La fattoria Donnegger

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Dramma in tre atti

di Werther  Bellodi

PERSONAGGI

Magda Donnegger

                                                     Hans

                   suoi figli

                                                     Gustav

Willy Hansen

Dr. Herbert Holm

Il Rev. Rittau

Stelzer

Paula Ritter

Ilse, moglie di Hans

Lotte

Gisela

Voci di contadini

Rappresentato dalla Compagnia Sta­bile

del Teatro Pirandello di Roma il 7 giugno 1955.


ATTO PRIMO

(Vasta stanza a terreno di una grossa fattoria bavarese. Lo stile è quello caratteristico delle case di campagna di quelle contrade. Nel fondo,un poco a destra, una gran­de porta dà su uno spiazzo confinante con la strada. Sempre nel fondo, ma a sinistra, una finestra bassa e larga. Sulla parete di sinistra, in primo piano, un ampio camino. Una porta in secondo piano che dà in cucina. A destra,  in secondo piano, apertura da cui, per una scala di legno, si va ai piani superiori. In primo piano una porta che mette nella camera di Gustavo.

Di mattina avanzata. La porta del fondo è spalancata e il sole inonda la stanza di luce. La scena è vuota. Si ode un rumore di piatti e pentole sbattute e quasi subito una voce irata che chiama:  « Lotte! Lotte!»)

Lotte (precipitandosi nella stanza, da sinistra e guar­dando verso la scala) - Comandate padrona!

Voce di Magda -  Cosa  stai  fracassando  in  cucina?

Lotte - Niente padrona. È caduta una pentola sullo sgocciolatoio!

Magda - Non hai ancora imparato ad attaccare le pentole,   bestia?

Lotte - Ma non sono stata io. È stata la signora Ilse! (Sì   sente   un   brontolio   indistinto),

Ilse (appare anch'essa da sinistra. Ha udito la difesa di Lotte e le si avvicina) - Stupida! Racconta anche questo alla vecchia, se credi! (le dà uno schiaffo poi  esce   dalla  porta   centrale).

Lotte (E' sul punto di piangere e si frega la guancia arrossata.    Scende   dalla   scala   Magda)

Magda - Quella è buona soltanto a lamentarsi con suo marito e a fare la vittima! Se avesse dato retta a me, Hans non se la sarebbe portata in casa. Bé, cosa fai tu qui? Non hai da lavorare?

Lotte   -   Vado   subito,   padrona.

Magda - Gustavo è ancora in camera?

Lotte  -  Non  so,  padrona.

Madga - Non sai mai niente. (Chiama) Gustavo!Gu­stavo!  (A Lotte) Apri la porta e guarda se c'è.

Lotte  -   (ubbidisce)   -  Non  c'è.

Magda - È dove sarà andato? Sai almeno se ha mangiato?

Lotte - Mi ha fatto riportare via tutto.

Magda - Benissimo, e io pago profumatamente un dottore perché lo curi. Quando arriva però gli parlo chiaro: o me lo guarisce o se ne va a spasso. Spese inutili in casa Donnegger non se ne fanno. Di là è tutto pronto?

Lotte   -   Tutto,   padrona.

Magda - Bada che fra poco vengono gli uomini.

Lotte - Manca solo da scodellare.

Magda - Ora vengo con la tovaglia. (Lotte esce a si­nistra) .

Madga (va a un armadio, leva un mazzo di chiavi dalla cintola e l'apre. Ne toglie tovaglia e tovaglioli che pone sulla tavola, poi richiude) - Tutto da me devo fare. Sempre tutto da me. Che casa! (Conta i tova-glioli) E anche questi a furia di lavarli non ne pos­sono più.

Ilse (entra dal fondo) - Buon giorno, mamma!

Magda - Buongiorno! (continuando il suo monologo) E con quello che costa ora la roba non c'è proprio da pensare a fare nuovi acquisti,

Ilse - Avete intenzione di far compere, mamma?

Magda - Niente affatto. Dico solo che vi è spreco in questa casa e bisogna mettersi sul serio a fare delle economie. Lotte, vieni a prendere la roba.

Lotte  (entra, prende quanto le porge Magia ed esce).

Magda - La stanza della signorina è a posto?

Ilse - Fino da ieri sera, mamma. (Perfida) E questo per seguire il vostro programma di sana economia.

Magda - La signorina non è una bocca inutile. Viene per Gustavo, mio figlio, tienilo a mente!

Ilse - E io sono la moglie dell'altro vostro figlio. È bene ricordare anche questo. Vorrei sapere a chi al­ludete quando parlate di bocche inutili.

Magda - A quelli che non fanno niente, non producono; si atteggiano a vittime e se possono, seminano discordie.

Ilse - E chi sarebbero?

Magda - Non c'è da andare molto lontano. Sei tu, figlia mia. Tutti in casa lavorano, ma tu niente. Perdi solo il tempo a trastullarti coi tuoi cattivi pensieri. Oltre a tutto hai ricevuto una pessima educazione.

Ilse - Oh in quanto a educazione, l'ho proprio assi­milata qui,  sotto il vostro giogo.

Magda - Se non lo puoi sopportare perché non te ne vai? Saremmo contente tutte due.

Ilse - Lo so. Ma devo sopportare per amore del mio Hans. D'altra parte un giorno sarò io la padrona della fattoria, non  vi pare?

Magda - Fa in modo di guadagnartelo quel premio, se no, la proprietà passerà in altre mani.

Ilse - Hans mi ama, non mi abbandonerà mai.

Magda - Non parlo di lui in questo momento!

Ilse - E di chi, se è lecito? Non penserete di dar moglie a Gustavo. Poveretto, col fiato che gli resta!

Madga - Non ti permetto di parlare così di Gustavo. Ah, mi convinco sempre di più che non sei degna di appartenere ai Donnegger. Le donne di questa famiglia hanno sempre dato tutto  per   aumentare la prosperità della fattoria, ma tu... (fa un gesto di disprezzo) E Gustavo guarirà. Ritornerà forte come prima. Sposerà una brava donna che gli darà dei figli, tante braccia per la nostra terra. Pensa a te piuttosto, una donna senza sangue e per di più sterile.

Ilse - Oh, mamma... voi... voi... (E' soffocata dalla collera e dalle lacrime.  Sale in fretta, le scale).

Magda (dopo una breve pausa) - Almeno a tavola non si farà vedere. (Una violenta scampanellata) Ah, eccoli qua! (Un brusio di voci entra dalla finestra. Ad esso si unisce lo sbattere di piatti e bicchieri. Magda si affaccia un momento e un coro di voci la saluta. Magda risponde) Buongiorno... buongiorno... (Lei  pure  comincia   ad  apparecchiare la   tavola).

Hans  (entra dal fondo seguito dal Dr. Holm e da Willy) -Ecco la nostra tiranna in faccende. (L'abbraccia) Mammaccia!

Magda - Giù le zampe, pessimo soggetto e rispetta tua madre. (Porge la mano al dottore) - Avete visto Gustavo?

Holm - Sì, era con suo fratello e non mi è sembrato per niente tranquillo. Lo stavo appunto dicendo ad Hans.

Hans - Piccole discussioni senza importanza. Pretende di insegnare a me come si deve lavorare la terra.

Magda - E dov'è ora?

Holm - È rimasto fuori ad osservare i braccianti.

Hans - Crepa di invidia perché lui ha sempre poco appetito e non può mangiare quello che gli piace.

Magda - Finiscila Hans. Non voglio sentirti parlare in questo modo! Ah, dottore, credo che vi pren­diate gioco di me. Quel ragazzo non mi sembra sufficientemente curato. Anche stamattina non ha voluto  niente.

Holm - Cara Magda, ricordatevi che Gustavo non ha un semplice raffreddore, ma un'anemia perniciosa e altre complicazioni. D'altra parte è un soggetto così difficile da curare!

Willy - Quando si mangia, signora Magda. Sento un odorino che mi dà le vertigini!

Magda - Vorrei che si aspettasse la signorina che arriva a mezzogiorno e mezzo, ma se non sai resistere, fatti dare  la  tua  porzione  da  Lotte.

Willy - Ah sì, è meglio che approfitti. Mi pare di sve­nire.   (Esce a sinistra).

Hans - Anche questa, per esempio... Scusa mamma, ma che bisogno c'era per Gustavo di una signorina di città. Se voleva divertirsi, ci sono tante brave ra­gazze qua attorno! E tutte sane e robuste!

Magda - Hans! Sai che non amo sentire certi discorsi!

Hans - Ma perché proprio una ragazza di città! Intanto può darsi che non rimanga due giorni di seguito. La nostra non è una vita... come si dice... da signori.

Holm - Ma non viene per fare della villeggiatura. Si tratta di un'ottima ragazza che sarà di aiuto alla casa, ma soprattutto una brava infermiera per Gustavo.

Hans (ironico) - Voi dottore non bastate più?

Holm - Occorre una persona che gli sia sempre vicino, lo sorvegli e soprattutto lo abitui all'idea che è un uomo ammalato, che deve essere paziente ed avere dei riguardi. Queste cose gli devono essere dette da una persona estranea, che gli incuta sog­gezione, altrimenti è inutile. A me non ubbidirebbe mai!

Magda - Ma guarirà, dottore, non è vero? Me l'avete promesso,    ricordate?

Holm - Certo, Magda, guarirà. Ma non è una cosa che si possa prevedere avvenga da un giorno all'altro.

Magda - Inoltre, dottore, mi direte come dobbiamo comportarci con questa donna, sì, questa signorina, perché non si trovi troppo male qui. Se si prende cura di Gustavo bisogna che la ricompensi adeguatamente. E non sarà un grande sacrificio per me, ve l'assicuro.

Holm - Saprà adattarsi benissimo.  È una frontista.

Magda - Già,  me l'hanno detto.

Hans   -   E che vuol dire?

Holm - La vedrete all'atto pratico e capirete senza tanti discorsi.

Gustavo  (entra dal fondo trascinandosi)

Magda (andandogli sollecita incontro) - Cosa ti è sal­tato in mente di uscire da solo?

Gustavo - Perché desideravo essere solo! Non viene mai a te il desiderio di rimanere seduta sul tuo seggiolone a leggere, senza la presenza di seccatori?

Hans  -  Ma sei venuto a litigare con me.

Gustavo - Perché rovini la terra e io non posso soppor­tarlo.

Hans - Lo senti, mamma? E sarei io quello che ali­menta i litigi.

Magda - Ma Gustavo! Tuo fratello non è un princi­piante. Ha vinto diversi concorsi.

Gustavo - Bella roba i concorsi.

Holm - Vuoi che andiamo di là? Potresti sdraiarti un momento.

Gustavo - No, non ne ho voglia. Poi aspetto visite.

Holm - Come credi. Vuol dire che ti visiterò nel po­meriggio.

Magda - Non volete rimanere con noi, dottore?

Holm - Grazie, non posso. Sono atteso a casa. Arrivederci figlioli e cercate di rimanere calmi. (Esce accompagnato da Magda fino sulla porta. La donna ritorna).

Hans - Mamma, dovresti far preparare porzioni più abbondanti a quella gente. Lavorerebbe con più energia.

Gustav - Ma sì, ecco un'altra bella idea. Da quando hai preso moglie sei diventato straordinariamente pro­digo. Credi  anche tu come Ilse che la fattoria sia una miniera inesauribile? Per te ci sarebbe voluto il bastone quando hai commesso la sciocchezza di

condurci  in  casa  quella  donna,

Hans - È già la seconda volta che nomini mia moglie in un tono che non mi piace. Non te lo permetto, hai  capito?

Magda - Nemmeno se ne parlassi io?

Hans - Perché? Che cosa ti ha fatto?

Gustav - Oh guarda! Sei proprio diventato cieco e sordo per non vedere e sentire niente. Le manca di rispetto. Cerca di umiliarla in tutti i modi e pretende di fare la padrona.

Hans - Se le cose stanno così, la punirò io. Perché io solo ho il diritto di farlo. Tu no. Dov'è ora? Ilse! Ilse!

Magda - Lasciala stare. Non è il momento. Ma sono d'accordo con Gustavo. Non era una donna adatta a te.

Hans - Ma io le voglio bene, mamma!

Magda - Può essere, Hans. Gli uomini fanno così pre­sto ad ubriacarsi d'amore! Ma non basta amare una donna, come fai tu, per sposarla. Bisogna sti­marla prima di tutto, credere nelle sue doti, nelle sue capacità, saperla amante della casa, dei propri figlioli...

Gustavo (interrompendola) - E dove se li piglia i fi­glioli?   All'orfanotrofio?

Hans   -   Farabutto!

Magda  (rapida, mettendosi tra i figli) - Hans!

(Sulla porta è apparsa Paula a fianco di Stelzer che porta le valigie. Breve imbarazzo)

Stelzer - Signora Magda, c'è la signorina, che sono andato a prendere alla stazione.

Magda - Ah, buongiorno signorina e benvenuta. Era­vamo proprio in attesa di voi.

Paula - Sono Paula Ritter.

Magda (a Stelzer) - Porta su le valigie, tu. (Stelzer sale a destra. A Paula) Credo che sarete già stata messa al corrente sul compito che dovete svolgere in  questa  casa.

