La finestra sul mondo

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 LA FINESTRA SUL MONDO

Commedia in quattro atti

di CARLO VENEZIANI

PERSONAGGI

TOMMASO ZANNI

FLORIANA

ALFREDO

PINA

FULVIA

MARIA

BERTO

RICCARDO

ILDEBRANDO

LEDA

ROSETTA

ELSA

GRAZIELLA

PAPA’ MARSILLI

IL CAVALIERE

IL DOTTORE

DON LODOVICO

CAMILLO LEVIANI

MENICO

BEBE’

IL DELEGATO

SANTELMO

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

Sala da pranzo, semplice ma non priva di eleganza. Due porte a destra, comune in fon­do, balcone a sinistra. Sera, lumi accesi.

(Qua e là: Maria, Fulvia, Berto, Leda, Riccardo, Alfredo. Pina, affaccendata, guarda ogni tanto dal balcone. Rosetta traversa la sce­na venendo dal fondo e andandosene da de­stra).

Riccardo                       - Secondo me, dovrebbe essere già arrivato.

Maria                             - Se sono appena le dieci!

Riccardo                       - Dunque, il treno arriva alle ven­tuno.

Alfredo                         - Tu, come sindaco del paese...

Berto                             - ... Della città, prego!

Riccardo                       - Abbiamo il tribunale, il sottopre­fetto... E tu sol perché sei vissuto a Parigi, ti dai l'aria di crederci dei piccoli paesani.

Alfredo                         - Me ne guardo bene! Dicevo: tu, come sindaco della città...

Leda                              - Bravissimo!

Alfredo                         - Dovresti sapere che il treno delle ventuno...

Fulvia                            - Macché! Tra mezz'ora Tommaso è qui.

Leda                              - Lo faranno commendatore?

Pina                               - Se passassimo in salotto?

Maria                             - Qui si sta così bene.

Pina                               - E' per fargli l'accoglienza trionfale.

Berto                             - Lo riceveremo di qua e lo porte­remo in trionfo di là.

Fulvia                            - E' stato dunque un gran discorso?

Riccardo                       - Non ha letto i giornali, signora Fulvia?

Berto                             - Ma posso darvi notizie precise io.

Alfredo                         - Sì, Berto sa tutto.

Berto                             - Il nostro concittadino Tommaso Zanni ha parlato al congresso romano...

Pina                               - ... Alla presenza di un ministro!

Berto                             - ... Esponendo non so quale riforma di non so che ramo per non so che cosa...

Alfredo                         - Berto sa tutto!

Berto                             - So che il discorso è parso una ri­velazione di un uomo!

Riccardo ..................... - Tommaso è stato nominato pre­ sidente del futuro congresso.

Pina                               - E il ministro gli ha stretto la mano.

Riccardo                       - E dire che è assessore della net­tezza urbana da due anni, e in Consiglio ha parlato una volta sola.

Fulvia                            - Magari per dire delle sciocchezze.

Maria                             - No! Disse delle cose molto sagge.

Leda                              - O molto strampalate.

Alfredo                         - Le cose sagge sono sempre le più strampalate. (Campanello. Rosetta torna da destra e se ne va dal fondo).

Maria                             - Che sia lui con Floriana?

Fulvia                            - Avremmo inteso una carrozza.

Riccardo                       - (a Pina) Si può fumare?

Maria                             - (severa) Riccardo!

Riccardo                       - (respingendo la sigaretta che Al­fredo gli offre) Dico... per gli altri!

Alfredo                         - Le fa male il fumo, signora?

Maria                             - Quando fuma lui sì. (Ildebrando en­tra dal fondo).

Ildebrando                    - Il grande favellatore è giunto?

Pina                               - A momenti, signor mio!

Ildebrando                    - E la signora Floriana?

Pina                               - Mia sorella è alla stazione a ricevere il marito. Io ho incarico di fare gli onori di casa. Venite dunque, che vi presento gli amici. (Presentazioni e convenevoli).

Ildebrando                    - Ho già la fortuna di conoscere il signor sindaco e la sua distinta signora.

Leda                              - Io lo conosco di nome. Ildebrando Nenci, vero?

Berto                             - L'autore del poema idraulico?

Ildebrando                    - Vedo che la mia fama è en­trata prima di me. Oh, signora Fulvia...

Pina                               - E infine il signor Alfredo Marsilli, parigino di provincia...

Alfredo                         - Ossia provinciale di Parigi!

Ildebrando                    - Ho già inviato al giornale qua­ranta cartelle sul ricevimento all'illustre Tom­maso Zanni, il trionfo, le dame, gl'inni...

Riccardo                       - E quando è successo tutto ciò?

Ildebrando                    - Succederà tra un'ora.

Berto                             - E lei ha previsto...?

Ildebrando                    - Ho preceduto l'avvenimento. E' il dovere del buon giornalista, precedere. Anche al Circolo dell'Unione approntano feste...

Riccardo                       - Bene! E' quel che ci vuole.

Alfredo                         - Perché?

Riccardo                       - Perché siamo a un mese dalle ele­zioni amministrative, e il nome di Tommaso...

Berto                             - ... messo già come primo nella no­stra lista...

Riccardo                       - Farà trionfare gli altri quaranta nomi.

Alfredo                         - Ah, mi pareva!

Riccardo                       - Cosa?

Alfredo                         - Che in tanta manifestazione di affetto non ci fosse del tornaconto personale!

Leda                              - (a Ildebrando) E ha scritto altri versi?

Ildebrando                    - Un'ode per Tommaso il Logoarca!

Berto                             - Zitti, una carrozza.

Maria                             - Sono i coniugi!

Riccardo                       - Presto! Accoglienza coi dovuti onori.

Alfredo                         - Voi, signore belle, di qua, lan­ciate fiori. Tu qui alla porta, come prima auto­rità locale...

Ildebrando                    - Io gli leggo un'ode appena en­tra. (Floriana entra dal fondo).

Tutti                              - Viva Tommaso!

Ildebrando                    - (leggendo) « Alzati o Musa... ».

Floriana                         - (a voce alta) Un momento! Non è arrivato!

Tutti                              - Oh!...

Floriana                         - Solite cose di mio marito!

Leda                              - Avrà perso il treno.

Floriana                         - Perde sempre qualcosa, quell'uo­mo! Poi viene il giorno che perde anche la moglie!

Fulvia                            - Eh, via! Verrà domani...

Floriana                         - Sarà tardi! Stasera gli avevamo preparato un po' di festa. Peggio per lui! E' il solito suo modo... Se n'impipa! Mi duole di avere scomodato tutti voi...

Tutti                              - Macche... no, no...

Maria                             - Già, tutti i mariti son gli stessi!

Riccardo                       - Ora mia moglie fa una scenata a me perché Tommaso non è arrivato.

Pina                               - (a Ildebrando, piano) Tu non faresti cosi, vero?

Ildebrando                    - Io? Precederei il treno!

Floriana                         - Almeno mandasse un telegram­ma! Niente!

Fulvia                            - Ma non arrabbiarti per poche ore di differenza. Cosa dovrei dire io che attendo mio marito da... tre anni?

Floriana                         - Volesse il cielo se anche il mio fosse andato con una ballerina, come il tuo! Una ballerina è sempre una buona ragione per perdere il treno, ma un libro, no! E io sono sicura che il mio signor consorte non è partito perché un libro gli ha fatto dimenticare di do­ver partire! Un libro noioso anche! Di storia, di scienza; roba inutile, insomma! Perché se quel libro, invece, fosse stato l'orario ferrovia­rio, egli sarebbe qui!

Ildebrando                    - E io che ho spedito la corri­spondenza!

Berto                             - Vale per domani!

Floriana                         - No, domani niente! Egli aveva l'obbligo d'arrivare stasera. Anzi, poiché ab­biamo pronta un'accoglienza festosa, noi la fa­remo ugualmente.

Riccardo                       - A chi?

Floriana                         - A nessuno! Così è anche più af­fettuosa! C'è in programma un'entrata trion­fale? Ebbene, sono entrata io. Egli doveva rin­graziarvi?... Vi ringrazio io...

Alfredo                         - Doveva abbracciare sua moglie? Faccio io...

Floriana                         - Non è in programma.

Alfredo                         - Ma sì; baci, abbracci...

Floriana                         - Tommaso li abolisce!

Alfredo                         - Abolisce il meglio!

Floriana                         - Poi c'è un pezzo melodico di mia sorella, una poesia di Ildebrando...

Pina                               - Una romanza della maestra...

Leda                              - Oh... no...

Floriana                         - E perfino la champagne in suo onore, lo berremo in suo disonore!

Tutti                              - Benissimo!

Floriana                         - In salotto, signori!

Fulvia                            - E domani, quando egli arriva, casa deserta!

Floriana                         - E silenzio di tomba! Andiamo!

                                      - (Tranne Alfredo, Riccardo e Berto, tutti se se vanno dalla destra).

Alfredo                         - (dopo un lungo sguardo a Floriana) Non ho capito ancora che tipo di donna è quella,

Berto                             - Tipo comune!

Riccardo                       - Né carne, né pesce.

Alfredo                         - Ossia?

Riccardo                       - Non è pesce fuor d'acqua, ne carne per i tuoi denti.

Berto                             - Tanto più che i denti ti cominciano a...

Alfredo                         - No, caro. Mordo ancora.

Berto                             - La preda facile.

Alfredo                         - No! Quella difficile, la gusto di più...

Berto                             - Va' là, a quarantatre anni è ora di...

Alfredo                         - ... di...?

Riccardo                       - ... di darmi una sigaretta, visto che non c'è mia moglie! (Fumano. Ogni tanto giunge dal salotto il suono del pianoforte pe­stato da Pina. Durante tutta la scena che segue, Floriana passa e ripassa affaccendata).

Floriana                         - (viene da dèstra) Non venite di là, voi?

Alfredo                         - Se permettete, stiamo un po' qui a fumare.

Floriana                         - (chiamando se ne va dal fondo) Rosetta! (Via).

Berto                             - E la tua indistaccabile Elsa?

Alfredo                         - Elsa ormai e addomesticata.

Berto                             - Ti è rimasta alle costole.

Alfredo                         - Macché! Voialtri paesani... scu­sa... cittadini, quando vedete che un uomo vis­suto come me prende un'amica stabile, dite: « S'è fatto vecchio! ». Cari miei, corro ancora la cavallina, io. Elsa non è che una tappa un po' lunga.

Riccardo                       - Dicono che la sposerai.

Alfredo                         - Mi credete un rammollito? Io so­no di quelli che non s'ammogliano. A dispetto di mio padre che proprio ora vorrebbe dieci nipotini in una volta!

Riccardo                       - Povero vecchio, ha settant'anni.

Alfredo                         - E mi obbliga a vivere qua. Ah, Parigi! Milano! Ma un giorno o l'altro la scuo­terò questa monotonia di provincia!

Floriana                         - (torna dal fondo con Rosetta) Piano, Rosetta. Passa avanti.

Rosetta                          - (col servizio di champagne) Sì, signora. (Via da destra).

                                      - (Si sente imo straziante acuto di Leda).

Floriana                         - Siamo alla parte lirica, non ve­nite?

Alfredo                         - Chi è quella deliziosa voce?

Floriana                         - La maestra...

Riccardo                       - Mia stipendiata.

Alfredo                         - Licenziala per grida oscene!

Floriana                         - Non può. E' protetta da me. (Altro acuto catastrofico).

Berto                             - Almeno turatele la bocca!

Alfredo                         - E avete il coraggio di subirvela?

Floriana                         - Subisco anche voi quando mi fa­te la corte.

                                      - (Riccardo e Berto tossiscono con intenzione).

Alfredo                         - Prego! Io non faccio la corte! studio la posizione.

Floriana                         - E' uno studio profondo?

Alfredo                         - Per conoscere una donna si os­servano tre cose: la casa che abita, la veste che indossa, il libro che legge.

Floriana                         - Nient'altro?

Berto                             - Giacomo Casanova!

Alfredo                         - Macché Casanova!

Riccardo                       - Don Giovanni Tenorio.

Alfredo                         - Senz'essere don Giovanni, per le donne ho avuto duelli, questioni...

Floriana                         - Don Chisciotte della Mancia! (Via, a destra, ridendo).

Riccardo                       - Avanti, allora, continua a stu­diare Floriana. La casa è questa.

Alfredo                         - Un momento! (Osserva intorno) Quadri normali con prevalenza di paesaggio. Ah! ecco un nudo maschio... troppo maschio per una signora di provincia.

Berto                             - E' un buon indizio?

Alfredo                         - Aspetta. Mobili comuni. Un ce­stino da lavoro in cui il lavoro non c'è. Ma c'è un libro. Segno che non lavora: legge. (Prende il libro).

Berto                             - Balzac?

Riccardo                       - D'Annunzio?

Alfredo                         - « Il re dei cuochi »!

Riccardo                       - (ridendo) Studia le salse e i frit­ti misti!

Alfredo                         - Donna casalinga, genere in prosa.

Riccardo                       - AL contrario! E' romantica sen­timentale...

Alfredo                         - Ma riflessiva...

Riccardo                       - Irriflessiva e superficiale!

Alfredo                         - Come fai a conoscerne i difetti?

Riccardo                       - E' la migliore amica di mia mo­glie...

Berto                             - Ecco altri libri di lei.

Alfredo                         - (li osserva) Dumas, Matilde Serao...

Riccardo                       - Roba per signorine.

Alfredo                         - Ahi! « Paolo de Koch: L'uomo dai tre calzoni ».

Berto                             - Roba per signore.

Riccardo                       - Ne sai abbastanza?

Alfredo                         - Le sue toilettes.

Riccardo                       - Le solite. Niente vistosità.

Berto                             - Tranne nei cappelli. Certe volte ha un turbante audacissimo.

Alfredo                         - Dunque donna capace di osare... Indole misurata, ma d'un tratto, là!... un nudo maschio, un turbante, un De Koch fuori mi­sura...

Riccardo                       - Sicché, in conclusione? (Floria­na viene da destra con Rosetta).

Floriana                         - Avete finito di malignare?

Alfredo                         - Malignare noi?...

Floriana                     - Lasciate quassù, Rosetta, e an­date.

Rosetta                          - (demone bottiglie e coppe sul ta­volo, e via dal fondo).

Floriana                         - (mesce e offre champagne) Noi abbiamo detto male di voi lì dentro, e voi avete detto male di noi, qui dentro. E' la consue­tudine; Tra amici quando si parla di tutto, si sparla di tutti...

Alfredo                         - Noi ci occupiamo di politica, si­gnora.

Riccardo                       - Di filosofia.

Berto                             - Di arte!

Floriana                         - Allora andate in salotto perché è il momento della poesia di Ildebrando. E' molto bella.

Berto                             - La conoscete?

Floriana                         - No, ma me l'ha detto lui! (Via a destra con Berto).

Alfredo                         - Io non ne ho la forza! (Si spro­fonda in una poltrona. Floriana torna dal fondo).

