La grande nave

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LA GRANDE NAVE

Commedia in un atto e quattro tempi

di ENRICO BASSANO

                                                           PERSONAGGI

GIÒ

VIAN

BAO

marinai anziani

LA VEDOVA DI GIÙ

LA FIGLIA DI VIAN

LA NIPOTE DI BAO

PIAN, VIO E GENÌJ, marinai giovani

IL NOSTROMO

UN MARINAIO

LE VOCI:

La voce del gabbiere - La voce della campana dei marinai

La voce del mare - La voce del vento 

La voce della tempesta - La voce della vecchia barca

Commedia formattata da Cateragia per il sito

PRIMO TEMPO

La cucina della casa di Giò.

(Accanto al fuoco sono: la vedova di Giò, la figlia di Vian, la nipote di Bao. Crepita il ceppo nel caminetto. Soffia il vento, tra gli scogli della marina, Scrosciano folate di pioggia. Frange il mare violento).

La figlia di Vian         - Sentite: è da un pezzo che non arrivavano colpi di mare come questi. Forse dall'ul­tima domenica di giugno, quando mancò poco che le onde si portassero via la canonica.

La nipote di Bao         - E così, tutto ad un tratto...

La figlia di Vian         - Non ò vero. Stamane, all'alba, si poteva capire che le cose sarebbero andate male. Mio marito lo disse. E lo disse anche ben forte, affacciato alla finestra, perchè tutti lo avessero a sentire.

La nipote di Bao         - E quei tre?

La figlia di Vian         - Risero, coprendo la sua voce.

La vedova di Giò       - E adesso noi siamo qui, ad aspettarli. E loro non verranno più.

La nipote di Bao         - Non dite questo, nonna. Non bisogna perdere la speranza. Aspettiamo che tornino quelli della barca di Pian. Sono partiti con tanta fiducia. Li troveranno.

La vedova di Giò       - Il mare è grande.

La nipote di Bao         - Ma loro li troveranno. Il vento li ha spinti al largo. Saranno già sbarcati da qualche parte.

La vedova di Giò       - Avrebbero avvertito. Altre volte l'hanno fatto.

La figlia di Vian         - E perchè, poi, partire con una giornata come questa? Che bisogno c'era?

La vedova di Giò       - Hanno combinato tutto qui, ieri sera. Erano seduti qui, dove siamo noi ora. Uno disse: « allora si va? » E gli altri: « si va ». E ridevano, tra loro tre, come ragazzi...

La figlia di Vian         - Ridevano?

La vedova di Giò       - Già. Ridevano come se avessero voluto combinare uno scherzo a qualcuno. La nipote di Bao (piano, alla figlia) Che fossero usciti di senno?

La figlia di Vian         - Non è possibile. Li conosciamo troppo bene... Eppoi mio marito li ha visti, stamane, mentre facevano i preparativi: erano calmissimi... (Colpita da un particolare) Però mi disse anche lui che ridevano tra loro.

La nipote di Bao         - Vedete? Qualche cosa di strano doveva esserci.

La vedova di Giò       - (lamentevole) - Non li vedremo più, mai più... Io lo sento, non m'inganno... Mai più... Il mio Giò, il mio vecchio coraggioso e forte, che aveva navigato per tutti i mari del mondo, che mi voleva tanto bene, che sapeva ridere come un bambino...

La nipote di Bao         - E mio nonno? Era consi­derato da tutti un pescatore senza rivali. Il suo bat­tello era stato visitato dal Re, quando fecero l'espo­sizione del Mare, e il Re in persona gli aveva con­segnato il grande diploma... Possibile che abbia potuto perdersi così, lui che aveva corso tanti pericoli, e ne era sempre uscito fuori senza nemmeno una scalfittura?

La figlia di Vian         - E mio padre, allora? Vian aveva la medaglia d'oro di salvataggio: aveva sal­vato, una volta, dieci marinai di un vapore naufra­gato, e li aveva salvati tutti lui, uno dopo l'altro, gettandosi dieci volte di fila in acqua, con un mare da fare spavento... E aveva anche la medaglia d'ar­gento, guadagnata in combattimento... Era un grande marinaio...

La vedova di Giò       - Ecco, vedete? Ne abbiamo parlato come se nessuna speranza ci legasse più a loro... È così, è così, non c'è più speranza...

La nipote di Bao         - Ma nonna, avete dimenticato la campana? Questo è un segno che non può fallire: la campana delle anime non ha suonato... Se... se non fossero più tra i vivi, la campana avrebbe suonato  

La vedova di Giò       - (profondamente tormentata) La campana suona per chi lo merita...

La figlia di Vian         - Che dite, nonna? La vedova di Giò (c. s.) Essi non lo hanno meri­tato! Sono morti come tre vecchi sciocchi, pescando con le lenze come fanno i signorini che vengono qui d'estate a fare i bagni... Tre vecchi uomini di mare come loro non dovevano, no, non dovevano morire così... Io lo sento: essi non sono saliti sulla « Grande Nave »...

La figlia di Vian         - È una bestemmia... La vedova di Giò (con pena crescente) Sono dan­nati, vi dico! Non saliranno sulla Grande Nave: Lui non ce li vuole. Lui non vuole sulla Sua Nave i vecchi matti. Lui vuole gente di coraggio, uomini veri... Ricordate per quanta gente nostra la campana non ha suonato? Tutta gente che non ha potuto salire sulla Grande Nave. Li conosciamo tutti, quelli che non ce li hanno voluti. E così sarà di loro tre, così è avvenuto. (Cupa) Sono in mare, tra le onde, coi pesci intorno... Senza pace, sempre così...

La nipote di Bao         - Nonna, nonna, non dite questo...

La vedova di Giò       - E io non volevo che partisse. L'ho gridato fino all'ultimo momento... Gli avevo anche nascosto la maglia e le lenze... Ma lui volle andare lo stesso... Vecchio matto, vecchio matto, lui e i suoi degni compagni... (Scoppia in un pianto secco e disperato. Si bussa alla porta).

La nipote di Bao         - Hanno bussato.

La figlia di Vian         - Saranno notizie. La nipote di Bao (va alla porta, la spalanca, tre giovani si profilano sull'uscio) Entrate. (I tre entrano lentamente, si fermano sul fondo della cucina, senza parlare).

La vedova di Giò       - (alzando il capo) Ah! siete voi... E non dite nulla, vero? Non c'è niente da dire.

