La favola e un po’ di morale

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LA FAVOLA

E UN PO’ DI MORALE

Bizzarria quasi dal vero

di ENRICO SERRETTA

PERSONAGGI

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Il palcoscenico di un teatro qualunque mal rischiarato Mie poche lampadine di una Mancia » nonché dalla luce ili giorno -  sono le due del pomeriggio -  che stenta a oltrepassare il denso  strato  di polvere e ragliateli, antico de­coro degli alti finestroni. La salti del teatro deserta, con le poltroncine rosse dalle spallie­re incappucciate in una fodera il tela gialliccia e bene alli­neate, sì che sembrano solda­tini di piombo disposti in ordine di parata da un bravo bam­bino, appare ingrandita ed emana un senso di tristezza che agghiaccia.

E «Laterali» «bilance» «can­tinelle» porte di vero legno -di quelle che non chiudono mai al momento  buono -  si ammassano ai muri, mentre pende dall'alto una triplice cortina di fondali di carta e fra l'uno e l'altro qualche vi­stoso lampadario dì finto ottone.

Sul davanti, accanto alla buca del suggeritore, senza la cupola, un tavolinetto e due poltroncine di vimini -  di quelle col chiodetto insidioso che a un certo momento vi fa il piccolo strappo nei pantaloni  (ma no, è niente... si fa rammendare....).

Nel mezzo, un certo numero di sedie stranamente di­sposte serve a figurare i mobili, le porte e le finestre della scena che naturalmente non c'è.

I personaggi della tragicomedia che tento di presen­tarvi sono le attrici e gli attori di una compagnia di prosa qualunque, durante la prova filata di una commedia ita­liana qualunque, che sì rappresenterà la sera dopo. È su­perfluo descriverli uno per uno. Stanno in crocchio, fuori scena, in piedi o seduti, per farsi poi avanti ogni volta che

 spetti a loro. Quasi tutti, visti a quell'ora e in abiti piuttosto dimessi, mostrano nei volti pallidi i segni della notte inson­ne -  notte certo trascorsa nell'indefesso studio della parte.

Dentro la buca è il suggeritore, che emerge dalla cin­tola  in su, come Farinata.

L’Autore giunge un po' affannato perché ha corso, temendo d'essere in ritardo. Saluta tutti con un sorriso che d'essere bella indifferenza e sicurezza di sé, e che invece gli conferisce un'espressione dì ebetismo che fa pro-mia pena. Egli sa che cosa significherebbe per lui il successo o l'insuccesso di quella commedia: il successo gli pro­curerebbe la nomina, almeno temporanea, a Maestro, da parte di Marco Praga con re­lativo ritratto nel volume del­le Cronache, la considerazio­ne dei contemporanei ed altri simili vantaggi inestimabili; l'insuccesso vorrebbe dire in­vece la reputazione di perfet­to imbecille presso i contem­poranei e la totale ignoranza dei posteri.

L'autore                         - (stringendo le due manine inguantate alla Pri­ma  Attrice) Bella,   bella, bella... Siete veramente de­liziosa!

Prima attrice                  - (lusingatissima) Adulatore! Devo essere inguardabile oggi!  Pensate che stanotte non ho chiuso occhio... Ho studiato sino all'alba... Per voi, per il vo­stro successo!

L'autore                         - Che posso dire per ringraziarvi? Se la comme­dia piacerà, il merito sarà tutto vostro. L'ho scritta ap­posta per voi: su misura, come si dice.... Se non ci fossi riuscito, non saprei deplorarlo abbastanza...

Prima attrice                  - Io ho grande fiducia. Non so perché, ma sono sicura che andrà beniss... (Si interrompe, mentre l'Autore  cominciava   ad  essere  confortato   dalla  rosea .profezia)  Ma no!  Tom, che fai?...  Giù!  Sta buono!....  (Tom è un cagnolino dì pelo marrone incerto e di razza incerta del pari. Rappresenta per la sua padrona lo sva­go, il divertimento, la compagnia fedele; è insomma  il cocco della mamma sua »).

L’autore                        - (cercando di riallacciare la conversazione che gli  apriva l'anima alla. speranza)   Sicché...  voi  credete proprio  che andrà bene?...

Prima attrice                  - (pensando che non è prudente sbilanciarsi troppo). Lo spero. Del resto chi ci capisce qualche cosa prima? Il pubblico è diventato così severo...

