... Le cose di prima?

rudi   (amaro) Quelle che dicevi a me.

stella (candida) Non serve, sono le stesse... Che stupida! Che disastro!

rudi    Stella...

stella   Zitto tu. Sposato!

rudi   Lo sapevi anche prima.

stella Sì. Ma l'ho capito poco fa, quando mi hai voltato le spal­le... (Al figlio) Addio, signor Marco... Ci incontreremo ancora?

marco Si sposi, signorina. Poi si vedrà. (Stella esce da destra. Con slancio improvviso, Rudi si butta dietro di lei, ma il figlio lo ac­chiappa al volo)

rudi    Lasciami.

marco   Non essere ridicolo.

rudi (supplice) Voglio solo guardarli, Marco!... Da lontano. (Marco lo lascia. Rudi ha un sorriso umile) Grazie. (E corre via. Con una punta di amara pietà, il figlio gli grida dietro)

marco Sii cauto, papà!... Non serve a niente, soffrire! (Alle sue spalle, all'altra estremità della scena, appare un giovanotto. Chie­de ansioso)

giovale Scusi. Non ha visto entrare, poco fa... (Marco si volta, e la frase muore sulla bocca dell'altro. I due si fissano in un lungo silen­zio. Poi, mentre il visitatore rimane immobile, Marco fa qualche passo verso il centro della stanza. Si ferma, e mormora piano)

marco Tommaso. (Anche Tommaso parla sottovoce, guardandolo esterrefatto)

tommaso    Cosa fai qui?

marco Aspetto mia madre. (Tommaso lancia un'occhiata sospet­tosa verso destra)

tommaso   Parlavi con qualcuno.

marco Io?... Ah, sì... Niente. Un padre... che ho avuto da bambino. (Esplode festoso) Tommaso!... Quanti anni sono che...

tommaso    (gelido) Non abiti più a Venezia.

marco   No. Te l'ho scritto!...

tommaso    Come vivi?

marco   Cosa immaginavi che sarei diventato, allora?

tommaso    Prima della guerra, un fascista.

marco (allegro) Ecco!... Io lo sono stato dopo. Rende altrettanto. (Tommaso gli volta le spalle e va alla finestra. Marco ride) Scher­zo!... Ho solo un piccolo giro. E sono ancora l'amico che invidia­va la tua modestia, i tuoi silenzi... Davvero, sai? Soffrivo di non somigliarti. (Tommaso risponde senza voltarsi, piano)

tommaso    Pagliaccio.

marco Te lo giuro!... Ah, tu mi serbi rancore, ecco la verità. Sì, sì, per questo non m'hai risposto!... Una storia vecchia, Tommaso. Due ragazzi, fragili, esaltati... Era più che umano, da parte mia.

(Entra Suor Iginia con un paniere)

suora Marco. (Marco si volta) Ho avvisato tua madre, viene subi­to. Senti, queste sono arance di Sant'Orsola. Le ricordi, eh?... Bene. Portale a casa, ma non mangiarle tutte. Sono anche per Lidia. Capito?

marco (commosso) Le arance di Sant'Orsola... Ne coltivate anco­ra. (Prende in mano un frutto e si volta sorridendo per mostrarlo all'amico. Ma Tommaso è già uscito. Marco corre verso sinistra) Tommaso... (Grida) Tommaso! (Con rabbia crescente) Imbecille. Guarda come fila!... Senza una parola.

suora   Era Tommaso?

(Marco si volta di scatto)

marco   Sì, sì... Quello "buono", come dice lei!

suora   L'hai detto tu.

marco Bene, ho sbagliato! E con questo? Basta guardarlo! Bolso, opaco... Ecco quel che resta, del suo Arcangelo!... Perde i capel­li. E stupido, per di più. Si dà delle arie. Con me! (Urla verso sini­stra) Io me ne frego, della tua amicizia! (Alla suora) Scusi l'e­spressione, sorella... Lo credevo morto, pensi un po', e campavo benissimo. (Rifacendogli il verso) "Come vivi, come non vivi, pa­gliaccio, non pagliaccio"... (A sinistra, urlando) Vivo bene, se ti fa comodo! (Alla suora) glielo dica, Suor Iginia, glielo dica, se lo rivede, che vivo bene... (La suora lo guarda esterrefatta. Marco strappa nervosamente la buccia dell'arancia) Gesù! Eravamo co­me fratelli!... Mi piaceva 'sto ragazzo retto, pulito... (Si inter­rompe, colpito da un'idea) Un momento, "pulito"... Un mo­mento! (Corre alla finestra, tenendosi però di sbieco, per non es­sere veduto. A poco a poco si mette a ridere, incantato) Le prende la mano. (Alla suora) Le prende la mano! (Torna a guardare) E dai! Coraggio!... "No" "Sì" "Oh Dio non ci credo" "Te lo giuro" "Stella" "Tommaso"... Stella piange... (Alla suora) Gliele raccomando, le ingenue! (Torna a guardare) E lui la bacia! (Alla suora) Sorella, la bacia!! (Si stacca dalla finestra, esplodendo di gioia) È fatta!... Si sposano a Pasqua! (Ride, guarda la suora) Mi crede matto, eh?... E invece io le dico che è stata una buona gior­nata, Suor Iginia! Per me, per mio padre, per mia madre... E per la santità del matrimonio! (Si ficca in bocca un pezzo d'arancia. Sulla porta appare Lidia. È ancora una bella donna, semplice e dolce. Marco vorrebbe esclamare "mamma", ma ha la bocca pie­na e arriva appena a un confuso mugolio. La donna corre verso il figlio, stringendolo a sé)

lidia Figliolo caro!... Come stai? Perché non mi hai avvisato? Ba­stavano due righe, un telegramma...

marco    Dove, mammà? In sagrestia? (Lidia si finge scandalizzata)

lidia   Marco!

marco (allegro) Oh, Suor Iginia ne ha sentite di peggio, poco fa! (Alla suora) Mi perdona?

suora    Non spetta a me. Io posso solo pregare.

marco    Giusto. Ciascuno il suo mestiere.

lidia    Insomma!... (Alla suora) Non gli badi. eh. Sono chiacchiere.

suora    (avviandosi) Io vi lascio soli.

marco    Grazie per le arance, sorella!

suora    (sorridendo) Oh... (Marco aggiunge serio, sottovoce)

marco E grazie per mia madre. (La suora lo fissa un attimo, poi esce. Marco si volta festoso)

marco e lidia    Come stai? (Si fermano, ridendo)

marco    Sei tu l'ammalata, non io!

lidia Oh, Marco, se credi a tutto quello che dice papà... Io sto be­nissimo. (Marco prende un tono leggermele ironico, pur secon­dando il gioco di lei)

marco    Davvero?

lidia    In casa fa caldo, ci sono gli operai del telefono...

marco    Quel telefono!

lidia    Non funziona mai.

marco    O funziona troppo.

lidia    Come?

marco    Vai avanti.

lidia Tu stai a Roma, e mi sono detta "Se Marco avesse intenzione di tornare, ci avvertirebbe" ... Così ho fatto la valigetta, e son venuta qua.

marco    In cerca d'allegria.

lidia   Be'... Anche.

marco    Chi sa che pepe, le barzellette delle monache.

lidia   (cercando di essere divertente) Be'... Più di quei che credi.

marco    E non hai paura?

lidia   Di cosa?

marco    Dell'Inferno. Chi dice le bugie...

lidia Ma io non... (Si ferma. Pensa di buttarla sul ridere) Be', non ho paura!

marco    (la incalza, ridacchiando) Allora non ci credi?

lidia    Marco!...

marco   Non ci credi, mammà!... Sii onesta... (Lidia si porta la ma­no alla bocca, ridacchiando)

lidia   Così... (Marco ride, minacciandola)

marco    Se ti sente Suor Iginia! (Lidia ride, presa dal gioco)

lidia    Non ci crede neanche lei...

marco    All'Inferno?...

lidia     No...

marco    Huuh!... E la Superiora?...

lidia   Quella sì... Per forza... È cattiva...

marco È cattiva!... La Sup... Ah! Ah! (Ridono come matti, pie­gandosi in due. Ma all'improvviso Marco stringe a!petto la testa della madre ed esclama disperato) Oh, mammà!... Perché passa il tempo? Perché invecchi? (La donna si libera. ì due si guardano negli occhi)

lidiaMa io... Che hai, tesoro?... Che ti succede?...

(Marco si allontana di qualche passo, poi si volta, iroso)

marco Perché racconti queste frottole miserabili? Chi credi di in­gannare?

lidia    Non mi piace il tono, Marco.

marco    Lascia perdere il tono! Veniamo al cuore.

lidia    Il tuo? il mio?

marco Il tuo! Il tuo!... Mamma, anch'io sono cresciuto. Ho scam­biato gli anni con papà, e con te il peso. Io ingrosso e tu... sfumi. Fa' che ti senta, nella mano. Dimmi la verità.

(Lidia lo guarda, poi esclama con decisione)

lidia   Tu sei malato.

marco    Come?

lidia (alzandosi) Adesso telefono al dottor Lupi, e tu mi fai il san­to piacere di vederlo immediatamente.

marco    (sospirando) Oh, Dio...

lidia    Hai fatto le iniezioni che t'ho spedito?

marco    (scattando) No!

lidia    (in tono di rimprovero) E dormi con le finestre aperte.

marco    Nudo!

lidia   Non ti ho chiesto particolari.

marco (ironico) Chiedili!... Sono piccolo, vizioso, inerme. Devi essere al corrente, per proteggermi.

lidia Oh, per questo... Sai nasconder bene.

(Marco si rabbuia, ostile)

marco    Che cosa? (Lidia gli mette una mano sulla fronte)

lidia    Tu scotti. (Marco si libera con uno strattone)

marco    Che cosa nascondo?

lidia Basta, Marco!... Sono stanca, (Si allontana di qualche passo, poi si volta, conciliante) Se fossi malata avrei scelto una clinica, no?

marco Oh, nella tua farmacia anche il Buon Dio ha uno scaffa­le!... (Con un sorriso) Scusami. (La fissa) Stai bene davvero?

lidia     E tu?

marco    Mamma...

lidia Sì,. sì, sì!... (Con forza) Sto bene.

(Marco esclama con un sorriso, amaro)

marco   Averlo saputo prima... Non li avrei fatti sposare.

lidia   Chi?

marco (allegro, riprendendosi) Una storia lunga, mammà!... Te la spiego un'altra volta. Vuoi un'arancia?

(Lidia lo scruta, serissima)

lidia   Dov'è tuo padre?

marco    Adesso arriva. Sta' buona.

lidia    Suor Iginia m'ha detto ch'era qui anche lui.

marco    "Era". Te la sbuccio io?

lidia   Come l'hai trovato?

marco   Papà?... In casa. Nascendo.

lidia   Marco...

marco    O insomma! Perché ci pensi tanto?

lidia Io? (Con una strana risatina) Io penso che il periodo più feli­ce fu quando tu... (Si confonde) No, non eri tu... Non ricordo più se era Pasqua, o Natale. (Marco smette lentamente di sbuccia­re l'arancia, e la guarda. Lidia riprende monotona, come recitas­se una litania in una stanza vuota) Ad ogni modo si viveva in Austria... Perché in Austria c'è un altro clima, un'altra aria... Tutto è più fresco, lì. (Marco le si avvicina sgomento)

marco   Mamma? Cosa dici?... Non hai mai vissuto, in Austria.

lidia (arrossendo) Che stupida... Pensavo a mia sorella... Tu ri­cordi, la zia?

marco   Be'?

lidia    Era una brava donna... Simpatica.

marco    Sì, ma... Che c'entra?

lidia (nervosa) Non c'entra nulla!... Si parla così... Del più, del meno...

(Un silenzio. Poi Marco butta via l'arancia, si avvicina alle spalle della madre, e l'abbraccia quasi selvaggiamente, strin­gendole le mani nelle sue e baciandole i capelli).

marco    (piano) Torna a casa, mamma.

lidia   (facendo l'allegra) Certo che torno. Dove vuoi che vada?

marco    E non serbargli rancore.

lidia Io? A chi? (Senza scioglierla dall'abbraccio, Marco le paria all'orecchio, sforzandosi di essere calmo, persuasivo)

marco Eh, no, furbacchiona... Ormai sappiamo benissimo di cosa stiamo parlando. Ti sei tradita.

lidia (sorridendo) Ho perso un po' la testa, eh?... Cosa ho detto dell'Austria?

marco   Che ricordavi d'averci abitato con papà.

lidia    (vergognosa) O Gesù!

marco "O Gesù"!... Lo dici come lui... Lo dico anch'io, qualche volta. (Con altro tono, staccandola da sé) Su, mamma, vai a fare la valigia.

lidia   (inquieta) Subito?

marco   E che aspetti?

lidia   Quando riparti, tu?

marco Domani sera, ma io non c'entro. (Piano, sillabando) È pa­pà, che ha lasciato quella ragazza. (Lidia distoglie lo sguardo) Non mi credi? Ti do la prova: Stella si sposa, mamma. E non con un uomo di paglia, eh. Uno che non sa nulla, né di Rudi, né del bambino. (Pallida, quasi spaventata, Lidia si volta di scatto verso Marco che continua a sorridere, ma sempre meno sicuro) Be'?... Non ti va? È un'ottima soluzione. (Lidia lo fissa, sgomenta)

lidia    L'hai suggerita tu.

marco Io... Tutti... (Scatta, irritato) Oh, Dio! Cosa c'è, adesso? Cosa vorresti?

lidia.    (c.s.) Vorrei conoscerti bene.

marco Lo sapevo!... (Rabbioso) Prima tutta fra le nuvole, e ades­so eccola qua, pronta a scavarmi nel cuore come un cane nella sabbia... Attenta, mamma! È salato.

lidia   Cosa fai, a Roma?

marco   Ci siamo. (Gridando) Quel che mi pare!

lidia   Non urlare, ti prego. Ho mal di testa.

marco Storie, sembri un fiore!... Non lavoro, mammà. Presento della gente a dell'altra, telefono, raccomando... Vado al mio pic­colo trotto di corruttore, come tutti.

