La leggenda e gli eroi

Stampa questo copione

Alfredo Balducci

LA LEGGENDA E GLI EROI

Di Alfredo Balducci  

– Atto unico in tre quadri –

PERSONAGGI

Kurdalagon

Barastyr

Soslan

Myrta

Natan

Mardok

Un ricordo a George Dumézil,

studioso e interprete

delle civiltà e delle leggende

dei popoli del Caucaso.

Breve sinossi:

Eroi che escono dalla leggenda e si confrontano con l’odierna realtà. Il loro giudizio sulla nostra epoca è estremamente negativo. Non ci sono attenuanti che possano servire a mitigare il destino del nostro mondo, che si avvia verso un fatale annientamento.

Durata: atto unico

Genere: drammatico

6 personaggi (5 uomini e una donna)

 I QUADRO

Rocce e macigni, nuvole in primo piano e sul fondo.

In scena Kurdalagon e, a pochi passi da lui, Soslan. Entra Barastyr sbuffando.

BARASTYR                       - … non ce la faccio più… ahi, ahi… sono rimasto senza fiato, maledizione!... non sono fatte per me queste montagne… c’è un po’ di posto su quel sasso?

KURDALAGON               - Vieni, il posto non manca.

BARASTYR                       - Ahi… chissà se ce la faccio ad arrivarci, però.

KURDALAGON               - Dài, ancora uno sforzo, non fare il piagnone.

BARASTYR                       - Ecco… ci sono, finalmente! (siede come se dovesse sprofondare in una poltrona, ma interrompe l’azione a metà)… ma che c’è qui sotto?... è una roccia questa!

KURDALAGON               - E che cosa pensavi di trovare, un divano?

BARASTYR                       - Ma, dico io, non potevate scegliere qualcosa di più comodo, tu e quello laggiù… (indica con la testa Soslan)… ahi, ahi… non so proprio come fare a sistemare queste povere ossa.

KURDALAGON               - Campo lavorato

sonno assicurato,

mentre in terra dura

mala giacitura.

Erba, paglia o fieno

il riposo è pieno. (ridacchia)

BARASTYR                       - Ridi, ridi pure, non hai un briciolo di cuore.

KURDALAGON               - Bisogna averle bene nella testa queste cose prima di mettersi in viaggio. Perché stamani t’è venuto in mente di arrampicarti fin quassù?

BARASTYR                       - Perché ogni tanto ci si stufa di starsene al buio e viene voglia di un po’ di luce e di dare un’occhiata di sotto.

KURDALAGON               - Hai scelto male l’orario, però; non vedi che non c’è che fumo sotto di noi.

BARASTYR                       - E’ vero, maledizione! Valeva proprio la pena di faticare tanto per trovarsi in un mare di fumo! Sembra che abbiano preso fuoco tutte le foreste del Caucaso.

KURDALAGON               - Ma no, è soltanto nebbia. Tutte le mattine dal Caspio sale la nebbia a coprire montagne e pianure. Ci vuole un po’ di pazienza: il sole si alza e la nebbia sparisce.

BARASTYR                       - Sono arrivato troppo presto, allora… però, anche così c’è un certo fascino a trovarsi qui in mezzo.

KURDALAGON               - Ti accontenti di poco.

BARASTYR                       - Non dimenticare che io vengo dalle ombre eterne.

KURDALAGON               - Ma non sei obbligato a restarci piantato. Prenditi qualche periodo di svago, come hai fatto stamani.

BARASTYR                       - Non è sempre possibile, io giù ho da lavorare, tu e Soslan, invece…

SOSLAN                            - (voltandosi) Dicevi qualcosa?

BARASTYR                       - Accennavo al fatto che voi due potete starvene all’aperto finché volete. Venite qui tutti i giorni?

KURDALAGON               - Più o meno. E’ un modo di passare il tempo a guardare quello che succede di sotto… (indicando)… da quella parte c’è una schiarita, vedi?

BARASTYR                       - S’è alzato il vento a spazzare.

KURDALAGON               - Finalmente! Ecco il Daghestan che sta venendo alla luce come una bella donna che esce dal bagno. L’acqua che lascia il suo corpo scorre dalle alture in fiumi e torrenti.

BARASTYR                       - Una bella donna che esce dal bagno… è quello che ci vuole, non è vero, Soslan? (Soslan scrolla le spalle e si allontana)… una volta le donne ti interessavano.

KURDALAGON               - Sotto di noi ce n’è un’altra che s’è scoperta: l’Ossezia.

BARASTYR                       - Hai sentito, Soslan, ce n’è un’altra nuda… ora capisco perché venite qui tutti i giorni.

