La fortuna l’è sorda

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    “  LA  FORTUNA  L’ E’  SÔRDA  “

                             Commedia  in  tre  atti  di  Luciano  Meroni

                      

                                              PERSONAGGI :

                                    CHIESA  RAFFAELE

                                    GRASSI  RENZO, suo cognato

                                    DOMENICA,  domestica

                                    PIETRO,  fratello di Raffaele

                                    JOLANDA,  moglie di Pietro

                                    Sig.ra  CEREDA,  portinaia

                                    Sig.na  LEONI,  padrona di casa

                                    Sig.  CHIAPPA,  idraulico

                                    Sig.  POLETTI,  inquilino

 

                                    Dr.  LONGONI,  medico

                                    Sig.na  DELL’OCA,  giornalista

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                     N.B.    La  commedia è regolarmente tutelata dalla S.I.A.E.

                Milano ai nostri giorni.  La scena rappresenta un salotto arredato modestamente

                   ma  con gusto.  Un’uscita sul fondo dà su un corridoio che rappresenta l’ antica-

                   mera e dove si trovano anche i servizi.

                   Una porta a destra dà alle stanze e una a sinistra dà in cucina.

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                                               ATTO   PRIMO

DOMENICA      ( ha uno spazzolone in mano e sta parlando al telefono ).  Si  signor  Luigi,

                            va bene signor Luigi.  Non si preoccupi signor Luigi,  quando viene a casa

                            ce lo dico io.  Arrivederci signor Luigi. ( alla portinaia ) Sa chi era ?

PORTINAIA      Il  signor  Luigi m’è sembrato di capire.

DOMENICA      Brava, propri el sciur  Luigi, el fradell del sciur  Raffaele.   Dù  minutt  fa  ha

                            telefonàa l’alter  fradell, el sciur  Pietro  e adess invece el  sciur  Luigi.

                            Mah,  se ved che s’hinn miss d’accord.  Bèh, a mont,  lee l’era  ’dree  a cuntamm

                            su un quajcoss della sciora Vergani, vera ?

PORTINAIA       Si.  Che la senta però,  me raccomandi eh,  che i robb restenn chì tra de nùnc.

                            Ghe je disi a lèe  propri perché la cognossi e cognossi anca el so’ padrun, el  sciur

                            Raffaele , che l’è propri una  persona come se dev , se de no andarìa mai  in gir  a

                            cuntà  su  chi robb chì.   D’altra part  mi l’è  18  ann che fo’  la  portinara  in quell

                            palazz  chì  e ormai me scappa  pu’  nient,  cognossi tucc i inquilin dalla A alla Z.

DOMENICA       Ben , ben che la staga tranquilla , de mi la po’ fidass.  Allora?

PORTINAIA       Dunca,  l’alter ier  eren circa i tre e un quart,  mi s’eri ’dree a nettà l’atrio quand

                            a un certo punto vedi fermass un macchinun de quej gross;  ven  giò un sciur che

                            el se guarda un po’ in gir e dopo el vegn denter in del palazz.     Lèe ,  se l’avess

                            vist che tipo tutt elegant ,  pettinàa ben , con un vestì che chissà cosa el costava ,

                            un paltò con la pelliccia intorna al coll , sul dit  el gh’aveva un anell gross inscì e

                            poeu  el me pareva anca profumàa.  Insomma quell lì in fatto de danè  el g’ha  de

                            vess  stà vun che ghe n’aveva a capellàtt. 

DOMENICA       La vaga avanti , la vaga avanti.

PORTINAIA       Quand el  s’è accort  che mi s’eri lì in un canton  a nettàa  l’è  rimast un po’ lì,  e

                            dopo el me fà:  “ Sa se la signora Vergani è in casa? “  -  “ Si – g’ho rispost mi –

                            È  tornata un attimo fa dalla spesa “.   “ Grazie “ –  el me dis lù e dopo el se invia

                            su per i scal.   “ Terzo piano interno 2 “ ho fa’ per dicch ma ho minga fa’  in temp

                            a  finì la fras che lù el  m’ha interrott subit  e el m’ha ditt:  “ Sì sì  grazie, conosco

                            la strada “  e mi son rimasta lì come quella di fich.

DOMENICA       Come el faseva a cognoss la strada ?

PORTINAIA       L’ è  quell che ho pensàa subit anca  mì.   Se ved che l’ha giamò  provàa  a vegnì

                            chì,  però se ved ch’el vegniva semper de nascost perché mi l’avevi mai vist.

DOMENICA       Oh bella , chissà chi l’è.

PORTINAIA       ( sottovoce ) Per mì l’è l’amante  della sciora Vergani.

DOMENICA       Oh  ’ndemm ,  come la fa’  a dì  inscì?

PORTINAIA       Perché gh’è stà  un moment  che ho sentì la sciora  Vergani che la  ghe diseva :

                            “ Ma  se poi viene a saperlo mio marito come facciamo ? “.

DOMENICA       Ma eren minga su a cà sua , al terz pian ?  Come l’ha fàa a sentìi ?

PORTINAIA       Perché siccome avevi finì de nettàa  l’atrio allora dopo me sunt  missa  a nettàa

                            el  ripianin del terz pian che l’ era sporch.  Ma minga per curiosàa  neh?

DOMENICA       No no che calarìa  alter.

PORTINAIA       Ben, fatto stà  che dopo un po’ hinn vegnù foeura e hinn andàa via insèmma  sul

                             macchinon.  E oej ,  la sciora Vergani  stavolta  l’era anca lèe  tutta in ghingheri,

                             minga come quand l’era tornada dalla spesa. ( dopo una breve pausa )  Lèe , ma

                             l’ è minga finida chì:  eren  no passàa  des  minut  che arriva so’  marì ,  el  sciur

                             Vergani.

DOMENICA       El  sciur  Vergani?  Ma come mai l’è arrivàa a cà a quell’ ora lì?

PORTINAIA       Beh mi l’ho savùu dopo,  comunque l’è vegnùu a cà prima perchè  gh’era  do’ ur

                            de  sciopero. La sa,  al dì d’incoeu ogni tant ghe n’è vun e allora se po’  mai  sta’

                            tranquill   Ben , el  va de sùra e dopo un po’  el torna gio’ e el me domanda : “ Ha

                            visto per caso mia moglie uscire? “.

DOMENICA       E lèe  cosa la g’ha ditt ?

PORTINAIA       Eh m’è  toccàa  fà  un po’   la tovaja e allora con aria indifferente g’ho rispost:

                             “ Si dev’essere uscita a fare la spesa “ -  “ Impossibil “ - el dis lù – “ I bors della

                            spesa hinn ancamò sul tavol  pien de roba “.  “ Allora sarà andata a trovare qual-

                            che suo parente “ g’ho ditt mi.    “ Va ben, va ben,  fa nient “ el borbotta lù e l’è    

                             tornàa de sùra in cà sua.

DOMENICA       E come l’è andada a finì ?

PORTINAIA       L’è andada a finì che sua mièe l’è tornada ai cinq men des e dopo un po’ ho sentì

                            che vosavenn  tra de lor e taccaven a lit …. ( pausa ). Mi me sbagliaròo  ma quell

                            poeur  omm lì ( indicando la fronte ) el g’ha de aveggh dù affari de quej  là lungh

                            una spanna.

DOMENICA       ( sospirando ) Eh cert che hinn di bej dispiasè.

PORTINAIA       Eh si.  Lèe, e la storia del fioeu del sciur  Perego e della sua tromba che ogni tant 

                             el voeur sonà in cà , la sa no? 

DOMENICA       No.

PORTINAIA       Oh adess ghe la cunti ….

RAFFAELE        ( da fuori ) Domenicaa …..

DOMENICA       Oh Signor,  gh’è arrivàa el sciur  Raffaele.

PORTINAIA       ( alzandosi ) Allora mi scappi.

RAFFAELE        ( entra – è un uomo di circa 50 anni e con un lieve disturbo ad un orecchio ,  per

                              cui ogni tanto si infila un dito e se lo agita vigorosamente ).  Ciao  Domenica.

                             Toh, va che t’ho compràa i ragg noeuv della tua bicicletta.  Adess mettej via che

                             quand g’ho un minut de temp te je cambi mì come t’ho promiss.

DOMENICA       Grazie sciur Raffaele. ( li mette in un cassetto )

RAFFAELE        ( vede la portinaia ) Oh buongiorno sciura Cereda, la gh’aveva bisogn de mì?

DOMENICA       No, no s’eri vegnuda su  a  portaggh la ricevuda d’un vaglia che la  Domenica la  

                            m’aveva  pregàa de faggh in posta.  Sa, el mè fioeu el lavora in posta e inscì ……

                            Beh, adess scappi perchè g’ho de fa’  gio’ in portineria. Arrivederci sciur  Chiesa.

RAFFAELE        Arrivederci sciura  Cereda.

PORTINAIA       ( a Domenica ) Ah , per la storia della tromba .…ghe la cuntaro’ su un’altra volta                

                            va ben?

DOMENICA       Si, si va ben, arrivederci. ( la portinaia esce )

RAFFAELE        La tromba?  Che tromba?

DOMENICA       No, nient….. la tromba di scal  ecco.  L’era  ’drèe  a dimm che ogni  tant  bùtten

                            gio’  la roba dalla tromba di scal  e inscì lèe l’è costretta tutt  el dì a nettàa  su’.

RAFFAELE        Va là, va là che  vialter senz’ alter s’erùvv  a’drèe a  spettegolà  sui  inquilin del

                            palazz , come voster solit del rest ;  ormai ve cognossi ben vialter dò.

                            Va ben , adess và de là a fà quell che te devet  fà  e lassum un po’  in pas …... e

                            porta de là el spasettun. ( Domenica esce e Raffaele inizia a sfogliare il giornale

                            e poco dopo suona il campanello )  Domenica!  Domenica!  ( il campanello con-

                            tinua  a suonare e allora Raffaele si decide ed esce dalla comune.  Rientra poco

                            dopo con Grassi, un uomo di circa 40 anni e abbastanza esile ). Dai vegn avanti

                            Renzo, fà minga di compliment.

GRASSI              Grazie ma voeuri minga disturbà,  vò via subit.

RAFFAELE        Ma disturbà  chi l’è?  Son chì de per mì e poeu guarda che quand te vegnet  in cà

                            mia ti te set semper el benvenuto.  ( entra Domenica )

DOMENICA       Gh’ è  arrivàa un quajvun ?

RAFFAELE        Nooo ….. l’è el campanell che el s’è miss a sonà  de per lù!

                            Sent, cerca de dass de fà  se no te lassi a cà in cassa integrazion.

DOMENICA       S’ eri ciappada  de là in cusina.

RAFFAELE        Te saret  stada ciappada a legg el “ Grand Hotel “.  Ben,  lassemm  perd  va,  tant

                            l ’è  semper la solita solfa,  ormai podarìa  mett su el disco.

DOMENICA       Oh buongiorno signor Grassi,  l’avevi minga vist.

GRASSI              Oej ….. va ben che son  magher ma esageremm no!

DOMENICA       No voeurevi minga dì per quell   ….. cert che ciamàss  Grassi come  lù ghe voeur

                            propri  una bella fantasia.

GRASSI              Già  l’è vera ……ma d’altra  part quand son nassùu  podevi minga savè che sarìa

                            diventàa  inscì.

RAFFAELE        Ma sicur.  E poeu quel che cunta l’è  la salut …. anzi come disen a Milan  “ salut

                            e  scarp luster “!

GRASSI              Ah beh per quell pòdi  minga lamentamm.

DOMENICA       El g’ha rasùn , g’ho fà caso anca mì che lù el g’ha semper su i scarp che brillen.

RAFFAELE        Sent, ma te ghe no un quajcoss de fà de là ?

DOMENICA       Mah …..verament ….. mi …..

RAFFAELE        Ecco brava, và de là a fà  quell mestèe lì! ( Domenica esce ) Donca disevumm …

GRASSI              Mah, verament se parlava della salut.

RAFFAELE        Ah già la salut.  Eh l’è propri minga vera che quej grass hinn quej che stann mej.

                            E poeu guarda , tì che te pias mangià ben te set  lì magher come un  ciod  mentre

                            gh’ è  di personn che hinn semper  ’drèe a digiunà , magari per motivi “radicali”

                            e pussèe  digiunenn e pussèe fann bel  vedè!

GRASSI              Si  però anca a mì el dottor  el m’ha ditt de stà attent , de cercà de minga dimagrì

                            ancamò perché altrimenti quand  cammini de sùra alla grata de un tumbin ……..

                            me infili denter!

RAFFAELE        Beh, a munt, te gh’ avevet  bisogn?

GRASSI              No, siccome devi andà in centro a fa’ di spes, allora son passàa una scappada  da

                            tì per savè se te gh’ avevet  bisogn d’un quajcoss.

RAFFAELE        No grazie Renzo, è andàa stamattina prest  la Domenica e quej pocch  robett  che

                            gh’ avevi bisogn mi ha compràa lèe.  Comunque te ringrassi  istess  perché te set

                            semper inscì gentil e premuros con mì.

GRASSI              Ma va là,  mi fo’  soltant quell che ritegni giust de fà e basta.

RAFFAELE        No, no, ti te fét  pussèe del to’ dover.  E specialment da quand  è mort tua sorella,

                            mia mièe , e de conseguenza mi son restàa  vedov , ti  te se semper dà de  fà  per

                            vutàmm in tutt i maner .   E  guarda  che ormai in giamo’  cinq  ann che la poera

                            Rosetta  l’è andada in Paradis.  Ben, ma lassèmm perd quej discors chì, parlemm

                            puttost  de robb  pussèe  allegher.  Te bevet un bicerin?

GRASSI              No lassa stà,  disturbet  minga.

RAFFAELE        Ma dài!  Un bicerin de marsala. ( va al mobiletto bar e prende due bicchierini )

                            Domenica! …. Domenica!

DOMENICA       ( entra dalla cucina ) El m’ha ciamàa?

RAFFAELE        Si, guarda che de là in cusina g’ha de véss rimasta la bottiglia del Marsala che te

                            adoperàa  ier quand te me fàa  andà i scaloppin ;  portala de chì per piasè e vojen

                            gio’  dù  bicerin .  Ma me raccomadi eh, ch’el sia Marsala.  Guarda ben.

DOMENICA       Si ho capìi, el Marsala, perchè?  Son no imbesuìda.

RAFFAELE        Noo …! Ho minga ditt quest, pero’ siccome la settimana passada te dovevet  pre-

                            parà  dù bicerin de VOV e invece te set arrivada  chì con dù bicerin de cera liqui-

                            da “ Splendor “ …

DOMENICA       Me son confusa ecco!  Pero’ i  bottilii  hinn quasi istess.

RAFFAELE        Oej , per fortuna hemm sentìi l’odor ….

GRASSI              Già , se de no se lustravomm  tutt i busecch ! ( Domenica torna in cucina )

RAFFAELE        Allora podumm considerass fortunàa.

GRASSI              Ma sì dài che podet considerass fortunàa de aveggh una domestica come lèe. 

                            L’è  bona  come el pan.  A proposit de fortuna, te giamo’ giugàa la schedina della

                            Sisal  ‘sta settimana?

RAFFAELE        No, non ancamo’  ma tant  l’è una vita che gioeughi al Totocalcio senza avèe mai

                            vinciùu nient…. e poeu fortunàa come son mi: sta tranquill che se per caso fasevi

                            el  cappelèe tutta la gent la sarìa nassùda senza còo.

GRASSI              Eh caro Raffaele,  la fortuna è cieca, non si sa quando picchia alla porta…….

                            ( si ode picchiare alla porta della cucina ).

RAFFAELE        La fortuna!  Oej te voeuret vedè che l’è arrivada davvera.

GRASSI              Mah, mi verament m’era sembràa de sentì piccà alla porta della cusina.

RAFFAELE        ( va ad aprire la porta della cucina ) Eh già, l’è soltant la Domenica col Marsala.

DOMENICA       ( che regge un vassoio con sopra la bottiglia ) Ecco il Marsala ( e li serve).

GRASSI              Allora brindiamo alla fortuna ….. che non ha ancora picchiato alla porta.

RAFFAELE        Prosit.  ( stanno per bere ma … )

DOMENICA       ( interrompendoli ) Signor  Raffaele.

RAFFAELE        ( allarmato ) Se gh’è?  El sarà minga cera anche quest chì?

DOMENICA       No, no …ehm … volevo solo chiedere … se potevo farvi compagnia.

RAFFAELE        Ma sì, ma sì, bev anca tì el to’ Marsala e brinda  con noi alla fortuna ( Domenica

                            si serve ).

GRASSI              E come dis  l’Amedeo Nazzari “ Chi non beve con noi, peste lo colga! “  ( tutti e

                            tre bevono, poi Domenica raduna bicchieri e bottiglia e si avvia verso la cucina )

RAFFAELE        Domenica.

DOMENICA       Se gh’è?

RAFFAELE        La bottiglia del Marsala ….. làssela de chì per piasèe,  nel mobile bar.

DOMENICA       Come vuole signor Raffaele. ( esegue )

RAFFAELE        ( mentre Domenica esce con aria offesa ) In cusina el  Marsala el  svapora.

GRASSI              Oh dài, che manèra de trattàla . Te gh’è  paura che te le bev tutt lèe?

RAFFAELE        No minga per alter , l’è no che voeuri  proibicch  de beven un bicerin , purchè el

                            sia un bicerin ogni tant.    Ma se la g’ha de là la bottiglia, allora la  fà  el  pien  e

                            dopo te saludi ….  la comincia a dà  i numer!  ( si blocca di colpo, poi come se si

                            ricordasse qualcosa )  A dà i numer …  Oej  ma se ghe n’hemm  incoeu?

GRASSI              Ventuno.  Giovedì  21 dicembre.

RAFFAELE        Porca sibretta!  Quasi quasi  me desmentegavi.

GRASSI              De fà?

RAFFAELE        De giougàa i numer al lott!

GRASSI              I numer ?  Quali numer ?

RAFFAELE        Quej che m’ ha dà la Rosetta.

GRASSI              La Rosetta ? Ma quand ?

RAFFAELE        Quatter  dì fà  …. anzi per véss  pussèe precis  quatter nott fà.

GRASSI              La Rosetta la t’ha dà i numer de nott ?

RAFFAELE        Sì, in sogn,  mentre dormivi …. Sta calmo che adess te spieghi tuscoss.

GRASSI              Ecco, sarà mej  perché mi cominci a capìi  pù  nagotta.

RAFFAELE        Donca , te devet  savè che domenica sera, dopo avè  guardàa la television come

                            fo’ de solit, son andàa in lett, ma per la verità gh’eri un po’  el stomich  per aria

                            perchè  avevi mangiàa un po’  pesant …

GRASSI              Va ben, va ben, va avanti.