Vie                              - Nonna, abbiamo fatto tutto il possibile.

La vedova di Giò       - Lo so, ragazzi.

Vie                              - Ci si stava male, in mare, oggi. Abbiamo resistito.

Pian                             - Tante volte si è rischiato di andare giù...

Genù                           - Ce l'abbiamo fatta proprio per miracolo. Abbiamo le braccia stroncate, e guardate le mani: piaghe.

La figlia di Vian         - Poveri ragazzi.

Vie                              - Si è fatto quanto si doveva. Abbiamo parlato anche con quelli dell'Isola. Li avevano visti passare sotto vento, stamane di buon'ora, quando il tempo era ancora discreto. Tutti credevano che andassero un po' a spasso, non ad aspettare il peggio proprio là nel mezzo, sulla corrente...

Pian                             - È quella che li ha perduti. E dovevano saperlo. Tre marinai come loro... Non ci si sta sulla corrente, quando arriva il maestrale. È come volersi tenere sulla lama di un coltello in mezzo ad una bufera.

Genù                           - Bisogna proprio dire che avessero perduto la testa...

Vie                              - Quelli dell'Isola hanno detto che stamane, mentre andavano al largo, cantavano. Li hanno sentiti loro.

 

La vedova di Giò       - Cantavano?

Vie                              - Cantavano, in barca.

La figlia di Vian         - Se è per quello, avevano can­tato anche ieri.

La vedova di Giò       - Ieri?

La figlia di Vian         - Erano intorno al letto di Marghi, il bambino della Frida, quello che muore perchè il sangue gli va in acqua, sapete? Ogni giorno andavano a trovarlo, tutti e tre, e gli portavano barchette di sughero, lenze strappate, chiocciole e conchiglie, sassolini colorati... Ieri si sono messi a cantare in coro tutti e tre, quella canzone, quella canzone che dice nel ritornello:« Su pesciolino bello - non farti più aspettar su pesciolino d'oro - vien fuori dal tuo mar... »..

La vedova di Giò       - (sfogandosi in alte lacrime) Gesù, Gesù mio!

Genù                           - Su, nonna, non bisogna perdersi d'animo... Questo è il nostro destino...

La vedova di Giò       - (con tono violento) No, non questo! Non questo di andare a finire così, senza uno scopo, senza un motivo... Chiedetelo, chiedetelo pure agli altri vecchi del paese, se è bello, se è giusto morire così... Quando Dio concede agli uomini di arrivare alla età del mio Giò, si muore nel proprio letto, con le mani giunte, e il Crocifisso tra le dita intrecciate... Non si va a morire così, per niente, come... come dannati!

La figlia di Vian         - (sgomenta) Non dite, non dite questo, nonna...

La vedova di Giò       - E intanto la campana non ha suonato...

Genù                           - (quasi con ironia) Oh, la campana...

La vedova di Giò       - (severa, solenne) Sì, la campana... Che cosa vorresti dire, tu? Vorresti forse bestemmiare, tu che hai ancora le gocce di latte sulle labbra! Sì, la campana, La nostra campana. Quella che ha suonato per tuo nonno, e per i vostri morti, per i tuoi, Pian, e per i tuoi, Vie. Ve ne siete già dimenticati! Non credete più, dite? Non credete più?...

Vie                              - Nonna, non date retta a Genù. (Gon sincera convinzione) Lui non ha mai sentito suonare la nostra cara campana. Ma io sì. Io l'ho sentita suonare due volte, per mio padre e per mio fratello. Per mio padre suonò di notte, una notte piena di vento e di saette, e io - lo confesso             - ebbi per qualche tempo il sospetto maledetto che fosse stata qualche raffica di vento a farle scuotere il batacchio; ma per mio fratello, sapete, per mio fratello Fran, morto nella guerra, inghiottito dal mare sulla tolda della sua piccola nave rimasta senza munizioni, suonò di pieno mezzogiorno, e nessuno le era vicino, e non c'era alito d'aria, e il sole spaccava le pietre del molo... Io credo, nonna!

La vedova di Giò       - E allora andate con Dio, adesso, e lasciateci sole. Per il mio morto la campana non suonerà, e neppure per tuo padre, e neppure per tuo nonno. Andate. Bisogna pregare per loro, perchè non avranno pace, capite? Saranno sempre con le loro anime in mezzo alle tempeste, gettate di qua e di là, giorno e notte, senza riposo... La Grande Nave non li ha raccolti! La campana non suonerà! La Grande Nave non li raccoglierà mai più!

(Scoppia in un pianto secco e disperato; i giovani si allontanano, lentamente, sparendo dalla porta; la figlia e la nipote restano accanto alla Vedova; questa, lasciandosi sci­volare a terra, s'inginocchia, mette i gomiti sulla sedia, e incomincia a pregare; la figlia e la nipote s'ingi­nocchiano anch'esse; la preghiera s'innalza mentre si chiude il velario).

FINE PRIMO TEMPO

SECONDO TEMPO

Tina piccola barca in mezzo al mare aperto. (Nella barca i tre vecchi; pescano con le lenze senza canna, cioè cordicelle tenute con le mani e calate a piombo sotto la barca).

Giò                              - (tirando su la lenza) Troppo pesante! Questo è un mezzo tonno! (Alla lenza è attaccato un grosso pesce dal dorso argentato. Giò lo stacca dalla lenza, lo fa vedere ai compagni) Guardate qui che faccia da cretino! Potevi cascare meglio, fesso che non sei altro? Già, voi palàmiti siete tutti così: o fate dan­nare la gente, o gli capitate in bocca già cotti e con­diti! (Bidono) Vai, tornatene giù, le ganasce guari­ranno, e tu, ai bocconi morti non ti avvicinerai mai più! (Lo ributta in acqua tra le risate degli altri due).

Bao                             - Cosa deve capitare! In altri momenti, con un colpo come quello che hai fatto ora, Giò, ci sarebbe da fare i salti del delfino dalla contentezza, e adesso, invece, ributtiamo un boccone da re in acqua! Roba da matti!

Vian                            - Poi la sconteremo, vedrete. Il mare ce la farà pagare cara. Staremo con la cintola stretta per degli anni!

Bao                             - (che ha « incocciato ») State a vedere qui! Un altro grosso carico! Pesa come la carcassa di una nave da guerra. Su! Su! (Tira fuori un pesce simile a quello pescato da Giò) Un altro cretino! Che cosa sei? Roba fina, guardate!

