La lastra d’oro di Grazzini

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LA LASTRA D’ORO DI GRAZZINI

Dramma in tre atti

Di

Angelo Alfieri

Personaggi


Speroni:

Oristani:

Ellis:

Grazzini:

Martegani:

Elias:

Duponti:

Giulia:

Padna:

Passatrella


Direttore di quotidiano

Giornalista

Madre di Grazzini

Aspirante giornalista

Installatore di impianti

Traduttore, giornalista

Capo sezione di partito

Segretaria

Donna delle pulizie

A.D. del giornale


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Mattino presto. Anti ufficio della redazione di un importante quotidiano. Arriva Grazzini con un plico contenente il testo di un antichissimo reperto egizio che ha appena finito di tradurre. Lo custodisce gelosamente nella sua borsa. Essendo un tirocinante preferisce consultare il direttore prima di pubblicarlo. Teme di aver scoperto qualcosa di scottante e non vuole prendersi la responsabilità di divulgarlo senza aver preso tutte le precauzione del caso. Pensa che il parere del direttore gli possa dare qualche maggior assicurazione sulla fattibilità del progetto. Speroni, il direttore, da parte sua, preferisce raccontare menzogne piuttosto che ammettere la verità. Qualsiasi argomento dev’essere aggirato, accomodato secondo la linea editoriale in modo tale che le notizie pubblicate non danneggino nessuno dei finanziatori della testata e i loro collegamenti politici. Per questo motivo si circonda di redattori che gli garantiscono il risultato senza troppi scrupoli. La sua filosofia è semplice: non vuole perdere il posto che ha raggiunto con tanta fatica perché sa benissimo che scontentando l’editore, anche con un piccolo dissenso, potrebbe subire un disonorevole licenziamento. La scena. Un divanetto e un tavolino messi sul proscenio. Tre scrivanie con relativi computer, uno schedario dietro la parete di vetro che divide le stanze. A destra, dietro la vetrata, l’ufficio personale di Speroni, a sinistra quello della segretaria. Due Porte: una è l’ingresso e l’altra dà agli uffici e ad un retro che si presume essere di servizio.

ATTO PRIMO

Scena prima

Speroni: (Bussano). Avanti … quanto zelo, Grazzini: sono le sette! Le sta a cuore il suo lavoro vedo. Bene, dica tutto. Preferisci che ti dia del tu o del lei, non vorrei che per via dei rapporti che intercorrono tra le nostre famiglie qualcuno sollevasse delle maldicenze … in questa società del nulla, il pettegolezzo la fa da padrone. Scelga la scrivania. (Prende quella nel mezzo). Mi raccomando vestiti in modo adeguato, non siamo all’asilo! (Scherzosamente).

Grazzini: Provvederò! Preferisco che mi dia del lei, stronchiamo sul nascere le malignità dei colleghi! Sono venuto in anticipo perché ho una traduzione da

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sottoporle: antico Egitto! Una “cosa” del tremila avanti Cristo. (Non vuol dire esattamente cos’è). O forse anche più antica!

Speroni: Grazzini, il nostro è un quotidiano non una rivista di archeologia! Se lo faccia pubblicare sul bollettino scientifico dell’università, del resto mi pare che lei abbia tutti i titoli per farlo! … faccia vedere dai! (Si fa sentire da Giulia che è nel suo ufficio).

Grazzini: Vede, io sono un traduttore oltre ad essere un aspirante giornalista. Le mie lauree sono in egittologia e lettere antiche. Mio padre mi ha insegnato a leggere i geroglifici fin da piccolo. Insomma, visto che devo stare qui, mi piacerebbe svolgere le due attività senza accavallarle troppo ecco.(Si guarda intorno). Mi sento come un pesce fuor d’acqua.

Speroni: (Ha letto sommariamente). In questo ambiente siamo tutti pesci fuor d’acqua … mi creda! Che cos’è? Dove l’ha trovato il testo?

Grazzini:        Se glielo dico la metto nei guai …

Speroni:         Non mi faccia ridere: nei guai! Tenga … visto che è già qui si metta

sotto con quest’articolo sulla nettezza urbana, forza! Dai retta a me: lascia perdere queste cose, alla fine non portano da nessun a parte e ti sei fatto il sangue amaro per niente.(Confidenziale). “Praticità” Caro Grazzini! Praticità!

Martegani:    (Entra timidamente). Direttore …è lei?

Speroni:         Finora sì! Caro signore il direttore di un quotidiano è come un religioso.

Vive in perenne preghiera … sperando nella clemenza dei suoi … lasciamo stare: ha bisogno di qualche raccomandazione?

Martegani: Mi hanno mandato per il condizionatore centrale da riparare. In portineria hanno detto di salire al secondo piano … Dov’è?

Speroni:         Chi l’ha mandata?

Martegani: L’amministratore del palazzo! Ha detto che le spese sono a carico vostro però! Mi ha fatto un discorso che sinceramente … a me …

Speroni: Capisco! Sì, ce n’è uno per piano di queste diavolerie. Vada di là, se lo cerchi! Lo vede Grazzini, mi seccano con questioni inutili. Il direttore di un quotidiano non si deve nemmeno vedere. Si sa che c’è, ma se si rende invisibile è meglio. Pensi che sono ridotto a scrivere qualche editoriale a casa.

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Grazzini: Direttore, si faccia fare una nicchia da qualche parte e ci rimanga sbarrato dentro … perché qui, oltretutto, si muore dal caldo … dovrebbe essere contento che qualcuno si interessa della manutenzione degli impianti.

Speroni:         Grazzini … vada al diavolo, non si metta anche lei … (Pensa di essere

stato troppo scorbutico e si pente). Per quella cosa lì…la faccia leggere a Elias: è ilgiornalista culturale, se la veda con lui. Può anche darsi che ci capisca qualcosa. (Ridacchia).

Oristani: Siete già all’opera? Stacanovisti! Tu sei quello nuovo? (Stringe la mano a Grazzini). Rivedo in lei i miei inizi di giornalista. Ero vestito in quella maniera.Bravo! Avete sentito la bomba?

Grazzini:        Un’altra?

Oristani: Amico apprendista … quando dico “bomba” intendo scoop! È venuto giù il palazzo di quel Dellaserva, il costruttore emergente, quello della tangente al sottosegretario … cedimento strutturale. (Ridacchia). Risparmia di qua, risparmia di là e … (Si avvicina a Grazzini). Il corruttore è lui ma io ho fatto in modo che apparisse, come dire … colpa del commercialista … i giudici mi hanno creduto ed è finito dentro. Le notizie bisogna saperle dare, caro amico, ma ci vogliono la carte giuste.


Grazzini:


La pensi davvero così? Ti ha dato una tangente?


Oristani: Assolutamente no! (Grazzini guarda il direttore per cercare in lui qualche risposta). Èla linea edit …

Speroni:         Oristani, per favore, è appena arrivato in redazione, non scopriamoci


subito … se per caso la dovesse pensare diversamente da noi, ci mette in croce. Ne abbiamo già tante in questo periodo da portare …

Oristani: Si deve fare le ossa … ricordati Grazzini che il direttore ha sempre ragione. Quando leggerai gli articoli di altre testate su di un determinato argomento, troverai la verità tanto palese da essere sconvolgente e tu, leggendo il nostro, ti chiederai: ma perché ha scritto esattamente il contrario? I lettori non devono sapere la verità, li dobbiamo mantenere nell’incertezza … capisci.

Grazzini: Sono qui da cinque minuti e già bastano per far crollare tutte le mie di certezze.

Martegani: Scusi direttore, ma qui è tutto marcio … i filtri son andati, state respirando chissà quali porcherie da anni … Questa è una zona molto inquinata.

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Speroni:         Porcherie? Non ci vorrà avvelenare? (Pensa). Ma non dica fesserie …

sono trent’anni che funziona … Gli metta una pezza … ho capito: vuole il doppio?

Martegani: Buon uomo, io me vado anche subito … tanto per intenderci eh! Di porcate non voglio farne … qui ci vogliono settecento euro per rimettere in ordine il tutto … se non li vuole spendere, amici come prima vi rimetto su gli stracci e …

Speroni: “Buon uomo” lo dice a qualcun altro … faccia quello che deve fare e la finisca di lamentarsi. Noi paghiamo subito non siamo come gli altri che la tirano in lungo con scuse paradossali. (Grazzini si sta chiedendo con chi ha a che fare).

Grazzini: (Tra sé). E io per fare il tirocinio devo stare qui … in che posto mi ha mandato il vescovo …. vatti a fidare … mia madre, è stata lei …

Elias:                 Signori … a noi … direttore, vieni di là che ti ragguaglio … lei è quello

nuovo?  (Grazzini annuisce). Bene! Si ricordi che di verità ce n’è una sola: la nostra!

Abbi pazienza, sono un tipo riassuntivo … tre parole secche e … ti do del tu!

Speroni:         Dai, smettila di frignare. Il neoassunto ha una traduzione da farti leggere

…dalla a lui, Grazzini.

Grazzini:        Mi piacerebbe che la pubblicaste sul giornale.

Elias: Dipende … se è in linea si può anche vedere di inserirla nella rubrica culturale … non sai quanti “laureatelli” mi mandano degli scritti da leggere. Lasciala sul mio tavolo. (Se ne vanno in un’altra stanza).

Oristani: Non la leggerà nemmeno, ti dirà che non è chiaro il concetto, che la traduzione è arbitraria … e se la fa pubblicare su qualche rivista specializzata come se fosse sua. Non gliela dare, inventa una scusa … dai retta a un’indipendente.

Grazzini:        Di chi mi posso fidare qua dentro?

Oristani:         Di nessuno! (Esce Martegani). Signor installatore, senta, non potrebbe

sistemarmi un impianto a casa mia … a spese del giornale s’intende! Mettiamoci d’accordo … se stiamo dentro i mille euro lo scarico come rimborso spese.

Martegani:    Dev’essere un vizio che accomuna tutti quanti i redattori, è la stessa

richiesta che mi ha fatto un vostro concorrente … mi spiace: no. Se riparo un impianto ad un qualsiasi cliente, mi paga lui, di tasca propria … perché al suo posto dovrebbe pagare il giornale? (Esce).

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Oristani: È venuto per farmi la morale … d’accordo, come non detto … che sarà mai. Senti questo! Padre Eterno!

Grazzini: Sarai anche indipendente ma i metodi sono quelli del furbetto … abbi pazienza. Un indipendente è al di sopra … (Rimane con la mano alzata).

Ellis: Permesso … sbadato, hai dimenticato la colazione a casa … Tieni. (È vestita molto bene, si capisce che è una donna importante).

Grazzini: Mamma, ti sembra il caso, non sono un bambino dell’asilo. Che figure mi fai fare? È mia mamma.

Oristani:         Lieto, signora … Non si preoccupi lo facciamo mangiare noi!

Ellis:                  Il direttore non c’è?

Grazzini:        È di là … vai via dai! Mi prendono per un bambino viziato …

Ellis: Stai zitto … (Si siede). Gli hai fatto vedere quel manoscritto che continui a rigirare tra le mani? Mi creda, è come un bambino! Ho fatto di tutto per tirarti su come si conviene e tu fai di tutto per dimostrare il contrario … vai a fare un giro va. Lei sarebbe quell’Oristani amico di …

Oristani: Signora, se è venuta per tentare di sminuirmi se ne può anche andare. Io non sono amico di nessuno, soprattutto di quello che sta pensando.

Ellis:                  Oh, pensavo che facesse il giornalista, a quanto pare mi sbagliavo … lei

è un indovino! Legge nel pensiero! (Arrivano i due).

Speroni: Ellis … qual buon vento? Conoscete? La signora Grazzini! (Oristani se la ride). Un attimo e sono da te… Allora, manda tutto in stampa …Facciamo uncristal prima … lo voglio vedere. Allora? Sei venuta a vedere il pargoletto? E ne deve imparare di cose … non basta la raccomandazione di sua eccellenza per farti diventare un giornalista di qualità!

Elias:                 Signora … noi ci conosciamo da tanto! Con permesso. (Elias se ne va).

Ellis:                  Ubbidisci al direttore e basta … non è vero, Arturo?

Speroni:         Perfetto! Quell’asino di riparatore che fine ha fatto?

Martegani: (Rientra in quella). Sta tirando il carretto. È la prima e l’ultima vota che vengo qui, se lo ricordi, direttore.

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Speroni: Via, non se la prenda per così poco … le do mille euro dai! (Martegani torna nell’altra stanza). Non ci sono più gli artigiani di una volta,cara Ellis …adesso si intromettono. Consigliano, si rifiutano … e costano!

Ellis: Bisogna prenderli come sono … e ringrazia il cielo che è un italiano. Ma lo dovete pagare voi? (Speroni allarga le braccia). Usciamo a prendere un caffè?


Speroni:


Hai toccato un argomento scottante! Un attimo e sono di ritorno.


Ellis:


Non ti potevi vestire meglio … non è vero che sembra un’educanda?


Oristani: (Ride). Il primo giorno che sono entrato qui indossavo ancora il grembiulino dell’asilo … si farà, non si preoccupi!

Speroni: Siamo di ritorno in men che non si dica … ho tanti di quei guai, cara Ellis. Fare il direttore oggi è impossibile. In una sola giornata passo sotto le forche caudine tre o quattro volte e devo uscirne indenne altrimenti ….

Ellis: Se facevi l’ortolano non avevi niente da temere … non è vero Oristani? (Escono). Cambiati quell’abito tu … lo faccia mangiare!


Oristani:

chi poi!


Oh! Sono amici? È la prima volta che viene qui e mi offende … amico di


Grazzini: Me lo stavo chiedendo … Lui è amico di mio padre, hanno fatto la stessa facoltà, si conoscono da sempre e da sempre è la causa di litigi tra i miei. A volte mi domando cosa ci faccia qui! Senti, perché mi hai detto quella cosa di Elias?