Il Direttore                    - (sedendo nella sua poltroncina e battendo forte le mani) ,Dunque, si  comincia?....  Ricordatevi  che domani sera si va  in scena, signori! ... (al suggeritore) Attacchi dal principio.  (All'Autore che sente tremarsi le gambe) Tu siedi qui.  E se hai qualche osservazione da fare, interrompi pure, senza complimenti. Io ho sempre piacere, quando l'autore assiste alle prove... Cominciamo dunque (Sì fanno avanti gli attori che sono « di scena »).

Primo attore                  - (ripetendo le parole che sente dal sugge­ritore, quando le sente) « Mi trovavo poco fa al circolo, quando ricevetti questo foglietto...

Suggeritori;                   - Biglietto... qui dice biglietto.

Primo attore                  - Come? Biglietto?... Ah, sicuro. Dunque.... « quando ricevetti questo biglietto. Cosa vuole da me, signora? »

Autore                           - (timidamente) Scusa se ti interrompo. Vorrei che dicessi « che cosa vuole » e non « cosa vuole ».

Primo attore                  - E non è lo stesso?...

Autore                           - No. In italiano, scusa, sai, «cosa vuole» non si dice...

Primo attore                  - (un poco offeso) E tu pensi che il pubbli­co si interessi di simili dettagli? ....

Autore                           - Vedi, in italiano non si dice neppure « dettagli ». Si dice « particolari ». Quanto al pubblico, hai ragione tu, non se ne interessa. Ma se c'è fra mezzo, mettiamo, Pasquale De Luca, scrive subito una lettera per i «fatti e commenti » del « Corriere ».

Primo attore                  - È giusto. Hai ragione perfettamente.

Direttore                       - Ma santo Dio! (L'aggettivo « santo » non è necessario ed è sostituibile) Andiamo avanti! Non per­diamo tempo inutile! (al primo attore) Attacca, dunque!

Primo attore                  - (ricominciando) « Mi trovavo poco fa al Circolo quando ricevetti questo foglietto... questo bi­glietto. Cosa vuole da me, signora? »

Autore                           - (fra sé, rassegnato) E allora, pazienza...

Primo attore                  - (continuando) « Il biglietto mi fu recato da un... da un...

Suggeritore                   - Fattorino...

Primo attore                  - Da un... commissionario.

Autore                           - Vedi, preferirei che dicessi « fattorino » com'è scritto.

Primo attore                  - E io come ho detto?

Autore                           - Commissionario.

Direttore                       - (sorridendo) Vaia che è lo stesso. Va benissimo. Da che mondo è mondo, i sinonimi sono permessi...

Autore                           - (pensando con venerazione alla buon'anima di Tommaseo) I sinonimi!... Già: hai ragione.

Prima attrice                  - (alla sua volta, con vero lirismo) « Ella comprenderà, signor marchese, che la mia presenza in casa sua a quest'ora sarebbe ingiustificabile se non mi a-vesse spinto un desiderio di bene e il bisogno di dirle.. » Tom! Tom! Assassino, che fai?... Vieni qua subito! Le mie calze! Due paia di calze nuove, di seta!....  (È accaduto semplicemente questo, che Tom, « il cocco della, mamma sua », si è impadronito di un pacchetto che era posato su una sedia ed ora' lo sta addentando con molta soddisfazione. La prova si interrompe. La Prima Attrice, con la più nera desolazione dipinta in volto, fa in breve l'accertamento dei danni, che sono gravi. Tutti le si fanno intorno con espressioni di condoglianza. Le « generiche » presenti guardano con nostalgia le calze sforacchiate,  e mormorano:   « che  pena »).

 Autore                          - (che sente un prepotente, improrogabile biso­gno di strozzare Tom, fa uno sforzo eroico per frenarsi, ed interviene, nella speranza di metter fine alla discussio­ne, che s'è fatta molto animata, intorno all'alto prezzo delle calze, alla differenza fra la seta naturale e artifi­ciale, ed altri simili problemi di vasto interesse artistico). La calza di seta per una donna elegante è come... è co­me... è come...  (Non gli riesce di trovare un paragone e implora dal Direttore, con cenni disperati, che faccia ricominciare la prova).

