LA
FORTUNA DI PERDERE
di
Bruno
Maresca
Personaggi :
La signora Sara
Giulia, sua figlia
Il professore Carulli
La signorina Virginia
Il commissario Poli
Il poliziotto
ATTO PRIMO
Salone con lato pranzo ( credenza a doppio corpo, tavolo ovale con quattro
sedie ) e salotto ( divano e/o poltrone, tavolino basso ) : in proscenio, il
televisore ( anche solo immaginario ).
L’azione si svolge all’ora di cena. Sara e la figlia entrano ed escono più
volte: la prima, visibilmente agitata, è impegnata ad apparecchiare la tavola,
mentre la seconda gira stancamente, con la testa fasciata da un asciugamano.
La signora Sara : ( verso la figlia che è uscita ) Giulia ! ! Sbrigati con quei
capelli e vieni ad aiutarmi che saranno qui a momenti.
Giulia : ( fuori scena ) Uffa mamma, ho finito, arrivo.
La signora Sara : Sbuffi anche, ma proprio ora te li dovevi lavare ?
Giulia : Ho detto che ho finito. Un attimo !
La signora Sara : Sì, sì. Non so come faccia ad averceli ancora i capelli. (
uscendo ) Sta sempre a lavarli, sempre a lavarli.
Entra Giulia e va a stravaccarsi su una poltrona.
Giulia : Allora, che faccio ?
La signora Sara : ( fuori scena ) Prendi i piatti e i bicchieri, quelli buoni;
( rientrando ) solo per stasera, eh.
Giulia : Lo so, lo so. ( Sara esce e Giulia esegue ) E chi sono i nuovi
scocciatori ?
La signora Sara : ( rientrando con aria seccata ) Gli scocciatori, bella mia,
ci danno da vivere. ( le fa segno di avvicinarsi ) Lo sai quant’è la pensione
del tuo povero papà ? Novecentocinquantamilalire. Mi spieghi come facciamo a
campare con novecentocinquantamilalire ?
Giulia : ( mentre va alla credenza ) Non sopporto la gente estranea che ci gira
per casa, ecco.
La signora Sara : Perché secondo te io faccio i salti di gioia ? Non c’è alternativa.
Come si dice o mangi questa minestra ...
Giulia : ... O mi butto dalla finestra, so anche questo, lo dici sempre.
La signora Sara : ( sbottando ) Santo cielo, ogni volta la stessa storia.
Ringrazia tuo padre, che Dio lo abbia in gloria, ce l’avevo un lavoro io, me lo
fece lasciare: ( tono maschile ) “ la donna è l’angelo del focolare, ci penso
io, sta a casa, bada a tua figlia. ( fine ) “ Ma fammi arrivare almeno alla
pensione ! ( tono maschile ) “ No, no, i figli hanno bisogno della mamma, ci penso
io “ ( fine, alzando gli occhi al cielo ) Ah, ho visto come ci hai pensato ! (
a Giulia ) Ti devi rassegnare, chiaro ! ( pausa ) Ora va ad affettare il pane e
mettilo in tavola... ( in modo canzonatorio ) per favore.
Giulia : D’accordo, d’accordo. ( uscendo ) Allora, si può sapere chi sono
questi nuovi ... ospiti ?
La signora Sara : Un professore in pensione e un’insegnante elementare... dà
una girata ai funghi e abbassa la fiamma... per favore. Il professore dovresti
conoscerlo, abitava nel palazzo di zia Nina, è lei che ce l’ha mandato. Lo
hanno sfrattato, poverino e non è ancora riuscito a trovare un alloggio.
Giulia : ( rientrando con il cestino del pane ) Ah, sì, ho capito il professore
di filosofia : altri due vecchi, insomma. ( mette il cestino in tavola e va a
sedersi, borbottando ) Sempre vecchi, sempre vecchi. Uffff ! !
La signora Sara : No ! L’insegnante è una giovane, ha ventiquattro anni: ha
avuto un incarico alla Cairoli, o una supplenza, non ho capito bene. ( pausa )
Si chiama Virginia.
Giulia : Virginia ! ? ( la madre annuisce come per dire “ che ci trovi di tanto
strano? “ ) Le hai detto che non deve rientrare dopo la mezzanotte e che non
vogliamo che porti altre persone in casa ?
La signora Sara : ( infastidita ) Ma sì, sì, non c‘è bisogno che me lo ricordi
tu. ( urlando fino a farla sobbalzare ) Mi prendi il salvagocce ! ! E’ nel
cassetto delle posate... per favore. ( Giulia si alza ed esegue sbuffando )
Comunque è una ragazza a modo, vedrai. E’ figlia di un colonnello... o di un maresciallo,
non ho capito bene, dovrebbe bastare, spero.
Giulia si risiede e accende il televisore
La signora Sara : Spegni il televisore e vieni ad aiutarmi !
Giulia : Uffà !
La signora Sara : Saranno qui a momenti !
Giulia : ( spegnendo ) Ho capito !
Si abbassano le luci e da opposte quinte entrano il professore e Virginia,
entrambi con una valigia in mano, il primo anche con un mazzo di rose
rosse.
Riflettore sul professore
Il professore : ( pensando ) Ah, e siamo a cinque, mah, deve essere una
maledizione. ( cambiando tono )
“ Spiacente, professore, la ragazza si sposa, capisce “. Mi capitano sempre
padroni di casa con una figlia da maritare, accidenti ! ( pausa ) Padrone di
casa, figlia da maritare : come ho fatto a non pensarci subito. Ma certo, 31 il
padrone di casa e 63 la sposa ! 5, 31 e 63, ah, mi sa che è la volta buona,
Vittorio, un bel terno secco e finalmente te lo compri questo benedetto
appartamento. ( pausa ) Sposa e figlia da maritare dovrebbero essere la stessa
cosa, hmm... sarà meglio che controlli ( verso il pubblico, con un sobbalzo )
Ahhh ! ( con evidente imbarazzo ) Scusate, non vi avevo visti, credevo di
essere solo : mi avete sentito ? Ma dicevo così per dire, eh ! Non penserete
davvero che io... ( ride ) e come te lo compri l’appartamento con la smorfia: i
numeri sono una cosa seria. ( pausa ) Vi chiedo ancora scusa, ero convinto di
essere solo: ( mentre si abbassa la luce ) 5, 31 e 63... sposa e figlia da
maritare : sarà la stessa cosa ? E’ meglio se controllo.
Via il professore, riflettore su Virginia.
Virginia : ( pensando ) Ah, novecentomila lire, vitto compreso : non è poi
tanto caro, me ne rimangono ancora... cinquecentosettantamila; per cinque...
sono quasi tre milioni, posso comprarmi la batteria di pentole di acciaio e il
servizio di posate di alpacca. ( pausa ) Certo cinque mesi sono lunghi da
passare, non sono mai stata per tanto tempo lontana da casa... però non potevo
rifiutare ( verso il pubblico ) Salve, mi chiamo Virginia, sono un’insegnante
elementare, vengo da Perugia... beh, non proprio... da un paese lì vicino: ho
avuto una buona supplenza, per una maternità, guadagnerò molti soldi e Dio solo
sa quanto ne abbiamo bisogno, io e il mio ragazzo, per sposarci, capite. E’
ingegnere, sta facendo pratica in uno studio importante, a Perugia, forse lo
assumono e allora ci sposeremo. Adesso devo andare, mi aspettano per la cena...
( mentre si abbassa la luce ) tre milioni non sono pochi, se ce la faccio mi
compro anche i bicchieri di cristallo.
Via Virginia, si rialzano le luci.
La signora Sara : Saranno qui a momenti !
Giulia : Ho capito !
Squilla il telefono
Giulia : ( alzandosi ) Ciccio ! ( correndo verso il telefono ) E’ per me !
Pronto ? ( delusa ) Sì, te la passo. ( alla mamma ) E’ la zia. ( alla zia ) Ciao.
( passa il telefono alla mamma e va a sedersi )
La signora Sara : Nina ! ( pausa breve ) No, non è ancora arrivato. ( pausa )
Sì, la ragazza ha
detto che per lei è uguale, che dorme anche nell’acqua, figurati. ( pausa ) Per
me può stare fin che vuole, certo lo spazio è quello che è. ( pausa ) Ah,
senti, i libri non so proprio dove sistemarglieli, eh ; non posso mica comprare
una libreria, scusa. ( pausa ) Sì, richiama, ciao. ( dà il telefono a Giulia
facendole segno di rimetterlo a posto, Giulia si alza sbuffando, lei si siede,
poi sorridendo ) Tua zia deve essersi innamorata del professore, mi pare un po’
troppo premurosa : “ Sei riuscita a dargli la stanza sul retro ; e vedi di
accontentarlo per i libri, ci tiene tanto.” Ahhh ! ( alla figlia ) Su, va a
vedere se di là è tutto a posto.
Giulia : Uffff ! !
Giulia esce, squilla il campanello di casa
La signora Sara : ( alzandosi ) Oh Dio, sono già qui.
Sara va ad aprire
Il professore : ( fuori scena ) Buona sera.
La signora Sara : ( fuori scena ) Oh, professore, che meraviglia , non doveva !
Che profumo ! ( rientrando ) Venga, che le mostro la camera. Qui si sentirà
come a casa sua, vedrà.
Il professore : Troppo buona. E’ triste ritrovarsi da un giorno all’altro senza
le proprie cose.
La signora Sara : Eh, ha ragione. Nina mi ha detto che intende comprare un
appartamentino.
Il professore : Se mi riesce, perché ci sono dei prezzi in giro.
La signora Sara : ( uscendo ) Con calma lo troverà, bisogna avere pazienza. (
fuori scena ) Sistemi alla buona che la cena è quasi pronta. Se vuole lavarsi
le mani qui c’è il bagno.
Il professore : ( fuori scena ) La ringrazio.
Sara rientra camminando all’indietro, è come estasiata ; subito dopo entra
dalla parte opposta anche Giulia e le va incontro. Si scontrano, Sara si
gira.