RAFFAELE        Ad  un certo punto me son sognàa de vèss  ’drèe a camminà in un camp pien de 

                            verz..

GRASSI              Pien de verz ?

RAFFAELE        Sì de verz.  Te  l’ho ditt che gh’avevi el  stomich  sott-sùra ….  Avevi  mangiàa

                            quasi trì  piatt de cassoeula.

GRASSI              Vacca, oej !

RAFFAELE        Ben, comunque s’eri lì  che camminavi  bell  bell, quand  ad un certo punto me

                            senti ciamàa. ( imitando una voce che proviene dall’ aldilà )  Raffaele! Raffaele!

                            M’è  vegnù  sù  la pell de cappùn!

GRASSI              Dài , dài, va avanti.

RAFFAELE        Oej che premura, sta calmo.  El sogn l’è  stàa lung,  quindi ghe voeur el so’ temp

                            anca a cuntàll su.   Donca, sentendo ciamàa el mè nomm me guardi intorna, pero’

                            vedi nessun.

GRASSI              E allora?

RAFFAELE        E allora la vòs la fàa  ancamò: “ Raffaele, Raffaele “  e siccome me pareva che la

                            vòs  la vegnìss  dall’alt, ho alzàa i oeucc e finalment ho vist la nostra  Rosetta.

GRASSI              La Rosetta ?  Ma dove l’era ?

RAFFAELE        Sì propri la Rosetta e l’era settàda giò su una pianta tutta vestida de rosa.

GRASSI              La pianta ?

RAFFAELE        Ma no la pianta!  La Rosetta  l’era vestida tutta de rosa.  Ben , fatto stà  che la me

                            saluda  e la me dis : “ Ciao Raffaele “ . “ Ciao Rosetta “ - ghe rispondi.

                            “ Come te stèe ? “  - la me domanda.  “ Ben “ - ghe disi mi.

                            “ Minga vera “ - la me fà lèe - “ cùntumm  minga sù di ball  perchè  vedi ben che

                            te set dimagrìi. “     “ Sarann un po’  de penser “ - ghe fò mi - “ e poeu  senti  tan-

                            to la tua mancanza e la mancanza de tutt i pietanzitt che te me preparavet “.

                            “ Anca mi senti tanto la tua mancanza “ - la me dis - “ e me  piasarìa tanto che te

                            fudesset chì con mì “ - e mi intanta fasevi i scongiuri.  Beh  morale, semm  andàa

                            avanti a parlà inscì per un po’  quand sul pussè bell la me dis: “ Raffaele è giunta

                            la tua ora! “  E g’ha de véss stà in quell moment lì che me son pissàa  addoss.

GRASSI              Ah, anca quell t’è  fàa.

RAFFAELE        Sì ma g’ho nanca fàa caso, me son accort domà quand, finìi el sogn, me son sve-

                            gliàa e ho vist che s’eri tutt masaràa e ho ditt fra de mì “ Madonna che sudada ! “

GRASSI              Va ben e dopo la “ sudada ” st’è fàa?

RAFFAELE        Nient  ho fàa!   Son  restàa  lì come un bamba  tutt pien de stremizzi e g’ho avùu 

                            domà la forza de dicch: “ La mia ora? Perchè g’ho de morì  inscì giovin? “

                            “ Ma se te capìi cos’è, crapa busa ? “  -  la me fàa lèe, perché anche da viva ogni

                            tant la me ciamava crapa busa -  “ Io dicevo che è giunta  l’ora della tua riscossa.

                            Basta tirare la cinghia , basta con le miserie.  La fortuna è sopra la tua casa, devi

                            soltanto saperla coglierla al volo “.

GRASSI              Saperla coglierla al volo?  Ma in che manera?

RAFFAELE        L’è propri quell  che g’ho ditt mì. “ Ma in che manera?  E se per caso un quajvun

                            pussèe grand de mì la ciàppa lù al volo e me la frega? “

GRASSI              E lèe?

RAFFAELE        “ Non preoccuparti  Raffaele “ - la me dis - “ basta che segui attentamente le mie

                            istruzioni.  Devi giocare al lotto una quaterna sulla ruota di Roma “.

GRASSI              Una quaterna ? Ma de quali numer ?  Perché te ja dàa i numer , vera ?

RAFFAELE        No.

GRASSI              Come no ?

RAFFAELE        Cioè ….. sì e no.

GRASSI              Come sì e no ? Sent,  fà  no i indovinej  che te me fètt  stà  giò  el  fiàa.  Vegn al

                            dunque.

RAFFAELE        Voeurevi dì che mi ha non ancamò dàa ecco.

GRASSI              Come ti ha non ancamò  dàa ?  Te fàa el sogn a puntat ?

RAFFAELE        Ma no adess te spieghi. Dopo che la m’ha ditt de gioeugà  una quaterna, e intanta

                            mi  gh’ avevi una gran  fifa  boia de svegliamm ,  la  Rosetta la continua: 

                            “ Devi  giocare una quaterna così composta :  il numero dei tuoi anni  e il numero

                            degli anni delle prime tre persone che verranno a trovarti a casa tua giovedì  pros-

                            simo 21 dicembre ! “

GRASSI              (  dopo un attimo di pausa ) Tutto qui?

RAFFAELE        Come tutto qui ?  Te par no assèe ?

GRASSI              No voeurevi dì , la t’ha ditt  no se te vinciarett  tanto o pocch  oppur un quajcoss

                            d’ alter , so no mi ….

RAFFAELE        No nient.   Cioè ,  a dì la verità sì , la m’ha ditt  anche un  quajcoss  d’alter  e  im-

                            portant , ma son ancamò indecis se daggh a tràa o no e comunque , scusùmm neh,

                            ma l’è una roba un po’  personal …… se te dispias no.

GRASSI              No no per carità , ghe mancarìa alter. ( si alza )

RAFFAELE        Beh adess te capisset perché son preoccupàa ,  incoeu l’è  propri  el  21 dicember

                            e poeu anche perchè, oltre a tì, incoeu gh’è vegnùu nessun a trovamm e de conse-    

                            guenza me manca ancamò dù  numer.

GRASSI              Va ben , intanta comincia a ciappà  nota dei  prim dù numer ,  la tua e la mia età.

RAFFAELE        ( prende una biro e un foglio di carta )  Quest  l’ è  facil.  Allora,  primo numero:

                            55 il numero dei miei anni e secondo numero: 44 il numero dei tuoi anni.

GRASSI              Ecco adess se tratta domà  de trovà i alter dù numer.

RAFFAELE        Ciolla!  Te ghe diset pocch tì.  Come fò ?  Podi minga andà giò in strada , ciappà  

                            i prim dò  personn  che passa e dicch : “ Fasemm un piasèe ,  vegnì su in cà mia a

                            trovamm ! “  A me ciapparìen  per un rembambìi e me farìen menà via.

DOMENICA      ( entrando ) Sciur Raffaele cosa el voeur che ghe prepari per disnà ?

RAFFAELE        Dù  bej numer sopra un vassoio d’argent.

DOMENICA       Cosa el voeur ?

RAFFAELE        Ma no,  scherzavi.

GRASSI              L’età della Domenica la cunta no ?

RAFFAELE        No, credi de no perchè la  Rosetta la m’ha ditt  l’età di personn che vegnenn chì a

                            trovamm , lèe  invece l’è giamò chì , lèe la lavora chì.

GRASSI              Peccàa.

DOMENICA       Allora, cosa ghe prepari ?

RAFFAELE        Ah già, beh  preparùmm  un po’ de ris in bianc e per second  mangiarò un tochell                        

                            de taleggio.  G’ho bisogn de stà legger e con la mente sveglia.

DOMENICA       ( mentre si avvia verso la cucina )   Con  la scusa  de stà legger lù , me tòcca  stà

                            leggera anca mì.

RAFFAELE        Domenica.

DOMENICA       Comandi.

RAFFAELE        Senti, che tu sappia non deve venire nessuno a trovarmi oggi ?

DOMENICA       Incoeu ?  A trovall lù ?

RAFFAELE        Sì incoeu, a trovamm mì.

DOMENICA       Mah credi de no.  E poeu se la sa minga lù ……

RAFFAELE        Làssa perd , che con una  portinara come ti in circolazion , mi son semper

                            l’ ultim a savè  cosa succed in cà mia.

DOMENICA       E poeu chi l’è ch’el voeur che vegna chì a trovall  lù ?  El g’ha nessun amis , el

                            và mai foeura , che oltre tutt  ghe farìa anca ben , l’è  semper chì  saràa su in cà

                            come un talpun , ch’el me scusa. Gh’è domà el  sciur  Grassi , che l’è bon come

                            el pan , che ogni tant  el vegn chì a fà un salt in de lù , come adess. Mi disi che…

RAFFAELE        Ti dì pù nient che l’è mej: ormai per incoeu el tò comizzi  te le fàa.

                            Adess va de là in cusina inscì me riposi i sentiment.  ( Domenica esce )

                            T’è capìi allora ? Mi sarìa un talpun.

GRASSI              Beh a dì la verità l’è no che la gh’ abbia tutt i tort , quand te set no a lavorà te set

                            semper chì in cà.  Va’ foeura a ciappà una boccada  d’aria o a trovà un quajvun o 

                            magari va al bar a giougà a cart  inscì te vedet una quaj persona.

RAFFAELE        ’Ste voeuret faggh , mi son fàa inscì.  E poeu  guarda , se vò  a trovàa i mè parent

                            pussè  che scemat senti no , se vò al bar  dopo vegni a cà che me spùssa de fumm

                            anca i ùncc  di pèe e allora  preferissi stà  chì  a légg o a giougà  a cart de per mì.

GRASSI              Ma te set propri sicur che la Rosetta la t’abbia ditt  tre personn ?

RAFFAELE        Vacca se son sicur !  La m’ha fàa  persin segn  con i dit …. inscì , che me pareva

                            che l’era  ’drèe a dàmm la benedizion.

GRASSI              Allora se po’ no sbaglià.  Una spiegazion la g’ha de véssich  per forza. ( si siede )

DOMENICA       ( entrando )  Sciur  Raffaele.

RAFFAELE        Se gh’è ancamò ?

DOMENICA       Me son ricordada.

RAFFAELE        De cosa ?

DOMENICA       De quej che deven vegnì chì a trovall.

RAFFAELE )

e    GRASSI )       ( si alzano di scatto e assieme ) Eeeh ?  Chi l’è che dev vegnì chì ?

RAFFAELE        Dài  discantess , cùnta su.

DOMENICA       I sò fradej.

RAFFAELE        I mè fradej ?  Quej dù rebambìi là ?  Ma te set sicura ?

DOMENICA       Sì, hann telefonàa tùcc e dù stamattina e hann ditt che vegnarann chì a trovall.

RAFFAELE        E mi dove s’eri ?

DOMENICA       Lù  l’era andàa  giò dal parrucchèe.  Guardi adesso ci spiego tutto. ( poi come se

                             dovesse raccontare una storia carica di suspense ) Saranno state circa le nove…

                             no forse erano le nove e mezza ….

RAFFAELE        Fasemm i nov e un quart  ….. basta che te se movet.

DOMENICA       Ecco erano le nove e un quarto , quando ad un certo punto sento suonare il tele-

                            fono. Io in quel momento stavo in cucina perché dovevo lustrare il pavimento.

                            Avevo appena preparato l’acqua con lo Spic e Span che…..

RAFFAELE        Sent, ma te pòdet no saltà tutt i particolar e arrivà direttament al dunque ?

DOMENICA       ( arrabbiata ) No, no e no ! Ormai el dovarìa  savèll  sciur  Raffaele che quand

                            g’ ho de raccontà un quajcoss mi g’ho bisogn de concentramm e de restà calma

                            se de no me confondi e me và insemma tutt i scinivej.

RAFFAELE        Va ben, va ben scalmaness no !  Stà calma che nessun  te interromp  pù …….

                            “ prosegui la tua narrazione “.

DOMENICA       Dunque, suona il telefono e io subito mi domando:  (  cantilenando )

                            Chi mai sarà ?  Chi mai sarà ?

RAFFAELE        ( imitandone la voce e i modi ) O il feroce Saladino oppur  l’Alì Babà.

DOMENICA       Allora per poter sapere chi era , pianto lì tutto , esco dalla cucina , corro di filata

                            al telefono , sollevo la cornetta e chiedo: “ Chi è ? “

RAFFAELE        El diavol che vegn a pèe!

DOMENICA       No! Mi risponde un uomo che mi dice: “ Sono il fratello del signor  Raffaele “.

RAFFAELE        Quale fradell ?  Dài che se no ….. ( occhiataccia di Domenica )  Oh  scusamm ,

                            stai calma e vai avanti.

DOMENICA       “ Quale ? “ - domando io.  “ Il Pietro “ - fa lui – “ ma mio fratello non c’è ? “

                            “ No , è andato dal parrucchiere.“ - dico io - “ Perchè ci aveva bisogno proprio

                            di lui di persona ? ”   “ No , volevo soltanto  avvisarlo che oggi  verrò  con mia

                            moglie a trovarlo e a fargli gli auguri di Natale “.

RAFFAELE        (  mestamente ) Oh  che bella notizia.  Me fa propri piasèe!

GRASSI              Com’è , invece de vèss content perché arriven chì in dù a trovatt ……

RAFFAELE        Sì ma se te savesset che solfa quand arriven quej  dù lì.

DOMENICA       Pòdi andà avanti ?

RAFFAELE        Si , si  va avanti.

DOMENICA       “ Non si preoccupi signor  Pietro “ - ci ho detto io - “ ce lo dico io al signor  Raf-

                            faele   ’pena che arriva a casa “.

RAFFAELE        Oeuh , difatti te me le ditt subit !

DOMENICA       Eh mi sono dismentegata.

GRASSI              E dopo ha telefonato l’ altro fratello ? Il signor  Luigi ?

DOMENICA       Si, subito dopo. Non avevo ancora fatto in tempo ad arrivare in cucina che suona

                            ancora il telefono.  ( fa per aprire la bocca ma .... )

RAFFAELE  ) 

e    GRASSI  )     ( imitandola )  Chi mai sarà ?

DOMENICA       Era il signor  Luigi  che mi ripete esattamente le  stesse cose  con le stesse parole

                            del signor  Pietro.

GRASSI              Eh se ved che s’eren miss d’accord.

DOMENICA       L’è quell che ho pensàa subit anche mì: “ Quej lì s’hinn miss d’ accord  tra de lor

                            per minga fàmm lustràa el paviment!  “   (  uno  scambio di occhiate tra  Grassi e

                            Raffaele )    Però il signor  Luigi mi ha detto che non era sicuro di quando poteva                                                       venire, forse domani o addirittura la settimana prossima.

RAFFAELE        Ah , va ben ad ogni modo mi me basta che incoeu  vègna chì el  Pietro con quella

                            antipatica d’ una sua mièe che almen  mi g’ ho i dù  numer  che me manca e inscì

                            son a post.

GRASSI              Va ben Raffaele , allora visto che ormai  te set a post , che el  tò sogn , almen  per

                            el  moment , l’è  ’drèe a realizass  e che mi a vèss sincer  g’ ho propri minga voja

                            de incontramm con la tua cognada ….. te saludi.  ( suono di campanello )

RAFFAELE        Oh vacca paja , hinn giamò arrivàa.  ( Domenica esce e va ad aprire )

GRASSI              Oej me dispiass per tì, ma mì je saludi al volo e tabacchi pussèe che in pressa.

RAFFAELE        Già e te me lasset denter in quella roba là fin al coppìn.

DOMENICA       ( rientrando ) Gh’è de là la sciora  Leoni.

RAFFAELE        La sciora  Leoni ?

DOMENICA       Sì la sciora  Leoni, la sua padrona de cà.

RAFFAELE        Ma cosa la ghe c’entra lèe ?

DOMENICA       El so’ no cosa a ghe c’entra lèe, la m’ha ditt domà che la g’ha bisogn de parlacch

                            insèma.

RAFFAELE        Oh Signor  ghe mancava anca la padrona de cà.

GRASSI              Ma perché te se la càsciett ?  Guarda che anche  lèe la gh’ avaràa  una età e de

                            conseguenza un numer  bon da datt.

RAFFAELE        Eh già che stupid , g’ho nanca pensàa.  Va ben allora falla accomodàa.

DOMENICA       Subit. ( esce )  Sciora Leoni venga avanti, non stìa lì a ciappare  freddo.

LEONI                ( entrando )  E’ permesso ? ( è una donna ben vestita e ben conservata dall’ età

                            apparente di circa 40 anni )

RAFFAELE        Avanti, avanti signora Leoni , si accomodi.

LEONI                Signorina Leoni prego.  Ormai dovrebbe saperlo.

RAFFAELE        Ah già , ogni tant me dimentichi che l’è ancamò zit….. nubile.

LEONI                Già ancora nubile purtroppo. ( breve sospiro ) Ma disturbo signor  Chiesa ?

RAFFAELE        Ma no per carità. Anzi lei è sempre la benvenuta in casa mia  ( poi  sottovoce  a

                            Grassi ) L’è no una mia parente ma per dà i numer la va ben istess.

LEONI                ( Vede Grassi e rivolta a Raffaele ) Chi è questo signore così distinto ?

RAFFAELE        E’ mio cognato, il fratello della mia povera Rosetta.

LEONI                Perbacco, non sapevo che avesse un cognato così …. giovanile, distinto e ….così

                            snello. A mì m’è semper piasùu i person  magher.

RAFFAELE        Occhio sciora Leoni perché  ….. hinn  pussèe  pericolos.  La m’ha capìi, vera ?

LEONI                Ah, ah ….. perfettamente ( poi rivolta a Grassi )  Permette ? Leoni!

GRASSI              Grassi!

LEONI                Eh ?

GRASSI              No voglio dire …. Grassi sono io.

LEONI                Lei ?  Grassi lei ? ( scoppia a ridere ) Ah ah questa l’è bella. Oh Dio che sagoma.

GRASSI              Ma signorina Leoni …io ….. se mi lascia spiegare ….

LEONI                ( continuando a ridere ) No, no, ma non mi dica.  Ah, ah!

GRASSI              No ma io volevo soltanto dirle che …….

LEONI                ( c.s .) Ma non mi dica, ah ah,  non mi dica.

GRASSI              E va ben, allora gh’el  disi no! Gh’el disaròo un’altra volta.  Mi spiace ma adesso

                            purtroppo ho un altro impegno e devo lasciarla. ( dandole la mano )  Arrivederci

                            signorina  Leoni.

LEONI                ( c.s. )  Sì sì  arrivederci ….. Oh Dio che sagoma.

GRASSI              ( allargando le braccia )Allora ciao Raffaele e fammi sapere come va a finire eh.

                            ( fa per dire ancora qualcosa alla signorina Leoni ma poi ci rinuncia ed esce ).                                                          

LEONI                Allora signor  Chiesa come stà ?

