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Titoli provvisori:

Pippo Spampinato

L A   F I N E S T R A

( Episodi di vita familiare )

TRE ATTI UNICI

TITOLI DI OGNI ATTO UNICO

 

“CANNOLI SICILIANI”

________

“IL RITRATTO”

__________

“IL GATTO DELLA SIGNORA BICE”

___________________________

        

L’IMPIANTO SCENICO E’ UGUALE PER I TRE ATTI UNICI.

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DI OGNI ATTO UNICO ESISTE UNA VERSIONE IN DUE ATTI

CON IL TITOLO: “Osvaldo” – “Il ritratto” - “Pippo, il gatto”

CANNOLI SICILIANI

ATTO UNICO

di

Pippo Spampinato

Personaggi:

UGO, giovane marito.

SANDRA, sua moglie.

CELESTE, madre di Sandra.

MATILDE, madre di Ugo.

 

         OSVALDO, amico di Matilde.

ORAZIO FISICHELLA, anziano vedovo.  

La scena:

Un soggiorno nell’appartamento di Ugo e Sandra, dove vive anche Celeste, madre di lei.

Nella parete di sinistra c’è una apertura (che fa da comune) con un disimpegno che conduce, andando verso destra, all’ingresso e, andando verso sinistra, all’interno. Nella parete di destra c’è  un’altra  apertura che conduce in cucina. Nella parete di fondo, al centro, si apre una larga finestra a vetri.

Nella stanza è collocato un divano con un tavolinetto, dove sono poggiati  alcuni giornali. Altri mobili adatti e con gusto per un soggiorno di una casa non di lusso ma con una certa agiatezza.

Ci sono alcune sedie e un mobiletto dove è poggiato un telefono.     

NELLA CITTA’ DI CATANIA, OGGI

ALL’APERTURA DEL SIPARIO SANDRA E’ SOLA IN SCENA

MENTRE PARLA AL TELEFONO

SANDRA

Mamma… ti ripeto: nessun disturbo. Tu non sei la suocera ma la madre di mio marito. Anzi mi fa tanto piacere… Certo! A tutti noi. Ci fa tanto piacere! Tu lo sai ca a mia piace la compagnia… Ma certo!... Sarà un ospite gradito… (Pausa) Osvaldo… Si chiama Osvaldo?! Un bel nome! Avrò il piacere di conoscerlo! Sì, sì!... Anche Ugo!... E’cambiato, sai?… Ugo, sì! Tuo figlio! Ama il chiasso, l’allegria… la comitiva… No. I viaggi, no! Ppi chistu non t’assumigghia. No... no! Non ci sono riuscita… Però… (Una lunga pausa) Ma certu! Sarà felice… Sì, Ugo! (Una breve pausa) Siamo stati soli facendo una vita monotona da quando ci siamo sposati. Va beh!… (Una pausa) Mia madre? Casa e chiesa…. (Pausa) Ora, è a Missa. Ci va ogni domenica. Oggi è domenica, no? (Altra lunga pausa) Sì, sì! Col tuo arrivo passeremo meglio le giornate… Sì! Anche con l’ospitalità al tuo amico… ne sono certa! Bene!... Magnificu! Tu sai sempre scegliere bene gli amici. Non vedo l’ora ca arrivati. Come?... Ugo dovrebbe rientrare a momenti. Vuoi ca vi veni a pigghiari?... No?!... Come vuoi!... Aspetta!… Mi sembra che hanno aperto la porta… C’è Ugo! (Lascia la cornetta e chiama) Ugo sei tu? (Al telefono) Permettimi, vaiu a vìdiri… (poggia la cornetta e si avvia all’ingresso) Ugo… Unni si?

LA SCENA RIMANE VUOTA E SI ODE IL TELEFONO CHE GRACCHIA.

DOPO UN POCO SI FA SILENZIO ED ENTRA UGO SEGUITO DA SANDRA.

UGO

(Va subito a prendere la cornetta del telefono) Mamma… (ascolta inutilmente, poi si rivolge a Sandra) Chiusi!

SANDRA

Potti cascari ‘a linea (si porta al telefono e armeggia).

UGO

Lascia! Vado a prenderla! ‘Nta quali albergo si trova?

SANDRA

(Dopo aver chiuso il telefono) Ma non è ‘nta ‘n albergu. Si trova in un bar. E non voli che tu la vai a prendere.

UGO

Pirchì?

SANDRA

Ma per niente! Non vuole scomodarti. Veni idda stissa… Ha preso in noleggio una macchina E’ con un amico… Stannu facennu colazione nel bar… ccà vicinu!

UGO

Colazione al bar?

SANDRA

Ma sì… Non è sula. È in compagnia, ti dico. Verranno a momenti.

UGO

Verranno?

SANDRA

  Sì!... Sarà qui con il suo amico. Tua madre è in compagnia di questo suo amico.

UGO

‘U staiu sintennu!  Ho capito!

SANDRA

 Un signore che ha conosciuto sul treno… in aereo… o sulla nave, credo. E sono diventati amici… o forse si conoscevano prima. No sacciu! Non ho chiesto. Ha detto che verrà con questo signore suo amico. Io li ho invitati a tutti e due. Tua madre e il suo amico saranno nostri ospiti… per qualche giorno!   

UGO

Ma chi è quest’amicu? ‘U canusci, tu?

SANDRA

Iù? È amico di tua madre… Cchi c’entru iù?

UGO

Dico: Chi è questo signore? Che vuol dire amico di mia madre?

SANDRA

Un amico, sì! Pirchì ti àlteri? E’ solo un amico! Non può avere degli amici tua madre? Cchi ci trovi di stranu?

UGO

Sì, però… venire qua con un amico… e poi… ospitare… Dicisti ospitare, mi sembra. Ho sentito bene?

SANDRA

Ho detto proprio così! Li ospiteremo tutti e due.

UGO

Ma scusa: c’è to matri.

SANDRA

Cchi voi diri?

UGO

Tua madre vive con noi… in questa casa.

SANDRA

Ebbene?

UGO

Dico… le potrebbe dispiacere… Chi è questo signore? Cchi tipu è? Chi lo conosce?’U sai com’è mia madre… fa amicizie, certi voti, non proprio ortodosse.

SANDRA

Ma cchi vai dicennu? Tua madre è una donna intelligente. Frequenta il bel mondo. Viaggia continuamente in crociere… Beata lei!

UGO

Sì, però… tu lo sai che tipo è! E ora, cu l’età, sta divintannu sempre più stravagante… Sempri peggiu! (A sé) Un amico?! Qualche avventuriero. Ci voli nenti a mittìrisi ‘nte ‘mbrogghi. E’ megghiu  starne lontano!

SANDRA

Ma è tua madre! Scusa, non la vedi da più di un anno…Se n’era ritornata dalle sue parti. Ora è in Sicilia…Voli passari alcuni giorni qui… E deve andarsene ad alloggiare in albergo?

UGO

Ma non è sula.

SANDRA

Appunto! Non è sola perché vuole la compagnia. Tua madre ama la compagnia. E macari iù! Non so isolarmi io! Tu inveci…

UGO

Ti ripeto che c’è tua madre… Vive con noi anche tua madre.

SANDRA

E con ciò? Abbiamo tanto spazio…

UGO

Se ben ricordo l’ultima volta che è venuta hanno bisticciato. Sì, sì! Colpa di me matri… Tra loro, bisogna ammetterlo, non corre buon sangue.

SANDRA

Cose passate! Non cci pensa chiù nuddu! È passato del tempo… anche più di un anno. È stato, non l’ultima volta che è venuta, ma ancora prima. Comunque saranno nostri ospiti! Così ho deciso! E così è giusto fare!

SI SENTE IL SUONO DEL CAMPANELLO D’INGRESSO

UGO

Già ccà?!

SANDRA

Si trovavano in un bar qui vicino. Vo’ rapicci!

UGO

Megghiu cci vai tu!… Vai tu a ricevere quel signore…

SANDRA

Ma è to matri… che non vedi da un anno. (Spingendolo) Vai! Non fare u cretinu!  Io metto un po’ d’ordine…

UGO SI AVVIA PER L’APERTURA A SINISTRA ED ESCE,

MENTRE SANDRA SISTEMA I CUSCINI SUL DIVANO.

DOPO UN POCO SI SENTE DALL’INGRESSO UGO CHE DICE:“È tua madre”.

SANDRA

(Portandosi nel disimpegno) Mamma, ma non hai le chiavi?

CELESTE

(Entrando) Non li trovo. Forse li avrò messi nell’altra borsa.

UGO

(Entrando e rivolto a Sandra) Informa tua madre di quello che hai in mente di fare.

CELESTE

Che cosa?

SANDRA

Ma niente! Sta vinennu la mamma di Ugo. L’ho invitata a essere nostra ospite per qualche giorno...

CELESTE

Hai fatto bene! Ugo, a me fa tantu piacere! Accussì staremo in compagnia.

UGO

Mia madre…  non viene… idda sula. È in compagnia. (A Sandra) Perché non parli?

SANDRA

È in compagnia di un’altra persona… Ospiteremo tutte e due.

CELESTE

Ma certo! Si veni con un’amica, sarà ospite anche lei! Ci mancherebbe! Facisti bene!

UGO

Non è un’amica.

SANDRA

È un suo amico. Un amico che ha conosciuto in crociera, credo. Si chiama Osvaldo. Vulevunu andare in albergo ed io ho insistito a volerli ospitare in casa nostra…

CELESTE

Un amico???

UGO

(Ironico) Ha insistito!... Credu ca iddi non vedevano l’ora. Mia madre certi voti è proprio taccagna.

SANDRA

Non diri ca è anche un’approfittatrice. Tua madre, invece, i soldi li sa spendere bene! E sa anche ben divertirsi. Tu non cci assumigghi per niente! E dire che i latini dicevano: “mater semper certa est!” A tia forse ti scangiàru nella culla.

 CELESTE

(Alla figlia) Ma scusa, unni i fai dòrmiri? Avemu na sula stanza per gli ospiti.

SANDRA

 Ci sunu du letti…

UGO

Assieme… nella stessa stanza?

SANDRA

Due letti separati.

CELESTE

Si potrebbe sistemare ‘n lettu nella mia stanza.

UGO

(Distratto) Ppi cui?

CELESTE

Comu?

UGO

Voglio dire… Mia madre non credo che voglia disturbare tanto e poi idda voli la sua libertà.

Iù ‘a canusciu!...

SANDRA

Anch’io! La conosco bene anch’io! E sono certa che saprà come comportasi durmennu  con un… amico nella stessa stanza. Bisogna chiederglielo e… caso mai metteremo un letto qui nel soggiorno.

UGO

Ma ccà è di passaggio…

CELESTE

Dice bene Sandra. Bisogna chiederglielo.  Aspittamu ca vènunu!

SI SENTE IL SUONO DEL CAMPANELLO

SANDRA

Eccoli! Sono arrivati! (Si avvia in fretta all’ingresso ed esce).

ANCHE CELESTE E UGO  SI PORTANO CON CALMA ALLA COMUNE,

 uscendo prima ugo e poi celeste.

celeste, prima D’USCIRE, sistema  il vestito e

dà anche una sistemata ai capelli.

LA SCENA RIMANE VUOTA PER UN POCO,

 MENTRE DALL’INGRESSO SI SENTONO LE VOCI CON I SALUTI E

 I CONVENEVOLI

MATILDE

(Entrando per prima) Mi sembra di avervelo già detto, ragazzi: avete una bella casa! Poi tu Sandra, hai avuto veramente buon gusto nel saperla arredare. (Ad Osvaldo che entra dopo) Non ti sembra Osvaldo? (Entra Sandra) È tutta opera di questa vezzosa fanciulla! Mio figlio invece si accontenta sempre di tutte le banalità che gli vengono proposte. Nella vita bisogna essere esigenti! (Si porta al divano e siede. Entrano Ugo e Celeste) Vieni Ugo siedi accanto a me (Ugo esegue).Vedo che stai bene!

UGO

Sì, sto bene.

OSVALDO

(Un poco eccentrico, veste elegantemente. Tiene girata sul collo una lunga sciapa colorata che gli pende sul davanti e indossa un cappello bianco a larghe falde) Il buon gusto alberga nelle menti delle persone intelligenti. Bisogna mostrare sempre la propria creatività per essere apprezzati. E così sono quasi tutte le donne! Ma non è vanità. Noi uomini invece restiamo quasi sempre in quiescenza… e pronti a ricevere sempre la bellezza e la femminilità che è nel loro comportamento.

SANDRA

Devo dire che io sono sfaccendata tutto il santo giorno e mio marito invece è preso dal suo lavoro l’intera giornata. Quannnu rientra è sempre stancu!

OSVALDO

(Va a prendere la mano di Sandra e baciandola con galanteria) Spero non trascuri di cogliere il profumo di un fiore così fragrante e delizioso.

MATILDE

Cara Celeste, vedo che stai per uscire. Non vorrei che la nostra venuta scompigliasse le tue abitudini.

CELESTE

No! Sono invece rientrata proprio ora! Sono stata a Messa. Anzi, permettetemi che vado a cambiarmi… Mi priparu per la cucina. Permesso! (Si avvia per l’apertura di sinistra).

MATILDE

Prego…

OSVALDO

Vorremmo con piacere godere ancora della sua presenza, bella signora. Ma portarsi ai fornelli è sempre un obbligo!

CELESTE

Grazie!... (Esce a sinistra).

OSVALDO

Se la padrona di casa, questa bella fanciulla permette, vorrei avere la gioia di trafficare anch’io in cucina. Per chi non lo sapesse ho frequentato un corso per chef  a Parigi.

SANDRA

Davvero???

OSVALDO

Solo per qualche mese… ma è bastato a insegnarmi qualcosa.

MATILDE

Sei il solito ed impertinente bugiardo! Il solito sbruffone.

OSVALDO

Lo dicevo solamente per essere ammesso in cucina. In verità mi sono solamente iscritto. (A Sandra) Chiedo scusa! Però mi piace davvero trafficare tra i fornelli e possibilmente preparare qualcosina di mia creazione che mi permette di emergere dalla folla degli anonimi.

SANDRA

Certamente! Lo chiederemo alla mamma! È lei che dirige in cucina!

MATILDE

Perché non andate sotto, a prendere le valigie? Ugo dai una mano anche tu!

UGO

(Alzandosi) Sì, sì! Andiamo… 

OSVALDO

Grazie!... Ma non è necessario. Ci penserò io solo!

UGO

(Sta per risedersi ma gli viene impedito da Matilde) Andiamo invece! (Si avvia per la comune ed esce seguito da Osvaldo).

MATILDE

(Appena rimane sola con Sandra) Ho conosciuto Osvaldo il mese scorso e mi è bastato capire che anche lui ha bisogno di compagnia come me. E’ una persona speciale e per me un caro amico. Sai Sandra? La vita in due trascorre più serena e alle volte è anche divertente. Osvaldo poi è un artista! Sa dipingere bene! Ma meglio ancora è molto bravo nelle foto. La fotografia per lui è un’arte! Dice che è gioco di luci e di ombre. Insomma, alla maniera del Caravaggio. Dovresti farti fare delle belle foto artistiche anche tu. Il tuo viso è ancora da ragazza. Un bel volto in tv, si dice, buca il video e nella fotografia, invece, buca la lastra. A me mi ha fatto posare col viso in penombra, ma col corpo, devo dire, in alcuni atteggiamenti… diciamo: seducenti.

SANDRA

Con il corpo… come?

MATILDE

Sì! Nudo! E in atteggiamenti proprio: sensuali e seducenti. Non volgari. (Dopo una pausa) Sandra, tengo ancora un bel corpo, sai?

SANDRA

Ma certamente! E’ evidente! Ti mantieni sempre giovane. Oggi non è difficile…

MATILDE

Faccio palestra. E niente chirurghi estetici. Solamente ginnastica! Frequento qualche centro estetico di alta classe. I soldi ci sono, grazie a Dio! O meglio… ci sono stati!

SANDRA

Fai bene!

MATILDE

Spero non vi fate scrupolo se Osvaldo ed io dormiamo nella stessa stanza. Due letti separati! Dico per tua madre… Sai, in albergo occupiamo sempre un solo locale.

SANDRA

Avevo proprio pensato questo! Due letti nella stanza degli ospiti. Dormirete lì! S’intende, però, che tutto l’appartamento è a vostra disposizione.

MATILDE

Oh, grazie! Sei gentile!

CELESTE

(Entra venendo dalla sinistra. Ha cambiato abito e, annodandosi un grembiule, si avvia all’apertura di destra) Eccomi pronta! Vi dovete accontentare di quello che possiamo offrirvi. Chiddu ca c’è! Oramai è tardi ppi nesciri… e poter comprare qualcosa… (esce).

MATILDE

Ma certamente, Celeste! Siamo di famiglia, no?

SANDRA

Mia madre è brava in cucina. E vuole fare tutto da sola. Io penso solo alla colazione o megghiu solo alla mia colazione… dato che mi alzo tardi la mattina e già iddi hanno fatto tutto. Ugo va via presto.

MATILDE

Anch’io la mattina faccio tardi, mentre Osvaldo è già in piedi da un bel po’. Ha già preparato il caffè, che mi porta a letto. Che caro! (Indicando il disimpegno) Eccoli!

ugo e osvaldo ATTRAVERSANO il disimpegno da destra a sinistra,

 trascinando ognuno delle borse da viaggio e valigie trolley

Hai sentito poco fa? Voleva fare tutto lui, Osvaldo. E’ bravo davvero e… poi, alla sua età, ha tanta energia. Tanta, ma proprio tanta! Mi capisci?

SANDRA

Certo, certo!... Anche tuo figlio…  Ma lui è giovane… e devo dire che… (piano e a sé) proprio tanta tanta poi… non… (Forte) Va tutto bene! (Dopo una brevissima pausa) Vuoi che uniamo i due letti?

MATILDE

No, vanno bene così! Non ci fermeremo molto. Solo qualche giorno. Osvaldo è interessato a conoscere la città. Vuole fare qualche foto ai monumenti.

SANDRA

Vi farò compagnia! Credimi, io non conosco ancora bene la città. E dire che sono già due anni che abitiamo qui. Quando vivevo a Belpasso, anche se quel bel paese su l’Etna si trova poco distante dalla città, venivo raramente a Catania. Mi piacerebbe visitarla. Mi accoderò!

MATILDE

Farai da guida ad Osvaldo. Io rimarrò a casa; non mi va di camminare.

SANDRA

Va bene! Andremo in giro solo noi due. Sono certa che neanche Ugo vorrà venire.

MATILDE

Potresti dirlo anche a tua madre. Chissà se Celeste volessevenire e girare per la città?

SANDRA

Chi? Me matri? Chidda, se esce, va solo in chiesa o all’università della terza età. E dire che poi non è proprio anziana, ma ancora giovane.

MATILDE

Allora andrete voi! Io non mi sento proprio. Osvaldo è un gran chiacchierone e non ti farà annoiare.

SANDRA

Me ne sono accorta!  E a me è molto simpatico! Davvero un simpaticone! Bene!

DALL’APERTURA DI  SINISTRA, ENTRA OSVALDO.

INDOSSA UNA GIACCA E UN BERRETTO DA CUOCO.

TIENE IN MANO UN GROSSO CUCCHIAIO DI LEGNO E UN FORCHETTONE.

DAL COLLO, DOVE HA ANNODATO UN FAZZOLETTO, GLI PENDE UNA PICCOLA MACCHINA FOTOGRAFICA

OSVALDO

E… voila! Eccomi pronto! Sto portando con me anche la “Nikon” (indica la macchina fotografica) Comunemente uso la “Canon”, la mia “Carolina”. Oggi, però, dovrò curare molto la messa a fuoco e fare uso di zoom lunghi. Voglio immortalare la mia ultima creazione, il mio nuovo piatto.

SANDRA

Di che si tratta?

OSVALDO

Eh, eh, eh!... Segreto!

MATILDE

Potresti dirci almeno il nome.

OSVALDO

Questo, sì!

SANDRA

E dillo! Sono impaziente!

OSVALDO

L’ho battezzato: “Pasticcio”.

MATILDE

Pasticcio??? Ma pasticcio di che cosa?

OSVALDO

Non posso dirvi altro. Solo: pas-tic-cio! Vedrete!..

SANDRA

Alla degustazione, allora!

MATILDE

Speriamo che non sia davvero un pasticcio.

OSVALDO

Donna di poca fede! Sono certo, invece, di meritare il vostro plauso Dov’è la cucina?

SANDRA e MATILDE

(Ad una sola voce indicando l’apertura di destra)Di là!

OSVALDO

Alla carica! (Con passo marziale si avvia a destra ed esce).

MATILDE

E’ sempre il solito sbruffone. Segno del “Toro”!

SANDRA

E’ simpatico, invece! Un vero simpaticone! Io t’invidio: hai scelto bene!

UGO

(Affacciandosi venendo da sinistra e rimanendo nel disimpegno) Mamma, vado a sistemarti meglio la macchina. La metto, dove c’è un po’ d’ombra.

MATILDE

Hai le chiavi?

UGO

Sì! Me le ha date Osvaldo (va via per la destra).

MATILDE

Ed io vado a disfare le valigie. Sandra, permettimi (Va via dal disimpegno a sinistra).

SANDRA

Fai pure. Io, invece, vado in cucina… (si dirige all’apertura di destra ma s’imbatte con Celeste che entra in fretta dalla stessa apertura seguita da Osvaldo che vuole farle un foto).

CELESTE

Ma no! Non sono fotogenica.

OSVALDO

Saprò io come fare! Su, un bel sorriso.

SANDRA

Mamma, guarda che Osvaldo è un esperto fotografo. Fa delle foto artistiche.

OSVALDO

Su, bella signora… una sola foto e poi trafficheremo insieme! Dico: in cucina.

SI SENTE IL SUONO DEL CAMPANELLO D’INGRESSO

SANDRA

Chi sarà? (Si avvia a destra per il disimpegno ed esce).

OSVALDO

Una sola foto e poi ai fornelli! Noi due soli. Due chef  impareggiabili! Tu ed io!

CELESTE

Ci diamo del tu?

OSVALDO

Perché no! Ti dispiace? Anche con Sandra…

CELESTE

No. Ma…

OSVALDO

(Senza farla parlare oltre) Siiit! T’immortalerò così con la tua bellissima bocca chiusa (è pronto a fare lo scatto) Guarda in profondità con quegli occhi…

CELESTE

(Coprendosi il volto con le mani) Non voglio, ti dico!

OSVALDO

Ed io sì! Lo voglio! Fortissimamente voglio! Come disse il poeta… (le si avvicina, garbatamente le prende la mano che lei aveva al volto e scherzando le sussurra il noto motivo) “fatti fa fa na foto… Fatti fa fa na foto bellezza mia! Fatti fo… fo! Fatti fo… fo! Fatti fotografàaaa!”

CELESTE

(Piano e quasi a sé) Ci vuleva, ora, macari a canzuna…(Poi, maliziosa, lo allontana con un dito puntatogli sul petto) Impertinente! E sia! (Assume una posa artistica e sorride) Va bene così?

OSVALDO

Bellissima! ( Scatta la foto) Una foto bellissima! (Galante) E sei bellissima anche tu!

CELESTE

Mi stai facendo arrossire… (A sé piano) Matri!... Sugnu tutta na vampa! (Forte) E’ d’assai tempu ca qualcunu mi parra d’accussì…

OSVALDO

Ti dispiace, forse?

CELESTE

(Subito) No! Anzi… grazie! Mi fa tanto piacere! Il fatto è ca oramai persi l’abitudine.

OSVALDO

Male! Bisogna sempre e ovunque recuperare.

SANDRA

(Entra venendo da dove era uscita) Mamma, c’è il signor Fisichella.

CELESTE

(Turbata) No, no! (Piano e quasi a sé) Cci mancava st’autru! (Forte) Dicci ca non ci sugnu!

SANDRA

Ma gli ho già detto ca eri in casa. L’ho fatto accomodare nel salotto.

SI SENTE LA VOCE DI ORAZIO CHE DICE: “Permesso?...”

CELESTE

(Volendosi allontanare si dirige verso l’apertura di destra) Fannillu jri!...

OSVALDO

(Trattenendola) Aspetta! Ci penso io a cacciarlo! So come fare!

SANDRA

No, no! Meglio ci penso io!

 ORAZIO APPARE NEL DISIMPEGNO, VENENDO DA DESTRA

ORAZIO

Permesso? Dov’è la gentilissima signora Celeste? Cchi fa s’ammuccia? (Scorgendola) Oh! Eccola qua!

CELESTE

Si accomodi… presidente! (Ritorna sui suoi passi).

ORAZIO

(Venendo avanti) Ca quali presidente… Iù ppi lei sono innanzitutto un amico. E poi, cchi semu all’università? Quando iù vengo a faricci visita, sugnu sulu Orazio Fisichella. Se vuole: il cavaliere Fisichella.

SANDRA

Vieni Osvaldo, andiamo in cucina… la mamma poi ci raggiungerà! (Lo prende per mano e si avviano per l’apertura di destra).

ORAZIO

(Indicando Osvaldo) Chi fìciru s’affittàru u cocu?

OSVALDO

(Si blocca e staccandosi da Sandra, dopo aver tolto il berretto, si avvicina minaccioso a Orazio) Senta… lei è un povero ignorante ed innanzitutto un vero maleducato. Lo vuol sapere perché? Riesce a capire e afferrare la favella altrui? Primo: quando si entra in un luogo senza avere avuto il permesso è da cafone; e quando, poi, non si porge il saluto ai presenti, è da gran maleducato.

SANDRA

(Volendolo allontanare lo riprende per mano e lo tira verso l’apertura di destra) Lascia!... Vieni Osvaldo!

OSVALDO

Scusa cara, ma non sopporto… (si lascia trascinare e va via con Sandra).

ORAZIO

Ma cu è?...  Un parente?

CELESTE

E’ un amico di me cummari, a matri di mio genero. Sono venuti… e mia figlia li sta ospitannu.

ORAZIO

Mi deve scusare signora Celeste, ma non mi n’accurgii… Ero preso dalla sua nobile presenza ca appena l’ho vista… non ho guardato altro. Si può diri ca annurvai. Lei… Sì! Mi abbagliò!