Floriana                         - (andando a destra si accorge di Al­fredo) Voi dormite?

Alredo                           - (si alza) No. Aspetto!

Floriana                         - Chi?

Alfredo                         - Voi!

Floriana                         - E aspettate pure. (Fa per an­dare).

Alfredo                         - Ascoltatemi!

Floriana                         - Avete deciso di farmelo stasera il discorso preparato da mesi?

Alfredo                         - Precisamente!

Floriana                         - Allora risparmiate il fiato. Lo so già.

Alfredo                         - Impossibile!

Floriana                         - Volete che ve lo spifferi?

Alfredo                         - Spifferate.

Floriana                         - Così. « Ah, signora Floriana, voi siete la moglie di un uomo che non vi com­prende! Perché gli restate fedele? Cascate fra le mie braccia, signora Floriana! ». Ed io vi rispondo: « Signor mio, non ci casco! ».

Alfredo                         - C'è un piccolo errore. Io non ho un discorso da fare, ho una notizia da darvi, breve, concisa...

Floriana                         - Sentiamola.

Alfredo                         - Vi amo!

Floriana                         - E' tutto?

Alfredo                         - Sì!

Floriana                         - Allora ci vuole la posa fatale: « Vi amo, o Floriana, non posso vivere senza di voi! ».

Alfredo                         - Errore. Io posso vivere benissimo senza di voi. Siete voi che non potete vivere senza di me.

Floriana                         - Questo è nuovo, per esempio.

Alfredo                         - Ognuno vede e sa ch'io vi faccio...

Floriana                         - ... l'asino! ma che io sono dura...

Alfredo                         - ... come un mulo!

Floriana                         - Pazienza!

Alfredo                         - Dunque, grazie a me, vi siete fatta una fama di incrollabile. Se un giorno io non vi seguo più, tutti diranno: « Egli finge! vuol dire che ha ottenuto qualche cosa! ». E allora la fama sfuma. Per non farla sfumare, bisogna che io vi stia appresso; voi non potete vivere senza di me.

Floriana                         - E' questo il frutto del vostro stu­dio? Poco! Voi volete sfruttare la simpatia con cui vi ho sempre ascoltato, non altro. Non mi dispiacete perché le vostre avventure vi rendono un uomo interessante ma... non bastano a in­fiammare me che sono una donna...

Alfredo                         - Incombustibile!

Floriana                         - Come mi avete studiata male. Sono combustibilissima! Arderei per il primo venuto che mi desse un'emozione nuova, una sensazione forte, poiché amo la vita straordi­naria, irregolare, quella che non misura l'af­fetto sul ritmo di un orologio o sui fogli di un calendario...

Alfredo                         - Ma allora?...

Floriana                         - Allora... niente! Che emozione può dare un piccolo adulterio comune? Che c'è di straordinario in un fatto tanto ordinario? Il pericolo è bello! l'ostacolo da vincere! il chias­so...

Alfredo                         - Lo scandalo, insomma!

Floriana                         - Quello è il fascino! Affrontare tutte le responsabilità, ribellarsi... Ah, lo scan­dalo ha una poesia che le animucce non pos­sono capire. Seduce, avvince... O ci si tuffa dentro, o mi pare molto più emozionante, coi tempi che corrono, restare fedele a mio marito!

Alfredo                         - E voi vi tuffereste?

Floriana                         - Io dico che ci vuole coraggio an­che ad amare!

Alfredo                         - Pensate anche all'effetto di uno scandalo, in provincia?

Floriana                         - (con gioia) Oh, l'indignazione dei piccoli borghesi, i commenti nei salotti, a bassa voce, che le fanciulle non sentano...

Alfredo                         - (secondandola) ...e le fanciulle invece ne sussurrano tra loro...

Floriana                         - ... con tanta esecrazione este­riore, e con molta invidia interiore……

Alfredo                         - ... i gravi conoscenti scandaliz­zati...

Floriana                         - ... direbbero: «Beata lei! Ha calpestato la volgarità quotidiana, per vivere di amore come se avesse diciott'anni un'altra vol­ta! ». Questo è il sogno!...

Voci                              - (dal salotto) ... Bene! Bravo! (Ru­more, battimani).

Alfredo                         - Accidenti!

Floriana                         - (ridendo) E questa è la realtà!

Alfredo                         - (con improvvisa risoluzione) Si­gnora Floriana, me ne vado!

Floriana                         - Così di botto? Aspettate...

Alfredo                         - No, vado.

Floriana                         - Sembra che fuggiate.

Alfredo                         - Forse... Ma ci rivedremo! Ossequi a tutti...

Floriana                         - Chiamo Rosetta.

Alfredo                         - No! Vado da me. Non mi accom­pagnate. Buona sera. (Via dal fondo).

                                      - (Riccardo, Berto, Ildebrando, Maria, Pina, Leda, Fulvia vengono da destra).

Fulvia                            - Complimenti!

Maria                             - Versi robusti!

Leda                              - Magnifici!

Ildebrando                    - Prego... prego...

Pina                               - La stamperete?

Riccardo                       - (a Floriana) E Alfredo?

Floriana                         - Mah! E' parso preso dal panico. E' scappato d'un tratto.

Riccardo                       - Forse un appuntamento al Cir­colo...

Berto                             - (piano a lui) E' corso a casa, perché se ritarda... Elsa lo picchia.

Maria                             - E' ora anche per noi di fuggire.

Riccardo                       - Perbacco! Le undici!

Fulvia                            - A rivederci, Floriana. E non im­pensierirti per tuo marito.

Floriana                         - Non ci penso neanche!. (Tocca il campanello).

Ildebrando                    - Non si preoccupi. La mia ode la leggerò io stesso, domani, a Tommaso!

Floriana                         - Sì, bravo Ildebrando! Così non lo farà più!

Rosetta                          - (viene dal fondo, traversa la scena, entra nel salotto).

                                      - (Saluti consueti. Escono tutti dal fondo, tran­ne Pina e Ildebrando che si tengono indietro; appena soli si baciano rapidamente e via).

Rosetta                          - (viene da destra, vede il bacio) Oh!... (E se ne va dal fondo, scrollando il capo).

Floriana                         - (torna dal fondo, viene avanti, stan­ca) Rosetta! (Rosetta comparisce sulla porta) Chiudi e spegni dovunque.

Rosetta                          - Ho già spento anche in salotto. Non mi resta che chiudere l'uscio a vetri.

Floriana                         - Bene. Dopo, vai a letto.

Rosetta                          - Non ha bisogno di nulla?

Floriana                         - No.

Rosetta                          - Buonanotte, signora. (Via).

Floriana                         - Buonanotte. (Si versa dello cham­pagne, beve qualche sorso, poi siede, prende uh libro, comincia a leggere).

Alfredo                         - (viene dal fondo; entra cauto. Ha sul braccio un mantello e una sciarpa da signora, li depone su la sedia presso l'uscio, insieme al proprio cappello ammaccatissimo, è si accomoda gli abiti disordinati).

Floriana                         - (senza voltarsi) Non vai a dor­mire, Rosetta?

Alfredo                         - No, sono io.

Floriana                         - (balza in piedi) Voi?

Alfredo                         - Già!

Floriana                         - Chi vi ha aperto?

Alfredo                         - Nessuno!

Floriana                         - Come siete entrato?

Alfredo                         - Non sono uscito affatto!

Foriana                          - E dove eravate?

Alfredo                         - In un armadio!

Floriana                         - Come un ladro!

Alfredo                         - Come un amante. Sono entrato in una stanza, ho visto l'armadio, mi sono infi­lato dentro, al buio; e ho atteso. Ero tra le vostre gonne... avrei atteso un'eternità...

Floriana                         - Ma perché?

Alfredo                         - Perché tutti andassero a casa.

Floriana                         - Non fingete di non capire!

Alfredo                         - Dal momento che fingete anche voi...

Floriana                         - Ebbene... andate via!

Alfredo                         - Non domando affatto di restare. La mia vettura dev'essere giù dalle dieci.

Floriana                         - Dunque, buonanotte, Alfredo...

Alfredo                         - Andiamo!

Floriana                         - Cosa dite?

Alfredo                         - Andiamo via insieme, fuggiamo, facciamo lo scandalo.

Floriana                         - Alfredo... voi scherzate!... Lo scandalo?

Alfredo                         - Avete detto che ci vuole coraggio anche ad amare. Ebbene, io vi amo... coraggio­samente!

Floriana                         - Aspettate che vi ami anch'io!

Alfredo                         - Siete sulla via. Mi avete già detto che vi sono simpatico. Un altro passo e arri­viamo all'amore.!.

Floriana                         - Ma è troppo presto per arrivare alla fuga!

Alfredo                         - Avete detto che andreste col pri­mo venuto il quale vi desse un'emozione nuova. Eccomi, Floriana, io vi offro un'emozione nuo­va: fuggiamo!

Floriana                         - Non riflettete a ciò che dite?

Alfredo                         - In cinque minuti nel buio di un armadio si riflette assai più che in cinque anni alla luce del sole!

Floriana                         - No, Alfredo. Andate via questa sera, ve ne prego... mi compromettete se state qui ancora...

Alfredo                         - Temete d'esser compromessa voi? Oh! no! Voi siete la donna rapace di osare... Il nudo maschio, il turbante, l'uomo dai tre calzoni...

Floriana                         - Cosa dite?

Alfredo                         - Non ci badate. Vi amo, vi adoro. Qui c'è un mantello, uno scialle, li ho presi nell'armadio. La vettura è giù, l'aria è mite, il mare è calmo...

Floriana                         - Io soffro il mare...

Alfredo                         - Andremo per terra! Venite! Do­mani tutti sapranno... Domani saremo gli eroi d'uno scandalo superbo. E noi... (Versa dello, champagne).

Floriana                         - Ma no...

Alfredo                         - (facendola bere) E noi brindiamo alla piccineria paesana stupefatta dal nostro ge­sto romantico! (Beve) Ne parleranno per chi sa quanto tempo. Diranno: « Beata lei, è an­data a vivere d'amore, come se avesse diciotto anni un'altra volta! ».

Floriana                         - ... Diciott'anni!... Già... Direb­bero così?...

Alfredo                         - Andiamo, Floriana, a mettere un sogno d'amore al disopra di tutte le volgarità quotidiane...

Floriana                         - ... Un sogno d'amore... Sarebbe proprio un sogno?...

Alfredo                         - Ma sì! Andiamo a cogliere pri­mavera in ogni luogo, e rose a tutte le albe... (Le inette tra le braccia e il seno le rose che sono sul tavolo) Andiamo a costruire un poema di felicità.

Floriana                         - (esaltata, bevendo ancora un po') Non lo dite... Non lo dite... Voi non sapete quanto mi seduca l'idea di un'avventura cla­morosa... Sono anni che vagheggio di mettere una pagina di romanzo in quella specie di libro mastro che è la mia esistenza!

Alfredo                         - (le mette il mantello sulle spalle) Che aspettate, dunque?

Floriana                         - No... no... non si mette così...

Alfredo                         - Pensate che domani saremo invi­diati da tutti...

Floriana                         - (prendendo la sciarpa) Non mi tentate... E' troppo bello... Ho paura... .

Alfredo                         - Lo scandalo ha una poesia che le animucce non possono capire...

Floriana                         - Lasciatemi riflettere...

Alfredo                         - No! La riflessione uccide i pro­positi più belli!

Floriana                         - E mio marito?

Alfredo                         - Farà un processo, un duello...

Floriana                         - (quasi con gioia) Una tragedia... Forse vi ucciderà...

Alfredo                         - Speriamo di no, ma questo darà» un sapore sanguigno al nostro romanzo... Scriveremo a tutti dicendo d'essere felicissimi...

Floriana                         - D'essere come in un sogno...

Alfredo                         - Sì! Nel sogno c'è un treno che parte tra poco, a mezzanotte. Dove va non importa, lo prenderemo!

Floriana                         - No... no...

Alfredo                         - (incalza) Andremo nella notte verso l'ignoto. Avete il tempo di scrivere due! parole a lui... L'addio...

Floriana                         - L'addio? Ci vuole anche l'addio? (Siede quasi automaticamente atta scrivania).

Alfredo                         - Sì; ci vuole! E' il primo capitolodel nostro romanzo... (Le porge carta e penna).

Floriana                         - No... no... (Si appronta a scrivere).

Alfredo                         - (dettando) Tommaso, perdona­mi...

Floriana                         - (scrivendo) ... donami...

Alfredo                         - ... io vado verso la felicità... (Starnuta).

Floriana                         -  ... felicità...

Alfredo                         -  Accento sull'a.

 Floriana                        - La mostrerà agli amici questa lettera?

Alfredo                         - Certamente! Anche in tribunale.

Floriana                         - Aspettate... un foglietto più ele­gante! (Lacera il foglietto, ne prende uno più elegante da una scatola, e scrive con ricerca­tezza) Ecco... Ditemi un'altra frase più bella.

Alfredo                         - (guardando l'orologio) Non gri­dare l'abominio su di me...

Floriana                         - (scrive) ... abominio... con un b o con due?

Alfredo                         - Non so... Due è meglio...

Floriana                         - (firmando con uno svolazzo) « Tua Floriana »! (si alza)

Alfredo                         - Venite, dunque... (La trae verso l'uscio) Vieni, amore...

Floriana                         - Cosa faccio... Cosa mi spingete a fare...

Alfredo                         - Floriana, Floriana... (Sta per ba­ciarla).

Floriana                         - (si stacca di colpo) Un momento! (Corre alla scrivania e scrive).

Alfredo                         - Che c'è?

Floriana                         - «Poscritto. Non ho pagato le novanta lire al salumiere, perché mi son com­perato un cappellino nuovo... ».

                                      - (Scende il sipario mentr'ella scrive ancora).

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

Sala nel Circolo dell'Unione. Finestrone in fondo, uscio a destra, porta a finestra. Mattina.

Raggruppati: Berto, Riccardo, il Dottore, il Cavaliere, don Lodovico, Ildebrando. Più in là, Bebé che tocca tutto e Menico che lo tiene d'oc­chio.

Berto                             - (al cavaliere) Tu sei giunto adesso, e non sai nulla, ma è certo che se non ci libe­riamo di quell'uomo, le elezioni sono perdute.

Don Lodovico              - Io avevo detto di non metterlo nella lista.

Riccardo                       - C'era già. La lista è fatta da due mesi, e lo scandalo è di un mese fa.

Il Dottore                      - Anch'io ho sempre ripetuto: «Tommaso Zanni è sfatato! ». E voi ve ne ac­corgete proprio oggi che siamo alla vigilia del voto!

Berto                             - Domani la nostra lista sarà trombata infallibilmente!

Il Cavaliere                   - E tutto ciò per colpa di Tom­maso?

Riccardo                       - E' il solo nome contro cui si ap­puntano tutti gli strali avversari.

Ildebrando                    - Il foglio locale continua ad attaccarlo con violenza, e lui... zitto!

Berto                             - E' antipatico per la sua condotta dopo la disgrazia coniugale!