Oristani: Perché lui manipola tutto … traduce a suo modo, è il peggior giornalista che abbia mai conosciuto … quando intervista un ministro, con domande concordate

èovvio e questi gli dice che deve scrivere una determinata cosa , lui esegue alla lettera, se è della sua parte politica, altrimenti rovescia tutto! Quando intervista qualche straniero non scrive quello che ha detto il tale, scrive quello che vuole lui facendo credere ai lettori che è per merito suo se certi fatti sono avvenuti. In fatto di archeologia poi, si picca di essere un grande traduttore … Il bello è che sa raggirare talmente bene che è difficile mandarlo in galera.

Grazzini: Lo fanno tutti dai. Chi non ha mai stravolto i fatti. O per ideologia o per sopravvivere, la frittata la rigiri!

Oristani: Prova a leggere un suo articolo. Se fossi in te quella traduzione non gliela darei poi … vedi tu!

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Martegani: (Entra). La pezza gliel’ho messa … finché dura … la fattura la spedisco a nome del giornale o deve rimbalzare per tutta l’Italia facendo il giro della Svizzera?

Oristani:           Sarcastico il signore! Giulia … (È la segretaria particolare del

direttore. È nel suo ufficio da prima che arrivasse Speroni ). Parla col signore.

Giulia:             (È molto appariscente). Sarebbe meglio evitare fatture per questo mese.

Se li vuole subito la pago altrimenti passi il mese prossimo.


Martegani:


Gliela fatturo il mese prossimo … tutti uguali! Buongiorno.


Giulia:             Cosa ha fatto? (Gesto evasivo di Oristani). Tu sei quello nuovo. (Si siede


sullo spigolo della scrivania). La tua presenza qui è frutto di qualche parentelaaltolocata, di qualche intrallazzo con alti papaveri o è tutta farina del tuo sacco? Te lo dico perché qua dentro entrano solo raccomandati di ferro.

Grazzini:        Mi ha raccomandato il vescovo. (Le sussurra qualcosa nell’orecchio).

Mi ha voluto mandare qui perché dice che è il miglior giornale d’Italia.

Giulia: Per lui … va beh dai, torno alle mia occupazione preferita: riprendo a fare un cazzo … a dopo. Mangi in mensa o esci?

Gazzini:          (Getta nel cestino il panino di sua madre).Tu dove mangi?

Giulia: Dove mangi tu! È meglio allontanarsi da occhi indiscreti, soprattutto da quelli di Elias. (Esce).

Grazzini:        Me lo state dipingendo come un mostro.

Speroni: (Rientra sorridente). Tua madre è una comica … ti vede già seduto alla mia scrivania … fa parte di qualche gruppo teatrale? Le mamme … Fammi leggere l’articolo. (Finge di non sapere).

Grazzini:        Con questo andirivieni … ho messo giù una bozza … tenga.

Speroni: (Legge). Dagli la colpa agli operai per il disservizio, di’ che è stato lo sciopero a gettare nel caos la città e che il sindaco ha fatto di tutto per scongiurarlo. Ed è stato aggredito dai rappresentanti sindacali. (Esce).

Grazzini:        Ma non è vero!

Oristani:         È così, credimi! Questo giornale non ha una corrente ideologica precisa,

fluttua … dipende da chi è al governo: rosso, nero, viola … Va sempre bene! È una

concezione vaticana si chiama: “istinto di sopravvivenza”! Mentire sapendo di farlo e

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smentire se ti attaccano dando la colpa agli altri che ti hanno ingannato dandoti un’informazione sbagliata … Dai, andiamo a farci un caffettino. “Chi semm a Milan” non in qualche valle sperduta del Caucaso dove non batte mai il Sole!


Grazzini:


Ti riferisci all’Abcasia?


Oristani:


Però, ne sai di cose! Ti stavo sottovalutando! Quante lauree hai?


Grazzini:


Solo due!


Oristani:


Solo? Pensa che qua dentro qualcuno non ne ha nemmeno una.


Grazzini:


Chi? (Oristani tenta di parlare ma …). Ho capito!


Speroni:


Giulia: esco! Voi due non ballate in giro per ore!


Scena seconda

Nel pomeriggio

Giulia:             (Entrano assieme). Come ti chiami?

Grazzini: Vittorio! Non ti dico il perché sennò mi ridi dietro. (Giulia ride). Hai capito? Il vescovo si chiama Vittorio , quando sono nato ha preteso che mi venisse dato il suo nome … avanti, ridete tutti, tanto il fesso sono io!

Giulia: Mi piaci lo stesso anche se hai il nome di quello … vediamoci stasera. Vivo da sola, non ho legami … il direttore mi consiglia di tenermi libera più a lungo possibile … lo sai perché mi ha presa? Perché quando va da qualche “papavero” all’estero mi porta per fare bella figura … non va con la moglie: si vergogna! Molti credono che la signora Speroni sia io! Il bello è che la moglie lo sa! Per me si sono messi d’accordo, oppure la vuol tenere fuori dalla mischia e … credimi, quando dico mischia sto usando un eufemismo …

Grazzini:        Ti usa come hostess o …

Giulia:             O … hai capito! Ci sono diverse parole che definiscono il mio ruolo, ma

sorvoliamo … Sono un po’ stufa, se rimango è per i soldi: me ne dà tanti … non è

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che li tira fuori lui … scherzi … sovvenzioni, donazioni, maneggi … io so molte cose e temo che licenziandomi possa finire nei guai.

Elias: (Entra improvvisamente, forse ha sentito qualcosa). Garzolini, dov’è ‘sto manoscritto antico … cosa ne vuoi fare? Lo sai che prima di stampare bisogna approfondire … e soprattutto capire se può danneggiare. Imparerai anche tu! Giulia, non hai niente da spolverare … vai vai … (Giulia se va scuotendo la testa). Non ti mettere nei guai con quella sciacquetta … non fa parte del nostro giro di intellettuali. Noi apparteniamo ad una categoria di persone che determina il corso degli eventi. Loro invece li subiscono.

Grazzini: Mi chiamo Grazzini … il manoscritto ce l’ho a casa. È egizio. È molto complicato … Lei sa tradurre i geroglifici?

Elias: Sì! Ho studiato anche il cuneo, sia ittita che sumero … ho tradotto quasi tutte le tavolette di Amarna dandone una interpretazione personale …


Grazzini:


Che non è stata accettata della comunità scientifica ufficiale, lo so.


Elias: (Disappunto di Elias). Perché sono degli imbecilli. Gli accademici non permettono deviazioni di percorso per il semplice fatto che non ci sono arrivati loro a capire che ci possano essere altre strade interpretative. Di cosa si tratta? Di che epoca è?

Grazzini: Dipende da come si intraprende la deviazione, non trova? Penso che sia databile intorno al tremila avanti Cristo o forse più. Ritengo che si possa trattare di una forma di scrittura molto arcaica perché alcuni di quei glifi non si trovano più già a partire da un’epoca immediatamente successiva, cioè dall’epoca dei primi Re scorpione o da Menes che tutti considerano il primo faraone o giù di lì. È sicuramente antecedente la “paletta di Narmer”. Lo strano è che a quell’epoca non esistevano scritti così lunghi su lastra d’oro … qualche ostraca, qualche cosa simile … qualche sigillo. Penso che addirittura sia antecedente a Sumer che è notoriamente considerata la prima forma di scrittura. In sostanza, questo oggetto non dovrebbe esistere!

Elias:                 Hai sbagliato la datazione! Si fa presto a confondersi, basta poco …

Comunque la sai lunga tu! Troppo lunga a mio parere … Quanti anni hai? E cosa ci sarebbe scritto?

Grazzini: Guardi, lasciamo perdere. Diciamo che l’ho tradotto male e le risposte che ho ottenuto sono insufficienti … non vorrei sputtanarmi prima ancora di cominciare.

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Elias:                 Lo vedi che ho ragione. Se vuoi ti metto in contatto con Denninger:

meglio di lui …

Grazzini: È stato a casa di mio padre tre giorni fa … non glielo fatto vedere per paura.

Elias: Denninger è venuto a casa tua? Lo conosci? (Grazzini fa segno di sì). La Madonna … è stato il mio professore … (Si siede piuttosto sconfortato). Tu sei il figlio di “quel Grazzini” … ah, ecco … non lo sapevo che fosse tuo padre … allora sei un raccomandato del cavolo anche tu. Non ti ho mai incrociato. Ogni tanto passo da casa ma ... So che ha un figlio ma …

Grazzini:        Vivo da solo in un mono locale da sei anni e a casa non vado quasi mai.

Elias: Ah, capisco. Io lavoro per il giornale da tre. Devo andare, se per caso ci ripensi … Ciao! (Entra Giulia). Sono anni che non vedo Denninger. (Mente).

Giulia: Mi è parso un po’ giù il nostro “sapientone” … si vede che ha trovato qualcuno che lo fa tacere … Non fargli leggere niente a quello, te lo rigira a suo favore e si impossessa di tutto pur di fare soldi, in altri termini : “sciacallo”.

Grazzini: Anche tu … ma è così pericoloso? (Giulia annuisce). Che giornale è? Il vescovo crede che sia il posto migliore per imparare a riconoscere la verità dalle menzogne!

Giulia: La verità va estrapolata dalle menzogne che pubblicano, devi fare un percorso accidentato per arrivarci e la gente comune non ci arriva mai! “Indottrinamento”! Sono messaggi criptici, non notizie!

Grazzini:        Mi viene voglia di piantare tutto e ritirarmi in monastero.

Giulia:             Stupido … non avresti più me! A stasera!

Grazzini: È vero, non la vedrei più e la cosa mi disturba assai … “è una donnaccia,” ecco cosa direbbe mia madre, “frequenti dei miserabili, vergognati … Ti mando in collegio”… (Estrae dalla borsa il manoscritto). Se fosse vera solo la metà di quello che c’è scritto bisognerebbe riscrivere tutta la storia … a chi lo faccio leggere senza incappare in qualche casino? Ci vuole un indipendente culturalmente libero da pastoie, da infagottamenti ideologici … un ateo-anarchico! In questo ambiente, trovarne uno è un miracolo! (Arriva Speroni).

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Speroni: Sei ancora qui … tieni la voglia di lavorare per il futuro, quando ne avrai bisogno l’avrai esaurita! Passo da casa tua stasera, la mamma mi ha invitato a cena … c’è anche sua “eccellenza”, vedi di non mancare … Sai com’è!

Grazzini: Stasera sono fuori … le dica che non passo nemmeno: grazie! (Speroni lo guarda uscire scuotendo il capo). E non mi elogi con panegirici deliranti!

Speroni:         Ma senti questo! Beve ancora il latte dal biberon … mah! (Esce).

Scena terza

Il giorno dopo

Martegani: Non c’è nessuno? O cominciano alle quattro o … chissà che cosa scrivono questi qui … tutte balle … come il crollo di quel palazzo. Danno la colpa ai muratori accusandoli di aver trafugato il cemento che era destinato alla realizzazione delle solette perché serviva a loro per costruire le “loro” case … hanno impoverito la struttura del palazzo: sono tutti extra comunitari, che casa si devono fare? … I ladri sono sempre i poveri perché, essendo poveri, si vogliono arricchire mentre i ricchi, essendo già ricchi, non hanno bisogno di rubare … e passano per eroi. (Nel frattempo ha sfogliato alcune carte). Mi fanno venire presto per lasciarmi qui a … Buongiorno,signora.

Padna:             Dovrei fare le pulizie, se esce …  sono già in ritardo. È italiano?

Martegani:  Per ora sì … e lei? (Ironico).

Padna: Non si vede. È un nuovo scrittore? (Martegani fa cenno di no). Da chi è raccomandato, dal Papa. Qui ci vogliono credenziali di alto livello … Io sono qui per volere del parroco … amico del direttore. (Si avvicina per non farsi sentire). Non creda che lo faccia per carità … Una parte del salario lo devo versare su di un conto della parrocchia … se non lo faccio mi sbattono fuori dall’Italia! Saremo una ventina di persone in queste condizioni.

Martegani:   Come mai?

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Padna: Fondi neri … mi danno milleduecento ma io ne tengo settecento! Ha capito! Sovvenzionamento per i poveri … dice … il denaro passa da un povero all’altro?

Martegani:  Questa è nuova! Gli dica di scriverlo a questi qua, li smascheri tutti.

Padna: Noi stranieri non siamo nemmeno considerati l’ultima ruota del carro, siamo molto meno, mi creda. Se dovessi parlare mi ributtano in India a mangiare i topi … cerco di arrangiarmi in qualche modo … arriva il direttore …

Speroni: Salve … signori … lei non è un po’ in ritardo con quella ramazza? Martegani se non erro? L’ho fatta venire presto perché … andiamo di là … non per altro ... è che gli stranieri non capiscono bene le parole e pensano chissà cosa interpretando al contrario quello che sentono.


Martegani:


Capisco! Sono degli imbecilli! (Si gira verso Padna strizzando l’occhio).


Speroni: Se fosse per me li caccerei via tutti … li teniamo perché costano poco! Prego, si infili in questa porta … (Escono. Si vedono dietro la vetrata).


Padna:


Costo poco! Guadagno poco vorrai dire.


Oristani:         La nostra adorata Padna … (Va alla sua scrivania, sistema le carte,


ecc.). Vivevi in un paese meraviglioso e sei venuta qui a farti insultare da questiitaliani semi atei che disprezzano tutto. Mah! Io non vi capisco! (La osserva). Ho sentito dire da alcuni tuoi connazionali che il tuo nome significa “escrementi”, sempre se sia vero … sono un po’ scettico sulle risposte che date a noi giornalisti . È vero? (Ride).


Padna:


Sì è vero, ma si può dire anche con un altro termine.


Oristani:


A sì? E quale?


Padna:


Giornalista! (Raccoglie tutto e se ne va).