Giò                              - Buttalo gù!

Bao                             - (togliendolgi la lenza di bocca) Torna giù, da tua moglie e dai tuoi figli. E stasera, all'osteria, racconta la straordinaria avventura di essere stato pescato da un vecchio idiota che ti ha rimandato a casa... Vai con Dio e con tutti i Santi! (Lo ributta in acqua).

Vian                            - Vedrete che cosa succederà a noi tre. Non pescheremo più un pesce in tutta la vita, moriremo di fame se dovremo campare delle nostre pesche future! Non si fa il chiasso in questo modo ai pesci del buon Dio! No e poi no. Io dico che la pagheremo cara. Lui ce li manda e noi ne facciamo una burletta...

Giò                              - E che ti ha detto che facciamo la burletta? Noi si cerca un pesce... un pesce speciale, mica un pesce come tutti gli altri. Oggi si vuole quello. Tutti gli altri non contano, vero, Bao?

Bao                             - Certo. Gli altri non ci servono. Nemmeno la balena bianca, oggi, ci servirebbe... Noi si cerca... (Ridacchiando) 0 Giò, come fa la canzone? (Raschia­tura di voci e risate de entrambi; poi in coro). Giò e

Bao                             - Su pesciolino bello - non farti più aspettar su pesciolino d'oro - vien fuori dal tuo mar! (Risate).

Vian                            - Adesso mi fate proprio arrabbiare. Io non ho più voglia di star qui con due vecchi matti...

Bao                             - Bravo. E tornatene a piedi. Fallo scendere, e mostragli il cammino...

Giò                              - Si va avanti per di qua, povero pellegrino, eppoi, quando sarete arrivato a quella macchia di castagni, si gira a destra...

Bao                             - ... eppoi a sinistra...

Giò                              - ...eppoi ancora a destra, e dove la strada fa gomito c'è un'osteria, e lì vi gargarizzate un litro di bianco secco...

La voce del Vento      - Vvvv! Vvvv! Tornatevene a terra, brava gente, tra poco qui si starà male... Arriverò io a buttare tutto all'aria...

Vian                            - Ecco il bel guadagno di avervi dato retta! Avete sentito? Questa è la voce del Maestrale, non c'è da fidarsi...

Giò                              - Macché! È soltanto un po' di libeccio che vuol fare il gradasso...

La voce del Vento      - Vvvv! Vvvv! Ha ragione il tuo compagno, vecchio Giò. Stavolta sono Mae­strale, vento brutto, vento cattivo, porto sulla groppa la Tempesta! Tornate a casa, e presto. Se fossi in voi, non aspetterei un minuto di più. Avete appena il tempo di prendere i remi e spingere verso terra la vostra vecchia barca... La voce della vecchia Barca             - Questo sì che si chiama ragionare! Con tante barche giovani che ci sono a terra, sempre lì a far nulla da mattina a sera; hanno scelto proprio me, così vecchia e così stanca! Ohimè, i miei poveri fianchi! Ohimè le mie giunture! Sono tutta un dolore, e sento che non mi reggo più... Portatemi a casa, per carità, fatemi morire sulla mia spiaggia, sulla mia cara spiaggia, sulla rena così soffice e sottile... quello è il mio letto, là io voglio morire...

Vian                            - Sentite come scricchiola il fasciame della barca e come geme la chiglia? Con un po' di mare grosso, questa vecchia cola in fondo come un paiolo bucato!

La voce del Mare        - Certo, ragazzi, credo anche io che sia prudente tornare a terra al più presto. Mi sento tutto ribollire, il vento mi spettina, tra poco mi entrerà fin sotto la pelle, e allora dovrò scrollarmelo di dosso... Io, per me, starei cheto, ma è lui che mi fa il solletico... Si comincia sempre così, ma non si sa dove si può andare a finire... Bisogna lasciarlo in pace, il Mare, sennò, poi, chi mi ferma più? Auff! Auff! Ecco che il Maestrale comincia ad arrivare più veloce e più maligno che mai... Su, su, a casa ragazzi... A casa...! Auff! Auff!

Giò                              - Io dico che si tratta di una scalmana che passa presto. È un branco di nuvole basse, e il vento si diverte a cacciarle. Le manda via a sbuffi, come uno che fuma la pipa...

Vian                            - E io dico invece che arriva il brutto sul serio. Ma che vale intestardirci, e rimanere qui? Tanto, lo vedete, quello che s'aspetta non arriva. E allora...

Giò                              - E allora s'ha da tornare a casa con le mani vuote? Che cosa s'è promesso?

Bao                             - Se poi succede qualcosa di grosso, la colpa è nostra. Tutti diranno: non dovevate promettere. Se avete promesso, bisognava mantenere.

Giò                              - Lui, adesso, non aspetta altro. Una delusione può costare cara..

Vian                            - Vecchi testardi e maledetti. Maledetto me che vi ho dato retta. (Quasi gridando) Io non voglio morire qui, come un vecchio imbecille! Io ho la mia casa, mia figlia, e i figli di mia figlia... Saranno già in pensiero, loro hanno visto che qui è arrivato il brutto...

Giò                              - Sai che ti si risponde? Stai a sentire: Forza, Bao!

(Cantano in coro).

Su pesciolino bello - non farti più aspettar su pesciolino d'oro - vien fuori dal tuo mar! La voce della Tempesta (accompagnata da un coro di tuoni, scrosci di pioggia, vento ululante) Vecchi matti! Non mi avete ancora conosciuto abbastanza, vero? Eppure, tu, vecchio Giò, quella volta a Capo Matapan te la sei proprio scampata per miracolo del tuo Dio! Ti avevo già stretto nel pugno, ti facevo ballare sul palmo della mano come un turacciolo, l'acqua ti entrava in corpo da tutte le parti... Chi t'ha salvato proprio non lo so, mi dovresti conoscere bene, tante altre volte ti sono arrivata vicino, fino a toccarti... E anche tu, vecchio Bao, mi conosci da ragazzo, ti ho agguantato per le gambe quando avevi tredici anni ed eri appena un mozzo... Ti ricordi, quella notte, nel golfo di Biscaglia? Ti avevo acchiappato per il ciuffo mentre attraversavi la coperta... Ti mollai solo perchè invocavi tua madre, con una vocina così tenera e così spaurita che proprio mi si arricciò addossso tutta la pelliccia... E tu, Vian, ti sei già dimenticato di tutti gli spaventi che ti ho fatto passare? Con te mi sono divertita, tu sei sempre stato un fifone, venivo a farti il solletico per sentirti implorare la Madonna, Gesù e tutti i Santi... Adesso è arrivato il momento. Adesso vi agguanto tutti e tre! Che bel colpo, stamane! Credevo proprio di non farcela, con tre marinai come voi! E invece eccoli qui, proprio oggi che sono in vena, su questo guscio d'uovo fradicio... Adesso vi arrangio io! Forza! Chiamate i vostri Santi! Fatevi il segno della Croce! Stavolta non mi scappate più! (Coro altissimo. In una pausa le voci dei tre marinai sovrastano ogni altro rumore).