Il Cavaliere                   - Ma cosa ha fatto?

Riccardo                       - Ha fatto... che non ha fatto niente!

 Berto                            - Una mattina egli ritorna da Roma, entra in casa e non trova la moglie!

Riccardo                       - Trova invece il solito biglietto di tutte le mogli che scappano.

Ildebrando                    - Cera perfino un errore di gram­matica.

Il Cavaliere                   - Sicché, lui... fulmini e saet­te?!...

Ildebrando                    - Per un errore di grammatica?

Il Cavaliere                   - Per... l'errore della moglie!

Berto                             - Sapete cosa ha fatto? Ha detto alla serva: «Preparami la colazione»...

Il Cavaliere                   - E poi?

Berto                             - E poi basta. Non se n'è curato più.

Riccardo                       - Non ne parla come se non avesse mai avuto moglie.

Il Cavaliere                   - Perdinci!

Il Dottore                      - Lo scandalo è tuttora enorme, perché, tra le altre cose, i due adulteri sono qui da ieri.

Don Lodovico              - Ci vuole una bella faccia.

Ildebrando                    - Erano a teatro ieri sera. Pa­revano venuti apposta per provocare l'indigna­zione.

Il Cavaliere                   - Cancelliamo, dunque, Tom­maso dalla lista amministrativa.

Riccardo                       - All'ultimo momento? ci copri­remmo di ridicolo, di fronte alla campagna di moralità che fanno gli avversari.

Il Cavaliere                   - Anche gli avversari hanno in lista un uomo abbondantemente ingannato.

Il Dottore                      - Camillo Leviani.

Berto                             - Ma quello ha tirato quattro fuci­late!

Il Cavaliere                   - Senza ferir nessuno!

Berto                             - Sì, ma le fucilate sono la sua ria­bilitazione, ratificata dal solito verdetto dei giu­rati!.

uccardo                         - Gli avversari portano Leviani come contrapposto a Tommaso. Ne fanno un sim­bolo, un vessillo...

Don Lodovico              - Sicché, se domani non vo­gliamo cadere, bisogna gettar via la zavorra!

Il Dottore                      - Tanto più che ha fatto sparlare per quella donnina di Milano.

Ildebrando                    - Una cocotte!

Don Lodovico              - Che indecenza!

Il Dottore                      - Una vergogna!...

Ildebrando                    - Però... era carina! (Entra Le­viani da destra).

Leviani                          - Signori, ossequi.

Varii                              - Caro Leviani!

Leviani                          - Menico, sono arrivati i giornali?

Menico                          - In sala di lettura, signor Leviani.

Leviani                          - Grazie. (Via da sinistra).

Riccardo                       - Vedete che aria da eroe soddi­sfatto?

Il Cavaliere                   - Come viene qui?.

Riccardo                       - Come socio. Il Circolo dell'U­nione è il terreno neutro su cui c'incontriamo tutti.

Menico                          - (a Bebé) Sta' quieto!

Il Dottore                      - Vieni qui, Bebé!

Bebé                              - Papà...

Il Dottore                      - ... Zitto! Tu devi mantenere alta la tua dignità. Tu sei mio figlio, e se tua moglie t'ingannasse capisci?...

Bebé                              - (gli dice qualcosa all'orecchio).

Il Dottore                      - Va', Menico, accompagnalo!

Menico                          - Uffa! (Via a sinistra, con Bebé).

Riccardo                       - Ma siamo ancora a tempo per salvarci! Parliamo con Tommaso in modo de­cisivo! Facciamolo muovere...

Don Lodovico              - Non otterrete nulla! E' un uomo indegno!

Il Dottore                      - Ben detto. Un uomo indegno!

Don Lodovico              - Ho in mano alcune sue cam­biali ch'egli continua a rinnovare.

Berto                             - Io stacco i miei affari dai suoi. Azienda divisa.

Riccardo                       - Eccolo!

Ildebrando                    - Io non gli parlo! (Se ne va da sinistra).

Il Cavaliere                   - Oh, neanch'io! (Tommaso entra da destra).

Tommaso                      - Buongiorno, amici!

Don Lodovico              - (si alza e scappa via, a sinistra, come avesse visto il diavolo. Gli altri tacciono, affettando indifferenza).

Tommaso                      - To', il cavaliere! Come state? Quando siete arrivato?...

Il Cavaliere                   - (glaciale) Dopo quanto suc­cede e so... noi non ci conosciamo, signore!

Tommaso                      - Ci conosciamo da vent'anni...

Il Cavaliere                   - Ma per voi non sono, più il cavaliere, sono un altro... Mi spiego? Io sono un altro!

Tommaso                      - Allora... non siete più il cava­liere, sta bene! Il cavaliere è uno screanzato...

Il Cavaliere                   - Eh?

Tommaso                      - Voi che ci entrate? Voi siete un altro!

Il Cavaliere                   - I miei amici si chiamano Leviani, mi spiego? Camillo Leviani! (Via da sinistra).

Tommaso                      - E chi se ne...

Il Dottore                      - ... Senta, signore! Adesso mi saluti pure, glielo permetto...

Tommaso                      - Tu?

 

Il Dottore                      - Lei, lei, scusi, diamoci del lei. .Ma quando siamo con la famiglia, sa... con la prole... il saluto tra noi è inutile; il saluto è Un segno di stima...

Tommaso                      - Allora non la saluto più!

Il Dottore                      - Tu?

Tommaso                      - Lei, lei, scusi, diamoci del lei! (Bebé torna da sinistra).

Il Dottore                      - (prendendo il bimbo per la ma­no) Andiamo, figlio mio, andiamo. E im­para nella vita, tu che sei giovane, capisci? (Via da sinistra col bambino).

Tommaso                      - (osservando su d'un tavolo) Oh, c'è anche la mia caricatura... con la fronte or­nata... E' fatta bene, non c'è che dire! Anche i versi... « Contro la iettatura ed altre doglie, lo munisce di... ciondoli, sua moglie! ». Cre­dete che tutto ciò mi stupisca?

Riccardo                       - Ma stupisce noialtri, caro mio! E sarebbe tempo che ti stupissi di qualcosa an­che tu!

Tommaso                      - Già! di codeste tue parole, per esempio...

Berto                             - Non di altro? T'insultano, e tu non ti meravigli? Ti scappa la moglie, e tu non ti sorprendi neppure?

Tommaso                      - Cosa dovrei fare?

Berto                             - L'ira di Dio si fa in questi casi!

Riccardo                       - Quando si è uomini esposti al pub­blico...

Tommaso                      - Che c'entra il pubblico con la mia vita privata?

Berto                             - Hai un'offesa da vendicare?

Tommaso                      - Quale? Io non sono offeso per nulla! Lo sarei se Floriana mi avesse ingannato. Nessun inganno! E' andata via francamente, lealmente... Poteva tenere un amante in casa; è una bella comodità. Lo hanno tante. Invece lei, via! Mi ha usato un vero riguardo, un trattamento di favore. La mando a ringraziare!

Riccardo                       - E' enorme!

Tommaso                      - Ma andiamo! Bisogna essere su­periori! Siamo persone serie... Io ho tanto da fare...

Berto                             - Ma quella donna è tua moglie.

Tommaso                      - Se non vuol esserla più, che pos­so fare? Ucciderla?

Berto                             - Piuttosto che star così...

Tommaso                      - Io non ho mica il brutto vizio di uccidere la gente!

Riccardo                       - E ti rovini! E rovini anche il partito!

Tommaso                      - Il partito? Floriana non è mica la moglie di tutto il partito!

 

 Tommaso                     - Ma tu sei assessore della nettez­za urbana! E dovresti pensare...

Berto                             - ... almeno a non mostrarti con una cocotte!

Tommaso                      - Eh, perbacco! Sono un uomo anch'io!

Berto                             - Ma se devi salvare la morale!

Tommaso                      - Appunto perciò, ho preso la co­cotte appena arrivata e l'ho fatta ripartire...

Berto                             - ... dopo otto giorni!

Tommaso                      - Quella donna sarebbe stata ca­pace di corrompere tutti i giovani del paese, quindi io l'ho tolta dalla circolazione. Più net­tezza urbana di' così?

Riccardo                       - Lo scandalo più grave è che tua moglie è qui, con l'amante.

Tommaso                      - Me lo ha telegrafato!

Berto                             - Lei?

Tommaso                      - Ieri. (Legge il telegramma) « Scongiuroti rimanere tranquillo incontrandomi stop. Seguo ancora mio sogno amore ideale stop ».

Berto                             - Ebbene, tu puoi fare un bel gesto! Vuoi che t'aiutiamo noi?

Riccardo                       - Tuteliamo il tuo onore! Un bel gesto oggi salva le elezioni domani. (Ildebrando entra da sinistra).

Ildebrando                    - Ma sì, è un uomo inde... (Vede Tommaso e s'interrompe) To', ciao, Tommaso! Come stai? caro amico...

Riccardo                       - Può servirci anche il poeta. Ci dai carta bianca?

Tommaso                      - Che volete fare?

Riccardo                       - Tu domani sei portato alle stelle, la votazione è nostra.

Tommaso                      - Ma io...

Berto                             - ... un po' di chiasso e sei a posto!

Riccardo                       - Ti salviamo noi! Ciao! (Escono da destra).

Tommaso                      - Ma che chiasso! che salvare! Io non amo il chiasso! Mi faccio i fatti miei tranquillamente! Va', Ildebrando, corri, vai a dirglielo... Io me ne infischio!

Ildebrando                    - Senti, fa' come Leviani, prendi un fucile!

Tommaso                      - Macché Leviani! non sono mica un imbecille, io!

Ildebrando                    - Eh? Leviani un imbecille? E' un uomo d'onore!

Tommaso                      - Ma non farmi ridere! Un uomo d'onore sono io che non ammazzo, non aggre­disco, non impongo fedeltà a mano armata! Ognuno è libero, mio caro! Io dovrei diventare delinquente perché mia moglie ai è scelto un altro uomo? Dovrei disturbare a fucilate il loro sogno amore ideale stop? Ma niente affatto! Il mondo è largo, le donne pure... C'è posto per tutti... Chi vuole una creatura fedele, proprio fedele, sposi un cane! Il cane è amico dell'uo­mo, la donna è nemica! (Entra Fulvia da de­stra).

Fulvia                            - Tommaso...

Tommaso                      - Ecco Fulvia, per esempio, amica d'infanzia, abbandonata dal marito. Avete uc­ciso voi?

Ildebrando                    - Ma non è la stessa cosa! Io di­cevo Leviani...

Tommaso                      - Leviani è un buffone, e io sono una persona seria!

Ildebrando                    - E' incredibile! Leviani è un buffone! Oh!... (Via a sinistra).

Tommaso                      - Come state, Fulvia?

Fulvia                            - Vengo da parte di Floriana.

Tommaso                      - Be'?

Fulvia                            - Dice così: per pietà, lasciatela stare!

Tommaso                      - Io?

Fulvia                            - Sì; per pietà, evitate ogni spargi­mento di sangue!

Tommaso                      - Io?

Fulvia                            - Sì; vi scongiura di non essere atro­ce nella vendetta.

Tommaso                      - Ma io me ne guardo bene!

Fulvia                            - Volete vendicarvi per forza?

Tommaso                      - Neanche se me l'impongono coi carabinieri...

Fulvia                            - Davvero?

Tommaso                      - Vendicarmi di che? Lei è felice, sono felice anch'io; che bella cosa la felicità!

Fulvia                            - E' inaudito! E non vi fate vergo­gna voi stesso?

Tommaso                      - Come sarebbe a dire?

Fulvia                            - Floriana calpesta i suoi doveri, e voi non calpestate lei in persona?

Tommaso                      - Un momento, amica mia, racca­pezziamo le idee. Voi siete venuta a scongiu­rarmi che, per pietà, io non faccia spargimen­to di sangue...

Fulvia                            - Ma il vostro obbligo è di farlo!

Tommaso                      - Questa, poi, è bellissima! Se voglio farlo, voi mi scongiurate di non farlo; se non lo faccio, voi m'imponete di farlo! De­cidetevi, amica mia!

Fulvia                            - Decidetevi voi, caro! Io ho fatto l'ambasciata e me ne vado. Il resto non mi riguarda. Buongiorno!

Tommaso                      - Venite qua, Fulvia, sentite... Siamo buoni amici... Noi ci fidanzammo una volta... Mi amereste oggi, di nuovo?

Tommaso                      - Perché lo dite con tanta violen­za? Mi odiate?

Fulvia                            - No, ma... vi amavo in altra ma­niera. Eravate un vincitore nella vita, oggi sie­te un vinto...

Tommaso                      - (con un sorriso enigmatico) Ep­pure... sono un vincitore anche oggi!

Fulvia                            - Non lo sembrate affatto! ,

Tommaso                      - Sicché, se lo sembrassi...

Fulvia                            - L'amore di noi donne è un insie­me di affettò e di timore. Amando voi, cosa si teme? Nulla! Non v'è gusto né ad amarvi né a ingannarvi.

Tommaso                      - A ingannarmi, certo, no! .

Fulvia                            - E poi... odiavo mio marito, ora l'amo, forse perché mi ha lasciata.

Tommaso                      - No! lo amate perché, lasciando­vi, vi ha fatta colmare di stima e di considera­zione. Voi non siete il marito, siete la moglie. E allora la gente dice: « Oh, povera vittima! ». E più vostro marito è sporcaccione, più voi siete una santa, senza far nulla!

Fulvia                            - E' vero. Gli debbo della ricono­scenza!

Tommaso                      - Tanto che nessuno troverebbe a ridire se voi aveste un amante!

Fulvia                            - Un amante, ora? Ah no! Sono., viltà che mi ripugnano!

Tommaso                      - Allora voi, per sentirvi più vit­tima, v'isterilite senz'amore...

Fulvia                            - Eh? Senz'amore? A ventiquattro anni? Quanto siete ingenuo!... Che stupido!... (Via ridendo a destra. Squilla il campanello del telefono).

Tommaso                      - (risponde) Pronto! Pronto! Sì, lei parla col Circolo dell'Unione. Io? Sono Tommaso Zanni, e lei? Eh? dice a me? (Stu­pito di ricevere degli insulti per telefono) Ma badi come parla!... Lei è un maleducato! (Entra Leviani da sinistra).

Leviani                          - (rigido, si ferma accanto a Tommaso aspettando).

Tommaso                      - Ma scusi un momento! lei ha telefonato al Circolo apposta per dirmi delle insolenze? Ah, doveva parlare con un amico? Ecco, va bene, grazie! (Salutando col cappel­lo) Però le ingiurie sono per me? Sì, grazie. Non desidero sapere altro! (Lascia l'apparec­chio) Idiota! (Si trova di faccia a Leviani)... Buongiorno!...

Leviani                          - (truce) Signore, mi pesti un callo!

Tommaso                      - Che?

Leviani                          - Siccome è inutile rimettere in  piazza echi di tragici eventi, così lei mi pesti  un callo!

Tommaso                      - Lei è sicuro di parlare a me?