Paula - Sì, signora Donnegger. E spero di poter assol­vere il mio dovere nel migliore dei modi!

Magda - Allora non mi resta che presentarvi i miei figli: Hans il minore e Gustav il maggiore.

Paula (con un leggero sorriso) - Dovrò occuparmi un poco di   voi,  signor Gustavo!

Gustavo (che l'ha sempre, guardata attentamente) - Già. So   tutto   anch'io.

Paula - Ve ne dispiace?

Gustavo - Spero di no.

Magda - Avete fatto un buon viaggio? E quell'orso di Stelzer come si  è comportato?

Paula - Tutto è andato benissimo. Un viaggio incan­tevole che non facevo da tanti anni. Qui attorno ci sono delle campagne meravigliose.

Hans - Vi piace la campagna, signorina?

Paula -  L'adoro.

Magda - Bene. Mi fa piacere sentirvi parlare in questo modo,

Paula - Penso che solamente a contatto della terra si possa condurre una vita semplice come l'ho sempre sognata.

Gustavo - Purché non capiti quello che è accaduto a me.

Magda - Che c'entra? Il tuo male non è stato provo­cato dall'aria o dal sole o dalla terra.

Gustavo - Comunque questo ambiente, che voi, signo­rina, elogiate tanto, non riesce a farmi guarire. (Pausa) Tutti si affannano a dire che ritornerò come prima. E anche voi, naturalmente me lo assicurerete. Fa parte del vostro dovere. Ma i primi a non credere a queste menzogne siete proprio voi, i cosiddetti consolatori.

Paula - Ma io non vi ho ancora detto niente di tutto questo.

Magda - Brava. Così si risponde a questo testardo. Ho l'impressione che andremo perfettamente d'ac­cordo noi due. Ora però pensiamo un poco al nostro stomaco. Avrete appetito immagino,

Paula - Eh, un pochino!...

Magda - Provvediamo subito. (Chiama) Lotte! Lotte! In tavola presto. (Ad Hans) Tu va a chiamare Ilse e pregala di sedersi con noi. (Hans si avvia verso la scala. A Paula) Sedetevi signorina. Anzi, se non vi dispiace, togliamo quel « signorina » che in mezzo a noi stona. Permettetemi di chiamarvi col vostro nome soltanto.

Paula - Infatti, tutti mi chiamano semplicemente Paula.

(Entra Lotte, che reca la cesta del pane e guarda con curiosità   la   nuova   venuta).

Magda - Non incantarti, lumaca!

(Lotte depone la cesta sulla tavola e torna via).

Gustavo  -  Venite   da  Erbach,   vero?

Paula - Sì, sono stata presso la famiglia Müllocker, sei mesi.

Gustavo - E perché ne siete venuta via?

Paula -  Perché avevo terminato il mio compito.

Stelzer (scendendo dalle scale) - Ah, padrona che squi­sito   odore   esce   dalla   cucina!

Magda - Va da Lotte e fatti servire. Ma senza vino. Ne  hai  bevuto  troppo  ieri  sera.

Stelzer - Pazienza. Mi rifarò all'ora di cena. (Esce a sinistra).

Gustavo - Mamma, non abbiamo mostrato la camera alla signorina!

Magda - È vero, non ci pensavo più.

Paula - Non ha importanza,  signora Donnegger.

Gustavo - Ma la vostra è la più bella della casa. Ve­nite, ve la mostrerò io.

Paula -  Non c'è alcuna fretta.

Magda - Andate, Paula. Gustavo sarà lieto di farvi da guida. (Le fa un gesto come per raccomandarle di non contrariarlo) - Quando scenderete troverete tutto pronto.

Gustavo - Ho voluto che vi fosse assegnata la camera di mezzogiorno. È la migliore, poi ha il bagno vicino.

Paula - Ma io da un pezzo non sono più abituata a certi lussi.

Gustavo - Credevate che venendo in campagna, avreste dovuto lavarvi in una tinozza? Lo vedi, mamma che bel concetto hanno in città dei conta­dini? Adesso vi stupirete vedendo come in campa­gna si possono avere le comodità necessarie. (Sal­gono).

Magda (a Lotte che ritorna con i piatti e le posate) -Adesso potrò disporre maggiormente del mio tempo e certe birbonate, qui in casa, non si combineranno più.

Lotte - Quella rimane vicina al signor Gustavo?

Magda - Me lo auguro. Ma « quella » come dici tu, si chiama  Paula.

Lotte - Che nome:  Paula!

Magda - Però tu la chiamerai: signorina.

Lotte   (ride)

Magda - Perché ridi,  sciocca?

Lotte - Perché quando la chiamerò signorina, mi verrà in mente la faccia della signorina Rittau, la sorella del reverendo.

Magda - Questa, grazie a Dio, è una bella ragazza. Di gente brutta in casa, non tollero che   te.

Lotte (mortificata) - Oh padrona! Sono proprio brutta?

Magda - Eh sì! Se c'è qualcuno che si accontenta! Ma  per me sei brutta.

Lotte   (se   ne   va   avvilita).

Hans (viene dalla scala quasi trascinando la moglie) - E  muoviti  dunque,  su!

Ilse - Dal momento che non ho fame perché obbli­garmi a venire a tavola!

Hans  -   Per  educazione,   se  non   altro!

Ilse - Bravo! È una espressione che non ho mai sen­tito sulla tua "bocca.

Hans - Ci sono tante parole che con te è inutile pronunciare.

Ilse - Allora tienile in serbo per la nuova venuta.

Magda - Ascoltami bene, Ilse. Non voglio che ti mostri quale sei anche verso la signorina, l'infermiera. Si dovrà fare per forza vita in comune. Se proprio non puoi sopportarla, cerca di avvicinarla il meno possibile. Ma se assumessi anche con lei certi at­teggiamenti   autoritari,   ti   avverto   fin   da   ora...

Hans - Mamma, è inutile fare prediche adesso. Al caso interverrei  io, ti pare?

Magda - È sempre bene mettere i punti sugli i. E con tua moglie non si è mai previdenti abbastanza. Che non senta lamentele e non veda cose che non voglio vedere,

Ilse - E tu mi hai costretta, a scendere per ascoltare questi  lusinghieri  apprezzamenti!

Hans - Via, Ilse! Non essere sempre imbronciata. Sei libera di fare ciò che vuoi, lo sai bene!

Ilse - Tutti mi odiano in questa casa!

Hans - Sei tu che vedi nero dappertutto. Non credi che io ti voglia bene?

Ilse - Tu forse. Ma gli altri?

Hans - Tutti ti vogliono bene. Anche mamma, vero?

Magda - Certo, purché cambi quel suo carattere. Di persone impossibili qua dentro ci sono io ed è anche troppo.

Hans - Mamma ha detto una facezia. Vuol dire che sei contenta!

Magda - Una volta tanto posso esserlo anch'io, no?

Ilse - Forse perché è arrivata l'infermiera?

Magda - Forse. Ad ogni modo voglio far pace, anche con te  e ti regalo...

Ilse   -   Che cosa?

Magda - Quella pezza di lino a cui dai la caccia da quando l'hai vista nell'armadio.

Ilse - Oh, mamma, grazie. Siete veramente buona.

Hans   -   Dalle subito un bacio.

Magda - Non occorre. Basterà che stia al suo posto.

Gustavo  (scende appoggiandosi al braccio di Paula)  - Mamma ero certo che la signorina sarebbe rimasta sorpresa.

Paula - È una stanza bellissima. Troppo bella per me. Temo che vi  resterò chiusa dentro più del neces­sario.

Gustavo  -  Verrò  io  a  togliervi  da  quella  prigione. Io odio i luoghi chiusi.  Ci si soffoca.

Hans - Signorina, questa è mia moglie Ilse.

Paula   -   Lietissima  signora.

Hans - Spero diventerete buone amiche.

Paula - Mi sentirò molto lusingata.

Magda  -  A   tavola.    (Tutti   siedono,   tranne   Paula. Lotte    entra   con   la  zuppiera    fumante  e  serve) Voi, Paula,  qui, alla mia destra.  (Paula siede. La vecchia si fa il segno della croce imitata dai figlioli. Paula   appare   sorpresa)   Non  siete   credente,   voi?

Paula - Sì,  signora Donnegger!

Magda - Non ringraziate il Signore della sua infinita bontà?

Paula   (macchinalmente si fa  il  segno  della croce).

Magda - Nel pomeriggio, farete il giro della fattoria. Stelzer vi accompagnerà. Così potrete farvi subito un'idea dell'ambiente.

Gustavo - L'accompagnerò io, mamma, col carrozzino.

Magda - Tu no. Oggi c'è la revisione dei conti di fine mese e non posso privarmi del tuo aiuto. Dopo il giro verrete da me e stabiliremo il vostro orario.

Paula - Se non vi dispiace, chiederei di rimandare a domani la visita alla fattoria. Oggi dovrei riordi­nare la  mia  poca  roba  e  scrivere  alcune  lettere.

Magda - Troppo giusto.

(Una violenta scampanellata. Paula trasale).

Hans - Sono i braccianti che tornano al lavoro dopo la sosta  della  colazione.

Gustavo - Mangiano come lupi. Se volete divertirvi, signorina, dovreste assistere al loro pasto, come faccio io  qualche volta.

Hans - E così quando viene a tavola è già sazio anche lui.

Ilse - Sapete lavorare a uncinetto, signorina?

Paula - Abbastanza. Nelle ore di riposo ne approfitto per i miei piccoli lavori a maglia.

Ilse - Allora vi pregherò di farmi da insegnante. Sono ancora inesperta ma ho proprio desiderio di imparare.

Willy (entrando da sinistra) - Signora Magda, dovete dire a Lotte di lavarsi almeno il viso alla mattina, se no gli uomini rifiutano di mangiare. È tre­mendamente sporca quella   ragazza!

Gustavo - Brava Lotte.  Le farò un regalo.

Hans - Glielo hai detto tu di non lavarsi?

Magda - Siete troppo delicati voialtri giovani d'oggi. Pretendereste una cameriera coi guanti e le calze di seta?

Willy - No, certo. Ma se tutte le donne fossero come quella, vi garantisco che la mia castità... (Si accorge di Paula) Domando scusa: non avevo visto che ci sono forestieri.

Magda - Stavi per dirne una grossa, scavezzacollo! (Bonaria, presentandolo a Paula) Costui è Willy Hansen, il nostro capo squadra. Un bravissimo giovane, svelto anche troppo di bocca e per niente buon  cristiano. Almeno come m'intendo io.

Willy -  Signora  Magda,  mi  fate  proprio  torto.   Io rispetto i santi, ma desidero che anche loro rispet­tino la mia libertà d'azione.

Magda -  Questa è la signorina  Paula,  un'amica di Gustavo.

Gustavo - Di pure la mia guardiana, mamma. Ma sarò felicissimo   di  obbedirle.

Willy - Siete da invidiare signor Gustavo!  Con una guardiana   simile,   anch'io...

Magda - Basta così manigoldo. Fila dietro gli uomini e tieni la lingua a posto.

Willy (fa per avviarsi).

Gustavo  (alzandosi di scatto) - Willy, senti. Per domani mattina   desidero  il   calessino   col   cavallo    baio. Voglio condurre la  signorina   Paula  a  visitare  il podere.

Willy - Badate però che Zeffiro ha un temperamento ombroso.

Gustavo - Non temere: con me sarà docile... Ah! (Ha una contrazione dolorosa e si aggrappa alle spalle di Willy)

Willy - Signor Gustavo,  che c'è?

Magda - Gustavo!  (Tutti si alzano, tranne Ilse).

Gustavo   (tentando  di reagire)   -  Niente...  nient...   (si accascia fra le braccia di Willy).

Paula - Presto, bisogna portarlo sul letto.

Magda - Willy portalo in camera.  (Willy lo trascina verso   destra   ed   entra   in   camera).

Paula - Vado a prendere la cassetta dei medicinali.

(Sale mentre Magda entra nella camera di Gustavo).

Hans - Forse sarebbe bene chiamare il Dottor Holm.

Ilse - Ma c'è l'infermiera. È inutile. Del resto non ti preoccupare:  quello là ha la pelle dura.

Hans - Bé... muoviti un po' anche tu!

Ilse   -   Per   fare   che?

Hans - Non so. Vedi se hanno bisogno. Non restartene lì immobile come una statua. Sembra che tutto ti sia estraneo.

Ilse - Non sei molto lontano dal  vero.

Paula (scende tenendo in mano la cassettina) - Se la preparavo subito non si perdeva tempo. Ma non c'è da preoccuparsi. Deve trattarsi di un semplice svenimento, dovuto alla debolezza. (Entra nella stanza).

Ilse - Ci credi tu alla sua guarigione?

Hans  (esitante) - Certo... perché non dovrei crederci?

Ilse (ghignando) - Va là, con me puoi parlare liberamente!

Hans   -   Cosa vuoi dire?

Ilse - Guardami in faccia!

Hans (la fissa) - Via, sei pazza!

Ilse - Però hai capito quello  che voglio dire.

Hans - Sei un demonio. E qualche volta ho l'impres­sione che mamma abbia ragione.

