La guerra delle mogli
Commedia in tre atti
di
Aurelio Ungaro
Personaggi
Gianni De Bury |
Albergatore |
Adele |
Sua moglie |
Luigi |
Ingegnere, amico di famiglia |
Marcella |
Moglie di Luigi |
Carlo |
Psichiatra, amico di famiglia |
Ilaria |
Moglie di Carlo |
Carolina |
Governante di Gianni De Bury |
Attilio |
Vicino di casa |
Don Vittorio |
Parroco, zio di Adele |
Leone |
Garzone di pizzeria |
Colonnello Petrarca |
Vicino di casa |
Ellen |
Pittrice, ospite sfrattata dell’albergo di Gianni |
Ulisse |
Operaio dei telefoni |
Il Barone |
Boockmaker |
Isabella |
Massaggiatrice |
Alessandra |
Infermiera |
Aurelio Ungaro
Via L. Bianchi, 13/e
80131 Napoli
Tel. 392 6744066
aurelio.ungaro@fastwebnet.it
La guerra delle mogli
ATTO PRIMO
La Scena è il salone d’ingresso in casa di Gianni De Bury, sul fondo, a destra, la porta d’ingresso, a sinistra la vetrata che dà sul giardino. Sulla quinta di sinistra, in prima una porta, in seconda la porta della cucina. Sulla quinta di destra, in prima la porta della camera degli ospiti, in seconda la comune. Sabato, è appena finito il pranzo serale, che, come al solito, vede riunite le tre coppie di amici per il Week End, ultimo brindisi, indi il caffè, che gli uomini prendono sul divano, mentre le donne, preferiscono sorbirlo in giardino, visto il clima primaverile che già si fa sentire.
Scena prima
Gianni e Adele, Luigi e Marcella, Carlo e Ilaria, indi Carolina
LUIGI Ottimo… oggi è stato più squisito del solito…
CARLO Ci dici il trucco?
ADELE Tutto merito di Carolina…
MARCELLA Carolina… ecco il trucco!
ILARIA Già! Una governante del genere, che sappia anche cucinare dove la trovi?
GIANNI Io direi che il merito, più che di Carolina sia di don Vittorio, lo zio di Adele…
MARCELLA Don Vittorio?
ILARIA E cosa c’entra un prete con una cameriera?
GIANNI E’ stato lui a presentarcela…
LUIGI Si occupa di collocamento adesso?
GIANNI Ma no, ma no… la ragazza aveva bisogno di lavorare e noi l’abbiamo assunta, tutto qui!
MARCELLA Tutto qui? Tutto qui dice…
ILARIA Be’, ammetterai che è stata una bella fortuna…
CARLO La fortuna è avere uno zio prete! (tutti ridono)
CAROLINA (entrando per sparecchiare) Il caffè è quasi pronto…
ADELE A noi lo servirai in giardino…
CAROLINA Come desidera… (raccoglie dei piatti ed esce)
ADELE (alle amiche) Andiamo a prendere un po’ d’aria… è una magnifica serata, come non se ne vedevano da anni in primavera… (esce)
ILARIA Certo cara… (la segue)
MARCELLA E’ una magnifica idea… vengo… (posa il tovagliolo ed esce anch’essa)
Scena seconda
Gianni, Luigi, Carlo, indi Carolina, indi Marcella
CAROLINA (rientra ed esce per finire di sparecchiare) Ai signori il caffè dove lo servo?
GIANNI Ma qua, naturalmente…
LUIGI Il giardino è già troppo affollato…
CAROLINA Come desiderano… (esce)
CARLO (a Gianni) Nulla in contrario se lo vado a prendere in cucina…
LUIGI Vengo anch’io!
GIANNI Per favore, per favore! Siate seri… avete pure una certa età!
CARLO Sentilo… l’albergatore stanco!
LUIGI (gli lancia un cuscino prendendolo dal divano) Dimmi che non l’hai già pensato?
GIANNI Ma che cosa? State buoni…
CARLO (un altro cuscino) Sentito l’innocente?
LUIGI Ma fammi il piacere… (ancora un cuscino)
GIANNI Ma insomma! ‘A vulite fernì? Me pare che tenite dieci anne per uno! Vergognatevi, un medico e un ingegnere che pareno dduje collegiali…
LUIGI (ironico) Papà! Vuò vedè, se zi prevete ne tiene un’altra come questa?
CARLO Vedi se te ne dà due…
GIANNI Si, mo arapimme ‘a concessionaria! Ma che aggia sentì!
LUIGI L’idea non è male… con quella carrozzeria, andrebbero a ruba!
CARLO Lasciatelo dire da uno che se ne intende… qua non è solo questione di carrozzeria, e gli optional? Dove li mettiamo gli optional?
LUIGI E già! Gli optional li hai visti?
GIANNI Prima di voi…
CARLO (a Luigi) Allora non è perso! E’ ancora dei nostri…
LUIGI Evviva!
GIANNI Finitela… se ci sente qualcuno facciamo una brutta figura… anche con lo zio prete…
LUIGI E da quanto in qua ti preoccupi di un prete?
CARLO (vedendo arrivare la moglie di Luigi, cambia ma non dice niente agli altri) Per quanto mi riguarda… basta! Adesso faccio il serio…
GIANNI Oh… finalmente!
LUIGI Ma che serio e serio… come si fa a fare il serio con una belva come Carolina per casa?
MARCELLA (entrando ha sentito tutto) Anch’io ho un animale per casa… una Jena!
LUIGI Marcella…
GIANNI (cercando di porre rimedio) Non fraintendere, si scherzava…
MARCELLA Io invece facevo sul serio! (prende il fazzoletto dalla sua borsa, si soffia il naso, in modo assai gentile, quindi lo riposa ed esce, il tutto con modo elegante e naturale, mentre gli altri la stanno a guardare in silenzio, agghiacciati)
GIANNI Che vi avevo detto?
LUIGI (guarda Carlo che sorride di nascosto, e con livore cerca di rimproverarlo) Tu? Tu! Tu…
GIANNI Rifai il numero, è occupato!
CARLO (scoppia a ridere) Ah, ah, ah… altro che jena! Sembravi un cucciolotto impaurito! (lo imita) Marcella…
LUIGI (gli lancia un cuscino) Ma sei proprio un bastardo!
GIANNI Carlè, me pare che tene ragione! Che scherzi da prete sono questi?
CARLO (sempre ridendo) Come quelli che fa don Vittorio…
GIANNI Don Vittorio? E che c’entra mo’?
CARLO Mo’ niente… ma dopo, te ne accorgerai, con quella dentro casa! Ah, ah, ah…
LUIGI Carlè, mo’ basta! Giovà, ma dimme ‘na cosa… come hai fatto a convincere tua moglie?
GIANNI Oh, ha fatto tutto lo zio… poi è bastato che io dicessi che non la volevo... che già bastava mia moglie per casa come donna, e non volevo una sua alleata… e il gioco fu fatto!
CARLO Tua moglie, pur di farti dispetto… però! Degno di Machiavelli… complimenti! Io so’ nu psichiatra, ma al tuo confronto, me sento nu dilettante!
LUIGI Hai capito! Io sarò una jena… ma tu si ‘na volpe!
CAROLINA (entra con il carrello con su il vassoio dei caffè) Prego… quanto zucchero?
CARLO Oh cara, come sei dolce… poco, poco, se no va a finì che tra tanto dolciume mi viene il diabete…
LUIGI E vide si ‘a finisce! A me uno grazie…
GIANNI Uno pure per me…
CAROLINA Prego… vado dalle signore…
GIANNI Vai, vai… è meglio…
CARLO A quando il primo assalto?
GIANNI Va a fini, che non vi invito più! O sarò costretto a cambiare cameriera…
LUIGI No! Non puoi farlo…
CARLO Pensa allo zio prete… che direbbe?
LUIGI E po’ vuò mettere… questa è degna d’un barone!
GIANNI ‘O barone! Accidenti… mo me scurdavo!
CARLO (a Luigi) Nun te faje maje ‘e fatte tuoje!
GIANNI (va verso il telefono) Devo assolutamente telefonarlo…
CARLO ‘O sapevo! Mo c’appizzamme quacch’ata cosa ‘e solde!
LUIGI ‘O barone t’ha dato qualche dritta?
CARLO ‘O barone? Chillo nun t’’a da dritta, manco si ‘a tira cu’ ‘na riga!
GIANNI (compone un numero al telefono) Pronto… il barone? Sono Gianni… come chi Gianni… Gianni De Bury! Oh, bene, sei pronto? Allora scrivi… (mentre detta scrive anch’egli meccanicamente su un foglietto di carta) Olympia O. è il numero otto nella decima corsa, puntaci 1.500.000 lire… vincente! Comm’è chi mo fa fa? E’ nu ciuccio? Tu non ti preoccupare, fa ‘a puntata e basta, ho i miei informatori… quanne te vuò giucà che vence? Comme? Si vulisse scummettere cu tutt’’e jucature stisse frisco? Tu staje là apposta… pe’ piglià ‘e giocate… Aje ragione pure tu! Allora prendi la giocata e non discutere! (posa il telefono) Oh! Benedetto nostro Signore, mo’ pur’isso se mette a fa’ l’intenditore…
CARLO Allora? Quanto ti dobbiamo dare?
GIANNI Mica ho detto che dovevamo giocare assieme?
LUIGI E già… giochiamo quando perdiamo, figurati adesso… ti ho visto troppo deciso!
CARLO Facciamo diviso tre…
GIANNI Se volete… però io non c’entro niente! (squilla il telefono)
LUIGI Mi raccomando però, acqua in bocca…
GIANNI Che lo dici a fare… (bussano alla porta, è Attilio) scusa, apro…
LUIGI Fai, fai…
Scena terza
Attilio e detti
ATTILIO (entrando come una furia si dirige verso Luigi) Oh… meno male che siete in casa… mi si allaga tutto…
LUIGI (guarda Gianni quasi sorridendo) Tiene qualche pannolino?
GIANNI Mica abbiamo bambini…
ATTILIO Sono tutta bagnata…
CARLO (c.s.) Problemi di incontinenza?
ATTILIO Ma no, ma no! Stavo facendo la doccia… quando all’improvviso mi è scivolato il sapone nella vasca…
LUIGI C’era nessuno?
ATTILIO Perché?
LUIGI (si trattiene a stento dal ridere) No, chiedevo…
ATTILIO Nessuno, nessuno, chi ci doveva essere, ma vi prego fatemi usare il telefono….
GIANNI Il telefono?
LUIGI E vorrà chiamare qualcuno, prima che si consumi il sapone!
ATTILIO L’idraulico!
CARLO Vi piace?
ATTILIO Mi serve! E’ urgente!
GIANNI La! Il telefono è là… fai con comodo…
ATTILIO (precipitandosi al telefono) Grazie, grazie, grazie…
LUIGI Ma lui non l’ha il telefono?
GIANNI Che ne so, gli sarà scivolato pure lui nella vasca…
ATTILIO (compone il numero) Pronto… Amilcare… mi allago tutta… scusate, è l’idraulico? E come vi permettete? Non mi serve il pannolone! Scostumato! (a Gianni) Ho sbagliato numero posso riprovare?
GIANNI Fai come a casa tua…
ATTILIO (c.s.) Pronto… Sono con l’acqua alla gola… ma… non è Amilcare? I gargarismi li fai fare a tua sorella! Hai capito? Idiota… (guarda Gianni)
GIANNI Ritenta… vedrai che prima o poi vincerai!
LUIGI (si scompiscia sul divano) Ah, ah, ah…
ATTILIO (c.s.) Pronto… parlo con Amilcare? Oh, finalmente… correte mi sto allagando! Come calma… io sto con l’acqua quasi alle ginocchia… dovete fare presto! Ma quale calma e calma… mi è scivolato il sapone nella doccia e si è otturato lo scarico… come? Non si scioglie proprio niente, la pietra di sapone era nuova e ha ancora la carta attorno… ma insomma vi volete sbrigare, siete ancora li? (arrabbiato) Ancora cu’ ‘sta calma? Come? Ah già, non vi ho detto chi sono! Attilio… qua Regolo, ho capito avete voglia di scherzare… Attilio Frate… si, quello del N° 85 del parco dei Tigli, perfetto! Venite subito? Il tempo di arrivare… (posa il telefono e si alza, è agitatissimo) Il tempo di arrivare!
GIANNI Che ha detto?
ATTILIO Il tempo di arrivare!
LUIGI (si rotola sopra al divano dalle risate, ma è un riso soffocato, per non farsi vedere)
GIANNI E dove stà st’idraulico?
ATTILIO Abita in Via Camillo Benzo…
CARLO ‘O conte ‘e Cavour?
ATTILIO Precisamente…
GIANNI E meglio che chiamamme e pumpiere! (a Luigi) Stà a chell’ata parte d’’a città, pe’ tramente arriva, s’è allagato ‘o quartiere!
LUIGI (c.s. cerca di trattenersi)
Scena quarta
Don Vittorio e detti
D. VITTORIO (entra dalla porta socchiusa) E’ permesso?
GIANNI Don Vittorio carissimo… accomodatevi…
D. VITTORIO Come mai la porta era aperta?
GIANNI Oh, un emergenza… l’ho lasciata io socchiusa…
D. VITTORIO (spaventato) Un’emergenza? E’ successo qualcosa?
CARLO No, non vi preoccupate… è caduta una pietra di sapone… (sorride)
D. VITTORIO Non capisco…
GIANNI Conoscete Attilio?
D. VITTORIO Certo, uno dei miei più assidui parrocchiani… ma continuo a non capire…
LUIGI A Frate Attilio qua, è cascata la pietra del sapone mentre si faceva la doccia…
GIANNI Si, e questo, gli ha procurato l’otturazione dello scarico…
LUIGI Così, mentre e venuto qua per telefonare… (ride) gli si sta allagando la casa!
D. VITTORIO Dio buono… e non poteva chiudere l’acqua?
ATTILIO (gridando) Mamma mia! E chi c’ha penzato! Don Vittò v’hanna fa’ Santo! (scappa via)
LUIGI (scoppia a ridere) Nun ce ‘a faccio cchiù…
GIANNI ‘A vuò fernì? (ride pure lui)
D. VITTORIO E pure era tanto semplice!
GIANNI E, ma quello Attilio è un bambinone…
LUIGI Vuò scummettere che mo’ pe’ chiudere l’acqua, scivola e se fa male?
CARLO No, fino a chistu punto?
LUIGI Quanno te juoche?
GIANNI Centomila lire…
LUIGI Andata!
CARLO Ci stò!
D. VITTORIO (in tono di rimprovero) Figlioli! Vi sembra ‘na bella cosa quella che state facendo?
GIANNI Era così, per scherzare…
LUIGI No, no, che vuò scherzà… quello che è detto è detto!
D. VITTORIO (mentre Gianni gli fa cenno di tacere) Vergognatevi! Alla vostra età… quando metterete un po’ di giudizio? (bussano alla porta)
GIANNI (va ad aprire) Si…
Scena quinta
Leone e detti
LEONE (Con dei cartoni delle pizze in mano) Mi dovete scusare per il ritardo, ma c’era un po’ di traffico… Gueh… signor Gianni… e ce state pure vuje… signor Carlo, signor Luigi…
GIANNI E tu che faje? Il barone ti dava poco?
LEONE No, no, sapete… è per arrotondare… la pizzeria è di mio fratello…
LUIGI (a Gianni) Comunque hai avuto un a bella idea…
CARLO Peccato che già si è mangiato!
GIANNI Ma chi ha ordinato?
LUIGI Perché, non sei stato tu?
GIANNI Io? Ma quanno maje!
LEONE Volete dire… che non siete stato voi ad ordinare le pizze?
GIANNI Ma quali pizze…
LEONE Avete voglia di scherzare, è ove?
GIANNI Mai stato più serio in vita mia…
LEONE (arrabbiato) Allora chi l’ha ordinate ‘sti pizze?
GIANNI E lo volete sapere da me? Ma guarda un poco!
LEONE E io mo a chi e porto?
GIANNI A chi le ha ordinate… è ovvio…
LEONE Ma se mi dite che non siete stato voi?!
CARLO Ma perché scusate, esiste sul’isso?
LEONE Allora siete stato voi?
CARLO Ma se stiamo assieme?
LEONE Nun credo che ‘o signor Gianni se mangiava otto pizze da solo no?
CARLO Oh… siente!
GIANNI Comunque, noi non abbiamo ordinato niente, se ci fai il piacere… (apre la porta)
LEONE (Mentre va all’uscio si scontra con il colonnello) E io mo a chi ‘e porto…
Scena sesta
Colonnello e detti
COLONNELLO (entra precipitosamente e scontrandosi con Leone, gli manda all’aria i cartoni con le pizze) Cribbio… presto correte… il nostro vicino…
LEONE Ma… guardate dove andate!
COLONNELLO Ma che guardate e guardate… è un’ emergenza!
LUIGI Ohi! Che ti dicevo?
GIANNI Aspetta nun he ancora vinto! Colonnè, qua vicino?
COLONNELLO Come quale vicino? Cribbio… Attilio! E’ scivolato in casa e si deve essere rotto un braccio, io ho sentito gridare è sono accorso… l’ho trovato per terra in salotto, in un mare d’acqua! Presto, serve una macchina per trasportarlo in ospedale!
D. VITTORIO Non sarebbe meglio chiamare un’ambulanza?
CARLO Certo! Se c’è una frattura, non è consigliabile muoverlo…
GIANNI Adesso provvedo io…
D. VITTORIO Andiamo di la a vedere che s’è fatto…
LUIGI Vengo anche io…
COLONNELLO Fate presto… Gianni ci pensate voi all’ambulanza?
GIANNI Si, si, avviatevi adesso chiamo l’ambulanza e vengo a vedere pure io…
LUIGI (mentre esce, torna da Gianni) Centomila che è frattura… o me ne dai duecento, o siamo pari!
GIANNI Ci stò! (dopo aver stretto la mano a Luigi per sugellare il patto, compone il numero, Luigi esce) Ma purtasse jella? Pronto… no, non dicevo a voi… per favore un’ambulanza al parco dei Tigli, al n° 85,
LEONE (che nel frattempo aveva raccolto le pizze) Ma scusate, non è parco dei Gigli questo?
GIANNI Ma che parco dei Gigli… come? No, no, parlavo con… non ha importanza, è parco dei Tigli non parco dei Gigli…
LEONE Siete sicuro?
GIANNI Vuoi che non sappia deve abito? (all’apparecchio) Non ho capito? Io lo sò dove abito! Mi devo decidere? Ma di che cosa? Ma qua parco dei… ve l’ho detto parco dei Gigli…
LEONE ‘O bbì che tenevo ragione!
GIANNI Scusate un attimo… (a Leone) Mo si nun te ne vaje! (al telefono) Pronto! Ah, allora parco dei Tigli… comme finalmente me so deciso? E’ mez’ora che ve lo sto dicendo! Pronto… tra un mese, in Polinesia? Si, mo’ ‘o purtamme ‘a Polinesia pe’ fa’ venì l’ambulanza! Ma perché, qua non può venire? Ah… non dicevate a me? Parlavate con la vostra collega… è il vostro piano per le vacanze! Scusate ma qui c’è un uomo… be, insomma, una persona che è caduta e non sappiamo se ci sia qualche frattura…e vuje penzate ‘a Polinesia? Come e dove dovete andare? (chiama) Carolina! (al telefono) Ringraziate che sono un signore! (chiama) Carolina! (al telefono) Fate presto piuttosto… Comme? E’ inutile che chiamo rinforzi? Chi è ‘sta Carulina… non sono affari che vi interessano pensate a fare presto! D’accordo, vi aspettiamo! (attacca ed esce di corsa) ‘A Polinesia… ma va fan…
LEONE Vi siete deciso?
GIANNI A che?
LEONE Che stramaledetto ‘e parco è chisto?
GIANNI Uh! Pe’ favore si! Staie ancora ccà!
CAROLINA Comandate…
GIANNI Io vado insieme agli altri a vedere Attilio cosa si è fatto… deve essere caduto…
CAROLINA Oh, Madonna! Speriamo non sia niente di grave…
GIANNI E speriamo di no… se no perdo duecentomila lire! (esce)
LEONE (seguendolo) Ma scusate sti pizze… mo’ ce lascio ccà, può darse che doppe le vene famme… po’ torno p’’o cunto!
