La fortuna si diverte

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LA FORTUNA SI DIVERTE

 


Commedia brillantissima in tre atti

di ATHOS SETTI

Personaggi

Isola

Carolina

Gina

Rosetta

Arturo

Alfredo

Giovanni

Assunta

Jack

Francesco

Il dottore


ATTO   PRIMO

Stanza d'ingresso che serve da modesto salotto. In fondo, porta che dà sulla strada. A destra un'altra porta. Sopra un tavolino, a destra, un busto in gesso di Dante Alighieri.

Quando si apre il velario sono in scena Isola, Carolina, Gina e Rosetta. Isola stira il bucato, Carolina rammenda un lenzuolo, Gina e Rosetta ricamano. 

    

                 

Isola           (a Carolina) E' rotto anche quello?

Carolina    (mostrandole il lenzuolo) Guarda: sembra un colabrodo!

Isola           Mio marito quando dorme si muove continuamente.                                                                               

Carolina    Troppo vino!                                    

Isola           Qualche volta; ma in generale sono i sognacci che fa.

Carolina    Ma che sogna tutte le notti?

Isola           Tutte le notti. Ma il male è che da qualche giorno sogna anche da sveglio. Anche stamani quando si è svegliato si è messo a parlare con un suo amico che non c'era...                                                             

Carolina    Non capisco.

Isola           Quando si è svegliato gli ho domandato se voleva il caffè, e lui invece di rispondermi... si è messo a parlare con un certo Dante che non c'era.

Carolina    Sarà stato il signor Dante, lo strozzino.

Isola           Ma in camera non c'era.

Carolina    E tuo marito, invece, lo vedeva?

Isola           Pare, dal momento che ci parlava...

Carolina    Sei proprio sicura che in camera non ci fosse nessuno?

Isola           Sicurissima.

Carolina    Cosa diceva al suo amico Dante?

Isola           Prima lo ha ringraziato come se gli avesse fatto un gran favore, e poi lo ha trattato come un cane! Quell'uomo non è normale.

Carolina    A vederlo sembrerebbe sano come una lasca.

Isola           Non ha più la testa equilibrata.

Carolina    Vuoi un consiglio? Stanotte, quando comincia a smaniare, dagli qualche colpettino col piede... Vedrai che guarisce subito! (a Rosetta) Dammi un po' di filo.

Rosetta      (porgendole il gomitolo col filo) Ecco, mamma.

Carolina    L'hai finita quella camicia?

Rosetta      Non ancora, mamma.

Carolina    Ricami sempre la margherita?

Rosetta      Sì.

Carolina    Se vai di questo passo finirai il corredo fra dieci anni. Bisognerà rimandare il matrimonio.

Rosetta      Vedrai che il giorno fissato sarà pronto tutto.

Isola           Mi raccomando, Rosetta, perché Arturo non sta più alle mosse.

Carolina    Ha ragione. Sono cinque anni che fanno all'amore.

Dal fondo entra Arturo.

Arturo       (entrando) Buona sera.                

Isola           (sorpresa) Arturo?... Come mai a quest'ora?

Carolina    (a Arturo che non risponde) E' successo qualcosa?                                              

Arturo       Ero in bottega a ferrare il cavallo del fattore, quando vedo venire verso di me a tutta corsa...

Rosetta      La figlia del droghiere!                             

Arturo       Ma no, è a letto con la febbre!             

Rosetta      Ah sì ?                                                        

Arturo       Pare anche che stia poco bene.             

Rosetta      Chi te lo ha detto?  

Arturo       Me lo ha detto...                                             

Rosetta      (interrompendolo) Non è vero! Bugiardo!

Arturo       (perdendo la pazienza) Rosetta...

Rosetta      E' inutile che tu alzi gli occhi al cielo. So tutto.                                   

Isola           Rosetta, questo non è il momento di fare delle scene di gelosia. (ad Arturo) Dimmi chi hai visto.

Arturo       Il babbo.                                             

Isola           Alfredo?... Quando è uscito ha detto che andava a caricare il vino alla fattoria. Cosa ti ha detto?

Arturo       E' entrato di corsa in bottega e mi ha detto: «Arturo, butta via quegli arnesi!» Io naturalmente, non gli ho dato retta.               

Isola           Hai fatto bene.

Arturo       Ma lui, come se nulla fosse, me li ha levati di mano e li ha scaraventati in mezzo alla bottega. Poi mi ha preso a braccetto e mi ha portato in mezzo alla piazza. Il mio principale, più sbalordito di me, ci è venuto dietro. Ha avuto proprio una bella idea! Il babbo quando si è accorto che il signor Lorenzo ci seguiva, si è voltato e gli ha detto: «Signor Lorenzo, queste sono cose che non vi riguardano. Occupatevi piuttosto di vostra moglie che, a quel che dicono, non è uno stinco di santo! ».                   

Isola           Oh... E il signor Lorenzo?                     

Arturo       Mi ha licenziato.

Isola           È proprio quello che ci voleva!

Arturo       Quando io e il babbo siamo rimasti soli, gli ho domandato perché era venuto a fare quella scenata. Ha fatto una risatina sardonica e poi ha detto: «Oggi sono padrone di fare quel che mi pare e piace!». Io allora ho pensato che avesse bevuto, ma lui mi ha letto subito nel pensiero eha aggiunto : «Non sono ubriaco. Guarda, sto ritto su una gamba sola.La verità è che noi siamo diventati... milionari! Tuo padre da cinque minuti è entrato in possesso di ottanta milioni!».

Isola           Maria Vergine!

Carolina    (a Isola) Lascialo finire.

Arturo       «Babbo, gli ho detto io, invece di raccontarmi queste fandonie vai a caricare il vino alla fattoria». Mi ha guardato fisso, mi ha dato uno scapaccione ed è andato via. Cosa ne dite voi di questo pasticcio?

Isola           Non c'è dubbio, è diventato matto!

Carolina    Non esageriamo... In fin dei conti, che cosa ha fatto? Al signor Lorenzo ha detto la verità, a lui (indicando Arturo) ha dato uno scapaccione. Io non ci vedo nulla di strano in tutto questo.

Rosetta      (a Isola) La mamma ha ragione.

Isola           E' tutto il giorno che non è più lui. Stamani, ve l'ho detto, parlava con un suo amico che non c'era... E a desinare? Te ne ricordi, Gina? Quando io ho detto che la cucina aveva bisogno di essere imbiancata?

Gina             Si è messo a ridere proprio come un...

Isola            Anche il marito matto!

Carolina    Calmati, via! Anche se fosse vero, ci vuol coraggio...

Isola           Beata te che sei vedova!

Carolina    (ad Arturo) Dov'è andato?

Arturo       Il babbo?                    

Carolina    Sì.                          

Arturo       Verso la chiesa.                                 

Isola           Dovevi accompagnarlo a casa.

Arturo       Mamma, sei proprio sicura che sia impazzito?

Isola           Proprio sicura no...                                                 

Carolina    (a Arturo) Come camminava?

Arturo       Diritto come un fuso.

Carolina    Invece di perdere tempo coi discorsi, non sarebbe meglio andare a vedere dov'è andato?          

Isola           Andate voi. Io non posso.                 

Carolina    Andiamo noi. Ma tu calmati. Vedrai che non sarà nulla.                                                   

Isola           Speriamo!

Arturo       (alle donne che si avviano verso l'uscio di strada)  Il babbo non corre nessun pericolo. Io l'ho osservato   bene.                                           

Isola           E l'affare degli ottanta milioni?              

Arturo       Questo non lo capisco. Ma vi posso assicurare che non è matto.

Isola           Se non è matto... è ubriaco!

Arturo       Stava ritto su una gamba sola.

Carolina    Non sarà mica tutta una commedia?

Isola           Una commedia?                   

Carolina    Una finzione per non lavorare. Anche mio marito, buon'anima, quando non aveva voglia di lavorare faceva lo stravagante. Parlava coi quadri attaccati al muro, diceva che si sentiva andar via di cervello... Io che allora non conoscevo gli uomini, ero molto impensierita. Tanto è vero che avevo deciso di portarlo  a  Firenze  da uno  specialista.  E  invece...

Isola           E invece?                                                    

Carolina    Fingeva di essere malato per non far nulla.

Isola           Come te ne accorgesti?

Carolina    Quando faceva il matto mi rubava i soldi che mettevo da parte e li spendeva tutti all'osteria!

Isola           Gina, vai a vedere se nel cassettone ci sono sempre quelle mille lire!

Gina            Subito, mamma. (esce da destra).

Carolina    Se le mille lire non ci sono più, tuo marito non  è pazzo...

Isola           E' ubriaco. (a Gina che, rientra) Ebbene?

Gina            Non ci sono più, mamma.

Carolina    Mio marito prima di morire gli ha insegnato il trucco!                                        

Isola           E dire che mi disperavo tanto... (con altro tono) Gina,  dammi lo  scialle.