Prima attrice                  - (sorridendo, rassegnata) Pazienza, non è poi un disastro... Riprendiamo: dove s'era rimasti?...  (Senza che accadano altri incidenti degni di rilievo con­tinua e finisce la prova dell'atto. Durante il breve inter­vallo dedicato alla piacevole conversazione, nonché a spo­stare le sedie che serviranno a indicare un'altra scena, altri personaggi si aggiungono ai precedenti)

Tizio                              - (è un importatore di commedie straniere, che natu­ralmente viene accolto dalla Compagnia con la festevo­lezza e tutti i riguardi dovuti al munifico fornitore dei più cospicui pezzi del repertorio) Disturbo? Credevo che la prova fosse finita...  (all'Autore, stringendogli la mano con calore) Vai in scena domani sera? Auguri, auguri sinceri! Sarà certo un successo... Io verrò ad applaudire., puoi  immaginare...

Autore                           - Oh!  l'immagino perfettamente.

Tizio                              - (alla Prima Attrice) Devo darvi una notizia che certo vi farà piacere...

Tutti                              - (facendoglisi attorno, con ansia) Sentiamo... sentiamo...

Tizio                              - Ma no, tornerò dopo la prova....

Tutti                              - (c. s.) No, dica subito, vogliamo sapere...

Tizio                              - (solenne) Ebbene, ecco di che si tratta: ho rice­vuto, da Parigi l'ultima commedia di Cajus e Semproine!

Tutti                              - (guardandolo con invidia ed ammirazione) Ah!..,

Autore                           - (timidamente). Mi pare di aver letto che a Pa­rigi non è molto piaciuta...

Tizio                              - E tu credi ai giornali? Invece è stato un autentico trionfo! Che roba! Non ne avete idea.... Semplicemente deliziosa! ... Figuratevi che quando si alza il sipario al; primo atto, la protagonista è a letto con suo suocero. Che trovata, eh?... L'ho tradotta io, ben inteso, perché, in fatto di traduzioni, non mi fido di nessuno... Nessuno conosce come me le finezze delle due lingue...

Tutti                              - (contemplandolo   con  stupefazione)   Oh,  certo...

Tizio                              - Ebbene, questo gioiello, questo capolavoro che avrà più successo di «Scamp... ma che «Scampolo!»...della « Dame di chez Maxim », questa meraviglia insomma ho pensato di offrirla a voi!...  (Strette di mano, ringraziamenti, qualche lacrima di, riconoscenza...)

Prima attrice                  - E il titolo? Si può sapere il titolo?...

Tìzio                              - Il titolo?... Non ci sono che i francesi a inventarne di così suggestivi...  (all'Autore) Oh, scusa, sai...

Autore                           - Oh, figurati...

Tizio                              - Si chiama « Lisetta e il suo callista ». Che ridere, eh?... Dite, dite la verità!...

Prima attrice                  - ( asciugandosi le lacrime che le sgorgano per la lunga risata) E c'è una bella parte per... Lisetta? ... Sapete: io non ci tengo, alla parte, ma se c'è, non guasta.

Tizio                              - Vi dico che pare scritta apposta per voi. Io che me ne intendo, prima di offrire le novità alle Compagnie studio le parti per capire a quali attrici si attaglino. E così, vado distribuendo secondo il mio giudizio. Ho un'al­tra commedia, per esempio, che si chiama: «Tic cara dell'anima sua »: l'ho destinata ad Emma Gramatica....

Prima attrice                  - (facendo il broncio). Peccato...

Tizio                              - È proprio per la Emma, questa, sicuro... prima di tutto perché è americana e poi perché la protagonista è uno di quei tipetti che ella rappresenta alla perfezione... Originalissimo, sapete: una ragazzina volgaruccia, ma­leducata, ignorante, ma in fondo tanto buona... Poi si emenda, si mette a studiare, e diventa la consolazione dei suoi genitori.. Un tipo così non si è mai visto nel no­stro repertorio... Non ci sono che gli americani..

Prima attrice                  - L'avrei fatto anch'io tanto volentieri! ..

Tizio                              - Eh, sì! Ma io devo pensare anche alle altre, lo sa­pete bene! Che direbbe Dina Galli, se si vedesse trascurata? Che penserebbe Dora Migliari che è così brava e così carina? E Paolina Borboni così cara al pubblico?....

Autore                           - (impicciato) Se si cominciasse il secondo atto?... Se no, si fa troppo tardi...