Scena settima
Adele, Marcella, Ilaria e Carolina
MARCELLA Ma chi era che gridava?
ADELE Non saprei! (vedendo Carolina) Carolina… e gli altri?
CAROLINA Sono accorsi a vedere il signor Attilio cosa s’è fatto…
ADELE Perchè? Che si è fatto?
CAROLINA Sarà caduto… stando a quello che m’ha detto il signore vostro marito…
ILARIA Per la miseria… di sabato pomeriggio?
ADELE Mo s’’o sceglieva ‘o mumento!
MARCELLA Ma che dici Ilà! Se è caduto, è caduto…
ILARIA Ma io volevo dire, va a succedere proprio, di sabato…
MARCELLA E se è successo mo’, cu chi t’ha vuò piglià? Pensa piuttosto a quel poveretto…
ADELE Già, lui che deve dire…
MARCELLA Non sarebbe il caso di andare a vedere?
ADELE No, è meglio di no! Già ci sono loro, troppa confusione è peggio…
MARCELLA Hai ragione! Speriamo non sia niente di grave…
CAROLINA Speriamo di no… se no il padrone perde duecentomila lire….
ADELE Come, come?
CAROLINA Così ha detto uscendo…
MARCELLA Che avrà voluto dire?
ILARIA Secondo me… si sono giocati qualcosa di soldi… ma mi sfugge il motivo!
ADELE (intuendo la serietà del discorso, licenzia Carolina) Carolina… puoi anche andare, grazie dell’informazione!
CAROLINA Con permesso… (esce)
ADELE Una scommessa… tu dici?
ILARIA Non c’è altra spiegazione…
MARCELLA E già, perchè dovrebbe perdere duecentomila lire…
ILARIA Se non si è fatto niente… ma se si è fatto male, invece…
ADELE Gesù! Hanno scommesso sull’infortunio di quel poveretto… ma, sono delle bestie!
MARCELLA Cosa credevi? Che il tuo era diverso? Gli uomini mia cara, sono tutti uguali! Ti stai rendendo conto che razza di maiale hai sposato…
ILARIA Cinici! Perversi! Donnaioli, giocatori, e chi più ne ha, più ne metta!
ADELE Mio Dio! Cosa fare… cosa?
MARCELLA La guerra!
ADELE La guerra? Che guerra? Come?
MARCELLA Oh, vedrai, ti istruiamo noi, che già siamo in guerra da un bel po’! Dopo la battaglia, sarete più uniti di prima… noi dobbiamo fare fronte unito… dobbiamo lottare per un unico scopo… piegare i nostri mariti alle nostre volontà!
ADELE Ma c’he penzato che putimme abbuscà?
MARCELLA Non ci sono guerre, senza vittime, mia cara…
ILARIA Ogni battaglia impone i suoi sacrifici… il rischio fa parte del gioco!
ADELE Non vi riconosco! (suonano alla porta, Adele apre.)
MARCELLA Non ti preoccupare, qualche nostro consiglio, e non ti riconoscerai nemmeno tu!
Scena ottava
Gianni, Luigi, Carlo, Colonnello e dette indi don Vittorio
GIANNI Prego entrate…
ADELE Ma… che succede, cosa è successo ad Attilio?
LUIGI E’ scivolato e si deve essere rotto un braccio… (a Gianni) A proposito… mi devi duecentomila lire…
GIANNI (facendo segno) Ssst! Zitto… dopo te le do!
MARCELLA Poverino, si è fatto male?
COLONNELLO (tutti la guardano) Cribbio… signora… secondo voi, si è fatto bene?
LUIGI Cosa dici cara… certo che si è fatto male… una frattura è sempre una frattura!
ADELE Qual è il braccio interessato?
GIANNI Il sinistro…
ILARIA Che fortuna! Il destro è salvo!
D. VITTORIO (entrando di corsa) Ci vuole qualcuno che lo accompagni, il poverino è solo…
COLONNELLO Io, non posso cribbio! Aspetto mia figlia da un momento all’altro e non ha le chiavi di casa…
GIANNI Per la miseria, nella foga mi devo essere perso un gemello, vado a vedere… (esce)
CARLO (si avvicina al telefono) Dimenticavo di telefonare all’ospedale per dare disposizioni per il turno di guardia per questa notte…
LUIGI Per la miseria… Marcella, tua cugina già sarà arrivata alla stazione!
MARCELLA Mia cugina? Ma…
D. VITTORIO Ho capito, ci vado io!
ILARIA Meno male!
ADELE Bravo! E’ una questione d’umanità… qualcuno si deve pur sacrificare…
D. VITTORIO Ci sono io, no?
CLONNELLO Chi meglio di voi…
D. VITTORIO E’ giusto! Quel poveretto mi voleva Santo… vuje me vulite martire… così per lo meno, spero di diventare Beato!
GIANNI (rientra mentre D. Vittorio esce) Allora, chi ci va?
D. VITTORIO Il Beato Vittorio! Trovato il gemello?
GIANNI Ma che…
D. VITTORIO (ironicamente, prendendogli il braccio con al polso il gemello) ) Secondo me, deve essere figlio unico… (esce)
COLONNELLO Allora io andrei…mia figlia sta per tornare…
GIANNI E non ha le chiavi di casa… andate pure, e grazie anche a nome di Attilio…
COLONNELLO Per carità… era il minimo che si potesse fare… speriamo si rimetta presto. (saluta le signore con un baciamano mettendosi sull’attenti, e gli uomini con un attenti e chinando il capo) Signora Adele… (a Marcella) signora Ilaria… signora Marcella…
MARCELLA (provando piacere) Oh…
COLONNELLO (c.s.) Signor Gianni… (a Carlo,vedendolo distratto, lo chiama) Signore…
CARLO (distrattamente, mentre tenta di telefonare) Carlo, Carlo…
COLONNELLO Lo so! Signor Carlo, Carlo… di nuovo a tutti… (va via)
MARCELLA Accidenti, che galantuomo…
ADELE Capirai, è un ex colonnello dell’esercito… un uomo all’antica, tutto d’un pezzo…
MARCELLA (allusiva) Non come certi tipi che ci sono oggi…
LUIGI Alludi?
GIANNI (a Luigi) (duecentomila che l’ha con te…)
LUIGI (non t’è bastato per oggi?)
GIANNI (Mi devo rifare!)
ADELE Mi dispiace per Attilio… accidenti, avrei voluto uscire, ma adesso non mi va più! Che facciamo?
MARCELLA (ad Adele) Che ne dici di un giro di canasta?
ILARIA Si, si… buona idea…
ADELE Si ma solo un giro… magari in giardino, col fresco…
MARCELLA Ottimo! Mi avvio… (esce)
ILARIA Vengo con te… (esce)
ADELE (prende le carte dal cassetto della credenza e si avvia in giardino) Noi siamo di la…
GIANNI Andate, andate… (squilla il telefono)
Scena nona
Gianni, Luigi, Carlo indi Carolina
LUIGI Non rispondi?
GIANNI (distrattamente) Come? Ah, si…(risponde) Pronto… ah, sei tu, ch’è successo? Come?… Piano, piano, non ho capito niente… (pausa) come ha detto che se ne va, se non gli diamo una camera.. e dategli una camera! Se ce ne fossero… ma pecchè, già so’ tutte… santi numi, è mo comme se fa? Ma che stai scherzando, all’onorevole nun ce damme ‘na camera? A costo di buttare qualcuno fuori… comme a chi? Nun ce sta nisciuno che possiamo sistemare diversamente? ‘A nipote ‘e l’ambasciatore… no, no… c’avimma fa nascere ‘n’incidente diplomatico? No, no… nisciun’ata? ‘A principessa? Ma tu si pazzo?! No, no… truvammene n’ata… comme? So’ tutt’’e chistu calibro? Mannaggia a mme e quanne me vulette arapì l’albergo ‘e lusso! … Ci sarebbe, o c’è? A c’è.. e chi? ‘A pittrice che vene ‘a Londra pe’ ritirà ‘o premio “miglior pittore dell’anno”? E proviamo con lei… trovagli una stanza da un’altra parte… come hai già provato in tutti gli alberghi… embè? Niente! E io ‘o sapevo! Va be… mo vengo io… cerca di trattene l’onorevole…
CARLO Una pittrice? Com’è?
LUIGI Un’artista… non mi è mai capitata…
GIANNI (facendogli segno di stare zitti) A ‘sta caspita ‘e pittrice digli che le troviamo una sistemazione migliore… e ‘o saccio pur’io che non esiste… ho capito, sto venendo! A costo ‘e m’ha purtà a casa mia! Nun fa movere a nisciuno! Comme? Ma che vuò legà! Trattienili, arrivo… (posa) E’ vo legà… chisto pur’è scemo!
CARLO C’è qualche problema?
GIANNI All’albergo… devo andare a risolvere ‘na scocciatura! (chiamando) Carolina!
LUIGI Mica t’ha puorte veramente ‘a casa?
GIANNI Ma che si’ pazzo! Stesseme frische… si tutt’è proprietari d’albergo se vulessero purtà e cliente a casa…
CARLO E dipende dai clienti! Ma chi è sta pittrice?
GIANNI E’ ‘na vecchia scuffata, che ha vinto un premio… n’inglese, tenarrà ‘na settantina d’anne… abbiate pazienza, vado, la sistemo un attimo e torno… (chiamando) Carolina!
LUIGI E chi te lascia!
CARLO Noi veniamo con te! Ci può essere bisogno d’una mano a sistemarla…
GIANNI Ma che state dicenno? E questione di pochi minuti…
LUIGI Appunto… tu ti puoi incavolare, cu’ ‘na settant’enne… noi ti manteniamo calmo!
CARLO Se capisce…
CAROLINA (entrando) Avete chiamato?
GIANNI Carolì, debbo assentarmi un attimo… un problema all’albergo, avvisa mia moglie, dille che torno subito…
CARLO Torniamo subito… di alle signore che noi lo abbiamo accompagnato…
CAROLINA Come desidera…
LUIGI Tutti per uno…
GIANNI E’ arrivato Dartagnan! Che pacienza che ce vo cu vuje! (rassegnato) Andiamo…
CARLO ‘Na pittrice ‘e sittant’anne… e chi te crede!
LUIGI Manco si ‘a veco cu’ l’uocchie mieje! Andiamo, andiamo… (lo spinge fuori seguendolo)
GIANNI (uscendo) Oh, ma vuje site cose ‘e pazze!
CAROLINA (richiude la porta, prende le tazze le poggia nel vassoio)
Scena dieci
Carolina, Adele, Marcella, Ilaria
ADELE (rientrando) Carolina, fuori non si può più stare rientriamo… ma dove sono tutti…
CAROLINA Adesso sarei venuta ad avvisarvi… il signore ha avuto un problema all’albergo, e si è dovuto assentare… ma dice che subito torna…
MARCELLA E gli altri?
CAROLINA Lo hanno accompagnato…
MARCELLA Che tipo di problema può essere?
CAROLINA Se non ho capito male… una pittrice!
ADELE Una pittrice?
ILARIA E’ che problema sarebbe?
MARCELLA Un problema di donne… non avete ancora capito?
CAROLINA No, se mi permettete, fossi in voi non mi preoccuperei… ho sentito dire che tiene settant’anni…
ADELE Chi lo ha detto?
CAROLINA Il signore vostro marito…
MARCELLA Allora ne tene al massimo venticinque!
ILARIA Vent’otto va…
ADELE Io l’ammazzo! Hai sentito nient’altro?
CAROLINA No… solo il signor Luigi che gridava, “tutti per uno”…. poi sono usciti!
ADELE Tutti per uno?
MARCELLA So’ arrivate ‘e tre moschettieri!
ILARIA Ma nun erano quatte?
ADELE (nervosa) ‘O quarto è ‘a pittrice!
CAROLINA Ma è femmina…
ADELE Appunto! Se era uomo, manco se fossero muosse! Va be’, grazie Carolì… puoi andare!
CAROLINA Con permesso… (esce)
ADELE (avvicinandosi al telefono) Allora overo vo’ ‘a guerra! Ora chiamo l’albergo e m’informo…
MARCELLA Tempo sprecato…
ADELE (s’accorge del biglietto scritto da Gianni) E questo? Che diavolo sarebbe?
ILARIA Fa vedere… (prende il biglietto dal tavolo e lo legge) Olympia, 0810150000… perbacco! Un nome e un numero…
ADELE Porco, porco, porco!
ILARIA Bastava dire… marito!
ADELE Una pittrice di settant’anni eh? Bastardo!
MARCELLA (prende il biglietto) Prova a fare il numero…
ADELE Ma…
ILARIA Dai, prova!
ADELE (Prende il telefono sta per comporre il numero ma riattacca) Non ci riesco…
MARCELLA (togliendole la cornetta da mano compone il numero) Da qua! 081…01..50…0000, adesso vedrai… (alla risposta) pronto? (E’ una voce di donna!) Con chi parlo? Come? Agenzia di massaggi Long - life? (guarda Adele che rimane sorpresa) Fate anche servizio a domicilio? Si? Allora vorrei fissare un appuntamento… si… è pronta? Adele De Bury….
ADELE (forsennatamente anche con le mani) No, no, no ,no!
MARCELLA (continuando) Parco dei Tigli, 84… scritto?
ADELE (c.s.) No, no, no!
MARCELLA Come? Ah, giusto, il giorno… (ad Adele) Quando può venire?
ADELE (con fermezza) Tu sei pazza!
ILARIA Dai, dille quando…
MARCELLA Quando può venire? Dai!
ADELE (rassegnata) Domani…
MARCELLA Oh! (ancora al telefono) Va bene domani, (ad Adele) come,mattina o pomeriggio?
ILARIA (incalzando) Mattina o pomeriggio?
ADELE Mattina…
MARCELLA E’ possibile in mattinata? Allora la mattina va benissimo… alle dieci?
ADELE (fa cenno di si)
MARCELLA Va bene, va bene alle dieci, l’aspetto… buongiorno. (riaggancia)
ADELE Tu sei completamente uscita di senno!
ILARIA Che forza!
MARCELLA Lascia fare a una che se ne intende… come vuoi sconfiggere il nemico, se nemmeno lo conosci?
ADELE Si, ma che le dico?
MARCELLA Niente!
ADELE Come niente?
ILARIA Perfettamente niente… tu devi osservare, ascoltare, cogliere anche il minimo segno… vedrai, queste massaggiatrici, parlano sempre loro… tu la devi solo invogliare a parlare… fatti fare le unghie…
ADELE Le ho fatte da poco…
MARCELLA Fatti fare le ciglia…
ADELE Le ho fatte da poco…
ILARIA E allora fatti depilare, fatti fare dei massaggi… a calli e duroni come stiamo?
ADELE Oh… ma insomma…
MARCELLA Ma che insomma… allora non hai capito? Il matrimonio è una guerra continua… e tu, ne hai appena dichiarata una!
ADELE Ma a me non va di fare la guerra….
MARCELLA Devi! Sennò soccomberai, e sulla tua tomba scriveranno, milite ignoto! Vuoi così?
ADELE No, ma nemmeno che scrivano… ammazzata dal marito, perché fissata di avere le corna!
ILARIA Ma che fissata, e fissata… tu ti devi convincere che le hai!
ADELE Ma guarda un po’ che tipe! E’ sicuro insomma…
MARCELLA Su, su… ripeti appresso a me… io ho le corna e dobbiamo fare la guerra…
ADELE Ma si tu tiene ‘e corne, perché la guerra la devo fare pure io?
ILARIA (a Marcella) Non vuol capire…
ADELE Ma che ce sta ‘a capì? Vuje nun state bone… io lo dico!
MARCELLA E’ vero… casco dal sonno… quasi quasi, vado a dormire…
ILARIA Di già?
MARCELLA Chi sa a che ora torneranno…
ADELE No! Io l’accide!
ILARIA Allora… quand’è così, vado pure io…
ADELE Paura del sangue?
MARCELLA Ma cosa dici… niente sangue, la nostra è una guerra molto più sottile…
ILARIA Già! Psicologica… ciao cara… (esce)
MARCELLA A chi dura di più! (la segue)
ADELE (chiudendo la porta) Io… già nun c’ha faccio cchiù!
CAROLINA (entrando) Le signore sono già è andate via?
ADELE Si… s’è fatto tardi, tornano domani mattina… adesso mentre aspetto il signor Gianni, vado a sedermi un po’ in giardino! Dopo che hai messo un po’ in ordine, chiudi tutto e vatti a coricare…
CAROLINA Oh, non vi preoccupate, tanto sto in cucina a preparare i tagliolini per domani… e se non finisco non mi posso andare a coricare…
ADELE Tagliolini? Tu ci vizi! Ma me fa piacere… da quanto non li mangiavo fatti in casa… visto che ti trovi, fanne un po’ di più, non si sa mai… con gli amici che abbiamo, può darsi che all’ultimo momento qualcuno si aggrega…
CAROLINA Non vi preoccupate, già l’avevo pensato…
ADELE Sei perfetta! Allora io vado… (esce in giardino)
CAROLINA Grazie, (mette un po’ in ordine i vari cuscini del divano, il copri tavolo e si avvia in cucina, spegnendo la luce)
Scena undici
Gianni e Ellen
GIANNI (entra di soppiatto, ripone le chiavi, si guarda intorno, indi fa entrare Ellen, e parla a bassa voce per non essere sentito dagli altri in casa) Signorina, entrate… svelta… date a me… (prende la valigia che Ellen portava e appena entrata chiude la porta) Pa’ miseria! Ma che ci tenete qua dentro?
ELLEN What?
GIANNI Shhh! Non gridate… ho chiesto nella valigia, che ci tenete?
ELLEN What?
GIANNI Eh, e nove! Vi ho detto che non dovete gridare… voi mi capite quando parlo, si?
ELLEN Io, essere poco, capisciare…
GIANNI Meno male… così state a posto per la notte!
ELLEN Se voi parlare piano, io capisciare di più…
GIANNI Certo, certo… e piano dobbiamo parlare, se no ce senteno… (cercando di farsi capire scandendo bene le parole e aiutandosi con un po’ di mimica) allora, voi ascoltare me, stanotte, stare qui, come io promesso, (ogni promessa è debito) …ma domani mattina presto, fare giro e andare albergo Europa… Capisci me?
ELLEN Si… domani fare giro Europa…
GIANNI Si… ‘o tour de France!
ELLEN What?
GIANNI Dalle! Io domani mattina… tomorrow morning, comprì?
ELLEN Yes…
GIANNI Presto, molto presto, prima che svegliare mia moglie… accompagnare albergo Europa…
ELLEN Mo-gl-ie… I don’t understand…
GIANNI Moglie, moglie... my wife… understand?
ELLEN Yes, your wife… accompagnare, al-ber-go Europe…
GIANNI No, no! Io accompagnare albergo Europa! My wife dormire… to sleep! Speriamo!
ELLEN Oh, yes, I understand, io capisciato!
GIANNI Capito!
ELLEN Capitò...
GIANNI Eh, anguillle fritte… se dice capito! (E che sudata!) Albergo Europa, camera, dare alle nove… none o clock… io svegliare alle sei, tu fare prima giro per città, poi andare in camera… ok?
ELLEN Ok, ok… andare! (lo prende per un braccio e va verso la porta)
GIANNI Ma ch’è capito? Domani, tomorrow… fare giro… mo jammece a curcà!
ELLEN Oh, yes… meglio! Jammece a curcà, tengo suonno!
GIANNI (rimanendo si stucco) M’’o bbuò dicere che capisce ‘o napulitano? Io me sto seccanno ‘a gola pe’ te fa capì ddoje parole in italiano, e tu parle ‘o napulitano…
ELLEN Oh… scusa me… miei genitori origine napulitana… e lloro ‘mparato me napulitano…
GIANNI T’hanna accidere, a te e a lloro!
ELLEN Oh, lloro già fatto!
GIANNI L’hanne accise?
ELLEN No, no… morti ansietà…
GIANNI Eh! E tu pure a me me faje murì, pe’ l’anzietà che c’ acchiappa my wife!
ELLEN Oh, no, no… ansietà… come dire vecchio?
GIANNI Anzianità! Che t’hanna appennere…
ELLEN E pecchè?
GIANNI No, cose mie! Vieni, ti accompagno nella camera di Silvia…
ELLEN Silvia? No, no… io non disturbare…
GIANNI Nun te preoccupà, non c’è nessuno… mia moglie avrebbe voluto una figlia femmina che non è mai arrivata… serve all’occorrenza…
ELLEN What?