RAFFAELE        Benissimo, mai stato così bene.  E poeu l’ important l’è fàlla andà ben.   E lei ?

LEONI                Anch’ io grazie , e poi sono contenta  anche  perchè  vedo che lei  è così di buon

                            umore.  Sa, è così difficile vederla sorridere.

RAFFAELE        Ma verament l’è lèe che la me pareva de buon umore.

LEONI                E pensare che avrebbe bisogno di svagarsi un po’ , di vedere qualcuno.

RAFFAELE        Sì  el sòo che devi vedèe ancamò un quajvun.

LEONI                Come dice scusi ?

RAFFAELE        Eh ?  Ah niente ….dicevo che …sì insomma mi farebbe bene vedere qualcuno….

                            anzi  soprattutto “ parlare “ con qualcuno.

LEONI                E’ vero , non c’è niente di meglio che il parlare con la gente.  Soltanto così   pos-

                            siamo  conoscere  veramente  il nostro prossimo , sapere i loro problemi , le loro

                            aspirazioni , i loro stati d’ animo …..

RAFFAELE        La loro età.

LEONI                Eh ?

RAFFAELE        No niente …… pensavo ad alta voce.  Ma non mi ha ancora detto il motivo della 

                            sua visita.

LEONI                Ecco, io sono venuta per parlare di un paio di cosette.  Primo: il problema  del

                            cane, anzi della cagnetta del signor  Poletti.

RAFFAELE        Oh meno male.  E’ riuscita a sistemare la faccenda ?

LEONI                Bèh … non ancora.  Io ho preso nota delle sue continue lamentele e non soltanto

                            delle sue mi creda e ne ho anche parlato personalmente col signor  Poletti ma lei

                            sa  meglio di me come diventa il signor  Poletti  quando tocchiamo l’ argomento

                            della sua cagnetta:  si intestardisce e non sente più ragioni.

RAFFAELE        Ma ghe sarà pur un mezzo per  liberass  de quella bestia lì.  Safurmènt , l’ è mai

                            possibil che ogni volta che vò su e giò per i scal me la trovi semper  in mezz  ai

                            pèe e  me tocca  semper  fà di acrobazii  per schivalla  se de no ris’ci  de fà  una

                            porca  tòma e misurà  tutt  i basej.   Senza  cuntàa  poeu  che ogni  tant  l’ è lì de

                            foeura , sul zerbin de cà mia a fà  i sò  bisogn , che me vegn la spussa anca in cà.

LEONI                Signor  Chiesa, io più di continuare a dirglielo e ridirglielo di tenerla in casa sua

                            non so più cosa fare.  Non riesco a trovare un’ altra soluzione.

RAFFAELE        Beh, una soluzion la ghe sarìa però bisogna che vegna minga a savèlla la società

                            per la protezione degli animali se de no stò fresch.

LEONI                Me raccomandi  sciur  Chiesa , el faga minga una quaj azion che se dev no , che

                            dopo magari el va’ in mezz ai rogn.

RAFFAELE        Ma no che la staga tranquilla.  E  pensà che lù el tratta quella cagnetta lì come se

                            la fudèss Miss Canile.Va ben, voeurarà  dì che portarò ancamò pazienza.

LEONI                Bravo , lei è sempre così ragionevole …..   Poi volevo parlarle anche dell’ affitto

                            del suo appartamento.

RAFFAELE        Ah  Madonna , chissà che bel parlà.

LEONI                Vede signor  Chiesa, io non avrei mai voluto arrivare a questo punto:  il mio è un

                            compito ingrato lo so …. dovermi rivolgere a lei per questioni  puramente econo-

                            miche.  Avrei preferito anch’ io parlare di tutt’ altro , di cose più piacevoli.

RAFFAELE        Per esempio ?

LEONI                Mah non saprei …. qualsiasi cosa , l’ importante per me è parlare con lei , sentire

                            le sue opinioni magari anche su cose di poca importanza  come la televisione o il

                            cinema ecco.

RAFFAELE        Oej me la cunta soave: l’ha cattàa foeura propri dù bej argoment.  Alla television

                            la roba pussè seria che trasmetten l’è el  Braccio di Ferro o la Pantera rosa .

                            Vànn  ’drèe a dì che fann le riforme alla Rai , ogni tant ghe n’è  vònna …. Invece

                            mì  je riformarìa lòr e non certo per deficienza toracica.   De quell che fann  al ci-

                            nema invece parlemenn  no che l’è mej  ….. perché second lòr  i  italian dovarìen

                            vèss  tùcc di maniaci sessuali , depravati sessuali  o repressi sessualmente.

                            Mi  invece g’ ho idea  che la maggior  part  di sporcaccioni,  perchè  mi je  ciami

                            sporcaccioni e basta , hinn propri lòr  ….. attor  e registi.

LEONI                Ha ragione signor  Chiesa, ha perfettamente ragione.

RAFFAELE        Già e dopo tùcc se lamenten perchè c’è il malcostume, la violenza,  furti , rapine,

                            rapimenti ….

LEONI                L’è vera e invece quej lì  hinn tutt i vizi che g’ha la gent  che la voeur minga fa’ i

                            sacrifizi!

RAFFAELE        Brava l’ha fa’  anche la rima.  Eh ma al giorno d’oggi i valori umani non esistono

                            più: la famiglia , la patria , la religione , il lavoro , la solidarietà ….nient , gh’è pù

                            nient. Incoeu  pensen domà alla macchina , alla carriera , al cunt in banca o a fass

                            vedè in television.

LEONI                ( applaude ) Bravo , bravissimo.  Ma sa che io starei qui delle ore ad ascoltarla ?

                            Lei è così espressivo , convincente ….

RAFFAELE        El soo, el soo ( guarda l’ orologio ) ma purtropp g’ho minga tanto temp  a dispo-

                            sizion.  Donca , tornemm ai noster problemi ….. all’ affitt  me sembra.

LEONI                Già  l’ affitto.  Ecco vede ….Col nuovo anno sono stata costretta ad aumentare le

                            spese a  carico degli inquilini , spese  relative alla manutenzione  dello stabile , al

                            riscaldamento , ai continui aumenti salariali della portinaia ….. se vuole le faccio

                            vedere tutte le fatture.

RAFFAELE        No, no l’è minga necessari ….. ghe credi.  ( breve pausa ) Quanto de pù ?

LEONI                Beh …. ecco ….. niente.

RAFFAELE        Come niente ?

LEONI                Sì ha capito bene. Niente. Vede signor  Chiesa, siccome so che lei non è in condi-

                            zioni molto agiate …. Sì insomma, voglio dire che non naviga in buone acque.

RAFFAELE        Disemm  pùr che son un naufrago.

LEONI                Ecco appunto e poi anche perchè ….. sì insomma anche perchè …. el m’è simpa-

                            tich e così …. così ho deciso di farle un mio  personale regalo di  Natale e di con-

                            donarle  questi aumenti di spese ecco.

RAFFAELE        Ma signorina Leoni, io non so come …..

LEONI                ( interrompendolo )  Però …..

RAFFAELE        Ah gh’è un però.

LEONI                Sì , però le sarei grata se potesse almeno saldare i sei mesi d’ affitto arretrato che

                            ancora mi deve.

RAFFAELE        Ah già perchè mi ghe devi ancamò ses  mes d’ affitt vera ?

LEONI                Eh sì purtroppo.  D’altra parte le spese sono state tante , lei mi capisce , e i prezzi

                            continuano a salire, se ne sarà certamente accorto anche lei quando  va  a compe-

                            rare qualcosa.

RAFFAELE        Sì  quest  l’è vera , al dì d’ incoeu va propri sù  tuscoss.

LEONI                Il pane aumenta, la carne aumenta , la frutta aumenta ……

RAFFAELE        Oh che me ne parla no della frutta  per piasè , che a mì la me pias inscì tanto e in-

                            vece fra un po’ se la va a drèe  ad andà sù ...... la torna addirittura sui piant !

                            Ma a parte gli scherzi , mi vorarìa  pregalla de mettùmm  no co i spall al mur , de

                            aveggh ancamò un cicinin de pazienza e la vedarà che , se me va ben un certo af-

                            fari , ghe sistemi  tuscoss.

LEONI                Sì la capisco, però sa io ho avuto tante spese. Per esempio recentemente ho dovu-

                            to  far  mettere a posto ancora una volta  la caldaia  , poi ho fatto sistemare  tutti i

                            gradini della scala …….

RAFFAELE        Sciora  Leoni ghe l’ho ditt , g’ho  in pèe un affari che el finiss pù  e se me va ben,

                            la sua scala ghe la compri tutt ’intera e magari ghe fò mett anche l’ ascensor.  

LEONI                Ah sì ? E di che affare si tratta ? O è per caso un segreto ?

RAFFAELE        Beh l’è no propri un segreto ma adess pòdi minga sbottonamm, me dispias.

LEONI                No per carità, non voglio certo interferire nei suoi affari, anzi mi scusi se mi sono

                            permessa  di ….. Io comunque volevo soltanto farle comprendere che lei , se solo

                            lo volesse , potrebbe in  qualsiasi momento  contare sulla  mia  discrezione , sulla

                            mia amicizia , sulla mia devozione ecco.    Perchè  io sono convinta che lei  abbia

                            bisogno di una  persona colla quale confidarsi , una persona che la sappia capire ,

                            che la sappia magari  aiutare ……. una compagna ecco.

RAFFAELE        ( a bruciapelo ) Quanti ann l’ha g’ha lèe signorina Leoni ?

LEONI                Beh io ne ho …… ( sospettosa ) Ma perchè me lo chiede signor  Chiesa ?

RAFFAELE        Per via del lotto.

LEONI                Del lotto ?

RAFFAELE        Sì ….. no ….. cioè volevo dire dell’ otto , dell’ otto maggio.  Siccome io ho com-

                            piuto i  55 anni l’ otto maggio scorso , allora volevo sapere lei quando ….

LEONI                Ah ho capito , voleva sapere la differenza che c’è tra noi.

RAFFAELE        Ecco …. appunto.

LEONI                Ma è proprio indispensabile ?

RAFFAELE        Eh direi proprio di sì!

LEONI                Va bene ma , mi raccomando eh , che resti tra noi ….. mi capisce ?

RAFFAELE        Ma ghe mancarìa alter , questi hinn nanca  robb de dì ( estrae un pezzo di carta o

                             un blocchetto e una biro ).

LEONI                ( a malincuore e guardandosi intorno ) Ecco …. io ho compiuto ……. 45  anni il

                            dieci settembre scorso.

RAFFAELE        ( mentre scrive ) Vergine ?

LEONI                ( allarmata )  Prego ?

RAFFAELE        No , voglio dire ….. il suo segno zodiacale è la vergine vero ?

LEONI                ( sollevata ) Ah sì …. mi sembra.

RAFFAELE        Io invece sono un toro …. già. ( poi fra sé ) Chissà che numer fariùmm insemma.

LEONI                Mi scusi se insisto , ma vorrei  raccomandarmi ancora a lei , alla sua  discrezione.

                            Sa c’è sempre tanta gente che si diverte a malignare , a spettegolare.

RAFFAELE        Stia tranquilla signorina  Leoni , sarò come una tomba. Sarà come un segreto che

                            resterà tra di noi.

LEONI                Grazie  signor  Chiesa, grazie infinite , lei  è veramente un  gentiluomo se lo lasci

                            dire.  ( sospirando e dopo una certa pausa ) Pensi , pensi come sarebbe bello …..

                            Leoni  in  Chiesa.

RAFFAELE        Oeuh,  chissà come sarìa content  el sacrista !

LEONI                Beh adesso purtroppo la devo lasciare perchè  devo ancora far visita ad alcuni in-

                            quilini ed allora  …..

RAFFAELE        Ma ci mancherebbe  altro , non sarò certo io a trattenerla.  Anzi,  venga che l’ ac-

                            compagno alla porta.

LEONI                Grazie,  troppo gentile , ma non si disturbi  conosco la strada.

RAFFAELE        Ma per carità signora Leoni …. oh  pardon  signorina.   Dovere , soltanto dovere.

                            ( e l’ accompagna fuori )

DOMENICA       ( entrando dalla cucina ) Ma gh’ è nessun ? Hinn sparìi tùcc ? ( si guarda un po’

                             attorno poi va al mobile-bar ma nel frattempo è rientrato Raffaele che da dietro

                             le tocca una spalla ).

RAFFAELE        Domenica.

DOMENICA       ( sobbalzando )  Oh  mamma!  Che stremizzi , el m’ha fàa cagiàa  el sang.

RAFFAELE        Te cercavet  un quajcoss ?

DOMENICA       No no nient …. cioè ….. el  cercavi lù ma credevi che l’era andàa giò in cortil.

RAFFAELE        In cortil ? A fà cosa ?

DOMENICA       El m’ aveva minga promiss che  el sarìa andàa gio’ in cortil a giustàmm la mia

                            bicicletta ?

RAFFAELE        Ah già  l’è vera , la tua bicicletta. Dunque c’erano da sostituire cinque raggi della

                            ruota davanti  che erano storti o rotti , vero ?

DOMENICA       Sì.  ( toglie da un cassetto un sacchetto ) E chì gh’è denter i cinq  ragg noeuvche

                            el  m’ha compràa  stamattina dal ciclista.

RAFFAELE        Cià  che allora  vò giò subit in cortil  inscì me disbrighi alla svelta .  Oej  però me

                            raccomandi eh , se arriva un quajvun intanta che son gio’ da bass , trattegnel  chì,

                            màndel  minga via.   Guarda che l’ è important.

DOMENICA       Ma cert , son no stupida.  Però sciur  Raffaele se se la sent no de andà giò …..

RAFFAELE        Ma cosa te diset ?  Prima de tutt ogni promessa è debito , e poeu  incoeu me senti

                            de fà  tuscoss.  ( poi con aria canzonatoria )  E poi lo sai Domenica che per te  io

                            farei  qualsiasi cosa:  tu comanda ed io obbedisco!

DOMENICA       Ch’el  me ciàppa no  per i fondej  per  piasèe che oltre a tutt g’ho minga temp

                            da perd ma g’ho de fà in cusina.   Però che el me leva una curiosità: come mai

                            l’ è inscì allegher incoeu ?

RAFFAELE        Perchè non dovrei esserlo? La salut la gh’è , el temp l’è bell , fra un quaj dì l’è

                            Natal …… cosa te voeuret  pussèe dalla vita ?

DOMENICA       Scometti che gh’è andàa ben i affari.

RAFFAELE        ( euforico )  Non ancora  Domenica , non ancora.  Me cala domà un numer , un

                            solo numero.  Ma ormai manca poco all’ora X ,  bisogna soltanto dare tempo al

                            tempo e poi ..…bum!  La dea bendata busserà alla porta. Un numer  Domenica,

                            soltanto un numer ! ( esce cantando ) Domenica è sempre Domenica …….

DOMENICA       ( che lo aveva ascoltato a bocca aperta , lo lascia uscire e poi )  Mi me sbaglia-

                            ròo ma …..  ( toccandosi la testa ) de numer ghe ne manca pussèe de vun !

                                                             

                                                             FINE  PRIMO  ATTO

                                               SECONDO  ATTO

DOMENICA       ( entrando )  Ma porca miseria, ghe mancava anca questa!  Oej  incoeu  me ne

                            va ben nanca vòna. ( prende la guida del telefono e comincia a sfogliarla )

                            In quella cà chì ogni tant ne succed una quaj vòna.  Se po’  no andà avanti inscì:

                            incoeu  se romp quest , doman se guasta quell là  …. . porco diavol , a l’è come

                            la fabbrica del Domm. ( breve pausa ) Ghe mancava propri de ingorgass el cess

                            incoeu!  Va ben , vedemm de ciamà el trombèe .  Donca , come l’è che el se cia-

                            ma ?  Ah sì ,  Chiappa me par. ( sfoglia la guida )   Allora , Chiappa …… ecco:

                            oh  mamma quanti ciàpp che gh’è a Milan.   Donca vedemm un po’ …. Chiappa

                            Bruna , Chiappa Celeste , Chiappa Rosa …. safurment  ma se gh’ è in gir , tutt  i

                            ciàpp coloràa?   Vardè , anca un Chiappa  Felice gh’è …….oh t’el chì finalment:

                            Chiappa Walter , riparazione impianti domestici ….. sì el dovarìa  vèss propri lù.

                            ( compone un numero )  Pronto ? Casa Chiappa ?  Non c’è il trombai…… cioè il

                            trombie ….non c’è quello che aggiusta i water ? Ah  lei è la moglie ?  Sì aspetto.

                            ( pausa di attesa ) Pronto ? Sì senta , potrebbe venire a  giustare il  water in casa

                            nostra ? Eh è ingorgato, non va giù più niente …. Sì  Chiesa , Via Appennini 15.

                            Senta signor  Water …… ehm  signor  Walter , mi raccomando venga più presto

                            che può.  Va bene, arrivederci. ( fa per uscire dalla sala ma suona il campanello

                            e allora va ad aprire.  Rientra poco dopo con Pietro e Iolanda , entrambi sui 50

                            anni , ben vestiti , lei molto “su” ).  Prego entrate pure.  ( pausa durante la quale

                            nessuno  parla ma tutti e tre si scrutano a  vicenda:  ogni tanto  qualcuno fa  per

                            parlare contemporaneamente ad un altro e quindi  entrambi si fermano e stanno

                            zitti , infine ....)

PIETRO              Non c’è il signor  Raffaele ?

DOMENICA       No, adesso non c’è , è uscito un momento. Ma voi avevate bisogno di lui ?

PIETRO              Sì avevamo bisogno di lui.

DOMENICA       E  voi chi sareste ?

IOLANDA          Noi non saremmo , noi “siamo” i parenti di Raffaele.

PIETRO              Già , io sono Pietro e questa è mia moglie Iolanda.

DOMENICA       Ah il signor  Pietro, quello che ha telefonato ’stamattina; allora voi siete venuti a

                            portare il regalo di Natale ?

PIETRO              ( scambio di occhiate fra lui e la moglie ) Già.

DOMENICA       Ma sa che  per  telefono ha una voce tutta diversa ? Davvero.  Vacca rana , dalla

                            voce me l’ero immaginato molto, ma molto più giovane.

PIETRO              ( seccato ) Grazie. ( poi rivolto alla moglie )  Me l’è fina!

IOLANDA          Lei è la fantesca ?

DOMENICA       Io ?  Beh …. cioè no,  sono la domestica.

IOLANDA          Appunto.

DOMENICA       Appunto cosa ?

IOLANDA          Appunto come ho detto io: fantesca , domestica è la stessa cosa no ?

DOMENICA       E allora la podeva minga ciamàmm  domestica come fann tùcc i cristian ?