La signora Sara : ( indicandole i fiori ) Hai visto che persona squisita ?
Giulia : ( tiepida ) Sono belle. ( squilla il telefono, si precipita ) Rispondo
io ! ( va al telefono ) Pronto ? ( delusa, alla mamma ) E’ ancora la zia. ( alla
zia ) Ciao. ( passa il telefono alla mamma )
La signora Sara : ( a Giulia ) Controlla l’acqua sul fuoco. ( Giulia va in
cucina ) Nina, hai appena chiamato ! ( pausa ) Sì, sì, è arrivato. ( pausa ) E’
un vero gentiluomo, avevi proprio ragione, se vedessi le rose che mi ha portato
! Uno splendore. ( pausa ) Sì, me l’avevi detto. ( pausa ) Ah, senti, dimmi una
cosa, le tagliatelle coi funghi come le fai col pomodoro o con la panna ? (
pausa ) La passata no, eh ? ( a Giulia che è rientrata ) Non c’è l’acqua in
tavola. ( Giulia esegue, alla sorella ) No, non dicevo a te, dicevo a Giulia.
Allora che fai, passi più tardi a prendere il caffè ? ( pausa ) E vieni da
sola, se tuo marito non ha voglia, sei a duecento metri ! ( pausa ) Va bene, fa
come ti pare. ( pausa ) Scusami, ma adesso ti devo lasciare, altrimenti brucio
tutto. ( pausa ) Va bene, ciao, a domani. ( pausa, urlando ) Mi fai bruciare i
funghi, ne parliamo domani ! Ciao.
Giulia : ( stravaccata in poltrona ) L’acqua bolliva, ho spento. Che faccio, vado
a riaccendere ?
La signora Sara : Lascia stare, vado io. ( esce e, dopo alcuni secondi, fuori
scena ) Giulia, hai messo l’acqua naturale ? Il professore beve solo quella.
Giulia : Sì, non ti preoccupare.
La signora Sara : Ah, me ne scordavo, li metti i segnaposti ? ( pausa ) Giulia,
sei ancora viva ?
Giulia : ( che nel frattempo si era alzata ) Lo sto facendo, mamma ! ( esegue )
Che ci scrivo ?
La signora Sara : ( entrando ) Cesare e Cleopatra, cosa ci vuoi scrivere ?
Scrivi professore Carulli e ... signorina Virginia. Lei vuole che la si chiami
per nome, è una ragazza, te l’ho detto. ( esce, squilla il campanello ) Giulia
!
Giulia : Uffff ! !
La signora Sara : La porta.
Giulia : Ho sentito, non sono mica sorda.
Giulia va ad aprire.
Virginia : ( fuori scena ) Tu sei Giulia, vero ?
Giulia : ( fuori scena ) Si. Prego, si accomodi.
Virginia : ( fuori scena ) Dobbiamo darci del lei ?
Giulia : ( entrando ) No, vieni.
La signora Sara : ( dalla cucina ) E’ la signorina Virginia ?
Giulia : Si, mamma.
La signora Sara : ( c.s. ) Buona sera, signorina.
Virginia : Buona sera, signora.
La signora Sara : Mi scusi se non esco, si brucia il sugo. Vada pure con Giulia
nella sua stanza. Giulia, accompagna la signorina !
Giulia : Avevo sentito ! ( a Virginia ) Vieni.
Giulia e Virginia escono. Rientra Sara e va alla tavola, poi alle sue spalle il
professore.
Il professore : ( vedendola sculettare, sensuale ) Cosa ci ha preparato di
buono ?
La signora Sara : ( con un sussulto ) Oh, professore ! Le ho fatto un sughetto.
Aspetti, eh, che glielo faccio assaggiare. ( esce, rientra con un tegame, gli
passa il mestolo, il professore fa per assaggiare ) Attento che scotta ! ( il
professore assaggia ) Allora ?
Il professore : Uhm , squisito ! Aveva ragione sua sorella, lei è una cuoca
sopraffina. Io poi faccio follie per la pasta con le melanzane.
La signora Sara : ( delusa ) Veramente sono porcini.
Il professore : ( imbarazzato ) Oh, che bestia che sono ! Questa sera, non so
perché, ho una bocca
impastata... non sento i sapori, mi perdoni...
La signora Sara : Lasci stare, non sono permalosa. Faccia sentire. ( il
professore le passa il mestolo, assaggia ) In effetti sembrano melanzane,
domani l’ortolano mi sente. Oh, Dio la pasta ! ! ( esce, poi al professore che
è andato sull’uscio e si è soffermato a guardarla ) Professore, cosa fa lì ?
Il professore : Sono rimasto incantato dalla sua abilità ai fornelli.
La signora Sara : Ah, sì ? Lei però non m’incanta, sa. ( rientrando ) Venga un
po’ qua piuttosto.
Il professore : ( sospirando ) Sì ?
La signora Sara : ( andando verso la credenza ) Mi prende, per favore, il
rosmarino ?
Il professore : ( porgendole un barattolo che senza guardare ha preso dal
ripiano ) Questo ?
La signora Sara : ( senza guardare, sospirando ) Si. ( mentre si allontana,
turbata, guarda il barattolo ) Ma questo è il pepe verde, professore !
Il professore : Davvero ?
La signora Sara : Certo.
Il professore : ( imbarazzato ) Oh, che sbadato... aspetti eh, ( rovista sulla
mensola ) tenga.
La signora Sara : E’ l’origano.
Il professore : Oh, mi scusi, senza gli occhiali, capisce... aspetti. ( mette
gli occhiali ) Tenga.
La signora Sara : Grazie.
Sara si avvia verso la cucina.
Il professore : ( sbarrandole il passo, allusivo ) Ha bisogno d’altro ?
La signora Sara : ( confusa ) No, grazie. Adesso vado di là... ( il professore
la segue ) e non ci voglio nessuno, in cucina.
Il professore : Come vuole. ( Sara esce ) Non mi prenda troppo per la gola, mi
raccomando, perché la salute non è più quella di una volta.
La signora Sara : ( fuori scena ) Ma via, un uomo così prestante !
Il professore : Eh, ho avuto qualche problema, l’anno scorso, sa... ( beve ) il
cuore, di tanto in tanto, fa i capricci.
La signora Sara : ( rientrando ) Oh, mi dispiace. E’ una cosa grave ?
Il professore : Diciamo che non è da prendere alla leggera. ( con trasporto )
Comunque la buona cucina mi tenta sempre...
La signora Sara : ( a mo’ di rimprovero ) Professore !
Il professore : ( allusivo, accostandosi ) Guardi che il sugo è buono per
davvero.
La signora Sara : ( schermendosi ) Professore ! !
Il professore : ( allontanandosi imbarazzato e guardando verso la tavola ) Eh,
abbiamo ospiti, stasera ?
La signora Sara: Si, la signorina Virginia, gliel’ho detto che avevo affittato
un’altra camera, no.
Il professore : ( dando le spalle a Sara ) Ah sì, me ne ero dimenticato.
La signora Sara : E’ un’insegnante elementare, giovane e tanto carina… ( il
prof. si gira di scatto, sfacciatamente interessato, amareggiata ) vedrà. E’ di
là con Giulia a sistemare le sue cose. ( a voce più alta ) Signorina, sistemi
alla buona anche lei, che ho già buttato la pasta.
Virginia : ( fuori scena ) Per me niente pasta, signora.
La signora Sara : ( uscendo ) Via, due fili, sono sicura che le piacerà.
Rientra Virginia, seguita da Giulia.
Virginia : ( entrando ) Va bene, ma proprio due fili... ( vede il professore )
buona sera.
Giulia : ( mentre va a sedersi in poltrona ) Buona sera, prof.
Il professore : Ciao Giulia. ( a Virginia ) Buona sera, Vittorio Carulli. Sono
a pensione come lei.
Virginia : Lieta di conoscerla, Virginia Metelli. ( il professore fa il
baciamano ) Lei è il professore di filosofia ?
Sara che li stava osservando dalla cucina rientra.
La signora Sara : ( acida ) Sì, è il professore.
Il professore : ( a Virginia ) Eh, lo ero, sono in pensione da un anno. (
ridendo ) Adesso che mi ci fa pensare, sono diventato un pensionato in
pensione. ( pausa ) Non l’ho fatta ridere. Beh, non era poi una gran battuta,
lo riconosco. Anche lei è insegnante...
La signora Sara : ... Già.
Virginia : ( al professore ) Sì, elementare. E’ il mio primo incarico…
La signora Sara : Su, venite a sedervi. ( i due si avvicinano al tavolo,
indicandogli il posto ) Lei qui, professore e lei… ( indicandole la sedia
opposta al professore) ecco, si accomodi lì.
Virginia : ( mostrandole il segnaposto col suo nome, che Giulia ha messo
accanto al professore ) Veramente...
La signora Sara : ( contenendo il disappunto ) Giulia, va a prendere i crostini.
Il professore e Virginia si siedono, Giulia esce.
Virginia : ( al professore ) E come mai già in pensione ? Non mi sembra poi
tanto vecchio.
Il professore : ( a Virginia ) Problemi di cuore, ( verso Sara che è rimasta in
piedi, ridendo ) non di genere sentimentale, naturalmente. ( le due donne
rimangono impassibili ) Fibrillazione atriale, l’hanno chiamata, che nome
complicato. Ho rischiato di andare sotto i ferri , sapete, poi per fortuna pare
che i farmaci abbiano dato dei buoni risultati. ( a Virginia ) Ha mai sentito
parlare della digitale ?
Virginia : So che è una pianta medicinale.
Il professore : Brava ! ( ridendo esageratamente ) Io, prima che mi venisse
questo malanno, conoscevo solo l’impronta digitale. ( pausa, poi fra sé ).
Queste non ridono mai.
Rientra Giulia, mette i crostini in tavola e si siede.
Il professore : ( a Virginia, con trasporto ) Comunque, ho cinquantasei anni,
sa.