Oristani: Si è offesa? … Chi se ne frega … mettiamoci sotto … un bell’articolo sul fallimento della Scatenzee … (Si mette alla tastiera, legge un appunto). Dunque: “Svanite nel nulla le trattative per la ristrutturazione dello stabilimento di via Piave. Andate a vuoto tutte le possibilità, per mancanza di volontà politica della maggioranza di governo che preferisce spedire sul lastrico gli operai, piuttosto che intervenire con un piano di salvataggio. Il governo ha intenzione di stanziare un ingente somma per la riqualificazione dell’area anziché appoggiare le istanze dei sindacati che accusano il ministro del lavoro di favorire i soliti miliardari amici degli

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amici”. Questa è la verità, adesso scriviamo quello che pubblicheremo domani. Dunque: “Nonostante gli sforzi compiuti dall’esecutivo per la riqualificazione dello stabilimento di via Piave, le trattative sembrano in alto mare. Il principale ostacolo è venuto dal sindacato. Oltretutto il governo è costretto a dare assistenza agli immigrati sperperando di fatto il denaro ecc” … Speroni ne sarà entusiasta.

Speroni:         (Entra). Oristani è pronto l’articolo?

Oristani:         Leggilo, è quasi finito … lo liquidiamo in quattro parole.

Speroni: Sì … tutte balle che ai lettori non interessano più di tanto. Sì, continua così … accenna alla qualità scadente del metallo, buttiamola lì … prima assicurati che qualche proprietario non sia un nostro azionista … oh … ecco!

Oristani:         Che sappia io no.

Speroni: Bene! Infierisci … Se arriva Elias mandamelo di là … Te lo dico in confidenza, sta passando il limite. Martegani, venga … allora siamo d’accordo? (Speroni è un tipo risoluto).

Martegani: Capisco che voi avete sovvenzioni un po’ da tutti e i soldi non vi mancano, però, voglio dire, rifare tutto l’impianto di questo piano costerà per lo meno venticinque mila Euro. È un’installazione autonoma.

Speroni:         Lo so, ma vede … come le dicevo prima … settemila lì mettiamo qui e

raffazzoniamo alla bene meglio e il resto facciamo “là”.

Oristani:         Il signore è un uomo tutto d’un pezzo, non si lascerà coinvolgere.

Martegani:  Quello che ci andrà di mezzo sarò io! Ci penserò. Buongiorno!

Giulia:             (Entra, da un’occhiata). Grazzini, non viene oggi?

Speroni: (La trascina in un lato). Non ti mettere in testa scemate … Grazzini è intoccabile … i suoi sono i proprietari della baracca qui, anche se lui non sa tutto, potrebbe scoprirlo. È stato mandato qui … non so perché, va bene. Facciamo finta di trattarlo come uno dei tanti.

Giulia: È la prima volta che ti vedo spaventato … cazzo, devi misurare le parole finalmente …

Speroni:         Sono stato costretto a prenderlo, anzi, mi è stato imposto dal vescovo,

che è azionista pure lui! Fortunatamente è un ingenuo e certe domande non se le fa, altrimenti … Se stai alle regole ti promuovo … guarda che sono mille in più al mese.

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Giulia:             È da quando sono qui che non fai altro che ricattarmi e se dico qualcosa

di sconveniente mi promuovi … e se ti dicessi che sono stufa?

Elias: (Arriva gioviale). Sempre più bella la nostra Giulia … avessi per le mani una bambola come te sarei il padrone del mondo ma, ahimè, la sorte mi ha dato un rospo. Arturo, ho qui l’articolo di fondo e una strana lettera che mi è giunta a casa … qualcuno mi sta dando del voltagabbana … mi ha chiamato Alias … non è che qui dentro si sta insinuando il tarlo … il verme solitario …

Oristani: Noi siamo sempre i soliti e che ci stai sulle palle è noto a tutti. Cerca altrove i colpevoli.


Elias:


Che sia questo nuovo che hai voluto assumere a tutti i costi?


Speroni:


Fammi vedere … Vieni di là.


Grazzini:


Eccomi … aria tesa stamani?


Elias:


Quel manoscritto l’hai portato? (Segue Speroni).


Grazzini: No … non è poi così importante … un giorno o l’altro lo … (Si volta verso Oristani). Lo … porterò. Ciao Giulia! Bella … (Si ferma, non si vuole scoprire). Dicevo bella giornata.

Duponti: (Come entra tutti fanno un gesto di disapprovazione senza farsi notare). Tu sei nuovo? Sono Duponti, il capo sezione del partito che ha sede qui sotto. Sono anche “amico” del vostro direttore … che non vedo … siamo tutti amici qui! Vero, Oristani? (Oristani sembra intenzionato ad aggredirlo ma le circostanza glielo impediscono).

Grazzini:        Che partito è?

Duponti: Eh! Oggi si chiama “Partito della Ricostruzione” ma domani, come si fa a saperlo, i mutamenti della società sono così rapidi che a malapena riusciamo a starci dietro.

Grazzini: Giusto, un partito non deve avere necessariamente un’ideologia, fluttua nell’etere della convenienza, della contingenza … siete dei grandi pensatori là dentro.

Duponti: Ci barcameniamo come tutti. Il maggior partito italiano in dieci anni ha cambiato nome quattro volte, si figuri.


Elias:


Eccolo qui … ho bisogno di parlarti, magari giù in sede … vado di fretta.


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Speroni: Stamattina abbiamo l’ideologo di turno … Sei venuto per chiedere consiglio o per chiedere favori? Abbiamo un promettente giovane professore che brama di diventare direttore di questo giornale, rivolgiti a lui. Devo proprio scappare. (Esce con Elias. Grazzini lo guarda attonito).

Duponti: Quando vuoi … i tuoi consigli sono preziosi. Bene, visto che non ho avuto ascolto me la filo al bar … a meno che lei sia disposto ad ascoltarmi … Non mi ha ancora detto come si chiama! È un nostro tesserato?

Grazzini: No guardi, io di tessere non ne voglio … preferisco essere libero pensatore piuttosto che infilarmi in pastoie ideologiche che alla fine non portano da nessuna parte … voglio essere indipendente, ha capito?

Duponti: Che caratterino … lo dirò al direttore, sa, è meglio adeguarsi quando si lavora in un certo posto, perché, sa com’è! Salve!


Grazzini:


Cosa è venuto a fare? Pensava forse di spaventarmi? (Gesto di Oristani).


Scena quarta


Grazzini:


Mi posso fidare di te!


Oristani:         Se mi devi mettere nei guai: no! Vedi … io non sono proprio schierato


con la corrente ideologica del giornale, anche se non è ben chiara … diciamo che la penso un po’ diversamente ma per lavorare mi arrangio ecco.

Grazzini: Io non avrei bisogno di lavorare perché i miei hanno soldi da buttare nel cesso … mi hanno mandato qui quasi per forza. Mia madre, il vescovo e chissà chi pensano che un domani debba prendere la direzione del giornale. Non è che me lo hanno detto esplicitamente, l’ho intuito dai discorsi che fanno. La mia passione è un’altra, farei di tutto per poterla realizzare ma mi frenano.

Oristani: Senti, facciamo un patto! Io non dico niente a nessuno: quello che diciamo qua dentro è un nostro segreto … non so da che parte stai e nemmeno chi sei ma piuttosto che assecondare questi qua pedissequamente ti appoggio senza condizioni.

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Grazzini: Bene! Sono il figlio di Grazzini il magnate dell’industria che adesso tutti credono di sinistra perché un po’ di tempo fa ha difeso alcuni suoi dipendenti accusati ingiustamente di aver rubato del materiale strategico da un magazzino … era vero ma ha preferito smentire perché c’era la campagna elettorale e qualcuno gli ha consigliato che per prendere i voti degli operai bisogna adeguarsi … siccome gli conveniva vincere le elezioni hanno raggirato i poveri fessi altrimenti le avrebbero perse volentieri.

Oristani: Tuo padre non è docente universitario? Adesso ho capito! Sei il figlio … di Grazzini … e cazzo, potevi dirlo! Pensavo ad un’omonimia. Sei qui perché devi stare qui insomma! Non avevo realizzato quello che ha detto Elias. Comunque “quel” consiglio viene da qui e da sotto. Una volta eletto, dopo, fai quello che vuoi. È meglio far salire al potere gli avversari con infiltrati tuoi sotto mentire spoglie, che essere direttamente al governo.

Grazzini: Ah! Vedo che non è cambiato niente. Sì insomma dall’antichità dico … Me ne starei altrove credimi … questo non deve pregiudicare il nostro rapporto personale: ho idee diametralmente opposte a quelle dei miei. Non ho padroni! Mi puoi accusare di tutto quello che ti passa per la testa, non me ne frega niente … dimmi che sono un delinquente …

Ellis:                  (Piomba dentro). Tu sei a posto o mi devo preoccupare?

Grazzini: Mamma? La finisci di pedinarmi? Questo è il mio posto di lavoro non una cremeria qualsiasi nella quale sei abituata a passare la mattinata.

Ellis: Tu puoi fare quello che vuoi: entrare uscire … Abbiamo un appuntamento con … Abbia pazienza Oristani … vieni di là pappagallo …

Oristani:         Saranno ricchi ma fanno una vita da miserabili … Meglio malpagati che

sottomessi … lascia che trovi un altro editore poi vedi … Panini! … “Ma va a ciapà i ratt”.


Giulia:


Ciao capo redattore, “ buon uomo” … chi c’è di là che grida?


Oristani:


Zitta! La madre! Cose personali.


Giulia:


La madre di chi? Del direttore?


Oristani:


Di tua sorella … scema … crede di essere a casa sua …


Giulia:


Eh! Ho capito! Lo sai che …


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Ellis: (Esce). Oristani, glielo dica anche lei di non frequentare donnacce … non ha esperienza e si lascia abbindolare come un bambino … (Esce Grazzini). Esci presto altrimenti chiude! Buongiorno! (Lancia un’occhiata a Giulia). Segretaria … lo racconti a qualcun altro.

Padna: (Incrocia sulla porta Ellis). Che modi … sono una persona non un animale … ma chi è?

Grazzini: La perdoni: è mia mamma … la prego, le garantisco che non succederà più.

Padna: Sono abituata … sono venuta dall’ India pensando di trovare qui quella parità di classe tanto sbandierata, ma vedo che non c’è differenza. Pensavo di aver lasciato la miseria e la pochezza intellettuale delle caste inferiori e invece mi sono ritrovata la stessa condizione.

Oristani: Siamo tutti uguali … i poveri sono poveri dappertutto e i ricchi se la godono dappertutto. Cosa credevi?


Padna:


Sì, sì! Vado di là … scusatemi!


Grazzini: La trattata come un cane … sai cosa ti dico? No, Giulia … non sa niente te lo giuro … spara a casaccio.

Giulia: Lo spero! Non sembri nemmeno suo figlio … sei sicuro che sia tua madre?

Oristani:         Se lo viene a sapere il “capo” che vi vedete passi un guaio, tu, lui e io.

Grazzini: Avete così tanta paura di questo qua … la Madonna … ci credete che se lo dico a mio padre lo sbatte fuori a calci.

Giulia: Non montarti la testa … mettiti a scrivere qualche scemata va! (Se ne va nel suo ufficio).

Elias: Che ufficio silenzioso … Grazzini, vieni di là con me … voglio mettere alla prova il tuo egiziano antico … scommetto che non capisci un cazzo … facciamo un centone che ti batto?

Grazzini:        Facciamo mille!

Elias:                 Beh, è un po’ troppo per me. (Imbarazzato come non mai).

Oristani:         Ormai ti sei compromesso, se non accetti fai la figura del cretino.

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Giulia:


(Dall’altra stanza). Ha ragione!


Elias:                 Cretina! Dai, sarà per la prossima volta, mi è venuto in mente che ho un


impegno con questo qui sotto: il politico!

Grazzini: Mi sta un po’ sulle palle … quasi quasi gli faccio leggere io un bel falso. Cosa ne dici? Lo sputtaniamo per bene!

Giulia:             (Sempre di là). Ci divertiamo!

Oristani: Andiamo a farci uno spuntino … paga il giornale. Hai visto, è entrato credendo di metterti in difficoltà e quando ha capito che era lui a disagio se n’è andato con una scusa. A proposito di quel Duponti … andiamo, ti spiego. (Escono).

Giulia: (Si sposta nell’antiufficio, telefona). “Duponti, sta arrivando Alias … Mi ha detto che sta passando il limite … non lo so ma … ha la lettera … sì … non si è ancora visto … no senti tu, vuoi sapere? Adesso paga! … Settimana prossima andiamo a Parigi … ma quale giornale, per fatti suoi … ci siamo capiti … sì, trecentomila … alle Cayman … passerà per farti sottoscrivere l’articolo”. È arrivato il tempo di mettere le cose in chiaro … mi spiace per quel ragazzo, ci rimetterà solo lui. (Esce).

Scena quinta

Il giorno dopo

Speroni: (Entra con gli altri). Allora, ci siete tutti? Bene. Vi chiedo la massima discrezione per ora … abbiamo una notizia sconvolgente, sta per cadere il governo! Accadrà dopodomani dopo il consiglio dei ministri … Voglio sapere da voi cosa dobbiamo fare, se dare la notizia in anticipo o fingere di niente e arrivare per ultimi dopo che i fatti sono avvenuti.

Elias: Non ti capisco … qui i governi cadono come mosche … È la prima volta che indici una riunione di questo tipo, stai peggiorando? Mi pare che da noi i fatti di un certo tipo li abbiamo sempre conosciuti in largo anticipo e di conseguenza ammorbiditi o aggravati a seconda dell’aria che tira.

Duponti:        Il mio partito è in attesa degli avvenimenti e non prende posizione.

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Grazzini:


Da quando un partito prende posizione?


Oristani:         Perché non ne trae vantaggio elettorale immediato altrimenti sareste già


in piazza con le vanghe: siete dei medievali … semplicisti … e anche un po’ coglioni!

Speroni:         Sei tu che peggiori … non mi sembri tanto in linea in questo periodo.