Ilse - Ah, mi consideri un demonio? Ma un demonio di cui non puoi fare a meno, no?  (Gli si avvicina).

Hans   (l'afferra   e   la   bacia).

Magda (Ritorna. Vede i due abbracciati e ha un moto di impazienza) - Meno male. S'è riavuto subito. Ma che spavento! Quella ragazza è molto sicura del fatto suo.

Hans (che si è subito sciolto dall'abbraccio) - Cos'è stato?

Magda - Un malessere fortunatamente passeggero. Non ha mangiato da ieri sera. (accentuando) Però faresti bene ad andare a vederlo, tu, suo fratello.

Hans - Subito, mamma. (Entra nella camera di Gustavo).

Magda - Mi sembrava di averti raccomandato di non essere sguaiata in pubblico.

Ilse - Non posso baciare mio marito?

Magda - Sì, ma non in momenti poco opportuni. Hai tanto tempo a tua disposizione per fare la gatta!

Ilse - Vorrei chiedervi, a titolo di curiosità, quante volte avete baciato i vostri figli. Ho l'impressione che non sappiate nemmeno cosa sia un bacio.

Magda - E credi, per questo, che non ami i miei ragazzi?

Ilse - Forse sono loro che lo credono.

Magda - I miei figli mi conoscono troppo bene per avere questi   dubbi.

Ilse - Al vostro posto non ne sarei tanto sicura.

Magda  -  Che  cosa  vuoi  dire?

Ilse - È risaputo ormai che avete una spiccata prefe­renza per Gustavo e tutte le vostre attenzioni sono unicamente per lui. Hans lo vede, ne soffre, e natu­ralmente   trae le  sue  conclusioni.

Magda - Scommetto che fra un bacio e l'altro sei tu che gli metti in testa questi bei pensieri.

Paula (ritorna seguita da Hans e Willy) - Ora riposa, signora Donnegger. Quando si sveglierà gli sarà scomparso tutto.

Magda - Allora non c'è bisogno di avvertire il dottor Holm?

Paula - Per queste cose ritengo di essere sufficiente io, ma se volete...

Magda - No, no, cara, mi fido di voi. Adesso sarà tutto freddo. Volete che vi faccia scaldare il piatto?

Paula (sedendo a tavola) - Va bene anche  così, grazie.

Magda - Tu Willy, puoi andare a raggiungere gli uo­mini.

Willy - Ma se alle volte aveste bisogno qui... per il signor Gustavo...

Hans  - Ci siamo noi,  Willy!

Willy - Certo. La signorina del resto è una donna in gamba e in casi come questo vale meglio d'un uomo.

Paula - È soltanto  questione di pratica...

Willy -  Può darsi, ma voi avete anche dell'energia. Qualche cosa che non si trova nelle donne di qui. Eh,  m'intendo io!

Paula - Siete molto gentile, ma di donne come me ve ne sono moltissime.

Willy - Non lo metto in dubbio ma intanto io vedo voi. E vi assicuro che non c'è nessun'altra che possa starvi alla pari.

Magda - Ma dico, faccia da forca. Ti metti a fare un madrigale alla signorina proprio adesso?

Willy - Scusatemi, signora Magda, ma è una ragazza straordinaria.

Magda - Comunque non è pane per i tuoi denti.

Willy - Non ho mai sbranato nessuno e tanto meno le donne...   (Ride).

Magda - Te ne vuoi andare sì o no?

Willy - Vado, vado. Però... torno a ripetere che la signorina Paula è una ragazza veramente straor­dinaria.   Buon   giorno   a   tutti.   (Esce).

Ilse - È una vera testa bislacca. Fa il cascamorto a tutte le gonnelle del paese senza alcuna distinzione. E giudica le ragazze tutte straordinarie.

Magda (a Paula) - Sarà bene che non gli diate ecces­siva confidenza. È un buon ragazzo come vi ho già  detto,   ma  a  volte  troppo  intraprendente.

Ilse (a Paula) - E voi, signorina, non avete alcun legame sentimentale?

Hans - Ma impicciati degli affari tuoi! Che domande sono   queste!

Ilse - Non ho detto niente di male.

PaulA - Infatti non c'è niente di male. No, signora Ilise, non ho alcun legame sentimentale. Forse perché non ho avuto tempo di pensare a me stessa e... a queste cose.

Magda - Ma ci pensate al matrimonio?

Paula - Tutte le donne ci pensano. È cosa naturale ed è anche un dovere sociale.

Hans - Già, voi siete una frontista. Una specie di mili­tare in gonnella e senza fucile.

Ilse - Siete entrata in questa organizzazione per voca­zione oppure...

Paula - Per vocazione, signora. Non è un lavoro facile, specialmente  durante  il  periodo  di  tirocinio.

Ilse -Però non avete l'aria di  avere sofferto molto.

Paola - Mi sono ambientata poco per volta. Ora mi trovo benissimo.    (Pausa)

Hans - Avete parenti?

Paula - Sì, una sorella maggiore e mia madre. Abitano a Lipsia.

Magda - Le vedete spesso?

PaulA - Una volta all'anno o quando è possibile.

Magda - E vostro padre?

Paula  -   Morto  in   guerra.

Magda - Mi pare che la presentazione sia ora completa, E vada benissimo. Quanto a noi, non lasciatevi impressionare dalle apparenze: siamo tutti brava gente. Un po' rustica, un po' violenta se volete ma sincera. Spero che vi troverete bene fra noi. Desi­dero che vi comportiate come se foste a casa vostra. Se qualcuno tentasse di mancarvi di rispetto -cosa che non accadrà - non avrete che da rivolgervi a me.

Paula -  Grazie, ma sono certa che non ce ne sarà bisogno.

Gustavo (appare sull'uscio della sua camera) – Ancora a tavola? Allora ho dormito pochissimo.

Magda (si alza imitata, da Paula) - Come ti senti adesso?

Gustavo    -    Benissimo    mamma.

Paula - Sono incidenti,  però,  che non devono ripetersi più.

Gustavo - Già, come se dipendesse da me.

Paula - Inparte sì, signor Gustavo. E per quel tanto che può la nostra volontà,  occorre reagire.  Spero mi   vorrete   aiutare   almeno   in   questo.

Gustavo - Per conto mio ci metterò tutta la volontà necessaria.

Paula - Benissimo: adesso mettetevi a tavola e mangiate.

Gustato  -  Vorrei   bere  invece.

Paula  -  Bevete  sì,  ma poi  mangiate.

Gustavo  - E voi?

Magda - Noi abbiamo finito. Anzi è tempo di muoversi. Ho diverse cose da fare. E anche Hans. Vero Hans?

Hans - Già.  Riprendo le redini del carretto. Eh! Se non si lavora non si mangia.

Ilse - Giusto. Tu poi devi lavorare per due.

Hans - Fino a quando non si sa!  (Si avvia)

Ilse  -  Dove  vai?

Hans - A respirare aria pura.  Qua dentro si respira tanfo d'ospedale.

Ilse  -  Vengo  con  te.

Magda   (con  voce  sorda)   -  Che  Dio  vi  accompagni!

(Hans  e Ilse  escono).

Gustavo (esplodendo) - Li odio. Sono stanco di veder­meli davanti agli occhi e di udire i loro sarcasmi. Non   ne   posso   più.

Magda - Vuoi star zitto per piacere? Sono cose da dire?

In presenza della signorina?   Bel concetto si farà di  te  e  del  tuo  carattere!

Gustavo - Se la signorina sapesse tante cose, sarebbe d'accordo  con  me.

Paula - Può darsi, ma a me preme soltanto la vostra obbedienza   alle  prescrizioni   mediche   e  la   ferma volontà di guarire.

Gustavo - Ma non si può guarire in questa casa!

Magda   -   Gustavo!

Gustavo - Non per colpa tua, mamma. Tu sei l'unico sostegno saldo della famiglia. Ma non sarai eterna purtroppo.  E  quando non ci sarai più, la famiglia Donnegger   andrà   alla   deriva.

Magda - Non sei contento fino a che non mi vedi  in collera.

Gustavo - Quello là coi suoi discorsi avvelena anche l'aria   che   respiro.

Magda - Lui no. È tuo fratello! Non puoi pensare una malvagità simile.

Gustavo - Invece è così mamma.  Tanto più adesso che ha alle  costole  quella donna.   (A  Paula che è sempre rimasta in ascolto) Scusate se parliamo di queste faccende in vostra presenza, ma ci sono dei momenti in cui uno non riesce a frenare il proprio risentimento.

Paula - Già, e questo vi fa male.

Gustavo - Al contrario. Mi sfogo. Dopo mi sento più sollevato.

Paula - Se volete annullare ogni mio tentativo di mettervi sulla buona strada, la mia presenza qui diventa inutile.

Gustavo - Non saranno i vostri discorsi, Paula, che potranno ridarmi l'illusione di una guarigione, bensì la vostra vicinanza. Appena vi ho vista ho subito pensato che una donna come voi era necessaria vicino a me.

Magda - Sono contenta Gustavo che tu la pensi come me sul conto della signorina.

Gustavo - Ilse non ne sarà troppo soddisfatta e farà di tutto per rendervi il soggiorno poco piacevole.

Paula - Spero di non dare fastidio a nessuno. Tanto meno alla signora Ilse.

Gustavo - Ma non dovete preoccuparvene. Ci sono io. Qualunque cosa vi dovesse succedere mi riguarderà direttamente. E allora... Basta. Adesso lasciatemi andare all'aria aperta, al sole. A vedere la mia terra. Inutile, non ho fame. Mangerò più tardi, A rive­derci, mamma. A fra poco, Paula. (Esce dalla porta del fondo).

Magda - Ecco: quando è così agitato nessuno può dirgli nemmeno mezza parola. Se ne va solo per i prati e gesticola come un ossesso. Il dottore continua a dirmi che non è niente, che guarirà, ma il ragazzo perde le forze di giorno in giorno.

Paula - A voi, signora Magda, si ha il dovere di dire la verità e non capisco perché il dottor Holm ve l'abbia  sempre  tenuta nascosta.

Magda  -  Che  intendete dire?

Paula - Signora Magda, l'anemia perniciosa di vostro figlio è già grave per sé stessa, ma non è tutto.

Magda - Mio Dio!

Paula - Scusate la franchezza con cui vi parlo. Ma ho capito che a voi si può dire tutto. Il cuore di Gustavo è molto, molto debole. Ha lavorato più del necessario in questi anni per tener in efficienza l'organismo ed ora è spossato.

Magda - Intendete dire?

Paula - La malattia di vostro figlio è molto complessa.

Magda - Ma c'è speranza, vero?

Paula - La scienza non ha poteri illimitati, signora Magda.   Speriamo  in  Dio.

Magda - Potrebbe mancare da un momento all'altro, se ho ben capito.

Paula (fa un gesto significativo) - Bisogna perciò evitare gli scatti improvvisi, le collere, qualsiasi emozione violenta.

Magda - E quei due non fanno altro che irritarlo conti­nuamente.   Ah,  Ilse!

Paula - Se ritenete che debba restare ancora a fianco...

Magda - Sì, sì... assolutamente. (Ha il primo segno di debolezza) Gustavo! Il mio povero Gustavo! Se l'aveste visto da ragazzo! Era forte e robusto. Sembrava anzi più robusto di Hans. Ora mi sembra uno straccio e forse...

Paula - Non mi fate pentire di avere parlato, signora Magda!

Magda - Anzi, ve ne sono grata. È sempre bene cono­scere la verità, Promettetemi solo che nessuno saprà di questo colloquio. La vita continuerà come sempre finché piacerà a Dio. E se dovesse accadere... Niente lacrime. Anche quando morì mio marito... si sof­ferse in silenzio.

Paula - Ma Gustavo può vivere per molti anni ancora!

Magda - Il vostro sguardo è troppo eloquente, Paula. E io lo capisco benissimo. Comunque lo curerete affettuosamente, vero? Se poi potrete procurargli un poco di serenità io non sarò un'ingrata... So, so, che è il vostro dovere. Ma io, di mia iniziativa po­trò pure disporre senza offendervi...

Paula - Signora Magda, vi prometto che farò tutto il possibile e se Gustavo si lascerà guidare... chissà...

Magda - Cara figliola, che Dio vi benedica! (L'abbraccia e la bacia, in fronte).

(Ilse ha fatto capolino dalla porta del fondo ma le due donne  non  si sono  accorte  di lei).

Magda - Se volete ritirarvi nella vostra stanza fate pure. Per tutto quello che vi occorre c'è Lotte, la ragazza che avete visto poco fa. La corrispondenza la conse­gnerete a Stelzer. Ogni mattina alle sei parte col calesse per la città. Si fa colazione a mezzogiorno e mezzo  e  si pranza alle  otto.  Per la merenda...

Paula - Solitamente bevo una tazza di tè alle cinque.

Magda - Benissimo, la berremo insieme.

Paula  -  Con   permesso.   (Sale).

Ilse (avanzando e con tono leggermente beffardo) - Non vi sarete offesa, mamma, per ciò che ho detto poco fa. Scherzavo!

Magda - Che cosa avevi detto? Non ricordo più.