Virginia : Davvero, ne dimostra dieci di meno.
Il professore : Via, non esageri.
Virginia : No, dico sul serio.
La signora Sara : ( sbottando ) Su, incominciate, che la pasta è quasi pronta.
( si avvia )
Virginia : Lei non viene, signora ?
La signora Sara : ( si gira e acida, a Virginia ) No, grazie, non li mangio mai
gli antipasti, io. ( esce )
Il professore : ( a Virginia ) Posso permettermi di chiedere quanti anni ha lei
?
Virginia : Ventiquattro.
Il professore : Ah, non è poi tanto vecchia. ( Virginia sorride ) E’ sposata ?
Virginia : No, ce ne vuole. E lei ?
Il professore : ( beve ) Neppure io, no e non credo neanche di avere più molte
chances ormai.
Virginia : E perché ? In fondo è ancora giovane.
Giulia : ( masticando ) Ed è anche un bell’uomo.
Il professore : E in quale scuola ha avuto l’incarico ?
Virginia : Alla Cairoli... ma non è un incarico è una supplenza, la titolare è
in maternità.
Il professore : Ed è contenta di lavorare con i bambini ?
Virginia : ( fredda ) Sì, moltissimo, anche se lo trovo tanto faticoso. Il
primo giorno, quando il
direttore mi ha lasciato sola in classe, mi è venuta la tremarella, pensi ;
tutti quei moccio...piccoli che mi guardavano con certi occhioni e aspettavano
che dicessi qualcosa , ma io ero come paralizzata, mi mancava la voce. E’ stato
terribile.
La signora Sara : ( rientrando ) Ecco la pasta. ( servendo ) Diceva bene la
signorina Virginia, professore, andarsene così presto in pensione, capisco la
malattia ma un uomo cosa fa...
Virginia : ( prendendo il piatto ) No, per me è troppa, aveva detto due fili. (
a Giulia ) La vuoi tu ?
Giulia : Sì, stasera ho una fame che non ci vedo.
La signora Sara : ( riprendendo il discorso ) ... come passa le giornate. ( a
Virginia, mettendole solo due fili nel piatto ) Va bene così ? Per noi donne è
diverso, abbiamo sempre tanto da fare in casa.
Il professore : ( beve ) Ah, se è per questo ne ho anch’io di cose da fare.
Leggo, ascolto la musica, vado a teatro. Gioco a tennis.
La signora Sara : A tennis ? Ma è un bell’incosciente lei ! Non ha detto che è
malato di cuore ?
Il professore : Beh, forse non dovrei, ma è più forte di me, è una passione che
mi porto da bambino.
Virginia : ( a mo’ di rimprovero ) Eh, eh, non mi sembra una buona ragione,
scusi.
Il professore : ( a Virginia ) Ma non ha detto che sono ancora giovane ?
La signora Sara : Mangiate, su, che si fredda.
Giulia : ( masticando ) Per me... il professore ha fatto proprio bene... ad
andarsene in pensione...
La signora Sara : Non parlare con la bocca piena ! ( agli ospiti ) Scusatela.
Giulia : ( al professore ) Io farò come lei, non aspetterò la vecchiaia.
Lavorare per tutta la vita ! E quando te la godi, poi.
La signora Sara : Oh, senti questa, parla già di pensione, alla sua età. ( al
professore ) Mi dica, e allo stadio non ci va ? Non le piace il calcio ?
Il professore : Mi piace, sì, ma non sono un tifoso.
La signora Sara : Mio marito, invece, era molto tifoso, non perdeva una partita
: leggeva tre giornali sportivi. Mi sembra di vederlo, con tutte quelle
schedine sparse sul tavolo a studiare dove mettere la doppia, la tripla; diceva
che era un esperto di totocalcio solo che non riuscì mai a vincere una lira, (
alzando gli occhi al cielo ) benedetto uomo.
Giulia : Io una volta feci un dodici, vero mamma. Papà mi disse di mettere i
segni a casaccio. Vincemmo 500.000 lire. Lei non gioca la schedina ?
Il professore : ( beve ) No, preferisco il lotto. ( le tre donne lo guardano
interessate )
La signora Sara : Gioca al lotto ? Senti, senti, credevo che un professore di
filosofia pensasse soltanto alle cose dello spirito, lei pensa anche a quelle
terrene, mio caro.
Il professore : Eh, non se ne può fare a meno, signora mia. Per me però il
lotto, più che un gioco, è un campo di ricerca scientifica, per così
dire.
Virginia : Ah, sì e in che cosa consisterebbe questa ricerca scientifica. Sinceramente
penso che si tratti solo di fortuna sfacciata.
Il professore : No, non è mica vero. Certo un po’ di fortuna, non guasta,
questo no. Oggi, però,
signorina, non ci si affida più alle astruserie della cabala e
all’interpretazione dei sogni per vincere al lotto, no: la razionalità e la
logica hanno decisamente preso il sopravvento, ormai . Vi sono innumerevoli
teorie matematiche, sapete: ( a Sara ) ha mai sentito parlare ad esempio di
cerchio ciclometrico, ( a Virginia ) di pentagono decinale o, che so, ( a
Giulia ) di teorema della diagonale ? ( vedendole attonite ) Eh, cosa vi
dicevo, è scienza, non ci sono dubbi. ( beve ) Io, peraltro, continuo a
rimanere dell’idea che sia preferibile guardare, come sosteneva il famoso
lottologo Caramiello, alla vita pratica dei numeri perché quei novanta
bricconcelli vogliono un’assoluta libertà di moto e non intendono certamente
dipendere da assurde operazioni aritmetiche. Eh, bisogna consultare il passato
per leggere l’avvenire dei numeri ; non c’è altra strada, credetemi, per
limitare gli errori. ( a Sara ) E’ mai accaduto che siano stati estratti cinque
numeri della stessa cifra ? Assolutamente no ! ( a Virginia ) E quattro ?
Rarissime volte. ( a Giulia ) Tre soltanto ? In ragione dell’uno per cento, non
di più. E via di seguito per quelli aventi tra loro la differenza due o tre. E’
Chiaro ?
La signora Sara : ( dopo avere scambiato la bottiglia del vino con quella
dell’acqua, alzandosi ) Ma lo sa che è proprio un bel chiacchierone, lei . (
esce )
Il professore : ( riprende la bottiglia del vino, si versa da bere, beve, poi a
Virginia con trasporto ) Devo ammettere che recentemente è stata elaborata
un’interessante teoria che, pur rimanendo nell’ambito della matematica degli
eventi aleatori indipendenti, ha però il merito di offrire allo studioso la
possibilità di inquadrare i risultati di qualsivoglia metodologia, persino
quella cabalistica e onirica, negli schemi scientifici dei cicli naturali delle
combinazioni : ( si guarda intorno con circospezione poi a mezza voce ) si
chiama teoria dell’equilibrio posizionale. Vuole che gliela spieghi ?
Virginia : ( urlando ) Noooo ! ( controllandosi ) Grazie... ho paura che mi
entri il mal di testa.
Giulia : ( mentre porta via i piatti ) Io non ci ho capito niente.
Il professore: Eh, non è facile. ( a Virginia, tirando fuori un cospicuo numero
di giocate ) Aspetti, le voglio far vedere le giocate posizionali
Virginia : ( vedendo il numero di giocate ) Caspita, ma quanto spende ?
Il professore : Non più di tanto, diciamo che in fin dei conti spendo quello
che vinco, ( non convinto ) almeno credo. ( proseguendo ) Ecco, guardi... (
prende gli occhiali ) quando devo leggere mi accorgo degli anni che sono
passati. Guardi, queste giocate le ho studiate partendo da cinque numeri “
significativi “ - significativi per me si intende - ( rivolgendosi anche a Sara
e a Giulia che sono rientrate e lo guardano attonite ) con i quali ho formato
altrettante terzine che ho disposto in senso orario crescente su tre quarti di
un quadrato ciclometrico, con l’indicazione delle distanze tra numero e numero,
ovviamente. ( beve ) Calcolando il quarto numero, sia sul lato orizzontale che
su quello verticale, si ricavano dieci numeri di “ chiusura “ che ho giocato in
varie combinazioni : ( sfogliando le giocate ) ecco, guardate, ( a Sara ) qui
ad esempio ho aggiunto due vertibili, 35 e 53, ( a Giulia ) qui invece due
consecutivi, 87 e 88, ( a Virginia ) mentre in questo caso ho preferito una
coppia di gemelli, 11 e 22, anche se...
Virginia: Professoreeee ! ! ( controllandosi ) Allora vuole farmi venire il mal
di testa sul serio ?
Il professore : Scusi, mi sono fatto prendere dalla foga.
Giulia : E gioca... ( Sara e Virginia le fanno un’occhiataccia ) anche... al
Super Enalotto ?
Il professore : Certamente, come no, sono miliardi, figliola mia, miliardi. (
le tre donne gli si accostano interessate, con imbarazzo ) Anche se devo
confessarvi che, almeno fino ad ora, non sono ancora riuscito ad azzeccare più
di due numeri. ( le tre donne si scostano deluse ) Ma non mi sono perso
d’animo, no, è un gioco nuovo, va studiato : ( fa segno alle tre donne di
avvicinarsi, a bassa voce ) adesso sto sperimentando il sistema delle fisse e (
esaltandosi ) prima o poi diventerò ( scatta in piedi e urlando ) miliardario,
( sedendosi ) lo sento. ( si versa da bere, beve poi guardando l’orologio ) A
proposito, stanno facendo le estrazioni in televisione. ( a Virginia, con
trasporto ) E lei non gioca mai, lei ?
Virginia : ( con esagerato trasporto lo afferra per il bavero e lo tira a sé,
urlando ) Sììììì... col Super Enalotto anch’io ci provo, sì ... (
controllandosi lo scosta ) quando mi ricordo... ma così, perché non si può mai
sapere.