KURDALAGON               - Soltanto di qui si può vedere tutto il Caucaso, o almeno la parte che ci interessa… là c’è la Cecenia… l’Inguscezia… le terre dei Circassi…

BARASTYR                       - Qui siamo piuttosto in alto, direi… sembra quasi di trovarci su uno di quegli affari moderni… come si chiamano?

KURDALAGON               - Satelliti.

BARASTYR                       - Appunto. Sembra di essere su un satellite, no? Tu come vai con la vista? Io riesco a scorgere a malapena le mandrie al pascolo, più in là non vado.

KURDALAGON               - Io invece vedo le città, strada per strada, le persone che entrano nelle case e che escono, le automobili, i treni, le navi e coloro che ci stanno sopra.

BARASTYR                       - Ti dirò che io non ci tengo proprio a guardare tutte quelle cose: mi basta posare gli occhi sulle campagne e sui monti.

KURDALAGON               - Così com’è diverso

il sentire e il sapere,

c’è sempre differenza

fra il guardare e il vedere.

BARASTYR                       - Sei in vena di filosofia stamani, eh?

KURDALAGON               - E tu sei un sentimentale inguaribile, caro Barastyr: un prato, un albero, un fiore, non c’è altro per te.

BARASTYR                       - Nulla di egualmente bello.

KURDALAGON               - E nel mondo moderno non c’è nulla che ti piaccia?

BARASTYR                       - Preferisco quello antico.

KURDALAGON               - Ma così ti tagli fuori dalla vita odierna, rinunci a capire quelli che vivono oggi.

BARASTYR                       - Non ha nessuna importanza. Giù da me sono gli amici di un tempo che frequento.

KURDALAGON               - Ancora sprofondato in un mondo che non c’è più.

BARASTYR                       - Perché a te non farebbe piacere tornare indietro col tempo?

KURDALAGON               - A faticare e sudare per fare qualcosa che oggi si può ottenere in un momento con una macchina? Oggi, in pochi secondi, una pressa riesce a fare quello che a me costava ore e ore di battere e ribattere sull’incudine.

BARASTYR                       - Beh, per quanto riguarda il tuo mestiere, non posso darti torto. Ma il progresso non è una focaccia da strappare a pezzi: o tutto o nulla. Con la macchina che ti aiuta nella fatica devi accettare anche quello che non ti piace.

KURDALAGON               - Bravo Barastyr, hai centrato il problema!

BARASTYR                       - Ma come, prima inneggiavi al progresso!

KURDALAGON               - Dicevo solo che bisogna sforzarsi di capire quelli che vivono in questo tempo.

BARASTYR                       - Questo è proprio impossibile.

KURDALAGON               - Come fai a essere così sicuro? Dovresti fare almeno un tentativo.

BARASTYR                       - E non lo faccio tutti i giorni? Giù da me è un flusso continuo di arrivi e, anche senza volerlo, si finisce per scambiare un po’ di chiacchiere.

KURDALAGON               - Lo vedi, dici “senza volerlo”, e questo significa il tuo preconcetto nei loro confronti.

BARASTYR                       - Non vorrei sentirmi dire che per me è una gioia essere investito dai loro problemi.

KURDALAGON               - Dai problemi che avevano da vivi?

BARASTYR                       - Questo è naturale, da morti quei problemi non esistono più. Eppure, per un po’ di tempo continuano a tornare in superficie, come fanno i fagioli che bollono in una pentola.

KURDALAGON               - E’ uno degli svantaggi del tuo incarico; il re del regno dei morti non può sottrarsi a certe seccature.

BARASTYR                       - Per quello non ci tengo proprio alle prerogative reali: preferisco considerarmi il guardiano dei defunti.

KURDALAGON               - Comunque sia, hai un lavoro che ti impegna ancora completamente. Se non avessi paura dell’ironia, direi che il lavoro dei morti ti fa sentire ben vivo. Per me invece è tutto finito.

BARASTYR                       - Le opere che hai compiuto sono rimaste a parlare di te. Chi può dimenticare, per esempio, le protezioni in ferro temprato che hai costruito per gli eroi che andavano in battaglia?

KURDALAGON               - Lo credevo anch’io fino a un po’ di tempo fa. Ricordi quello che continuavo a ripetere?

Non bastan le parole

a dir quello che è stato,

solo quel che s’è fatto

emerge dal passato.

BARASTYR                       - Era qualcosa di sensato cui attaccarsi.

KURDALAGON               - Anch’io ne ero convinto, ma ho dovuto cambiare idea.

BARASTYR                       - E le opere che hai lasciato?