Grazzini: Ogni tanto la verità su quello che accade la dite o mercanteggiate finché non salta fuori qualche soluzione suggerita dal padrone della baracca.

Speroni:         Grazzini … per favore … (Non può parlare per i motivi che sappiamo).

Èstato il “padrone della baracca” a dirmelo. Non essere ingenuo!

Elias:                 Per me è meglio arrivare ultimi … possiamo attaccare a nostro piacere

senza incorrere in invettive di sorta e rigirare la cosa secondo i dettami della nostra linea editoriale, diamo la colpa a chi non ce l’ha.

Duponti: Meglio non sputtanarsi … in futuro, cioè fra sei mesi, quando si apriranno le ostilità andremo contro tutti dicendo che sapevamo che sarebbe andata a finire così perché “loro” sono tutti dei ladri.


Grazzini:


Loro chi?


Oristani:

della testata.


Quelli che non ci sostengono finanziariamente e che vogliono la chiusura


Giulia: E sono tanti! Praticamente tutti i partiti di opposizione … oggi … domani potrebbe essere chiunque.

Speroni:         Pubblicheremo qualcosa di sinistra e li terremo buoni … non è la prima


volta. Allora? Se non decidiamo devo chiamare “lui”. Lo sapete che odia questo modo di fare … la prima cosa che dice è: “cosa vi pago a fare!” E io mi devo sorbire il “cazziatone” mentre voi ve la ridete dietro quei computer del cazzo!

Giulia: Non pubblicare … se fosse uno scherzo della concorrenza? Anche la più alta sorgente può avere qualche polla inquinata.

Grazzini: Giulia, sei molto perspicace … ci nascondi un passato di grande politologa o vai a casaccio?


Elias:


Ne sa più di noi!


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Duponti:        Chiamo il capo? (Chiama). “Onorevole, sono Duponti della sezione di

…sì … la chiamavo per questo … Speroni chiede se è vero … sembra … e quindi? State trattando sotto banco … però … passa di qua … attendo. Grazie. Buongiorno.”

Stanno trattando la compravendita di un ministro … forse si accordano per tirare a campare. (Riflette in attimo). Voi non ci crederete ma io sono passato attraverso tutto l’arco parlamentare, come una navetta nel telaio, ma questa mi mancava proprio.

“Compravendita”. (Se ne va).

Speroni:         E adesso?

Grazzini: Se aveste la coscienza a posto sapreste cosa fare … oggi manca la visita di mia madre che mi porta i panini e siamo a posto … ecco. Come sono bravo, dovrei fare l’indovino! Mamma … (Si siede in preda alla vergogna e allo sconforto).

Ellis: Sta per nevicare? Chi manca? (Vede Giulia). Ah! C’è anche lei! Non sapevo che in redazione aveste bisogno di una filosofa di alto bordo! (Giulia sta per reagire ma Speroni , con un sapiente, gesto la ferma).


Speroni:


Ellis, giungi in un momento delicato … sta per cadere il governo e …


Ellis:                  E? Elias, mio marito desidera vederla al più presto per una traduzione


che sta facendo con Denninger … un giorno di questi passi da casa. (Sobbalzo di Grazzini). Chi vi ha dato l’informazione? (Elias ci pensa).

Speroni: Eh! Chi vuoi che sia. Giulia mi ha messo la pulce nell’orecchio, cazzo … E se l’informatore, diciamo così, è stato raggirato?


Ellis:

là …


Ci penso io. (Essendo la moglie dell’informatore , sa cosa fare). Vado di


Grazzini: Che giornalisti siete … lasciate che mia madre si intrometta in faccende che ignora totalmente … a che titolo poi … a chi telefona? Mamma!


Speroni:

momento …


Grazzini, lascia stare … ci sono cose che non sai … quando sarà il


Ellis: Sta controllando l’informazione … se c’è qualcuno che cerca di fare il furbo stavolta la paga. Con quello che ci costa!

Elias:                 Dobbiamo essere più stringenti su queste cose … scriviamo articoli che


danneggiano gli avversari anche quando hanno ragione e non siamo capaci di prendere una decisione su di un fatto che non è ancora accaduto e che possiamo

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manovrare a piacimento perché quella impiegatuccia ha dei sospetti. Quando mai abbiamo avuto notizie false da …

Oristani: (Entra Martegani con una scusa qualsiasi). Lei, per esempio, cosa farebbe se avesse una notizia in anteprima di un fatto non ancora avvenuto?

Martegani: Così, a bruciapelo? Beh! Se si trattasse di una panzana da mercato non ci farei nemmeno caso ma se si trattasse della caduta di un governo. (Tutti credono che sappia e rimangono increduli). Beh, ci penserei su parecchio e dopo non lapubblicherei fino a quando non è successo realmente. Non sempre avere le notizie di fatti non ancora accaduti è un buon segno, anzi è un “pessimo” segno perché vuol dire che il mondo è totalmente corrotto.

Speroni: (È rimasto basito dalla perspicacia di un semplice lavoratore).Senta … e se l’assumessi qui al giornale come consigliere?

Martegani:    No caro signore: chiuderebbe all’indomani!

Oristani: (Si era risentito per quella battuta detta dal Martegani nei suoi confronti). Gli onesti siete solo voi, tutti gli altri sono avvezzi all’intrigo, alla truffa.Caro amico non s’illuda, il marcio è dappertutto … non le voglio citare una battuta di quel grande poeta britannico perché non la capirebbe …

Martegani:    Lo so a cosa si riferisce … non c’è bisogno di fare lo spiritoso.

Speroni: Suvvia, non litighiamo per quisquiglie … il signor Martegani si è sentito offeso per via del discorso del …

Elias: Sei tu che stai offendendo noi … abbi pazienza, Speroni! Cosa siamo, i tuoi colleghi o i primi scemi che passano per strada? Già che ci siamo perché non chiedi consiglio a qualche straccivendolo?


Ellis:

infinito!


Preferisco ritirarmi in buon ordine prima che degeneri in un dibattito


FINE PRIMO ATTO

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SECONDO ATTO

Scena prima

Padna:             Incomincia la giornata … (Dà un occhiata alla scrivania di Oristani).

Che cosa sta scrivendo il premio Nobel qui … “Si prevede la caduta del governo” … appunto personale … “in caso di rotta di collisione bruciare tutto”. Sono misteriosi! (Suona il telefono, entra in funzione la segreteria). “Oristani,consegna pure haisentito? Richiama subito!” Che numero è? (Lo trascrive su di un foglio). Lo voglio sapere chi è questo. Se telefono da qui mi beccano subito … no, lo farò dal pubblico. (Si accorge che qualcosa non va, ha notato uno strano aggeggio sotto la scrivania che sta pulendo). Che diavolo è! (Finge di essersi sbagliata). Una gomma americana!Non si stacca … lasciamola li!

Grazzini: Salve signora … È mattiniera lei. (Padna fa segno di non parlare, indica la scrivania, Grazzini guarda sotto e capisce). Bella giornata vero?

Padna:             Potrebbe essere migliore ma, coi tempi che corrono, bisogna

accontentarsi. Non fanno più le scope di una volta … (Grazzini la invita a parlare). Sa com’è … quando piove ci si bagna … e ogni tanto viene il terremoto …

Grazzini:        (Sotto voce). Cosa faccio? (Padna allarga le braccia). Una microspia!

Speroni non lo sa!

Speroni: (Come entra viene zittito con canti, urla e gesti). Che è un periodo di crisi lo so, ma voi state esagerando, cazzo! Grazzini … Mah!

Padna:             Guardi sotto la scrivania … sssst!

Speroni: (Si inginocchia, porta tutti in un angolo). Ci spiano, cazzo! (Si precipita nel suo ufficio, prende il telefono ed esce di corsa). E’ colpa vostra!

Grazzini: (Sotto voce). Facciamo finta di niente … Signora, ha finito? Dovrei scrivere. Tra un po’ arrivano tutti e mi distraggono.


Padna:


Me ne vado. (Fa dei gesti strani che Oristani, entrando, non capisce).


Oristani:         È pazza? Grazzini, a proposito di quella cosa là … (Grazzini lo zittisce).


Stamattina avete bevuto il tè con foglie di coca o sta per cambiare il tempo?

Grazzini:        Guarda sotto la scrivania … (Lo fa). Beh! Perché ridi?

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Oristani:         Questa qui dici? Lasciala qui che ci divertiamo! È disattivata da anni!

L’avranno messa a quelli che lavoravano prima di noi, nell’altro edificio. Si sono dimenticati. Ormai quello che dovevano sapere lo sanno!

Grazzini: Come nel … Speroni non lo sa! L’ha scoperta l’inserviente e lui si è precipitato fuori come un fulmine. Teme!

Oristani:         Fai finta di niente. Lo sappiamo solo noi due che è morta, mosca!

Grazzini:        O porca puttana … adesso succederà il finimondo. (Oristani ride).

Giulia:             Ciao, Vittorio. Bel nome … Monsignor Vittorio, ti si addice!

Grazzini:        Fai la spiritosa … pensa piuttosto al tuo di nome. Monachella.

Giulia:             Se non hai niente da scribacchiare vieni di là a ripassare storia

contemporanea con me, faccio confusione su certi capitoli …

Grazzini:        Anch’io … vai vai, ti raggiungo … Lei non sa niente!

Oristani:         Cosa vuoi che sappia … sopravvive a suon di paghette … fa dei favori a

tutti a fin di bene, dice … (Si avvicina). Credimi, non darle troppa confidenza … lungo, lungo … è meglio rinunciare ad un piacere immediato che finire in bocca al lupo!

Grazzini:        Caso mai “lupa”!

Speroni: Mi ha detto che non sa niente … siamo in pericolo … Oristani, leviamola di mezzo! (Oristani esegue ridacchiando tra sé). Chissà da quanto tempo è sotto! E voi non ve ne siete accorti … ci voleva un’indiana per scoprirlo ... l’avrà messa lei in combutta con qualche mangia preti … bisogna stare attenti agli stranieri, cazzo! Cercate ovunque, scovatele tutte.

Grazzini: Direttore, di che cosa ha paura? Siamo anime candide che raccontano favole per allocchi.

Speroni: Grazzini … finiscila di denigrare il giornale … che è anche tuo … e voi dateci sotto. Giulia … vieni qui, dobbiamo andare in Francia … prepara i bagagli.

Giulia:             (Torna di là ed esce con un trolley). Andiamo!

Grazzini:        (Rimane esterrefatto dalla disponibilità di Giulia). Vivi qui?

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Elias:                 Quando entro mi sembra sempre di sbagliare posto. Non so se mi trovo

in paradiso o … (Ha visto Giulia). Arturo, ho parlato con Duponti … tutto sistemato ... scrivi pure quello che mi ha riferito: ecco qua il testo! (Ammicca).

Speroni: Lo sai che è pieno di microspie? Adesso sanno tutto … (Alza la voce). Chi è questo Duponti? Mai conosciuto! Intendeva forse Delmonte, il mio parrucchiere! Sì, sta bene! (Gesticola come non mai).


Elias:


Spie? Ma dove, qui? Chiama il disinfestatore.


Speroni: Chi? I servizi segreti? Dobbiamo cavarcela da soli … dai, sotto … Oristani, non te ne frega niente?

Oristani: (Prende dalla borsa un attrezzo). Tanto, per quello che diciamo qua. Usate questo, se ce ne sono le trova!

Elias: (Lo guarda male). Come fai ad avere un coso del genere? Tu non la racconti giusta Oristani … sati attento!

Oristani: Stai attento tu! Con gli articoli che scrivi non mi meraviglierei se ti trovassero in fondo a qualche pozzo. Questo “coso” serve.


Speroni:


Dai, ditene ancora così ci finiamo noi sul giornale.


Grazzini: Di cosa vi preoccupate? Siamo in regola con la corrente del partito, ditelo a loro di sbrogliare la matassa! Io esco, ho un sevizio.

Elias:                 Quel Grazzini non mi piace! (Nel frattempo si sono dati da fare con

l’aggeggio). Non ce ne sono altre. Oristani, cosa dici, lo mettiamo sotto controllo?Speroni, non dici niente? Non capite che tutto può essere un pericolo? (Oristani se la ride senza essere notato). È da lui che ci dobbiamo guardare.

Speroni:         Lo sai chi è? Non è qui per caso, è qui perché deve stare qui! Volontà

superiori! Sentite, devo partire per la Francia … quando torno vorrei che sia tutto a

posto … Lui è stato informato … e anche il partito … Giulia, andiamo! (Escono).

Oristani:         Ti piace la bambola eh? Avercene … ma come vedi non ti fila, o meglio,

non fila nessuno … non siamo degni perché abbiamo poco contante, caro il mio bel traduttore della mutua.

Elias: Oristani, non te lo ha mai detto nessuno di andare a cagare? Vacci! Veniamo a noi. Cos’è?

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Oristani: Siamo fortunati, questo plico è ancora qui … potrebbe finire nelle mani di qualche personaggio diciamo “malintenzionato” … Ecco.


Elias:


Di che si tratta?


Oristani:


Non te lo dico … finché sta qui è in mani sicure.


Elias: Ieri sono stato a casa del capo, mi ha chiamato per una traduzione, era una scusa, mi hanno informato circa la caduta del governo. Quel testo che ho portato, ecco, Duponti ha scritto quello che gli abbiamo detto ma … a Roma potrebbero cambiare idea all’ultimo e schierarsi con la maggioranza perché gli hanno detto che potrebbero assegnarci un ministero.

Oristani: Sì eh! In questo plico c’è qualcosa di riservato che sono stato costretto a scrivere per la concorrenza … mi hanno già minacciato … e il capo non lo sa. Sono stufo di fare il mercenario per niente … (Riordina le sue carte). Mi sono sempre chiesto perché non ti mettono mai in mezzo!

Elias: Ma se mi danno del voltagabbana ogni giorno! Sai che cosa mi preoccupa? Quella lettera … chi l’ha spedita? Non sarà stato lui?