Gina            Dove vai, mamma?                                              

Isola           Vado a rinsavire il... pazzo!  Lo scialle, presto!

Gina            (dandole lo scialle) Vengo con te, mamma.

Rosetta      (che  è andata sull'uscio  di strada) Eccolo!

Isola           Chi?

Rosetta      Alfredo.        

Isola           Meglio così.                           

Arturo       Ti ripeto, mamma, che non è ubriaco.

Gina            (che è andata anche lei sull'uscio di strada) Arturo ha ragione...

Isola            (a Carolina) E allora?

Carolina    Anche mio marito, buon'anima, quando era vicino a casa faceva... il soldato.

Entra Alfredo.  Tutti  lo  osservano in silenzio.

                                                             

Alfredo      (entrando) Buona sera. (nessuno gli risponde) Buona sera!

Carolina    Buona sera, buona sera!

Alfredo      Come va, Carolina?                             

Carolina    Non c'è male. E lei?

Alfredo      Poco bene. Ho certe trafitte nel capo...

Carolina    (guardando Isola) Ah!...

Isola           Trafitte nel capo, eh?  

Alfredo      Sì. E poi mi si ripiegano le gambe come se...

Carolina    (c.s.) Ah!...                                                  

Isola           Ti si ripiegano le gambe, eh?                           

Alfredo      Già. Speriamo che mi passi. Un buon bicchiere di vino...                                                                   

Isola           (interrompendolo) Un altro?!

Alfredo      Ho capito. Arturo ti ha raccontato tutto.    

Carolina    Noi andiamo via.                                         

Alfredo      Arrivederci, Carolina. Ritorni presto. Non se ne pentirà.               

Carolina    Va bene. Speriamo che le sia passata...

Arturo       (a Rosetta) Addio, gelosa!

Carolina  e Rosetta escono.

Alfredo      (a Isola che lo fulmina con lo sguardo) Arturo ti ha dato le ultime notizie?             

Isola           So tutto!

Alfredo      E non ti viene un colpo dalla contentezza?

Isola           Meno chiacchiere, rendimi le mille lire!

Alfredo      (ridendo) Le mille lire?... Le tue mille lire...

Isola           Ah, tu ridi?

Alfredo      Rido perché... (ride più. forte, poi, d'un tratto, in tono di comando) Zitti tutti!... (si mette in ascolto) Qualcuno corre... (va in fretta sull'uscio di strada e guarda fuori).

Isola           (a Arturo) Cosa gli prende?

Alfredo      Nessuno. (guarda l'orologio) E' presto. (a Gina) Tremocome una foglia.      

Gina            Ti senti male, babbo?

Alfredo      Io sto benissimo. E' l'emozione. Ottanta milioni!   (a sua  moglie)  Siamo  milionari!

Isola           (incredula) Davvero?

Alfredo      Domandalo al mio amico Dante Alighieri.

Isola           Allora, il Dante di stamani...

Alfredo      (indicando il busto di Dante Alighieri) E' lui. Un amico che vive lassù! Quelli che sono in Paradiso non sono falsi e ipocriti come noi. Dicono sempre la verità...  Sempre!...  Sempre!!!

Gina            Perché gridi così, babbo?

Alfredo      Perché alle volte gli amici troppo sinceri... (al busto di Dante) Scusa, sai, se mi arrabbio, ma non ne posso fare a meno. Io - tu mi conosci bene - non sono un ingrato e ti ringrazio di cuore degli ottanta milioni; ma in quanto all'altro affare... Sei stato spietato! Io, vedi, non posso né piangere né ridere. Perché se piango mi vien voglia di ridere e se rido mi vien voglia di piangere... Sei stato spietato!

Arturo       Babbo...       

Alfredo      Cosa c'è?      

Arturo       Lo domando a te.

Alfredo      (ridendo) Allegri, figlioli!... Allegri!... Ottanta milioni!... Una fortuna simile non capita tutti i giorni! (e va ridendo sull'uscio di strada).              

Arturo       Cosa ne pensi, mamma?            

Isola           Se  parla con le statue è ubriaco!  

Alfredo      Gina, portami un bicchiere di vino. Gina Subito, babbo. (fa per uscire)

Isola           (a Gina) Dove vai? Non vedi che è immerso nel vino?

Gina si ferma.

Alfredo      (a Gina) Portami il vino!

Gina            Ma...

Alfredo      (violento) Quando io ti dico di fare una cosa non c'è ma che tenga! Portami il vino!

Gina            Sì, sì, babbo... (esce svelta)

Isola           Alfredo, se credi, di...   

Alfredo      Silenzio!                                                     

Isola           Io parlo quanto mi pare!

Alfredo      (battendo il pugno sulla tavola) Silenzio!... Qui comando io!... Io sono il vostro comandante... E chi oserà disubbidirmi, sarà preso a calci nel sedere!... Negare un po' di vino a me... Se ci ripenso faccio casamicciola!  (ritorna sull'uscio di strada)             

Isola           (a Arturo) Era così anche dianzi?

Arturo       No, mamma, era più calmo.     

Isola           Ma che sia impazzito davvero?

Alfredo      (avvicinandosi minaccioso ai due) Chi ha detto che sono impazzito? Isola Lo ha detto lui, Arturo.        

Alfredo      Non è vero. Lo hai. detto tu!        

Isola           Ti giuro...

Alfredo      Non giurare. Ti ho sentita. Ascoltami bene, Isola. Io non sono né pazzo né ubriaco. Io sono, questo è vero, un po' sconvolto per la fortuna che abbiamo avuto... Ottanta milioni!... Ma pazzo no!... Ricordatelo, Isola, perché se dici un'altra volta che ho il cervello fuor di calende, ti maciullo!

Isola            Ma...

Alfredo      Ti maciullo... Questa brutta cosa non la devi nemmeno pensare.       

Isola           Ma io non la penso.                                     

Alfredo      Bugiarda! Se tu non fossi più che sicura che sono andato via di cervello, mi domanderesti che cosa ho fatto delle mille lire che ti ho preso.

Isola            (scattando) Ah, ma  allora sei più sano di noi.

Alfredo      Isola, non mi spingere ad atti inconsulti!

Isola           Dimmi subito dove hai messo le mie mille lire! Rispondi!                                                    

Arturo       (a suo padre) Non le rispondere.  

Alfredo      Le ho spese!                  

Isola           Tutte?!               

Alfredo      Tutte! E se invece di mille ne trovavo cinquemila,  le  spendevo  tutte.

Isola           Ladro!

Alfredo      (con collera repressa) Ne avrei spese cinquemila, diecimila, centomila!... E ora ridammi di ladro.                

Isola           Ladro!... Ladro!...

Alfredo      Ah! (fa l'atto di strozzarla)

Arturo       Babbo!... (separando i due) Calmatevi, via.

Alfredo va in strada.     

Isola           Che spavento! Se non c'eri tu, mi strozzava...

Arturo       Comincio a credere che quell'uomo...

Alfredo      (rientrando) E pensare che quella donna vivrà felice e contenta coi quattrini che lascerò io. (a Isola) Ma non ho ancora detto l'ultima parola. Quella la dirò fra otto mesi!...              

Arturo       Fra otto mesi? Cosa dici, babbo?

Alfredo      Già, fra otto mesi... se il mio amico Dante non ha scherzato. Perché può anche darsi che abbia scherzato.                                         

Arturo       (che non capisce) Ah!

Alfredo      Fra poco sapremo la verità. Se i milioni sfumano, Dante si è preso gioco di me; se invece diventiamo milionari... (cupo) ha detto la verità. (disperato) Una verità spaventosa!... Spaventosa!... (e torna sull'uscio di strada).

Isola           (piano, a Arturo) Io non mi sento sicura...

Entra Gina portando un bicchiere di vino.

Gina            (a bassa voce) Povera mamma!

Isola            Voleva strozzarmi!

Gina            E' sulla porta... (a suo padre che la guarda) Ti ho portato il vino.

Alfredo      Grazie. (beve e poi) Queste sono le ultime volte che servi il tuo babbo.

Gina            Sì, babbo.

Alfredo      Fra qualche giorno andremo a stare a Firenze ed avremo il cameriere e la cameriera.

Gina            Sì, babbo.                               

Alfredo      (triste) Anche tu sarai felice e contenta...

Gina            Anche tu, babbo sarai felice.    

Alfredo      No, figlia mia!... Il tuo povero  babbo  sarà l'uomo più infelice di questo mondo.

Isola           (a Arturo) Ricomincia.

Alfredo      Che borbotti tu?    

Isola           Parlavo con Arturo di quelle mille lire... Volevo comparami un fazzoletto.

Alfredo      Io ho comprato qualcosa di meglio.

Isola           Lo so che sei un uomo giudizioso. Che cosa hai comprato?   

Alfredo      Ottanta milioni!       

Isola           Hai fatto proprio un buon affare!... Da chi li hai comprati?