lidia   Non tutti!

marco     Io sì.

lidia   (disperata) Neanche tu! C'era un tempo...

marco   Un tempo, mammà! Un tempo!

lidia    ... Vedo ancora tuo padre accanto all'automobile...

marco   E dalli!

lidia ... Poi io ti ho preso la testa fra le mani, e guardandoti negli occhi ho visto un'acqua... così limpida.

marco E sai cosa pensavo io, in quel momento? "Dio, se la smet­tesse di frugarmi dentro!".

lidia    (incredula) Avevi otto anni, Marco.

marco (urlando) Lo so! (Un silenzio. Marco cerca di dominarsi. Allunga la mano con dolcezza) Andiamo, su. Quel che è stato è stato, non serve ripensarci... Ma ti giuro che troverò un'altra so­luzione, per Stella. Va bene? Chiara... onesta... vedrai. Non sia­mo così neri. (Lidia si volta all'improvviso contro il muro per na­scondere un accesso soffocato di pianto. Marco rimane un attimo sorpreso, poi le accorre vicino) Mamma... Oh Dio, ma è esaspe­rante!... Per chi piangi, adesso?... Per me? Per lui? Per il mon­do? ... (Lidia si libera dal braccio di Marco) Dove vai?... (La don­na scompare oltre la porta di fondo, mentre Marco le grida die­tro) Ti aspetto, eh?... Mamma!... Ti aspetto qua!... (Torna indie­tro, esausto) Chi me l'ha fatto fare!... Ma è l'ultima volta, eh. Lo giuro. Io, a Venezia... Nicht mehr! Mica è detto che le fami­glie debbano stare unite. Possono star benissimo divise. Possono anche smettere d'esistere. Possono scomparire, per quel che mi ri­guarda!... (Si china a raccogliere l'arancia caduta) "Onora il pa­dre e la madre"... E il figlio? Chi l'onora, il figlio? (Siede sulla panca, volto alla platea, i gomiti e la schiena appoggiati al tavolo dietro di lui) ... Nessuno - dice lei - perché non ha più quell'a­ria limpida... (Butta in aria l'arancia, sospirando) Lei vede il mondo così... tutto in bianco.

(La luce è andata a poco a poco attenuandosi. Ora è illuminata solo la faccia di Marco, rovesciata un po' all'indietro. E aldilà del muro, nella profondità massima del palcoscenico, è apparso un quadretto da "Déjeuner sur l'herbe". Un lembo di prato, un vecchio grammofono che suona, un'automobile ferma. Appoggiato all'automobile in maniche di camicia, fumando, sta un Rudi giovanile di molti anni fa. Ma è così lontano. Lidia, con un gran cappello di paglia, è inginocchia­ta sull'erba di. fronte al piccolo Marco. Ora gli prende la testa fra le mani. Ma invece del bambino, sarà il Marco di oggi che rispon­de, senza voltarsi, alle domande di lei)

lidia    Marco.

marco    Sì mamma.

lidia Guardami negli occhi. (Il piccolo ubbidisce. La donna lo stringe a sé con slancio) Oh! Come vorrei che tu non cambiassi!... Non importano i quattrini, ricordalo. Neanche l'amore... Impor­ta essere un uomo.

marco    Sì.

lidia Non puoi capirlo, adesso. Ma promettilo egualmente alla mamma.

marco    Prometto.

lidia    Perché le vuoi bene.

marco Sì mamma.

(La scena lentamente scompare. Restano solo la musica, e un ultimo raggio sul volto rovesciato di Marco. Poi si spegne anche quello).

ATTO SECONDO

Interno piccolo borghese, dove si respirano una povertà dignito­sa, e l'odore dell'acqua stagnante nei canali. Un'arcata che conduce all'ingresso. Una porta. Al muro, il ritrat­to di un ufficiale sui quaran’tanni, in uniforme. La musica di un grammofono. A lunghi passi ritmati dalla musi­ca, Stella avanza verso uno specchio appeso alla parete. In capo, stretto da una coroncina appassita, ha un gran velo nuziale. Ne regge i lembi con le braccia aperte, in modo da tenderlo in tutta la sua larghezza. S'interrompe un attimo volgendosi verso la por­ta interna, che è socchiusa.

stella Son qua, mamma!... Come? Sto mettendo in ordine la stanza. (Ride) Che idee! Perché dovrei frugare nell'armadio?... Io non tocco mai niente senza il tuo permesso, lo sai. (Va all'ar­madio, e comincia a farne volare fuori, estraendoli alla rinfusa, una quantità di indumenti femminili. Se ne adorna a casaccio) È la musica del grammofono, mamma! Che c'entra il Generale? Ah. Allora digli che piace a me e basta. (Grida sorridendo) Senza offesa. Generale! (Alla madre) Ma no, tesoro, sento benissimo il campanello. E poi ho lasciato aperto io. Per gli odori. (Ora ha il velo in capo, un boa attorno al collo, e nella destra un vecchio parasole di seta bianca che apre davanti allo specchio. Dietro di lei, sotto l'arcata, appaiono Marco e Rudi. Stella si volta di scat­to, soffocando un grido)

marco    (sorridendo) Buongiorno.

stella    Cosa fate qua?

marco Posso entrare? Ho suonato a lungo, ma non vedevo nessuno...

stella Oh, Dio! (Si strappa di dosso velo e boa, spegne il grammo­fono, corre alla porta e la chiude. Si volta tutta agitata, confusa, cercando di parlare a bassa voce) Come v'è saltato in testa, signor Marco?... C'è mia madre, di là!

marco   (cordiale) Spero di conoscerla.

stella    (con un grido, precipitosa) No!... Adesso no. È occupata.

marco (ridendo) Non sia così nervosa, Stella. Le assicuro che non c'è motivo. Anzi!... (Si guarda attorno, indicando il ritratto) Suo padre?

stella    (nervosa) Sì.

marco   Colonnello, vedo. Bell'uomo. Robusto.

stella   È morto.

marco    Oh. (A Rudi) Potevi anche dirmelo!

stella    Ero così piccola, sa.

marco   Non lo rimpiange?

stella Qualche volta. Con tutte le sconfitte che ha subito, povero papà, oggi poteva essere Generale... Guardi i suoi colleghi. Ma lui si buttava sempre in prima linea...

rudi    (maligno) Che era poi l'ultima...

stella (candida) Sì, insomma, quella più vicina al nemico... (A Marco) E così gli han dato solo una medaglia. D'oro. (Con altro tono, gettando un'occhiata inquieta alla porta) Mi scusi, signor Marco ma...

marco (allegro) Va bene, Stella, va bene... Ecco qua. Buone noti­zie! (Le prende le mani) Abbiamo scelto la soluzione più sempli­ce, più onesta. Lei non ha nulla da vergognarsi. Alleverà il suo bambino in casa sua, a testa alta, senza imbrogliare nessuno. Ru­di l'aiuterà. Quanto a me, rinuncio a vendicarmi.

stella   Non capisco.

marco    Quando io le ho chiesto di raggiungere Tommaso...

stella   Lo conosce?!

marco    Lei mi ha ubbidito...

siella    Certo...

marco (lirico) Ma nell'istante preciso in cui sedeva di fronte a lui, al tavolo di quel Caffè, non ha sentito una voce gridare "Fermati, Stella. Sei ancora in tempo. È ignobile"...?

stella Be', sa. Stavo così vicino all'orchestra... (Si illumina di col­po) La mia coscienza, vuol dire?

marco    Brava.

stella (respira, sollevata) Oh! Se è per quella non si preoccupi, si­gnor Marco! A me non dà fastidio.

marco    Stella...

stella    Le assicuro! Le cose che non si vedono, col tempo...

marco Ma io vedo la mia!... Occhi, capelli, ossa. La guardo allon­tanarsi da noi... (indica Rudi) a poco a poco, in silenzio, come quei cani che vanno a morire dietro una siepe. Solo che in lei non si tratta di fame, ma di disgusto.

stella    (sforzandosi di capire) Di disgus... (A Rudi) Tua moglie!

rudi    Grazie.

stella   Ed è per lei che...?

marco (dolcemente) Per tutti. (Stella esita un attimo, poi esclama con forza)

stella No!... No, no, no. Non è vero. (Indica Rudi) Lo fate per lui. Lui crede che se io non sposassi Tommaso... Eh?... Ti sbagli, Rudi! È finita! (Rudi risponde piano, immobile sulla sedia, gli oc­chi fissi davanti a sé)

rudi     Lo so.

stella (quasi piangendo) Finiti i trucchi, i baci, la calotta d'argen­to!... (A Marco) Perfino un amico zoppo, m'aveva tirato in ballo!

rudi    Un poeta, Stella. La gamba era il meno.

stella E allora imitalo! Buttati! Nuota più lontano che puoi, da me! Fino al mare!

rudi    Sono vecchio. Affogherei prima.

stella    Perché quando m'hai incontrato cos'eri? Un ragazzo?!...

rudi Occorrono altri cicli, ormai, altri orizzonti. (Balza in piedi, e annuncia deciso) Fra due giorni, sono a Rio!

marco    (dolcemente) Con che soldi, papà!

rudi  Eh, lo so!... (Sospira) Manchiamo d'ali. (Torna a sedersi, avvilito)

stella Mi spiace, Rudi. Ma dovete capire che non posso tornare indietro. (A Marco, indicando la porta) Io non ho detto nulla, del bambino!

marco    (rassicurante) Lo diremo noi...

stella    A mia madre? !

marco   Non morirà per questo.

stella    (piccata) La sua sì, e la mia no?

marco  Santo cielo! Non faremo la gara a chi muore di più, adesso?!

stella   Ma io devo sposarmi, ecco!... Lo voglio!

marco    Si sposerà anche lei. Stia tranquilla.

stella    Nelle mie condizioni?

marco    Oh! Troverà qualcuno che ci casca.

stella   Appunto, dico! L'abbiamo già...

marco (scattando) Basta, Stella! Stiamo diventando ridicoli! Sono venuto qua per compiere una buona azione, io! Leale! Non capita mica spesso sa?... Avanti. Su chiami sua madre.

stella   No! mi ascolti!...

marco (deciso) Va bene. La chiamerò io. (Fa l'atto di girarsi verso la porta, ma la porta si spalanca e appare Mamma Varòn. Vestita di nero, la medaglia d'oro sul petto. Dietro di lei seguirà il Gene­rale, in borghese. Un bell'uomo abbastanza elegante che si ap­poggia a un bastone. Stella si stacca subito da Marco e si allonta­na come spaventata. La vedova fissa gli ospiti, e chiede calma)

mamma varòn      Sono loro?

stella    Sì, mamma. Padre e figlio. (Un silenzio. Marco esclama, stupefatto)

marco    Ma come? (A Stella) Lei giurava che sua madre non sapeva nulla...

mamma varòn    (intervenendo) Lasci perdere, signor Marco, Stella è una bambina.

rudi   (severo) Ha ventun anni, signora!

mamma varòn E lei?

rudi (confuso) Appunto, dico... L'età non conta. (Al Generale) Permette? Laurino.

generale    Generale Balestra.

rudi   Piacere.

generale    Molto lieto. Vogliamo accomodarci?

mamma varòn (nobile) Certe situazioni, Generale, si affrontano in piedi.

generale    Quando si hanno due gambe, Adele. Nel mio caso...

mamma varòn Ah, già. Mi perdoni. (Agli altri, spiegando) Il Gene­rale è un po' diminuito. (Voleva dire "invalido", ma nessuno ci bada e tutti si siedono. Stella soltanto rimane in piedi, appoggiata ai muro)

marco    Dunque, signora... (S'interrompe, guardando il Generale)

generale    Io sono di casa.

marco Ah. (A Mamma Varòn, riprendendo) Lei conosce i fatti -dicevo - ed è inutile tornarci sopra. Aggiungo che io avevo sug­gerito a Stella - con molta leggerezza - di sposare Tommaso, ingannandolo. Mostruoso!... Lo riconosco. Mia madre infatti...

mamma varòn    (a Rudi) È al corrente?

rudi    Certo. È lei che si oppone al matrimonio.

mamma varòn    Vendicativa?

rudi    (scusandola) Malata. Preferisce le soluzioni oneste.

marco Mio padre è tutt'altro che ricco, ma farà ogni sforzo per ve­nirvi incontro, quando nascerà il bambino.

mamma varòn    Capisco. (Una pausa) E l'onore?

marco   Prego?

mamma varòn    Resta l'onore.

rudi    A chi?

marco    Papà...

rudi Eh, no, scusa, vorrei chiarirla 'sta faccenda!... Non l'ho mai capita bene. A chi resta l'onore, signor Generale?

generale    (alzandosi) In guerra, ai vinti.

rudi    Perché?

generale    Perché i vincitori hanno di meglio.

rudi   E in pace?

generale    In pace è la stessa cosa.

rudi  Quand'è così... (A Mamma Varòn, come se dicesse "tenete-velo pure") Senza rimpianti. (Torna a sedersi. Il Generale fa altrettanto)

mamma varòn    Perché volete togliercelo, allora?

marco    Noi?! Al contrario...

mamma varòn    (alzandosi) Sapesse cosa significa l'onore, per me!

marco    Appunto...

mamma varòn    In questa casa!

marco     Lo so...

mamma varòn    (indicando il ritratto) Ho sposato mio marito senza

passione, per forza... (A Marco) Come suggeriva lei a Stella!

marco    Non più, signora, non più!...

mamma varòn    "Col tempo - mi dicevo - conoscendolo meglio...". (Sarcastica) Sì! Era un uomo d'onore, lui!... Un ufficia­le. Non faceva in tempo a posare il berretto in anticamera, che la Patria sì metteva a chiamarlo. Spagna! Africa! Grecia!... Pare­va di star in cucina con un cameriere, quando la padrona ha i ner­vi e suona il campanello.

generale    Adele!

mamma varòn Ero giovane, graziosa. Sono arrivata ad augurarmi che mi lasciasse libera... Niente! Manco una scalfittura. Allora cambio idea. Decido di aspettarlo, "Avremo vissuto a rovescio" mi dico "lontani da giovani, felici da vecchi...". Due anni dopo, muore.

marco   Signora...

mamma varòn Discorsi, fanfare, medaglia. Io naturalmente non riesco a piangere. L'odiavo troppo, ormai!... Il mio contegno vie­ne scambiato per coraggio e mi assegnano questo appartamento. Gratis.

marco   Era già qualcosa...

mamma varòn No! Ci tenevano, alla mia disgrazia! Guai, se cerca­vo di uscirne!... Tutto il quartiere a divertirsi, a far quattrini, l'a­more... Io qua, a custodire il ritratto! Mi regalano un orticello... Il macellaio si offende se fingo di pagare... (Cupa) E alla fine, mi spediscono i bambini.

rudi    Quali bambini?

mamma varòn I loro. Con la scusa di farmi compagnia... Non hanno colpa, poveri piccoli, s'io li detesto. Ma certe volle, quan­do sono obbligata a far loro il bagnetto, e l'acqua è abbastanza alta... Delle tentazioni, sapesse! Delle tentazioni!...

marco   Via allora...

mamma varòn Allora niente! Mi vestono, mi nutrono, mi alloggia­no! Sono diventata "Mamma Varòn", capisce? Io!.... Metto pa­ce tra gli sposi, io che non ho dormito col mio due notti di segui­to! Do consigli alle ragazze, io che non ho saputo allevare la mia!... Mi spiace, signor Laurino. "Mamma Varòn" non può permettersi il lusso di uno scandalo.

marco    Cosa vuol dire?

mamma varòn   La miglior cosa, per Stella, è di sposare Tommaso!

stella   (stupefatta, felice) Mamma?!...

mamma varòn Quanto a sua madre, signor Laurino... (A Rudi) A sua moglie... Ditele ch'io la penso come lei. Ma spiegatele anche - è una donna, capirà - che per l'onore vero, l'onore sino in fondo, noi - come dire? - noi... Non abbiamo i mezzi!