Oristani:


Lui? Se la finissi di fare il triplo gioco … forse, certe lettere.


Elias:                 Ma che … lasciamo perdere … triplo gioco … perché tu? Oristani, certe

cose le sappiamo solo noi. Cazzo, la cimice: ecco il perché dell’accusa di volta faccia. Oristani … che non sia quella di là?

Oristani: Ne combini troppe, altro che “cimice” … comunque adesso che l’abbiamo tolta stai a vedere. Lui ha interesse a mantenere questo stato di cose, più confusione c’è meglio è.

Elias: Mi costringe a delle riunioni a casa sua per definire gli articoli scottanti e poi dietro mi silura?

Oristani:         Non credo proprio. Ti rendi conto che Speroni non conta niente … è una

parvenza. Gli lascia fare quello che vuole perché non danneggia nessuno e lui lo sa ed

èper questo che indice riunioni assurde; da un po’ di tempo ha perfin paura a prendere la più insignificante decisione … Cerca altrove il responsabile. (Escono).

Elias: Siamo troppo esposti … troppo! Chi vuole sapere quello che diciamo? Andiamo avanti a codici da anni!

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Scena seconda

Il giorno dopo

Padna: (Entra con i suoi attrezzi). Sono la prima a entrare e l’ultima ad uscire e sono quella che lavora per niente … chissà che cosa hanno fatto con la micro … come vivono male in questo paese … si spiano tra di loro per una notizia, magari falsa … porca miseria, mi sono dimenticata di fare quel numero dell’altro giorno. Lo faccio adesso, tanto, non mi conoscono! (Compone il numero). “Pronto” (Riaggancia subito). Il signor Nora? Ma? … Non èdalla concorrenza? Lavora al “Domani è unaltro giorno”! Chissà che cosa fanno qui dentro! Cosa voleva da questo? Se lo vengono a sapere mi licenziano … (Pensa). Adesso una non può fare le pulizie dove vuole : in privato, a casa di chi vuole? Per mezza giornata alla settimana … ma che!

Oristani: Oh, la nostra Padna! Ha chiamato qualcuno? Vediamo la segreteria, ieri non abbiamo nemmeno guardato, col trambusto … “Oristani consegna pure hai sentito: richiama subito”. Sono fantasiosi gli italiani (Capisce). Cara Padna, beata te che non hai ruoli dirigenziali … sei libera di condurre un’esistenza tranquilla …

Padna: Dice? Per condurre una vita come dice lei ci vorrebbero diciamo … tremila euro al mese … io ne guadagno settecento!


Oristani:


Vorresti guadagnare di più?


Padna:


In modo legale sì!


Oristani: Legale … insomma … se ti do una cosa da portare ad un tale intanto che vai a casa … non è droga, non temere! È un documento riservato che preferisco non consegnare di persona ecco … Tieni, quando scendi dallo al capo sezione qui sotto.


Padna:


È una bomba?


Oristani:         Ma non essere ridicola. Tieni cento euro! Non rischi niente … ascolta …


non dire chi te l’ha data. Digli che è passato un tale di fretta, che non poteva fermarsi in doppia fila e dal finestrino della macchina l’ha dato a te … e la lasci lì … Caso, combinazione, eri lì di passaggio. Dalla a lui però.

Padna:             Mi conosce!

Oristani: Non c’entra niente … è un favore che fai ad uno sconosciuto che passa per strada.

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Padna:             D’accordo … per questa volta. (Esce).

Grazzini: (Qualche secondo dopo). Che ha? Dico. Padna è uscita borbottando nella sua lingua … quando gli stranieri parlano nella loro lingua c’è qualcosa che non va … Oristani, hanno arrestato uno del partito …

Oristani:         Duponti? Cazzo! (Si precipita fuori).

Grazzini: È matto? Quello che succede qui dentro è ancora abbastanza misterioso per i miei gusti. Non ho mai sentito di microspie in una redazione … Quelli sono in Francia, quell’altro chissà dove … e io faccio quello che voglio. (Estrae dalla borsa il manoscritto). Ecco qua! Una cosa è certa, se si viene a sapere di questa lastra d’oronelle alte sfere … ragazzi … mi seppelliscono vivo. Denninger poi … a proposito non è che la fa vedere a questo falsario … cazzo, mia mamma gli ha detto di venire a casa … Ho fatto di tutto per non farglielo vedere e mia madre lo fa venire a casa ... la tradurranno a modo loro … mio padre poi, con quella mentalità … se la fa leggere al vescovo? (Entra Oristani). L’avranno già letta. Se la cercano? Mio padre non la trova più … che pasticcio! Dove ti sei precipitato?

Oristani: L’ho recuperato in tempo … dobbiamo ringraziare la lentezza degli orientali … (Mostra il plico). A te lo posso dire, questi documenti erano destinati a Duponti … anonimi. Stanno cercando di infangare il partito con un artefatto. Lo scandalo del secolo! (Sottovoce). Nora.

Grazzini: Stanno? Ma chi? Tu? Non è che fai parte di qualche setta misteriosa che vuole dissestare il paese gettando zizzania tra i partiti? Nora?

Oristani: Ma quale setta! Il caro Duponti, che hanno arrestato finalmente, fa il doppio gioco. Quando sta qui finge di condividere poi, altrove, riferisce per benino quello che vuole e noi siamo costretti a rivedere le notizie all’ultimo momento … hai capito il perché delle spie!


Grazzini:


Cosa vuol dire quello che vuole?


Oristani:

volta.


Grazzini tu vivi in mondo tutto tuo, cazzo. Senti te lo spiego un’altra


Grazzini:


Non lo fate entrare, dategli informazioni false … vuoi che ci pensi io?


Oristani:


Stanne fuori … continua a scrivere stupidaggini, ti salvi.


Martegani:


Permesso? Il direttore?


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Oristani:         Non c’è … ha bisogno proprio di lui o …

Martegani: Sì! Mi ha chiamato per l’impianto … di casa sua … ditegli che non faccio niente, non mi va di finire in qualche scandalo per pochi soldi … non voglio fare la fine di questo qui sotto. Lo sapete? L’hanno portato via poco fa i carabinieri. Tra l’altro hanno ferito una straniera … penso che sia quella che vi fa le pulizie.

Oristani:         Povera Padna! Cosa faceva lì? Sarà passata per caso.

Martegani:  Informatelo voi. Arrivederci!

Ellis: Si sposti … chi è? (Ha incrociato Martegani sulla porta). La sciacquetta dov’è?

Grazzini: Mamma. Sei già qui a farneticare? Ha chiamato papà. (Non è vero).Vai a casa presto.

Ellis:                  Cosa voleva? Sta traducendo qualche schifezza con Denninger e il vostro

... questo qui, come si chiama? … Oristani lo convinca a lasciar perdere questa scemetta … non è il tipo di donna adatta a lui! (Grazzini si preoccupa perché non capisce come possano tradurre l’oggetto essendo in suo possesso da tempo).

Oristani: Quella é il tipo di donna adatta a tutti, mi creda. Comunque è in Francia col direttore, rientrano domani, sono andati prima del previsto … ha sentito di Duponti?

Ellis:                  No! (Le suona il telefono). “Pronto … ma no! … Date la colpa a lui …

soggettivizziamo le responsabilità … è forse la prima volta … (I due si guardano). E allora che si dimettano, tanto per quello che fanno … d’accordo arrivo!” Hanno arrestato Duponti in anticipo di tre giorni … capite che c’è un certo panico in certi ambienti … vero Oristani! Ora si permettono di arrestare così di punto in bianco!

Oristani: Immagino! Immagino! Io scenderei per un caffè … e poi tenterei di sentire qualche voce qui attorno sull’accaduto.

Grazzini:        Tre giorni prima?

Ellis:                  Ma qui dentro, le notizie vi arrivano o quello che stampate è solo frutto

di fantasia … anche il vescovo si è lamentato ultimamente … pensate un po’!

Grazzini: Tu che ne sai di quello che stampano qui … i giornali sono tutti uguali, le notizie, i fatti, sono sempre gli stessi … si danno diverse interpretazioni perché tutti vogliono avere ragione … è la democrazia no!

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Ellis: Si raccontano favole … democratiche però. Non si può dire che stai bene ma possiamo curarti … vero Oristani?

Oristani:         Ben detto!

Scena terza

Tutti il mattino dopo

Grazzini: Meno male, non c’è nessuno (Estrae il plico). Eccoci qua, dunque, la datazione mi sembra corretta … l’istituto di fisica dice che, sebbene pare impossibile, il manufatto risalga effettivamente a quell’epoca, per cui, se uno non è scemo, capisce che il contenuto è sconvolgente ma passerà, dopo estenuanti discussioni, nel dimenticatoio o in qualche biblioteca inaccessibile anche per gli studiosi più accreditati: come al solito! Ma io non ci penso nemmeno e lo pubblico a mie spese su questo bel giornale del cazzo alla faccia dei benpensanti che credono nelle favole nonostante tutto quello che succede. (Scrive). “La lastra d’oro fu trovata da Alessandro nell’oasi di Siwa al momento in cui andò per l’oracolo di Ammone … fu successivamente conservata nella biblioteca di Alessandria e fu risparmiata dalle fiamme per chissà quale motivo … forse non si è sciolta ... (Pensa). Già! Sta di fatto che dopo millenni è finito nella mani di Grazzini padre che tutti, per chissà quale motivo, credono discendente di Tolomeo, il grande astronomo.” Anche questa è una bella storia che non capirò mai. “Per ragioni che non sto a spiegare è finito nelle mie mani per puro caso e per puro caso non lo sa nessuno e nessuno lo deve sapere perché mi mettono in manicomio.”

Speroni: (Entra con Giulia). Eccolo qui il nostro giornalista in erba … come va, Grazzini? Stai scrivendo dell’arresto di quel cretino? Tira e molla va a finire che ti beccano! Fammi leggere dopo. Scrivi che il soggetto era del tutto sconosciuto al giornale e se ci sono stati rapporti erano di natura editoriale … menti spudoratamente, impara.

Elias: Speroni … qui è una tragedia … cazzo, Duponti se confessa di essere al corrente di molti fatti nostri qui del giornale … hai capito, del giornale …

Speroni:         Vale a dire? Ma no … non temiamo! (Gli viene in mente la microspia).

Devo capire chi è stato … non si mettono cimici in redazione senza motivo … dai!

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Giulia: Stavolta a furia di fare intrallazzi ci finiamo dentro … signori, io sono di passaggio qui dentro, non ho responsabilità di sorta.

Elias: Mi piacerebbe sapere chi ha mandato quella lettera. Ho la vaga sensazione che tu e quel cretino che hanno preso, siate in combutta per motivi che, per ora mi sfuggono, ma che presto capirò.

Speroni: Ma via, Elias … se cominciamo a sospettarci è finita. Proprio ora che siamo in difficoltà mi vieni a mettere la pulce … già abbiamo la faccenda delle microspie da risolvere … dai!

Oristani:          (Entra). Ottima giornata direi. Lo sapete che la nostra donna delle pulizie

èin ospedale … i carabinieri l’hanno spinta per sbaglio quando hanno arrestato questo qui. Se per caso le viene in mente di “chiacchierare” si verrebbero a sapere un bel po’ di cosette. (Ha ancora in mano il plico giallo).

Giulia: Ti è arrivata la posta ? (Guarda il pacco). È senza indirizzo? Lettere anonime, eh?

Oristani: Cosa dici … è un quaderno che mi hanno dato, un memoriale inedito, lo leggerò, forse.

Elias: (Sa di che si tratta). Se è da tradurre non fare complimenti: c’è Alias a disposizione. A proposito, Grazzini quel manoscritto? Dammelo … non ti fidi?

Grazzini:        L’ho buttato via … tanto ...

Ellis:                  Mio marito vi vuole vedere tutti! (È arrivata di corsa).

Gazzini:          Mamma? Farnetichi?

Speroni:         Ellis, prima o poi bisognerà dirglielo … Veda, Vittorio … suo padre … è

…(Arriva Martegani). Martegani, che c’è?


Martegani:

“che c’è”?


Come che c’è? Mi ha fatto venire e non c’era adesso che c’è mi dice


Speroni: Vada nel mio ufficio, la prego … Un attimo … prego. Che seccatore! Giulia, hai disposto per il pagamento.


Giulia:


Ha detto il mese prossimo.


Ellis:


Cosa ha fatto?


Oristani:


Ha riparato il condizionatore, signora. E non è ancora stato pagato.


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Ellis:                  Come mai? Arturo?

Speroni: Lo sai com’è … le fatture … tutte insieme … diluisco … Cerco di distribuire i costi … lo vedete tutti, eh … li prendo di tasca mia …

Elias: (Tossisce per non parlare). Veda signora Grazzini, Speroni è onesto, pur di alleggerire il giornale da gravami ci rimette.

Ellis:                  Non assomiglia a qualcun altra … (Allude a Giulia). Sorvoliamo … Mio

marito dice che bisogna cambiare linea … dopo l’arresto di quel cretino sarebbe opportuno fingere un certo distacco dal partito … lo sapete anche voi che ci saranno “voci maligne” che ci diffameranno? Noi dobbiamo essere al di sopra, come al solito.

Grazzini: Mamma, vai a casa … se papà deve dire qualcosa che venga qui e lei, Speroni, le lascia fare tutto quello che vuole perché è amico di famiglia? Si imponga!

Martegani: Sentite, io vado … lasci perdere tanto ha già capito che … se ha qualcosa da fare a casa sua mi chiami a questo numero. Salve! (Esce).

Elias:                 Cosa dice? Credetemi, è un imbroglione … non lo far venire più!

Giulia: (Ha raggiunto l’artigiano per pagarlo ed ora rientra). Non li ha voluti, vuole la fattura! (Ridà il denaro a Speroni). Direttore, abbiamo quella riunione col sottosegretario al ministero … siamo già in ritardo … (Cerca di fargli capire ).