GIANNI No, sempe, cose mie… viene, viene… ma chi me l’ha fatto fa! (apre la porta della camera e da fuori, senza entrare) E’ questa… fate quello che credete più opportuno… ma mi raccomando, in silenzio!
ELLEN What?
GIANNI Dalle! Fa chelle che vuò… ma statte zitta!
ELLEN Ok! Ma nun alluccà! Aggio capito!
GIANNI (la guarda fisso, indi chiude la porta) Meno male! (si avvicina al telefono e cerca di telefonare) 081…33..21…….. ma… che d’è? (riprova a fare il numero) 081.. Ahe! Nun riesco a fa nemmeno e primme tre nummeri che me da occupato! (riprova) Mannaggia a miseria, mo che sta succedenno? Nun ce sta cchiù linea! (batte più volte sui tasi della linea) Niente! Oh… nun da cchiù segne ‘e vita! (riprova ancora un ultima volta) Muorto! (si siede sul divano quasi in trance) Ch’è potute succedere?(bussano alla porta) E chi po’ essere?
LEONE (si affaccia all’uscio) Erano buone le pizze?
GIANNI (sbattendogli la porta in faccia) Uh! Che rompiscatole!
LEONE (da fuori) Va be’ ripasso…
GIANNI (vedendo le pizze sulla tavola corre alla porta, ma Leone è già andato) Voi, sentite… è andato! Ho capito… è meglio che vado pure io…famm’j a bere nu bicchiere d’acqua e po’ cerco e m’addurmì! Cerco… (esce dalla cucina, spegnendo la luce)
Scena dodici
Ellen, voce fuori scena di Gianni, indi Carolina, indi Adele
ELLEN (entra con una pila in mano) Merda! Comm’è scuro ccà! (accende la luce) Oh… finalmente… io tengo sete… dove cacchio stà ‘a cucina?
GIANNI (grida dalla cucina) Ahhhh!!! Mamma d’’o Carmeno! Che dulore…
ELLEN (spaventata si avvicina alla porta della sua camera) Madonna!
GIANNI (smpre gridando) Che dulore, che dulore…
ADELE (entrando dal giardino) Ma che cavolo sta succedenno?
ELLEN (vedendo Adele si ritira in fretta) God!
CAROLINA (uscendo dalla cucina) Signora Adele… il padrone…
ADELE Che è succieso, parla!
CAROLINA All’improvviso… nu dulore arete ‘a schiena… nun riesce cchiù a camminà!
ADELE Tu che dice?! Famm’j a vedè và… (esce)
CAROLINA Si, si venite… (esce)
ELLEN (si affaccia alla porta) Ma che cacchio sta succedenno? Io domani alzare presto… (si avvicina alla porta della cucina) Io dormire!
GIANNI (sempre gridando) Ahhh… ma che faje? Me fa male… non riesco ad alzarmi…
ELLEN No! Io reclamare… (suona alla porta) Oh… insomma… è vero io arrangiare, ma adesso essere troppo! (sentendo Carolina aprire la porta fugge in camera)
CAROLINA Chi cavolo è a quest’ora? (apre)
COLONNELLO (entrando) Cribbio!
ADELE (entrando) Chi è?
CAROLINA Il signor colonnello…
COLONNELLO Ho sentito gridare il signor Gianni…
ADELE Colonnè, vuje state sempe ch’’e recchie appezzate?
COLONNELLO Quando c’è un’emergenza il colonnello Petrarca, è sempre pronto all’evenienza! Ho sentito un urlo disumano…
ADELE E’ stato Gianni, visto che ci siete chiamate un’ambulanza… (riesce di corsa)
COLONNELLO Subito! (a Carolina) Avete visto? Non mi sbagliavo? Quando corro io c’è sempre qualcosa di grave!
CAROLINA E non correte più, per favore!
COLONNELLO A proposito che è successo?
CAROLINA E che ne so! Potete aspettare un poco, io vado di la?
COLONNELLO Ma figuratevi… anzi nel frattempo chiamo l’ambulanza… (alza il ricevitore)
Scena tredici
Luigi e Colonnello, indi Carlo
LUIGI (entrando dalla porta semiaperta) E’ inutile… colonnè, non funziona!
COLONNELLO Nemmeno questo? Strano… nemmeno il mio… ho provato ha chiamare subito il 118, ma l’apparecchio era muto come un pesce…
LUIGI Avete provato a chiamare il 118?
COLONNELLO Appena sentito l’urlo… la velocità in certi casi è fondamentale!
LUIGI Ma… ditemi una cosa… avete chiamato il 118 pure con Attilio?
COLONNELLO Anche…
LUIGI (Purtasse scarogna?) Va be’, io vado a vedere, voi intanto, presiedete la zona… (esce)
COLONNELLO Non dubitate…
CARLO (entrando dalla porta che era rimasta aperta) Ehi, di casa…
COLONNELLO Chi va là?
CARLO Io! Ho sentito Gianni gridare?
COLONNELLO Oh… signor, signor…?
CARLO Carlo Pazzi, lo psichiatra che abita più avan…
COLONNELLO Pazzi?
CARLO Carlo…
COLONNELLO Psichiatra?
CARLO Psichiatra, perché, non si può?
COLONNELLO No, no, anzi… con quel cognome, che potevate fare d’altro!
CARLO (irretito) E voi allora, vi chiamate Petrarca, e non siete poeta, come mai colonnè?… Piuttosto… che è successo? Dove sono?
COLONNELLO Di là, il signor Gianni deve essersi fatto molto male, a giudicare dall’urlo che ha lanciato, e che mi ha fatto accorrere in men che non si dica…
LUIGI (rientrando di corsa) Carlè, comme te truove ccà?
CARLO Ho sentito gridare dalla casa e mi sono preoccupato…
COLONNELLO Si, si è stato il signor Gianni a gridare!
LUIGI Vieni… dà tu un occhiata a Gianni… me pare paralizzato
CARLO Che stai dicendo?
COLONNELLO Io lo dicevo che era grave…
LUIGI Colonnè, ancora non lo sappiamo… (fa le corna ed esce)
CARLO Voi permettete… (quasi impaurito) vado a dare uno sguardo… ma così, per curiosità…
COLONNELLO Prego, ci mancherebbe… tanto più, che la vostra può essere solo curiosità… essendo uno psichiatra, non siete nemmeno un medico…
CARLO No… songhe n’ingegnere… (Embè, chisto m’è antipatico!)
COLONNELLO Giusto! Questa è la definizione più giusta che abbia mai sentito… un’ingegnere, infatti, voi riparate, (con sufficienza) o per lo meno, tentate di riparare il meccanismo che regola la psiche umana… il congegno che vi alberga… ma, diciamolo chiaramente… non ci capite niente nemmeno voi!
CARLO (No, chisto, m’è decisamente antipatico!!!) Va be’, Capità, dopo ne riparliamo… (esce)
COLONNELLO Colonnello, prego… colonnello! Io , il grado ce l’ho! Cribbio!
Scena quattordici
Carolina, Colonnello indi Luigi
CAROLINA (entrando, affranta) Oh… signor colonnello…
COLONNELLO (sdolcinato) Signorina! Per voi, solo colonnello…
CAROLINA Colonnè… che disgrazia
COLONNELLO Su, su… vedrete che non è niente… a proposito… cosa gli è successo?
CAROLINA Mah… non si è capito… dev’essere caduto con la schiena per terra, dice che non riesce a muoversi…
COLONNELLO Prima Attilio, ora il signor Gianni, mi pare, dalle vostre parole, che dubitiate del fatto…
CAROLINA Oh, che volete, colonnello… quando parlano gli uomini, io dubito sempre…
COLONNELLO Alquanto sveglia, vedo… e fate bene! Oggi non ci si può più fidare di nessuno, mia cara… lo dico sempre anche a mia figlia….
LUIGI (entrando) Colonnè, credo che fareste meglio a ritornare a casa, tanto adesso ci pensa Carlo nel caso servisse qualcosa a Gianni…
COLONNELLO E’ quello, che mi preoccupa! Come sta?
LUIGI L’abbiamo messo a letto, ma ancora non si è capito cosa possa avere… deve fare degli accertamenti… delle lastre…
COLONNELLO Se posso essere d’aiuto… disponete pure di me…
LUIGI Vi ringrazio… sicuramente il nostro amico Carlo, gli darà una mano sul da farsi…
COLONNELLO Allora io vado…
LUIGI Si, tanto…
COLONNELLO (saluta ed esce) Signor Luigi, Luigi…
LUIGI Luigi, Luigi… mah!
Scena quindici
Adele, Luigi, indi Carlo
ADELE (entrando a Luigi) Pare che stia riposando…
LUIGI Meglio così, speriamo che sia tutto un brutto sogno…
ADELE Carlo gli ha fatto una iniezione di anfetaminico…
CARLO (entrando) Antidolorifico, Adè, antidolorifico… non confondiamo! Comunque deve fare degli accertamenti… adesso è meglio che lo lasciamo riposare, domani se ne parla… verrò qui di primo mattino… mi raccomando, se durante la nottata dovessero esserci dei problemi, non esitare a venirmi a bussare…non ti fare scrupoli… allora gli amici che ci sono a fare?
LUIGI No, ma che scrupoli… (a Adele) Guè, mi raccomando…
ADELE Vi ringrazio… ma spero non ce ne sia bisogno… vi accompagno…
CARLO Ma che accompagni, noi siamo di casa…
LUIGI Giusto, va vicino a tuo marito… ci vediamo domani…
ADELE Allora io vado… a domani, e… grazie (esce)
ELLEN (voce fuori campo) Curse! Malediction!
CARLO (a Luigi mentre escono) Ma…he ‘ntise?
LUIGI (spingendolo fuori) No! nun haggio ‘ntiso niente… è meglio che ce ne jamme! (chiude)
ELLEN (entrando) Mo comme cacchio se po’ durmì, d’int’’a sta casa? Dimane te faccio sentere! (esce sbattendosi la porta alle spalle)
SIPARIO
Fine Primo Atto
SECONDO ATTO
La scena è la stessa del primo atto. Il giorno dopo, la domenica mattina. All’aprirsi del sipario la scena è vuota. Subito bussano alla porta, la governante esce e va ad aprire.
Scena prima
Carolina e operaio, indi Ellen, indi Attilio
CAROLINA Desidera?
OPERAIO Sono l’operaio dei telefoni, stiamo verificando in zona, dopo il guasto di ieri, e stiamo controllando tutti gli apparecchi del quartiere… il vostro funziona?
CAROLINA Non so…
OPERAIO Posso controllare?
CAROLINA Veramente i padroni non sono in casa…
OPERAIO Ci vuole un attimo…
CAROLINA Va bene, l’apparecchio è la… (fa cenno al telefono, e rimane vicino alla porta)
OPERAIO (si avvicina al telefono, alza il ricevitore, e accortosi che non va, ne svita il coperchio dei microfoni sostituendoli) No… devo verificare in cabina… (rifà l’operazione inversa)
CAROLINA Uh! Scusate un attimo… ho della roba sui fornelli, vado a spegnere… (esce)
OPERAIO Vedite che dummeneca che sto passanno! Hanno raggione che c’è bisogno… e nu poco ‘e straordinario, fa sempe comodo!
ELLEN (entrando) Malediction! It’s ten o clock, nessuno mi ha scetata!
OPERAIO (la guarda con sorpresa) Non guardate me, io adesso sono arrivato!
ELLEN Perché, nessuno scetare me? Mannaggia ‘a morte! Adesso fare tardi per avere premio…
OPERAIO Oh… ma ci sono qua io… il vostro premio!
ELLEN Yes! Mio premio… voi accompagnare?
OPERAIO Sicuro! …Comme accompagnare? Ma… addò?
ELLEN Oh… grazie, io andare, e cambiare… (esce)
OPERAIO No! Pecchè? Non cambiare…mi piacete così! Mannaggia…
CAROLINA (entrando) Allora… trovato il guasto?
OPERAIO No! Comunque, mo aspetto la signora e poi vado…
CAROLINA La signora? Quale signora? Vi ho detto che non c’è nessuno in casa!
OPERAIO Come nessuno! La signora… quella che parla inglese…
CAROLINA Inglese? Ho capito… (si avvicina alla porta)
OPERAIO Ho capito anch’io! Aspetto fuori, comunque, dica ai suoi padroni che sicuramente dovrò tornare…
CAROLINA Non mancherò… prego!
OPERAIO (provandoci) Io… sto sempre in zona, mi chiamo Ulisse…
CAROLINA Piacere… Penelope! (spalancando la porta)
OPERAIO (capendo) Seh… ce vedimme a Itaca!
CAROLONA Buon Viaggio! (mentre l’operaio esce, si scontra con Attilio che, avendo il braccio ingessato in orizzontale alto, lo prende giusto al volto)
ATTILIO Uh! Chiedo scusa… (cercando di dargli una mano lo colpisce di nuovo) Uh… scusate, scusate… non volevo!
OPERAIO Ma ce l’avisseve cu’ me?
ATTILIO Mi dovete scusare… purtroppo questo braccio…
OPERAIO (riuscendo ad uscire) Ih che dummeneca!
ATTILIO Povero Ulisse… io non volevo…
CAROLINA Sapete come si chiama…
ATTILIO Altro chè, è vecchio della zona… pure i cani delle ville lo conoscono, non abbaiano…
CAROLINA E chillo sarà stato Argo a spannere ‘a voce!
ATTILIO Argo?
CAROLINA (aiutandosi con la mano, pollice e indice aperti) Argo… Ulisse…
ATTILIO (non capisce) Argo, Ulisse…
CAROLINA (con calma ma seria) Va be’… come mai qua?
ATTILIO Oh, volevo sapere del signor Gianni, come stà? Si è saputo qualcosa?
CAROLINA Non ancora… sto aspettando che tornino da un momento all’altro…
ELLEN (uscendo con la valigia) Dove essere, uomo con tuta…
CAROLINA Uh, Madonna! E mo chesta chi è?
ELLEN (ad Attilio) Voi volere dare me una mano con valigia?
ATTILIO Io una ne tengo… se ci riesco, perché no… (cerca goffamente di prendere la valigia)
CAROLINA Scusate… ma voi chi siete, da dove state uscendo?
ELLEN Io? Ospite albergo signor Gianni… poi ospite casa signor Gianni… ma signor Gianni avere dimenticato me… io andare albergo Europa… io stufa signor Gianni! Lui poco corretto… lui avere promesso me, che accompagnare in camera albergo Europa, e invece io non più visto, dopo questa notte!
CAROLINA (trasalendo) Ma che sta dicenne!
ATTILIO Per me è chiaro!
CAROLINA Ma qua’ chiaro! Accumpagnala fore… vide che vo fa’, primma che torna a signora…
ATTILIO Accumpnà fore, accumpagno… ma p’ ’o riesto?
CAROLINA Ce pensa Ulisse… puortele sulo ‘a valigia fore… vuje vedite nu poco!
ATTILIO E sissignore… (a Ellen) andiamo… fuori c’è Ulisse… (esce con la valigia)
CAROLINA Va va… fa ambressa, primma che arriva ‘o ciclope e te magna!
ELLEN Wath? Ciclopo? Cosa ciclopo?
CAROLINA Cosa ciclopo? Tiene presente Odissea? Gigante con occhio solo?
ELLEN Yes, e allora?
CAROLINA E allora? Si vene a signora, altro che occhio solo… chella t’’e ceca tutt’’e dduje!
ELLEN Wath?
CAROLINA No, no, qua otto… quatte… duje a te e duje ‘o signor Gianni! Mo vattenne…
ELLEN Ok, io andare, non mettere più piede qua! (esce)
CAROLINA Faje buono! Si te serveno, e meglio che cca nun c’’e miette cchiù! ‘A signora te spezza pure chille! Ma vuje vedite nu poco… e bravo ‘o padrone!
Scena seconda
Carolina, Attilio
ATTILIO (rientrando) E’ andata! Che disdetta, che disdetta… ieri è stata una giornata maledetta… un sabato da dimenticare! Prima io, poi il signor Gianni, po’ chesta… è come se fosse passato un ciclone sul quartiere…
CAROLINA Eh! Un ciclone con le mani… e pure lunghe!
ATTILIO Come sarebbe…
CAROLINA Attì, a te lo posso dire… sei un uomo serio…
ATTILIO (s’irrigidisce)
CAROLINA Insomma, una persona seria… al signor Gianni l’ho mandato io in ospedale!
ATTILIO Come sarebbe?
CAROLINA (quasi piangendo) Ieri sera, prima di uscire è venuto in cucina per bere un bicchiere d’acqua… quando all’improvviso, m’ha messo una mano sul sedere…
ATTILIO Per bacco… e tu?
CAROLINA Io stavo stendendo la pasta per i tagliolini di oggi… (scoppia a piangere)
ATTILIO Su, su… non fare così…
CAROLINA Me so’ girata cu ‘o Mattascione che stevo stennene ‘a pettola, e pah! L’aggio date ‘na mazzata ‘e chelle!
ATTILIO (facendo la smorfia del dolore) Fhh! Mamma d’’o Carmeno!
CAROLINA Eh capito?
ATTILIO Va be, vuol dire che se l’he meritato! Mo furniscela… mica è stata colpa toja…
CAROLINA Si, si è stata colpa mia, colpa mia!
ATTILIO No, no… isso pecchè nun s’è stato ‘o posto suojo?
CAROLINA Chillo è padrone… ‘e padrune ce provano tutte quante!
ATTILIO Je cammarere se difendono… state pace! Mo statte zitta, stu fatto nun l’hadda sapè nisciuno… se no, può passa nu guaio!
CAROLINA No, no… e chi parla… ma ‘o padrone?
ATTILIO Chillo nun parla ‘e sicuro! Se no n’ata mazzata s’acchiappa d’’a mugliera… e nun saccio si le cunviene…
CAROLINA Giusto, giusto… allora Acqua in bocca?
ATTILIO Se capisce… (bussano alla porta) Sttt! Zitta, vide chi è…
Scena terza
Carolina, Attilio e colonnello
CAROLINA (aprendo la porta) Colonnello…
COLONNELLO Allora? Ancora niente?
CAROLINA E’ a momenti…
ATTILIO Questo stavamo dicendo… che giornata ieri…
COLONNELLO Che volete farci… speriamo solo, non sia niente di grave…
ATTILIO Colonnè! E speriamo che non sia niente di grave…
COLONNELLO Ohibò, e io che cosa ho detto?
CAROLINA Nel frattempo vi porto un caffè?
COLONNELLO Grazie, ben volentieri…
CAROLINA Solo un minuto… (esce)
ATTILIO (dopo una breve pausa) Accomodatevi…
COLONNELLO Con questa gamba?
ATTILIO Con tutt’e due…
COLONNELLO Dicevo, con questa gamba… non posso…
ATTILIO Vi fa molto male?
COLONNELLO Non più!
ATTILIO E allora? Accomodatevi…
COLONNELLO Non insistete… vi prego… da quando lei mi ha lasciato, mi è difficile fare certe cose… o perlomeno, non le posso fare più come le facevo prima…
ATTILIO Addirittura? E che sarà mai! Mica era l’unica… e poi, ci sono tanti modi…
COLONNELLO Questo è vero! Per fortuna c’era l’altra… se no!
ATTILIO Ah, c’era l’altra?
COLONNELLO E meno male! L’altra, fortunatamente l’ho mantenuta… perché, per un po’ è stata a rischio anche quella….
ATTILIO Pure! E colonnello mio… (fa gli scongiuri)
COLONNELLO Chi avrebbe mai pensato che una granatina…
ATTILIO Allora è stata un’indigestione, in ambo i casi?
COLONNELLO Si! Di piombo e polvere da sparo!
ATTILIO E nemmeno ‘ate cagnato? Ma chi è ‘stu gelataio?
CAROLINA (rientra coi caffè) Ecco qua…
ATTILIO Oh grazie…
COLONNELLO Ci voleva proprio…
CAROLINA Ma accomodatevi…
ATTILIO E non può… pe’ via ‘e n’indigestione, una l’ha lassato, n’ata è viva pe’ miracolo, e lui pe’ disperazione nun s’assetta manco cchiù!
COLONNELLO (mentre beve, colto da sorpresa, spruzza il caffe)
CAROLINA Ma?…. (bussano alla porta)
Scena quarta
Adele, Gianni, Carlo e detti
ADELE (entrando) Carolina, il letto del padrone è pronto?