CELESTE

Ma cchi dici, presidente?...

ORAZIO

E torna cu stu presidente!... Mi deve chiamare: signor Fisichella. Anzi: Orazio. Sulu Orazio!  Mi facissi tantu piaciri. E si lei pirmetti iù a chiamu sulu Celeste… Sì! Pirchì è na cosa celeste ppi daveru… Celestiale, vah cosa di Paradisu!

CELESTE

Signor Fisichella… lei mi cunfunni.

ORAZIO

Ah, ah, ah!... Orazio! O-ra-zio! (Una pausa) Cchi cci paru ranni?

CELESTE

Mancu carusu. La sua bella età cci l’avi!

ORAZIO

Veru è! Sono anziano… Diciamo megghiu maturu. E sulu! Di quannu arristai viduvu… sono stato sempre solo. Nessun affetto!... Ora, datu ca sugnu sulu… accussì comu è macari sula lei… Mi è venuto un pensiero… Un bellissimu pinseri ca avi da qualchi simana ca mi macina ‘ntesta, ma chiossai ccà ‘nto cori (indica buffamente).

CELESTE

(Subito) Pinsassi megghiu all’università. E dda, trova tanta cumpagnia.

ORAZIO

Non è u stissu! ‘Na cosa è la vita pubblica e n’autra cosa è la vita privata. Cci vuleva diri…

MATILDE

(Entra da dove era uscita) Tutto fatto! Porto sempre poche cose. (Appena si porta avanti) Oh! Scusate… (A Orazio) Buongiorno! Chi è questo baldo giovane? Mi sembra di conoscerlo… (A Celeste) Tuo fratello?

CELESTE

No, no! Il signore… è il signor Fisichella, il presiden…

ORAZIO

(Subito) Buongiorno! (Presentandosi) Permette? Cavaliere Fisichella! E lei scommetto che è la consuocera. (Matilde gli porge la mano per farsela baciare ma lui, imbarazzato, si esibisce in un buffo inchino) Molto, ma molto piacere!

MATILDE

Piacere mio! Amico di famiglia?

ORAZIO

Sì! La cara signora Celeste mi dà quest’onore. Sono venuto a faricci na visita.

CELESTE

Il cavaliere è macari il presidente dell’università…

MATILDE

(Senza farla continuare e con ammirazione) Oh! Ma davvero? Il presidente…

ORAZIO

Sì! Proprio! Ma è solo una carica onorifica.

CELESTE

L’università della terza età.

MATILDE

(Un poco delusa) Ah! Capisco… capisco. E’ sempre una bella carica, però! (Chiedendo) Lei è un medico?

ORAZIO

Cui?

MATILDE

Lei! Dico: ha una laurea?

CELESTE

Ma no. E’ stato scelto tra gli anziani…

MATILDE

Anziani? Ma il signore non è anziano. Anzi… ha un aspetto giovanile. Io direi un bell’aspetto giovanile! Scommetto che è un “Vergine”!

ORAZIO

No. Ca quali vergine? Sugnu già vedovo. Vedovo e solo!

MATILDE

Dicevo di segno zodiacale. Gli appartenenti alla “Vergine” vivono a lungo e mantengono sempre un aspetto giovanile per tutta la loro lunga vita. (A Celeste) Il signore l’abbiamo anche ospite a pranzo? Vorrei chiedergli alcune cose riguardo alla sua vita vissuta. Sai, Celeste, io sono molto interessata all’astrologia. Osvaldo, per esempio, è un “Toro” e per questo l’ho scelto come amico. I “Tori” uomini, oltre a vivere abbastanza, sono dei veri… maschi.

ORAZIO

Chistu è veru! Macari iù sugnu toro, cioè del segno del “Toro”

MATILDE

Davvero? Ma allora è interessante. Interessantissimo! Vorrei senz’altro conoscere qualcosa di lei. Fare un parallelo con Osvaldo. Celeste, fallo rimanere a pranzo!

CELESTE

Veramente…

MATILDE

Ti prego!

ORAZIO

Mi pari di capiri ca mi vuliti ‘nvitari a pranzo? Ma con tanto piacere che accetto! Signora Celeste grazie! Mi fa tanto piacere! Però mi deve permettere di uscire e comprare qualcosa… Un po’ di dolci. Ccà sutta…‘Nta pasticceria ca c’è ccà sutta. Allura, vado… e torno (si avvia).

CELESTE

Ma non si deve disturbare…

MATILDE

Aspetti! Devo chiedergli: lei è stato tradito da sua moglie?

ORAZIO

(Bloccandosi) Comu???

MATILDE

Dico: E’ a conoscenza di tradimenti della consorte? Perché…

ORAZIO

Tradimenti? Voli diri se a bonarma…

MATILDE

(Facendo le corna) Sì, sì! Proprio! Perché è assodato che le donne col segno del “Toro” sono sempre vivaci ma fedeli, mentre gli uomini, oltre a vivere a lungo, sopportano con gran pazienza di essere traditi. Lei, scusi… ha sopportato? Voglio dire, insomma, è stato becco? Certamente, sì! Anche se non se ne accorto. Tutti i “Tori” sono cornuti!

ORAZIO

I tori… sì! C’hannu i corna… Ma io…

MATILDE

(Tagliando corto) Va bene! Non se n’è accorto!

CELESTE

(Volendolo allontanare) Presidente, si voli accattari sti dolci… cci jssi, prima ca chiudunu!

ORAZIO

Certu... cci vaiu! (Poiché Celeste vuole accompagnarlo) Non si scomodi… canusciu a strata!

CELESTE

Prego… prego… (Lo accompagna e assieme vanno via per il disimpegno a destra).

MATILDE

(Rimasta sola) Povero cornuto! (Va all’apertura di destra e chiama) Osvaldo!... Osvaldo!... Vieni fuori da quella benedetta cucina!

SI SENTE LA VOCE DI SANDRA CHE DICE: “ Entra, Matilde…”.

MATILDE

No che non entro! Tutto l’odore della cucina, poi mi rimane addosso. Fai venire fuori Osvaldo! (Si allontana e a sé) Con quei suoi intrugli… sono certa che appesterà tutta la casa.

DALL’APERTURA DI DESTRA

APPARE OSVALDO CHE STA FRULLANDO QUALCOSA

OSVALDO

Eccomi!

MATILDE

Entra e chiudi subito quella porta! (Osvaldo, senza smettere di frullare, ritorna indietro per andare a chiude la porta e rientra subito portandosi avanti, mentre Matilde si allontana da lui turandosi il naso) Oddio! La puzza dell’uovo frullato.

OSVALDO

Non temere! Ho messo di già un pizzico di vaniglia. Sto preparando il dolce.

MATILDE

(Rassicurata) Non mi dire che vuoi passare tutta la mattinata in cucina. C’è Sandra che avrebbe piacere di venire con te a visitare i monumenti. E forse anche Celeste. Avevi detto di volere fare delle foto.

OSVALDO

Ma certo! Ho quasi finito! Puoi prepararti per uscire. Hai detto che vuol venire anche Celeste?

MATILDE

Sì! Forse si convincerà. Sai la povera Celeste fa una vita monotona… e sono certa che le farebbe bene variare. Io, invece, non vengo!

OSVALDO

Noo? Perché?

MATILDE

Voglio riposarmi. E poi è da qualche tempo che sono lontana da mio figlio. Rimango a casa con Ugo. Devo anche parlargli per quello che tu sai (si porta al divano e siede).

OSVALDO

Neanche Ugo viene?

MATILDE

Ugo si annoierebbe da morire.

OSVALDO

Bene! Vado io solo con le donne! (Smettendo di frullare) E’ fatto! ( Va via per l’apertura di destra).

DAL DISIMPEGNO, VENENDO DA DESTRA, ENTRANO UGO E CELESTE

UGO

(Portandosi avanti con le chiavi della macchina in mano che maneggia nervoso, rivolto a Celeste che lo segue) Era megghiu ca saremmo stati noi soli! M’avissi piaciuto di essere a pranzo tutta la famiglia.

CELESTE

Ma non fui iù! E’ stata tua madre a invitarlo e a insistere.  (A Matilde) Diglielo tu, Matilde.

MATILDE

Cosa?

CELESTE

Non ci fa piacere ca c’è a pranzo il signor Fisichella. Iù… non vuleva!

MATILDE

Ma sì! La compagnia a tavola fa sempre bene. Mette allegria e fa digerire anche meglio.

UGO

Allegria??? Cu ddu cuccu? Chiddu è pisanti, oltre ad essiri  viddanu e cretinu. Iù non sopporto, poi ca si senti chissà che cosa, mentri, inveci è nenti ammiscatu cu nuddu.

CELESTE

Avi ragiuni Ugo. E’ pesante!

MATILDE

Intanto è del segno del “Toro” come Osvaldo. Ed io voglio sapere una cosa importate. Un dettaglio molto utile per l’astrologia.

UGO

Cosa, cosa?

CELESTE

Tua mamma l’ha invitato pirchì dici ca… Ci interessa l’oroscopo…

UGO

(Seccato) Ho capito!... (Si avvia per il disimpegno a sinistra e prima di uscire si rivolge a Matilde con rabbia) Mamma, non cangi mai! Si sempri tu! (Va via).

MATILDE

Tra me e lui non c’è stata mai comprensione. Figurati, Celeste, che io – venendo dal Nord – volevo che lui parlasse in italiano, sin da piccolo. Ma lui, no! Non ha mai voluto. Doveva parlare sempre in dialetto, come faceva suo padre. Un altro siciliano testardo. Razza sicula! E meno male che io, dopo tanto tempo, capisco. Perché il vostro dialetto non è poi tanto comprensibile.

DALL’APERTURA  DI DESTRA ENTRA SANDRA SEGUITA DA OSVALDO

SANDRA

Finito! Osvaldo è uno chef eccezionale! Bravo e molto sbrigativo.

OSVALDO

(Toglie la macchina fotografica che ancora gli pende dal collo e la poggia su un mobile, poi toglie anche la giacca e il berretto da cuoco e li mette poggiati sul braccio) A voi, più tardi, l’ardua sentenza! Spero che siate clementi! Ma sono certo del vostro gradimento.

SANDRA

Guarda che saremo dei giudici severi.

SI SENTE IL SUONO INSISTENTE DEL CAMPANELLO D’INGRESSO E, SUBITO DOPO, SI VEDE UGO ATTRAVERSARE IL DISIMPEGNO DA SINISTRA A DESTRA

MATILDE

Chi è che suona con tanta insistenza? Avrà certamente premura d’entrare.

CELESTE

(Avviandosi all’apertura a sinistra) Cridu d’immaginari cu è! (Sta per uscire ma s’imbatte con Orazio che entra tenendo in mano una guantiera avvolta in una bella confezione).        

ORAZIO

(Portandosi avanti e indicando la guantiera) Cannoli siciliani di ricotta ca non si ponu livari da vucca. Ogni vota vogghiu ca per il dolce ci devo pensare io! Ecco ccà!

OSVALDO

Cosa??? Cos’è che c’è dentro… in quell’involto così pacchiano?

ORAZIO

Pacchiano??? Comu cci fici fari macari a nocca. Questo è il dolce che ho portato per la fine del pranzo. Scusati si sunu poco ma cci fici mettiri tutti i cannoli e i cannolicchi ca ricotta ca c’erunu.

OSVALDO

(Si avvicina a Orazio e con garbo va a togliergli la guantiera) Dia a me! (Poi consegna a Orazio la giacca e il berretto da cuoco) Cortesemente… vuol tenere un attimo… Anzi se vuol essere così gentile, vada a poggiarli in quella sedia, lì accanto la finestra (Orazio esegue, mentre le donne curiose stanno attente a ciò che Osvaldo ha in mente di fare) Dato che si trova lì… può cortesemente aprire la finestra. Mi sembra che c’è aria di chiuso. Non le pare? Apra! Apra!

ORAZIO

(Contento di rendersi  utile, con volto gioioso si porta alla finestra e l’apre in parte) Va bene accussì?

OSVALDO

Ancora!... Ancora!...

ORAZIO

(C. s.  apre la finestra ancora un poco) Accussì?

OSVALDO

(Quasi gridando e con voce di comando) Tuuutta! (Orazio la spalanca) Ora si metta di lato!

ORAZIO

(C. s. e col volto ancora più radioso esegue spostandosi con le spalle radenti il muro) Così?

OSVALDO

(Con un gesto da  esperto discobolo fa volare dalla finestra la guantiera).

ORAZIO

(Dopo essersi ripreso, si porta alla finestra e si sporge) Comu??? I beddi dolci??? Tutti i cannulicchi ca ricotta ‘nta strata???

OSVALDO

(Ad alta voce) Per il dolce sono io che me ne occupo! Solo io! (Gridando) Capìtooo? E  ora si tolga di mezzo perché sono tentato a fare volare anche lei dalla finestra.

ORAZIO

 (Spaventatissimo chiude  d’istinto e subito la finestra, poi si gira e, rimanendo impietrito poggiato al davanzale, riesce a balbettare) Ma… scusi… i cannoli…

OSVALDO

Ha chiuso? E allora… (snoda il fazzoletto dal collo e lo avvolge a mo’ di cappio) lo affogo! (Si avvicina ad Orazio e gli grida in faccia) Vada via! Via! Viaaa!

ORAZIO

 Sì… sì… sì!... (Terrorizzato riesce a guadagnare il disimpegno per allontanarsi in tutta fretta ed uscire a destra).

MATILDE

(Come se nulla fosse accaduto, si alza e sentenzia riferendosi ad Orazio) Uno che galoppa in quel modo è sicuramente ascendente “Sagittario”! Mezzo uomo e mezzo cavallo! (Poi si porta da Osvaldo e gli dà un bacio) Tu, caro sei, invece, ascendente “Leone”! Combacia tutto!

OSVALDO

Per la mia esuberanza chiedo clemenza alle signore … Ma, io sono fatto così!

SANDRA

Sei stato magnifico, invece! E’ veramente uno zotico quell’uomo: tronfio e maleducato.

NEL DISIMPEGNO, VENENDO DA DESTRA, APPARE UGO

UGO

(Portandosi avanti) Cchi successi? ‘U signor Fisichella scinneva i scali a quattru a quattru.

OSVALDO

Quattro e quattro fanno otto… Per quante volte? Io sono certo che andando veloce, così com’è partito, quanto prima si troverà fuori sulla strada.

UGO

Ciò vuol dire che il signor Fisichella non rimane a pranzo?

CELESTE

E’ megghiu che a pranzo semu sulu nuautri.

UGO

Ma certamente! (Avviandosi nel disimpegno) Scusatemi, vado di là! Faccio una telefonata… ma mi sbrigo subito. Permesso! (Va via a sinistra).

MATILDE

A dire il vero… a me quel signore non è sembrato come voi dite. E tu, Osvaldo, cerca di non esagerare. Siamo ospiti.

OSVALDO

(Genuflettendosi unisce le mani) Pardon!

SANDRA

Allora?... Mi sembra che il pranzo è già preparato e sarà pronto per le tredici; che facciamo? Vogliamo fare sì o no questa passeggiata per la città? Abbiamo un po’ di tempo a disposizione.

OSVALDO

Ma certamente! (Si allontana in fretta a sinistra del disimpegno portando con sé la giacca e il berretto da cuoco). Arrivo!

MATILDE

Su, Celeste partecipa anche tu a questa escursione. Io ho camminato abbastanza e voglio riposarmi un po’. Rimango a casa con Ugo. Vi aspetteremo per il pranzo. (Va a sistemarsi sul divano).

CELESTE

Restu macari iù! Non mi va di girari. Catania non è chiù comu na vota. C’è troppu trafficu e molta confusione. Poi una s’ha vardari davanti e darredi.

SANDRA

Non ci allontaniamo troppo. E’ già tardi! Facciamo un giro qui attorno.

OSVALDO

(Ritorna subito abbigliato con giacca e cappello così come quando era venuto e va a prendere la macchina fotografica che aveva lasciato sul mobile) Io sono pronto! Se le signore vogliono seguirmi…

 CELESTE

Io non vengo! Devo preparare!

OSVALDO

 (Si avvicina a Celeste e prendendola per mano) Non vorrai privarmi della tua buona compagnia, bella signora! Vieni! Insisto!

CELESTE

         (Svincolandosi) C’è Sandra ca canusci, megghiu di mia,  i posti da fotografare.

SANDRA

Sì, sì! Andiamo! (Prende per mano Osvaldo e lo trascina verso il disimpegno) Si fa tardi! (Vanno via a destra tutti e due).

CELESTE

Ti lascio Matilde, vado in cucina! Permmettimi! (Va via dall’apertura di destra).

MATILDE

(Senza alzarsi chiama rivolta verso il disimpegno a sinistra) Ugo, puoi venire un momento?

UGO

(Appare nel disimpegno e si porta avanti) Eccomi!

MATILDE

Vieni Ugo, siediti accanto a me. (Ugo esegue) Non so come dirtelo ma sono costretta purtroppo a chiedere il tuo aiuto. Figlio mio, sono rimasta senza un soldo. Tutti i miei risparmi se ne sono come volatilizzati; non mi resta altro che quella piccola pensione lasciatami da tuo padre. Perciò ti chiedo un prestito che ti sarà restituito appena venderò l’appartamentino che ho lassù. Ho di già incaricato un’agenzia immobiliare per la vendita.

UGO

Mamma mi dispiace ma non mi è possibile. Abbiamo qualche risparmio ma è messo da parte perché stiamo pensando ad avere un figlio. Tu lo sai, lavoro solamente io e non è che ho uno stipendio alto. Poi le spese ci sono e sebbene mia suocera contribuisce parecchio poiché finanziariamente lei sta molto bene, io non riesco a mettere da parte qualcosa come si dovrebbe e come ci dovrà servire quanto prima.

MATILDE

E se lo chiedessi a lei?... Tu credi che Celeste sarebbe disposta?...

UGO

Ma scusa, mamma, perché  non lo chiedi al tuo amico?

MATILDE

(Con un lago sorriso) Osvaldo? Ma quello non ha un quattrino. Sono stata sempre io a pagare.

UGO

Hai pagato sempre tu? Bene! Bravu ppi daveru! Panza e prisenza! Certo che sai scegliere bene i tuoi amici… Io l’avevo capito che era un approfittatore. Dunque ti porti d’appresso un parassita?!

MATILDE

Ma no, Ugo! Sei cattivo! Osvaldo è senza quattrini è vero! Ma non è quello che tu pensi. Con me è tanto affettuoso, gentile e si comporta da gran signore.

UGO

Con i soldi degli altri. A me, quello, sin dal primo momento mi è stato antipatico. Intanto non mi va la sua boria e tutta dda cunfidenza ca si pigghia. In special modo con Sandra.

MATILDE

E’ una persona allegra, stravagante… E’ fatto così Osvaldo. E’ un artista, lui!

UGO

E a me non piacciono gli artisti! Voglio starmene lontano! (Un pausa ) Anzi vado a dire a Sandra di allontanarsi anche lei! (Sta per avviarsi).

MATILDE

Dove vai? Sandra è fuori! Sono usciti Sandra e Osvaldo per fare un giro e visitare qualche monumento. Osvaldo vuol fare delle foto…

UGO

Fuori?! Sandra niscìu? C’è macari me soggira!...

MATILDE

No! Celeste è rimasta! Si trova di là che sta preparando. Non agitarti però. Saranno di ritorno per il pranzo (si alza).

UGO

(Avviandosi in fretta per il disimpegno a destra) Non mi pi-a-ci stu cristianuuu… (va via).

UN LIEVE E TIMIDO SUONO DI CAMPANELLO

S’ERA GIA’ SENTITO DALLA PORTA D’INGRESSO

MATILDE

(Portandosi all’apertura di destra, chiama) Celesteee!…

CELESTE

(Si affaccia dall’apertura di destra).

MATILDE

Cara, posso darti un aiuto? Ho i miei acciacchi io, ma non posso permetterti di affaticarti tanto. Tu sei molto brava in cucina, lo so. E sei anche una persona molto buona… generosa…

PROVENIENTE DALL’INGRESSO SI ODONO LE VOCI

 DI UGO E ORAZIO. I DUE  STANNO PER ENTRARE.

CELESTE

(Riconoscendo la voce di Orazio) Madonna santa! Turnau?! Matilde, dicci ppi favuri ca niscii (subito rientra nell’apertura di destra).

ORAZIO

(Precedendo Ugo appare nel disimpegno) Signor Ugo, vado via subito! Anzi subitissimo! Ma siccome è successo una cosa… Lei non era presente. Vulissi, insomma, chiariri… Due secondi e mi nni vaiu!

UGO

S’accumudassi! Iù haiu a nesciri, mi permette. Mamma il signor Fisichella voli parrari cu me soggira… (ritorna sui suoi passi e si avvia a destra).

ORAZIO

(Gridandogli dietro) Può lassari a porta aperta ca iù staiu niscennu.

UGO

 ‘A lassu aperta! (Scompare).

ORAZIO

(Portandosi avanti) Cara signora… cci vulissi diri sulu due paroli a sua commare, a signura Celeste. Se voli essere così cortese di chiamarimmilla…

MATILDE

Ma la signora Celeste è uscita con mia nuora e il mio amico. Sono in giro per la città.

ORAZIO

Non pò èssiri! La signora Celeste non c’era! Veda, io poco fa, appena niscii ‘nta strata non mi sono allontanato, anzi m’appustai arredi a cantunera… dietro l’angolo, vah! Ccà sutta! Pirchì vuleva chiariri chiddu ca successi con quel signore. Dd’amico suo! Iù cridu ca tantu liggittimu non è. Havi sicuramenti qualchi problema.

MATILDE

Nessun problema. Ha solamente quegli scatti, alle volte. Veda: anche per questa sua irascibilità sto pensando di voler troncare la nostra amicizia.

ORAZIO

Brava! Tronchi, tronchi! Cu ci lu fa fari? Stari vicinu a chiddu non è prudente! (Una breve pausa) Ci stava dicennu ca iù, appena visti ca iddu  nisciu assemi a so’ nora, iddi dui suli! Mi fici curaggiu e turnai.  A signura Celeste, cu iddi,  non c’era!

MATILDE

Forse non l’avrà vista, ma è uscita anche lei!

ORAZIO

(Rassegnato) Ho capito! Non voli cumpariri! (Pausa) E va bene! Pazienza! Ma iù vuleva sulamenti chiariti…Sintissi cchi cci dicu: lei cara signora mi è simpatica, mi sembra d’aviri davanti una bravissima persona… e macari ca non è siciliana ni putemu capiri u stissu. Ecco: iù ho lavorato per tutta la mia vita e ho anche risparmiato. Qualche soldo messo da parte cci l’haiu. Anzi più che qualche sordu. Insomma sto bene! Abbastanza bene! Ora ca sono pensionato e faccio parte tra quelli della terza età… ho deciso di cangiari vita e spènniri.

MATILDE

Deciso che cosa?

ORAZIO

Di spenni.. cioè di fare circolare i soldi ca haiu. Mi vogghiu spassari e gudirimi a vita in modu diversu di comu haiu fattu ‘nto passatu. Picchissu circava una compagnia. Di sulu non è u stissu. (Una pausa) Sacciu… cioè: sono a conoscenza ca macari a signura Celeste soldi cci n’havi assai, ma a mia i soldi d’idda non m’interessunu. Cci n’haiu iù a sufficienza. Ora siccome a signura Celeste è macari idda sula…

MATILDE

Ma scusi perché deve essere proprio lei? Se fosse un’altra?... Celeste non vuole!

ORAZIO

Veru è! Non voli! U staiu capennu! (Pausa) Forse cci pari ca sugnu troppu vecchiu.

MATILDE

Ma cosa dice? Lei è appena appena oltre un giovanotto. E’ l’aspetto quello che conta! Lei ha un bell’aspetto giovanile. E… credo anche l’energia di un giovane. Un giovane… diciamo maturo… ma sempre giovane!

ORAZIO

Daveru? Accussì cci paru?

MATILDE

Ma certamente!

ORAZIO

Però a signura Celeste è ancora chiù giovane…

MATILDE

Ma lasci stare Celeste! (Una breve pausa) Scusi, io come le sembro?

MALIZIOSAMENTE COMINCIA A MUOVERSI ANCHEGGIANDO

 COME SE FACESSE UNA PASSERELLA.

ORAZIO RIMANE STUPITO A GUARDARLA ESTASIATO.

MATILDE, DOPO LA PASSERELLA, GLI SI ACCOSTA PROVOCANTE.

MATILDE

Sono ben soda, guardi! Constatare per credere! (Gli prende le mani e li poggia sui suoi fianchi e poi al  seno) Tocchi, tocchi! Tutto naturale!

ORAZIO

(Che con piacere si era fatto coinvolgere) Mih!!! Citrigna!

 MATILDE

(Staccandosi) Che vuol dire “Cicigna”? Le sembro floscia?

ORAZIO

Comu? Voli ca cci toccu a coscia?

MATILDE

Ma no! Dico: Non sono soda?

ORAZIO

Sino ad ora, veramente, ha parratu sempri lei. Non è ca s’ha statu soda, in silenzio. Ma a mia mi piacciunu chiddi ca parrunu. E lei, macari ca non parra in sicilianu, si fa capiri e… si fa macari sèntiri (fa mimica di chi palpa). “Sèntiri” nel senso di constatari… d’aviri ancora qualcosa di fàrisi tuccari cu tantu piaciri: cianchi, minni…

MATILDE

Toccare cosa? Non capisco.

ORAZIO

Vogghiu diri ca lei è bona di… (fa mimica indicando la rotondità dei fianchi) e macari di… (indica un petto prosperoso). Ha capito?

MATILDE

(Dopo aver sorriso, acconsente più di una volta) Anche se non capisco del tutto la vostra lingua, io rimango affascinata dal dialetto siciliano perché è molto colorito e assai melodioso. Tu, poi, mio baldo giovane, ti fai capire di più con la mimica. Mi piacciono i tuoi gesti! Sì!... Sì! Mi fanno sentire giovane. Sai esprimerti meglio e bene con le mani, tu!

ORAZIO

E allura… mi facissi esprimere ancora… (Le si avvicina e la tocca come prima, ma con più passione).

MATILDE

(Lascia fare per un poco, poi lo allontana) Calmati! Capisco che sei siciliano con dentro il fuoco dell’Etna… Ma non essere così focoso. (Seducente) Almeno per ora!