Leviani                          - Ildebrando mi ha detto tutto! 

Tommaso                      - Che brava persona!

Leviani                          - E poiché io non sono né un imbecille, né buffone, così lei mi pesta un callo, io insolentisco, indi i padrini, le armi, e ci battiamo all'ultimo sangue.

Tommaso                      - Per un callo?

Leviani                          - Non faccia lo gnorri!

Tommaso                      - Ma mi pare esagerato che...

Leviani                          - Rifiuta di battersi?

Tommaso                      - Non dico questo, ma...

Leviani                          - Allora, il callo!

Tommaso                      - Ma, ragioniamo...

Leviani                          - Me lo pesti!

Tommaso                      - Aspetti...

Leviani                          - E' urgente!

Tommaso                      - E vada da un callista!

Leviani                          - E' il colmo della pusillanimità!

Tommaso                      - Ma parliamo, Leviani, mi fac­cia parlare un minuto di seguito, senza calli! Tutto ciò non è serio. Noi siamo persone di una mentalità un poco alta, diamine! Le pare logico che per un pettegolezzo ci mettiamo a fare i paladini di Spagna? Evvia, ragioniamo!

Leviani                          - Non si ragiona di fronte all'onore da rivendicare!

Tommaso                      - Contro chi? Come? Quando? Lei crede proprio di aver rivendicato qualcosa più di me?

Leviani                          - Perdio!

Leviani                          - E l'assoluzione!

Tommaso                      - Dopo quasi due anni di fastidi! Conclusione, lei è becco lo stesso, sua moglie ha sempre lo stesso amante, mi dica un po' che cosa ha rivendicato lei? Non poteva fare a meno di carcere, processo e fucilate?

Leviani                          - Ma la pubblica opinione...

Tommaso                      - ...Lasci stare la pubblica opi­nione! E' una passeggiatrice disposta a seguire il primo che le faccia l'occhiolino, o che l'accarezzi! (Entra dalla destra il Delegato).

Il Delegato                    - Il Signor Zanni?

Tommaso                      - Presente!

Il Delegato                    - Sono a sua disposizione!

Tommaso                      - Un altro duello?

Il Delegato                    - No. Sono il delegato di que­stura. Ho le guardie pronte...

Tommaso                      - Vuole arrestarmi?

Il Delegato                    - Per la constatazione legale dell'adulterio. Ho tutti i dati, siamo in regola. Via Boschi, 2, primo piano. Ora essisono in casa...

Tommaso                      - Ma lei delira!

Il Delegato                    - Come?

Tommaso                      - E non s'immischi in beghe che non la riguardano!

Il Delegato                    - Lei mi ha fatto chiamare dal sindaco...

Tommaso                      - Il sindaco scherza! (Entra San­telmo da destra).

Santelmo                       - Ah, è lei, la conosco... Già, chi non la conosce? Bravo! (Conducendolo in dis­parte) Mi congratulo per la decisione! Era tempo! Lei non sapeva, ora sa che essi sonqui... lei è a posto! Scelga l'arma.

Tommaso                      - Chi?

Santelmo                       - La sciabola, la spada, o la pi­stola?

Tommaso                      - La pistola, io?

Santelmo                       - La spada! Faremo la spada! E' più elegante. Questa sera le insegno il colpo in­fallibile.

Tommaso                      - Ma lei cosa dice?Che vuole? Ghie?

Santelmo                       - Conte Santelmo, professore di scherma, venti medaglie, dodici accademie...

Tommaso                      - E l'ha mandato il sindaco?

Santelmo                       - Il signor Berlo. Tutto è combi­nato...

Tommaso                      - Combinato un corno! Questa è una offesa al mio buon gusto. Io sono una per­sona superiore! Non espongo la vita sol perché ebbi una moglie civetta! Io me ne infischio! (Riccardo e Berto vengono da destra).

 

Riccardo                       - Ma non ce ne infischiamo noi, mio caro!

Berto                             - E' in ballo il partito!

Tommaso                      - Ma andate al diavolo voi, il par­tito e la gente del paese! Siete i custodi dell'o­nore universale, Voi? Ma lasciate che tutte le mogli scappino, e non mi seccate, più!

Il Delegato                    - Signor sindaco, senza denun­zia di parte, io non posso agire!

Santelmo                       - Mi ritiro disgustato! (Via a de­stra col delegato).

Leviani                          - E' la parola! Disgustato! (Via a sinistra).

Riccardo                       - Sicché tu non vuoi agire?

Tommaso                      - No!

Riccardo                       - E allora è finita! Finita per te, per noi! Abbiamo la giunta da salvare, noi.

Berto                             - E non c'è che un rimedio, uno solo!

Tommaso                      - Quale?

Riccardo                       - Tu sei morto!

Tommaso                      - Che cosa?

Berto                             - Per noi, morto!

Riccardo                       - Per noi e per tutti; un uomo a mare!

Berto                             - Finito!

Riccardo                       - Perduto!

Berto                             - Stasera ti cancelliamo dalla lista...

Riccardo                       - Dichiarando le ragioni in comi­zio pubblico.

Berto                             - Sconfessandoti.

Riccardo                       - E così sei distrutto.

Berto                             - E non pensate a quello che potrei fare io?

Riccardo                       - Tu?... Ma se tu... non fai nulla

Tommaso                      - Ah si? Non faccio nulla? Va bene! Io sono morto e voi siete vivi! D'accordo Ma badate, veh? Sono i morti quelli che fanno paura '

Riccardo                       - Paura... tu? Ma se ti sei rivelato un vigliacco!

Tommaso                      - Io?

Berto                             - Tu!... Un Vigliacco!... Morto! (Via entrambi a sinistra).

Tommaso                      - (fa per slanciarsi, si ferma, casca a sedere. Ritrova il foglio con la sua caricatura, lo guarda) Eh già, sono un vigliacco... Mor­to... (Ne fa una pallottola e la butta via). Ah, ma perdio!...

Bebé                              - (vede Tommaso e gli fa una smorfia).

Tommaso                      - Vieni qui, Bebé.

Bebé                              - No!

Tommaso                      - Non ti faccio niente, vieni qui! Fammi un'altra smorfia!

Bebé                              - (eseguisce avvicinandosi).

Tommaso                      - Un'altra! Chiamami vigliacco!

Bebé                              - Vigliacco!

Tommaso                      - Ancora!

Bebé                              - Vigliacco! Vigliacco! Vigliacco!

Tommaso                      - (con un pugno sul tavolo) Co­sì...! Perdio, non mi fa impressione!

Bebé                              - (atterrito) Aiutooo!... (Scappa via a destra. Entra Menico da sinistra).

Menico                          - (accorre al grido di Bebé) Silen­zio, monello!...

Tommaso                      - Menico, e tu non mi oltraggi?

Menico                          - Io?

Tommaso                      - Tu non mi ridi in faccia?

Menico                          - Signor assessore, io conosco l'edu­cazione!

Tommaso                      - Però se tu non la sapessi, mi in­sulteresti! C'è uno che almeno sa l'educazione. Ed è il servitore. Vale la pena di essere servi­tori!

Menico                          - Oh, no, signore...

Tommaso                      - Come no? Tu hai moglie?

Menico                          - Sì.

Tommaso                      - Ebbene, tua moglie può scappare quando vuole e con chi vuole. Chi se ne preme? Chi ti dice niente?

Menico                          - Ma mia moglie, signore, non fa queste cose!... Ha sessantott'anni!

Tommaso                      - Mentre a me, ecco! Io sono un... morto. Un vigliacco morto... (Balzando) Ah, no! Quando si è morti non si è più vigliacchi! Un proiettile al cervello, qui, bum! e ogni vi­gliaccheria è uccisa. Tutte le paure umane si sommano in una sola e vera, la paura di morire. Io sono già morto, dunque non ho più paura!

Menico                          - Vuole il giornale?

Tommaso                      - Ti spaventi di morire?

Menico                          - Ma, sa...

Tommaso                      - E' nulla. Un colpo, bum! Ti dimetti dalla sezione vivi e passi alla sezione morti. Vai dal basso in alto. E non si muore, no, ci si eternizza. Butti via il corpo inutile, e l'anima va su, su... Mentre il mondo allonta­nandosi diventa più piccolo, sempre più piccolo, come nei giochi dell'illusionismo. Hai capito?

Menico                          - No!

Tommaso                      - Benissimo! E da lassù voi uomini non vedete me, ma io vedo voi. E mi diverto, là, nello spazio infinito, dove non si teme più nulla, dove nessuno mi dileggia più. E son io che dileggio voi altri, di lassù, vi vedo come dal una finestra che affacci sul mondo... Tutto ciò, con un colpo, bum!

Menico                          - Ma cosa dice mai, signore?

Tommaso                      - Oh, non qui, non subito. Voglio! concedermi il lusso di rimanere un cadavere! vivente per qualche ora. Le mie ultime volontà voglio attuarle di persona. Sono l'esecutore testamentario di me stesso! Poi stasera, quando iddio accenderà le lampade in cielo, troverai un'anima di più, la mia...

                                      - (A poco a poco, durante il discorso, entrano da sinistra varie persone. Guardano stupite, lo ascoltano senza comprendere, restando aggruppate insieme, a sinistra. Entrano il cavaliere e il dottore).

Tommaso                      - ...sola, ferma a un punto lontano, da dove gli uomini mi sembrano moscerini... Guardali, Menico, vedi... affacciati alla finestra...

Menico                          - (si affaccia, senza comprendere, alla finestra, poi si ritrae).

Tommaso                      - La moltitudine popolante i paesi non è che un brulichio d'insetti... Ecco lì, sca­rabei, vermiciattoli... (Indica il gruppetto delle persone presenti. Entrano, al contempo, Berto, Leviani, Ildebrando) Toh, un corpuscolo che si I torce negli spasimi delle passioni... Da lontano pare un pidocchio innamorato... Un altro che s'agita per giungere alla gloria... pare uno scarafaggio... (Entrano Don Lodovico, Riccardo) Guardali, gli uomini che ci parevano gigante­schi, urlano, piangono, corrono... Visti dalla mia finestra, son delle pulci che fanno ridere...  ridere... ridere... (Scoppia in una risata stridula cui si associa stupidamente anche Menico).

Leviani                          - Ma costui ci offende!

Don Lodovico              - (si segna).

Il Dottore                      - Signore!

Tommaso                      - Ah, vi stupite perché ora vi guardo in faccia beffandovi? Non ho più paura, adesso! Ho una forza immensa: la forza della mia debolezza... Vado a commemorarmi io stesso in­nanzi a tutti! V'invito al mio funerale! Addio, amici!... (Gli altri gii voltano le spalle) E rispondete! Imbecilli!... Vi saluta un morto!...

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

Salottino ultimissimo stile, ossia vuoto di mo­bili, ciò che è molto elegante. Appena un tavolinetto accanto a un divano basso e senza spal­liera, ma con un monte di cuscini. Una porta a destra, una a sinistra. In fondo, a destra, la comune, a sinistra la vetrata da cui si passa in giardino. Meriggio.

Floriana è sdraiata sul divano, Alfredo pas­seggia fumando. Grazia attende sull'uscio.

Alfredo                         - E poi?

Grazia                           - Poi sono venuti due signori...

Floriana                         - Oh dio! Forse i padrini!...

Alfredo                         - Insieme?

Grazia                           - No. Uno è entrato dal portone, e ha detto che ritornerà. L'altro dal giardino, è di là che attende.

Floriana                         - E non è venuta ancora Fulvia?

Grazia                           - No, signora.

Floriana                         - Eppure è mezzogiorno!

Grazia                           - Infine, ecco la posta. (La consegna a Floriana).

Floriana                         - Va bene! (Grazia esce dal fondo).

Alfredo                         - Cosa c'è? (Intanto si avvicina al­la vetrata).

Floriana                         - Una lettera e un giornale.

Alfredo                         - (aprendo la vetrata) Avanti, dun­que! (Entra Riccardo).

Riccardo                       - Salute ai colombi!

Alfredo                         - Oh, finalmente, Riccardo! Ti aspettavo... (Saluti, ecc.).

Riccardo                       - Ho avuto il tuo biglietto con l'in­dicazione del giardino, ed eccomi qui.

Floriana                         - E Maria ha ricevuto la mia let­tera?

Riccardo                       - Sì... forse... credo... Ma oggi mia moglie ha un febbrone...

Floriana                         - Ah, poverina! Che sarà mai?

Riccardo                       - Mah! Non può uscire di casa!

Alfredo                         - Domani, dunque, hai la battaglia elettorale?

Riccardo                       - Già... Ma parliamo di voi, State bene?

Alfredo                         - (senza nessunissima convinzione) Sognavamo la felicità e l'abbiamo raggiunta. Vero, Floriana?

Floriana                         - (senza curarsi di rispondere, apre la lettera) Permettete, Riccardo!

Riccardo                       - Prego!

Floriana                         - (legge; si fa livida).

Alfredo                         - (continuando il discorso) E que­sto, mio caro, puoi farlo sapere a tutto il paese. Vero, Floriana?

Floriana                         - (lacerando la lettera) Ah, sudici facchini!

Alfredo                         - Cos'è?

Floriana                         - Una delle solite anonime contro di me!

Alfredo                         - Ancora?

Riccardo                       - Ne ricevete altre?

Alfredo                         - Quasi una il giorno.

Riccardo                       - Sono le signorine del paese che si divertono...

Floriana                         - Le signorine? Ma se ci sono scrit­te un mondo di sozzure!

Riccardo                       - Povere ragazze; non hanno altro da fare...

Alfredo                         - Via, non ci curiamo di simile ro­baccia! Siamo lieti...

Floriana                         - (adirata) Sì, siamo lietissimi! e felici! (Apre il giornale).

Alfredo                         - E soddisfatti. La nostra fuga è un poema d'amore. Se occorresse, la rifaremmo!

Floriana                         - (butta via il giornale. Si alza di scatto) Queste sono mascalzonate!

Alfredo                         - Che cos'è?

Floriana                         - Ma non si può querelarli, co­storo?

Alfredo                         - Chi?

Floriana                         - Anche il giornale umoristico, adesso!

Riccardo                       - (raccoglie il giornale) Ah, il « De­monietto »!

Alfredo                         - (con un balzo) Eh? Sul conto mio? Ah, canaglie! Ricattatori! Dov'è? Fammi ve­dere.

Riccardo                       - (mettendosi in tasca il giornale) Ma non curarti di simile robaccia.

Alfredo                         - Un corno! Bisogna curarsene, invece!

Riccardo                       - Non ne vale la pena! lascia sta­re! Non potete mica correre dietro a tutte le chiacchiere...

Floriana                         - Perché? Si chiacchiera molto?

Riccardo                       - Uh!

Floriana                         - Bene! E' quello che volevo! La maldicenza non è che una forma di ammirazio­ne. Oh, ne gioisco. Parlano dunque con molta invidia?

Riccardo                       - Invidia no! Dirci con molta...

Alfredo                         - ...ironia?