Ilse - Che forse non conoscevate il sapore d'un bacio. L'avete voluto provare con un'estranea.

Magda - I miei baci sono ben poca cosa. Essa merita di meglio.

Ilse - Di già? Mi stupite. Dov'è andata a finire la vostra proverbiale diffidenza?

Magda - Si è diffidenti quando se ne ha motivo. Ma con Paula che motivi avrei?

Ilse - Meno male. Vedremo se sarà capace di portare anche un poco di serenità in casa nostra. (Pausa. Cerca di assumere un tono conciliante) Vedete, mamma, molte volte mi lascio trasportare dal mio carattere impulsivo. E vorrei invece trattenermi... essere   buona...

Magda - Tu?

Ilse - Sì. Obbediente, servizievole... ma non ho nessuno che mi aiuti. Se fin dal primo momento mi aveste trattato con meno durezza e aveste cercato di ca­pirmi, non ci sarebbe stato bisogno di chiamare una estranea per curare Gustavo. Noi due saremmo bastate.

Magda (ruvida) - Dove vuoi andare a finire con questo discorso?

Ilse - Forse siamo in tempo! Licenziate quella donna. Prenderò io il  suo  posto e  vi  assicuro...

Magda - Sei certa che Gustavo ti stimi?

Ilse   -   Perché?

Magda - Perché per sopportare continuamente la vici­nanza di una donna bisogna stimarla prima di tutto.

Ilse (alzando le spalle) - Dopo tutto sono sua cognata.

Magda - Non mi pare che Gustavo ti apprezzi eccessi-vamente né come cognata né come donna,

Ilse (smettendo il tono mellifluo) - Allora questa Paula sarebbe la compagna ideale, la donna che Gustavo già stima ed ama. Perché non gliela proponete come moglie?

Magda (con una smorfia enigmatica) - Vorresti fare anche   l'indovina,   adesso?

Ilse (sibilando) - Ah, si tratta dunque di un piano già preparato! Naturalmente tutto questo in odio a me e a mio marito. Senza nemmeno valutarne le con­seguenze. Un'altra nuora in casa, un altro motivo per suscitare discordie. Ma badate che anche le pazzie hanno un limite. Non intendiamo più a lungo sopportare  i   capricci   di  un   malato.

Magda - Non intendiamo? Perché, forse tuo marito ti ha incaricata di esprimere anche il suo pensiero?

Ilse - Non occorre una grande intelligenza per capire come la pensi una persona cara.

Magda - E allora potete far fagotto, tu e lui, quando vi pare. Io non mi oppongo.

Ilse - Arrivereste perfino a questo? Metterci alla porta? (Si domina e con un riso cattivo pieno di sottintesi) Ma no, perché arrabbiarsi? Dopo tutto siete anche la madre di Hans, non vale lapena. C'è di meglio da fare, Guardarsi attorno! E io starò molto attenta, ve lo garantisco. Molto. (Sale e scompare).

Magda (volgendo la testa in direzione della scala) – Anche io, non dubitare, vipera. E seoccorre ti schiaccerò la testa!

Sipario


ATTO SECONDO

(La stessa scena. Un mese dopo circa. Di sera. Dalle finestre spalancate entra il chiarore dei falò accesi sull'aia per festeggiare il compleanno della padrona. La stanza, da piccoli particolari, ha cambiato fisionomia. Si è ingentilita  ed ha  acquistato  una maggiore vivacità).

Stelzer (Vicino alta tavola osserva Lotte che riempie enormi boccali di birra. È leggermente alticcio, quindi allegro e loquace) - Attenta Lotte ad arrivare all'orlo. Non   scarseggiare   nella   misura.

Lotte - Già perché tu la rovesci appena fuori dalla porta. Bel gusto.

Stelzeh - Non ti preoccupare. Tutt'al più la rovescio nella pancia. E ci si adagia così volentieri! Non ne lascio perdere nemmeno una goccia di questa bion­dissima birra. Bionda e saporita come te. (Tenta una   carezza).

Lotte (respingendolo) - Stai fermo con queste manacce!

Stelzer - Preferiresti forse quelle di Willy?

Lotte - Non preferisco quelle di nessuno. Pensa ai fatti suoi.

Stelzer - Via, non fare la schizzinosa con me. So molte cose, io, sai? E se alle volte tu avessi qualche ghi­ribizzo per lui, ti avverto che perdi il tuo tempo, E' troppo occupato altrove. E tu lo sai quanto me.

Lotte - Non so niente io. E tu sei una mala lingua! Se ti sentisse la signora!

Stelzer - Tutti abbiamo un paio d'occhi, no? E i miei grazie a Dio, sono ancora eccellenti. Se ti dico che ho visto...

Lotte - Fammi il piacere di stare zitto. Non voglio sentire niente. Prendi, questi sono gli ultimi quattro boccali.  Te  ne  puoi  andare.

Stelzer - Ci resti male, però. Non vuoi che parli ma sei seccata. Se volessi dare ascolto a me e ti affidassi alle mie cure, a quel damerino là non ci pen­seresti più. Ioso trattare con le ragazze. Non sono poi  tanto  orso!   (ritenta  un  abbraccio).

Lotte - Manigoldo! '(Gli dà uno schiaffo).

Stelzer (sitocca la guancia indolenzita) - Non scherzi mica tu!

Magda (apparsa sulla porta del fondo ha assistito alla scena) - Hai quello che ti meriti, vecchio imbecille!

Stelzer - Oh, signora Magda!

Magda - Ti sta bene. Brava Lotte! È la prima volta che ti vedo compiere un gesto intelligente.

Stelzer - Si faceva così per ridere. Io di mia iniziativa non  mi  permetterei  mai.

Magda - Lo credo! Vecchio e imbecille come sei!

Stelzer - Imbecille qualche volta posso sembrarlo, signora Magda,  Ma vecchio...

Magda - Ti credi forse un vitello da latte?

Stelzer - Comunque per Lotte sarei sempre un buon partito.

Lotte  -  Piuttosto  nel  pozzo.

Magda - La senti? Ti ha dato il benservito. Lasciala in pace dunque una volta per sempre. Prendi i boccali e portali a quelle spugne. E con questi si chiude la partita della birra. Ne hanno già vuotato un   barile. Animo, via,

(Stelzer sì avvia ma giunto sulla porta si ferma e si volta a  guardare  Lotte.   Questa  alza  le  spalle).

Magda   (voltandosi)   -  Sei  ancora  qui?

Stelzer   -   Schiumavo le caraffe.

Magda - Schiumati il cervello, somaro. (Stelzer esce. Madga con tono leggermente burbero) Cos'è? Ti metti a fare anche tu la smorfiosa con quello là?

Lotte - Signora Magda, ma è lui l'ostinato. Io non lo guardo nemmeno.

Magda (subito mutevole) - Perché? Non è mica da buttar via in  fondo.

Lotte  -  Sarà, ma per me...

Magda - Sei in attesa del principe per caso?

Lotte  -   Per me è troppo anziano!

Magda - Che vuol dire. Anzi, è una garanzia. Dovresti pensarci sul serio. Ha qualche soldo da parte ed è un buon diavolo, quando non si ubriaca. A Marghe­rita, che lavorava al posto tuo, ho regalato io il corredo.  E  potrei  fare  altrettanto con te.

Lotte  - Davvero,  voi...?

Magda - Sì, perché tanta meraviglia? Non ho mai mangiato nessuno io, e se qualche volta brontolo ho delle buone ragioni.

Lotte - Ah,certo! Ma la signora è buonissima. Lo dicono tutti.

Magda  -   Anche tu?

Lotte - Io più degli altri.

Magda - Anche quando alzo la voce, eh?

Lotte - Sono io che merito i rimproveri.

Magda - Volpona! Tu mi stai prendendo in giro. Ma non importa. Oggi è la mia festa e voglio che tutti siano contenti. Tieni. (Le porge una sciarpa di pizzo che si trova appoggiata a una sedia).

Lotte  -  Per  me?

Magda -  Sì,  te la regalo!

Lotte - Me la regalate? Oh, signora Magda!... (Fa l'atto di baciarle la mano).

Magda (ruvida per non lasciarsi prendete dalla commo­zione) - Niente, niente complimenti. Li detesto. Mettiti quello straccio e fila a fare i tuoi quattro salti. A casa resto io.

Lotte - Che Dio  Vi benedica,  signora!   (Si getta la sciarpa attorno al collo ed esce rapidamente dal fondo. Pausa.  Magda si muove lentamente par la stanza, poi siede vicino alla finestra fissando i bagliori dei falò).

Paula (Entra dal fondo.   È ansante, sudata, accesa in volto e allegra) - Oh, la mia povera testa!

Magda - Vi sentite male?

Paula - No, mi gira un po'. Non sono più abituata a ballare.

Magda  -   Vi   divertite   almeno?

Paula -  Moltissimo.  E' una  festa  così simpatica. Vi vogliono molto bene tutti.

Magda - Si divertono fra loro. Io non c'entro affatto.

Paula - Ma la festa l'avete organizzata voi, come fate ogni anno in occasione del vostro compleanno.

Magda - Un pretesto per giustificare una certa larghezza nella distribuzione della birra e delle focacce.

Paula - Eh no! Ho sentito come parla quella gente. Vi apprezzano e vi stimano. Siete la loro benefattrice.

Magda - Sono tutti ubriachi per parlare così. Io sono semplicemente  una  che  li  paga  perché l'aiutano.

Non ho mai mantenuto nessuno io per il gusto di sentirmi lodare e benedire.

Paula - Che strana donna! Volete apparire a tutti i costi quella che non siete. E volete crearvi a tutti i costi un maschera di severità proprio per nascondere la vostra innata indulgenza.

Magda (per sviare il discorso) - Sapete che vi sta bene quella  camicetta? Vestita  così sembrate  un'altra. Sembrate,  come dire,  più carina,  più giovane.

Paula - Le stesse parole del signor Gustavo.

Magda  -  È ancora là?

Paula - Sì. Sta parlando col dottore.

Magda - Strano. A queste feste non partecipava mai.

Paula - Pensate che voleva a tutti i costi fare un ballo con me.

Magda - E non ha ballato?

Paula - No. Il dottore e io stessa ci siamo opposti. Gli avrebbe fatto male.

Magda - Povero Gustavo! E voi, allora, con chi avete danzato?

Paula - Con Willy. È un ballerino indiavolato. Mi ha impegnata per  tutta la sera.

Magda - Ah! (Una pausa) Però la cosa non vi dispiace.

Paula -   E'un giovane molto simpatico.

Magda  -  Sì,  certo.   Non  posso negarlo.

Paula - Ho avuto modo di parlare a lungo con lui e non vi nascondo che mi ha sorpreso.

Magda - Cos'ha potuto dirvi di tanto sorprendente?

Paula - Mi ha sorpreso il suo modo di esporre certi argo­menti. I suoi progetti. Francamente mi domando come possa svolgere un lavoro che evidentemente non è il suo.

Magda - C'è sotto tutta una storia. È un giovane di buona famiglia costretto a cercare fortuna lontano dalla sua casa. Mi è stato raccomandato da vecchi amici e io l'ho assunto come sorvegliante, l'unica possibilità che potevo avere per lui. E'intelligente, lo riconosco, ma è un diavolo specialmente con le ragazze. E io ho avuto già delle noie per questo. (Pausa. Poi con una strana inflessioni di voce) A voi piace?

Paula -  Lo  considero  un  buon  amico.

Magda - Già. (cambiando tono) E mi dicevate che Gu­stavo è ancora là? Come vi è parso stasera?

Paula - Come al solito.

Magda - A me è sembrato più sollevato. Non ha voluto nemmeno farsi fare la solita puntura.

Paula - E ha fatto male. Le cure vanno fatte regolar­mente se si vuole raggiungere un beneficio. Gustavo è un paziente piuttosto disubbidiente,

Magda -  In compenso,  però,  vi è molto affezionato.

Paula - Non posso negarlo. Se permettete salgo un attimo. Vado a ravviarmi i capelli.

Magda - Andate,  andate a farvi ancora più bella.

Paula - Ma voi perché non venite? È la vostra festa. Perché ve ne restate così isolata?

Magda - Mi diverto di più rimanendo qui, in silenzio. E poi io vedo tutto dalla finestra. Vedo, per esempio, il vostro ballerino che indubbiamente viene in cerca di voi.

Paula - Ah! E io che non sono ancora pronta. Scusatemi.   (Sale in fretta).

Magda (la segue con lo sguardo accigliato),

Willy (mette dentro la testa dalla porta del fondo) -Buonasera    signora    Magda.

Magda - Ora scende.

Willy - Chi?

Magda - Lo sai bene chi.

Willy - Non capisco...

Magda (ironica) - E passi per un giovane intelligente. Cosa sei venuto a fare allora? A tenermi compagnia?

Willy - Ma signora Magda!...

Magda - Non sei qui per la signorina?

Willy - Sì, faccio male?

Magda - No, ma in questo caso lo si dice chiaramente. Te  ne  sei incapricciato,   vero?

Willy (imbarazzato) - Bè, ecco, vedete... mi sta suc­cedendo qualcosa...