CAROLINA Come no! L’ho fatto per primo apposta…
ATTILIO Signora Adele… allora come sta?
COLONNELLO Il signor Gianni… come stà?
ADELE Uh, buongiorno, mi devi scusare…
ATTILIO Per carità, non lo dite nemmeno…
COLONNELLO Dovete voi scusare noi, ma siamo venuti per vedere come stava il signor Gianni…
ADELE Apparentemente sta bene, comunque, gli hanno prescritto un periodo di riposo assoluto… quando non vuole stare a letto, deve farsi portare con la carrozzella… almeno fino al nuovo controllo fissato per fine mese…
CAROLINA Addirittura…
ADELE Il tempo della cura che gli hanno dato da fare…
ATTILIO E adesso dov’è?
ADELE C’è il dottor Carlo che lo sta aiutando a scendere dalla macchina, e a farlo salire sulla carrozzella… ma tu vedi un poco, che va a succedere…
COLONNELLO Il dottor Carlo… lo psichiatra? Io non mi fiderei tanto…
ADELE Ma cosa dite, colonnè? Se non era per lui… sapete quanto ci voleva a fare tutto?
CAROLINA (scoppia a piangere e scappa in cucina)
ATTILIO Carolina!
ADELE E che gli è preso? Non dico niente io…
ATTILIO E’ una ragazza sensibile, gli dispiace per quello che è successo…
COLONNELLO Si, è molto buona… si vede… quanto è buona!
GIANNI (viene spinto su di una sedia a rotelle da Carlo) Piano, fai piano….
ADELE (ad Attilio) Gli date voi una mano? Vado a vedere se è tutto a posto in camera... (esce)
Scena quinta
Attilio, Gianni e Carlo
ATTILIO Ci mancherebbe…
COLONNELLO Volentieri…
GIANNI (sbatte con un piede nella porta) Ahhh! E ti ho detto fai piano!
CARLO Nun te preoccupà… vuoi che non sappia come si spinge una sedia a rotelle?
GIANNI A giudicare dal tratto che abbiamo fatto, dalla macchina a qua, direi proprio di no…
CARLO Pecchè che tiene a dicere?
GIANNI Dieci metri e vialetto tutt’a zig, zag… me pare ca’ sto mbriaco…
CARLO Esagerato! Io l’ho fatto per scansare le pietre… per non farti prendere sobbalzi…
ATTILIO Signor Gianni…
COLONNELLO Allora, com’è andata?
GIANNI Guè, Attì… Colonnè, pure voi? E poteva andare meglio se l’autista sapeva guidare…
CARLO A prossima vota guida tu!
ATTILIO Io chiedevo all’ospedale, com’è andata…
CARLO Bene, bene, nun tene niente…
GIANNI Niente? Io nun me fido manco ‘e sta all’erta!
CARLO Tutta esagerazione… io dico che è un trauma solo psichico!
ATTILIO Che vuol dire?
COLONNELLO Che da uno psichiatra, ci si può aspettare solo quel tipo di diagnosi! E’ l’unico termine che conoscono…
CARLO Ma siete venuto o vi hanno chiamato?
ATTILIO Colonnè, e per favore! Dottor Carlo che significa?
CARLO Che lui crede di non poter camminare, ma non è vero!
GIANNI Non è vero? Non è vero? Ma che ne saje tu! Io me paro ‘na pera fraceta… appena tento di mettermi sulle gambe, cado come un frutto maturo…
COLONNELLO O bbì!
CARLO (spazientito) L’hai detto! Te staje facenne viecchio e nun ‘’o vuò ammettere… da retta a me, è tutta ‘na suggestione!
ATTILIO Il signor Gianni vecchio? Un bell’uomo di questa posta? (lo accarezza sulla guancia)
GIANNI Guè! Se il mio amico Carlo dice che mi sto facendo vecchio, vuol dire che è vero!
CARLO (sorridendo) Oh! Finalmente mi dai ragione…
GIANNI Nun t’illudere! E’ stata ‘na ragione tattica!
COLONNELLO Poveretto! Dev’essere impazzito!
Scena sesta
Adele e detti, indi Carolina
ADELE (rientrando) Di la è quasi tutto apposto… se ti vuoi andare a stendere sul letto, approfitta che c’è Carlo, ti può dare una mano…
CARLO Pronto…
GIANNI No, no… lui pure avrà le sue cose da fare no?
ADELE E allora il colonnello…
COLONNELLO Sarei ben lieto, di offrire il mio contributo…
GIANNI Grazie… colonnè, già avete fatto abbastanza!
ADELE E allora Attilio? Ti può stendere lui sul letto…
ATTILIO Ma con vero piacere!
GIANNI (repentino) Carlè, damme ‘na mano!
ADELE Piuttosto adesso come farai, con il lavoro?
GIANNI Fin quando non sono guarito, ci penserai tu…
ADELE Io? Ma non ci capisco niente…
CARLO Oh, non ti preoccupare… nemmeno lui!
GIANNI Stamattina, tiene genio ‘e pazzià eh?
ATTILIO Allora se non posso essere d’aiuto, io andrei… magari torno più tardi…
COLONNELLO Vado anch’io… adesso è meglio che lo lasciamo riposare…
ADELE Grazie dell’interessamento, vi accompagno…
GIANNI Si, tornate più tardi… grazie di tutto…
COLONNELLO E di che cosa? (esce)
ATTILIO A più tardi… (esce)
CARLO Dopo passo per l’ospedale, vedo di mandarti un’infermiera, in modo che qualora Adele deve lasciarti in casa, c’è chi ti può dare una mano…
ADELE Un’infermiera? Mo ti ci metti pure tu?
CARLO (ad Adele) (Nun te preoccupà, quella a cui sto pensando, tene sissant’anne e me pare ‘na befana…) Vedrai che pazienza che tiene…
GIANNI (illuminato) Chesta è ‘na bona idea! Grazie Carlè, non so come ringraziarti…
CARLO Oh… nun è ‘o caso ‘e ringrazià! Non Ancora…
CAROLINA (entrando) Signora Adele… ho finito di preparare, se il signor Gianni si vuole accomodare?
CARLO (vedendola molto succinta, lancia un urlo d’approvazione) Mamma d’’o Carmeno!
ADELE Carlè, che è stato?
GIANNI (camuffando) No, niente… girandomi con la carrozzella, gli sono finito su un piede…
CARLO Come soffro…
ADELE E che sarà mai?
CARLO Lascia perdere… è ‘na sofferenza atroce! Non puoi capire…
ADELE Pe’ nu piede!
CARLO Sulo ‘o piede? E tutt‘o riesto?
ADELE Va be… io mi vado a cambiare… gli dai tu una mano? Ce la fai?
CARLO Se ce la faccio? (guarda Carolina) Bella domanda…per farcela, ce la farei… (certo che llà… ‘na mano ce vo!)
ADELE Carolina accompagnami, andiamo, al padrone ci pensa il signor Carlo… (escono)
GIANNI (ridendo, si passa una mano tra i capelli) A vuò fernì… mi stai sbavando addosso! (bussano alla porta e Gianni chiama) Carolina…
CARLO Giovà… quella è pericolosa! La dovrebbero richiudere, è una mina vagante!
GIANNI (ridendo) ‘A vuo’ fernì! (richiama) Carolina!
CAROLINA (entrando) Comandate…
GIANNI Hanno bussato, vedi chi è…
CARLO (vedendo di nuovo Carolina ha un sussulto) Tu si un assassino!
CAROLINA (apre la porta è il barone) Prego…
IL BARONE (da fuori la porta) C’è il signor Gianni De Bury?
GIANNI (sentendo la voce del barone, affretta) Accompagnami di la… fa ambressa! (econo)
Scena settima
Carolina, il barone, indi Luigi, indi Carlo
CAROLINA Chi devo annunciare?
IL BARONE Lui mi conosce bene… dategli questo… (la bolletta di una giocata)
CAROLINA Attenda un attimo… (esce)
IL BARONE Fate con comodo, non mi muovo da qui… (bussata di porta, è Luigi, il barone prima esita un poco, poi apre) Guè! Guarda chi c’è…
LUIGI Barò! E che ci fai qua?
IL BARONE Passavo…
LUIGI Capisco… io avrei preferito un infinito presente all’imperfetto…
IL BARONE Come? Non ho capito…
LUIGI Mi sarei meravigliato del contrario… avrei preferito il verbo passare, al passavo…
IL BARONE Continuo a non capire…
LUIGI Barò, tu devi, PASSARE, tanti guai pe’ tutt’è solde che te staje facenne ncuollo a nuje…
IL BARONE Ma chi vi dice di scommettere!
LUIGI No, non è questo… il problema è CHI, ci dice quello che dobbiamo scommettere…
IL BARONE Gesù… se uno vi dice buttatevi abbasso, voi lo fate?
LUIGI Barò… ringrazia che siamo in casa d’altri! Se uno mi dice di buttarmi abbasso, io non lo faccio, perché conosco le conseguenze che ciò provocherebbe… ma siccome i cavalli che corrono non li conosco, ecco perché uno si affida a un esperto… (lo guarda) esperto? Tu secondo me, nun saje manco nu cavallo quanta zampe tene!
CARLO (entrando, ovviamente simula) Guè, guè! Ma ve vulite sta zitti… quel poveraccio ha fatto tanto pe’ s’addurmì nu poco, lo vogliamo svegliare?
IL BARONE (vedendo Carlo) A quanto vedo c’è riunione!
CARLO Barò… e che ce faje ccà?
LUIGI Indovina? Passava…
IL BARONE Precisamente, passavo… non si può?
CARLO Come no… tu puoi passare quando vuoi e come vuoi… centomila guai…
IL BARONE Pe’ tutt’’e solde che te staje facenno ncuollo a nuje! V’ate mparata pe’ canzone?
CARLO (rimane spiazzato e guarda Luigi) Ma…
LUIGI Già ce l’aggio ditte io…
IL BARONE (con calma irritante) Quando uno non sa giocare… non deve scommettere! Pigliate a Gianni, per esempio…
LUIGI Per te, il signor Gianni!
IL BARONE (con sufficienza) E va bene… il signor Gianni, ha scommesso un milione e mezzo su un ciuccio… e dire che io glie l’ho pure detto, ma lui niente, si è messo a fare l’intenditore… e adesso mi deve pagare… se no, io come pago le vincite?
CARLO Gianni ha scommesso un milione e mezzo su un ciuccio? No… noi abbiamo scommesso!
IL BARONE E’ quello che ho detto… comme noi?
LUIGI Barò… la giocata l’abbiamo fatta in tre… vuò vedè che stai aspettando il milione e mezzo di Gianni pe’ pagà ‘e vincite?
IL BARONE No, in questo caso solo cinquecento mila… gli altri me li dovete voi!
CARLO Io ‘o sapevo che c’appizzavamo ati solde!
IL BARONE Capirete… devo raccogliere per poi pagare… come vi pare?
LUIGI Mi pare che si ‘na bella carogna!
CARLO Comunque, Gianni, ieri sera ha avuto un incidente, e certamente mo nun tene manco ‘a capa ‘e penzà a te… in quanto a noi, devi ripassare, siamo usciti senza contanti…
IL BARONE Quanno se tratta ‘e giucà, però, me penza? E va bene… comunque, per farvi vedere come la intendo io, vuol dire che ritorno quando si è rimesso… così non si può dire che il barone succhia il sangue della gente! (mentre si congeda) A proposito… fategli tanti auguri di una… pronta guarigione da parte mia… arrivederci, e buona domenica! (esce)
CARLO Però, che tipo…
LUIGI Un signore, non c’è che dire!
CAROLINA (entrando con il biglietto) Il padrone riposa,ma?
CARLO (alludemdo al biglietto) Quello conservatelo… glielo darete quando si sveglia…
CAROLINA Come dite voi… (esce)
CARLO Mo vado anche io, tengo da fare in ospedale… devo cercare l’infermiera per Gianni… se no va a finire che non la trovo per parlargli…
LUIGI Un’infermiera? Allora è serio ‘o fatto!
CARLO Ma che! E’ più un fatto psicologico che fisico… apposta gli mando l’infermiera, così si sente più tranquillo, e reagisce meglio…
LUIGI Fammi capire… nun tene niente?
CARLO Non ho detto questo… si, fisicamente ha un grosso livido alla schiena, ma dagli esami, non risulta nessuna lesione… è come se avesse avuto un blocco, causato da una reazione negativa, che lui non s’aspettava…
LUIGI E quindi?
CARLO E quindi, ha deciso di non poter camminare, quasi come se volesse essere compiatito, coccolato… come un bambino che non riesce a farsi capire, e cerca di impietosire per attirare su di se tutte le attenzioni…
LUIGI Cose da pazzi…
CARLO No, no… cose da persone normali… i pazzi, per attirare l’attenzione, non cercano di impietosirti, ma al contrario… si mettono in mostra… si arrabbiano, si strappano i panni di dosso, fanno i Napoleone, i Garibaldi… uno capisce con chi ha a che fare, e lascia perdere… ma con le persone normali, devi stare attento, t’impietosisci, t’intenerisci, provi quasi pietà, e quando meno te lo aspetti, zac… t’arriva la mazzata!
LUIGI Caspita!
CARLO Mo’… e meglio che vada… ci vediamo più tardi… (esce)
LUIGI Ma che ha passato ‘stu Giuvanne?
Scena ottava
Adele e detto
ADELE (entrando) Luigi… che piacere vederti… da quando sei qui?
LUIGI Da poco, giusto il tempo di scambiare qualche chiacchiera con Carlo…
ADELE Eh, se non c’eravate voi…
LUIGI Non devi dirlo nemmeno… siamo o non siamo tutti amici?
ADELE Scusa è un momentaccio… ma mi fa piacere che stai qua… anzi, va a prendere Marcella, oggi siete nostri ospiti… volevo invitare pure Carlo, ma vedo che è già è andato via…
LUIGI Non so se sia il caso…
ADELE Per Gianni? Anzi, proprio per lui, ha bisogno di avere delle persone amiche intorno, soprattutto oggi che è domenica…
LUIGI Capisco… forse hai ragione… allora visto che sta riposando è meglio non disturbarlo… torno più tardi con Marcella, così oggi lo facciamo stare un po’ più in armonia…
ADELE Vi aspetto per ora di pranzo… spero che per quell’ora si sarà svegliato…
LUIGI Sicuramente! Quando è ora di pranzo, si svegliano tutti… cioè, volevo dire…
ADELE Ho capito, ho capito…
LUIGI Be, allora vado! (esce)
ADELE A dopo… (chiude la porta e chiama) Carolina, Carolì…
Scena nona
Adele, Carolina, Isabella, indi operaio dei telefoni
CAROLINA Mi avete chiamato?
ADELE Gianni riposa… per il momento non c’è niente da fare qui, vado un po’in giardino a sistemare i fiori, tu metti un po’ d’ordine che oggi abbiamo ospiti…
CAROLINA Come volete… forse, per il signor Gianni è meglio un po’ di compagnia!
ADELE Appunto ho invitato i suoi più cari amici, il signor Luigi e il signor Carlo… allora vado… mi raccomando… (esce)
CAROLINA State senza pensiero… (mentre mette un po’ in ordine la stanza, bussano alla porta) Ma che d’è ogge! (va ad aprire)
ISABELLA E’ qui che abita la signora Adele De Bury?
CAROLINA Si, chi devo annunciare?
ISABELLA Isabella la massaggiatrice…
CAROLINA Massaggiatrice?
ISABELLA Eh! Massaggiatrice… mica è una brutta parola!
CAROLINA (illuminandosi come chi ha un’ispirazione) Ma di che si tratta?
ISABELLA Non l’hai ancora capito? Massaggi, mia cara… massaggi rigeneranti!
CAROLINA E… fanno bene?
ISABELLA Fanno bene? (ride) Ah, ah, ah…
CAROLINA (Che ha passato?)
ISABELLA Certo che fanno bene! Fanno rinascere, mia cara, rinascere…
CAROLINA A tutti?
ISABELLA A tutti? (ride c.s.) Ah, ah, ah…
CAROLINA (Chest’è scema!)
ISABELLA Fanno resuscitare i morti, ragionare i deficienti, rilassare chi è troppo teso e tendere chi è troppo rilassato, insomma… fanno ricamminare pure i paralitici!
CAROLINA (a queste ultime parole ha un’idea) La padrona non c’è, ma ci sarebbe il paraliti… il padrone… potete farli a lui? E’ la stessa cosa?
ISABELLA Io avevo appuntamento con la signora , veramente…
CAROLINA Vi prego, li potreste fare al padrone?
ISABELLA Che dire…se ne sente il bisogno! …Ne sente il bisogno?
CAROLINA Io, non lo so… ma credo di si… prima, ieri sera, era troppo teso, poi si è rilassato, ma diciamo un po’ troppo, ora addirittura non cammina…
ISABELLA Che strano… comunque, non c’è problema… se vuole, lo rimetto in sesto io!
CAROLINA Se ci riuscite… vi do un premio extra…
ISABELLA Hai molto a cuore la salute del tuo padrone… deve essere una persona speciale…
CAROLINA Molto! Ma penso alla padrona…
ISABELLA Alla padrona?
CAROLINA Certo! Un marito così rilassato, è troppo!
ISABELLA (ride c.s.) Ah, ah, ah…
CAROLINA (Chesta, secondo me, nun è normale!)
ISABELLA Chiamatelo!
CAROLINA Veramente, sta dormendo…
ISABELLA Alle dieci e mezzo di mattina? Così, si finisce di rilassare! Accompagnatemi da lui!
CAROLINA Non so se posso… (bussano alla porta) aspettate un momento, vedo chi è?
ISABELLA Sciocchezze! Ditemi qual è la camera da letto…
CAROLINA (istintivamente) La prima a destra…
ISABELLA (con le braccia protese in su) A noi due… (esce)
CAROLINA Uh, mamma d’’o Carmeno… (va ad aprire, è l’operaio dei telefoni)
OPERAIO (con fare baldanzoso prima, quindi sdolcinato) Salve! Sono Ulisse, vi ricordate di me? Sono ritornato, avete visto?
CAROLINA (Ironica, e frettolosa) Meno male… nun ce ‘a facevo cchiù cu’ chella tela… cuse e scuse, cuse e scuse… (seria) Il telefono è sempe llà… bentornato a Itaca! (esce, per andare dal padrone prima che lo raggiunga la massaggiatrice)
OPERAIO (raggelato) Già! Ma che stamme, ‘o polo nord? E che friddo che aggio ntise! ‘O chesta è tosta sa! (si avvicina all’apparecchio ed esegue le manovre già eseguite prima…poi fa una verifica del cavo lungo la stanza) Ma addò cacchio stà? Eh, ma ti troverò, vedrai se ti troverò! Po’ essere ca si l’unico d’’o quartiere a nun funzionà cchù? (bussano alla porta proprio mentre egli ha in mano il filo del campanello, questo gli procura una scossa, incavolato apre la porta, senza lasciare il filo) Madonna! Ma chi cacchi’è stato!
Scena dieci
Infermiera e detti, indi Silvia
INFERMIERA Cominciamo bene… accogliete tutti così?
OPERAIO (vedendo la ragazza, cambia espressione) Mi dovete scusare… ho preso una scossa…
INFERMIERA Una scossa, fate vedere…
OPERAIO (romantico) L’ho presa nel momento in cui siete comparsa voi!
INFERMIERA Ricominciamo! (riesce e ribussa il campanello, e questo procura una nuova scossa all’operaio, che lascia il filo)
OPERAIO Ahio mamma!
INFERMIERA Sono l’infermiera venuta per il signor De Bury… siete voi?
OPERAIO No! Ma si continuamm’’e chistu passo, ne avrò bisogno pure io!
INFERMIERA Allora me lo potreste chiamare?
OPERAIO Io veramente sono qui per riparare il telefono… adesso vi chiamo la governante…
CAROLINA (entrando) Ma che diavolo sta succedendo?
OPERAIO C’è la signora Volts che vi vuole!
INFERMIERA Siete la governante del signor De Bury?
CAROLINA Voi chi siete?
INFERMIERA L’infermiera mandata dal dottor Carlo Pazzi…
OPERAIO (ancora scuotendosi la mano) A faccia d’’o…
INFERMIERA (prende il filo e minaccia) Non ne avete avuto abbastanza?