Riccardo                       - ...salacità, ecco, salacità.,.

Floriana                         - Insomma, sparlano, ma ammira­no il nostro disprezzo degli ecrupolucci pae­sani...

Riccardo                       - Veramente, dicono altra roba...

Floriana                         - (irritata) E ditela! Non vedete che noi ne ridiamo?

Riccardo                       - Insinuano... non so... che lui..,

Alfredo                         - Io? Ma non c'interessa! Non ci curiamo di simile robaccia! Siamo l'oggetto dei discorsi? Ebbene, questa è una bella soddisfa­zione!

Riccardo                       - Già, infatti...

Floriana                         - Infatti ne discorrono tutti, è vero?

Riccardo                       - Sì, tutti! Non in modo lusin­ghiero, ma tutti ne discorrono...

Alfredo                         - Bene!

Riccardo                       - Tranne lui, s'intende!

Floriana                         - Lui, chi?

Riccardo                       - Lui... l'ex...

Floriana                         - Mio marito, diamine! Potete no­minarlo.

Alfredo                         - E che fa?

Riccardo                       - Nulla! La cosa non lo riguarda affatto.

Floriana                         - Finge, lo conosco io. Finge di padroneggiarsi...

Riccardo                       - Non finge, ve lo garantisco. An­che un'ora fa, al Circolo, c'è stata una scenata... Lui se n'infischia,

Alfredo                         - Ma sai che ha un bel cinismo?

Floriana                         - No. E' che la fuga non l'ha ri­sentita. In casa stava coi suoi libri, e coi libri è rimasto. Mi amava stillandomi i baci col con­tagocce. Se a tavola è solo, legge il giornale, come faceva anche quando non era solo..,

Alfredo                         - Meglio così! Che t'importa?

Floriana                         - Già, è vero. Pero è seccante, La calma di quell'uomo è offensiva, ecco! In fin dei conti non gli è andata via di casa una serva o un gatto...

Alfredo                         - Ma non prendertela così, cara.

Floriana                         - Egli deve sentire il vuoto nella casa e nel cuore. 0 che in cinque anni di ma­trimonio non gli ho fatto né caldo né freddo?

Riccardo                       - Perciò voi vi siete ribellata...

Floriana                         - Magari! La ribellione è una lotta contro il più forte. Ma dov'è la lotta?. Dov'è il più forte? Contro chi mi ribello io, se quell'uomo è placido, incurante ch'io me ne sia andata?

Alfredo                         - No, tu sei fuggita.

Floriana                         - Fuggita? Si fugge quando si è inseguiti. Chi m'insegue? Quale bellezza ha la nostra fuga se ci manca l'emozione d'un inse­guitore alle spalle?

Alfredo                         - Che ti preme di lui? Si mostra vile? Meglio così!

Riccardo                       - Stasera lo cancelliamo pubblica­mente dalla lista amministrativa... Ma non ne parliamo...

Floriana                         - Dobbiamo parlarne, invece! Sia­mo tornati in paese apposta. Ci mostriamo. Tut­ti vengono a salutarci, soltanto lui non viene ad ammazzarci. E' irritante.

Alfredo                         - Floriana mia, ormai lasciamolo al suo destino... tu non lo amavi...

Floriana                         - Ah sì... cioè no! Lo detesto! Dite­glielo, Riccardo, che lo detesto. Non ve ne scor­date, neh?

Riccardo                       - Se lo volete...

Floriana                         - E mi direte cosa vi risponde, perché poi gli risponderete cosa vi dirò io.

Alfredo :                       - Suvvia, Riccardo non può mica fare il messaggero!...

Floriana                         - Già, scusatemi... Ma ho i nervi, ecco! Oggi è la giornataccia! Permettetemi! Va­do a scrivere! (Infuriatissima, facendo gesti ner­vosi, va via da destra).

Riccardo                       - (la guarda, poi) Va a scrivere?

Alfredo                         - Ahimè, sì! Scrive le sue memorie!

Riccardo                       - E tu?

Alfredo                         - Io no!.

Riccardo                       - Dico, tu sei felice... sul serio?

Alfredo                         - Da trentadue mattine io mi sve­glio e mi domando: « Sono un uomo felice o sono un burattino? ».

Riccardo                       - Non vi amate?

Alfredo                         - * Svisceratamente! Lei dorme di là, io di qua. E' un tipo strano, tutto esteriore. Io conosco la sua posa, non la sua anima. Le piace di sembrare, non di essere. Più che una donna, lei è il mannequin della donna che vorrebbe es­sere. Pensa all'effetto esterno di ciò che fa. Se io giovo a quell'effetto, si occupa di me, se no niente! Le è piaciuta l'idea del rapimento, ma del rapitore... non se ne preme! Io'le ho data l'occasione, e lei è partita con me, se no andava con un altro... Magari con te...

Riccardo                       - Per amor di Dio! E dire che tu le morivi dietro...

Alfredo                         - Per non morire più dietro a una donna, basta viverle accanto un mese. La mia fuga fu un colpo di testa... Credevo di riacciuf­fare per un momento la mia gioventù. Quando non c'è... non c'è, la passione neppure, e c'è invece la donna... niente affatto eccezionale! Mah!

Riccardo                       - Mah!

Alfredo                         - Che ne dicono gli amici?

Riccardo                       - Oooh!

Alfredo                         - Cosa vuol dire « oooh »?

Riccardo                       - Vuoi proprio saperlo?

Alfredo                         - Avanti!

Riccardo                       - Ridono a crepapelle...

Alfredo                         - Ridono? E perché?

Riccardo                       - Perché ti sei lasciato menare per il naso da... da lei che voleva soltanto disfarsi del marito.

Alfredo                         - E sceglieva proprio me?

Riccardo                       - Non te, ma la tua età che ti rende inutile, e il tuo denaro che ti rende utilissimo!

Alfredo                         - Ma codeste sono bassezze. Sta­sera verrò al Circolo e...

Riccardo                       - Non ti consiglio. Faresti ridere peggio!

Alfredo                         - Voglio vedere chi si permette di ridermi in faccia!

Riccardo                       - Nessuno. Ridono tutti alle spalle.

Alfredo                         - Sono i soliti nemici...

Riccardo                       - No! Sono i soliti amici. giungi che Elsa ti copre di contumelie.

Alfredo                         - Elsa?

Riccardo                       - Dice che se t'incontra sei fritto!

Alfredo                         - E' sempre stata una cuoca, quella donna!

Riccardo                       - Tuo padre, poi...

Alfredo                         - Anche mio padre?

Riccardo                       - Ti ha diseredato. (Grazia entra dal fondo).

Grazia                           - La signora può ricevere?'

Alfredo                         - Chiamatela, è in camera sua. Vie­ni di qua, Riccardo.

                                      - (Grazia entra a destra).

Riccardo                       - Io debbo andarmene. Guai se mia moglie mi sapesse qui. Capisci come sono le mo­gli... Dice che tu ormai sei uno scandaloso...

Alfredo                         - Così non lo fossi stato!... Ancora un minuto. Vieni! (Entrano a sinistra).

Pina                               - (entra dal fondo, esitante, guardando in giro) Permesso?.

Grazia                           - (torna da destra) Si accomodi, viene subito! (Via dal fondo).

Pina                               - Grazie.

Floriana                         - (entra da destra) Tu, Pina? Qui? Che gioia! Dammi un bacione...

Pina                               - (sostenuta) No, no! Io sono molto ar­rabbiata, e sono dolente che incomba a me, so­rella minore, il compito di stiz... stig... stim....

Floriana                         - Stigmatizzarmi?

Pina                               - Sì, ma che parola difficile, Floriana mia! Però la zia m'ha imposto di dirla. Aspetta, non ho finito. Tu, sorella primogenita hai mac­chiato il nome puro della nostra famiglia, e...

Floriana                         - E' lunga la predica?

Pina                               - Per me la finisco anche qui, ma tu dirai alla zia che l'ho servita tutta!

Floriana                         - La zia verrà?

Pina                               - E' venuta. Si è fermata nel portone e non sale per alterigia. Attende che tu la chiami. Allora lei entra e ti fa un'altra predica più lunga.

Floriana                         - Lasciamola stare nel portone!

Pina                               - Sì, ma, mia cara, l'hai fatta grossa! Hai dato cattivo esempio a me che sono ragazza. Sicché io ora sarò costretta a fuggire con Ildebrando!

Floriana                         - Pina! Cosa hai detto?

Pina                               - E tu cosa hai fatto? Non ne sai le conseguenze. La mamma se l'è presa con papà che ti viziava, papà ti maledice, la zia peggio che mai, le amiche ti disprezzano. Ildebrando mi ha scritto un sonetto d'addio, io sono fuori di me, e vengo a invitarti a nome di tutti i pa­renti, a...

Floriana                         - ...a... far che?...

Pina                               - A tornare presso tuo marito!

Floriana                         - E... mio marito lo sa?

Pina                               - No, ma... si suppone che ti aspetti.

Floriana                         - Supponete voi! Ma bisogna ve­dere se egli mi aspetta davvero!

Pina                               - Già, a questo non avevo pensato... Vado a dirlo alla zia...

Floriana                         - Lascia stare la zia, vieni qua. Uno di voi dovrebbe recarsi da Tommaso, cono­scere almeno il suo pensiero in proposito, tasta­re il terreno...

Pina                               - E chi dovrebbe andarci?

 Floriana                        - Papà, per esempio

Pina                               - Papà? E' idrofobo! Pare una belva del deserto.

Floriana                         - Allora, la mamma...

Pina                               - Uhm! restiamo sempre nel deserto!...

Floriana                         - E come vieni a propormi di ritor­nare da Tommaso?

Pina                               - Ma santi numi, perché lo hai lasciato? Non potevi fare lo stesso restando con lui?

Floriana                         - Far lo stesso... che cosa? Pina! Che modo di pensare è il tuo?

Pina                               - Io non penso.,, non so... Dico che non c'era bisogno di andarsene! Un po' di pru­denza, di tatto... e si fa il proprio comodo!

Floriana                         - (stupefatta) E’ proprio comodo... in che senso?

Pina                               - In un senso qualunque, ma fuggire, no! Fuggire è una vergogna!

Floriana                         - Meno di quanto credi e di quanto dici tu, ragazza mia!

Pina                               - Ah sì? Allora io fuggo con Ilde­brando!

Floriana                         - Pina! Non dirlo neanche per scherzo!

Pina                               - Ma tu...

Floriana                         - Io ho un altro modo di vedere le cose! Tu hai l'obbligo di vedérle all'opposto di come le vedo io! Tu sei una ragazza per bene...

Pina                               - ...e tu?

Floriana                         - (sconcertata)...Già, anch'io... ma è un'altra cosa! E poi, dici che Ildebrando t'1ho scritto un sonetto d'addio...

Pjna                               - Sì, ma dopo me ne ha scritto un altro, con la coda, di nascosto, proponendomi di fuggire con lui...

Floriana                         - Ah! farabutto! E tu che cosa gli hai risposto?

Pina                               - Son venuta da te a domandar consi­glio, sicura che tu avresti approvato...

Floriana                         - T'impongo di ritornare a casa immediatamente! Chiamo subito la zia!...

Pina                               - No, no... non lo faccio, Floriana, te lo giuro... Non chiamare la zia! Torno a casa...

La voce di Maria           - (dal giardino). Floriana! Floriana!

Floriana                         - (corre verso la vetrata, apre) Mia buona Maria!

. Maria                           - (entra dalla vetrata) Come stai dun­que? (Abbracci, baci, ecc.).

Floriana                         - E tu, cara, e tu?

Maria                             - Anche tu qui, Pina?

Pina                               - No, no! Io non ci sono... Nessuno lo deve sapere... Addio, neh? Ciao, Maria! (In fretta via dal fondo).

 

 Floriana ^                     - Torna, Pina, torna domani!

Maria                             - Anche di me, sai? nessuno deve sapere ch'io sono venuta. Neanche mio marito! Voleva venir lui ma oggi ha un febbrone, non può uscire di casa...  

Floriana                         - Sei qui di nascosto di lui?

Maria                             - Sai, capisci... come sono i mariti... Dice che tu ormai...

Floriana                         - Ormai ho scelto un uomo di cui sono l'amante...

Maria                             - ... nuta!

Floriana                         - (livida) Eh? mantenuta, io?

Maria                             - Non arrabbiarti! Sciocchezze! Sono di quelle parole che dicono gli uomini... Par­liamo di te! E' questo il tuo nido d'amore? Sie­te felici? Vi ho visti ieri sera a teatro, ma ho finito di non vedervi... sai com'è la gente! L'oc­chio del mondo ha una bocca che ne. dice di quelle... Ma tu stai bene! Ah, son curiosa di sentire delle cose piccanti. Tutte le amiche voglion saperle. Ne faremo un gran parlare. C'è chi te le canta grosse, ma io ti difendo, sai? Troppo non posso, perché se no sparlano anche di me, ma... (Intanto si seggono).

Floriana                         - (troncando il torrente di chiacchie­re)...Ma cosa dicono, insomma?

Maria                             - Pettegolezzi...

 

Floriana                         - Mi chiamano la peccaminosa, for­se? La grande peccatrice?

Maria                             - Oh no! Ti danno altri nomi... certi nomi...

Floriana                         - Diranno che sono una creatura d'amore!

Maria                             - Macché! Dicono che ti han fatto gola i danari di Alfredo...

Floriana                         - (sdegnatissima) Oh, no!

Maria                             - Sì, sì, altrimenti te ne saresti preso uno più giovine!

Floriana                         - E' un'infamia!

Maria                             - Ma c'è chi dice che ti prenderai un numero due, facendolo pagare al numero uno...

Floriana                         - Sono sudicerie senza nome! E son le signore?...

Maria                             - Oh, anche i signori...

Floriana                         - ... che mi accusano di così basso calcolo?

Maria                             - Ecco, di basso calcolo ha parlato soltanto la Rolandi, ma quella nessuno l'avvi­cina, è una donna fuggita dal marito... (Ripren­dendosi dalla gaffe) Tanti anni fa, sai? Quando non si usava...

Floriana                         - Non importa, Maria, continua!

Maria                             - Ma no, parlami di te, dunque... E' vero che lui ti picchia per gelosia?

Floriana                         - Chi? Alfredo?

Maria                             - Dicono che è un bruto!

Floriana                         - (non ne può più) Alfredo è un fior di gentiluomo che mi adora, capisci? E io l'adoro! Viviamo d'amore, lontani dalle lin­guacce di quelli che si fingevano nostri amici! Siamo come in un sogno, circondati di poesia, capisci? di poesia!... (Elsa entra dal fonda con Grazia).

                                      - (Il vocìo volgare e violento si sente subitodopo l'ultima parola di Floriana, indi Elsa irrom­pe sguaiatamente, ma Grazia la trattiene più che può).

Elsa                               - (parlando in un qualunque dialetto) Vi dico che voglio entrare!

Grazia                           - Ma aspetti che l'annunzio!