(Stella si butta fra le braccia della madre. Marco si è alzato di scatto. Il Generale è a bocca aperta. Rudi si riscuote per primo e si mette a ridere. Ride senza voce, piegandosi in due)

marco    Papà...

rudi (senza smettere) Non arrabbiarti figliolo... L'idea era tua. Ti stanno dando ragione.

marco Non voglio aver ragione!... Qui non si tratta più di me o di mia madre. Tommaso era un amico. Gli volevo bene.

mamma varòn    (indicando Stella) Gliene vorrà anche lei.

marco (sarcastico) Ma la guardi!... Correva al matrimonio come un gattino alla ciotola del latte. Cieca, seguendo l'odore!... Le sembra capace di amare qualcuno?

(Invece della madre risponde Stella, improvvisamente cupa, gli occhi bassi)

stella   Ancora no.

marco    (c.s.) E quando, Stella? Domani? Fra un anno?

stella   Quando sarò vecchia.

marco Aspetterà un pezzo, povero Tommaso!

(Mamma Varòn corre dalla figlia, ('abbraccia)

mamma varòn  Non dargli retta!... Sapessi cosa conta, un uomo tuo! Gli sarai grata d'avere un corpo, gli vorrai bene solo perché c'è... Non tutt'a un tratto, naturalmente! A poco a poco... La tua vicina ch'è rimasta sola... Il suo passo per le scale, una sera...

(Mentre parla, la luce è andata concentrandosi in un angolo dei proscenio, attorno a due sedie e un tavolino. Entra Tommaso, co­me Stella immagina che farà tra molti anni. Stella fissa Tommaso, oltre la spalla della madre)

stella    (piano) Com'è cambiato, mamma.

mamma varòn   Gli anni passano.

stella    Non ha nessuna voglia di parlarmi.

mamma varòn    Sarà stanco.

stella    Cosa gli dirò?

mamma varòn Quello che senti. Coraggio. (Stella fa un passo. Si ferma. Chiama)

stella Tommaso. (Tommaso risponde senza alzare gli occhi, infastidito)

tommaso   Che c'è?

stella    (voltandosi) È un bel villano, mamma!

mamma varòn (dolcemente) No, figliola. È sposato.

 

(Stella si avvicina al tavolo. A voce alta, un po' stonata)

stella Oggi non sono uscita di casa. (Pausa, Tommaso legge) Ho appeso le tendine nel bagno e ho ordinato la cera liquida. (Tommaso legge) Ha telefonato Maria Grazia. Suo cognato, sai... Non quello grosso, l'altro... Dice che non c'è più speranza. Lascia tre bambini. (Tommaso legge) Tommaso... (Tommaso abbassa il giornale, irritato)

tommaso    Madonna! Che vuoi?!

stella    Maria Grazia...

tommaso Ho capito! Suo cognato muore e lascia tre bambini! Che dovrei fare? Seguire l'esempio?

stella   Tu non hai tre bambini.

tommaso Appunto!... Non posso. (Si rimette a leggere. Stella lo guarda e osserva dolcemente)

stella Forse non ne hai neppure uno.

(Dal buio, Mamma Varòn esclama allarmata, sottovoce)

mamma varòn Stella, no! Questo no!...

(Tommaso riabbassa il giornale, stupefatto)

tommaso    Si può sapere cosa stai dicendo, adesso?

stella Io potevo benissimo essere incinta di un altro, quando mi hai sposata.

tommaso    E allora?

stella   Il figlio non sarebbe tuo. (Tommaso sospira, paziente)

tommaso Senti, Stella. C'è rimasto poco, al mondo, di cui io mi senta sicuro. Ma per fortuna, la Natura fornisce delle prove, qualche volta. Il giovanotto assomiglia a me!... Su questo non ci sono dubbi!

stella   Nessuno?

tommaso    (gridando) No!

stella Meglio così.

(Tommaso riprende il giornale. Ma ormai è in­nervosito, e non riesce più a leggere. Lo riabbassa)

tommaso E poi, dico, che discorsi idioti!... Perché si deve star lì a...

stella Io odio il silenzio. In casa della mamma, almeno, ci sono le campane.

tommaso    Che campane?

stella Al tramonto, no?...(Sorridendo) Tutte le campane di Venezia sembrano concentrate lì. Forse è il vento. O forse l'ubicazio­ne, chi sa... Certo è un bel fastidio, per la mamma.

(Tommaso alza le spalle, gli occhi al giornale)

tommaso    Era sorda!...

stella   Mia madre? !

tommaso Sì, sì. Negli ultimi tempi, era sorda! O almeno fingeva di esserlo, quando io le parlavo di te.

stella (cominciando a capire) "Negli ultimi tempi?...". "Era?...". Significa che lei... (Si volta e chiama, angosciata) Mamma!

(Mamma Varòn risponde dall'ombra, sorridendo)

mamma varón    Per forza, figliola. Tra vent'anni...

stella (sgomenta) Oh Dio. Oh Dio. (Si gira di scatto verso il mari­to) Non lasciarmi sola, Tommaso! Ti supplico! Non lasciarmi sola!

tommaso    (sorpreso) Stella..,

stella    È tuo dovere!

tommaso    Che cosa?

stella    L'hai giurato!

tommaso    Io? Dove? A chi?...

stella    Davanti a Dio!

tommaso (con gesto di sollievo) Ah!... Credevo parlassi sul serio.

(Stella gli si inginocchia accanto)

stella   Non puoi abbandonarmi!

tommaso   (distogliendo lo sguardo) Lo so. E troppo tardi,

stella    (sbiancandosi) Ci hai pensato?!...

tommaso    (quasi fra se) Qualche volta.

stella    Ma sei stato buono, con me. Paziente.

tommaso    (scusandola) Eri giovane...

stella    Anche tu!

tommaso Non del tutto. Io ero anche onesto. (Un silenzio. Poi Tommaso chiede con voce sorda) Perché mi hai sposato, Stella? (Un silenzio. La guarda) Perché?

(Stella lo fissa a lungo. Si direb­be che stia per rispondergli. Invece abbassa gli occhi e dice solo).

stella    Sono stanca. Vorrei dormire.

tommaso (disperato) Avessi lasciato uno spiraglio... Mi sarei con­tentato di aspettare.

stella   (alzandosi) L'hai fatto. Tu non hai nulla da rimproverarti.

tommaso (c.s.) Ma non ho visto niente, Stella! Mai niente! Un filo di luce... Niente! La porta era chiusa!

stella (allontanandosi) Come sono stupidi gli uomini. Si apriva dall'interno. Tommaso!... Sono io, che mi son chiusa fuori.

(Tommaso la segue con lo sguardo. Quando Stella ha quasi rag­giunto l'altra estremità del palcoscenico, balza in piedi, la supera, e si volta verso di lei. Stella alza gli occhi, sorpresa. Si scrutano in silenzio. Poi Tommaso, lentamente, prende la ma.no di lei. Di­ce piano, con pudore, quasi timido, stringendola fra le sue e sorri­dendo appena).

tommaso Lascia ch'io vada a dormire per primo. Così... Quando verrai... Vedrai ch'è ancora possibile, entrare.

(Si stacca a poco a poco da lei, le lascia la mano, ed esce. Stella è rimasta senza fia­to. Si direbbe che fatichi a capire. Finalmente s'illumina di gioia, e fa per slanciarsi dietro al marito).

stella Tommaso!

(Ma in quel momento si ode fortissima la voce di Rudi che grida)

rudi  No!... (Mentre la luce rischiara di nuovo tutta la scena. Stella si ferma e si volta. Rudi è fuori di se) Basta!... Basta. È ridicolo. Chiacchiere! Fantasie!... (Indica Stella) Se l'immagina lei, che la storia finirà cosi!... No! Non si parla a quel modo, quando si è vecchi! Non si ama a quel modo!... (Gridando) E soprattutto, non si è felici! Sono felice, io?! No!... E allora!

marco Papà...

(Rudi indica il lato del palcoscenico da dove è uscito Tommaso)

rudi Quel cretino!... Ostinato ad amarla a qualsiasi età... Senza pudore, senza orgoglio... (A Stella) Prova a dirgli la verità! Pro­va! E allora vedrai come fila!... No, no! (Si volta) Mi appello a lei, Generale! Fra mutilati...

generale    Perché anche lei?...

rudi    Alla nuca. In aereo.

generale    Al ginocchio. In automobile.

rudi (un po' deluso, guardandogli la gamba) Ah, non è... per fatto d'arme?...

generale    (scusandosi) Purtroppo no.

rudi    Vorrei egualmente che lei...

generale (cordiale) Ma certo! Con piacere. (Si rivolge a tutti, so­lenne) Difficoltà: pochissime. Tempo d'esecuzione: minimo. Mezzi operativi: adeguati. In altre parole: il bambino... (Fa il ge­sto di spazzare qualcosa con violenza) Via! (Un silenzio)

marco Tipica idea da militare. Far ammazzare degli innocenti per salvare la faccia.

generale    Badi come parla, giovanotto!


marco   Che fa? Mi bombarda?

generale    La prendo a calci!

marco   Con quale gamba?

stella (con un grido d'esasperazione) Ah! Finitela! (Getta con forza un oggetto che teneva in mano ed esce correndo)

mamma varòn Stella! Stella!... (Si volta, esausta) Non ne posso più. Una donna senza difesa...

generale    Ci sono io, Adele.

mamma varòn   Ah! Vali molto.

marco    (sarcastico, sorridente) Come? Gli da del tu?

generale   (imbarazzato) Che c'è di male? Un vecchio amico...

marco    Prima non lo faceva.

mamma varòn   (confusa) Certo! Davanti a...

marco    (ironico) Davanti a Stella!

mamma varòn (scattando) Ah, senta signor Laurino! Che siate proprio voi due, a farci la morale!...

marco   Io?! Per carità. Volevo solo applicarla.

mamma varòn (con forza) Chiami sua madre, allora! Che venga qua, a vedere i risultati! Avanti! La chiami!

(Stella, che è riappar­sa sulla porta, dice con calma)

stella Non c'è bisogno, mamma. Sta arrivando.

(Tutti si voltano esterrefatti verso di lei)

marco   Cosa?!

stella   Le ho telefonato io.

rudi   Gesù! A mia moglie?!

stella Sembrava molto gentile.

(La luce - col tramonto - è an­data a poco a poco attenuandosi, in modo che solo i personaggi - in piedi, immobili, faccia a Stella che sostiene bravamente gli sguardi - sono illuminali uno per uno. Un suono di campane, che si era udito vagamente durante le ultime battute, prende a po­co a poco consistenza, diviene fragoroso, mentre la luce scompa­re del tutto. Il suono raggiunge il massimo d'intensità sulla scena buia - si attenua, scompare. Quando la luce ritorna, è ormai se­ra. In mezzo alla scena, bianca, timida, sotto la luce d'una lampa­da che la sottolinea in modo particolare, sta seduta sul divano Lidia. Alla sua destra stanno il Generale e Rudi. Alla sinistra, Mamma Varòn e Stella. Marco è l'unico in piedi, e passeggia su e giù lungo il proscenio, sotto gli sguardi sospesi degli altri. Final­mente si ferma e si volta),

marco    Dunque.

lidia   Sì, Marco.

marco È molto imbarazzante vederti qua, e ti assicuro che tranne lei... (Indica Stella) ...Nessuno avrebbe osato chiamarti. (Ripren­dendo) Ho mantenuto la promessa, mammà. E non serve a nien­te. C'è qualcosa cui la signora... (Indica Mamma Varòn)... Stel­la, il Generale, tengono più che al dovere...

generale   No!

marco    (gentilmente) Mi lasci dire... È umano.

generale   Io sono un militare!

marco   Appunto. Non la riguarda.

generale    Grazie.

marco    Prego. (Alla madre, riprendendo) Più del dovere - dicevo - più di tutto. Loro vorrebbero... Come si fa a spiegarlo?... (Sorride, scusandoli) Esser felici!

lidia   (con semplicità) Ma è la stessa cosa.

marco    Lo dici tu!... Se la ragazza non sposa subito, ne soffrono lei, sua madre, il Generale... Le nostre azioni non sono buone o cattive, mammà. Dipende dai risultati.

lidia    Marco...

marco    (irritandosi) Lo so, che non lo credi! Ma è così!