Giulia : Io prendo sempre una schedina a caso fra quelle da 1600 lire già
compilate. Due settimane fa ho vinto 22.000 lire con un tre.
Il professore : Allora sei fortunata su serio ! ! ( a Sara ) Sua figlia
diventerà miliardaria prima di me, signora.
La signora Sara : ( non convinta ) Francamente non mi interessa vincere queste
somme strabilianti che si sentono in giro. Sono certa che mi sconvolgerebbe
l’esistenza.
Giulia : Ma almeno non saremmo più costretti a tenere gente in casa.
La signora Sara : Giulia ! Che modi sono questi ! Scusatela.
Il professore : Via, ha ragione ! Diciamo la verità, a nessuno può far piacere
avere gente estranea che gira per la casa.
Giulia : Non volevo essere sgarbata. Intendevo soltanto dire che lo facciamo
per bisogno e perciò ( esaltandosi scatta in piedi ) con una bella vincita...
La signora Sara : ( alzandosi ) ...Basta con queste fantasie. ( sedendosi, al
professore ) I ragazzi oggi hanno dei modi così sbrigativi per dire le cose.
Noi eravamo più rispettosi.
Il professore : La figliola ha ragione. ( insinuante ) Con qualche
miliarduccio, lo ammetta, non stareste certo a fare l’affittacamere.
La signora Sara : Beh, questo senz’altro.
Sara si alza, va verso la cucina, si accascia su una sedia, si abbassano le
luci, riflettore su di lei.
La signora Sara : ( pensando ) Povera Sara, non l’avresti mai detto eh, tutte
le tue speranze, tutti i tuoi sogni finiti in frantumi, così. ( pausa ) Forse
però potrei ricominciare, quarantasei anni non sono poi tanti. ( alzando gli
occhi al cielo, rivolta al marito ) Ti piace il professore ? A me sembra proprio
un gran signore. ( di nuovo al marito ) In fondo è anche un po’ colpa tua se mi
trovo in queste condizioni, no ? ( guardando verso Virginia e il professore che
civettano ) Certo fa il galletto con quella civettella, ma non può durare, ci
sono più di trent’anni di differenza, e quelli sì che sono troppi. Chissà se
piace anche a Giulia, ( guardando verso la figlia ) benedetta figliola , è
sempre più cupa, la cosa incomincia a preoccuparmi; però se piacesse anche a
lei forse potrei ricominciare.
Sara esce, riflettore su Giulia che nel frattempo si è alzata ed è andata a
sedersi in poltrona.
Giulia : ( pensando ) Non telefoni, eh, brutto stronzo ! ? Vedremo chi cederà
per prima questa volta, se io o tu ! Sono quindici giorni che non si fa
sentire, che mai gli ho detto poi, che ha qualche chilo in più e che c’è da
offendersi. Io intanto sto male e non so per quanto tempo riuscirò a resiste-
re ; lo sa che gli voglio bene, perciò se ne approfitta, però questa volta non
cedo, neanche morta. Non mi vuoi più vedere eh ! ? E va bene, ti sistemo io, ti
sistemo: aspetterò altri due o tre giorni, poi vengo a scuola e mi senti;
brutto ciccione, ti voglio dire, te ne approfitti... perché ti voglio bene.
Si rialzano le luci, Sara rientra e ritorna alla tavola.
La signora Sara : Giulia, torna subito a tavola. ( al professore ) Questi
ragazzi.
Il professore : ( a Sara ) Se si accendesse il televisore ? Solo un momentino,
per le estrazioni.
La signora Sara : Ma certo. Giulia.
Giulia : Su quale canale, prof ?
Il professore : Sul secondo... ( a Sara che gli passa il piatto ) grazie.
La signora Sara : ( a Virginia ) Un po’ di carne, lo mangia ?
Virginia : Sì, due fettine, però.
La signora Sara : Oh, mio Dio, le giovani e la dieta. ( a Giulia ) Abbassa un
po’ il volume e vieni a tavola, ti ho detto ! ( Giulia esegue, al professore )
Le spiace, professore ?
Il professore : ( mentre guarda le estrazioni ) No, che dice.
La signora Sara : ( proseguendo ) Guardi che la carne non fa ingrassare ( le
mette due fette nel piatto ) e poi lei è così magra che qualche chilo in più
non guasterebbe.
Virginia : Non è per la dieta, è che se mangio troppo la sera, dormo male,
faccio brutti sogni.
Il professore : Anch’io, solo che mi faccio prendere ugualmente dalla gola. Il
vino, ad esempio, dovrei farne a meno perché mi va subito alla testa eppure non
ci riesco; se bevo solo l’acqua mi sembra di non avere mangiato. ( controlla le
giocate guardando verso il televisore )
La signora Sara : Con un bicchiere di vino non è mai morto nessuno.
Giulia : Papà però stava bevendo il vino quando morì.
La signora Sara : Che c’entra, gli venne un ictus, poverino.
Il professore : ( urlando verso il televisore ) No ! Non è possibile !
La signora Sara : ( equivocando ) Come sarebbe non è possibile, se le dico...
Il professore : … Ho giocato il 35 e il 53 su Firenze ed è uscito il 36 e il
54.
La signora Sara : Ah, credevo si riferisse a mio marito.
Il professore : Vatti a fidare dei vertibili, maledizione! Quanto tempo è che è
morto suo marito?
La signora Sara : Eh, sono tre anni, ormai. Era una roccia, mai un raffreddore,
mai un’influenza, io gli dicevo sempre : “ ti toccherà rimanere vedovo “...
Virginia : ( sputando il boccone nel piatto ) ... Ehm, quest’arrosto è
veramente delizioso.
La signora Sara : Le è piaciuto ? Sono contenta. ( versandole tutta la carne
nel piatto ) Ne prenda ancora un po’ ( Virginia storce la bocca ).
Il professore : ( a Sara ) Non le ho fatto i complimenti per paura di un’altra
figuraccia, sa.
La signora Sara : Via, professore !
Il professore : ( a Virginia ) Prima ho scambiato i funghi per melanzane.
Virginia : Cosa dice, l’ha fatta grossa.
La signora Sara : Eh, mica tanto, domani l’ortolano mi sente, con tutti i soldi
che spendo, questa non me la doveva fare.
Il professore : ( urlando verso il televisore ) Ah, è una vera porcata !
La signora Sara : ( equivocando ) Beh, non esageriamo, non erano di prima
qualità...
Il professore : ( sbraitando ) Non parlo dei funghi ! ! Sono tre mesi che sto
puntando sul 66 in quartina radicale ed esce proprio adesso che l’ho
abbandonato. C’era stato uno sfaldamento parziale la settimana scorsa, vi
rendete conto ? ( buttando le schedine sul tavolo ) E’ incredibile, a volte
sembra che i numeri si prendano gioco di te.
La signora Sara : E’ tutta fortuna, cosa le diceva la signorina Virginia. ( va
via la corrente ) Oh Dio, questa proprio non ci voleva. ( Giulia si alza e si
avvicina alla madre, alzandosi ) Prendo subito le candele.
Virginia : ( attaccandosi al professore ) Il buio mi fa paura, se fossi stata
sola sarei morta.
Giulia : A me il buio mi fa un baffo. ( si alza e alle spalle di Virginia ) Che
mai ci sarà nel buio. Uhhauhuuu ! !
Virginia : Ahhhh ! ! !
Il professore : ( a Virginia, sorridendo ) Ma al buio le cose stanno
esattamente come con la luce, solo che non le vediamo.
Virginia : ( al professore ) E’ vero, però è più forte di me. Dormo sempre con
la lucina, sa, e guai se si spegne, mi sveglio di colpo, ( fra sé ) come se
dentro di me scattasse qualcosa.
La signora Sara : ( accende una candela ) Ecco la luce, si fa per dire, meglio
di niente.
Il professore : ( a Virginia ) E’ una fobia molto comune.
La signora Sara : ( una volta al tavolo ne accende un’altra ) Prego ?
Il professore : ( a Sara ) La signorina diceva che non riesce a dormire al
buio.
La signora Sara : Ah, se è per questo neanch’io. Il mio povero marito, invece,
no, se c’era anche solo un filo di luce non riusciva ad addormentarsi ; se
penso ai primi mesi di matrimonio, le lotte ! Lui abbassava le persiane ed io
le rialzavo, allora aspettava che mi addormentassi e quatto, quatto andava a
richiuderle. Immancabilmente mi svegliavo ed erano storie... a volte facevamo
le due... poi per fortuna col tempo si abituò.
Il professore : Ah, ecco. ( guarda l’orologio, poi sbadigliando ) Addio,
estrazione. La penombra ... non so perché... mi mette sonno, specialmente dopo
una buona cena... eh, il vino poi... dovrei farne a meno ma non ci riesco... se
bevo solo acqua...
Giulia : ... le sembra di non avere cenato, ce l’ha già detto.
La signora Sara : Insomma, Giulia, un po’ di educazione ! ( al professore ) Non
ho parole, guardi.
Il professore : Non è nulla.
Giulia : ( al professore ) Non volevo essere scortese.
Il professore : Lo so, lo so.
La signora Sara : ( al professore, civettando ) Noi eravamo più rispettosi.
Il professore : Questo è vero. ( a Virginia, prendendole la mano ) Ha ancora
paura, signorina ?
Virginia : No, ora non più.
Il professore : Ne ho piacere.
Virginia : Però se non torna la luce non vado mica a letto, sa.
Il professore : Le farò compagnia.
La signora Sara : ( sbottando ) Le faremo tutti compagnia.... ( controllandosi
) ma vedrà che fra un po’ torna. ( al professore ) Mi hanno spiegato che è un
difetto della centralina...
Il professore : ... Le dispiace se mi siedo un po’ in poltrona ?
La signora Sara : Come dice ?
Il professore : ( sbadigliando ) Mi si chiudono gli occhi, deve essere questa
penombra, le dispiace se mi metto un po’ in poltrona ?