                            Che bisogn gh’ è de parlà inscì difficil ?  Fanteria …. elefantessa …. Come dia-

                            vol  la m’ha ciamàa ?

IOLANDA          Ma il signor  Chiesa deve star fuori molto ? Perché  a dir la verità noi saremmo

                            un po’ di premura , vero caro ?

PIETRO              Certo cara.  Sa , per via della fabbrica.

DOMENICA       Ah loro lavorano in fabbrica ?

IOLANDA          No, veramente noi siamo i  “proprietari” di una fabbrica.

DOMENICA       Urca!

IOLANDA          Già , una fabbrica di prodotti per la cosmesi.

DOMENICA       Eh ?

IOLANDA          Voglio dire prodotti di bellezza.

DOMENICA       Ah……. e je  ’dopèra anca lèe ?

IOLANDA          Perché ?

DOMENICA       No, no niente …. chiedevo.

IOLANDA          Comunque come le dicevo, essendo noi i proprietari ….. capirà, via il gatto i topi

                            ballano.

PIETRO              E quindi le chiedevo: “ Mio fratello deve star fuori molto? ”

DOMENICA       Ma no , è uscito un momento ma tornerà presto ……credo.

PIETRO              Allora  anche se lei non ce l’ha ancora detto , noi possiamo sederci ed  aspettarlo

                            vero?

DOMENICA       Eh?  Ah sì, che stupida.  Prego accomodatevi pure. ( si accomodano e poi pausa

                            durante la quale ognuno sta zitto sentendosi a disagio ). Dicevo che  tornerà pre-

                            sto perché deve soltanto “ fare “ i raggi.

IOLANDA          I raggi ?

DOMENICA       Sì sì  proprio i raggi.

IOLANDA          Ma allora chissà a che ora torna.

DOMENICA       Ma no, el farà alla svelta senz’alter.  L’aveva  giamò cominciàa a faj  ’stamattina

                            ma dopo è rivàa  mezz-dì e l’aveva non ancamò  finìi,  allora l’è tornàa giò adess.

                            Quindi ghe mancherà  pocch a tornà de sùra.  E poeu l’è chì in del palazz.

PIETRO              Ah gh’è un post chì in del palazz  ….. ?

DOMENICA       Oeuh, ghe n’è inscì de post.     

PIETRO              Ma el stava minga ben,  per  fà  i raggi ?

DOMENICA       No, no anzi, propri perché el stava ben, benissim.  Addirittura allegher.

IOLANDA          Ma è strano, io non capisco.

DOMENICA       Gh’è nient da capì  e poeu me l’aveva anca  promiss.  Cioè a dì la verità l’era una

                            roba mia ,  l’ era un lavoràa  che me ’spettava a mì , ma siccome  mì son bona no,

                            allora el sciur  Raffaele el m’ha promiss che l’avarìa fà lù.

PIETRO              ( incredulo ) El g’ha promiss a lèe che el faseva i ragg lù ?

DOMENICA       Ma sì , quej alter ormai andaven ben pù , eren bon domà de tràa via.

PIETRO               I alter cosa ?

DOMENICA       I alter  raggi.

PIETRO               Ma quali raggi ?

DOMENICA       Ma quej della mia bicicletta no ?

PIETRO              Ah beh ,  questa poi …!

DOMENICA       Perché cosa ho ditt de mal ?

PIETRO              Nient , nient , lassèm  perd.

RAFFAELE        ( entrando ) Ciao Pietro , buongiorno Iolanda.  ( saluti a soggetto e durante tutta

                             la scena si toccherà spesso l’ orecchio )

IOLANDA          Buongiorno Raffaele.

DOMENICA       Io posso tornar di là ?

RAFFAELE        Sì sì vai pure, grazie. ( Domenica torna in cucina )  E’ tanto che siete qui ?

PIETRO              No, cinque minuti.   

RAFFAELE        Allora vi siete intrattenuti con Domenica, la mia domestica.

PIETRO              Ah la se ciama Domenica.  Adess  capissi el perché.

RAFFAELE        Te voeuret dì che te capisset perché la se ciama Domenica?

PIETRO              Eh  sì , in una quaj  manèra la doveva pur compensà el fatto che ghe manca un

                            venerdì!

RAFFAELE        Eh,  cosa te voeuret  faggh.. Sì l’è un po’  svanida ma  l’è bona  come el pan e

                            poeu soprattutt la g’ha bisogn anca de quej quatter ghej che podi daggh mì.

                            Te vedet , l’è no sposada ma la g’ha un fiolin de sett ann da mantegnì.

PIETRO              Ma dove te set andàa a cattàla  foeura ?

RAFFAELE        Mah l’è una storia un po’  lunga:  l’era un’ amisa de mia mièe, se cognosseven

                            giamò  da quand eren  tosanett e andaven a scola  insemma.   Dopo i scol  però

                            s’ eren perdùu de vista e ognuna l’era andada per la sua strada … e ’sta poeura

                            tosa  ….. insomma l’ha passàa di brutt moment e n’ha vist de tutt i color.

                            Beh  ma l’è inutil che mi sto chì a favv  perd  temp e a  cuntavv  sù  tutt i  brutt

                            avventur della Domenica.

IOLANDA          Perché ?  Lo ritiene inutile ?

RAFFAELE        Perché non la capireste senz’ altro e soprattutto non la “ scusereste “ .

IOLANDA          Questo è tutto da vedere.  Comunque lasciamo perdere il passato della sua  col-

                            laboratrice familiare e veniamo a noi.

RAFFAELE        Sì ,  tornèmm a nùnc che l’è mej.  Oh ma che stupid , non vi  ho ancora detto se

                            gradite qualcosa. 

IOLANDA          No non si disturbi , siamo di premura e non possiamo trattenerci tanto.

RAFFAELE        ( ironico ) Ah me pareva ….

PIETRO              Sai e poi dobbiamo ancora fare il giro di vari amici e conoscenti.

RAFFAELE        Naturalment pussèe sciori e important de mì.

PIETRO              Come hai detto scusa ?

RAFFAELE        Nient,  nient,  dicevo che sarete senza dubbio oberati di impegni.

IOLANDA          Già e poi dobbiamo pensare anche alla fabbrica.

RAFFAELE        Ah già la fabbrica.  A proposito come va ?

IOLANDA          Bene , decisamente bene. Ma del resto bisogna riconoscere che, modestia a parte,

                            possediamo uno spirito imprenditoriale notevole , vero caro ?

PIETRO              Sì cara.  E  pensare che abbiamo iniziato  praticamente dal  nulla , da una piccola

                            azienda che produceva esclusivamente creme da barba.

IOLANDA          Già , quando l’ abbiamo rilevata noi c’erano soltanto dieci dipendenti e tutti  im-

                            parentati  tra loro naturalmente perché  era ancora un’ azienda  a conduzione  fa-

                            miliare.  Il  nostro arrivo ha dato una svolta decisiva alla fabbrica: in  essa abbia-  

                            mo profuso energie e capitali , capitali e ancora  energie  ed  i risultati non hanno

                            tardato ad arrivare.   Dopo soltanto  pochi anni  la “ Monna Lisa “ –  perché  così

                            abbiamo  chiamato l ’azienda – la “ Monna  Lisa “ dicevo  poteva già  vantare un

                            fatturato annuo di un miliardo e quattrocento milioni e un organico di 38 persone.

PIETRO              Successivamente abbiamo installato nuovi impianti, abbiamo fatto investimenti e

                            stretto un giro d’ affari soprattutto con l’ estero.

IOLANDA          Oggi come oggi però raccogliamo i frutti di questi nostri sforzi: il fatturato annuo

                            sfiora quasi  i  5 miliardi e diamo lavoro a più di 120 persone tra tecnici , operai e

                            indotto.  Ormai in moltissimi paesi del mondo sono conosciute le nostre brillanti-

                            ne, le nostre ciprie, lacche, rossetti, shampoo, smalti, profumi ……

RAFFAELE        Basta , basta per piasèe.

PIETRO              Naturalmente  per  raggiungere questi  risultati abbiamo dovuto impegnarci  sem-

                            pre di più, passare intere giornate sul posto di lavoro, poche ore di sonno …..

RAFFAELE        Sta attent  a fà  minga tropp sforz  Pietro, che dopo magari te vegn un accident.

                            Oej ogni tant se sent d’ un quajvun che el forcava, el desfava, che el se dava da fà

                            dì e nott  pur de  portà a cà danèe e poeu  un bel dì , sul  pussèe  bell l’ha decis de

                            faggh  un piasèe all’ INPS  e l’è restàa lì secc come un baccalà.

PIETRO              Oej  fà no el menagramm ….. son minga vècc mì.

RAFFAELE        No disevi minga per quest ma t’el set, la nostra età l’è un’età balorda: né giovin

                            né vècc.  ( estrae il taccuino e la biro )  A proposit,  ti te gh’è 57 ann vera ?

PIETRO              Mi ?

RAFFAELE        Sì , te set minga maggior dù  ann de mì ?

PIETRO              Sì ma cosa ghe c’entra ?  Perché te m’el domandet ?  ( poi indicando il taccuino )

                            E poeu perché te s’el segnet ?

RAFFAELE        Ah beh …. perché ….. sto facendo un’ indagine ecco.

PIETRO              Un’ indagine ?

RAFFAELE        Sì un’ indagine …. anzi forse la sarìa mej  ciamalla una statistica.   Voeuri  vedè

                            quanti omenn  sciur  moeuren  prima dei 60 ann.

PIETRO              Ah che allegria!

IOLANDA          Che statistica stupida!

RAFFAELE        Minga vera cara lèe,  tutt’ alter. Anzi per mì l’è una roba necessaria perché quand

                            mi pensi che sciori o poarett ,  vivumm tùcc domà  una volta sola e che quand  se

                            moeur  i danèe dalla part de là je porta nessun, allora me par de stà mej.

                            Anche perché se no me vegnarìa  el mal de còo a stà  lì tutt el santo dì a pensà co-

                            me fà  per guadagnà semper de pù.   ( infilandosi il dito nell’ orecchio )  E chi ha

                            orecchie per intendere intenda!

IOLANDA          ( a  Pietro ) Senti ma noi non avevamo premura ?  Ecco, allora consegnagli il no-  

                            stro  regalo di Natale e sbrighiamoci.

PIETRO              Sì certo cara. ( consegna un pacchetto a Raffaele ) Tieni Raffaele e tanti, tanti au-

                            guri da parte nostra.  E’ un rasoio elettrico …. di ottima marca naturalmente.

                            Senz’ altro ti servirà.

RAFFAELE        Oh , ma non dovevate disturbarvi così tanto ….. io  purtroppo posso solo farvi gli

                            auguri.

IOLANDA          Non si preoccupi , non ha alcuna importanza , gli auguri sono più che sufficienti.

                            Ora però siamo costretti a scappare.

RAFFAELE        Eh sì capisco …. la fabbrica. ( fa per salutarli ma poi improvvisamente )

                            Oej …. ma …. un moment!

PIETRO              Cosa c’è?

RAFFAELE        ( fra sé ) Vacca che pistola  che son!

PIETRO              Ma cosa ti è successo ?

RAFFAELE        Nient, s’eri  ’drèe combinann voeuna bella.

PIETRO              Ma ti vuoi spiegare in fin dei conti ?

RAFFAELE        ( prende in disparte Pietro ) Sent, quand prima te set  ’rivàa chì …. te set vegnùu

                            denter in cà prima tì o prima tua mièe ?

PIETRO              ( interdetto ) Eeh ?

RAFFAELE        Ti  ho chiesto se quando sei arrivato qui  sei entrato in casa mia prima tu o prima

                            tua moglie.

PIETRO              Sì l’ho capida la domanda , ma riéssi no a capì a cosa te serviss la risposta.

IOLANDA          ( che era già presso l’ uscita )  Pietro, ti muovi ?

PIETRO              Sì cara , arrivo.

RAFFAELE        Ma tì fregatene della risposta.  Va no a toeu a cosa la me serviss , rispondomm e

                            basta.

PIETRO              Ma l’è inscì important ?

RAFFAELE        T’ho ditt de preoccupass no, ti dimm domà se te set entràa in cà prima tì o prima

                            la Iolanda e chiuso, amis come prima.

PIETRO              Ma me ricordi no, come fò a tegnìi a ment tutt i pass che fò ?

RAFFAELE        E allora và a drèe  no a cinquantalla , dimmel  subit che te se ricordet  no e almen

                            gh’ el domandi a tua mièe.

PIETRO              Ma te set sicur de sentiss ben ?

RAFFAELE        Mai stato così bene. ( poi rivolto a Iolanda ) Cara cognata, avrei bisogno di una

                            informazione.

IOLANDA          Dica, purchè facciamo presto.

RAFFAELE        Ah dipende da lei.  Dunque, prima quando siete venuti qui , chi è entrato per pri-

                            mo in casa ?

IOLANDA          Eeh ?

RAFFAELE        Oej per piasèe , fasìmm minga ripet la stessa domanda fin a Pasqua dell’ ann che

                            vegn!

PIETRO              Cara , lui vuol solo sapere chi di noi due ha varcato per primo la soglia di casa.

IOLANDA          Ho capito caro, ho capito. ( rivolta a Raffaele ) Cos’è , un’altra statistica ?

RAFFAELE        ( spazientito ) Sì, una statistica per conto delle femministe che vogliono sapere se

                            il  “ maschio repressivo “ è ancora disposto a ceder loro il passo!.

IOLANDA          Che statistica stupida.  Va ben  comunque mi faccia pensare ….. dunque …. ah sì

                            ecco, ora ricordo. Eh già e poi ormai abbiamo una specie di abitudine vero caro ?

                            Sì , tutte le volte che andiamo a casa di qualcuno , Pietro suona il campanello ma

                            che entra in casa per prima sono io.

RAFFAELE        ( fra sé ) Eh già che stupid che son, come ho fàa a minga pensaggh prima.

                            Anzi adess che ghe pensi ben , me sarìa meravigliàa del contrari.

IOLANDA          Allora adesso è soddisfatto ?  Possiamo andare ?

RAFFAELE        Sì ,sì ….. cioè no!  Adesso purtroppo …. deve dirmi …. ehm …. quanti anni ha.

IOLANDA          Cosa ?  Ma vuole scherzare ?

RAFFAELE        No, sa …. è  per via della statistica.

PIETRO              Senti cara , fammi un favore , diglielo così almeno lo facciamo contento e ce ne

                            possiamo finalmente andare , se no …..

IOLANDA          Ma è inconcepibile!

PIETRO              Senti Raffaele  ma è proprio indispensabile ?

RAFFAELE        Indispensabilissimo.

PIETRO              E allora Iolanda per piacere , digli il numero dei tuoi anni , dagli questa soddisfa-

                            zione e salutiamolo.

IOLANDA          E va bene! Ma solo perché me lo chiedi tu. ( poi rivolta a Raffaele )  55.

RAFFAELE        Eeh ?

IOLANDA          Ho detto 55.

RAFFAELE        L’è  impossibil!

IOLANDA          Come sarebbe a dire è impossibile ?

PIETRO              Già come sarebbe a dire è impossibile ?

RAFFAELE        Sarebbe a dire che è impossibile perché 55 ann ghe j ho anche mì!

IOLANDA          E allora ?

RAFFAELE        E allora po’  no vegnì foeura dù numer  istess.

PIETRO              Ma che razza di discorsi stai facendo ?

RAFFAELE        Cioè …. volevo dire che …. insomma  me par  no che mi e la Iolanda  podumm

                            vess dù coetanei , ecco.

PIETRO              Ma se anche te fudèsset  sò coetaneo, se po’  savè a ti cosa te ne frega ?

RAFFAELE        Eh me ne frega sì perché, se fudess vera, andarìa a cart  quarantott tutt i mè sogn.

PIETRO              Cos’è ? Guarda che chì  l’unich quarantott  l’è quell che te se ’drèe a fà tì.

RAFFAELE        Già ma lèe l’ha fà un 55 però.

IOLANDA          Un momento , un momento.  Forse Raffaele ha ragione: io in pratica ho  55 anni

                            ma in realtà non li ho ancora ufficialmente compiuti , anche se mancano soltanto

                            pochi giorni.

RAFFAELE        Aaah ecco ….. el disevi mì!

IOLANDA          Sì, infatti li compio il prossimo 6 gennaio.

RAFFAELE        Appunto , el dì della Befana ….. cioè il giorno dell’ Epifania.   Quindi, anche se

                            per pochi giorni , in pratica non ha ancora 55 anni ma 54 ?

IOLANDA          Beh , anagraficamente sì.

RAFFAELE        Oh meno mal, adess sì che se ragiona.  Bene signori: io sono a posto, voi siete a

                            posto,  io non ho più bisogno di voi, voi ve ne potete andare tranquillamente , vi

                            faccio tanti e tanti auguri di buon Natale e arrivederci. ( li spinge verso l’ uscita.

                            Poco dopo rientra e sempre agitandosi ogni tanto l’ orecchio con un dito .....)

                            Oej  finalment son riessìi a disfesciaji .  Che tossich!   No no, mej  stà  alla larga

                            da gent inscì.  Mia cognada la g’ha de véss talment abituada a caregàa sui prezzi

                            che dopo la ghe mett  l’interess anca sulla sua età.  Cert che se parlavi de milioni,

                            de investiment o de capital , l’ avarìa  sbagliàa  nanca una virgola.    Quella lì l’è

                            pegg del Sindona!.

DOMENICA       ( entrando )  Hinn andàa via ?

RAFFAELE        Sì per fortuna. ( si agita l’ orecchio )

DOMENICA       Ah  per via dell’ orecchio ?

RAFFAELE        Già , t’el set anca tì vera che quand me ciàppa el nervos me và in crisi l’ orécc ?

                            Ben , se restaven chì ancamò cinq minut , me sarìa vegnùu  l’ orécc  come quel

                            d’un elefant.

DOMENICA       Ma perché el se decid minga a fall vedè una bona volta ?

RAFFAELE        Ma perché l’è inutil, tant quest chì l’è vun de quej malann che se porten semper

                            a drèe , finchè vun el scampa.

DOMENICA       L’è minga vera , magari l’è causàa domà da una stupidada , da un quajcoss  che

                            nùnc ghe démm minga importanza , ma che se po’  rimedià  facilment.

                            Insomma può essere semplicemente un’ allegoria.

RAFFAELE        Un’ allergia te voraret  dì.

DOMENICA       Ecco propri quella roba lì.  Anzi adess che me vegn in ment , el fioeu della porti-

                            nara del  palazz  dove gh’è la farmacia  l’è  vun che se ne intend  de quej robb lì ,

                            perché j ha studiàa.   E infatti disen tùcc  che l’è inscì  brau , anca se l’è  giovin e

                            l’è domà un quaj ann che el s’è laureàa. Sì l’è un ottolinolai …. un otolinolaing ..