KURDALAGON               - Non servono più a nulla in un mondo che ha rinunciato agli eroi.

SOSLAN                            - (avvicinandosi) Su questo, Kurdalagon, non sono d’accordo con te.

KURDALAGON               - Non me l’aspettavo, Soslan, da te che conosci l’eroismo per averlo praticato per tutta la vita.

SOSLAN                            - Appunto. So di cosa si tratta e mi rifiuto di credere che una comunità umana possa farne a meno.

KURDALAGON               - Riesci a trovarne qualche traccia, oggi, in un luogo qualsiasi?

SOSLAN                            - Bisognerebbe scendere in terra ed esaminare da vicino gli umani.

KURDALAGON               - Sarebbe una fatica sprecata, l’obiettivo verso il quale corrono tutti è il denaro.

SOSLAN                            - E invece credo che ti sbagli. Nessuna comunità potrebbe sopravvivere se non fosse sorretta da principi morali e ideali.

KURDALAGON               - E’ una forma di pensiero che giù in terra chiamano romanticismo.

SOSLAN                            - Come la chiamano non ha importanza, quello che conta è che sia ben presente nella coscienza degli uomini.

(Barastyr intanto esce di scena)

KURDALAGON               - Dentro di loro c’è solo uno spropositato egoismo, ognuno vive da solo, lontano da qualunque senso di solidarietà.

SOSLAN                            - Voglio dimostrarti, caro Kurdalagon, che sei in errore.

KURDALAGON               - E come farai?

SOSLAN                            - Scendendo a terra e avvicinando a caso qualcuno dei suoi abitanti.

BARASTYR                       - (rientrando) Vi devo lasciare, cari amici. Sono venuti a dirmi che giù c’è un arrivo importante e che è necessaria la mia presenza.

SOSLAN                            - Faremo la strada insieme allora.

BARASTYR                       - Anche tu scendi con me?

SOSLAN                            - Solo che io mi fermo al pianoterra mentre tu continui per la cantina.

KURDALAGON               - Buon viaggio.

(Barastyr e Soslan escono)


II QUADRO

Una radura in mezzo a un bosco. Al centro, su un fornello improvvisato, Myrta sta scaldando un bricco di caffè. Suona il suo telefono cellulare.

MYRTA             - (rispondendo)… Sì, sono sul posto… nulla da segnalare… Natan è sceso poco fa dalla vetta e sta per ripartire per un secondo giro… anche lassù è tutto tranquillo… Mardok sta esplorando il bosco nel tratto che costeggia il fiume… aspetterò il suo arrivo e vi comunicherò le sue segnalazioni… a presto dunque. (depone il telefono, riempie una tazza di caffè e beve. Entra in scena Natan)

NATAN             - Ce n’è rimasto per me? (Myrta riempie la tazza che porge a Natan) Hai parlato con il Comando?

MYRTA             - Sono stati loro a chiamare. Volevano notizie.

NATAN             - E di quello che è successo o che sta per succedere non hanno parlato?

MYRTA             - Nemmeno una parola.

NATAN             - Come al solito. Noi dobbiamo eseguire gli ordini senza alzare la testa. Non dobbiamo mai sapere nulla, né prima, né dopo.

MYRTA             - E non è meglio per tutti così? Vuoi sentirti coinvolto?

NATAN             - Lo siamo già coinvolti, anche se abbiamo gli occhi chiusi. Hai ascoltato la radio?

MYRTA             - Non perdo una trasmissione.

NATAN             - Buio anche lì, vero?

MYRTA             - Non sanno nulla nemmeno loro.

NATAN             - O non è successo nulla o non ne vogliono parlare.

MYRTA             - Come fanno a tacerlo se è successo?

NATAN             - Non si saranno ancora messi d’accordo sul modo di informare l’opinione pubblica.

MYRTA             - Questo potrebbe essere rassicurante: significa che non hanno uno straccio di pista da seguire.

NATAN             - E che ci facciamo in giro noi, allora?

MYRTA             - Indichiamo le vie di fuga più sicure, nel caso abbiano trovato una pista.

NATAN             - Dalla mia parte non si muove foglia, gliel’hai detto?

MYRTA             - Sì, ma per un quadro completo del nostro versante aspetto il rapporto di Mardok. Dovrebbe arrivare fra poco. (toglie un libro da uno zainetto)

NATAN             - Riesci anche a studiare?

MYRTA             - Per forza, ho un esame fra due settimane.

NATAN             - Ammiro la tua calma. Io non ci riesco: gli occhi corrono sulle righe, ma le parole non entrano nel cervello.

MYRTA             - Cosa farei qui ferma ad aspettare i vostri rapporti, se non avessi i libri?