Alfredo      Dal Governo.

Isola           Com'è buono il Governo!

Alfredo      Ho giocato al lotto. Mille lire su quattro numeri. Siamo milionari!

Isola           Ora capisco tutto! Ha giocato al lotto!... E quello stupido crede di vincere...

Alfredo      Sicuro che vinco. Il mio amico Dante è una persona seria.

Isola           Cosa c'entra Dante Alighieri?

Alfredo      E' lui che mi ha dato i numeri. Me li ha dati stanotte, in sogno.                                                    

Isola            (con sarcasmo) Oh, allora...

Alfredo      Ascoltami. Sognavo di essere in cielo... 

Isola           Almeno se c'eri rimasto!

Alfredo      Passeggiavo per le vie celesti, quando tutto ad un tratto mi è venuto incontro un signore alto, magro, con un mantello rosso sulle spalle.

Gina            Chi era?

Isola           Che domanda! Il suo amico Dante Alighieri.

Alfredo      Lì per lì non l'ho riconosciuto, ma poi ho visto che era proprio il mio amico Dante. Ci siamo fatti due complimenti, poi lui mi ha portato in una strada dove c' erano tanti lumini accesi. Poi mi ha detto: «Alfredo, io so che tu sei uno dei pochi che mi rammembrano. Nella tua casa ho visto, giorni fa, la mia effigie. Questa è una prova di devozione che merita una ricompensa. E' un pezzo che aspetto l'occasione di dimostrarti la mia riconoscenza.»

Isola           Bella riconoscenza, gli ha fatto buttar via mille lire!

Alfredo      Io, commosso, lo ringrazio, e lui mi dà due baci. Poi ci siamo avvicinati ad un muro alto come il campanile di Giotto, e Dante mi ha detto: «Alfredo, guarda cosa c'è scritto su quel muro». Io guardo...

Gina            Cosa c'era scritto?

Alfredo      Il mio nome a parole così e sotto quattro numeri. Io domando a Dante chi ha scritto tutta quella roba sul muro...

Gina            E lui?              

Alfredo      Mi risponde: «Il destino». E dopo, come se avesse furia di finire il discorso: «Alfredo, gioca quei numeri sulla ruota di Firenze e diventerai un signore.»

Gina            Che buon amico!                                           

Alfredo      Io dalla contentezza mi son messo a piangere...

Isola           Che citrullo!

Alfredo      (scattando) Isola stai zitta, se no...

Isola           Mi devi rendere le mille lire!                  

Gina            Finisci il racconto, babbo.

Alfredo      Io ringrazio commosso il mio amico Dante e poi domando, cosa vogliono dire quei quattro numeri che il destino aveva scritto sotto il mio nome.

Gina            E lui?

Alfredo      Non mi risponde. Mi prende una mano e me la stringe forte. Io allora, più incuriosito che mai, domando un'altra volta...             

Gina            E lui? 

Alfredo      E lui... (s' interrompe e si copre il volto con le mani)

Un silenzio. Dalla porta in fondo entra Carolina.

Carolina    (osservando il gruppetto) Sembrate imbalsamati. Cos' è successo?

Isola           E' successo che Alfredo ha giocato mille lire al lotto e crede di vincere.     

Carolina    Mille lire? Accidenti!   

Alfredo      A secco!                        

Carolina    Allora, gli ottanta milioni...               

Isola           Ce li dà il... Governo!      

Carolina    Ma se escono davvero diventate signoroni!

Alfredo      Arturo, mettiti sulla porta e appena vedi Francesco avvertimi. L'ho incaricato di portarmi l'estrazione.

Arturo       Va bene, babbo. (e va sull'uscio di strada)

Carolina    (a Alfredo) Che numeri ha giocato?

Alfredo      8-13-52-90.                                                

Carolina    Non sono mica brutti.Chi glieli ha dati?

Isola           Glieli ha dati il suo amico Dante Alighieri... in sogno!

Carolina    Ma allora potrebbe anche vincere. I numeri che ha dato Dante sono usciti altre volte.

Alfredo      A me Dante ha detto sempre la verità. Anche parecchi anni fa, in sogno mi disse che presto avrei avuto una grande gioia. E infatti, tre giorni dopo, venne un accidente al prete che mi sposò a quel serpente! (indica Isola)

Arturo       Babbo, ecco Francesco!     

Alfredo      E' allegro?                        

Arturo       Non lo vedo bene.

Alfredo      Come cammina?                                  

Arturo       Con le gambe!                                                

Alfredo      Stupido!... Corre o va piano?   

Arturo       Corre come il vento!

Alfredo      Ho vinto!... Carolina mi dia una sedia.

Carolina    Subito. (eseguisce)

Alfredo      (sedendosi) Ho vinto!... Ho vinto!...

Arturo       Babbo?

Alfredo      Cosa c'è?                       

Arturo       Francesco si è fermato.  

Gina            (che è andata anche lei sull'uscio) Sta parlando col barbiere.                           

Arturo       Gli fa vedere un foglio.

Alfredo      Bianco?                                                                 

Arturo       Sì.            

Alfredo      (a Carolina) E' quello che gli ho dato per scrivere l'estrazione. (a Arturo) E' sempre fermo?

Arturo       Sì. Ora parla col droghiere.

Gina            Gesticola come un matto!

Alfredo      Ho vinto!... Ho vinto!...

Arturo       (chiamando) Francescooo!...

Gina            Francescoooo!...               

Francesco (di fuori) Vintooo!... Vintooooo!...

Arturo       Hai vinto, babbo!      

Isola           Ma allora...

Alfredo      (con un fil di voce) Dante Alighieri non ha scherzato... (sviene)

Isola e Carolina si uniscono agli altri. Appare Francesco. Tutti gli sono intorno.          

Francesco (entrando) Tutti e quattro!

Gina            Davvero?

Francesco   Eccoli qui.

Gina            Fammi vedere. (leggendo) 8-13-52-90!

Arturo       Gina, sono ottanta milioni!

Gina            Siamo milionari! (si abbracciano contenti).

Isola           Francesco, non avrai mica sbagliato?

Arturo       Il babbo dov'è?                                            

Gina            E' svenuto!

Tutti circondano Alfredo e cercano di farlo rinvenire.

                               

Isola           Alfredino...                             

Carolina    Arturo, vai a prendere  l'acqua antisterica.

Arturo esce da destra.

Gina            Dio mio, che avrà?

Carolina    Nulla, stai tranquilla. E' stata la contentezza.   

Arturo       (rientrando) Ecco l'acqua antisterica.

Isola           Dalla a me.

Carolina    Mettigliela bene sotto il naso.

 

Isola eseguisce.

Isola            Alfredino!                   

Gina            Babbino caro!                       

Arturo       Riapre gli occhi.                                             

Alfredo      (a Francesco) Dunque, tutti e quattro? Francesco Sì. Sei contento?

Alfredo      (disperato) Mi domandi se sono contento?...

Arturo       Babbo, siamo milionari!         

Gina            Hai vinto ottanta milioni!

Alfredo      Io non posso essere contento come voi...

Arturo       Ma perché, babbo?  

Alfredo      Voi non conoscete la fine del mio sogno. Sa­pete cosa mi ha risposto Dante Alighieri quando gli ho domandato cosa volevano dire quei quattro numeri che il destino aveva scritto sotto il mio nome?... Mi ha risposto: «Alfredo, quei quattro numeri sono la data della tua... morte!».                                        

Gina            No!     

Alfredo      Sì!       

Isola           Ma come, 8-13-52-90...

Alfredo      Io morirò fra otto mesi, alle ore tredici, all'età di cinquantadue anni, novanta giorni dopo il mio compleanno!... E se Dante ha detto la verità sull'estrazione, sarà vero anche il resto!       

Isola           Allora io fra otto mesi resterò vedova e ricca?...

Alfredo      (fremente d'ira) Già... resterai vedova e ricca!

Isola           (con comica mestizia) Alfredino, ci vuol coraggio...

FINE  DEL  PRIMO   ATTO


ATTO   SECONDO

Salotto elegante in casa di Alfredo, a Firenze. In fondo la comune. A destra un'altra porta. Davanti al busto di Dante, che è sopra un mobiletto, un lumino acceso.

Quando si apre il velario sono in scena Assunta e Giovanni.

Giovanni    (mettendo in ordine la stanza) I nostri padroni non sono veri signori.

Assunta      Però bisogna riconoscere che sono buoni e... generosi.

Giovanni    Questo è vero, ma io ero abituato nelle case signorili e qui...

Assunta      Vuoi licenziarti?          

Giovanni    Che vuoi, il padrone mi rimprovera sempre.

Assunta      Colpa tua.                     

Giovanni    Ma?

Assunta      Ricordati cosa ti dissi quando entrasti a servizio in  questa casa? Bada:  con la signora bisogna parlare con lo strascico, ma col padrone bisogna parlare alla buona. Tu, invece, parli sempre col compasso e lui si arrabbia!                                                  

Giovanni    Credi che sia facile parlare con lui?