                            …. insomma l’è un uregiatt  ecco!

RAFFAELE        Ah  ghe mancava domà l’ uregiatt.  Va ben  va ben , una quaj volta che me capita

                            andarò a famm vedè dal fioeu della tua amisa portinara.

DOMENICA       Beh se el voeur podi passà denter mì una scappada e diggh de fà un salt chì ……

                            naturalment quand el  po’ perché l’è semper inscì ciappàa.

RAFFAELE        Ma propri adess te devet andà ….. l’è no una roba urgente.

DOMENICA       El soo  ma siccome devi giamò andà foeura per fa’  la spesa e allora …... anzi  el

                            g’ha de dimm cosa el voeur che ghe faga da mangià  per stasera.

RAFFAELE        Mah , famm un quajcoss de primm …..

DOMENICA       Sì, per quell ho giamò miss su l’acqua per fa’  pasta e patati.

RAFFAELE        Va ben e per second  famm andà dù oeuv in cereghin e mi son bell’e che a post.

DOMENICA       Va ben. ( torna in cucina )

RAFFAELE        ( prende il pacchetto con il rasoio e lo apre ) Se gh’è una roba che  ’dopéri  no

                            l’è propri el rasoio elettrico …….  e va che razza d’un regal  hinn andàa a famm.

                            ( suono di campanello e allora volgendosi verso la cucina )  Lascia  Domenica ,

                            ci penso io. ( esce e poco dopo rientra con Grassi )

GRASSI              ( entrando ) Allora , tutto a posto?

RAFFAELE        Sì tutto a posto: finalmente ho i quattro numeri che volevo.   Oej però ce n’è vo-

                            luta di diplomazia per ottenerli.

GRASSI              ( indicando il rasoio ) Oella , dove te set andàa a toeull ?

RAFFAELE        E’ il regalo di Natale del mio caro fratello  Pietro e della mia cara  cognata

                            Iolanda.  L’ann  passàa m’aveven regalàa el dopobarba, naturalmente della

                            pregiata ditta “ Monna Lisa “ e quest’ann invece el rasoio elettrich:  se ved

                            che el sann  anche lor che quand  vegnen  chì a trovamm me cress  subit la

                            barba.  E poeu tant el  dopraròo nanca perché el rasoio elettrich el me irrita

                            la pell e dopo me vegn la faccia come una fragola.       L’unica l’è  ancamò

                            una bella lametta e va là  che vai benone.  Anzi , adess  che ghe pensi, dato

                            che a mi el rasoio el me serviss no, se t’el voeuret  t’el regali.

GRASSI              A mi ?

RAFFAELE        Sì a ti , se gh’è denter de mal ?

GRASSI              Ma no dài lassa stà, pensa se dopo tò fradell o tua cugnada , permalos come

                            hinn , vegnen a savèe che te ghe l’è pù, che te l’è dàa via ….

RAFFAELE        Ma ghe interessa nient a lor, figuret.  E se propri vorarann savèe un quajcoss 

                            ghe disaròo che ghe l’ho dàa alla Domenica.

GRASSI              Alla Domenica ? Ma cosa se ne fà la Domenica ?

RAFFAELE        Per  pelamm ben i coudigh quand me je mett  in della cassoeula.

GRASSI              Va ben allora te ringrazi, vorarà dì che alla prima occasion ……

RAFFAELE        Alla prima occasion ne riparlaremm eh.

DOMENICA       ( entrando dalla cucina  con paletò e borsa ) Oh buongiorno signor  Grassi.

                            ( a Raffaele ) Allora io vado eh.

RAFFAELE        Me raccomandi eh, tira minga doman mattina con la portinara del farmacista.

DOMENICA       Sì sì che el staga tranquill.  Arrivederci.  (esce )

RAFFAELE        Allora , tornemm ai noster numer. ( estrae il blocchetto )  Dunque , vediamo                                                         

                            di  ricapitolare:  44 i tuoi anni ,  45 quej della  padrona de cà ,  54 i ann della

                            Iolanda e infin 55 i mè.

GRASSI              Oej ma che razza de quaterna: 44 – 45 – 54 – 55 .   St’en diset ?

RAFFAELE        Ah mi disi pù  nagotta , disi domàa  che adess vò al boteghin del lott a giugaj

                            pussè  che alla svelta e che se sabet ,  quand gh’è l’estrazion , ne vegn foeura

                            nanca vùn …. ( toccandosi l’ orecchio ) alla Rosetta ghe sonaràa  i orécc  per

                            un bel po’  de temp.

GRASSI              Beh  allora te accompagni , inscì  fò quatter pass.

RAFFAELE        No no aspettom chì che torni subit.  Anzi fà una bella roba: fèrmes  chì a man-

                            già  stasera  inscì se  tegnumm  compagnia a vicenda , femm  quatter  ciacer e

                            ciao …… a meno che te gh’abbiet qualche alter impegn.

GRASSI              ( pensandoci un po’ )  Donca  ….. no al giovedì g’ho nient.

RAFFAELE        Ma i alter dì sì vera, balosett ? Va ben allora settes giò, fà’ come se te fudesset

                            a cà tua , se te voeuret bev un quajcoss el bar l’è lì e ….. insomma ’rangess un

                            po’ tì.  ( esce ma rientrando subito )  Ah a proposit, se per caso dovess arrivàa

                            un sciur  che el  cerca de mì , fall  accomodàa e diggh  de aspettamm un  attim

                            che arrivi subit:  l’è  l’otorino.

GRASSI              L’otorino ?  Oella, te se decis  finalment a fass vedè  l’orécc ?

RAFFAELE        Già , ghe l’ho promiss alla Domenica, almen inscì la sarà contenta e la me farà

                            pù stà giò el fiàa con el sò otorino, anzi uregiatt come la dis lèe.

                            Ben , te saludi. ( esce )

GRASSI              Ciao. ( pausa durante la quale guarda il rasoio ) Beh  per mal che la vada , ho

                            guadagnàa un rasoio.  ( poi si siede e sfoglia un giornale e infine si alza e si av-

                            vicina al mobile bar  ma suona il campanello )  Oh  Signor , sta  attent che  l’è

                            propri arrivàa adess. ( va ad aprire e rientra con Chiappa ) Prego, si accomodi.

CHIAPPA           ( entra con una borsa rigonfia ) Grazie.

GRASSI              Mi scusi ma lei è ….?

CHIAPPA           Chiappa , io sono Chiappa.

GRASSI              Piacere Grassi , io sono  Grassi.

CHIAPPA           Grassi ? Ma allora lei non è il padrone di casa  ….. Chiesa mi pare.

GRASSI              No, sono un suo parente , suo cognato.   Il signor Chiesa è appena uscito  però

                            tornerà subito, anzi mi meraviglio che non l’abbia incontrato per le scale.

CHIAPPA           Sì  veramente ho visto un signore che usciva dal  portone , ma non sapevo che

                            fosse il signor  Chiesa ….. d’altra parte non l’ho mai visto.

GRASSI              Eh già non ha mai voluto …… ma è stato mio cognato a chiamarla ?

CHIAPPA           No a dì la verità l’è stada …. la  sua serva credi.

GRASSI              Ah capisco, la Domenica.

CHIAPPA           El capiss alla Domenica ?  E i alter dì ?

GRASSI              No, voglio dire capisco è stata la  Domenica ……. Domenica  è il  nome della

                            Domestica, della serva insomma.  ( poi fra sé )  Ma và che tipo, come se i alter

                            dì mì fudéssi  stupid.

CHIAPPA           Ah. Ch’el senta, se ghe dispiass no vorarìa setamm giò un minut a riposàa per-

                            ché a fà’ tutt quej scal lì …. m’è vegnùu un po’  el bufett.

GRASSI              Oh che stupid, ch’el se setta giò pur, ghe mancarìa  alter. ( poi mentre guarda

                            da una parte e Chiappa dall’ altra )  Allora lù el sarìa vegnùu  per  …. ( indi-

                            l’ orecchio )

CHIAPPA           Già mi son vegnùu  per ….. ( imita la corda del  water )

GRASSI              Bene, bene. E mi dica è contento del mestiere che fa ? Voglio dire, la soddisfa

                            le piace insomma ?

CHIAPPA           Beh cosa el voeur, un mestèe el var  l’alter ….. sì o Dio ogni tant  el fa’ , come

                            dì , un po’ schivi ecco ma d’altra part se guadagna abbastanza ben e quindi ghe

                            se passa sùra a quej robb lì.   ( breve  pausa )  Ma ghe càpita spess al  sò parent

                            che …… che el ghe se “ intoppa “  insomma ?

GRASSI              Beh o Dio , minga semper però abbastanza frequentement.  Sa, dipende da tanti

                            fattori  ….non è una regola fissa.

CHIAPPA           Per esempi ?

GRASSI              Per esempi quand fa’  frecc.

CHIAPPA           Quand fa’ frecc ?  Ah, el ciàppa frecc el stomiche de conseguenza ……

GRASSI              Oppur  quand l’ha mangiàa tropp. ( fa il gesto della pancia gonfia )

CHIAPPA           Eh già , anca quest ……

GRASSI              Ma soprattutt quand l’è nervos!  Ah , quand ghe ciàppa el nervos l’è una roba in-

                            credibil …. l’è un moviment continuo, el va ’drèe ad agitass, el stà minga fermo

                            un moment.

CHIAPPA           Eh el capissi , se ved che el nervos el ghe ciàppa el stomich , el ghe causa un mo-

                            viment interno e allora …..

GRASSI              Brau , el ved che l’ha giamò capìi tusscoss. Ma che el me leva una curiosità: l’ha

                            dovùu studià tanto lù ?

CHIAPPA           Studià tanto ? Ma no , pussè che alter l’è pratica e poeu m’ha  insegnàa quasi tutt

                            mè  pader.

GRASSI              So’ pader ? Eh già l’esperienza la cunta tanto.  Se l’era un dottor  anca lù ?

CHIESA              Dottor ?  El vorarà dì “ trombèe “ !

GRASSI              Trombèe?  Cosa ghe c’entra el trombèe ?

CHIAPPA           Come cosa ghe c’entra el trombèe ? Allora mi cosa son chì a fa’ ?

GRASSI              Ma lù l’è minga l’ otorinolaringoiatra ?

CHIESA              Cosa son mì ?

GRASSI              Sì insomma, voeuri dì ….. l’ uregiatt ?

CHIESA              Oej che el staga attent come el fa’ a parlà perché una ciav ingles sui gengiv  ghe

                            la leva nissun , va ben ?

GRASSI              Ma no per carità, che el staga calmo.  Mi credevi che lù l’era el dottor che el gua-

                            riss  i orècc.

CHIAPPA           El  dottor ?  Ma mì son vegnùu  chì a sgorgaggh el cess  che l’è intoppàa e basta ,

                            almen  inscì m’ha ditt la serva quand la m’ha telefonàa.

GRASSI              Ah ho capìi , ma el podeva no dill subit ?  Va ben, va ben stemm chì no a discutt,

                            adess che el ciàppa su i so’ arnes e el vaga pur de là a fà quell che el dev fà.

                            ( dopo che Chiappa è uscito )   Ma vardèe che roba.  Roba de matt !  E mi scemo

                            che son stà lì a dagghela d’intend !  Cert che in tutti i affari dove ghe mett el nas

                            la Domenica se po’ mai stà tranquill un minut.

DOMENICA       ( da fuori ) Ma te voeuret andà foeura di pèe sì o no ?  Stupida d’una cagna, sem-

                            semper chì in mezz ai pèe e a dà fastidi.

GRASSI              Oej a parlà del diavol spunten subit i corni.

DOMENICA       ( entrando ) Buongiorno sciur  Grassi , l’è chì de per lù ?

GRASSI              Sì e no.

DOMENICA       Cosa voeur dì sì e no ?

GRASSI              Voeur dì sì perché de chì son de per mì e voeur dì no perché de là gh’è l’idraulic.

DOMENICA       L’ idraulic ?  Ah el trombèe.

GRASSI              Appunto.

DOMENICA       Ah già che l’avevi ciamàa mi per fà  mett a post el water.  Ma  el sciur   Raffaele

                            el gh’è no ?

GRASSI              No l’è andàa foeura un moment ma el dovarìa ’rivàa tra pocch.

DOMENICA       Speremm che el ritarda un po’ .

GRASSI              Perché ?

DOMENICA       Perché inscì el vegn no a savè che gh’è stà chì el trombèe.   El sa , siccome  m’è

                            borlàa denter  in del water un po’ de carta …… dopo magari el sciur  Raffaele el

                            se inrabiss  ….. e invece se el sa nient ….. el me capiss ?

GRASSI              Sì sì ho capìi.

DOMENICA       Senta , mi adess vò de là in cusina a curàa el mangià che gh’è sù  e se dovess  ar-

                            rivàa el sciur  Raffaele ….. me raccomandi eh ?  ( suona il campanello di casa ).

GRASSI              E adess chi l’è che arriva ?

DOMENICA       ( va ad aprire e rientra con il signor Poletti )  Buongiorno signor Poletti , avanti

                            avanti si accomodi.  Io però ho da fare in cucina. ( esce in fretta )

POLETTI            Dove l’è ? Dove l’è ?  Ch’el vegna foeura subit!

GRASSI              Ma chi l’è che el cerca ?

POLETTI            El sciur  Chiesa.  Dove l’è ?  El s’è nascost da una quaj part vera ?

GRASSI              Perché , el gh’aveva bisogn del sciur  Chiesa ?

POLETTI            Sì g’ho propri bisogn de lù e g’ho bisogn de dighen quatter in sul mus.

                            Se po’ no trattà inscì una povera bestia ?

GRASSI              Perché , se el g’ha fàa ?

POLETTI            Minga a mì, cosa l’ha capìi ? Alla mia cagnetta.

GRASSI              Ah alla sua cagnetta.

POLETTI            Povera Ambra , l’è vegnuda sù consciada de trà via e tutta stremida.   La tremava

                            da fà pietà.    Ehm …… Ambra l’è el nomm  della mia cagnetta.

GRASSI              Ah.  Ma cosa el g’ha fàa in fin di cunt ?

POLETTI            El g’ha dàa una pesciada , ecco cosa el g’ha fàa.  Me l’ha ditt  el sciur  Invernizzi

                            che l’ha vist mentre el vegniva sù per i scal.

GRASSI              Beh , non per difendel  perché l’è mè cognàa ma per  daggh una pesciada se ved

                            che la gh’ avaràa fàa un quajcoss.  E poeu l’è semper chì de foeura  a dà fastidi.

POLETTI            Ma se la ghe dà fastidi nanca ad una mosca.     Puttost el sò mì perché:  el sò

                            cognàa l’è invidios  perché ghe  piasarìa avegghela  lù una cagnetta  come la 

                            mia che l’è de razza.  Sì  pura razza Pechinese.

GRASSI              Va ben ma el gh’avarà minga dàa una pesciada  perché l’è pechinesa, e poeu

                            se  ghe piasarìa  avegghela lù voeur dì che la  gh’è simpatica e allora vedi no

                            perché el dovarìa daggh una pesciada.

POLETTI            Perché l’è gelos ghe l’ho ditt. E siccome el po’ no avegghela lù la mia cagnet-

                            ta allora el voeur che ghe l’abbia nessun.

RAFFAELE        ( entrando ) Oh t’el chì el sciur  Poletti.

POLETTI            Ecco propri lù cercavi.  Come el se permett de ciappàa a pesciad  l’ Ambra ?

RAFFAELE        ( sorpreso ) Mì ho ciappàa a pesciad  l’ Ambra ?

POLETTI            Sì la mia cagnetta e ch’el nega minga veh , perché g’ho un testimoni.

GRASSI              Oej cominciemm minga a vosà eh , stemm calmi che adess ghe spieghi un po’

                            de robett.  Prima de tutt savevi nanca che la sua cagnetta la se ciamava Ambra

                            e second l’è minga vera che g’ho dàa una pesciada …..

POLETTI            Bugiardo!  L’ha visto il signor  Invernizzi.

GRASSI              Ho ditt che l’è minga vera che g’ho dàa una pesciada perché ….. ghe n’ho dàa

                            do’ !   Quindi che el ghe disa al sciur  Invernizzi che se el voeur  fà  la spia che

                            la faga almen ben.  Terz , je meritava  perché se son minga pussèe che  svelt  a

                            spostamm me la fà in sui scarp !

POLETTI            Cosa la ghe fà ?

GRASSI              La cacca caro signor  Poletti. La sua cagnetta voleva fare la cacca e la voeureva

                            falla sui mè pèe.

POLETTI            Va ben ma gh’era minga bisogn de …..

RAFFAELE        No un moment.  Chì i bisogn par che ghe j’abbia domà la sua cagnetta.

                            Safurment  ma cosa el ghe dà de mangià? El  Rim? Tutt i minut  l’è semper ’drèe

                            a  pissàa o a fà  un quajcoss d’ alter.    Cert  che se i omenn fasessen i so’  bisogn

                            come je fà  la sua Ambra ghe sarìenn tutt i cess ingorgàa!

GRASSI              A proposit de cess ingorgàa …..

RAFFAELE        ( ignorandolo ) E nanca a falla apposta quand ghe scappa i so’  bisogn l’è semper

                            lì sul zerbin foeura de cà mia. La  po’ no andà da una quaj altra part ? Come el fà

                            a pretend che mi la tratti ben ?     

POLETTI            Ma l’è una cagna pechinesa el sa ?

GRASSI              E allora lù che la manda in Cina che magari là la se sent a cà sua e la stà mej.

POLETTI            Oh ,ch’el cerca minga de alzà  tropp la vos  che el me  impressiona no e che el se

                            faga pù vedè a maltrattà la mia Ambra se de no …..              

RAFFAELE        Se de no cosa ?   Prima de tutt son in cà mia e vosi  come me par e pias  e  poeu

                            che el staga attent  lù a famm pù  trovà in mezz ai pèe la sua cagnetta se no ghe la

                            dò  ancamò  una pesciada …. però prima metti sù i scarpon da sci ! L’ha capìi ?

POLETTI            Ma come si permette? Con chi crede di parlare ? Sa chi sono io ? Sa chi sono io ?

CHIAPPA           ( rientrando ) Un cesso !

TUTTI                 Eeeh ?

CHIAPPA           Un cesso inscì ingorgàa l’avevi mai vist.   Ma chi l’è che ha sbattùu  denter tutta

                            quella carta lì ?

RAFFAELE        Ma lù chi l’è ?

CHIAPPA           El  trombèe.

RAFFAELE        El  trombèe ? E cosa el voeur ?

CHIAPPA           Cinquantamila  franch !

RAFFAELE        Perché cinquantamila franch ?

CHIAPPA           Perché g’ho liberàa el water che l’era tutt ingorgàa.  Lù l’è el padron de cà vera ?