ORAZIO

Sono Etneo… figghiu di “Mongibello” e… sugnu macari “Toro”! (Cerca d’afferrarla, ma lei, maliziosa, scappa. Lui la rincorre per la stanza e lei, civettuola, dopo qualche giro, si fa acchiappare, lasciandosi abbracciare fortemente).

DALL’INGRESSO SI SENTE LA VOCE DI OSVALDO CHE E’ RITORNATO

ORAZIO

 (Spaventato si stacca subito) Maria santissima! Turnau u pazzu! (Agitato si muove per la  stanza) Unni m’ammucciu?

MATILDE

  Non temere, ci sono io! (Cerca di trascinarlo sul divano) Siediti accanto a me.

ORAZIO

(Facendo resistenza) No! Chiddu cci l’havi cu mia! Ca poi non capisco per quale motivo. St’amico so’ è sicuramenti pazzu!

MATILDE

Ti ho già detto che io e Osvaldo non siamo più amici. Ho deciso di porre fine alla nostra relazione. Non voglio avere più alcun legame con lui. Io, in questo momento,  sono libera!

ORAZIO

E iù inveci, in questo momento, sugnu preoccupatu! (Si muove agitato come prima) Non mi vulissi fari vìdiri… (Ha un’idea. Va a sedersi sul divano e, dopo aver afferrato un giornale o una rivista da sopra il tavolinetto, si copre come se leggesse, cercando di essere calmo e indifferente. Ma senza avvedersene tiene il foglio capovolto).

OSVALDO

(Da dentro) Matilde!... Dove sei? Oh che strada stupenda!... (Appare nel disimpegno venendo da destra e rimane lì) Sai cara… qui vicino c’è una strada con tante chiese bellissime. Il tutto in un barocco meraviglioso. E’ la via Dei Crociferi. Nei pressi poi c’è anche un teatro greco-romano incastonato tra i palazzi. Voglio fare delle foto! Sono venuto a prendere la mia “Carolina” (si avvia per la sinistra).

MATILDE

Aspetta! Poco fa ho parlato con mio figlio.

OSVALDO

(Bloccandosi) Sì?

MATILDE

Non può farmi alcun prestito.

OSVALDO

No? E… allora? (Si porta avanti).

MATILDE

Come ti avevo detto: ognuno per la sua strada! Io non possiedo più neanche un euro.

OSVALDO

(Si accorge di Orazio. Gli si avvicina e gli strappa il giornale. Orazio ha una reazione di paura e comincia a tremare, ma Osvaldo con calma gira solamente il foglio nel modo giusto e glielo ridà) Così! Si legge così!

ORAZIO

(Scusandosi) Mi stava taliannu sulu i pupi… cioè le figure.

OSVALDO

(Quasi gridando) A testa in giù?

ORAZIO

Accussì… mi piaci! Talialli a testa sutta. Però… ora ca lei mi vutau…

MATILDE

Osvaldo, non essere irascibile! Ognuno legge e guarda il giornale come vuole. Il cavaliere è un mio carissimo amico!

ORAZIO

(Alzandosi e volendo andar via) Iù, macari tolgo il disturbo… e mi nni vaiu subito!

MATILDE

(Con una spinta lo caccia sul divano facendolo risedere) No! Resti! E lui che andrà via! Vero Osvaldo?

OSVALDO

(Capisce e dopo una breve riflessione) Va bene! Domani andrò via!

MATILDE

Mi dispiace! Ma credimi caro, sono stanca di girare. Vorrei fermarmi un po’.

OSVALDO

Io no! Sono uno zingaro, io! (Pausa) Intanto voglio fare queste foto. Chissà se riesca a venderle. (Avviandosi) Vado a prendere la “Canon”! (Va via per il disimpegno a sinistra).

ORAZIO

(Si alza e dopo essersi assicurato che Osvaldo non c’è) Haiu ‘ntisu tutto! Mi pari ca parrava di un prestito non ottenuto. Senta signora…

MATILDE

(Interrompendolo) “Matilde”! Senza appellativo di signora. Sono solo Matilde.

ORAZIO

Certu, certu! “Matilde”! Mi piaci macari u nomu. Vogghiu diri: senza bisognu du prestitu… Iù sugnu sulu. Lei, ora, è macari sula… Libero io, libera lei… E datu ca non voli chiù girari e si voli firmari… Pirchì non si ferma ccà… cu mia? Accussì iù e tu, Matilde, facemu coppia e stamu assemi una vicinu all’autru.

MATILDE

Se a te fa piacere… io sono felice di starti accanto.

ORAZIO

Macari iù: felicissimo! (Una pausa) Intantu se permetti, datu ca si fici minzijornu, ti vogghiu invitari a pranzu ’nta bellissimu risturanti sutta l’archi da marina, a “Civita”, unni si mangia divinamente: pasta alla “Norma” cu mulinciani annivati di ricotta salata, e poi sasizza, carni arrustuta e stigghiulati. Oppuri… Ti piaci u pisci?

MATILDE

Ne vado ghiotta.

ORAZIO

Magnificu! Allura ti portu a “Ognina” e mangiamu pasta cu brodu di pisci di scogghiu da “Trizza” e poi, trigghi russi alla griglia e jammiru rosa piscatu friscu ‘nto mari di “Stazzu”. Sintenni pagu tuttu iù! Sempri! (La prende per mano) Amuninni! (Si avviano per il disimpegno a destra ma s’imbattono con Ugo e Sandra che stanno per entrare).

UGO

(Stupito dell’atteggiamento intimo dei due) Mamma!...

MATILDE

Sì! Il cavaliere Orazio ed io siamo diventati amici. Ho accettato la sua buona e sostanziosa amicizia. Spero che a te non dispiaccia. Ho mollato Osvaldo! Sei contento?

ORAZIO

Signor Ugo, signora Sandra, stavumu jennu a pranzo… si volunu esseri miei ospiti…

MATILDE

Su, venite!

UGO

(Dopo una brevissima riflessione) Ma sì! Vinemu!

SANDRA

E… Osvaldo?

UGO

(Autoritario) Lassa stari! Camina! Jemu a mangiari cu me matri e il cavaliere Fisichella (la trascina e tutti vanno via per il disimpegno a sinistra).

LA SCENA RIMANE VUOTA PER UN ATTIMO.

NEL FRATTEMPO, PROVENIENTE DALLA CUCINA,

 S’ODE RUMORE DI PIATTI ROTTI E DI UTENSILI CADUTI A TERRA.

 SUBITO DOPO DALL’APERTURA DI DESTRA APPARE CELESTE

TUTTA IMBRATTATA DI SALSA E ALTRO.

DAL DISIMPEGNO A SINISTRA APPARE ANCHE OSVALDO.

OSVALDO

(Ha in mano un’altra macchina fotografica) Cosa è successo?

CELESTE

Un disastro. Si è salvato solo il tuo “pasticcio”.

OSVALDO

(Accostandosi premuroso) Spero non ti sarai spaventata.

CELESTE

(Togliendo il grembiule e cercando di pulirsi) No. Sulu ca mi schizzau tuttu di ‘ncoddu.

OSVALDO

Aspetta che ti aiuto io! (Lascia su un mobile la macchina fotografica e cerca di pulirle il vestito) Sarebbe meglio toglierlo! (Comincia a staccare qualche bottone).

CELESTE

(Schermendosi, ma non troppo) No… no! Mi vuoi spogliare?

OSVALDO

Tolgo la custodia al capolavoro. Il tuo corpo è tutto un gioiello!

CELESTE

(Allontanandosi pudica) Alluntaniti megghiu! E pensiamo, invece, di recuperare qualcosa per il pranzo.

OSVALDO

Non è necessario! Sono tutti andati a pranzare al ristorante. Li ho sentiti e li ho visti andar via: Ugo, Sandra, Matilde e il suo nuovo amico.

CELESTE

Che vuoi dire?

OSVALDO

Io e Matilde non stiamo più insieme. Lei ha accettato la compagnia di quel rozzo personaggio che ti ronzava attorno.

CELESTE

U signor Fisichella?

OSVALDO

Quel villano maleducato! Povera lei! Tu, invece, te ne sei liberata.

CELESTE

E tu?

OSVALDO

Io? Sono ritornato ad essere un uomo libero. Domani partirò e… da zingaro, come sono sempre stato, girerò il mondo.

CELESTE

Sulu?

OSVALDO

Da solo! Sì!... A meno che… tu non voglia farmi compagnia. (In attesa di una risposta) Eh? (Ancora in attesa, poi) Non ti va di girare il mondo? Esci da questa gabbia e vieni via con me! Ti farò divertire e ti renderò felice. (Ancora una pausa d’attesa) Allora?...

CELESTE

Forse… (Una lunga pausa) Intantu, ora, portami al ristorante! Andiamo anche noi a mangiare fuori! Se vuoi possiamo portare il tuo “pasticcio”.

OSVALDO

Nooo! Io non mangio mai quello che preparo! (Sorridendo) Lo faccio mangiare agli altri.

CELESTE

(A sé e sorridendo anche lei) Che tipo! (Forte) Vado a cambiarmi… (si avvia per il disimpegno ed esce a sinistra).

OSVALDO

(Rimasto solo  chiede al alta voce) Celeste, hai la carta di credito?

CELESTE

(Dall’interno) Sììì!

OSVALDO

Portala! (Malandrino, girando il cappello alla “ventitre”, rimane in attesa).

CELESTE

(Rientra con furia. E’ in sottana e a piedi nudi. Tiene in mano la borsa, quella quando era entrata venendo dalla messa, e con agitazione rovista dentro) Non trovo il portafoglio. Doveva essere qui! E la carta era dda intra. (Si porta al tavolinetto e scarica tutto il contenuto della borsa). Qualcuno mi ha derubato; senza che io me ne accorgesse rapìu a borsa e preso il portafoglio. (Cercando tra gli oggetti che si trovavano sul tavolino ) E… anche le chiavi di casa. Non ci sono! Ecco perché non li trovavo.

OSVALDO

(E’ rimasto immobile a guardare non solo l’agitazione di Celeste ma il suo desabillè, poi ripresosi chiede) Che stai dicendo? Cosa è successo?

CELESTE

Mi hanno rubato il portafoglio con dentro 700 euro e la carta di credito.

OSVALDO

Possibile?

CELESTE

Proprio! Sarà stato stamattina in chiesa, mentre uscivo.

OSVALDO

Non te ne sei accorta?

CELESTE

Assolutamente! (Dopo una luna pausa) Semu attorniati di latri! Non si può stari tranquilli! Ca pacienza!... ( (Scusandosi per l’abbigliamento) Scusami, non truvannu u portafogghiu mi sono agitata… Vado a vestirmi… (sta per avviarsi).

OSVALDO

Aspetta! Fatti ammirare ancora!

CELESTE

(Maliziosa) Chiudi gli occhi invece e non guardarmi. Hai già visto troppo!

OSVALDO

(Avvicinandosi a lei cerca di cingerla a sé) Anche con gli occhi chiusi ti vedo nuda e… bellissima!

CELESTE

(Sfuggendo) Senti, invece, apriamo gli occhi e aiutami a fare qualcosa per bloccare la carta di credito. Oggi è domenica. Io non so cosa fare.

OSVALDO

Una telefonata. Bisogna fare una telefonata.

CELESTE

Forsi è megghiu c’aspettu sino a domani. Domattina presto vaiu subito a banca! Anche perché dovrò prelevare.

OSVALDO

Come???  Non hai il bancomat?

CELESTE

No. Quando ho bisogno di soldi faccio un prelievo in banca. (Pausa) ma ora non ci pinsamu chiù. Quello che è stato è stato! Pensiamo invece ad andare a pranzare. A mia mi niscìu un certo appetito…

OSVALDO

Al ristorante? E… chi paga?

CELESTE

(Con un furbo sorriso) Tu, no? Poco fa hai detto ca mi offrivi il pranzo fuori.

OSVALDO

Ho detto che saremo an-da-ti al ristorante.

CELESTE

E allora, andiamo!

OSVALDO

Santi cara: in questo momento se tu mi tenessi per i piedi capovolgendomi a testa giù, dalle mie tasche non uscirebbe fuori un euro. Non possiedo un centesimo. Mi credi? Forse in seguito potrò avere del denaro. Chissà! Ma da un po’ di tempo sono costretto, mio malgrado, a vivere…

CELESTE

(Senza farlo continuare) L’avevo capito.

OSVALDO

(Dopo una lunga pausa) Mi dispiace! (Dopo una breve pausa) Però, se tu avessi deciso di venire con me, io te lo avrei detto prima! Ecco! Te lo sto dicendo: non ho danaro!

CELESTE

Ma io non ti ho ancora detto ca vegnu! (Una pausa) E’ vero! Mi piacissi cangiari vita. Mi vulissi svagari ‘n pocu… èssiri cuntenta… felice… pirchì non ci sono mai stata! E… ora forse ho trovato il momento. Arrivasti tu! (Breve pausa) Sì, arrivasti tu e mi facisti sèntiri ancora giovane.

OSVALDO

Ma sei giovane! E così come sei: in sottana e a piedi scalzi, sei proprio una ragazza. Una giovane e bella donna da amare. La vita bisogna viverla e cavalcarla allegramente senza fermarsi ad aspettare qualcuno o qualcosa che forse non verrà mai e non bisogna farsi sopraffare.

CELESTE

Hai ragione! Vivere la vita!

OSVALDO

Intanto io ho una fame da lupo.

CELESTE

Non dovevi jttari da finestra la guantiera chi cannoli. Ora, l’avissi potuto assaggiare gustandoli magnificamente. Pirchì è vero: i cannoli siciliani sono un dolce prelibato e non si possono livari da vucca!

OSVALDO

Sì, ho fatto male! Ma ora  come si fa?

CELESTE

Facile! Vai di là in cucina e mangi il tuo “pasticcio”. Per me, cercherò di recuperare qualcosa.

OSVALDO

Non potresti recuperare qualcosa anche per me?

CELESTE

(Con finta autorità) No! Tu mangerai il tuo pasticcio!

OSVALDO

Ma…

CELESTE

(Turandogli la bocca) Zitto! Non ti permetto di protestare! Vuoi che io venga con te?

OSVALDO

Fortissimamente!

CELESTE

E allora… sin da ora devi ubbidire! Vai di là a mangiare il “pasticcio”!

OSVALDO

(Avviandosi a malincuore in cucina) Se tu lo vuoi… Vado! (Toglie il cappello, lo poggia sul mobile dove aveva lasciato la macchina fotografica e va via).

CELESTE

(Rimasta sola, va a prendere la macchina fotografica lasciata da Osvaldo e cerca di capire come funziona per fare lo scatto, poi indossa il cappello di Osvaldo e sbarazzina sta per avviarsi in cucina).

DALL’APERTURA DI DESTRA VIENE FUORI OSVALDO TENENDO,

CON UNA MANO UN PIATTO CON DENTRO UN INTRUGLIO DI QUALCOSA,

CON L’ALTRA MANO UNA POSATA.

SI PORTA AVANTI,

 AFFONDA LA POSATA NEL “PASTICCIO” E, UNA VOLTA RIPIENA,

L’AVVICINA ALLA BOCCA CON UNA FORTE E LUNGA ESPRESSIONE DI DISGUSTO.

CELESTE E’ PRONTA A FARE UNO SCATTO.

DOPO LA LUCE DEL FLASH SI FA BUIO,

LASCIANDO ILLUMINATO SOLO OSVALDO CHE,

STATICO NELL’ATTEGGIAMENTO ED ESPRESSIONE DI DISGUSTO,

(COME QUANDO VIENE FISSATO IN UNA FOTO)

RIMANE IMMOBILE SINO A QUANDO SI CHIUDE IL S I P A R I O.

F  I  N  E

                 Pippo Spampinato

I L   R I T R A T T O

ATTO UNICO

di

Pippo Spampinato

PERSONAGGI:

       FILIPPO, pittore.

    

       LELLA, sua moglie.

       VÈNNIRA, loro serva.

       COSIMO, ragioniere, scapolo, vicino di casa.

       AITINA, vedova, madre di Lella.

       CLORINDA, baronessa, amante di Cosimo.

La scena:

Lo studio di un pittore in un ambiente abbastanza spazioso che si trova al 2° piano di uno stabile condominiale;

Nella stanza ci sono due aperture, una nella parete sinistra e l’altra nella parete destra.

L’apertura di sinistra dà nel corridoio, da dove si presume debba esserci il salotto e la porta d’ingresso dell’appartamento, quella di destra immette nelle altre stanze e, dove si presume, ci sia pure la cucina.

Sulla parete di fondo, al centro, vi è una larga finestra a vetri..

La finestra illumina l’ambiente e dà luce al cavalletto e alla tela già iniziata.

Collocato in prima e accostato alla parete destra, c’è un divano e in fondo si trova un piccolo tavolo con sopra colori, pennelli, ecc.

Diverse tele (alcune iniziate) di varie misure, cornici e altri arnesi si trovano appesi alle pareti e sparsi per lo studio.

       Sulla parete sinistra, in fondo, c’è un armadio e un appendiabiti.

 

 L’azione si svolge a Catania, oggi.        

                                                                                                             

SCENA PRIMA

(Filippo, Vennira e Cosimo)

 

ALL’APERTURA DEL SIPARIO,

FILIPPO CHE INDOSSA UN CAMICE DA PITTORE,

SI TROVA DIETRO IL CAVALLETTO INTENTO A  DIPINGERE.

                  SI SENTE IL SUONO DEL CAMPANELLO D’INGRESSO E

                   SUBITO DOPO, DALL’APERTURA  DI SINISTRA, ENTRA VÈNNIRA

VÈNNIRA ( E’ un donna brutta in viso e nel corpo, un poco scema. Veste da contadina e  all’antica. Tiene in mano un piumino da spolverare ) Prufissuri, c’è  u ragiuneri Freni.

FILIPPO     ( Continuando a dipingere ) Fallu tràsiri.  

VENNIRA   Trasùtu è!

FILIPPO      Ccà! Fallu tràsiri ccà!

                                DALL’INTERNO DELL’APERTURA DI SINISTRA

                               SI SENTE LA VOCE DI COSIMO CHE CHIEDE PERMESSO

FILIPPO     ( Ad alta voce ) Avanti ragiuneri! Avanti!

VENNIRA ( Rimasta davanti l’apertura di sinistra ) Mi tràsi!... ( Ammirandolo lascia passare Cosimo ) Trasissi!...

               COSIMO    ( Entrando ) Prufissuri, buongiorno.

FILIPPO   Buongiorno a lei. S’accumudàssi… Mi permetta che io continui… Ho quasi finito.

COSIMO    Prego, continuassi. ( Si porta a destra accanto al divano ).

VENNIRA ( Rimasta a guardare Cosimo estasiata. Dopo una pausa, ripete a se stessa ) Quantu è bedduuu!... Ddu nasu, dda vucca, ddi baffi… Beddu, beddu, beddu! ( Guardando ancora  Cosimo, si avvia per uscire dall’apertura di sinistra, ma va a sbattere sulla parete. Si rimette e va  via).

COSIMO   Sono venuto per disturbarla… Dopo però che lei avrà finito. C’haiu a dumannari un favore. Se permette m’assettu.               

      FILIPPO    Certo! ( Continuando a dipingere) Sono subito da lei. (Dopo una pausa)   

                          Ecco! (Depone su tavolo il pennello e la tavolozza, poi si pulisce le mani

   con un panno e rimane a guardare la tela ) Lei, caro ragioniere, non mi  

   onora mai di guardare le mie tele mentre che lavoro. ( Sorridendo )

   chi fa s’impressiona?

     COSIMO     Mi impressiono?!E pirchì? Cchi ni capisciu, iù?! Io sono digiuno del

                          tutto.

      FILIPPO    ( Celiando ) Non mangiau stamatina?

COSIMO  Voglio dire che sono un incompetente; uno negato completamente. Anzi vidennu a lei ca avi sta capacità, m’addannu! Poi, propriu ‘nta stu mumentu, m’addisidirassi essiri o’ so postu… Avissi vulutu essiri lei e non iù!

FILIPPO     Non lu staiu capennu.                                                                                                                                                                

COSIMO    Vogghiu diri di essiri pitturi ppi daveru… Pitturi comu a lei.                   

( Cambia tono ) ‘U sapi cchi mi sta succidennu?

FILIPPO   ( Preoccupato ) No. Cchi successi? Non me n’ero accorto… ‘U staiu vidennu ‘n pocu agitatu… Parrassi… Chi fu?… Cchi successi?

COSIMO  ( Calmo ) Nenti! Quali agitatu?! Non sugnu affatto agitatu. Anzi sugnu cuntentu! Mi sta capitannu una cosa lieta… Una bellissima occasione…

FILIPPO     Daveru? A mia mi pari ca lei è preoccupatu. Mi sbagghiu?

COSIMO  Veramente un pocu nirvusu ci sugnu. Ma no ca sugnu agitatu. Anzi… ( Dopo una pausa ) Prufissuri, cchiù tardu deve venire a casa mia una persona… Una donna!

FILIPPO  Complimenti! Eccu allura pirchì era… come dire: frizzante. Si capisce di l’occhi… Lei, appena entrato, aveva l’occhiù cchiù vìvulu, cchiu luccicante…

COSIMO    Daveru?

FILIPPO    Propriu! Trasìu ca era emozionato.

COSIMO    Sono in apprensione, invece. Cu sapi comu va a finiri?... Ca ci sta è  

                          sicuru!

FILIPPO   Cui??? Non si tratta della sua amica? Chidda maritata, cu cui lei avi la relazione? ‘A continentale?

COSIMO  No. Chista è ‘n’autra. Cu chidda di prima avi na simana  che abbiamo rotto. Finalmente  m’a potti scudduriari!

FILIPPO     Scudduriari??? Ma si mi aveva detto di essere innamorato pazzo.

COSIMO     Iù? Idda! Pazza scatinata, furiosa! Havi un caratterino… S’ammaginari ca ‘nta na scerra che ha avuto cu so maritu, ci dissi della nostra relazione, la pazza!

 FILIPPO    Pazza ppi daveru! E… so maritu?

COSIMO    ‘U curnutu, quasi quasi mi vuleva sfidari a duellu. Anzi mi sfidau!

FILIPPO     Quali duellu??? Cchi mi sta ‘ncucchiannu?

COSIMO     Propriu! Un duello! E’ spataccinu.                      

FILIPPO     Cu è spataccinu?

COSIMO  Il maritu. Sono nell’aristocrazia… e lu bestia la pensa ancora all’antica. Diceva che ci dovevamo battere con i fioretti. Iù i fioretti non li faceva mancu quannu era chierichetto e sirveva a missa ‘nta chiesa…

FILIPPO     Ho capìto! La scherma… Duello alla sciabola.

COSIMO  Annunca! Cose dell’altro mondo. Basta! Finalmente avantieri ci arriniscii a scudduriarimi a dda pazza e sgavitarimi bellu purtusu ‘nta panza, ca so maritu m’avissi fattu di sicuru. Havi cincu iorna ca cci cummattu. Ora, finalmente, ho ripreso la mia libertà.

FILIPPO   La libertà e l’integrità fisica. Pirchì sunu tremendi i sciabolati dei mariti gelosi. Minimo minimo chiddu l’avissi mannatu o’ spitali.

COSIMO    Immancabile! ( Dopo un pausa ) Basta! Non ci vogghiu pinsari cchiù! Sono libero!

FILIPPO    Ma si sta attaccannu cu st’autra?!

COSIMO   E’ vero! Però le occasioni non si devono lasciare sfuggire. Chista, poi  non è sposata. E’ nubile. Una ragazza!

FILIPPO    Ragazza??? Minorenne?

COSIMO   Ragazza adulta, emancipata… Cchi mi mitteva cu na minorenni? E’ una ragazza che vive sola, libera e indipendente. Single comu a mia. Cridu ca è furastera. Bona!… Poi avi ‘mparu d’occhi niuri… e grossi accussì.

FILIPPO    Ho capito! ‘Ssà a cu ‘ncagghiau. ( Si porta dietro il cavalletto e non può fare a meno di dare qualche ritocco alla tela ) “Libera e indipendente” Ah? Ca… qualche  buttanella.

COSIMO    No, no! Una ragazza seria…

FILIPPO   Ca veni, a primu acchittu, nell’appartamento di uno scapolo che vive solo?!

COSIMO    Veni, perché mi sono spacciato di essere un pittore.

FILIPPO    Comu??? ( Lascia di lavorare e si avvicina a Cosimo ).

COSIMO    Un pittore comu a lei!

FILIPPO    Non lu staiu capennu mancu a sta vota.

COSIMO   Veni, ppi farisi fari u ritrattu.                                                                                        

 FILIPPO   Quali ritrattu???

COSIMO   Ora ci cuntu comu fu che l’ho convinta a venire. ( Dopo una breve pausa ) Da alcuni giorni avevo fatto amicizia cu sta signorina. Ieri mi vinni a sparata di diricci ca fazzu u pitturi - a ddu mumentu pinsava propriu a lei - Allura, mentri ca si parrava di arte varia, mi passau ppa testa di dumannaricci. Dico: “Signorina, lei fussi disposta a posare per un ritratto?” “Dove?”- dissi idda - “Nel mio studio”.

FILIPPO    Quali studio?                               

COSIMO    Cchi ci diceva “’nta strata?” M’appi a ‘nvintari ca aveva lo studio.

FILIPPO     Unni???

COSIMO    Ca nel mio appartamento, dda banna. Difatti ci desi via e numero.

FILIPPO    E u pianu?

COSIMO    Macari, certu! Secondo piano.

FILIPPO  Non vulissi ca chista vinissi ccà. Macari iù staiu o’ secunnu pianu…’nta porta allato a chidda so. E iù fazzu u pitturi ppi daveru.

COSIMO    Ma scusi, prufissuri, lei comu si chiama?

FILIPPO    Filippo.

COSIMO   Vogghiu diri: lei cchi si chiama Freni? No. Chidda a mia canusci.Ci dissi ca c’è a targhetta ‘nta porta. “Ragioniere Cosimo Freni – Commercialista”. Pirchì sono ragioniere e… fazzu u pitturi ppi hobby. Mi dilettu, vah!