Assunta      Oh, quante storie! Del resto, stai tranquillo: ieri il padrone diceva alla signora che tenere anche il cameriere è un'esagerazione.

Giovanni    Se mi licenziano mi fanno un vero piacere.

Assunta      (vedendo che Giovanni sta spolverando il busto di Dante) Intanto stai attento  al lumino... Se lo spegni, la signora non ti dà nemmeno gli otto giorni.

Giovanni    L'angelo tutelare, come dice la signora, deve avere sempre il lumino acceso!!!

Assunta      Capirai,  l'angelo  tutelare le ha portato in casa...  ottanta milioni!  

Entra Isola.  Indossa  un elegante abito rosso.

Isola           (a Giovanni) E' rientrato il padrone?                                     

Giovanni    Non ancora, signora.                              

Isola           (a Assunta) La signorina?             

Assunta      E' andata al tennis, signora.                 

Isola           A piedi o con la nostra automobile?

Assunta      A piedi, signora.

Isola           Sola o in compagnia di un signorino biondo... straniero?

Assunta      E' uscita sola, signora.                          

Isola           Bene. Potete ritirarvi. Ah!... Tenete pronto il tè. Non si sa mai...

Giovanni e Assunta fanno per uscire, ma vedendo entrare Alfredo si fermano.

Giovanni    (inchinandosi) Signore.

Alfredo      (a Giovanni) Hai perduto qualcosa?

Giovanni     No, signore.                                        

Alfredo      Allora su bello con la vita!... Oggi fa un caldo che si schianta. Non si respira nemmeno in automobile.

Giovanni     Permette, signore?               

Alfredo      Cosa vuoi?

Giovanni    Il cappello, signore.

Alfredo      L'ho comprato ieri. Te ne darò uno usato.

Giovanni    Il signore non mi ha capito.

Alfredo      Sfido, parli così difficile?                   

Giovanni    Se il signore ha caldo, si tolga il cappello.

Alfredo      Ah!... Ora ho capito... (si toglie il cappello e glielo dà) Morettino, non potresti parlare alla buona?

Isola           (riprendendo suo marito) Alfredo!

Alfredo      Buona sera, sposa.

Giovanni    (a Alfredo) Nella casa dove ho servito prima di entrare qui, si parlava italiano...           

Alfredo      O che io parlo turco? Domandalo a lui (in- dica Dante) che era più istruito di te, di me e della nobile mia sposa!  

Isola           (c.s.) Alfredo!

Alfredo      (a Isola) Buona sera, sposa! (a Giovanni) I popolani che parlano come te, come la mia nobile consorte, mi sembrano villani rifatti!                   

Isola           (offesa) Alfredo!                         

Alfredo      (a Isola) Buona sera!... E tre!... (a Assunta) Dico male, Fiacca?

Isola           Ti proibisco di chiamare la mia cameriera con quel nome volgare!                                      

Alfredo      (a Assunta) Come ti chiamavano a Grassina?

Assunta      Fiacca. Da piccola ero poco svelta...

Alfredo      Ti dispiace se ti chiamo Fiacca?         

Assunta      No. Anzi, mi fa piacere... Mi sembra di essere sempre a casa mia.

Alfredo      Prendi mille lire.

Assunta      Grazie, signor Alfredo.

Isola           (indignata, ai domestici) Ritiratevi!

Assunta      Sì, signora. (a Giovanni, mostrandogli le mille lire) Impara, stupido!

Giovanni e Assunta escono.

Isola           Evidentemente hai deciso di farmi diventare lo zimbello di tutti. Ma non ti fare illusioni. Coloro che ridono di me, ridono anche di te. Anzi, più di te che di me.                                                

Alfredo      Io di «coloro» me ne frego!

Isola           Oh, che parole volgari.                     

Alfredo      Nel passato hai sentito qualcosa di peggio.

Isola           Ma perché non vuoi capire che non siamo più quelli di prima e ti ostini a respingere tutto quello che potrebbe farti diventare un... gentiluomo?

Alfredo      Non sono un buffone, io!               

Isola           Sono forse buffona io?

Alfredo      No!... Sei la caricatura di una signora vera!

Isola           E tu uno zuccone, ignorante e senza cuore! Sì, anche senza cuore!  La tua condotta dimostra che non vuoi bene nemmeno ai tuoi figli.

Alfredo      Cosa c'entrano i figli?

Isola           Credi proprio che non soffrano a vederti così in basso, loro che sono tanto in alto?

Alfredo      Devi dire ai figli che è pericoloso vivere in alto.  E  tu finiscila! Tanto è inutile che ti dia l'aria di gran dama: sei e sarai sempre una villana rifatta!

Isola           Alfredo!

Alfredo      Tu dimentichi una cosa importantissima. Sono agli sgoccioli...

Isola           Non capisco.          

Alfredo      Un mese fa abbiamo festeggiato il mio compleanno... Dante disse che sarei morto novanta giorni dopo il mio compleanno, dunque fra sessanta giorni mi porteranno al camposanto.

Isola           La tua è una fissazione. Hai una bellissima «ciera». Stai tranquillo, vivrai altri cento anni!

Alfredo      Intanto ci fu uno, l'anno scorso, che vinse un terno e dopo tre mesi morì... come gli aveva detto la sua mamma in sogno!     

Isola           Sarà stato malato.                     

Alfredo      Era un uomo sanissimo. Gli venne un accidente... Così farò io. Me lo sono sognato anche stanotte.

Isola           Cosa ti sei sognato?

Alfredo      Che ero morto!

Isola           Benone!                         

Alfredo      Lo so che non vedi il momento che io muoia. Ti faccio scomparire, amareggio la tua vita. Ma non credere che me ne vada zitto zitto. Te ne accorgerai fra sessanta giorni! (raccontando il sogno) Ero disteso sul letto, antico, quello col baldacchino, tutto vestito di nero. Intorno al letto c'era una corona di ceri accesi che pareva la festa della Madonna. A sinistra, dalla parte del cuore, c'erano i figli; a destra, dalla parte del portafoglio, c'eri tu; in fondo... il servitorame. I figli e i domestici piangevano. 

Isola           E io?                                                        

Alfredo      Tu non piangevi. Ridevi...

Isola           In sogno...

Alfredo      Però eri vestita di nero. A un tratto si è spalancato l'uscio ed è entrato il notaio, che era venuto a leggervi il mio testamento.

Isola           Hai fatto testamento?

Alfredo      Sì. Il notaio vi ha pregati di sedervi intorno alla tavola del salotto da mangiare, e tu... che ridevi sempre, sei stata la prima a metterti a sedere. Il notaio, allora, ha letto il mio testamento. Sai cos'è successo dopo la lettura del testamento? Il notaio e i figli si son messi a ridere e tu, finalmente, sei scoppiata in un dirotto pianto! (mutando tono) Nemmeno un soldo bucato ti lascio!

Isola           (avviandosi verso destra) Mi ritiro sdegnata nelle mie stanze! (esce)

Alfredo      (a Dante) Caro mio, in qualche modo bisogna che mi sfoghi. Non è giusto che tutti siano contenti e io no!

Entra Assunta.

                    

Assunta      Signor Alfredo, ho fatto tutto. Prima sono andata dal fratello della portinaia e gli ho dato quella roba.

Alfredo      Che cosa ha detto?                   

Assunta      Quando gli ho dato le cinquemila lire si è messo a piangere. Lui e sua moglie non mangiavano da due giorni... Lo ringraziano tanto tanto e le augurano tanto bene e tanta salute. Poi sono andata dalla vecchina di via dei Bardi. Le ho portato le medicine e la coperta.     

Alfredo      Come sta?                      

Assunta      Al solito.                                                 

Alfredo      La farò visitare da uno specialista.

Assunta      Lei è molto buono. Scommetto che in tutta Firenze non c'è un uomo di cuore come lei.

Alfredo      Fa così bene aiutare quelli che hanno bisogno. Si sta più tranquilli. Senza contare che un giorno tutto il bene che si è fatto... Tu non puoi capire.

Alfredo e Assunta escono da destra. Dalla comune entrano Gina, Jack e Giovanni.

                

Gina            (a Giovanni) Avverti la mamma che sono tornata.

Giovanni fa per uscire.

Jack             (con accento inglese) Uno momento, Giovanni. Avvertire signora più... tardo. Capito?

Gina            (a Giovanni che si è fermato) Avvertila fra qualche minuto.

Giovanni esce.

Jack             (a Gina, affettuosamente) Io volere restare...

Gina            (correggendolo) Io voglio...            

Jack             Voglio?  

Gina            Sì.

Jack             Io voglio restare un poco con te. Ho detto bene?

Gina            Sì... me è più di un'ora che siamo insieme.