NATAN             - Buono studio allora, io torno in vetta a vedere se è cambiato qualcosa.

MYRTA             - Buon viaggio. (Natan esce. Myrta siede in terra e apre il libro, ma poco dopo alza il capo e guarda verso il fitto del bosco)… chi c’è laggiù?!... Mardok, sei tu?

SOSLAN           - (uscendo dal fitto) Non sono Mardok, signorina, ma il Narte Soslan.

MYRTA             - (si alza e ha un involontario moto di fuga che riesce a dominare) Chi siete?!

SOSLAN           - Soslan, ve l’ho detto.

MYRTA             - E quello che c’era davanti al nome?

SOSLAN           - Ah!... il Narte…scusatemi, oggi non si sa cosa sia, ma una volta era un segno distintivo di grande rispetto in Ossezia e tutto il Caucaso… l’ho detto per tranquillizzarvi e darvi coraggio.

MYRTA             - Non l’ho mai sentito… ma che ci fate in giro per il bosco? siete solo, oppure…?

SOSLAN           - Sono solo, non temete.

MYRTA             - E che cosa dovrei temere?

SOSLAN           - Si sente dalla voce che avete paura.

MYRTA             - Sorpresa, non paura. C’è uno sconosciuto che esce dal bosco…

SOSLAN           - … e che vi ha sorpreso mentre…

MYRTA             - … mentre stavo studiando. Cosa credete che stia facendo qui? sto preparando un esame per l’università… con me ci sono altri due studenti miei amici… qui c’è tranquillità e nessuno può disturbarci.

SOSLAN           - Perfetto per spiegare la vostra presenza qui.

MYRTA             - Perfetta o no questa è la verità.

SOSLAN           - Che io accetto senza discutere. Mi guardo bene dal mettere in dubbio la parola di una donna,

MYRTA             - Siete sposato?

SOSLAN           - Due volte sono stato sposato, e purtroppo ora sono solo. La mia prima moglie si chiamava Beduha e l’ho amata molto dopo che il padre me l’aveva rifiutata per sette anni. La seconda era così bella che la chiamavano la figlia del sole, ma io non sono riuscito a dimenticare Beduha e ogni tanto il vento mi porta la sua voce e la sua carezza sul viso.

MYRTA             - Deve essere bello sentirsi amate in questo modo.

SOSLAN           - Ci sono altre cose che possono riempire la vita: c’è il perfezionamento di noi stessi attraverso lo studio, il coltivare sentimenti nobili, l’aspirazione all’eroismo.

MYRTA             - Dite delle cose gravi e importanti.

SOSLAN           - Non sono quelle che aspettate, signorina…?

MYRTA             - Myrta.

SOSLAN           - Bel nome. Non era quello che volevate sentire da me, signorina Myrta? Questo era quello che avevo pensato di voi… e non credo di essermi ingannato.

MYRTA             - Che cos’avete pensato?

SOSLAN           - Un’idea che m’era venuta ascoltando il colloquio col vostro amico.

MYRTA             - (incollerita) Voi avete ascoltato…? e come vi siete permesso?!...

SOSLAN           - Perdonatemi… è stato contro la mia volontà. Da principio volevo uscire dagli alberi perché temevo di trovarmi davanti a un convegno amoroso… non avrei mai osato assistere a… ma poi ho capito che l’amore non c’entrava e allora il vostro colloquio mi ha incuriosito, al punto di trattenermi. So di essere in colpa, scusatemi ancora.

MYRTA             - E che idea vi siete fatto dopo avere ascoltato?

SOSLAN           - Che voi eravate qui per sorvegliare la zona.

MYRTA             - Sorvegliarla perché?

SOSLAN           - Questo non lo so, ma mi è venuto subito in mente di raccontarvi quello che avevo visto nel fiume.

MYRTA             - E che cosa avevate visto?

SOSLAN           - Qualcosa che vi interesserà e che vi farà capire che io sono un amico.

MYRTA             - Sentiamo.

SOSLAN           - C’erano tre barconi da carico che scendevano lenti con la corrente…

MYRTA             - E allora? perché dovrebbero interessarmi quei tre barconi?

SOSLAN           - Un momento di pazienza... è adesso che il fatto si fa interessante: i tre barconi accostano alla riva e si ormeggiano uno dietro l’altro… i tendoni che ricoprivano le merci vengono sollevati e, al posto delle merci, ci sono i soldati governativi armati…

MYRTA             - (imbarazzata) Ma io… io non…

SOSLAN           - Ancora un momento: i soldati saltano a terra, si spiegano a ventaglio e vengono avanti per il bosco. Sono dotati di armi leggere, proprio quelle che vanno bene per un rastrellamento.