Magda - Vorresti farmi credere di essertene innamorato. Uhm! Ti conosco troppo bene

Willy - Eppure da quando l'ho vista non riesco a togliermela dalla niente. Giuro che è la prima volta che mi succede.

Magda - Insomma l'ami. È questo che vuoi dire?

Willy (risoluto) - Sì.  Mi pare proprio di sì.

Magda - E lei lo sa?

Willy - Non ho avuto ancora il coraggio di dirglielo.

Magda - Tu? Con quella faccia?

Willy - Non sembrerebbe, vero? Eppure... davanti a lei mi sento imbarazzato. Ma pensando a lei sono venuto nella determinazione di sposarmi.

Magda - Sei sicuro che lei possa ricambiare questo sentimento?

Willy - Spero. Ha sempre gradito la mia compa­gnia...

Magda - E cosa aspetti a dichiararti? Che qualcun altro te la porti via?

Willy - Se ci metteste voi una buona parola...

Magda (con accento stridulo) - Io?Sei matto...

Paula (Ritorna. Ha cambiato anche la camicetta) - Ec­comi. Scusatemi Willy se vi ho fatto attendere. Però guai a voi se mi costringerete ancora a girare come una trottola. Del resto non ho più voglia di ballare.   Venite  con   noi,   signora   Magda?

Magda - No, questa festa è per i giovani.

Paula - Ma voi siete più giovane di tutti noi.

Magda - Andate, andate a divertirvi. E non preoccu­patevi di me.

Paula - Grazie.   (Esce dal fondo con  Willy).

Magda (Va alla porta, e guarda fuori. Rientra. Leva da una mensola il libro delle preghiere e siede davanti alla finestra. Affievolite dalla lontananza arrivano a tratti le grida gioiose dei partecipanti alla festa).

Gustavo (entra lentamente e si dirige senza parlare verso la porta della sua camera).

Magda (senza mutare posizione e senza guardarlo) - Ti sei già stancato di tutto quel baccano?

Gustavo - È stato  uno sforzo enorme.

Magda - Vai a letto?

Gustavo - Vado in camera ma non ho nessuna voglia di dormire.

Magda - E allora rimani con me. Facciamo due chiacchiere.

Gustavo - Non mi sento, mamma!

Magda - Da qualche tempo sei diventato solitario e se appena puoi, mi eviti. Me ne sono accorta, sai? Ma non credo di avere rimproveri da farmi.

Gustavo - Mamma, evitiamo certi argomenti, ti prego. Non è la serata.

Magda - Poco alla volta tutti mi abbandonano. Anche tu adesso. Per non sentirmi proprio sola del tutto, sono costretta a sfogliare queste pagine.

Gustavo - Ma quelle almeno ti confortano. Io, invece, sono più disgraziato  di te,   di  tutti.

Magda - Ma benedetto figliuolo, non hai tua madre?

Gustavo (animandosi di colpo) - Ma tu non puoi nulla contro il mio male. Mi hai imbottito di medicine, mi hai messo in assoluto riposo, non una persona amica al mio fianco per non farmi rimpiangere mag­giormente la mia salute distrutta. Denaro, sì. Senza economie. Ma per che farne? Tuffarvi le mani? Non  è un gran  sollievo,  mamma,  te l'assicuro.

Magda - Se la mia vita fosse stata necessaria, l'avrei data non una ma cento volte, lo sai. Ti ho consigliato anche di partire. Non hai voluto.

Gustavo - Non intendo lasciare la mia casa. Sono convinto che se me ne andassi non riuscirci più a ritornare.

Magda - E allora suggerisci tu quello che si deve fare! Ma non mi allontanare da te. Come se fossi una ne­mica. Sono una vecchia mamma con un solo desi­derio: avere sempre il tuo affetto. Parla. Se hai qual­cosa dentro di te, sfogati. Dimmi tutto senza ri­guardi. Anche delle cose cattive. Non ti farò alcun rimprovero. Ma voglio sapere tutto di te. Sei il mio figlio sfortunato al quale voglio tanto bene.

Gustavo - Lo so mamma che tu mi vuoi bene!

Magda - E allora perché ti rattristi? Che t'importa degli altri?

Gustavo - Ma tu non potrai essermi sempre vicina...

Magda - Oh, il giorno della mia partenza è ancora molto lontano. Mi sento così forte, così piena di vita che di  questo  passo posso  campare  fino  a  cent'anni.

E del resto abbiamo già avuto dei precedenti nella nostra famiglia.

Gustavo - Ma se a un certo momento il tuo amore non bastasse più? Se nonostante tutto mi sentissi solo, in preda alla più disperata malinconia?

Magda - Ma perché dici queste cose, Gustavo!

Gustavo - Non hai mai pensato, mamma, che un uomo, un essere umano, ha bisogno di trovare un affetto, un altro affetto, oltre quello materno... Tutti lo cercano e lo trovano... perché è nella natura! E anch'io... ho un'anima... un cuore...  dei sensi...

Magda - Figlio mio!

Gustavo (con disperazione) - Mamma, perché nessuno può amarmi.., nessuno può offrirmi un poco di fe­licità... anche le bestie hanno i loro momenti felici... ma io no, sono peggio di loro...

Magda - Calmati, per carità. Non voglio vederti sof­frire così... Stai quieto. Ora chiamo il dottore...

Gustavo - No... nessuno. Non chiamare nessuno, mamma. Non voglio che sappiano. Noi due soli a soffrire, a maledire la vita... Noi due soli...

Magda - Avverto   Paula,   guarda.   Forse   lei...

Gustavo - No. Lei no... ti prego... lei no...

Magda - Tu l'ami!

Gustavo - Mamma!

Magda - Tu l'ami, rispondi!

Gustavo - Sì, mamma. Disperatamente, e lei non potrà  mai  accettare   questo  mio  sentimento,

Magda - Zitto. Zitto. Adesso sei vicino a me, alla tua mamma che farà tutto il possibile per aiutarti. Ma tu devi essere forte... devi essere uomo... come hai sempre dimostrato di essere. Non devi lasciarti abbattere. Me lo prometti? In cambio io ti assicuro...

Ilse (appare improvvisamente dal fondo) - Ah,  eccovi qui. E noi ci affannavamo a cercarvi da tutl'altra parte.

Magda - Cosa sei venuta a fare?

Ilse - A  sincerarmi  che  foste in  casa.

Magda - Bé, ci hai visti. Stiamo benissimo. Puoi an­dare a riferire.

Ilse - E tu,  Gustavo, non vieni?

Gustavo - No, mi date fastidio tutti quanti.

Ilse - Ma si festeggia tua madre. Dovresti mostrarti almeno  tu in   questa   occasione!

Magda - Ilse,  finiscila!

Ilse - Ma insomma, le nuvole anche in questa gior­nata? Animo, Gustavo, ti accompagnerò da Paula, dalla tua bella infermiera. E' circondata da uno stuolo di giovanotti e non sa come difendersi. Vieni tu a proteggerla. (Gustavo entra in camera sbatacchiando la porta).

Magda - Bada, stai mettendo a dura prova la mia pazienza!

Ilse - Ma che dico di offensivo. In questa casa, per andare d'accordo, bisognerebbe tenere sempre la bocca   chiusa,

Magda - Quando l'apri  è solo per sputare  veleno.

Ilse - Non è colpa mia se quando parlo urto la suscet­tibilità di qualcuno. Io amo le situazioni chiare.

Magda - Che bisogno avevi di fare il nome di Paula!

Ilse - Mi sono accorta che Gustavo ha perso la testa per lei e mi pare di usargli un buon servizio, da vera cognata, consigliandolo a non interessarsi troppo di quella fraschetta.

Magda - È giovane! Si diverte. Non fa niente di male.

Ilse - Ma è il modo come si diverte! Ha sempre Willy alle costole e anzi ho visto proprio io che ad un certo momento lui l'ha baciata.

Magda - Non è vero!

Ilse - Chiedetelo  a  lei.  La  vedrete  subito  arrossire.

Magda - È libera di fare ciò che vuole e se ha simpatia per quel giovane..,

Ilse - Quella donna vive in casa nostra, siede alla nostra tavola, gode la nostra fiducia. Col suo com­portamento fa mormorare la gente.

Magda - Mormorano solo le cattive fantasie del tuo cervello.

Ilse - Interrogate Lotte, gli altri servitori e sarete illuminata sul conto di questa pudica sacerdotessa del dovere.

Magda - Oh basta! Ad ascoltarti c'è da avvelenarsi il sangue.

Ilse - Gustavo per la sua pace non deve assolutamente pensare a quella civetta!

Magda - Non ci ha mai pensato, nel senso che immagini tu!

Ilse - Meglio così mamma. Comunque rimango al mio posto a sorvegliare.   (Esce).

Magda - (tra i denti) - Maledetta! (Va a bussare alla porta di Gustavo)  Gustavo,  apri!  È andata!

Gustavo (di dentro) - Ti prego, mamma. Lasciami tranquillo.

Magda (siallontana dalla porta camminando lentamiente per la stanza).

(Dal fondo entra il Reverendo Rittau seguito dal dottore e da Hans).

Rittau - La nostra cara signora Magda, tutta sola. Perché ci avete abbandonato sul più bello della festa?

Magda - Reverendo, la mia presenza è più necessaria qui. Là fuori che ci sia o no, non ha importanza. La mia presenza anzi metterebbe tutti in imbarazzo.

Rittau - Che dite mai, cara signora Magda. È una grande soddisfazione assistere a queste simpatiche manifestazioni d'affetto. Siete molto amata da tutti quei bravi figlioli. E ai loro auguri mi permetto di aggiungere anche i miei, sicuro di non ingelosire nessuno e di non suscitare scandali.

Holm - Chi vi dice che non sia geloso? Sapete bene che sono innamoratissimo della signora Donnegger!

Rittau - E chi può voler male a una donna che ha speso la sua vita nel lavoro e nell'educazione dei figli?

Hans - Ah, mamma. Comincio ad essere invidioso anche io  di  questa  dilagante  popolarità.

Magda - Il reverendo mi stima più di quanto real­mente meriti. Ma se ho fatto qualcosa di bene per il prossimo, Dio non ne tiene un gran conto.

Rittau - Ah no, non dovete parlare in questo modo, signora Magda. Non è da voi!

Magda - Che cosa gli domando in cambio di tutto quello che mi è possibile fare? La salute. Niente altro che la salute. Ed egli invece per il mio Gustavo, me la nega.

Rittau - Le vie del Signore sono imperscrutabili. Egli forse vi fa percorrere questa strada penosa per mettere alla prova il vostro cuore e la vostra fede. E tanto più grande sarà la ricompensa che rice­verete, quanto più di buon grado vi sottometterete alle sue decisioni.

Magda - I dispiaceri doveva farli sopportare a me, a me sola, non alle mie creature, Non è giusto così, lasciate che lo dica, non è giusto.

Holm - Non vi angustiate in questo modo, cara Magda.  Gustavo  è  giovane.  Può guarire.

Magda - Ah, può, voi dite. Prima la sua guarigione me la davate per certa. Eh dottore! Non so se sia da lodare la vostra prudenza!

Holm - Cara Magda, ho tentato tante volte di par­larvi apertamente. Ma quando ero sul punto di co­minciare,  il pensiero di  darvi un grande  dolore?...

Hans - Ma perché tornare sempre su questo argo­mento? Si era detto che non se ne sarebbe più parlato.

Magda - L'argomento può essere  chiuso per te,  per tua moglie, per gli estranei. Non per me e sopratutto per Gustavo, Era qui poco fa in preda alla dispe­razione. Vederlo ridotto così è mostruoso! Reve­rendo, come potete immaginarmi in mezzo a quella baraonda, a cantare, a ridere, a bere quella maledet­tissima birra come una vecchia pazza?

Rittau - Avete ragione e Dio perdoni il nostro egoismo.

Holm - Sapete dove sia andato?

Magda - Dove volete che sia? In camera, a piangere. (Il dottore si avvia) No, non disturbatelo adesso. Non vuol vedere nessuno. Molte volte interrogo la mia coscienza, esamino una per una le mie colpe. Ma nessuna mi sembra così grave da convincermi che quanto accade sia un giusto castigo.

Rittau - Non bisogna darsi alladisperazione. La bontà divina è immensa!

Magda - Sarà immensa, reverendo, ma forse per questo non arriva fino a me.

Rittau - Il vostro risentimento è, come dire, umano, ma io non lo posso approvare. Venite a trovarmi domani. Andremo in chiesa e sono sicuro che nella preghiera ritroverete  il  conforto  e la  speranza.

Holm - Vi accompagno, reverendo. Ho alcune cose da domandarvi. Cara Magda, se non avete bisogno di me...

Magda - No, dottore. Buona sera. (I due uomini si avviano) Ah, fatemi il piacere, dottore, di dire a Paula che  ho bisogno  di lei.

Holm - Va bene. (Esce col reverendo).

(Pausa).

Hans - E' successo  qualcosa di  nuovo?

Magda - No.

Hans - Allora perché queste crisi... queste rampogne...

Magda - Come si vede che non hai figli, Hans! Mi irrita il fatalismo di certa gente che l'accettano come una panacea universale. Io voglio lottare con tutte le mie forze. Non voglio accettare il fatto compiuto.