Jack             Poco. E poi fuori con tanta gente... Vie di Firenze essere molto belle, ma troppa gente... Non è vero? E quando io e te rimasti soli, visto tuo papà con macchina.                                      

Gina            E tu sei diventato bianco come un panno lavato.

Jack             Panno lavato?                 

Gina            Vuol dire paura! 

Jack             Yes! Molta paura, per te. Tuo papà essere uomo molto severo. No?                                                  

Gina            E' tanto buono. E poi non ci ha visti.

Jack             Sua macchina correre come... lepro!

Gina             Lepre!                                               

Jack             Grazie, professore. Essere contenta di... scolaro?

Gina            Molto.                                                                

Jack             Volere bene tu a... io?                          

Gina            Tanto!                                                   

Jack             (abbracciandola) Cara!... Sai che mio papa venire a Firenze per conoscere professore che amo?

Gina            Non mi hai detto niente.  

Jack             Papà arrivare fra qualche giorno.                   

Gina            Credi che piacerò al tuo papà?                  

Jack             Sono sicuro che ti vorrà subito bene. E tuo papà sarà contento di me? 

Gina            Sì, Jack.      

Jack             Tu presentare me a lui?

Gina            Ti ho fatto salire apposta.

Jack             Se tuo papà essere buono come tua mamma, io essere uomo più felicio del terro!                    

Gina            (ridendo) Dio, quanti spropositi!

Dalla porta a destra entra Isola.

Isola           Oh, signor «Gecche»!                                             

Jack             (andandole incontro) Signora...

Isola           Prego, prego, non vi mettete a soqquadro. Come state?                      

Jack             Bene. E voi?

Isola           Ho un po' di «micrania» alla testa... Passerà. Accomodatevi. Come vanno le lezioni?

Jack             Bene. Mio professore d'italiano (indica Gina) essere molto bravo.

Gina            Non esagerate. Voi imparate facilmente, avete molta disposizione.

Jack             Non vero. Io essere molto duro!

Isola           Insomma, si va a vele gonfie.

Jack             Vele?                                               

Isola           Gonfie! Si va bene.         

Jack             Yes! Presto parlare correntemente vostra lingua.

Isola           Posso offrirvi una tazza di tè?

Jack             Sì, grazie.                                    

Isola           Gina, suona.

Gina            Subito. (suonando il campanello) Il babbo è in casa?

Isola           Sì. Credo che sia nel suo... studio.

Jack             Noi avere visto papà fuori, ma lui non visto noi. Sua macchina correre come... lepre! Yes! Vostro marito essere uomo audace...  

Isola           Ecco... proprio  audace non direi...

Entra Giovanni.

Gina            (a Giovanni) Il tè.

Giovanni esce.

     

Isola           Non dico che sia un coniglio ma neanche un Orlando.

Jack             Chi essere signore Orlando?

Isola           Come, non lo conoscete?

Jack             Nessuno presentare me a lui.

Isola           E' tanto tempo che è estinto.

Jack             Stinto?

Isola           Estinto... morto... defunto!

Jack             Oh!... Signore Orlando è morto?

Isola           Sì, poveretto.

Jack             Giovane?

Isola           Non so se era giovane... Gina, parla tu...

Gina            (a Jack) L'Orlando Furioso è un poemadell'Ariosto.

Jack             Io non conoscere nemmeno signor Ariosto.

Gina            Ma voi, signor «Gecche», non conoscete nessuno.

Jack             Sono a Firenze da pochi mesi...

Entra Giovanni portando l'occorrente per il tè. Depone tutto sopra un tavolino.                 

Gina            Puoi andare, Giovanni.

Giovanni esce.

Isola           Servi tu, Gina.                               

Gina            (a Jack) Ecco, prendete.           

Jack             Grazie.                                                                  

Isola           Signor «Gecche», vi tratterrete ancora molto in Italia?        

Jack             Lascerò vostro paese dopo avvenimento molto importante.                                                 

Isola           Un  avvenimento importante?

Da destra entra Alfredo. Osserva, non visto, il gruppetto.     

Jack             Non posso dire ora, signora. Segreto. E' cosa molto bella. Non è vero, signorina Gina?                   

Gina            Non so di che cosa parlate.

Jack             (a Isola) Bugia! Sa tutto.

Isola           Ho capito. Si tratta di un piccolo «misterio»!

Jack             Yes... «misterio»! (tutti e tre ridono)

Alfredo      Eccoli lì felici e contenti. Essi non pensano a questo pover'uomo con i piedi nella fossa. Eh, ma ci sarà il castigo!  

Gina            (vedendo suo padre) Oh, babbo!

Jack             (alzandosi) Signore.

Alfredo      Disturbo?     

Gina            Cosa dici, babbo? Ti presento il signor Jack.

Isola           Il signorino straniero al quale nostra figlia da lezione di italiano.                              

Alfredo      Ah!... Il signorino biondo... straniero?    

Isola           Proprio lui. Carino, vero?

Alfredo      (a Jack) Non state in piedi. Accomodatevi. Non fate complimenti con me. Io sono di passaggio. Fra due mesi parto...                         

Jack             Dove andare?

Alfredo      Molto lontano.           

Jack             America?

Alfredo      Magari!... Lassù!                                       

Jack             In cielo?

Alfredo      Così sta scritto su un muro!

Isola           Alfredo, vuoi una tazza di tè?

Alfredo      La malva laprendo quando ho il mal di pancia.

Gina            (piano) Babbino, non essere scortese con quel signore, ti prego. (forte) Mamma, dai una tazza di tè al babbo.

Alfredo      Non lo voglio!

Isola           Perché?... Eppure tutti i giorni, alle cinque precise, prendi il tè.

Alfredo      Io?!... A me piace il vino buono!   

Isola           (a Jack) Fa i capricci come un bambino. (a bassa  voce,  a Alfredo,  dandogli una tazza di  tè) Bevi!

Alfredo      (beve e poi, a Jack) Al vostro paese ne bevono molta di questa risciacquatura?        

Jack             Yes!

Alfredo      Disgraziati!

Gina            (per troncare il discorso) Babbo, ti abbiamo visto alle Cascine. Ti volevamo fermare, ma andavi come il vento.                           

Alfredo      Quel figlio d'un cane dello «sciaffè»...        

Jack             (a Alfredo) Figlio... come?

Alfredo      D'un cane!                                           

Jack             (ridendo) Figlio di grosso autista essere uno... piccolo cane?

Alfredo      Povera Inghilterra!

Jack             (offeso) Oh!                              

Isola           (piano a Alfredo) Sei impazzito? E' questo il modo di trattare uno che diventerà nostro genero?

Gina            Mamma, il signor Jack va via...          

Isola           Di già?                                     

Jack             Tornerò presto, signora.

Isola           Domani?                                       

Jack             Yes, domani.

Isola           I miei doveri, signor «Gecche».

Gina            Vi accompagno, signor Jack.

Gina e Jack escono dal fondo.

                                                       

Isola           (ad Alfredo) Durerà molto questa musica?  

Alfredo      Sessanta giorni!

Rientra Gina.

Gina            Perché sei stato così scortese con quel signore?

Alfredo      Per fargli piacere ho preso anche la... malva!

Gina            Potevi dirgli due parole gentili.

Alfredo      Non ho mai sentito dire che un condannato a morte passi le sue ultime ore in complimenti.

Gina            Sei molto cattivo, babbo!                                    

Alfredo      E va bene. Vuol dire che non parlerò più. Così non guasterò il buon umore. (con improvvisa collera) Io non so chi mi tenga... (fa l'atto di spegnere il lumino davanti a Dante)

Isola           Alfredo, che fai?

Alfredo      (dominandosi a stento) E va bene. Diamogli una proroga... (esce da destra sbattendo la porta)

Entrano Carolina e Rosetta.

Carolina    E' vero che non siamo aristocratiche come voi, ma potevate mandare l'automobile alla stazione.

Isola           Oh, Carolina!... Scusa se non siamo venute alla stazione, ma avevamo visite. Accomodati. Stai bene?  

Carolina    Sì, grazie.  

Isola           E tu, Rosetta?

Rosetta      Bene, grazie. Arturo non è in casa?

Isola           E' alla sua azienda.          

Carolina    Ah!...  Sapeva che oggi arrivava la sua fi:danzata...                       

Rosetta      Sarà dietro a qualche donna.

Isola           E' in ufficio che sta trattando un affare molto importante con dei signori di riguardo.

Rosetta      Posso telefonargli?                                                      

Isola           Ma certo, cara.

Carolina    (a Rosetta che avvia verso  destra, seguita da Gina) Digli che faccia presto, perché se dobbiamo andare a comprare la camera...  

Rosetta      Va bene.

Rosetta e Gina escono.

Isola           (a Carolina) Arturo ha scelto una camera antica, molto bella. Piacerà anche a te.             

Carolina    Deve piacere a Rosetta. E' lei la sposa...

Isola           Cara Carolina! Sono tanto contenta di rivederti.

Carolina    Anch'io.