La signora Sara : ( alzandosi ) Ma no, le pare, ( facendogli strada ) venga. (
il professore si alza, a Virginia ) Se è come le altre volte, ne avremo per
un’ora.
Virginia : ( allarmata ) Un’ora, ma aveva detto che...
Giulia : ... La mamma esagera sempre.
Il professore : ( sbadigliando ) Con permesso, solo cinque minuti.
La signora Sara : Prego. ( il professore si siede, gli sistema un cuscino,
torna al tavolo. A Virginia ) Mi hanno spiegato che è un difetto della
centralina, si surriscalda facilmente o va in corto circuito, non ho capito
bene. E’ vecchia, devono sostituirla. Beh, adesso che si fa. ( pausa ) Sa che
non sono mai stata a Perugia. Lei abita proprio in città ?
Giulia : ( tra sé ) Ora inizia l’interrogatorio.
Virginia : No, in un paesino a pochi chilometri : si chiama Deruta.
La signora Sara : Suo padre è colonnello dell’esercito, mi ha detto.
Virginia : Veramente è maresciallo dei carabinieri. ( fiera ) E’ il comandante
della stazione di Deruta.
La signora Sara : Ah, ecco. Sua mamma lavora ?
Virginia : No, è casalinga.
La signora Sara : E...
Virginia : ( interrompendola ) Sono figlia unica... non ho fratelli e neanche
sorelle.
La signora Sara : L’avevo capito. Volevo dire, e ce l’ha il fidanzato ?
Virginia : Sì e no.
La signora Sara : Oh, questa è bella. Si e no.
Giulia : ( alzandosi e andandole contro ) Certo, mamma , si può stare con una
persona anche senza essere fidanzati, aggiornati.
La signora Sara : Ma che ne sai tu, che sei ancora una bambina !
Giulia : Non sono una bambina, ho sedici anni.
La signora Sara : ( alzandosi ) Va bene, non sei più una bambina ma non ne sai
nulla lo stesso.
Giulia : ( torna a sedersi, sbuffando ) Uffà.
La signora Sara : ( sedendosi ) Sono sicura che è un bel giovanotto. Come si
chiama ?
Giulia : E dai, mamma, le stai facendo il terzo grado !
La signora Sara : Bisogna pur parlare di qualcosa, no ! Che c’è di male ! Non
possiamo certo rimanere qui impalati al buio per chissà quanto tempo.
Virginia : Non c’è nulla di male, no. Si chiama Paolo ed è un bel giovanotto,
sì.
Si sente il professore che russa.
La signora Sara : Ah, il professore dorme che è un piacere.
Virginia : ( a Giulia ) E tu Giulia ce l’hai il ragazzo ?
Giulia : Ci ho litigato, gli ho rinfacciato che è troppo grasso.
La signora Sara : ( a Giulia ) Non è grasso ! ( a Virginia ) E’ di corporatura
robusta... a Natale gli ha regalato una bellissima felpa ma ha sbagliato la
misura...
Giulia : ( alzandosi e andandole contro ) ... non l’ho sbagliata !
La signora Sara : Era piccola, vedrai. ( a Virginia ) E’ un ragazzone, non
poteva essere la sua misura. Lei però si è impuntata e lo ha costretto a
provarla: tira di qua, tira di là, s’è strappata.
Giulia : S’è scucita.
La signora Sara : ( alzandosi ) S’è scucita, sì. Apriti cielo, è andata su
tutte le furie e ha incominciato a urlare che era un grassone e che doveva
mettersi a dieta, povero figliolo. Lui, naturalmente, si è offeso e ha detto
che non la vuole più vedere.
Giulia : ( tornando a sedersi ) Sono io che non lo voglio più vedere.
Virginia : Dai, sono sicura che te lo sposi.
Giulia : Io non mi sposerò, è troppo impegnativo. Stare con un uomo per tutta
la vita; e se poi ti sei sbagliata ?
La signora Sara : ( sedendosi ) Ma puoi sempre divorziare, sciocchina !
Ritorna la luce.
La signora Sara : Che fortuna ! Così presto non era mai tornata. ( il
professore continua a russare ) Eh, mi sa che il professore non si sveglia
neppure con le cannonate. Ha avuto una giornata faticosa, poverino, da solo a
mettere a posto tutte le sue cose ; Nina mi ha detto che ha una montagna di
libri.
Si sente la sigla del TG 2 e poi la seguente notizia: Buona sera. Sbancato il
Superenalotto. Finalmente il sei, dopo undici estrazioni. La sbalorditiva
vincita di oltre settantacinque miliardi a Firenze... Le tre donne si fermano
di colpo e si girano verso il televisore.
Giulia : Hanno vinto 75miliardi a Firenze !
La signora Sara : Ho sentito.
Virginia : Zitte.
La notizia prosegue : Il fortunato vincitore ha effettuato una giocata di
dodicimila lire nella ricevitoria FI 312 della centrale via Verdi...
La signora Sara : ( con un sussulto ) Oh, mio Dio. E’ quella sotto casa di
Nina. Dove hai comprato la schedina, Giulia ?
Giulia : Non t’agitare, mamma, lo sai che vado sempre di fronte alla scuola. (
a Virginia ) E tu hai giocato ?
Virginia : No, accidenti ! ( vede le schedine che il professore ha lasciato sul
tavolo : indicandole ) Guardate, il professore ha lasciato tutte le schedine
sul tavolo.
La signora Sara : ( a Virginia ) Il professore abitava nel palazzo di mia
sorella Nina.
Virginia : Cosa ! ? ( si avventa sulle schedine e le raccoglie: Sara e Giulia
cercano di sottrargliele ) Ferme ! !
Sulle ripetute parole di Sara ( Dia a me ) e di Giulia ( Dai a me ), il TG2
prosegue : In attesa di collegarci con la nostra redazione di Firenze, ecco i
numeri della giocata super fortunata...
Virginia : Zitte, danno i numeri vincenti.
La signora Sara : Giulia, presto, carta e penna, là sulla credenza.
Mentre Giulia corre alla credenza manca nuovamente la corrente
La signora Sara : Oh no.
Virginia : Un’altra volta ?
La signora Sara : E’ la centralina.
Virginia : ( furiosa ) Accidentaccio alla sua stramaledetta centralina ! Perché
non la sostituite ! ?
Giulia : Fra un po’ ritorna.
Virginia : Maledetta centralina.
( sipario )
ATTO SECONDO
Stessa scena. Virginia gira nervosamente per la stanza con le schedine in mano,
Sara e Giulia sono sedute. Il professore continua a dormire.
Virginia : ( a Sara ) Insomma, ritorna questa maledetta corrente, sì o no ! ?
La signora Sara : E come faccio a saperlo. scusi !
Virginia : E’ passato più di un quarto d’ora, non ne posso più ! !
La signora Sara : Neanche fosse sua la giocata.
Virginia : Ora telefono alla mamma.
Mentre Virginia compone il numero ritorna la corrente e le tre donne si
precipitano verso il televisore.
Giulia : C’è un film.
Virginia : E cambia canale, no !
Giulia esegue, si sentono vari passaggi televisivi quindi : … La strepitosa
vincita…
Virginia : Ferma !
… è stata fatta a Firenze con una giocata di sole 12mila lire. Ecco i sei
numeri superfortunati…
Virginia : ( a Giulia ) Scrivi ! !
... trentadue…
La signora Sara e Virginia : Trentadue.
… quarantacinque…
La signora Sara e Virginia : Quarantacinque.
… sessantaquattro…
La signora Sara e Virginia : Sessantaquattro.
…settantadue…
La signora Sara e Virginia : Settantadue.
…settantatré…
La signora Sara e Virginia : Settantatré.
… e ottantacinque…
La signora Sara e Virginia : Ottantacinque.
... Passiamo ora alle altre notizie
Virginia : Giulia, ridammi i numeri.
Giulia : Trentadue, quarantacinque, sessantaquattro...
Virginia : ( sfoglia le giocate e le butta via ) Aspetta, non è questa, no,
neanche quest’altra. Come hai
detto ? Trentadue, quarantacinque...
La signora Sara : ( a Virginia, tentando di toglierle le schedine ) Faccia
controllare a me !
Virginia : ( opponendosi ) Ci vedo bene, sa ! ( a Giulia ) Allora ?
Giulia : Trentadue, quarantacinque, sessantaquattro, settantadue...
Virginia : Non correre ! Niente, non c’è... oh, Dio, come hai detto? Trentadue,
quarantacinque, sessantaquattro e poi ?
Giulia : settantadue, settantatré...
Virginia : Non c’è, non c’è. Un momento. Trentadue, quarantacinque,
sessantaquattro, settantadue, settantatré e...
La signora Sara : ( a Virginia ) Mi fa vedere ?
Virginia : ( a Sara, mollandole un ceffone ) E stia buona, per dio ! ( a
Giulia, prendendola per il collo e alzandola di peso ) settantadue, settantatré
e...
Giulia : ( con la voce strozzata ) Ottantacinque.
Virginia : Come ? ?
Giulia : ( liberandosi ) Ottantacinque.
Virginia : ( lasciando la presa ) E’ questa, è questa ! !
La signora Sara : Madonna benedetta, che dice ?
Virginia : ( farfugliando ) E’ questa ! Settantacinque miliardi, non è
possibile, è incredibile, abbiamo vinto settantacinque miliardi, è una somma
enorme, vi rendete conto ? ( urlando ) Siamo ricche ! ( il professore ha un
sobbalzo, quindi sottovoce ) Siamo ricche.
Giulia : Virginia !
Virginia : ( baciando ripetutamente la schedina ) Me lo sentivo che prima o poi
sarebbe arrivato anche il mio momento, doveva arrivare, non si può essere
sfortunati per tutta la vita.
Giulia : Virginia ! La giocata non è nostra, è del professore !
Virginia : ( c. s., senza darle ascolto ) Settantacinque miliardi, domani vado
a dirgliene quattro al direttore, a lui e a quei rompicoglioni dei bambini, non
li ho mai sopportati i mocciosi.