RAFFAELE        Sì , ma chi l’è che ha ingorgàa el  water ?

POLETTI            La mia cagnetta dicevo ….

RAFFAELE        Ma ch’el lassa perd la sua cagnetta per piasèe.  Mi voeuri savè come mai s’è

                            ingorgàa el water.

CHIESA              E a mì me le domanda ? L’è lù che le ’dopèra!  Mi so domà una roba sola: che la

                            sua serva la m’ha ditt de vegnì chì a fà  quell lavoràa lì , che mì son vegnùu chì e

                            l’ho fàa , che adess lù el me dev  50.000  franch e  che dopo mi ménni i boccol  e

                            vialter  rangivess.

RAFFAELE        Va ben, va ben. Ch’el senta , ghe ne dò 30.000 che hinn giamò fin tropp e el vàga    

                             ’drèe pù a cinquantalla. ( gli dà i soldi )

CHIESA              ( prende i soldi e mentre sta uscendo ) Va ben, ve saludi.  Oej però un’altra volta

                            mettìi denter no tutta quella carta lì.

POLETTI            Mi s’eri  ’drèe a dì che la mia cagnetta …….

RAFFAELE        Oej basta! Ghe n’ho bell’è che pien la scuffia de lù e della sua cagnetta.

                            Adess lù el fà una bella roba:( e in crescendo mentre lo spinge fuori ) el va foeura

                            di pèe , perché  se de no ciàppi la sua Ambra , la metti  in del water e dopo tiri  la

                            corda e se la va giò no, la casci giò a forza e se se ingorga  el cess fà nient , voeur

                            dì  che ciamarò chì ancamò el  trombèe a costo de spend  ancamò  30.000  franch

                            ma almen lù el me stufisarà  pù.  L’ha capìi ?  ( poi rientra )  Oej  che menada !

GRASSI              Cert che el stufiss de bon con quella cagnetta lì.

RAFFAELE        ( picchia all’ uscio della cucina ) Domenica!

DOMENICA       ( entrando ) El m’ha ciamàa ?

RAFFAELE        Sì , sent  perché te m’è minga  ditt  che doveva vegnì chì el trombèe a mett a post

                            el water ?

DOMENICA       ( evasiva ) Ah ghe l’ho minga ditt ?  L’è sicur ?

RAFFAELE        Sicurissim.

DOMENICA       Allora me son desmentegada o g’ho minga avùu occasion de parlaggh insémma.

RAFFAELE        Fa nient, lassum chì un bigliett sul tavol  piuttost , ma avvisom.    E poeu perché

                            te buttàa denter un sacc de carta nel water ?

DOMENICA       Ecco ….  s’eri ’drèe a legg el “Grand Hotel” e senza vorell, inavvertitamente ….

RAFFAELE        El t’è borlàa denter.

DOMENICA       Sì.   Mi ho cercàa  de casciall giò ma l’è stàa  pegg e allora ho dovùu  per  forza

                            ciamà  el trombèe.

RAFFAELE        Ma  robba de matt.  Oej incoeu l’è propri una giornada storta.  Prima  ’riva chì i

                            mè parent che je vedi come el fumm in di oeucc, vò foeura de cà e l’ Ambra qua-

                            si me la fà adoss , fò  per  attraversà la strada e quasi vò sott  a un tram , arrivi  a

                            cà e trovi vun in del  mè cess senza che mì el sappia , questa chì la me dis che la

                            mett  un Grand  Hotel in del water …… ma se po’ andà avanti inscì ?

DOMENICA       Eh che se la ciàppa no sciur Raffaele.

RAFFAELE        Và , và de là in cusina.

DOMENICA       A proposit , gh’è pront la pasta e patati …..

RAFFAELE        Oh meno mal che almen quest …..

DOMENICA       Sì però gh’è un piccol particolar.

RAFFAELE        Se gh’è ?

DOMENICA       Me son desmentegada de mett i patati!

RAFFAELE        ( si accascia su una sedia )

                                                        FINE  SECONDO  ATTO     

                                                                   TERZO  ATTO

                            Raffaele in scena cammina avanti e indietro impaziente.

                            Dopo un po’  entra Grassi con un giornale in mano.

RAFFAELE        Oh  finalment  te set  arrivàa.  Dove diavol te set andàa a toeull  ’ sto giornal ?

                            Te set andàa a stampall in tipografia ?

GRASSI              No. T’el se ben che quand l’è festa gh’è un sacc de edicol  saràa sù  perché l’è

                            el  sò turno.   Per  trovann voeuna  averta m’è toccàa andà  fin quasi in  piazza

                            del  Domm.  Ma poeu te podevet  no guardà sul televideo della television ?

RAFFAELE        Sì  sì va ben làssa perd , adess moves e guarda i estrazion del lott sul giornal.

GRASSI              ( sfoglia il giornale ) Donca dove hinn …. “ Corriere degli spettacoli “ no …...

                            “ Corriere letterario “ nanca …..  “ Corriere dello sport “  nemmen…..

RAFFAELE        Allora , te se movet ?

GRASSI              Ma se pò savè dove j hann miss ….. ah eccoli qua finalmente. 

                            Dunque , estrazioni del lotto:  Bari 25, 72, 31, …..

RAFFAELE        ( lo interrompe ) Salta, salta , và direttament a Roma.

GRASSI              Ah già Roma, chissà poeu perché la Rosetta la t’ha ditt de giougaj sulla ruota di

                            Roma , mah !

RAFFAELE        Perché lì i danè hinn abituàa, hinn de cà.   Arriven semper a Roma, magari dopo

                            sparissen però per arrivà sta tranquill che ne arriven semper tanti.

GRASSI              Allora, Roma:  44, 45, 54, 55.

RAFFAELE        ( cade di schianto su una sedia e da adesso in poi si toccherà l’ orecchio molto

                            spesso ) Oh mamma !

GRASSI              Raffaele!  Raffaele!  Hinn propri i tò numer, t’è vinciùu !  Raffaele, te se sentet

                            minga ben ?

RAFFAELE        No no sto ben,  g’ho domà el coeur chì in gola ma per el rest sto ben.

GRASSI              Sent, bev un bicerin d’un quajcoss. ( va al mobile bar e prepara da bere )

                            Anzi se te dispiass no bevi un quajcoss de fort anca mì perché m’è seccàa la lin-

                            gua.   T’è vist che la Rosetta la t’ha minga fregàa , anzi.  Oej la prima volta che

                            te vètt  al cimiteri te ghe de pisàggh  sulla tomba ……

RAFFAELE        ( scandalizzato ) Eeeh ?

GRASSI              No disevi, te ghe de pisàggh sulla tomba una candela grossa inscì e come minim

                            faggh dì una messa tutt i settiman.  Ma quanto t’avarèe vinciùu second tì ?

                            Senz’ alter  sarann un bel pò de danè.

RAFFAELE        E mi me fò a savell. Sò domà che l’è una quaterna secca.

GRASSI              Allora guarda , se me sbagli no la quaterna la vinc  80.000 volt la puntada.

                            Tì quanto t’è  giougàa ?

RAFFAELE        Mì ?  Ah ….ehm….. 5.000 franch me par.

GRASSI              Come te par ? Oh Signor , te set talment  agitàa che te se nanca pù cosa te diset.

                            Oej  ma te ghe penset ?  Hinn  400 milioni, l’è no un scherz.  Adess  te  podaret

                            comprà  tutt quell che t’è semper desideràa e che t’è mai podùu  aveggh.

RAFFAELE        ( un po’  svanito ) Già , già.

GRASSI              Te podaret andà a spass quand te voeuret e dove te voeuret  e magari  trovàa  un

                            bel  appartamentin a Saint  Moritz  come i tò parent.

RAFFAELE        Sì ma lor g’hann no un appartamentin, lor g’ hann una villa. 

GRASSI              Cert che oej , pensa  se venissen a savè della tua vincita e soprattutt  la tua cara

                            cognada  Iolanda.

RAFFAELE        Oh chissà cosa farìen pur de portamm via quej danè lì.

GRASSI              Oh dài, esagera no.  Pensi no che sarìen bon de arrivàa fin a quel punto lì.

                            In fin dei cunt i danè hinn tò.

RAFFAELE        Eh se ved che ti conosset pocch.  Tì basta che te ghe parlet de danè e lor  subit

                            partissen per la tangente e capissen pù nient …. esiste solo il dio  soldo.

                            Me piasarìa perfin mettej alla prova per dimostratt de che pasta hinn fàa quella

                            gent  lì però sò no come fa.

GRASSI              Urca, sarìa davvero bell …. anca per  faggh ciappàa un sacc de invidia.

                            Bisognarìa trovà una quaj scusa, ma una scusa come se dev , in modo da fài  so-

                            spettà  de nient.  Una scusa credibil insomma.

RAFFAELE        Già ma l’è minga facil trovalla.

GRASSI              ( dopo una  pausa ) Aspetta, forse ghe son ….. ma sì , ma sicur , se pò fà inscì !

RAFFAELE        Te dispiass spiegass mej ?

GRASSI              Subit, subit.  La Iolanda l’è al corrent del tò disturb all’ orecc ?

RAFFAELE        Ma sì , senz’alter.

GRASSI              Perfetto.  Allora ghe disumm che t’è vinciùu al lott un bell po’  de milioni e che

                            per l’emozion te set diventàa sord!

RAFFAELE        Sord ?

GRASSI              Sì , sì sord.  Oh Dio, minga completament , ma insomma che te ghe sentet quasi

                            pù  e per parlatt insemma bisogna vosàa come un strascèe.

RAFFAELE        E dopo ?

GRASSI              E dopo je fèmm vegnì chì a trovatt e inscì con la scusa che ti te set sord , magari

                            vegnen foeura a dì quell che pensen verament ……. tant  tì te je sentet no.

RAFFAELE        Oej t’el set che l’ è minga stupida come idea ?

GRASSI              Eh ?  St’en diset ?

RAFFAELE        Sì la podarìa funzionà.  Cià che ghe telefoni subit.

GRASSI              No, no un moment. Cosa te fet ?

RAFFAELE        Eh ghe telefoni.

GRASSI              Brau, se te set sord come te fet a parlacch insemma ?

RAFFAELE        Ah già l’è vera.  Allora telefonich tì.

GRASSI              No, forse l’è mej che te ghe fet telefonà dalla Domenica, l’è pussè credibil.

                            Anzi , ciàmala chì che fèmm subit la prova.

RAFFAELE        La prova ?  De cosa ?

GRASSI              La prova della tua sordità.  Cominciemm a vedè se la Domenica la se accorg  che

                            l’è tutta una finta o invece la ghe cred  e la bev.

RAFFAELE        Oh  figuress se quella lì la bev  su no.   Se te ghe disesset che t’ è vist un canguro

                            che el guidava el 31 , el tram la g’ha credarìa anca a quell.

GRASSI              Comunque l’è mej  provà istess, almen te cominciet tì a fà pratica e ad entrà nella

                            part  del sord.

RAFFAELE        Va ben allora la ciami.   Domenica!  Domenica!  ( da adesso in poi starà all’ abi-

                             lità  dell’ attore  mimare in modo da far credere di non aver  udito e nello stesso

                             tempo fare le reazioni naturali a quello che via via sentirà )

DOMENICA       ( entra dalla cucina ) El m’ha ciamàa sciur  Raffaele ?

GRASSI              Noo!  Son mì che l’ho ciamada.

DOMENICA       Lù  sciur  Grassi ?  Strano, me pareva propri  la vos del sciur  Raffaele.

GRASSI              Le è solo sembrato, invece ero io.  La ved, se lù l’avess ciamada, quand  dopo lèe

                            la gh’avarìa domandàa un quajcoss , lù el podeva pù  rispondeggh.

DOMENICA       Perché el podeva no rispondumm ?

GRASSI              Perché l’avarìa minga sentì la domanda.  L’è diventàa sord !

DOMENICA       L’è diventàa sord ?

GRASSI              Sì sì sord , el ghe sent pù insomma.  Adess ghe spieghi:  un quaj dì fa el  Raffaele

                            l’ha giougàa una quaterna al lott ….

DOMENICA       Chi l’è ? El sciur  Raffaele ?  Ma se l’è fortunàa come un can in gésa  al  moment

                            del  Santus.  Come mai ?

GRASSI              Lèe la se preoccupa no del  perché e del come mai , l’è una storia troppa lunga da

                            cuntà su.  Fatto sta che i numer hinn vegnùu foeura e l’ha vinciùu 400 milioni.

DOMENICA       Cosa ?  Davvero ?  Allora l’è diventàa sciur!  ( corre ad abbracciare Raffaele )

                            Oh  sciur  Raffaele come son contenta.

RAFFAELE        Te m’è fàa la polenta ? Oej te se  ’drèe  a diventà matta ?

DOMENICA       ( fissandolo ) Ma l’è propri  diventàa sord ?

RAFFAELE        Se son andàa a Lourdes ? Se te ne frega a tì ?

DOMENICA       Oh  Signor l’è propri vera, el ghe sent pù.

GRASSI              Ghe l’ho ditt , l’è stada l’ emozion.  Quand l’ha savùu d’ avèe vinciùu  ….. el so’

                            urècc  ….. la sa ben ….. trac ….. l’ha cedùu.

DOMENICA       A dì la verità , quand son vegnuda denter  prima ho vist che el gh’ aveva  un’ es-

                            pression un po’  de bamba ….

GRASSI              Ehm ….. che la senta , adess la dovarìa fà una bella roba:  telefonà a cà del sciur

                            Pietro el fradell del sciur  Raffaele …… anzi no fasèmm una roba pussè bella : la

                            và direttament a cà sua inscì la ghe spiega su tusscoss a vos ….. dei numer , della

                            vincita , dei milioni …. me raccomandi eh  “dei milioni” , dell’ urècc e tutt el rest

                            insomma e la ghe dis se el po’  vegnì chì con la sua mièe che g’ hemm bisogn  de

                            parlacch.   L’ha capìi ben ?

DOMENICA       Benissim, vò subit.( torna in cucina e rientra subito dopo con il paletò in mano )

                            Allora io vado eh.  ( esce )

GRASSI              Allora se te ne diset ?

RAFFAELE        Beh , el prim pass nunc l’hemm fàa , adess  tocca ai alter.  Però son un pò  preoc-

                            cupàa.

GRASSI              Perché ?

RAFFAELE        Pensa se se accorgen che l’è tutta una balla.  Se ghe disumm ?

GRASSI              Nient, ghe disumm domà che l’era una sordità temporanea e che …..

DOMENICA       ( rientra )  Gh’è chì el dottor  Longoni.

RAFFAELE        ( girandosi di scatto ) Chi l’è ?

DOMENICA       El dottor  Longoni. L’ è el ….. ( interrompendosi ) Ma lù el ghe sent ?

GRASSI              No, no el ghe sent no.   Ma siccome  l’ha sentìi uno spiffer  d’aria , allora el  s’è

                            giràa per dì: “ Chi l’è …. quell sifoll che lassa avert la porta ?”  Vero Raffaele ?

RAFFAELE        Eeh ?

GRASSI              ( gridando )  Vero Raffaele ?

RAFFAELE        Vero,  vero, l’è propri inscì. ( poi fra sé )  Ma va se gh’è bisogn de vusàa a quella

                            manèra lì!

GRASSI              ( a Domenica ) Donca la diseva che gh’è chì el dottor  Longoni.  Chi l’è ?

DOMENICA       L’ è l’ uregiatt ….. ehm quell che cura i urécc.

RAFFAELE        Oh Signor  ghe mancava propri quell.

DOMENICA       Ha detto qualcosa ?

RAFFAELE        Eh ?

DOMENICA       ( gridando ) Ho detto se ha detto qualcosa.

RAFFAELE        Ma và in sulla forca!.  ( poi a Grassi ) Se la voeur questa chì ?

GRASSI              ( a Domenica ) Lèe naturalment la g’ ha ditt che el sciur Raffaele l’ è in cà vero ?

DOMENICA       Per forza , in un moment come quest poeu …. ghe calarìa alter.

GRASSI              Eh già, ghe calarìa alter.

DOMENICA       G’ ho ditt che l’è arrivàa propri a pennell.

GRASSI              Va ben , va ben , le fàga vegnì denter  e dopo la vaga subit dove g’ho ditt prima.                  

                            ( Domenica esce e subito dopo entra Longoni )

LONGONI          E’  permesso ?  ( un tipo abbastanza giovane, ha con sé una borsa e pronuncia

                            tutte le R con la V ) Sono Longoni , il dottov  Longoni, otovino.

GRASSI              Piacere, io sono Grassi , il cognato del signor  Chiesa qua presente che è  come

                            dire …. il paziente  ecco.

LONGONI          Ah ho capito.  La signovina  Domenica mi ha spiegato tutto: ova vedvemo.

                            ( poggia la borsa , la apre e vi fruga dentro ) E così lei è il signor  Chiesa ?

GRASSI              Già , Raffaele Chiesa si chiama.

LONGONI          Bel nome ….. Vaffaele. 

RAFFAELE        ( sottovoce e fra sé ) E tì vaff’ a un bagn!

LONGONI          Dunque vediamo.  ( si avvicina a Raffaele  con in mano una piccola  pila e una

                            lente di ingrandimento e facendolo sedere ) Si accomodi. ( gli visita  entrambi

                            gli orecchi )

RAFFAELE        E’ grave dottore ?

LONGONI          No, niente di ivvepavabile.  Anzi è strano , non vedo alcun blocco , alcuna occlu-

                            sione.   Con molta  pvobabilità  si tvatta  pvopvio di un fattove nevvoso e  quindi

                            è senz’altvo una cosa tempovanea,  passeggeva. Così come è avvivato, così se ne

                            andvà.

GRASSI              E’ stata un’ emozione dottore, una forte emozione.

LONGONI          Pevfetto, pevfetto. Voi causategli una nuova emozione e vedvete che tutto tovne-

                            và come pvima e ci sentivà benissimo. Comunque vi dò lo stesso queste gocce da

                            metteve nei  canali auvicolavi ogni due ove. ( estrae  dalla  borsa un  flaconcino

                            che dà a Raffaele ) Ma vi vaccomando eh, non le pvenda pev  via “ovale “.

RAFFAELE        ( fra sé ) No, je ciàppi per via “ rotonda “!

LONGONI          Sono emollienti , male non favanno di cevto.

GRASSI              Va bene dottore, seguiremo senz’altro il suo consiglio. (   poi  facendo  anche a

                            Raffaele il gesto dei soldi )  Quanto le dobbiamo ?

LONGONI          Centomila !

RAFFAELE        Lader !

LONGONI          Eeh ?

RAFFAELE        Stavo dicendo a mio cognato: “ Là …derva el cassett che gh’è denter i danè! “

GRASSI              Gh’è nient in del cassett.  ( allora  prende i soldi dal suo  portafogli e paga il

                            dottore ) Ecco dottore, la ringraziamo e arrivederci.