Ellis: (La guarda male,la considera una parvenue). Vengo anch’io dal sottosegretario, lo conosco.

Grazzini:        Ti intrometti in tutto … ti comporti come se il giornale fosse tuo.

Speroni:         Bene andiamo allora! Quando torno sistemiamo la faccenda di Duponti.

(Escono tutti tranne Grazzini e Oristani).

Grazzini: Finalmente … la Madonna che ficcanaso ... stavo vedendo la mia traduzione … vuoi? Lo vedi … questa roba qui è una spada di Damocle appesa sulla nostra civiltà … se cade non si salva più nessuno.

Oristani:         La Madonna … che cos’è?

Grazzini:        Leggi …

Oristani: “Io che vivo nel cielo, lascio a voi, viventi d’Egitto, gli Dei miei figli nell’anno in cui il giorno diventa nero, per insegnarvi il bene e il male. Dividete le sorti dell’eterno che vi ha in custodia, abbiate cura di me che giungo dall’infinito e

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che ora vi lascia nelle mani di coloro che sanno: Osiride, Iside e Nefti. Vi lascio Thot per la vostra saggezza futura. Io che sono uno e che tutto contengo vi lascio nella casa della vita la conoscenza contenuta in questi libri. Così sono le leggi che presiedo in questa parte dell’universo che mi è stata assegnata all’inizio del tempo. Fate in modo che il futuro sia benigno” ! Che cazzo vuol dire?

Grazzini: Non capisci? Vuol dire che nell’universo ci sono più Dei. Forse uno per galassia. Non esiste nessun scritto che afferma questa verità! Tutto quello che sappiamo è posteriore! … Scendiamo al bar: hai bisogno di una ripassatina in fatto di religioni.

Oristani:         Non crederai a queste scemenze?

Scena quarta

Il giorno dopo

Speroni: (Sta telefonando). “Domenico … non possiamo tirarci fuori così … ho capito, ma ci rimetto solo io … non vorrai mica ammazzarlo … siamo quasi in campagna elettorale, cazzo! Sguinzaglia Elias … usciamo con una notizia che non c’entra niente per sviare l’opinione pubblica … basta dirlo a lui … inventiamoci uno scandalo … qualche attricetta che paghiamo noi sottobanco … falla trovare in casa del presidente, no! Sistemiamola nel letto di Nora! … Ecco perfetto. A dopo!” Cazzo, che casini. Io non sono un giornalista, sono un sarto. Il bello è che ci vado di mezzo io … loro intrallazzano e io pago e questo qui non sa un cazzo della sua famiglia … Andiamo a gonfie vele non c’è che dire. E in più mi tocca dire parolacce.

Oristani: (Entra). Arturo … mi ricattano … lo vedi questo cazzo di pacco? Dovevo recapitarlo a Duponti … me l’hanno dato “loro” … sì loro, lo sai bene chi.

Speroni: Usano te per far cadere le responsabilità su di me … volta gabbana della malora … è questo qui che traffica … chissà cosa si dicono a casa di Grazzini … che non sia lui a manovrare contro se stesso?

Oristani:         Troppo interessi, cazzo … inventiamoci una notizia di quelle giuste e

teniamo banco per un po’! Stavolta dev’essere talmente fragorosa da far saltare i nervi a tutti … forse ce l’ho, Speroni … lasciami fare. “Esclusiva totale”! Saltiamo perfino internet. Non facciamo trapelare niente a nessuno.

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Elias: (Entra). Duponti è uscito … libero … del resto lo si sapeva no? In fin dei conti è soltanto un segretario di sezione, che colpe avrà mai?

Speroni: Lo sappiamo che colpe ha è inutile che fai lo gnorri. Una volta sta con te una volta sta con lui … ma dai … Lo buttano fuori dal partito. Mi sembra più che giusto e si salverà. Farà in modo di addossargli tutte le colpe e chiuderanno la questione “fondi”.

Elias: Nora sta spingendo per far cadere su questo partito certe responsabilità per sviare i sospetti circa la tangentopoli che riguarda i “suoi” azionisti e sta brigando con qualcuno per infangare Duponti. Colpire la periferia per distruggere il centro.

Speroni: Non è certo più potente di noi … spero solo che non ci siano coinvolti nostri.

Oristani: (Prende il plico). Mi ricattano! Ecco qui: l’ho ancora io … l’avevo dato a Padna … glielo avrebbe dovuto recapitare a sua insaputa ma l’hanno arrestato un attimo prima … ho fatto in tempo a recuperarlo … ci avrebbero preso con le mani nel sacco.


Elias:


Come ti ricattano? Perché?


Speroni:         È ancora per la faccenda dei sindacati?


(Oristani annuisce). Non è già


stata chiarita la faccenda? È una scusa, Oristani.

Oristani:         Ehi! Quell’articolo l’avere scritto voi … e ci vado di mezzo io.

Elias:                 Capirai … quante volte ti abbiamo difeso …

Speroni: Lo sapevo … tira tira e la corda si spezza e io vado a spasso … perché stavolta siamo a spasso … tutti! Quindi dici che le spie le hanno messe loro? Cosa c’è scritto su quelle carte … aprilo.

Grazzini: Signori, ho un articoletto da sottoporle … ah! Sta arrivando Passatrella … mi sembra un po’ nero.


Speroni:


Grazzini … non hai niente da fare fuori, qualche intervista … qualcosa.


Elias:


È al corrente o …


Passatrella: (Entra). Se mi sono abbassato a scendere fino qui è perché Lui ha intenzione di rivedere il piano editoriale … in toto … e non solo quello.

Grazzini:        Si cambia vela?

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Passatrella:  Lei non faccia lo spiritoso … per favore … anche se è il figlio del

padrone della baracca qui, a me non importa: chiaro?

Grazzini:        Il padrone della baracca? Passatrella, cosa va dicendo?

Passatrella:  Mah! Qui, come lavorate? Avete il padrone e non gli dite niente?

Speroni? Dove siamo, all’asilo? Grazzini, non le hanno detto nulla?

Grazzini:        Di che cosa?

Elias:                 Vieni giù un attimo che facciamo due chiacchiere.

Grazzini:        Sarà meglio.

Giulia: (Incrocia i due sulla porta). Grazzini, torni per pranzo? (Non ottiene risposta). Sarà! (Sta andando nel suo ufficio).

Passatrella: Giulia … ho bisogno le fatture del viaggio a Parigi … per i rimborsi … se li vuole. Allora, sediamoci. Taglio corto. I soldi sono finiti. Spendi qui spendi là … gli incassi sono miseri per non dire inesistenti, il finanziamento pubblico si assottiglia

…il rigiro dei soldi è diventato impossibile e i nostri azionisti non hanno intenzione di finire sul lastrico, quindi cari signori: si chiude. Se voi avete un’idea brillante ma “di magnetudo mille” ditelo. A me non importa nulla perché il posto mi rimane, voi invece andate a casa a coltivare l’orticello … Ho reso bene il concetto?

Speroni:         Noi siamo esecutori e neanche indipendenti. Tocca alla proprietà mettere

in campo le strategie editoriali non certo a noi che siamo dei tirapiedi … dai … (Rientra Elias).

Passatrella: Dei tirapiedi di lusso … questo mese avete scialacquato seicento mila euro in minchiate. Ci stiamo tuttora chiedendo come mai! Era il caso di portare quella a Parigi? L’altra volta ha speso più di tremila … Oltretutto ci sono problemi col partito che sosteniamo . Questo cretino ci costa quattro milioni all’anno. Li tiri fuori tu? “Loro sono stufi”. Se chiudiamo è per tagliare ogni rapporto .

Elias: Quelli che sappiamo non sganciano più un soldo? Fino a quando gli è convenuto, tutto bene, adesso che la bandiera gira e lo sputtanamento è alle porte allora si chiude … Passatrella sei un tirapiedi, cazzo.

Giulia:             Ecco la lista … sono … quattromila …

Passatrella: Te lo puoi scordare … le camicette te le paghi coi tuoi di soldi … diteglielo voi. Addio.

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Giulia:


Cosa!


Oristani:


Si chiude baracca … non ci danno più soldi.


Giulia:             Il miliardario? Basta! Mi sembrate un tantinello tonti voi … Non avete


capito la mossa … ha mandato il figlio per sostituirti ... tra un po’ manderà qualcun’altro che non gli costa niente e voi due fessi ve ne andrete a spasso col cane. Capi redattori: kaput!

Oristani:         Ci vuole una notizia bomba che metta la proprietà con la spalle al muro e

nel contempo faccia risalire il giornale … Vittorio … il nostro apprendista qui … è l’uomo giusto!

Speroni:         Sei matto! Punto primo vediamo di tirarci fuori dai guai noi … se

quell’indiana parla e questo scemo qui sotto ha già spifferato possiamo dire addio ...

Duponti: (Entra come se nulla è accaduto). Allora? Eh! Ragazzi … non ho aperto bocca, sia chiaro … non mi si accusi di … doppio gioco.


Speroni:


Si può sapere il perché hanno anticipato di tre giorni l’arresto?


Duponti:         Il caro signor Nora ha tentato di gettare fango su di me ma non è riuscito


perché qualcuno ha chiamato il capo supremo a Roma raccontando alcuni fatterelli … sul suo conto … vero Oristani?

Oristani: Ecco il corpo del reato, è ancora qui. Se solo avessi voluto consegnartelo non saremmo qui a dire cretinate: chiaro no! Fortunatamente ho sbagliato il giorno. Te lo avrei dovuto consegnare un attimo prima dell’arresto mentre ti controllavano da distanza … e avrebbero preso anche me. C’è tutto qua dentro: pagamenti, nastri e altro. Guarda caso proprio quel giorno qualcuno, autonomamente, ha deciso di arrestarti prima del tempo: tieni! Questi documenti dovevano finire nella mani della

polizia … e io sarei finito dentro per un po’, diceva lui.

Elias:                  Hai sbagliato perché hai pensato che saresti finito nei guai? E così il

“capo” ha informato il questore … ecco perché sei fuori … stiamo attenti che ci fanno le scarpe a tutti … è troppo potente … ricatta tutti, cazzo.

Duponti: Nora mi vuole appeso alla forca perché crede che non gli abbia passato le informazioni giuste. Ed è così! Quelle che mi avete dato voi io le ho girate pari pari. Sono un gregario, prendo direttive da voi, soldi da voi, che spedisco a Roma per via traverse … cosa volete da me … è già buona che non mi hanno fatto domande riguardo la provenienza dei fondi per la campagna elettorale … cosa gli dicevo, che me li dà Grazzini? Diciamo così che si è offeso? Nora si offende … e ci manda al

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rogo. Qui il doppio gioco lo fanno altri. Voi non avete ancora capito che il giornale è un paravento … L’ammetto: le microspie le ho messe io ma nell’altro ufficio … anni fa nel palazzo di là. E poi mi sono pentito e le ho disattivate … i nastri che dici contengono i vostri discorsi … di quell’epoca … cioè di un anno fa!


Oristani:


Non l’ho aperto … Nora me lo ha dato così com’è.


Duponti:


Saranno gli originali o sono altri? Di chi sono?


Speroni: Se ti beccavano e lo volevano fare, mettevano nei guai noi. Oristani, tutto sommato hai fatto il tuo dovere. Speriamo che siano gli originali almeno.

Giulia:             Non hanno fatto in tempo a chiederti dei fondi. Li hanno fermati prima!


Invece di investirli nel giornale li butta dalla finestra … per forza … è vero: l’ultima spiaggia è il giovane Grazzini. Chi lo istruisce?

Elias: Gli ho spiegato tutto … è andato a casa … domani arriverà accompagnato dalla mamma … poverino! (È ironico). Se viene qui ci mette in croce.

Padna:             Signori … dovrei pulire … se uscite …

Speroni: Come sta? Bene! Signora … non la prenda come una critica o un’ingerenza … lei ha avuto in consegna un plico da consegnare al signor Duponti.

Padna: Sì, me lo ha dato lui ... poi ci ha ripensato ed è venuto giù a prenderlo. Come sapeva che lo stavano arrestando?

Oristani:         Grazzini … è salito poco prima che lei scendesse.

Grazzini: (Rientra un po’ stralunato). Potevate dirmelo però! Comunque sono sconcertato … mio padre è uno che non merita di essere al posto in cui sta! Aveva una carriera di docente e un paio di industrie fiorenti, perché si è messo in mezzo alla politica?

Speroni: Caro Vittorio, a volte la propria volontà deve essere messa da parte per interessi superiori che non riguardano l’immediato … capisca quello che dico. Inoltre le posso dire che noi abbiamo la sensazione che lei è stato inviato qui per scalzarci tutti quanti e noi faremo di tutto perché non ci riesca. Chiaro?

Grazzini: È molto sospettoso … No, non è così! O Dio … potrebbe anche essere. Qualcuno avrà pensato qualcosa di simile ma ha fatto conti senza l’oste … Sono dalla vostra parte … mio padre ha passato la misura … e anche mia madre.

Elias:                 Padna, secondo lei, nel suo paese, succedono le stesse cose?

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Padna:

capire voi.


Una cosa ho imparato: che tutto il mondo è paese … me l’avete fatto


Martegani: Signori sono qui per la revisione dell’ ascensore di servizio … ho trovato questo pacco fuori dalla porta. È vostro? (Escono tutti temendo una bomba, lo apre). Mah? Hanno la coscienza a posto vedo! Scarpe da donna! E costose pure! Giornaliste … pst … per scrivere quattro cretinate gli danno un pacco di soldi … guardale là … (Rientra Speroni. Martegani intuisce e …). È una bella bombetta! (Speroni se la svigna). Porca bestia che fifa oh!La coscienza proprio a posto … si intuisce un certocandore (ironico). Mah! … Rifiuti … cassette … fogliacci … ha tutta l’aria di essere stata abbandonata lì da quella donna indiana. Vediamo un po’ quel condizionatore se tiene! (Va nell’altra stanza).