La signora Sara : ( scuotendola ) Signorina ! La giocata è del professore !
Virginia : ( frastornata ) Del professore ?
La signora Sara : Del professore, certo.
Virginia : No ! !
Giulia : Sì ! !
Virginia è come inebetita e continua a baciare la schedina
La signora Sara : Che cifra spaventosa ! Vorrei sapere chi li inventa questi
giochi. E adesso chi
gliela dà la notizia, potrebbe venirgli un colpo, poverino...
Giulia : ( fra sé ) ...Magari.
La signora Sara : ( proseguendo ) E’ anche malato di cuore...
Giulia : Appunto.
La signora Sara : Settantacinque miliardi, mi vengono i brividi. ( indicando il
professore ) Guardate come dorme, se sapesse che cosa gli è piovuto addosso. (
va alla credenza, prende un cordiale e un bicchierino, ritorna al tavolo, si
siede ) Comunque in un modo o in un altro bisognerà pure dirglielo. ( si versa
il liquore e lo beve ) Quasi, quasi telefono a Nina... no, è meglio di no,
chiacchierona com’è, in mezz’ora lo sa tutta la città e chi lo sente poi il
professore. ( si alza ) Coraggio, vado a svegliarlo; ( a Giulia ) Giulia,
raccogli le schedine, per favore. ( Giulia esegue, a Virginia ) Massima
cautela, mi raccomando, potrebbe venirgli un colpo ( fa per avviarsi ).
Virginia : ( afferrandola per un braccio e rimettendola a sedere ) Un momento !
! Cosa fa ? Non sia così precipitosa !
La signora Sara : Precipitosa ?
Virginia : Riflettiamo un momento, sono settantacinque miliardi, Sara, la
nostra vita può cambiare. Non ci ha pensato ?
La signora Sara : Che sta dicendo ? Si spieghi meglio .
Giulia : Che intendi dire ?
Virginia : Intendo dire che può cambiare, per me, per voi, una svolta
definitiva. Basta con l’affittacamere, con le lire contate che non ce la fai
mai ad arrivare alla fine del mese. Il benessere, capite, una bella casa, una
bella macchina, bei vestiti, pellicce, gioielli, tutto insomma... tutto. Questo
intendo dire.
Giulia : Se non abbiamo vinto noi, scusa.
Virginia : ( tirandole a se, con circospezione ) E’ vero... questo, però,
potrebbe essere un dettaglio… superabile, diciamo così.
La signora Sara : Un dettaglio ? La vincita è del professore, Virginia !
Virginia : Certamente, solo che lui non lo sa ancora. Mi capite ?
La signora Sara : ( sbalordita ) Ah, vuole derubarlo ? E’ assurdo ! Se ne
accorgerebbe immediatamente, saprà bene quante giocate ha fatto, no.
Giulia: ( prontamente alla mamma ) Però potremmo sostituire la sua schedina con
la mia, così il conto torna, eh ? Che ne dici ?
La signora Sara : Ma che stupidaggine ti salta in mente ! La tua è di 1600 lire
e per giunta di un’altra ricevitoria. No, no. Voi volete mettervi nei guai. (
rialzandosi ) Ora lo sveglio...
Virginia : ( la trattiene, urlando ) Aspetta, ti dico ! ( il professore ha un
sobbalzo, quindi sottovoce ) Stai dando un calcio a cinquanta miliardi, lo vuoi
capire !
La signora Sara : ( sedendosi ) Cinquanta...
Giulia : … In che senso cinquanta ?
Virginia : ( si alza, si guarda intorno con circospezione ) Nel senso di... ( a
Sara ) venticinque, ( Sara si alza, poi a Giulia ) venticinque ( anche Giulia
si alza, indicando sé stessa ) e venticinque. ( tirandole a sé ) Tre parti
uguali, senza distinzioni, perché dobbiamo restare unite. ( rimettendole a
sedere ) Per voi è un bel gruzzolo, no ?
La signora Sara : Cinquanta miliardi, d’accordo ma che si può fare, a cosa stai
pensando ? Hai uno sguardo che mi fa paura.
Virginia : ( si siede, poi decisa ) Sto pensando che finché dorme non potrà mai
sapere di avere vinto, no ?
La signora Sara : Ebbene ?
Giulia : Parla chiaro !
Virginia : ( prendendo un coltello che è rimasto sul tavolo ) Se morisse...
riflettete.
La signora Sara : ( inorridita ) Ahh ! E’ impazzita, vuole ammazzarlo ?
Giulia : ( con indifferenza ) Vuoi ammazzarlo ?
Virginia : Non vedo altra soluzione, vivo lui non ci tocca niente o al più ci
tocca qualche briciola, forse… se è generoso.
Giulia : E non c’è pericolo ?
La signora Sara : Giulia !
Virginia : No, nessun pericolo, ( alzandosi ) ho già un piano in mente, una
cosa pulita. Ha detto che è malato di cuore, no ( a Sara ) e che prende la…
La signora Sara : ( alzandosi) Adesso basta ! Questa discussione è durata anche
troppo. ( andando verso il profesore ) Profess...
Giulia : ...Fermati, mamma ! ( Sara si ferma ) Mettiti seduta e ascoltami. (
Sara si siede ) Virginia ha ragione, non abbiamo scelta.
La signora Sara : Ha ragione ? Ma ti ha dato di volta il cervello ?
Giulia : Sono cinquanta miliardi, mamma, come si fa a rinunciare ! Che vita è
la nostra, che futuro abbiamo, eh ? Nessuno, non abbiamo nessun futuro. Guarda
come ti sei ridotta in questa maledetta casa, dalla mattina alla sera tra
ramazze e fornelli; guardati le mani, mamma, guardale, ( Sara si guarda le mani
) una volta erano belle le tue mani. Io non la voglio fare la tua fine, capito,
sono stanca di tirare a campare, non li sopporto più questi stracci : ho sedici
anni e voglio cominciare a vivere, voglio andare al cinema, in discoteca, come
fanno tutti. ( pausa ) Sono due anni che ti chiedo di comprarmi il motorino,
ora non voglio più aspettare, lo pretendo. Ma tu non puoi comprarmelo, vero ?
Allora non hai il diritto di decidere della mia vita. Io non ci rinuncio a
cinquanta miliardi... ( verso il professore ) per lui, non ci rinuncio (
afferrando il coltello ) dovessi ucciderlo...
La signora Sara : ( sconvolta ) Giulia !
Virginia applaude lentamente con perfidia
Giulia : E’ un segno del destino, mamma ! Come fai a non vederlo ? Un uomo
viene in casa nostra e vince settantacinque miliardi. Mi sai dire che senso ha
tutto questo ? Poteva vincerli prima, a casa sua, no ! Perché proprio qui da
noi ? E’ un segno del destino, ti dico !
Virginia : ( a Sara ) E lascia che il destino si compia.
La signora Sara : ( sconvolta ) E’ mostruoso. Non posso crederci, un assassinio
per danaro.
Virginia : Per una nuova vita, Sara, la nostra vita contro la sua. E’ vecchio,
è malato, è solo. Ha detto bene Giulia, perché la fortuna avrebbe dovuto
scegliere proprio lui. Perché ?
La signora Sara : Nel sonno... ma come si fa... ci arresteranno immediatamente.
Virginia : Non nel sonno, lo svegliamo, gli offri qualcosa da bere, che so, un
caffè, un liquorino o anche solo un bicchiere d’acqua. E’ malato di cuore, no ?
Prende la digitale, lo ha detto lui stesso poco fa. E’ un farmaco, lo so come
funziona, l’ho letto in un giallo, basta mettergliene qualche goccia... un po’
di gocce in più ed è fatta.
La signora Sara : Mio Dio, ci farai andare tutti in galera.
Virginia : Non c’è alcun pericolo, non c’è modo di accertarlo. Sembrerà una
morte naturale, un infarto. Se ti dico che l’ho letto ! E poi perché dovrebbero
pensare a un delitto. Che motivo
avremmo noi di ucciderlo ? Un povero pensionato. Va a svegliarlo, e stai calma,
non deve avere il minimo sospetto. ( a Giulia ) Vieni Giulia, andiamo in camera
sua a cercare il medicinale. ( si avviano, indi girandosi verso Sara ) Calma,
non ci succederà nulla... sono cinquanta miliardi, va.
Virginia e Giulia escono : Sara, stravolta, si avvicina lentamente al
professore.
La signora Sara : ( quasi farfugliando ) Professore, professore si svegli, è
tornata la luce. Professore, su, si svegli, prendiamo un buon caffè. ( lo
scuote ) Professore ! ( il braccio del professore cade di botto, si ritrae
terrorizzata, aspetta ) Oh Dio, non si muove. ( urlando ) Giulia, Virginia,
presto venite qua il professore non dà segni di vita. ( si riavvicina, lo
scuote ancora ) Professore, si svegli !
Giulia : ( accorrendo ) Che c’è mamma ?
Virginia : ( accorrendo ) Che è successo ?
La signora Sara : Non si muove, sembra morto.
Virginia : Faccia vedere. ( gli tocca il polso, gli sente il cuore ) E’ morto !
( gli risente il cuore, esultando ) E’ morto, ma è fantastico, siamo salve, non
dobbiamo fare più nulla.
Giulia : Non è possibile, guarda bene, ne sei proprio certa ?
Virginia : ( c. s. ) E’ morto, ti dico, non ci sono dubbi. ( urlando a
squarciagola ) MILIARDARIE ! ! ( correndo per la stanza, ballando etc. ) senza
sporcarci le mani, è un miracolo.
La signora Sara : ( c.s. ) E’ davvero un miracolo, è il Signore che l’ha
voluto. Una nuova vita, una nuova vita !
Giulia : ( c.s. ) Mi sembra di sognare. ( a Virginia ) Dammi dei pizzicotti,
prendimi a schiaffi, ti prego, ho paura di sognare.