Isola           Che si fa di bello al paese?  

Carolina    Tutti parlano dei vostri milioni. Se ti vedessero vestita così... Come sei elegante!

Isola           Che vuoi, mia cara, viviamo in mezzo a gente così fine! Presto ci imparenteremo con stranieri...

Carolina    Corbezzoli! E tuo marito?                  

Isola           Non mi parlare di lui. Con quell'idea fissa di morire mi  avvelena l'esistenza.  E'  diventato  perfino cattivo...

Rientrano Rosetta e Gina.

Gina            Arturo viene subito.                                        

Rosetta      (a sua madre) Mi ha incaricato di salutarti.

Entra Alfredo.

             

Alfredo      (vedendo Carolina e Rosetta) Sempre visite...

Carolina    Buona sera, signor Alfredo. Come sta?

Alfredo      Male!                                       

Carolina    Non ci pensi e stia allegro!.L'allegria fa buon sangue, e fa vivere di più!                                 

Alfredo      Allora lei vivrà quanto un pappagallo.            

Carolina    Anche lei. Io non mi sbaglio mai. Sono come Dante...

Alfredo      (scattando) Accidenti anche a lui!... 

Entra dalla comune Arturo. 

   

Arturo       (abbracciando Rosetta) Come stai, cara?

Rosetta      Arturo!                                      

Arturo       Sono tanto contento di rivederti. (a Carolina) E lei come sta? (abbraccia anche lei).

Carolina    Piano... mi sciupi il cappellino nuovo.

Arturo       Cara mamma, il tuo figliolo è diventato un negoziante di vino con i fiocchi. La fornitura che ho combinato poco fa, ci renderà fior di quattrini,.  

Isola           L'ho sempre detto che sei un giovane capace.

Arturo       Babbo, alla fine dell'anno quando chiuderemo il bilancio, non avrai da grattarti la testa.    

Alfredo      (furioso) Lo so!... Lo so che alla fine dell'anno non avrò da grattarmi più nulla!       

Arturo       (a sua madre) Ma che ha?

Isola           Lo sai. Crede di morire fra sessanta giorni.

Arturo       Babbo, le hai tolte tu cinquecentomila lire dal conto corrente?  

Alfredo      Sì.   

Arturo       Hai pagato qualche tratta? (Alfredo non risponde) Scusa, ma se non segno tutto...   

Alfredo      Le ho prelevate per spese... personali.

Isola           Hai prelevato cinquecentomila lire per spese personali?      

Alfredo      Queste sono cose non ti riguardano.          

Isola           Io ho il diritto di sapere.                        

Carolina    (a Rosetta) La camera, oggi non si compra!

Isola           Alfredo, aspetto che tu risponda.

Alfredo      Le ho regalate.                             

Isola           Regalate?... A chi?                                      

Alfredo      A chi ne aveva bisogno.

Carolina    Se le, cose stanno così...

Gina            Mamma, andiamo a vestirci...                           

Isola           Non si esce più!                                              

Carolina    Losapevo.

Alfredo      Non le ho spese come tu pensi... Ho aiutato diverse famiglie bisognose, dei malati che avevano bisogno di medicine.

Isola           E tu per aiutare gli altri hai tolto cinquecentomila lire ai tuoi figlioli? Ma sai che è enorme?

Alfredo      Enorme è quello che regalerò... Prima di morire voglio, fare almeno altri cinque milioni di bene!

Isola           Io resto di princisbecche!

Alfredo      Dovete sapere che cinque notti fa...  

Isola           Un altro sogno!                         

Alfredo      Cinque notti fa sognai un caro amico che da tanti anni è lassù, e quando seppe che presto sarei andato anch'io nel numero dei più, mi disse che quando uno arriva lassù deve subire una specie di esame. I comandanti di lassù vogliono sapere che cosa ha fatto in questo mondo, poi pesano il bene e il male e secondo quello che pesa di più, lo mandano in Paradiso o lo scaraventano all'Inferno... Ora, siccome io a vent'anni non ero un saltarello... si sa, da giovani il sangue bolle. Io poi ero anche bello... Insomma, sono sicuro che se andassi all'esame così... mi scaraventerebbero nel caldaione! E io faccio quante più buone azioni posso per essere mandato in Paradiso. Non voglio andare nel fuoco eterno fra i cattivi e i ribelli, voglio andare nell'eccelso giardino fra i giusti e i beati!

Isola           (ad Arturo) Come hai sentito, la faccenda è più grave di quello che credevamo.

Arturo       Mamma, ti prego...

Isola           Sono calma. Sono calma perché ho già il mio piano.

Alfredo      Sarebbe?                                                 

Isola           E' il piano di una buona madre di famiglia che vuol salvaguardare gl'interessi dei suoi figlioli. Ti farò interdire!

Alfredo      (furente) E questa è la ricompensa per averla fatta diventare una signora! Mi nega anche di pensare a salvarmi l'anima!

Isola           Oggi stesso andrò dall'avvocato.

Carolina    (a Alfredo) Lo dice ma non lo fa.

Isola           Non lo faccio?... Mi vesto, e vado subito dall'avvocato. Perché se no quello lì, per salvarsi l'anima dà fondo al patrimonio!

Alfredo      (c.s.) Hai detto che vai dall'avvocato?

Isola           Mi vesto e vado da lui.

Alfredo      Io vado al cimitero... 

Isola           Al cimitero?

Alfredo      Sì. Vado a fissare due posti... Uno per me e uno per  te!                                                              

Isola           Ah!...- E vuoi andare fra i giusti e i beati?

Alfredo      So bene che quando arriverò lassù mi sarà negato il posto fra i beati, ma tu verrai con me nel caldaione!... (spegne il lumino davanti a Dante ed esce, svelto dal fondo)

FINE DEL  SECONDO ATTO


ATTO   TERZO

La stessa scena del secondo atto. Due mesi dopo. Quando si apre il velario la scena è vuota. Squillo di campa­nello nell'interno. Entrano Gina e Assunta.

Gina             Vai ad aprire.                                          

Assunta      Subito, signorina.

Assunta fa per uscire, ma vedendo entrare Arturo si ferma.

          

Gina            (a Arturo) Lo hai lasciato solo?  

Arturo       Vuole che vada in tutti i modi dal signor Tragli.

Gina            Chi è?                                                

Arturo       Dopo ti dirò tutto. Vai subito di là, Gina. Esaltato com'è potrebbe fare qualche sciocchezza. (esce svelto dalla comune) 

Assunta      (avviandosi verso il fondo) Quello che succede in questa casa è roba da cinematografo. (esce e rientra quasi subito) Signorina, c'è il suo fidanzato.

Gina            Speriamo che abbia trovato il dottore.

Assunta      Speriamo. (esce da destra)

Dalla comune entra Jack.

                                                                                                                                                                  

Jack             (a Gina) Dottore non era a in casa.                

Gina            Dio mio, non è mai in casa. Dovevi andare alla farmacia.    

Jack             Sono andato anche alla farmacia, non c'era. Ho lasciato un biglietto. 

Gina            Bisognerebbe chiamare un altro dottore.

Jack             Calmati, mio piccolo professore.           

Gina            Ho tantapaura, Jack.

Jack             Paura come tuo papà.                                                                                       

Gina            Credi che il babbo...

Jack             Prima di andare dal dottore l'ho guardato attentamente e mi sono convinto che la sua malattia è... grande paura di morire!                                      

Gina            Ma anche la paura può fargli molto male...

Jack             Dottore ha parlato anche di questo e ha detto che non c'è nessun pericolo. Credi a me, passata ora fatale...  subito guarito! In mio paese non  succedere questo. Laggiù denari  danno molto allegria, non fanno perdere cervello. Vostro, paese è molto bello, ma tanto strano per noi... Chi c'è ora con papà?     

Gina            Assunta.

Jack             Mamma dorme sempre?

Gina            Sì.                                                                

Jack             Andiamo anche noi di là. Asciuga tuoi occhioni. Sono sicuro che papà venire in chiesa per nostro matrimonio

Squillo di campanello.

Gina            Dev'essere il dottore.        

Jack             (che è andato alla comune) È simpatica parente...

Entra Carolina.

 

Carolina      (a Gina, entrando) Cos'è successo?

Gina            Il babbo sta tanto male.                     

Carolina    Davvero? Cosa gli è capitato?  

Jack             Niente. Ha grande paura di morire. Oggi a ore. tredici finisce novantesimo giorno del famoso sogno.

Carolina    Ah, ora capisco tutto! (a Gina) E tu per una scemenza di codesto genere mi hai telegrafato di venire subito qui?

Gina            Lei non ha ancora visto quel pover'uomo E' in uno stato.

Carolina    (a Jack) Ero in cucina che stiravo il bucato quando è entrato il fattorino con un telegramma... L'apro e leggo: «Venga immediatamente da noi, Gina». Io non ho perso tempo, mi sono cambiata, mi sono messa il cappellino e via di corsa alla stazione! E tutto questo per...             