OPERAIO No, no! Pe’ carità…
INFERMIERA E allora state al posto vostro, e fate il vostro lavoro!
CAROLINA Scusate, ho il caffè sul fuoco, dopo vado ad avvisare il signor De Bury… (esce)
OPERAIO Penso che vi farà chiamare lui…
INFERMIERA E va bene, aspettiamo la chiamata….
OPERAIO Ecco, brava! Aspettate la chiamata, accussì ve facite monaca, e nun ce pensate cchiù!
INFERMIERA Quanta confidenza! …Ma addò so’ capitata!
Scena undici
Operaio, Infermiera, voci fuori scena di Gianni e Isabella, indi Carolina, indi Isabella
(mentre l’infermiera aspetta e l’operaio è intento a montare e smontare prese, si ode la voce di Gianni, fuori scena, che grida, sono gli effetti dei massaggi che le sta praticando Isabella…)
GIANNI (f.s.) Ma chi siete? Che ci fate in camera mia? Aho!!!! Ahioaho!!! No, no… accussì no! Me faccio male! Uahoah!
OPERAIO (guarda l’infermiera che guarda lui, poi cerca di sembrare indifferente, ma accellera visivamente quello che sta facendo) Be… meno male che ho quasi finito… oggi è stata una giornataccia!
INFERMIERA E’ stata? Chella è appena accumminciata!
OPERAIO (velocizza ancora di più il lavoro)
GIANNI (c.s.) No, no, no… chesto no… pe favò… AHIO-AIAOH!!! MADONNA!!!!
OPERAIO (comincia a sudare freddo ostentando indifferenza, fischia, e ogni tanto si asciuga il sudore, ma a questo punto, gli comincia a cadere la roba di mano) Fiuh, fiuh…
INFERMIERA (comincia ad agitarsi, si alza dal divano e si avvicina alla porta d’ingresso) Devo pure andare a fare la spesa…
OPERAIO Non dovete lavorare?
INFERMIERA Ma, non so…
ISABELLA (f.s.) Ma da quanto tempo non facevate una cosa del genere?
GIANNI (c.s.) Veramente, mai fatto in vita mia! Ma chi siete? Basta, nun ce ‘a faccio cchiù!
ISABELLA (c.s.) Ma che dite? State ancora tutto irrigidito… lasciatemi fare!
GIANNI (c.s.) No, no, no… chesto no! AHIO-MAMMA-AHO!!!
OPERAIO (lasciandosi scappare una pinza di mano) Mannaggia ‘a miseria!
INFERMIERA (con un balzo apre la porta per scappare, in quell’istante entra Isabella)
ISABELLA (con fare frettoloso, sembra sconvolta si siede sul divano per riposare un po’, apre la borsa, prende una tovaglia col quale si asciuga il sudore) Per la miseria… mai visto uno tanto rigido!
OPERAIO E si che ci state dando dentro!
ISABELLA Lo puoi dire forte, caro mio… con me, o ci si rilassa, o ci si spezza!
INFERMIERA E’ ancora vivo?
ISABELLA Cosa dici?!
INFERMIERA A giudicare dalle urla che abbiamo sentito…
ISABELLA (ride) Ah, ah, ah… (ritorna dentro) A noi due!
OPERAIO E’ ancora vivo!
INFERMIERA No, io me ne vado! (riapre la porta d’ingresso e sosta nei paraggi)
OPERAIO Biate a vuje che lo potete fare… io tengo ancora da sistemare i fili!
CAROLINA (entra con un vassoio all’interno del quale una brocca con del caffè e delle tazzine) Il caffè… prego, vado dal signor De Bury…
OPERAIO (rialzandosi va verso il caffè) Ammesso che n’è rimasto quaccosa!
CAROLINA (mentre versa il caffè) Come dite?
INFERMIERA No, è che si sta facendo tardi… e ancora devo fare la spesa… si potrebbe sollecitare un pochino?
CAROLINA Sto andando…
OPERAIO (dopo aver girato lo zucchero nella tazzina, mostra il cucchiaino) Portatevi questo…
CAROLINA A che mi dovrebbe servire?
OPERAIO Per il vostro padrone, non si sa mai!
CAROLINA Che sciocchezza! (esce)
ISABELLA (entra contemporaneamente con la sedia a rotelle che poggia a ridosso di una parete, le dita delle mani incrociate a stiracchiarle) Questa non serve più! Cosa vi dicevo? Con me o ci si rilassa, o ci si spezza!
OPERAIO S’è spezzato!
INFERMIERA Me ne avete lasciato un pochino? Sapete com’è… sono qui, apposta per lavorare!
OPERAIO (Manco pe’ pollice d’int’’e panne ‘e chillu pover’ommo!)
Scena dodici
Colonnello e detti
COLONNELLO (entrando dalla porta che l’infermiera mantiene aperta) Cribbio! Cos’è stato? Ho sentito Gianni gridare… voi chi siete? Cosa ci fate in casa del mio amico De Bury?
INFERMIERA Sono l’infermiera che lo dovrebbe assistere…
COLONNELLO Dovrebbe?
OPERAIO (guarda Isabella) Se è riuscito ad uscire da sotto alle mazzate…
COLONNELLO (scorciandosi le maniche, pronto a dare man forte) Mazzate? Che mazzate? Chi osa malmenare il mio amico?
ISABELLA (mentre si asciuga, ride, poi prende il caffè) Ah, ah, ah…
COLONNELLO (si gira di scatto, spaventato) Chi è?!
INFERMIERA (avvicinandosi al colonnello) (Non s’è capito se è la moglie, oh…)
OPERAIO (che si era avvicinato pure lui al colonnello) (Oh!)
COLONNELLO (i tre la guardano) (Ma che moglie, e moglie! )
INFERMIERA (Volete dire che la signora…)
COLONNELLO (Conoscerò bene sua moglie… vi dico che non è lei!)
OPERAIO Che vi avevo detto? Oh…
COLONNELLO Vado a vedere! (si accinge ad uscire, quando viene trattenuto dall’ operaio)
OPERAIO (Credo sia meglio non intervenire…)
COLONNELLO (Dite?)
INFERMIERA (A giudicare dalle urla di prima…)
OPERAIO (lo guarda) (E considerate che il signore, è il doppio di voi!)
COLONNELLO E sia! (timidamente a Isabella ) Ma voi chi siete?
ISABELLA (posando il piattino con la tazza) Isabella! Massaggiatrice, fisioterapista…
COLONNELLO Cribbio! E come ci siete capitata qui?
ISABELLA Veramente… avevo appuntamento con la signora, ma siccome non c’era…
OPERAIO S’è arrangiate cu ‘o marito! Cosicché, siete una massaggiatrice?
ISABELLA E io che ho detto…
INFERMIERA (guarda l’operaio) (l’hann’ accidere!) Se scuagliato ‘o sanghe ‘a cuorpo!
COLONNELLO Una masseuse, Cribbio! Ma Carolina? Che fine ha fatto?
INFERMIERA Se è la governante… è andata di la a prendere il padrone…
COLONNELLO Così? (accennando alla sedia a rotelle) Senza niente?
OPERAIO No, gli ho dato un cucchiaino, eventualmente c’era da raccogliere ancora qualcosa…
ISABELLA (ride) Ah, ah, ah…
OPERAIO (Chesta è scema?) Scusate, ma che c’è da ridere? Nuje hamme svermenato d’’a paura!
ISABELLA (ride ancora) E perché?
INFERMIERA Cu tutte chelli strille!
ISABELLA (ride di nuovo) Ah,ah,ah… Quali strille?
COLONNELLO Come quali strilli? Cribbio! S’è sentito per tutto il parco… pensavo stessere ammazzando qualcuno!
Scena tredici
Gianni, Carolina e detti
GIANNI (entra sorretto da Carolina, si trascina, è quasi distrutto) C’è mancato poco!
COLONNELLO (correndogli incontro, da una mano a Carolina a farlo sedere sul divano) Signor Gianni… allora qualche giovamento…
GIANNI Giovamento? Ma chi l’ha mannata a chesta?!
ISABELLA (ride ancora) ah, ah,ah…
INFERMIERA Embè, chesta me sposta ‘a nervatura!
CAROLINA Veramente… sono stata io…
GIANNI (guardandola) Me vulive dà ‘o colpo ‘e grazia?
COLONNELLO Si, ma voi… camminate da solo… quindi…
GIANNI Da solo?
COLONNELLO Be… quasi! (lo poggiano sul divano)
INFERMIERA (avvicinandosi) Questo vuol dire che non avete più bisogno di me?
GIANNI (la guarda) Ah! Però… e voi chi siete?
CAROLINA E’ l’infermiera che vi ha mandato il vostro amico, il dottor Carlo…
GIANNI Ah! Non ho bisogno di voi? (scandendo) Non ho bisogno di voi? (tirandola a se, le poggia una guancia sull’addome, abbracciandola) Oh, cara… adesso più di prima…
INFERMIERA (staccandosi) Ma… cos’avete?
GIANNI Tutto! Tutto… e questi mi vogliono ammazzare!
ISABELLA (ride) Ah, ah, ah… su, su… siate uomo! Per qualche pacca sulla schiena…
OPERAIO (si rialza e si mantiene la schiena) Ecco, io avrei finito… nel giro di poco dovreste riavere la linea…
ISABELLA Giovanotto… ma voi, avreste bisogno di qualche massaggio!
OPERAIO (affrettandosi a chiudere la borsa) La prossima delusione d’amore che decido per il suicidio, vi chiamo… arrivederci! (Esce)
COLONNELLO Be, visto si è trattato d’un falso allarme, andrei pure io… vuol dire che questa la annoterò nel libretto delle esercitazioni… statemi bene… (esce)
CAROLINA (dopo aver chiuso la porta, la riapre per fare uscire il colonnello) Arrivederci…
GIANNI Arrivederci…
ISABELLA (ancora ride) Ah, ah, ah…
INFERMIERA (a Isabella) Non è che dovete andare pure voi?
ISABELLA Veramente, sto aspettando mio marito che mi passi a prendere… (a Gianni) comunque, sarebbero cinquantamila!
GIANNI Che cosa? Dovrei pagare il mio carnefice? Dovreste pagare voi, che v’aggio fatta allenà!
CAROLINA (la prende in disparte) (Ve li do io… ma, è sicuro che stà bene?) (le da i soldi)
ISABELLA (Sicuro… sicuro è solo una cosa… comunque, gia pare che va molto meglio…)
INFERMIERA (a Gianni) Volete stare li, o preferite la sedia?
GIANNI Se state pure voi qua, (con la mano da una pacca sul divano) preferisco…
INFERMIERA (sedendo) E va bene… però, le mani a posto… se no me ne vado…
GIANNI Si, si… le mani al posto… giusto… al posto giusto… (una mano sul ginocchio)
INFERMIERA Incominciamo?
ISABELLA (c.s. ride) Ah, ah, ah… ( a Carolina) vedete… e ditemi che non sta meglio!
CAROLINA Dio… ti ringrazio!
INFERMIERA Voi lo appoggiate?
CAROLINA Io? Voi piuttosto… subito vi siete seduta accanto…
INFERMIERA Io? E’ il mio lavoro… io curo gli ammalati, io, mia cara…
GIANNI Si, si… sono tanto malato! (la tira per un braccio e la costringe a sedere di nuovo)
CAROLINA Vedete? Li curate in modo assai strano…
INFERMIERA (rialzandosi) Ma cosa vorreste insinuare?
GIANNI (a Carolina, irato) Gue! Ma te ffaje ‘e fatte tuoje, si o no? (siede l’infermiera sulle sue ginocchia) Io sto poco bene…
CAROLINA (vede rosso) E ricordatevi per mezzo di chi! (indispettita, esce)
GIANNI (mentre Isabella continua a ridere, si ricorda e alzandosi fa cascare l’infermiera per terra) Ma fa overo?!
INFERMIERA Ahia! Ma che vi prende?
GIANNI Uh, scusate, non l’ho fatto apposta! (a Isabella) Datemi una mano…
ISABELLA (gli da una mano a rialzare l’infermiera) Vedo che state molto meglio…
GIANNI Eh… come? (si risiede di scatto) Ma cosa dite… io non mi reggo all’impiedi!
ISABELLA (c.s.) Ah, ah… scommetto che è perché ci siamo noi, se no già le avreste corso dietro!
INFERMIERA Signora! Mi meraviglio di voi… fare delle scommesse, voi, una donna…
GIANNI Si, si… è una vergogna! Ma che sono queste scommesse?! Che schifo!
ISABELLA (c.s.) Ah, ah, ah…
GIANNI (a Isabella) Vi potete avvicinare…
ISABELLA (esegue) Prego…
GIANNI (all’orecchio) Scommessa per scommessa… quando volete scommettere che se non ve ne andate entro cinque minuti, piglio ‘na mazza e ve ne caccio io?
ISABELLA (prima meravigliata, poi guarda l’infermiera e ride ancora) Ma… sono stupita! Ah… ho capito! Ah, ah, ah… sapevo di essere brava, ma non fino a questo punto… vi ho sciolto per bene, a quanto vedo!
GIANNI Stupitevi ancora di più! Oltre che brava, pure intelligente! Mi meraviglio di voi?!
ISABELLA (mentre esce) Questa non l’ho capita…
GIANNI (ride forzatamente) Ah, ah, ah… poi ve la spiego… (un clacson di macchina)
ISABELLA Deve essere mio marito… tolgo il disturbo…(ride) ah, ah, ah…
GIANNI Ah, ah… (fatte n’ata risata…)
ISABELLA Arrivederci… ah, ah, ah… (esce, ridendo scontrandosi quasi con Ilaria)
Scena quattordici
Ilaria e detti
ILARIA (entrando, si volta e dà uno sguardo a Isabella) Ma… chi era?
GIANNI Oh, un’energumena!
INFERMIERA Si… una pazza!
ILARIA E, voi?
INFERMIERA Dalle! Sono l’infermiera mandata dal dottor Carlo Pazzi per assistere il signore qua presente…
ILARIA Mio marito!
INFERMIERA Ah, è vostro marito? Molto piacere…
ILARIA Però… devo riconoscere che mio marito ha gusto, nella scelta del personale!
INFERMIERA Ah, no, no… è capitato…
ILARIA Allora è culo!
GIANNI Ilaria!
ILARIA Come diresti di una persona che non si sceglie il personale… e gli capita un po’ po’ d’infermiera come la signorina qua presente?
GIANNI (guarda l’infermiera) Che culo!
INFERMIERA Vi ringrazio… ma credo ci sia un equivoco…
ILARIA Si capisce… c’è sempre un equivoco… è alla base del matrimonio!
GIANNI Ti prego, Ilaria…
INFERMIERA Forse, non sono stata chiara…
ILARIA Ah, no, no! E’ tutto chiarissimo! A mio marito serviva un’infermiera, e siete arrivata voi… è stato un concorso? Una chiamata diretta? Una raccomandazione, o che?
INFERMIERA La prego! Mia zia…
ILARIA La zia…. questa mi giunge nuova! Brava! E’ la prima volta che la sento…
GIANNI E lasciala parlare…
ILARIA Perché? Non sai già come finisce?
GIANNI Sono curioso…
ILARIA E allora continuate pure…
INFERMIERA Grazie! Stavo dicendo, che mia zia si è ammalata all’improvviso, e ho dovuto sostituirla io per il lavoro… lui non ne sa proprio niente!
ILARIA E … che vuole che interessi a lui… l’una vale l’altra…
GIANNI Come l’una vale l’altra? Nu mumento…
INFERMIERA Intendevo, il dottore non sa niente…
ILARIA E’ lo stesso… nel cambio ci ha guadagnato!
GIANNI Aspetta, aspetta… cosicchè, non eravate voi la prescelta…
INFERMIERA Doveva essere mia zia…
ILARIA Ma voi… sicuramente lavorate meglio, e di più!
INFERMIERA Ma cosa dite! Mia zia è molto più esperta di me… lavora da venticinque anni! Io sono al primo incarico! …Comunque, vi assicuro che già so il fatto mio!
ILARIA Sfido! Con un’insegnante del genere….
INFERMIERA Cosa volete insinuare?
GIANNI Ilà… forse comincio a capire… secondo me, stai prendendo un granchio!
ILARIA Io? Certo, tu mica potevi dare ragione a me… con questa… questa infermiera che t’ha mandato mio marito….
INFERMIERA Perché, vostro marito non è lui? (alludendo a Gianni)
ILARIA Lui? Ma cosa dite… mio marito è il dottor Carlo Pazzi!
GIANNI Ilà… la signorina stava cercando di dire, (all’infermiera) correggietemi se sbaglio… che ad accudire me, doveva venire la zia… solo che sfortunatamente s’è ammalata, ed ha chiesto a lei se poteva sostituirla… (all’infermiera) dico bene?
INEFRMIERA Proprio così! Ma non mi si lascia parlare…
ILARIA Quand’è così… vi domando scusa del malinteso… ma allora (a Gianni) chi ci ha guadagnato nel cambio… saresti solo tu?
GIANNI Dalle! Se ti dispiace, dopo la passo alle dipendenze di tuo marito, va bene?
INFERMIERA Va bene un corno! Ma per cosa mi avete preso…
ILARIA (cercando di sdrammatizzare, la prende sottobraccio) Ci scusi, ci scusi, mia cara… ma… (a Gianni) tua moglie l’ha vista?
GIANNI Ilaria… non mi dirai che …
ILARIA Devo presupporre che Adele non ne sa niente?
GIANNI Non mi farai questo
ILARIA (lasciando la ragazza si avvia alla cucina) Non sa niente! Come supponevo…
GIANNI No! Ilaria… cosa vuoi fare? (si alza cercando di fermarla)
ILARIA (vedendolo in piedi) Ma bravo... di bene in meglio! (esce di corsa)
GIANNI (le sfugge) Che carogna!
INFERMIERA Be, non pensavate che vostra moglie non m’avesse mai visto?
GIANNI Speravo di no…
INFERMIERA E come? … Facendomi diventare trasparente quando c’era lei?
GIANNI Be, una soluzione si trovava…
INFERMIERA A che pro’ scusate? Devo o non devo occuparmi di voi? Sono un’infermiera! (riflettendo) Ma comincio a capire che forse, non ce n’è bisogno…
GIANNI E allora, cominciate a chiamare un’ambulanza!
INFERMIERA Perché?
GIANNI Mo’ che mia moglie vi vede… se crede che me so miso d’accordo cu’ Carluccio!
INFERMIERA Ma cosa dite… (bussano alla porta, è Carlo)
GIANNI Voi non la conoscete… ce manna ‘o spitale a tutt’e dduje! (l’infermiera apre)
INMFERMIERA (aprendo la porta) E che c’entro io…
Scena quindici
Carlo e detti
CARLO (entrando) Allora come va il nostro paziente, eh, come va? (guardando l’infermiera) Ma… pensavo fosse Carolina…
GIANNI Mi correggo… a tutt’e tre!
CARLO Sempre pieno di belle donne eh? Ma dove le prendi, dico io…
GIANNI E’ l’infermiera… me l’he mannata tu!
CARLO (titubante) Io? Ma cosa dici… se avessi avuto un’infermiera del genere, non l’avrei mica mandata da te… e poi, me la sarei ricordata… non ti pare!
GIANNI Aspetta che arrivi tua moglie con la mia, e si ricorderanno loro di noi! Sai che articolo sul giornale di domani … infermiera al suo primo incarico, “perde” paziente e datore di lavoro contemporaneamente! Roba da guinnes dei primati…
CARLO Mia moglie? Ma perche? …Sta’ ccà?
Scena sedici
Adele, Ilaria e detti
ADELE (mentre entra da fuori la porta, gridando) Cosicchè, fa il paralitico eh?
ILARIA Cosicchè, fa il medico eh?
CARLO (cercando di nascondersi) Stà ccà! (cerca di nascondersi in vari posti, senza riuscirvi, alla fine viene sorpreso dall’ingresso delle due, mentre cerca di aprire la porta d’ingresso)
ILARIA (entrando) Altolà! Ti ho visto!
CARLO (si ferma e con rassegnazione si gira lentamente, rimanendo sul posto) Beccato!
ADELE (entrando) E’ tutto inutile… ogni tentativo di difesa è vano!
GIANNI (all’infermiera) Si metta in salvo almeno lei… è così giovane!
INFERMIERA (cerca di uscire, ma viene bloccata da Adele) Ma… mi lasci…
ADELE Si? E dove vuoi andare? Olympia, cara!