FINE SECONDO ATTO

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TERZO ATTO

Scena prima

Tutti

Passatrella: Adesso non si fanno trovare … (È entrato con una valigetta). Cos’è … scarpe … (Guarda meglio). Nastri, lettere … ma … come sono finiti qui? Questi sono gli originali cazzo! Quando si dice un colpo di fortuna. (Mette tutto nella valigetta, telefona). “Nora, lasciin giro le prove dappertutto? In una scatola perscarpe! Quante copie ci sono?... Due? Siamo a posto allora … sei fortunato che le abbia trovate io … Sei un cretino! Hai la talpa in redazione” Lei chi è? “A dopo!”

Martegani: (Rientra, è andato nel retro). Il tecnico dell’ascensore. Le scarpe sono di sua moglie? Erano lì, fuori, sulla porta, qualcuno, mentre salivo, si è precipitato giù come un fulmine. Non ho fatto in tempo a vederlo. Mi hanno chiamato d’urgenza perché sta …

Passatrella: (È visibilmente imbarazzato). I soldi li prenderà dopo morto lo sa? Mi dia retta, lasci perdere.

Martegani: Ho indietro una fattura del mese scorso. Guardi che ci sono i tiranti logori … vi seppellisce tutti quel coso lì. Sta male, è tutto sudato?

Passatrella: Si chiude bottega … fallito! A meno che non succeda un miracolo di quelli da far restare a bocca aperta anche il Papa “Andem a ca’ a durmì”. Milanese antico.

Martegani: Ho capito … tengo in sospeso … saluti! È un disastro! (Tra sé). Fa finta di parlare in dialetto … prima falsificano tutto poi fanno i grandi facendo a gara a chi si mette al livello nostro per accalappiarsi i voti. “Baloss l’amministradur” (Esce).

Passatrella:  Allora … dove sono tutti! Ah! Alla buonora! Speroni … ho parlato col

capo supremo: ecco. (Gli dà un plico).

Speroni:         Cos’è, il licenziamento collettivo?

Grazzini: (Incrocia Passatrella sulla porta). Lei è un pessimo personaggio, se lo ricordi … invece di stare dalla parte loro preferisce sostenere uno scellerato.

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Passatrella: Guarda che è di tuo padre che stai parlando. Datti una svegliata, Grazzini, che è ora. Vado.

Giulia: (Entra). Il signor Vittorio potrebbe essere la chiave di volta per risollevare le sorti del giornale, vero Oristani? Ma, dov’è?

Passatrella:  Sì, eh! Vedremo.

Oristani:         Eccomi …

Grazzini:        Mi attribuisce poteri sovrannaturali.

Speroni:         Mi ha consegnato questo … prima di sparare puttanate andateci piano.

Elias: (Non può parlare per via della presenza di Passatrella). Tu sei ancora qui? Il tuo ufficio è un po’ più in alto … lasciaci lavorare in pace.

Passatrella: Eterna! Vado a casa di “lui” a prendere ordini … di che umore era Grazzini? (Esce. Deve andare consegnare il contenuto della scatola).

Grazzini:        Pessimo! Allora, come pensiamo di risollevare il giornale?

Speroni:         Con una bomba. Noi paghiamo per le scelleratezze di molti oscuri

personaggi, caro Vittorio … comunque è lodevole il tuo comportamento. Ti sei schierato dalla nostra parte, ti fa onore.

Grazzini: Guardi che non mi costa niente … mio padre avrebbe fatto meglio a non impicciarsi di politica. Molto probabilmente non verrò a conoscenza dei particolari ma quello che so mi basta e avanza.

Ellis: (Entra). Se imparassi a stare zitto una volta tanto sarebbe meglio. Mio marito ha affidato a me la gestione del fallimento morbido … Dammi quel pacco di cartacce …

Elias:                 Preferisco andare in autogestione … siete d’accordo? (Tutti annuiscono).

Bene, cominciamo subito. Ellis se ne può andare casa.

Grazzini:        Ha ragione: mamma, ti prego …

Ellis:                  Non pensate di fare chissà cosa. Da soli, senza soldi, dove volete andare?

Va bene, stiamo a vedere … aveva previsto anche questo … vi do tre mesi, dopo di che: chiuso! Per quello che mi riguarda ho concluso … e tu stai attento a quello che fai! (Esce).

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Grazzini: Propongo di cambiare il nome al giornale e soprattutto vorrei tenere lontano i partiti … Fuori dalle palle …

Elias: Hai già in mente qualcosa o il tutto è già strato previsto da tuo padre e questo è solo l’atto finale dalla messa in scena? Non è che per caso si “deve” chiudere?


Giulia:


Cosa vi avevo detto? (Tra sé).


Grazzini:        Parli tu: ti dovresti vergognare per tutti i traffici illeciti che hai


sottoscritti tacitamente coi tuoi articoli demenziali. Mentite anche a voi stessi pur di asservire un “ladro”! Cosa avete guadagnato … ditelo!

Speroni: Un sacco di legnate … non c’è autonomia, lo vuoi capire? Siamo pupazzi nelle loro mani .. . se ti metti contro finisci male anche tu. Se ci salviamo è perché ognuno tende a sopravvivere a discapito degli altri.

Oristani: Il giornale è il catalizzatore di tutte le manovre oscure degli azionisti, suvvia. Grazzini … (Prende una pausa). Quel manoscritto che fine ha fatto?

Grazzini:        È al sicuro!

Elias:                 Fammelo vedere … ne hai parlato ma …

Oristani: Amici … se ho tirato in ballo quella cosa è con cognizione di causa: l’ho letto.

Elias:                 Lo hai fatto leggere a lui che non ci capisce e non a me? Che fiducia!

Grazzini: Lui non ha interesse alla pubblicazione mentre tu, con lo stile che ti contraddistingue,lo avresti manipolato.

Giulia: A questo punto puoi anche dirci il contenuto o il significato di quello che hai scoperto.

Speroni:         Per caso è quella traduzione che mi hai fatto vedere quando sei arrivato

qui? Sì! Grazzini, cazzo, è una puttanata … è vero l’ho letto di sfuggita … sfuggita, si fa per dire … va bene, non l’ho letto. Oristani, non capisco a cosa vuoi arrivare?

Oristani: Io l’ho letto molto bene e vi posso garantire che se scoppia quella notizia, saltiamo per aria tutti e tutto.

Grazzini: Non mi pare che la vostra “ideologia” vi consenta l’accettazione di una tale digressione teologica.

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Speroni: La nostra ideologia è variabile … non mi fate parlare per favore … dai … tira fuori ‘sta roba e vediamo!

Grazzini: Questa “bomba” non solo risolleverà le sorti del giornale ma solleverà un tale putiferio da sconvolgere il mondo … ed è quello che voglio.

Elias: Grazzini, non te l’ho mai detto fino ad ora per ritegno ma … vai a cagare.

Giulia:             Non ascoltarlo, tiralo fuori.

Grazzini: L’ho tenuto segreto fino ad ora perché temo una catastrofe e voi adesso me lo mandate a puttane?

Speroni:         Signori, fate un po’ quello che vi pare … me ne vado!

Giulia:             Te ne lavi le mani … vuoi che dica cosa andiamo a fare a Parigi?

Speroni: Quello che faccio a Parigi sono affari miei. Lo dico io, porto a Parigi centinaia di migliaia di euro per conto di … Me ne vado!

Grazzini: Aspetti … pretendo una sola cosa da voi “giornalisti” che venga pubblicato nella sua forma integrale senza commenti … dopo di che stiamo a vedere. E lei non mi venga a dire che bisogna vedere se danneggia, se è in linea … le sue cretinate le abbandoni e impari ad accettare quello che c’è scritto e quello che gli viene riferito: chiaro?

Elias: Dopo trent’anni di professione mi devo sentir dire ‘ste pirlate da uno che è pieno di soldi … viziato del cazzo … ma stai a casa!


Oristani:


Quando lo leggerai ne riparliamo.


Giulia:


Finitela! Vittorio … sii superiore.


Padna:             Signori, devo pulire … potete uscire un momento? (Entra con


l’attrezzatura).

Speroni: Signora … mi permetta una domanda … questo giornale sta per chiudere, non le sto a dire il motivo, tanto non le interessa … ebbene, se si trovasse lei in questa situazione cosa farebbe? Che cosa escogiterebbe per riassestare la barca?

Padna: Io faccio le pulizie, per quanto ne possa dire rimarrebbe pur sempre il parere di una sguattera che con queste faccende ha ben poco da condividere.


Speroni:


Però parla molto bene questa lingua? Come mai?


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Padna: Sono nata in India ma vivo qui da anni e ho due lauree conseguite nelle migliori università del mio paese, ma come vede sono costretta a questo lavoro miserevole per sopravvivere perché noi stranieri questo dobbiamo fare.


Grazzini:


Le do la possibilità di far parte della nostra squadra. Le va?


Elias: Aspetta un attimo: scendo in strada a raccogliere qualche intellettuale di passaggio … cazzo, va bene tutto ma … (Gesto di Speroni).


Oristani:


Lauree in?


Padna:


Letteratura antica


… sanscrito e filosofia occidentale!


Speroni:         Alla faccia! Dica la verità, lei non è un’intoccabile! Ah, ecco! Si ritenga


parte di questo comitato di redazione. Grazzini … è tempo che tu ci dica cosa si deve fare.

Grazzini: Ha cambiato idea? Premetto che le rivelazioni contenute in questo papiro sono sconvolgenti … anche per lei Padna che è di un’altra religione penso.


Padna:


No, sono cattolica.


Grazzini:


Bene, ci aggiorniamo: a domani.


Elias:


Un attimo, prima devo capire chi mi ha mandato quella lettera.


Giulia : Io! (Elias sta per avventarsi contro). Stai buono … non è certo per una mia scelta … Duponti mi paga sottobanco perché ha paura di te. Teme una tua possibile inversione di rotta. Gli fai scrivere e riscrivere le cose e si spaventa. Voleva vedere fino a che punto si poteva fidare.

Elias:                 Facevano bene a tenerlo dentro …

Oristani: E vuoi andare in autogestione? D’ora in poi basta volta faccia o stiamo uniti per salvarci o la finiamo qui.

Speroni: Non siamo abituati a tanta onestà … ma, essendo in ballo la nostra credibilità … accetto! Lo sapete che qualsiasi cosa faremo saremo il bersaglio di tutti. Abbiamo soldi per un paio di settimane sì e no, è il denaro che non ho consegnato a chi … lo so io …

Grazzini:        Ha fatto bene … a domani!

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Scena seconda

Il giorno dopo

Martegani: Mi hanno fatto venire per niente o stavolta mi pagano? … Chissà quell’ascensore … coi tiranti in quelle condizioni … ma!

Ellis:                  (Entra). Lei è il signor? Ah sì! Èvenuto per lo smontaggio dell’ufficio?

Martegani:    Veramente … dovrei incassare un assegno per …

Ellis:                  Se lo può scordare … si chiude! “La musica l’è finida”!

Grazzini:        Mamma, cosa fai? È inutile che ti dai da fare per smantellare la baracca:

la gestiamo noi! Dillo a tuo marito. Adesso sei pregata di sparire dalla circolazione.

Ellis:                  Ce le paghi queste follie, ricordatelo! (Se ne va).

Martegani: È sua madre? Porca miseria … l’ha cacciata in quel modo? Ha del coraggio lei. Se l’avessi detto a mia madre non ci sarei già più, da anni. Mi faccia capire … è fallito tutto? Solo un paio di mesi fa vendevate seicentomila copie … adesso?

Grazzini: Manovre politiche, gestione scellerata, debiti … non ha idea! L’hanno pagata per quel lavoro? (Fa cenno di no). Guardi, glieli do io. Quant’era?

Martegani:  Senza iva sono ottocento! Mi conviene prenderli e morta lì. La saluto!

Grazzini: (Estrae dalla borsa il documento). L’ho tenuto nascosto per anni e ora lo devo diffondere così senza garanzie … se mio padre lo scopre viene sbattuto fuori da qualsiasi loggia o partito o chissà che … non solo per quello che c’è scritto ma perché verrebbe considerato un traditore. Certi documenti devono restare segreti ... si sa che ci sono, che cosa dicono, ma nessuno li deve vedere. I popoli vanno tenuti all’oscuro. (Abbozza un sorriso, c’è dell’ambiguità in queste parole).

Oristani:         (Arrivano tutti). Vieni che ci divertiamo … volevano la rinascita del

giornale: ecco qua! Cara Giulia, non hai idea di che cosa si scatenerà dopo! Vero?

Grazzini:        Vero!

Giulia:             Il quarto segreto di Fatima adesso.

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Elias: Ah, finalmente posso vedere ‘sto cazzo di coso. Ma che diavolo è? Grazzini, l’hai trovato sotto l’albero di Natale? Una lastra d’oro … è oro? Oh signore

…(Sembra essere colto da un malore). Èproprio lui … come è finitoin mano tua?

Speroni: Ma? Elias, tu sei un miserabile … il più grande impostore di tutti i tempi … mi piacerebbe sapere cosa andavi a fare a casa sua … di nascosto!

Grazzini: In un primo momento ho pensato che venisse per il giornale ma poi ho capito il perché di quella presenza settimanale. Elias, pur non abitando a casa mia, l’ho vista … non sono così cieco … lei veniva per altro. Ecco perché l’ho nascosta … ho pensato che si mettevano a tradurla con Denninger ma fortunatamente mi sbagliavo. Adesso voglio vedere come fai a smentire tutto il contenuto. Elias o accetti la mia versione, che è poi quello che c’è scritto, o ti ritiri adesso. Questo documento, dicono i fisici ai quali ho dato da analizzare un frammento d’oro, risale al quattromila avanti Cristo. Ma prego leggete la traduzione.

Speroni:         (Legge tra sé, ha un cedimento). Cazzo, non sarà mica vero? È un falso?