FILIPPO    Tutto bene architettato. Perciò?

COSIMO  Perciò: “Va bene! - dissi idda – Ci vengo!” Poi aggiunse: “Come vestita o svestita?”

FILIPPO    Cchi veni a diri “svestita”?... Veni in mutanni?

COSIMO    Nel ritratto. Svestita nel ritratto!

FILIPPO    Ah! Voli fattu u ritrattu nuda… al naturale… spogliata?!

COSIMO    Annunca! Dissi propriu accussì.

FILIPPO    Possibile?

COSIMO  Iù dapprima arristai alluccutu, poi mi ripresi, mi fici curaggiu e ci dissi: “Comu voli lei… Come preferisce…”

FILIPPO    E idda?                                                                                           

COSIMO   Mi taliau ‘ntriggnu ‘nta l’occhi, poi dice: “Sì, voglio fatto un ritratto nuda! Domani alle undici e trenta sarò nel suo studio”.

FILIPPO    E… ora spera ca veni.

COSIMO   Senz’altro! Si capisci subito quannu na fimmina è decisa. Chista, a modu so, voli fattu, ppi daveru, u ritrattu nuda. Iù ppi chistu ero venuto…

FILIPPO    Comu???

COSIMO    Se non ci dispiaci…

FILIPPO    Affatto! Anzi mi fa tanto piacere! Non vidu l’ura di fari un ritrattu.

COSIMO   Non ci stiamo capendo. ‘U ritrattu u voli fattu di mia! Dicevo: se non ci dispiaci mi deve prestare qualche tila, na para di pennelli, qualche tubettu di coluri… Insomma l’occorente per dipingere. Qualcosa vah, ca putissi aggiuvari ppi ‘mbrattari na tila…Ppi dari l’impressione…

FILIPPO   Ma si lei non havi mancu l’idea. Ha mai tenuto un pennello in mano?

COSIMO   Mai!

FILIPPO    E allura?!

COSIMO    Videmu comu va a prima seduta…

FILIPPO  Voli diri a prima curcata?! Ma scusi, ragioniere, comu fa a non la fare accorgere ca è tutta una messa in scena e il suo intento è sulu chiddu di arrivare allo scopo? O meglio alla scopata!

COSIMO   L’importante è ca, na vota trasùta, non si nni va! Poi di cosa nasce cosa…

      FILIPPO   Sintissi: se per caso voli fattu u ritrattu ppi daveru… ‘A purtassi ccà, ca iù ci lu fazzu. Sono specializzato nel nudo.

COSIMO   Ccà? Cu so muggheri?!... Lei, carissimo professore - mi scusi se ce lo dico – finu a quannu c’è ddu carrubineri da signora Lella so muggheri, lei fimmini ccà intra non ni po’ rìciviri. Specialmente chiddi ca volunu fattu u ritratu a nuda. Sta fortuna sulu a mia mi può capitàri. E… iù non sugnu pitturi.

FILIPPO   Questione di jorna è! Caro ragioniere, le annuncio che quanto prima potrò dipingere il nudo dal vero con una modella autentica.

COSIMO  E so muggheri… ci lu permette? Lei mi aveva detto che era impossibile.

FILIPPO     Si dovrà convincere! Ho deciso! Mi piglierò una modella!                                            

COSIMO   Iù ce lo auguro di cuore! ( Pausa ) Mi nni vaiu… Perciò, se vuole   essere così cortese di pristarimi…

FILIPPO   Ah sì, certu! ( Prendendo gli oggetti ) Ecco qua: una tela - Chista dovrebbe essere adatta – ‘U cavallettu non ci lu pozzu dari, mi serve. Lei, però, a tila appoggiassi ‘nta spaddera da seggia. Vardassi: Accussì! ( Prende una sedia e mette la tela poggiata nella spalliera, avendo come base il lato più piccolo) Ha visto? E’comu si fussi u cavallettu. Ci dugnu na tavolozza, sti tubetti di coluri e stu barattulu di pinnelli. ( Ne toglie uno) Chistu nicu mu lassassi ca                     m’aggiuva. Poi avi vogghia, ci nni sunu tanti.

COSIMO   Si non ci dispiaci mi devi pristari u càmici. No chistu ca avi misu, ma l’autru, chiddu tuttu ‘mbrattatu. Non lo indosso. L’appennu! Però deve sembrare ca l’haiu usatu…

FILIPPO   Aspettassi, cridu ca sarà intra l’armadiu. ( Lo prende ) Vidissi, però, ca macari puzza fa.

COSIMO   Megghiu è! Ci vuole un poco di odore di vernice. Allura cchi studiu è? (  Prende il camice e lo annusa ) Magnificu! Chistu ci vuleva comu u pani! Vah, arrivederci… prima ca spunta e non mi trova.

FILIPPO    Aspettassi ca sti cosi ci fazzu accumpagnari di Vennira.

COSIMO   No, no! ‘A lassassi stari a donna Vennira. Iù mi li portu! Si donna Vennira trasi intra a me casa, non la pozzu fari nesciri chiù. Chidda ppi forza mi devi mettiri a postu qualche cosa.

FILIPPO   Dopu ca è cretina. Si deve ‘ntricàri di cosi ca non cci appertenunu. Iù sulu cci pozzu cummattiri.

COSIMO  Non è ca lu fa ppi mali, mischina! Anzi, a modu so, mi voli fari qualche sirvizu… Avantieri mi vosi ppi forza lavari i piatti e puliziari a cucina. Affiziunata è! Macari ca è un pocu…

FILIPPO   Un pocu? Tutta! Cretina al completo! ( Cambia tono ) I cosi di me muggheri! S’aveva a purtari a cammarera du paisi, macari ca è scimunita.Vennira è degna discendente di Peppi di Marpassu.           ( Pausa ) Aspettassi… ca cci l’accumpagnu iù.

COSIMO   Mi non si scomoda. Conosco la strada. ( Si carica come meglio può gli oggetti e va via per l’apertura di sinistra ).

FILIPPO     Come vuole… ( Lo accompagna rimanendo davanti l’apertura. Dopo un poco chiama ad alta voce ) Lella!...Lella!... Unni si nni eru? ( Si porta al tavolo e da lì chiama ancora più forte ) Leeellaaa!...

SCENA SECONDA

(Filippo,Vennira e poi Lella)

VENNIRA  ( Appare dall’apertura di sinistra ) Cchi boli?

FILIPPO     A tia chiamai?

VENNIRA  ( Ridendo da scema ) No… a signura.

FILIPPO     E perciò?!...

VENNIRA Vogghiu diri: a signora… mannau a mia! Iù ci dissi: Mi chiamu  Vennira… Vossìa, inveci, chiamau “Lella”…

FILIPPO  Certi voti non pari cretina. Giusto! Si chiamai “Lella” voldiri ca vogghiu a me muggheri, no?

VENNIRA  Ca certu!... ( Dopo una pausa )‘A signura è cu so soggira ca parrunu.

FILIPPO     Falla veniri ccà!

VENNIRA  A cui a so muggheri o a so soggira?

FILIPPO     Vennira, comu si chiama me soggira?

VENNIRA  Aitina. A signura Aitina.

FILIPPO     Oh, benedetto Iddio! Iù comu chiamai “Aitina”?

VENNIRA   No, “Lella”.

FILIPPO      E cu è ca si chiama Lella nta sta casa?

VENNIRA   ‘A signura, so muggheri.

FILIPPO      Oh!... Mentri me soggira si chiama Aitina.

VENNIRA   Sissignura, Aitina! ‘A signura Aitina.

FILIPPO      Brava! ‘U capisti! Ora spicciti e falla veniri ccà!

VENNIRA   A cui a signora Aitina?

FILIPPO   ( Quasi gridando ) Nooo! A me muggheri! Me mug-ghe-ri! A me    soggira lassala unn’è!

VENNIRA Matri!... Mi sta facennu cunfunniri… A so muggheri no, a so soggira mancu… A cui haiu a chiamari?

FILIPPO     ( Esasperato ) A to soru!

VENNIRA  A me soru??? Ma a cui a Ciccina o a Carmela? Però mi vidi ca sunu tutti dui o’ paisi. Cchi fa no sapi, vossìa?

FILIPPO   ( Volendo essere calmo ) Vennira… ascutami: vai dda banna e cci dici a signura Lella, me muggheri, di veniri subito ccà.

VENNIRA  Non po’ veniri!

FILIPPO     Cui me muggheri o me soggira?

VENNIRA  Comu si chiama so soggira?

FILIPPO     Aitina.

VENNIRA  Vossìa chiamau “Aitina”?

FILIPPO     No “Lella”.

VENNIRA Perciò: so muggheri! Cchi centra so soggira? Pirchì non parra giusto?!

FILIPPO     Certu!

VENNIRA Allura non si cunfunnissi. ( Dopo una pausa ) Oh!  Non po’ vèniri! Sunu tutti dui assittati… Iù ci fici a cicculatta… ‘A signura so soggira, quannu veni ccà, voli fatta sempri a cicculatta. Idda stissa, a sta vota, purtau u cafè.

FILIPPO     ‘U cafè???

VENNIRA Sì… u cafè… Chiddu ppi fari a cicculatta. A nuautri, nta cucina, n’avìa tirminatu…

FILIPPO  Ma quantu si bestia?! Comu cci pozzu cummattiri?!... Cretina! Gnuranti! Bestia!... Cu cafè si fa a cioccolata? Ssà cchi ci facisti… ed iddi vìvunu. Qualche vota, capaci ca avvileni macari a mia!...

VENNIRA ( Sorridendo ) Mi non si scanta vossìa… Iù a cicculatta ci la fici bona, d’allicàrisi l’ugna.

FILIPPO     Bona?! ‘A cioccolata fatta cu cafè?

VENNIRA  Ma iù non ci misi u cafè chiddu quannu ci fazzu u cafè a vossìa… Ci misi u cafè ppa cicculatta. Chiddu ci mettu… Vossìa mi non si spagna…

FILIPPO   Matri! E quantu si cretina?! “’U cafè ppa cicculatta”. Bestia! Ppi fari a cioccolata ci voli u cacau. ( Vennira ride ) ‘U cacau, deficiente! ‘U ca-ca-u!

VENNIRA  ( Vergognandosi ) E… chissu ci misi. Apprima u fici sciògghiri cu latti, poi u misi supra u fornellu e arriminai.

FILIPPO    ‘U cacau? Ci mittisti u cacau?

VENNIRA  ( Ride ) Sissignura! Chissu!...

FILIPPO    Ma allura pirchì dici “cafè”?

VENNIRA  ( C.s. J ) Pirchì m’affruntu a diri dda palora.

FILIPPO    Quali parola?

VENNIRA  Chidda ca dissi vossìa.

FILIPPO     Cacau? T’affrunti a diri “Cacau”?

VENNIRA  A mia me matri, bonarmuzza, mi fici educata.

FILIPPO    Ti fici cretina! Bestia!... S’affrunta?! Vattinni, vah!

VENNIRA  ( Si avvia per uscire a sinistra ).

FILIPPO    ( Chiama forte ) Lellaaa!...

VENNIRA  ( Ritornando ) Cchi boli?

FILIPPO   ( Investendola ) Vattinni!... Via!... Sciò, sciò!...Scimunita!... Si non ti levi davanti l’occhi mei, ti difittìu! ( Cerca di afferrare qualche cosa per lanciargliela, ma Vennira scappa via e lui le grida dietro ) Fa vèniri subito a me muggheri ccà, prima ca si nni va me soggira. Ha ‘ntisu? ( Poi, dopo una pausa, parlando da solo, riprende a lavorare controvoglia ) Ma comu ci pozzu stari ‘nta sta casa?... Ma cu mu fici fari?... No, no! Non può continuare accussì!... Mi devo cercare un lavoro e riprendere la mia libertà a costo di sacrificare la vocazione per l’arte. Mi nni scappu di sta prigione. Prigione, sì! E’ una prigione! Non ho la libertà di esprimermi… Non ho i mezzi necessari… Non ho…

LELLA    ( Appare dall’apertura di sinistra. E’ una donna non bella. Veste con un abbigliamento curioso che la rende inaccettabile) Che c’è? Cchi cosa successi?

FILIPPO  ( Tra sé ) Spuntau finalmente! (Osservandola) Ma comu m’a potti maritari? Cchi era orvu?

LELLA       Pirchì sbràiti di capu matinu? Cchi cosa voi? Sintemu…

FILIPPO    Ci devi diri a to matri ca ci debbo parlare prima ca si nni va.

LELLA     E per questo ha fari scantàri a dda povera Vennira? Non ci lu putevi diri a idda? Dicevi a lei e, poi, essa riferiva a me oppure a mamà. Ti pari ca è cretina?

FILIPPO    No… Ca quali?! E’ intelligente, la bestia! ‘U cacau u chiama “cafè”, pirchì s’affrunta.

LELLA        S’affrunta???

FILIPPO     Sì! Dici ca cacau… ‘nta cucina…

LELLA   ( Subito, preoccupata ) Unni?... Cchi è ca fici?... L’ammazzu!... Caiorda!... ‘Ngrasciata!... Ecco pirchì si sinteva fetu…

FILIPPO   (Che si era bloccato alla repentina reazione della moglie) Auh! Idda è cretina, tu inveci, sei superdotata! Vah, vah! Lassamu perdiri ca è megghiu! ( Pausa ) Dicci a to matri...

LELLA       ‘A mamà si nni ju.

FILIPPO     Comu?

LELLA       E’ andata via.

FILIPPO    ‘U sapeva iù! Tantu ficiru ca non cci potti parrari. E iù avi du uri ca chiamu…

 

                                                           SI ODE IL SUONO DEL CAMPANELLO D’INGRESSO

LELLA    Invece di chiamari, pirchì non passavi dda banna? Accussì l’avissi salutata prima ca si nni jeva.

FILIPPO    Iù l’aveva a salutari? Idda, ca si nni stava jennu, mi doveva salutari.

LELLA    ( Tagliando corto ) Ti mannau a salutari cu mia. ( Gridando verso l’apertura di sinistra) Vennira, cu è?

VENNIRA  ( Da dentro ) ‘A signura so mammà!…

LELLA       Turnau?! ( Al marito ) C’è a mamà!

FILIPPO    ( Si avvia in fretta per la sinistra gridando ) Vennira, falla aspittari!...    ( Va via dall’apertura di sinistra).

LELLA      ( Rimasta sola si porta dietro il cavalletto per guardare la tela ) Sempri fimmini nudi!... N’autra odalisca!... Ecco cosa stampa: il nudo. Sempre il nudo! Mah?! ( Lunga pausa poi, mentre si allontana presso la finestra, volge istintivamente lo sguardo verso sotto nella strada e si blocca alla vista di qualcosa che la turba ) Varda!... Turnau n’autra vota… cu n’autra machina. ( Guarda meglio senza farsi vedere) Sì, sì! Idda è!... E guarda sempri ccà supra… Ma cchi voli sta signura? Avi du jorna ca passa ccà sutta… ( Pausa ) Mah! Non mi cunvinci!                                                                                                              

SCENA TERZA

(Lella, Filippo e Aitina)

AITINA     ( Entra dal’apertura di sinistra seguita da Filippo. E’ una donna di mezza età che veste con ricercatezza. Dal modo di muoversi e di parlare mostra un carattere autoritario. Rivolgendosi a Lella) Mi dimenticai di pigghiarimi a nota. (Poi a Filippo) Di che si tratta?

FILIPPO   Mi s’assetta! ( Indica il divano. Poi rivolto alla moglie ) Devo parlare cu to matri.

LELLA       Pirchì non parri!

FILIPPO     ( Marcando le parole ) Cu to matri. Io e lei!

LELLA       Cchi ci sunu segreti?

FILIPPO     Io non debbo far sapere le cose che confido a me soggira.

LELLA       Non ti staiu capennu.

AITINA      (A Lella) Cupiami ‘n mumentu dda nota ca mi la portu e ci vaiu ora.

LELLA       Dicisti ca ci jevi ‘nto pomeriggiu…

AITINA      Non pinsava ca oggi è giornata di canasta.

FILIPPO    Forza! Vattinni dda banna e cupiaci a nota. Ca poi to matri si n’ha jri a   farisi a canasta.

AITINA      Sì, sì! Non mi fari pèrdiri tempu. ( A Filippo ) E tu spìcciti ca haiu

                     primmura.                                           

LELLA     ( Andandosene suo malgrado ) Troppi misteri ‘nta sta casa. Troppi!... Comu i nudi! Unn’è ca li vidi tutti sti fimmini nudi? Mah?! Certu ca li pittura perfetti…

FILIPPO    Unni li vidu? Certamente non taliannu a tia.

LELLA       ( Si ferma ) E allura?

FILIPPO    Me le immagino. Oppuri mi nni vaiu o’ cinima. Sono maggiorenne e mi nni vaiu a vidiri i filmi a luci rosse.

AITINA      Tardu si fici!...

LELLA      ( Avviandosi ) Spirami a Diu, ca russi t’avissiru a divintari l’occhi, cu na bella congiuntiviti cronica! ( Va via per l’apertura di sinistra ).

FILIPPO     ( Facendo le corna ) Sangu!

AITINA      Perciò di che si tratta?

FILIPPO    Proprio del nudo.

AITINA      Del nudo???... E voi parrari cu mia? Cchi c’entru iù?

FILIPPO   Col nudo c’entro io! Anzi so figghia… O megghiu, non c’entru né iù né so figghia, ma l’arte. La pittura! E… siccome iù sugnu un pittore… Almeno chistu dovrei essere… ( Chiede ) Non sono un pittore? Ah?

AITINA      Chissacciu?!... Pirchì mi lu dumanni?

FILIPPO  Per avere la conferma. ( Dopo una pausa, poichè Aitina tace ) Sissignore! Sono un pittore! Un pittore ritrattista e perfezionista del colore e delle forme muliebri… Accussì si è espresso un critico eminente nei miei confronti. “Pittore ritrattista e perfezionista del nudo”. Perciò lei, cara suocera, dovrebbe convincere sua figlia, nonché la mia cara e adorata consorte, nel permettere che il mio studio possa essere frequentato da modelle...

AITINA       Modelle?

FILIPPO     Modelle, modelle!

AITINA       Più di una?

FILIPPO    Macari una. Una sola! ( Pausa ) C’è na carusa… una che studia alle “Belle Arti” che per arrotondare posa.

AITINA      ( Ironica ) Cchi posa?... Era ‘mpunuta?

FILIPPO   Senza schirzari! Dico che fa la professione di modella. L’onorata professione di modella! Mi sono informato e voli poco. Però, siccome io non ho la possibilità… Sarà lei, mammà, a pagarmi la modella.

AITINA      La sola modella? E il resto?

FILIPPO    Per ora stamu parrannu da modella. Certamente dovrà convincere so figghia a fare venire ccà la modella. 

AITINA      Per il nudo? Qua… in questa casa? Una modella ca si spogghia?

FILIPPO   Cchi cci fa? ( Dopo una pausa ) Se tutto ciò non è possibile, io mi nni pentu d’avirimi sposato a so figghia e cci la tornu.

AITINA       A cui? Cchi torni?

FILIPPO    Ca a so figghia! Cci la tornu comu mi la pigghiai. Non è ca il mio è stato un matrimonio d’amore. C’è stato un accordo… di convenienza d’ambo le parti. Cu si l’aveva a maritari a so figghia? A me, allora, mi è convenuto… Ora non mi cummeni chiù. Perciò cci la tornu!

AITINA      Mi la torni. Voldiri ca vi spartiti?

FILIPPO     Sissignora!

AITINA      E cchi fai? Unni ti nni vai?

FILIPPO     Unni mi nni vaiu?!...

AITINA       ( Alzando la voce ) Sì, sì! Unni?

FILIPPO     ( Tentenna, poi ) Chissacciu… Ma pirchì… mi n’haiu a jri?

AITINA    Questa casa è di me figghia. Tutto quello che possiedi è di me figghia. Mi pari ca è idda ca ti mantiene! Mangi, dormi, scarabocchi, ‘mbratti… Tuttu a spisi di me figghia. Cioè miei! ( Piccola pausa ) Ti nni voi jri? Vattinni! Acqua davanti e ventu d’arredi! Vat-tin-ni!... E dato ca semu nel tema del nudo: spogliati! Sì, spogliati e poi ti nni vai! Pirchì macari stu vistitu ca porti e stu camici ‘nsurratu non è tuo, ma ti l’accattau me figghia cu li so soldi.

FILIPPO    ( Ripensandoci dopo una lunga pausa ) Iù… veramente… vuleva diri che avrei   voluto…

AITINA       Sintemu…

FILIPPO   Se era possibile… dipingere dal vero… con una modella. Insomma vuleva ca lei cunvincissi a so figghia ca non c’è niente di male… dipingere il nudo… con modella dal vivo… Mi spiego?

AITINA    Ah! Ora ci stiamo capendo. Vuoi che convingo a to muggheri?... Va bene! Lo farò! Ma in seguito. Per ora accontentati di to muggheri comu modella. Poi si vedrà.Te lo prometto! (Si prepara ad andar via ).

        DALL’APERTURA DI SINISTRA ENTRA LELLA

LELLA     Mamà, ccà c’è a nota ( gliela dà ). Allura finìu il colloquio privato?

AITINA  Tuo marito vuole ca ci fai da modella anche per questo quadro ( indica la tela che c’è nel cavalletto ).

LELLA     Pirchì non mi l’ha dittu?

AITINA     Non ti voleva disturbare… ( Va via per l’apertura di sinistra ).

FILIPPO   Nenti! Ni pozzu fari a menu. Dipingo con la fantasia.

LELLA    Pirchì t’ha sfurzari? Aspetta!... Accumpagnu a mamà e mi vo vestu.  ( Va via per l’apertura di sinistra ).

FILIPPO   ( Rassegnato ) Ca aspittamu!... Pazienza!... ( Si porta al cavalletto e con rabbia si accinge a dare qualche pennellata ).

                                                       

SCENA QUARTA

                                                     (Filippo e Vennira)

VENNIRA ( Dopo un poco entra dall’apertura di destra portando una tazzina di caffè ) Ci purtai u cafè.

FILIPPO     ( Continuando a dipingere ) Non cridu ca u facisti cu cacau?!

VENNIRA  Si è cafè, non è cicculatta. Ci pari ca sugnu cretina? E’ cafè comu ci l’haiu fattu sempri: niuru e forti. E pirchissu ci acchianunu i nervi e poi, certi voti, parra ammàtula.

FILIPPO     Lassulu ddocu ca poi mu pigghiu…

VENNIRA   S’arrifridda!

FILIPPO    ( Lascia di dipingere e sorbisce un poco di caffé. Poi a sé ) ‘U cafè, però, u fa bonu. I cosi giusti! ( Lascia la tazzina sul tavolo col rimanente caffé e ritorna al cavalletto ).

VENNIRA   ( Nel frattempo va a guardare la tela e si sofferma imitando buffamente la posa della figura dipinta, poi va a riprendere la tazzina, ma si accorge che non è del tutto vuota ) Ma cchi fici u lassau? Comu?... Non ci piacìu?... ( Preoccupata ) A ‘mprisa ca non era zuccaratu bonu?

FILIPPO     No, no! Bonu è! Lassulu stari ca poi mi lu pigghiu chiù tardu.

VENNIRA  ( Rassicurata ) Ah!... Mi pareva… Vossìa mi su pigghia ca poi iù, chiù tardu, ci portu l’autru cafè beddu caudu.

FILIPPO   Non c’è bisognu, no! Chistu mi pigghiu! ( Si accorge che Vennira è rimasta impalata )  Vennira, vattinni!

VENNIRA   Nonsignura!... Aspettu!... Iù haiu a lavari a tazza.

FILIPPO     Poi la lavi.

VENNIRA   Non nni lassu cosi a maluversu…

FILIPPO     Nenti ci fa. Vattinni!... Poi ta pigghi a tazzina.

VENNIRA   Vossìa, megghiu mi su pigghia… Vah, mi su pigghia!...

FILIPPO     Non mi lu voghiu pigghiari tuttu.

VENNIRA   Ma cchi fa non cci piacìu?

FILIPPO     E’, ca mi piaci sorseggiarlo.

VENNIRA   Cchi voli diri? All’autri voti si l’ha vivùtu senza assaggiallu…

FILIPPO   ( Lascia di lavorare ) Ca santa pazienza! ( Beve tutto il caffé svuotando la tazzina) Oh!... Tuttu!... Mu pigghiai tuttu. Si contenta?

VENNIRA ( Riprendendosi la tazzina vuota ) Certu!... Si na cosa piaci, unu si l’ha vìviri tutta, no?

FILIPPO   Vennira, se per caso avissi a veniri u ragiuneri Freni, fallu trasiri subito ccà. Ha’ ntisu? Subito!

VENNIRA Sissignora! Comu voli vossìa… o’ ragiuneri… ( Mentre si avvia lentamente per uscire dall’apertura di destra, ripete a se stessa ) Quantu è bedduuu!... Ddu nasu, dda vucca, ddi baffi… Beddu, beddu, beddu!

FILIPPO  (Riprendendo a dipingere ) Parola mia d’onore ca, se non mi   accontentano al più presto, mi nni scappu!

VENNIRA   ( Fermandosi ) Cu mia parra? Quali scarpu??? Cchi voli pigghiati i

scarpi?...

FILIPPO      Scappo! Vado via! Mi nni-va-iu!

VENNIRA   Unni? Pirchì?... Unni si nni voli jri?

FILIPPO     Strati strati… all’aria aperta… Vado a dipingere sui marciapiedi…     Mi vo curcu a stazioni… Sutta l’archi da marina…

VENNIRA   San Giuvannuzzu beddu! E pirchì????

FILIPPO   Dipingo alla Depisis… Comu facevunu gli impressionisti. I pittori francesi ca dipingevunu “le rues de Paris”. Io invece dipingo, le strade d’Italia…

VENNIRA  Ma cchi fa sta sparrannu?... San Giuvannuzzu! Cchi niscìu pazzu??

FILIPPO     E il mio nudu? ( Quasi gridando ) Il mio nudo?...