(A questo punto accade sul palcoscenico qualche cosa di straordinario. Non si capisce bene di che si tratta. Si direbbe   che  il  « Mago  della  verità »,  caduto  anche'gli nell'oblò con la fiaba di Luigi Antonelli, fosse riuscito a staccarsi dai suoi due compagni e a tornare sulle scene, in pieno giorno e durante una prova. Certo è che cambia­no improvvisamente le espressioni di tutti ì volti, i gesti, i toni della voce, gli sguardi, e prendono un colore di ostilità gelida, come l'atmosfera che incombe. Scompare il sorriso da tutte le bocche, rimanendo talvolta soltanto una specie di ghigno sarcastico. Tutti i personaggi di­cono chiaramente quello che pensano, ma con naturalez­za, come la cosa più abituale di questo mondo).

Direttore                       - (all'Autore).   Andiamo  pure  avanti.   Ma se speri che il pubblico se lo beva agresto secondo atto così , blico ride ed io incasso i diritti lo stesso!

Autori;                          - Ti sembra veramente lungo?...

Direttore                       - Interminabile. Bisogna tagliare, tagliare, ta­gliare....

Tizio                              -   Sicuro.   I   copioni   delle   commedie  straniere me li riducete una pietà, a furia di amputazioni. Certe volte non si capisce più niente. Ma a me non importa. Il pub­blico ride ed io incasso 1 diritti lo stesso!

Autore                           - Qualche volta accade pure che il pubblico fischia.

Tizio                              - Sì, ma è raro. Invece questa commedia tua sarà fischiata certo,   (al Direttore) A proposito, hai fatto fissare un palco per me e per la mia famiglia?...

Prima attrice                  - Ouffa! Si prova o non si prova?... Ho un sonno che non posso tenere gli occhi aperti. Stanotte mi hanno fatto star su sino all'alba... Io mi diverto, al ballare, ma il giorno, poi, alla prova.... E con questo seccantissimo autore presente...  (a Tizio) Benedette le vostre commedie, che gli autori non si sa neppure come si chiamino! ...

Primo attore                  - Eh, sì! Se non fosse che il sonno... Anch'io ho visto l'alba, stamattina. Ma ho anche perduto a poker quattrocento lire! Una disdetta!... Che voglia, si ha poi, di recitare queste scemenze!...

Autore                           - Se giocassi meno, la voglia ti verrebbe. E poi, scemenza sarà tua zia!...

Il critico                        - (che e stato ad ascoltare la prova e la conversazione nascosto in fondo a un palco, ed ora viene fuori improvvisamente)  Non  conosco  sua  zia:   ma ho sentito questo po' di prova...  (all'Autore) Avevo sempre sospettato che tu fossi una bestia, ma il fatto supera l'aspettativa. Sei veramente idiota!

Autore                           - E tu come lo sai?... Come te ne accorgi?...

Il critico                        - Lo so perché sono critico. E mi accorgo di tutto.

Autore                           - E lo scriverai sul giornale?...

Il critico                        - Sicuro. Così il pubblico si guarderà bene dal venire in teatro.

Autore                           - Se il pubblico si diverte, ci viene lo stesso!

Il critico                        - Già, perché questo pubblicacelo del dopo guer­ra....

Autore                           - Ma che pubblicacelo! Se è stato sempre così pubblicacelo lo avete inventato voi critici, per giustifica­re il fatto che spesso non è d'accordo con voi! ...

Tizio                              - Pare impossibile, ma in questo sono d'accordo con lui! Quante volte voi critici avete tentato una campagna contro il teatro straniero! Bella figura avete fatto! Che cosa avete ottenuto? ...

Il direttore del teatro    - (avvicinandosi, dal fondo della scala) Non si finisce più, oggi, questa prova? ...  (al Di­rettore) Avete stabilito che cosa si rappresenterà sabato sera?...

Autore                           - Che domanda! Ci sarà la mia terza replica....

Il direttore del teatro    - Ma lei sarà pazzo! Pretende più di due repliche di codesta roba?...

Il direttore della Compagnia  - È naturale che lo pre­tenda! Ci prendono gusto ai diritti d'autore - Domani sera il venti per cento, pensate!

Autore                           - Ma non farete anche, in grazia mia, un magnifico incasso? ....

Il direttore della Compagnia  - Ma appunto per questo, la tua percentuale dovrebbe essere minore... Che ragio­namento! ...

Prima attrice                  - E noi abbiamo sempre la stessa paga! È una vera immoralità!

Primo attore                  - E lui, magari, non avrà perduto a poker! ..