(Rudi lo ferma con un gesto)

rudi   Lascia stare, figliolo!... Ci penso io. (Alla moglie) Lidia, quando tuo padre faceva il giro dei suoi malati, non ti portava con sé.

lidia     No...

rudi Ma certe volte, il mattino, veniva a prenderti a scuola. E se gli restava ancora qualche visita - da noi, per esempio, in cam­pagna - lasciava che tu lo aspettassi fuori, nella vettura aperta, all'ombra di un albero o di un muro. (Con struggimento) Bene. Tu sei ancora là. Io non ho mai cessato di amare quella ragazza. Solo che... Con gli anni... di tanto in tanto... Lei ha cambiato nome.

marco   Papà?

rudi (a Lidia, disperato) È per restare fedele a quella immagine, ch'io ti sono mancato.

marco   Ma cosa dici?!

rudi   (c.s.) Tu l'hai tradita. Non io.

marco    Basta, papà! Che c'entra, adesso?!...

rudi (con forza) C'entra, c'entra!... (Indica Stella) Se Tommaso tiene tanto a sposarsela... Che provi! L'inganno di oggi è niente, di fronte a quello che lo aspetta!

marco    Non badargli, mammà!

lidia    (sorpresa) Tommaso?!

marco    Sì.

lidia    Non è certo il tuo...

marco    Sì, mammà. Proprio lui.

(Lidia s'illumina tutta)

lidia Ma allora... (Porta le mani alla faccia, coprendosi la bocca, gli occhi ridenti. Sussulta senza voce)

rudi    Gesù un attacco! Ora ci lascia.

lidia Scusatemi... Sono i nervi che...

(Mamma Varòn e Stella si avvicinano)

mamma varòn    Vuole qualcosa, signora?

stella    Un liquore?

lidia   No, no!... Niente!...

mamma varòn    (a Stella) Telefona al bar! Svelta!

lidia La prego! Non si disturbino! (Ma Stella è già corsa via). Com'è possibile... che non sia venuto in mente?... A nessuno?...

mamma varòn    Che cosa?


lidia (a Marco, eccitata) L'ho incontrato un mese fa... Mi viene incontro, saluta... Non invecchia, sai?

(La faccia di Marco comincia a chiudersi, ostile)

marco   E allora?

lidia    (con forza) Ditegli la verità!

rudi   Lidia...

lidia (con slancio) Lo conosco bene, Rudi!... Se Tommaso ama la ragazza, non si tira indietro!

(Marco allunga la mano, cercando di dominarsi)

marco    Sei stanca, mammà. Torniamo a casa.

lidia    (ostinata) Signora Varòn...

marco   Tu ricordi un bambino che non c'è più.

lidia   Ma gli occhi...

marco (scattando) Ah, no, eh! Basta con le "acque limpide"!... Ne ho fin qua. Chi credi che sia, Tommaso? Un uomo come gli altri. Pieno di rancori, d'invidie. Non ha perdonato me!... (Indi­ca Stella che è rientrata) Figuriamoci lei.

lidia    (sorpresa) Gli hai parlato?!

marco    (distoglie lo sguardo) Sì.

stella   (che non capisce) Di che cosa?

marco (leggero, sorridente) Niente, Stella!... Sciocchezze. Due esaltati che si buttano alla campagna, l'ultimo anno di guerra, ar­mati d'uno schioppo e un coltello da cucina. I fascisti li acchiap­pano, e li mettono sotto chiave. Che fa un ragazzo, in quelle cir­costanze? Trema. Ha paura. Ho corrotto la sentinella e son scappato.

rudi   (ironico) Da solo.

marco (con forza) Da solo, d'accordo!... Ma mica l'han fucilato, lui! E allora?... Son passati mille anni! (Indica la vedova) Chiedi a "Mamma Varòn" come avvizzisce presto, l'eroismo!

generale    Signor Laurino...

marco (prevenendolo) Senza offesa, Generale. Lei sa che non la ri­guarda. (Stancamente) Andiamo, su. Qua non sanno che farsene di noi. Papà è troppo vecchio, e tu stai nella luna. (Si ode il cam­panello d'ingresso)

mamma varòn (gridando) Avanti! (A Lidia) Perché non restate an­cora un minuto? Saranno quelli del bar... (Lidia rifiuta con un cenno, alzandosi)

lidia   Grazie.

mamma varòn Non le abbiamo offerto nulla... (Ma le parole le muoiono in gola. Sotto l'arcata è comparso Tommaso. Ha in ma-no un mazzo di fiori. Si ferma stupefatto a guardare gli ospiti, che fanno altrettanto guardando lui)

stella Oh Dio.

(Lidia si volta di scatto verso Marco, eccitata, quasi felice)

lidia Ora sì, eh!... Ora dovete!... (Si avvicina al giovanotto sorri­dente, confusa) Tommaso... (Non trova le parole. Gli prende i fiori di mano. A Stella) Guardi che bei fiori le ha portato, signori­na! (A Tommaso) Eh? Sono per Stella?

tommaso   Sì.

lidia (a Stella) Cosa le dicevo, io?... (A Tommaso) So che ti sor­prende trovarci qui. Ma tu hai fiducia in me. Un tempo mi volevi bene.

tommaso   Sì.

lidia   Allora ti prego: lascia che sia Marco a spiegarti. Noi aspetteremo di là, guarda... tutti assieme.

rudi Ma è ridicolo, scusa! (Lidia si volta) Che facciamo, di là? Un coro? (Arrendendosi) Va bene, va bene. Come vuoi.

generale    (indicando la porta) Prego.

rudi (a Marco) Sii cauto, figliolo. In fin dei conti, si tratta sempre di parole.

marco (fissando Tommaso) Stai tranquillo, papà.

 

(Escono tutti, tranne Marco e Tommaso. La porta viene chiusa).

tommaso   Allora?

marco   Hai fretta?

tommaso    (riflettendo) No.

marco    Come mai?

tommaso    Ho un senso d'oppressione, d'angoscia. Vorrei respirare.

marco    Rimandiamo.

tommaso Appena avrai aperto bocca mi troverò in un'altra vita. Vorrei ricordarmi bene com'era questa.

marco    (sorridendo) Non esagerare, Tommaso.

tommaso    Ti hanno raccomandato di essere cauto...

marco (con slancio) Non ce n'era bisogno! Io sono con te!(Tom­maso lo fissa) Da sempre. Un giorno mi sono comprato una ma­glietta blu, con le maniche corte, che a me stava malissimo, solo perché tu ne avevi una uguale. Ho sempre girato, per così dire, dalla parte altrui... Dalla parte bianca.

tommaso   Che significa?

marco ...Cercavo d'assomigliarti come uno può cercare di rinasce­re!.... (Lo fissa) Non mi credi.

tommaso   No.

marco   Meglio. Finirai per farmi sentire innocente.

tommaso   (guardandolo) Sembra impossibile che siamo stati amici.

marco    Negherai anche quello.

tommaso    Io? Perché?... Sarebbe stupido.

marco (sorpreso) Davvero?... Dio, se potessi spiegare... (Con for­za) L'incidente era stupido! Ammettilo! Non giustificava il tuo accanimento!

tommaso   Cosa devi dirmi?

marco    Eh?

tommaso   Cosa devi dirmi?

marco Ah, no, ti prego! Prima hai chiesto tu un po' di respiro. Ora tocca a me.

tommaso (infastidito) Ma a che scopo? Eravamo amici, non lo sia­mo più. Tutto qua. Crudele, da parte mia? Eccessivo?... Tanto peggio. Chi vuol bene perdona. Si vede che non ti volevo bene.

marco   (gridando) Non è vero!

tommaso Ti ammiravo. Hai un certo fascino, piaci alle ragazze... Eri ricco... Non sono mica così "bianco", sai. Il danaro m'incan­ta. Tu l'avevi. Eri un Dio.

marco   Tutto qua?

tommaso   C'era la giovinezza, il bisogno d'un amico...

marco    Nient'altro?

tommaso   E poi eri divertente. Nessuno te lo nega.

marco    Abbiamo fatto delle risate, assieme.

tommaso Certo!... Mi vergogno a dirlo, ma quando morì... Come si chiamava? Stava in classe con noi...

marco    Biancale?

tommaso Biancale!... Bravo. (Comincia a ridere) C'incaricarono di portare le condoglianze alla famiglia, ricordi?... Arrivammo fino al pianerottolo...

marco   (cominciando anche lui a ridere) Gesù!...

tommaso   (ridendo) Cosa ci prese?...

marco    (ridendo) Un attacco isterico!...

tommaso   (c.s.) E sì che gli volevamo bene...

marco    (c.s.) Certo...

tommaso   (c.s.) Poi quella aprì la porta...

marco     (c.s.)Già!...

tommaso (c.s.) E ci trovò seduti sulle scale, che ridevamo fino alle lacrime...

marco   (c.s.) È vero, è vero!...

tommaso    (c.s.) Che vergogna!...

marco   (c.s.) Io non riuscivo a frenarmi...

tommaso (c.s.) Neanch'io...

(Ridono tutti e due. Marco pensa di approfittarne, o forse s'illude che la pace è fatta. Dice affannoso, con calore)

marco Ascolta, Tommaso. Io vivo a Roma, come sai, e me la cavo bene. Ma... niente di definito, eh, niente di... molto chiaro. Se noi ci mettessimo assieme!... Con tutte ie conoscenze che ho, po­trei fare la tua fortuna!...

tommaso   Perché?

marco    (preso in contropiede) Ma perché... siamo amici.

tommaso   Ti bastano due risate, eh?

marco   Io credevo...

tommaso Come quando facevi la corte alle ragazze. "Se riesco a farle ridere - dicevi - ci stanno!".

marco    Che c'entra...

tommaso Anch'io voglio darti credito. Forse è vero che cercavi di assomigliarmi. Senza un soldo, meno intelligente di te, avevo pe­rò una qualità che non ti dava pace: ero "un altro". Da quel la­dro che sei, vorresti rubare tutto al prossimo, perfino le sue virtù. Lo dico senza astio, sai. Anzi, con una certa tenerezza. Poiché una dote vera ce l'hai, e mi fa molta pena: tu non ti piaci. Di au­tentico, in te, non c'è che l'odio per te stesso. È già molto, eh. Ma la gente diffida di chi non si ama. Per questo non avrai amici, e nessuno ti vorrà realmente bene, tranne tua madre che però ti rompe le scatole come un rimorso. Gli altri, uomini e donne, po­tranno cascarci, essere affascinati da te, innamorarsi di te, ma una volta spenta la passione, se ne vergogneranno e te ne serbe­ranno rancore. Così, di successo in successo, finirai solo. E senza nemmeno la pietà altrui, poiché crederanno che sei stato tu a vo­lerlo. (Marco chiede piano, sordamente)

marco      E tu?

tommaso    Io sono un mediocre. È diverso.

marco   Ah, sì? Allora ascolta, mediocre, come ti vogliono bene...

tommaso    Ci siamo.

marco    (incalzante) Hai paura?

tommaso    Sì.

marco (scattando) L'hai voluto tu! Bastava niente, un minimo di comprensione...

tommaso    Vuoi dire "compromesso",

marco   Anche! I rapporti umani sono fatti anche di quello!

tommaso    Chiedilo a tua madre.

marco Bravo! Hai scelto giusto! Vi assomigliate! Duri, ostinati, senza pietà... Ma quando si è così, bisogna avere coraggio! Non potete permettervi il lusso di tremare. Mia madre, ancora... È una donna. Ma tu!

tommaso    Avanti.

marco (spiegando rapido, cattivo) Stella ti ha piantato perché era cascata nelle braccia di un vecchio, e precisamente in quelle di mio padre. No! Non ho finito!... È rimasta incinta. Senza sapere che si trattasse di te, le suggerisco di riacchiappare il fidanzato e di sposarselo in fretta. Ha accettato subito, sai. Subito, manco le avessi chiesto di andarmi a comprare il giornale... Aspetta! Ve­niamo qui a riparare, e sai chi si oppone? Stella. Trova che ormai le cose vanno benissimo così, e che non c'è nessun motivo di far marcia indietro, visto che tu l'hai bevuta. Come ti suona, adesso, il suo nome? Meglio del mio? Eh? Stella, Stella, Stella!...

tommaso    (urla, disperato) Stella!

marco Bravo, chiedile un parere. Ne vale la pena. (Entra Stella) Eccola. (A Tommaso) Mi spiace vederti soffrire. Ma almeno que­sto, in comune, adesso ce l'abbiamo. (Esce)

stella Cosa voleva dire? (Tommaso non risponde, limitandosi a fissarla in silenzio. Stella sospira) Oh, Dio! Tommaso!... Ti pre­go... Eri più bello da vecchio.

tommaso    Come?

stella (spiegando) Ho provato a immaginare la nostra vita in co­mune. Un giorno m'avresti perdonata, e ci saremmo amati sul mio letto di morte... (Si confonde) No, prima... (Spazientita) Be', insomma, sarebbe finita bene!

tommaso    Mi chiedo se tu non sia pazza.

stella      Io?

tommaso    Ti sei comportata come una puttana.

stella    Ma lo sono, Tommaso!.., Non sarebbe carino, da parte mia, comportarmi diversamente.

tommaso   Un vecchio!...

stella Oh, basta! I vecchi, i giovani!... Che differenza c'è, per chi non li vede? Io non li vedo, Tommaso, ti giuro! Neanche adesso, neanche te... Vorrei... Ecco. Questo sì.

tommaso   Vorresti?...

stella Ricordi quando si litigava, e io mi mettevo a piangere? Pos­so piangere a comando, eh, in qualsiasi momento. Ma oggi sono sincera. Vorrei tirar fuori un grido lungo... Lungo come un col­tello che mi tagliasse in due per vedere cosa c'è dentro... E invece niente. Manco una lacrima, manco una goccia. Credimi. Tommaso, non è per cattiveria. Ma perché sono vuota. (Si guarda il ven­tre, e aggiunge in un soffio, angosciata) Mi chiedo se mio figlio non avrà paura, lì dentro.