Giò                              - Avevi ragione tu, Vian. Abbiamo fatto male a lasciarci acchiappare così distanti da terra. Abbiamo fatto le cose senza testa... Credo davvero che adesso sia troppo tardi...

Vian                            - E io che vi ho dato retta! Non dovevo fidarmi, di due teste "matte come le vostre. (Ango­sciato) Ma io non voglio, non voglio morire così, è proprio da stupidi morire in questo modo...

Bao                             - E tu non morire. Tu scendi e corri a piedi. E appena arrivi, avverti la nostra gente. Non lo capisci che tanto una volta bisogna pure morire? Che cosa credi, che sia più bello andarsene dopo essere marciti per mesi e anni in un letto, con qualche sporca malattia addosso che ti consuma un pezzettino al giorno? Almeno così si risparmia il funerale!

Giò                              - Si resta tutti e tre insieme, ci faremo buona compagnia, racconteremo tante storie... Vian (in tono disperato) Ma non lo capite che a morire a questo modo... così, proprio da vecchi balordi, si rischia di non essere raccolti mai più, mai più dalla nostra Nave?... Non lo capite che staremo per sempre nell'acqua, a marcire... senza riposo, senza un momento di sosta... dannati...

Giò                              - Zitto! Che cosa ti salta? Sono cose da dirsi, queste?

Bao                             - Adesso ti vengono in mente? Cretino che non sei altro. Pensa all'anima tua, e non dire fesserie. Noi andremo... Bè, andremo dove qualcuno vorrà. Ecco. E intanto, perdiana, perchè non tentiamo di arrivare a terra? Su, forza, armate i remi, arranchiamo, non siamo mica ancora a bagno! Giò   - (con un tono di affannata speranza) Ma certo, su, coraggio, le braccia per arrivare fin qui le abbiamo avute vero? Forza, dai!

Vian                            - Non dico di no, ma guardate il mare intorno! E sentite il vento? Questo è maestrale teso, brutta bestia di maestrale dal fiato maledetto... Dai, arranca! (Armano i remi, si chinano su quelli, ma la barca è presa nel turbine, pare un fuscello in un gorgo). La voce della Tempesta (risata cavernosa) Ah! Ah! I tre vecchi pesciolini vogliono scappare dalla rete! Ma stavolta, belli miei, non ce la farete! Sta­volta non mi scappate più!

La voce del Mare        - (mugghiando) Credetemi, mi piange il cuore di dovervi inghiottire! Tre bravi marinai come voi, che mi avete percorso in lungo e in largo per tanti anni, che mi conoscete come pochi altri delle vostre parti mi conoscono... Che peccato, che brutta fine mi tocca vedervi fare! Eppure non vi posso risparmiare: la Tempesta è sopra di voi, il Maestrale sconvolge tutto, io sono proprio costretto a raccogliervi... Siete stati tre bravi amici, mi avete sempre trattato bene, i vostri sguardi si posavano con tanto affetto sulle mie acque tranquille, e quando facevo il matto mi avete sempre capito e perdonato... Ma come posso fare a salvarvi? Non comando io, in questi momenti... È la Tempesta, che comanda, e il Maestrale che soffia come un dannato... Poveri, poveri amici miei!

La voce della Tempesta         - Taci, tu, vecchio scemo sempre in lacrime! Questi tre uomini sono nelle mie mani, e non scappano più! Uh! Uh! (Sghignazzando lugubremente) Essi credono di sfuggirmi ancora una volta, si chinano sui remi, ma la loro vecchia barca non muove di un metro... Ah! Ah! Eccoli volgere lo sguardo al cielo! Uh! Uh! Stavolta non vi aiuterà né Dio ne il diavolo ! Stavolta sono io che ho le redini in mano, e tiro, e tiro, e vi faccio saltare come tu­raccioli, e tra poco vi schiaccio la barca così, a pez­zetti... Ah! Ah! Ah!

La voce della vecchia Barca - Ahimè! Ahimè! È finita! Mi ha agguantato per i fianchi, stringe con le sue dita maledette, non ne posso più, adesso mi sfascio, non resisto, sono troppo vecchia, ho navi­gato tanto, i miei chiodi sono tutti arrugginiti, non tengono più, si spaccano come stecchi... Ahi! Ahi! È finita... è finita!

Vian                            - E inutile, ragazzi, non ce la facciamo più. È proprio inutile continuare. La barca è piena d'acqua, siamo a bagno fino alle ginocchia... Adesso mollano anche gli scalmi, ne è già saltato uno... (Disperato) Non c'è più niente da fare!

Giò                              - E allora riposiamoci un poco, per non andarcene tanto affannati. Bisogna stare calmi. Era scritto così. Adesso pensiamo un po' alla nostra gente.

Vian                            - Ci piangeranno già morti...

Bao                             - E tra poco avranno ragione di piangere. Ma non bisogna prendersela.

Vian                            - (con un grido) Si muore come tre vecchi scemi, e la nostra campana non può suonare. Dio! Dio! Che cosa abbiamo fatto!

Giò                              - Smettila, Vian. È inutile perdere la calma, adesso. È inutile pensare a tutte questa vecchie storie, la Nave e la campana... Tutte baggianate. Adesso bisogna soltanto guardare lassù, e dirgli che siamo qui, pronti al suo volere... Vian       - (lamentoso) Ma la nostra gente, laggiù, che cosa penserà di noi, se non sentirà suonare la campana? Penserà che siamo morti dannati, penserà!