VENNIRA   Cchi voli diri nudu???... ( Si porta avanti ) Prufissuri si senti bonu?   Non cridu ca si voli spugghiari?... Vih! Vih! Vih!... aspettassi ca mi   ‘ntuppu l’occhi…

FILIPPO    ( Trattenendo la rabbia ) Vattinni, Vennira! Vattinni!... Tu non puoi  capìri… Non sei all’altezza… Non ci arrivi…

VENNIRA  Mi si calma…Unni haiu arrivari?...Voli ca acchianu supra a seggia?                  

FILIPPO    Non ci arrivi a comprendere l’arte. Comu non ci arriva dda bestia di me muggheri. Non ci abbrancicati nuddu!... Vattinni, vah! E chiudi a porta.

VENNIRA Sissignora, basta ca non si àltira… Mi nni vaiu! ( Si avvia per   l’apertura di destra, ma indugia a uscire ).

FILIPPO     ( Gridando ) Chiudi!

VENNIRA  ( Ritornando  ) A propositu d’abbrancicari… Prufissuri c’haiu a diri na cosa: all’autru jornu, u ragiuneri s’avìa scurdatu intra, a chiavi da so casa e ppi forza vosi satàri di sta finestra.

FILIPPO     Comu???

VENNIRA Sissignura! Vosi satàri da finestra ppi poi jttarisi nto so balcuni.    S’abbrancicau…

FILIPPO     ‘U ragiuneri? ‘U ragiuneri Freni?

VENNIRA  Propriu iddu! Vossìa non c’era e mancu a signora… Iù non vuleva, scanzatini! E… si si sdurrubbava dda sutta?... Vossìa ci l’ha diri di non lu fari chiui… ‘A chiavi si l’ha purtari sempri d’appressu.

FILIPPO     Certu! Ma… unn’è ca s’abbrancicau? ‘U so balcuni è ccà allato…

VENNIRA ‘Nto muru s’abbrancicau. Comu na zazzamita. ( A sé ) ‘Na zazzamita, però, di chidda bedda…  Ddu nasu, dda vucca, ddi  baffi, dda cuda… Bedda, bedda, bedda!

FILIPPO    ( A sé ) E’ propriu scimunita! ( Forte)Va bene, s’abbrancicau! E poi?

VENNIRA Poi, tinennusi ‘nta cannalàta, sautau ‘nto so balcuni… Parsi ‘n ariddu. Ma ‘n ariddu beddu… Ddu nasu, dda vu…

FILIPPO      ( Interrompendola ) Baaasta!

VENNIRA  Sissignura! (Pausa)Vossìa mi cci lu dici o’ragiuneri di non fari chiui.

FILIPPO     Tu ci l’avevi a diri, scimunita!

VENNIRA  Iù cci dissi inveci: ragiuneri, datu ca è nta cannalàta… mi cci la leva ‘n pocu di sabbia di l’Etna… ca sta ‘ntuppannu tutti cosi…

FILIPPO    ( Interrompendola ancora ) Ora vattinni! E mi raccumannu… appena veni u ragiuneri fallu trasiri ccà!

VENNIRA  ( Avviandosi verso l’apertura di destra ) Certu! … Sissignura!... Comu   voli vossìa… u fazzu tràsiri… o’ ragiuneri…(Ripete a se stessa) Quantu è bedduuu!?!... Ddu nasu, dda vucca, ddi baffi… Beddu,   Beddu, Beddu! ( Va via ).

SCENA QUINTA

(Filippo solo, poi Lella e Vennira)

FILIPPO   ( Solo ) Ecco da chi sono circondato! Sta povera cretina; dda bestia di me muggheri; dda arpìa  di me soggira… E macari du ragiuneri acrobata. ( Si portaal tavolo per prendere un pennello ) Aihmè! Poveri artisti! Incompresi, maltrattati, sempre bistrattati, continuamente vilipesi… Ma unni sunu ddi Mecenati di na vota? Unni? Dove sono?... Non ci sono più! ( Non trova i pennelli ) E non ci sono mancu i pennelli… ( Ricordando ) Oh, la bestia ca sugnu! Ci desi tutti o’ ragiuneri.

LELLA   ( Entra dall’apertura di sinistra vestita da ODALISCA e truccata esageratamente ) Eccomi! Sono pronta!

FILIPPO    Matri!... Mi facisti scantari! Comu ti cumminasti?

LELLA      Cumu all’autra vota… Mi vistii.

FILIPPO    Ti spugghiasti.

LELLA       Non stai dipingennu n’autra odalisca?!

FILIPPO     E bastava ca ti mittevi solo il copricapo cu velu calatu davanti ca t’ammucciava a facci.

LELLA    Auh! Sparti!... Chistu è u ringraziamentu?! Ci stesi menzura ppi truccarimi… Staiu murennu du friddu… Mi putissi veniri macari na bronchiti.

FILIPPO     Na pulmuniti sicca, spiramu a Diu! Di chidda fulminante.

LELLA        Spicciamuni, vah! Ca mi staiu siddiannu.

FILIPPO   Non ti lamentare perchè, tuttu chistu, sei tu che lo vuoi. Iù avissi preferito diversamente, lo sai!

LELLA       Va bene… ccà sugnu! Unni mi mettu?

FILIPPO  Luntanu! Il più lontano possibile! ( Pausa ) ‘U vidi: vidennuti mi facisti perdiri l’ispirazione.Vo’ spogghiti, vah! ( Si avvia per uscire dall’apertura di sinistra ).

LELLA       Unni stai jennu?

FILIPPO     In cerca dell’ispirazione e… di ‘n autru pinnellu ( Va via ).

                  LELLA     (  Sola ) Ci devo dare anche l’ispirazione! Ca pacienza!... Non sulu m’haiu a vestiri a nuda… ma vuole anche l’ispirazione. ( Pausa ) Ed io ce la do! ( Chiama ad alta voce) Vennira!...

VENNIRA   ( Appare subito dall’apertura di sinistra ) Cchi boli?

 LELLA    Veni ccà! ( Stacca il velo che avrebbe dovuto coprirle il volto e che pende da un lato del copricapo, e lo applica sul volto di Vennira. Poi va a prendere, da sopra il tavolo, un piccolo tamburello e lo consegna a Vennira ).

VENNIRA  ( Rifiuta di prendere il tamburello e si toglie dal volto anche il velo ). Signora, cu stu velu mi cattigghiu… Cchi ci pari ca sugnu, poi, na furma di mustarda?

LELLA      ( Riprende il velo, ripone al suo posto il tamburello e prende, da sopra il tavolo, un flauto e il panno dove il marito pulisce le mani. Poi avvolge il panno, come se fosse un turbante, sulla testa di Vennira e le consegna il flauto ) Teni! Mettitillu ‘nta vucca e sciuscià…

VENNIRA  Ma pirchì cchi è carnaluvari?

LELLA    Ci avemu a dari l’ispirazione a me maritu. Appena trasi, t’assetti ‘nterra e soni! (  Si sente venire Filippo da destra ) Ccà è! Ccà!... Assettiti!

VENNIRA ( Ubbidisce e si siede a terra mettendo le gambe accavallate una sull’altra come fanno i fachiri indiani ).

LELLA    ( Aiuta Vennira a mettere il flauto in bocca ) Forza sciuscia: uno… due… e    tri! Attacca!

                         VENNIRA COMINCIA A EMETTERE UN CURIOSO SUONO   DA SEMBRARE UN MOTIVO ARABO.

                       LELLA SI ESIBISCE IN UNA DANZA DEL VENTRE                         ASSAI STRANA.

                 DOPO UN POCO, DALL’APERTURA DI SINISTRA ENTRA FILIPPO

FILIPPO     ( Rimanendo a guardare sbigottito ) Ma cchi sta succidennu???

 

                     VENNIRA SMETTE  DI SUONARE E LELLA DI DANZARE

FILIPPO     Cchi voli diri sta buffonata?

LELLA      Accussì ti ispiri!

VENNIRA  ( Emette dal flauto un suono breve e secco ).              

FILIPPO     Iù, inveci, ti sparu! ( Un altro suono piu’ prolungato ) E a sta scimunita l’affucu! ( Un suono che si smorza piano piano ).

LELLA       Vennira, ti nni po’ jri!

VENNIRA ( Si alza ) Finìu a disperazioni? Però mi stava piacennu… Bellu è stu friscalettu… Mi piaci! ( Si avvia verso l’apertura di sinistra suonando qualche nota e muovendosi a passodi danza, sino ad uscire ).

LELLA       Avanti, vah! Dimmi unni mi devo mèttiri.

FILIPPO     ( Portandosi al cavalletto ) Unni ti vo’ sdirrubbari ti sdirrubbi!

LELLA        ( Si porta al divano e si sistema straiata di fronte a Filippo ) Va bene

                accussì?

FILIPPO     No, no! Vutata.

LELLA       Comu? Vutata???

FILIPPO     Vutata d’arredi. Con le spalle a mia.

LELLA       Con le spalle???... Mah!... (Si gira voltando verso Filippo solo il viso ).

FILIPPO     Non ti stòrciri u coddu. Vutata macari ca facci… E statti ferma!

LELLA       ( Esegue ) Accussì?

FILIPPO     Perfetto! Ferma, immobile… e talìa luntanu.

LELLA      ( Dopo un poco si gira ) Ma scusa: si tu, ddocu, a stai stampannu di facci, misa davanti… distesa sul divano con il capo poggiato sulla mano, così…( Esegue ).

FILIPPO     E tu  t’ha mettiri vutata.

LELLA       Ma pirchì?

FILIPPO   Pirchì appena ti vidu nta facci, perdu tutta l’ispirazione… Matri!... E quantu si lària?!

LELLA        Si beddu tu! ( Si alza ).

FILIPPO   U vidi? Mi scuncintrasti. Ma pirchì non ti mittisti almenu u velu ‘nta facci, comu l’autra vota?

LELLA       Cu velu ‘nta facci m’accupu.

FILIPPO  T’avissi a suffucari ppi daveru! Accussì sulu putissi dipingere in   santa pace… e dipingere comu dicu iù.

LELLA     Mi pari ca l’autru quatru, chiddu di l’odalisca seduta, lo hai venduto. E fui iù ca ti fici da modella.

FILIPPO   Venduto?! A cui? A to matri. Chidda si l’accattau ppi livallu da circolazione, pirchì si vergognava d’aviri fattu na figghia comu a tia… ‘U quatru l’havi ammucciatu ‘nto tettumortu, o’ paisi. E menu mali ca è ammucciatu!... Quannu u stava appitturannu e u visti Ferrone, il critico, appena visti il tuo volto raffigurato realisticamente, accussì com’è, mi chiese perché mi ero dato al “Futurismo” e  perché stavo dipingendo alla “Boccioni”. Ora dicu iù: se voglio sfondare ed avere delle riconoscenze artistiche, oltrechè                      finanziarie, perché non debbo avvalermi della mia buona capacità? Tutti mi riconoscono come un bravo ritrattista, un naturalista spontaneo, un eccellente pittore del nudo… E’ la Critica che parla!

LELLA    Lassa parrai a mia, invece! Senti: se vuoi continuare questa tua aspirazione artistica, ti devi accontentare così come stai facennu.

LILIPPO     No! Non mi posso accontentare!

LELLA        Pirchì non disegni a frutta, la natura morta, il paesaggio?...

FILIPPO     Ma io sono ritrattista! Ho bisogno del volto… del nudo…

LELLA       Te lo puoi scordare! Nudo forestiero in casa mia, niente! ( Vedendo che Filippo si prepara per uscire. Difatti appende nell’attaccapanni il camice ed indossa la giacca ) Unni stai jennu?

FILIPPO     Nesciu! Voglio la mia libertà!

LELLA     Se ti nni voi jri sei libero! Ma se voi stari ccà intra, ‘nta me casa, unni mangi e dormi a sbafu, devi fare come voglio io!... Devi comportarti come un marito fedele.

FILIPPO     Ma pirchì cchi sugnu infedele?

LELLA      La tentazione fa l’uomo ladro! Ricordalo! Niente “culumbrine” ‘nto menzu. ‘Nta me casa non si usa!

FILIPPO   Ma cchi vai dicennu: “culumbrine”?! Cu su’ sti “culumbrine” le modelle? Chiddi sono ragazze di buona famiglia, macari artiste ca per arrotondare… e per l’arte… Innanzitutto per l’arte, sì!... Fanno le modelle.

LELLA       Le “buttane” devi dire!

FILIPPO    Le “bu…”? Ma cchi vai dicennu? Il nudo è arte!... E’ esaltazione!...  E’…

LELLA      … Vietato in questa casa! Comu ti l’haiu a diri? ( Pausa ) Contentati di me…

FILIPPO    “Che sei la Pia”…

LELLA       Che sono tua moglie e che ti mantiene!

FILIPPO     ( Deciso ) Mi vaiu a circari un lavoro. Macari u scupastrati.

LELLA       Ci vuole il concorso e oramai hai superato l’età.

FILIPPO     Mi suicido!

LELLA       Così mi lasci libera… e non vivrò più nell’inferno.

FILIPPO     Quali inferno?

LELLA       Quello in cui vivo, giorno per giorno…

FILIPPO     Ah, ora divintau inferno quello tuo?

LELLA       Certo! La mia vita… con te! ( Pausa ) Il mio tormento! Tu non ci

                     pensi  che io possa essere gelosa?

FILIPPO     Ma gelosa di cui?

LELLA       Delle tue scappatelle…

FILIPPO    Quale scappatelle? Si non mi fai respirare; si m’accupi macari l’aria

                     ca mi sta attornu…

LELLA       Pirchì ora dove scappi?

FILIPPO     Scappu??? Cu sta scappannu?

LELLA        Nesci… E unni vai? Che ambienti frequenti?... Cchi nni sacciu, iù?!

FILIPPO     Unni haiu a jri? Arrivu ‘nto bar, mi talìu i negozii…

LELLA        Sulu i negozi talij? E i fimmini?... Quannu talìj na fimmina pari ca

                      la spogghi cu l’occhi.

                                    

                              SI ODE IL SUONO DEL CAMPANELLO D’INGRESSO

FILIPPO   L’occhi di noi pittori sunu sempri indagatori… Penetrano! Ma senza  

                     avere mai intenti maliziosi. Io guardo le cose in profondità, nella

                     loro essenza… E’ vero: guardo, scruto… ed è come se spogliassi.

SCENA SESTA

(Filippo,Lella e Vennira)

VENNIRA   ( Entra dall’apertura di sinistra ) Signura, pozzu trasiri?

LELLA        Ccà, talìa a Vennira… Scrutila!... A idda devi spugghiari!

FILIPPO      ( Si copre gli occhi ) Matri!…

VENNIRA   No, no!...  Signura… Non mi spogghiu!... Iù mancu morta fazzu a

                       “monella”

FILIPPO      ( Gridando ) M’ammazzu!... Mi staiu abbiannu da finestra… Comu

                      ci pozzu stari nta sta casa? Comu? Comu? Si mi pari di essere allo

                      zoo, reparto scimmie…

LELLA        Pirchì non ti stai abbiannu? Accussì inveci dello zoo ti nni vai o

                      cimiteru, reparto morti latra.

VENNIRA   Vossìa aspetta prufissuri, mi non s’abbìa… prima mi vidi ca c’è u

                       ragiuneri Freni. ‘U fici tràsiri ‘nto salottu. ( Ripete a se stessa )  

                      Quantu è bedduuu! Dda vucca, ddu nasu, ddi baffi… Beddu,

                       beddu, beddu!    

FILIPPO      Brava la bestia! T’avevu dittu di fallu tràsiri ccà.

VENNIRA   Ca signura vistuta di monella?!

FILIPPO      ( Investendola ) Modella, bestia! Mo-del-la!

LELLA        ( A Vennira ) Hai fatto bene! ( A Filippo, mentre si avvia per uscire

                      dall’apertura di destra) Ora mi faceva trovare in costume pittorico…  

              ( Esce e ritorna subito trovando chiuse da dietro tutte le porte, che si

              presume di esserci nel disimpegno,) No?!?! Cu è ca chiusi i porti???

FILPPO        Non certu iù di ccà, si sunu chiusi d’arredi.

VENNIRA    ( A Lella ) Vossìa mi dissi di chiudilli, ppi non fari tràsiri fetu.

FILIPPO       Quali fetu?

VENNIRA    Chiddu di vossìa…

FILPPO         ( Investendola ancora ) Iù fazzu fetu? Lurda e ‘ngrasciata ca si!

VENNIRA    No vossìa, ma i culura ca vossìa teni ccà intra…

LELLA         Vennira… ( indicando verso l’apertura di sinistra ) Vo chiudi a porta

                       d’ammenzu quantu passu.

FILIPPO       Nenti cci fa. Fallu tràsiri ccà!

VENNIRA    ( Non si muove ).

LELLA         Ma non lu vidi comu sugnu vistuta?... Menza nuda, cu sulu velu… 

                       E si mi casca u velu?...

FILIPPO      Ti càcunu i muschi.

LELLA        Vennira, spicciti, vo chiudi a porta du salottu.

VENNIRA   ( Si avvia ).

FILIPPO      E cci dici o’ ragiuneri di veniri ccà ‘nto studiu.

VENNIRA   ( Si blocca ) Bravu! Si chiudu a porta, comu ci lu dicu?

FILIPPO      Ca veramente…  tanta bestia non è!

LELLA        Prima chiudi a porta, iù passu, e poi cci dici di passari ccà banna.

VENNIRA  Comu cci lu dicu si c’è a porta chiusa? Non è megghiu ca prima cci   dicu di passari ccà banna e poi chiudu a porta?

LELLA        Nooo! Prima chiudi a porta ca iù haiu a passari, poi…

FILIPPO      Varda cchi tràficu ca stannu facennu. Nenti cci fa si ti vidi!

VENNIRA  Cchi haiu a fari? L’haiu a chiudiri ‘nto salottu o l’haiu a fari tràsiri ‘nto studiu?

LELLA       ( Rivolta al marito ) Nenti cci fa, è veru? Prisintarimi accussì davanti  

                     a ddu scapulùni.

FILIPPO     E macari ca è scapulùni?...

LELLA       Siccomu iù sugnu na fimmina onesta, d’accussì non mi presentu

                     davanti i  genti.

COSIMO     ( Da dentro )Professore è permesso?...

FILIPPO     Si accomodi, ragioniere!                                                              

                  LELLA NON SA DOVE ANDARE O COME NASCONDERSI.

      ALLA FINE, APPENA DALL’APERTURA DI SINISTRA APPARE COSIMO,

FA IN TEMPO A PRENDERE UNA CORNICE   

 E METTERLA DAVANTI PER COPRIRSI.

MA RIMANE, SOLAMENTE INCORNICIATA SUL DAVANTI,

NELLA PARTE CENTRALE

SCENA SETTIMA

(Filippo,Lella,Vennira e Cosimo)

COSIMO     ( Entrando ) Professore… ho un po’ di fretta…( Scorge Lella e si

                      blocca rimanendo immobile per un attimo ).

VENNIRA  ( Nel mentre guardando estasiata Cosimo, ripete a se stessa) Quantu è

                     bedduuu! Ddu nasu, dda vucca, ddi baffi… Beddu, beddu, beddu!

COSIMO    Oh, signora!... Buongiorno… Credevo di trovare il professore solo.

FILIPPO  Mia moglie, certe volte, fa a “monella”… Però solamente per il particolare.

                     ( Indicando la cornice ) Vede? Particolare di odalisca… visto davanti.

LELLA    ( Si avvia per uscire a sinistra. Passa davanti a Cosimo e lo saluta ) Buongiorno! ( Poi porge la cornice a Vennira e si avvia per uscire dall’apertura di sinistra, ma inciampa rimanendo piegata con le mani poggiati a terra e il sedere rivolto verso Cosimo ).

VENNIRA  ( E’ pronta a coprirla con la cornice ).

FILIPPO     Ecco! Ora: particolare visto di dietro…

                               LELLA ESCE SEGUITA DA VENNIRA CHE LA COPRE

COSIMO   ( Dopo che è rimasto solo con Filippo ) Professore, ci sono riuscito! Lei è dda banna… Mi sta aspettando… E’ già in posa.

FILIPPO     Nuda?

COSIMO   Comu l’ha fatta mammeta. E’ misa distesa sul divano… Dici ca voli fattu u ritrattu nuda comu a Paolina Borghese… Cchi minni di fora comu si fici scolpire dal Canova.

FILIPPO     Ma allura non è tutta scoperta.

COSIMO    E’ nuda, cci dicu. Nuda! Distesa sul divano c’aspetta a mia. Ci dissi ca vineva ccà ppi farimi pristari na tila chiù granni. Voli fattu u ritrattu su una tela orizzontale. ( Allarga le braccia ) Accussì!

FILIPPO     Non si la purtau a tila chiù granni?

COSIMO     Sì, ma chidda è in verticale.

FILIPPO     Cchi voli diri?

COSIMO   ‘U ritrattu u voli fattu curcata, misa distesa. No di longu. Cci voli una tela misa di chiattu. ( Ripete il gesto di prima ) Così!

FILIPPO     E lei a girava…

COSIMO     ‘A giravu??? ‘U ritrattu u voli fattu misa curcata! Cchi parru

                      turcu?

FILIPPO     No a idda… Girava a tila. ( Prende una tela ) ‘A vidi chista? ( Tiene

                      la tela in verticale ) Accussì è di longu… Si gira ( esegue ) e diventa  di chiattu.

COSIMO    Biiih! Quantu sugnu bestia!Non ci fici affatto casu… Eru annurvatu

                     a talialla…

FILIPPO   …Col pensiero altrove… ( Dandogli la tela ) Tinissi chista ca è ancora chiù granni. ( Piccola pausa ) Perciò è consenziente?!… 

COSIMO  Ca quale consenziente. Non ci sta! Non vuole essere toccata… Neanche sfiorata. Appena, con la scusa di aggiustaricci la posizione, cci tuccai a coscia, cuminciau a fari schigghi… Mi stava pinnannu…

FILIPPO     Ma allura, scusi, comu fa?

COSIMO  Non lo so. Ca spiramu bene! Voldiri ca ppi oggi accuminciu a ‘mbrattari qualche cosa… tipo Picasso…

FILIPPO   Sì, tipo Picasso. Se ne accorge! Vidissi ca se insiste ppu ritrattu…Iù sugnu sempri dispostu. Mi basta daricci un’occhiata, macari du purtusu da serratura da porta…

COSIMO    Cchi voli fari il guardone?

FILIPPO   Cchi c’entra?! Noi pittori – pittori ppi daveru – guardiamo il nudo solamente per dipingere. Si lei permette, vegnu dda banna cu lei e, senza essiri vistu d’idda, cci stampu un nudo cu quattru pinnillati…

COSIMO   Prufissuri non può essere! Idda sapi ca u pitturi sugnu iù. ‘A facissi prima arrimuddàri. All’inizio fannu sempri i stuffusi, comu si non vulissiru cèdiri mai. Ma è una loro tattica femminile. Poi, na vota ca cèdunu, ci pigghiunu suppa… e non vulissiru smettiri mai. Vah, arrivederci e grazie. ( Va via in fretta per l’apertura disinistra, portandosi la tela ).

FILIPPO   ( Gridandogli dietro ) Certu ca lei avi un concetto di fimmini… ( Dopo un poco va all’appendiabiti, si toglie la giacca, indossa il camicee parlando da solo si porta al cavalletto) E iù devo dipingere con l’immaginazione… Mi putissi fari un autoritratto… ( Dopo una pausa ) Autoritratto di pitturi ‘ncazzatu! ( Dà alcune pennellate alla tela con rabbia ).

                   DAL’APERTURA DI DESTRA SI AFFACCIA VENNIRA

VENNIRA  Prufissuri… a porta da cucina iù a staiu rapennu e a lassu raputa! (Turandosi il naso ) Vossìa mi non fa fetu!

FILIPPO     ( Quasi a rincorrerla ) Bestia! Tu, feti!

VENNIRA  ( Scappa di corsa e scompare ).

FILIPPO     ( Ritorna al cavalletto e continua a dare qualche pennellata; dopo un poco smette e si allontana ) Basta! Non ci la fazzu! Non è possibile continuare. ( Toglie nuovamente il camice).   

 

                 SI ODE IL SUONO DEL CAMPANELLO D’INGRESSO

FILIPPO     Mi sta parennu a casa du sinnicu, cu sta sunata di campanellu ogni tanticchia. Capaci ca è n’autra vota u ragiuneri… Videmu cchi voli pristatu ancora… ( ritorna al cavalletto e non può fare a meno di guardare il quadro ).

                    DALL’APERTURA  DI SINISTRA ENTRA VENNIRA                           MOLTO AGITATA

VENNIRA  Prufissuri, unn’è a signura?

FILIPPO     Si la vidi idda.  (Appende il camice e indossa la    giacca).

VENNIRA  M’aspetta!... ‘Nto salottu c’è dda signura!... Ma unn’è a signura?

FILIPPO    Quali signura?

VENNIRA  Dda signura… Ma ci voli a signura ca vidi a signura. ( Si muove per la stanza echiama ) Signura!... Signura!... Ma unn’è a signura?

FILIPPO   Ma dicu iù: cchi mali haiu fattu? Pirchì c’haiu a cummattiri iù cu sta  scimunita?

VENNIRA  Prufissuri, ci voli a signura! Aspettassi… Vih! Ma unn’è a signura?

FILIPPO     Vennira, la stai vidennu ccà a signura?

VENNIRA  Nonsignura.

FILIPPO     E allura, valla a circari.

VENNIRA Certu!... Sissignura!... Ma dda banna c’è a signura ca non voli a signura. Però a signura dissi di diriccillu a signura… si vineva sta… signura. Sissignura!

FILIPPO     Comu?

VENNIRA  ‘A signura… Sissignura! ‘A signura…

FILIPPO     ( A sé ) Non ci pozzu stari ‘nta sta casa!

                 DALL’INTERNO SI ODE LA VOCE DI CLORINDA

CLORINDA  (Dall’nterno )Permesso…Scusi…

FILIPPO     Cu è? C’è u ragiuneri?

VENNIRA  ( Si ferma ) Sì, u ragiuneri fimmina… Dda banna c’è a signura!

FILIPPO     Turnau me soggira?

VENNIRA   Nonsignura! Acchianau e trasìu dda signura.

FILIPPO     Quali signura?

VENNIRA  ‘A signura ca diceva a signura. Ma sta signura non voli a signura.  