tommaso    Io, ho paura.

stella    Di che? Non mi vedrai più.

tommaso   Ti pare che basti.

stella Ma cosa dovrei fare. Santo Cielo?!... Se la colpa non fosse mia?!... (Prevenendolo) Non di quel che è successo, eh!... Del fatto ch'io sono... così cieca. Forse, se qualcuno facesse un ge­sto, una cosa... abbastanza grandi... Potrei vederlo, potrei gri­dare...

tommaso E allora? (Stella si stringe nelle spalle con pudore, quasi vergognandosi)

stella    Gli vorrei bene.

tommaso  Tu?! (Stella lo guarda avvilita. Tommaso sì avvia) Addio, Stella.

stella   Tommaso!

tommaso    (fermandosi) Sì?

stella  Aspetta un minuto. In fondo è la prima volta che siamo soli.

tommaso    Ci sono cinque persone, nell'altra stanza,

stfxla    Appunto...

tommaso   E siamo stati soli tante volte.

stella Ma non così!... Dammi ancora un minuto. Io credevo che ti saresti messo ad urlare, che m'avresti presa a schiaffi... E inve­ce sei lì tranquillo, così... Soffri molto?

tommaso      Sì.

stella    Per me?

tommaso     Sì.

stella (con slancio) Ecco, vedi?... Basta questo a renderti simpati­co! (Prevenendolo) Lo so, lo so. Ho detto un'altra stupidaggi­ne!... Ma è vero! Se in questo momento dovessi correre da qual­cuno per raccontargli tutto il male che ti ho fatto e chiedergli con­siglio... Verrei da te.

tommaso    Perché mi hai ingannato, Stella?

stella    Non lo so.

tommaso    Ti piaceva quell'altro?

stella    No!... Era divertente.

tommaso    "Divertente".

stella Mi faceva sentir libera, leggera... Con te, è come entrare al buio in una stanza piena di mobili. Non fai un passo, che ti arriva uno spigolo negli stinchi.

(Tommaso le si avvicina),

tommaso    Ero noioso.

stella     No...

tommaso    Pesante.

stella   Qualche volta...

tommaso   Non sapevo farti ridere.

stella    Sì, ma... non apposta.

tommaso   E sai perché?

stella    Perché è il tuo carattere...

tommaso No. Perché ti amavo.

(Stella lo fissa, poi gira di scatto la testa. Dice piano).

stella    Vai via, Tommaso.

tommaso (incalzante, disperato) Ogni goffaggine, ogni silenzio, perfino l'impazienza di separarmi da Le, certe volte, erano dovute a quello. Avevo un tal bisogno di pensare a te, che anche la tua presenza disturbava... Mi allontanavo, ed ero felice.

stella   Ammetti che non è allegro...

tommaso   E chi ti ha detto, stupida, che la felicità sia allegra?!

stella      di solito...

tommaso (indicando la porta) Per quel vecchio, forse! Alla sua età si è liberi!... Ma io, sposando te, mi assumevo anche gli anni a venire, i figli che avremmo avuto, la tua vecchiaia, la mia... Ti pare che si possa ridere, con tutta questa roba sulle spalle?

stella    Ora sei libero.

tommaso (incalzante) Potessi capire, almeno! Trovarci un senso!... Mi odiavi?

stella    No.

tommaso   Volevi vendicarti di qualcosa?

stella     No.

tommaso   Ti ha offerto del denaro?

stella    Rudi?... Non lo conosci.

tommaso    E allora?!

stella     Non lo so.

tommaso   (gridando) Ma io devo saperlo, per decidere!

stella Hai già deciso.

(Tommaso appare improvvisamente stanco, esausto).

tommaso No. Lo faccio adesso. (La fissa) Quando t'ho incontrata, eri giovane, eri sana, eri intatta... Ora sei vecchia, e guasta. Come potrei amarti meno?... Io ti sposo. (Stella si porta le mani alla faccia. I muscoli le si irrigidiscono. Trema. E di colpo, quasi sor­prendendola, le esce dal profondo un grido convulso. Sembra una bestia al mattatoio, ed è lei stessa il coltello che la spacca in due "per vedere cosa c'è dentro". Arretra di qualche passo, men­tre Tommaso, spaventato, esclama) Stella... (Lei gli sfugge, Tom­maso la segue) Stella... ti prego... (Stella cade in ginocchio, na­scondendo la faccia. Questa volta arriva anche il pianto. A tor­renti, squassandola tutta, come una massa d'acqua che abbia finalmente rotto la diga, esplodendo. Tommaso le gira intorno, vorrebbe toccarla, esita, allunga la mano e la ritrae. La porta si spalanca e appare Marco. Avanza inquieto, il suo sguardo chiede a Tommaso "Che le hai fatto?". In quel momento la ragazza rialza la testa, si butta contro Tommaso, e gli afferra una mano, coprendola di baci e di lacrime. Marco è impietrito dallo stupore, Tommaso si china sulla ragazza) Basta, Stella... Alzati.

stella (singhiozzando) Non è perché... mi sposi... Ma perché... Ora... Ti vedo!!! (Tommaso ride con tenerezza)

tommaso    Va bene, va bene...

marco   (esterrefatto) La sposi? !

tommaso (senza guardarlo) Sì. (Aiuta Stella ad alzarsi e l'accompa­gna verso il divano) Vieni qua, tesoro... Vieni.

marco (scattando) Ma è grottesco! Non potreste mai vivere a Venezia, dopo quel che è successo! Vi rideranno dietro!

tommaso (c.s.) Lo fanno già. (A Stella) Siediti, cara. Da brava... Così. Ora ti metto un po' di musica, eh? Va bene?

marco   Tommaso!

tommaso (c.s.) Un momento, Marco, un momento. (Avvia il grammofono. Stella chiama, la faccia nascosta fra le mani)

stella   Tommaso.

tommaso (premuroso) Eccomi, cara. Son qua. Come?... (Si china, mettendo un orecchio davanti alla bocca di lei. Ride) No, tesoro. Stai tranquilla... Non cambio idea. Aspetta. (Siede a sua volta sul divano, sdraiandosi un po' all'indietro, mentre Stella si rannic­chia di traverso e appoggia il capo contro il petto di lui, gli occhi chiusi)... Ecco, così. (L'accarezza, e riprende a voce alta, rivolto a Marco che sia ora alle sue spalle, ma senza voltarsi, gli occhi fissi al soffitto) Sai. Marco. Può darsi che sia questo calore, a in­debolirmi. Ma io comincio proprio a pensare di essere stato ingiu­sto. Devo imparare ad aprirmi, Santo Dio, a capire!... Un bricio­lo di indulgenza, un compromesso... Non sono poi la fine del mondo.

marco   Per te, sì. (Tommaso ride, appena appena)

tommaso    Neanche per me... È ancora valido, il tuo invito a Roma?

marco    No.

tommaso (leggero) Peccato. Ora avrei potuto accettarlo. (Di scat­to, Marco fa un passo avanti. Ma subito si ferma, diffidente) Che fai, lì?

marco    Vi guardo.

tommaso Vieni avanti.

(Lentamente, come temesse di cascare in una trappola, Marco fa il giro del divano, e avanza verso Tommaso che, sempre steso supino, ora può vederlo. Si fissano. Poi Tommaso alza il braccio sopra il corpo di Stella e gli tende la mano. Ha il pudore di dare al suo gesto un che di enfatico, di scher­zoso, di sportivo, per togliergli importanza. Lentamente, Marco allunga la propria mano e stringe quella di Tommaso. I due sorri­dono, poi ridono. La risata si fa nervosa, allegra, un po' isterica, come ai tempi del "povero Biancale").


ATTO TERZO

Altana di casa Laurino. Non la vediamo tutta, poiché una piccola parte di essa continua a destra, oltre il palcoscenico. A sinistra la casa. È una bella none d'estate. Una tavola imbandita per quat­tro. Un divano a dondolo, da giardino. Una gran poltrona di vi­mini a schienale alto. Entra Rudi con dei libri sottobraccio. In­dossa una giacca da casa. Ha l'aria un po' trasandata, ma serena.

rudi (solenne) Domato il pungolo dei sensi, tranquillo, studioso. ho scoperto nella rassegnazione una felicità naturale. Ogni età ha il suo equilibrio. Lo spirito non ha limiti, il corpo sì. Immobile il corpo, salpa la nave. Il mio viaggio comincia adesso...

voce di lidia   (dalla casa) Rudi.

rudi   Cara?

voce di lidia    Hanno portato il burro?

rudi   Non ancora.

voce di lidia   Con chi stai parlando?

rudi    Da solo. Mi confido.

voce di lidia    (ridendo) Se ti vede l'architetto...

rudi  Oh! Pensi ai suoi figli, lui, invece di spiare sulle terrazze degli altri! (Verso destra, ad alta voce) Chiaro e tondo, architetto! (Al pubblico) L'architetto non c'è. Ma io gli direi così, se osasse. E invece niente. Mai. Non s'affaccia mai!... E sì che qui si vive, per­dio, si parla, andiamo, veniamo... Come non ci fossimo!... Chis­sà cosa si crede di essere, per quei quattro cubi di cemento che hanno anche rovinato, tra l'altro, il volto storico di Venezia...(Verso destra, gridando) Se li vada a costruire a Mestre. i suoi casermoni! A Milano, a New York, a Rio... (Alla parola "Rio" s'interrompe, pensoso. Chiama) Lidia!

voce di lidia    Sì?

rudi    Dove sta, l'architetto?

voce di lidia    Non saprei.

rudi    (al pubblico) Sarà in viaggio. Lui fa così. Intasca, e viaggia. (Verso destra, con fiera ironia). Va', caro, va', va'... Io resto! (Apre un libro. Ma subito lo riabbassa, chiedendo) Quanti anni ha, il minore?

voce di lidia    Come?

rudi  Il più giovane, là... dei figli... (Accenna col mento verso la casa dell'architetto)

voce di lidia    Diciannove, credo.

rudi Diciannove!... (A!pubblico) Ed è fidanzato!... Io ormai ve­do le cose con indulgenza, grazie a Dio, con distacco. Ma insom-ma... le vedo! Non fanno niente di male, eh. Lui suona - il flau­to, questione di gusti - e lei... (nervoso) lei ascolta, che deve fa­re? (Con slancio) Ma la gioia, d'esserne fuori!... I giovani là, e io qua. Finiti il chiasso, le battaglie, le ansie... La pace! Gesù. È perfino troppo bello. (Torna al suo libro. Entra Lidia con dei fio­ri per il tavolo da pranzo. Per tutta la scena seguente sarà affac­cendata nei preparativi, felice, distratta)

lidia Ti rovini gli occhi, caro, a leggere tanto.

(Rudi rialza la testa dal libro che in realtà non legge, tornando al suo ottimismo)

rudi Poi io ho la mia donna, la radio, la Tv... Se vogliamo comu­nicare c'è il telefono... (Si blocca, pensoso). Lidia.

lidia    Sì, caro.

rudi    (angosciato) Non chiama più nessuno, qua!

lidia Chi dovrebbe chiamare, tesoro? Marco ha telegrafato che ar­riva alle otto con Tommaso. Non c'era motivo di confermare.

rudi (scattando) E gli altri, Santo Dio?!... Il mondo è pieno, di gente! Miliardi! Non si fa in tempo a sfamarli!... Ma se ti aspetti una telefonata, un cenno, un sorriso...

lidia   Rudi...

rudi Zitta! (Tende l'orecchio) Zitta...

(Si ode dolcissima, dalla ca­sa dell'architetto, la musica di un flauto)

lidia  Cos'hai, tesoro? (Rudi ascolta) Ti senti male? (Rudi ascolta) Rudi!

rudi    (come risvegliandosi) Eh?

lidia  Cos'hai? (Rudi la guarda fisso, quasi ci mettesse del tempo a riconoscerla. Poi di colpo la stringe a sé, disperato, nasconden­do la faccia contro il corpo di lei, baciandola, accarezzandola)

rudi  Oh! Tienimi stretto, Lidia, amore mio! Mio porto, mia sal­vezza! Tienimi stretto, coprimi le orecchie!

lidia    (stupita) Rudi...

rudi  Cosa ho fatto, per meritarti?... Sono passato su di te come un esercito nemico, bruciando, devastando, distruggendo... E ora che sono esausto, che dovrei morirci di sete, il mio deserto ri­fiorisce - così, un miracolo... Perché, Lidia? Perché non mi hai abbandonato?

lidia    (sorridendo) Perché sono tua moglie.

rudi    Non basta!

lidia    Perché sei mio marito.

rudj    Ma sono anche un pagliaccio! Un bugiardo! Un vile!

lidia    Un uomo.

rudi No! Un vecchio non è un uomo! Si mandano a morire di na­scosto, i vecchi, come gli elefanti!... Sono fiacco, sono molle, so­no sordo... (Con tutt'altro tono, scattando) Sordo un corno! (Grida verso l'invisibile casa dell'architetto) Quando la smette, quell'imbecille?... Basta!

lidia    Ti prego...

rudi Eh, la Madonna! Non se ne può più!... Ti pare decente, che una ragazza sia lasciata sola con un bandito di diciannove anni? Flautista!... Il padre via, e loro là?

lidia    Non fanno niente di male.

rudi    Parole! Va' a vedere. Mica chiudono le finestre, sai.

lidia (sorridendo) Fin che lui suona il flauto, Rudi, si può stare tranquilli. (Rientra in casa)

rudi (calmandosi) Be'... questo è vero. Fin che suona... Ma intan­to scoccia! Esistono altre vite, oltre la loro, altri destini... Cos'è? (Chiede subito, vedendo Lidia rientrare con un piatto)

lidia    Lingua.

rudi   In gelatina?

lidia    Sì.

rudi    Perché la porti tu? Tocca alla serva.

lidia    Ha la febbre.

rudi  Daccapo! O sono in permesso, o è stanca o hanno la febbre. Mi chiedo cosa la paghiamo a fare.

lidia     Rudi...

rudi    La paghiamo, sì o no?

lidia     No.

rudi    Come no?

lidia    È dal mese di marzo che...

rudi (in fretta) Va bene, non insista!... Mica scappiamo. (Polemi­co) Se andasse all'ospedale, anche una serva dovrebbe pagare qualcosa, no? Qui niente. Può aver la febbre gratis. E allora!... (Conciliante) Venderò un po' di terra, va'. Troverò un impiego. (Trasalendo) Oh, Dio!

lidia    Che c'è? (La musica era cessata. Ora riprende)

rudi (sollevato) Niente. Il flauto. S'era interrotto. (Pesca qualcosa da un piatto) Cosa fa, Marco?

lidia    In che senso?

rudi È una fortuna che si sia messo con quel Tommaso. Ragazzo retto.. Idee ampie... Simpatico. Peccato che stiano a Roma. Non li vediamo mai.

lidia   Lavorano, e questo mi basta!

rudi Ah, sì, sì, non dico... (Siede sul divano a dondolo) Sono con­tento anche per Stella, poveretta. Se non si sbrigava a sposarsi fi­niva sbandata, quella ragazza. In mano a chi sa chi. Mi spiace so­lo per... (S'interrompe)

lidia    Per?...

rudi    Niente. Divagavo.

lidia    (avvicinandosi) Pensi al bambino.

rudi    Qualche volta.

lidia È stato meglio così, Rudi. Chiamandolo a sé - mi vergogno a dirlo, è crudele - il Signore ha fatto bene. Poteva essere un'ombra, fra loro. Un veleno.

rudi    Forse. (Cordiale) Hai finito?

lidia    Sì.

rudi   Vieni qua.