Elsa                               - Me n'impipo! Chi è di queste due la famosa Floriana? (A Maria). Voi forse?

Maria                             - Signora, mi meraviglio!

Floriana                         - Sono io! Chi è lei? Cosa vuole?

Elsa                               - Cosa voglio? Il mio amante, voglio.

Maria                             - Senti, Floriana, io me ne vado...

Grazia                           - (Elsa) Ma venga via!

Elsa                               - Ah, siete voi la Giulietta? E dov'è il Romeo? Quel vecchio Romeo scimunito? Fuori! Ho dei diritti su lui! E non c'è donna onesta che possa contestarmeli!

Floriana                         - Uscite, signora!

Elsa                               - Datemi il mio amante! (Riccardo e Alfredo vengono da sinistra).

Alfredo                         - Che c'è?

Riccardo                       - (a Maria) Tu qui?

Maria                             - E tu?

Elsa                               - Eccolo il ragazzino che si fa menare per il naso dalle fraschette maritate!

Floriana                         - Alfredo, mandala via o la stran­golo!

Alfredo                         - (cercando di spingere via Elsa) Elsa, ti ordino di andar via! Via! (Elsa si di­batte).

Riccardo                       - (a Maria) Ti avevo proibito...

Maria                             - Anch'io!

Elsa                               - Sto qui finché tu non vieni con me!

Floriana                         - Va', esci con lei! Ch'io non la veda più!

Elsa                               - Stia tranquilla, che non l'insudicio mica!

Alfredo                         - Vieni via! Andiamo!

Elsa                               - (andando via) Però io gli amanti del­le altre non me li prendo! (Escono dal fondo quasi colluttando, Elsa, Grazia e Alfredo. Ap­pena usciti si sente un tonfo e un rotolìo vio­lento).

Riccardo                       - Lo ha buttato dalle scale!

Maria                             - (a Riccardo) A casa faremo i conti!...

Riccardo                       - (congedandosi) Mi duole, signora, che...

Maria                             - E' tardi, bisogna andar via.

Riccardo                       - Aspetta! Non vorrai trovarti pei le scale con quella donna...

Maria                             - Usciamo dal giardino.

Riccardo                       - Ossequi, signora... Siate sempre felici.

Maria                             - Perdonami, cara, sono costretta ad andarmene perché...

Riccardo                       - ...hai tanto da fare...

Maria                             - Già, ho tanto da fare...

Riccardo                       - Stamattina avevi un febbrone...

Floriana                         - Non vi preoccupate... Addio! Tanto, siete venuti per godere lo spettacolo della mia felicità... Ecco, lo avete visto... Po­tete raccontarlo... Buongiorno!...

Maria                             - Ciao!

Riccardo                       - A rivederci! (Escono dalla ve­trata, bisticciandosi).

Floriana                         - (cadendo sul divano) Dio! Dio! Dio! (Grazia entra dal fondo).

Grazia                           - Signora... (Floriana tace) Signora...

Floriana                         - (si alza irritata) Marche signora! Non sono la signora di nessuno io!

Grazia                           - Quel signore che non è entrato sta­mane, è entrato ora.

Floriana                         - II nome?

Grazia                           - Non vuol dirlo. Teme di non esser ricevuto.

Floriana                         - (raggiante) E' lui! Tommaso! Ali, finalmente! Avanti! Avanti! (Grazia esce).

Floriana                         - (guardandosi nello specchio, riaggiustandosi, assumendo una posa di occasione, continua a dire) E' lui... è lui... è lui... (Papà Mar siili entra dal fondo, preceduto da Grazia).

Grazia                           - Favorisca! (Esce).

Floriana                         - (guarda il vecchio e resta delusa). Non è lui! Ah, comprendo, lei è mandato da lui. Lei viene a tentare un accomodamento. No, caro signore! Le donne come me non tornano in­dietro. Quindi le sue parole sono buone, giuste, ma inutili. Lei parla benìssimo, ma mi duole di doverle rispondere che della mia vita dispongo io. Egli me la tronchi piuttosto! Glielo dica!

Marsilli                          - Signora, io non comprendo! Io vengo per conto mio. Ho da parlarle.

Floriana                         - Si accomodi, prego... (Seggono).

Marsilli                          - (grave e solenne) Io sono il pa­dre di Alfredo...

Floriana                         - Eh?

Marsilli                          - Il padre di Alfredo!

Floriana                         - ...ah no! anche il padre di Al­fredo! Ma questo è il secondo atto della « Traviata »!...

Marsilli                          - Che c'entra la « Traviata »?

Floriana                         - No! E' troppo buffo! Vada, va­da da suo figlio! Io affogo nel ridicolo! Vada via... via...

Marsilli                          - (si alza) Secondo atto a me? Tra­viata a me?... (Alfredo viene dal fondo).

Alfredo                         - (stupefatto) Papà!

Marsilli                          - Oh! sciagurato! Sciagurato! A me traviata?...

Alfredo                         - Perché sei qui? Cosa vuoi? Po­tevi farmi chiamare...

Marsilli                          - Non voglio nulla!... Va'! Non ho più figlio! Non ho più figlio!... (Via dal fondo),

Alfredo                         - Ma chi lo ha fatto entrare? Cosa ti ha detto?

Floriana                         - E' buffo! E' buffo! Siamo co­perti di banalità!...

Alfredo                         - Ma che diavolo è successo?

Floriana                         - Non lo sai? Non lo vedi? Caschi dalle nuvole? Non ne posso più! E se non mi trattenesse il dispetto, sarei già fuori, fuori...

Alfredo                         - Hai qualcosa da rimproverare a me?

Floriana                         - Chi parla a te? Ti dico nulla io? Mi dici nulla tu? No! E questo è il male! Come posso farti una scenata io, se tu non, mi dai un pretesto? Stiamo a sbadigliarci tutto il giorno: « Ah, come siamo felici! », e ce lo ripetiamo per convincere noi stessi, per darci almeno l'ap­parenza della felicità! Ma non c'è neanche quella. E tuttavia tu sei sempre gentile, affettuoso, mai uno sgarbo che mi faccia gridare, mai un appiglio per una lite, niente! Là, come un agnello bene educato... E' troppo, mio caro, è troppo! I tuoi modi sono deplorevoli!

Alfredo                         - (attonito) Ma Floriana, tu non ra­gioni!

Floriana                         - (sempre più in furia) E fammi una villania una buona volta! Mancami di ri­spetto, com'è dovere d'un galantuomo! Tratta­mi male perché io possa attaccare un litigio! Con chi sfogo io, contro chi posso urlare, se tu continui a essere irreprensibile? Non vedi chi viene qui? Non senti che cosa dicono?. Che uomo sei? E mostrati incivile! Sii screanzato, perbacco! Ch'io non ne posso più! Uffa! (Via a destra).

Alfredo                         - Io sono intontito! Ma dove siamo? Ah, perdinci, adesso senti! (Fa per andare. Gra­zia viene dal fondo).

Grazia                           - Signore!

Alfredo                         - Che c'è?

Grazia                           - Mezzogiorno è suonato da un pezzo. Lorsignori non hanno preso nulla da stamane... Posso apparecchiare?

Alfredo                         - Ma chi pensa a mangiare? Vai al diavolo anche? tu! D'ora innanzi sono un villano! Un facchino! Uno scalzacane! La tua condotta è deplorevole: fammi una villania... mancami di rispetto, com'è dovere d'ogni galan­tuomo! Trattami male! Che uomo sei? Sii screanzato, perbacco, ch'io non ne posso più... non ne posso più!... (Via a destra).

Grazia                           - (con una smorfietta guarda verso la stanza) Questi sono matti! (Tommaso compa­risce dalla comune).

Tommaso                      - Ci sono?

Grazia                           - Chi?

Tommaso                      - I matti!

Grazia                           - Capita bene! Vuole essere annun­ziato?

Tommaso                      - Con solennità!

Grazia                           - Chi devo dire?

Tommaso                      - Un defunto!

Grazia                           - Oh Dio! Chi è defunto?

Tommaso                      - Io!

Grazia                           - (si scosta impaurita) Non c'è nes­suno, sa? Nessuno! Vada via, buon uomo.

Tommaso                      - Credi matto anche me? Io sono savio e virtuoso, come tutti i defunti. Va', chia­ma i tuoi padroni!

                                      - (Si sente il battibecco di Floriana e Alfredo che continua nella stanza accanto, indi Floriana e Alfredo vengono da destra, si fermano stupe­fatti, tacciono d'incanto, cambiano espressione).

Floriana                         - (quasi con gioia) Tommaso!

Alfredo                         - (minaccioso) Voi!

Tommaso                      - (a Grazia) Eccoli, non chiamarli più. Vattene. (Grazia esce dal fondo). Ed ora...

Floriana                         - (impaurita)...No!! Tommaso, non uccidermi!

Alfredo                         - (gli punta la rivoltella contro) Venderò cara la mia vita!

Tommaso                      - Non vi disturbate! Vi fa ombra... un'ombra?

Alfredo                         - Se siete venuto con un delegato, siamo qui!

Floriana                         - Affronterò tutto, anche una con­danna!

Tommaso                      - E' inutile. Vi è già un condannato!

Alfredo                         - Eh?

Tommaso                      - A morte!

Floriana                         - Chi?

Tommaso                      - Io!

Alfredo                         - Non so cosa vogliate dire, signo­re, ma... io sono ai vostri ordini!

Tommaso                      - Grazie. Il carnefice non occorre. E' già fatto.

Alfredo                         - Qualunque riparazione vogliate...

Tommaso                      - Nella fabbrica del mio onore non si fanno riparazioni.

Floriana                         - Tommaso, so la gravità del mio fallo. Ma non aspettare ch'io ti domandi per­dono. Sono troppo orgogliosa. E ormai non ti appartengo più!

Tommaso                      - Me ne sono accorto!

Floriana                         - Qualunque speranza di concilia­zione è vana!

Alfredo                         - Floriana e io non ci disuniremo mai!

Floriana                         - Già... si…. Mai….            

Tommaso                      - E fate bene. Io voglio unirvi di più.

Floriana                         - Tu?

Tommaso                      - Sono queste le ultime volontà di Tommaso Zanni, che era un brav'uomo, pace all'anima sua!

Floriana                         - Ma...

Tommaso                      - ... Articolo primo del mio-suo testamento: lascio la moglie al relativo amante che se la merita e ben gli sta!

Alfredo                         - Ma voi...

Tommaso                      - ... Un momento. A patto che voi vi sposiate.

Floriana                         - Noi?

Tommaso                      - Eh, son venuto per questo!

Floriana                         - Tommaso!

Tommaso                      - Dovete essere felici, per disposi­zione testamentaria!

Floriana                         - Cosa vuoi dire, spiegati!

Tommaso                      - Tu sei vedova!

Alfredo                         - Venite ad insultarci?

Tommaso                      - A beneficarvi! Sposi tra dieci mesi, voi starete nella pace coniugale, e io nella pace eterna.

Floriana                         - A che cosa miri con questo discorso? Intendiamoci! Noi non vogliamo.

Tommaso                      - ... Non volete sposarvi? Ma se vi amate tanto...

Floriana                         - Sì, però...

Tommaso                      - ... però... non avevate previsti» le nozze! Ah sì, è grave, ma dovrete sposarvi, Ve lo imporranno la voce pubblica, il mio testamento e la mia morte. E voi sarete felici per forza. Vi odierete, ma uniti! Invocherete l'infelicità... Niente! Felicità obbligatoria, amore, sogno, ideale, stop.

Alfredo                         - Costui non ragiona!

Tommaso                      - Anzi è adesso che comincio a ragionare. Vi secca, lo so; credevate di fare i poetici. Eh no! il mondo è prosaico. Ride; de­ride voi e me! Ma io mi metto al disopra del ridicolo ; uccideranno anche voi! Volevate stupe­fare, e siete stupefatti! Tutto il paese sghignazza! L'ho fatto apposta a rendermi zimbello. Ma ora io sono morto, e i due zimbelli siete voi!

Floriana                         - Per carità, Tommaso, parliamo da persone serie. Smetti uno scherno inutile!

Alfredo                         - E cercate una soluzione più logica al vostro caso!

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Tommaso                      - L'ho trovata! Un colpo, bum!

Alfredo                         - Codesta è viltà! Cercate una solu­zione forte!

Tommaso                      - Avete rapito quella donna, io ve la dò al fianco per tutta la vita, a meno che lei non fugga con un altro, e non vi pare una soluzione forte?

Alfredo                         - No!

Tommaso                      - Già, perché è l'unica alla quale non avete pensato. Infatti voi conoscevate le donne ma non conoscevate gli uomini. j

Alfredo                         - E allora va bene. D'accordo. Flo­riana resta con me. E ciò distrugge le vostre sup­posizioni,.

Tommaso                      - Dovete sposarvi!

Alfredo                         - Benissimo! Si prende per qualche tempo la cittadinanza d'un paese dove esiste il divorzio...

Tommaso                      - Ma volete un divorzio più rapido e legale di quello esistente fra la terra e il cielo?

 

Floriana                         - Sei venuto a spaventarci con la minaccia del tuo suicidio? E' una cosa infantile! So bene che tu non lo farai...

Tommaso                      - ... L'ho già fatto!...

 

Floriana                         - Eh?

Tommaso                      - Io sono morto. Il mio corpo è qui, ma la mia anima è già fuori! Qui non c'è un uomo, o un marito, che qualche volta è anche un uomo. Io qui non ci sono...

Alfredo                         - Ma voi siete...

Tommaso                      - ... Io fui!

Alfredo                         - Voi siete presente...

Tommaso                      - Trapassato!

Alfredo                         - Vivo!

Tommaso                      - Morto!

Floriana                         - Tutto ciò è pagliaccesco!

Tommaso                      - Quello che è molto tragico è sem­pre pagliaccesco! E ognuno di noi ha il suo turno di pagliaccio a questo mondo! Oggi finisce il mio e incomincia il vostro!

Floriana                         - No, no, Tommaso, per amor di Dio, ragioniamo. Taci un momento, ascoltami, vieni qua...

Tommaso                      - Cosa?

Floriana                         - Vieni qua...

Tommaso                      - Non posso! Sono al di là. Ho già varcato la soglia eterna. E ci sto bene perché adesso è bello. Adesso mi diverto. A starci den­tro il mondo è brutto, pettegolo, doloroso, ma a guardarlo da lontano è comicissimo. Voi, per esempio, mi divertite enormemente. To vi vedo quando siete soli, quando vi sposerete, e poi vi farete le corna... Dal punto dove io mi son mes­so, siete così buffi, ma così buffi, che bisogna es­sere defunti per capirlo!

Alfredo                         - E smettete questa follia!

Floriana                         - No, non perdiamo la calma... Tutto ciò è umiliante. Tommaso, ti prego di non dire delle cose insensate. Troviamo insieme una migliore via d'uscita. Tu non vuoi quere­larci, è vero? Non vuoi fare divorzio?

Alfredo                         - Facciamo almeno finta di bat­terci! Combineremo in modo che io sia ferito. Rialzeremo la dignità...