MYRTA             - (vincendo l’imbarazzo) Sarà un’esercitazione… io non vedo…

SOSLAN           - E se invece cercassero qualcuno? Non è il caso di mettersi al sicuro?

MYRTA             - Non vedo perché proprio io… perché dovrebbero cercare me?... e poi queste notizie andrebbero confermate… chi siete voi, signor Soslan?!

SOSLAN           - Un amico che vuole aiutarvi.

MYRTA             - Io non vi conosco, e non so di quale specie di amico siete.

SOSLAN           - Della specie che vuole proteggere le azioni nobili e coraggiose.

MYRTA             - E che cosa sapete voi del fine delle mie azioni?

SOSLAN           - Ci vuol poco a intuirlo dal poco che ho sentito e che ho visto. L’impegno che vi sospinge permea ogni parte di voi, accende i vostri occhi, riscalda la vostra voce, dà solennità ai vostri gesti.

MYRTA             - Vorrei credervi, ma la prudenza me lo vieta.

SOSLAN           - Lasciatevi guidare dall’istinto: il Narte Soslan non ha mai tradito nessuno.

VOCE DAL FITTO DEL BOSCO                        - Myrta!... Myrta… stanno arrivando!...

MYRTA                - Mardok!... che cosa succede?!

MARDOK            - (uscendo dal fitto)… i governativi!... sono sbarcati da tre barconi… una cinquantina almeno… si sono spiegati nel bosco e hanno incominciato il rastrellamento…

MYRTA                - (A Soslan) E’ tutto vero, allora!

MARDOK            - Chi è questo?

MYRTA                - Un amico… un compagno… era venuto a annunciarmi quello che tu mi hai appena detto…e io non volevo crederci…

MARDOK            - (va a stringere la mano di Soslan, poi si rivolge a Myrta) Dobbiamo sganciarci immediatamente.

MYRTA                - Telefono subito al Comando. (si allontana di qualche passo)

MARDOK            - (a Soslan) Ossezia o Cecenia?

SOSLAN              - Ossezia. Sono il Narte Soslan.

MARDOK            - Il chi?

SOSLAN              - Niente… solo un soprannome. Perché mi hai domandato se sono ceceno?

MARDOK            - Qui siamo ai confini e non facciamo differenza fra una parte e l’altra. E poi lottiamo tutti per la libertà e il bene della patria.

SOSLAN              - L’avevo capito subito che eravate dei combattenti.

MARDOK            - L’hanno capito anche i governativi evidentemente: il colpo è stato fatto in Cecenia, eppure sono qui a fare il rastrellamento.

SOSLAN              - Di quale colpo parli?

MYRTA                - (riavvicinandosi) Ho informato il Comando, bisogna ripiegare subito verso la posizione numero due.

MARDOK            - E Natan dov’è?

MYRTA                - E’ salito in vetta. Bisogna informarlo.

MARDOK            - Ci penso io. Vado a raggiungerlo. (stringe la mano a Soslan) Arrivederci… se vai con Myrta ci troveremo nella nuova posizione.

SOSLAN              - Buona fortuna, Mardok. Mi fa piacere aver conosciuto un giovane come te pronto ad affrontare tanti rischi per far trionfare la propria idea.

MARDOK            - Non sono il solo. Qui tutti la pensano come me: siamo disposti a rinunciare alla vita per l’indipendenza del nostro paese.

SOSLAN              - E’ una grande gioia per me sentirti parlare così.

MARDOK            - Non vorrei sembrarti troppo vanitoso, però.

SOSLAN              - Non esiste vanità per cause così nobili. Gonfia pure il petto e mettilo in mostra.

MARDOK            - Arrivederci, Soslan, vado ad avvertire Natan di quello che sta accadendo. (esce)

MYRTA                - (raccogliendo lo zaino) Bisogna andare anche noi.

SOSLAN              - Non è così urgente: ci vuole del tempo ai soldati per setacciare il bosco.

MYRTA                - Ma qui ormai non abbiamo più niente da fare.

SOSLAN              - Mardok ha parlato di un colpo in Cecenia. Di cosa si tratta?

MYRTA                - Non sappiamo ancora nulla.Il nostro compito è quello di indicare la strada sicura a quelli che devono mettersi in salvo.

SOSLAN              - Una solidarietà che vi fa onore.

MYRTA                - E’ un piacere che ci scambiamo in certe occasioni.

SOSLAN              - Mettete le vostre vite in gioco al servizio di un ideale.

MYRTA                - Puoi anche dire “mettiamo”. Non crederai di avere un trattamento di favore se ti trovano con noi.