IL direttore della comp.  Bisognerebbe abolirlo il sistema della percentuale agli Autori. Non tanto per i poveri diavoli come questo qua che scrivono poco e sono fischia­ti molto, quanto per gli altri celebri, per coloro che sono rappresentati da tutte le Compagnie e fanno sempre pie­noni... Niccodemi, per esempio., e anche Pirandello.... Guadagnano cifre enormi! ...

Primo attore                  - Alle nostre spalle!

Il direttore del teatro    - Sugli incassi lordi; è inaudito!

Prima attrice                  - Sono dei veri sfruttatori!

Il direttore della Compagnia  - I nostri peggiori nemici! ...

Autore                           - Ma scusate un poco: se gli autori non scrives­sero, che cosa recitereste?...

Il direttore della Compagnia  - Che bestia! E chi ha mai detto che non devono scrivere? ... L'immoralità con­siste nel fatto che non solo scrivono, ma per giunta vo­gliono guadagnare del denaro! E col brutale sistema della percentuale sul frutto del nostro sudore!

Il direttore del teatro    - Sul nostro sangue!...

Il critico                        - (dando prova della sua soda e vasta cultura) Esisteva forse la percentuale al  tempo di  Epicarmo? ...

Il direttore                     - (incuriosito) Epicarmo? .. Chi era costui? ...

Il critico                        - Era un siciliano che scriveva commedie per il Musco dell'epoca, alcune centinaia di anni avanti Cristo.

Prima attrice                  - (guardandolo con ammirazione) Quanto è bravo!... Le sa tutte, le sa!...

 Autore                          - Siete tutti contro di me! Sarebbe meglio ven­dere patate e cipolle anzi che scrivere per il teatro!

Critico                           - Oh, se molti autori vendessero patate e c'polle! Che fortuna sarebbe per il teatro italiano! .. .  (A questo punto tacciono tutti, interdetti, perché, senza sapere da dove sia entrata, vedono lì davanti una strana figura di donna, qualche cosa tra il fantasma ed il sim­bolo, certo una creatura irreale, come in una commedia di Enrico Cavacchioli. Non descrivo com'è fatta per ri­sparmiarmi uno sforzo di fantasia ma ogni lettore può figurarsela a suo modo. Essa accenna a parlare e tutti, inchinandosi, le danno tacitamente l'assenso).

Il fantasma                    - Signore e signori, io sono la Morale.. Mica la morale che credete... quella che riguarda i buoni co­stumi.. No. Sono la Morale della Favola.. E vi dico che mi sembrate tutti matti... Che cosa ci guadagnate a non potervi soffrire l'un con l'altro, mentre siete così stretta­mente legati da uno stesso interesse? Voi, attori, perché ce l'avete tanto con l'Autore che, scrivendo, rende possi­bile la vostra esistenza? E tu, Autore, perché dimentichi che, se non ci fossero gli attori, con tutti i loro difetti, nessuno rappresenterebbe la roba tua? E tu, importa­tore di brutte commedie straniere, e tu, autore di... mediocri commedie italiane, non vedete che, in' fondo, c'è posto per tutti e due? E tu, critico, perché, invece di mo­strarti così severo, non incoraggi quei pochi scrittori che bene o male producono qualche cosa? ... E tu, proprieta­rio o direttore del teatro, di che ti immischi e di che ti lagni, se sei il solo che non rischia nulla e va incontro a un guadagno sicuro?... Vogliatevi bene, dunque, e sopra tutto rispettate reciprocamente la vostra Arte,... Quante belle cose si potrebbero fare, il giorno che sinceramente ' foste-tutti d'accordo!...  (Dette queste poche ma sentite parole, la Morale scom­pare miracolosamente, così com'è apparsa. Tutti i per­sonaggi si guardano interdetti ma sorridenti).

Il direttore della Compagnia  - Basta ragazzi. Proviamo. Sarebbe un peccato che questa commedia non do­vesse  piacere,  per  causa  della  nostra  interpretazione...

Prima attrice                  - Certo. Perché la commedia è veramente bella!

Autore                           - E voi siete tanto bravi!

Tizio                              - Avrà certo un successo. Anzi, domani sera io non sarò in teatro, perché non si dica che vengo per distur­bare lo spettacolo. Sarebbe una vigliaccheria.

Il direttore del teatro    - Questa commedia avrà un gran numero di repliche...

Critico                           - È fatta con garbo e con gusto...  (all'Autore) E tu sei un uomo amabile. Lo scriverò sul giornale. Ti darò anche questa volta il permesso di vivere...

FINE