Tommaso                      - E' inutile! E' discesa definitiva­mente!

Floriana                         - Ma tu hai dei doveri per la tua posizione sociale, il tuo nome...

Tommaso                      - E ve ne preoccupate proprio voi?

Floriana                         - Ma almeno rispetta te stesso, abbi dei riguardi per la tua persona...

Tommaso                      - La mia persona non esiste più! Esiste il mio spirito, il quale osserva e motteg­gia... perché ha dello spirito!

Floriana                         - Pensa alla gente...

Alfredo                         - Agli occhi del mondo...

 

Floriana                         - Dobbiamo dunque essere noi a tentare di salvarti?

Alfredo                         - Insomma...

Tommaso                      - Buffoni! Non vi accorgete che tentate di salvare voi stessi? Credevate di fare un romanzo, e cascate nella farsa! Volevate spennellare di azzurro il quadro grigio della vita quotidiana. E io avrei dovuto aggiungere il toc­co rosso, là!... rosso sangue!... Io me ne infi­schio e allora l'azzurro sbiadisce e il quadro diventa nero! Un'illusione di meno e un amante di più! Avete bisogno di qualcosa che vi al­lacci, di un nemico che vi tenga stretti non perché possiate amarvi più, ma per difendervi scam­bievolmente. E chi dovrebbe essere il nemico? Io! Ma io sono un amico... Sposatevi, cari... L'amore non vi unisce ma vi unirà la legge... Felicità, prosperità, fecondità! Amore, sogno ideale stop...

Alfredo                         - Smettetela, ripeto! Un uomo d'o­nore che riceve un affronto si vendica diversa­mente!

Floriana                         - La tua ira beffarda non serve a nulla!

Alfredo                         - Vi ho già detto che sono ai vostri ordini!

Floriana                         - Tu non puoi mostrarti un vile.

Alfredo                         - E se non volete battervi perché vi ho tolta la moglie, battetevi almeno perché vi oltraggio chiamandovi l'ultimo degli uomini.

Floriana                         - (convulsa) No... Alfredo... Tom­maso...

Tommaso                      - (come se fosse estraneo) Scusate la curiosità: a chi avete parlato?

Alfredo                         - A lei!

Tommaso                      - A lui!           

Alfredo                         - A lei» a lei!

Tommaso                      - Ma « lei » oraè « lui », cioè Tommaso Zanni, quello ch'io ero quando ero vivo. Non so cosa avrebbe risposto all'insulto « lui ». Io che sono la sua memoria, resto im­passibile. Non mi giunge: sono lontano, alla finestra, e quasi non vi distinguo più nell'im­menso vivaio del mondo... "

Floriana                         - Tommaso!

Tommaso                      - Cioè... sì, aspetta... Vi vedo con­fusi tra gli altri, femmine, mascalzoni...

Alfredo                         - (riafferra la rivoltella e gliela punta contro) Ah, perdio!

Floriana                         - (dà un grido, si lancia).

Tommaso                      - (calmissimo, ferma il braccio d'Al­fredo) Vile! tu uccidi un uomo morto! (E se ne va tranquilla mentre cala la tela).

Fine del terzo atto

ATTO QUARTO

La sala da pranzo del primo atto. Libri da per tutto. Sera. Lumi accesi. Rosetta apparec­chia la tavola.

Riccardo, Fulvia, Ildebrando, Leda, Leviani, il Dottore, il Cavaliere, ansanti, in orgasmo.

Riccardo                       - (a Rosetta) Ma, ragazza mia, è sicuro che viene a casa?

Rosetta                          - Non vede che apparecchio per il pranzo? Ancora non ha mangiato. E' uscito sta­mattina alle dieci per andare al Circolo, e non è più tornato.

Riccardo                       - (agli altri) Infatti, è venuto al Circolo dove si sono svolti quegli incidenti che sapete.

Ildebrando                    - Poco prima di mezzogiorno è entrato nella casa dove abita sua moglie con l'a­mante!

Leviani                          - E noi ci siamo fermati per sentire i colpi e gli urli...

Riccardo                       - Nulla?

Leviani                          - Nulla!

Ildebrando                    - Tommaso è uscito tranquillo come è entrato.

Fulvia                            - Però, poco dopo io mi sono recata a trovare Floriana...

Leda                              - (con sdegnò) Tu? Oh!

Fulvia                            - E Floriana mi ha detto: « Va', cor­ri, cerca mio marito, vuol commettere una scioc­chezza! ».

Riccardo                       - E lo avete rintracciato?

Fulvia                            - No!

Leda                              - Era l'una quando è giunto come un bolide nella mia classe, mentre io cominciavo la lezione pomeridiana.

Riccardo                       - Ebbene?

Leda                              - Ebbene, s'è messo a urlare: «Fini­tela d'insegnare bestialità nelle scuole! L'istru­zione corrompe l'animo! Lasciateli ignoranti i fanciulli, e saranno felici! ».

Il Dottore                      - Mio figlio ne era contentissimo.

Leda                              - E' successo un pandemonio...

Riccardo                       - Dopo dov'è andato?

Il Cavaliere                   - Di casa in casa, perfino in casa mia...

Il Dottore                      - Dicendo: « Aprite gli occhi, guardate in faccia la verità e vedrete com'è buf­fa la vita! ».

Leviani                          - Ha rivelato le porcherie di tutti.

Ildebrando                    - Ha messo le mogli contro i mariti, i figli contro i padri...

Il Cavaliere                   - In molte case a quest'ora si picchiano, si accapigliano...

Berto                             - (entra dal fondo ansante) E' qui?

Riccardo                       - Macché, non si riesce a trovarlo!

Fulvia                            - Che si sia di già...?

Rosetta                          - ... di già... che cosa?

Riccardo                       - Niente, Rosetta, va' di là!

Leda                              - Non lo si trova né morto né vivo...

Berto                             - Eppure c'è! Gira nel paese... Alle due è entrato nel tribunale mentre era sospesa l'udienza, ed ha gridato: « E' inutile aspettare giustizia nel tempio dell'ingiustizia! Se l'uomo può giudicare l'uomo, il reo può condannare il giudice! ».

Riccardo                       - E non l'hanno arrestato?

Berto                             - Lo hanno credulo pazzo, la folla sel'è portato via.

Ildebrando                    - Lo segue un codazzo di gente.

Leviani                          - Ed egli grida: « Ascoltate, o vi­venti! è un cadavere che vi parla! ».

Riccardo                       - E la folla?

Ildebrando                    - Comincia ad ascoltarlo per scherzo, e finisce applaudendo sul serio!

Berto                             - E lui parla, parla...

Riccardo                       - E dire che non ha mai parlato al Consiglio Comunale!

Rosetta                          - (a Fulvia) Ma mi spieghi, signo­ra...

Fulvia                            - Zitta, saprai dopo! (Don Lodovico viene dal fondo).

Don Lodovico              - Correte! Bisogna calmarlo, mettergli addosso il santo timore di Dio... E' un energumeno!

Riccardo                       - Lo aspettiamo da un'ora!

Don Lodovico              - Mi ha scombussolato la chiesa!

Leda                              - Anche la chiesa?

Il Cavaliere                   - Quando?

Don Lodovico              - Poco fa, durante la funzione del vespro, improvvisamente, un uomo è salito sul pergamo e ha urlato: « Di quassù si predica l'ipocrisia! Iddio è nei cieli luminosi non già nelle chiese tenebrose! ». Era lui!

Berto                             - Figuriamoci i fedeli!

Don Lodovico              - La casa di Dio pareva la casa del diavolo!

Riccardo                       - Lo hanno bastonato?

Don Lodovico              - Portato in trionfo! Ora è in piazza, che fa un discorso!...

Riccardo                       - Ebbene, andiamo in piazza!

Berto                             - Zitti un momento! (Si sente un vo­ciare lontano).

Il Cavaliere                   - Cos'è? una dimostrazione?

Leda                              - (guarda dalla finestra) Si vede un mo­vimento confuso...

Ildebrando                    - E' la folla che si avvicina.

Fulvia                            - No, non si avvicina. E' ferma.

Leviani                          - C'è uno che parla.

Il Dottore                      - Dev'essere lui!

Don Lodovico              - Andiamoci subito!

Riccardo                       - No, sentite, amici, qui non c'è che un rimedio...

Il Cavaliere                   - Il manicomio!...

Riccardo                       - Bisogna prendere Tommaso con le buone. Soprattutto non è più ih caso di can­cellarlo dalla lista dei candidati amministra­tivi!...

Berto                             - Naturalmente! La folla è con lui!

Riccardo                       - Dobbiamo convincerlo ch'egli non è un perseguitato, che nessuno gli vuol male...

Ildebrando                    - Anzi, io lo stimo moltissimo!

Il Dottore                      - Dopo tutto è un uomo di ta­lento...

Il Cavaliere                   - Di genio...

Fulvia                            - Un cuore d'oro...

Leda                              - Onesto, inoffensivo...

Riccardo                       - E se la moglie è... quella che è lei, Tommaso rimane sempre quello che è lui...

Il Dottore                      - Un gentiluomo!...

Leviani                          - Un superuomo! perché se n'è in­fischiato.

Don Lodovico              - La disonesta è quella donna!

Fulvia                            - Scandalosa!

Berto                             - Si avrebbe torto a non apprezzare degnamente le qualità di Tommaso Zanni!

Riccardo                       - Che è perdonabile per qualche alterco...

Don Lodovico              - ... qualche imbarazzo finan­ziario...

Berto                             - Ma chi non ne ha oggi?

 Leda                             - La folla s'avvicina! (Il vocio cresce).

Riccardo                       - Eppoi gli hanno fatto dei torti!

Il Cavaliere                   - Benissimo!

Ildebrando                    - E' lui! lo portano in trionfo!

Il Dottore                      - (grida dalla finestra) Viva Tom­maso Zanni!

                                      - (Il vocio è altissimo; le persone della scena corrono chi alla porta, chi alla finestra gridan­do; a Evviva! ». Movimento straordinario. Tom­maso fa un'entrata quasi trionfale).

Tommaso                      - (entra dal fondo) Ho messo l'or­dine in tutta la città! (Dall'esterno il vocio si allontana. I presenti alzano ancora qualche ev­viva).

Ildebrando                    - (è salito su d'una sedia e sta per arringare) Amici, dinanzi a tanta...

Tommaso                      - (imponendogli col gesto di scendere) Pst! giù! (Gli mette la mano sulla bocca. Guarda intorno stupefatto) Che vuol dire ciò?

Riccardo                       - Una manifestazione di affetto! Anche la folla ha...

Tommaso                      - No, la folla mi ha fatto l'accom­pagnamento, ed ora si ritira placida. Han fatto il mio funerale!

Riccardo                       - Finiamo queste storie! Qua la mano.

Leviani                          - Leali avversari!

Berto                             - Tutto è finito!

Il Cavaliere                   - Una stretta cordiale!

Tommaso                      - (contempla tutte le mani tese verso di lui, e infila le proprie in tasca).

Berto                             - Metti le mani in tasca?

Tommaso                      - Nelle « mie » tasche!

Don Lodovico              - Come? Rifiutate una stretta?

Tommaso                      - Don Lodovico: Parce sepulto!

Ildebrando                    - Non credi al nostro affetto?

Berto                             - Ma se ti siamo amici!

Tommaso                      - Appunto per questo!

Il Cavaliere                   - Ci conosciamo da vent'anni!

Il Dottore                      - Possiamo darci del tu!

Don Lodovico              - A morire e a pagare c'è sem­pre tempo!

Fulvia                            - Adesso mi accorgo che il vincitore siete voi, Tommaso!

Tommaso                      - Che cosa c'è sotto?

Riccardo                       - Ma no!

Lèda                              - C'è un malinteso!

Leviani                          - Un qui prò quo!

Tommaso                      - O son questi i primi frutti del testamento che ho lanciato alle turbe?

Don Lodovico              - Testamento?

Tommaso                      - Sì, nulla per voi... Non lascio di tesori neanche l'idea, ma lascio idee che sono tesori!

 

 I

Riccardo                       - Senti, Tommaso, metti da banda le fantasticherie e vieni a pranzo con noi!

Varii                              - Sì, a pranzo con noi!

Tommaso                      - Ci dev'essere un tranello!

Berto                             - Ma no, un incidente esaurito!...   

Riccardo                       - Tu non hai più questioni perso­nali con nessuno.

Tommaso                      - Ne ho una gravissima.

Riccardo                       - Con chi?

Tommaso                      - Col mondo! Lo scaccio dalla mia presenza; e me ne vado...

Il Cavaliere                   - Ma non dire così...

Il Dottore                      - Ti fai torto!

Leviani                          - Glie lo garantisco io!

Tommaso                      - Lei vada a farsi pestare i calli!... Che cosa ha fatto cambiare i vostri sentimenti verso di me da stamattina a stasera?

Ildebrando                    - Rispetto!

Riccardo                       - Stima!

Tommaso                      - E allora elevatemi un monumento al centro della città. Così voi metterete in piazza me, dopo ch'io ho messo in piazza voi!

Riccardo                       - Suvvia, Tommaso, sai bene che è l'affetto...

Berto                             - L'amicizia...

Tommaso                      - No, ho capito che cosa è...

Varii                              - Cosa?

Tommaso                      - La paura!

Varii                              - Ma no!

Tommaso                      - Sì! Avete paura! Finché si trat­tava di beffarmi, la commedia vi divertiva. Ora il mio suicidio cambia la commedia in tragedia, e voi avete paura di assumerne il peso!

Riccardo                       - Noi? Che c'entriamo noi con certi dispiaceri familiari... tuoi?

Tommaso                      - Il dispiacere di uno fa sempre piacere agli altri!

Berto                             - Non è vero! Noi abbiamo deplorato...

Il Cavaliere                   - ... e deploriamo!

Tommaso                      - Adesso? Dopo, cioè, avermi spinto al proposito di... uno sproposito? Ma adesso  è tardi.

Riccardo                       - Siamo qui tutti a farti una rivendicazione clamorosa...

Tommaso                      - Non sia mai! Dovrei essercene grato per tutta la mia vita. E la gratitudine è umiliante, mi lega a voi, mi rende vostro servo.,, Ah, no! libero... alla finestra... Non accetto la vostra pietà!

Il Dottore                      - Macché pietà!

Don Lodovico              - E' l'interesse che prendiamo per voi!

Tommaso                      - Questo è vero! Voi siete uno strozzino e non fate che prendere interessi!

Riccardo                       - Tu non calcoli il tuo male!

Tommaso                      - Ma calcolo il tuo! I tuoi avver­sari si faranno della mia morte un'arma contro di te!

Riccardo                       - Non            - mi spaventano mille avver­sari!

Tommaso                      - Ma ti spaventa un fantasma, il mio! Perché te lo metteranno di fronte, domani alle elezioni!

Berto                             - Cosa vuoi che dicano a noialtri?

Tommaso                      - A te, per esempio, mio socio, viene un legale a guardare nei registri!