Bao                             - Io non so più niente. So che andiamo sempre più giù, e che il freddo dell'acqua mi è già arrivato al cuore. Su ragazzi, teniamoci per mano... Vuoi cantare ancora un po', vecchio Giò? Cantiamo la canzone del pesciolino d'oro: è la più adatta! Vian      - (disperato) Il pesciolino d'oro! Proprio ora ci voleva! Accidenti a voi...

Giò                              - Sì, arriva al di là con la bestemmia e la bava alla bocca! Che razza d'uomo sei?

Vian                            - Ma io non voglio morire!

Giò                              - E salvati, allora!

Vian                            - (scoppia in singhiozzi).

Bao                             - Un marinaio che piange! Mi vergogno di te. Sei una ragazzina. Ma di che razza sei, tu?

Vian                            - (calmandosi) Su, è passato. Scusatemi. Adesso è passato tutto. Come dicevi, tu, Giò? Tenia­moci per mano, così, bene stretti. Siamo sempre stati amici. E cantiamo pure. Ma sì, cantiamo! (Mentre cresce il rumore della pioggia, dell'acqua, del vento).

Giò, Vian e Bao          - (in coro, con voci incerte ma poi più ferme e intonate)

« Su pesciolino bello - non farti più aspettar su pesciolino d'oro - vien fuori dal tuo mar...

 (Improvvisamente tacciono le voci umane e anche quelle degli elementi; subentra una grande calma, rotta dal suono di una sirena di nave, emesso ad inter­valli; un pulsare di motore avverte l'avvicinarsi della Grande Nave. Si chiude lentamente il velario).

FINE SECONDO TEMPO

TERZO TEMPO

La piccola cabina sul ponte di comando della « Grande Nave ». Sono visibili: la ruota del timone, una bussola, Vimboccaiura d'ottone del tubo portavoce attraverso il quale il Nostromo può comunicare col Comandante, una tavoletta con carte nautiche, un barometro, qualche altro oggetto. Una sedia per il Nostromo, uno scaf-faletto con qualche bottiglia di cognac e bicchieri. (Prima che il sipario si alzi sulla scena, a ribatta già accesa, si debbono udire le « voci » del Gabbiere, e del Nostromo, i colpi di fischietto, e altri rumori caratteristici di una nave in navigazione).

La voce del Gabbiere             - Tre uomini a mare a sinistra! Oè! Tre uomini a mare a sinistra! La voce del Nostromo (in megafono) Timone tutto a sinistra! Sai vagenti a mare! Scialuppa a mare! (Colpi energici di fischietto, cigolio di corde e carrucole. Il sipario si apre lentamente; il Nostromo è in piedi, appoggiato con la fronte alla paratia a vetri, intento a seguire l'opera di salvataggio). Il Nostromo (allontanandosi dalla paratia, si dà una fregatina alle mani; è un vecchio lupo di mare, tipi­cizzato da una bella barba a collare, dalla pipetta corta stretta fra i denti; indossa l'impermeabile grezzo dei vecchi nostromi di velieri, con il cappuccio ab­bandonato sulle spalle, in testa un berrettaccio a visiera. Va allo stipetto, l'apre, ne trae quattro bicchieri, una bottiglia, versa nei bicchieri, ne butta giù uno, lascia gli altri tre sulle carte nautiche; sorride, brontolando qualche parola fra i denti; siede; aspetta).

Un Marinaio               - (entrando) Sono qui. Li volete vedere subito?

Il Nostromo                - Certo. Fai entrare.

Il Marinaio                  - Bene. (Esce, rientra subito facendo cenno ai tre naufraghi di entrare a loro volta; ed entrano Giò, Vian, Bao; sono stranamente intontiti, con gli abiti asciutti, con i corpi asciutti, come se uscissero dalle loro case e non da un naufragio; -si dispongono in fila, impacciati, guardandosi in giro fanciullesca­mente stupefatti).

Il Nostromo                - (accennando ai bicchieri) Sono per voi. Forza. (I tre, timidamente, impugnano i bicchieri, tentano una specie di « salute » al Nostromo, buttano, giù, ripongono i bicchieri).

Il Marinaio                  - Posso andare?

Il Nostromo                -  Bene. Il Marinaio (via).

Il Nostromo                - (voce calma, affettuosa, tranquillante) È così? C'è qualche cosa che non va? (I tre si guar­dano l'un l'altro, si toccano gli abiti, i capelli asciutti).

Giò                              - (raschiandosi la voce) Niente... Siamo qui...

Il Nostromo                -  Già. E forse non sapete come... Bè, non è il caso di starci a pensare troppo. Meno vi chiedete, meglio è. Ci siamo in molti, qui sopra. Sembra che non ci sia più posto, ma poi il posto si trova sempre.

Vian                            - E... scusate, su che nave siamo? Di quale nazionalità... Sapete, non ho mica avuto il tempo di vedere bene... Eravamo da un bel po' giù sotto...

Il Nostromo                -  Per ora è inutile che vi spieghi... Noi siamo una nave di salvataggio che arriva sempre quando le cose sono finite.

Vian                            - Bei marinai! Io direi che sarebbe meglio arrivare in tempo...

Bao                             - (dandogli violentemente di gomito) Stai zitto. Ora dici una sciocchezza.

Il Nostromo                -  Certo. Una vera sciocchezza. Io credevo che aveste capito, tutti e tre, dove siete adesso e... che cosa vi è capitato prima.

Giò                              - Ma sì. Nostromo, io e lui (accenna a Bao) sappiamo benissimo. Lui, invece (e. s. a Vian), arriva sempre in ritardo. Lui credeva di essere in viaggio per le Isole Felici...

Vian                            - (a Giò, spaventato) Sicché, tu dici che noi tre siamo?...

Il Nostromo                -  Ssss! Non si pronuncia mai, qui, la parola che adesso volevi dire tu. È proibita dal regolamento.

Vian                            - (china il capo, dopo di aver fissato con smarri­mento i suoi compagni; si tocca ancora gli abiti, i capelli).

Il Nostromo                - (un po' spazientito) Ma sì, certo. i tuoi abiti sono asciutti, e anche i tuoi capelli. E non hai più freddo, e non l'avrai mai più. E il mare è calmissimo, vedete? (Accenna al di là dei vetri) Siamo di continuo in mezzo alle tempeste, ma il mare intorno a noi è sempre calmo. Vedrete e capi­rete tante cose. (Con intenzione) Se rimarrete qui...