Giulia: Dice in sostanza che ci sono più Dei. Ogni settore dell’universo è presidiato da una divinità. È così?

Padna: (Finora è rimasta a sentire). Per bacco, che scoop! Allora avevano ragione i miei antenati a credere in un’infinità di Dei? Qui, se pubblicate ‘sta roba, mandate in crisi tutti. È un falso che si è inventato lei?

Elias:                 Se lo è, è ben fatto!

Grazzini: Falso o no lo volete pubblicare? Così com’è. Vi posso dire che appartiene alla mia famiglia da chissà quanti secoli.

Elias:                 Ci spieghi come? Saranno trent’anni che sono a conoscenza e nessuno si

èpreso la briga di considerarlo un potenziale documento rivoluzionario e tu adesso ne parli come se … ci sarà un motivo?

Oristani: Come da trent’anni? … A quale branco di matti appartieni Elias? (Vago gesto di Elias).

Elias: Lascia perdere Oristani. Ci sono dentro tutti … Con questa bomba risolleviamo il giornale dall’oggi al domani … e siccome nessuno ne sa niente avremmo l’esclusiva mondiale … falso o meno, che ci importa?

Padna:             Che cosa vuol dire che ce l’ha da secoli. Chi ne è a conoscenza?

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Grazzini: Penso poche persone. In vaticano lo ignorano, solo un vescovo ne è a conoscenza! Si dice che la mia famiglia sia discendente da … (Lo sta per dire ma …).

Ellis: Se ti azzardi a dirlo ti ammazzo con le mie mani. Non scoperchiare la pentola inutilmente. Soprattutto lei doppiogiochista, da qui non esce niente!

Elias: I presenti in questa stanza sono l’emblema del doppio gioco: è una regola per noi. D’accordo, nessuna divulgazione, nessuna parola. Usciamo di sorpresa nelle modalità che crede il nostro Vittorio!

Ellis:                  Voi non avete capito, non si pubblica niente. Non posso svendere il più

grande segreto dell’umanità ad un pubblico impreparato per salvare un giornaletto inutile. E lei, Elias, di che banda fa parte? Denninger glielo avrà detto quando è entrato a far parte dell’”associazione” trent’anni fa, che esisteva questo documento.

Elias:                 Se fosse stato protetto come si deve non saremmo qui a parlarne: chiaro.

Grazzini: Io lo voglio pubblicare proprio per rimettere in discussione tutto quel castello di menzogne, che è stato costruito intorno a fatti che hanno poco significato per l’intera umanità: le vostre religioni.

Speroni:         Io lo voglio pubblicare per salvaguardare il mio posto di giornalista,

come tutti voi del resto. Non mi interessano i risvolti teologici … cerchiamo di vendere il più possibile e basta.

Elias: Del resto a noi quello che scriviamo non è mai importato nulla. Si ricordi che i “diktat” vengono da suo marito e amici vari. Quando entro in casa sua lo faccio strisciando … volta gabbana sì …

Oristani: Io ho sempre anteposto la cultura. Perché scrivere menzogne quando potremmo contribuire alla crescita intellettiva della nazione. Sono stanco di prendere ordini da personaggi culturalmente obsoleti, il cui solo scopo è quello di salvaguardare i propri interessi.


Ellis:


Sono questi interessi che vi salveranno.


Giulia:             Non sarò certo io a impedirvi di fare ciò che avete in mente, però


sappiate che una notizia del genere porrebbe porre fine a molte certezze consolidate da millenni.

Padna: Se dobbiamo scatenare una dibattito interreligioso facciamolo tra di noi e poniamo fine alla discussione, ma se vogliamo veramente credere che questo scritto dice la verità: pubblichiamo!

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Giulia: Come possiamo sapere se è autentico? È anche possibile che qualcuno lo abbia fatto di proposito per ingannarci tutti e sia rimasto nella sabbia per secoli. Grazzini, stai dando per scontata una leggenda, ce ne sono tanti di scritti misteriosi.


Grazzini:


Ma quale leggenda! Mamma, o lo diciamo adesso o mai più.


Ellis: Tuo padre ci ucciderà! Non tanto per salvaguardare se stesso ma per proteggere l’organizzazione.


Speroni:


Signori, sono pronto a sfidare tutti: gettiamoci in questa avventura.


Elias:                 Non prenderla a cuor leggero. Quando vedranno il tuo nome a margine


del pezzo, perché sarai tu a firmarlo, allora ne parleremo. Padna, lei rappresenta qui l’origine del pensiero religioso dell’umanità. È disposta a smentire tutto pur di far scoppiare la bomba?

Padna: Alla fine di questo ciclo tutto tornerà come prima … non penserete davvero che nessuno interverrà per proteggere gli interessi … per mantenere lo status quo? Suvvia, non siate ridicoli. Pubblicate pure … io sto a vedere se ho sbagliato la previsione o se ho indovinato tutto.

Grazzini: Prendiamo una decisione. Io invece sono convinto di questa scelta. Se non altro sconvolgeremo i benpensanti dal torpore in cui sono precipitati.

Speroni:         Cerchiamo almeno di dividere le responsabilità.

Ellis: Siete un branco di scellerati … soprattutto tu. Deve restare segreta, sono millenni che sta nascosta agli occhi del mondo … vi travolgerà sappiatelo!

Scena terza

Qualche settimana dopo

Speroni:         Adesso capisco il perché … “la metto nei guai” mi disse … Che disastro

…lo sapeva … Alessandro magno,Tolomeo. Quel Grazzini … (Si siede in preda allo sconforto). Chissà che cosa è successo veramentenell’antichità,cazzo! Quando sidice “esclusiva” … questa che cos’è? Trent’anni di giornalismo di merda … e questo

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qui, dal nulla mi fa vendere un milione di copie al giorno da tre settimane e non è finita qui perché c’è da girarci attorno per un decennio … Ma come è possibile che sia discendente di quell’astronomo … sono tutte balle, cazzo! Noi giornalisti dobbiamo per forza lasciarci raggirare così?


Grazzini:


(Entra). Allora, direttore? Andiamo a gonfie vele finalmente.


Speroni: Ma siamo sicuri che ci lasceranno sopravvivere? Non c’è un capo religioso che non ce l’abbia con noi.

Elias:                 Noi ci siamo limitati a pubblicare non ad inventare messaggi divini. La


responsabilità è di quelli che l’hanno scritta … che colpa abbiamo se l’abbiamo trovata per primi … eh?

Grazzini: Non l’ha trovata nessuno, Elias. Mio padre ce l’ha da sempre e prima di lui i suoi antenati e chi doveva saperlo lo sapeva e doveva restare ben nascosta da tutti. Nell’antichità ha scatenato dibattiti, che ora noi non comprendiamo a fondo, ma allora furono alla base di tutto il pensiero teologico. Più avanti pubblicheremo i vari scritti che fanno parte del corredo della lastra: testi mai visti. Ne abbiamo per anni.

Padna: Anche da noi si è sempre parlato di testi andati perduti nei vari incendi ad Alessandria. Ma mai avrei immaginato che ne esistessero veramente. Vedrete, finirà tutto in qualche luogo segreto e si spegnerà come ho detto io.


Grazzini:


Non li troveranno mai.


Oristani:


Gli hai buttata via? L’unica è fonderla.


Grazzini: Hanno già provato: non si può. Non fonde. Diventa scura e poi a freddo ritorna quella di prima … non è fatta solo d’oro … è un miscuglio di metalli rari.

Speroni: In che guaio ci siamo cacciati? Valeva la pena … certo siamo diventati il primo giornale d’Europa ma abbiamo grane per il resto della nostra vita … e tuo padre non si trova da una settimana.

Ellis: (Entra). Siete contenti? Oggi avete passato i due milioni di copie. E quell’idiota di Denninger vi dà corda … accademico … volta faccia … è andato in televisione a fare il grande. Dice che sapeva ma non osava. Traditore!

Grazzini:        Ha indetto un summit scientifico per fare il punto della situazione.

Giulia: Alla fine lo ritradurranno, diranno che c’è stata una sopravvalutazione di alcuni glifi e faranno ammenda … il vaticano sarà contento, l’islam pure, gli ebrei

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anche: vi prenderanno per pazzi, il fango vi coprirà completamente e tutto verrà ricondotto alla normalità. Perché una normalità ci vuole.

Oristani:         E noi finiremo sulle comiche di qualche giornaletto satirico.

Grazzini: Pensate se improvvisamente, tra un po’ di giorni, facessimo credere che il manufatto proviene da qualche galassia lontana … il che non è da escludere …

Speroni:         Vi prego, almeno rimaniamo nel credibile. Continuiamo a dare

interpretazioni, valutazioni … abbiamo oscurato internet … tutti i “sapientoni” fanno ricerche senza trovare niente, perché non c’è niente da nessuna parte. Nessuna enciclopedia ne parla … niente! Chi è a favore, chi è contro … e noi vendiamo. Non

èquello che scriviamo che conta: sono le copie che si vendono. Grazzini, se fossi in te ne inventerei uno alla settimana di ‘sti papiri. Volete sapere qual è l’ideale per un giornalista? Vendere il giornale con le pagine bianche!


Martegani:


Perdonate, sono qui per l’ascensore!


Speroni:


Chi l’ha mandata?


Martegani:


L’amministratore … Passa ... non


so cosa ha ordinato l’intervento


d’urgenza.


Elias:


Hai capito … ma non siamo in autogestione?


Oristani:


Appunto! Perché ci mette il becco?


Speroni: Non hanno più bisogno di fondi pubblici e si fanno vivi. Si sentono puliti? Li abbiamo puliti.

Padna:             Sono contenta di una cosa: in qualche modo abbiamo rimesso in


discussione tutto quanto. Signori, che sia giunto il momento di un’unica religione? Sarei favorevole.

Grazzini: Vi immaginate quante guerre in meno? Ci toglieremmo una zavorra millenaria. Finalmente l’umanità sarà in pace con il creatore! Che c’è mamma?

Ellis: Stai tranquillo che qualche motivo per scannassi si trova lo stesso! Se non è per la religione lo sarà per qualcosa d’altro. Sono venuta perché mi ha mandato mio marito per dire che … Ragazzi si riapre! Nuovo corso. Dopo la tempesta arriva il sereno.

Passatrella:  (Entra come se niente fosse successo, allarga le braccia come a dire:

cosa volete, ci si sbaglia). Forse abbiamo preso una decisione troppo affrettata, ci

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siamo lasciati travolgere da “bizzarri” contingenti fenomeni … Grazzini … tuo padre

... e tua madre … ecco … e tutti noi vorremmo, come dire … chiudere la faccenda:

mettiamoci una pietra sopra! Riapriamo alla grande.

Grazzini:        Sì, ma con altri giornalisti. (Esce).

Ellis:                  Ci tacceranno di chissà cosa stavolta … (A parte).

Martegani: Ma lei non è quello della scatola di scarpe con dentro tutta quella robaccia? Cos’erano nastri? Pensi che loro si sono spaventati perché credevano che fosse una bomba! (Passatrella, sentendosi ormai scoperto se la svigna). Avete visto anche voi … non ho in mano niente. Il contenuto l’ha preso lui.


Ellis:


Maledetto cane. (Lo insegue). Traditore!


Speroni: Non abbiamo capito un cazzo. Oristani, prendiamolo, Elias presto prima che la faccia franca.

Padna:             Ha visto? Se la fanno l’uno con l’altro pur di rubare. Caro amico, quando


l’effetto sarà finito le vendite scemeranno e saremo daccapo … le notizie sono così, al massimo un mese poi … lei può pubblicare quello che vuole … sì, le danno retta ma alla fine … che idea si è fatto di tutto questo pasticcio?

Martegani:    (Allarga le braccia). Cosa le devo dire … o ci hanno imbrogliatofino

adesso o cominciano adesso. Una cosa è certa: non lo sapremo mai. Secondo lei, la

verità, la sapremo un giorno o deve rimanere una questione di pochi: ci sarà veramente qualcuno che sa?

Padna:             Di una cosa sono certa, il mondo non è come appare.

Grazzini: (È tornato indietro per raccogliere delle carte). Cari signori ... non seguite gli altri? Già, voi siete onesti, niente impicci di sorta, niente compromessi. Meglio così.

Martegani: Dica la verità, quello scritto che ha scatenato la bufera e tutto il corollario che ha promesso di pubblicare … è tutto falso?

Grazzini:        Lei cosa pensa? E lei Padna?

Padna: Noi viviamo come in un sogno non sappiamo nemmeno se l’universo esiste ancora, se quello che vediamo è veramente reale o se tutto sia già il processo finale di un ciclo iniziato per volere di chissà chi in un tempo a noi sconosciuto e non avendo la possibilità di capire siamo precipitati in un caos talmente colossale da non

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poterci trarre d’impaccio, in poche parole ci siamo inventati “Dei” di tutti i colori per sopperire alla nostra ignoranza … caro Grazzini, mi piacerebbe tanto credere che questo suo “ritrovamento” non faccia parte di un piano costruito a tavolino per mistificare ancor di più gli avvenimenti e indurre i popoli ad un appiattimento totale. Stiamo assistendo alla nascita di qualche movimento apparentemente rivoluzionario o alla morte della libertà di pensiero?

Grazzini: (Rimane pensoso sentendo le parole di Padna. Non dice niente abbozza un sorriso, raccoglie le sue cose e se ne va. Padna e Martegani si guardano perplessi).

Martegani:  Cara signora, mi creda, per noi poveracci non cambierà niente.

Padna:             Che cosa abbiamo di veramente nostro, di intimo, di non manipolabile

…forse la libertà di sognare? Qualcuno ha detto: “Beati gli ultimi perché saranno i primi” … la sa la storia, no?

Martegani:  Forse si riferiva ad un altro pianeta.

FINE

Essendo un’opera di fantasia, tutti i personaggi, i fatti e i luoghi sono da ritenersi puramente immaginari. Pertanto, il riferimento alla realtà, è casuale.

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