(Lidia si abbandona sul divano accanto a lui, sospirando).

lidia    Oh!... Finalmente.

rudi   Non devi affaticarti così. Quando hai bisogno di aiuto. ''Ru­di"! grida. E Rudi scatta. (Le passa un braccio attorno alle spal­le) Eh. vecchietta mia! Così è la vita... (Fa oscillare il divano) Dondola, vita!... Dondola, amore... Dondola, dondola... Senti. Sembra che suoni per noi.

lidia    (rovesciando indietro la testa) Già.

rudi   Uno di questi giorni, mi metto a studiar musica.

lidia (sognante) Chi l'avrebbe detto, che tutto s'arrangiava così! Ho creduto davvero che ci saremmo dispersi, lasciati, perduti...

rudi   (canticchiando) "Perduti, perduti"...

lidia  E invece no. All'improvviso, dal nulla...

(Rudi si drizza a metà col busto, l'orecchio teso).

rudi    Senti?

lidia    Cosa?

rudi  (alludendo al flauto) Ha smesso.

(Lidia annuisce vaga, senza dargli importanza).

lidia Sì. (Riprende) Ma in fondo al cuore una speranza l'ho sem­pre avuta, sai. Incerta, nebbiosa... Ma c'era.

rudi Scusa un momento. Do un'occhiata. (Esce a destra, sulla par­te invisibile della terrazza. Lidia continua)

lidia Che senso avrebbero le cose che ci hanno insegnato, se tutto dovesse finire così... Marcio, guasto, infetto? Marco sbaglia a di-re che si giudica dai risultati. Quello che è giusto, e giusto sempre. (Ridacchia) Ma certo contano, i risultati!... Non siamo mica dei santi. (Lentamente, da destra, riappare Rudi. Ha l'aria inebetita, sfatta, sudata, come emergesse da un corpo a corpo. Si ode un campanello dall'interno della casa. Lidia si riscuote, allegra, vol­gendosi a Rudi) Il telefono! Forse son loro... (Lidia esce di corsa. Nel silenzio assoluto che si fa subito dopo, Rudi gira appena lo sguardo, come osservasse il suo mondo per la prima volta. Fa qualche passo, avvicinandosi ai libri. Con un gesto improvviso, li spazza via. Si volta, e spazza via i fiori. Si butta rabbioso sul tavolo, e a gran manate fa volar via piatti e bicchieri, mosso da una furia crescente e disperata. Alla fine si accascia in un angolo, di spalle. Rientra Lidia, festosa) Era Mamma Varòn! Vuol venire a trovarci... (Si ferma, stupefatta, guardandosi attorno. Si avvici­na al marito) Rudi... (Rudi balza in piedi, allontanandosi)

rudi   No!... Basta. Basta. Ce le ho addosso da trent'anni, le tue mani!... Qua. Alla gola.

lidia    (sbiancandosi) Cosa... ti ho fatto?...

rudi    Mi guardi! Azzurri, grigi, bianchi - gli occhi hanno cambiato colore... Ma non si stancano. Mai.

lidia   Rudi...

rudi Ai morti, li chiudono, quando non serve più!... Eppure san­no, ch'è una tortura. Si sbatte in faccia all'imputato, la luce, per farlo confessare!... Bene, Lidia. Mi arrendo anch'io. Con­fesso.

lidia   (sbalordita) Che... cosa?

rudi Di essere un altro. Non quello che t'ha sposata. Un altro. Non quello che legge libri. Un altro. Non aspetto mio figlio, non amo mia moglie, non abito qua! Vivo altrove. (Indica verso de­stra) Perfino in casa sua, guarda! E Dio sa che m'è antipatico, l'architetto!... Dappertutto. Vivo dappertutto. Ma non qua! (Con un gemito) Qua... muoio.

lidia    (con un filo di voce) Per colpa mia.

rudi Sì. M'avessi lasciato una zona d'ombra! Ce l'avrei fatta, a non vedermi. Ma lei no!... Perfetta, implacabile, dolorosa. Marco è fila­to via come un razzo, appena s'è accorto di vivere sotto un faro!

lidia    Marco è cambiato.

rudi   Tanto meglio. Lui arriva, e io parto. Ci guadagni.

lidia Dove vuoi andare?... (Rudi alza le spalle. Poi, di colpo, si mette a piangere, nascondendo la faccia. Lidia gli accorre vicino) Rudi... Amore mio...

(Rudi si copre le orecchie urlando)

rudi    No, bastaa!

lidia    (sgomenta) Ma cosa... Dovrei dirti?...

rudi Che non lo credi neppure tu. Dimmelo, tesoro. Dimmelo, ca­ra. Dimmi che non lo credi, che ci si possa amare tutta la vita!

lidia    (smarrita) Ma io... Ti amo...

rudi (sarcastico) Anch'io. E non perché sono obbligato, eh - uno si sposa e ama, è la legge - no, no. Perché hai sedici anni, tutti i capelli, i denti bianchi... (Le lacrime cominciano a scendere sulle guance di Lidia) Perché non mi hai chiesto di esserti fedele, e non hai sofferto delle mie infedeltà. Perché non ti appartengo, e non debbo quindi vergognarmi, davanti a te, d'essere piccolo, di esse­re... niente!

lidia    (piano, disfatta) Anche se fosse vero, non è colpa tua.

rudi (allontanandosi) D'accordo! Non è colpa mia. Ma io non l'accetto, il ruolo della scimmia! O cambiano le leggi, o miinse­gnano come si fa ad essere un uomo. Un uomo, non un ipocrita. Fino allora... Rifiuto!

(Sulla soglia della casa, appaiono Marco e Tommaso. Si fermano, un po' sorpresi).

marco    (allegro) Papà?... (Rudi continua, senza cambiar tono)

rudi Rifiuto, figliolo, rifiuto! Uomo, sì. Scimmia... Preferisco gli alberi!

(Scosta vigorosamente Marco e Tommaso, e scompare nella casa. Marco lo segue con gli occhi, incerto se essere allarma­to o divertito. Poi si avvicina alla madre che è rimasta immobile, affranta, gli occhi nel vuoto).

lidia    L'ho perduto.

marco   (allegrone) Chi? Papà?

lidia     Sì.

marco Vuoi scherzare. Mica prenderai sul serio un discorso sulle scimmie.

lidia    Non mi perdonerà mai d'avermi sacrificato qualcosa.

marco    Se l'ha fatto, è perché ti voleva bene, no?

lidia   Allora sì. Oggi mi odia.

marco E va bene! D'accordo. Ti odia. Ma io no. Io non ti odio. E allora? Me lo si dà, un bacio?

(Lidia gli getta le braccia al collo, con alando)

lidia   Almeno tu. figliolo! Almeno tu!

marco Certo mammà! (La fa girare, ridendo) Bianco come la ne­ve, forte come un leone! (La madre strilla, ridendo anche lei. Marco la rimette a terra) Là!... Fine del giro. (Le indica Tommaso) Lo conosci, questo signore?

lidia   (confusa) Oh! Mi scusi. Ero così agitata che...

tommaso   (sorridendo) Per carità.

lidia   La trovo bello, elegante. Tutto...

marco    Tutto nuovo!

tommaso    (sorridendo) Si direbbe. Mi dà del "lei"...

lidia (sorpresa) Io? O Gesù! Come mai?... E sì che... (Lo fissa) Tommaso.

tommaso    Prego?

lidia    Sei Tommaso.

tommaso    (stupefatto) Certo...

lidia  Appunto. (Un silenzio. Marco e Tommaso si scambiano un'occhiata. Marco si affretta a riprendere, festoso)

marco    Allora?! Si mangia, o dobbiamo tornarcene alla stazione?

lidia (riscuotendosi) Perdonami, caro!... È colpa mia... (Si affan­na a mettere ordine)

marco (aiutando) Guarda un po' che casino han combinato! Alla loro età!... (Alla madre, scherzoso) Vergogna!

lidia (arrossendo) Marco! Ti prego! (A Tommaso) La cameriera sta poco bene e...

tommaso    Sì, sì, l'abbiamo vista. Stava in camicia da notte.

lidia Appunto... (Si guarda attorno, confusa) Ora prendo uno straccio, e...

marco Vado io! Aspetta! (Entra nella casa, mentre Lidia gli grida dietro)

lidia Nel terzo cassetto. In corridoio! (A Tommaso) Avevo arran­giato tutto così bene..,

tommaso Non si preoccupi, signora. È già a posto. (Raddrizza un vaso) Ecco fatto. Volevamo portarle dei fiori, ma era chiuso.

lidia    (fissandolo) Sembri più alto.

tommaso (ridendo) È il vestito! Marco ha voluto che andassi dal suo sarto.

voce di marco    (dalla casa) Tommaso!

tommaso    Sì?

voce di marco    Dove hai messo il disco?

tommaso    Nella borsa!

lidia    (a Tommaso) E Stella?

tommaso    Stella? Sta bene.

lidia    Non l'hai portata con te.

tommaso   Be', sa. Pensavo che proprio qui...

lidia    Hai ragione, hai ragione... (Con altro tono) Vi siete sposati in fretta.

tommaso      No...

lidia Voglio dire... Avete aspettato molto, ma poi è stato fulmi­neo.

tommaso    Abbiamo deciso così. All'improvviso.

voce di marco    Mamma!

lidia    Caro?

voce di marco   Cosa c'è, nella panca?

lidia Roba di papà, tesoro. Lascia stare. (Tommaso sorride, allu­dendo a Marco)

tommaso    Qualche buffonata. Non invecchia mai,

lidia    Ha sofferto molto per il bambino?

tommaso    Chi? Stella? No, no... Se fosse nato, forse. Ma così...

voce di marco    Siete pronti?

tommaso   Pronti a cosa?

voce di marco   Adesso vedi.

tommaso   Va bene. Pronti!

voce di marco Via, allora!

(Due squilli allegri di orchestra. Poi co­mincia una canzonetta facile facile, leggera, maliziosa, che ricor­da un po' i ritmi del '35. Evoca file di ballerine in frac, sorridenti attorno al divo di cui imitano i passi. È di Gilbert Bécaud e si chiama "Dans ces moments-là". Appare Marco. Ha infilato i guanti in pelle bianca di Rudi, avvolto attorno al collo la sua sciarpa di seta bianca, calzato in testa il suo cilindro. E in mano, facendolo piroettare con una certa grazia per un dilettante, ha un bastone d'ebano dal pomo bianco, che Rudi usava in altri tempi con l'abito da sera. Poche cose, quindi, non un travestimento. Eppure Marco riuscirà senza volerlo - nel breve intervallo del gioco in cui balla e canta - ad evocare il padre, ad essere per un momento il padre, il suo tempo, la sua allegria)

disco "Quand la nuit se promène/ Sans s'occuper de moi/ Alors je pense a elle/ Alors je la revoie..".

marco e tommaso (facendo eco al disco) "Ah! Comme elle était/ Dans ces moments-là!...".

disco "Tout le meilleur du monde/ Elle me le donnait./ Alors, à la seconde/ Où ses yeux se fermaient...".

marco e tommaso (c.s.) "Ah! Comme elle était/ Dans ces moments-là!...".

(Marco gira intorno alla madre, sorridente, buffone. La donna lo segue con gli occhi, immobile, trasognata).

disco "Que reste-t-il d'un auge/ Quand il s'est envolé?/ Trois, quadre plumes blanches/ Sur un grand lit fAné.../ Ah!...".

(Ma i due non arrivano a ripetere il refrain. Lidia si lascia cadere sulla poltrona di vimini. Disperata, raccogliendosi tutta in se stessa. Marco s'interrompe. Dall'interno della casa, la musica continua, sciocca, abbandonata).

marco Mamma!... Cosa c'è, adesso?... Eh?...È per papà?... Ti ho ricordato papà? (La donna tiene la faccia nascosta fra le mani. Marco fa un cenno a Tommaso, che entra in casa a fermare il di­sco) Smettila, su!... Non è dignitoso. (Lidia lo guarda) Certo!... Sei cambiata, mammà. Ti lasci andare.

lidia    Lo scopri adesso.

marco   Cos'è? Un rimprovero?

lidia   Oh...

marco    Colpa tua, se le cose sono arrivate a 'sto punto,

lidia    Mia?

marco Hai messo papà con le spalle al muro, l'hai obbligato a sce­gliere: o un pagliaccio o un vecchio. Possibile che tu non lo capi­sca? Vuol essere libero.

lidia   Da me.

marco Da tutto!... Vuole mentirsi, respirare. E alla tua altezza è difficile. Manca l'aria.

lidia   Vi do fastidio.

marco No! A me no!... Perché sarei tornato, allora? (Mette un gi­nocchio a terra, buffone) Eccomi qua. Giovane, affamato... Me lo si dà, un pezzetto di pane?

lidia   (sorridendo suo malgrado) Certo!...

marco Oh! Finalmente! (Balza in piedi e urla, allegro) Tommaso!... (Annusa fra i piatti) Hmm... Roba fredda, vedo...

lidia   Credevo che tu...

marco Certo, mammà, certo! D'estate... (Prende in mano una bottiglia, esagera la sorpresa) Oh Dio!... E questo cos'è?... Champagne?!

lidia (sorridendo) Sì.