SOSLAN              - Per me è diverso, io sono un Narte.

MYRTA                - E rieccoti con quella parola! mi vuoi dire che cosa significa?

SOSLAN              - Significa che per me l’eroismo è un dovere che non posso evitare. Un abito da indossare tutti i giorni, insomma.

MYRTA                - Ma che razza di associazione è la tua? Non ne ho mai sentito parlare.

SOSLAN              - Ne fai parte anche tu senza saperlo.

MYRTA                - Oh, bella! Questa è davvero nuova.

SOSLAN              - E dove credevi di essere, fra quelle che in testa hanno solo l’abito di moda?

MYRTA                - Sapevo di non essere caduta così in basso.

SOSLAN              - Oppure fai parte delle altre, di quelle che coltivano un’unica aspirazione: farsi sposare da un uomo ricco?

MYRTA                - No, nel modo più assoluto!

SOSLAN              - Lo so. Quelle come te hanno aspirazioni più nobili, scalano le cime più alte, difendono la giustizia, sono pronte a sacrificare se stesse per sanare le ferite del mondo.

MYRTA                - Piano con gli elogi, Narte Soslan, vuoi farmi montare la testa?

SOSLAN              - Non adesso che dobbiamo pensare allo sganciamento. C’è parecchia strada da fare?

MYRTA                - Non molta: un paio di fiumi da guadare e una montagna da scavalcare; poi c’è un bosco da attraversare e una pianura piuttosto faticosa… (la voce si allontana fino a sparire del tutto)


III QUADRO

La scena del I quadro. In essa si trovano Kurdalagon e Barastyr.

KURDALAGON               - (dopo qualche attimo di silenzio) Che succede, Barastyr, hai perso la parola?

BARASTYR                       - (porta un dito alla bocca) Stsss… non dire niente, ti prego, sciuperesti tutto. Anche il più piccolo suono può turbare l’equilibrio del momento. C’è solo da guardare in silenzio cercando il modo di far entrare la visione dentro di noi.

KURDALAGON               - Certo che il colpo d’occhio è proprio bello.

BARASTYR                       - Bello, dici? Attento a non esagerare con gli aggettivi.

KURDALAGON               - Hai ragione, il colpo d’occhio è stupendo.

BARASTYR                       - Avevi mai assistito a uno splendore simile?

KURDALAGON               - Poche volte. I peschi del Caucaso sono sbocciati tutti insieme.

BARASTYR                       - Ora c’è un mare di rosa che scende dalle alture e si stende per le campagne a perdita d’occhio, Una fioritura superba. Riesci a notare le sfumature di colore? Dal quasi bianco al pallido… l’acceso, il profondo… ma è il rosa tenero che trionfa: c’è di che sentirsi commossi.

KURDALAGON               - Capisco quello che provi, tu che vieni dal mondo delle ombre. Non ti lamenti più per esserti arrampicato fin quassù.

BARASTYR                       - Sto pensando a chi riuscirà a staccarmi di qui, adesso.

KURDALAGON               - (guardando in basso) Forse Soslan… sta venendo su a larghe falcate, come chi ha fretta di raccontare qualcosa. Sentiamo che cos’ha trovato giù in terra… (gridando)… ehi, Soslan… siamo qui!

SOSLAN                            - (entrando) Eccovi, per fortuna, ci contavo. Altrimenti chissà quanto avrei dovuto girare per trovarvi.

BARASTYR                       - E dove saremmo dovuti essere in un momento come questo? Hai dato un’occhiata giù da questi sassi?

SOSLAN                            - Un’occhiata dove?

BARASTYR                       - Ci domanda dove, hai sentito Kurdalagon?

KURDALAGON               - Non s’è accorto di nulla. Probabilmente aveva altro per la testa.

BARASTIR                        - E davanti agli occhi che cos’aveva, me lo sai dire?

SOSLAN                            - Ma che cos’avete contro di me, si può sapere?

KURDALAGON               - Non hai guardato davanti a te, stamani?

SOSLAN                            - Sì che ho… ah, la fioritura dei peschi! bella, vero?

BARASTYR                       - Noi siamo sbigottiti, annichiliti di fronte a questo spettacolo, e lui trova che sia bello!

SOSLAN                            - Diciamo bellissimo… sei contento?

BARASTYR                       - Sono sconvolto, dovevi dire, messo a soqquadro: ti saresti avvicinato un po’ di più all’emozione che si prova qui davanti.

SOSLAN                            - D’accordo, Barastyr, ma non era di questo che volevo parlare.

KURDALAGON               - Com’è andata la tua discesa in terra?