Hans - Il dottore però è stato molto  categorico,  mi sembra. 

Magda - D'ora in avanti farò da sola senza chiedere consigli  a nessuno.

Hans - E  che  cosa  pensi  di  fare?

Magda - Lo   vedrai.   Adesso   torna  fuori   e  sorveglia l'andamento generale. Se qualche cosa non va, fa spegnere i  fuochi  e  cessare il baccano.  Mi hanno festeggiata abbastanza.   (Hans si avvia) Hans!

Hans - Sì,  mamma! Magda (si avvicina al figlio e gli fa una carezza sul viso) - Voglio bene anche a te, sai? Sei anche tu un mio figliolo. Ma Gustavo ècosì malato e tanto bisognoso di cure! Mi capisci, vero?

Hans - Certo, mamma.  (Esce).

Paula (entra da sinistra) - Eccomi qua, signora Donnegger. Mi hanno detto che mi cercavate.

Magda - Sì,  Paula.   Scusatemi.

Paula - Per  carità!  Anzi  è  stato  provvidenziale  il vostro invito.  Non sapevo più  come liberarmi  di Willy.

Magda - Pare che vi abbia scelto a compagna della festa.

Paula - Sì, e gli ho fatto osservare l'inopportunità del suo gesto. Non vorrei che nascessero degli equivoci.

Magda - Infatti, cara. Da noi si vive sotto una severa sorveglianza.

Paula - Però  non  ho  niente  da  rimproverarmi.

Magda - Lo credo, cara!

Paula - Avete   bisogno   di   qualcosa?

Magda - Volevo parlarvi di Gustavo.

Paula - Dov'è? L'ho visto allontanarsi e ho pensato che rincasasse.

Magda - Sì  è ritirato in  camera.

Paula - Gli è successo qualcosa?

Magda - Ha avuto  una  crisi.   Ma non  delle solite.

Paula - Lasciate  che  vada  a  vedere.   (Si muove).

Magda - No, restate qua. Adesso è passato tutto. Per tentare di guarirlo ora non bastano le solite medi­cine.   Ma  forse  voi  stessa...

Paula - Io stessa?

Magda - Sì, devo parlarvi proprio di questo... Si tratta, come dire, di un'opera misericordiosa che se si riuscisse a realizzare...

Paula - Non immagino proprio di che cosa vogliate parlare, ma vi assicuro che faccio tutto il possibile perché vostro figlio...

Magda - Lo so, cara, lo so. E del resto vi ho vista alla prova durante questo mese. Tutto è andato benissimo e siamo tutti contenti di voi.

Paula - Veramente, signora?

Magda - Lo siamo io e Gustavo ed è sufficiente. Per­sonalmente non ho alcuna lagnanza da muovervi. Potrei solo consigliarvi di non dare troppo ascolto alle   parole   di   Willy.

Paola - Ma signora...

Magda - Siete liberissima di fare ciò che volete, ma non credo che quel tipo sia in grado di voler bene nel vero senso della parola.

Paula - Francamente mi state facendo un discorso così strano! E ho l'impressione che non abbia alcun riferimento  con l'incidente  capitato  a  Gustavo.

Magda - C'entra, cara. Purtroppo. Voi curate Gustavo da oltre un mese e non vi siete accorta di nulla. Io l'ho capito subito, ma ho sperato che fosse una cosa senza importanza. Invece...

Paula - Ma di che cosa dovevo accorgermi?

Magda - Che mio figlio vi ama disperatamente.

Paula - Ma che dite, signora! Non è possibile!

Magda - Se vi foste trovata qui poc'anzi! Mi si è buttato in ginocchio come un ragazzo e mi ha con­fessato apertamente la sua passione. Povero figliolo mio, che pena!

Paula (come a se stessa) - Gustavo!

Magda - Vivendo così a contatto era logico che le cose andassero a finire in questo modo. Lo temevo ma non potevo impedirlo. Soltanto speravo che ve ne foste  accorta anche  voi.

Paola - Ma come potevate supporre... Lo curavo con tanto affetto perché Gustavo... il signor Gustavo... è buono, paziente e merita tutto l'affetto possibile.

Magda - Sicuro: buono. Buono con tutti tranne con la famiglia. È diventato aspro anche con me. (Una pausa) Speravo di non essere obbligata a parlarvi di questa cosa così penosa e umiliante. (La guarda, un momento in silenzio) Allora che cosa mi potete suggerire...

Paula - Di accettare le mie dimissioni, signora... non ritengo più necessaria la mia presenza qui...

Magda - Eh, immaginavo che mi avreste risposto con queste parole. Sarebbe stato troppo bello se le cose fossero andate diversamente. (Come ricordando un lontano episodio) « Questa casa crollerà in una gior­nata di tempesta ». La profezia di quella zingara che punii perché sorpresa a rubare, mi ritorna alla mente da qualche giorno con un'insistenza strana. Io non ho mai creduto alle profezie, ma questa mi si è ficcata in testa come un chiodo.

Paula - Signora Magda, bisogna cercare di distogliere Gustavo da certi pensieri. E'  assurdo.

Magda - Per lui è soltanto un bel sogno irrealizzabile. Vi sembrerà una eresia la mia, ma penso che se venissi a mancare, morirei col rimorso di non aver saputo far nulla per procurargli un poco di felicità. Chissà cosa penserete di me! Ma ci sono dei mo­menti! Poi, questa miseria che mi sta davanti agli occhi come una maledizione. Vi domando scusa di avervi  rattristata.

Paula - Signora!...

Magda - Non era mia intenzione, ve lo giuro. Comun­que non ne parliamo più.  Naturalmente tutto continuerà come prima... e per il resto, come sempre, dovrò pensarci io... io sola. Buona notte, cara e perdonatemi   ancora.   (Sale  lentamente  le  scale).

Paula (È rimasta appoggiata al tavolo sconvolta dalla rivelazione).

Willy (fa capolino dalla finestra e chiama sottovoce) - Paula!

Paula (trasalendo) - Voi!

Willy (scavalca la finestra  ed entra).

Paula - No, vi prego, andatevene.

Willy - Un attimo solo. Non c'è nessuno.

Paula - Qui no, qui no, ve ne prego!

Willy - Ho trovato il coraggio solo adesso di par­lare. Poco fa sul prato avevo cominciato un discorso. Vorrei   terminarlo.   (L'afferra alle braccia).

Paula - Ma che cosa fate, Willy!

Willy - Devo dirvi che vi voglio bene... un bene da matto... come non avrei mai immaginato. E ho bisogno di sapere se anche voi...

Paula - Non è possibile... mio Dio... come spiegarvi... Lasciatemi,  vi supplico.

Willy - Appena mi avrete detto che anche voi... anche tu mi vuoi bene.

Pauf.a - Siete impazzito... Io... io...

Willy - Ho capito: anche tu... anche tu... (L'abbraccia di forza).

Ilse (Appare dal fondo. Osserva un attimo la scena poi con le nocche batte sul legno. I due si sciolgono in fretta.   Essa ride)  - Non  abbiate  paura.  Sono  io.

Willy - Signora Ilse, la colpa è mia. Ho perso la testa.

Ilse - Eh già. Con tutta quella birra in corpo! Co­munque è meglio che tu te ne vada a dormire. Do­mattina ne riparleremo con calma.

Willy - Grazie. Buona notte Paula. (Esce rapidamente dalla porta. Pausa).

Ilse - Ebbene, mia cara?

Paula - Risparmiatemi  i  commenti,   vi  prego.   Sono abbastanza umiliata.

Ilse - Non capisco perché. Nessuno può rimproverarvi se vi fate baciare. Ho fatto così anch'io tante volte col mio Hans! Non immaginate il piacere che mi avete procurato. Vedo già la faccia che farà la vec­chia quando lo verrà a sapere. Ah, vado a letto per­ché sono proprio stanca. E voi, che fate?

Paula - Salirò anch'io più tardi. Devo andare prima dal signor Gustavo.

Ilse - Poveretto. E lui spera nel miracolo. Buona notte. (Sale ridendo con cattiveria).

Paula (si avvia verso la porta di Gustavo, ma questa si apre e il giovane appare sul limitare) - Ah! Siete ancora alzato?

Gustavo - Mi ha svegliato la sgradevole voce di mia cognata.

Paula - Come vi sentite?

Gustavo - Bene. Specialmente adesso che sono  vici­no  a voi.

Paula - Venivo a salutarvi prima di ritirarmi.

Gustavo   -   Avete sonno?

Paula -  No,ma sono  un po' stanca.

Gustavo - Avete ballato molto. Vi ho osservato. Willy è stato di  una insistenza veramente inopportuna.

Paula - La colpa è stata anche un poco mia, ma avevo una  gran  voglia  di sgranchirmi  le  gambe.  Erano anni  che non ballavo.

Gustavo - Balla bene, Willy. Ma anch'io ero un balle­rino.  Da ragazzo ho vinto anche un premio.

Paula - Se non avete bisogno di me, vi chiederei ilper­messo  di  salire.

Gustavo - Capisco che la mia compagnia non è molto divertente.

Paula - Non dovete nemmeno pensarle queste parole! Mi dispiacciono.

Gustavo  -  Dal  momento  che  mi  evitate!

Paula - Evitarvi?  Non mi sembra.

Gustavo - Allora restate, vi prego! Qualche minuto soltanto. Poi tornerò nella mia cuccia e tenterò di dormire. Ma fa tanto caldo. (Si avvicina alla finestra) Sono ancora in baldoria laggiù. Sono proprio in­saziabili. Probabilmente ci sarà anche Willy. È capace di gozzovigliare tutta notte e domattina per tempo essere già sui campi. È un uomo di ferro. Ma anch'io ero forte.

Paula - Se avrete fiducia in voi stesso e seguirete i consigli che vi si danno potrete ritornare come allora.

Gustavo - Lo dite con un tono così convinto!

Paula - Ma io sono convinta! Mi dispiace che non lo siate voi.

Gustavo - Dovrei continuare a illudermi, a credere alle chiacchiere scritte, alle ricette di tante medicine somministrate in gocce, a piccole dosi! Io non sono uno stupido, Paula!

Paula - Allora perché avete permesso che seguitassi ad occuparmi di voi.

Gustavo - Perché la vostra compagnia per me è meglio di qualsiasi medicina. Avevo bisogno di qualcuno che mi stesse vicino e mi parlasse come fate voi. Una parola buona è meglio di qualsiasi cura, ma per malati come me,  non c'è più niente da fare.

Paula - Non voglio sentirvi parlare in questo modo. Su, rientrate e andate a letto. L'aria della sera può farvi male.

Gustavo - È un'aria così leggera... così profumata. La sentite? E poi mi piace troppo rimanere vicino a voi. Quante volte ho immaginato di trovarmi, come adesso, al fianco di una donna e di parlare proprio come faccio ora. Paula, se io non fossi come sono, credete che potrei incontrare una ragazza che mi volesse bene?

Paula - Ma...  certamente.

Gustavo - Per esempio, se sentiste dell'affetto per me, come lo sento io, potreste essere voi la mia ragazza. E in questo caso mi sentirei il coraggio di chiedervi di diventare mia moglie. (Ripetendo lenta­mente)  Mia moglie.

Paula - Al matrimonio non ho mai pensato. Mi sem­brava un sogno così difficile da realizzare.

Gustavo - Allora ci troviamo nelle medesime condizioni. Anch'io sogno una casa mia, una donna mia... una vita tutta mia... (Pausa, poi intensamente) Nessuno vi ha mai baciata,  Paula?

Paula (turbata) - Ma cosa dite, Gustavo. Non sta bene fare certe domande...

Gustavo - Quando due labbra si toccano deve accadere qualcosa di meraviglioso. Non vi sembra?

Paula  -  Basta  con  questi  discorsi,   vi  prego!

Gustavo - Non dovete aver paura. Non vi toccherei un capello. Eppure deve essere bello sfiorare la vostra pelle... la vostra bocca. Non conosco questa felicità. E dovrò andarmene così... Quando ci penso, vedete, vorrei affrettare la fine per non soffrire più.

Paula - Calmatevi Gustavo. Non voglio vedervi così agitato. Piuttosto, andiamo fino ai falò a vedere le ultime fiamme. Volete?

Gustavo - Oh sì... laggiù... vicino alla fiamma. Deve essere tanto bello con voi! Andiamo. (Escono dal fondo).

(Pausa. Dalle scale scende Magda. È evidente che ha seguito il colloquio. Va alla porta e si appoggia allo stipite guardando ansiosamente la coppia che si allontana   rapidamente).

Sipario

ATTO  TERZO

(La medesima scena. Dal secondo al terzo atto sono passali tre giorni. Di mattina. Il sole fa capolino dalle finestre socchiuse. La casa è immersa nel lutto per la morte   di   Gustavo.

Gisela e Lotte vanno e vengono dalla cucina recando piatti e scodelle. Gisela non pratica degli usi della casa, sbatte le stoviglie e parla ad alta voce).

Lotte - Ti ho detto cento volte  di  parlare  sottovoce e   di   non   sbattere   le   stoviglie.