Bao                             - Voi credete che?...

Il Nostromo                -  Be', ragazzi, bisogna che vi dica qualche cosa. Non si può mica tenere tutti, qui sopra...

Giò                              - Lo sapevamo già.

Il Nostromo                -  Sì, lo so, si dicono molte cose di noi... Ma c'è molta fantasia, ci sono dei grossi errori... Questi benedetti uomini! Vogliono sapere, sapere, sempre sapere! E se non sanno, inventano.

Vian                            - (sgomento) Io credo di sapere quel tanto che basta per... per...

Giò                              - (dandogli ancora un colpo col gomito) Che cosa vuoi dire, adesso? C'è il Nostromo, qui, ed è lui che dovrà parlare e decidere.

Il Nostromo                -  Oh! Non io, certo. C'è qualcuno al di sopra di me, di tutti noi. C'è il Comandante. È Lui che ordina, è Lui che decide...

Vian                            - E dov'è questo Comandante?

Il Nostromo                -  Nella sua cabina.

Vian                            - E sta sempre chiuso nella sua cabina?

Il Nostromo                - (paziente) Non sempre. Ma è la dentro che passa quasi tutto il suo tempo.

Vian                            - E... e lo potremo conoscere?

Il Nostromo                -  Dipende. Adesso bisogna vedere un po' qualche cosa di voi tre. Fin qui arrivano in molti. Ma questa è una tappa. O qui o...

Vian                            - ...di nuovo in acqua, vero? A far da anime dannate. Lo sapevo, io, e per questo volevo tornare a terra, e non farci buttare a fondo come tre vecchie casseruole bucate... Ma io, vedete, io non ne ho colpa... Sono loro che mi hanno trascinato... Io non volevo...

Bao                             - Davvero, Vian, ho vergogna di te. Proprio, mi vergogno. Sei peggio di un ragazzino che ha fatto forca alla scuola. E piange e si dispera quando è il momento di rispondere a qualcuno della sua scap­pata. (Reciso) Ebbene, sì, Nostromo, noi siamo tre vecchi marinai, siamo stati in giro per il mare per anni e anni, e anziché morire come deve morire un vero marinaio, ci siamo fatti prendere come tre sorci, tre poveri sorci cretini che saltano da bordo nell'acqua e crepano con le pance gonfie. Ecco tutto, Nostromo. E io, per conto mio, sono pronto a tornare fuori. Lo so anch'io che qui non c'è posto per me. Arrivederci. (Fa per avviarsi).

Giò                              - Sono anch'io del suo parere, Nostromo. Non abbiamo bisogno di altro. Scusate il disturbo...

Il Nostromo                - (quasi sorridendo) Eh! Quanta fretta! E poi, che cosa credete, che qui si possa fare tutto quello che si vuole? Vado, vengo, resto, non resto...? Ma qui, ragazzi, non siamo mica più noi che comandiamo... qui tutto dipende da Lui, dal Comandante, come anche laggiù, del resto!... Ma qui non si fa niente senza il suo consenso, senza il suo permesso... Aspettate. Vediamo un po'... Vediamo un po'... (Fruga in una specie di classificatore, tirò fuori tre cartellini, comincia a scorrerne uno) Giò... Il buon Giò.... A nove anni eri sul « Caterina Madre ».. Cadesti dalla gabbia di trinchetto...

Giò                              - (vergognandosi) Sicuro... Mi scivolò un piede... Si ballava forte... Caddi sopra un mucchio di corde, me la cavai con una spalla fuori posto...

Il Nostromo                -  A sedici anni... sulla « Bella Nina »...

Giò                              - Un bel brigantino, Nostromo. Alle Baleari...

Il Nostromo                -  ... di ritorno da Lisbona, naufragio, e tu ti sei salvato proprio per miracolo...

Giò                              - Rimasi in acqua trenta ore, nella tempesta, senza vedere né cielo, uè terra, aggrappato a una botte vuota... Un miracolo, davvero.

Il Nostromo                -  A venticinque, marinaio della « Antonietta », quando il barco si incendiò a Fer­nambuco, salvasti il tuo capitano che non voleva saperne di lasciare la nave...

Giò                              - (ridacchiando) Certo, fu così, Nostromo. Ritornai a bordo di sottovento, mentre il barco finiva di bruciare e affondava, e arrivai alle spalle del capitano, lo afferrai a mezza vita, e lo scaraventai giù in acqua. Si ruppe una gamba, ma lo tirammo in salvo... Certo, fu così...

Il Nostromo                -  Bene. E qui ci sono altre cose... (A Bao) E tu?

Bao                             - Non saprei, Nostromo... Se sui vostri fogli è già segnato tutto... Aspettate: vorrei sapere se c'è quella faccenda del «Tre Sorelle»: sapete, avevo quindici anni,..

Il Nostromo                -  Sicuro, qui c'è proprio tutto. Vediamo... vediamo: sul «Tre Sorelle», brigantino a palo, milleottocentonovantaquattro...

Bao                             - ... nel golfo di Biscaglia, un colpo di mare...

Il Nostromo                -  ... tira in acqua il secondo...

Bao                             - ... si mette a ballare sulla cresta delle onde come un tappo...

Il Nostromo                -  ... e nessuno si azzarda di buttarsi fuori. Ma c'è Bao che si fa legare ad un cavo, e lotta per un'ora buona, e riesce a portare a bordo il se­condo gonfio come un otre... L'hai salvato...

Vian                            - (affannato, con voce titubante) Anch'io... anch'io... Nostromo, ho salvato qualcuno che stava affogando... Fu... fu...

Il Nostromo                - (con voce ferma, severa) Aspetta, tu, Vian; non è ancora il tuo momento. C'è qualcosa ancora per Bao, qui... Sei stato un grande pescatore. Il Re visitò il tuo battello, e ti strinse anche la mano, e ti diede il diploma...

Bao                             - Ho fatto quello che ho potuto, Nostromo. Certo, si poteva fare di più, molto di più... Me ne accorgo adesso, del nulla che ho combinato...

Il Nostromo                - (con ira subitanea) E quando si è stati marinai in gamba come voi, si fa la fine che avete fatto? Che cosa racconto, adesso, al Coman­dante?

Giò                              - (férmo) La verità, Nostromo. Siamo finiti come tre vecchi scemi. Torneremo là dentro. Ora sappiamo tutto...