INFERMIERA (e tutti, con meraviglia) Olympia?
ADELE Si, si… Olympia, avete capito bene… (al marito) puoi ingannare loro, ma non me!
GIANNI Ma che stai…
ADELE (fortemente) Statte zitto! (prende per un braccio la ragazza e la spinge sul divano affianco al marito) Olympia! 081 01 15 00 00…
GIANNI Mo accummencie pure ‘a ddà ‘e nummere!
INFERMIERA Ma quale Olympia?
ILARIA (minacciosa) Ti conviene stare zitta, hai capito?
CARLO Ma si può sapere che state dicendo?
INFERMIERA Io mi chiamo Alessandra, e non Olympia! Sono l’infermiera che è venuta per accudire il signor De bury…
CARLO Ma allora è overo?
ADELE Tu, non parlare proprio! E questa sarebbe la sessant’enne? ‘A befana che fine ha fatto?
GIANNI E’ ancora ampressa p’’o sei Gennaio!
ADELE Pure San Lorenzo è già passato… ma è stelle t’’e faccio vede ‘o stesso! (gli molla uno schiaffo) Tieh! Olympia… che fine ha fatto?
GIANNI Mamma d’’o Carmeno s’è fissata! (tenendosi la guancia) Ma chi è ‘st’Olympia?
CARLO Adè, e per favore…
ILARIA Tu, nun parlà… (minacciosa) che ‘a notte e San Lorenzo nun è ancora fernuta!
INFERMIERA Va be’… mentre voi vi guardate le stelle cadenti, io me vado a curcà… (in punta di piedi apre la porta proprio mentre ne entra Luigi)
Scena diciassette
Luigi e detti, indi Marcella
ADELE Addò vaje? (la rincorre cercando di darle uno schiaffo che lei abbassandosi fa ricevere a Luigi)
LUIGI (entrando) Ah! Vedo che state in forza?
INFERMIERA (divincolandosi riesce ad uscire e va via) Scusate, vado di fretta!
LUIGI E vi capisco… ca volano pacchere!
ADELE Aggio pacienza… nun era diretto a te…
LUIGI Peccato… da comme m’è cugliuto, avisse fatto ‘o massimo d’’e punte!
GIANNI Luì… tu a che staje cu’ ‘o calendario?
CARLO Si, pecchè ccà, stamme ferme a San Lorenzo!
LUIGI San Lorenzo?
ILARIA Entra, entra pure tu… ( ad Adele) Te pare che nun arrivava n’ato cumpare?
ADELE (mostrando la mano) E si è cumpare, ha avuto pur’isso ‘a bumbuniera!
LUIGI Speriamo che nun arrivano pur’’e cunfiette! Ma se pò sapè, che sta succedenno?
ADELE Ma come… non ti congratuli con il tuo amico?
LUIGI Mi devo congratulare?
ADELE E certo! Nun ‘o vide che sta all’erta…
LUIGI Ah, è overo! Caro Gianni… che piacere… (lo abbraccia) (po’ me spieghi?)
GIANNI Che cosa?
ILARIA E Marcella dov’è?
LUIGI Pecchè? ‘A nuje, na bumbuniera sola, abbasta!
ADELE E’ lei che deve portare i confetti!
LUIGI A si? Vuje che state dicenne?
CARLO Che staje ancora ‘ntiempo… (bussano alla porta) Aggio pazziate!
Scena diciotto
Marcella e detti, indi Carolina
MARCELLA (entrando) Finalmente sono riuscita a libe… ra…rmi… ma che sta succedenno?
ADELE Che avevi ragione!
MARCELLA Ragione? A proposito di che?
ILARIA Sei arrivata in piena battaglia…
ADELE Ho deciso di dichiarare guerra!
GIANNI Guerra? Così?
CARLO E ma non vale…
LUIGI Prima si da un ultimatum!
MARCELLA Quello, si da ai nemici seri!
ILARIA Altrochè!
GIANNI Nemici? Ma qua nemici? Ma se po’ sapè…
ADELE (gli molla un calcio) Tieni ancora il coraggio di chiedere qualcosa?
CARLO Adè, ma nun te pare…
ILARIA Tu stai zitto!
ADELE Brava! (a Carlo) ‘A sessant’enne… l’aggio vista a sessant’enne!
LUIGI Qua sessant’enne?
ADELE Chella che aveva parè ‘na befana! L’infermiera… (a Carlo) ve site mise d’accordo primma è ovè?
GIANNI Ma che staie dicenne…
CARLO Adè, ti giuro…
MARCELLA Tene pure ‘o curaggio ‘e giurà! L’avimme vista ‘a befana… cosa che babbo natale, nun ce ‘a facesse manco cu ‘o viagra!
ILARIA Marcella, non trascendere…
ADELE Ha ragione… non ne vale la pena!
LUIGI Appunto, non ne vale la pena…
GIANNI Ma tu cu chi staje?
LUIGI Facevo così, per sdrammatizzare…
CAROLINA (entrando) Signora Adele… vi prego, sente tutto il parco…
ADELE Oh, non ti preoccupare… abbiamo finito
GIANNI Meno male…
CAROLINA (vedendolo in piedi) Oh… signor Gianni, allora state meglio?
ADELE Si, è guarito!
CAROLINA Allora i massaggi di Isabella, vi hanno fatto bene!
GIANNI (facendole segno di zittire) Ehm… ma che dici…
ADELE I massaggi? Isabella?
CAROLINA Certo, la massaggiatrice che è venuta quando voi eravate in giardino…
ADELE A si?
CARLO (Mo accuminciamme d’’o capo!)
CAROLINA Oh come sono felice, è bastata ‘na mezz’oretta ‘e massaggi, e guardate che risultato… il signor Gianni sembra rinato….
GIANNI Ma te ne vaje o no?!
CARLO (a Gianni) Si potrebbe avere il numero di telefono?
MARCELLA (ricordando) Olympia, certo! Isabella è Olympia!
ILARIA (ad Adele) Ma non doveva venire per te?
ADELE E si vede che ha trovato di meglio…
CAROLINA Oh, lei l’ha detto che teneva appuntamento con voi, ma siccome il padrone ne aveva più bisogno, io gli ho chiesto se gli poteva dare una mano…
GIANNI Nun t’’e fa ‘e fatte tuoje, no?
LUIGI Carolina… allora la colpa è tua?
CAROLINA La colpa? Quale colpa? Il signor Gianni sta ‘na bellezza… anzi… sono felice perchè non gli ho fatto niente… (a Gianni) sapete cosa vi dico signor Gianni? La prossima volta che mi volete dare una pacca… io non dico più niente… (accortasi) Uh… scusate!
GIANNI Bonanotte!
CARLO Una pacca?
LUIGI Che pacca?
MARCELLA Quale pacca?
ILARIA Addò?
ADELE (mestamente, covando rabbia, ma dentro di se) Ma veramente fate finta di non capire…
CAROLINA Scusate signor Gianni, m’è scappato… (bussano alla porta)
GIANNI (ormai rassegnato alle conseguenze) Non ti preoccupare… tanto ormai, che altro…
CAROLINA (aprendo la porta) Uh!
Scena diciannove
Detti, indi operaio, indi Ellen, indi Leone
ELLEN (entrando seguita dall’operaio) My God!
OPERAIO Scusate, scusate, mi dovete scusare ma, io non riesco più a togliermela di torno… ve la riconsegno così come me l’avete data… ccà sta ‘a valigia,
ADELE E chest’ata mo’ chi è?
ELLEN Oh… Gianni! Albergo Europa non avere voluto dare me camera… dire che essere prenotata a nome di Gianni De Bury… io spiegare che tu prenotata per me, ma loro non aver voluto sentire… come si dice?
GIANNI (mestamente rassegnato) Ragione…
ELLEN Yes! Loro, non avere voluto sentire ragione..
LEONE (entra dalla porta aperta e si blocca ad assistere la scena)
ADELE (tra lo stupore di tutti) Tu vide si riesce a sentì chisto! (gli molla uno schiaffo, e va via) Carolina, andiamo!
CAROLINA (seguendola) Si signora… (esce)
CARLO P’’a miseria!
LEONE Fa male?
GIANNI (mantenendosi la faccia) Noo… ormaje! Ma… voi, che volete?
LEONE (defilandosi) Ero venuto per quel conticino in sospeso… ma vedo che non è aria, ripasserò in un altro momento… (esce)
LUIGI Ecco, bravo, ripassate!
MARCELLA Ilà, vieni andiamo da Adele… qua credo non ci sia più niente da dire… (esce)
ILARIA Signori… se non l’avete capito, questo, è uno stato di guerra… ritenetevi nostri nemici!
OPERAIO Ho fatto qualcosa che non va?
GIANNI State senza pensiero… era nell’aria!
CARLO Gesù, Gesù… e che c’azzeccammo nuje?
LUIGI Carlè, se tutti gli italiani fossero uniti come le nostre mogli, ccà nisciuno putesse cchiu fa ‘e fatte suoje, soprattutto a livello politico!
OPERAIO Be allora, io andrei… sto fuori casa da stammattina…
ELLEN You sposato?
OPERAIO No, no… furtunatamente no!
GIANNI E non ti sposare! Se no, prima o poi, ti tocca andare in guerra…
OPERAIO Ma qua guerra, io non ho fatto nemmeno il militare! Arrivederci… (esce)
ELLEN (a Gianni) You fatto molto male?
GIANNI No, no… tanto me lo dovevo aspettare…
ELLEN Colpa mia?
CARLO Be certo signorina… se non ci foste capitata qui tra capo e collo…
ELLEN Wath? Capo…collo?
LUIGI Eh! Suppressate! Ma non dovevate ritirare un premio?
ELLEN Yes… domani!
GIANNI Domani?
ELLEN Yes, domani avere premiazione…
CARLO Ma comme ‘e lunedì?
LUIGI E mo chesta che fine fa?
CARLO Nun guardà a mme! Io nemmeno la conosco…
LUIGI (guarda Gianni) Giovà… che fine fa?
GIANNI (con gli occhi del pazzo, l’agguanta per il collo) ‘O saccio io, che fine fa! ‘O saccio io!
ELLEN (gridando) Oh! You pazzo!
CARLO (cercando di trattenerlo) Ma che si scemo! Lascia!
LUIGI (cerca di fargli mollare la presa) Giuvà, tu te nguaje!
GIANNI Chiù nguajato e chesto! (con il collo di Ellen che grida, tra le mani, la sbronzola di qua e di la, mentre gli altri cercano di farlo ragionare)
SIPARIO
Fine Secondo Atto
ATTO TERZO
La scena è la stessa dei due atti precedenti. All’apertura del sipario è vuota subito ne esce Adele con passo militaresco seguita da Carolina che porta una valigia molto pesante. Gianni, rientra in quel momento.
Scena prima
Gianni, Adele e Carolina
GIANNI (entrando, alla moglie) Parti?
ADELE Io? No!
GIANNI E allora? Questa valigia?
ADELE E’ la tua, sei tu che parti! (a Carolina) Prendi la tua borsa…
CAROLINA Subito…
GIANNI Io? E’ dove andrei?
ADELE Ah, dove vuoi… basta sia il più lontano da qui!
GIANNI Adè, non scherziamo…
ADELE E chi scherza! Mai stata più seria in vita mia…
CAROLINA Sono pronta…
GIANNI Ma che state facenno…
ADELE Quello che avrei dovuto fare già da tempo…
GIANNI Ma che cosa?
ADELE Se non l’hai capito… siamo in guerra mio caro!
GIANNI Dalle cu sta guerra! Adè, non mi puoi cacciare fuori…
ADELE Scherzi? Questa è casa mia! Ricordi?
GIANNI Si… ma, addò vaco…
ADELE Fatti tuoi… non possiedi un albergo?
GIANNI Si ma, in questo periodo è tutto pieno… non hai capito…
ADELE Prova all’albergo Europa, dovrebbero avere ancora una camera prenotata a tuo nome…
CAROLINA Chella d’’a pittrice…
GIANNI Azzo, ma è fatte tuoje nun te faje eh?
ADELE Carolina, prendi la valigia e sbattila fuori! (a Gianni) Noi usciamo, fa che quado ritorni non ti trovi… (si gira ed esce)
GIANNI Ma fosse mpazzuta? Devo chiamare Carlo!
CAROLINA Io non lo farei! Ricordate l’infermiera che vi ha mandato?
GIANNI E che c’entra?
CAROLINA E’ stata l’arma che ha fatto aprire le ostilità!
GIANNI Ma so’ fissate cu ‘sta guerra! Pecchè nun s’arruolano d’int’’a l’esercito?
CAROLINA A che scopo? Si addestrano pure a casa! Adesso è meglio che andate… e prendetevi la valigia pecchè pesa!
GIANNI Bella riconoscenza verso chi ti ha allungato una mano…
CAROLINA E meno male che vi ho fermato in tempo…se no l’avisseve allungate tutt’’e doje!
GIANNI (arrabbiato) Come tutti… sempre dalla parte del più forte!
CAROLINA Su, su, vedrete… un po di tempo, le passa, e tutto torna come prima…
GIANNI Si nun m’accide primma… visto che stamme in guerra!
ADELE (da fuori, gridando) Carolina!
CAROLINA (affrettando) Non vi dimenticate di farmi avere il vostro nuovo recapito…
GIANNI E si… accussì ‘o nemico sape pure addo m’adda venì a burbandà!
CAROLINA Come volete (esce e chiude la porta)
Scena seconda
Gianni, indi Luigi, indi Carlo
GIANNI Ma vuje vedite che se passa… (sente bussare alla porta che dà sul giardino) Ma, chi…
LUIGI (entra con una valigia in mano) Giannì, ho bisogno di una mano…
GIANNI E comme te truove lloco ffora?
LUIGI Mentre mi accingevo ad entrare nel vialetto, ho visto tua moglie uscire, così, ho scavalcato per non essere notato… tu mi devi aiutare! (nel girarsi, quasi inciampa nella valigia)
GIANNI Figurati, se posso…
LUIGI (alzando la valigia di Gianni) Come non detto!
GIANNI Oh, quella? Vado in alta Italia… mi hanno proposto un albergo…
LUIGI E’ comodo?
GIANNI Non lo so ancora…
LUIGI (timoroso) Niente in contrario se vengo anch’io?
GIANNI (dopo una breve pausa) Pure tu, hai avuto lo sfratto?
LUIGI Maledetta guerra! Pensavo di chiederti ospitalità per un poco…
GIANNI E caschi male!
LUIGI E mo?
GIANNI Niente panico… proviamo da Carlo…
LUIGI Giusto! Non ci può negare un po’ d’aiuto… in fondo, cosa chiediamo?
GIANNI Solo un poco di ospitalità, finche non finisce la guerra… (prendono le valigie e si avviano alla porta, la aprono e trovano Carlo fuori)
CARLO (è fermo con una valigia in mano e il dito quasi sul campanello)
LUIGI A quanto pare, abbiamo avuto la stessa idea!
CARLO (vedendo le valigie ai due) Ah! Pure voi?
GIANNI Eh caro mio… la guerra, è una cosa che non colpisce mai una persona sola!
LUIGI Si, ma ccà stamme addeventanne ‘na folla!
CARLO Solo tu ce può aiutà!
GIANNI E come? Non l’hai capito che stiamo nella stessa barca!
LUIGI L’albergo?
GIANNI E’ pieno… avete dimenticato quello che è successo?
CARLO Allora… siamo rovinati? (bussano alla porta)
GIANNI Non è ancora detta l’ultima parola…
Scena terza
Leone, barone e detti
GIANNI (apre la porta) Ecco… adesso siamo rovinati!
BARONE (entrando di getto) State tutti qua? Meglio accussì! Salute a tutti…
LUIGI Che piacere…
CARLO Barò? Noi proprio a voi stavamo pensando…
BARONE (facendo cenno alle valigie) Ce credo, ce credo!
GIANNI (a Leone) E tu? Che ce faje ccà?
LEONE Veramente… sono venuto per quel piccolo sospeso…
LUIGI Pe quatte solde, t’è purtato chist’aiuto?
GIANNI Esaggerato! Ma quanndo devi avere?
BARONE Un milione e cinquecentodieci mila lire!
GIANNI Un milione…
CARLO Pe ddoje pizze? Ce l’avesseme almeno mangiate…
LUIGI Ma che c’’e mise?
LEONE Veramente, ‘e pizze vengono diecimila lire…
BARONE Già… l’altro milione e mezzo è per una scommessa che ancora non mi avete saldato!
LUIGI Olympia!
CARLO Sthh!
GIANNI No! Non nomimate quel nome! (bussano alla porta)
CARLO Vedo io…
GIANNI No! Non aprire… può essere Adele!
CARLO Ma perché, non tiene le chiavi? (apre)
Scena quarta
Operaio e detti
OPERAIO (entrando) Salve a tutti…
CARLO Prego?
OPERAIO (dirigendosi verso Gianni) Finalmente… giusto voi!
BARONE (interponendosi) A voi pure deve dei soldi?
OPERAIO A me? No, una firma…
BARONE Allora se permettete, ci sono prima io! (prende la mano sinistra e gli storce le dita)
GIANNI AH, AHH, AHHH… (per il dolore)
LUIGI Ma insomma! (si fa avanti ma subito indietreggia)
CARLO (come Luigi) Questo è un abuso!
LEONE Barò… calma, non mi sembra il caso…
BARONE A no?
OPERAIO (a Gianni) Siete mancino?
GIANNI No… perché? (mentre il barone gli continua a stringere le dita cercando di afferrare l’altra mano che però Gianni divincola)
OPERAIO (a Gianni) Allora se mi fate la gentilezza di firmare, è per l’intervento al telefono di domenica, sapete, per lo straordinario… (guarda il barone) avrei una certa urgenza!
GIANNI (firma) AH, AHH, AHHH…
GIANNI (mentre il barone continua a stringergli le dita con l’altra mano firma) Con… tento?
OPERAIO Si… grazie… allora ci si rivede eh? Per qualunque guasto… Ulisse è a disposizione… tranne che per quelli alle ossa, naturalmente… (esce di corsa)
GIANNI Arri… ve.. derci… (riuscendo a liberarsi) Barò, ma insomma! E qui mi pare che si stia esagerando! Sono mai venuto meno ai miei obblighi? No! E allora?
BARONE (facendo segno alle valigie) Nun vulesse che si comincerebbe proprio adesso!
LUIGI Ma che state dicendo?
CARLO Se alludete alle valigie, siete in errore…
GIANNI Ma secondo voi, io, pe’ nu milione e miezo me ne fujeve all’estero? (prende il blocchetto degli assegni e ne scrive uno dandolo al barone) Ecco qua! Così, chiudiamo questa faccenda…una volta per tutte!
BARONE (prende l’assegno, lo legge) Un milione e cinquecentomila… tutto a posto!
LEONE Ma che tutto a posto! E le diecimila lire?
LUIGI Uhhh!
CARLO Ca’ stamme in piena guerra, (alludendo al barone) abbiamo scampato un massacro pe’ poco… e chisto, penza ‘e diecimila lire!
LEONE E secondo voi?
GIANNI Va be’, (frugandosi in tasca) Tecchete ‘sti diecimila lire, e…nun ne parlamme… cchiù...
BARONE Allora, io andrei… scusate per il disturbo… (si avvia)
CARLO (corre ad aprire la porta al barone) Arrivederci barò… a mai più!
LUIGI (da la mano a Leone e lo avvicina alla porta) E grazie di tutto…
GIANNI (dopo essersi frugato nelle tasche, da la mano a Leone e con l’altra sulla spalla lo accompagna fuori) Alla prossima volta…
LEONE Ma…
GIANNI (chiude tra le proteste di Leone) Uffà! Anche questa è fatta!
Scena quinta
Gianni, Carlo, Luigi, indi Carolina
CARLO Già… ma mo’, ce rimane ‘o problema cchiù gruosso!
LUIGI Come risolverlo?
GIANNI Ci rimane solo una cosa da fare…
CARLO E sarebbe?
LUIGI Trovare un albergo libero!
GIANNI Nun pazzià! Ho avuto un’idea…
LUIGI E chello, che me preoccupa!
CARLO Quale sarebbe questa idea?
GIANNI Tu Carlè, trova l’infermiera e portala qui… tu Luì, invece, cerca la massagiatrice e convincila a venire, magari fissale un appuntamento…
LUIGI Ah, bella idea! Un’orgia?