Si fermano vicino alla poltrona del professore.
Virginia : Sei sveglia, non temere. ( sventolando la schedina ) Eccola la
realtà, la voglio baciare, baciare, sì.
La signora Sara : ( a Virginia ) Me la faccia toccare ( cerca di prenderla ma
la schedina cade sul cadavere, tutte e tre gli vanno addosso, recuperandola )
Anch’io ti voglio baciare, ( a Giulia ) tieni, baciala anche tu, sono finiti
gli stenti
Giulia : ( la prende e baciandola ) Basta con i rompiscatole fra i piedi.
Virginia : ( a Giulia ) Fammela ammirare ancora un po’. ( Giulia gliela passa )
Quanto sei carina ! Perché volevi andare col professore, eh ? ( battendo sul
cadavere ) Cattiva, cattiva, cattiva !
La signora Sara : ( a Virginia ) Finalmente si può sposare, è contenta ?
Virginia : Non c’è fretta, signora, non c’è fretta.
Giulia : ( alla mamma ) Quando si può incassare la somma ? Subito ?
La signora Sara : Che subito ! Bisognerà interpellare un avvocato, un notaio...
Virginia : ... Un commercialista.
La signora Sara : Proprio così, anche un commercialista, è una faccenda
delicata, ci vuole prudenza. Sono miliardi, mica noccioline.
Giulia : E’ meraviglioso, cinquanta miliardi !
Virginia : Eh ! ! Un momento ! ( avvicinandosi a Giulia ) Come cinquanta
miliardi ! Perché cinquanta miliardi ?
Giulia : L’hai detto tu prima, non ti ricordi ? Tre parti uguali, senza
distinzioni...
Virginia : ... Sì, finché si trattava di commettere un delitto. Adesso la
situazione è un tantino diversa, mi pare, bisogna riparlarne.
La signora Sara : Siamo sempre tre persone, scusi.
Virginia : ( sedendosi ) E già ! ! Voi però siete una sola famiglia, non mi
sembra mica giusto.
Giulia : E se poi mi sposo ?
Virginia : ( in maniera provocatoria ) Non avevi detto che non ti sposavi ?
La signora Sara : Senti, senti, questa sì che è bella ! Sta a vedere che per
fare piacere a lei mia figlia dovrebbe rimanere zitella.
Virginia : ( c. s. ) Sia quel che sia, la questione va ridiscussa con calma e
questo non mi sembra il momento più adatto. ( mentre nasconde la schedina nel
reggiseno ) Pensate piuttosto a chiamare un medico per la constatazione di
morte di quel disgraziato.
La signora Sara : ( minacciosa ) Cosa fa con quella schedina ! Me la dia
immediatamente !
Giulia : ( c.s.) Dacci subito la schedina !
Virginia : Neanche per sogno, prima l’accordo.
La signora Sara : Prima la schedina.
Virginia : Ho detto che non gliela do.
Giulia : Vedremo se non ce la dai.
La signora Sara : La schedina.
Virginia : L’accordo.
Giulia : Daccela.
Mentre si azzuffano scambiandosi vari epiteti ingiuriosi si risente la sigla
del telegiornale. Le tre donne si fermano e si girano verso il televisore.
La signora Sara : ( con sorpresa ) Un altro telegiornale !
Si sente la seguente notizia : Buona sera, ancora una fumata nera per il Super
Enalotto. Dopo undici estrazioni nessun giocatore ha realizzato il sei e il
jackpot sale a oltre novanta miliardi. Ci si interroga sulla legittimità morale
di questo gioco...
La signora Sara : ( trasalendo ) Ma che dice ? E’ impazzito. Avete sentito...
nessun sei... come nessun sei... se poco fa ha dato i numeri vincenti.
Virginia : ( c.s. ) Santo cielo, che sta succedendo. ( a Giulia, urlando ) C’è
il televideo su questo televisore ?
Giulia : Sì, che c’è. ( prende il telecomando, poi alla mamma ) Qual’ è la
pagina del Super Enalotto, mamma ?
La signora Sara : Non mi ricordo, trovala. E’ pazzesco, mi sento male .
Virginia : ( a Giulia che la sta cercando, gridando come un’ossessa ) Insomma,
l’hai trovata ?
Giulia : Aspetta ! Non vedi che la sto cercando ! ( pausa ) Ecco, è la
296.
Virginia : ( c.s. ) Allora ?
Giulia : E lascia scorrere, no ! ( la trova, dà un urlo ). Ahhh ! Nessun sei !
Nessun sei !
Virginia : Sono altri numeri !
La signora Sara : Come altri numeri ? ( guarda il televisore ) Oh, Dio, non è
possibile, mi manca il respiro, svengo.
Virginia : ( a Giulia ) Va su un altro canale, maledizione, va su un altro
canale ! !
Giulia : Sì, vado su un altro canale, aspetta… vado su un altro canale.
La signora Sara : E’ stata un’allucinazione.
Virginia : Non è possibile.
Giulia : Niente, non sono più quelli.
Virginia : Non sono più quelli.
Si sente squillare insistentemente il campanello della porta.
La signora Sara : Madonna benedetta, chi sarà mai.
Squilla ancora
Virginia : ( a bassa voce ) Risponda, non possiamo fare finta di niente.
La signora Sara : ( visibilmente agitata ) Chi è ?
Il commissario : ( fuori scena ) Aprite, polizia.
La signora Sara : ( a voce bassa e tremante ) La polizia !
Giulia : ( c.s. ) La polizia !
Il commissario : Aprite, in nome della legge.
Virginia : ( a voce bassa e decisa ) Vada ad aprire ! ! Di che ha paura, non
abbiamo fatto nulla, no ?
Il commissario : Aprite o sfondiamo la porta.
Giulia : Sfondano la porta !
Virginia : ( c.s. a Sara che è rimasta ferma in preda al terrore ) Vuole andare
!
La signora Sara : Arrivo, un momento, un momento. ( esce )
Il commissario : ( fuori scena ) Tu aspetta qui, tu con me ! ( armato di
pistola irrompe in scena seguito da un poliziotto, pure armato, e da Sara,
stravolta. Virginia e Giulia si spostano facendo da schermo alla poltrona del
professore. Si guarda intorno, poi a Sara ) Insomma, è sorda lei, non ha
sentito l’intimazione ?
La signora Sara : ( farfugliando ) Sì... ho sentito, sì...
Il poliziotto : E perché non apriva, se è lecito ?
La signora Sara : ( c.s. ) C’è stata... una disgrazia...
Il commissario : Una disgrazia, che disgrazia ?
La signora Sara : Il professore... non si muove...
Il commissario : Non si muove. Che significa ? ( non ricevendo risposta )
Risponda, per dio !
Il poliziotto : Questa mi sembra matta.
Il commissario : Allora, si può sapere che è accaduto ? ( non ricevendo
risposta gira per la stanza, poi si avvicina a Virginia e Giulia e le sposta )
Ah, bene, bene, altro che scherzo. ( al poliziotto ) Qui c’è scappato il morto
per davvero. ( a Sara ) Non si muove, eh ! Ci credo che non si muove. ( fa
cenno al poliziotto di seguirlo nell’ispezione della stanza, indi dopo avere
controllato ) Chi è stato ? C’è qualcun altro in casa ?
Virginia : Chi è stato ? Guardi, che ha fatto tutto da solo.
Il poliziotto : Ah sì, si è suicidato ?
Virginia : Ma no ! E’ morto nel sonno. Era malato di cuore, gli sarà venuto un
infarto.
Il commissario : ( irritato ) Che fa, mi prende in giro ? Badi che non sono in
vena di spiritosaggini, sa ? Questo disgraziato è in una pozza di sangue.
Virginia : ( avvicinandosi al cadavere ) Sangue ? Cosa dice, non è possibile. (
lancia un grido ) Ahhh !
Giulia : ( seguendo la madre che si avvicina al cadavere ) Una pozza di sangue
?
La signora Sara : Una pozza di sangue.
Il commissario : ( indicando il tavolo ) Di chi sono tutte queste schedine sul
tavolo ? Eh ? ( pausa ) Rispondete, per dio !
La signora Sara : ( farfugliando, in modo incomprensibile ) Sono del
professore.
Il commissario e il poliziotto : Ehh ?
La signora Sara : ( urlando, in maniera liberatoria ) Sono del professore ! !
Il commissario e il poliziotto : ( con soddisfazione ) Ahhh !
Giulia : ( al commissario ) Ha vinto settantacinque miliardi e ( indicando
Virginia ) lei voleva convincerci ad ammazzarlo.
Virginia : ( avventandosi contro ) Che stai dicendo, brutta stronzetta ! ( il
commissario la blocca ) Non le dia retta, non ha vinto proprio nulla. (
mostrandogli la schedina ) Guardi, non ha vinto nulla, guardi.
Il commissario : ( prende la schedina e dopo averla controllata ) Cristo !
Questa è la schedina miliardaria ! ( perentorio ) Qui l’ergastolo non ve lo
leva nessuno.
Il poliziotto : Nessuno.
La signora Sara : L’ergastolo ?
Giulia : Mamma !
Virginia : Ma i numeri non sono più quelli, sono cambiati !
Il commissario : Sono cambiati ?
Il poliziotto : Ma siete tutte matte qui ?
La signora Sara : ( al commissario ) E’ vero, dottore, controlli sul televideo.
Il commissario : Sì, come no. ( sventolando la schedina ) Questa, intanto, si
sequestra e voi dovete favorire in Questura.
La signora Sara : In Questura ?
Giulia : Mamma !
Virginia : ( seducente ) Commissario, la prego. Cosa le costa, lo faccia per
me. E’ già acceso.
Il commissario : ( frastornato ) E’ già acceso ?
Il poliziotto : Cosa è acceso ?
Virginia : ( al poliziotto ) Ma il televideo, no ! ( al commissario ) Su, la
prego, un’occhiatina. Lo faccia per me.