                      Nonsignura! Sta signura ca non voli a signura… dici a signura…

FILIPPO     Baaasta!!! Senza “signura”!

VENNIRA   Sissignura! ( Si calma ).

FILIPPO     Oh!... ( Dopo una pausa ) Cu è sta signura?

VENNIRA  Quali signura?

FILIPPO     Dda signura.

VENNIRA  Sta signura?

FILIPPO     Sissignura!

VENNIRA  Non è a signura!

FILIPPO     Quali signura?

VENNIRA  ‘A signura.

FILIPPO     ‘A signura?

VENNIRA   Sissignura! Sta signura… non è a signura. Nonsignura!.... Sta

                      signura… sissignura...

FILIPPO      Nonsignura o sissignura?

VENNIRA Nonsignura! ( Parla velocemente ) Sta signura è a signura, ca a signura, sissignura, a sta signura…

FILIPPO    T’affucu!!! ( Gridando ) Cu c’è dda banna?

VENNIRA  Dda signura ca a signura a sta signu… (Filippo fa l’atto di afferrarla ) C’è… dda fimmina, chidda ca da jeri passìa ccà sutta ‘nta strata… A signura l’ha vistu da finestra… Ora trasìu e voli a vossìa. Però a signura Lella mi dissi di stari attenta e chiamari a idda…

             FILIPPO VA VIA DALL’APERTURA DI SINISTRA

VENNIRA  ( Rimasta sola, parla a se stessa ) Però sta signura non è ca voli a signura… E a signura pirchì non voli a sta signura, si sta signura non voli a signura?... Mah! Cosi da signura!... ( Si avvia borbottando per l’apertura di destra ) Sa futtunu iddi!... ( Va via ).

                                                 SCENA OTTAVA

               (Filippo e Clorinda, poi Lella e Cosimo)

FILIPPO    ( Entra dall’apertura di sinistra facendo accomodare Clorinda ) Prego, si accomodi!...  Voglia scusare… Sa? Non avevo capito… Questo è il mio studio.

CLORINDA   ( Entrando ) Mi hanno parlato bene di lei. Io quasi che la conosco, sebbene non l’avessi ancora incontrata.

FILIPPO     Davvero? E… chi è stato a parlarle di me?

CLORINDA Ciò poco importa. Inportante, invece, è che mi è nota la sua bravura.

FILIPPO       Chiedo scusa per la mia cameriera… E’ un po’ scema!

CLORINDA  Poverina!... In Sicilia, non so perché, la servitù viene scelta, quasi sempre, tra le persone poco intelligenti. Dalle mie parti, invece…

FILIPPO     Lei non è siciliana?

CLORINDA  No. Ma ho sposato un siculo. Un nobile siciliano. ( Va ad osservare la tela sul  cavalletto ) Permette? Posso?

FILIPPO    Prego… Ma si accomodi (Indica il divano) Scusi la mia sbadataggine,  ma non ho afferrato bene il nome del suo casato… Ha detto: baronessa…

CLORINDA   De Giorgi Muscerà degli Stella. Il barone è mio marito. Io sono solamente Clorinda De Giorgi e ho sposato un barone. Attilio Muscerà degli Stella.

FILIPPO   Oh! Scusi baronessa se insisto… Ma chi è che le ha indicato il mio studio?

CLORINDA  Un comune amico. Cosimo Freni, il ragioniere Cosimo Freni.

FILIPPO     ‘U ragiuneri… da porta allato?

CLORINDA   Sì! Cosimo, che io conosco.

FILIPPO  Troppu bonu u ragiuneri. Forse non merito la sua stima… Sa, sono un modesto artista… Dipingo maggiormente su ordinazione… Ho poche tele…

CLORINDA Io non voglio acquistare. Sono venuta per tutt’altro, ecco! Cosimo mi diceva che lei è un bravo ritrattista.

 

LELLA ENTRA CON FURIA DALL’APERTURA DI DESTRA.

INDOSSA IL SUO VESTITO,

MA PORTA ANCORA  SUL CAPO IL TURBANTE DA ODALISCA

CLORINDA     ( Rimane di stucco ) Io…

FILIPPO       ( Per rimediare fa le presentazioni ) Chista è mia moglie.

CLORINDA   ( Porge la mano a Lella ) Muscerà De Giorgi… Piacere!

LELLA    ( Con indifferenza e senza dare la mano) Buongiorno. ( La squadra con fare indagatorio).

CLORINDA   La signora è orientale?

FILIPPO  No. E’ che mia moglie mi stava facendo da modella per questa tela ed è rimasta col turbante. Difatti è ancora turbata… ( Si rivolge a Lella che con stizza toglie il turbante)La baronessa è venuta… (A Clorinda ) Scusi, ma non ho capito. Ha detto di non essere venuta per acquistare?...

 

                 SI ODE IL SUONO DEL CAMPANELLO D’INGRESSO

CLORINDA    Proprio! A me interessa che lei mi faccia un ritratto.

FILIPPO     Un ritratto???

CLORINDA Ad olio. Poserò qui, nel suo studio per il tempo che crede necessario. Ho scelto lei dopo aver consultato e scartato diversi artisti. Sono certa che lei sarà all’altezza del compito. Mio marito ne sarà contento!

FILIPPO     Io la ringrazio e sono lusingato…

                  DALL’INGRESSO SI SENTE LA VOCE DI COSIMO

COSIMO    ( Dall’interno ) Prufissuri, permesso?...

FILIPPO    ( A Clorinda ) Oh!... Ecco il comune amico… ( Si  avvicina all’apertura di sinistra, mentre Clorinda si sposta verso il fondo ) Avanti!... Avanti, ragiuneri…

COSIMO  ( Entra dall’apertura di sinistra senza accorgersi della presenza di Clorinda né di Lella. E’ arrabbiato, ma nellostessotempo rassegnato e deluso ) Prufissuri… Sono stato derubato!

FILIPPO    Comu??? Cchi è ca dici?

COSIMO  Si nni scappau!... Era una latra! ( Si porta al divano e sta per accomodarsi ) Buttana e la… ( Si blocca perché scorge le due donne. Appena vede Clorinda scolorisce in viso e subito, con mossa fulminea, scappa via da dove era entrato ).

FILIPPO   ( Alquanto meravigliato ) Cchi ci pigghiau??? ( Si porta all’apertura di sinistra e rivolto all’interno gli grida) Ragiuneri!... Cchi successi?... Cchi fu?... ( Esce anche lui dall’apertura di sinistra ).

           SCENA NONA

             ( Lella e Clorinda, poi Vennira )

       LE DUE DONNE, RIMASTE SOLE,                                                                                     SI GUARDANO IN SILENZIO PER UN POCO

LELLA     ( Con tono indagatore ) Mi pari ca u ragiuneri è scappato appena visti a lei.

CLORINDA   Forse. Non si aspettava di trovarmi…

LELLA       Lo conosce?

CLORINDA   Siamo stati amici… Più che amici. Lei mi intende?

LELLA      ( Dopo una lunga pausa ) Bravu u ragiuneri!... Amico intimo di mio marito. ( Pausa ) Immagino che lei ha conosciuto macari a iddu, mio marito, no? Amicaanche di esso?

CLORINDA   No. Non ho avuto il piacere. Cosimo, però, mi ha sempre parlato di suo marito. Ha un’ammirazione per lui.

LELLA    Varda che bella accuppiata: Cosimo e Filippo, Filippo e Cosimo! Tutte e due inseparabili amici… Bravi! Bravi ppi daveru! Ma si dice: dimmi con chi pratichi…

CLORINDA    Cosa vuole insinuare?

LELLA   Non parlo di lei. Mi riferisco al ragioniere. Bellu cumpagnu di curdata! Ma da oggi in poi, mio marito non frequenterà più ddu beddu spicchiu di l’amicu so. Ci può contare! Lei, cara signora baronessa…

CLORINDA    Io?...

LELLA        Si facissi appitturari a n’autra banna! ( Chiama ) Vennira!...

CLORINDA   Se la prende così… Io tolgo il disturbo ( Si avvia verso l’apertura di sinistra ).

VENNIRA  ( Entra subito dall’apertura di destra ) Ccà sugnu! Cchi boli?

LELLA       Accompagna la signura baronessa.

CLORINDA    ( Andando via da sola ) Buongiorno, signora. (Scompare ).

VENNIRA   Quali barunissa?

LELLA       ( Indicando dove è uscita Clorinda ) Rapicci a porta a signura… Acqua davanti, ventu darredi e sapuni lisci ‘nte pedi!... Varda cchi tràficu ca vulevunu fari intra a me casa?! ( Va via dall’apertura di sinistra ).

VENNIRA ( Rimasta sola ) Ma cchi sta succidennu a sta matina? Dda banna ‘nto ragiuneri, dici ca cci trasìu na latra… Ccà na barunissa… Mah! ( Borbottando va via, anche lei,dall’apertura di sinistra ).

            MENTRE VENNIRA VA VIA,                                                                                                       FILIPPO FA CAPOLINO DALL’APERTURA DI DESTRA

                                                    

SCENA DECIMA

                                           (Filippo,Cosimo e poi Vennira)

FILIPPO     (Appena Vennira scompare, entra invitando Cosimo a seguirlo) Trasissi…Non c’è! Si nni jvu!

COSIMO  ( Entrando ) Parola d’onore si non mi veni un infarto sugnu furtunatu!

FILIPPO     ‘U ritrattu era una scusa. Chidda si voli ancora incontrare cu lei.

COSIMO     A mia non m’ha ‘ncuntrari chiù! Per me è tutto finito!

FILIPPO     Finito macari ppi mia!

COSIMO     Cchi voli diri ppi lei?

FILIPPO     Dicu: E’ finita per me la possibilità di ritrarla e fare un ritratto.

COSIMO     Lei pensa o’ ritrattu. Iù pensu, inveci, a dda latra ca fici tràsiri intra. Pareva na carusa timida, educata, pudìca.

FILIPPO     Tantu pudìca ca appena arrivau si spugghiau nuda. Chisti zingari sunu! Addestrati al furto.

COSIMO   Annunca! Intanto si purtau i 300 euro ca erunu supra a cridenza, dda banna ‘nta cucina.

FILIPPO     E certu! ‘A carusa, quannu rimase sola, s’appi a furriari tutta a casa.Visti i ducentu euro e si è contentata.

COSIMO     Triccentu! Erunu 300 euro! Tri beddi carti di centu misi una supra  l’autra. Accussì appi ad essiri. Toccata e fuga!

 FILIPPO               Quali toccata? Ah, già! Lei, dici, ca ci aveva tuccatu a coscia…

COSIMO     No, no! Vogghiu diri come nella musica: faccio il colpo e fuggo! Oh lu bestia ca sugnu!... Mi pigghiassi a timpulati!

FILIPPO     Oramai… cchi ci voli fari?

                DALL’APERTURA DI SINISTRA ENTRA VENNIRA

VENNIRA  Vossìa ccà è prufissuri! C’è so soggira ca u cerca. E’ ‘nto salottu.

FILIPPO     Aspettassi ‘n mumentu ragiuneri, staiu turnannu! M’haiu a pigghiari cu bonu a me soggira. ( Si avvia per uscire dall’apertura di sinistra ).

VENNIRA  Ragiuneri… ci haiu a diri na cosa…

FILIPPO     No cutturiari! ( Va via ).

VENNIRA Ragiuneri, m’haiu scurdatu di diricci ca l’autru jornu, quannu ci sistemai a cucina, i sordi ci sarvai intra u casciolu.

COSIMO    Quali sordi?

VENNIRA  Chiddi di addauru.

COSIMO    Quali addauru?

VENNIRA  Stu addauru… sti addevuru… Comu si chiamunu ora. I sordi novi! Malidittu a cu fu ca i spirimintau!

COSIMO     I triccentu euro?

VENNIRA  Chisti! I tri carti virdi di sti sordi novi.

COSIMO     Comu??? I livastivu vui di supra a cridenza?

VENNIRA  Sissignura! Ma non è ca mi pigghiai iù. Scanzatini! Ci misi beddi sarvati intra u casciolu da cridenza, sutta a mappìna a quatretti. Sempri maluvirsusu vossìa! ( Siavvia per usciredall’apertura di destra e ripete a se stessa ) Però… quantu è bedduuu! Ddu nasu, dda vucca, ddi baffi… Beddu, beddu, beddu! (Va via ).

COSIMO   ( Solo ) Sunu sarvati… intra u casciolu??? Ma allura a latra non è latra?!?! Possibile?... E pirchì si nni scappau??’ Comu… prima si spogghia e poi si nni va?! N’autra pazza! E cchi mi capitanu tutti a mia?! ( Si avvia per uscire dall’apertura di sinistra ) Quantu vidu…      ( Viene bloccato da Filippo che entra dalla stessa apertura).

                                                             

SCENA UNDICESIMA

                                       Cosimo,Filippo,poi Clorinda e Aitina)

FILIPPO    ( Entrando ) Alt! Fermu!... Turnau! E’ dda banna cu me soggira…

COSIMO     Turnau???... Clorinda è dda banna??? Allura mi perseguita ppi daveru!

FILIPPO    Si canusciunu cu me soggira. Dici ca sunu grandi amiche…

COSIMO    E a mia cchi m’interessa?

FILIPPO    Cu me soggira si sono incontrate sulle scale.

COSIMO     Cu so soggira si pò ‘ncuntrari unni voli… E’ cu mia ca non si deve chiù incontrare! Unn’è ca m’ammucciu?... ( Si muove per la stanza agitato ).

FILIPPO     ( Si porta all’apertura di destra) Niscissi di ccà. Poi trasi ‘nta cucina e di dda si nni va ‘nto corridoiu niscennu fora senza essiri vistu. Forza!... Ca ccà stannu vinennu ( Lo spingefacendolo uscire dall’apertura di destra ).

MENTRE COSIMO VA VIA, ENTRANO

DALL’APERTURA DI SINISTRA CLORINDA E AITINA

AITINA      Clorinda cara, sono veramente felice di averti incontrata…

CLORINDA   Immagina io, cara. Non pensavo più di mettere piede qua dentro.

AITINA      Filippo, fai venire qui Lella.

FILIPPO    Sì, sì!... La faccio venire subito. Permesso… ( Va via dall’apertura di

sinistra ).

CLORINDA Poco fa, uscendo da qui, avevo di già rinunciato all’idea del ritratto. Invece…

AITINA      I casi della vita! Non tutto è perduto. Vedi: questo è lo studio.

CLORINDA   L’avevo già visto.

AITINA      Mio genero se ne sta qui rintanato quasi tutto il giorno. E’ un fanatico per l’arte pittorica. Bravino ma non introdotto. ( Quasi sottovoce ) Era senza lavoro… Ha conosciuto mia figlia… e sono riuscita a farli sposare. Dopo la morte di mio marito ho dovuto pensare io a tutto. Difatti, grazie a me vivono bene e lui continua a svolgere la sua passione senza difficoltà. I risultati spero verranno!

CLORINDA  Dove insegna?

AITINA   No. Ma che insegna?...Vive con mia figlia e fa solamente questo lavoro. Dipinge e basta! Noi lo chiamiamo professore, ma è solo un modo per presentarlo.

CLORINDA  E’ da non crederci. Chi l’avrebbe mai detto che si tratta di tua figlia e di tuo genero?! Ma guarda un po’… Se non avessi incontrato te per le scale… Poco fa, però, tua figlia mi ha mandato via in malo modo. Non vorrei che…

AITINA      Non temere!

SCENA DODICESIMA

(Aitina,Clorinda,Filippo e Lella)

FILIPPO    ( Entra dall’apertura di sinistra ) Mia moglie sarà qui a momenti. ( Si avvicina a Clorinda) Baronessa, quando pensa di voler iniziare?

CLORINDA  Non oggi, professore. Vorrei sentirmi rasserenata… Trovare l’espressione migliore. Non le pare? Poi, prima che si inizi, bisogna che lei si incontri con mio marito.

FILIPPO    Perché?

CLORINDA   Lui gli dirà come deve essere fatto il ritratto.

FILIPPO    Non capisco.

CLORINDA  Veda professore, è mio marito il barone che vuole fare un ritratto alla propria moglie, cioè a me. Trattasi, dice lui, della tradizione di famiglia che io, come moglie del barone Muscerà degli Stella, devo subìre ed accettare comunque. Si è stabilito, però, che avrei dovuto scegliere io l’artista. Sino a ieri ho rimandato… Oggi, invece, mi sono decisa ed eccomi qua. Sono certa di aver scelto bene! Ho dato il suo indirizzo a mio marito. Il barone verrà a trovarla oggi stesso!

AITINA      Hai fatto bene, cara. Mio genero farà ciò che è necessario fare… Puoi contarci! Vero, Filippo?

FILIPPO    Certamente! Sarà un piacere per me!

CLORINDA   Grazie. Siete veramente cari.

            DALL’APERTURA DI SINISTRA ENTRA LELLA

AITINA    Clorinda, questa è mia figlia. ( Presentando Clorinda ) Lei è Clorinda la mia migliore amica. ( Rivolta a Clorinda ) Posso dirlo?

CLORINDA   Certamente! Anche tu Agatella, lo sei!

FILIPPO    ( Tra sé ) Da Aitina ad Agatella?... Noblesse oblige!

CLORINDA   ( Dopo una pausa) Con tua figlia ci eravamo presentate… (Rivolta a Lella) Vero, signora?

AITINA     Datevi del tu, Clorinda. Siete giovani tutte e due. Mi farebbe piacere!

   CLORINDA  Anche a me. Non so, però, se tua figlia… Poco fa ci siamo quasi quasi scontrate. Non è vero cara? Forse sono stata un poco impulsiva…

AITINA   Lella, datevi del tu. Appena conoscerai Clorinda, ti assicuro che cambierai idea. Su, fate la pace. Se c’è stato un malinteso sarà certamente chiarito.

FILIPPO     Cchi fu stu malinteso?

AITINA      Niente! Cose tra donne. ( A Lella e Clorinda ) Avanti, su! Datevi la mano.

LELLA     ( Dando la mano a Clorinda ) Sono abituata ad ubbidire alla mamma. Se lei vuole così… eccomi disponibile. ( Si stringono la mano ) Pace fatta!

AITINA      Magnifico!

FILIPPO  Cara baronessa, quando mia suocera Aitella ci si mette, ottiene sempre quello che vuole!

AITINA      ( Sottovoce a Filippo ) A-ga-tel-la!... ( Forte ) Dicci a Vennira di portare qualcosa da bere. Festeggeremo la nuova amicizia. ( Poiché Filippo non si decide, lo spinge per la  sinistra ) Meglio ci penso io, andiamo! ( Tutte e due vanno via dall’apertura di sinistra ).

CLORINDA   Mi preme far capire, cara, che la mia venuta qui a casa tua non è una scusa per incontrarmi con Cosimo. Troverei un altro modo io, per incontrarlo! Il fatto è che il ritratto devo farlo davvero. Sì! Anche contro la mia volontà. Come vedi cara, io sono solamente un manichino nelle mani del barone committente e del pittore tuo marito che eseguirà il lavoro.

AITINA    (Affacciandosi dall’apertura di sinistra) Ragazze, venite! Passiamo in salotto a bere qualcosa.

CLORINDA   Come vuoi.

AITINA      Per di qua… faccio strada… (esce ).

LELLA       ( Facendo passare Clorinda ) Passa tu…

CLORINDA   Sei gentile. Grazie! ( Esce dall’apertura di sinistra, seguita da Lella ).

DALL’APERTURA DI DESTRA, APPENA LA SCENA  RESTA VUOTA,

FA CAPOLINO COSIMO.

NON TROVANDO NESSUNO SI DECIDE AD ENTRARE.

SI DIRIGE CON CAUTELA ALL’APERTURA DI SINISTRA MA ,

POICHE’ STA PER ENTRARE QUALCUNO,

RITORNA SUBITO SUI SUOI PASSI,

 SCAPPANDO DA DOVE ERA VENUTO.   

                                               SCENA TREDICESIMA

                                                    (Cosimo e Vennira)

VENNIRA  ( Da dentro ) Signura Aitina… prontu è!...( Entra dall’apertura di sinistra portando un vassoio con tre bicchierini con liquore ) Unni scumpareru?... Cchi ci sunu i spirdi ‘nta sta casa?... ( Si dirige all’apertura di destra e si spaventa poiché trova Cosimo che sta per entrare ) Morti subitanea!... Vossìa c’è?!... Mi fici satàri i vermi maligni!

COSIMO     ( Entrando ) Siiit !... Senza fari vuci… Muta stativi!...

VENNIRA  Pirchì cchi successi?

COSIMO     Arristai bluccatu dda intra… ( indica a destra ). C’è a porta da cucina chiusa d’arredi…

VENNIRA  Sissignura, iù a chiusi… ppi non fari tràsiri fetu.‘U prufissuri a rapi… e a signura non voli. Iù i porti i chiudu sempri!

COSIMO     Ma ora rapitila ca iù haiu a nesciri.

VENNIRA  Vossìa pirchì non nesci di ddà? ( Indica l’apertura di sinistra ).

COSIMO     No. Di dda haiu a nesciri! Vo’ rapitila… senza farivi vidiri…

VENNIRA  Sissignura a vo’ rapu! ( Si avvia con calma per l’apertura di sinistra ) Ppi vossìa iù mi facissi ammazzari! ( A sé ) Quantu è bedduuu!      ( Va via ).

COSIMO     ( Le grida dietro a bassa voce ) Spicciativi!

VENNIRA  ( Ritorna ) Cchi è ca dici?

COSIMO     ( Spingendola ) Prestu! Vo’ rapiti a porta da cucina…  

VENNIRA  ( Ritorna e girandogli le spalle ) Vossia mi spingissi chiù forti…

COSIMO     ( La spinge arrabbiato ) Prestuuu! Vo rapiti dda porta!  

VENNIRA  ( Va via ).                    

                       

                             RIMASTO SOLO SI AGITA E SI MUOVE PER LA STANZA.

                             VA ALL’APERTURA DI DESTRA E                                        ASPETTA IMPAZIENTE.

                        SI ODE IL SUONO DEL CAMPANELLO D’INGRESSO

                            VA ALL’APERTURA DI SINISTRA                                                          E   RIMANE  LI’ AD ASPETTARE ANCORA PIU’ IMPAZIENTE

COSIMO     Ma cchi fici dda ‘ntrunata? Quantu cci voli?! Capaci ca ivu a grapiri, inveci, a porta d’ingresso… ( Una lunga pausa ) Matri! Arristai ‘ntrappolato! ( Alla fine, rassegnato, si decide ad uscire dall’apertura di sinistra ) Mah!... Ca pazienza!... Passamu di ccà… e spiramu ca non mi vidi!... ( Esce con cautela e ritorna subito di corsa spaventatissimo ) Madonna santa! ‘U spataccinu!... Mih! E comu fazzu?... Macari u maritu?!... ( Agitatissimo si muove per la stanza. Va ancora una volta all’apertura di destra e chiama ) Donna Vennira! ‘Nchiappata!... Rapiti!... Rapiti!... ( Si porta al centro ) Mi stanu facennu fari a morti du surgi!

Voce di FILIPPO ( Dall’interno a sinistra) Questo è il mio studio. Venga, barone… si accomodi!

COSIMO     ( Trovandosi senza via di scampo, va alla finestra e l’apre. Poi accosta una sedia e, dopo aver fatto il segno della Croce, si decide a scavalcare e saltare giù ).

                       si ode un proluncato urlo.

                          nel contempo, viene chiuso il…

                       S I P A R I O

 

          F I N E

                                                                                                          Pippo Spampinato

IL GATTO DELLA SIGNORA BICE

ATTO UNICO

di

Pippo Spampinato

Personaggi: 

ROCCO, il marito

OLGA, la moglie

IL COMMENDATORE VASCO GEROLAMO GATTI, industriale del Nord

SARA, segretaria-contabile

 

ELENA, madre di Olga 

LA SIGNORA BICE, vicina della porta accanto, padrona del gatto

 L a   s c e n a:

Un salotto.

Ci si immette subito, proveniente dall’ingresso, da un’apertura che si trova nella parete sinistra; nella parete di destra c’è un’altra apertura che immette all’interno. Nella  parete di fondo, al centro, si apre una larga finestra a vetri che sporge sui tetti di altre case. Davanti la finestra è collocato un divano con un tavolinetto. Ci sono altri mobili a piacere.

Ci troviamo in un appartamento condominiale al 4° piano.

 

IN UN PICCOLO CENTRO ALLA PERIFERIA DI CATANIA, OGGI

E’ sera e fuori imperversa un brutto temporale

ALL’APERTURA DEL SIPARIO,                                                                                                                                             ROCCO E SARA SONO SEDUTI SUL DIVANO INTENTI AD ESAMINARE DELLE CARTE                                  POGGIATE SUL TAVOLINETTO.                                                                                                                                                OLGA SE NE STA IN PIEDI A  GUARDARE DIETRO I VETRI DELLA FINESTRA.

OLGA =         Sono certa ca chiovi per tutta la notte. E mi pari ca sta peggiorannu.

ROCCO =      Allura, se cci devi andare, vacci subito! Accussì non ci disturbi. Io e la signorina avemu a risolvere cose importanti. Maliditti i debiti! Se il Commenda dumani non trova sti carti in ordine…

OLGA =         Ma scusa, perché stu lavoro non lo facevate in ufficio nell’azienda?

ROCCO =      Perché queste carte i tegnu intra custodite in cassaforte. Lassalli nell’azienda è pericoloso! Si i truvassiru… autru ca fallimentu.

SARA =         Sì, signora. Megghiu tenerle a casa! Comunque, le ho visionate e mi sembra che non ci possa essere niente da temere. E’ tutto in ordine. Nessuna irregolarità. Sulu i debiti.

ROCCO =      Dumani l’avissi a vìdiri stu Commendaturi. E si non si cunvinci non acquista. Chiddu fa l’industriale da sempre ed è un esperto.

SARA =         Signor Rocco non si preoccupi. Sono certa che quest’industriale del Nord acquisterà l’azienda! Per me va tutto bene!

OLGA =         Allora, signorina… Se avete finito, l’ accompagno a casa!

SARA =         Ma io, signora, ho la macchina.