(Marco si volta verso Tommaso che è rientrato).

marco Hai capito? Champagne! (Buffone) Ma allora ditelo, scu­sa! Ditelo, che siete abituati alle orge! Almeno uno si regola... (Butta ridendo la bottiglia a Tommaso) Aprila ! (Prende un piatto e le posate. Alla madre) Ti servo io, eh!

lidia    Quanti giorni rimani?

marco (riempiendo il piatto) Pochi, pochi!... Giusto il tempo di dirti due bugie... Pollo, mammà? Lingua? Arrosto?

tommaso   (versandole da bere) Signora...

marco    (portandole un piatto) Ecco qua. ho messo un po' di tutto...

lidia   (schermendosi) Grazie, figlioli, basta. Pensate a voi.

marco Stai tranquilla! (Addenta qualcosa, strappa la bottiglia dal­le mani di Tommaso) Signori! Prima che la fame riporti mio pa­dre fra noi, io levo alto il bicchiere... (S'interrompe, guardando allarmato verso l'interno della casa) O Gesù!... Sta arrivando la Patria.

(Tommaso e Lidia seguono il suo sguardo. Sulla soglia compare Mamma Varòn).

mamma varòn    (senza sorridere) Buonasera.

lidia    (alzandosi) Signora...

mamma varòn Spero di non disturbare.

(Marco interviene allegro, sfottente).

marco Per carità! Aspettavamo lei. (Alia madre, seccato) Chi glie­lo ha detto, del nostro arrivo?

lidia    Io. (A Mamma Varòn) Si accomodi.

mamma varòn    Grazie.

lidia   Prende qualcosa?

marco    Un goccio di champagne? (Mamma Varòn fa cenno di no)

mamma varón    Io non ho nulla da festeggiare.

marco (allegro) E chi lo sa ? Vuole che non ci sia nel nostro calen­dario una battaglietta, un massacro, di cui proprio oggi ricorre...

lidia    Basta, Marco! (A Mamma Varòn) Un po' di dolce?

mamma varòn Vorrei solo parlare con Tommaso.

(Questa volta Marco interviene brusco)

marco No, signora! Mi dispiace. Siamo venuti qui per trovare mia madre, e non per...

tommaso (interrompendolo) Lascia perdere!... Tanto, prima o poi... (A Mamma Varòn) Dica.

mamma varòn    Dov'è Stella?

tommaso    A Roma.

mamma varòn No! (Sconvolta) Mi ha chiamato questa notte da un aeroporto... Da una stazione... Non so, non ho capito. Piangeva nel telefono... Rideva... Urlava... Dov'è?

 

(Un silenzio, durante il quale Tommaso continua a guardare Mamma Varòn con occhi interrogativi quasi ascoltasse un suono lontano. Poi dice a voce bassa).

tommaso    Non lo so.

mamma varòn    Com'è possibile?!...

tommaso S'era messa in testa che io rimandavo il matrimonio per via del bambino... che non lo volevo più, l'avrei amata meno... E così... Ha fatto in modo che non venisse al mondo.

mamma varòn Lei?!

tommaso (a Lidia, con calore) È stato proprio quel gesto - mi cre­da - a darmi un senso di repulsione!... Altrimenti... (Debole, un po' vile, quasi supplichevole) Vi assicuro... Io... io l'avrei sposata.

mamma varòn    (esterrefatta) Non l'hai sposata?

tommaso    No.

(Mamma Varòn scatta con violenza, incredula).

mamma varòn Ma come?!... Se me l'ha scritto lei!... Me l'ha rac­contato lei! (Fruga nella borsetta) Ah, perdio!... Non sono mica pazza!... Ecco qua... (A Lidia, eccitata) Senta, signora! Senta! (Ha estratto una lettera, legge) "Finalmente, mamma. È accadu­to oggi, all'improvviso. A dir la verità, lo sentivo nell'aria. Mi pa­reva"... (Improvvisamente, Tommaso attacca con voce lontana, a memoria)

tommaso ..."Di essere tornata a casa, quando aprivo le finestre, al mattino, e chiedevo al Cielo un miracolo"...

(Mamma Varòn a poco a poco tace, stupefatta, mentre Marco continua al posto di Tommaso, ma più vivace).

marco "... Bussano alla porta. Apro. È Tommaso..." (La luce si è andata concentrando su di un angolo della terrazza, intorno al divano a dondolo, mentre i personaggi scompaiono nell'ombra, e la voce di Marco continua) "...Oh mamma! Credi a quel che ri scrivo!... Non mi capiterà mai più, mai più, una giornata così felice!".

(Nel cerchio di luce è comparsa Stella, piangendo. Si af­floscia sul divano. Tommaso entra nel cerchio di luce),

tommaso Stella.

 

(La ragazza si affretta a tirarsi su, asciugandosi gli occhi e il naso).

stella   Oh! Scusami. Tommaso.

tommaso (cercando di dominarsi) Ti rendi conto che è esasperante?

stella    Mi ha preso così... D'un tratto.

tommaso    Per che cosa?

stella    Non io so. Forse la nostalgia. Forse...

tommaso   Forse?

stella    (cercando di sorridere) Mi sento un po' sola.

tommaso   Se ti vedo tutti i giorni!

stella   Tu, sì. Ma io...

tommaso   (ironico) Non mi vedi più.

stella   Appena, appena. In una nebbia.

tommaso   Mi rimproveri di essere giovane?

stella    Oh, no! Se tu fossi giovane...

tommaso    Avanti.

stella Non avresti questa smania di godere il tempo perduto. I giovani fanno dei sacrifici. Tu li hai fatti, per me!... È adesso, che hai voglia di divertirti. È adesso che invecchi.

tommaso   E ha il coraggio di dirmelo! Lei!

stella     Lo so, lo so...

tommaso (scattando) Anche volendo, non avrei potuto sposarti, fi­no ad oggi!... Devo prima crearmi una base...

stella   Perché mi hai fatto venire a Roma?

tommaso Perché ce l'avevo, l'intenzione! E ce l'ho ancora!... Solo, che ho bisogno di mezzi... di lavorare...

stella   (stancamente) Lascia perdere, Tommaso.

tommaso (offeso) Che significa?... Io non lavoro? Marco non lavora?

stella      No.

tommaso   Ah, no?... E cosa facciamo, di grazia?

stella   Molte telefonate.

tommaso    Così! Nell'aria?!

(Stella si alza, esausta).

stella Oh, Tommaso! Basta! Ti prego... Ogni parola che dici mi sembra... il fischio di un treno, lo vado, e tu ritorni. Ora ci stia­mo incrociando. Ma tra un mese, sentirò appena l'eco... E tra due, sarò sola. (Tommaso esclama, supplichevole)

tommaso Perché non mi lasci vivere, Stella? Perché non vuoi avere pazienza? Mi sono allentato, così... La città è bella, la gente faci­le, abbiamo degli amici...

stella   Voi, li avete.

tommaso (scherzoso) Li hai anche tu !... (Sorridendo) Attraverso di me.

stella   E così, per procura, conosco tutta Roma. (Tommaso ride)

tommaso Ecco, vedi? Adesso mi piaci. Quando hai ancora le tue uscite strambe, le tue... Ciò che mi attirava In te. era proprio la leggerezza, una specie di aria... (L'attira a sé) Vien qua, mio pal­loncino. Vieni, cavallo a dondolo. Lasciati coccolare un po', e dimmi che mi perdoni. Io ti perdono.

stella   (sbiancandosi) Che cosa?

tommaso (precipitoso) No, no!... Non parlavo di quello... Ormai è superato.

stella   Ma non lo dimentichi.

tommaso   Sì, invece!

stella (disperata) È stato Marco, a convincermi che non avresti sopportato il bambino!

tommaso   Stella...

stella   Ti giuro!

tommaso (scattando) Non è vero!... L'hai pensato tu. Troppo co­modo, buttargli tutto sulle spalle! Marco mi ha dato i soli mo­menti liberi della mia vita... La sola vacanza!

stella   Questo è vero.

tommaso    (incalzante) C'è qualcosa di male?

stella   No... Se non fosse una vacanza di bambini.

tommaso Oh! Quante storie!... La verità è che tu sei accecata, Stella. Accecata. (Con altro tono) Che ora è? Sono fuori a pranzo.

stella   Tommaso... (Tommaso si china a slacciarsi le scarpe)

tommaso Ti dispiacerebbe cercarmi le scarpe nere? Non so più do­ve le ho ficcate.

stella ...Se io me ne andassi per liberarti di me e del rimorso, ne soffriresti ancora?

(Tommaso alza la testa).

tommaso Eh? (Stella lo guarda in silenzio) Non ho capito, scusa. (Stella tace. Spazientito) E va be', tesoro, come vuoi... (Sorriden­do) Le scarpe. Ti prego.

(Stella esce. Marco entra ne! cerchio di luce, alle spalle di Tommaso che è tornato a chinarsi. In puma di piedi, con una scatola legata da un gran nastro rosa. La batte per gioco sulla testa di Tommaso, che subito si raddrizza, trasa­lendo. Marco gli allunga la scatola sotto il naso).

marco    Per Stella.

(Tommaso prende la scatola).

tommaso Oh! Grazie... Cioccolatini. (Polemico) Così vedrà, quella stupida!...

marco    Che cosa?

tommaso   Niente, niente... Siamo in ritardo?

marco No... (Siede di buonumore, versandosi da bere) Ma siamo nei guai. (Tommaso lo guarda, allarmato). Stella è qui?

tommaso   Sì.

(Marco si sporge un po' in avanti abbassando la voce).

marco    Mamma Varòn. Ha telefonato da Venezia.

tommaso     A te? !

marco Vuol sapere perché non vi siete ancora sposati... Minaccia di tirare in ballo mia madre... Insomma, bisogna calmarla. Devi partecipare il matrimonio.

tommaso    Cosa?!

marco (come recitando) Le carte erano pronte da un pezzo... Un bel mattino sei passato a prendere Stella... E avete concluso tutto. Così, all'improvviso.

tommaso    Io non lo dirò mai.

marco Non tu! Lei. Lo scrive lei, alla madre. Noi l'aiutiamo, (Tommaso io fissa, Marco ride) Tommaso!... Hai intenzione di sposarla, sì o no?

tommaso    Certo.

marco Oh!... Niente te lo impedirà. Dici solo d'averlo già fatto. Tu prendi respiro, e liberi me dalle inchieste familiari.

(Un silenzio. Poi Tommaso distoglie io sguardo, e chiede piano).

tommaso    Marco.

marco     Sì.

tommaso Sono molto cambiato, in questi tempi?

(Marco esita un attimo. Dice allegro).

marco Certo che sei cambiato. Ti sei fatto più umano, più simpati­co, più tollerante... Più... più italiano, ecco! Hai imparato a sor­ridere. Ne avevi bisogno.

tommaso    Credi.

marco   (ridendo) Oh Gesù!... Sembravi un prete.

tommaso    Però mi ammiravi,

marco Per le tue qualità! Quelle restano. Solo... che le hai un po' arrotondate, ecco... le hai rese più gradevoli... Tu stesso ti senti meglio, va'! Sii sincero.

tommaso    Non sempre.

marco    Eh, ci vuol tempo!... Tutto sta a cominciare.

tommaso   Quando, è cominciato?

marco Quando hai perdonato me. Quando hai capito che i giorni dell'ira erano finiti da un pezzo, e che la vita è fatta per sorridere, per capirsi. Nessuno ha l'obbligo di mettere il cilicio, in un mon­do che si diverte, e può pure saltare in aria da un'ora all'altra.

tommaso    Cosa dovrebbe scrivere, Stella?

marco Quello che direbbe se fosse vero: "È stata una sorpresa... Una gioia come questa... Infanzia addio... ".

(Entra Stella, portando le scarpe nere e un abito stirato. Marco tace di colpo).

stella   Le tue scarpe, Tommaso.

tommaso    Grazie.

marco    (allegro, marcato) Buonasera!

stella Buonasera, Marco.

(Si avvicina ai due, si china, mette le scarpe ai piedi di Tommaso. Aggiusta un cuscino, depone con cu­ra l'abito sulla spalliera della sedia, raccoglie i bicchieri sporchi dal tavolo. I due uomini la seguono con lo sguardo, in silenzio. Quando Stella sta per uscire, Tommaso chiama).

tommaso    Stella.

(Stella si ferma, senza voltarsi).

stella     Sì?

tommaso    Fatti vedere.

(Stella si volta).

stella Cosa c'è? (Sorride appena, nervosa. Lei è di faccia alla pla­tea, i due uomini di spalle. A poco a poco la luce si spegne) Eh?... Cosa c'è, Tommaso?... (Si ode ancora la sua voce chiedere, con una risatina inquieta) Tommaso!... Volete spiegarmi?...

(Poi tutto piomba nel buio. Quando la scena si illumina di nuovo completa­mente, Stella è scomparsa. Mamma Varòn, Lidia, e Tommaso, so­no immobili, assorti. Marco si alza, e viene ad accendersi una siga­retta al proscenio. Finalmente Lidia dice con voce sorda).

lidia    Vai via, Tommaso.

tommaso    (riscuotendosi) Io... Perché? Cosa le ho fatto?

lidia   Vai via.

tommaso Senta, signora... Credo d'avere il diritto...