Vian                            - (supplicando) Ho anch'io il mio libretto di navigazione, Nostromo... Ho salvato dieci uomini dell'equipaggio di un olandese, una volta... alle Canarie...

Il Nostromo                - (calmo, severo, dopo aver letto il libretto) No, Vian. Tu non hai salvato dieci uomini alle Canarie. È una storia. L'hai raccontata a tutti, tutti la credono, ma tu lo sai che non è vero. Quella volta, alle Canarie, hai lasciato che nella cambusa incendiata entrasse un altro, e il tuo ritardo costò la vita a quel disgraziato... Bene, è inutile parlarne; ti tirasti indietro, ecco. Guarda, è scritto qui... (Fa vedere a Vian) Vedi? Sembra una macchia di in­chiostro...

Vian                            - (allibito) Eppure, Nostromo...

Il Nostromo                -  Non sfugge niente, qui. Non è uno scrivano qualunque, che mette giù queste note. (Con tono smorzato) È Lui, che scrive qui. Il Comandante. Di suo pugno. Senza che nessuno lo veda. E Lui, sapete, non sbaglia mai. Non si è mai sbagliato. Non c'è molto, Vian, sul tuo libretto. Davvero, non c'è molto. (Agli altri due) E anche nei vostri, sapete, non c'è mica tutto quello che occorre per rimanere qui. Ehm! Io sono franco, ve lo voglio dire subito. Sulla « Grande Nave » c'è tutta gente scelta, sennò che « Grande Nave » sarebbe? Ci sono tanti altri luoghi dove andare, ma questo non dipende da me, certo. Io sono agli ordini.

Giò                              - (accennando) Ve l'ho già detto, Nostromo. Adesso ce ne andiamo.

Il Nostromo                         - (sorridendo) Tutti così, non vogliono capire che qui uno non può più dire « faccio questo » o « faccio quello ». Qui si aspetta. E aspettate anche voi. Ancora un bicchierino?

Vian                            - Se volete... Ho la gola secca...

Il Nostromo                -  Bene. (Versa) A voi. (Bevono, Vian inghiottendo di colpo. Fischio del tubo portavoce; il Nostromo accorre, toglie il tappo dalla imboccatura d'ottone) Pronto, Nostromo. Sì, Comandante. Certo. Già fatto. Bene, Comandante. Ordini? Bene. (Torna pensieroso alla sua sedia, studia i tre marinai. Scat­tando) Insomma, si può sapere che cosa vi ha mandato a morire in un modo tanto sciocco? (I tre sono molto impacciati) Non lo sapete, vero? 0 non lo volete dire? (Cercando di dominarsi, senza riuscirvi epperciò aumentando il tono drammatico) Ma che cosa credete, voi, che la vita di un uomo di mare si possa veramente buttare via in questo modo? Ma non lo avete mai capito che cosa vuol dire essere un « vero » uomo di mare? Credevate che un marinaio fosse un uomo come tutti gli altri, un impiegato, un fabbro, uno stalliere, un direttore di banca, un avvocato, un accidente qualunque? Che cosa avete fatto per tanti anni in lungo e in largo per il mare, se non avete capito tutto questo? La gente di mare è gente diversa da tutta l'altra, non si può confondere con quella... Come si potrebbe, essendo uguali agli altri, avere «dopo» la nostra «Grande Nave»? Credete proprio che Lui avrebbe accettato di dare a noi un posto diverso da tutti gli altri? E se davvero gli uomini di mare hanno saputo qualche cosa, di questa fac­cenda, perchè non fanno tutti un'altra vita, e non si mettono al sicuro per venire sempre qui, « dopo »? Sapeste quanti scarti ci sono, specie ai tempi d'oggi! Quanti non arrivano neppure a mettere piede qui sopra! (Pausa) Gli ultimi grandi arrivi sono stati gli uomini della guerra, allora sì che era una festa, giungevano come rondini, non facevamo neppure la fatica di tirarli su, pareva volassero, certi momenti gremivano la tolda, sembravano davvero gli stormi in migrazione quando s'abbattono esausti sulle coperte delle navi... Non faceva bisogno di sfogliarli, i loro libretti; si leggeva in faccia a ognuno, limpido, sicuro, senza un'ombra... senza una bugia. Arriva­vano a plotoni affiancati, i ragazzi coi visi rosei accanto ai vecchi con la barba bianca, parevano nipoti a passeggio coi nonni, tutti marinai, tutti della stessa grande famiglia... Franchi di guardia, sorridenti, allegri quasi, con le fronti alte, gli occhi colmi di luce, il petto in fuori e il passo sicuro... Cara gente, senza una lacrima, senza un lamento... Una festa, vi dico. La musica dì bordo suonava da mattina a sera, e un sole più bello non l'ho mai visto splendere sulla nostra cara Nave... (Pausa, commosso. Scat­tando) Ma tre tonni come voi, davvero, non li ho mai visti. Tu, Giò, e tu, Bao, avreste potuto benissimo rimanere: siete stati due bravi marinai...

Vian                            - (tremante) ... e io, Nostromo?... Forse che io...

Il Nostromo                -  Tu, Vian, no, proprio no. Ma poiché eri con loro, ti ho fatto tirare su. Tu hai anche detto, poco fa, una grossa bugia... Sì, lo so, non hai fatto neppure del male, nella tua vita, non ci sono cenni speciali, qui, ma sulla « Grande Nave » non c'è posto per la gente comune...

Giò                              - (remissivo) Ve l'ho già detto, Nostromo. Lasciateci andare via...

Il Nostromo                -  Va bene. Ma prima qualcuno vuol sapere che cosa vi è venuto in mente, per finire come tre vecchi bacucchi. Siete andati a pescare come ragazzini...

Bao                             - (confuso) Inutile, Nostromo. Lasciateci andare. Siamo davvero tre vecchi insensati. Non dovete perdere altro tempo, con noi...

Il Nostromo                - (scattando) Ma non prima che mi abbiate detto il perchè della vostra stupida fine. Avete capito? Qui non è scritto. Dev'essere una cosa ben sciocca, se i vostri libretti non la riportano. Qui c'è tutto, il male e il bene. Non ci sono bugie, qui. Su, parlate. Uno di voi trovi il coraggio...

Vian                            - (dopo un penoso silenzio, scattando) Su, che cosa ci vuole? Tanto non possiamo certo nasconderlo più a lungo.