Il commissario : Va bene, ma niente scherzi, mi raccomando. ( al poliziotto )
Dà un po’ un’occhiata. Ci sono ?
Il poliziotto : Ci sono.
Il commissario : ( controllando la schedina ) Fa un po’ sentire.
Il poliziotto : Trentadue.
Il commissario : Bene !
La signora Sara : Trentadue ?
Virginia e Giulia : Come trentadue ?
Il commissario : Silenzio ! ( al poliziotto ) Va avanti.
Il poliziotto : Quarantacinque.
Il commissario : Bene ! !
La signora Sara : Quarantacinque ?
Virginia e Giulia : Come quarantacinque ?
Il commissario : Silenzio ! ! ( al poliziotto ) Va avanti.
Il poliziotto : Sessantaquattro.
Il commissario : Benissimo !
La signora Sara : ( sconsolata ) Non è possibile.
Virginia e Giulia : ( sconsolate ) Non erano più questi.
Il commissario : Silenzio ! !
Il poliziotto : Vado avanti. Settantadue.
La signora Sara, Virginia e Giulia : Settantadue.
Il poliziotto : Settantatré.
La signora Sara, Virginia e Giulia : Settantatré.
Il poliziotto : E ottantacinque.
La signora Sara, Virginia e Giulia : E ottantacinque.
Il poliziotto : Numero jolly…
Il commissario : Lascia perdere il numero jolly. ( a Virginia ) Erano cambiati,
eh ?
Virginia : Ma commissario le assicuro…
Il commissario : Va bene, ho capito, basta così. ( al poliziotto ) Portale via,
chiariremo i fatti in Questura.
Virginia : Non abbiamo fatto nulla. Non potete portarci via.
Il commissario : Via, via !
Mentre il poliziotto le porta fuori sotto la minaccia della pistola.
La signora Sara : Era malato di cuore !
Il commissario : Via !
Giulia : Prendeva il ditale !
Il commissario : Via !
Virginia : Siamo innocenti !
Il commissario : Sì, sì, sono tutti innocenti. Via, portale via ! Prendeva il
ditale. ( riflette ) Il ditale ? Mah ! ( ispeziona la stanza alla ricerca
dell’arma, poi ( estrae il telefono, compone un numero ) Sono il commissario
Poli, passami la scientifica. ( pausa ) Magli, sono Poli. Mandami qualcuno in
via Ghibellina 32, c’è un morto ammazzato. ( pausa ) Una coltellata, mi pare. (
pausa ) No, il coltello non l’ho trovato. ( pausa ) Non ci sono tracce di
sparo, no. ( pausa ) T’ho detto che non ci sono ! ! ( pausa ) Immediatamente,
certo e quando me li mandi se no. ( abbassa la cornetta ) Imbecille. ( si
guarda ancora un po’ intorno ) Adesso, vediamo di capire chi ci ha chiamati. (
uscendo ) Andiamo a sentire il portiere.
Il professore si alza dal divano dove era esanime e, sventolando la schedina,
sbotta in una risata satanica.
Il professore : ( con forza crescente ) Ah, ah, ah ! Ah, ah, ah ! Ah, ah, ah
!
Si spengono le luci e quando si riaccendono si rivedono le tre donne sedute al
tavolo e il pro-
professore che dorme in poltrona e russa.
La signora Sara : Che fortuna ! Così presto non era mai tornata. ( il
professore continua a russare ) Eh, mi sa che il professore non si sveglia
neppure con le cannonate. Ha avuto una giornata faticosa, poverino, da solo a
mettere a posto tutte le sue cose ; Nina mi ha detto che ha una montagna di
libri..
Si sente la sigla del telegiornale e poi la seguente notizia : Buona sera,
ancora una fumata nera per il Super Enalotto. Dopo undici estrazioni nessun
giocatore ha realizzato il sei e il jackpot sale a oltre novanta miliardi. Ci
si interroga sulla legittimità morale di questo gioco...
Giulia attiva il televideo e si mette a controllare le giocate del professore.
La signora Sara : Povero professore, neanche stavolta.
Virginia: Che se ne farebbe poi di tutti quei miliardi.
La signora Sara : Ma non è tanto la cifra quello che conta: per lui, come per
ogni giocatore del resto, è una specie di sfida, capisce, di sfida con la dea
bendata, intendo dire.
Virginia : Eh già, da vincere ad ogni costo, magari dando l’anima al diavolo.
La signora Sara : ( ridendo ) Magari, sì. ( alla figlia che sta controllando le
giocate del professore ) Giulia, che fai ? Rimettile subito a posto.
Giulia : Che c’è di male, mamma. ( a Virginia, ridendo ) Non è riuscito a
indovinare neppure due numeri.
Virginia : ( ridendo ) Deve studiare di più.
La signora Sara : Ah, beata gioventù. Adesso lo sveglio.
Sara si alza e si avvicina al professore che nel sonno farfuglia le parole “
miliardi, sangue, ergastolo…”
La signora Sara : Professore, professore si svegli, è tornata la luce.
Professore, su, ( lo scuote ) si svegli, professore...
Il professore : ( con un sobbalzo ) Ah ! ( si guarda intorno smarrito ) Mi sono
addormentato ?
La signora Sara : Eh, sì.
Il professore : ( frastornato ) Che villano, sono mortificato... non trovo le
parole, mi creda, è imperdonabile.
La signora Sara : Suvvia, per questa volta la perdono.
Il professore : Quanto ho dormito ?
La signora Sara : Eh, un pò e profondamente : russava, addirittura.
Il professore : Il vino, lo sapevo, non avrei dovuto bere.
La signora Sara : Ha avuto anche una giornata faticosa, però.
Il professore : Questo è vero.
La signora Sara : Venga, su, prendiamo un buon caffè.
Il professore : ( mentre si alza ) Come ha detto, scusi ?
La signora Sara : Prendiamo un buon caffè. Le va ?
Il professore : ( allarmato ) No, grazie, questa sera preferirei farne a meno.
La signora Sara : ( delusa ) Ohh ! Avevo comprato la sua qualità preferita,
l’ho chiesto apposta a mia sorella.
Il professore : ( c.s. ) Troppo gentile, ma ho paura di non dormire. Stia
sentire, è mica riuscita a vedere...
La signora Sara : ... Allora glielo faccio decaffeinato, non le farà male.
Virginia : Via professore, mi faccia compagnia, lo prendo anch’io decaffeinato.
Il professore : No, davvero, mi sono svegliato con una bocca amara...
La signora Sara : Vuole un bicchiere d’acqua , allora ? Giulia, porta un
bicchiere d’acqua...
Il professore : ( di scatto ) No ! ( con calma forzata ) Giulia lascia stare,
non ho sete.
La signora Sara : Se ha detto che ha la bocca amara !
Il professore : Sì, ma non ho sete ! Ora mi passa, eh, anzi le dirò che mi è
già passato. Piuttosto volevo sapere...
La signora Sara : ... Un limoncello, ecco le offro un bel limoncello, la tirerà
su. Signorina, lei lo prende un goccio di limoncello ?
Virginia : Volentieri, signora.
La signora Sara : ( al professore, prendendolo per la mano ) Venga, l’ho fatto
con i limoni naturali di Sorrento, è una vera delizia, vedrà.
Il professore : ( irritato ) Non desidero nulla ! ( sforzandosi di rimanere
calmo ) Mi creda, sto bene così... non desidero nulla... volevo sapere
soltanto...
Giulia : ( tirandolo per la manica, affettuosamente ) ... Il limoncello della
mamma è buonissimo,
non sia sgarbato. Lo sa che potrebbe anche offendersi ? Su, solo un assaggino,
faccia il bravo.
La signora Sara : Giulia ! Ha detto di no, non insistere. ( pausa ) Se mai più
tardi.
Il professore : ( prontamente a Giulia ) Sì, più tardi, eh, se mai più tardi,
come dice la mamma. ( a Sara ) Senta, siete riuscite a vedere l’estrazione ?
La signora Sara : A proposito, sa che ha lasciato le giocate sul tavolo ?
Il professore : Lo so, lo so. Allora ? Mi dica.
La signora Sara : ( proseguendo ) Giulia s’è messa a controllarle, mi spiace,
me l’ha fatta proprio sotto gli occhi, benedetta ragazza.
Il professore : No, non si scusi... non si scusi ( con il fiato sospeso ) Mi
risponda, per carità. Niente ?
La signora Sara : Prego ?
Il professore : ( concitato ) Diceva che la sua figliola... ha controllato le
giocate, no... ecco, volevo sapere se per caso, ecco...
La signora Sara : Ah, ho capito, intende dire se ha vinto.
Il professore : ( sfinito ) Sì !
La signora Sara : ( sorridendo ) No, direi proprio di no.
Il professore : ( a Virginia ) Al superenalotto... ( a Sara ) i settantacinque
miliardi.
La signora Sara : No, non c’è stato nessun sei, neanche stavolta.
Il professore tira un sospiro di sollievo e ridendo va a sedersi sulla
poltrona.
Giulia : ( al professore ) La sua ricerca scientifica ha fatto fiasco,
professore !
Il professore ride ancora più forte.
La signora Sara : Giulia ! Un po’ d’educazione ! ( al professore ) Non so che
dire, guardi ...
Il professore : ( ridendo ) Ma va bene, sa, le assicuro che va benissimo così.
( pausa ) Ah, potrei avere quel caffè, signora ?
La signora Sara : ( stupita ) Ma non aveva detto...
Il professore : Sì, sì... mi è venuta voglia, le spiace ? ( pausa ) Ah,
normale, grazie, sennò mi riaddormento.
Virginia : Professore, mi faccia capire, non le interessa vincere ?
Il professore : ( in preda a un riso irrefrenabile, a Virginia ) Come no, che
dice !
Virginia : E perché se la ride così tanto, scusi ?
Il professore : ( c.s. ) Perché ? Vuole sapere perché ? Ma perché... ho avuto
la fortuna... di perdere.
Le tre donne si guardano sbalordite
( sipario )