Jack             Mio piccolo professore è molto impressionato.

Carolina    Calmati, bambina mia! Intendiamoci, non ti rimprovero mica di avermi chiamata. Siamo quasi parenti... Però lo spavento è stato grande. Quanto al moribondo, stai tranquilla: al tocco e un minuto se ne andrà a fare una bella passeggiata in automobile. Il dottore lo avete chiamato ?        

Gina            Sì.                                                                

Carolina    Cosa ha detto?            

Gina            Che ha il morale scosso.      

Carolina    Da una buona dose di spaghite. 

Jack             (a Carolina) Spaghite? Cosa vuoi dire?

Carolina    Vuol dire... «fifa»!            

Jack             Aho!... Fifa, grazioso uccello!          

Carolina    Ma no... «Fifa» vuol dire paura. (a Gina) Al suo posto l'avrei anch'io...                                        

Gina            Ma  se la paura di morire lo facesse diventar pazzo?          

Carolina    Non credo che... Ma no, sarebbe impazzito prima.

Entra Assunta.

Assunta      Signorina, il padrone vuol venire qui.     

Gina            No. E' meglio che rimanga a letto.        

Assunta      Gliel'ho dettò anch'io...            

Gina            Vieni, Jack.

Gina, Jack e Assunta escono dalla porta a destra.

     

Carolina    (sola) Vediamo  il moribondo... 

Da  destra entrano Gina, Alfredo, Jack e Assunta. Gina e Jack sorreggono Alfredo che è pallidissimo.

Alfredo      Piano... Piano...                            

Gina            Perché non sei voluto rimanere a letto?

Alfredo      Voglio star qui. Che fatica camminare! E' la paralisi!              

Jack             In letto sareste stato molto meglio.

Alfredo      Qui c'è più aria...

Gina            C'è tanta aria anche in camera.

Alfredo      L'aria c'è, ma non c'è la corrente... In questa stanza, invece, spalancando tutte le porte e la finestra... (sedendo su una poltrona) Piano... Ahi! la mia schiena.

Gina            Ti duole molto, babbo?

Alfredo      Sì.

Jack             Eppure il dottore…

Alfredo      Quello non capisce nulla. Ha avuto il coraggio di dire che sto bene. Mettetemi qualcosa dietro...

Gina            (a Assunta) Dammi due cuscini.

Assunta      Subito, signorina. (eseguisce)

Gina            Dammi anche il plaid.

Assunta prende il plaid e lo dà a Gina.

                          

Alfredo      (vedendo Carolina) Carolina!... E' venuta a vedermi morire?   

Carolina    No. Sono venuta a Firenze a fare delle spese... Come va?   

Alfredo      Sono in partenza... Lo vede come sono ridotto? Non c'è rimasto che pelle e ossa.

Carolina    Ma c'è anche un po' di carne.

Alfredo      Poca... ed è andata a male! Che ore sono?

Carolina    (guardando l'orologio che ha al polso) Mezzogiorno e dieci.                                                   

Alfredo      Mezzogiorno e dieci?!... Muoio!

Gina            Stai calmo, babbo. L'orologio di Carolina va male.

Carolina    Il mio orologio non falla un minuto. E' un cronometro.                 

Gina            Sarà un cronometro, ma va avanti.

Carolina    Scusa, lo vuoi sapere meglio di me?

Gina            Se io le dico che il suo orologio va avanti...

Jack             (a Carolina, facendole dei gesti significativi) Vostro orologio correre... 

Carolina    (che ha capito) Ah!... Hai ragione, Gina. Credevo di avere al polso il cronometro e invece ho questo girarrosto che va avanti...      

Gina            Un'ora!... lo ha detto tante volte.       

Carolina    Ma poi o l'undici e dieci o mezzogiorno e dieci...     

Alfredo      Per uno che deve morire al tocco preciso, non è la stessa cosa.

Carolina    Morire?... Ma che cosa si sente?... Perché se, come dice,  deve morire fra un'ora...

Gina            Fra due ore!                                   

Carolina    No, fra un'ora! E' mezzogiorno e dieci.  

Gina            Ma il suo orologio va avanti!

Carolina    Già... va avanti un'ora! Me n'ero dimenticata. (a Alfredo) Dunque come si sente?

Alfredo      Sento che vado via... (a Assunta) Isola dov'è?

Assunta      Nella camera dei forestieri... dorme.

Alfredo      Dorme?

Assunta      Sì.                                   

Alfredo      Io muoio e lei... dorme?

Gina            Sono stata io a mandarla a letto. Non ne poteva più, povera mamma. Mi ha detto che stanotte non ha chiuso occhio.

Alfredo      E' vero. Siamo stati tutta la notte svegli.

Carolina    Cosa avete fatto?

Alfredo      La pace... E poi, dalla disperazione di doversi lasciare... Era l'ultima notte...

Carolina    E stamani le duole la schiena, eh?

Alfredo      Ha dimostrato di volermi tanto bene, mi ha giurato di non parlare più in punto e virgola e di tenere Dante al buio.

Carolina    Intanto Dante ha il lumino acceso.

Alfredo      Chi lo ha acceso?                                       

Assunta      Io. Non sapevo che...                           

Alfredo      Spengilo subito! (Assunta spenge il lumino) Porta via anche il busto!                              

Assunta      Va bene. (esce portando via il busto di Dante)

Alfredo      Ora che non c'è più il mio nemico, mi sento meglio. Mi pare di essere guarito... Che ore sono?

Carolina    Mezzogiorno e venti!      

Alfredo      Muoio!

Gina            Non agitarti, babbo. Carolina ha sbagliato. Sono le undici e venti... (rientra Assunta).                         

Alfredo      Assunta, è tornato Arturo?

Assunta      No.                                                          

Alfredo      Speriamo che abbia potuto avere il posto che ho scelto.   

Assunta      Speriamo.

Carolina    (a Assunta) Di che posto parla?        

Assunta      Del posto al camposanto.

Carolina    Si è già scelto la tomba?

Assunta      Sì, signora. Ci ha messo un mese. Quella era troppo alta, quell'altra era a tramontana, un'altra era senza sole... Ha girato quattro settimane per il cimitero e poi ne ha scelta una che è di un commendatore.

Carolina    A me mi sembra di sognare!

Assunta      Questo è nulla. Guardi la signora...

Da destra entra Isola. E' vestita di nero.

Isola           (vedendo Alfredo) In che stato, povero Alfredo! Avevi ragione tu, il sogno si avvera. (piangendo) Come farò a vivere senza di te?     

Alfredo      Vieni con me!

Isola           E' orribile doversi lasciare quando ci si vuole tanto bene. Pare che tutto vada in rovina. Il Signore dovrebbe aver pietà di una povera donna che non vuol perdere il suo adorato consorte!

Carolina    (a Isola) Ma se fai così, muore davvero!

Isola           (con disperazione) Carolina mia, che dolore! (vorrebbe abbracciarla).                                                      

Carolina    Non mi abbracciare, Isola. Questo vestito è nuovo... Abbraccia Assunta.                                         

Isola           Assunta mia, che disgrazia... che disgrazia! (e l'abbraccia).                                                               

Assunta      Ha ragione, signora. Si ricordi però che il padrone è sempre vivo...                                 

Isola           Per me è come se fosse già morto!         

Carolina    (a Alfredo che trema di paura) Non le dia retta. Piange perché è un po' impressionata, ma in fondo non ci crede nemmeno lei.

Isola           (a Carolina) Ma non vedi che effigie di morto?

Carolina    E' bianco come un morto perché lo hai spaventato!                                                               

Isola           E' vero, Alfredino?

Alfredo      Un bell'effetto non me l'hai fatto davvero. 

Isola            Perdonami!... Soffro tanto! (lo abbraccia e lo bacia)                                               

Carolina    (a Jack) Andate subito a chiamare un dottore!                                                                        

Jack             Un dottore?

Carolina    (indicando Alfredo e Isola) Non vedete che hanno perso il ben dell'intelletto? Andate, presto.

Jack esce svelto dalla comune.

          

Alfredo      Carolina, che ore sono?              

Carolina    (guardando l'orologio) Mezzogiorno e...

Alfredo      Muoio...           

Carolina    Signor Alfredo, non abbia tanta fretta!... Il mio orologio si è fermato!   

Isola           Non sono ancora le undici.

Alfredo      Perché mi dite tutte queste bugie? Tanto lo so che l'unico orologio che va bene è quello di Carolina. (a Carolina) Quanto manca al tocco?

Carolina    Mezz'ora precisa!         

Alfredo      Mezz'ora... Mezz'ora...                        

Gina            (a Carolina) Ma perché?

Carolina    (perdendo la pazienza) Senti, Gina : se mi hai chiamata per farmi diventare matta, hai sbagliato! Da quando sono arrivata non fai che rimproverarmi per via dell'ora. E' mezzogiorno e mezzo e il mio orologio spacca il minuto! (con altro tono) Io vado di là.