OLGA =         Lo so! Ma dicevo: dato che anch’io devo andare a Catania a prendere mia madre, faremo la strada assieme… con tutte le strade allagate, megghiu caminàri vicini.

 

ROCCO =      Ma no! devi ancora ristari! Cci sunu l’autri incartamenti. Lei signorina, mi dispiaci, ma stasira farà nuttata! Anzi mi cci fa na telefonata a casa…

OLGA =         A chi? La signorina vive da sola.

SARA =         Sì, sì! Io vivo da sola.

OLGA =         (A Rocco) Me lo avevi detto tu! Non tu riordi?

ROCCO =      Ah sì? Te l’avevo detto?… Veramente non lo ricordo.

OLGA =         Però sai che la signorina vive in un bivani da sola.

SARA =         (A Rocco) Certo che lo sa! L’altra volta, mi voleva urgentemente in ufficio… Non lo ricorda? E’ passato da casa mia, ha suonato al citofono ed io scesi.

ROCCO =      Ah, sì! Veru è! Avevo preso il suo indirizzo in ufficio… Ma non sapevo che vivesse da sola.

OLGA =         (Piano a se stessa e con intenzione) Lo sapevi, lo sapevi!...

ROCCO =      Allura, lei stanotte può macari dòrmiri ccà! Mia moglie quannu torna cci pripara la stanza degli ospiti. (A Olga) Cara, vattinni a pigghiari a to matri, ca nuautri avemu da lavorare. Sugnu sicuru ca n’attrovi ancora ca spurugghiamu carti e facemu cunti.

OLGA =         (A Sara) Allora… Non vuol proprio venire?

SARA =         Se il signor Rocco dice che ci sono altre carte…

ROCCO =      Dovrà rimanere! Faremo certamente notte! (Indicando a Sara l’apertura a destra) Dda banna, accanto la nostra stanza da letto, c’è la stanza degli ospiti. Chidda è a so stanza. Dormirà dda!  Domattina, poi, dopo essersi riposata può tornare a casa. (Come se gli venisse un’idea) Anzi, no! Forse è megghiu che resti anche lei a pranzo col Commendatore. Se nel vedere le carte, iddu ha bisogno di qualche chiarimento, ci sarà lei. ! (A Olga) Vai cara!

OLGA =         Vado, vado!... (Si avvia per uscire dal’apertura di destra) Mi vaiu a vèstiri. (Esce).

RIMASTI SOLI, ROCCO SI ALZA E  SI PORTA ALL’APERTURA DI DESTRA.                     DOPO AVER GUARDATO E VISTO CHE OLGA HA LASCIATO LA PORTA A PERTA,              VA, IN PUNTA DI PIEDI A CHIUDERLA, USCENDO E RIENTRANDO SUBITO DOPO.                                                                RITORNA AL DIVANO E AFFERRA SARA CERCANDO DI BACIARLA.                                                                SARA LO ALLONTANA TIMOROSA.

 SARA =        (Parlando piano) Stai fermu! C’è  tua moglie di là!

ROCCO =      (Piano) Ho chiuso la porta! Chidda ppi vistirisi impiega due ore. Avvicinati!

SARA =         (C.s.) No. Lassila, prima,  andar via.

ROCCO =      (C.s.) Stasera non resisto. Sarà pirchì chiovi... 

SI SENTE OLGA CHE STA PER ENTRARE.                                                                                                                 ROCCO E SARA SI RIMETTONO A SFOGLIARE LE CARTE

OLGA =         (Rientra indossando un impermeabile) Ho deciso di mettere solamente l’impermeabile. (Dopo una pausa) Perché hai chiuso la porta?

ROCCO =      C’è corrente e…  la signorina è raffreddata.

SARA =         Sì, signora. Sono molto raffreddata.

OLGA =         (Si dirige a guardare alla finestra e l’apre) Mi pari ca sta ‘nfurzannu.

ROCCO =      Chiudila sta finestra! Cci voi fari vèniri na brunchiti?

           

OLGA =         (Dopo aver chiuso la finestra, a Sara). Mio marito è molto previdente. E anch’io voglio essere prudente. (Con intenzione) Mi sto sforzando di essere ancora paziente e aspettare…

SARA =         Paziente??? Paziente perché cosa, signora?

OLGA =         Perché finisca…  (piano e a denti stretti) la vostra… (Forte)  Finisca la pioggia!

ROCCO =      E aspittari ppi nèsciri. (A Olga) Non è così?

OLGA =         (Con ironia) Quanto sei sveglio! ‘U capisti subito! (Una lunga pausa) Sì! Meglio  che, lei, rimanga qui stanotte! Accussì cci spurugghia i carti a me maritu.

SARA =         E’ gentile! Grazie! Siete tutti e due affettuosi.

OLGA =         Mio marito di più!... Certo! E’ il suo datore di lavoro! Pensa alla salute dei suoi dipendenti.

ROCCO =      E’ sempri megghiu prevenire. (Una pausa) Intantu non ci volevano proprio questi miei reumatismi e non vulissi ca dumani quando verrà il Commenda, iù non mi putissi mòviri. Già mi sento con il torcicollo e un dolorino alla schiena.

OLGA =         Ti ho detto che andrò io a prenderla. La mamma ha paura dei tuoni. E poi, se deve essere qui domani per preparare il pranzo, è megghiu ca passa ‘a notte ccà, accussì dumani potrà iniziare prima a priparari. (Guardando dietro i vetri) Aspetto che diminuisce un poco, poi vado!

ROCCO =      Statti ddocu e talia. (Si gira e, vedendo Olga rivolta a guardare fuori, palpa il ginocchio a Sara e le sta per mettere la mano sotto la gonna).

           

OLGA =         (Quasi gridando) Mariolo! Ti ho visto! Vi ho scoperto finalmente!

ROCCO RITIRA LA MANO E SARA SALTA SPAVENTATA

OLGA =         Ma bravi! Bravi daveru! (Continuando a guardare fuori e dopo una lunga pausa) Taliati, si incontrano sul tetto.  Al riparo e ammucciuni!

ROCCO e SARA =  (Ad una sola voce) Ma…  Chi???

OLGA =         Ddu jattu mariolo da signura Bice e Sissi dda smorfiosa  gatta spelacchiata.

ROCCO =      (A Sara, tranquillizzandola) Sta parrannu di jatti.

SARA =         Mi fici spaventare.

OLGA =         Spaventare?

SARA =         (Alzandosi) Sì, signora! Credevo si riferisse a delle persone… Qualcuno ca si truvava sui tetti.

OLGA =         (Guardando sempre fuori) Mi pari ca non sta chiuvennu forti. Vado! Sarò di ritorno con mamma tra un’oretta.

ROCCO =      N’aviri primmura. Fai con comodo. Non andare veloce con questa pioggia. Anche più di un’ora. Iù e a signurina  semu ccà ca v’aspittamu. (Continua a visionare le carte) Stai attenta!

OLGA =         Sto attenta! (Si prepara per uscire e come se volesse scherzare) Signorina, le raccomando di non baciare mio marito.

SARA =         (Stupita) Baciare???

OLGA =         Dico in bocca. Potrebbe contagiargli il raffreddore… e, dumani, come fa quannu arriva il Commenda?

ROCCO =      Hai voglia di scherzare, tu. Iù non mi sentu proprio in forma. Domani dovrò essere capace di cunvinciri ddu pulintuni. Speriamo che acquisti l’azienda e s’accolla tutti i debiti.

OLGA =         Vado! (Va via dall’apertura di sinistra).

ROCCO ASPETTA DI SENTIRE IL RUMORE DELLA PORTA D’INGRESSO                                    CHE SI CHIUDE.                                                                                                                                                                   POI, APPENA CI SARA’ IL RUMORE,                                                                                                                                                  CON UN BALZO VA AD AFFERRARE SARA TRASCINANDOLA SUL DIVANO,                                                            MA LEI LO ALLONTANA.

SARA =         (Parlando piano) Aspetta! Vai a vedere si niscìu davvero. Ho l’impressione che ha capito qualcosa e sospetta di noi.

ROCCO =      Cchi stai dicennu? E’ tutto tranquillo! No sintisti ca chiusi a porta?!

SARA =         E’ megghiu se vai a vedere!

ROCCO =      E va bene! Comu voi! (Si allontana dall’apertura di sinistra e ritorna subito dopo) Niscìu! (Va al divano e le si accosta) Avemu più di un’ora tutta per noi. Vieni! (Le toglie la camicia, buttandola, poi, a terra davanti l’apertura di sinistra. Lei lascia fare e accoglie il suo abbraccio).

STANNO PER BACIARSI, QUANDO SI SENTE BATTERE SUI VETRI DELLA FINESTRA.                                                  SARA  SI STACCA SUBITO E, COPRENDOSI IL SENO CON LE MANI,                                               SI ALZA  SPAVENTATA.

SARA =         Oddio! C’è qualcuno alla finestra. Ha bussato!

ROCCO =      (Che non ha sentito) Sì, l’uomo ragno ca s’arrampicau sinu o’ quartu pianu! Non ti scantari… cu voi ca ci fussi?

SARA =         Ho sentito battere ‘nte vitri.

ROCCO =      Sarà stata la pioggia. Vieni!

SARA =         Ma non piove.

ROCCO =      Calmati! E vieni! Ti dico che non resisto…

SARA =         (Si tranquillizza e si porta al divano).

RITORNANO AD ABBRACCIARSI E                                                                                                                        MENTRE STANNO PER BACIARSI  SI SENTE ANCORA BATTERE SUI VETRI.                                                                                                            QUESTA VOLTA E’ ROCCO A SENTIRE E STACCARSI PER PRIMO.

ROCCO =      (Alzandosi si porta alla finestra. Dopo aver guardato fuori) Mannaggia! E’ Pippo.

SARA =         (Spaventata) Tu dissi ca c’era qualcuno! Ci spiano.

ROCCO =      Pippo è il gatto da vicina. ’A signura Bice.

SARA =         Un gatto?

ROCCO =      Sì, sì! U jattu. Si chiama Pippo. Cchi nomu bestia! Voli tràsiri intra! Ma iù u lassu dda fora ad anniarisi. (Ritorna al divano) Vieni! Staiu divintannu più impaziente… (Afferra e abbraccia con foga Sara, che non disdegna).

MENTRE STANNO PER BACIARSI                                                                                                             SI SENTE IL TRILLO DEL CAMPANELLO D’INGRESSO.

SARA =         (Staccandosi) To muggheri! E’ tornata!

ROCCO=       Ma no! Me muggheri avi i  chiavi…

SARA =         Può entrare allura quannu voli?!

ROCCO =      Me muggheri ritornerà tra un’ora. Chista, invece, è ‘a signura Bice ca voli  ripigghiarisi u jattu. Fa sempre accussì: Me muggheri fa entrare Pippo e idda subito veni a pigghiarisillu. (Avviandosi all’apertura di sinistra) Ci dicu ca u jattu non è entrato e che non lo faccio entrare. Aspettami! (Va via).

SARA RIMANE SOLA.                                                                                                                                                              VUOLE INDOSSARE LA CAMICETTA MA NON LA TROVA PERCHE’ ROCCO,                                                 AVENDOLA TROVATA A TERRA, L’AVEVA RACCOLTA E DISTRATTAMENTE                        L’HA PORTATA CON SE’.

  SARA =       La mia camicia… dove l’hai messa?

Voce di ROCCO =    (Dall’interno) Ce l’ho io. Arrivo!…  

ALTRO TRILLO PIU’ INSISTENTE DEL CAMPANELLO.                                                                                         ROCCO INVECE DI RIENTRARE VA AD APRIRE.

Voce del COMMENDATORE =     (Dall’interno) Buona sera. Mi faccia entrare che sono inzuppato dalla testa ai piedi.

SUBITO DOPO, DALL’APERTURA DI SINISTRA, APPARE IL COMMENDATORE.                                              HA IL VESTITO, IL VISO E I CAPELLI BAGNATI E IN DISORDINE.                                        SI PORTA AVANTI GIRATO VERSO L’INTERNO.

COMMENDATORE = (Rivolgendosi  a Rocco che gli viene appresso) Dove si trova il camino?

ROCCO  =     (Volendolo bloccare) Aspetti!... Commendatore… lei?! Come mai?

COMM.  =     Io! Sono proprio io! Le dirò… Ma prima mi faccia asciugare. Dove avete il camino?

ROCCO =      Non abbiamo camino. Ma cosa è successo? Come mai lei qui? A st’ura??? A quest’ora?

COMM. =       Le spiegherò! Ma la prego mi faccia asciugare. Una tovaglia almeno… un asciugamani…

ROCCO =      Di là! In bagno… (indica l’apertura di destra).

IL COMMENDATORE SI AVVIA.                                                                                                                                              TROVANDO SARA, RIMASTA STUPITA CHE SI COPRE IL SENO,                                                                                         SI BLOCCA.        

                                                                 

COMM. =       Oh! (Dopo un attimo di silenzio) La signora?! Mi scusi!... Sono certamente un intruso, ma le circostanze… (Rivolto a Rocco) Scusi… Mi vuol presentare alla sua vezzosa signora?

ROCCO =      (Volendolo allontanare gli indica a destra) Vada in bagno… sempre sulla destra.

COMM. =       (Galante alquanto) Vorrei prima scusarmi e baciare la mano alla bella signora (le prende la mano e baciandogliela non fa a meno di puntare gli occhi sul seno). Permette: Commendatore Vasco Gerolamo Gatti.

ROCCO =      (Quasi arrabbiato lo allontana e lo spinge verso l’apertura di destra) Di là sulla destra… Si asciughi intanto.

COMM. =       (Va via contrariato).                           

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 

SARA =         (Strappandogli dalla mani la camicetta, che Rocco tiene ancora) Ma perché ti purtasti la mia camicia?

ROCCO =      No sacciu. Così…  distrattamente. Credevo di ràpiri a signura Bice. A patruna du jattu.

DAL BAGNO SI SENTE IL RUMORE DEL FONO.

SARA =         (Dopo avere indossato la camicetta) Che è stu rumore?

ROCCO =      Si starà asciugannu col fono. (Una pausa) Chistu è il Commenda!

SARA =         L’ho capito, Ma comu mai? Non doveva venire domani? Hai detto che l’avevi invitato a pranzo.

ROCCO =      Sì. Ma… non sacciu cchi successi. Mu truvai davanti quannu rapii a porta. E non potti  fermarlo. Aspettiamo ca s’asciuga e cci dumannamu.

SARA =         Mi scangiau ppi to muggheri.  

ROCCO =      Sì, sì!... Ora videmu! Glielo dirò… Tra uomini ci si intende. Mi hanno detto ca è un incorreggibile dongiovanni. Capirà! (Una pausa) Quest’industriale del Nord ppi mia è la salvezza! Se non acquista l’azienda dovrò dichiarare fallimentu. Quannu ci ji a truvallu dda supra, in una delle sue grandi industrie, mi parsi di averlo convinto. Difatti ha accettato di venire in Sicilia. Ed ecco ca arrivau! Ni ‘ntisimu per telefono prima ca iddu parteva. Ha accettato l’invito a pranzo…  (il rumore del fono è cessato).

SARA =         Strano però! Se doveva venire domani… Pirchì vinni stasira?

ROCCO =      Strano ppi daveru! (Raccogliendo le carte) Chisti è mugghiu livalli! (Le  conserva in un cassetto di un mobile. S’avverte l’ingresso del Commendatore) Ccà è! Muta!

DALL’APERTURA DI DESTRA APPARE IL COMMENDATORE.                                                                                     E’ IN MANICHE DI CAMICIA E I SUOI CAPELLI SONO IN ORDINE E BEN PETTINATI.

COMM. =       Avrei bisogno di una buona doccia calda. Ma intanto eccomi! Caro il mio collega, deve scusarmi per questa mia intrusione inaspettata e a quest’ora. (Rivolto a Sara) Certamente la signora stava andando a letto… Pardon!... Pardon!... Pardon! Sono arrivato proprio stasera. Ma in questo borgo non ho trovato un albergo. Mi si informava che l’avrei potuto trovare in città. Allora, tra la pioggia incessante, mi dirigo per Catania. Mi credevo che in Sicilia non piovesse. Un diluvio invece! Madonna che acqua! Da noi c’è la nebbia ma non le cascate del Niagara.

ROCCO =      Non sempre è così. Capita raramente.

COMM. =       Per tutti i diavoli! La macchina si blocca e non riparte. Inutile aprire e visionare il motore. Porca vacca! Mi sono inzuppato solamente e non altro. Niente ombrello. Mi aspettavo il sole.

ROCCO =      Meglio essere preveggenti.

COMM. =       Alzo gli occhi e mi trovo davanti il portone con numero civico che avevo in mente per venire domani. Il portone era aperto. Ricordavo anche il 4° piano. Decido allora di prendere l’ascensore e salire! Così ho fatto!

ROCCO =      Ha fatto bene!

SARA NON SAPENDO COME COMPORTARSI CERCA DI ALLONTANARSI.

SARA =         Scusatemi… vado di là nella mia stanza. Permesso! (Si avvia ed esce per l’apertura di destra).

ROCCO =      Vai cara, vai!

COMM. =       Nella sua stanza??? Non dormite assieme? Mi dicevano che qui in Sicilia…

ROCCO =      (Subito) Viviamo assieme… ma da separati. 

COMM. =       Oh!

ROCCO =      (Decide di dire la verità) Cioè… Non è come ho detto! (Dopo un pausa) Caro Commendatore… meglio che lei sappia! Voglio chiarire che… poco fa quando lei ci ha trovati… Cioè: ha trovato la signora in desabille…

COMM. =       (Non lo fa continuare) Ho fatto male a venire. Lo so!

ROCCO =      (Ruffiano) Ma no! Ha fatto bene! Con quella pioggia…  Ci mancherebbe! Ha fatto bene a salire!           

COMM. =       Grazie! Non potevo dubitare! Tra colleghi…

ROCCO =      Colleghi? Non più! Lasciando l’azienda, io voglio dedicarmi ad altro. Per questo ho deciso di vendere. Perciò ex colleghi.

COMM. =       Ma no! Lasci dire a me: colleghi! Io non permetto che lei lasci la sua azienda.

ROCCO =      (Stordito) Comu???

COMM. =       Continui! Continui! Dia ascolto a chi s’intende. Le nostre industrie, le aziende tessili-camiciarie sono in forte ascesa. Si vende anche all’Estero. Maggiormente all’Estero! La sua  è un’azienda ben avviata. Qualche disavanzo… ma niente più. Continui! Con-ti-nu-i!

ROCCO =      Ma iù vogghiu vìnniri! Voglio vendere! S’era rimasti che lei Commendatore… 

COMM. =       E’ vero! Volevo acquistare. Pensavo al sole… A questa bella Isola sempre calda… Avevo davanti  gli occhi le belle femmine isolane, vogliose, calienti. Un’industrietta quaggiù mi sarebbe piaciuta. Ma ancor di più le  donne! Le belle donne isolane. Avrei fatto una capatina ogni tanto. Sa, alla mia età bisogna fare le cose con qualche intervallo. Il non saziarsi subito, è il mio modo di fare! Però, strada facendo e arrivato in Sicilia, non ho visto una donna. Cribbio! E’ piovuto per tutto il viaggio. Ma dov’è il sole che tanto reclamizzate? Clima mite… Estate tutto l’anno…  Pinocchiate!…  Cattiva pubblicità!

ROCCO =      Il sole ci sarà! C’è sempre in Sicilia! In questi giorni è capitato… Un evento raro. Molto raro. Ma dumani o dopodomani ci sarà il sole. Ci scummettu! Veda, caro Commendatore, la mia azienda è tutta esposta a minzijornu… esposta a mezzogiorno. Davanti c’è un prato spazioso, solare… Ha visto le foto, no?

COMM. =       Sì, sì! Ho visto! E ho visto anche il deficit. Non è che c’è tanta floridezza nella sua azienda. Veda: io acquisterei. Farei tutto un blocco,  ma… lei dovrebbe aggiungere altro!

ROCCO =      Altro? Cosa “altro”?

COMM. =       A me piace essere chiaro. Così faccio gli affari, io. Sincerità e patti chiari!

ROCCO =      Dica! Mi faccia sapere.

COMM.          Glielo dirò domani! Intanto mi chiami un taxi. Troverò certamente un albergo a Catania. Ritornerò per il pranzo. Come si era detto!  E… con tanto, tanto piacere rivedrò la sua signora. (Quasi a sé) Porca l’oca!... Rivederla  in quel bel decolleté. Intanto vorrei trovare un albergo.

ROCCO INTUISCE IL PERFIDO PENSIERO DEL COMMENDATORE E,                                                                           PUR DI OTTENERE IL SUO SCOPO, DECIDE DI ASSECONDARLO.

ROCCO =      Ma no! Niente albergo! A parte il fatto che in questo paese non abbiamo taxis. Lei Commendatore, passerà la notte qui! Ospite gradito, anzi graditissimo a casa mia! Mia moglie… la signora ca visti poco fa. Quella mia signora…  ne sarà contenta. Noi siciliani… Cioè io e mia moglie siamo ospitali! (Piano e a sé) O’ spitali cci mannassi a iddu!

COMM. =       Dice davvero?

ROCCO =      Certamente!

COMM. =       Allora, dato che passerò qui la notte… mi permetta che vada in macchina e portare su la ventiquattrur

ROCCO =      Cosa?

COMM. =       La mia ventiquattrore. Prendo il pigiama.  Mi favorisca un ombrello!

ROCCO =      Subito! Ma… vuole scendere in camicia? Aspetti che le do una mia giacca.

COMM.=        In camicia, in camicia! Le confeziono, io!... Sono le migliori camicie made in Italy.

ROCCO =      Ah già!... L’accompagno! C’è un ombrello all’ingresso. (Si avviano per uscire dall’apertura a sinistra, ma da lì appare Olga. Rocco non sa come comportarsi. Alla fine si decide e spinge il Commendatore per farlo subito uscire) Questa è Olga…  mia cognata. Andiamo, andiamo! (Vanno via lasciando Olga di stucco).

OLGA =         (Rimasta sola) Chi sta succidennu? (Chiama) Signorina! signorina Sara!... Ma cchi fici sinni ju?!  (Chiama ancora) Signorina!

SARA =         (Fa capolino dall’apertura di destra).

OLGA =         Che succede? Cchi fa quell’uomo in camicia?

SARA =          L’uovo in camicia?

OLGA =         Sì, alla cocca. (Chiarendo) Uomo! Quel tale che era con mio marito. Cu  è?

SARA =         Ah! Sì!... E’ l’industriale che deve acquistare l’azienda. Il Commenda.

OLGA =         Il Commenda??? Non doveva vèniri dumani? E pirchì è in camicia?

SARA =         Si era bagnato dda sutta ‘nta strata… Era tutto inzuppato pirchì a machina si era bloccata proprio davanti il portone e allura acchianau ccà supra. Poi si è asciugato col fono in bagno… (Una pausa )  Prima, vedennumi mi ha scambiato ppi lei.

OLGA =         Scambiato? Cosa vuole dire?  

SARA =         Ha creduto che io fossi la moglie di suo marito. Cioè: ha creduto ca iù era lei. Non avendola, a lei, mai vista… Mi ha trovato col signor Rocco…

OLGA =         Allora lo ha baciato?!

SARA =         A cui?

OLGA =         A me maritu. Vi ha sorpresi abbracciati!

SARA =         Ma no! Io ero sul divano… suo marito ha aperto… Chiddu trasìu e…

OLGA =         E l’ha trovata nuda.

SARA =         (Si confonde) Sì… No! Pirchì nuda?…

OLGA =         Col seno scoperto!…

SARA =         (C.s.) Ma…

OLGA =         (Scoppiando in una larga risata) Non si spaventi. Staiu schirzannu.

SARA =         (Rassicurata) M’aveva parsu ca diceva ppi daveru. (Una pausa) Però mi ha proprio scambiato.

OLGA =         Dove sono andati, ora?

SARA =         (Distratta) Cui?

OLGA =         Loro due. Rocco e il Commenda.

SARA =         Nisceru?

OLGA =         Sì! Poco fa. Appena io sono entrata.

SARA =         Forse scinneru ppi fari pàrtiri ‘a machina. (Una pausa) E sua madre?  Lei, signora è tornata prima.

OLGA =         Ho incontrato me matri ppi strata, ca machina mentre vineva ccà. Ora sta salendo le scale. Non vuole prendere l’ascensore di quannu è rimasta bloccata. Sta arrivannu!

RITORNA ROCCO.

ROCCO =      (Entrando) Il Commenda sta per ritornare. Megghiu ca voi due andate di là!

OLGA =         (A Rocco) Mi vuoi spiegare cchi è ca sta succedennu? Perché il Commenda vinni questa sera? E pirchì ci dicisti ca iù sugnu to cugnata?

ROCCO =      Scangiau la signorina Sara ppi tia.

SARA =         Gliel’ho già detto.

ROCCO =      Ah sì? Bene! Lasciamoglielo credere! Forse facennu accussì  acquisterà.

OLGA =         Cchi vuoi diri lassamaccillu crìdiri? Pirchì?

ROCCO =      Appena visti a idda (indica Sara) rimase colpito, gli brillarono gli occhi. (A Sara)  L’ha notato, no?  Il Commenda è un donnaiolo.

OLGA =         E con ciò?

ROCCO =      Ho un piano.

SARA =         Che piano?

SI SENTONO DELLE VOCI INDISTINTE.

ROCCO =      (Prestando attenzione) Silenzio! Mi sembra di sèntiri la voce del Commendatore. Aspettate! Vado a vedere! (Si avvia all’apertura di sinistra ed esce in fretta)

                       

ORA SI SENTE PIU’ DISTINTAMENTE, DALLA FINESTRA,                                                                                                 LA VOCE DELLA SIGNORA BICE CHE MINACCIA IL GATTO.

OLGA =         (Portandosi alla finestra) Pirchì fa vuci a signura Bice? Cosa succede? (Apre i vetri, si sporge e parla con la signora Bice. Poi rientra e chiude).

SARA =         Scommetto che si tratta del gatto.

OLGA =         Proprio! Cci l’avi con Pippo. E’ arrabbiata perché il gatto è scappato fuori con la pioggia, ma non solo perché potrebbe buscarsi un raffreddore, lei è arrabbiata di più, pirchì Pippo è scappatu sui tetti a fare l’amore con Sissi. E’  gelosa!