Gisela - Eh,  diamine, non siamo mica in convento!

Lotte - Da tre giorni è come se lo fossimo. Convento di clausura.

Gisela  -   Dopo  tutto il signor Gustavo non sarebbe mai guarito. Il dottore lo ha sempre detto a tutti.

Lotte - Dopo la disgrazia deve essere scoppiata una lite tremenda fra la padrona, suo figlio e la signora Ilse.  Non si guardano nemmeno in faccia.

Gisela - E dell'infermiera che ne è stato?

Lotte - Dopo i funerali si è chiusa in camera e non vuole

vedere   nessuno.

Gisela -  Ma che c'entra lei?

Lotte - Bé, dopo tutto, il signor Gustavo era affidato

alle sue cure.

Gisela - Al suo posto non sarei rimasta un minuto di più. E a quest'ora mi sarei già sistemata in città.

Ilse (Scende. È vestita a lutto, ma il suo tono è maggior­mente autoritario)  - Cosa sono queste chiacchiere? Non avete altro da fare?

Lotte - Di là è tutto pronto. Mettevamo a posto le stoviglie. Poi bisogna che la signora Magda scenda por gli ordini,

Ilse - La signora non scenderà. E d'ora in avanti gli ordini li darò io. Intesi?

Lotte - Veramente...

Ilse   -   Hai delle obiezioni da fare?

Lotte   -   No, no, signora Ilse.

Ilse (rivolgendosi a Gisela) - E tu che sei ancora nuova, tieni bene in mente che tutto, dico tutto, dovrà passare sotto il mio controllo. E mi si deve tenere informata di qualunque cosa.   Intesi?

Gisela - Ho capito e cercherò di fare del mio meglio.

Ilse - Perché questo buio?

Lotte - Me lo ha ordinato la signora Magda...

Ilse - Spalanca la porta e le finestre. Voglio luce qua dentro.

Lotte - (esegue aiutata da Gisela).

Ilse - Andate di là e lavorate senza fare commenti!

(Le due donne escono da sinistra. Ilse va verso l'ar­madio e tenta di aprirlo).

Ilse - Lotte!  Lotte!

Lotte - (affacciandosi sulla porta) Comandate, signora Ilse.

Ilse   -   Perché la credenza è chiusa?

Lotte - È sempre stata chiusa. Le chiavi le tiene la signora   Magda...

Ilse - Va bene. (Lotte sparisce) Dovrà darmele e subito.

Hans   (Scende. È accigliato)

Ilse - Hans, devi farti dare da tua madre le chiavi di questa credenza e di tutto il resto. Non posso mica far saltare le serrature.

Hans  -  Va  bene,  gliele  domanderò.

Ilse - Ma subito, però. Non perché ci tenga a dare ordini e a comandare. Ma lo ritengo mio dovere. Tua madre, poveretta, dopo questa scossa, non avrà più la forza di far niente. Ma sta certo che non avrà mai a la­gnarsi  di   me.

Hans - Povera mamma! Non sembra, più lei. È in­vecchiata di  vent'anni.

Ilse - Eh si sa! La morte di un figlio è atroce e Gustavo inoltre era il suo prediletto.

Hans - Non è vero. Voleva bene a tutti due allo stesso modo. Ora Gustavo se n'è andato e rimango solo.

Ilse - Ma ci sono io vicino a te. (Lo abbraccia) Ora sì, saremo veramente felici. Vedrai. La tua Ilse si trasformerà. Rinnoveremo anche questa casa che ci ha fatto tanto soffrire. E ci sembrerà di tornare ai giorni del nostro fidanzamento.

Hans - Le donne dove sono?

Ilse - Di là. Tutto è pronto come al solito, non temere. So come si conduce  una  casa.

Hans - La mamma non è ancora scesa?

Ilse - No. Sono tutte due in camera. A proposito biso­gnerà dire all'infermiera di preparare le sue valigie.

Hans - La mamma mi ha pregato di lasciarla tranquilla.

Ilse - La mamma! La mamma! Credi che sia ancora padrona delle sue facoltà? Ha detto così per dire. Figurati se può nutrire dei sentimenti benevoli per quella...

Hans   -   Ilse!

Ilse - Non sono sola a pensarlo. Naturalmente la legge non potrebbe trovarla colpevole, ma se ha una co­scienza, quella l'ha già condannata. Ecco perché se ne sta rinchiusa in camera. Hans cacciala via e anche tua madre ti ringrazierà.

Hans - Va bene. Ne riparleremo. Intanto manda su qualcuno a vedere. Per lei e per mamma. Io vado a dare un'occhiata  là fuori.

Ilse   - Hans, sei imbronciato con me?

Hans   -   Ma  no,   perché?

Ilse  (lo bacia) - Caro! Non potrei sopportarlo.

Gisela   (si affaccia da sinistra).

Ilse - Torna presto. (Hans esce) Bè, perché tanta sor­presa? È mio marito, non un estraneo.

Gisela - Eh sì! E formate anche una bella coppia. Peccato che non abbiate bambini.

Ilse - Bambini? Quei marmocchi che urlano e sono sempre da lavare!  Tu ne  hai?

Gisela -  No.  Non  sono sposata ancora.

Ilse (ride) - Quanto sei stupida! Come se fosse neces­sario il matrimonio!

Gisela - Se vi sentisse la signorina Rittau!

Ilse - Quella muore dal desiderio di averne almeno una dozzina. Ma dovrebbe sposare un cieco. Brutta com'è!

Gisela - In paese la chiamano la « giovane Befana »!

(Scoppiano a ridere entrambe).

Magda (Scende lentamente. Ha il viso devastato e sembra invecchiata precocemente. Si ferma un attimo ad osservare) - Se non sbaglio avevo detto di tenere chiuse porte e finestre. Forse non mi sono spiegata. Presto, chiudi! (Gisela obbedisce senza parlare) E di' a Lotte che si spicci.

Gisela - Va bene, signora,

Magda - Occorre cambiare le tovaglie. Prendi la chiave e apri quella credenza. (Le porge il mazzo di chiavi che Gisela prende sollecita eseguendo quanto le è stato ordinato. Magda siede) Che stanchezza! Guarda nell'angolo di sinistra, in fondo. Prendi anche dodici tovaglioli. Basta che manchi io perché la casa si fermi! Chiudi bene, a due mandate. Così. E adesso affrettati ad apparecchiare. Va'.

(Gisela esce rapi­damente. Pausa. Ilse si avvicina a Magia e cerca di assumere un tono per quanto le è possibile gentile)

Ilse - Come vi  sentite, mamma?

Magda (la guarda poi strascica le parole) - Stanca.

Ilse - Potevate restare a letto. Avrei provveduto io quaggiù. Se ne parlava con Hans proprio adesso. È necessario, per la vostra salute, che vi riposiate. La direzione della casa è troppo pesante per voi, in questo momento. Finché non avrete ripreso le forze, potreste lasciarla a me.

Magda  (seguendo unsuo pensiero)  - Paula,  dov'è?

Ilse - Di sopra.  Non vuole vedere nessuno.

Magda  -  Povera creatura!

Ilse - Dunque, mamma, per l'andamento della casa io avrei pensato...

Magda - Bisognerebbe mandare Lotte con la colazione, se non vuole scendere. Eh, ha ricevuto anche lei un duro colpo.

Ilse - Credo invece che siano i rimorsi a tenerla isolata.

Magda - Paula è un angelo. Il bene che ha fatto al po­vero Gustavo e a me, le sarà certamente ricompensato.

Ilse   -   Del bene quella?

Magda - Non puoi capire... nessuno potrà mai capire...

Ilse - E dovremo tenercela in casa ancora per molto tempo?

Magda - Tutto il tempo che vorrà.

Ilse - Ma è una pazzia! Non c'è nessuna ragione. E poi, la gente chiacchiera, non la vede di buon occhio.

Magda - Le persone di casa non hanno mai visto nessuno di buon occhio. Ma me viva, la padrona sono ancora io, e quello che faccio è ben fatto.

Ilse - Certo, mamma. Oltre a tutto siete la saggezza in persona.  Ma non  credete che in  questo caso...

Magda -  Assolto il  mio  dovere,  il  resto  non  conta.

Ilse - Ma quale dovere?  Mi pare che esageriate!

Magda - Non rispetti nemmeno il mio dolore!

Ilse - Non intendo associarmi alle pazzie che si com­mettono in  casa.   Ecco  tutto.

Magda - Allora vattene prima che dimentichi che sei la  moglie  di  Hans.

Ilse - Appunto. Sono la moglie di vostro figlio. È bene che non lo   dimentichiate   (Esce).

Magda   (chiamando)  - Lotte!  Lotte!

Lotte (apparendo da sinistra) - Comandate signora Magda.

Magda - Sali da Paula e dille che desidero vederla.

Lotte - Se non volesse aprirmi?

Magda - Ti aprirà.

(Lotte si avvia  ma si incontra sulla scala con  Paula  in tenuta da  viaggio).

Lotte  -  Eccola!

Magda - Ah, siete qui! Mandavo Lotte a cercarvi. (A Lotte) Vai tu. (La domestica esce) Ero sicura che non m'avreste costretta a salire. Mi sento così sfinita!

Paula  -  Vado via, signora  Donnegger.

Magda  -  Via,  dove?

Paula - Per ora a casa. Appena possibile tornerò al mio lavoro.

Magda - Mi volete abbandonare?

Paula - La mia presenza qui non èpiù necessaria.

Magda - A me sarete sempre indispensabile.

Paula  -  Ma io non voglio rimanere.

Magda (con voce un foco affannata) - Certo, se proprio non vuoi, non posso obbligarti. Ho pensato molto a te in questi due giorni tremendi. A lui e a te. Sei stata l'unica donna che abbia amato ed è naturale che anch'io ti sia riconoscente e ti voglia bene...

Paula - Signora Donnegger, è meglio che parta, cre­detelo!

Magda - E ti avrei vista con gioia seduta alla mia tavola. Le mamme quando cercano di fare la felicità dei propri figli, hanno un istinto infallibile. E io ho trepidato al principio, ma con una gioia così viva,  così profonda...

Paula - Non ditemi queste cose, mi fanno tanto male.

Magda - Senza di te, mi sembrerà di essere più sola... e sarò più disperata.

Paula - Non posso. Bisogna che vada via subito. Non guardatemi così. Non voglio che mi vediate arrossire.

Magda  -  Paula!

Paula - Ero venuta per compiere  un  dovere...

Magda - E l'hai compiuto.  Fino  al sacrificio,  credi che   non   lo   sappia!   Guardami.

Paula - No... non ne ho il coraggio. Mi sento tanto colpevole...

Magda (le si avvicina e l'abbraccia) - Non dirlo, non dirlo bambina mia. Io ti benedico con tutta l'anima. E mi aggrappo con tutte le  forze alla vita proprio per questo generoso sacrificio tuo! E riuscirò!  A  costo di martirizzare il mio cuore a sangue. Lo devo so­prattutto   per  lui...   e   per  te.

Paula   -   Per  me?

Magda - Sì... perché tu sola hai saputo dargli la vera felicità che desiderava...

Paula (si copre il volto con le mani e singhiozza).

Magda   (le  accarezza,  dolcemente  la lesta)   -  Che  cosa dovrei perdonarti? Quel poco di bene che hai dato a quel poverino? Sono io, io, che dovrei inginocchiarmi davanti a te...  (Tenta di farlo).

Paula  (trattenendola)  - No,  no...   questo no...  questo non dovete...

Magda   - Ormai, bambina, sei legata a me,  a questa casa, al suo ricordo e anche alla mia speranza. Ed è questa speranza  che mi  dà la forza di resistere... (si abbatte sulla poltrona).

Paula (allarmata) - Signora Magda... Signora Magda! (Chiamando)  Lotte,  presto!  La  signora  sta  male.

Lotte   (accorrendo) - O Gesù Signore!

Paula - Un po' d'acqua per favore. (Lotte esce e torna con l'acqua. Paula bagna le tempie a Magda) Avrebbe bisogno   di   dormire.

Lotte - Sono due giorni che rimane vestita, e in piedi. Non so come faccia a resistere.

Magda (riprendendosi) - Che è successo?

Paula - Nulla. Dovete solo riposarvi un poco. Venite di là.           

Magda - Ma no, mi sento già meglio.

Paula  -   Dovete   coricarvi,   vi  prego.

Magda - E allora, cara, se lo desideri, ti ubbidirò. Sono contenta di ubbidire a te perché ti voglio bene.

(Le due donne si avviano lentamente ed entrano nella stanza che fu di Gustavo)

(Pausa. Lotte è rimasta a guardare costernata la coppia che si i allontanata. Willy entra impetuosamente dal fondo).

Willy -   Dov'è   Paula?

Lotte - Eh!

Willy -  Ho  chiesto  dov'è  Paula!  Voglio  vederla.

Lotte - Ssst. Parlate piano. È di là con la signora Magda.   Si  è sentita molto  male.

Willy - Chi,  Paula?

Lotte -  Ma no,  la vecchia!

Willy - Comincio a credere anch'io che sia una casa maledetta. Ma se niente mi gira, faccio fagotto e vado a respirare un'altra aria. Non sono mica legato, dopo tutto.