(Marco si affretta a intervenire).

marco Lascia perdere, Tommaso... Vieni... Ti accompagno.

(Cerca di prenderlo per il braccio, ma Tommaso si libera, furioso).

tommaso E piantala, perdio! Sempre 'ste mani addosso!... Voglio sapere di che mi accusa, tua madre!

marco (spingendolo verso la casa) Ma di niente... È nervosa... An­diamo, su... Ti prego...

(Tommaso comincia a gridare mentre Marco lo spinge via).

tommaso Se avessimo avuto a che fare con una santa, vero... capi­rei!... Ma non è proprio il caso, mi sembra!... Io ho fatto molto di più del mio dovere!... Molto, molto, molto di più!

marco (spingendolo) D'accordo, d'accordo... Andiamo...

(Tommaso urla, con un groppo alla gola).

tommaso E non lo dimenticate, questo! (Marco è riuscito a spin­gerlo in casa. Si ode ancora la voce di Tommaso che continua dal­l’interno, allontanandosi) Capito?!... Non lo dimenticate mai!

(La voce si perde. Lidia è chiusa nei suoi pensieri, disfatta, an­nientata. Mamma Varòn è la prima a riaversi).

mamma varòn (a Lidia) Coraggio, su... Coraggio... Non se la prenda. Doveva ben finire così, quella stupida. Domando, io!... Innamorarsi! (Con angoscia, dubitosa) Pur che si rifaccia viva...

lidia    (piano) Ho sbagliato tutto.

mamma varòn Ah, questo può dirlo! La colpa è sua. È stata lei, il primo motore. (Ironica) Cambiare per forza la testa della gen­te!... Chi glielo chiedeva, scusi?... A parte il bambino, sono con­vinta che Stella andava benissimo con un vecchio.

lidia    Sposato.

mamma varòn (spazientita) Oh! Senta!... In casa nostra c'era una zia - brutta, fra l'altro - che ha avuto per quindici anni una re­lazione con un prete. Be'? Dove lo trovava, uno più rispettabi­le?... È stata felicissima. Nessuno ha mai scoperto niente, e quan­do è morta, il Vescovo le ha fatto anche avere una benedizione speciale per la sua "assiduità" alla chiesa. Capirà. C'era andata due volte al giorno, per quindici anni! (Con forza) L'importante è salvare le apparenze, signora mia, per il semplice fatto che die­tro non c'è più niente! Ma lei no. Lei si ostina ad arrampicarsi nel vuoto, ed ecco qua: Marco ha mangiato Tommaso che ha mangiato Stella che mangerà me... Sembra una storia di pesci. E chi sa, forse ci stiamo, sott'acqua. Di aria ne sento poca.

(Com­pare Rudi in vestaglia).

rudi   Ho fame.

mamma varòn Beato lei... Io è da un pezzo che ho lo stomaco in disordine. Non mi va più... Arrivederci, signora. Arrivederla, si­gnor Laurino. (Esce.

Rudi la segue un momento con lo sguardo. Poi, gettando appena un'occhiata ostile alla moglie, si avvicina al tavolo e comincia a piluccare qua e là. Lidia si è girata verso di lui, e lo fusa in silenzio).

rudi  (innervosito, ma evitando gli occhi di lei) Be'? Cosa c'è da guardare?... (Rientra Marco) Oh! Eccolo qua. (Leggero) Dov'è Tommaso?

marco   É andato via.

rudi  (c.s.) Così presto?... Ho sentito una bella canzoncina, poco fa. Perché non la rimetti?

marco     Dopo.

rudi  Dopo che? (Alza la testa e nota che Lidia e Marco si stanno guardando. Un po' offeso) Oh!... Scusate. Forse sono di troppo. Se dovete parlarvi...

(Marco si avvicina al tavolo).

marco Credo di no. (Alla madre) Vero? (Disinvolto) Sono un mo­stro, papa! Degno del fuoco e della pece. Ormai è assodato, e non c'è più niente da dire. (Mangia qualcosa, ed esclama rivolto alla madre, in tono di rimprovero) Ma io ti avevo avvertito, eh! "Non obbligarmi, a guardare dentro di me!... Non obbligarmi!"... Ora abbiamo visto chiaro. (Indicando il piatto del padre) Cos'hai lì?

rudi    Ne vuoi?

marco   Un pozzetto.

rudi  Certo! (Serve il figlio, e intanto gli chiede sottovoce, indican­do Lidia) Si può sapere perché non parla?

marco Mah. (Si volta e dice gentilmente) Vuoi qualcosa, mammà? Eh? Mangia qualcosa. (Lidia tace) Non stare in piedi, almeno. Ti stanchi. Ecco, guarda... La tua poltrona. To'! (Mette la poltrona di vimini al centro della terrazza, volta verso il pubblico. Lidia siede) Oh! Brava. Hai freddo? Vuoi uno scialle?... (Scattando) Mamma!!

rudi    Lasciala stare, figliolo. Non tormentarla.

marco   Potrebbe almeno dire "no", se permetti!

rudi   Lo dice, Marco, lo dice. Sembra che stia zitta. Ma dice "no". Sempre.

(Marco si avvicina alla madre. Dolcemente).

marco    Vuoi che giochiamo a carte assieme?

rudi    (eccitato come un bambino) Io, Marco! Io! Io!

marco (c.s.) Ci mettiamo al tavolino, e facciamo una bella partita, come una volta.

(Lidia scuote appena la testa).

lidia   Grazie.

marco    (a Rudi) Ha detto "grazie".

rudi (specificando) Grazie "no"!... (Corre al tavolino di proscenio) Vieni, vieni. Gioca con me.

marco    (voltandosi) Quanto?

(Rudi tira fuori le carte dal cassetto).

rudi    Quello che vuoi. Purché metti i soldi sul tavolo...

marco    E tu?

rudi   Mettili sul tavolo.

marco    I tuoi soldi, dico.

rudi   Mettili sul tavolo!!... Me li presti tu, no?

marco (con ironica deferenza) Oh, scusa... Non avevo capito. (A Lidia) Gioco con papà, ma in nome tuo, eh. La vincita è tua.

rudi    (mischiando) Dai, dai, Marco... Muoviti. (Marco si avvicina)

marco   Chi fa il mazzo?

rudi   Io.

marco    Perché?

rudi    Perché sono tuo padre.

marco    (sedendosi) Ti pare che basti?

rudi   Alle carte, sì. Taglia. (Marco taglia) Quanto ti giochi?

marco   Diecimila.

rudi (inesorabile) Vedere. (Sospirando, Marco mette mano al por­tafoglio, mentre Rudi distribuisce le carte)

marco Hai capito, mammà? Gioca contro di me, coi soldi miei, e ancora non si fida. (Mette sul tavolo 10.000 lire) To'.

rudi    Io non mi fido di nessuno!

marco   (gioca) Re.

rudi    Mica sono tua madre, sai... Io so vivere. (Gioca) Quattro.

marco    (gioca) Dieci.

rudi Vero che anche lei, per questo... (A voce alta, insolente) Co­me va la salute, Lidia? (A Marco, ma senza abbassare molto la voce) È incredibile, sai, quanto s'è ripresa negli ultimi tempi!... Ginocchia, cuore, pressione... Niente, niente. Tutto a posto.

marco   (gioca) Donna.

rudi Naturalmente la cosa non è definitiva, e c'è sempre la possibi­lità di una ricaduta... (Ferma la mano di Marco) Che fai?

marco   Prendo.

rudi    Con che?

marco   Con l'asso.

rudi   L'asso non prende più.

marco   Da quando?

rudi    Da un mese.

marco    Sei impazzito?

rudi  O insomma! L'ho inventato io, 'sto gioco, sì o no? Cambio le regole come mi pare.

marco   Ma devi dirmelo!

rudi    Te l'ho detto.

marco    Prima!

rudi  Prima o dopo... Marco!... Non essere scorretto... Molla, molla. (Marco lascia la presa, esterrefatto. Con la massima disin­voltura, Rudi riprende a giocare, e intanto osserva, con altro to­no) Sai cosa stavo pensando, figliolo?... Che in via eccezionale -solo per qualche giorno, eh - tu potresti forse invitare...

marco    (deciso) No.

rudi   Cosa no?

(Marco indica Lidia).

marco Lei. A Roma. Non posso, (Alla mamma) Scusa sai, mam­mà!... Ma non è proprio il momento. (Al padre) Parlassi meno! (Gioca)

rudi   Allora invita me.

marco Per quale motivo? (Rudi gli stringe il braccio, infantile, di­sperato)

rudi   Regalami una settimana di respiro, Marco... Una sola... Te ne sarò molto grato, ti giuro... Molto, molto grato...

(Marco lo fissa. Sorride).

marco Se ti comporti bene, farò anche di più.

(Rudi si sporge in avanti, ansioso).

rudi   Cosa?

marco    Ti mando a Rio.

(Rudi si sente mancare, dalia gioia)

rudi Marco?!... O Gesù!... Non stai illudendomi?... Eh?... Sei un tale mascalzone...

marco   Gioca, gioca.

(Rudi butta le carte, balza in piedi).

rudi Ma chi se ne infischia, del gioco!... (In estasi) Mio Dio... fos­se vero... Via di qua... Via di qua... (Si volta verso Lidia e le grida in faccia, all'improvviso) Viaaa! (A Marco) Posso mettere il tuo disco?

marco    Devi prima finir la partita. Stai perdendo.

rudi Appunto, non m'interessa più... Scusa sai!... Ma sono così eccitato... Che non riuscirei... (Entra nella casa)

marco Papà!... Fermati, papà... (Si alza) Ah, perdio... Ogni volta 'sta storia... Possibile che... Torna qui! (Gli vien da ridere) Pa­pà!... Papà!...

(Entra nella casa. Ma la sua voce è già coperta dal­lo scoppio allegro dell'orchestra e dalla canzonetta di Bécaud che risuona di nuovo, leggera, nella notte d'estate. Lidia è rimasta so­la sulla terrazza, seduta nella poltrona di vimini, faccia al pubblico. Immobile, come immobile ha assistito alla partita di carte. La musica si addice poco alla sua figura, smarrita, ora che la luce, molto, molto lentamente, comincia ad andarsene dalla scena rac­cogliendosi tutta nella sua persona. Poi anche le gambe entrano nell'ombra, le mani, il busto. Non resta più che un lumicino sul viso, e alla fine scompare anche quello. La musica sopravvive alla luce per 5, 10 secondi. Quando tutto è di nuovo silenzio, un certo chiarore torna sulla scena. Ma è livido, irreale. La scena stessa è totalmente deserta. Non un tavolo, non una sedia, non un ogget­to. Solo la poltrona di vimini è ancora là, alta, diritta, faccia al pubblico. Vuota. Entra Marco, vestito di scuro. Si ferma ad una estremità della scena, fissando la poltrona. Dopo un attimo entra Rudi, anch'egli vestito di scuro, e si ferma un passo dietro il fi­glio, guardando la poltrona. Mostrano alla platea i loro profili, e immersi in quel chiarore lattiginoso sembrano invecchiati, come le loro voci).

marco    Ricordi, papà?

rudi    Sì.

marco   L'ultima volta che sono stato a casa...

rudi   Lei sedeva lì.

marco   Mi chiedo se in fondo...

rudi No, figliolo, no... Tu non hai colpa.

(Marco gira la testa verso di lui).

marco    Neanche tu.

rudi    Vedeva le cose in un modo solo.

marco   Ed è questo che le ha reso la vita difficile.

rudi    "Difficile"... Sapeva d'essere amata, malgrado tutto.

marco    Credi?

rudi    Senza dubbio.

marco   Ora però sei libero.

rudi    Io?

marco    Puoi correre, viaggiare.

rudi     Sciocchezze. Prima, potevo lasciarla. Ora mi seguirebbe.

marco   Hai ragione.

rudi    Che ne sai, tu?

marco    Ti sto dando ragione.

rudi     Non la vedevi mai.

marco    Senti, papà...

rudi   Oh! Non ho voglia di discutere!... (Si avvicina alla poltrona, la esamina) Dovrò dar via questa roba.

marco    (trasalendo) Cosa?...

rudi    Ha preso l'acqua. Marcisce. (Solleva il cuscino) Guarda qua.

marco (scattando) Lascia stare! (Rudi si volta verso di lui) Rimetti giù quel cuscino.

rudi    (ostile) Perché?

marco Rimetti giù quel cuscino. (Con un gesto di sfida, Rudi lo sbatte a terra. Marco fa un passo avanti) Raccoglilo.

rudi    No. (Marco gli corre addosso, lo afferra per la giacca)

marco    Raccoglilo! Raccoglilo!

rudi    (lottando) Lasciami andare!

(Marco grida, scuotendolo).

marco Papà pagliaccio! Papà buffone! Papà buffone! Papà buf­fone!

rudi    Levati, perdio!

marco Raccogli 'sto cuscino... Raccoglilo... (S'inginocchia, cer­cando di trascinare il padre con sé. Ma Rudi resiste)

rudi Non voglio sentirmi queste mani addosso!... Capito?! (Rie­sce a liberarsi. Indietreggia, ansante)... Mi fanno senso.

(Marco dice esausto, quasi, supplichevole).

marco   Papà...

rudi (piano) Nascondile, Marco. Da' retta a me... Nascondile. (Esce).

(Marco rimane a terra, smarrito, seguendolo con lo sguar­do. Poi gira gli occhi sul cuscino, lo solleva, io pulisce, io rimette a posto. In ginocchio, davanti alla poltrona alta e dritta, sembra davvero ai piedi di una donna seduta. La sua faccia è all'altezza del cuscino. Adagio, con dolcezza, comincia a strofinarvi contro la fronte. E appoggiato a quel modo, come un cane colpevole che affondi il muso nel grembo del padrone, solo il movimento delle spalle, o un gemito che in ogni caso il cuscino soffocherebbe, po­trebbero dirci, mentre il sipario chiude lentissimo, s'egli pianga, o no).