Giò                              - Ma finiscila.

Bao                             - Guai a te se parli.

Vian                            - Lo dirò lo stesso. La colpa è di tutti e tre. Eguale. Siamo andati... siamo andati a pescare il pesce d'oro, ecco.

Il Nostromo                -  Che?

Vian                            - Il pesce d'oro, Nostromo. Lo avevamo promesso...

Il Nostromo                - (ridendo di cuore) Ah! Questa sì che è grossa! Il pesce d'oro? C'è un pesce d'oro, in mare? D'oro vero? Ah! Ah!

Vian                            - (fermo, convinto) Certo, Nostromo. C'è. Nel mezzo della Corrente Calda, in una specie di pozzo di pietra azzurra, c'è il pesce d'oro. Pochi sanno, nessuno l'ha mai visto, ma c'è. E noi...

Nostromo                    - (sempre ridendo) ... volevate tirarlo su, e andare a venderlo! Ah! Ah! Avete girato il mondo, e siete rimasti così... tonni? Il pesce d'oro. Una favola da bambini. E loro hanno creduto, e sono andati per il mare con un tempo da buttar giù le corazzate, con una barchettina grande così, con le lenze... Tonni! Tonni grossi come balene! (Ride ancora) Tutto d'oro fino, vero? Che bella som-metta se ne poteva ricavare! Quanti pranzi, quante bevute...

Giò                              - (calmo, pacato) Non era per noi, Nostromo. Era...

Il Nostromo                -  ... per le vostre fidanzate, vero?

Vian                            - (semplice, accorato, umile) ... per un bambino, Nostromo. Un bambino che ha il sangue che va in acqua, e il medico ha detto che gli restano pochi giorni di vita... È lui che si era messo in testa di avere il pesce d'oro, è lui che ha visto il pozzo az­zurro, in mezzo alla Corrente Calda, e ci ha indicato il posto preciso dove si doveva calare le lenze... Aveva visto tutto, lui. Ce l'ha detto, iermattina. Non si poteva più aspettare. Siamo andati...

Giò                              - Adesso basta, Vian. Faremo ridere tutti, qui sopra. Non aprire più bocca...

Il Nostromo                -  Mi pare ci sia più poco da dire. Se qualcuno avrà voglia di ridere... (trattenendo a stento la risata che gli gorgoglia in gola) certo che ci sarà una storiella di più da raccontare... Il pescio­lino d'oro... (Il fischio del megafono. Va all'apparecchio) Pronto, Nostromo. (In ascolto, con espressione di grande stupore) Bene, Comandante. Certo. Ai vostri ordini, Comandante... (8i volta verso i tre vecchi marinai, il suo volto è completamente mutato, sembra irradi luce) Il Comandante ha detto... (va lentamente vicino ai tre) ... ha detto che potete rimanere qui, sulla « Grande Nave »...

Vian                            - (con voce tremante) Anch'io, Nostromo? Non ci sarà uno sbaglio?

Il Nostromo                - (fermo, dolcissimo) Il Comandante non sbaglia mai, ragazzi... Ricordatelo bene, questo. Non sbaglia mai. (Si chiude lentamente il velario).

FINE TERZO QUADRO

QUARTO TEMPO

Ancora la cucina nella casa di Giò. (Le tre donne sono nello stesso atteggiamento di pre­ghiera in cui sono rimaste alla chiusura del primo tempo. Dalle loro labbra s'alza un borbottìo continuo: le parole di una prece. La porta si spalanca d'im­provviso, nel vano appaiono i tre giovani: Pian, Vie, Genù. Sono stravolti, non'osano entrare; le tre donne balzano in piedi dalla posizione di preghiera).

La vedova di Giò       - Che cosa volete? Che cosa c'è ancora?

Vie                              - Nonna... Sentite: eravamo sulla spiaggia, a tirare in secco la barca... Ad un tratto...

La figlia di Vian         - Su, dite... volete farci morire?

Genù                           - ... la campana, nonna... Abbiamo udito la campana, battere appena appena un tòcco, come se qualcuno ne avesse sollevato il martello... con un dito, un dito appena...

Pian                             - Un soffio soltanto, donne... Ma vi giuro che ha suonato...

La vedova di Giò       - Dio, Dio... fosse vero... Avessi almeno questa grande consolazione..'.

La nipote di Bao         - Forse, il vento...

La vedova di Giò       - Nessun vento ha mai fatto suonare quella campana... Non lo sai? Nessun vento, a memoria d'uomo... Ma ne siete certi?

Genù                           - Sì, nonna, certissimi. Ma appena un soffio, un respiro... Dovrà suonare ancora, nonna. Forse era soltanto il preannuncio... Bisogna stare in ascolto. Siamo corsi qui, subito, per avvertirvi...

La vedova di Giò       - Tacete, adesso. Lasciate la porta aperta, venite dentro, stiamo in silenzio, così, trattenendo il respiro... (I giovani entrano, fanno gruppo poco distante dal camino; le tre donne sono in piedi, la vedova ha il capo eretto e guarda in alto, con assoluta fissità. Qualche istante di profondo silenzio. Poi, gravi, distinti, giungono i rintocchi della Cam­pana; nessuno si muove. Soltanto la nipote, accanto alla vedova, si lascia scivolare a terra, e nasconde il volto nella gonne della donna, cominciando a piangere sommessa).

La voce della Campana (dopo i rintocchi) Gente della gente del mare, tre dei vostri uomini sono saliti sulla tolda della « Grande Nave ». Sono arrivati tra i loro fratelli, adesso, e continuano a correre il mare come hanno sempre fatto nella loro vita. Essi sono felici, gente, e vi mandano la loro benedizione. Veglieranno anche loro, adesso, su quelli che sono rimasti in mare, sui giovani che cominciano a navigare, sui piccoli che cresceranno marinai, e su tutti voi, pescatori; e su voi, gente della gente del mare. Con l'aiuto di Dio e col consenso di Dio, gente, tre bravi marinai sono saliti sulla « Grande Nave ». (La voce si smorza, altri rintocchi di campana).

La vedova di Giò       - (volgendo lo sguardo intorno, sui giovani che fanno sempre gruppo, sulla figlia, sulla nipote accasciata ai suoi piedi) Erano tre grandi marinai. Preghiamo ancora, creature. Preghiamo. (Tutti s'inginocchiano, mentre si chiude il velario).

FINE