CARLO No, no… io non tengo genio….
GIANNI Ma che hate capito! Bestie! Le faremo parlare con le nostre mogli…
LUIGI Ancora meglio!
CARLO ‘Na paliata nun ce ‘a leva nisciuno!
GIANNI Ma no, ma no… gli faremo dire come sono andati i fatti! Saranno la nostra difesa…
CARLO E tu?
GIANNI Io cerchero di trovare la pittrice, dovrebbe essere all’albergo Europa, oggi doveva ritirare il premio, quindi è ancora in città..
LUIGI Nun me piace tanto comme idea, ma ti voglio ascoltare…
CARLO Potrebbe anche funzionare…
GIANNI Funziona, ne so sicuro! Andiamo…
LUIGI E andiamo…
CARLO Proviamo anche questa, tanto… zitti, zitti!
LUIGI Ma chi…
GIANNI Shhh!
CAROLINA (apre la porta con le chiavi) Ma…
GIANNI Carolì, si tu?
CAROLINA Signor Gianni? M’avete messo paura! Sta venendo pure vostra moglie, se vi scopre ancora qua, succede il finimondo!
LUIGI Non ti preoccupare stavamo andando…
CAROLINA Signor Luigi! Insieme alla signora Adele c’è anche vostra moglie…
LUIGI Sacripante!
CARLO Me salvo sul’io!
CAROLINA E mica tanto… vostra moglie sta insieme a loro…
CARLO Ma che d’è ‘na riunione ‘e Stato Maggiore?
GIANNI Credo che ci convenga andare… (scattando) via! (esce)
CARLO Ti seguo… (esce)
LUIGI E che so’ fesso io? (esce)
Scena sesta
Carolina, indi Adele, Ilaria e Marcella
CAROLINA (posa la borsetta e le borse con la spesa indi toglie i guanti) E chi ‘o sape! (Mette a posto in salone, toglie alcune buste di carta dalla borsa e le poggia sul tavolo, indi un paio alla volta le porta in cucina riuscendone subito e portandone altre due)
ADELE (apre la porta ed entra insieme a Marcella e Ilaria) Adesso vedremo… Carolina…
MARCELLA Una lezione ci voleva…
ILARIA Non vorrei che fossimo state troppo dure…
MARCELLA Ma che dure…
ADELE Certo, il rischio c’è, ma il gioco vale la candela… adesso sapremo se hanno intenzione di cambiare seriamente o ci stanno solo prendendo in giro…
CAROLINA La spesa è sistemata…
MARCELLA (ridendo) Anche i nostri mariti!
ILARIA (in tono di richiamo) Marcè!
CAROLINA Ditemi quando devo apparecchiare?
ADELE E’ ancora presto… più tardi se ne parla, noi usciamo un poco in giardino… (esce)
ILARIA Si va a fare quattro chiacchiere… (la segue)
MARCELLA Magari, se non ti dispiace, ci porti qualche bevanda… (esce)
CAROLINA Certamente… la preparo subito (chiude l’imposta, sistema il soprabito sopra l’attaccapanni e mentre sta per andare in cucina suona la porta) E mo chi è? (apre)
Scena settima
Carolina e Operaio
OPERAIO (appena la vede) Buonasera…
CAROLINA E fernuta st’odissea?
OPERAIO Si! Ho scoperto la causa… tutta colpa di un arco…
CAROLINA Ci siete arrivato finalmente? Non lo sapevate che la colpa era dei Proci?
OPERAIO E voi come lo sapete che la colpa è stata di Attilio?
CAROLINA Proci, con la P di Palermo! E po’ che c’azzecca Attilio?
OPERAIO E si! Tutta quell’acqua in casa sua, ha creato un arco voltaico, e sono saltate le linee… insomma, un grosso corto circuito, alla bassa frequenza della rete telefonica… oh, sia ben inteso, niente, in confronto a quello che ho provato io la prima volta che vi ho vista…
CAROLINA E nemmeno in confronto a quello che proverete se non la finite! Che volete?
OPERAIO Seh! Il titolare della linea mi dovrebbe rifirmare la cartella dell’intervento… se no, non ricevo lo straordinario, lo potete avvisare?
CAROLINA Non posso, è partito, colpa della guerra…
OPERAIO (stupito) E scuppiata ‘a guerra? E quanno?
CAROLINA Ieri…
OPERAIO Mamma d’’o Carmeno! ‘O telegiornale nun ha ditto niente!
CAROLINA Ma che avete capito? Tra lui e la moglie è scoppiata la guerra, ed è stato costretto ad abbandonare il campo…
OPERAIO V’hanna ‘mpennere! S’era scuagliato ‘o sanghe ‘ncuorpe!
CAROLINA (ridendo) Ma vuje ‘o sapite ca site proprio nu tipo curiuso?
OPERAIO Io so’ curiuso? Ma vedite nu poco! Cu chello che succede d’inte ‘a sta casa, mo vuò vedè ca ‘o curiuso foss’io?
CAROLINA (ridendo) Uah! Avite fatte nu pare d’uocchie tante!
OPERAIO E pe forza… io ho penzato… vuò vede che m’aggio scanzato ‘e fa ‘o surdato, e mo vaco a fa ‘a guerra?
CAROLINA (c.s.) Ah, ah, ah… Che faccia….
OPERAIO Se pazziate… intanto ‘o padrone vuosto s’è ritirato e io mo comme faccio…
CAROLINA C’è sempre la padrona…
OPERAIO E non è possibile… la cartella la deve firmare l’intestatario della linea telefonica…
CAROLINA E che vi posso dire… provate a passare quanno è fernuta ‘a guerra…
OPERAIO Ma vuje ‘o sapite ca ce so’ state guerre che so’ durate cient’anne?
CAROLINA (ironica) Addirittura?
OPERAIO Secondo voi, io fra cient’anne, tengo ‘a forza ‘e venì a recogliere ‘na firma, pe’ me fa pavà ‘o straordinario fatte cient’anne primma?
CAROLINA (sorridendo) E vi fate accompagnare…
OPERAIO Non scherziamo! Chi ‘o sape fra cient’anne addò stonghe…
CAROLINA Se continuiamo di questo passo, ancora ccà!
OPERAIO Pare fosse colpa mia… io ero pure riuscito a farlo firmare, ma guardate ccà comme ha firmato…
CAROLINA E comme ha firmato? (prende il foglio e legge) AHIO MAMMA! E che vuol dire?
OPERAIO Lo sapete voi? Comunque, mo vi lascio il mio recapito, nel caso avesse da scuppià ‘a pace all’improvviso, mi avvisate…
CAROLINA Date qua… ci penso io… (lo accompagna alla porta)
OPERAIO Grazie, grazie assaje… (mentre esce incrocia Gianni, che entra)
Scena ottava
Gianni e detti
OPERAIO Ah! Giusto voi…
GIANNI (trafelato, con la valigia in mano, lasciando la porta semiapreta) Dopo, dopo! Carulì, viene fa ambressa…
CAROLINA Ma che fate qua? Vostra moglie è di la in giardino…
GIANNI Lo so! Per questo sono entrato dalla porta…
CAROLINA Che significa…
OPERAIO Che il nemico si sconfigge con la sorpresa!
GIANNI Qua surpresa?
OPERAIO A vostra moglie…
GIANNI Si! Facevo a surpresa a mia moglie! (prende il gomito con l’altra mano a voler imitare il pachiochio) Non dite scemenze! Avevo dimenticato il portafoglio, così, volevo scavalcare il muretto del giardino ed entrare dal balcone, per non essere notato, poi le ho viste uscire e nel ritirarmi in fretta, allungando la gamba… mi si è strappato tutto il pantalone! I miei abiti sono tutti in valigia?
CAROLINA Tutti!
OPERAIO Pochini…
GIANNI Ma che dite… il resto del mio guardaroba, è in albergo…
CAROLINA E non potevate andare là?
GIANNI Così conciato? (mostra la gamba del pantalone squarciata)
OPERAIO Prendevate un poco d’aria…
GIANNI (a Carolina) Ma chisto che ce fa ccà?
OPERAIO E sempre per quella famosa firma…
GIANNI E non ve l’ho già messa?
OPERAIO Si? Guardate ccà! (gli mostra la ricevuta di prima)
GIANNI AHIO MAMMA…E chesta nun è ‘a firma mia!
OPERAIO Bella scuperta!
GIANNI Va buò, Carolì, prendimi un pantalone da dentro alla valigia, che mi devo cambiare…e poi metti gli abiti a posto loro, ho un piano per fare pace! (all’operaio) E voi, la volete quella firma?
OPERAIO Gesù! Io sto qua apposta…
GIANNI Allora datele una mano a purtà ‘a valigia, è pesante! E fate presto… nun vulesse che mia moglie m’acchiappa primme che metto in atto il piano…
CAROLINA Madonna! Facciamo presto… ( Gianni) e voi? Non venite a cambiarvi?
GIANNI E già! Così se mia moglie m’acchiappa in camera, mentre mi cambio, mi è preclusa ogni via di fuga… va, va… e portami il pantalone, io aspetto qua!
OPERAIO Ma che l’hate fatta che sta accussì agguerrita?
GIANNI Io? Niente… e poi sono fatti che a voi non interessano… ‘a vulite ‘a firma?
OPERAIO (capendo, prende la valigia e segue Carolina) Ma cos’’e pazze! Che s’adda fa, pe’ nu poco è straordinario!
GIANNI (rimasto solo, mentre sbircia il balcone, comincia a togliersi il pantalone) Io, vulesse sapè chi c’ha mise ncapa st’idea d’’a guerra… ma dico io… ‘na tipa sempre calma, mai sopra le righe, mai ‘na vota che se fosse arraggiata… faje pe’ sino parte ‘e l’esercito d’’a salvezza? E mo? A me, chi me salvà?
Scena nona
Isabella e Gianni, indi Carolina e operaio
ISABELLA (Bussa ed entra subito, ma con fare cauto) E’ permesso? Si può?
GIANNI (colto di sorpresa, siede in fretta sul divano e si copre con un telo) Chi… chi, è?
ISABELLA Sono io… ma… avete avuto una ricaduta?
GIANNI Non proprio… diciamo che sono in attesa…
ISABELLA E di che cosa?
GIANNI Di una cosa che mi serve per potermi rialzare…
ISABELLA Perciò mi avete fatto chiamare? Ma adesso, non dovete più preoccuparvi...
GIANNI E chi se preoccupa… (chiama, con voce flebile per paura di essere sentito) Carolina!
ISABELLA Perché scomodare la governante? Ci sono qua io no? Mi avete chiamato apposta…
GIANNI Appunto… (richiama c.s. ma un poco più forte) Carolina!
ISABELLA Su, su… adesso tutto passerà… (posa la borsa, la apre e ne estrae dell’unguento)
GIANNI (c.s. ma ancora più forte) Carolina!
ISABELLA Abbassate i pantaloni e tirate su la camicia e la maglia intima…
CAROLINA (entrando) Zitte! Ve vulite fa sentì d’’a vostra moglie? (accortasi) Ah! E voi?
OPERAIO (entrando insieme a Carolina) ‘A pazza! N’ata vota?
ISABELLA Ma… che dite?
OPERAIO No, volevo dire n’ata vota ccà?
ISABELLA Giovanotto… pare che ve dispiace? Io vado dove mi chiamano… e dove mi chiamano è sempre perché c’è bisogno di me, della mia opera, dei miei massaggi…
GIANNI ‘O cazone… (cerca di appoggiarsi a Carolina per alzarsi)
CAROLINA Credo che stavolta, è meglio lasciar perdere…
OPERAIO ‘Sta vota il signore non ne ha bisogno…
ISABELLA (scostandoli da vicino a Gianni, che ricade sul divano) Lo dite voi? Guardate in che condizioni l’ho trovato… di nuovo che non si regge in piedi! L’ultima volta gli ho fatto uno di quei trattamenti, che sembrava ringiovanito di parecchi anni… e mo?
OPERAIO E’ talmente ringiovanito, che l’hanno richiamato! Questi so’ gli effetti d’’a guerra…
CAROLINA Comunque, sbrighiamoci…
OPERAIO Si, si, facimme ambressa…
GIANNI (rialzandosi) Damme ‘o cazone…
ISABELLA Ma cosa fate? (lo spinge a sedere) Può essere pericoloso! I muscoli vanno sciolti prima… poi, potete tentare di alzarvi…
CAROLINA E’ meglio che ‘o facite mettere ‘o cazone… si arriva ‘a signora, e muscoli c’’e scioglie a tutte quante, e doppe, nun ce aizamme cchiù nisciuno!
GIANNI (prende il pantalone dalle mani di Carolina) Oh! Finalmente…
ISABELLA (strappando il pantalone da mano a Gianni) Ma che cosa dite? Va bè, se proprio ci tenete, lasciate fare a me, so io come trattare gli infermi di questo tipo… date qua! Ce ’o metto io ‘o cazone… contenti?
GIANNI (frettolosamente, sempre guardando il balcone) Abbasta che ce muvimme…
CAROLINA E grazie… (rassegnata)
ISABELLA State calmo, adesso statemi a sentire… alzate un piede alla volta, poi dopo che abbiamo fatto entrare i piedi, piano, piano, tenterete di alzarvi, e tireremo su il resto…
GIANNI M’aggia mparà pure comme se mette nu cazone!
ISABELLA (pensandoci si ferma) Ma… scusate… e i massaggi? Quando li facciamo?
GIANNI Dopo, dopo… magari andiamo di la eh? Mo sbrighiamoci…
Scena dieci
Infermiera e detti, indi colonnello
INFERMIERA (entrando dalla porta lasciata sempre semi aperta) Si può? Ma….
GIANNI (alzatosi in piedi) Ma che d’è ogge?…
ISABELLA (è davanti a Gianni, piegata nel tentativo di tirargli sui i pantaloni, sentendo la voce, li lascia, e questi ricascano giù) Che diavolo…
OPERAIO (gli corre incontro, nel tentativo di spiegare) Ma chist’è n’incubo! Signorina… non è come pensate… non fraintendete…
INFERMIERA Porci!
GIANNI (si alza nel tentativo di raggiungerla, ma inciampa nei pantaloni abbassati) Tacete…
ISABELLA (lo aiuta e lo siede letteralmente sul divano) Ma cosa fate? Può essere dannoso!
CAROLINA Per l’amor di Dio! Non gridate… possiamo essere scoperti!
INFERMIERA Dite? E spero proprio di si! Anzi, adesso ci penso io! Depravati! (fa per uscire)
OPERAIO Addò jate? (la tira dentro coprendole la bocca) Ma che avete capito?
GIANNI Ma che ha capito chesta?
INFERMIERA (per divincolarsi, morde l’operaio che lascia la presa) Madonna!
OPERAIO AHHH! (reggendosi la mano)
INFERMIERA (appena libera, cerca di raggiungere la porta, che apre) Ma chiste so’ pazze!
COLONNELLO (entra nel momento) Cribbio! In piena orgia!
OPERAIO (cerca di fermarla) Ma che cacchio state facenno!
GIANNI (spinge a lato isabella e si alza c.s., ma inciampa di nuovo, allora si gira per alzarsi i pantaloni, dando la schiena all’infermiera) Signorina, vi prego! ‘Stu caspito ‘e cazone…
INFERMIERA (presa di nuovo, si dibatte e colpisce Gianni al sedere con un calcio) Lasciatemi! Ho detto lasciatemi… aiuto!
GIANNI (che cercava di tirarsi su i pantaloni, si ritrova sul divano) Ahh! Oh… nun so capace ‘e m’alluntanà ‘a ‘stu divano sa’?
COLONNELLO Evidentemente, non ci mettete abbastanza forza di volontà!
ISABELLA Ma che ha capito?
OPERAIO (a Isabella) Vi prego… intervenite voi!
ISABELLA (ridendo) Ah, ah, ah… con vero piacere! (la prende per le spalle e la trascina sul divano, affianco a Gianni) Adesso ve ne state buona qua, e ci fate parlare…
GIANNI (si rialza e si ritrova davanti all’infermiera con i pantaloni ancora abbassatii) E vi prego… fateci parlare! Che diamine…
Scena undici
don Vittorio e detti
D. VITTORIO La porta è aperta… ma… che sta succedenno?
GIANNI Se, se! Ce mancava pure don Vittorio! (mentre cerca di tirare su i pantaloni)
ISABELLA Ah, ah, ah… prego, accomodatevi… (da uno spintone a Gianni e lo costringe a sedere, al fianco dell’infermiera) E voi? Vi ho detto che può essere dannoso… state seduto!
D. VITTORIO Carolina! Esci immediatamente da questo covo di lussuriosi!
CAROLINA Ma che dite don Vittò?…
D. VITTORIO Che vi dovreste vergognare… vergognare e pentire! Colonnè, mi meraviglio di voi? Un pluridecorato all’onore, che sguazza in questa bolgia! E l’onore? Colonnè, l’onore?
COLONNELLO Ma quale onore! Io non lo sapevo! Sono arrivato a giochi già iniziati! Non ho potuto fare niente…
D. VITTORIO Hate fatto tarde? (agli altri) Perché non lo avete avvisato in tempo?
COLONNELLO Cosa dite? Io sono sempre stato puntuale nelle battaglie!
D. VITTORIO E ‘sta vota, v’ate perzo’’o meglio!
GIANNI (tentando una spiegazione) Guardate, che non è come sembra…
D. VITTORIO No? E com’è?
OPERAIO E’ peggio!
INFERMIERA Ma che dite? Quello, chi sa che si può credere… guè, io non c’entro niente… me ne stavo andando è sono stata trattenuta!
D. VITTORIO (sottolineando) Quello…. crede a quello che vede! Quello…
OPERAIO Meno male… e vuje?
D. VOTTORIO Che solo il pentimento, vi potrà aiutare…
CAROLINA Ma che pentimento!
GIANNI Ha ragione… chisto è nu patimento!
ISABELLA Ah, ah, ah… il pentimento può aspettare, prima, lo devo massaggiare!
COLONNELLO Ancora? Non vi è bastato?
D. VITTORIO Ma cheste so’ cos’’e pazze! E scommetto che mia nipote, nun sape manco niente!
CAROLINA Pe carità! Ce mancasse sulo chesto… anzi vado a vedere se hanno bisogno di qualcosa, se è il caso vi avviso… (esce)
D. VITTORIO Anatema! Ti hanno trasformata in un mostro!
GIANNI Ma qua mostro…
ISABELLA Ah, ah, ah, l’hate fernuta cu ‘sta predica… nuje tenimme che ffà!
COLONNELLO Ma cosa dite?
D. VITTORIO Basta! Vade retro….
ISABELLA Ho capito! (prendendo la sua borsa, si avvia) Ogge nun se ne fa niente… ci si vede!
GIANNI Meglio accussì!
D. VITTORIO Sicuramente meglio! Che vuleve fa? Per fortuna che sono giunto in tempo, ho evitato che si compisse l’ignominia di un sacrilegio! (con calma e le mani congiunte a redarguire) Tu si spusato…te lo ricordi?
GIANNI E comme m’’o scorde!
INFERMIERA (a voler uscire scosta il prete) Scusate… vado un po’ di fretta….
D. VITTORIO (spaventato, balza in avanti girandosi) Madonna! (si fa il segno della croce)
INFERMIERA (anch’essa spaventata fa un balzo indietro) Mamma d’’o Carmeno!
D. VITTORIO I tuoi occhi!
INFERMIERA (spaventata, prima li tocca poi si rivolge all’operaio) Che ho agli occhi? Ditemi, che tengo agli occhi?
OPERAIO Nun veco niente…
D. VITTORIO Le fiamme… le fiamme degli inferi vi si vedono!
INFERMIERA Ihh! Arriseca e me fa squaglià ‘o sanghe ncuorpo!
GIANNI Don Vittò, e vuje sti paure nun ce l’havita fa piglià!
COLONNELLO E che diamine…
D. VITTORIO (minaccioso) In tutti gli occhi, vedo la lussuria, il peccato… il godimento!
OPERAIO Magari!
D. VITTORIO (repentino, all’operaio) Pentiti!
OPERAIO Ma, ‘e che cosa? Io nun aggio fatte niente…
D. VITTORIO Ma avresti voluto? Dillo… che avresti voluto!
OPERAIO E se proprio insistete… l’infermiera non mi dispiace…
INFERMIERA Ma come vi permettete?