Isola           Hai bisogno di qualche cosa?

Carolina    No.                                    

Isola           Hai mangiato?

Carolina    No.                                            

Isola           Fatti cuocere due uova.  

Carolina    Con questo po' po' di strazio chi avrebbe la forza di mangiare? Vado a dire il... rosario. (piano, a Assunta) Cosac'è in cucina!        

Assunta      Una bistecca.                              

Carolina    Cuocila subito! 

Carolina e Assunta escono da destra. Dalla comune entra Arturo.

Arturo       Come va, babbo?

Alfredo      E' mezzogiorno e mezzo... Cosa ti ha detto il signor Tragli?         

Arturo       Il commendatore ti ha ceduto la tomba.   

Alfredo      (contento) Questa è proprio una buona notizia. Ora muoio più volentieri. La tomba che ho scelto è situata in un bel posticino. C'è dietro un cipresso che ripara dal vento, e davanti... una bella aiuola a disegno come a Montecatini.

Isola           Io ti seguirò nella tomba!

Alfredo      In due ci staremo scomodi... (mutando tono) Venite tutti qui.

Arturo       Che vuoi, babbo?     

Alfredo      Voi non  sapete che grande disgrazia sia la morte del capo di casa. Una casa senza il capo di casa è come una nave senza nocchiere, in balia della procella. (con altro tono) Come si parla bene in fin di vita! (a Arturo) Quando io non ci sarò più, tu governerai la nave in balia della procella. Abbi giudizio, figlio mio!  Coi tempi che corrono bisogna aver l'occhio a tutto!

Arturo       Stai tranquillo, babbo.        

Alfredo      Finito il lutto, farai sposare tua sorella con l'inglese e le darai la parte che le spetta.

Arturo       Sì, babbo.                                      

Alfredo      In quanto alla vedova...           

Isola           (piangendo) Oh!...                                            

Alfredo      Hai il dovere di tenerla con te e di non farle mancare nulla.     

Isola           Grazie!

Alfredo      Se  la  vedovanza le facesse venire  qualche grillo per la testa, lasciala fare il suo comodo. E' vedova, è maggiorenne, ha la tessera dell'U.D.I. Però se venisse a chiedere quattrini, le devi rispondere con un bel no! Ricordatelo. Non voglio che i miei soldi...

Isola           Come puoi pensare a certe cose... Non vedi quanto soffro?                                                      

Alfredo      Quando sarò morto mi metterete il vestito nero,  la camicia bianca col petto  «smaltato» e i  calzini di seta. Le scarpe di vernice non me le mettete perché mi fanno male a un dito... Un minuto avanti il tocco, spalancate tutti gli usci e tutte le finestre.

Isola           Col ventaccio che tira?                                                       

Alfredo      E' proprio quello che ci vuole. L'anima mia farà più presto a volare lassù. In quanto al mio trasporto...                           

Isola           Povero Alfredo!                             

Alfredo      (ad Arturo) Fai le cose senza economia. Carro di prima classe con sei cavalli, e dietro dieci carrozze cariche di ghirlande.                      

Isola           Se te le manderanno.

Alfredo      Se non me le mandano compratele voi. Voglio tanti fiori!... Voglio anche una banda davanti e una di dietro. Così quando smette di suonare quella davanti, comincia quella di dietro. E quando giungerò al cimitero farete suonare insieme quella davanti e quella di dietro!... Fatemi fare una bella passeggiata per Firenze. Venite tutti i giorni al camposanto e fatemi dire molte messe. Una decina al giorno.

Isola           Per sempre?                                         

Alfredo      Per sempre. Prendete magari un prete disoccupato...

Entrano Carolina e Assunta.

                     

Carolina    (che ha bevuto un po' troppo) Signor Alfredo, si parte o si resta?            

Alfredo      Che ore sono?                                   

Carolina    (guardando l'orologio) Siamo agli sgoccioli.

Isola           (che ha guardato l'orologio di Carolina) Maria Vergine!                                        

Alfredo      Quanto ci manca al tocco?

Isola           Non me lo domandare...

Alfredo      Dieci?                  

Isola           Meno.

Alfredo      Otto?     

Isola           Meno!... Mancano due minuti!

Alfredo      Muoio!...     

Isola           Non morire, Alfredino!                                  

Alfredo      Se dipendesse da me... (a Carolina) Lei che non mi nasconde la verità, deve dire forte l'ora fino alla fine  dell'agonia.

Carolina    Farò come faceva la signorina della radio.

Gina            (a sua madre) Ma che ha Carolina?

Isola           Invece di dire il rosario si è attaccata al fiasco!

Carolina    (imitando l'annunciatrice della radio) Ore dodici e cinquantanove, attenti al segnale orario delle ore tredici!                        

Alfredo      Aprite le finestre e gli usci!

Arturo       Sì, babbo. (eseguisce)

Carolina    Meno cinquanta.        

Isola           Gina, dammi lo scialle.

Gina            (dandole uno scialle) Tieni, mamma. 

Carolina    Meno quaranta.              

Isola           Alfredino?                               

Alfredo      Cosa vuoi?               

Isola           Mi senti?                

Alfredo      No!                                            

Isola           (disperata) Oh!...              

Carolina    Meno trenta!... Signor Alfredo, se incontra il mio povero marito gli dica che sono ingrassata... (guardando l'orologio)  Si prepari perché ci siamo. Meno dieci!   

Alfredo      (più morto che vivo) Eccola!

Carolina    Meno cinque!          

Alfredo      Mi guarda...      

Carolina    Meno quattro!                  

Alfredo      ...mi saluta...   

Carolina    Meno, tre!                                   

Alfredo      ...mi chiama...           

Carolina    Meno due!     

Alfredo      No!... No!...                  

Carolina    Meno  uno!  (imitando il gong della radio) Dan!... Abbiamo trasmesso il segnale orario delle ore tredici!     

Alfredo      Ah!... Ah!... (si alza in piedi, straluna gli occhi e poi si abbatte sulla poltrona come se fosse morto)

Isola           (disperata) E' morto!       

Gina            Babbo, babbino mio!

Isola           (a Carolina) Come farò ora?

Arturo       Corro a chiamare il dottore...

Dalla porta in fondo entra Jack.

Jack             (entrando) Dottore è qui.                                     

Arturo       Meno male!

Entra il dottore.

Isola           Troppo tardi, dottore!

Dottore     Si calmi, signora.         

Isola           Non posso. Ci volevamo tanto bene!

Dottore     Vediamo... (dopo aver guardato Alfredo) Signora, suo marito sta meglio di lei.

Alfredo      (abbracciando contento il dottore) Grazie, dottore! Lei mi ha salvato la vita!                         

Isola           Vivo?!...                   

Gina            (contenta) Babbino!        

Alfredo      Gina! (si abbracciano)

Carolina    (a Isola) Il morto è abbastanza in gamba!

Alfredo      (a Arturo) Abbracciami anche tu!

Arturo       Con piacere, babbo! (e se lo abbraccia)

Alfredo      Isola dov'è?

Isola           (con ira repressa) Sono qui!              

Alfredo      Non mi dici nulla?

Isola           Se mi fossi immaginata che andava a finire così, stanotte dormivo!

Alfredo      Dottore, grazie di tutto.

Dottore     Ma io non ho fatto nulla.    

Alfredo      Nulla?... Se non veniva lei, morivo davvero. Grazie, dottore.                                                               

Dottore     Sono contento che lei abbia una salute di ferro.

Alfredo      Troppo buono, cavaliere.

Dottore     Non sono cavaliere.

Alfredo      Come mai?...                                                 

Isola           E se l'orologio di Carolina andasse avanti?

Carolina    Il mio orologio va benissimo.

Alfredo      Dottore, mi tasti il polso.

Dottore     Scusi, ma io debbo andar via.

Alfredo      La prego, dottore.

Dottore     E va bene. (gli tasta il polso, poi) Polso regolarissimo.

Alfredo      Il cuore?

Dottore.     (dopo  avergli  ascoltato  il cuore)  Lei vivrà altri cento anni! E' contento? (con altro tono) Bè, io scappo perché ho un consulto al tocco preciso.

Un silenzio.           

Isola           Al tocco?!

Alfredo      (al dottore) Ha detto al... tocco preciso?

Dottore     Sì.                                   

Carolina    Allora è in ritardo, dottore.  (mostrandogli l'orologio) E' il tocco edieci.

Alfredo      (al dottore,  indicandogli Carolina) E il suo orologio spacca il minuto.              

Dottore     Mi dispiace, ma l'orologio della signora va avanti. (guardando il suo orologio) Io l'ho rimesso poco fa all'Osservatorio Meteorologico. E' il tocco meno cinque.                 

Alfredo      Muoio!!... (e si abbatte sulla poltrona più morto che vivo).

F I N E