Lotte - Se muore anche la signora Donnegger, non resto in servizio nemmeno se mi pagano il doppio.

Willy - Coi due sposi non ci rimarrebbe manco un cane.

Paula (Ritorna, ha un sussulto vedendo Willy, però si domina) - Lotte, la signora riposa. Cercate di non far rumore e dite agli uomini di mangiare in silenzio.

Lotte   -   Stia   tranquilla,   signorina.    (Esce).

Willy - Paula!

PaulA -  Che  cosa  cercate  qui?

Willy - Non credi che dopo quanto è successo sia ne­cessaria una spiegazione?

Paula - Willy, non mi torturate anche voi. Fra mezza ora conto di essere già in viaggio e avrò chiusa questa dolorosa parentesi.

Willy - Benissimo. Se non capitavo qui, te ne saresti andata senza  una  parola!

Paula - Ho già preparato un biglietto per voi.

Willy - Un pezzo di carta. Ma Willy Hansen, quando è stato preso in giro, non si accontenta di così poco.

Paula - Willy non parlate in questo modo.

Willy - Possibile che tu abbia in un attimo dimenticato  tutto?

Paula - Appunto per questo, perché non ho dimenticato, me ne vado.

Willy - Sei stata abile anche nel far credere a certi sentimenti...

Paula - Willy, mi fate pentire di avere avuto per voi della stima... della simpatia...

Willy - Non credere di abbindolarmi ancora. Non ci casco più.

Paula (irritandosi) - Perché sei venuto allora?

Willy - Per saldare i conti, alla mia maniera.

Paula - Willy, non avevo mai voluto parlarti di quello che è accaduto... ma ora devo farlo. Probabilmente non capirai il mio gesto e avrai per me delle parole dure... offensive... Ma non importa. Il dovere, il senso di responsabilità e la compassione, a volte, ti fanno commettere delle azioni che il buon senso e la morale non permetterebbero mai di compiere... ma se ti trovi di fronte a una creatura ormai condannata, che ti supplica, con l'anima, di comprenderla, non puoi voltarle le spalle o negarle ciò che ti domanda... il rimorso ti perseguiterebbe senza tregua...

Willy - E tu hai acconsentito... per tutte queste sen­sazioni?

Paula - Per pietà. Solo per pietà, credimi.

Willy - Ma ti rendi conto di quello che dici, Paula? Come è possibile,  soltanto per pietà...

Paula - Ero certa che non avresti capito.

Willy - Ma voglio capire... rendermi conto... mi trovo davanti a un fenomeno. E' naturale che voglia sapere  fino  in  fondo...

Paula - No, no... a te non è possibile... Tutto divente­rebbe meschino, volgare... Ho ascoltato la voce della mia coscienza che mi invitava ad aiutare quell'uomo.. anche nella sua estrema richiesta...

Willy (sarcastico) - Non c'è che dire: sei stata sublime. Una specie di Giovanna d'Arco dell'alcova.

Paula- Spero che dimenticherai di avermi conosciuta...

Willy - Naturale. E non appena te ne sarai andata. Non credere di avermi sconvolto l'anima. Ma. devo rifarmi del tempo perduto e delle illusioni sciocche che mi hai fatto nascere nel cuore. E non c'è che un mezzo. Siccome anch'io ho sofferto, potrai sacri­ficarti una seconda volta, non credi? Sono tutti attestati di benemerenza che ti verranno riconosciuti.

Paula  -  Vigliacco!

Willy (vorrebbe avventarsi su di lei, ma con un gesto disperato   esce   dal   fondo).

Paula (è scivolata su una sedia).

Ilse (compare da sinistra seguita da Hans) - To', ecco qui la reclusa.   Guarda  Hans,  siamo  alle lacrime.

Hans - Signorina Ritter, contavo appunto di parlarvi per sistemare la vostra posizione. Voi capirete che dopo quanto è accaduto non per il fatto in sé, ma perché è venuto a mancare la ragione della vostra permanenza...

Paula - Lo so, signor Hans e sono già pronta a partire.

Hans - Se non vi sentite ancora in condizioni di mettervi in viaggio, potete aspettare qualche giorno.

Paula - No, no, grazie.  Meglio subito.

Ilse (premurosa) - Avverto Stelzer che prepari il calesse.

Paula - Mi sono già presa la libertà di farlo avvertire.

Hans  -  Come?

Paula - Avrei preferito andarmene in silenzio e senza vedere nessuno.

Ilse - Bella riconoscenza! Dopo quello che abbiamo fatto per voi.

Paula - Credevo di interpretare anche un vostro de­siderio.

Ilse   -   Ah per me...

Hans - Sta zitta tu. Dal momento che avete deciso per la partenza immediata non vi trattengo. Le vostre valigie...

Paola   -   Già pronte.

Hans (a Ilse) - Avverti Lotte che le vada a prendere.

Ilse   (esce  per  la  sinistra).

Hans  -  E  adesso  parliamo  delle  vostre   competenze.

Paula - Vostra madre aveva già provveduto da qualche giorno.

Hans - Personalmente non ho alcun risentimento verso di voi, tengo a dirvelo. Quello che è accaduto non è stato  per  causa  vostra.  

(Paula  china  la testa).

Ilse (ritorna con Lotte e Gisela) - Portate giù le valigie della signorina e dite a Stelzer di venirle a prendere. (Le due domestiche salgono) Avete preso congedo dalle vostre  amicizie?

Paula  (la guarda)

Ilse - Via! Volete proprio mettere alla disperazione quel povero Willy!

Paula - L'ho già salutato. È venuto qui.

Ilse - Hai sentito Hans? Mi pare che i tuoi dipendenti si prendano troppe libertà.

Hans - Ma sta' zitta, per piacere. (A Paula) Avete almeno salutato la mamma?

Paula - È di là che riposa. Poco fa ha avuto un capogiro. È meglio che parta senza vederla... non voglio disturbarla..

Ilse - Io credo che vi saluterebbe volentieri... dato che non vi vedrà mai più.

Paula - Siete ingiusta verso di me, signora Ilse. Sa­pete benissimo che della disgrazia nessuno è responsabile.

Ilse  -  Nessuno? Hans, tu cosa dici?

Hans - Non mi sembra il caso di parlare di queste cose.

Ilse - Come vuoi! Vado di sopra,  ma ricordati, non appena vedi tua madre, di dirle chiaramente che le chiavi devono passare in mano mia.   (Sale).

Hans - Allora, signorina, se tutto èsistemato, vi saluto adesso  perché  ho  molte  cose  da  fare.

Paula (stringendogli la mano) - Addio, signor Hans e abbiate cura di  vostra madre.

Hans - Mia madre? Sì, certo. Grazie del consiglio. (Esce   dal   fondo).

Lotte (seguita da Gisela che porta le valigie) - Sembra che  tu abbia le  mani  di burro!

Gisela - Ma pesano come due massi. Potresti prenderne una tu.

Paula (va loro incontro) - Date qua che vi aiuto.

(Gisela ne lascia cadere una che ruzzola lungo i gradini).

Lotte - Sei un vero disastro. Ho l'impressione che non resterai  molto  in  questa  casa.

Magda (appare sull'uscio di destra) - Un nuovo disastro di Lotte? Cosa fanno qui queste valigie?

Lotte - Lo domandi alla signorina!

Magda - Tue Paula? (Alle donne) Lasciatele dove si trovano e tornate di là. (Le domestiche escono) Approfittavi di un mio malessere per abbandonarmi. Vuoi dunque che dubiti  anche del tuo cuore?

Paula - Parto perché devo, perché nessun legame mi tiene vicino a voi... perché tutti mi odiano...

Magda - Non dire... non dire... È peggio che se mi to­gliessi la vita. (Si riprende) La provvidenza viene sempre in aiuto dei disperati. E io, vedi, sono la più disperata delle madri. Ma c'è la casa, la fattoria... il lavoro... tutto un avvenire da salvare. Dobbiamo rivolgere una preghiera a Dio e confidare nella sua infinita bontà. Chissà! qualche volta anche alle creature meno meritevoli Egli si rivela... e la Sua presenza   si   palesa   col   miracolo...

Paula - Ma cosa andate a pensare adesso...

Magda - Ti chiedo solo di rimanere qui ad attendere con fiducia. Vedrai. E intanto guarda: tutto quanto vedi è tuo. Ti appartiene. Poi quando verrà il bambino... (ad un gesto di Paula) Lo so... Non ne sei certa... ma proprio per questo ti prego di avere pazienza... dammi il tempo di disilludermi... Si tratta di una vita.

Paula - Sapete bene che non posso restare qui... nessuno me lo  permetterebbe.

Magda - Nessuno? E io chi sono? Ma cosa credono gli altri? Che sia una donna finita? Ah, hanno speculato anche sul mio dolore... E vogliono costringerti ad andartene. Miserabili. Nessuno oserà farti del male. E se osassero, chiunque fosse, si troverebbe di fronte una  furia.  Fosse  anche  Hans.   Guai...   guai!...

Paula - Signora Magda, io non posso lasciarvi delle illusioni... spaventose... bisogna  che vi   dica!...

Magda - No... niente. Lasciamele se devono aiutarmi a vivere ancora... fino a che non abbia sistemato tante cose... E ci sei anche tu. Prendi le valigie... portale di là... poi torna qui... No, anzi, aspetta. (Chiama) Lotte  (La domestica appare sull'uscio) Porta le valigie nella stanza del signor Gustavo, presto. (Lotte eseguisce senza fare commenti) E tu vai di là a ricomporti... hai il viso stravolto, cara. Mi rendo conto della lotta che devi sostenere... Mentre tu ti rimetti, io mi preparo qua... per la mia, che non è inferiore, credi.

(Paula entra nella porta di destra dopo che ne è uscita Lotte. Si sente la campana che chiama a raccolta gli uomini per la colazione. Magda si muove lenta, va a prendere la Bibbia, siede sulla sua sedia e sfoglia alcune pagine. Ilse scende).

Ilse - Vi siete svegliata? Benissimo. Sono proprio contenta di vedervi ristabilita. Adesso vi sentirete certamente meglio. Dovete farvi una ragione alla fine. Dopo tutto restiamo noi, io e Hans, e vedrete che faremo di tutto per alleviare il vostro dolore che è anche il nostro. (Va alla finestra e guarda fuori) Oggi mangiano in ritardo. Equi, mamma, non si è ancora apparecchiato? Hans mi aveva pregato di far presto! Provvedo io... solo che mi diate le chiavi.

(Magda si stacca dal grembiule il mazzo dalle chiavi e glielo porge).

Ilse - Grazie... Metterò una tovaglia pulita. Quella ricamata. Non l'abbiamo mai adoperata. E anche i bicchieri di cristallo. Una tavola come si deve, Hans ne sarà felice. (Si muove andando dalla cre­denza alla tavola, ma sbatacchia le stoviglie e si trova in grande   imbarazzo).

Magda - Non sei proprio buona a nulla.

Ilse - Cosa dite, mamma?

Magda - Non sai nemmeno apparecchiare una tavola.

Ilse - Ah, mi rendo conto che avete sempre la stessa prepotenza.

Magda - Che cosa credevi? È inutile che cerchi di na­scondere la tua soddisfazione. Te la leggo negli occhi.

Ilse   -   Ma   come   potete   pensare...

Magda - Non hai nessun motivo per esaltarti. Te lo dico con tutta calma.

Ilse - Sempre questo astio! Ora che Dio vi ha ammonita dovreste essere più buona.

Magda - Tu osi nominare Dio e parlare di bontà? Tu? Stai attenta piuttosto a non rompere niente. (Si alza e le toglie quanto ha in mano) Così si fa. Poi bisogna mettere un  coperto di più.

Ilse   -   Per   chi?

Magda - Per una persona che ha gli stessi nostri diritti di sedere a tavola.

Ilse - Badate che Hans è stanco delle vostre stranezze.

Magda - Hans sarà il primo a riconoscere il fatto com­piuto.   Metti  il  coperto.

Ilse  - Voglio  sapere  chi è.

(La porta di destra si apre e Paula si affaccia).

Magda   (indicandola) - Eccola!

Ilse - Nooo! (Fa per avventarsi su Paula, ma Magda la protegge).

Magda - Sei vicino a me: non temere. (Fissando Ilse con occhio terribile) Non so ancora se Dio potrà esaudire la domanda che gli rivolgo disperatamente da tre giorni. Ma se il dolore di una madre riuscirà aconvincerlo, Gustavo ritornerà fra noi... forse più bello di quando l'ho partorito... biondo e roseo... con un paio di braccine tonde... e verrà di là... da quella porta... Ecco perché Paula rimane e avrà il suo posto nella nostra famiglia... E tu, bambina mia, ora che sei diventata la vera padrona fai spalancare le porte, le finestre perché entri il sole. Deve trovare tanta luce qua dentro.

Paula  (abbracciandola, fra i singhiozzi) - Mamma!

Magda  -  Sì,   così...  così  devi  chiamarmi,  figlia  mia!

(Le due donne rimangono abbracciate. Ilse in un angolo con la testa china non ha più  la forza di reagire).

Sipario