SARA =         Del gatto???

OLGA =         Del gatto. Povero Pippo!

SI SENTE BATTERE SUI VETRI DELLA FINESTRA.

OLGA =         E’ Pippo. (Va ad aprire la finestra invitando il gatto a entrare) Vieni! Non avere paura, io non sono gelosa. Io ti capisco. Su, vieni!

IL GATTO NON SI VEDE.                                                                                                                                             PERO’, COPERTO DA OLGA,  E’ COME SE SCIVOLASSE DENTRO,                                                               ANDANDO SUBITO A NASCONDERSI SOTTO IL DIVANO.

OLGA =         (Dopo una reazione) Unni vai?  

SARA =         (Indica il divano) E’ lì sotto!

OLGA =         (Piegandosi) Vieni fuori mariolo! Esci da lì! (A Sara) Si nasconde pirchì visti la sua padrona infuriata che lo minaccia.

DALL’APERTURA A SINISTRA, TENENDO IN MANO UNA SCOPA,                                                                    ENTRA CON FURIA LA SIGNORA BICE.

Signora BICE = Dov’è? Dov’è il dongiovanni? T’ammazzu!… Unni si? Unni t’ammucciasti?

SARA =         (Indicando come se avesse visto il gatto scappare per l’apertura di sinistra) E’ scappato! Di là!...  Di là!

OLGA =         (Mentendo) Ma no! Pippo qui non è entrato.  

                   

Signora BICE = Sì, sì! U visti! (Lo rincorre minacciandolo con la scopa) T’acchiappu!... E t’ammazzu!... (Va via di corsa per l’apertura di sinistra).

SI SENTE PROVENIRE DALL’INGRESSO UN PROLUNGATO MIAGOLIO.                                                               POI LA VOCE DEL COMMENDATORE CON UN FORTE GRIDO DI DOLORE.                                                                                          IL COMMENDATORE, PER SBAGLIO, E’ STATO COLPITO DALLA SIGNORA BICE.

 OLGA =        (Accorrendo a sinistra) Oddio! L’avrà colpito.

 

SARA =         (Seguendo Olga) Poveru jattu!

PER UN ATTIMO LA SCENA RIMANE VUOTA.                                                                                                            POI, DALL’APERTURA A SINISTRA, APPARE IL COMMENDATORE DOLORANTE.                                                    IN UNA MANO TIENE LA 24 ORE E L’ALTRA MANO LA TIENE, INVECE,                                                       POGGIATA IN TESTA NEL PUNTO DOVE E’ STATO COLPITO.

APPENA ENTRATO SI FERMA DAVANTI L’INGRESSO,                                                                                                 MA VIENE STRATTONATO DALLA SIGNORA BICE CHE RIENTRA DI CORSA E                                  RINCORRE ANCORA IL GATTO CHE NON SI VEDE.                                                          

IL COMMENDATORE, COME SE IL GATTO S’IMPIGLIASSE NEI SUOI PIEDI                                                                                                                                                                                                                                                                  E LA SIGNORA BICE CERCA DI STANARLO CON LA SCOPA,                                                                       SALTELLA, TRABALLA E STRAMAZZA A TERRA SEDENDOSI SUL PAVIMENTO.                                                                           LA SIGNORA BICE, CERCANDO ANCORA DI SCOVARE IL GATTO, GLI ASSESTA, INAVVERTITAMENTE, UN COLPO DI SCOPA SULLA TESTA.                                                                                                                         POI, RINCORRENDO ANCORA L’IMMAGINARIO GATTO,                                                                                        VA VIA DA DOVE ERA ENTRATA.

ROCCO =      (Dall’interno) Commendatore… Dov’è?

COMM. =       Son qui! Co i ciapp par terra!    

                                                                        

DALL’APERTURA A SINISTRA ENTRA ROCCO.                                                                                                                                   SUBITO SI PORTA DAL COMMENDATORE CERCANDO DI SOLLEVARLO.                                                                LO SEGUE OLGA.

ROCCO =      (Ad Olga) Aiutami!

I DUE RIESCONO A SOLLEVARE IL COMMENDATORE.                                                                                             LO TRASCINANO CON FATICA AL DIVANO E LO FANNO SEDERE.

COMM. =       (Dolorante tenendosi la testa) Ahiai!... Ahiai!... Non uno, ma due! Sulla mia testa. Ma perché?

OLGA =         Per sbaglio. La signora Bice voleva colpire Pippo….

ROCCO =      Il gatto. Si chiama Pippo. Stava rincorrendo il gatto…

DALL’APERTURA DI SINISTRA ENTRANO ELENA E SARA.                                                                                   ELENA, ESAUSTA E COL FIATONE PER LE SCALE FATTE,                                                                                            SI APPOGGIA A SARA, CHE L’ACCOMPAGNA.

ELENA =       Arrivai finalmente! Grazie, signorina Sara! Può lasciarmi. Mi riposo sedendomi. Grazie!

                                                                                                                                                        ELENA SI PORTA AL DIVANO E,                                                                                             DISTRATTA, SI SIEDE SUL COMMENDATORE.

COMM. =       Nooo! Ma cosa fa?

ROCCO =      Attenta! (Accorre subito a sollevarla).

OLGA =         (Accorre anche lei) Mamma!

ELENA =       (Non capendo) Pirchì? Facitimi assittari! Sono stanca! Mi fici tutti ddi maliditti scali… (sta per risedersi ma subito il Commendatore si scansa facendole posto).

ROCCO e OLGA =   (Hanno un sospiro di sollievo).

ELENA =       (Cadendo seduta) Cchi fici si nni calàu u divanu?! (Dopo una pausa) Si non cci fùssiru stati i tuoni, non sarei venuta stasera. (Rivolgendosi al  Commendatore) Però dovevo venire u stissu dumani! Vogliono che io prepari il risotto alla milanese per un citrullo continentale che hanno invitato a pranzo.

COMM. =       Come? Un citrullo!?

ROCCO =      (Volendo riparare) Sara, siediti accanto al Commendatore. Vieni! (Afferra Sara e la trascina sul divano facendola sedere nell’altro lato accanto al Commendatore) Mia moglie vuole farle compagnia, Commendatore carissimo! (Impedendo a  Sara di rialzarsi) Stai seduta cara! Discuti… parla… fai qualche domanda… (Al Commendatore) Mia moglie non è proprio loquace. Parli lei! Le dica qualcosa… le sussurri…

ELENA =       Oddio! Sugnu ppi daveru stanca! Olga, unni si? Vieni, stammi vicino!

OLGA =         (Si accosta a Elena) Eccomi mamma, sono qui! Però sarebbe meglio che tu  andassi di là!

ELENA =       No! Lassimi assittata! Forse non sto tanto bene. Ho capito ca ‘a signurina è moglie a to maritu. Cioè… Rocco dissi ca Sara è so mugghieri.

ROCCO =      E’ proprio così!

ELENA =       Comu???

OLGA =         (Volendo assecondare Rocco) Sì, mamma! Tua figlia Sara… (la indica)  Quella! Mia sorella… è la moglie di Rocco, mio cognato. Io sono l’altra figlia… Olga, signorina. (Rivolta al Commendatore) Non ho ancora trovato marito.

ELENA =       (Stendendo le braccia a Olga) Fammi alzare! Non sto proprio bene. Portami dda banna... Forse mettennumi a letto…

OLGA =         Vieni! (Fa alzare Elena  e l’accompagna uscendo per l’apertura di  destra).

ROCCO NE APPROFITTA E VA A SEDERSI ACCANTO AL COMMENDATORE,                                                    DOVE ERA SEDUTA ELENA.

COMM. =       (Dopo l’uscita delle due donne, rivolto a Rocco confidenzialmente) Sfido che ancora non ha trovato marito. L’è propri bruta! E’ proprio brutta!

ROCCO =      Chi, mia moglie?

COMM. =       No. Sua moglie è adorabile! (Voltandosi verso Sara) Dico davvero, signora! A-do-ra-bi-le! (A Rocco)  Mi è antipatica invece quella sua cognata.

ROCCO =      (Distratto) Mia moglie?! (Correggendosi) Dicevo, mia moglie è disposta a ricambiare la simpatia…  Vero cara?

COMM. =       (A sé, senza toglierle gli occhi da dosso) Adorabile! (Poi accostandosi di più)  Con lei vicino, signora, non avverto più dolore. Tutto passato! Come se non avessi ricevuto in testa nessun colpo.

SARA =         Che dolore? Quale colpo?

COMM. =       Non ha visto? Quando quella vecchia signora poco fa rincorreva il gatto ed io scivolando, forse per le mie scarpe bagnate, sono finito a terra, lei la strega, mi ha assestato un secondo colpo in testa. Il primo me lo aveva dato di là.

ROCCO =      (A Sara) Cara, perché non fai un bel massaggio in testa al Commendatore?

SARA =         Cchi cosa??? (Vuole alzarsi e si porta in avanti rimanendo seduta).

ROCCO =      Ma sì! Con quelle tue manine miracolose sei capace di alleviare qualunque dolore. (Rivolto al Commendatore) A me, quando accuso anche un dolorino, basti che lei poggi le sue mani che tutto passa.

COMM.=        Davvero? E allora: eccomi signora! (Abbassa la testa e la porge cercando di poggiare la faccia sulle gambe di  Sara. La quale arrabbiata si alza facendolo sbattere a terra).

DALL’APERTURA DI DESTRA RIENTRA OLGA.

OLGA =         (Accorrendo) Oddio! Casca sempri!

ROCCO =      (Intervenendo subito va a sollevarlo, mentre si rivolge a Sara piano ed implorante). Ti prego… A-iu-ta-mi! (Forte e per non essere scoperto) Aiutami!... Dico a sollevare il Commendatore. (Ma Sara si allontana).

  

COMM. =       (Dolorante) Porca vacca!Ahiai! Ahiai!

ROCCO =      Saranno le scarpe scivolose. Perché non si ritira nella sua stanza? (A Sara) Cara, ti prego… accompagna il Commendatore nella stanza degli ospiti.

SARA =         Unni?

ROCCO =      (Chiede piano a Olga) ‘Nta quali stanza?

OLGA =         Ma la mia! Chidda ca doveva essere la sua (indica Sara). Voglio dire quella di tua moglie… Cioè, scusami, di tua cognata. Io! Io che ora dovrei occupare quella stanza, no?… La mia stanza! Il Commendatore occuperà la mia stanza!

COMM. =       La sua stanza, signorina??? Mi cede la sua stanza?! E… lei?

ROCCO  =     Non si preoccupi Commendatore. (Indicando Olga) Lei, mia cognata, non dormirà in quella stanza.

OLGA =         Ci mancherebbe! Io sono signorina!

COMM. =       Lo so! E allora? (A Rocco) Dove dorme?

ROCCO =      (Distratto) Con me.

COMM. =       Con lei???      

OLGA =         (Subito) Con mamma. Vado a dormire con la mamma!.

ROCCO =      (Riparando) Dicevo: con “con me… mma”. Memma! Cioè con mamma! Mi sono confuso. Sì! Dormirà nel letto con sua madre. E’ signorina!

OLGA =         Sono signorina!

ROCCO =      Sara, moglie cara, vuoi cortesemente accompagnare il Commendatore a letto?! Ti prego, vai!

SARA =         Ma…

OLGA =         (Acida rivolgendosi a Sara con sarcasmo) Sorellina, su accompagna il signore! Puoi anche spogliarlo… Voglio dire sistemarlo sotto il lenzuolo, metterlo in ordine… a suo agio. (Ancora più acida) Cosa vuoi che sia per te! Tu sei capace!

ROCCO =      Ma certamente! Cerca di essere carina. Il Commendatore apprezzerà!

OLGA =         Così come ha apprezzato tuo marito. Questo caro mio cognato.

SARA =         Cosa???

OLGA =         Quando andavate a letto tutte e due. Tu e mio.. cioè tu e tuo marito: Rocco!

SARA =         (Stordita dalle parole di Olga non sa come comportarsi. Decide, infine, d’invitare il Commendatore a seguirla) Venga signore, l’accompagno nella stanza… (A Olga e a Rocco) Io questa sera mi nni vaiu! Voglio andare via!

COMM. =       (Frastornato) Andare via?

ROCCO =      (Volendo riparare) Dalla sua stanza. Quella dove dormirà lei.

COMM. =       (C.s.) La sua stanza??? Ma non è la stanza di sua cognata?

OLGA =         Sì, sì! La mia! Lei, (indica Sara) la mia cara sorellina va a dormire con suo marito. Forse lo ha fatto più di una volta. (A Sara e Rocco) Non è vero? Più di una volta!

COMM. =       Come?

ROCCO =      (Piano a Olga) Ma cchi stai dicennu?

COMM.  =      Non capisco… 

ROCCO =      (Forte al Commendatore) Glielo avevo detto che io e mia moglie siamo separati, no? Però qualche volta… o meglio, più di una volta dormiamo assieme. (A Sara) Perciò, cara, non avere scrupoli. Vai! 

OLGA =         (A Sara con più sarcasmo) Vai cara, vai! E asseconda tuo marito che ne ha tanto bisogno per la sua azienda. Assecondalo! Così come lo hai fatto per la sua esuberanza extra coniugale. (Acida a Rocco) Vero, cognato?

SARA TRASCINA CON SE’  IL COMMENDATORE E                                                                               VA VIA PER L’APERTURA DI DESTRA.

ROCCO =      (Rimasti soli) Ma cchi  è ca stai insinuando? Cchi ti sta passannu ppa testa?

OLGA =         (Cercando di essere calma) Ho deciso finalmente di parlare ed essere chiara. (Una lunga pausa) E’ da tempo che so della tua tresca con quella sgualdrina, la tua segretaria-contabile. Accuminciasti subito di quannu l’hai assunta. E credo che se lei non fosse stata consenziente, forse  non l’avresti neanche assunta. Oramai è questa la prassi. Per essere assunte devono sottostare ai capricci del padrone. Chiddi ca sunu buttanella cci stanu! Anzi cci piaci. Trovanu gusto a strammari le famiglie. La tua segretaria-contabile è una di chiddi ca cci piaci e perciò è na buttana! Ma siccome tutto avveniva nell’azienda, ho cercato di sopportare, facendo capire che non ne ero a conoscenza. Speravo che prima o poi tu avresti troncato. Ca cci fussi statu il tuo ravvedimento. Oppure ca idda avissi trovato un altro lavoro e… s’avissi scapricciatu con un altro principali. E, allora, io, forse t’avissi perdonato. Sì! Perdonato! (Una pausa) Invece, non solo la tresca è continuata, ma sta andando oltre la mia pazienza. Questa sera, ta purtasti macari intra! (Un’altra pausa) Allora ho deciso di non continuare cchiù a fari finta di non sapere e di libirarimi di tia. Tenerti fuori dai miei sentimenti. Fu-o-ri!

 ROCCO =     Un momento! Fammi parlare…        

OLGA =         No! Parlo io! Poco fa hai detto al Commenda che tu e tua moglie siete separati in casa. Ho sentito bene? Da domani, invece, non più! Perché io rimango in questa casa, che è mia! Mentre tu te ne andrai a vivere con la tua amante nella sua casa. In quel bivani che tu conosci… bene!

 ROCCO =     (Volendosi appigliare a qualcosa) Finisti? Hai esaurito il tuo veleno? Dovuto forse alla tua ignoranza. Cioè al fatto ca non sai come stanno le cose. Non conosci il mio piano. Guarda che sei fuori strada.

OLGA =         Lo conosco! Lo conosco il tuo piano. L’ho capito dal primo momento quando ho saputo che il Commenda, ddu depravatu tuo collega, scangiau quella troia per tua moglie e tu gliela hai offerta. Pinsasti: è na buttana... Farà certamente bene il suo lavoro.

ROCCO =      Ma cara… 

OLGA =         Lascia stare “cara”! Iù, ppi tia sarò “cara” solamente nel mantenimento. Sì! Pirchì mi darai gli alimenti!

ROCCO =      Alimenti??? Iù staiu fallennu.

SI SENTE IL SUONO DEL CAMPANELLO D’INGRESSO.

ROCCO =      Cu è?

OLGA =         Vo’ vidi! Forse qualche altro cliente per la tua protetta.

ROCCO =      Sei terribile!... 

ROCCO SI PORTA ALL’APERTURA DI SINISTRA ED ESCE.

OLGA =         (Con un largo sospiro) Oh! Non ci la facevu chiù a tinirimi… tutto dentro!

DALL’APERTURA DI SINISTRA, IN UN PIANTO IRREFRENABILE,                                                               APPARE LA SIGNORA BICE.

OLGA =         (Accorrendo) Cchi c’è? Cchi successi?

Signora BICE = (Piangendo si porta avanti) Pippo… il mio Pippo… è morto! Iù non vuleva… No! No! No! (Si porta da Olga e implorante chiede conforto). Sono un’assassina!

OLGA =         Cchi voli diri: è morto?     

Signora BICE  = U ‘mmazzai!

OLGA =         Come? O’ jattu???

Signora BICE = (Piangendo) E’ andato a morire sutta u lettu ranni. Chiddu miu e di Menelao.

OLGA =         Menelao??? Cu è Menelao?

Signora BICE = (Smorzando il pianto) Menelao, la buonanima. Me maritu!

OLGA =         Ma non si chiamava Filippo?!

Signora BICE = (Senza piangere) Sì, Filippo! Ma iù u chiamava Menelao di quannu iddu mi riscattò dal rapimento. Sono passati più di cinquant’anni. (Dopo un lungo sospiro) Si Menelao fussi ancora vivu m’avissi certamente impedito di daricci ddu malidittu colpu di scupa a Pippo.

OLGA =         Rapimento??? Lei è stata rapita?

Signora BICE = Sì! ‘A “fuitina”. Ero giovane! Fidanzata ammucciuni… cioè di nascosto con un baldo giovane, ma i miei non vulevunu e mi hanno imposto un altro fidanzato: Filippo. Allora il primo mi rapì e Filippo, strappandomi da lui, mi riprese indietro. Menelao mi voleva ad ogni costo! Iddu sì, ca arrinisceva a fàrimi calmare. Chiossai a convincermi. ‘U fici macari allora, quando io volevo rimanere con Orazio.

OLGA =         Cu  è Orazio?

Signora BICE = Il primo fidanzato, chiddu del rapimento. Era un bel giovane! Beddu, fucusu… aitante. Aveva un bel paio di spalle…

OLGA =         (Come se non sentisse bene) Palle?

Signora BICE = (A sé, piano) Anche! (Forte) Spalle! Due spalle accussì! (Fa il gesto). Era alto, robusto… ‘N pileri! (Pausa) Filippo invece…

OLGA =         Era:  Menelao!

Signora BICE = Proprio! (D’un tratto ricorda di dover piangere e, in lacrime, si abbandona su Olga come prima) Il mio Pippo!... Pippo!... Pippo!... Menelao perché non ci sei?! Me lo avresti impedito!

OLGA =         Ma è sicura che è morto?

Signora BICE = Certu! Sunu deci anni che è morto.

OLGA =         Ma chi?

Signora BICE = Menelao! (Piangendo) Menelao perché sei morto?

OLGA =         Pane e vin non ti mancava…

Signora BICE = (Distratta continua) L’insalata era nell’orto…  (Si riprende) Ma cosa mi fate dire? Quali ortu e ‘nzalata? Marameo è morto e basta! (Si corregge ancora) Vogghiu diri: Menelao! Menelao, me maritu è già morto. Pace e rifriscu!

OLGA =         Ma no! Dicevo del gatto. E’ certa di avere ammazzato Pippo? 

Signora BICE = Certissima! Ci ju il signor Rocco a taliari sutta u lettu e constatare il decesso. (Piangendo con insistenza) Pippo!... Pippo!... Pippo!...

OLGA =         Può darsi che sarà stordito. Solo stordito. I jatti hanno sette vite. (Confortandola) Non può essere morto! (La signora Bice ha un moto isterico e trema tutta) Ma non facissi accusì! Venga! Apriamo la finestra, si pigghia un po’ d’aria…  Si calmerà! (L’accompagna alla finestra e apre i vetri).

Signora BICE = (Si calma, poi guardando fuori e indicando sui tetti, comincia a gridare) Eccola! Eccola la mignotta! Tuttu ppi causa so’! Hai visto civittuna?! Ora sei vedova!

OLGA =         C’è Sissi? (Si sporge alla finestra). 

Signora BICE = Idda, idda!! La sgualdrina! ‘A strafallaria, dda smurfiusa che se ne va mesta, vulennu fari cridiri di essere addolorata e in gramaglie. Taliatila! (Imita una mesta e buffa andatura).

DALL’APERTURA DI SINISTRA ENTRA ROCCO.

ROCCO =      (Rimane stupito a guardare per un poco la signora Bice. Poi) Ma u jattu sutta u lettu non c’è!

Signora BICE = (Bloccandosi) Comu???

OLGA =         (Che stava guardando fuori) Eccolo! Pippo è dda!

Signora BICE = (Si precipita alla finestra a guardare) Pippo!... Pippo!... Si vivu?! (Rivolta agli altri) Non l’ho ammazzato! E’ vivo! (Ritorna a guardare e gli invia  un bacio con la mano) Beddu! Masculazzu! Vai! Vai da Sissi! Ti perdono. Sissi ti ama! Vai! (Agli altri) Taliatilu comu camina malandrinu! Un latin lover! Maschio! (Imitando un’andatura spavalda si avvia per l’apertura di sinistra ed esce).

ROCCO =      (Dopo l’uscita della signora Bice, si avvicina a Olga e con voce quasi implorante) Olga, io…  

OLGA =         (Come se sentisse qualcosa da destra) La mamma!… Sta chiamannu me matri (si avvia in fretta ed esce dall’apertura di destra).

            ROCCO RIMANE SOLO. SI PORTA ALLA FINESTRA E GUARDA.

ROCCO =      (Dopo un poco) Povera Sissi! Aviri a cchi fare cu una comu a signura Bice… Ma tu non abbandonare il tuo Pippo. Sei una gatta bellissima!

DALL’APERTURA DI DESTRA ENTRA SARA PRONTA PER  ANDARE VIA.

SARA =         Tra noi è tutto finito. Vado a casa! E… mi sono licenziata!

ROCCO =      Sì! E’ megghiu! Io amo mia moglie.

SARA =         Addio! (Sta per uscire dall’apertura di sinistra).

DALL’APERTURA DI DESTRA APPARE IL COMMENDATORE CHE TIENE                                    IN UNA MANO LA GIACCA E NELL’ALTRA LA SUA VENTIQUATTRORE.

COMM. =       (A Sara) Aspetti! La prego…

SARA =         (Bloccandosi) Ho detto che non sono la moglie.

COMM. =       Ho capito! Ma m’importa un tubo se è la moglie o no! Volevo, invece,  pregarla, dato che lei ha la macchina, di portarmi a Catania? Troverò lì un albergo. Porca vacca che serata!

SARA =         Venga! L’accompagno!

COMM. =       (Si avvia e rivolto a Rocco, passandogli davanti) We balòss di un terun.Siete furbi nell’Isola. Però…  essere balòss, furbo cioè, negli affari non guasta mica!

ROCCO =      Ho bisogno di vendere! Se lei vuole, potremmo metterci d’accordo…

COMM. =       Mi lasci pensare. Forse tornerò in Sicilia, ma vorrei trovare il sole.

ROCCO =      Domani ci sarà bel tempo. (Indicando la finestra) Guardi, già spuntaru i stiddi. Sono apparse le stelle… (Va alla finestra e la spalanca).

. IL COMMENDATORE SI PORTA ALLA FINESTRA.

COMM. =       E’ vero! C’è anche la luna!

SARA =         Allora?... Vuol venire si o no? Si fa tardi e io… voglio andare a letto!     

COMM. =       Arrivo! (Indossa la giacca. Poi si porta da Sara e cingendola alla vita si avvia per uscire).

SARA  =        (Gli toglie la mano) Le ho detto di no! Stia al suo posto! Altrimenti non l’accompagno.

COMM. =       (Sta per avviarsi, ma si blocca e rivolto a Sara) Strada facendo deciderò di comprare o no l’azienda di quaggiù.  Se compro, avrò bisogno di qualcuno capace di gestirla. Tu sei capace?

SARA =         (Gli prende la mano e la porta com’era prima a cingerle la vita) Andiamo!

 COMM. =      (Si avvia, poi girandosi rivolto a Rocco) Credo che tornerò! Domani, come promesso, mi aspetti a pranzo!

SARA E IL COMMENDATORE VANNO VIA.                                                                                     

DALLA PORTA DI DESTRA RIENTRA OLGA.

OLGA =         Era nel sonno. Mi chiamava mentri durmeva. Forse avrà degl’incubi.

ROCCO =      Il Commendatore è andato via! Sara, con la sua macchina, u sta purtannu a Catania.  (Una pausa) E’ andata via per sempre! (Altra pausa) Dico: la signorina, ‘a segretaria… Via per sempre! (Un lunga pausa, poi le si accosta) Olga, io ti amo e non ti tradirò più! Ti prometto di rivolgere a te le mie… come dire?...

OLGA =         … Esuberanze!

ROCCO =      Proprio! Tutto il mio amore sarà rivolto a te. A tia sula! Sono pentito. Mi vuoi perdonare?

DA FUORI LA FINESTRA SI SENTE UN PROLUNGATO MIAGOLIO.                                                               

OLGA =         Sarà Pippo che chiama la sua Sissi.

OLGA VA ALLA FINESTRA A GUARDARE.                                                                                         

COSI’ FA ANCHE ROCCO

ROCCO =      E’ Sissi, invece, che vuole il suo Pippo. (Dopo una pausa) Olga, desidero fortemente che tu mi perdoni. (Altra pausa) ti prego!

OLGA =         (Dopo una breve riflessione) A pattu, però, ca non mi chiamerai Menelao.

ROCCO =      Menelao??? Cchi cosa voi diri? (Dopo una brevissima attesa senza risposta) Io, invece, ti chiamerò: Sissi!

OLGA =         (Allarga le braccia per accoglierlo) Ed io: Pippo! (Durante il prolungato abbraccio di Olga e Rocco si sente, da fuori la finestra, un melodioso miagolio e si chiude lentamente il………  

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Pippo Spampinato

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