D. VITTORIO Anatema!
GIANNI Dalle! (all’operaio) On procò… ve ne jate o no?
OPERAIO Non posso…
D. VITTORIO E certo… è il demonio che lo trattiene sul luogo del peccato!
OPERAIO (allunendo a Gianni) Veramente è lui…
D. VITTORIO E’ quel che ho detto! Infatti, il demonio si è impossessato di lui… ( lo prende per le spalle e lo scuote) Vieni fuori! Fuori ho detto…
GIANNI Ma io sto accussi bello d’inte… don Vittò, e lassate! Oh… nun abbasta ‘a guerra cu muglierema, ce vuleve pure ‘a guerra Santa! Mi state mandando a monte il piano! (all’operaio) Che vi devo firmare? Jà, vedimme ‘e ce movere, accussì ‘a fernimme, cu ‘sti tarantelle… (riuscendo a tirare su i pantaloni)
OPERAIO (prendendo il foglio dalla tasca) Ecco qua… finalmente…
D. VITTORIO Il Piano? Che piano? (toglie il foglio da mano a Gianni) Sacrilegio! Non vi lascerò sugellare il patto! (lo strappa)
OPERAIO Ma … che hate fatto? ‘Sto sparpetianno a tre ghiuorne pe’ chella firma!
D. VITTORIO Con quella firma vendevi l’anima al diavolo!
OPERAIO Mo invece, m’aggia vennere ‘e mobile ‘o monte ‘e pietà! Addio straordinario… e addio solde! (si toglie il berretto e lo morde) Ahh! Ma comme ce so’ capitato d’int’’a ‘stu manicomio… (esce)
COLONNELLO Aspettate…vengo anch’io, non vorrei essere scampato alla campagna d’Africa, per perire da stupido, in un baccanale, alla quale non sono nemmeno riuscito a predere parte! (esce)
Scena dodici
Adele, Marcella, Ilaria, Attilio e detti
CAROLINA (entrando di corsa) Signor Gianni… ‘a signora…
GIANNI Mia moglie? Fuimme… (non fa in tempo)
ADELE (entrando, ride insieme alle amiche, ma subito la risata gli si smorza) Ma… e voi che ci fate qua? Che sta succedenno?
D. VITTORIO Sono arrivato giusto in tempo per evitare il peggio! E’ stata la mano del Signore…
ATTILIO (entra di soppiatto, e poggiandogli una mano sulla spalla) Sentite…
D. VITTORIO (ha un sobbalzo, così tutti) Madonna!
ATTILIO (spaventato) Ch’è stato?
D. VITTORIO Me vuò fa murì? Stavo parlando della mano del signore, e mi sento toccare…
ATTILIO Vi ringrazio del signore… anche se avrei preferito signora…
D. VITTORIO Ma che vuò?
ADELE Ma insomma! Che sta succedendo in casa mia?
INFERMIERA Casa? Ma qua casa! Chiste me pare nu manicomio… io me ne vado! (esce)
GIANNI Satte buono! E’ fallito pure l’ultimo tentativo…
ILARIA L’ultimo tentativo?
MARCELLA Che forse, vi abbiamo rotto le uova nel paniere?
ADELE Che paniere?
GIANNI Chillo d’’a so… (coprendosi la bocca con le mani) mhhhh
D. VITTORIO E pe’ favore… tu già staje nguajato…
ADELE (gli molla uno schiaffo) Ti avevo detto che te ne dovevi andare…
D. VITTORIO T’avevo avvisato! Pentiti, solo così ti potrai salvare dalla mano del Signore…
GIANNI (tenendosi la guancia) E d’’e soje chi me salva, don Vittò?
ATTILIO Signora Adele, cercate di calmarvi… (va vicino a Gianni nel tentativo di consolarlo)
CAROLINA Signora Adè, state calma…
ADELE Calmarmi? Calmarmi?? (reprimendosi) E va bene… sarò calma…
Scena tredici
Carlo, Luigi e detti
CARLO E’ arriva… ah! Marcella… Ilaria…
LUIGI (che lo segue) Marcella? Io vado!
CARLO (lo prende per un braccio, e lo tira dentro) Addò vaie tu!
ILARIA Ah, ah…ij che nzalata!
MARCELLA (ad Adele) E’ rinforze!
GIANNI (a Carlo) ‘A nzalata ‘e rinforzo?
CARLO Qua’ nzalata?
ADELE Adesso, stiamo al completo!
LUIGI Si, si, nun me va proprio ‘sta nzalata…
MARCELLA (mollandogli uno schiaffo) E de ‘sta papaccella che ne faccio?
LUIGI Ahh! (a Carlo) ‘A papaccella?
CARLO Sai, quella piccante?
LUIGI Ah! E va be’ tenevo n’ato poco ‘e spazio… ma mo’, nun ce trase niente cchiù eh!
ATTILIO Uffa! Ma basta con queste mani… Gianni andiamo?
GIANNI Aspetta tesoro, vengo subito… sentite, io me so’ scucciato di questa guerra continua… (tra lo stupore generale) se qualcuno ci vuole, provasse a casa di Attilio o all’albergo… signori! (prende Attilio sotto braccio ed escono, gli altri stanno in silenzio e li guardano. Dopo usciti ancora fissano la porta per un po’, poi si girano e si guardano stupefatti)
Scena quattordici
Adele, Ilaria, Marcella, Luigi, Carlo, don Vittorio e Carolina
ADELE Ma….
ILARIA (a Marcella) Hai visto pure tu quello che ho visto io?
MARCELLA Non ne sono sicura…
D. VITTORIO Io l’ho detto che lo perdavamo….
CARLO (a Luigi) ‘Stu figlio ‘e cantaro…
LUIGI Chillo, l’ha ditto che teneva n’idea…
ADELE (scoppia a piangere) Ditemi che non è vero! Che ho sognato…
CAROLINA Signora Adè…. (le si fa vicino e le prende la testa sulle spalle)
ADELE Non è possibile! Non è possibile…
D. VITTORIO Fatti coraggio mia cara…
CARLO Sarà stata colpa dello stress…
LUIGI Ah, sicuramente…
CAROLINA (avvicinandosi a Carlo) Dottò, ma allora, quanno m’ha toccato addò sapete voi?
CARLO (con aria da sapiente) E si vede, che ancora non era stressato…
CAROLINA Possono essere stati i massaggi?
CARLO Certamente! Non solo lo hanno minato nel fisico, ma anche nella psiche! L’hanno così turbato, che inconsciamente, ha visto un nemico nell’altro sesso… il quale, gli aveva provocato un sì forte dolore…
LUIGI Quale sesso?
CARLO Oh bella! L’altro…
CAROLINA Ma pecchè, secondo voi, ‘a massaggiatrice a che sesso appartiene?
CARLO All’altro, appunto!
LUIGI All’altro di chi?
CAROLINA E Attilio?
CARLO (imbarazzato) Ancora a un altro… (ma ve state nu poco zitta… dopo vi spiego!) (siede)
ADELE (intanto continua a piangere) Colpa mia… colpa mia!
ILARIA Ma che dici? Se Marcella non si fosse intestardita a voler chiamare quel numero… tutto questo non sarebbe successo!
MARCELLA Io? E voi allora? Subito pronte a sparare a zero, e a darmi una mano?
ILARIA Marcè, pe’ favore… sei tu che si fissata cu ‘sta maledetta guerra!
ADELE (sempre con le parole rotte dal pianto) E’ overo! ‘E corna, ‘a tomba… ‘o milite ignoto…
D. VITTORIO Mo accummncie pure delirà! Su, su… finiscila… a tutto c’è rimedio…
ADELE E quale? Ihh, ihh, ihh….
MARCELLA La corte marziale!
ILARIA Ih! E pe favore… ancora cu ‘sta storia?
MARCELLA Cosa c’è di meglio… per un fedigrafo, giocatore e pure gay?
(buio, con un faretto sui due, gli altri fermi)
LUIGI (che nel frattempo seduto sul divano, osserva la scena, si rivolge a Carlo) Ma… Carlè… secondo te… mia moglie, a che sesso appartiene?
CARLO (che come Luigi, assiste la scena) Come medico, o come amico?
LUIGI Come medico, come medico…
CARLO Bè, il caso e complesso… andrebbe studiato… ci vorrebbero più informazioni di quelle che posseggo in qualità di amico… se fosse possibile dei documenti…
LUIGI Per esempio?
CARLO Per esempio… chi erano i suoi genitori, dove abitavano, cosa facevano,
LUIGI ‘O stato ‘e famiglia, insomma!
CARLO Ma no, documenti… sul loro reddito, se era una famigia agiata oppure no, su eventuali malattie che hanno avuto i suoi avi, e magari lei… come ha trascorso la sua infanzia, dove ha vissuto, la vostra vita matrimoniale fino ad oggi com’è stata,
LUIGI Ma tutto questo sempre come medico?
CARLO Sempre come medico…
LUIGI No, pecchè, me pareno domande da esattore delle tasse!
CARLO Ma che dici… per esempio, non so… quante volte fate l’amore in una settimana?
LUIGI (interrompendolo) Ehmm… e come amico?…
CARLO Come amico che cosa?
LUIGI Come amico, secondo te, a che sesso appartiene?
CARLO Ti posso dare solo una sensazione…
LUIGI E sarebbe?
CARLO Staje nguaiato!!!
(di nuovo luce sulla scena che riprende vita)
ADELE (continua a piangere) Don Vittò, vi prego… aiutatemi voi…
CAROLINA Dategli un cosiglio…
D. VITTORIO Figlia mia… che dire? C’è solo una soluzione…
ILARIA E sarebbe?
MARCELLA ‘A fucilazione!
(c.s.)
LUIGI Forse, qualche documento devo averlo…
CARLO Che documento?
LUIGI Sulle sue origini… credo di avere ancora, qualche sua foto di quando andava al ginnasio…
CARLO Scattate a Casablanca?
LUIGI Ma no… a Cercola…
CARLO Hai notato se teneva i baffi?
(c.s.)
ILARIA ‘O bi che si fissata?
D. VITTORIO Ma la volete finire?
MARCELLA Era un consiglio…
CAROLINA La signora Adele, da adesso, i consigli, li accetta solo da don Vittorio…
MARCELLA Quand’è così…
ADELE Don Vittò…
D. VITTORIO L’unica che ti rimane, è il perdono!
ADELE Il perdono?
MARCELLA Ma che dite!
ILARIA E lascialo parlare…
D. VITTORIO Solo con il perdono, puoi sperare di recuperarlo… e come marito, e come uomo…
MARCELLA Forse come marito…
LUIGI (a questo punto si alza, e serio) Adesso basta Marcè! Ha ragione don Vittorio, con le guerre non si arriva da nessuna parte, e quando sono finite, non ci sono ne vincitori, ne vinti! Ma solo un cumulo di macerie, dalle quali si possono solo estrarre corpi che qualcuno piangerà! Ma non ti accorgi che nella tua ostinazione, sei rimasta sola?
CARLO (Uh aneme d’’a miseria, ma chi è Benedetto Croce vicino a te?)
LUIGI (Famme fa!) Se tutti si fosse un po’più… un po più….
CARLO Umani, buoni, elastici, meno egocentrici,
LUIGI Ecco, meno egocentrici, grazie…
CARLO Prego…
LUIGI Non si vedrebbe in giro quello che si vede…
CAROLINA Che si vede?
LUIGI T’aggia dicere io? Tu non lo vedi lo scempio che c’è in giro… proprio perché, non c’è più umanità, carità, altruismo, perdòno? Si perdòno, perché è molto più difficile perdonare che condannare… e quindi, è più facile condannare che…
CARLO Perdonare! (toccandolo col gomito) Già l’he ditto, pass’’appriesso…
LUIGI Isomma… ogni individuo, dovrebbe provare a riconquistare quella libertà di ragionamento, che in origine gli fu data, e , che con continui atti di sottomissione, a volte dettati dalla necessità…
CARLO Pe mantenè ‘o carro p’’a scesa insomma…
LUIGI Che carro p’’a scesa! Come dicevo, libertà che abbiamo perso… quella libertà, che indurrebbe l’individuo…
CARLO Quale?
LUIGI Si me faje fernì?! Come dicevo, indurrebbe ogni individuo a ben altri comportamenti, senza condizionamenti esterni, senza la paura del giudizio degli altri, e soprattutto…
CARLO Avvocà, cercamme ‘e stregnere… ca se fa tarde!
LUIGI Si me faie parlà! Dicevo, soprattutto, che lo esenterebbero dalla mania sbagliata, di chiedere il giudizio degli altri… (sodisfatto) Ho finito!
CARLO Bravo… bene…. (batte le mani, tra lo stupore degli altri, che rimangono a bocca aperta)
CAROLINA (istintivamente lo imita) Nun aggio capito niente, però è stato bravo…
D. VITTORIO (anch’egli, istintivamente comincia a battere le mani, indi rallentando, piano, piano si ferma e tossisce) Bravo… Ehmmm… Insomma, a parte ‘o cumizio… (ad Adele) tu che vuò fa? Vuò continuà a fa‚’a guerra, e faje cuntenta all’amica toja, ‘o vuò perdonà a mariteto, e faje cuntente a tutti quanti? E soprattutto a isso e pure a te?
MARCELLA On Vittò, messa così, mo ‘a colpa fosse sulo ‘a mia!
ILARIA E di chi è? Tu he fatte passà ‘sta puvurella, dall’esercito d’’a salvezza, al corpo de’ Marines!
ADELE (riprendendosi) Pe’ favore, pe favore! Basta! Ho riflettutto su tutto… Luigi, a modo suo, mi ha aperto gli occhi…
MARCELLA E mo che ghiamme ha casa, io c’’e chiurre a isso!
LUIGI E chi vene… vado pure io da Attilio… Salto il fosso!
MARCELLA Sto scherzando… non potresti mai cambiare come è cambiato Gianni…
ADELE Oh, cara mia… Gianni non è affatto cambiato, te lo assicuro io!
ILARIA Tu dici che…
ADELE Che se non avesse fatto questa messa in scena, non avremmo mai riflettuto sulla faccenda, come si conveniva!
D. VITTORIO Ma allora, tu dici che ci ha preso in giro? A tutti quanti?
CARLO (a Luigi) E’ stato scoperto! L’hanno capito…
LUIGI Meglio! Così si tira questo capo in terra… come si suol dire…
ADELE Non ci ha preso in giro… ci ha solamente voluto far aprire gli occhi…
MARCELLA Andando via con Attilio?
ILARIA Allora non hai capito che era tutta una finzione? Un piano già studiato nei minimi particolari… e al quale, abbiamo abboccato tutti!
MARCELLA Non è possibile!
ADELE Eh, cara mia, dovresti prendere lezioni di tatticismo, se vuoi continuare a fare il soldato!
MARCELLA (risentita) Ma che soldato… io mi divertivo… Luigi, andiamo, sono stanca…
LUIGI Certo cara… (fa strada) Perdonate… può darsi che rifletta pure lei… arrivederci! (escono)
Scena quindici
Detti meno Marcella e Luigi
ILARIA Te lo auguriamo… di cuore… certo che divertirsi, quando sono gli altri a rischiare…
D. VITTORIO Mo capisco, ‘a telefonata anonima che mi ha fatto correre…
ADELE Però! Carlè, l’havete messo su bene il complotto…
CARLO Ah, no, no… noi, nemmeno sapevamo niente…
CAROLINA Volete dire che voi e il signor Luigi…
CARLO Noi avevamo il compito di condurre qui, l’nfermiera e la massaggiatrice affinchè, potessero parlare con Adele e spiegare l’accaduto, un normale… be, mica tanto, equivoco, nato da alcune circostanze, che si sono combinate…
ADELE Quindi… il resto, è stata opera della sua mente?
CARLO Addirittura, allucinante per certi versi… mi domando come abbia potuto prevedere lo svolgersi dei fatti, esattamente come si sono svolti…
D. VITTORIO Quasi diabolico! Adè, domani vedi di portarmelo in canonica… dobbiamo fare quattro chiacchiere, non si può mai dire…
CARLO Ma qua diabolico, don Vittò! C’è solo l’intelligenza di una persona, che si è vista costretta a diefendere il suo patrimonio, cioè la famiglia in questo caso, dagli attacchi che gli venivano portati da gente estranea… e ha usato quello che dovremmo usare un po’ di più tutti quanti, il cervello… anziché la forza, che non serve a niente…
ILARIA E considerare che noi, in qualità di amici, dopo la sua disponibilità, la sua sensibilità, siamo stati gli artefici di quegli attacchi! Quasi me ne vergogno…
ADELE Su, su… adesso che tutto è chiaro, finalmente, non è il caso di drammatizzare, poi, è stata Marcella con la sua esuberanza, che ci ha coinvolto… ma parliamoci francamente, noi, ci siamo lasciati coinvolgere! (bussano alla porta)
Scena sedici
Colonnello, Gianni e detti
CAROLINA (apre la porta) Signor colonnello!
COLONNELLO (entrando) Signore, vi prego di ricordare che io sono un invalido della grande guerra, perciò, come si dice, non sparate sulla croce rossa! (si gira) Signor Gianni, prego…
GIANNI (entrando con una bandiera bianca in mano) Si può?
ADELE (con felice stupore) Gianni…
D. VITTORIO Giusto te, figliolo…
GIANNI Dopo, dopo, magari vengo domani in chiesa eh?
CARLO Ma… che staje pensamnno mo…
GIANNI No, niente… t’he piaciuta?
CARLO P’’a miseria! Mi sà, che devo rimettermni sotto a studiare… nun aggio capito niente…
GIANNI E voi niente dovevate capire, se no finiva la reazione spontanea… mi capisci?
ADELE Gianni… abbiamo capito tutti… vieni, vieni avanti…
ILARIA Eh che ce tieni! ‘Sta capa è nu vulcano…
COLONNELLO Tutto è bene, quel che finisce bene…
D. VITTORIO Ma mo’, che intenzioni tieni?
GIANNI Intenzioni? Nessuna! Mo mangiatevi ‘sti pizze, dobbiamo brindare alla fine delle ostilità, alla fine della guerra…
COLONNELLO Che per fortuna, non ha mietuto vittime…
ADELE Quali pizze?
Scena diciassette
Leone e detti
LEONE (Entrando con dei crtoni di pizza in mano) Ecco qua, signor Gianni, come avete ordinato, belle calde calde…
CARLO Chesta si ch’è ‘na bella idea…
ILARIA ‘O saje che ce vuleva proprio…
D. VITTORIO Se proprio insistete…
ADELE Carolina, apparecchia subito la tavola….
CAROLINA Certamente… è fatto…
LEONE Aspettate vi dò una mano… (l’aiuta a prendere la tovaglia ed il resto dalla credenza, indi vanno in cucina mentre gli altri parlano tra loro…) Poi, facciamo tutto un conto…
GIANNI (tra lo stupore di tutti) Allora se permettete, io vado…
ADELE Addò vaje? (meravigliata)
ILARIA Ma…
CARLO Comme sarebbe?
D. VITTORIO Figliolo, non capisco…
COLONNELLO Abbandonare il campo di battaglia dopo la firma dell’armistizio, è un errore grave… giovanotto… vi invito a rifletterci!
GIANNI Già fatto colonnè… calma, calma, avevo dato la mia parola ad Attilio di portarlo a teatro se mi aiutava… non posso esimermi… ogni promessa è debito! A più tardi… (esce)
COLONNELLO Allora cambia tutto, la parola è sacra per un gentiluomo…
Scena diciotto
detti, meno Gianni
(tutti corrono alla porta e guardano fuori)
ILARIA Carlè, ma secondo te….
CARLO Non so che dire…
ADELE Zio Vittò?
D. VITTORIO Che vuoi che dica…. le vie del Signore, sono infinite e misteriose…
CAROLINA (rientrando va anch’essa alla porta) Me pare strano…
LEONE (seguendo Carolina) Gesù, Gesù, Gesù… e chi s’aspettava!
ADELE Che sia stato tutto un piano… s’è capito…
ILARIA Che abbia un’intelligenza fuori dal comune… siamo d’accordo…
ADELE Che ci ha saputo ingannare tutti quanti… passi…
ILARIA Che ha promesso di portarlo a teatro…
CARLO Potrei anche capire…
COLONNELLO La parola, è sacra, ma cribbio!
ADELE Che necessità c’è di camminare mano nella mano cu’ Attilio?
(tutti si guardano a bocca aperta)
Cala il sipario
FINE