LONGONI          Se avete ancova bisogno di me …..

RAFFAELE        Speremm de no!

LONGONI          Non abbiate scvupoli. Chiamatemi puve. Avvivedevci.  ( esce )

RAFFAELE        Ma roba de matt , semm nùnc quej che g’hemm no de aveggh  di scrupol.

                            Ma te disi mì ,  per fortuna che me toccava “ senticch no ” altrimenti ciappàvi i

                            so gùtt e ghe je mettevi …..

GRASSI              Aspetta ,  buttej no via.  Questi chì  poden vegnì bon per dopo , per rend  pussè

                            credibil la nostra storia.

RAFFAELE        Oej, cominci a pentimm de véss a’drèe a fà el sord.

GRASSI              Perché ?

RAFFAELE        Perché me tocca sentì un sacc de scemat che invece ne farìa volentera a men.

                            ( suona il campanello ) E adess chi l’è che è arrivàa ?

GRASSI              Ti  stà citto e fà el sord.

RAFFAELE        Sent , mi adess vò de là perché  g’ho propri minga voeuja de fà el sord.

                            Se l’è un quaj grass- de- rost  disfescell tì e diggh che ghe son no.

GRASSI              Ma no aspetta , magari l’è una quaj  persona  important ….

RAFFAELE        No sta tranquill che ghe n’è minga de person important che vegnen a cà mia ,

                            perciò  te podet sbrigassela benissim da per tì. Mi vò a fà un sognett.  ( esce )

GRASSI              ( esce e dal di fuori ) Buongiorno signorina Leoni. ( entrano )  Prego , si

                            accomodi.

LEONI                Grazie signor  Grassi.

GRASSI              Come mai da queste parti ?  Aveva bisogno del signor  Raffaele ?

LEONI                Sì , dovevo parlare con lui per la faccenda della cagnetta:  tutto a posto , ho

                            convinto il signor  Poletti a tenerla in casa.   E  siccome preferirei  parlarne

                            direttamente con lui , se vuole chiamarmelo ….

GRASSI              Chi , il signor  Raffaele ?

LEONI                Eh sì , non certo la cagnetta , le pare ?  E’ in casa vero ?

GRASSI              Beh veramente …..

LEONI                Su, su non mi dica che è uscito perché non ci crederei.  Oggi non l’ho ancora

                            visto uscire.  Sa io abito al primo piano e allora …..

GRASSI              E allora cosa ? Controlla tutti quelli che entrano ed escono ?  ( poi  malizioso )

                            O forse controlla soltanto il signor  Chiesa ?

LEONI                Ma no per carità, cosa dice ? Non mi permetterei mai.  Solamente che il signor

                            Raffaele ha un passo particolare e quando scende le scale è facilmente identifi-

                            cabile.

GRASSI              Ah capisco.

LEONI                Allora le spiace avvisare il signor  Chiesa che sono qui  e che vorrei parlargli ?

GRASSI              Ecco …. per l’appunto …. a dir la verità ……

LEONI                ( preoccupata ) Forse che non vuole vedermi ? Che non vuole ascoltarmi ?

GRASSI              No , è che non “ può  “ ascoltarla “.

LEONI                ( c .s. ) Come non può ascoltarmi ?

GRASSI              Ecco …. forse ….. probabilmente  adesso è a letto.

LEONI                ( c. s. ) Cosa ?  Il signor  Raffaele a letto?   Ma cos’ha ?   Perché non me l’ ha

                            detto subito che era  ammalato ?   E’  grave ?

GRASSI              Ma no , stia tranquilla signorina Leoni , non si preoccupi , il fatto è che …..

LEONI                ( prendendolo per un braccio e con aria drammatica ) Signor  Grassi ,  non mi

                            dica pietose bugie la prego.   Se c’è qualcosa di grave , di irreparabile , ebbene

                            ….. voglio saperlo.

GRASSI              ( fa gli scongiuri ) Beh ecco , se proprio vuole saperlo .…  il signor  Raffaele è

                            diventato sordo!

LEONI                Eeeh?

GRASSI              Sì sordo , è diventato sordo.

LEONI                ( incredula ) Sordo ?  Cioè che non ci sente ?

GRASSI              Mah, de solit i sord hinn quej che ghe senten no.

LEONI                Oh  Signor , ma come mai ?  Cosa gli è successo ?

GRASSI              L’è una storia un po’  particolar e lunga soprattutt ….

RAFFAELE        ( entrando in vestaglia )  Ma se po’  savè  cosa diavol …….  Ah  è lei signorina

                            Leoni ?   Buongiorno.

LEONI                Oh signor  Raffaele come stà ?  Oh Signor che disgrazia!  Ma propri a lù doveva

                            capità una roba simil ? Adess come vann i sò urècc ?  Eh , come vann i sò urècc ?

RAFFAELE        Se gh’è , i can che g’ hann frècc ?  E mi se g’ho de faggh ?  L’è colpa mia ?

LEONI                ( a Grassi )  Oh  Madonna el ghe sent propri pù.  ( nel frattempo gesti a soggetto

                            tra Grassi e Raffaele come per dire: “ Cosa vuole ? – Mandala via. “ )

LEONI                ( a Raffaele e mimando uno che dorme ) Mi dispiace averla disturbata , certamen-

                            te stava dormendo.

RAFFAELE        Sì , per la verità  stavo per schiacciare un pisolino ma dopo ho sentito che di qua

                            c’era qualcuno e allora …..

LEONI                Ha “ sentito “ che c’era qualcuno ?

RAFFAELE        Sì , mi son “ pentito “ di aver lasciato di qua da solo mio cognato e allora

                            sono tornato di qua.

LEONI                Eh quando si è persone sensibili come lei ….. ( poi a Grassi )  Ma lei mi stava

                            spiegando i motivi che hanno fatto diventare sordo suo cognato.

GRASSI              Ah  già l’è vera ….. Dunque vede ……( suona il campanello ) Oh  Signor  chi

                            l’è che è arrivàa adess ?  Scusi un attimo signorina Leoni.  ( si apparta con Raf-

                             faele )  Ma chi l’è che doveva vegnì chì ancamò ?

RAFFAELE        A mi te m’el diset ?  Come fò a savell , mi aspettavi nessun.

GRASSI              Possibil che sia giamò arrivàa tò fradell con la mièe ?

RAFFAELE        No credi de no e poeu ricordess che gh’è andàa la Domenica ad avvertìi , quindi

                            figuress tì , quand quella lì l’è in gir …..

GRASSI              Bè,  allora chi po’  véss ?

RAFFAELE        Un quaj alter grass-de-rost.  Cert che cominci a véss stuff de quella storia chì.

GRASSI              Dai , tegn dur  e va avanti a fà el sord. Vò mi a vedè chi l’è.

DELL’ OCA       ( entrando ) E’  permesso ?  Buongiorno.  Scusatemi se sono entrata da sola ma

                            siccome nessuno veniva ad aprire e dato che la porta non era chiusa a chiave ….

GRASSI              Avanti avanti , si accomodi pure.

DELL’ OCA       Grazie. ( vedendo Raffaele ) E’ lui dunque il famoso signor  Chiesa ?

                            Io sono una giornalista e …..

RAFFAELE        ( interrompendola ) Chi l’è questa chì ?

GRASSI              Raffaele , questa signorina ha detto che ….

DELL’ OCA       Ma mi scusi , mi hanno detto che il signor  Chiesa è diventato sordo , perché gli

                            parla assieme così ?

GRASSI              Ah già è vero, ogni tanto me lo dimentico anch’io.   Adesso cercherò di farglie-

                            lo capire mimando.  ( e mima indicando un giornale e lo scrivere )

RAFFAELE        ( durante la scena mimata )  La  voeur un giornal ?   E la vegn chì a cà mia  per

                            toeu  el giornal ?  Ah no  la vend i giornaj , la g’ha su un’ edicola ….. no.

                            Ah  la scriv sui giornaj, l’è una giornalista.   E cosa la voeur da mi ?

DELL’ OCA       ( a Grassi ) Sì sono una giornalista , della rivista settimanale “ Il futuro “  e  vor-

                            rei intervistarlo per pubblicare un servizio su di lui.  Siccome ho saputo che è

                            appena  diventato neo-milionario ….. ( reazione di Chiesa subito contenuta da

                            Grassi )

GRASSI              Cosa ?  Ma chi l’è che ghe l’ha ditt ? E poeu come la fà a savè che l’è sord ?

DELL’ OCA       Beh ecco, io stavo passando per la strada ed ho sentito tutti i negozianti qui della

                            zona che ne parlavano tra di loro.   Sa , anche se è domenica , siamo sotto Natale

                            ed i negozi sono aperti.

GRASSI              Va ben ma l’è incredibil!  Chi l’è che va in gir  a cuntà su i affari di alter ?

DELL’ OCA       Non lo so , comunque  c’era l’ortolano che diceva:  “ Ma siete proprio sicuri che

                            si  tratta del signor  Chiesa ? “  “ Certo – ha risposto il macellaio – me l’ha detto

                            il cartolaio che gliel’ aveva detto il fiorista che glielo aveva detto la lattaia che a

                            sua volta l’aveva saputo la domenica “.  E questa per la verità non l’ho capita da-

                            to che tutti l’abbiamo saputo oggi che è domenica.

GRASSI              ( pensieroso ) L’aveva saputo la domenica ….. Ah adess ho capìi. ( si gira verso

                            Raffaele )

RAFFAELE        Stà citto , che ho bell’è capìi  anche mì chi l’è stàa.   L’è stada quell’oca  giuliva

                            della Domenica.  Ah ma quand la vegn de soura  la me sent!  La cicciara semper

                            quand la dovarìa no e viceversa.

GRASSI              Lei però non ci ha ancora detto come si chiama.

DELL’ OCA       Ah sì scusate,  Dell’ Oca.  Manuela  Dell’ Oca , figlia del famoso avvocato pena-

                            lista  Giovanni Dell’ Oca.

GRASSI              Ah sì ne ho sentito parlare: è uno degli avvocati più in vista di Milano , un vero

                            principe del foro. Bene, bene , così lei sarebbe la figlia Dell’ Oca ……. cioè vo-

                            glio dire che suo padre è il papà Dell’ Oca  …… ehm la figlia di suo padre …..

                            insomma lèe l’è lèe e sò pader l’è un alter.

DELL’ OCA       Per l’appunto.

GRASSI              Io invece sono Grassi , cognato del signor  Chiesa che è lui.  Vero Raffaele ?

RAFFAELE        Eeh ?

GRASSI              ( gridando ) Ho detto che tu sei Chiesa.

RAFFAELE        Sì sono Chiesa , però mè pader  l’era no una cattedral.   Mè  pader el se ciamava

                            Ugo e el faseva el rotamatt.

DELL’ OCA       ( annotando ) Bene, allora cominciamo. Nome e cognome: Raffaele Chiesa. Età ?

RAFFAELE        Eeh ?

DELL’ OCA       ( gridando ) Età ?

RAFFAELE        55 anni.

DELL’ OCA       ( c. s. )  Professione ?

RAFFAELE        Turnidur.  Tornitore e hinn trent’ ann che fò i turni.

DELL’ OCA       ( c. s. )  Coniugato ?

RAFFAELE        Sì ma vedovo.

LEONI                A proposito , io sono la signorina Leoni , la proprietaria di questo stabile.

DELL’ OCA       ( indifferente ) Ah ho capito. ( poi a Grassi )  Ecco adesso avrei bisogno di avere

                            qualche informazione più particolare , qualche indiscrezione.   Non so, per esem-

                            pio cosa si prova a sentirsi  milionario oppure il  perché ha  giocato proprio quei

                            numeri.

GRASSI              Beh  per quanto riguarda quello che si prova diventando improvvisamente milio-

                            nario dovrebbe essere  lui stesso a dare una risposta più precisa.    Però credo che

                            in questo momento più che altro si senta sordo e basta.  Per quanto riguarda inve-

                            ce la scelta dei numeri fortunati , è una storia un po’  lunga e …. ( guardando la

                            signorina Leoni ) preferirei parlarne a quattr’ occhi se non le spiace.

DELL’ OCA       Ah per me fa lo stesso.

GRASSI              Allora venga con me e le darò tutte le informazioni che vuole.

                            ( poi rivolto agli altri ) Con permesso. ( escono e vanno in un an’altra stanza )

LEONI                Prego.  Dunque caro signor  Chiesa , io ero venuta per dirle che il signor  Poletti

                            ha deciso , naturalmente dopo numerose mie suppliche  ed anche una piccola  ri-

                            duzione sulle spese , di tenere quell’ accidenti di una cagnetta ben chiusa in casa.

RAFFAELE        Eeh ?

LEONI                Dicevo che adesso può stare tranquillo.

RAFFAELE        Se ho fàa el morbillo ?

LEONI                Ah già, dimenticavo che non ci sente ……. Adesso come faccio a spiegarglielo ?

                            ( gridando ) La cagna!

RAFFAELE        La Spagna ?  Se ghe c’entra la Spagna ?

LEONI                Noo.  La cagna, la cagnetta.  Bau … bau….( si avvicina a Raffaele e gli fa le fusa

                             per fargli capire )  Bau …. bau….

DOMENICA       ( che intanto è entrata con Pietro e Iolanda )  Ghe serviss un oss da  rosicàa ?

LEONI                No … io … cioè stavo spiegando, anzi cercavo di spiegare al signor  Raffaele ….

                            ehm al signor  Chiesa che per quanto riguarda la cagnetta che di solito si mette lì

                            sull’ uscio di casa sua , bè  adesso può stare tranquillo perché sono riuscita a con-

                            vincere il sigor  Poletti a tenerla in casa sua.

DOMENICA       Mì  g’ho  idea che  pussè che lèe , l’è stada una certa pesciada a convinc  el sciur

                            Poletti a tegnì  la cagnetta in cà sua.

LEONI                Beh comunque glielo dica anche lei che può stare tranquillo. Io ora purtroppo de-

                            vo andare. ( saluti a soggetto ed esce )

RAFFAELE        Oej  te sett arrivada finalment.  T’è finìi de stà in gir a zabettàa eh?

                            Va se per andà ad avvisà lor dù gh’era bisogn de stà in gir  tutt quel temp chì!

                            Ma già, lèe la dev parlà con el lattèe, con l’ortolan e con tutt i negoziant della

                            zona.  Lèe l’è minga bona de stà citto , no lèe la dev mett in piazza  tutt i affa-

                            ri di alter …..

DOMENICA       Ma signor Raffaele ……

RAFFAELE        Silenzio.  Parlomm no insemma che tant te sentarìa nanca, e cominci a pensà

                            che la sia una fortuna. Adess piuttost  và de là in cusina e comincia a preparà

                            el mangià.

DOMENICA       Va ben, va ben , vò.   Cosa ghe prepari de mangià ?

RAFFAELE        ( voltato verso i parenti ) Un’oca!

DOMENICA       Un’oca ?

DELL’ OCA       ( rientra assieme a Grassi ) Mi avete chiamato ?

RAFFAELE        Un’oca giuliva … ecco cosa l’è la Domenica.  (  poi accorgendosi della sua

                             presenza ) Ancamò te set chì ?

DOMENICA       Vourevi savè cosa el voeur da mangià.

RAFFAELE        Eh ?

DOMENICA       ( mima la domanda di prima )

RAFFAELE        Ah ho capìi , famm un po’  de ris e erborinn e dopo una bistecca imboregiàda

                            con un po’ de insalata.  E adess fila de là , marsh!

GRASSI              ( alla Dell’ Oca ) Comunque se vuole può pubblicare pure tutto quello che  le

                            ho detto.  ( poi rivolto a Pietro e Iolanda ) Oh buongiorno , siete già arrivati ?

IOLANDA          Dato che ci vede vuol dire che siamo qui. Vero caro ?

PIETRO              Sì cara.

DELL’ OCA       Allora io vi lascio , visto che avete gente.  Signor Grassi faccia ancora tanti au-

                            guri da  parte mia a suo cognato e se dovessi avere bisogno di qualche notizia

                            posso contare ancora su di voi, vero ?

GRASSI              Senz’altro si figuri, siamo a sua completa disposizione.  L’accompagno.

DELL’ OCA       Non si disturbi, conosco la strada.  Arrivederci. ( esce )

PIETRO              Eccoci qua.  Allora volete raccontarci un po’  come è successo ?

GRASSI              L’ è una storia un po’  lunga. Ma prego accomodatevi. ( li  fa accomodare  sul 

                            divano ) Suo fratello è diventato sordo per via dell’ emozione che …..

IOLANDA          ( lo interrompe ) Sì sì  su questo non ci sono dubbi.  Siamo stati in grado di im-

                            maginarlo da soli.  Vero caro ?

PIETRO              Sì cara.

IOLANDA          Noi volevamo sapere come ha fatto ad azzeccare quella quaterna di numeri.

GRASSI              Ah è questo che vi preoccupa.  ( poi sottovoce a Raffaele )  T’è capìi che razza           

                            de fastidi che g’hann questi chì ?

RAFFAELE        Beh guardate , intanto che parlate tra di voi io mi faccio un solitario eh.

                            ( prende un mazzo di carte e si siede al tavolo a giocare )

GRASSI              Dunque la storia in breve è così: un bel giorno, anzi una notte, Raffaele ha fatto

                            uno strano sogno. Si è sognato di sua moglie Rosetta che gli ha detto di giocare

                            quattro numeri.

IOLANDA          ( a Pietro )  Hai visto ?  Te l’avevo detto che il Raffaele  non poteva aver scelto

                            quei numeri di sua iniziativa.  Non ne ha mai prese di iniziative , per forza dove-

                            va averglieli dati qualcun altro.

GRASSI              A dir  la verità non gli ha dato  proprio i numeri , però gli ha dato le indicazioni 

                            necessarie per ricavare quei numeri.

IOLANDA          Come ?

GRASSI              I numeri dovevano corrispondere all’età di quattro persone.

PIETRO              L’età di quattro persone ?

GRASSI              Sì ora vi spiego.  Il primo  numero era la sua età, cioè il numero degli anni di

                            Raffaele  mentre gli altri tre dovevano corrispondere agli anni delle prime tre

                            persone che sarebbero venute qui a trovarlo giovedì scorso.

PIETRO              Ah sì ?  E chi erano queste tre persone ?

GRASSI              Una ero io , un’altra la signorina Leoni , la padrona di casa , e la terza …..

RAFFAELE        La peppatència!

TUTTI                 Eeh ?

RAFFAELE        La peppatència.  El savevi mì che la donna de picch la me mènna scarogna ….

                            ogni volta che la  ’riva  rièssi pù a fà el solitari.

GRASSI              Dicevo che la terza persona era uno di voi due.