SOSLAN                            - Straordinariamente bene. Dovremmo farne più spesso di queste discese per eliminare tanti errori in cui siamo caduti.

KURDALAGON               - Errori… e quali?

SOSLAN                            - Quelli, per esempio, sulla decadenza del genere umano di cui abbiamo discusso proprio ieri.

KURDALAGON               - Errori di giudizio, dunque. Non è vero che gli uomini abbiano abbandonato gli ideali che nobilitavano le loro esistenze, che l’ammucchiare ricchezze sia l’unico fine a cui tendono, che la loro maggiore soddisfazione la trovano nella palude di un consumismo forsennato?

SOSLAN                            - Critiche superficiali, concetti diventati luogo comune di incontro per chi si ostina a tenere gli occhi chiusi.

BARASTYR                       - Occhi chiusi come i tuoi, Soslan, che non t’eri nemmeno accorto che il Caucaso stamani è vestito di rosa.

SOSLAN                            - Non ci avevo badato, soltanto gli uomini avevo in mente.

BARASTYR                       - E che cosa vuoi capire di loro se non li metti a confronto con la natura?

SOSLAN                            - Li ho avvicinati ai tempi passati e ho effettuato il paragone.

KURDALAGON               - Sei andato in cerca di delusioni, allora.

SOSLAN                            - Era quello che mi aspettavo e invece ho dovuto cambiare idea. Ho avvicinato dei giovani, il tipo di umanità più adatto per svolgere un’analisi del genere. Non sei di questo parere?

KURDALAGON               - Certo che sì. Avrai trovato indifferenza, egoismo, rifiuto di assumersi un impegno serio, smodata ricerca del piacere.

SOSLAN                            - E invece no: ho trovato disposizione all’altruismo, spirito di sacrificio, senso dell’onore come bene prezioso da difendere.

KURDALAGON               - Dove sei andato a cercarli campioni di questo genere?

SOSLAN                            - Li ho incontrati per caso. Naturalmente non pretendo che tutti i giovani oggi posseggano lo stesso slancio ideale. Basta che ce ne sia qualcuno che serva come esempio al quale gli altri possano ispirarsi.

KURDALAGON               - Del resto, anche ai nostri tempi il senso di onore e di fierezza, l’amore per la libertà, il disprezzo per la morte non erano merce per tutti. Ma voi Narti eravate i depositari di questo modo di vivere e il vostro esempio è bastato per contrassegnare il nostro tempo come quello degli eroi.

SOSLAN                            - Forse è proprio il nostro spirito che è rimasto in una parte dei giovani d’oggi.

KURDALAGON               - Sono davvero sorpreso, ero ben lontano da un giudizio del genere. Sei certo di non esserti ingannato, Soslan?

SOSLAN                            - No, Kurdalagon, ho visto giusto. I giovani oggi sono animati da un forte senso di solidarietà, amano la patria e sono pronti ad affrontare per essa ogni sacrificio, fino a rinunciare al bene supremo, alla vita.

KURDALAGON               - Hai sentito, Barastyr, bisogna modificare le nostre idee sugli uomini di oggi. Soslan dice che i vecchi tempi sono tornati, che il coraggio, l’altruismo e il senso dell’onore abitano ancora la terra.

BARASTYR                       - Forse perché non sa nulla del colpo di ieri in Cecenia.

SOSLAN                            - Il colpo in Cecenia? Sì, ne parlavano infatti i giovani che ho incontrato.

BARASTYR                       - Bella prodezza! una bomba in un mercato affollato: dodici morti, fra cui quattro donne e due bambini.

SOSLAN                            - (colpito) Che cosa?!... non è possibile che i giovani che ho incontrato… si sarà trattato di una disgrazia, di un tragico caso sciagurato che…

BARASTYR                       - Nemmeno per sogno, tutto è stato calcolato con precisione. Per fare scoppiare la bomba hanno aspettato il momento di maggiore affluenza, e poi, nella confusione che s’è creata sono riusciti ad allontanarsi indisturbati.

SOSLAN                            - Un vile attentato contro esseri innocenti!... com’è possibile?!

BARASTYR                       - Non avevi mai sentito parlare di terrorismo? Io ne so qualcosa quando vedo arrivare le vittime. Ieri fra i dodici c’erano anche due bambini; avresti dovuto vederli, poverini, terrorizzati dal buio s’erano abbracciati stretti, stretti per darsi coraggio. Le donne che erano con loro cercavano in tutti i modi di rincuorarli, ma era inutile, non si riusciva a scioglierli, povere creature.