Berto                             - Non temo di quel che c'è nei regi­stri...

Tommaso                      - No. Temi di quel che non c'è!

Ildebrando                    - Suvvia, non parliamo più di queste cose...

Varii                              - A pranzo! a pranzo!...

Tommaso                      - Ah, come mi temete tutti! Basta guardarvi in faccia. Temete le responsabilità. Temete che la mia morte susciti compassione e quindi reazione! Ognuno di voi mi ha lanciato una pietra... tac! una sola! Non pensando che tutte queste insieme mi seppellivano. Ora ognu­no vuol ritirare la sua pietra. Avete paura che vi pesi sulla coscienza, supponendo che ne ab­biate una!

Riccardo                       - Tu esageri, Tommaso!

Tommaso                      - A ogni pietra, tac! una risata! Adesso sono sepolto ; e rido io, io che non ho più paura di nulla, innanzi a voi che avete paura di tutto. E volete risollevarmi per il vostro egoi­smo fingendo di fare dell'altruismo!

Ildebrando                    - Ma io no! Io lo faccio...

Tommaso                      - Tu lo fai perché sei un poeta a non capisci niente!

Varii                              - Ma senti...

Tommaso                      - E andatevene, perdio! Lasciatemi ridere! Voglio divertirmi, adesso! Andate! (Al­fredo si presenta dal fondo).

Alfredo                         - Buonasera. (Avanza verso Tom­maso) Ho da parlarvi!

Tommaso                      - Eccone un altro!

Il Cavaliere                   - Lui qui?

Leviani                          - E' inaudito!

Riccardo                       - Costui trova il rimedio!

Tommaso                      - Parlate, siamo soli!

Alfredo                         - Ma... questi signori?

Tommaso                      - Non contano!

Berto                             - Noi ce n'andiamo!

Fulvia                            - Lui lo convince!

Leviani                          - Che roba! (Vanno via tutti salu­tando ad alta voce).

Tommaso                      - Va', Rosetta, e chiudi! (Anche Rosetta esce) Tutti benefattori miei. Venite a beneficarmi anche voi?

Alfredo                         - Vi sono momenti nella vita in cui due uomini hanno bisogno di guardarsi in faccia.

Tommaso                      - (inforcando le lenti) Guardia­moci.

Alfredo                         - E di parlare da uomo a uomo col cervello e coi nervi a posto.

Tommaso                      - Chiuso il preambolo!

Alfredo                         - Le parole scambiateci a casa mia sono deplorevoli...

Tommaso                      - ... revoli!

Alfredo                         - Consideriamole come non dette!

Tommaso                      - Ma se le abbiamo dette!

Alfredo                         - Come non le avessimo sentite...

Tommaso                      - Come non le avessimo sentite!

Alfredo                         - Sicché ci diremo calmi e leali le nostre idee, le risoluzioni, le angosce...

Tommaso                      - Come non le avessimo sentite!

Alfredo                         - No! quelle dobbiamo sentirle! E' necessario!

 

Tommaso                      - Se è necessario...

Alfredo                         - La posizione in cui siamo, l'uno di fronte all'altro, non è seria.

Tommaso                      - Bella scoperta!

Alfredo                         - Ragioniamo! Voi avete quella sovraeccitazione che a volte è data dal dolore co­me dal piacere. Ciò dimostra innegabilmente che voi amate ancora vostra moglie.

Tommaso                      - Vedete che è meglio non ragio­nare? Quando si ragiona si dicono certe bestia­lità,

Alfredo                         - (vivace) Che?

Tommaso                      - Come non le avessimo sentite.

Alfredo                         - Io vi ho tolto Floriana dal fianco, ma non dal cuore. Ebbene, vi dico che se voi l'amate sono pronto a restituirvi la moglie.

Tommaso                      - Qui vi volevo... caro nemico mio! Voi sentimentali vi prendete l'edera perché dove si attacca muore. Quando poi vi accorgete che quell'edera è un'ortica, allora volete staccarla... Eh no! Ora ve la tenete. Anche l'ortica dove si attacca muore...

Alfredo                         - Va bene. Però giacché voi e io siamo vicini...

Tommaso                      - Lontani, caro nemico,, lontanis­simi! Voi al di qua, io al di là...

Alfredo                         - E' proprio ciò ch'io non ammetto!

Tommaso                      - L'ammetto io!

Alfredo                         - Ma cosa vi spinge a un estremo così stupido come il suicidio?

Tommaso                      - Vi pare stupido? Ebbene, fatelo voi! Già, voi avete fatto ben altro di stupido...

Alfredo                         - Meno di voi, signore!

Tommaso                      - Ma... (Frenandosi) Come non le avessimo sentite!

Alfredo                         - Sì... è vero... è inutile il diver­bio... Vi faccio un'ultima proposta. Io sono ric­co, posso accomodare tutti i vostri dissesti e voi ve ne andate, partite, vi dò il denaro, molto...

Tommaso                      - E che me ne faccio? Sempre all'effetto del danaro pensate voi ricchi? Credete che col danaro si accomodino tutte le cose? Ignoranti! A che serve, per esempio, offrir danaro ai morti? Credete di risuscitarli?

Alfredo                         - Ma allora...

Tommaso                      - Allora è chiarissimo!

Alfredo                         - Cosa?

Tommaso                      - Avete paura anche voi!

Alfredo                         - Io? Io non ho paura di voi!

Tommaso                      - . Di me no! di voi stesso. Del vo­stro rimorso. Voi vedete che la morte vi ghigna in faccia col mio volto, e la morte fa paura anche ad averla vicino! (Floriana entra dal fondo con Rosetta).

Floriana                         - (fa segno di tacere a Rosetta che sta per parlare)

Rosetta                          - (ubbidisce e si ritira stupefatta).

Floriana                         - (rimane silenziosa, immobile, ad­dossata alla parete senza che i due uomini si ac­corgano di lei).

Tommaso                      - (continuando) Ma l'avete addos­so! Siete morti anche voi. Guardatevi nello spec­chio. Sotto la maschera di carne avete un teschio dall'enorme dentiera che ride, perché la morte ride della vita! Siete morti anche voi e ve ne accorgete perché la vostra bara è tutto il mon­do, ma la mia è più larga, è l'infinito! E voi con­tinuerete a viverla la vostra morte, mentre io fra poco metto accanto a voi il mio cadavere! Coloro che, vivo, mi han disprezzato, morto mi compiangeranno e tutti diranno che voi siete i miei assassini, voi due...

Floriana                         - (venendo avanti follemente) lo. no! io no, Tommaso! io ti amo, non respinger­mi, non fare così!...

Tommaso                      - Ma se non faccio niente!

Floriana                         - Sono una sciocca, una pazza, ma ti giuro ch'io non amo e non ho amato che te!

Tommaso                      - E lui?

Floriana                         - Fu il momento... Mi sedusse l'i­dea, il gusto dello scandalo, dell'emozione, ma l'amore no! L'amore vero è abitudine, e la mia abitudine sei tu! Lo sa anche lui, lo ha visto, può dirtelo ch'io non ho mai avuto la forza di essere sua, non gli sono mai stata neppure fra le braccia!

Tommaso                      - Che?

Floriana                         - Sì, confessiamolo, ormai! Forse è umiliante per lui il dirlo, ma l'ubbriacatura di quella sera non durò che fino al momento d'es­sere soli...

Alfredo                         - Vi prego, Floriana...

Floriana                         - E lasciatemi dire tutto! Ho biso­gno d'uno sfogo di verità! Finché la vettura ci condusse per le strade, c'era il gusto di nascondersi. Nel treno c'era la delizia di fingersi sposini... Ma appena giunti a Firenze, a veder lui sorridente, padrone, mi sentii preda sua, sola sola, come se tu avessi abbandonato me e non io te. Ah Tommaso, perché mi hai lasciata anda­re a quella brutta avventura?

Tommaso                      - Io?

Floriana                         - Sì, tu... Perché non tornasti da Roma... quella sera?

Alfredo                         - Floriana, smettete codesto inutile piagnisteo!

Floriana                         - No, voglio parlare! Ormai tutto è frantumato intorno a me! Gli ideali, i sogni... Oh come son brutti i bei sogni quando si avve­rano! Si pensa agli orizzonti vasti, luminosi, e poi si vede una camera d'albergo, la cameriera che porta l'acqua... lui che si mette un pigiama verde pisello... Oh! sono fuggita in un'altra stan­za, mi sono chiusa dentro piangendo, in attesa che tu mi venissi a riprendere...

Alfredo                         - Non è vero!

Floriana                         - E' vero! E' stata la speranza di ogni giorno! Ma tu, Tommaso, tu non ti move­vi... E io che sarei tornata qui quella sera stessa, non son venuta per rabbia, per dispetto, per provocarti... E tu niente!... te n'infischiavi!...

Alfredo                         - Ma tacete, vi dico!

Floriana                         - Poi a lui, forse per lo strapazzo, sbocciarono i foruncoli, sul naso, qua... qua... E io gli ho fatto i cataplasmi di seme di lino, le disinfezioni. Chi può immaginare che tra le pa­gine d'un romanzo d'amore ci siano anche le dis­infezioni e i cataplasmi!

Alfredo                         - Voi dite un cumulo di bugie!

Floriana                         - Tienimi con te, Tommaso, Andia­mo via da questo paese... dimentichiamo.

Tommaso                      - Frottole, signora! Non si dimen­tica!

Floriana                         - Troverai una Floriana nuova...

Tommaso                      - Idee poetiche... La realtà è diversa,è brutale! Va' con l'uomo che ti sei scelto!

Floriana                         - Non me lo sono scelto io, ti dico! Fu un caso, uno smarrimento... Poi ho aperto gli occhi, e ti giuro che il risveglio è stato atro­ce... L'albergo, il pigiama verde pisello, i fo­runcoli...

Alfredo                         - Signora!

Floriana                         - Non lo amo, non lo voglio, mi fa quasi ribrezzo ora...

Alfredo                         - (fa. per andarsene) Siete una don­na come le altre!

Tommaso                      - (afferrandolo) No, non ve n'an­date! Venite qui. Dite la verità. L'avete combi­nata per le scale questa scenetta?

Floriana                         - Ma non capisci che ti ho perfino telegrafato, e tu non ti sei mosso, costringendo­mi a recitare con lui la parte degli amanti feli­ci?... Ma lui sa ch'io lo detesto... Non gli ho mai permesso neanche di toccarmi!

Tommaso                      - (ad Alfredo) Allora, caro nemi­co, mi congratulo...

Alfredo                         - La signora scambia la mia corret­tezza per dabbenaggine. Se lei è fuggita con me vuol dire che mi amava.

Floriana                         - Non mentite, Alfredo! Non ab­biamo mai avuto altro amore se non l'amor pro­prio. E' quello che volete salvare.

Alfredo                         - Voi avete fatto la vittima della passione fatale.

Floriana                         - E voi la parte del grande conqui­statore.

Alfredo                         - Siete una qualunque commediante!

Floriana                         - Non mi provocate, veh? altri­menti dico delle cose...

Alfredo                         - ...avanti!...

Floriana                         - ...delle cose feroci...

Alfredo                         - Ditele!

Tommaso                      - Come se le avessimo sentite!... (Egli è in piedi su d'una sedia dietro un para­vento, affacciato comicamente).

Alfredo                         - Ecco il vostro gioco! Tentate di farmi passare da sciocco per ottenere degli ef­fetti su vostro marito.

Floriana                         - Voi non comprenderete mai nulla al mondo!

Alfredo                         - Però ho compreso voi!

Floriana                         - Che volete dire?

Alfredo                         - Lo sapete!

Floriana                         - No! avanti...

Alfredo                         - (a Tommaso) Diteglielo voi!

Tommaso                      - (come cadendo dalle nuvole) Io? Che c'entro io?... Io sono alla finestra e mi sol­lazzo!

Floriana                         - (ad Alfredo) Andate, Alfredo! In questo melodramma riuscito male la vostra par­te è finita!

Alfredo                         - Continua la vostra, di prima don­na tragica!

Floriana                         - Siete uno stupido!

Alfredo                         - Siete una...

Tommaso                      - Ah no, cari miei! Ora basta! Mi nauseate! Andate ad accapigliarvi a casa vostra. Lo spettacolo da questa parte è chiuso. Il mondo gira e non posso interessarmi ancora al vostro erotismo isterico! Andate a rinchiudervi nella vostra miseria mentale, molecole dell'umanità! Nel mondo vibrano passioni più alte, vi sono lotte di popoli, moltitudini doloranti, ideali giganteschi! Chi se n'importa dell'amorazzo, degli adultèri, delle piccole vergogne umane? Andate! Siete nell'immenso torrente anche voi! Lascia­temi solo a guardare l'universo: vi sono le stel­le, il sole... Andate... poveri insetti...

Alfredo                         - Io vado solo, signore! Ma ci rin­contreremo, ve lo giuro!

Tommaso                      - Sta' a vedere che adesso è lui a darmi querela di adulterio! (Scende dalla sedia. Alfredo via dal fondo).

Floriana                         - Tommaso!

Tommaso                      - Va' anche tu, va' con lui! Non dovete lasciarvi, perbacco! Siete fatti l'uno per l'altra...

Floriana                         - Tommaso, sono una donna vin­ta, non lo vedi?

Tommaso                      - E che vuoi fare qui?

Floriana                         - Vivere. Aspettare in silenzio. Ve­gliare...

Tommaso                      - Ma stanotte veglierai un morto!

Floriana                         - Io non mi muovo! (Rosetta viene dal fondo).

Tommaso                      - Hai pranzato tu?

Rosetta                          - Aspetto prima a servir lei. Intanto metto il coperto della signora...

Tommaso                      - Più tardi. Ora pranza per conto tuo e non occuparti di me. Chiudi l'uscio, non ricevo più canaglie... cioè amici!

Rosetta                          - Sì, signore.

Tommaso                      - Va'! (Rosetta esce. Poi guarda un po' intorno, poi entra a destra, mettendo una mano in tasca come per estrarre qualcosa).

Floriana                         - (sta per seguirlo, quando si ode un colpo di rivoltella e un fragore di vetri infranti. Ella dà un grido e si lancia verso destra) Tom­maso! Tommaso!

Tommaso                      - (ricompare con la rivoltella in ma­no) L'ho ucciso!

Floriana                         - (indietreggiando) Chi?...

Tommaso                      - Lui... Tommaso Zanni...

Floriana                         - Eh?...

Tommaso                      - ...Nello specchio!

Floriana                         - Nello specchio... E tu?

Tommaso                      - Io!? Ah no!... E cosa credevi, che mi uccidessi io? Il mondo è bello e io non sono così cretino da lasciarlo per quattro pette­goli imbecilli... Io me n'infischio!

Floriana                         - ^ Ah! Tommaso! Tommaso mio, che paura!... Non sei morto! (Si lancia verso di lui per abbracciarlo).

Tommaso                      - No, cara! Sono vivo, io. La fine­stra s'è chiusa e la commedia è finita!

FINE