IOLANDA          Uno di noi due ?

PIETRO              Ecco perché l’altro giorno insisteva tanto per sapere la nostra età.

IOLANDA          Ma allora anche noi abbiamo contribuito a questa fortunata vincita.

GRASSI              Cosa vorrebbe dire ?

IOLANDA          Voglio dire che un certo debito di riconoscenza , di gratitudine verso di noi do-

                            vrebbe averlo.  Dovrebbe per lo meno ricordarsi anche di noi ecco , magari in

                            modo tangibile.

GRASSI              Se ho ben capito vorreste una fetta della vincita.

IOLANDA          Beh non ho detto questo ma ……

GRASSI              Non l’ha detto , ma l’ha fatto capire benissimo mi creda.

IOLANDA          Io volevo dire che ….insomma …. siccome abbiamo contribuito , seppure invo-

                            lontariamente ,  a realizzare questo colpo di fortuna  penso che avremmo diritto

                            ad una certa parte della vincita , naturalmente da stabilire di comune accordo.

                            ( dopo una breve pausa ) Allora cosa ne pensa , cosa risponde ?

RAFFAELE        Picche!  Picche , picche , sempre  picche.   Come se fà a giougà  inscì ?   Quand

                            me serviss i fior me arriva i picch , quand me serviss i quader me arriva ancamò

                            i  picch.  Basta , cambi gioeugh.

IOLANDA          Senta , mi è venuta un’idea.

GRASSI              Ma và ?  Cioè …. dica pure.

IOLANDA          Alla fine di gennaio dobbiamo  rinnovare tutte le cariche del Consiglio di Ammi-

                            nistrazione della “ Monna Lisa “ la nostra fabbrica di profumi.

GRASSI              E allora ?

IOLANDA          E allora avrei pensato di inserire nell’ organico della fabbrica una  persona come

                            Raffaele ….

PIETRO              Ma Iolanda ….

IOLANDA          Tàs tì , làssom  parlà mì.

GRASSI              Scusi ma che compiti avrebbe nella fabbrica ?

IOLANDA          Mah, i compiti si tratterebbe solo di sceglierli.  Non so , potrebbe fare l’assistente

                            nel reparto creme e ciprie oppure se preferisce collaudo nel reparto dopobarba  o

                            magari lavorare nel magazzino spedizioni ….

GRASSI              Insomma l’importante è che lavori nella “ Monna Lisa “ .

IOLANDA          Certo, perché solo così  si acquisisce il diritto ad  essere candidato nelle prossime

                            elezioni del Consiglio.

PIETRO              E una volta candidato avrebbe senz’altro buone possibilità di venir eletto.

GRASSI              Ah sì ? Come mai ?  Se non lo conosce ancora nessuno ?

IOLANDA          Via, signor  Grassi non faccia l’ingenuo.  Lei sa meglio di me come vanno queste

                            cose: con un po’  di persone ammaestrate e col gioco delle deleghe  possiamo far

                            eleggere  chi vogliamo noi.

GRASSI              Ma che razza di Consiglio di Amministrazione è allora?  Se io ho ben capito è

                            composto soltanto da vostri tirapiedi che , ben istruiti naturalmente , si guarde-

                            ranno bene dal prendere decisioni contrarie alle vostre e quindi voi fate il bello

                            e il brutto tempo.

IOLANDA          Ma vede signor  Grassi , noi oltre che titolari siamo anche i maggiori  azionisti

                            della società quindi è abbastanza normale il fatto che siamo noi ad  influenzare

                            in un modo o nell’altro le scelte operative e le direttive della società.

GRASSI              Ah ho capito, allora il Consiglio si limita a decidere quello che è già stato deci-

                            so prima.  E il consiglio di fabbrica cosa dice , cosa fà ? Stà a guardare ?

IOLANDA          Cosa  c’entra il consiglio di fabbrica ?  Il consiglio di fabbrica si comporta esat-

                            tamente come noi.  Cioè si limita a decidere cose che qualcun’ altro ha già deci-

                            so per lui , cioè il Sindacato centrale.

PIETRO              E poi agli operai fa sempre un certo effetto sapere che c’è un consiglio d’Ammi-

                            nistrazione che stà dalla parte del padrone e un consiglio di fabbrica che difende

                            i loro interessi.

GRASSI              Ah certo che è consolante tutto questo.

IOLANDA          Bè  allora cosa ne pensa della mia idea ?  Come le sembra ?

RAFFAELE        Matta!  Lo sapevo che se arrivava la matta sarei riuscito a fare il solitario.

IOLANDA          Ma deve andare avanti a giocare ancora per molto ?

GRASSI              Eh cosa vuole, è il suo passatempo preferito.   El Raffaele el dis che la prima  pa-

                            rola che l’ha imparàa da piscinin l’è minga stàa “ mamma “  ma “ briscola “.

                            Comunque, tornando alla sua proposta , è chiaro che dobbiamo parlargliene a lui

                            perché  è lui che deve prendere una decisione in merito.

IOLANDA          Più che giusto , ma come facciamo a spiegarglielo ?

GRASSI              Bè ci provi lei.  ( Iolanda si avvicina a Raffaele e  intanto  suona il campanello.

                            Domenica entra dalla cucina ed esce dalla comune. )

IOLANDA          ( a Raffaele e ad alta voce )  Caro Raffaele , innanzi tutto voglio congratularmi

                            per questo inaspettato successo.

RAFFAELE        Il  cesso ?  La g’ha bisogn del cess ?    Prima porta a destra.

IOLANDA          No, volevo dire che io e Pietro siamo contenti e vorremmo averla come azionista

                            nella “ Monna Lisa “.  Abbiamo bisogno di un tipo intraprendente.

RAFFAELE        Cercate un presidente ? Ma mì pensi de vèss minga tajàa per quell mestèe lì.

                            Mì  ho semper fàa el metalmeccanic e ho semper  portàa el tònich tutt vùnc.

DOMENICA       ( rientrando ) Signor  Grassi  c’è di là un bel po’  di gente che vuol parlare con il

                            signor  Raffaele.

GRASSI              Va bene ci penso io.( a Raffaele ) C’è gente. ( a Iolanda e Pietro ) Voi scusatemi

                            un attimo.  ( esce dalla comune e Domenica torna in cucina )

PIETRO              ( a Iolanda in disparte )  Oej  chì la storia la vegn spessa.   Forse l’è no inscì facil

                            come credevomm. Ma poi sei sicura di quello che stai facendo ?

IOLANDA          Zitto e non preoccuparti, lascia fare a me. Una volta che siamo riusciti a farlo en-

                            trare nel consiglio, dopo possiamo manovrarlo a nostro piacimento. 

                            L’important  l’è mett i man su quej  milioni lì.      E poeu  ricordess che g’ hemm

                            bisogn de quej danè lì anca per finì de pagà la villa in Svizzera.

                            Ma perché  tì quand te dormet te se sognet mai nanca un ambo ?

PIETRO              L’è colpa mia se me sogni domà che el Milan el vinc el scudett ?

                            Dài  piuttosto parlagli dei soldi.

IOLANDA          Piantala , el  so anche mì come devi lavorà questo sprovveduto.   Se l’è diventàa

                            sord per l’emozion della vincita , figuress …… la prospettiva di nuovi guadagni

                            ghe farà vegnì un infarto. ( a Raffaele )  Caro Raffaele , perché non lascia un po’

                            queste preoccupazioni  e viene con noi a passare qualche settimana in montagna

                            nella nostra villa ?  Le terremmo da parte qualche stanza.

RAFFAELE        Vuol fare la danza ?  Quale danza ?  Quella del ventre ?  Propri chì in cà mia ?

IOLANDA          No io dicevo qualche stanza , qualche locale.

RAFFAELE        Ha rotto un fanale ?

IOLANDA          ( gridando ) Ma no , vogliamo che venga nella nostra villa.

RAFFAELE        Ah la villa , g’ho de vegnì in Svizzera.  Beh veramente …..

IOLANDA          Su su da bravo  accetti l’invito così potremo stare  tranquilli e parlare anche di

                            affari.  Sì perché bisognerà  anche pensare a come impegnare tutti questi soldi

                            che le sono capitati tra le mani.  Si potrebbe tentare qualche speculazione.

RAFFAELE        Sì sì ..... qualche buona azione.     Con tutt  quej danè lì se podarìa  aiutà  tanta

                            gent.  ( poi a Grassi che è rientrato fa il gesto come per dire “ Chi c’era e che

                            cosa volevano? )

GRASSI              Soldi caro Raffaele. Tutta gente che volevan soldi. Chi trova un amico trova un

                            tesoro ma chi trova un tesoro trova tanti amici.  A proposito di amici , cosa ave-

                            te deciso ?

IOLANDA          Abbiamo suggerito a suo cognato di investire i suoi soldi , magari in borsa.

PIETRO              Sì e  potremmo fare i suoi procuratori e curare così i suoi interessi.

IOLANDA          Giusto, è un’ottima idea.  Anzi, potrei telefonare subito al mio ragioniere perché

                            provveda per le pratiche.  Che ne dici caro ?

PIETRO              Sì cara.  Sai Raffaele anche per le pratiche per l’incasso della vincita.

                            Eh , allora se te ne diset della nostra pensada ?

RAFFAELE        ( gridando ) Che l’è una pirlada , ecco cosa ve disi!   Adess basta eh , basta!

                            Ghe n’ho pien la scuffia dei voster interessament , ne fò benissim a men.

                            Se propri vourìi  interessass  d’un quajcoss , interessives de savè  come se fà ad

                            andà via de cà mia pussè  alla svelta che podìi perchè mì son stuff de sentì tutt i

                            voster ball.

PIETRO              De sentì i noster ball ?

IOLANDA          Sentì ?

RAFFAELE        Sì  sì  de sentì,  avìi capìi ben , propri de sentì.  G’ho mai sentìi tanto ben in vita

                            mia come adess.

IOLANDA          Ma come mai , così improvvisamente ?

RAFFAELE        Sì perché , ghe dispiass forse ?   Se ved che la vostra presenza e i asnat  che avìi

                            cuntàa sù  fin adess  m’hann dàa un’emozion  contraria a quella de prima e inscì

                            son tornàa a senticch  ben.  Ma forse lor signori preferivano che io restassi sordo

                            per tutta la vita eh.  Ottimo , ottimo senso umanitario!

IOLANDA          Ma cosa dice , non è mica vero che noi …..

RAFFAELE        Ma che la tàsa , che la fàga silenzio , che men la derva la bocca e men vaccad  se

                            senten.

IOLANDA          Ma come el se permett ?

RAFFAELE        Sì , me permetti de dì tutt quell che voeuri: son  in cà mia e disi quell che me par

                            e pias e se a vialter ve dà fastidi  sentì quej robb chì , podì anca menà i boccol.

IOLANDA          Che manera de trattà la gent.

RAFFAELE        Ah  perché  l’è bella la vostra de manera de trattà la gent:  vialter  sìi convint  che

                            tucc hinn lì pront ai voster comand per fà domà el voster interess. Vialter  sìi nan-

                            ca  bon de immaginàa  che poden esist di personn che viven  serenament anche se   

                            pensen  no ai danè dalla mattina alla sera come fasìi vialter.   No!  Vialter  sìi bon

                            domà de pensà  alla vostra fabbrica de profumm del put , alla  manera de fregàa  i

                            voster dipendent e alla villa de Saint  Moritz che gh’avìi ancamò de pagà!

                            Ma  stìi  tranquill  che la pagarìi  no coi mè danè anche  perché  de danè ghe n’ho

                            propri minga!

TUTTI                 Eeh ?  Come ?

RAFFAELE        Sì  avìi capìi propri ben , dei  400 milioni mì g’ho nanca l’ombra.

PIETRO              Ma cosa te se  ’drèe  a dì ?

RAFFAELE        Son  ’drèe a dì la verità e cioè che mì g’ho nanca un centesim de quej  400  mi-

                            lioni lì per  il semplice motivo che “ non ho vinto al lotto “.

GRASSI              Come non hai vinto al lotto ?  Ma            se i numeri che sono usciti erano proprio

                            quelli che hai detto di aver giocato ?

RAFFAELE        Ah  ecco il punto: che ho detto di aver giocato.   Però non li ho giocati!

TUTTI                 Eeh ?

GRASSI              Ma l’è un scherz vera ?

RAFFAELE        No Renzo , l’è propri no un scherz e adess te spieghi anche come l’è andada.

                            Te se ricordet quand t’ho cuntàa su el sogn che avevi fàa ?

GRASSI              Certo che m’el ricordi.

RAFFAELE        E ti ricordi che c’è stato un momento in cui mi hai chiesto: “ Tutto qui ? “ e io ti

                            ho risposto: “ Beh veramente la Rosetta mi ha detto qualcos’ altro ma è una cosa

                            personale che preferirei tenere per me “.  Te lo ricordi ?

GRASSI              Sì sì , me lo ricordo e allora ?

RAFFAELE        E  allora il dunque è proprio lì.  La Rosetta  l’aveva previst tuscoss e la  m’aveva

                            miss in guardia.

IOLANDA          Cosa vuol dire ?

RAFFAELE        Vuol dire che la Rosetta la m’aveva ditt: “ Raffaele stà attent , prima de giougàa

                            i  numer  pénsiggh ben , lascio a te la scelta , perché nel stess  moment che te  di-

                            venteret  milionari te saret bon pù de viv.  ( con voce tragica ) Stormi di avvoltoi

                            si abbatteranno su di te! “

IOLANDA          E saremmo noi gli avvoltoi ?

RAFFAELE        Noo!   Vialter  sìi  pegg di avvoltoi , perché almen quej lì aspetten che vun el sia

                            cadaver , ch’el sia mort:  Vialter no , vialter sìi arrivàa sulla preda quand mi s’eri

                            ancamò bell  viscor.

PIETRO              Oej viscor  minga tropp.

RAFFAELE        Ma tas tì , che te se bon de parlà domà quand tua la mièe la te dà el permess.

                            Te se mai stàa bon de ciappà un’iniziativa e adess basta che lèe la disa una parola

                            e  te set subit  lì pront a nettaggh anca el sedere.

GRASSI              Ma allora te set no diventàa milionari ?

RAFFAELE        No , te l’ho ditt.   A dì la verità eri  decisissim a daggh minga a tràa alla Rosetta

                            ma quand son stàa lì davanti alla porta del buteghin del lott  ….  ecco ….. m’ ha

                            ciappàa  una robba , un scrupol e inscì ….. inscì ho fàa dietro-front  e son tornàa

                            a cà.

GRASSI              Ma perché te me ditt nient ?

RAFFAELE        Perché  prima de tutt  vourevi vedè se i numer  vegniven  foeura  davvera e dopo

                            anche perché tra tùcc m’avìi nanca dàa el temp de fiadà.  Dopo è saltàa foeura la

                            faccenda del sord e allora ho vorsùu stà al gioeugh per vedè come l’andava a finì.

IOLANDA          Allora i milioni ?

RAFFAELE        Niente , puff , aria , svaniti.  A proposit , ma lèe la  gh’aveva minga bisogn de un

                            cap-repart  per la sua ditta ?  O forse adess ghe interessi pù ?

IOLANDA          Ma ….. veramente ….. noi …..

RAFFAELE        Sì sì ho capìi, ma fa nient  preoccupives no che tant ghe tegni no a vegnì a lavorà

                            in de vialter.  Nella vostra fabbrica de profumm ….. de profumm ghe n’è vun sol

                            e ve disi no cosa l’è perché tant el savìi anca vialter. ( poi  picchia all’uscio della

                            cucina ) Domenica!   E ringrazìi  el ciel che sèmm sotta  Natal e me senti bon.

DOMENICA       ( entra ) El m’ha ciamàa ?

RAFFAELE        Domenica , accompagna i signori alla porta e … aria , bisogna cambiare aria

                            che questa l’è pesanta.  ( Domenica esegue e dopo che sono usciti i parenti )

                            Oh  finalmente me son liberàa , eren diversi ann che ghe l’avevi chì  sul goss

                            de dighen quatter a quej dù lì.

DOMENICA       ( rientra ) Me pareven un po’  incassàa i sò parent.   El  se figura che appena

                            foeura de chì  s’hinn miss a taccà lit tra de lor.   S’el g’ha fàa ?

RAFFAELE        Nient , dopo te spiegherò.

DOMENICA       Ma allora adess el ghe sent ?

RAFFAELE        Dopo te spiegherò anca quest.   Ed anche la storia del lott  inscì te staret  tran-

                            quilla.

DOMENICA       Oh sciur  Raffaele , come son contenta.  ( lo abbraccia )  Ah  a proposit , ghe

                            sarà pront el ris e erborin.

RAFFAELE        Oh meno mal , cominciavi ad aveggh famm.  Sent , prepara per  una  persona

                            in pù che se ferma anche el Renzo.  ( Domenica torna in cucina )

GRASSI              Raffaele , te se ’drèe a famm ciappà un brutt vizi. Son giamò stà chì a mangià 

                            ier sera , chì va a finì che diventi un pensionant.  Guarda che però te invidi , te

                            sbattùu via  400 milioni e te set lì tranquill come se te avesset bevùu un biccer

                            de acqua.

RAFFAELE        Beh , te credet che me sia pentìi ?  Ma nanca per sogn.  Te vedet , mi son anca-

                            mò  all’antica , senza  tropp ambizion …… gh’è minga un  proverbi  che el dis:

                            “ Chi s’accontenta gode “?  E poeu de cosa dovarìa lamentamm ?  Sì  d’accord

                            g’ho minga la villa in Svizzera e neanche la macchina , mi vò in gir  ancamò in

                            bicicletta , g’ho l’affitt  arretràa , g’ho no un sacc de danè in banca  però son in

                            pas con la mia coscienza e dormo sonni tranquilli.   E inoltre , quando ho finito

                            la mia giornata di lavoro , torno volentieri a casa dove sò che  troverò la pace e

                            la tranquillità e dove , per male che vada , anche un piatto di minestra.

DOMENICA       ( rientra dalla cucina ) Sciur  Raffaele , devi diggh  una roba …..

RAFFAELE        Ah  Signor , ho giamò capìi.  Te se dismentegada de mett denter  i erborin.

DOMENICA       No , me son dismentegada de mett denter el ris.

RAFFAELE        Ah  Madonna , ah  Signor !  ( poi toccandosi l’ orecchio )  Oej  Domenica , Do-

                            menica , ghe senti  pù!

DOMENICA       Ricominciemm  minga  per  piasèe.

RAFFAELE        Ma no davvera , ghe senti pù , son diventà sord!

DOMENICA       Va ben ch’el se preoccupa no , tant senz’alter l’è una roba passeggera  e con mì

                            in gir per la cà .……..  i emozion ghe mancherann no de sicur!

                                                                 S I P A R I O