SOSLAN                            - Una bomba fatta scoppiare alla cieca in un mercato affollato… che rapporto può esserci con l’amor di patria e la lotta per l’indipendenza del proprio paese?

KURDALAGON               - Nessun rapporto. Quei giovani ti hanno nascosto il loro vero obiettivo.

SOSLAN                            - Non c’è nessun dubbio che fossero sinceri.

KURDALAGON               - E allora sono stati usati, coinvolti a loro insaputa in un’azione che aveva un fine diverso.

SOSLAN                            - Questo sì che può essere capitato! sono stati ingannati, traditi. Approfittando della loro inesperienza, qualcuno si è servito del loro entusiasmo, del loro slancio ideale per raggiungere un obiettivo spregevole.

BARASTYR                       - Supposizione errata, caro Soslan. La meta da raggiungere è ben chiara per tutti loro: è il petrolio della Syrdon – impresa.

SOSLAN                            - Syrdon, il flagello dei Narti!

BARASTYR                       - Ora flagello del Caucaso e di tutto il mondo: il petrolio, il liquido tirato su dall’inferno per la dannazione del genere umano. Nel mondo si contano circa quaranta conflitti combattuti in questo momento; la maggior parte di questi si svolgono per impossessarsi dei pozzi petroliferi.

SOSLAN                            - Syrdon ha vinto, dunque, travolgendo il genere umano.

BARASTYR                       - Ha fatto di più: ha iniziato la distruzione della vita. Il petrolio sta avvelenando la terra, l’acqua e l’aria. Spettacoli come questo che abbiamo davanti finiranno per sempre. Ci avviamo fatalmente verso il buio senza suoni e senza colori.

KURDALAGON               - Una tragedia annunciata alla quale non è possibile sottrarsi.

SOSLAN                            - Ci sarà pure il modo di opporsi!

KURDALAGON               - Non ti illudere, nessuno ha voglia di cambiare rotta, precipitiamo nel vuoto accompagnati dal consenso o dalla rassegnazione di tutti.

SOSLAN                            - Com’è possibile?!

KURDALAGON               - Guardati in giro, vedi voglia di ribellione su qualche faccia?

SOSLAN                            - La rivolta perché sia efficace e utile non può essere spontanea, deve essere predicata, incoraggiata, aiutata a crescere a poco a poco.

KURDALAGON               - E’ già diventata adulta… senti… (accenna ad alcuni scoppi lontani)… è concentrata tutta sulla divisione del Syrdon–petrolio.

SOSLAN                            - Non è rivolta quella, ma autodistruzione.

KURDALAGON               - L’hai detto, Soslan. La meravigliosa avventura dell’uomo sulla terra sta per finire.

SOSLAN                            - E dopo tanto splendore finisce in modo così misero e squallido?

KURDALAGON               - Non ci sono archi di trionfo per celebrare una sconfitta provocata soprattutto dalla mancanza di alimento spirituale. Voi Narti dovreste saperlo.

SOSLAN                            - E’ difficile pensare alla fine del mondo.

KURDALAGON               - Il mondo continuerà a girare nello spazio senza accorgersi di quello che è avvenuto sulla sua superficie. Fra un certo spazio di tempo, forse, ci sarà un’altra razza di animali che occuperà il posto di comando che apparteneva a quelli che stanno per estinguersi. Forse sarà una razza di insetti o di topi, i più forti e i più adattabili alle condizioni ambientali… (voltando la testa verso Barastyr)… ma che fai ancora lì in contemplazione?

BARASTYR                       - Mi riempio gli occhi finché posso. Chissà se domani ci sarà ancora qualcosa che valga la pena di guardare.

KURDALAGON               - E’ tardi, Barastyr, sta calando la sera. Fra poco non si vedrà più nulla.

BARASTYR                       - I miei occhi sono abituati al buio, ma ora è davvero tardi: i fiori ormai sono spenti e hanno bisogno di un raggio di luce per riaccendersi.

KURDALAGON               - E’ l’ora di andarsene, la strada è lunga e fra poco non riusciremo più a schivare le buche e i sassi sul sentiero.

SOSLAN                            - (che è qualche passo più avanti) Scendi giù con noi, Barastyr?

BARASTYR                       - Si capisce che scendo con voi. Non passerò la notte quassù. (indugia ancora qualche attimo)

KURDALAGON               - (che è andato verso Soslan) Allora, ti decidi a venire?

BARASTYR                       - Vengo, vengo… eh, quanta fretta! Io ho bisogno di un po’ di tempo per mettermi in moto… (muove qualche passo)… ahi, ahi… e poi tenete conto dello stato delle mie povere ossa… ahi, ahi… (escono tutti e tre)

B U I O